di Franca Giansoldati
Dodici
aprile 1207: quel giorno era segnato. Faceva freddo. Ad Assisi era
tempo di mercato, un giovedì qualsiasi. Apparentemente. Perché la data
avrebbe scatenato un cambiamento radicale nella Chiesa. Lo stesso
cambiamento che Papa Francesco sogna di imprimere alla barca di Pietro.
LA STORIA
E chissà se anche nel suo cuore è rimbombato lo stesso imperativo
giunto a San Francesco dal crocifisso di San Damiano: «Ripara la mia
casa che cade in rovina». Quel 12 aprile messer Pietro Bernardone e il
figlio Francesco, nel cortiletto del vescovado, si sfidavano l’uno di
fronte all’altro, l’uno contro l’altro. La contesa era sui beni
terreni, il padre che reclamava al figlio considerato pazzo la
restituzione del denaro, poiché aveva venduto tutto per darlo ai poveri
e girava per le viuzze della cittadina vestito di stracci, sporco e
ribelle. Nel cortiletto non c’era più un posto in piedi, l’evento era
rimbalzato di bocca in bocca, fino ad arrivare al Laterano, a Roma,
dove risiedeva il Signor Papa. Il giovane in piedi rispondeva al
genitore: «Monsignore non solo il denaro è cosa sua, ma anche il
vestito che mi ha dato gli voglio allegramente restituire!». Poi svelto
usciva per rientrare pochi minuti dopo nudo, con solo un cilizio, il
panno ruvido dei poveri, deponendo a terra il mucchietto di vesti e dei
soldi. In quel cortiletto salirono al cielo parole di scandalo: «Udite
udite ed intendete. Fino ad ora ho chiamato Pietro di Bernardone mio
padre, ma siccome ho fatto proposito di servire Dio, gli rendo il
denaro per il quale era turbato e tutti i vestiti che ebbi da lui, così
da qui innanzi potrò dire con pieno diritto: Padre nostro che sei nei
cieli. E non padre Pietro Bernardone».
La Storia ha registrato il vento della novità, la follia di un Santo straordinario, il potere di un gesto di rottura.
IL MESSAGGIO
Il 4 ottobre prossimo, festa di San Francesco, quel gesto, in
quell’edificio, nella Sala della Spoliazione di Assisi, così chiamata
per richiamare all’essenzialità dei beni terreni, Papa Bergoglio
abbraccerà un gruppo di poveri assistiti dalla Caritas. Vuole parlare
solo a loro, e attraverso loro traccerà le linee operative della sua
Chiesa. Niente autorità, niente pomposità, niente orpelli. Il Vangelo
nudo e crudo farà da traccia per evocare l'esempio del Santo.
Significativo che in quella sala ci saranno anche gli otto cardinali
reduci dalla prima riunione operativa per ridisegnare la curia.
Il pellegrinaggio ad Assisi di Papa Francesco fa dire al vescovo di
Perugia, Bassetti che «dal 5 ottobre la Chiesa mondiale potrebbe non
essere più la stessa».
LO SCENARIO
Cosa bolle in pentola? «Sicuramente in questa epoca di cambiamenti
Bergoglio sembra avere colto nel profondo e vuole tracciare
ufficialmente la nuova rotta». Annuncerà probabilmente qualcosa a
proposito dei beni della Chiesa, dell’uso distorto che ne viene fatto
come hanno tristemente messo in luce gli scandali legati allo Ior e le
carte legate ai Vatileaks. Abolirà forse tutti i titoli onorifici.
Voci che si rincorrono. Il vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino,
l’unico che accompagnerà in tutte le tappe francescane il Papa,
riflette: «Trovo tutto molto, molto significativo. Evidentemente quello
che al Papa sta a cuore è che la Chiesa sia visibilmente sull’onda del
Vangelo e che si esprima attraverso la Parola. Compresa la
testimonianza delle strutture e degli stili ecclesiali». C’è chi si
attende anche grandi annunci. «Io non sono autorizzato a immaginare
niente. Posso cercare di interpretare il cuore del Papa, immaginando
quello che succede anche a me ogni volta che varco la soglia della Sala
della Spogliazione. Il pensiero mi porta a ciò che costituisce la fede
cristiana. Un Dio amore che si spoglia per noi della sua immagine di
potenza e gloria, fino ad assumere la condizione degli umili ed
emarginati. Immagino cosa possa significare per un Papa che ha assunto
il nome di Francesco».
LE TAPPE
Bergoglio dopo l’elezione sintetizzava al mondo il suo ideale: «Sogno
una Chiesa povera e per i poveri». Ogni tappa ad Assisi sarà un omaggio
al Poverello, Santa Maria Maggiore dove Francesco ricevette il
battesimo, San Damiano dove udì la voce che gli intimava di andare a
riparare la Chiesa, il vescovado, Rivotorto dove c’era il tugurio, la
prima dimora di Francesco e dei suoi compagni, fino alla cacciata da
parte di un campagnolo che giunto là col suo asino reclamava il
possesso di quel posto, Santa Maria degli Angeli, San Rufino, la
Porziuncola, l’eremo della Carceri, l’istituto Serafico. Bergoglio no
stop. Una tirata unica, dalle otto del mattino fino alle otto di sera,
senza fermarsi un attimo, rinunciando persino al riposino dopo pranzo
per un attimo di contemplazione all’eremo. Prima il pranzo coi poveri e
il vescovo di Assisi. Solo loro, alla Caritas. Ha rifiutato di pranzare
al Sacro Convento nel refettorio con le autorità, sindaci, presidenti,
ministri; fosse stato per lui ne avrebbe fatto a meno, ma i frati hanno
insistito tanto. Il segnale di Bergoglio anche diretto ai frati è
improntato alla sobrietà, al non consegnarsi al business del turismo, a
mantenere saldi i principi essenziali. È il San Francesco, descritto da
Dante, che prende forma: «e del suo grembo l'anima preclara mover si
volle, tornando al suo regno, e al suo corpo non volle altra bara».