"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
SPECIALE QUARESIMA - PASQUA 2013 |
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Pagina in continuo aggiornamento | ||
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V2 QUARESIMA...
nell'anno della Fede
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La Quaresima
è uno dei tempi forti che la Chiesa cattolica
celebra lungo
l'anno liturgico. È il periodo che precede la celebrazione della Pasqua
e che, secondo il rito Romano, dura quarantaquattro giorni (partendo dal
mercoledì delle
Ceneri) mentre, secondo il rito Ambrosiano,
ne dura quaranta, a partire dalla
domenica successiva
al Martedì
Grasso. Tale periodo è
caratterizzato dall'invito insistente alla conversione a Dio. È
un cammino di preparazione a celebrare la Pasqua che è il culmine delle
festività cristiane
Le opere della penitenza quaresimale sono:
La
chiesa insegna che queste
opere
devono essere compiute nella consapevolezza del loro valore di segno in
vista della conversione, e non fine a se stesse.
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Le pratiche penitenziali |
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Abbiamo conosciuto e creduto l'amore che Dio ha in noi (1Gv 4,16) Energia pulita per la salvezza del mondo
Il mondo intero è alla ricerca di una fonte di energia pulita, capace di sostenere lo sviluppo e la crescita dei popoli, rispettando l’ambiente e la salute umana. Le parole del Santo Padre nel messaggio per la Quaresima di quest’anno indicano un’altra fonte di energia, fin da subito ampiamente disponibile. Questa risorsa non serve direttamente allo sviluppo tecnologico o economico, non alimenta i processi lavorativi, ma è offerta come forza che riaccende la speranza, che crea relazioni nuove, come medicina che risana tensioni e rancori: si tratta della carità divina, dell’amore di Dio che si è manifestato in Cristo, e che una catena di testimoni ci ha trasmesso. S.E.
Mons.
Mariano Crociata
Segretario Generale della CEI |
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CENERE ED ACQUA Riflessione di don Tonino Bello |
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Un percorso di preghiera /contemplazione con le icone, per riscoprire che credere è bello e vivere in Cristo ci rende “immagini” dell’amore del Padre, dipinte dallo Spirito Santo Credere… è bello! Vivere nello Spirito di Cristo… è splendido! E’ questo il filo conduttore della rubrica che propone un percorso a tappe, nella preghiera-contemplazione dei misteri della nostra fede, raffigurati da iconografi antichi e contemporanei. |
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La Quaresima si offre come un tempo di grazia del tutto particolare e
noi non vogliamo che ci scivoli via, così senza che sia stata vissuta
al meglio!
Sussidio della commissione nazionale per la preghiera e la liturgia della Gi.Fra. per la meditazione personale, e per vivere insieme il tempo della Quaresima in attesa della Pasqua! |
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RIFLESSIONI | ||
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La Pasqua secondo Martini (pdf) Dialogo
tra mons. Gianfranco Ravasi e mons. Carlo Maria
Martini (allora Arcivescovo di Milano): ... Se si vuol dire questo
evento con il linguaggio d’oggi, bisogna partire da un’esperienza
vissuta, di novità, di perdono, di speranza, di apertura di orizzonti,
di chiarimento di senso, di vittoria della vita sulla morte, dell’amore
sull’odio, del perdono sulla vendetta. E tutto questo centrato sulla
figura di Gesù, sul fatto della sua vittoria non solo sulla morte, ma
anche sul senso della morte...
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"Il
senso
della Pasqua per chi non crede" di Carlo
Maria
Martini Mentre
il Natale suscita istintivamente l’immagine di chi si slancia con gioia
(e anche pieno di salute) nella vita, la Pasqua è collegata a
rappresentazioni più complesse. È la vicenda di una vita passata
attraverso la sofferenza e la morte, di un’esistenza ridonata a chi
l’aveva perduta. Perciò, se il Natale suscita un po’ in tutte le
latitudini (anche presso i non cristiani e i non credenti) un’atmosfera
di letizia e quasi di spensierata gaiezza, la Pasqua rimane un mistero
più nascosto e difficile...
La
domanda che mi
faccio è: che cosa dice oggi a me, anziano, un po’ debilitato nelle
forze, ormai in lista di chiamata per un passaggio inevitabile, la
Pasqua? E che cosa potrebbe dire anche a chi non condivide la mia fede
e la mia speranza?...
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Profumo di quaresima: non solo cenere" Marco Tibaldi Il
segno tradizionale con cui inizia la quaresima è la cenere. Segno
austero, ci ricorda che “siamo polvere e in polvere torneremo”. Per
questo è anche un segno funereo perché parla del
nostro limite, della nostra fine, in una parola della
nostra morte. Già questo è sufficiente per renderci tristi.
Se poi pensiamo che la quaresima ci prepara al più grande funerale
della storia, la passione di Gesù, il senso di grigiore e mestizia non
può che aumentare.
Molti dei nostri contemporanei, sia ‘praticanti che ex’, la vedono così e cercano di tenersi il più lontano possibile da questo periodo dell’anno e dalla sua conclusione. É noto che la notte di Natale le chiese sono comunque piene, mentre il triduo pasquale è normalmente ignorato. Il primo suona come un mistero che ha che fare con la vita, mentre il secondo con la morte che nessuno vuole vedere in faccia: da qui la fuga dalla quaresima. C’è però un altro segno, il profumo, spesso ignorato, che ci può aiutare a vedere le cose in un modo diverso. |
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P. Alberto Maggi
Con
il mercoledì delle ceneri inizia la quaresima. Per comprendere il
significato di questo periodo occorre esaminare la diversa liturgia pre
e post-conciliare.
Prima della riforma liturgica, l’imposizione delle ceneri era accompagnata dalle parole “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”, secondo la maledizione del Signore all'uomo peccatore contenuta nel Libro della Genesi (Gen 3,19). E con questo lugubre monito iniziava un periodo caratterizzato dalle penitenze, dai sacrifici e dalle mortificazioni. Oggi l’imposizione delle ceneri è accompagnata dall'invito evangelico “Convertiti e credi al vangelo”, secondo le prime parole pronunciate da Gesù nel Vangelo di Marco (Mc 1,15). Un invito al cambiamento di vita, orientando la propria esistenza al bene dell’altro e a dare adesione alla buona notizia di Gesù. L’uomo non è polvere e non tornerà polvere, ma è figlio di Dio, e per questo ha una vita di una qualità tale che è eterna, cioè indistruttibile, e per questo capace di superare la morte. In queste due diverse impostazioni teologiche sta il significato della quaresima. |
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Mercoledì
delle Ceneri Gl 2,12-18 Sal 50,3-6.12-14.17 2Cor 5,20-6,2 Mt 6,1-6.16-18 |
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Il
simbolo della quaresima: le ceneri Osvaldo Rinaldi Il
cammino quaresimale inizia con il rito dell’imposizione delle ceneri,
un rito che ha sempre bisogno di essere approfondito per coglierne
tutte le sue profondità.
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Omelia (video) P. Gregorio Battaglia ...
dal nostro passato abbiamo ricevuto un messaggio poco adatto per vivere
un po' meglio questo periodo della quaresima; abbiamo ereditato un
linguaggio che si è soffermato eccessivamente sull'aspetto
penitenziale, per cui per molti di noi dire quaresima è dire penitenza,
è dire fioretti... ma ci accorgiamo che manca quello che dovrebbe darci
la motivazione, perché affrontiamo il tempo della quaresima? dove
vogliamo arrivare? cosa comporta anche nella nostra vita dal punto di
vista del rinnovamento, cambia anche un modo di guardare, di gustare,
di vedere, di rapportarci con gli altri? la quaresima a che serve?
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Alla
ricerca
della verità del proprio essere di Enzo Bianchi
Ogni anno
ritorna la quaresima, un tempo pieno di quaranta giorni da vivere da
parte dei cristiani tutti insieme come tempo di conversione, di ritorno
a Dio. Sempre i cristiani devono vivere lottando contro gli idoli
seducenti, sempre è il tempo favorevole ad accogliere la grazia e la
misericordia del Signore, tuttavia la Chiesa – che nella sua
intelligenza conosce l’incapacità della nostra umanità a vivere con
forte tensione il cammino quotidiano verso il Regno – chiede che ci sia
un tempo preciso che si stacchi dal quotidiano, un tempo “altro”, un
tempo forte in cui far convergere nello sforzo di conversione la
maggior parte delle energie che ciascuno possiede. E la Chiesa chiede
che questo sia vissuto simultaneamente da parte di tutti i cristiani,
sia cioè uno sforzo compiuto tutti insieme, in comunione e solidarietà
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di Antonio Savone
Ritornate a me...
E' con questo appello accorato da parte del Signore che si apre ogni anno il nostro itinerario quaresimale. E' egli stesso, infatti, a prendere l'iniziativa di mettere nel nostro cuore il desiderio di far ritorno. Dipendesse da noi, continueremmo a vagare senza meta in cerca di luoghi o esperienze di fortuna che possano placare il desiderio vivo di qualcuno che finalmente ci faccia gustare la pace...
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I
Domenica di Quaresima Dt 26,4-10 Sal 90 Rm 10,8-13 Lc 4,1-13 |
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Contempliamo Gesù messo alla prova dal Divisore Lectio di Fr. Egidio Palumbo ...Contemplando
Gesù che lotta contro il Divisore e ne esce vincitore, impariamo anche
noi a lottare come Lui con le armi delle fede e della Parola (seconda
lettura: Rm 10,8-13). Impariamo che in Gesù siamo anche noi figli di
Dio, e in Gesù siamo anche noi fratelli dell’umanità. Perciò la terra
dove ci è dato di abitare e di vivere non è di nostra proprietà, non
possiamo fare tutto quello che vogliamo per coltivare, in modo
autoreferenziale, i nostri interessi (cristiani o umani, pastorali o
politici o economici), perché la terra è dono di Dio. Di essa noi non
siamo i padroni, i “padri-eterni”, ma i custodi e i gli umili
collaboratori di Dio, alla maniera del “servo inutile” (Lc 17,7-10), di
colui che non cerca l’utile proprio....
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mi sembra bello e opportuno partire da questa professione di fede (ndr.
l'ultima predica di Mosè - I Lettura Dt 26,4-10), perché è
come se venissimo messi difronte a quello che è il sentire di Dio, Dio
ha non solo un suo sentimento, ma un suo progetto, quello che noi
chiamiamo la volontà di Dio, la volontà di Dio è che non ci può essere
una creatura uscita dalle sue mani che possa diventare schiava; Dio non
sopporta che la sua creatura, quella creatura fatta a sua immagine e
somiglianza possa essere ridotta in schiavitù, la schiavitù è
inconcepibile, è inammissibile per Dio, qualsiasi ragione, economica,
politica... non ci sono ragioni talmente importanti da portare una
creatura a diventare schiava, oppressa... nessuno può essere ridotto in
schiavitù, ma di fatto...
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di Enzo Bianchi
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Ogni Sì, realmente Gesù è stato tentato, è stato posto di fronte alla
possibilità di vivere per se stesso, uscendo dalla comunione con Dio e
con i fratelli: dobbiamo prendere sul serio le tentazioni vissute da
Gesù, perché solo così potremo imparare da lui l’arte della lotta.
. Luca esemplifica in numero di tre le tentazioni subite da Gesù: mutare le pietre in pane, possedere i regni della terra, gettarsi dall’alto del tempio per essere salvato dagli angeli... |
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di Antonio Savone
Anche
su di noi è sceso lo Spirito. Anche noi siamo stati battezzati. Anche
noi amati come figli. Eppure anche noi sospinti nel deserto. Figli
amati, eppure sempre confrontati con il vuoto e con la lotta. Sempre
tentatidi perseguire progetti a nostra misura. Ci è promessa una terra
e invece troviamo il deserto. Sarà poi quella che abbiamo intrapreso la
via che conduce alla terra promessa? C'è davvero una terra promessa?....
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II
Domenica di Quaresima Es 3,1-8.13-15 Sal 102 1Cor 10,1-6.10-12 Lc 13,1-9 |
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Contempliamo Gesù trasfigurato Lectio di Fr. Egidio Palumbo Nella
seconda tappa del cammino quaresimale siamo invitati a sostare sul
Monte della Trasfigurazione percontemplare nell’umanità di Gesù la
presenza della Luce irradiante di Dio (Lc
9,28-36). Colui che abbiamo contemplato nella lotta contro il divisore,
vincendolo con le armi della Parola di Dio e della fede incondizionata
in Dio suo Padre, ora lo contempliamo trasfigurato nella sua umanità
dalla Luce del Padre. La trasfigurazione è la meta del cammino della
Quaresima: la Pasqua del Signore, la sua Risurrezione. Ma è anche la
meta del cammino della nostra vita: la trasfigurazione della nostra
fragile persona che il Signore, alla sua venuta, renderà conforme alla
sua persona risorta e vivente (seconda lettura: Fil 3,17- 4,1). Ecco
perché noi, come ospiti e pellegrini sulla terra – e non come padroni
di essa: «la nostra cittadinanza infatti è nei cieli», scrive
l’apostolo Paolo –, attendiamo la sua Venuta nella Gloria.
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di Enzo Bianchi
Se
la prima domenica di Quaresima ci ha presentato Gesù a confronto con la
tentazione, faccia a faccia con Satana nella solitudine del deserto,
questa seconda domenica ci mostra Gesù che conosce la trasfigurazione
del suo volto e di tutta la sua persona, resa partecipe dell’indicibile
gloria del Padre. Nell’itinerario quaresimale la trasfigurazione di
Gesù indica il fine a cui tende questo cammino: la resurrezione,
di cui la trasfigurazione è anticipazione e profezia....
. |
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di Antonio Savone
Di
chi
fidarsi?
Ci
sono
momenti
–
periodi,
addirittura
–
in
cui
con
più
forza
avvertiamo
di
essere
come
ad
un
bivio:
cosa
scegliere?
C’è
un
modo
diverso
di
stare
nella
vita
che
non
sia
l’utilizzo
del
potere,
il
far
leva
sull’avere,
l’agire
strumentalizzando
Dio?
Se
scelgo
Dio
e
rinuncio
a
quanto
la
vita
talvolta
mi
serve
su
un
vassoio
d’argento
(com’era
accaduto
a
Gesù
nel
deserto
della
prova),
questo
Dio
cosa
potrà
offrirmi
in
cambio?
....
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di Giovanni Berti
...
Nei giorni in cui molti gareggiano per essere eletti, noi cristiani
siamo invitati a guardare e ad ascoltare all’unico eletto, che è Gesù.
La prima differenza, non piccola, tra i politici e Gesù, è che
quest’ultimo è scelto da Dio, mentre loro sono scelti da noi… E’ una
coincidenza, certo, ma mi fa pensare. Penso al mio atteggiamento di
cristiano e cittadino, chiamato ad essere l’uno e l’altro insieme,
senza separazioni. Penso che la mia fede, che coltivo nella preghiera,
nell’ascolto della Parola, nella partecipazione alla preghiera
comunitaria, non posso separarla dalla mia vita sociale, dalle mie
scelte quotidiane al di fuori dagli ambienti strettamente ed
esplicitamente religiosi...
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III
Domenica di Quaresima Es 3,1-8a.13-15 Sal 102 1Cor 10,1-6.10-12 Lc 13,1-9 |
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Il perdono gratuito precede la conversione Lectio di Fr. Egidio Palumbo Dopo
aver contemplato il Cristo provato e trasfigurato, la liturgia con il
vangelo di questa domenica ci pone davanti alla nostra responsabilità
di credenti: o intraprendere un cammino serio di conversione o cadere
in uno stato di “morte esistenziale”, di sterilità e aridità (Lc
13,1-9). Dopo aver contemplato Cristo, colui che non si è lasciato
sedurre dal male e colui che comunica nella sua umanità la Luce
irradiante del Padre, non possiamo rimanere gli stessi di prima.Ma dove
ascoltare l’appello alla conversione?
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Nel
brano del Vangelo che abbiamo ascoltato più volte Gesù ci ha ricordato
"Convertitevi...". Questo invito ci è stato rivolto già all'inizio
della Quaresima, questo periodo che precede la Pasqua e che ci porterà
a celebrare il mistero della Resurrezione di Gesù, ma non solo della
Resurrezione di Gesù, ma anche della nostra resurrezione; siamo noi
chiamati a risorgere, a diventare creature nuove, a partecipare della
vitalità di Gesù. Allora perché questo avvenga Gesù ci dice
ritornate a guardare il volto di Dio, il mio volto e cambiate
mentalità, questo vuol dire convertirsi... la conversione è lasciarci
abbracciare da Dio, ritornare a guardare il Suo volto...
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di Enzo Bianchi
Dopo
averci presentato le tentazioni di Gesù e la sua trasfigurazione,
l’itinerario quaresimale proposto dalla chiesa in questo anno liturgico
C è un invito a meditare sulla misericordia di Dio che in Gesù
Cristo sempre ci chiama a conversione, cioè a ritornare a Dio stesso
con tutto il cuore, la mente e le forze. Il
brano odierno del vangelo secondo Luca si colloca al cuore della salita
intrapresa con decisione da Gesù verso Gerusalemme (cf. Lc 9,51), dove
si compirà la sua passione, morte e resurrezione. Gesù ha appena
chiesto a quanti lo ascoltano di esercitarsi a discernere i segni dei
tempi, a valutare da se stessi ciò che è giusto (cf. Lc 12,54-57), ed
ecco che alcuni sottopongono alla sua attenzione un tragico fatto
di attualità, così come ne accadono ancora ai nostri giorni: gli
riferiscono «circa quei galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato
con quello dei loro sacrifici». La mentalità religiosa del tempo vedeva
in avvenimenti come questo un segno del castigo di Dio per il peccato,
facendone un’occasione di giudizio sulle vittime…
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di Antonio Savone
Di
Quando
il
tragico
viene
a
interrompere
la
normale
vicenda
degli
uomini,
è
quasi
innato
il
bisogno
di
stabilire
una
responsabilità,
è
istintivo
andare
alla
ricerca
di
quale
possa
essere
stata
la
causa
scatenante
un
evento
che
altrimenti
resterebbe
senza
capi
di
accusa.
Tuttavia,
non
sempre
è
possibile
attribuire
alla
cattiveria
di
qualcuno
la
responsabilità
di
certi
incidenti
che
sono
fatali
per
la
vita
umana.
E
in
questi
casi
non
interessa
tanto
il
come
siano
accadute
le
cose
quanto
il
perché
siano
avvenute.
Chi
c’è
dietro
certe
catastrofi
naturali?
Chi
c’è
dietro
un
incidente?
Chi
dietro
un
suicidio?
Quand’anche
non
sia
di
Dio
la
responsabilità,
perché
non
ha
impedito
che
accadesse
quella
strage
o
quel
disastro? Perché è
rimasto
spettatore
muto,
egli
che
è
l’Onnipotente?....
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IV
Domenica di Quaresima
Gs 5,9a.10-12 Sal 33 2Cor 5,17-21 Lc 15,1-3.11-32 |
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Il Padre compassionevole e misericordioso Lectio di Fr. Egidio Palumbo Dopo
l’invito pressante alla conversione del vangelo di domenica scorsa,
comprendiamo, con il vangelo di questa domenica, verso dove ci conduce
la conversione, qual è l’approdo del cambiamento del nostro stile di
vita: volgere lo sguardo verso il Padre per diventare, come Lui,
compassionevoli e misericordiosi (Lc 15, 1-3.11-32). Già altrove
nel vangelo di Luca, e precisamente nel contesto delle
Beatitudini, Gesù ci ricorda l’impegno di vita a diventare
«misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36): qui
misericordia esprime la capacità di mostrare gratuità e benevolenza
verso chi si trova nel bisogno. E narrando la parabola del Samaritano,
Gesù, in Lc 10,33.37, invita ad imitare l’atteggiamento compassionevole
di costui che, gratuitamente, si è preso cura dell’uomo lasciato mezzo
morto sulla strada. La compassione e la misericordia sono due
atteggiamenti paterni e materni che declinano l’amore ed esprimono
gratuità e accoglienza.
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Questa
è la quarta domenica di quaresima, una domenica che ha un titolo:
domenica in laetare... questa letizia pasquale, è come se il clima
della Pasqua ormai riempie, avvolge la nostra vita... Per tutti
noi c'è la possibilità di fare Pasqua, perché per tutti noi il Signore
si china...
il Padre ha un solo desiderio: donarci la bellezza di essere figli, la dignità di figli... che Padre! e, se dietro questo volto di Padre nel racconto di Gesù c'è il volto di Dio, che Dio folle! Ma può essere che noi siamo cresciuti non lasciandoci evangelizzare da questa pagina?... può essere che non riesce a spezzare, a rompere il nostro modo di guardare, di giudicare?... |
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di Enzo Bianchi
Nel
brano evangelico odierno Gesù annuncia lamisericordia gratuita e
preveniente di Dio, forza capace di convertire le nostre vite.
E lo fa con una delle parabole più note, che i padri della chiesa
definivano «il Vangelo nel Vangelo»: la cosiddetta parabola
del «figlio prodigo», meglio definibile come parabola
del «Padre prodigo d’amore»…
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di Antonio Savone
Scandalizzava
eccome
l’atteggiamento
di
quel
Maestro
di
Galilea.
Destabilizzava
pensieri
e
comportamenti
piuttosto
consolidati.
I
farisei
faticavano
non
poco
a
ravvisare
in
quella
condivisione
di
mensa
tra
Gesù
e
peccatori,
uno
dei
tratti
del
volto
stesso
di
Dio.
Proprio
per
questo
motivo
Gesù
li
aveva
messi
a
parte
di
questa
parabola
dall’esito
non
scontato.
Era
cominciato
tutto
col
miraggio
della
libertà
e
dell’emancipazione.
Proprio
come
cominciano
tutte
le
nostre
fughe
all’insegna
delle
più
lusinghiere
prospettive
allorquando
agogniamo
territori
ed
esperienze
in
cui
finalmente
poter
essere
noi
stessi
lontano
da
tutti
e
da
tutto...
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||
di Giovanni Berti
In
questi giorni, gli occhi di tutti nel mondo sono puntati verso il
Vaticano. Non solo i cristiani cattolici, ma anche tanti cristiani di
altre confessioni e persino tantissimi non-cristiani, sono attenti a
quel che si sta svolgendo tra le mura di San Pietro a Roma, in attesa
di quel che uscirà dal vicinissimo Conclave. L’elezione
di un papa non è certo una cosa scontata. Sembra proprio che dal volto
che si affaccerà dal balcone di San Pietro dipenda il volto di tutta la
Chiesa Cattolica. Quale sarà il volto della Chiesa dei prossimi anni?
Dal volto dei figli si intravede il volto dei loro genitori, dal volto dei cristiani si intravede il volto di Dio stesso. La parabola del Vangelo ci parla proprio di una famiglia, di due figli e del loro padre... |
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V
Domenica di Quaresima
Is 43,16-21 Sal 125 Fil 3,8-14 Gv 8,1-11 |
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L'incontro tra la misera e la misericordia Lectio di Fr. Egidio Palumbo Con
il vangelo di questa domenica (Gv 8,1-11) l’itinerario della quaresima
ci offre ancora una volta l’opportunità di confrontarci con
la Misericordia di Dio e la conseguente gratuità del suo perdono,
affinché anche noi impariamo ad essere misericordiosi e a perdonare
gratuitamente. Il contesto che precede la pagina evangelica (cf.
Gv 7) riguarda la
festa ebraica delle capanne (cf. Lv 2334-43), una delle grandi feste di
pellegrinaggio al Tempio, dove si fa memoria del cammino del popolo di
Dio nel deserto e del dono della Legge, della Torah, che è Acqua viva
che disseta e Luce che illumina il cammino (cf. Gv 8,12).
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Omelia
(video) P. Alberto Neglia ...
Disponetevi ad accogliere la novità che io sto facendo nella vostra
vita... Dio vuole dare davvero qualcosa di nuovo nella nostra vita se
apriamo il nostro cuore, la nostra mente, la nostra intelligenza, la
nostra volontà alla bellezza del Suo volto, del Suo lieto annunzio, Lui
ci vole fare risorgere a vita nuova... La novità di Dio è proprio Gesù,
il Figlio Suo, Dio salva, questo vuol dire Gesù, è il Figlio Suo che si
è fatto fratello nostro e lo troviamo che percorre le vie di questo
mondo per cercare di raccogliere questa nostra umanità...
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di Enzo Bianchi
Come
già nelle due domeniche precedenti, anche la pagina evangelica odierna
costituisce un pressante invito a meditare sulla misericordia di
Dio narrata da Gesù Cristo in mezzo agli uomini: la misericordia,
capace di ricreare l’uomo e di riaprire un futuro a chi non ha più
alcuna speranza, può spingerci alla conversione dei
nostri pensieri e delle nostre azioni. È inoltre significativo che il
nostro testo sia stato collocato nel quarto vangelo solo dopo aver a
lungo peregrinato da un vangelo all’altro, perché il suo contenuto era
ritenuto scandaloso dagli stessi cristiani…
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di Antonio Savone
Gliel’hanno
portata
davanti
così
come
l’hanno
trovata,
colta
in
flagrante
adulterio.
Aveva mendicato
attenzione,
amore,
riconoscimento
fuori
dalla
sua
legittima
relazione.
Aveva
abbandonato
la
sua
relazione
coniugale,
aveva
tradito
colui
col
quale
era
stata
legata
indissolubilmente
non
già
da
un
contratto
umano
ma
addirittura
dal
vincolo
di
sangue
con
cui
il
suo
Signore
l’aveva
sposata. La
sua
colpa
era
evidente.
Oh
sì.
Certo
che
era
evidente!
Come
negare
i
fatti?....
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di Giovanni Berti
I
gesti a volte dicono più delle parole… Un gesto arriva più velocemente
al cuore, e le parole servono a spiegare meglio il significato del
gesto. Il problema è che quando i gesti non sono in sintonia con le
parole, si crea un cortocircuito che non porta da nessuna parte.
Il Vangelo di questa quinta domenica di quaresima è pieno di gesti e poche ma significative parole. |
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SETTIMANA
SANTA
Domenica delle Palme Commemorazione dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme Lc 19,28-40 Is 50,40-7 Sal 21 Fil 2,6-11 Lc 22,14-23,56 |
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Omelia
(video) P. Aurelio Antista "
Il racconto della passione del Signore... racconto fatto di parole
pesate, meditate, prima di essere scritte perchè contengono il
messaggio della salvezza di tutti noi.
In
questa parola passione noi riassumiamo tutte le sofferenze e le
umiliazioni subite da Gesù... ma c'è anche un'altro significato della
parola "passione", il suo amore appassionato, smisurato, che lo porta a
consegnarsi per le sofferenze di tutti...
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di Enzo Bianchi
Nella
prima domenica di Quaresima, alla fine del racconto delle tentazioni di
Gesù nel deserto, abbiamo ascoltato questa precisazione lucana: «dopo
aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da
Gesù per ritornare al tempo fissato» (Lc 4,13). Ed eccoci giunti
altempo
fissato, l’ora della passione, l’ora in cui Gesù è nuovamente tentato
dal demonio ed è sottoposto a una prova terribile, angosciosa: restare
fedele al Padre, anche al prezzo di subire una morte violenta in croce,
oppure percorrere altre vie, quelle suggerite dal demonio, che portano
come promessa sazietà, potere, ricchezza, successo? La passione secondo
Luca è davvero l’ora della grande tentazione non solo di
Gesù, ma anche dei discepoli, dunque della chiesa...
|
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||
di Antonio Savone
Poco
o
tanto
abbiamo
tutti
frequentato
un
certo
immaginario
su
Dio
che
ce
lo
restituiva
come
custode
geloso
della
propria
autosufficienza.
Fatichiamo
a
tenere
insieme
grandezza
di Dio
e
quel
suo
incedere
a
dorso
di
un
asino,
segno
dello
stile
mite
e
umile
con
cui
incede
nella
vita
dell’umanità!
Come dar torto ai Giudei che, nei giorni immediatamente prima della passione, contestavano a Gesù il fatto che egli potesse essere il Figlio stesso di Dio? Come non patire scandalo di fronte a uno che si ritrova alla mercé di un tribunale terreno e non batte ciglio per difendersi? Come poter pensare che abbia delle prerogative divine uno che si ritrova bersaglio dell’umano risentimento? Come tenere insieme il nostro immaginario su Dio e la rivelazione di Dio che Gesù attesta di essere? .... |
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Domenica delle Palme / Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore | ||
...
È significativo che la Grande Settimana o Settimana Santa – la
Settimana che ci fa rivivere il Mistero Pasquale, mistero centrale
della vita cristiana – si apre con la contemplazione del
Cristo umile
e povero, ingiustamente condannato, ma che Dio ha innalzato come
Risorto. Gesù appartiene a quella grande schiera di umili e di poveri
della storia che sono perseguitati e patiscono l’ingiustizia.
Dalla
Domenica di Passione fino alla Domenica di Resurrezione, tutta la
Grande Settimana è attraversata dal filo d’oro (non certo l’unico)
della povertà
di Cristo e, di riflesso, della povertà della sua Chiesa.
Seguiamone l’intreccio...
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Giovedì
Santo
Is 61,1-3.6.8-9 Sal 88 Ap 1,5-8 Lc 4,16-21 |
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La
vita di Gesù è stata sempre donazione, attenzione agli altri, consegna
nell'amore, desiderio di dare dignità ad ogni uomo; è passato facendo
del bene, ridando la vista ai ciechi, mettendo in cammino chi faceva
fatica perché era zoppicante, perché era bloccato, ridando libertà,
gioia, questo ha fatto Gesù durante tutta la sua vita. E adesso ci dice
l'Evangelista che Gesù sa bene, è cosciente, è consapevole che la sua
vita terrena sta andando a compimento e Lui vuole manifestare fino in
fondo che cosa significa amare. L'amore che ha manifestato all'umanità
facendosi fratello, compagno di viaggio lo vuole esprimere senza
nessuna riserva, fino in fondo...
|
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||
di Enzo Bianchi
Il
Signore ci ha parlato, noi siamo restati in ascolto: si tratta ora
semplicemente di accogliere la sua Parola, di aprire i nostri cuori
perché la Parola del Signore possa trovare dimora nelle nostre
vite.
Le tre letture ci testimoniano la celebrazione della Pasqua nell’antica alleanza (Es 12,1-14), la celebrazione della Pasqua nella comunità della nuova alleanza (1Cor 11,23-32) e la celebrazione della Pasqua operata da Gesù nell’ora del suo esodo da questo mondo al Padre (Gv 13,1-15). La Pasqua è il mistero centrale della fede per il popolo di Israele e per la chiesa cristiana… |
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||
di Antonio Savone
Un
ennesimo
gesto
di
pazienza
e
di
attenzione
di
Gesù
verso
i
suoi.
Leggo
così
quanto
egli
compì
la
sera
della
Cena
con
i
suoi
e
per
i
suoi.
Più
volte,
lungo
il
cammino
che
li
portava
a
Gerusalemme,
egli
aveva
lasciato
intendere
attraverso
segni
e
parole
quale
fosse
l’esito
di
quel
viaggio.
Aveva
rivelato
un
Dio
ad
altezza
d’uomo
e
tutte
le
volte
aveva
dovuto
misurare
l’abissale
distanza
dei
suoi
da
quella
prospettiva.
Aveva
fatto
ciò
che
fa
un
adulto
quando
vuol
parlare
confidenzialmente
con
un
bambino:
si
pone
al
suo
livello.
E,
invece,
aveva
trovato
gli
apostoli
irriducibilmente
attestati
su
logiche
di
potere,
perché
avvertivano
stretta
quella
misura...
|
||
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Venerdì
Santo
Is 52,13-53,12 Sal 30 Eb 4,14-16; 5,7-9 Gv 18,1-19,42 |
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Omelia
(video) P. Gregorio Battaglia Quello
che abbiamo celebrato ieri sacramentalmente oggi lo riviviamo
attraverso questo racconto della Passione del Signore; quasi la
possibilità di ritornare sul luogo e di accompagnarlo, poter seguire i
momenti di questa Passione e di scoprire anche dove ci
porta perché il punto finale di questo racconto è l'accenno a
questo giardino dove il Signore viene deposto. E la parola
giardino fa richiamare in noi quell'immagine iniziale della
prima pagina della Bibbia dove il Signore depone l'uomo nel giardino;
ridare a questa terra l'opportunità di essere questo giardino, non
luogo di morte, non un inferno, ma luogo di vita...
|
||
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||
di Enzo Bianchi
Anche
oggi Dio ci ha parlato e noi abbiamo ascoltato la sua Parola. Si tratta
ora semplicemente di ruminare in noi questa parola, di considerarla, in
modo da prolungare la nostra assiduità con la Parola che ci dà la vita.
In questa liturgia l’unità delle tre letture è evidente. Nel profeta Isaia (cf. Is 52,13-53,12) viene presentato dal Signore il suo Servo, un Servo che ha successo, un Servo che trova consenso, un Servo che viene esaltato, potremmo dire un Servo la cui missione è veramente compiuta. Ma ecco che improvvisamente questo Servo così glorificato, così esaltato, diremmo così accolto da tutti, viene presentato come un Servo che non ha bellezza né splendore, un Servo che in realtà non attira, un Servo che non ha un parola, che è diventato afono e muto: se aveva una parola, l’ha persa, se aveva un volto che poteva richiamare gli sguardi a lui, ora ha un volto dal quale ci si allontana con lo sguardo... |
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||
di Antonio Savone
Sembrava
tutto
irrimediabilmente
perso.
Tutto
era
finito
conficcato
a
quella
croce.
Una
volta
di
più
era
evidente
che
quell’uomo
era
un
impostore,
un
bugiardo:
non
era
stato
in
grado di
salvare
se
stesso,
come
avrebbero
potuto
credergli?
Tuttavia,
proprio
nel
cuore
del
dramma,
comincia
a
germogliare
qualcosa
di
inatteso.
Già
quello
stare
delle
donne
e
del
discepolo
amato
era
il
segno
che
forse
ci
si
può
misurare
con
la
morte
non
in
modo
univoco.
Ma c’è una figura che quest’anno mi accompagna più delle altre e vorrei condividerla con voi. Si tratta di Giuseppe d’Arimatea... |
||
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||
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||
Veglia
Pasquale della Notte Santa
RISURREZIONE DEL SIGNORE Lc 24,1-12 |
||
Omelia
(video) P. Aurelio Antista E' notte
Santa! Questa è la notte in cui il Signore veglia. E anche noi stiamo
vegliando alla Sua presenza. Questa è la notte in cui il Signore
squarcia le tenebre più fitte e crea cose nuove. Crea la vittoria della
vita sulla morte, la vittoria dell'amore su ogni forma di odio. Questa
è la notte in cui Dio fa sorgere da morte Gesù di Nazareth e lo
costituisce Signore della storia, il vivente, il datore di vita nuova...
|
||
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||
di Enzo Bianchi
Siamo
qui in assemblea santa perché crediamo che Cristo è in mezzo a noi, è
il Vivente per sempre, è il Vincitore della morte, quella morte che
opera in ciascuno di noi ma che il Vincitore della morte ha sconfitto
per sempre. Ci siamo detti l’un l’altro che Cristo è risorto, non solo
perché lo crediamo ma perché lo sperimentiamo, anche in questo
rinnovato ricominciare nella sequela di Cristo. Ci siamo detti l’un
l’altro che Cristo è risorto, perché sentiamo che se c’è in noi l’amore
è perché lui ce lo ha donato, perché lui ci insegna a viverlo gli uni
con gli altri. Abbiamo ascoltato la Parola del Signore che ci ha
rivelato perché questo mondo esiste, perché noi siamo stati creati e in
questo mondo siamo nati e ora viviamo...
|
||
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||
di Antonio Savone
Come
vorrei
che
gustassimo
tutti
il
senso
di
questa
veglia
pasquale.
Essa
è
unica
nel
suo
svolgimento.
Rappresenta
il
cuore
della
vita
della
Chiesa.
Senza
ciò
che
celebriamo
in
questa
veglia,
nulla
di
quello
che
siamo
e
facciamo
come
cristiani
avrebbe
senso:
ben
a
ragione
l’apostolo
Paolo
afferma
che
sarebbe
vana
la
nostra
fede.
Ciò
che
più
mi
colpisce
di
questa
veglia
è
il
fatto
che
la
Chiesa
non
neghi
la
reale
condizione
dell’uomo.
Noi
incontriamo
sempre
il
Signore
non
in
un
clima
rarefatto
ma
nella
nostra
condizione
reale.
Lo
attestano
i
tanti
segni
che
percorrono
questa
celebrazione.
Perché celebriamo nel cuore della notte?... |
||
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||
Domenica
di Pasqua
RISURREZIONE DEL SIGNORE At 10,34.37-43 Sal 117 Col 3,1-4 Gv 20,1-9 |
||
Omelia
(video) P. Gregorio Battaglia Oggi
davvero è il grande giorno, è il giorno del Signore, il giorno in cui
facciamo memoria della sua risurrezione, una risurrezione che noi
accogliamo attraverso i simboli, soprattutto il cero pasquale
illuminato è la presenza del Signore in mezzo a noi, è Lui il Vivente,
il Risorto e poi, soprattutto, il tono della liturgia, questi alleluia
che risuonano non solo nella chiesa, ma anche dentro di noi, che
avvertiamo questo invito alla lode. La parola "Alleluia" significa
"lodate
il Signore", è questa lode continua che vuole farsi strada, ma la
pagina del Vangelo ci riporta con i piedi per terra, perché è come se
ci costringesse a guardarci in faccia, a guardarci l'un l'altro ma a
guardare anche noi stessi, dentro, per questi due discepoli di Emmaus,
potremmo considerarli come nostri compagni, ci assomigliano per un
certo verso, costituiscono anche un invito a compiere il cammino fino
in fondo...
|
||
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||
di Enzo Bianchi
Nell’ora
della morte di Gesù, presso la croce vi erano solo alcune donne, tra
cui Maria di Magdala, e il discepolo amato, che non riuscivano a
credere possibile la fine ignominiosa di quel rabbi e profeta di
Nazaret da loro tanto amato. Eppure al tramonto di quel venerdì 7
aprile dell’anno 30 la morte sembrava proprio aver posto la
parola fine sulla vita di Gesù, l’uomo capace di raccontare in modo
unico il volto di Dio (cf. Gv 1,18).
Ma ecco che all’alba del 9 aprile, Maria di Magdala non si rassegna: «nel giorno dopo il sabato si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio». Essa non va per ungere il cadavere (cf. Mc 16,1), ma è spinta solo dall’amoreper quel Gesù che l’aveva liberata da «sette demoni» (cf. Lc 8,2) e restituita alla vita piena, un amore tale da non arrestarsi neppure di fronte alla morte... |
||
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||
di Antonio Savone
Ogni
anno,
la
domenica
di
Pasqua,
a
farci
entrare
nel
mistero
che
questo
giorno
dischiude
per
noi,
sono
tre
degli
amici
di
Gesù.
Ciascuno
per
la
sua
parte
consegna
a
noi
quasi
una
diversa
prospettiva
dalla
quale
misurarsi
con
la
risurrezione.
Essi
rappresentano
tre
modi
per
incontrare
il
Risorto.
La prima che incontriamo è una donna, Maria di Magdala, una di quelle che non era fuggita quando il Maestro e l’Amico era stato condannato. La spavalderia degli uomini era stata come raggelata di fronte alla paura del pericolo di condividere la stessa sorte del Maestro. Il femminile, solitamente, è l’elemento che più riesce a reggere di fronte al dramma e all’incombere della prova... |
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||
di Giovanni Berti
Non è qui!… Non è qui!
È questa la breve frase che mi risuonava continuamente in testa mentre mi trovavo, questa estate, seduto in disparte davanti alla tomba di Gesù, sotto la grande cupola della Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Ero seduto su uno dei pochi spazi liberi per sedersi, cercando di leggere e meditare il racconto evangelico della resurrezione, mentre una folla di persone entrava e usciva dalla cappella che racchiude la memoria del luogo dove è stato deposto Gesù morto, e dove le donne, secondo il Vangelo, erano state avvisate dei due personaggi in abito sfolgorante che lui era risorto, e che “non è qui”!... |
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||
II
Domenica di Pasqua
At 5,12-16 Sal 117 Ap 1,9-11.12-13.17-19 Gv 20,19-31 |
||
|
||
Siamo
nel tempo pasquale. Esso ha avuto inizio con il Giorno della
Risurrezione del Signore, il quale viene caratterizzato, letteralmente,
come “l’uno dei sabbati” (Gv 20,1), vale a dire: come un giorno nuovo
che si aggiunge ai sette giorni della settimana, ovvero il giorno
ottavo (Gv 20,26).
Chi
l’ha fatto questo giorno nuovo? Afferma il Sal 118,24, ripreso dalla
liturgia del tempo pasquale, «questo è il giorno che ha fatto il
Signore» (salmo responsoriale di questa domenica). Il Giorno della
Risurrezione è un Giorno Nuovo, perché è il Giorno Ottavo, cioè il
“Giorno senza tramonto”, “il Giorno che non ha fine”, e per questo è il
Giorno che racchiude e contiene in sé i sette giorni della settimana.
D’ora in poi il cristiano è chiamato a vivere gli altri giorni della
settimana alla luce del Giorno Nuovo, dell’Giorno Ottavo della
Risurrezione, a viverli cioè come “figlio della luce” (cf. Gv 12,36;
1Ts 5,5; Ef 5,8), come “figlio della Risurrezione” (Lc 20,36 e
parall.)
Il
tempo pasquale, allora, pur se composto di cinquanta giorni, in realtà
dalla liturgia è vissuto come se fosse un giorno solo, cioè il Giorno
Ottavo della Risurrezione del Signore..
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Omelia
(video) P. Alberto Neglia Mi
stupisce e mi meraviglia sempre la pazienza di Dio, la bontà di Dio...
davvero l'amore di Dio è fedele e in Gesù questo amore di Dio diventa
fedeltà umana e pazienza, e il brano del Vangelo che abbiamo ascoltato
mette bene in evidenza questa pazienza e quest'amore di Dio che ci
riempie il cuore di speranza perché Gesù è il Vivente, il Risorto e si
fa presente alla Sua comunità, gli undici (manca Giuda che ha tradito)
che sono riuniti, hanno paura, sono a porte chiuse e hanno già sentito
dire che Gesù è risorto... però, malgrado tutto questo, sono ancora
impauriti, hanno subito un trauma terribile vedendo Gesù appeso ad una
croce...
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||
di Enzo Bianchi
In
questa ottava di Pasqua celebriamo la «domenica di Tommaso»,
il discepolo assente alla prima apparizione di Gesù risorto e rimasto
incredulo a dispetto della testimonianza dei suoi fratelli. Quando però
il Risorto si manifesta per la seconda volta egli è presente e giunge a
credere pienamente, aderendo con tutto se stesso al Signore della sua
vita.
Nella sua vicenda Tommaso riassume bene il difficile itinerario compiuto dai primi discepoli per giungere alla fede pasquale: essa non è il frutto di un’esaltazione religiosa o di un’allucinazione psicologica, ma è una vittoria profonda di Gesù risorto sui dubbi e le paure che paralizzano i suoi discepoli! .. |
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||
di Antonio Savone
Giorno di contrasto
quel giorno dopo il sabato. Tutto era cominciato al mattino in un
giardino in cui un sepolcro era stato spalancato e tutto termina in una
casa, di sera, con una porta sprangata. Dio apre varchi e l’uomo erige
difese. Quel mattino in quel giardino una pietra era stata tolta,
quella sera, invece, in quella casa era stato usato un catenaccio. Il
giorno era cominciato con la morte ormai vinta e termina con la paura
che ha la meglio su tutto...
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||
di Giovanni Berti
...
Quelli che noi chiamiamo miracoli, Giovanni nel suo vangelo li chiama
più correttamente “segni”, perché non sono gesti che vogliono solamente
stupire e impressionare, ma sono indicatori di qualcosa che va oltre il
gesto. Le azioni miracolose che Gesù compie sono appunto segni che
indicano Dio.
Giovanni fa un accenno a molti altri segni miracolosi che sono stati compiuti da Gesù e che hanno rafforzato la fede non solo del dubbioso Tommaso, ma anche degli altri discepoli. I segni raccontati nel Vangelo sono li per la nostra fede, perché noi abbiamo bisogno di questi segni. La fede infatti non è una adesione intellettuale frutto di ragionamenti astratti, ma si basa sull’esperienza e la vita. Gesù che muore e risorge è il grande segno-miracolo compiuto da Dio perché si creda che davvero Gesù è Figlio di Dio e che la vita vince sulla morte. Apparendo vivente ai suoi amici che lo credevano perduto per sempre, Gesù dà un segno forte che li rimette in moto e dà nuova fiducia. E quali sono i segni per noi? ... |
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III
Domenica di Pasqua
At 5,27b-32.40b-41 Sal 29/30 Ap 5,11-14 Gv 21,1-14 |
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L’itinerario
mistagogico del tempo pasquale ci fa accostare ad un’altra pagina
evangelica che narra della terza manifestazione del Risorto ai
discepoli (Gv 21,1-19). È una pagina che apre una prospettiva:
mentre in Gv 20,19-29 – il vangelo della domenica scorsa – i discepoli
sono “chiusi” in un luogo, qui invece sono “usciti fuori” a contatto
con la vita
quotidiana, con il mondo e la storia,
rappresentati simbolicamente dal mare (Gv 21,1), “il mare della
vita”… Dalla pagina del vangelo, allora, ci sentiamo porre questa
domanda: come vivere nel mondo da “figli della risurrezione”? E come
evangelizzare il mondo e la storia?
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||
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Omelia (video) P. Aurelio Antista Il brano
del Vangelo che abbiamo ascoltato è il capitolo 21 del Vangelo di
Giovanni, il capitolo che chiude tutto il racconto evangelico ed è una
chiusura significativa. L'Evangelista ci dice che Gesù si manifesta
ancora una volta nella condizione di Risorto ai suoi discepoli, alla
sua comunità...
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||
di Enzo Bianchi
Leggiamo
oggi il capitolo 21 del vangelo secondo Giovanni, una sorta di
appendice all’intero vangelo. Nei giorni successivi alla Pasqua, Pietro
prende l’iniziativa di andare a pescare, azione simbolica che
allude alla missione: il discepolo amato, come gli altri cinque
che sono con Pietro sulla riva del lago di Tiberiade, acconsentono alla
sua decisione e lo accompagnano. La barca della chiesa si spinge al
largo e Pietro la conduce su acque profonde, come un tempo aveva fatto
su ordine di Gesù (cf. Lc 5,4). «Ma in quella notte non presero nulla»:
non basta che sia Pietro a guidare la pesca, occorre che ci sia anche
il Signore. «Senza di me non potete fare nulla» (Gv 15,5) aveva detto
Gesù, e ora in sua assenza la pesca è vana…
|
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||
di Antonio Savone
Tutto
sembrava
ormai
concluso.
A
Pietro
e
agli
altri
non
restava
che
ripiegare
verso
un
rituale
monotono
che
conoscevano
a
menadito,
fatto
di
cose
solite:
il
lago,
la
barca,
la
rete,
la
fatica
di
pescare…
Vinti
come
sono
nelle
loro
fragili
speranze,
ricominciano
ma
rivivendo
un
passato:
sembrava
la
cosa
più
ovvia.
Cos’altro
avrebbero
potuto
fare?
Meglio
far
appello
alla
propria
competenza.
La
delusione
li
ha
scottati
a
tal
punto
che
non
riescono
a
vedere
altro
sbocco
se
non
un
ritorno
alla vita
di
sempre.
È
vero:
ci
sono
esperienze
dolorose
che
sembrano
gettare
un
velo
di
oblio
su
cose
che
fino
a
prima
che
facesse
capolino
il
dramma,
erano
l’anima
dei
sogni
e
dei
desideri.
Si
dice
che
si
nasce
incendiari
ma
si
muore
pompieri…
|
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||
di Giovanni Berti
Gesù appare diverse volte ai
suoi discepoli dopo la resurrezione. Le apparizioni, raccontate dagli
evangelisti con sottolineature diverse, sono essenziali per la
testimonianza che da quel momento in poi si diffonderà nella storia,
fino a noi oggi. Gesù si manifesta vivente ai suoi amici e sempre con
il suo stile che unisce parole e gesti, li indirizza di nuovo, dopo che
l’esperienza della morte li aveva molto disorientati. L’evangelista
Giovanni ci racconta anche di questa apparizione sul lago di Tiberiade,
dove gli apostoli sono tornati a pescare, quasi a descrivere un ritorno
al passato, alla vita pre-Gesù. Pietro, il leader del gruppo, sembra
proprio che voglia ritornare sui suoi passi, quasi che la vicenda del
Maestro sia stata bella ma anche conclusa, e che non incide più nella
loro vita...
|
||
<><><><><><><><><><><> |
||
IV
Domenica di Pasqua
At 13,14.43-52 Sal 99 Ap 7,9.14b-17 Gv 10,27-30 |
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||
L’itinerario
mistagogico del tempo pasquale di questa domenica si sofferma sulla
presenza di Cristo Pastore Agnello (Gv 10,27-30). La liturgia
ci propone pochi versetti che concludono un discorso già iniziato a
partire da Gv 10,1, dove emergono gli aspetti caratterizzanti del
Pastore Agnello.
Volendo meditare solo su Gv 10,27-30 ci sembra importante evidenziare la mano del Pastore Agnello: non è mano che opprime, che schiaccia, che rapisce, che si appropria indebitamente, che trascina con forza e violenza i credenti (le pecore); no, è invece mano che si prende cura dei credenti, che li sorregge, li sostiene, li guida, li orienta nel cammino, a volte li corregge quando i credenti devìano dal sentiero tracciato... |
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<><><><><><><><><><><> |
||
...Prendere
coscienza di essere amati significa scoprire che qualcuno ci sta
chiamando, ci sta coinvolgendo in un itinerario, in un'impresa... ma
per conoscere il Signore è necessario che noi impariamo ad ascoltarlo e
la pagina del Vangelo, le parole di Gesù ci riportano a questo impegno
ad ascoltare qualcuno che ci dice "prendi coscienza che Lui ti sta
amando, che sei amato gratuitamente, prima che tu possa formulare un
pensiero, prima che tu possa cambiare la tua vita", ma da quel
momento la nostra vita acquista un altro aspetto, un altro orizzonte.
Ma perché questo orizzonte diventi radicale e ben strutturato è necessario che impariamo ad ascoltare la voce del Signore... perché di voci ce ne sono tante e noi alle volte pensiamo di ascoltare la Sua voce... ma allora come sintonizzarci con quella voce?... allora saremo noi capaci di questa sensibilità, di questo affinamento del nostro orecchio per cui quella Sua voce l'accogliamo, la percepiamo?... |
||
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||
di Enzo Bianchi
Stiamo
vivendo il tempo pasquale con una speciale contemplazione di Gesù
risorto da morte: egli è l’Agnello che sulla croce è
stato sgozzato (cf. Ap 5,6.9.12; 13,8), ma con la resurrezione è
diventato il Pastore,
e come tale guida ancora la sua comunità, nutre le sue pecore
attraverso nuovi pastori da lui voluti e donati al suo gregge. Sì, Gesù
è il Signore vivente che, come «Pastore dei pastori» (1Pt 5,4) sta tra
il Padre, di cui è Figlio, e i credenti in lui, il suo «piccolo gregge»
(Lc 12,32)...
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||
di Antonio Savone
Era
stato
messo
letteralmente
alle
strette.
I
capi
dei
giudei
lo
avevano
accerchiato
proprio
all’interno
del
tempio.
Il
luogo
dell’incontro
con
Dio,
paradossalmente, era
diventato
il
luogo
dello
scontro
con
il
Figlio
stesso
di
Dio.
Avevano accostato Gesù proprio come un branco nei confronti della preda designata. E questo per difendere uno schema religioso – il loro – che quell’uomo di Nazareth aveva messo in crisi non poco. Il loro accanimento nasceva da una indisponibilità ad aprirsi. A un Gesù che continuamente apre il recinto di vino facendo comprendere che non spetta a noi stabilire chi è dentro e chi è fuori (la linea di demarcazione, infatti, attraversa il cuore prima ancora che un’anagrafe religiosa), preferiscono la parzialità delle loro comprensioni, feriti come sono nel loro orgoglio di rigidi custodi dello status quo. Storia di ieri, storia di sempre. .. |
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||
di Giovanni Berti
Stavolta
la forbice della liturgia ha un po’ esagerato nel ritagliare il passo
del vangelo di questa domenica. Le parole di Gesù riportate dal brano
che viene letto nella messa domenicale rischiano di rimanere
incomprensibili se non collocate in un contesto di racconto più ampio.
E’ fondamentale conoscere che Gesù dice le cose riportate nel Vangelo mentre si trova nel Tempio, la massima espressione fisica della tradizione ebraica, luogo che Gesù più volte, da buon ebreo, frequenta con i suoi discepoli, e nel quale però avrà gli scontri più duri con i suoi avversari. In questo caso l’evangelista Giovanni racconta che Gesù sta camminando nel Tempio durante una delle feste più importanti, la festa della Dedicazione. I Giudei lo accerchiano facendogli un vero e proprio pressing, dicendogli:” Fino a quando ci terrai nell’incertezza (letteralmente “ci toglierai la vita”)? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente!”... |
||
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||
V
Domenica di Pasqua
At 14,21b-27 Sal 144 Ap 21,1-5b Gv 13,31-33a.34-35 |
||
L’itinerario mistagogico del tempo pasquale a partire da questa domenica si sofferma a considerare i frutti della Pasqua. Il
primo frutto è l’amore vicendevole che qualifica la vita dei
discepoli del Signore (Gv 13,31.34-35). È un amore che chiede di
essere vissuto nella prospettiva pasquale: morire a noi stessi per
rinascere a vita nuova.
Non è un caso, infatti, che il contesto più immediato della pagina
evangelica è la cena pasquale di Gesù (Gv 13,1-2), quella che noi
chiamiamo “l’ultima cena”, ma “ultima” non in senso cronologico bensì
escatologico e mistico, ovvero la cena che anticipa qui e ora
la venuta del Regno di Dio, il giorno della piena fraternità,
della piena comunione tra noi e Dio, tra di noi fratelli e
sorelle nelle fede e tra noi e tutti i fratelli e le sorelle in umanità...
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Il
breve brano evangelico che abbiamo ascoltato è di una densità
straordinaria, c'è tutto il nucleo della vita cristiana. Gesù ce lo
dice con molta chiarezza: "Da questo tutti sapranno che siete miei
discepoli" questo è il criterio di discernimento che fa la verità se
siamo cristiano o se non lo siamo: "Se vi amerete, se avrete amore gli
uni per gli altri"...
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di Enzo Bianchi
Siamo nel tempo pasquale e il vangelo che oggi ascoltiamo ci parla appunto della glorificazione di Gesù,
avvenuta attraverso la sua passione, morte e resurrezione. Per il
quarto vangelo, infatti, anche la passione e la morte sono
glorificazione di Gesù, non fallimento o fine tragica, perché in esse
più che mai Gesù mostra il suo amore e riceve gloria proprio dall’aver
amato «fino alla fine, fino all’estremo» (Gv 13,1): la gloria di Gesù è gloria dell’amare!Non
lo si dimentichi: se Gesù è risorto da morte è perché il Padre lo ha
risuscitato (cf. At 2,24.32; ecc.) a causa dell’amore da lui vissuto
all’estremo verso Dio e verso i fratelli. Sì, nella resurrezione di
Gesù possiamo vedere l’amore totale, perfetto di Gesù, che vince la
morte per sempre...
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di Antonio Savone
“Non
lasciarti
vincere
dal
male,
ma
vinci
con
il
bene
il
male”
(Rm
12,21).
Mentre lasciavo decantare dentro di me il brano evangelico di questa V domenica di Pasqua, risuonava come un’eco la parola dell’apostolo Paolo: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male” (Rm 12,21). Il male letto da un’altra prospettiva, dal suo rovescio. Certo, la figura e il gesto di Giuda restano in sé qualcosa di oggettivamente drammatico: quando a tradirti è l’amico, la tenebra è ancor più fitta. Non c’è dubbio. E, tuttavia, così come Gesù sceglie di stare di fronte al traditore, restituisce un altro modo di misurarsi con il male, tanto da riscattare persino quel momento terribile e quella figura così complessa com’è quella di Giuda: il momento della massima oscurità diventa il momento più luminoso.. . |
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di Giovanni Berti
... Gesù
pronuncia queste parole, in uno dei momenti più drammatici della sua
vita: l’ultima cena. Ha appena lavato i piedi dei suoi discepoli con un
gesto concretissimo di servizio (quello dello schiavo che lava i piedi
impolverati dei suoi padroni) e ha appena visto uscire nella notte
l’amico Giuda di cui conosce il tradimento in atto. Gesù rimane fedele
al suo progetto di amore, e non si lascia scoraggiare dalle durezze dei
suoi amici, infatti non solo Giuda ma anche gli altri non saranno meno
traditori quando lo abbandoneranno da solo sulla croce. Gesù rimane
fedele ed è questo l’amore che insegna ai suoi: “Come io ho amato voi,
così amatevi anche voi gli uni gli altri”. Il
“come” che Gesù insegna è proprio questa fiducia nella possibilità di
amare in modo vero e pieno. Tante volte siamo tentati di non credere a
questo amore...
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VI
Domenica di Pasqua
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ASCENSIONE
DEL SIGNORE
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PENTECOSTE
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