di Don Tonino Bello
Non riesco a liberarmi dal fascino di una splendida riflessione di Garaudy a proposito dellEucaristia: Cristo nel pane. Ma lo si riconosce nello spezzare il pane. Sicch oggi, festa del Corpo e del Sangue del Signore, mi dibatto in una incertezza paralizzante.
Parler dellEucaristia come vertice dellamore di Dio che si fatto nostro cibo? Dir della presenza di Cristo che ci ha amati a tal punto da mettere la sua tenda in mezzo a noi? Spiegher alla gente che partecipare al pane consacrato significa anticipare la gioia del banchetto eterno del cielo? Mi sforzer di far comprendere che lEucaristia il memoriale (che parola difficile, ma pure importante!) della morte e della risurrezione del Signore? Illustrer il rapporto di reciproca causalit tra Chiesa ed Eucaristia, spiegando con dotte parole che se vero che la Chiesa costruisce lEucaristia anche vero che lEucaristia costruisce la Chiesa?
Non cՏ che dire: sarebbero suggestioni bellissime, e istruttive anche, e capaci forse di accrescere le nostre tenerezze per il Santissimo Sacramento, verso il quale la disaffezione di tanti cristiani si manifesta oggi in modo preoccupante. Ma ecco che mi sovrasta unaltra ondata di interrogativi.
Perch non dire chiaro e tondo che non ci pu essere festa del Corpus Domini finch un uomo dorme nel porto sotto il tabernacolo di una barca rovesciata, o un altro passa la notte con i figli in un vagone ferroviario? Perch aver paura di violentare il perbenismo borghese di tanti cristiani, magari disposti a gettare fiori sulla processione eucaristica dalle loro case sfitte, ma non pronti a capire il dramma degli sfrattati? Perch preoccuparsi di banalizzare il mistero eucaristico se si dice che non pu onorare il Sacramento chi presta il denaro a tassi da strozzino; chi esige quattro milioni a fondo perduto prima di affittare una casa a un povero Cristo; chi insidia con i ricatti subdoli lonest di una famiglia?
Perch non gridare ai quattro venti che la nostra credibilit di cristiani non ce la giochiamo in base alle genuflessioni davanti allostensorio, ma in base allattenzione che sapremo porre al corpo e al sangue dei giovani drogati che, qui da noi, non trovano un luogo di accoglienza e di riscatto? Perch misurare le parole quando bisogna dire senza mezzi termini che i frutti dellEucaristia si commisurano anche sul ritmo della condivisione che, con i gesti e con la lotta, esprimeremo agli operai delle ferriere di Giovinazzo, ai marittimi drammaticamente in crisi di Molfetta, ai tanti disoccupati di Ruvo e di Terlizzi?
Purtroppo, lopulenza appariscente delle nostre quattro citt ci fa scorgere facilmente il corpo di Cristo nellEucaristia dei nostri altari. Ma ci impedisce di scorgere il corpo di Cristo nei tabernacoli scomodi della miseria, del bisogno, della sofferenza, della solitudine. Per questo le nostre eucaristie sono eccentriche. Miei cari fratelli, perdonatemi se il discorso ha preso questa piega. Ma credo che la festa del Corpo e Sangue di Cristo esiga la nostra conversione. Non laltisonanza delle nostre parole. N il fasto vuoto delle nostre liturgie.