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Fraternità Carmelitana di Pozzo
di Gotto (ME)
TRENT'ANNI DI CAMMINO LETTERA AGLI AMICI
Cari amici e amiche, sono passati ben trent’anni da quando abbiamo dato vita alla fraternità carmelitana di Barcellona Pozzo di Gotto. La gioia di questo anniversario è come soffocata da quanto è successo il 22 novembre nella città di Barcellona PG, che ha conosciuto il dramma dell’alluvione con tutto il suo seguito di distruzione e di paura. Nonostante le forti piogge, il convento dove ci troviamo non ha subito alcun danno, mentre tante persone, che conosciamo, sono state costrette a fare i conti con la perdita di mobilia o di altre cose necessarie, con attività commerciali o artigianali messe in ginocchio e con i disagi del dopo alluvione. Questo evento così inatteso ci costringe a ripensare il nostro modo di abitare e di usare un territorio, che non abbiamo saputo custodire. Per noi della fraternità è una provocazione ancora più forte a non sentirsi un corpo estraneo dal tessuto sociale, ma a vivere e sostenere percorsi di maggiore umanizzazione della convivenza civile. Una breve storia della fraternità di Pozzo di Gotto La nascita della fraternità si porta alle spalle un lungo itinerario di incontri e di riflessioni, che videro coinvolti molti fratelli carmelitani provenienti dalle nostre sei Provincie religiose, che prima del 1991 formavano il Carmelo italiano. L’aggiornamento voluto dal Concilio Vaticano II non aveva dato i frutti sperati ed in molti si era fatto strada un desiderio di rinnovamento e di una presenza più significativa e più aderente al carisma del Carmelo. Non mancarono alcuni tentativi di rinnovamento, ma la loro mancanza di continuità spinse un piccolo gruppo di frati, sei per l’appunto, a proporre la possibilità di costituire una fraternità, che i Priori Provinciali del tempo si impegnavano a sostenere e soprattutto a non scompaginare. Così il 1° ottobre 1981 fr. Emidio della Provincia Romana, fr. Santino del Commissariato Veneto, fr. Egidio della Provincia Napoletana, fr. Alberto, fr. Aurelio, fr. Gregorio, tutti e tre della Provincia Siciliana si ritrovarono insieme a Pozzo di Gotto, dando inizio a questa fraternità. Ben presto il gruppo si ridusse prima a cinque con il ritorno di fr. Emidio nella sua Provincia religiosa di appartenenza e poi a quattro con il ritorno di fr. Santino nella sua Provincia religiosa di appartenenza. Dal 1985 la fraternità è stata composta sempre dai quattro membri, che nelle varie visite avete avuto modo di conoscere. Il motto che fin dall’inizio volle caratterizzare la vita e lo stile della fraternità fu così espresso: “una fraternità carmelitana contemplativa in mezzo al popolo”. Oggi a distanza di trent’anni vogliamo riconoscere quanto sia stata grande la misericordia di Dio, che porta avanti la sua opera, nonostante la nostra pochezza e le nostre resistenze. Finalità e punti ispirativi In linea con la secolare storia dell’Ordine del Carmelo, la fraternità di Pozzo di Gotto si è proposta di riscoprire e vivere “l’animo monastico”, presente nelle radici del Carmelo. Con il termine “monastico” si è inteso sottolineare l’esperienza del vivere insieme da fratelli nell’ascolto orante quotidiano della Parola (lectio divina) come valore unificante della vita e come testimonianza primaria da rendere alla stessa comunità ecclesiale e alla società degli uomini. La finalità fondamentale si è ristretta soprattutto a questa esperienza di autentica fraternità, frutto tangibile dell’ascolto del Vangelo e dell’essere stati introdotti con Cristo nella gratuità dell’Amore Trinitario. Siamo ben coscienti che il protagonista di questa storia, che intraprendemmo trent’anni fa, è quel Dio fedele, che non si stanca mai di «chiamarci alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro». Aprendo questa esperienza di Pozzo di Gotto sentivamo chiaramente di rispondere ad una chiamata e di non inseguire caparbiamente una moda del tempo. Vivere da fratelli e vivere la “comunione con il Figlio” sono stati per noi come due facce di una stessa medaglia. Ci è venuto incontro in questo progetto la Regola del Carmelo, che pone al centro di ogni fraternità la celebrazione eucaristica in quanto fonte originante di ogni comunità, perché quel “pane spezzato” ha la forza di suscitare in ogni credente la capacità di vivere da figli davanti al Padre e di accogliere l’altro come fratello. L’ascolto orante della Parola attraverso la lectio divina, la preghiera liturgica e quella personale, la lettura e lo studio delle fonti del Carmelo e dei mistici, che nei secoli ne hanno incarnato il carisma, sono diventati per noi punti fondamentali della vita della fraternità. Da questo radicamento nella Parola, aiutati dall’esperienza e dalla dottrina dei Santi, abbiamo cercato di far discendere ogni impegno ed ogni ascolto dei bisogni della Chiesa e della realtà sociale che ci attornia. Dentro un mondo che cambia In questi trent’anni il mondo ha cambiato il suo volto. È caduto il muro di Berlino, è imploso il grande impero sovietico. Il grande fattore di novità è stato soprattutto l’avanzata della tecnologia digitale, che ha cambiato il modo di produrre, di comunicare, ma soprattutto ha permesso quel grande fenomeno che va sotto il nome di globalizzazione. Oggi tra i grandi della terra si è affacciata la Cina, che ha messo in crisi la divisione del lavoro e ha invaso con le sue merci e i suoi cittadini ogni angolo della terra. Il fenomeno della globalizzazione ha abbattuto le frontiere, ma solo per i capitali, le transazioni finanziarie, i mezzi di comunicazione, e negando, nel contempo, qualsiasi diritto a chi è costretto a correre il rischio della migrazione. Abbiamo così assistito, senza scomporci più di tanto, alla riduzione in schiavitù di tanti uomini e donne, considerati in molti casi come merce in esubero. Il nostro paese è andato oltre, considerando i migranti, che si avventurano nei barconi, una vera minaccia per la sicurezza del paese e, quindi, da contrastare con vere azioni militari. È cambiato anche il nostro paese in questi anni, imbambolato dal consumismo e dalle ricchezze facili da raggiungere. Nella crisi che ha sconvolto il mondo del lavoro, che ha compromesso il futuro dei giovani e che ha aggravato la situazione di molte famiglie, alcune istituzioni ecclesiastiche hanno pensato di riguadagnare privilegi cercando di sfruttare una posizione di rendita ed alleandosi con chi oggi si è rivelato una zavorra morale a danno della dignità dei cittadini onesti. Ciò che non è cambiato affatto è questo Sud e nel Sud questa Sicilia, appannaggio di una mafia, che nonostante l’impegno di alcuni magistrati, continua a controllare il territorio, entrando nei mercati finanziari e creando una rete di collusioni, che la rendono inattaccabile. È un Sud che non soltanto non cambia, ma arretra, divorando risorse pubbliche senza creare alcun futuro per le generazioni più giovani. In questo contesto la Chiesa sembra non farcela a far crescere una coscienza nuova e molto del proprio impegno si restringe al campo del “puro spirituale” e dei temi cosiddetti “eticamente sensibili”. Di fronte a questo scenario noi continuiamo ad avvertire la necessità di scegliere il Sud, come luogo dove vivere e da dove annunciare con la nostra vita il Vangelo del Signore, il lieto annuncio e il germe della risurrezione che il Signore ha deposto in questa terra. Il nostro rendimento di grazie Nel ri-guardare il cammino percorso, l’unica parola che ci sentiamo di esprimere è questa: «tutto è grazia». Il sentiero si è andato aprendo gradatamente con il crescere della nostra fiducia in Dio e con il lasciarci guidare, illuminare ed anche criticare dai fratelli, che in vario modo e a vario titolo hanno avuto rapporti con la fraternità. Ci è stato di aiuto e di sprone ogni persona, che anche per poco ha avuto modo di sostare in mezzo a noi, di condividere con noi il tempo della preghiera come il tempo del lavoro. Siamo grati a tutti coloro che in vario modo ci hanno aiutato a comprendere la volontà di Dio, ad essere più decisi nell’abbracciare la parola del Vangelo, nel saper sposare la povertà come vero luogo di accoglienza di ogni persona umana, senza distinzione di razza o di religione. Il nostro rendimento di grazie a Dio non riguarda soltanto questi trent’anni passati, ma lo stesso presente, perché il Signore non manca di arricchirci col fuoco del suo Santo Spirito, che bruciando, rinnova, ringiovanisce. Serenità interiore, gratitudine, disponibilità al nuovo sono i sentimenti che albergano nel nostro cuore e che riconosciamo come doni che vengono dall’alto. Nel fondo del nostro animo ci sentiamo di poter coltivare una preghiera e un desiderio di saper accogliere la pesantezza degli anni che passano non come un semplice freno, ma come una grande opportunità che Dio vuole spalancare davanti a noi. Come Abramo e Sara vorremmo diventare non vecchi, ma anziani (“presbiteri”), capaci di imparare a sorridere, per avere incontrato il sorriso di Dio, che ha la forza di illuminare e di rinnovare una storia umana, resa tragica e tenebrosa dal meschino egoismo di uomini e nazioni. Maria, nostra madre e sorella nella fede, assieme ad Elia Profeta e all’Apostolo Paolo, restino sempre i nostri modelli di riferimento esemplari che abbiamo ricevuto dalla tradizione spirituale del Carmelo, al fine di camminare in obsequio Jesu Christi, come scrive la Regola del Carmelo, ovvero nel vero discepolato di Cristo Gesù, per essere nel mondo segno credibile di quella vita che non muore più, piccola epifania del Figlio, venuto ad amare il mondo perché tutti abbiano la vita in abbondanza. Fraterni saluti nel Signore fr. Aurelio, fr. Alberto, fr. Gregorio, fr. Egidio
6 Gennaio 2012 - Epifania del Signore
Fraternità
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