2013 il mondo giovane si prende la parola
di Erri De Luca
LA NUOVA RIVOLUZIONE.
LA GIOVENTÙ DIVENTA MAGGIORANZA.
DA NOI INVECE C’È UNA GENERAZIONE IN MINORANZA RISPETTO AD ADULTI E ANZIANI.
C’è un Mediterraneo del Sud che brulica di nascite e
di gioventù. Ne trabocca fino a noi, che dobbiamo al loro contributo un
miglioramento nel saldo tra decessi e nuove vite. Non foss’altro che
per riconoscenza, un qualunque governo italiano dovrebbe conferire
honoris causa la cittadinanza a chi, nascendo qua, ripopola il nostro
sfoltimento.
Quando la gioventù si accorge di essere maggioranza, ha l’impulso di
prendere la parola. La parola pubblica va presa, non è data per gentile
concessione del potere di turno. Va presa e tenuta contro le
repressioni, i reparti in divisa, gli arresti, le condanne. La parola
pubblica succede in piazza, non nelle aule isolate, insonorizzate,
sorde e protette da quello che succede al pianoterra.
Nelle piazze del mondo, dalla sponda sud del Mediterraneo e da quella
est di Libano, Siria, Turchia, una gioventù di maggioranza prende la
parola e non la restituisce. Invece da noi registriamo una generazione
opposta, in minoranza rispetto all’adulta e anziana. Da noi la gioventù
ha come magra prospettiva il ricambio fisiologico, la lenta estinzione
della gerarchia dominante. Da noi il potere sta nelle mani artritiche
di un reparto geriatrico. Da noi quattro nonni si contendono il tempo
di un solo nipotino.
Nel Mediterraneo del Sud l’urto demografico di una nuova gioventù
istruita e informata cambia i rapporti di forza tra masse e potere.
Esige di contare, di farsi valere. Anche quando sceglie cause perse in
partenza, come la difesa dei 600 alberi di Gezy Park a Istanbul, lo fa
per bisogno di alzare la voce e negare al potere l’arbitrio di decidere
sull’ombra, sull’ossigeno, sulle radici.
Da noi lotte simili, dalla Val di Susa a Chiaiano, dichiarano la stessa
legittima difesa del proprio territorio contro la pretesa feudale di
imporre ai sudditi l’obbedienza, ma hanno molto meno contagio politico.
Perché da noi manca la corrente elettrica erogata da una gioventù
maggioranza, dalla sua energia eolica, geotermica e fotovoltaica,
generata dal ritrovarsi innumerevole in piazza. Lo stesso impulso di
sovranità sulla propria vita, sul suolo e sul futuro fa avvenire là
rivoluzioni e da noi resistenze.
Ho fatto parte di una generazione maggioranza. Eravamo i nati in
dopoguerra, scaraventati a sacco nel mondo dall’ansia di riempire i
vuoti. Dopo ogni sterminio riparte l’istinto di crescita, lo fa anche
l’albero dopo il fulmine. Eravamo assai e c’importava il mondo, che nel
1900 è andato avanti a forza di rivoluzioni. Eravamo anche i beniamini
della prima istruzione di massa. L’Italia di dopoguerra si riscattava
dall’analfabetismo. Ecco i buoni ingredienti di una gioventù in
rivolta: il numero e la consapevolezza.
Gli esorcisti venuti dopo e quelli che si sono dissociati da se stessi
parlano di quel tempo come di ubriacatura. Si è trattato invece di una
lucida e intransigente sobrietà di massa. La riconosco nelle rivolte
del Sud da dove arriva l’alta marea del futuro. Anche gli innumerevoli
di Rio in ascolto di un uomo che vuole chiamarsi Francesco, anche loro
partecipano del fervore di una nuova gioventù, maggioranza del mondo.
In Egitto, in Turchia, in Brasile, in India si svolge la storia
maggiore che sempre punta sull’energia rinnovabile di chi ha dalla sua
il tempo e la nuova età di ragione.
(Fonte: “il Fatto Quotidiano” del 19 agosto 2013)
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