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SPECIALE Benedetto XVI
rinuncia al ministero di Vescovo di Roma,
Successore di San Pietro
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Secondo l'agenzia Ansa il Papa Benedetto XVI lascerà il pontificato dal prossimo 28 febbraio.
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Mi sostiene e mi illumina...
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Con
queste parole papa Benedetto XVI annuncia che lascerà il pontificato
dal prossimo 28 febbraio. Lo fa personalmente, in latino, durante il
concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto (11.02.2013).
"Carissimi
Fratelli, vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre
canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande
importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato
la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie
forze, per l'età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo
adeguato il ministero petrino. ....
video
il testo integrale
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Sconcerto, sorpresa, stupore, commozione alle parole di Benedetto XVI
che ha comunicato la sua decisione di «rinunciare al ministero di
Vescovo di Roma». Sentimenti disegnati sui volti dei cardinali, dei
presuli e dei prelati che — riuniti per il Concistoro ordinario
pubblico di lunedì mattina, 11 febbraio, nella Sala del Concistoro del
Palazzo Apostolico — hanno ascoltato dalla viva voce del Papa
l’inatteso annuncio...
Da
un momento di preghiera e di gioia l’atmosfera si è trasformata in
mestizia. A farsene portavoce è stato il cardinale Angelo Sodano,
decano del Collegio cardinalizio, che ha subito preso la parola a nome
di tutti i porporati. «Santità, amato e venerato successore di Pietro,
come un fulmine a ciel sereno — ha detto — ha risuonato in quest’aula
il suo commosso messaggio. L’abbiamo ascoltato con senso di
smarrimento, quasi del tutto increduli. Nelle sue parole abbiamo notato
il grande affetto che sempre ella ha portato per la santa Chiesa di
Dio, per questa Chiesa che tanto ella ha amato».
Ora,
ha aggiunto, «permetta a me di dirle a nome di questo cenacolo
apostolico, il collegio cardinalizio, a nome di questi suoi cari
collaboratori, permetta che le dica che le siamo più che mai vicini,
come lo siamo stati in questi luminosi otto anni del suo pontificato»...
Quell’annuncio inatteso risuonato nella sala del Concistoro
Monsignor Luigi Bettazzi,
ex vescovo di Ivrea, nel mese di febbraio del 2012 aveva fatto una
previsione sulle possibili dimissioni del Papa. Nel corso di
un’intervista in radio, Bettazzi aveva detto, in risposta alle ipotesi
di un complotto per uccidere il Papa: “Penso che questo sia un sistema
per preparare l’eventualità delle dimissioni. Per preparare questo
choc, perché le dimissioni di un Papa sarebbero un choc, cominciano a
buttare lì la cosa del complotto“.
I
conduttori di “Un giorno da pecora” avevano poi chiesto in modo
esplicito se Ratzinger avesse intenzione di dimettersi. Il Monsignore
ha detto: “Io credo di sì, anche se l’hanno smentito. Un vecchio
cardinale, però, mi diceva sempre: ‘Se il Vaticano smentisce vuol dire
che è vero’… Io penso che lui si senta molto stanco, basta vederlo, è
un uno abituato agli studi. E di fronte ai problemi che ci sono, forse
anche di fronte alle tensioni che ci sono all’interno della Curia,
potrebbe pensare che di queste cose se ne occuperà il nuovo Papa“.
video
Così
monsignor Bettazzi giudica le dimissioni di Benedetto XVI. "Avevo
immaginato che potesse prendere una decisione così, perché è stato un
Papa dai gesti rivoluzionari".
Leggi tutto: Mons. Bettazzi: "Frutto di fede e umiltà"
Non è qualcosa da guardare in negativo la decisione a sorpresa di Joseph Ratzinger, secondo il teologo Vito Mancuso,
51 anni, laico, autore di molti bestseller che ne hanno fatto uno delle
voci più note non solo ai cattolici, ma anche ai non credenti...
«... il Papa distingue qualcosa di essenziale: afferma che fare il Papa
non è necessariamente essere Papa. Un conto è l’identità del ruolo che
uno deve giocare, direi meglio la sua funzione di monarca infallibile.
Un altro conto è l’identità personale. Questa distinzione introduce un
elemento di laicità, un elemento che nel papato distingue la persona
dalla sua funzione. Il che potrebbe introdurre novità».
«Gran rifiuto? No, responsabilità Contro la sporcizia della Chiesa»
Ciò, aggiunge il teologo, «indurrà probabilmente i
vertici della Chiesa a eleggere un pontefice più giovane, vigoroso,
meno curiale». E sarà, assicura, «una scelta irreversibile, da cui non
si tornerà più indietro e che varrà anche per i prossimi decenni».
Leggi tutto: Mancuso: «Ratzinger ha sancito il dualismo tra uomo e carica pontificia»
Il fratello del Papa lo sapeva da mesi - Georg Ratzinger, il
fratello di papa Benedetto XVI, era da mesi al corrente dei piani di
dimissioni annunciati stamani dal pontefice. "Ero stato messo al
corrente", ha detto il religioso secondo quanto riporta il sito del
quotidiano Die Welt in un flash delle 12:49: "Mio fratello si augura
più tranquillità nella vecchiaia".
Dimissioni papa, Georg Ratzinger: "Una cosa naturale" (video)
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vi
ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma
anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita
della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza
davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età
avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il
ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la
sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e
con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia,
nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni
di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di
san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia
del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è
diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di
amministrare bene il ministero a me affidato. Per
questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena
libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma,
Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19
aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede
di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato,
da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo
Pontefice. Carissimi
Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con
cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono
per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del
suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua
santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri
Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per
quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con
una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio.
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L’arcivescovo Giancarlo Bregantini ha
ricordato il suo ultimo incontro con il Papa, appena un mese fa: “Ci
aveva detto ‘Non ce la faccio’, aveva lasciato intendere che c’era
qualcosa, che non stava tanto bene”. “Come avrà sofferto anche
Benedetto XVI nel dare questo annuncio – prosegue l’arcivescovo di
Campobasso – un annuncio tra l’altro fatto in latino, un grandissimo
gesto anche questo, per parlare a tutto il mondò”, ha chiuso
Bregantini.
”E’ stato un gesto di santità.
Roba da lacrime” aggiunge monsignor Bregantini, che è anche presidente
della Commissione Lavoro e sociale della Cei. Poi evidenzia grandi
similitudini tra questa decisione e il gran rifiuto del Papa molisano,
Celestino V. (fonte: Il Fatto Quotidiano)
... Davanti alla sua coscienza
come ha fatto il Papa nella sua sublime dichiarazione in latino, ha
sentito due cose: la sua età con l’anzianità che avanzava e l’altro
elemento fisico e pastorale che, per guidare la “barca di Pietro”
occorre accanto al cuore ed allo zelo personale, le forze fisiche
necessarie. Ammettere con onestà questo, dona a Papa Bendetto XVI, una
grandezza infinita ed un esempio di Santità enorme per quello che ha
fatto...
Dimissioni di Papa Benedetto XVI. Bregantini: atto di grande coraggio
Dimissioni del Papa, monsignor Forte: "Un grande gesto d'amore"
L'arcivescovo metropolita, monsignor Bruno Forte,
da sempre vicino al Santo Padre, poche ore dopo l'annuncio definisce la
scelta di Ratzinger una "trasparentissima prova di amore a Cristo e
alla Chiesa. Non possiamo che esprimere al Papa Benedetto tutto il
nostro amore, la devozione più profonda, l'ammirazione sincera e la
gratitudine per il servizio reso con tanta generosità e ricchezza di
luce per il popolo di Dio e il mondo intero in questi otto anni.
Sappiamo
- ha aggiunto monsignor Forte - che il divino Pastore guiderà la Sua
Chiesa e le darà gli aiuti necessari. Papa Benedetto XVI pregherà per
tutti noi e noi tutti lo porteremo fedelmente nella preghiera e nel
cuore, invocando sin da ora lo Spirito Santo su chi sarà chiamato ad
eleggere il nuovo Pontefice e su chi dovrà assumere il peso delle
chiavi di Pietro". (fonte ChietiToday)
"Un contropiede intelligente ed un
segno profetico perché cambia e annuncia cambiamenti. Gesto di grande
coraggio, ma soprattutto di grande libertà". Così don Luigi Ciotticommenta
le dimissioni di Benedetto XVI. "Per chi fosse distratto - aggiunge il
sacerdote - quello del Papa è un richiamo forte alla responsabilità
intesa come servizio e mai gestita come potere da conservare. Suonano
ancora forti le sue parole per gli ultimi, i poveri, sulla corruzione
ed usura e il richiamo ancora più forte pronunciato a Palermo, in
Piazza Politeama, dove sottolineva: "mafia strada di morte
incompatibile con il Vangelo", dice don Ciotti. (fonte: Gruppo Abele)
La decisione di Benedetto XVI di
lasciare il pontificato il prossimo 28 febbraio testimonia come questo
Papa "che tutti pensavano un conservatore", si è mostrato "in realtà un
grande innovatore perchè ha rotto duemila anni di tradizione in cui, a
parte Celestino V", nessuno aveva fatto un gesto del genere. E' il
commento di Padre Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose
che all'Adnkronos sottolinea come ciò "ha di fatto permesso
un'interpretazione diversa di quella che è la figura del Papa, non più
sacrale fino alla morte ma molto legata al servizio che lui è capace di
fare alla chiesa. Dunque il servizio in prima linea e non la persona.
Ancora una volta ha mostrato quella umiltà che ha sempre avuto, di
farsi da parte". E ancora, sulla decisione di Papa Ratzinger, "per
molti è stata una sorpresa - aggiunge padre Bianchi - ma in realtà ci
si poteva attendere questo gesto. Chi conosce come me la coerenza di
Benedetto XVI non può non notare che lo aveva detto e scritto più
volte, e un Papa non manca mai alla sua parola. Perciò - prosegue -
quando ha sentito davvero che le sue forze non erano più all'altezza
del ministero e che i nuovi tempi richiedono con ogni probabilità un
altro interprete di questa rivoluzione antropologica in atto nel mondo
ha dato le dimissioni". Padre Bianchi conclude auspicando che "ora ci
sia qualcuno che possa reinterpretare la figura del Papa che ci lascia
Benedetto XVI in maniera molto coerente". (fonte: Adnkronos)
... Papa Benedetto ha compiuto un grande gesto, evangelico innanzitutto, e poi umano...
Così
la presenza di Ratzinger nella chiesa non si conclude. Sarà un presenza
altra e non meno significativa: una presenza di intercessione. Si
metterà cioè tra Dio e gli uomini, non per compaginarli nella comunione
cattolica – questo non sarà più il suo compito – ma per chiedere che
Dio continui a inviare le energie dello Spirito santo sulla chiesa e i
suoi doni sull’umanità. Molti oggi vorrebbero dire a papa Benedetto
XVI: “Grazie, santo Padre!” per il suo disinteresse, per la sua
sollecitudine affinché anche il papa sia decentrato rispetto a colui
che dà il nome di cristiani a molti uomini e donne che hanno fede solo
in lui: Gesù Cristo! Si diceva che questo papa ha grandi parole ed è
incapace di gesti: il più bel gesto ce lo lascia ora, come Pietro che
ormai anziano – dice il Nuovo Testamento - “se ne andò verso un altro
luogo” continuando però a seguire il Signore. Benedetto XVI appare
successore di Pietro più che mai, anche nel suo esodo.
Ora più che mai è successore di Pietro
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Dimissioni di Papa Benedetto XVI - Caro Papa... di Alessandro D’Avenia
La logica del mondo, la logica di Dio
Caro Papa,
manca un accento all'ultima lettera di questo tuo nome, Papa, e verrebbe fuori un’altra parola. La
parola che ogni figlio pronuncia migliaia di volte nella vita e che un
figlio di Dio ha la fortuna di pronunciare molte più volte
perché, alla fine, la vita cristiana è imparare a dire abbà, papà, a
Dio.
Alla
notizia della tua rinuncia ho avuto paura. Ho provato lo stesso dolore
per la morte di Giovanni Paolo II: allora avevo 28 anni e mi
sentii orfano, piansi come chi ha perso un padre.
Lunedì
mi è successo lo stesso. Mi sono sentito orfano. Tu avevi deciso di non
essere più Papa. Un altro padre mi veniva meno. È il dolore di un
figlio che ha ricevuto moltissimo...
ho
avuto paura quando hai annunciato la tua rinuncia. Sul momento mi è
sembrato un tirarsi indietro. Se ti tiri indietro anche tu, che sei il
Papa, che fine facciamo noi? Ho ripensato a una tua frase che mi porto
nel cuore: «Fedeltà è il nome che ha l’amore nel tempo». Me la ricordo
tutte le volte che il mio e l’altrui amore è messo alla prova e
devo aggrapparmi con tutte le forze all'Amore che
muove tutti gli altri amori, oltre che il sole e le altre stelle. In
questi anni la mia fede si è rafforzata grazie a quel logos
cortese, fermo e caldo che tu sai infondere alle parole che usi, come
(tanto per fare un esempio) queste che ho letto qualche
giorno fa: «Dio, con la sua verità, si oppone alla molteplice menzogna
dell’uomo, al suo egoismo e alla sua superbia. Dio è amore
Ma l’amore può anche essere odiato, laddove esige che si esca da se
stessi per andare al di là di se stessi. L’amore non è un
romantico senso di benessere. Redenzione non è wellness, un
bagno nell'autocompiacimento, bensì
una liberazione dall'essere compressi nel proprio io.
Questa liberazione ha come costo la sofferenza della Croce».
Ripensando alla tua frase, leggendo queste parole le tue
'dimissioni' mi sembravano incomprensibili e mi hanno gettato
nello sgomento.
Mi
sono sentito solo. A che serve difendere la propria fede se
poi anche il Papa si tira indietro. Poi a poco a poco l’emotività
ha lasciato lo spazio al logos appunto, alla verità, a
Cristo, e una grande pace è tornata nel cuore. Dovevo andare oltre il
codice di interpretazione soggettivo, emotivo, mondano...
Caro Papa di Alessandro D’Avenia
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Andiamo
avanti a parlarne. Sì, abbiamo assolutamente bisogno di continuare a
parlare delle dimissioni di Benedetto XVI. Però - vi prego - almeno
stavolta non buttiamola (come invece stiamo già facendo) sulle solite
domande: ha fatto bene o ha fatto male? O addirittura: di chi è la
colpa? Chi lo ha lasciato solo? E non fermiamoci neppure ai
sentimentalismi: tu sei più o meno dispiaciuto di me?
Se
abbiamo capito qualcosa di questi quasi otto anni in cui Benedetto XVI
ha servito la Chiesa come successore di Pietro, dovremmo almeno
coltivare il desiderio di guardare come lui la storia con gli occhi
della fede. Cioè con quello stesso sguardo che - come ci ricorda bene
padre Lombardi - Joseph Ratzinger da Papa continuerà ad additarci fino
al 28 febbraio. E allora la domanda per il cristiano oggi può essere
una sola: in che modo il Signore ci parla attraverso questo gesto?...
se
provo a guardare con gli occhi della fede l'annuncio del Papa il primo
aspetto che mi colpisce è il fatto che questo tempo di passaggio per la
Chiesa avverrà tutto dentro il tempo forte della Quaresima. Credo che
questo sia già di per sé un segno importante (e oso credere che
Benedetto XVI ci abbia pensato). Un successore di Pietro si ritira per
dedicare l'ultimo tratto della sua vita alla riflessione e alla
preghiera proprio nel tempo durante il quale queste due dimensioni
della vita cristiana ci vengono poste davanti come la strada maestra
per l'incontro con il Signore Risorto. È come se oggi stessimo
cominciando una Quaresima speciale...
"La Quaresima di Benedetto e del Conclave" di Giorgio Bernardelli
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... Nelle
parole rivolte ai cardinali, prima stupiti e poi commossi, e con la sua
decisione che non ha precedenti storici paragonabili, Benedetto XVI
dimostra una lucidità e un’umiltà che è innanzi tutto, come ha spiegato
una volta, aderenza alla realtà, alla terra (humus). Così, non
sentendosi più in grado di «amministrare bene» il ministero
affidatogli, ha annunciato la sua rinuncia. Con una decisione
umanamente e spiritualmente esemplare, nella piena maturità di un
pontificato che, fin dal suo inizio e per quasi otto anni, giorno per
giorno, non ha smesso di stupire e lascerà una traccia profonda nella
storia. Quella storia che il Papa legge con fiducia nel segno del
futuro di Dio.
Il futuro di Dio di Giovanni Maria Vian
Ci
sarà tutto il tempo per analisi, bilanci, previsioni. Oggi, ancora
sconcertati, cercheremo solo di dare una possibile risposta a tre
domande che ci sono subito sorte. Innanzitutto: perché, un simile
annuncio, proprio in questo giorno di febbraio? Poi: perché in una
riunione di cardinali annunciata come di routine? Infine: perché il
luogo scelto per il ritiro da Papa emerito?
Riflettendoci,
dopo la sorpresa quasi brutale tanto è stata imprevista (e per tutti,
nella Gerarchia stessa), mi pare si possano azzardare delle possibili
spiegazioni...
L'addio del Papa, i tre perché di un gesto umile di Vittorio Messori
Non
essendo riuscito a cambiare la Curia, Benedetto XVI è arrivato ad una
conclusione amara: va via, è lui che cambia. Si tratta del sacrificio
estremo, traumatico, di un pontefice intellettuale sconfitto da un
apparato ritenuto troppo incrostato di potere e autoreferenziale per
essere riformato. È come se Benedetto XVI avesse cercato di emancipare
il papato e la Chiesa cattolica dall'ipoteca di una specie di Seconda
Repubblica vaticana; e ne fosse rimasto, invece, vittima. È difficile
non percepire la sua scelta come l'esito di una lunga riflessione e di
una lunga stanchezza. Accreditarlo come un gesto istintivo
significherebbe fare torto a questa figura destinata e entrare nella
storia più per le sue dimissioni che per come ha tentato di riformare
il cattolicesimo, senza riuscirci come avrebbe voluto...
Dietro il sacrificio estremo di un intellettuale le ombre di un «rapporto segreto» choc di Franco Massimo
...
Si può dire così: Benedetto XVI, con il suo atto, mette in pratica e
pone il suo sigillo su quell’istituto. Non è cosa da poco: egli, per
questa via, umanizza la figura del Pontefice come l’aveva umanizzata,
per altra e opposta via con l’ostensione della umana sofferenza, il suo
predecessore. Ma, di più, accredita una visione meno papocentrica della
Chiesa. Un rapporto tra primato del papa, collegialità episcopale e
Chiesa popolo di Dio conforme più al Vaticano II che al Vaticano I. Una
decisione e un gesto, in sintesi, che valgono più di un trattato ai
fini della riforma in senso più evangelico e comunionale della Chiesa...
Un gesto che vale più di un trattato di Franco Monaco
Non accadeva da secoli. E si pensava non potesse accadere. Il mondo, da un capo all’altro, sbalordito...
Le parole a lungo ponderate in silenzio, maturate in un confronto
serrato fra la coscienza di un uomo e Dio, erompono, inattese. Il web
impazzisce. I potenti dichiarano. Ma noi credenti, noi che amiamo
Benedetto XVI, che ne ascoltiamo da anni le parole e ne conosciamo il
profondo amore per la Chiesa, siamo rimasti, ieri, profondamente
smarriti. Tu, te ne vai? In quanti conventi e cattedrali e chiese e
missioni e case e favelas in tutto il mondo questa domanda è risuonata
ieri, dolorosa. Tu, Pietro, rinunci. E noi nelle nostre fatiche e
sofferenze ci siamo sentiti più soli, come un esercito il cui generale,
gravato dagli anni, lasci il campo. Semplicemente, dolore: un dolore
filiale è ciò che milioni di fedeli hanno sentito addosso, ieri...
L’albero che cresce sempre di nuovo di Marina Corradi
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INCONTRO CON I PARROCI E IL CLERO DI ROMA
DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Aula Paolo VI Giovedì, 14 febbraio 2013
Eminenza,
cari fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio!
E’ per me un dono particolare della Provvidenza che, prima di lasciare
il ministero petrino, possa ancora vedere il mio clero, il clero di
Roma. E’ sempre una grande gioia vedere come la Chiesa vive, come a
Roma la Chiesa è vivente; ci sono Pastori che, nello spirito del
Pastore supremo, guidano il gregge del Signore. E’ un clero realmente
cattolico, universale, e questo risponde all’essenza della Chiesa di
Roma: portare in sé l’universalità, la cattolicità di tutte le genti,
di tutte le razze, di tutte le culture. Nello stesso tempo, sono molto
grato al Cardinale Vicario che aiuta a risvegliare, a ritrovare le
vocazioni nella stessa Roma, perché se Roma, da una parte, dev’essere
la città dell’universalità, dev’essere anche una città con una propria
forte e robusta fede, dalla quale nascono anche vocazioni. E sono
convinto che, con l’aiuto del Signore, possiamo trovare le vocazioni
che Egli stesso ci dà, guidarle, aiutarle a maturare, e così servire
per il lavoro nella vigna del Signore...
il testo integrale delDISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI NELL'INCONTRO CON I PARROCI E IL CLERO DI ROMA
il video dell'incontro
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Ci stringiamo con immenso affetto a Benedetto XVI perché la sua
rinuncia al servizio di Vescovo di Roma e del ministero petrino nella
Chiesa è stata un atto di grande coraggio e amore. Di grande coraggio
come gli uomini e le donne con il cuore libero e gli stessi mezzi di
comunicazione hanno messo in luce con titoli a tutta pagina. Parlano di
decisione sorprendente, storica, epocale. Per me, invece, è quasi
l’ultima e autentica enciclica in cui giunge a pienezza il senso di un
Pontificato non lungo, ma denso di valore teologico, di autorevolezza
culturale e di testimonianza pastorale, vissuti con un magistero
indifeso e disarmante...
Lettera di mons. Brambilla sulla rinuncia di Benedetto XVI
«È
stato un Papa che si è preoccupato molto circa la chiarezza della fede.
Accusato di essere un conservatore, ha compiuto gesti rivoluzionari.
Per esempio, prima ha sollecitato e poi accolto il parere della
Commissione teologica internazionale, sul fatto che il Limbo non c’è
nella Bibbia, e che quindi gli appena nati che muoiono non battezzati
vanno in Paradiso. E anche quando ha voluto di nuovo l’Incontro di
Assisi (osteggiato dagli ambienti conservatori), ha aggiunto a
testimonianze religiose anche la voce dei non credenti, a significare
che anche loro sono alla ricerca. È stata una grande rivoluzione
pastorale»
Mons. Bettazzi: "Frutto di fede e umiltà"
...“Sì
- sottolinea mons. Robert Zollisch arcivescovo di Friburgo e presidente
della Conferenza episcopale tedesca - papa Benedetto è in molti aspetti
un pontefice: ha voluto costruire ponti tra fede e ragione, ponti verso
Dio, ponti tra confessioni e religioni, per preparare in questo modo la
via alla pace nel mondo e donare crescita al Regno di Dio”.
“Papa
Benedetto XVI è un pastore convinto e convincente della sua Chiesa. Ciò
che nella sua preghiera alla Colonna mariana a Monaco di Baviera ha
chiesto nel 2006 alla Madre di Dio per tutti i credenti, lo
distingueva: Aiutaci a diventare pazienti ed umili, ma anche liberi e
coraggiosi”...
"Diventare pazienti e umili, ma anche liberi e coraggiosi"
E’
una notizia che ha sorpreso tutti e che dice la grandezza di questo
Papa. Se il Santo Padre ha pensato e riflettuto, di fronte al Signore,
ritenendo di non avere più le forze e le energie fisiche per il buon
governo della Chiesa, dobbiamo renderci conto che abbiamo un grande Papa
Moraglia: "Abbiamo un grande Papa"
Poche
volte, nella sua storia, la Chiesa è stata chiamata a vivere momenti
come questo. Il Papa, nel pieno delle sue facoltà personali e dei suoi
poteri, annuncia le dimissioni, creando una situazione assolutamente
inedita. Al di là delle tante informazioni e discussioni io credo,
carissimi, che è prima di tutto nella preghiera che dobbiamo accogliere
questa notizia... (Nosiglia)
Rinuncia di Benedetto XVI: la dichiarazione di mons. Cesare Nosiglia
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Riportiamo di seguito la
dichiarazione del cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio
Cardinalizio, dopo la Declaratio di papa Benedetto XVI sulla
sua rinuncia al ministero di Vescovo di Roma.
... Mi chiedo che cos'hai provato in
questi mesi e che cosa stai provando ora. Mi sembra perfino che
continuare sarebbe stato più facile per te, perché aprire nuove vie,
fare la rivoluzione, è comunque sempre più faticoso che seguire un
solco già tracciato, ma così, avrai forse pensato, avresti imposto la
tua presenza, più debole, e molti avrebbero creduto che ti volessi
arrampicare sulle vette di Giovanni Paolo. No, quella non era la tua
via, la via giusta per una Chiesa di cui tu hai indicato tutte le
sporcizie e le debolezze...
È
con profonda emozione che ho appreso la notizia della rinuncia di Papa
Benedetto XVI al suo servizio di Vescovo di Roma. Avevo avuto la gioia
di parlargli giovedì scorso, al termine dell'udienza concessa ai membri
del Pontificio Consiglio della Cultura, riuniti in seduta plenaria.
Come sempre era stato squisito, lucidissimo nella memoria e luminoso
nell'intelligenza, nel pur breve scambio di parole che avevo avuto con
lui.
Eppure, non mi aveva sorpreso ascoltare il commento preoccupato di
qualcuno dei presenti, Cardinali e Vescovi di varie parti del mondo,
colpito dall’impressione di fragilità fisica che il Papa ci aveva dato.
Sta proprio in questa paradossale combinazione la chiave di lettura
della rinuncia annunciata: da una parte, la coscienza limpida dei
propri doveri, delle responsabilità e delle sfide poderose che la
Chiesa deve affrontare in questo mondo in così rapida trasformazione;
dall’altra, la percezione di una debolezza di forze, cheappariva chiaramente impari ai pesi da portare.
Bruno Forte: La coscienza del dovere e la fragilità umana (pdf)
E’ un gesto di demitizzazione
della figura del Papa che non tiene conto di tutto quel sovraccarico
messo sulla figura del Pontefice come di un dio in terra che non si può
dimettere fino alla fine, di un papa dal carattere indelebile nel suo
ministero. Benedetto XVI ha di fatto aperto alla visione del Concilio
Vaticano II che ha ricollocato il Papa all’interno del collegio
apostolico dei vescovi e, come i vescovi a un certo punto lasciano il
loro incarico, così in via di principio, nulla deve impedire che il
Papa possa non più ritenersi all’altezza del suo incarico, cosa
peraltro prevista dal codice di diritto canonico anche se si tratta
sempre di una scelta eccezionale, mai accaduta negli ultimi secoli.
Angela Mauro: Raniero La Valle: Da Benedetto XVI un gesto di coraggio
Potenza delle coincidenze
simboliche, ironia della storia. Il settimo vescovo di Roma dopo
quello che fu il protagonista della Conciliazione tra la chiesa e lo
stato italiano se ne va - caso, più che raro, propriamente unico nella
lunga storia del pontificato - l'11 febbraio, esattamente
nell'ottantaquattresimo anniversario di quell'evento: e al tempo stesso
due giorni prima della solennità penitenziale delle ceneri. E il giorno
dopo, 12 febbraio, martedì grasso, scoppia il gran
carnevale romano delle dietrologie e del totopapa. Perché se
n'è andato Benedetto XVI? E chi gli terrà dietro?
Franco Cardini: Coraggioso sacrificio o grande sconfitta?
... Il mio primo sentimento
davanti alla straordinaria (e, per un cattolico, sconvolgente) vicenda
di Joseph Ratzinger è stato infatti di solidarietà per la solitudine
profondissima di un personaggio della nostra epoca al quale avevo
cercato di portare rispetto ma che non amavo e da cui mi ero sempre
sentito lontano. Milioni di persone lo chiamavano padre (anzi: padre
santo) ma, per quanto andiamo sapendo, nessuno ha condiviso come un
figlio la sua «scandalosa» drammatica decisione...
Per quanto mi riguarda, oggi è viva in me l'ammirazione per questo
vecchio: con la sua decisione certamente sofferta e coraggiosa si è
rifiutato di consentire che il mito dell'onnipotenza pontificia
prevalesse ancora una volta sui limiti della persona umana con esiti
disastrosi.
Ettore Masina: Un grande vecchio
"Rispetto e commosso affetto"
esprime per la decisione di Benedetto XVI il sociologo torinese Massimo
Introvigne, responsabile dell'Osservatorio della Libertà Religiosa
promosso dal Ministero degli Esteri.
Massimo Introvigne: "Si conclude il più grande pontificato per la difesa della libertà religiosa"
Siamo sorpresi e scossi. Siamo
commossi. Ed è naturale. Anche se i libri di storia dicono altro, è la
prima volta – a memoria d’uomo e di cristiano – che un Papa «si
dimette ». E senza dubbio è la prima volta che il mondo può ascoltare
in diretta questo annuncio nell’antico idioma della Chiesa, il
latino, e può vederlo propagarsi istantaneamente in tutte le
possibili lingue dei popoli e della modernità. Certo, Benedetto XVI ci
aveva invitato per tempo in modo aperto e sereno, a considerare la
ragionevolezza cristiana e umana di un simile gesto. Ma un conto è
considerare una evenienza, tutt’altro è misurarci con un evento. E a
questo siamo. Trema la mano a scriverlo, e non di paura, ma di un
incredulo eppure come già consolato dolore e di una strana gratitudine
in cerca di conforto.
Marco Tarquinio: Tutto ci è dato
Lettera dell'Arcivescovo ai
fedeli ambrosiani, che dovrà essere letta all’inizio delle celebrazioni
eucaristiche della prima domenica di Quaresima. In allegato intenzioni
per la preghiera dei fedeli e le prime indicazioni liturgiche per il
periodo di sede vacante
Angelo Scola: Benedetto XVI, una limpida testimonianza di fede
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OPINIONI E COMMENTI
Uno dei destini forse segnati
di Benedetto XVI, il Papa teologo divenuto Pontefice a 78 anni, è
simile a quello toccato al suo predecessore Paolo VI, che lo volle
arcivescovo di Monaco e lo creò cardinale nell’ormai lontano 1977:
quello di essere criticato sia da destra che da sinistra, finendo
per risultare incompreso più spesso di quanto si possa
pensare, pure da chi si professa «ratzingeriano» e dovrebbe quindi
aiutarlo a trasmettere il suo messaggio.
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Le
testimonianze di chi gli è stato accanto, a partire dal fratello.
L'eredità spirituale. I risvolti sociali, politici ed economici.
FAMIGLIA CRISTIANA: Benedetto XVI: una scelta profetica
Sedotti
dal Papa e dalla grandezza della sua scelta. Tre preti
diversissimi tra loro, come don Luigi Ciotti, don Antonio Mazzi e
don Fortunato di Noto, accomunati dal lavoro sulla “strada” tra i
deboli, gli sbandati nelle curve della vita e le vittime della
violenza, non hanno dubbi: quello di Benedetto XVI è stato un
«grande, coraggioso gesto d’amore nei confronti della sua
Chiesa». Una lezione magistrale. Soprattutto una «scelta
profetica», gravida di buone notizie, capace di «provocare
cambiamento».
Le
dimissioni del Papa sono un gesto epocalele cui conseguenze non si
possono cogliere completamente in poco tempo. I precedenti storici sono
lontanissimi e comunque imparagonabili rispetto al contesto odierno. Si
tratta di un evento unico nel suo genere, un segno riformatore simile
forse soltanto alla visita di Giovanni Paolo II alla Sinagoga di Roma
(che rompeva con quasi duemila anni di ostilità tra cristiani ed ebrei)
oppure all’indizione del Concilio Vaticano II. Un gesto, quello di
lasciare il supremo ministero del Romano pontefice, di rottura netta e
incontrovertibile ma nello stesso tempo semplice, umano e
comprensibile soprattutto da chi vive nella sua esistenza concreta
la dimensione della fragilità.
Piergiorgio Cattani: La fragilità di un Papa "fallibile"
La
“rinuncia” di Benedetto XVI costituisce indubbiamente un evento
eccezionale. Ne sono testimoni l’attenzione dei media di tutto il mondo
e la diversità delle valutazioni che ne sono state date nelle diverse
sedi religiose e politiche. Valga per tutte quanto scrive Paolo Naso
(Nev, n. 7/13): questo gesto «ha una evidente ricaduta
sull’ecclesiologia e forse sulla stessa teologia cattolica: come pochi
altri umanizza e vorrei dire “secolarizza” l’istituzione papale». Nulla sarà più come prima.
Marcello Vigli: Una scelta "debole" tutta interna al sistema
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OPINIONI E COMMENTI
PUBBLICATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE
"NON STRUMENTALIZZARE DIO PER IL POTERE"
Benedetto XVI
"....Il
tentatore è subdolo: non spinge direttamente verso il male, ma verso un
falso bene, facendo credere che le vere realtà sono il potere e ciò che
soddisfa i bisogni primari. In questo modo, Dio diventa secondario, si
riduce a un mezzo, in definitiva diventa irreale, non conta più,
svanisce. In ultima analisi, nelle tentazioni è in gioco la fede,
perché è in gioco Dio. Nei momenti decisivi della vita, ma, a
ben vedere, in ogni momento, siamo di fronte a un bivio: vogliamo
seguire l’io o Dio? L’interesse individuale oppure il vero Bene, ciò
che realmente è bene? ..." (Benedetto XVI, Angelus - 17.02.2013)
il testo integrale: Angelus -17.02.2013
VIDEO OGGI INIZIANO GLI ESERCIZI SPIRITUALI DEL PAPA guidati dal Card. Gianfranco Ravasi
Oggi
(17.02.2013), alle ore 18, nella cappella Redemptoris Mater del Palazzo
Apostolico, inizierò la mia predicazione degli Esercizi Spirituali per
la Curia romana. Davanti a me, dopo secoli e secoli, circondato dai
cardinali e dai vescovi curiali, sarà presente per la prima volta un
Papa che ha formalmente rinunciato al suo officio pastorale universale,
anche se temporaneamente ancora nelle sue funzioni. ... Il
mio ciclo di predicazione – che verrà pubblicato subito dopo, agli
inizi di marzo, col titolo L'incontro – si staccherà dalla contingenza
e respirerà, proprio secondo il desiderio di Benedetto XVI, l'atmosfera
dell'anima che nella preghiera, nell'ascolto e nel silenzio trova il
suo respiro. È lungo questo sentiero d'altura che si vive la fede
autentica: infatti, un antico asserto latino affermava che lex orandi,
lex credendi: la guida, la norma per il credere genuino è la via della
preghiera. Anzi, idealmente trasformerò quel motto in ars orandi, ars
credendi, perché pregare è un'arte, un esercizio di bellezza, di canto,
di liberazione interiore. ... È
ascesi e ascesa, impegno rigoroso, ma anche volo lieve dell'anima verso
Dio. Il tracciato sarà offerto dai Salmi, la raccolta biblica di
preghiere sulla quale Dio stesso ha posto il suo sigillo, tant'è vero
che il teologo martire, vittima del nazismo, Dietrich Bonhoeffer
osservava che «se la Bibbia contiene un libro di preghiere, dobbiamo
dedurre che la parola di Dio non è solo quella che egli vuole rivolgere
a noi, ma è anche quella che egli vuole sentirsi rivolgere da noi». In
questa esperienza il credente ritrova la propria identità
spirituale. (Gianfranco Ravasi) Esercizi spirituali
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PUBBLICATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE
È
trascorsa più di una settimana dall'annuncio che ha sconvolto, anche in
termini positivi, la vita della Chiesa cattolica e determinato una
nuova fase nella sua storia. Commenti, analisi, ringraziamenti e
tristezza, apprensione e speranze. Non è stato un caso che fosse
proprio nella settimana che apriva la Quaresima, il tempo delle rinunce
e della preghiera, che Benedetto XVI ha dato l'annuncio. Tutti
hanno commentato la decisione di Benedetto XVI, dagli illustri studiosi
di teologia e diritto canonico ai vaticanisti, dai commentatori laici
ai cristiani semplici ma dal cuore addolorato per una improvvisa, sia
pure preparata, ammissione di caducità umana. Un'esperienza che ha
esaltato il ruolo Trinitario di un Dio che guida la chiesa oltre le
povere opere di un uomo, anche quando lo chiamano, consideriamo e
affettuosamente amiamo come Santo Padre. Dopo
giorni di omelie, scritti, tweet, post, documentari e speciali su ogni
supporto mediatico ora il silenzio. Ovvero il rispetto per chi ha
annunciato di volerlo e di aver "scelto di essere nascosto al mondo".
Una lezione che dovrebbe fare pensare ciascuno di noi, sempre a caccia
di una luce che possa gratificare il nostro ego... Il silenzio dopo l'oceano di parole di Luca Rolandi
Si
sente dire in giro, anche da qualcuno nelle parrocchie, tra i fedeli:
"Ma il Papa non doveva, non poteva. Non si scende dalla croce". È
forse il commento più avvilente, specie se fatto da credenti. Il Papa
non sta scendendo dalla croce: ci sta salendo. Sta facendo l'esperienza
dell'abbassamento, della spogliazione di sé. L'esperienza più radicale
di abbandono nelle braccia del Signore. Chissà
quale tumulto di emozioni e di pensieri nella sua anima. Poi la scelta.
Una scelta nata dalla preghiera, dall'ascolto di Dio, dal confronto con
lui. Si
dice: il Papa stava scrivendo un'enciclica sulla fede, ma non l'avremo.
Non è vero. L'enciclica sulla fede l'ha scritta: sta in questa sua
sofferta decisione di farsi da parte agli occhi del mondo per mettersi
sotto uno sguardo che conta infinitamente di più. È un'enciclica
silenziosa, ma non meno efficace. E, non a caso, come sempre sono i più
semplici a comprenderla. Mentre
i dotti fanno scorrere fiumi di parole per indagare le ragioni occulte
delle dimissioni, gli umili hanno già capito: il Papa sta facendo
l'esperienza di Gesù nell'orto dei Getsemani: "Ora l'anima mia è
turbata". E dal turbamento nasce l'abbandono nelle braccia del Padre.
Si potrebbe dire, e tutti lo diciamo prima o dopo, "salvami da
quest'ora". Ma la fede sta nell'abbandono, nello spogliarsi di sé. L'enciclica
silenziosa di Benedetto ci parla della vita debole, della vita turbata.
Ci parla di quella vita che normalmente non vogliamo vedere... L'enciclica non scritta di papa Benedetto di Aldo Maria Valli
Vedi i nostri precedenti post: - BENEDETTO XVI SI DIMETTE!
- Dimissioni di Papa Benedetto XVI - Reazioni e commenti / 1 - Sodano - Bettazzi - Mancuso - Georg Ratzinger -
- Dimissioni di Papa Benedetto XVI - Reazioni e commenti / 2 - Bregantini - Forte - Ciotti - Bianchi
- Dimissioni di Papa Benedetto XVI - Caro Papa... di Alessandro D’Avenia
- Dimissioni di Papa Benedetto XVI - "La Quaresima di Benedetto e del Conclave" di Giorgio Bernardelli
- Dimissioni di Papa Benedetto XVI - Reazioni e commenti / 3 - Vian - Messori - Massimo - Monaco - Corradi
- Dimissioni di Papa Benedetto XVI - Reazioni e commenti / 4 - Brambilla - Bettazzi - Zollisch - Moraglia - Nosiglia
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La mistica della Croce e la mistica del servizio di mons. Bruno Forte Arcivescovo di Chieti-Vasto
Il
paragone fra le scelte compiute da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI
davanti al venir meno delle loro forze fisiche, è stato avanzato da più
parti, talvolta soltanto per immaginare una contrapposizione e
ipotizzare retroterra inquietanti. In realtà, l’accostamento fra i due
Papi, figure dall’evidente diversità e dalla non meno profonda
sintonia, può risultare particolarmente fecondo nell’aiutare a
comprendere ciò che sta avvenendo al vertice della Chiesa cattolica e
il suo possibile significato per il prossimo futuro.La
chiave di lettura più adeguata per interpretare il modo di porsi
davanti alla malattia, alla sofferenza e alla morte del Papa polacco, è
la mistica slava della Croce. . Avendo avuto il singolare privilegio di
predicare a Giovanni Paolo II gli ultimi esercizi spirituali cui egli
abbia potuto partecipare, ho avuto anche modo di ascoltare dalle sue
labbra parole che restano scolpite nella mia memoria e nel cuore: “Il
Papa deve soffrire per la Chiesa”. Ciò che mi colpì fu l’intensità con
cui le diceva, in particolare la forza posta su quel “deve”...Benedetto
XVI si muove in un diverso orizzonte culturale e simbolico, quello
della mistica occidentale del servizio. Egli è l’uomo che sa di dover
dare gratuitamente quanto ha gratuitamente ricevuto. E sa che questo
dare senza ritorno è il servizio cui è stato chiamato, tanto come
pensatore della fede, quanto come pastore e apostolo, posto dal Signore
a lavorare nella Sua vigna, umile operaio impegnato a spendere tutti i
doni d’intelligenza e di fede, ricevuti da Dio, a favore della causa di
Dio in questo mondo.Anche questo servizio non è che una “imitatio Christi”...
"La mistica della Croce e la mistica del servizio" di Bruno Forte (pdf)
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IL LASCITO DEL CARDINALE PER UN CAMBIAMENTO RADICALE DELLA CHIESA
...
Le critiche espresse dal cardinale nel suo ultimo colloquio erano come
un testamento, scritto per amore. Con fermezza poneva alcune persone al
centro: i poveri, coloro che ricercano la fede, le donne e gli
stranieri. A loro si era dedicato con tutte le forze per l'intera vita.
Non a caso le sue richieste hanno preso il nome di «Agenda Martini» per
il conclave... Cosa dice l'«Agenda Martini» a proposito del profilo del nuovo Papa? Deve
essere un ottimista come Giovanni XXIII: non difendere ciò che è
antiquato, ma aprire le porte della Chiesa al nuovo. Deve avere molta
comprensione umana e fiducia nel futuro. Deve
avere amore come Paolo VI. Forse aveva un eccessivo timore delle
possibilità offerte dalla tecnologia, dalla medicina e dalla libertà
sociale, ma era una preoccupazione per l'uomo, come amava sottolineare
il cardinal Martini quando criticava l'Enciclica Humanae Vitae. Lo
poteva testimoniare egli stesso, poiché Paolo VI lo invitava spesso
come un amico, a discutere di questioni bibliche. Deve
essere deciso come Giovanni Paolo II. Il cardinal Martini raccontava
che il Papa polacco aveva nominato lui, originario di Torino,
arcivescovo di Milano, senza ascoltare le obiezioni. Aveva deciso e
basta. Con la sua forza riusciva a muovere molte cose in Vaticano e
nella politica ecclesiastica. Una forza che ha fatto addirittura
crollare la cortina di ferro. Martini voleva dire al Papa: servono giovani, poveri e donne
Intervista con il sudafricano Fox Napier uno dei favoriti Non
credo che sarà un conclave rapido come quello del 2005. Chiunque verrà
eletto, ha la strada indicata e cioè dovrà completare la purificazione
della Chiesa avviata da Benedetto XVI. Nella Cappella Sistina, il senso
dell’universalità prevale sulle logiche regionalistiche e sui blocchi
geografici di appartenenza». Il
71enne sudafricano Wilfried Fox Napier, porporato francescano, è in
cima a tutte le lista dei papabili e i bookmaker inglesi scommettono
che il «Papa nero» sarà lui (o il curiale ghanese Peter Turkson).
Arcivescovo di Durban dal ’92, cardinale dal 2001, è stato nominato da
Joseph Ratzinger presidente del Sinodo sull’Africa e membro di quattro
dicasteri vaticani. «Da questa
profonda crisi possiamo uscirne con una forte rinascita spirituale,
come avvenne ai tempi in cui San Francesco attuò la sua riforma
morale». Appena sente l’ipotesi di una sua elezione ride e stempera la
tensione con una battuta: «Comincerei come Benedetto ha terminato. Con
la rinuncia». Poi il tono torna serio: «È già gravosa la responsabilità
di partecipare al conclave, sull’esito non ha senso esprimersi. Sarà
ciò che Dio vuole». "Il successore dovrà completare la purificazione della Chiesa"
...
È questo il testimone che il Papa uscente consegna a voi, al suo
successore e a tutti noi cristiani, chiamati a proseguire con i nostri
diversi carismi sulla strada - certo, non facile - di una reale
collegialità e trasparenza, di una maggiore sinodalità per un camminare
insieme che ci veda coinvolti nelle scelte, nel quadro di un
cristianesimo globale in cui i cristiani del sud del mondo sono ormai
più (e più vivi) di quelli dei paesi tradizionalmente cristianizzati e
in cui le donne chiedono giustamente a gran voce di essere finalmente
protagoniste a pieno titolo. E chiamati ad annunciare con coraggio che
il messaggio evangelico sarà realmente vivibile anche in futuro: perché
il Dio di Gesù non è solo alleato dell’uomo in genere, ma anche
dell’uomo postmoderno, che ha scoperto come valori irrinunciabili la
ragione critica e la libertà di coscienza. Quella stessa cui si è
richiamato Benedetto XVI per spiegare il valore autentico della sua
scelta.
Una bussola per la chiesa di domani di Brunetto Salvarani
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Il
28 di febbraio, alle ore 20, Benedetto XVI non sarà più Papa, la Santa
Sede sarà cioè vacante, anche se Joseph Ratzinger sarà ancora vivo.
Questo
evento è sostanzialmente un unicum nella storia bimillenaria della
Chiesa, in quanto gli antichissimi e rarissimi precedenti non sono
comparabili a questo evento mediatico mondiale del 2013.
Punto finale e nuovo inizio
Gli
effetti di queste dimissioni saranno immensi e duraturi nei prossimi
decenni, anche se da più parti si tenta invano di normalizzare una
situazione evidentemente eccezionale, e di sminuirne la portata storica.
Paradossalmente
proprio questo Papa, che tanto ha insistito sulla necessità di ribadire
la “continuità” nella storia della Chiesa, ha compiuto uno dei gesti di
più radicale discontinuità che potessimo immaginare, un gesto che sarà
ricordato come una rottura senza precedenti, una cesura epocale, un
punto finale e un nuovo inizio.
Questo
gesto si pone d’altronde nel novero dei grandi momenti di assoluta
novità che segnano la storia della Chiesa dalla seconda metà del XX
secolo in poi...
UN PAPA SI DIMETTE PERCHÉ LA CHIESA SI CONVERTA di Marco Guzzi
Leggi anche i nostri post precedenti (nel post i link a quelli precedenti): - Dimissioni
di Papa Benedetto XVI - "Il silenzio dopo l'oceano di parole" di Luca
Rolandi - "L'enciclica non scritta di papa Benedetto" di Aldo Maria
Valli
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Piazza San Pietro
Mercoledì, 27 febbraio 2013
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato!
Distinte Autorità!
Cari fratelli e sorelle!
Vi ringrazio di essere venuti così numerosi a questa mia ultima Udienza generale.
Grazie
di cuore! Sono veramente commosso! E vedo la Chiesa viva! E penso che
dobbiamo anche dire un grazie al Creatore per il tempo bello che ci
dona adesso ancora nell’inverno.
Come
l’apostolo Paolo nel testo biblico che abbiamo ascoltato, anch’io sento
nel mio cuore di dover soprattutto ringraziare Dio, che guida e fa
crescere la Chiesa, che semina la sua Parola e così alimenta la fede
nel suo Popolo. In questo momento il mio animo si allarga ed abbraccia
tutta la Chiesa sparsa nel mondo; e rendo grazie a Dio per le «notizie»
che in questi anni del ministero petrino ho potuto ricevere circa la
fede nel Signore Gesù Cristo, e della carità che circola realmente nel
Corpo della Chiesa e lo fa vivere nell’amore, e della speranza che ci
apre e ci orienta verso la vita in pienezza, verso la patria del Cielo.
Sento
di portare tutti nella preghiera, in un presente che è quello di Dio,
dove raccolgo ogni incontro, ogni viaggio, ogni visita pastorale. Tutto
e tutti raccolgo nella preghiera per affidarli al Signore: perché
abbiamo piena conoscenza della sua volontà, con ogni sapienza e
intelligenza spirituale, e perché possiamo comportarci in maniera degna
di Lui, del suo amore, portando frutto in ogni opera buona (cfr Col
1,9-10)...
il testo integrale dell'ultima Udienza di Benedetto XVI video
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SALUTO DI CONGEDO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI AGLI EM.MI SIGNORI CARDINALI PRESENTI IN ROMA
Sala Clementina Giovedì, 28 febbraio 2013
Venerati e cari Fratelli!
Con
grande gioia vi accolgo e porgo a ciascuno di voi il mio più cordiale
saluto. Ringrazio il Cardinale Angelo Sodano che, come sempre, ha
saputo farsi interprete dei sentimenti dell’intero Collegio: Cor ad cor
loquitur. Grazie Eminenza di cuore. E vorrei dire – riprendendo il
riferimento all’esperienza dei discepoli di Emmaus – che anche per me è
stata una gioia camminare con voi in questi anni, nella luce della
presenza del Signore risorto.
Come
ho detto ieri davanti alle migliaia di fedeli che riempivano Piazza San
Pietro, la vostra vicinanza e il vostro consiglio mi sono stati di
grande aiuto nel mio ministero. In questi otto anni, abbiamo vissuto
con fede momenti bellissimi di luce radiosa nel cammino della Chiesa,
assieme a momenti in cui qualche nube si è addensata nel cielo. Abbiamo
cercato di servire Cristo e la sua Chiesa con amore profondo e totale,
che è l’anima del nostro ministero. Abbiamo donato speranza, quella che
ci viene da Cristo, che solo può illuminare il cammino. Insieme
possiamo ringraziare il Signore che ci ha fatti crescere nella
comunione, e insieme pregarlo di aiutarvi a crescere ancora in questa
unità profonda, così che il Collegio dei Cardinali sia come
un’orchestra, dove le diversità – espressione della Chiesa universale –
concorrano sempre alla superiore e concorde armonia.
Vorrei
lasciarvi un pensiero semplice, che mi sta molto a cuore: un pensiero
sulla Chiesa, sul suo mistero, che costituisce per tutti noi - possiamo
dire - la ragione e la passione della vita...
il testo integrale del saluto di Benedetto XVI al Collegio cardinalizio video
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C’era
bisogno di questo testamento. Se il cuore di molti cattolici era stato
profondamente scosso dall’improvvisa rinuncia di Benedetto XVI al
ministero petrino, le sue parole nell’ultima udienza pubblica in piazza
San Pietro hanno illuminato maggiormente quella decisione.
Significativa è stata la scelta del brano della Lettera ai cristiani di
Colossi in cui l’apostolo Paolo rende grazie a Dio per la testimonianza
offerta da quella comunità: una scelta operata dal papa per poter
esprimere, sulla falsariga delle parole apostoliche, il suo
ringraziamento al Signore e alla Chiesa per la sua fede e la sua carità.
Questo
discorso rivela bene il cuore di Benedetto XVI: otto anni fa ha
accettato con vera obbedienza di diventare papa, ponendo al Signore una
domanda: «Perché mi chiedi questo?». A settantotto anni, era
consapevole della propria vecchiaia, di non aver fatto nulla per essere
eletto, di dover «fare un mestiere» duro e faticoso. Fu chiamato a
guidare una nave in mare agitato – un mare a tratti anche in tempesta –
e diretta verso una meta con i venti contrari. Oggi, con la sua fede,
confessa di non essersi mai sentito solo, neanche quando il Signore
sembrava dormire e alcuni barcaioli non aiutavano a tenere la rotta ma
facevano confusione.
Così Benedetto ha rivelato il suo cuore di Enzo Bianchi
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È
una giornata epocale quella di oggi (ndr 28/2/2013) che vede papa
Benedetto XVI lasciare il pontificato, facendo di San Pietro una sede
vacante. Lo è per me come per tutti i credenti, per quanti vivono la
Chiesa con profonda ispirazione, per chi concilia la Chiesa come
mistero con la Chiesa rivelatrice al mondo della buona notizia del
Vangelo, della fratellanza umana, del Gesù morto e risorto, e rilegge
la Chiesa con gli occhi della fede. È una grande testimonianza
evangelica la scelta di Benedetto XVI che ci ha consegnato una
dimensione umana del servizio e del ministero, della fragilità.
Forse,
in questa giornata epocale, ha senso rileggere le parole dell’ultima
intervista del cardinal Martini, spesso usate mediaticamente in chiave
polemica...
Nel giorno di Benedetto di don Virginio Colmegna
La riflessione di don Viginio Colmegna sulla scelta di Papa Ratzinger all'indomani della notizia. video
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SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
"Grazie
per il vostro amore e il vostro sostegno. Possiate sperimentare sempre
la gioia di mettere Cristo al centro della vostra vita." (Benedetto XVI - l'ultimo tweet - 28.02.2013 ore 17.00)
"Perché
tutto questo coraggio il Papa non l'ha usato per cambiare la Curia? ...
perché non ha cambiato quelle persone che l'hanno fatto penare? ... un
Papa che lascia non è un momento di festa è un momento di dolore ...
siamo alla ricerca della ragione ultima di questa scelta" (Dino Boffo - Direttore TV2000 - in diretta TV alle ore 18.00 del 28.02.2013)
Il Signore mi chiama... Tutto e tutti raccolgo nella preghiera... Ho sempre saputo... Vorrei invitare tutti... Amare la Chiesa significa... Nel nostro cuore...
La Chiesa vive... Prima di salutarvi personalmente... Non sono più Pontefice... Non sono un adulatore...
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E’
stata pubblicata oggi l'attesa Lettera apostolica in forma di Motu
proprio "Normas nonnullas" su alcune modifiche alle norme relative
all’elezione del Papa, ecco il testo integrale
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La pagina della Santa Sede con Notizie, interviste e approfondimenti sugli ultimi giorni del Pontificato di Benedetto XVI
Gli ultimi giorni del Pontificato di Papa Benedetto XVI
...
Il primo pensiero che mi è balenato nella testa quando ho appreso della
storica scelta del Papa è stato che molti lo avrebbero rivalutato. Il
secondo che Benedetto XVI aveva intuito che alla Chiesa serviva una
scossa, un atto inedito e coraggioso che costringesse i credenti a
rimettersi in discussione...
È
un bel paradosso, che il Papa dell'anti-relativismo sia finito per
«relativizzare» uno degli aspetti che parevano più assoluti nel
cristianesimo: il papato, appunto.
...
È la riprova che le categorie di "progressista" e "conservatore"
valgono poco quando si parla di pontefici e, più in generale, di
rappresentanti della gerarchia cattolica. La lettura, per forza di
cose, deve sempre essere più complessa. Ma è anche la riprova del fatto
che questo Papa e questo pontificato andranno analizzati con attenzione
per capirne il ruolo e la portata...
Aldo Maria Valli: Un Papa che ci sfida sull'idea del potere
In
un giorno senza precedenti per la storia della Chiesa, Aleteia
(aleteia.org) presenta il social event "La rinuncia di Benedetto XVI",
in live streaming, alle ore 21 di giovedì 28 febbraio. L'evento è realizzato in collaborazione con Vatican Insider (vaticaninsider.lastampa.it) e con Telepace (telepace.it). Obiettivo dell'iniziativa è rispondere alle tante domande che la rinuncia di Benedetto XVI suscita negli utenti della rete. Esponenti
autorevoli del mondo cattolico incontrano su Aleteia i blogger in
diretta streaming, tramite il servizio di Google Plus Hangout.
La rinuncia di Benedetto XVI (video)
Non
riesco ad appassionarmi alle questioni relative alle dimissioni di Papa
Ratzinger. Pur capendo che è certamente un evento storico, non riesco a
percepire le ricadute che questo può avere sulla vita quotidiana di
deboli e dereletti in tutto il mondo. Mi pare che nell’ultima cena
di Giovanni sia chi sta più in alto a lavare i piedi a chi sta sotto.
La mia impressione, parlando con gente comune nelle parrocchie e
ascoltando i vari commenti dei credenti praticanti, è che stiano tutti
a guardare in alto e a preoccuparci per un uomo che si ritira in un
isolamento che se non è dorato poco ci manca...
PAX CHRISTI: Waiting for the Holy Spirit
Il
commiato dai cardinali e il trasferimento in elicottero a Gastel
Gandolfo: dalle 20 sarà "Sede vacante". Le priorità che la Chiesa si
trova a fronteggiare viste dai missionari.
FAMIGLIA CRISTIANA: Joseph, ultimo giorno da Papa
...
Quello che il Papa lascia al suo successore è dunque una crisi: perché
è difficile attraversare questo passaggio. Il suo merito è di non
averla nascosta nel trionfalismo di un Papa con le piazze piene e le
chiese vuote. La Chiesa deve trovare la sua strada per poter
ricominciare ad annunciare Dio e il suo vangelo nel nuovo ateismo della
modernità.
Raniero La Valle: Gesti moderni un Papa antico
Due
portoni (Castel Gandolfo e Conclave) si chiudono, ma l'umanità non è
esclusa. Quella di Benedetto con le vele spiegate del pellegrino,
quella del nuovo Papa che ci sarà donato dallo Spirito Creatore
Cristiana Dobner: Sulla soglia della storia
Ecco come i media internazionali hanno raccontato lo “storico ed emozionante” passo indietro
VATICAN INSIDER: L'addio di Ratzinger visto dalla stampa estera
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Dal sito della Santa Sede un dono a tutti per ricordare Benedetto XVI...
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“Riconoscenza
di tutta la Chiesa” per l’”instancabile lavoro nella vigna del
Signore”. È la “gratitudine” espressa al Papa emerito dal Collegio
cardinalizio, nel telegramma letto dal cardinale decano Angelo Sodano
durante la terza Congregazione generale di oggi. “I padri cardinali
riuniti in Vaticano per le loro Congregazioni generali in vista del
prossimo Conclave – il testo del messaggio, letto oggi ai giornalisti
da padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa
Sede – Le inviano in coro un devoto saluto con l’espressione della loro
rinnovata gratitudine per tutto il Suo luminoso ministero petrino e per
l’esempio loro dato di una generosa sollecitudine pastorale per il bene
della Chiesa e del mondo”. “La loro gratitudine – prosegue il
telegramma – vuole rappresentare la riconoscenza di tutta la Chiesa per
il suo instancabile lavoro nella vigna del Signore”. “I membri del
Collegio cardinalizio – la conclusione del testo – confidano infine
nelle sue preghiere per loro, come per tutta la Santa Chiesa”...
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1° anniversario della rinuncia di Benedetto XVI
al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro |
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NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
Solo un Papa come...
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PUBBLICATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE
Dal manoscritto allo stupore dei cardinali. Le 24 ore che hanno cambiato la Chiesa
Ecco i custodi del segreto di Ratzinger I testimoni di un grande addio
Da un anno il Vaticano non è più
lo stesso. A cambiare il corso della storia è stato il gesto clamoroso
con cui dodici mesi fa Benedetto XVI è tornato Joseph Ratzinger.
L'11 febbraio 2013 è festa in
Vaticano per l'anniversario dei Patti Lateranensi. Il Pontefice tiene
un concistoro per i decreti di canonizzazione di alcuni santi e dopo
l'annuncio della data in cui questi saranno proclamati, Benedetto XVI
comincia a leggere qualcos'altro, sempre in latino, da un foglio che
tiene in mano. Deve dire qualcosa di «importante per la vita della
Chiesa»: sta diventando vecchio («ingravescente aetate»). Spiega di non
aver più le forze per governare la barca di Pietro in un mondo che
diventa sempre più veloce. Dopo aver a lungo pregato, in coscienza ha
deciso di lasciare. Annuncia l'inizio della sede vacante alle ore 20
del 28 febbraio. Una dichiarazione che Benedetto ha steso di proprio
pugno il pomeriggio del giorno prima e che è stata tradotta nelle varie
lingue in Segreteria di Stato all'alba di quel lunedì 11 febbraio, dopo
che il Sostituto Angelo Becciu ha fatto giurare ogni traduttore che non
avrebbe violato il segreto destinato a rimanere tale solo per poche ore.
Quella rinuncia che ha cambiato la storia
11 febbraio 2013. Da quel giorno
nulla è più stato come prima all’interno della cattolicità e del mondo
intero. “Con piena libertà dichiaro di rinunciare al Ministero”; questa
la formula utilizzata da Benedetto XVI per annunciare l’abbandono della
Cattedra di Pietro. Con voce piana, per nulla gravata dal peso
dell’annuncio, Joseph Ratzinger ha compiuto quel giorno il gesto più
rivoluzionario chela Chiesa ha vissuto in epoca moderna. A un anno di
distanza tutte le luci sono concentrate sulla forza carismatica di
Francesco, sui suoi gesti e atti che hanno dato una decisa svolta
all’azione della Sposa di Cristo in terra. Ma se tutto questo è stato
permesso lo si deve a Benedetto XVI, alla sua forza e alla sua libertà.
Una figura – come Paolo VI –forse non pienamente compresa da fedeli e
no...
... Ma se Francesco può avviare
una nuova pagina per la vita della Chiesa può compiere tutto questo
grazie al gesto del mite rivoluzionario Benedetto.
Quel rivoluzionario di Papa Ratzinger
Per una riflessione sulla rinuncia di Papa Benedetto,
un anno dopo, Alessandro Gisotti per Radio Vaticana ha intervistato
padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana.
P. Lombardi: Benedetto XVI vive il tempo della preghiera, la sua rinuncia ha inciso nella storia della Chiesa (mp3)
Guarda il nostro post dell'annuncio delle dimissioni di Papa Benedetto XVI:
BENEDETTO XVI SI DIMETTE!
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... Una decisione propria non di una personalità debole e remissiva,
bensì di un uomo capace di esaminare lucidamente la propria coscienza e
riconoscere che, per il bene della Chiesa, era opportuno fare un passo
indietro e lasciare spazio a chi aveva forze ed energie maggiori.
Sta
in questo la grandezza di una scelta in netta controtendenza con
l'attuale società, con la dilagante occupazione delle "poltrone" e
delle posizioni di rilievo. Lo spessore e la novità sta nel sapere dire
di no, nel riconoscere i propri limiti, nella lucida disamina di quanto
possiamo dare nei nostri rispettivi ruoli, considerando come
prioritario lo spirito di servizio verso gli altri e non il tornaconto
personale.
In una parola, il coraggio di saper rinunciare.
Una
vicenda che ci ha insegnato come le azioni non siano da leggere
nell'esclusivo significato semantico delle parole, bensì vadano
contestualizzate alla luce di tanti altri aspetti.
La
rinuncia al ministero petrino non va quindi interpretata nell'ottica di
una privazione di qualcosa: quella di papa Benedetto non è stata la
scelta di "lasciare" ma di svolgere il proprio compito nella Chiesa in
modo differente rispetto al passato e più appropriato alle sue
condizioni fisiche, dettate in primis dalle problematiche legate
all'età...
La lezione di papa Benedetto, un anno dopo
...
Dom Claudio è un teologo fine e sa – naturalmente - che la rinuncia di
un Papa era possibile, che è prevista nel diritto canonico romano, che
lo stesso Ratzinger ne aveva parlato in diverse occasioni, “ma nella
pratica sembrava impossibile dopo 600 anni” aggiunge, per poi ribadire
che quella di Benedetto XVI “è stata veramente una cosa inaspettata”.
Per ragioni che non si è soliti ascoltare. “Solo un papa come Benedetto
XVI poteva fare un gesto del genere, perché ci vuole molta razionalità,
e una grande fede, una grande santità di vita per mettere tutte le cose
nelle mani di Dio. E lui – Ratzinger - è una persona così”...
Le dimissioni di Ratzinger viste dal sud
Per la prima volta il Segretario dei due Papi racconta quei giorni drammatici. "Per me", dice, "fu come una coltellata".
MONSIGNOR GEORG: «COSÌMATURÒ LA RINUNCIA DI BENEDETTO XVI»
Vedi anche il nostro post precedente:
Un anno fa la scelta di Benedetto XVI che ha cambiato la storia / 1
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L’11 febbraio di un anno fa, la Chiesa e il mondo venivano scossi dalla
rinuncia di Benedetto XVI al ministero petrino. Quello che sulle prime
fu un annuncio accolto con stupore e grande turbamento, nei giorni
successivi venne lentamente compreso come un atto di lungimirante
sapienza, possibile – nella sua sostanziale unicità – solo a un uomo e
a un Pontefice di straordinaria intelligenza spirituale. Alessandro De
Carolis rievoca in questo servizio le tappe che hanno scandito un mese
ormai passato alla storia...
Benedetto XVI e la rinuncia, il mese più lungo di una grande anima
È
passato un anno dalla rinuncia di Benedetto XVI. Un evento storico, che
ha dato ai credenti una Chiesa ringiovanita e al mondo una sponda più
solida per chi vuole sottrarsi all’omologazione individualista,
nichilista, liberista. Ratzinger non sapeva che i cardinali avrebbero
eletto Bergoglio, il primo papa dell’emisfero sud del mondo, il primo a
prendere il nome di Francesco. Ma ha voluto, cercato, preparato quella
rottura. Non basta certo il diritto canonico per spiegare le
dimissioni. E non bastano neppure gli scandali, l’ingovernabilità della
curia, l’accerchiamento mediatico, la viltà e l’incoerenza di tanti
ecclesiastici, l’affanno di fronte alla secolarizzazione dell’Occidente
cristiano.
In
quell’atto di umiltà e di fede che è stata la rinuncia al papato, c’era
un’intelligenza del tempo. E c’era anche lo spirito del Concilio,
quello che tanti conservatori e reazionari volevano comprimere e
sterilizzare, pensando che proprio il grande teologo Ratzinger fosse il
giusto normalizzatore. Invece papa Benedetto ha riaperto alla
Rivelazione la porta della storia. Come fece il Vaticano II chiamando i
cristiani a cogliere con speranza i «segni dei tempi». E Ratzinger lo
ha fatto – qui sta la grandezza del gesto – riconoscendo un proprio
limite, anzi una propria impossibilità. Non ha rinnegato nulla del suo
magistero, dei suoi scritti, dell’incessante ricerca di un nuovo
dialogo tra fede e ragione, di quell’idea di verità che contrasta il
relativismo assoluto: ma la dottrina stava diventando impronunciabile
in un contesto di crescente ostilità verso la Chiesa, di fronte a
incoerenze interne che il vecchio papa non riusciva più a governare, di
fronte a pregiudizi che i fatti concreti (gli episodi di pedofilia, i
dossier di Vatileaks, le inchieste sullo Ior, gli scontri interni alla
gerarchia) confermavano e incrementavano. La rottura – cioè la scelta
di spalancare le finestre davanti all’assedio – era il solo modo per
riconsegnare intatto il patrimonio apostolico alla comunità cristiana.
Papa Francesco è stato eletto in questo contesto, creato consapevolmente da Benedetto...
Le dimissioni di Ratzinger e la conversione del papato
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Un anno fa «un fulmine a ciel sereno», come disse il cardinal Sodano,
raggiunse la chiesa cattolica, impreparata a vivere una situazione
inedita da molti secoli: un vescovo emerito di Roma vivente sotto un
nuovo pontificato. Cosa aveva condotto Benedetto XVI a compiere il
gesto delle dimissioni? La situazione di conflittualità, di scandali
nella curia romana stimolava ancor di più le domande che assumevano
anche contorni inquieti. In verità Benedetto XVI nella sua breve
dichiarazione di rinuncia aveva affermato l'essenziale: in ragione
dell'età avanzata, essendo venute meno le forze necessarie, non si
sentiva più adeguato all'esercizio del suo ministero e perciò, in
obbedienza alla sua coscienza esercitata nell'ascolto della parola di
Dio e nella preghiera, si ritirava
nel nascondimento per essere intercessore per la chiesa.
Una
novità, questa icona di preghiera nella chiesa assunta da un successore
di Pietro, una novità eloquente per tutti i cattolici che hanno amato e
ascoltato questo papa come per quelli che hanno accolto magari con
fatica il suo magistero. Nella messa che il cardinale Ratzinger, allora
arcivescovo di Monaco, aveva celebrato in occasione della morte di papa
Paolo VI nel lontano 1978 così aveva affermato: «Possiamo immaginare
come poteva essere pesante il pensiero di non poter appartenere a se
stesso... essere incatenato fino alla fine, con il suo corpo che
l'abbandonava, a un compito che esige, giorno dopo giorno, l'impegno
vivo e pieno di tutte le forze umane». Ratzinger dunque era abitato da
un pensiero chiaro, maturato da tempo sulla doverosa rinuncia da
compiere al venir meno delle forze: come aveva detto a se stesso, così
ha fatto...
Quando il Papa ritornò "solo" un uomo di Enzo Bianchi
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Benedetto, la rinuncia e la papolatria
di
Giuseppe Savagnone
A
distanza di un anno, ricordare il gesto profetico con cui Benedetto XVI
annunciò le sue dimissioni significa sicuramente qualcosa di più di una
formale commemorazione ed esige, piuttosto, una riflessione su ciò che
esso può significare per noi oggi. Se si prova a fare questo sforzo, si
percepisce subito che, dei messaggi che, implicitamente, quel gesto
conteneva, ce ne sono alcuni che sono stati ampiamente recepiti. Primo
fra tutti, l'esigenza di una desacralizzazione della figura del Vicario
di Cristo che, senza minimamente intaccarne la dignità, la riconducesse
a un dimensione più umana e più vicina alle fragilità che gli uomini e
le donne del nostro tempo quotidianamente sperimentano. Mai come nella
scelta di riconoscere pubblicamente la propria debolezza Benedetto è
stato apprezzato e capito anche da chi lo aveva sempre criticato. E
Papa Francesco, che tanto spesso è stato contrapposto al suo
predecessore, ha in realtà, sotto questo profilo, raccolto con
personale convinzione la sua eredità, dandone una interpretazione
creativa i cui frutti sono sotto i nostri occhi.
Vi
è però un altro aspetto di quel gesto che sembra essere rimasto del
tutto nell'ombra. Senza pretendere di leggere nelle intenzioni di
Benedetto, il significato oggettivo della sua scelta, per tanti versi
irrituale e traumatizzante, è stato di evidenziare che i papi passano,
mentre la Chiesa resta. Per chi era abituato a tributare alla persona
del Sommo Pontefice in carica una venerazione assoluta, quelle
dimissioni sono state un richiamo a ricordare che il papa è, con la sua
altissima autorità, un servitore - «servus servorum» - , e non un
monarca, l'unica figura rappresentativa e quasi riassuntiva della
istituzione ecclesiastica. A maggior ragione, non può esserlo la
singola personalità che svolge quel servizio. Basta pensare al fatto
che il primato di Pietro non ha mai preteso di abolire o sostituire
l'autorità dei vescovi nelle rispettive diocesi, ma ha sempre cercato
di coniugare l'universalità e l'unità della Chiesa universale con la
varietà e la ricchezza delle Chiese particolari.
Ebbene,
su questo punto, a un anno dalle dimissioni di Benedetto, il messaggio
sembra essere caduto nel vuoto. Oggi più che mai la Chiesa dà
l'impressione di essersi identificata con papa Francesco. Sono tra
coloro che ogni giorno ringraziano Dio per avercelo donato. Sono
perfino stupito che egli risponda così perfettamente alle mie segrete
speranze e gioisco nel vedere quali trasformazioni di stile, di
approccio ai problemi, di linguaggio, egli abbia introdotto in una
istituzione che da tempo sembrava "ingessata". Detto ciò, ho la
sensazione che la personalizzazione del papato e la identificazione
della Chiesa intera con esso non solo non siano stati superati - come
sarebbe stato nella logica del gesto di Benedetto XVI - , ma anzi siano
ancora più accentuati rispetto al passato.
Francesco
in questo non ha alcuna responsabilità. Fa continui sforzi per
richiamare tutti, nella comunità cristiana, ad assumersi le proprie
responsabilità...
"Benedetto, la rinuncia e la papolatria" di Giuseppe Savagnone
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...
Il suo gesto profetico, quello non di abbandonare la nave e di
ritirarsi su di un’isola fantastica e degna del paese di Bengodi, ma di
cederne il timone perché lo Spirito potesse soffiare con più vigore
sulle vele tese, si rivela, di giorno in giorno sempre più pervaso
dell’unzione dello Spirito stesso. ...
A nuovo soffio, nuovo timoniere. A nuova temperie, nuovo scrutatore dei
segni dei tempi. Non viltà ma intelligenza nella vita dello Spirito.
Non codardia ma puro coraggio nell’affrontare i propri limiti. Non
senilità incombente ma vigore giovanile di acume storico. L’annuncio fu
drammatico, forse colse di sorpresa per la sua repentinità, una sorta
di fulmine a ciel sereno. I commenti, con ogni registro di
supposizioni, retropensieri, si sprecarono. Ben pochi furono coloro che
ne colsero l’ampio spettro profetico...
Cristiana Dobner: A nuovo soffio nuovo timoniere
La rinuncia, come tutto il
Pontificato di Benedetto XVI, è stata ispirata dal Concilio Vaticano
II. Ne è convinto il teologo mons. Bruno Forte, arcivescovo di
Chieti-Vasto, che in questa intervista di Fabio Colagrande si
sofferma sulla decisione del Papa emerito e sui risvolti della rinuncia
un anno dopo
Bruno Forte: Benedetto XVI è un Padre della Chiesa moderna, sua rinuncia atto di profonda onestà
Dall'annuncio delle dimissioni
alla sede vacante, i giorni della rinuncia di Ratzinger al soglio
petrino attraverso i migliori articoli di ZENIT
ZENIT: Benedetto XVI: un anno fa il discorso in latino che rivoluzionò la storia
In occasione del primo anniversario della
rinuncia di Papa Benedetto XVI (11 febbraio 2013 - 11 febbraio 2014 - 11
febbraio 2014) abbiamo interpellati diversi vaticanisti con questa domanda: A un anno di distanza dalla
rinuncia di Papa Ratzinger e dei fatti successivi quale considerazione
fondamentale ti senti di fare, quella che ritiene la più rilevante?
IL SISMOGRAFO: Benedetto XVI: la rinuncia
Un anno fa Benedetto XVI lasciava per "vecchiaia" il soglio di Pietro: uno "choc" che ha reso possibile le novità di Francesco
Giacomo Galeazzi - Andrea Tornielli: Quella rinuncia che ha cambiato la storia
A un anno da quell'11 febbraio
in cui Benedetto XVI annunciò al mondo la sua storica rinuncia al
pontificato, una nuova opera potrebbe portare ulteriore luce sulla
figura del Pontefice emerito e sulle sue dimissioni. A scriverla è uno
dei giornalisti e scrittori che meglio conoscono Joseph Ratzinger, il
tedesco Peter Seewald, che con l'allora Papa firmò nel 2010 il
libro-intervista «Luce del mondo».
Giacomo Galeazzi: Vita di Joseph
Nelle dimissioni del Papa
tedesco, il teologo conciliare messo a guardia dell'ortodossia
wojtyliana e fatto salire sulla cattedra di Pietro alla soglia degli
ottant'anni, c'è forse tutta la grandezza di Joseph Ratzinger, che con
questo gesto ha indicato alla sua Chiesa una nuova strada...
Carlo Marroni: Un gesto dirompente per una nuova Chiesa
"Sapevo della rinuncia di
Benedetto XVI da un po' di tempo prima, ma l'ha detto con l'ordine di
non dirlo a nessuno. L'ultimo giorno del Pontificato per me è stato un
dolore abbastanza forte". Sono le parole pronunciate da monsignor Georg
Gaenswein, che è stato segretario particolare di papa Ratzinger.
Dolore nel giorno della rinuncia di Benedetto (video)
“Ritirato con la mia preghiera, sarò sempre con voi, e insieme andiamo
avanti con il Signore”. Con queste parole, il 14 febbraio dell’anno
scorso, Benedetto XVI si congedava dai parroci della sua diocesi di
Roma, tre giorni dopo l’annuncio della rinuncia al ministero petrino. A
un anno di distanza da quel gesto epocale, Alessandro Gisotti ha
intervistato il segretario particolare del Papa emerito e prefetto
della Casa Pontificia, mons. Georg Gänswein.
RADIO VATICANA: Mons. Gänswein: Benedetto XVI ha vissuto con grande serenità l'11 febbraio di quest'anno
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PUBBLICATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE
«Non c'è il minimo dubbio circa la validità della mia rinuncia al
ministero petrino» e le «speculazioni» in proposito sono «semplicemente
assurde». Joseph Ratzinger non è stato costretto a dimettersi, non l'ha
fatto a seguito di pressioni o complotti: la sua rinuncia è valida e
oggi nella Chiesa non esiste alcuna «diarchia», nessun doppio governo.
C'è un Papa regnante nel pieno delle sue funzioni, Francesco, e un
emerito che ha come «unico e ultimo scopo» delle sue giornate quello di
pregare per il suo successore.
Dal
monastero «Mater Ecclesiae» dentro le mura vaticane, il Papa emerito
Benedetto XVI ha preso carta e penna per stroncare le interpretazioni
sul suo storico gesto di un anno fa, rilanciate da diversi media e sul
web in occasione del primo anniversario della rinuncia. Lo ha fatto
rispondendo personalmente a una lettera con alcune domande che gli
avevamo inviato nei giorni scorsi, dopo aver letto alcuni commenti
sulla stampa italiana e internazionale riguardanti le sue dimissioni.
In modo sintetico ma precisissimo, Ratzinger ha risposto, smentendo i
presunti retroscena segreti della rinuncia e invitando a non caricare
di significati impropri alcune scelte da lui compiute, come quella di
mantenere l'abito bianco anche dopo aver lasciato il ministero di
vescovo di Roma.
...
Ratzinger: la mia rinuncia è valida, assurdo fare speculazioni
video
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A un anno di distanza riproponiamo il post con l'ultima udienza di
Benedetto XVI, evidenziando alcuni passaggi del suo discorso che a
nostro avviso risulta interessante rileggere alla luce di quanto
accaduto nel corso di quest'anno ed anche utile per dissipare dubbi e
speculazioni emersi in questi giorni.
BENEDETTO XVI UDIENZA GENERALE Piazza San Pietro Mercoledì, 27 febbraio 2013
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato!
Distinte Autorità!
Cari fratelli e sorelle!
Vi ringrazio di essere venuti così numerosi a questa mia ultima Udienza generale.
Grazie di cuore! Sono veramente commosso! E vedo la Chiesa viva!
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In
questo momento, c’è in me una grande fiducia, perché so, sappiamo tutti
noi, che la Parola di verità del Vangelo è la forza della Chiesa, è la
sua vita.
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Per leggere il testo integrale e rivedere il video vai al nostro post:
Ultima Udienza generale di Benedetto XVI in piazza San Pietro - video e testo integrale
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In questo momento il mio animo...
Non abbandono la croce...
A un anno di distanza
riproponiamo il post con il saluto di Benedetto XVI al Collegio
Cardinalizio con il testo integrale ed il video
Il saluto dell'allora cardinale Jorge Mario Bergoglio al minuto 32.50 nel video del post
Saluto di Benedetto XVI al Collegio cardinalizio - Testo integrale e video
Prima di salutarvi personalmente...
Non sono più Pontefice...
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«Attentissimo» alla vita della Chiesa
guidata da papa Francesco con cui ha un «ottimo rapporto» e nessuna
«contrapposizione», nonostante quello che scrivono «alcuni
giornalisti». «Attento» anche alle vicende del mondo - con un occhio
particolare all’Italia e alla sua Germania. Molto impegnato a
disbrigare una copiosa corrispondenza privata che cresce di giorno in
giorno. È questo il Papa emerito Benedetto XVI visto molto da vicino
che l’arcivescovo Georg Gänswein, suo segretario particolare e prefetto
della Casa Pontificia del suo successore, racconta ad Avvenire.
Gianni Cardinale: «Il mio anno vissuto al fianco del Papa emerito»
Un anno dopo, abbiamo ancora nel
cuore l’alzarsi in volo di quell’elicottero, nel cielo di Roma. Erano
le 17 e 5 minuti di un pomeriggio quasi tiepido, di sole chiaro e
acerbo. Il grosso apparecchio bianco si è sollevato da terra in un
frastuono di pale e motori, lento ha preso quota, poi ha descritto una
gran curva ed è tornato sopra San Pietro, come in un saluto. Suonavano
a distesa le campane e noi, per strada, abbiamo alzato gli occhi.
«È l’elicottero del Papa», ci siamo detti fra sconosciuti, e ci siamo
fermati, lo sguardo al cielo. E nelle facce di molti, mentre
l’apparecchio rombando ci sorvolava, uno sbalordimento attonito, e la
tristezza di un commiato di cui ancora non ci si capacitava.
Marina Corradi: Abbiamo visto e capito
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