SETTIMANA DI PREGHIERA
PER L'UNITA' DEI CRISTIANI
18-25 gennaio 2013
Quel che il Signore esige da noi
(cfr. Michea 6, 6-8)
LETTURE BIBLICHE E COMMENTO
PER OGNI GIORNO DELLA SETTIMANA
Nota:
I testi biblici riportati sono tratti da:
‘Parola del Signore’ – La Bibbia, Traduzione interconfessionale in lingua corrente Leumann / Roma, Elledici / Alleanza Biblica Universale, 2000
QUARTO GIORNO: Camminare come figli della terra
Levitico 25,8-19 La terra è per il bene comune, non per guadagno personale
«Lascerete passare sette periodi di sette anni, ossia quarantanove anni. Poi, il dieci del settimo mese, nel grande giorno del perdono dei peccati, farete risuonare in tutta la vostra terra il suono del corno accompagnato da grida di gioia. In questo modo dichiarerete santo il cinquantesimo anno, e proclamerete la liberazione per tutti gli abitanti della vostra terra. Quest'anno porterà il nome di Giubileo. In questa occasione, ciascuno di voi potrà rientrare in possesso delle sue terre e ritornare nella sua famiglia. È così che voi celebrerete ogni volta i cinquant'anni del Giubileo. Non dovrete seminare i vostri campi, né mietere le spighe che saranno cresciute naturalmente, né vendemmiare i grappoli che saranno maturati nelle vigne non coltivate, perché è l'anno del Giubileo, di cui voi rispetterete la santità. Voi potrete invece mangiare quel che i campi producono spontaneamente. Nell'anno del Giubileo, ciascuno di voi rientrerà in possesso delle sue terre. Se voi acquistate o vendete del terreno a un connazionale, non fategli torto. Acquistate o vendete tenendo conto degli anni trascorsi dal tempo dell'ultimo Giubileo e, di conseguenza, anche degli anni di raccolto che restano fino al prossimo Giubileo. Più anni avanzeranno, più il prezzo d'acquisto sarà elevato; meno anni resteranno, minore sarà il prezzo: infatti, quel che si vende è un certo numero di raccolti. Manifestate il vostro rispetto verso di me, il Signore vostro Dio, non provocando nessun danno ai vostri connazionali. Mettete in pratica le mie leggi e osservate le norme che io vi do, allora abiterete al sicuro nella vostra terra. La terra produrrà raccolti molto abbondanti per nutrirvi, e voi potretevivere senza preoccupazioni.
Salmo 65 (64),6b-14 L’abbondante effusione della grazia di Dio sulla terra
Tu, fiducia delle terre più distanti,
dei mari più lontani.
Tu, rivestito di potenza,
stabilisci con forza le basi dei monti.
Plachi il ruggito del mare,
il fragore delle onde,
il tumulto dei popoli.
Per questi prodigi sono presi da timore
gli abitanti dei paesi più lontani.
Tu fai gridare di gioia
le terre d'oriente e d'occidente.
Ti prendi cura della terra,
la rendi fertile e molto ricca;
i tuoi canali sono ricolmi d'acqua,
assicuri agli uomini il frumento.
Così tu prepari la terra
irrighi i solchi, spiani le zolle,
le impregni di pioggia, benedici i germogli.
Coroni l'annata con i tuoi doni,
al tuo passaggio scorre l'abbondanza.
Nel deserto i pascoli abbondano di verde,
dai colli risuonano grida di gioia.
I prati si rivestono di greggi,
le valli si coprono di un manto di frumento.
È tutto un grido e un cantare di gioia.
Romani 8,18-25 Il desiderio di redenzione di tutta la creazione
Io penso che le sofferenze del tempo presente non siano assolutamente paragonabili alla gloria che Dio manifesterà verso di noi. Tutto l’universo aspetta con grande impazienza il momento in cui Dio mostrerà il vero volto dei suoi figli. Il creato è stato condannato a non aver senso, non perché l’abbia voluto, ma a causa di chi ve lo ha trascinato. Vi è però una speranza: anch’esso sarà liberato dal potere della corruzione per partecipare alla libertà e alla gloria dei figli di Dio. Noi sappiamo che fino a ora tutto il creato soffre e geme come una donna che partorisce. E non soltanto il creato, ma anche noi, che già abbiamo le primizie dello Spirito, soffriamo in noi stessi perché aspettiamo che Dio, liberandoci totalmente, manifesti che siamo suoi figli. Perché è vero che siamo salvati, ma soltanto nella speranza. E se quel che si spera si vede, non c’è più una speranza, dal momento che nessuno spera ciò che già vede. Se invece speriamo quel che non vediamo ancora, lo aspettiamo con pazienza.
Giovanni 9,1-11 Gesù guarisce: fango, corpo e acqua
Camminando, Gesù passò accanto a un uomo che era cieco fin dalla nascita. I discepoli chiesero a Gesù:
– Maestro, se quest’uomo è nato cieco, di chi è la colpa? Sua o dei suoi genitori? Gesù rispose: – Non ne hanno colpa né lui né i suoi genitori, ma è così perché in lui si possano manifestare le opere di Dio. Finché è giorno, io devo fare le opere del Padre che mi ha mandato. Poi verrà la notte, e allora nessuno può agire più. Mentre sono nel mondo, io sono la luce del mondo. Così disse Gesù, poi sputò in terra, fece un po’ di fango e lo mise sugli occhi del cieco. Poi gli disse: – Va’ a lavarti alla piscina di Siloe. (Siloe vuol dire “mandato”). Quello andò, si lavò e tornò indietro che ci vedeva. Allora i vicini di casa e tutti quelli che prima lo vedevano chiedere l’elemosina dicevano: – Ma questo non è il mendicante che stava lì seduto a chiedere l’elemosina? Alcuni rispondevano: – È proprio lui. Altri invece dicevano: – Non è lui, è uno che gli somiglia. Lui però dichiarava: – Sì, sono io. La gente allora gli domandò: – Com’è che non sei più cieco? Rispose: – Quell’uomo, che chiamano Gesù, ha fatto un po’ di fango e me l’ha messo sugli occhi. Poi mi ha detto: Va’ a lavarti nella piscina di Siloe. Ci sono andato, mi sono lavato e ho cominciato a vedere.
Commento
Se dobbiamo camminare in umiltà con Dio, dovremo sempre essere coscienti di noi stessi come parte della creazione, e destinatari dei doni di Dio. Oggi vi è un riconoscimento crescente che una migliore comprensione del nostro posto nella creazione deve diventare una priorità. Soprattutto fra i cristiani vi è una maggiore consapevolezza di come l’attenzione per il creato sia parte del “camminare in umiltà con Dio”, il Creatore, poiché tutto ciò che abbiamo ci è stato dato da Dio nella sua creazione, e quindi non è “nostro” tanto da poterne usufruire a nostro piacimento. È per questo motivo che, dal 1 settembre al 4 ottobre, i cristiani sono invitati a osservare delle “Giornate per la salvaguardia del creato” - una pratica sempre più diffusa in molte chiese. Nel 1989 il Patriarca ecumenico Dimitrios I ha proclamato il 1 settembre giorno di preghiera per il creato. Il calendario liturgico delle Chiese Ortodosse comincia quel giorno con una commemorazione della creazione del mondo ad opera di Dio. Il 4 ottobre molte chiese di tradizione occidentale ricordano Francesco d’Assisi, l’autore del Cantico delle creature. L’inizio e la conclusione delle “Giornate per la salvaguardia del creato” sono perciò legate all’attenzione per il creato, rispettivamente nella tradizione orientale e occidentale della cristianità.
La storia cristiana è una storia di redenzione per tutta la creazione; è la storia stessa della creazione.
La fede che, in Gesù, Dio diviene un essere umano, in un particolare luogo e tempo è l’articolo di fede attorno al quale tutti i cristiani concordano. È il credo condiviso nell’Incarnazione che comporta un profondo riconoscimento dell’importanza della creazione - dei corpi, del cibo, della terra, dell’acqua e di tutto ciò che nutre la nostra vita come abitanti di questo pianeta. Gesù è pienamente parte di questo mondo. Può essere persino scioccante ascoltare come Gesù guarisca usando la saliva e il fango della terra, ma risponde a verità questo senso del mondo creato quale parte essenziale della nuova vita che Dio viene a portarci.
Nel mondo, la terra spesso è lavorata dalla gente più povera, che frequentemente non ne raccoglie i frutti, questa è l’esperienza di molti Dalits in India. Allo stesso tempo, sono proprio le comunità Dalit che hanno particolare attenzione per la terra, visto che la saggezza pratica del lavorare la terra accompagna le loro fatiche.
La cura della terra implica alcuni interrogativi su come gli esseri umani debbano vivere nel creato, in modi che siano pienamente umani per tutti. Il fatto che la terra - sia per chi la lavora che per chi la possiede - sia così spesso fonte di disuguaglianze economiche e di pratiche lavorative degradanti è motivo di grande preoccupazione per i cristiani, e di azione congiunta. Il riconoscimento contrattuale dei rischi di sfruttamento della terra è trattato nelle istruzioni del brano del Levitico circa l’anno del giubileo: la terra e i suoi frutti non sono date come un’occasione “per trarre vantaggio dagli altri”, ma, al contrario, il lavoro della terra deve portare beneficio a tutti. Questa non è solo un’“idea religiosa”, ma è strettamente legata alle reali pratiche economiche e di impresa riguardanti il modo in cui la terra è amministrata, comprata e venduta.
Preghiera
Dio della vita, ti ringraziamo per la terra, e per coloro che se ne prendono cura e ne traggono frutti.
Fa’ che il tuo Spirito, datore di vita, ci aiuti a riconoscerci parte delle interrelazioni della creazione.
Fa’ che possiamo imparare ad avere a cuore la terra, e ad ascoltare il gemito della creazione.
Fa’ che possiamo veramente camminare insieme sulle orme di Cristo, portando guarigione a tutto ciò che ferisce questa terra, e assicurando un’equa condivisione di ciò che essa produce. Dio della vita, guidaci verso la giustizia e la pace. Amen.
Domande per la riflessione personale
1. Le letture di oggi invitano i cristiani ad una maggiore unità di azione nella comune sollecitudine verso la terra. In quali situazioni mettiamo in pratica lo spirito dell’anno giubilare nella nostra vita di cristiani insieme?
2. In quali circostanze, nelle nostre comunità cristiane, ci rendiamo complici di situazioni di degrado e di sfruttamento della terra? In quali contesti possiamo lavorare di più insieme per imparare e insegnare il rispetto per la creazione di Dio?
(fonte: Sussidio per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2013)