di Nella Barbera
Gli scarponi da trekking e i calzettoni sono pronti, la prenotazione per l’escursione al cratere di Stromboli è andata a buon fine, anche la sistemazione per la notte è scelta con cura e risponde a tutti i confort: tutto è predisposto. Aspettiamo solo che giunga il momento di partire. Vogliamo festeggiare così il nostro 33° anniversario di matrimonio.
Il giorno prima della partenza una voce familiare mi suggerisce di cambiare percorso, di lasciar perdere quel nostro progetto, bello ma umano, e di sperimentarne uno nuovo dettato dallo spirito, molto più alto e per niente paragonabile al primo. Subito ci sembra azzardato lasciare la certezza delle cose umane ben pianificate per lanciarci in un altro percorso pieno di incognite e di rischi. C’è così poco tempo che pensiamo di non farcela ad organizzare tutto. Ma quella nuova prospettiva, carica di significato spirituale, ci spinge a lasciare il certo per l’incerto. Sentiamo che si tratta del richiamo di Gesù che per noi ha preparato una gioia più grande.
Bisogna fidarsi, avere coraggio e lasciarsi condurre da Lui che ci sta chiamando.
Decidiamo di farci pellegrini e di affrontare anche i rischi di una sistemazione precaria pur di incontrare Papa Francesco che compie la sua prima Visita Pastorale a Lampedusa. Il Sommo Pontefice, senza grandi preavvisi, decide questo viaggio per testimoniare la Sua vicinanza a chi soffre e muore nella ricerca di una vita migliore. Compie un atto penitenziale per richiamare le nostre coscienze alla cura che dovremmo sempre avere nei confronti dei bisognosi e scuotere la nostra “indifferenza globalizzata”, richiamandoci ad una solidarietà che nel tempo si è andata sempre più affievolendo. Ringrazia la piccola comunità di Lampedusa per essersi sempre fatta carico dei mille disagi derivati dal soccorso e dall’accoglienza dei migranti.
Condividendo le motivazioni della visita e galvanizzati dall’idea di incontrare Papa Francesco ci mettiamo anche noi in viaggio. Di posti in aereo neanche a parlarne, l’unica possibilità è partire domenica pomeriggio da Porto Empedocle in aliscafo. Qui il clima è di gran festa tutti i passeggeri vengono dalla diocesi di Agrigento e Trapani e sono radunati per rendere il giusto omaggio al successore di Pietro che viene nella nostra terra, in semplicità evangelica, per ricordare a tutti l’amore fraterno predicato da Gesù.
Con grande soddisfazione e gioia, partecipiamo all’adorazione eucaristica della vigilia in preparazione dell’incontro con Papa Francesco. La gioia dell’attesa è nell’aria. Tutto è intriso di quest’attesa.
Al mattino, già alle prime luci dell’alba cominciano i rumori che indicano la preparazione febbrile all’evento. Le strade sono percorse da persone che si muovono tutte nella stessa direzione. L’appuntamento è all’altare allestito su una barca, simbolo dell’esodo dei nostri giorni. Nell’attesa si provano i canti liturgici e tutto il popolo canta inni di ringraziamento a Dio.
Il Papa arriva e dedica i primi momenti della giornata all’incontro con i giovani ospiti del centro accoglienza; si intrattiene ad ascoltare le loro storie e per conoscere i loro bisogni da vicino. Quando raggiunge il campo sportivo e inizia la celebrazione della Messa, la moltitudine che ha acclamato festante la sua apparizione partecipa in raccoglimento. Le parole del Santo Padre vanno dritte al cuore e alla coscienza di ciascuno e ci mettono davanti alle nostre azioni, alla nostra negligenza.
Ciascuno si sente faccia a faccia con se stesso.
E al momento della Santa Comunione un segno inequivocabile ci dimostra che se ci si svuota del proprio io per lasciar posto a Dio, il Padre ti ricompenserà in abbondanza.
Mai avevamo sentito la presenza di Dio così vicina a noi e l’emozione è irrefrenabile.
A chiudere quest’esperienza unica, il sorriso indirizzato da Papa Francesco proprio a noi. Lo sentiamo posarsi su di noi, come se la Carezza di Dio ci consolasse delle pene quotidiane che ogni giorno affliggono tutti gli uomini. Sperimentiamo che l’amore del Signore è grande e ci colma di gratitudine e riconoscenza.
Mi torna in mente l’espressione “Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”Nella Barbera