QUELLI DELLA VIA
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LA GENTE CHE VIENE DAL MARE
(racconto geo-evangelico
di Giuliana Martirani)



<<Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto…
Un sacerdote… passò oltre… Anche un levita lo vide e passò oltre.
Invece un Samaritano… lo vide e ne ebbe compassione…
Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?>>
(Lc 10,30-33.36)


Miriam stava da tempo facendo il suo e travagliato viaggio per andare da Dakar …in Europa. O meglio pensava di andare, anzi sperava e pregava ardentemente Mungu, Dio, di arrivarci. Le ultime 4 notti erano stati in balia delle onde su una nave sgangherata, carretta del mare la chiamavano i giornali, e mentre la gente stipata e infreddolita andava boccheggiando sul ponte, il comandante, si fa per dire ‘comandante’, urlava invettive come un forsennato dopo che li aveva ripuliti di tutti i loro soldi risparmiati e quelli chiesti in prestito.… 

Successe tutto in un lampo: proprio mentre erano già vicino alla costa… Furono scaraventati in mare da quel disgraziato di pseudocomandante e i suoi pseudomarinai perché la guardia costiera non li cogliesse ‘con la refurtiva’, con loro sulla barca. Urlò a tutti loro di mettersi in salvo andando a nuoto sulla spiaggia che tanto era vicina. 

Miriam si strinse ancor più stretto il figlio sulle spalle col suo panno. Il marinaio la spinse…
O Dio, Mungu, aiutami tu, ora moriamo, Mungu prendi tra le tue braccia il piccolo Joshua, salvalo!” Con la forza della disperazione arrivò sulla spiaggia. Quanto tempo ci mise? Due ore, mezza giornata? Ora era lì su quella spiaggia, tutta intirizzita, battendo i denti, il bimbo urlava dal dolore, dal freddo e dalla fame. Tutt’intorno corpi senza vita o, come loro, solo con un barlume di vita 
E Miriam riandava indietro ai suoi ricordi: ma come c’era arrivata lì su quella spiaggia lei e suo figlio? Ricordò Joseph, il suo adorato marito, mentre moriva di aids. Erano scappati dall’ennesima strage etnica e si erano trovati in un campo profughi quando Joseph si era accorto che le trasfusioni fatte anni prima ora erano diventate aids. Certo se avesse potuto avere le medicine… ‘Quella è roba da ricchi’ disse sconfortato il medico dell’Associazione umanitaria che smistava folle di disperati nel campo profughi. 

Poi Miriam aveva incontrato Elizabeth che le aveva parlato di due suoi amici che erano in Europa, lei faceva la badante, lui aveva avuto un posto di giardiniere in un convento. E Miriam si era rivolta a…. e poi era andata fino a… e finalmente si era imbarcata a… sua via della speranza. Ed ora eccola lì lei e il suo piccolo Joshua su quella spiaggia.
 
Svettò un auto sulla strada che costeggiava la spiaggia. Natanaele era in ritardo e stava correndo, diede un’occhiata di sfuggita, non si fece troppe domande. “Forse saranno dei drogati”, pensò. Si rassicurò la coscienza e sempre di corsa se ne andò a lavoro.

Passò poi l’auto di un insegnante, che correva a scuola perché aveva lezione alla prima ora (mai che le avessero dato qualche volta la seconda di ora, “il preside la dava sempre ai suoi protetti!”, andava dicendo tra sé con livore). Guardò di sfuggita le persone stese sulla spiaggia. Si rassicurò la coscienza dicendosi che forse ora sarebbe passata l’associazione di volontariato che si ‘occupava’ dei clandestini che sbarcavano qui.
Ma davvero credono che questo sia il paese di Bengodi – si disse – e già ce la facciamo a stento noi e neanche tutti, perché mio figlio se vuole lavorare se ne deve andare a Rimini a fare il cameriere.
E se ne andò così con la coscienza tranquillizzata e pure giustificata! 
Accanto a lei c’era il vicepreside che di rinforzo disse con altrettanto livore: “Meno male che ci sono i Centri di Identificazione (ed omise di dire anche: di Espulsione)! E poi forse che non aveva visto in più di un documentario quanto ‘lager’ fossero quei posti. Ci avrebbe voluto un figlio suo là dentro?

Filippo era albanese. No lui non era un clandestino, aveva tanto di permesso! Stava andando al lavoro e come ogni giorno ci andava camminando fianco a fianco col suo migliore amico, Pietro, che aveva conosciuto anni prima, appena sbarcato in Italia, lui , e appena laureato Pietro. 
Pietro, lui, non era straniero. Certo era del Sud Italia, certo a volte anche lui si sentiva straniero in patria, soprattutto quando andava al Nord a raccogliere le mele insieme ai suoi ragazzi. 
Li videro subito i corpi stesi sulla spiaggia. 

E correndo verso di loro Filippo alzò gli occhi al cielo e quasi urlò: 
“Signore: quando tu, come se fosse niente, dicesti ‘Beati gli affamati e assetati di giustizia’ dimmi, Signore a quale giustizia alludevi, solo a quella dei tribunali e delle loro sentenze dove purtroppo sempre più il giudizio è sovvertito per ingraziarsi quel potente o quello opposto, in una guerra per bande che ha per posta la giustizia? 
Solo a quella che proclamano con parole altisonanti ministri e deputati, magistrati e poliziotti, oppure alludevi alla giustizia per il misero e l'oppresso, per l'indifeso e il calpestato, per i popoli interi sottomessi agli interessi degli investitori, alla borsa, al prodotto interno lordo, ai paesi leader e agli interessi strategici delle nazioni potenti?

Di rinforzo Pietro, annaspando dietro di lui sussurò: 
“E quando dicevi "Beati i misericordiosi" alludevi solo al 'prendersi cura' di chi è ferito dalla nostra economia globale sempre più selvaggia e dalla nostra politica sempre più guerresca oppure ci invitavi a 'prendere a cuore', sentirle coi palpiti del cuore, le conseguenze della nostra consapevole e inconsapevole partecipazione all'immiserimento dei tuoi figli? 

Entrambi fecero delle cose ben precise e in modo ordinato e logico, ognuno secondo le proprie specificità: Pietro, che era più sensibile al ‘prendersi cura’ della sorte dei miseri, fu quello che si catapultò immediatamente, mentre ancora Filippo era frastornato e non sapeva cosa fare. Pietro si attaccò al telefonino e chiamò immediatamente un gruppo di volontariato per incominciare a gestire i soccorsi. 

Ricordando perfettamente che coloro che hanno uteri e viscere di misericordia: si prendono della fame del mondo, di problemi di acqua sporca e inquinata, di chi è vestito di stracci, senza tetto, naufraghi, senza fissa dimora, immigrati, malati terminali, malattie endemiche ed epidemie, di chi è dietro le sbarre, di chi è torturato, condannato alla pena di morte e desaparecidos. (opere di misericordia corporale). 

Non solo, ma sapeva anche che coloro che hanno uteri e viscere di misericordia: annunciano la via della vita a quanti non sanno scegliere, combattono analfabetismo ed evasione scolastica, riconducono alla vita quanti hanno scelto progetti di morte, fanno coccole e tenerezze a chi è sconsolato, dimenticanio i torti ricevuti, sanno che anche i molesti hanno storie da raccontare, pregano per i propri nemici, per gli amici, e si sentono in comunione con i morti (opere di misericordia spirituale

Tutto ciò aiutò Filippo, che era più sensibile al ‘prendere a cuore’, alla giustizia, ad organizzare un intervento per così dire politico. Per evitare che fossero rinchiusi nei Centri chiamò una Ong che si occupava dei Diritti Umani. Il presidente venne subito in persona, insieme a un giornalista e ad un amministratore locale e su due piedi organizzarono una conferenza stampa, un atto 'politico' ‘giusto’ che proponeva una serie di interventi logici e secondo giustizia: 
1. Informazione (dire la verità): Spiegando con chiarezza gli eventi: scappando a quali atrocità politiche o di fame erano partiti e come erano stati truffati da mafiosi del loro paese e di quello di accoglienza. 
2. Formazione (cercare e annunciare la verità): Studiando, scrivendo e pubblicizzando, ad esempio, il Manuale sugli strumenti di protezione dei diritti dei lavoratori migranti e la Guida per le ONG sull’applicazione della Convenzione 
3. Azione politica (fare la verità): Chiedendo con fermezza all’amministrazione politica nazionale o, nell’indifferenza di questa, a quella regionale o, nell’indifferenza anche di quella, all’amminsitrazione locale, di decretarne lo status di profugo con tutte le garanzie umanitarie del caso.
4. Azione giuridica (fare la verità): Ratificando, da parte di tutti gli Stati che ancora non l’hanno fatto, la Convenzione delle Nazioni Unite sui lavoratori migranti . La Convenzione è entrata in vigore il 1° luglio 2003 dopo essere stata ratificata da 20 stati. 

Dopo oltre dieci anni dalla sua adozione, infatti, gli Stati che la hanno ratificata hanno superato di poco il numero necessario per l'entrata in vigore. Altri dieci Stati, invece, l'hanno solo sottoscritta. Nonostante dunque essa sia stata adottata in sede ONU a larga maggioranza nel 1990, non figura ancora alcun Paese firmatario di immigrazione e nessuno Stato membro dell'UE vi ha aderito; trattasi quindi, fatta eccezione per le Seychelles, di paesi fortemente impoveriti e generatori di flussi migratori. Tutto questo avviene contrariamente alle leggi restrittive sull’immigrazione degli Stati membri dell’Unione Europea, tra cui l’Italia. 

Nonostante questo irrigidimento legislativo, sono proprio gli Stati membri dell’Unione Europea ad impiegare un grande numero di manodopera straniera per coprire le carenze di alcuni settori produttivi, senza insediamenti definitivi. Se si tiene presente, ancora, che nei Paesi in via di sviluppo (PVS) risiede l’85% della popolazione mondiale, la quale deve vivere con una media 3.500 dollari pro-capite all’anno, contro 25.600 dollari dei Paesi ricchi, si capisce anche come in un mondo globalizzato, dove circolano beni, capitali ed informazioni, è ben difficile pensare di fermare i flussi migratori.

Questa importante Convenzione a favore dei lavoratori migranti e dei loro familiari è caduta per lungo tempo nel dimenticatoio e sono dunque necessari degli sforzi a livello europeo ed internazionale affinchè i diritti in essa contenuti diventino effettivi e non rimangano chiusi in un cassetto. (http://www.onuitalia.it/contributi/migranti.php )

Mentre i poveri naufraghi, accompagnati da Pietro, venivano portati chi in ospedale chi al riparo nelle case che la gente aveva messo a disposizione per essere rifocillati ed accuditi, Filippo insieme al presidente della Ong, al giornalista e all’amministratore concludeva la conferenza stampa che avevano organizzato per affrontare il problema secondo la giustizia, dicendo con uno sguardo insieme forte e dolce, e quasi d’un soffio: “Così va bene, perché le opere di misericordia devono diventare diritto, norma, leggi dello stato…. Perché sono oltre 190 milioni le persone che vivono in un paese che non è il loro, circa il 3% della popolazione mondiale. 

Sennò – aggiunse Pietro, già in cammino per prendersi cura dei naufraghi – sennò la carità ingrassa di orgoglio chi la fa e fa dimagrire di mortificazione e di inferiorizzazione chi la riceve.




Giuliana Martirani





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