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25 DICEMBRE
2012 - Natale del Signore - Anno C -
Prima lettura: Is 9,1-6 Salmo: 95 Seconda lettura: Tt 2,11-14 Vangelo: Lc 2,1-14
MESSA DELL'AURORA Prima
lettura: Is 62,11-12 Salmo: 96 Seconda lettura: Tt 3,4-7 Vangelo: Lc 2,15-20 Prima
lettura: Is 52,7-10 Salmo: 97 Seconda lettura: Eb 1,1-6 Vangelo: Gv 1,1-18
Natale del Signore – C
Notte di luce
1. Per comprendere e vivere la solennità del Natale del Signore al quale ci siamo preparati con il cammino dell’Avvento, è necessario uscire prima da un luogo comune, frutto di un sentimento infantile regressivo, che fa sentire il Natale come il “giorno del compleanno di Gesù”. Sarà questo un sentire positivo – non lo si nega – che comunica emozioni forti e sentimenti di bontà e di pietà, ma è il “nostro” Natale, un Natale “a nostra misura”, un Natale “beautiful”, che però non corrisponde al Natale del Signore. 2. Ci viene richiesta, allora, una comprensione di fede più matura che ci aiuti a vivere il Natale del Signore come l’attesa del Signore Crocifisso Risorto che viene in mezzo a noi nel segno potente, luminoso – ovvero salvifico – della piccolezza, della povertà e della fragilità. È questo il senso del Natale del Signore, narrato dai vangeli di Luca 2,1-20 e Matteo 2,1-12, cantato, pregato e creduto nella Liturgia, mostrato mistagogicamente per la nostra contemplazione nelle icone della chiesa orientale. Il Natale del Signore sintetizza mirabilmente la memoria della sua venuta nella carne, della sua incarnazione nella storia, della sua passione, morte e risurrezione, e della sua Parusia, cioè l’attesa della sua venuta come Crocifisso Risorto. È una grande visione di fede che contempla: - nel Bambino nato nella carne, il Risorto rinato a vita nuova; - nella gloria cantata dagli angeli, la gloria della Risurrezione; - nell’Oggi della sua nascita come primogenito, l’Oggi della sua Risurrezione come primogenito risorto dai morti; - nelle fasce che lo avvolgono come bambino, le bende che avvolsero il suo corpo morto crocifisso; - nella mangiatoia dove viene adagiato, la tomba dove fu deposto e la mensa del pane della sua Parola e del suo Corpo dove viene donato per il nostro nutrimento; - nei pastori che vegliano nella notte e che per primi ricevono l’annuncio della Nascita, le donne che alle prime luci dell’alba vegliano nel “luogo del memoriale” e che per primi ricevono l’annuncio della Risurrezione; - nel piccolissimo villaggio di Betlemme che accoglie il Bambino con Maria e Giuseppe, la “casa del pane” (questo significa “Betlemme”); - nella piccolezza e fragilità del Bambino, lo stile umile, povero e mite del Gesù adulto. E così il Natale del Signore è contemplato, narrato e annunciato nella prospettiva della sua Pasqua. E dentro questa ottica non si può non aggiungere che nella sua Nascita noi contempliamo con stupore la nostra rinascita battesimale di immersione nella sua morte e risurrezione, per essere rinnovati a sua immagine e somiglianza. Così la colletta della Messa del giorno: «O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine, e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti, fa’ che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio, che oggi ha voluto assumere la nostra natura umana». 3. Questa prospettiva pasquale che emerge evidente dal Natale è resa presente anche da un altro tema che, come un filo d’oro, traversa e avvolge tutto il tempo liturgico del Natale: il tema della luce. Nella luce si apre il Natale: «Sorge una nuova luce nella notte del mondo: adoriamo il Signore» (Inno Ufficio delle Letture); «O Dio, che hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo… » (colletta Messa della notte). E nella luce si chiude il Natale: rievocata prima dall’Epifania nella stella che guida i Magi («Oggi in Cristo luce del mondo tu hai rivelato ai popoli il mistero della salvezza… »: prefazio dell’Epifania), e poi nel Battesimo del Signore rievocata dal Battesimo in Spirito santo e fuoco nel quale Cristo ci immerge. Sì, la Notte del Natale è notte di luce. La luce appartiene ad una delle esperienze più originarie della nostra condizione umana. Quando nasciamo al mondo “veniamo alla luce”; e man mano che cresciamo e prendiamo contatto con lo spazio e l’ambiente, la luce ci aiuta ad individuare le forme, i colori, gli oggetti, le persone, il loro volto, i loro lineamenti. La luce, poi, illuminando gli spazi e le superficie, dà loro profondità e ne definisce le ombre e le oscurità. Grazie alla luce possiamo non soltanto percepire l’ambiente e lo spazio, ma, molto di più, abitarli, viverli, dare ad essi un significato e un senso. È la luce che ci permette di vivere tutto questo. Se non ci fosse la luce, non sapremmo distinguere perfettamente le ombre dal chiarore, la notte dal giorno, un ambiente da un altro, una persona da un’altra; senza la luce non sapremmo orientarci. La luce è essenziale per vivere dare un senso alla nostra vita. Ecco perché in Gen 1,3-5 è scritto che nel primo giorno Dio creò la luce, ma non le tenebre, perché le tenebre ci sono già, fanno parte della realtà di questo nostro mondo e con la loro oscurità rendono tutto piatto, uniforme, amorfo. È la luce, creata da Dio come cosa buona/bella (Gen 1,3), che ci permette di distinguere le tenebre, o meglio, secondo il senso biblico, di discernerle. Per questo Gesù, il Verbo che viene come Luce vera (Gv 1,9), è riconosciuto essere la luce del mondo (Gv 8,12; 1,): la sua sapienza, la sua Parola, il suo stile di vita illuminano le tenebre del mondo, le nostre oscurità più profonde, e ci permettono, se lo vogliamo, di discernere il bene dal male (le tenebre), la verità dalla menzogna (le tenebre), l’amore dall’odio (le tenebre: 1Gv 2,3-11). È vero: oggi «sorge una nuova luce nella notte del mondo: adoriamo il Signore». Che il Natale diventi per ognuno di noi Notte di Luce.
Egidio Palumbo |