QUELLI DELLA VIA Il portale di chi è alla ricerca di Verità |
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COMMENTI AL VANGELO |
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I domenica di AVVENTO
anno C 2-12-2012 Ger 33,14-16 Salmo 24 1Ts 3,12-4,2 Lc 21,25-28.34-36 |
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Fr. Egidio Palumbo
Fraternità Carmelitana di Barcellona Pozzo di Gotto Maranà tha, Vieni Signore Gesù! (Lectio) Entriamo
nel tempo di Avvento, tempo di invocazione e di attesa del Signore che
viene. Come si era concluso, così si apre l’Anno Liturgico. Infatti
riascoltiamo oggi le stesse pagine evangeliche del discorso
escatologico-apocalittico, discorso profetico che ci proietta verso il
futuro, verso il fine della nostra esistenza – cioè la risurrezione –
(discorso escatologico) e ci rivela la fine che Dio realizza (discorso
apocalittico; “apocalisse” vuol dire “rivelazione”) delle situazioni
inique e catastrofiche che viviamo in questo mondo, realizzate da noi o
con il nostro assenso.
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Abbiamo
ascoltato la Parola del Signore in questa prima domenica di Avvento che
è un periodo liturgico che ci pone in attesa; in attesa immediata del
Natale in cui facciamo memoria della nascita di Gesù, però soprattutto
il periodo liturgico dell'Avvento ci ricorda che tutta la nostra vita è
attesa, non solo di una festività, ma attesa di qualcuno che viene ed è
il Signore Gesù che viene non solo a Natale, ma viene ogni giorno e
verrà al compimento di questa nostra storia...
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La prospettiva
escatologica al cuore delle tre letture bibliche illumina di luce
particolare nel testo di Geremia lafede, cioè la fiducia nel compimento
delle promesse di Dio; nella seconda lettura la carità, in cui
tutti i credenti sono chiamati a crescere; e nel vangelo
la speranza, la speranza della venuta del Signore che i cristiani
nutrono anche di fronte a eventi catastrofici e di contraddizione.
Emerge così la dimensione escatologica delle virtù teologali. Il brano
dell’Antico Testamento e quello del vangelo chiedono entrambi
di discernere l’avvicinarsi della salvezza in mezzo a
tribolazioni e a situazioni che smentiscono il compiersi della
promessa di Dio.
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A
chi
era
convinto
di
poter
dormire
sonni
tranquilli
perché
si
riconosceva
in
una
pratica
religiosa
formale,
qual
era
diventata
quella
del
tempio
di
Gerusalemme,
Gesù
aveva
chiesto
di
non
illudersi:
il
credere
di
aver
catturato
Dio
tra
le
mura
di
un
tempio,
non
è
affatto
garanzia per
poter
essere
esenti
dal
momento
del
dramma
e
della
prova.
Nulla
di
ciò
che
possiamo
aver
costruito,
ha
in
sé
il
carattere
di
eternità:
neppure
il
tempio! Per
questo
Gesù
sollecita
i
discepoli
di
ogni
tempo
a
imparare
a
guardare
oltre
il
momento
presente,
acconsentendo
ad
entrare in un processo di destabilizzazione. Qualcosa di nuovo sta per nascere ma questo non è mai indolore, proprio come accade in ogni travaglio che si rispetti.... ********** Mi ha sempre colpito l’affermazione di Gesù che troviamo in questo passo del Vangelo: “gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra”. Una paura mortale! E’ la paura che prende ogni persona quando vede frantumarsi ciò in cui confidava e che sembrava sicuro e inattaccabile. Se ci pensiamo bene succede anche a noi quando ci vediamo in pericolo di perdere quello in cui confidavamo: un lavoro, una relazione, il posto dove abitiamo, la considerazione degli altri…... ********** |
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Torna di nuovo l’Avvento. Che scoperta! Invece è necessario ricordarcelo, perché è sempre in agguato il rischio che ciò che ritorna sempre finisca per non essere un appuntamento – e tanto meno un evento –, ma semplicemente una routine che ci lascia completamente indifferenti, tanto più che, oggi, il tempo liturgico non è annunciato da segni visibili che ce ne ricordino l’importanza. Per noi torna il Natale. Anche i più distratti, infatti, non possono rimanere indifferenti al tam tam che la pubblicità, le luminarie, l’assillo dei regali, le proposte di vacanze a basso costo nei paesi esotici, i raduni dei parenti, le scorte di vivande da programmare per le inevitabili mangiate che lo annunciano. Al Natale – vero! – si arriva con l’Avvento. ********** |
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Immacolata Concezione
della Beata Vergine Maria 8-12-2012 Gn 3,9-15.20 Salmo 97 Ef 1,3-6.11-12 Lc 1,26-38 |
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Celebriamo
la festa solenne dell'Immacolata Concezione di Maria, una festa cara a
tutti i cristiani, i brani biblici che abbiamo ascoltato ci aiutano a
comprendere bene che cos'è questa festa...
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Il sigillo
dell'ottimismo di Dio
L'inizio e la fine della vita terrena di Maria, pur non avendo nessun riscontro nei Vangeli, corrispondono al compimento del progetto che Dio ha sull'umanità. Creati a immagine e somiglianza di Dio (Gen 2,26), e chiamati a diventare suoi figli (Gv 1,12), gli uomini realizzano questa somiglianza nella vita terrena mediante la pratica di un amore che somigli a quello del Padre (Lc 6,35), e proseguono presso il Signore la loro esistenza oltrepassando la soglia della morte (Gv 11,25-26). La Chiesa, presentando Maria come modello perfetto di questo itinerario di figliolanza e di somiglianza, ne celebra l'ingresso nell'esistenza terrena con l'Immacolata e quello nella sfera di Dio con l'Assunta. Queste verità, che pur non avendo alcun riferimento nel Nuovo Testamento appartengono al patrimonio di fede del popolo cristiano, sono nate dall'intuito della gente più che dalla speculazione teologica... ********** |
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Il
cammino
dell’Avvento
conosce
quest’oggi
una
sosta: sosta
sulla
soglia
di
casa
di
santa
Maria.
Invitati
a
stare
sulla
soglia
per
scorgere
ciò
che
tra
le
pareti
di
quella
casa
di
Nazaret
si
è
dischiuso
a
vantaggio
dell’umanità
intera.
Da
questa
soglia
contemplare
non
solo
quanto
accade
in
Maria
ma
quello
che
esso
rappresenta
per
ciascuno
di
noi.
La
storia
di
Dio,
infatti,
non
finisce
a
Nazaret:
quell’avvenimento
è
solo
il
“canone”
di
una
storia
che
continua
nelle
nostre
storie.
Quell’avvenimento
è
il
luogo
in
cui
troviamo
le
coordinate
fondamentali
per
comprendere
come
Dio
continua
a
operare
anche
nella
nostra
vita,
quand’anche
essa
sia
intrisa
di
esperienze
contraddittorie.
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Quanto
è durato questo incontro tra l’angelo e Maria? L’evangelista Luca ce lo
racconta in modo breve ed essenziale, come dev’essere un racconto
scritto o anche cinematografico, dove i dialoghi e gli incontri hanno
durate brevi per ovvie esigenze legate al mezzo utilizzato. Ma in realtà, mi domando, quanto tempo sarà passato tra le parole di Gabriele e il “si” di Maria pronunciato alla fine? Quello che l’angelo chiede a Maria non è per nulla facile e di immediata accoglienza. Pensare che Maria non abbia faticato a dare il suo assenso, la trasformerebbe in un essere davvero irreale e disumano.... ********** |
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II domenica di AVVENTO
anno C 9-12-2012 Bar 5,1-9 Salmo 125 Fil 1,4-6.8-11 Lc 3,4-6 |
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Fr. Egidio Palumbo
Fraternità Carmelitana di Barcellona Pozzo di Gotto Per ricominciare un nuovo cammino (Lectio) Dopo aver meditato
sulla venuta del Figlio dell’Uomo che porta a compimento il fine
salvifico della nostra esistenza e la fine delle nostre iniquità, il
vangelo di questa seconda domenica di Avvento (Lc 3,1-6) ci propone di
meditare su una figura singolare e tipica: Giovanni Battista, di
origine sacerdotale (Lc 1,8-16). figura profetica esemplare che,
vivendo con lo spirito e la potenza di Elia profeta (Lc 1,17), annuncia
la venuta del Signore e insegna quali scelte di vita è necessario fare
per prepararsi ad accoglierLo.
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La
Parola di Dio in questa seconda domenica di Avvento ci presenta la
figura di un uomo, di un profeta che caratterizza con la sua presenza,
la sua predicazione questo tempo di Avvento: questo profeta è Giovanni
il Battista. Un uomo che si è lasciato abitare, afferrare dalla Parola
di Dio; su di lui la Parola si è fatta presenza viva e col suo stile di
vita e con il suo insegnamento propone a tutti noi gli atteggiamenti,
le scelte propizie necessarie per accogliere degnamente il Signore che
viene...
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La
parola del profeta (I lettura), la predicazione di Giovanni Battista
(vangelo), l’insegnamento dell’Apostolo (II lettura) sono le
necessarie mediazioni della Parola di Dio. E il profeta,
Giovanni Battista e Paolo sono i mediatori che svegliano il
popolo alla coscienza della salvezza che Dio sta operando nella storia
e lo dispongono ad accoglierla. Per “vedere la salvezza di Dio” (cf. Lc
3,6) occorre che siano spianate le alture e colmate le valli che
separano la terra della deportazione dalla terra d’Israele (Baruc),
occorre che siano abbassate le montagne dell’orgoglio e colmate le
valli della disperazione in un vero movimento di conversione (Luca),
occorre mettere in atto il discernimento che conduce a una
equilibrata visione di sé di fronte al Signore che viene (Filippesi).
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A
contatto
con
il
Dio
che
raggira
la
via
dell’ufficialità.
È
qui
che
ci
porta
la
liturgia
della
II
Domenica
di
Avvento,
mentre
ci
chiede
di
farci
pellegrini
verso
il
deserto.
Chi l’avrebbe mai detto che Dio potesse rivelarsi a un uomo che per scelta decide di collocarsi nel luogo dell’anti‐apparenza e dell’irrilevanza qual è un deserto? Il luogo che per eccellenza è il simbolo del silenzio diventa il luogo da cui parte un messaggio di rinnovamento. .. ********** |
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“Nell’anno
duemiladodici, mentre Obama era presidente degli Stati Uniti
D’America, Xi
Jinping era segretario del partito comunista cinese, Angela Merkel
cancelliera della Germania, Mario Monti primo ministro dell’Italia…, la
Parola di Dio venne su (e qui il nome mio e di ognuno di voi che
mi
legge)”… Se iniziassi così il mio commento alla seconda domenica di
Avvento farei arricciare il naso a non poche persone, come se si
trovassero di fronte a una provocazione di cattivo gusto, irriverente o
addirittura blasfema.
Eppure è così che l’evangelista Luca ci presenta Giovanni Battista... ********** |
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III domenica di AVVENTO
anno C 16-12-2012 Sof 3,14-17 Salmo Is 12 Fil 4,4-7 Lc 3,10-18 |
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Fr. Egidio Palumbo
Fraternità Carmelitana di Barcellona Pozzo di Gotto La gioia di umanizzare questo mondo (Lectio) Nella tradizione
liturgica della chiesa questa Domenica di Avvento è chiamata “Domenica
Gaudete”. È l’invito a gioire perché il Signore è vicino (seconda
lettura: Fil 4,4-7), è in mezzo a noi ed esulta e danza per noi (prima
lettura: Sof 3,14-18), egli è annunciato come buona/bella e gioiosa
notizia dal profeta e precursore Giovanni Battista (vangelo: Lc
3,10-18). La gioia del cristiano non è un sentimento del momento, ma
scaturisce dalla consapevolezza di aver scoperto Colui che dà senso
pieno alla nostra vita, al nostro agire, alle nostre relazioni, al
nostro abitare questo mondo.
Nella pagina del vangelo di questa domenica (Lc 3,10-18) l’invito a gioire è motivato da un impegno normale e umanissimo ma rivoluzionario, che ci sorprende... **********
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...
Si può comandare la gioia? Per il Signore sì, ce la sta comandando...
ma si può gioire quando tutto va male? per il Signore sì, e il motivo è
legato ad una cosa per Lui semplice: perché LUi è in mezzo a noi, il
motivo della gioia è perchècomunque Lui è con noi, è addirittura
coinvolto nella nostra vicenda. C'è una crisi, le cose non vanno bene,
la nostra città mostra pezzi di disumanità nella nostra realtà, eppure
è dentro questa realtà che ci viene detto gioisci, il Signore è con
te... Nel Vangelo è Giovanni il Battista che dice: ma non vi rendete
conto che il Sigore sta venendo? anzi è venuto, è in mezzo a noi e
dobbiamo imparare ad accoglierlo questo Signore.
Come si accoglie il Signore? come ci si rende conto che Lui è in mezzo a noi?... ********** |
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Il tema
della gioia traversa
le letture bibliche di questa terza domenica di Avvento: gioia a cui è
invitata Gerusalemme per la presenza salvifica di Dio in mezzo a essa
(Sofonia); gioia a cui sono esortati i cristiani di Filippi di fronte
all’annuncio che “il Signore è vicino” (II lettura); gioia insita nel
Vangelo, nella buona notizia che Giovanni annunzia: “(Giovanni)
annunciava al popolo la buona novella (euenghelízeto tòn laón)” (Luca).
La gioia cristiana non è un fatto solo interiore e non si identifica con un umorale sentire, ma è connessa alla relazione con il Signore e ha un prezzo: la conversione... ********** |
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... E
noi
che
cosa
dobbiamo
fare? A
chi
si
attenderebbe
un
elenco
di
cose
impossibili,
il
Battista
propone
qualcosa
che
non
ha nulla
di
eroico. Fa’
fiorire
la
tua
umanità.
Abbi
cura
che
ad
ogni
uomo
sia
riconosciuta
la
sua
dignità;
sii
custode
di
chi
è
affidato
alla
tua
responsabilità;
non
voler
sempre
avere
l’ultima
parola
su
tutto;
non
abusare
del
potere
a
te
conferito;
non
approfittare
dei
limiti
e
delle
debolezze
altrui;
abbandona
uno
stile
di
vita
declinato
secondo
le
categorie
dell’accentramento
e
del
profitto.
Questo
è
ciò
che
già
introduce
nella
logica
del
regno
di
Dio..
.
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La terza domenica di Avvento è un invito forte
alla gioia. Sofonia, nella prima lettura, ci esorta a gioire, a
riprendere serenità e coraggio, e – bellissimo e attualissimo! -
a “non farci cadere le braccia”. Isaia, con il suo brano
utilizzato come salmo responsoriale, ci invita ad avere fiducia, perché
“nostro canto e nostra forza è il Signore”; ad “attingere con gioia
alle sorgenti della salvezza”. Paolo continua e rafforza questo invito
con il suo: “Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti.
Non angustiatevi per nulla”. Noi accogliamo volentieri questo invito
alla gioia. Anzi, non ce ne sarebbe nemmeno bisogno, perché quando il
Natale si avvicina, nonostante la crisi, nonostante la scarsità di
soldi, nonostante le preoccupazioni per la mancanza del lavoro, è
impossibile sottrarsi al fascino di questa festa che – per certi
aspetti misteriosamente – cattura anche i più indifferenti alla vita
della Chiesa, e persino i più austeri negatori di ogni realtà
trascendente. Lasciamoci, perciò prendere anche noi da questa atmosfera
gioiosa, senza rovinarcela e rovinarla con eccessi di rigorismo, di
fastidio, di prediche contro coloro che non vanno oltre gli aspetti
esteriori e consumistici. Noi, però, come credenti, non possiamo
fermarci alla seconda lettura, al “Siate sempre lieti”, perché c’è
anche la terza lettura: il Vangelo. E questo brano, con la figura
austera di Giovanni al centro, la musica cambia. Altroché gioia! Qui si
parla di penitenza. E la penitenza – possiamo girarla come ci pare –
con la gioia ha poco da spartire....
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Questo
brano del Vangelo è solo una parte di tutta quella parte che
l’evangelista Luca dedica alla predicazione di Giovanni il Battista. E’ bene tener in mente questa cosa, altrimenti ci si ferma solamente a un aspetto, e non si coglie l’unità del messaggio. “Cosa dobbiamo fare?” è la domanda che per tre volte risuona da tre categorie di persone, e che riceve da Giovanni tre diverse risposte. Ma da dove nasce questa domanda? Perché le folle prima e poi i pubblicani e soldati si sentono di chiedere a Giovanni una indicazione così concreta di vita? .... ********** |
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IV domenica di AVVENTO
anno C 23-12-2012 Mi 5,1-4 Salmo 79 Eb 10,5-10 Lc 1,39-45 |
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Ci
avviciniamo al Natale, e già ne sentiamo l’eco nelle pagine bibliche di
questa domenica: la nascita del Messia dal grembo di una donna.
Due
madri in gravidanza si incontrano: Maria ed Elisabetta (Lc 1,39-45).
Due madri che vivono in simbiosi con il bambino che portano nel grembo.
Nel loro incontro, infatti, e nel loro abbraccio si rivela la visita e
la presenza del Messia Gesù che, dal grembo di Maria, comunica la Pace
ad Elisabetta e a tutta la sua casa, e dal grembo di Elisabetta subito
la risposta esultante e danzante del profeta Giovanni Battista al quale
si associa la benedizione di Elisabetta per la Madre del Signore e per
il Figlio nel grembo e il riconoscimento della beatitudine di Maria a
motivo del suo affidarsi all’adempimento della Parola di Dio...
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Ormai
siamo molto vicini al Natale di Gesù... la liturgia di questa IV
domenica di Avvento ci aiuta a comprendere il senso del Natale, che
cosa significa fare Natale per noi, non è solo ricordare che è nato
Gesù nella grotta di Betlemme tanti anni fa... fare Natale, ci dice la
liturgia attraverso i testi che abbiamo ascoltato, è consentire ancora
al Verbo di Dio, alla bontà di Dio di farsi carne nella nostra vita,
siamo noi che dobbiamo ospitare, accogliere nella nostra vita ancora
una volta lo Spirito di Dio che bussa e che ci chiede di essere
ospitato, accolto in modo che in ognuno di noi possa nascere e crescere
il Figlio di Dio. Questa è la nostra vocazione di essere figli di Dio......
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La storia
della rivelazione è anche storia del luogo di dimora che Dio
cerca tra gli uomini. In questa ricerca Dio sceglie ciò che è piccolo, ciò che è povero, ciò che non si impone:
la piccola borgata di Betlemme è il luogo designato per la
manifestazione del Messia (Michea); il grembo della vergine di Nazaret,
Maria, diviene luogo di dimora del Signore (Luca); il corpo umano è il
luogo definitivo di abitazione di Dio tra gli uomini (Ebrei).
I riferimenti al corpo della partoriente (Michea), ai corpi delle due donne incinte che si incontrano (Luca), al corpo che Dio prepara per il Cristo (Ebrei) offrono la possibilità di una riflessione, pienamente in contesto con l’incarnazione, sul corpo come luogo spirituale, come sacramento della presenza di Dio tra gli uomini. Il mistero dell’incarnazione non è riducibile all’evento puntuale della nascita. Come ogni uomo, Gesù è portato nel seno di una donna, abita per nove mesi nel grembo di Maria e tale grembo è sua casa, suo cibo, sua vita. ********** |
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A
pochi
giorni
dal
Natale,
la
liturgia
ci
aiuta a
mettere
a
fuoco
con
quale
atteggiamento
siamo
invitati
a
celebrare
il
mistero
dell’Incarnazione.
L’incontro
tra
Maria
ed
Elisabetta
in
quella casa di Ayn Karim, è un’icona di come vivere questo Natale ormai alle porte. Due donne, segno per eccellenza dell’impossibilità umana (una, vergine, l’altra, sterile), insegnano l’arte dello stupore: non smettere di stupirti della vita perché essa è sempre oltre ciò che riusciamo a immaginarci, spunta sempre in modo straordinario, perché la sua sorgente non è in noi ma nel Signore. Non tutto è racchiuso soltanto in un ordine biologico del tipo: posta una causa si avrà senz’altro un certo effetto. Dio può fa r sorgere figli di Abramo anche dalle pietre. Per questo non possiamo mai abdicare al delicato compito del tenere viva la speranza: c’è un Dio sempre all’opera, ancora all’opera, e che in maniera paziente e misteriosa tesse e ritesse la nostra storia mentre continua a renderla grembo fecondo... ********** |
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In
questa domenica che ci porta al Natale, la Lettera agli Ebrei, un testo
per nulla facile e perciò spesso trascurato nei commenti domenicali, ci
apre uno spiraglio straordinario su un dialogo misterioso e
affascinante. Interpretando autorevolmente il salmo 40, l’autore sacro
riporta il dialogo tra il Padre e il Figlio nel momento in cui questi
si decide di scendere nel mondo. Il Figlio: “Tu non hai voluto né
sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai
gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto:
Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà”.
In quel Figlio, venuto con il corpo tra noi per fare la volontà del Padre, possiamo comprendere senza nessuna incertezza cosa vuole Dio da tutti coloro che, nel Figlio, vogliono diventare suoi figli: “né sacrifici, né offerte”, ma la decisione libera e decisa di “fare sua volontà”. Cosa significa fare la sua volontà?... ********** |
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Due donne raggiunte in modo speciale e unico da Dio, si ritrovano insieme nella normalità della loro vita. Non sono nel Tempio, ma in casa, e fanno quello che è normale per due parenti che si ritrovano a farsi visita: il saluto, l’accoglienza in casa e il dialogo. Da lontano un passante distratto non vedrebbe nulla di insolito che possa attirare la sua attenzione e stupirlo. Ma l’evangelista Luca ci fa avvicinare e ci fa ascoltare il dialogo tra Maria ed Elisabetta. Si stanno reciprocamente comunicando l’esperienza di Dio. Elisabetta con le sue parole piene di entusiasmo e con un moto di slancio che l’evangelista pennella benissimo con il suo scritto, da’ a Maria un secondo annuncio di quel che le sta accadendo. Se l’esperienza dell’Annunciazione dell’angelo è stato un momento personalissimo e privato di Maria, ora qui diventa esperienza e conferma comunitaria. Elisabetta conferma quel che Gabriele ha detto alla giovane di Nazareth: lei sarà madre del Signore ed Elisabetta ha ricevuto il dono della maternità anche se tutti la dicevano sterile. Davvero nulla è impossibile a Dio! .... ********** |
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NATALE DEL SIGNORE Messa della Notte 24/25-12-2012 Is 9,1-6 Sal 95 Tt 2,11-14 Lc 2,1-14 |
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Per
comprendere e vivere la solennità del Natale del Signore al
quale ci siamo preparati con il cammino dell’Avvento, è necessario
uscire prima da un luogo comune, frutto di un sentimento infantile
regressivo, che fa sentire il Natale come il “giorno del compleanno di
Gesù”. Sarà questo un sentire positivo – non lo si nega – che comunica
emozioni forti e sentimenti di bontà e di pietà, ma è il “nostro”
Natale, un Natale “a nostra misura”, un Natale “beautiful”, che però
non corrisponde al Natale del Signore.
Ci viene richiesta, allora, una comprensione di fede più matura che ci aiuti a vivere il Natale del Signore come l’attesa del Signore Crocifisso Risorto che viene in mezzo a noi nel segno potente, luminoso – ovvero salvifico – della piccolezza, della povertà e della fragilità... **********
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P. Aurelio Antista
Il
popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce" così iniziava
il brano del profeta Isaia, che abbiamo ascoltato nella prima lettura,
ed è proprio vero l'evento che celebriamo in questa notte santa è un
evento di luce, è luce che squarcia le nostre tenebre, vince le nostre
paure, illumina di gioia il nostro cammino, dà speranza ai piccoli
della Storia.... Fraternità Carmelitana di Barcellona Pozzo di Gotto omelia - Messa della notte (video) anche il nostro è un tempo buio... ma nella notte buia dei nostri giorni, risuona lo stesso annuncio gioioso oggi, nel nostro oggi, nasce un Salvatore, che è Cristo Signore ... ********** |
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E' il Natale
del Signore Gesù e noi, guardandoci, ci facciamo gli
auguri, con sincerità; anche la liturgia attraverso le letture che
abbiamo ascoltato, ci fa un augurio, ci propone qualcosa, la prima
lettura presa dal libro del profeta Isaia ci dà un annuncio di gioia...
c'è qualcuno che ci sta portando la pace quale augurio più bello, di
quello di vivere pacificati non dilaniati, in noi stessi, interiormente
e poi anche con gli altri...
dobbiamo mettercela tutta per accogliere davvero questo respiro di Gesù, questa bontà di Gesù, questa presenza di Gesù in noi, e crescere come figli, e, se cresciamo come figli cresceremo anche come fratelli... noi a volte ci domandiamo perché la Storia non cambia? Ci lamentiamo e siamo a volte nauseati da come si comporta chi ha incarichi di gestire il bene comune la politica, e diciamo perché Dio non interviene, non li punisce? Ma il Signore non è il giudice che ci deve punire. Dio è il Padre che ci rende responsabili, che ci fa crescere come figli. E se cresciamo come figli, se questa passione di Gesù cresce nel nostro cuore, nel nostro animo, diventa passione per la vita e costruiremo rapporti tra di noi che non sono di isolamento, ma di fratelli, per cui ci interesseremo davvero l'uno alla vita dell'altro... ...... ********** |
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Il mistero dell’incarnazione costituisce il centro
dell’annuncio della messa del giorno di Natale. La salvezza annunciata
da Isaia consiste nel fatto che Dio inizia a regnare (I lettura); essa
si manifesta compiutamente nell’avvento nella carne del Verbo di Dio
(vangelo), nel risuonare tra gli uomini, nel Figlio, della Parola
definitiva di Dio all’umanità (II lettura). Il movimento
dell’incarnazione non è solo discensionale ma, essendo originato
dall’amore del Dio Padre, è anche movimento comunionale che
suscita la figliolanza divina dell’uomo (“A quanti l’hanno accolto ha
dato potere di diventare figli di Dio”: Gv 1,12). È il mistero
dell’admirabile commercium, del meraviglioso scambio: Dio si è
fatto uomo perché l’uomo partecipi alla vita divina; Dio ha posto la
sua dimora tra gli uomini perché gli uomini imparino che Dio è la loro
dimora.
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È
Giovanni
a
prenderci
per
mano
in
questa
Eucaristia.
E
lo
fa
in
un
modo
tanto
diverso
da
come
lo
ha
fatto
stanotte
l’evangelista
Luca.
Giovanni
non
riporta
il
racconto
della
nascita
di
Gesù
e,
tuttavia,
attraverso
un
linguaggio
tutto
suo,
ci
conduce
a
cogliere
il
senso
di
ciò
che
è accaduto.
Stanotte
abbiamo
sostato
davanti
al
presepio
mentre
ci
facevamo
compagni
di
viaggio
di
quei
pastori
ai
quali
un
angelo
aveva
recato
la
notizia
di
una
gioia
tutta
per
loro.
I
nostri
occhi
si
sono
posati
sul
segno
dato
dall’angelo:
un
bambino
avvolto
in
fasce,
deposto
in
una
mangiatoia.
Ma
chi
è
quel
Bambino?
Corriamo
tutti
il
rischio,
infatti,
di
fermarci
all’atmosfera
del
presepio
e
di
non
cogliere
la
vera
identità
di
quel
segno...
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In
questa domenica che ci porta al Natale, la Lettera agli Ebrei, un testo
per nulla facile e perciò spesso trascurato nei commenti domenicali, ci
apre uno spiraglio straordinario su un dialogo misterioso e
affascinante. Interpretando autorevolmente il salmo 40, l’autore sacro
riporta il dialogo tra il Padre e il Figlio nel momento in cui questi
si decide di scendere nel mondo. Il Figlio: “Tu non hai voluto né
sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai
gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto:
Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà”.
Il Natale torna sempre, ma guai pensare che è sempre lo stesso. Sia perché nella vita niente è mai lo stesso anche se ritorna sempre, sia perché il Natale non è solo una festa, ma è il Signore che parla attraverso la festa. E la parola del Signore è sempre nuova.Questo Natale, perciò, è unico. Non lo abbiamo mai vissuto e non lo vivremo più. Per viverlo e non farlo semplicemente passare, dobbiamo farlo entrare nella vita concreta, nella nostra storia attuale, che attraversa un momento di pesante crisi economica, con la fatica di arrivare alla fine del mese, o per lo meno con l’impossibilità di permetterci ciò che in anni precedenti era a nostra disposizione, e con la preoccupante insicurezza che si possa perdere il lavoro, oppure che non si riesca a trovarlo. Questa è la realtà. Sappiamo, comunque, che non rinunceremo alla festa (alle feste!), e facciamo bene, perché la festa è una componente essenziale della nostra vita. Siamo fatti per la festa “senza tramonto”. Non dimentichiamolo... ********** |
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... Ecco dunque il Natale cristiano. E’ Dio che muore nel mondo per farci comprendere che la nostra vita è aperta alla vita eterna. La scelta di nascere come essere umano limitato e mortale, rende Dio davvero solidale con tutti noi che facciamo spesso improvvisamente i conti con la morte e il nostro limite. Davanti al presepe, guardando il bambin Gesù, penso a tutti coloro che sono morti fisicamente, ma che nello spirito sono nati al cielo, che nell’abbraccio di Dio aspettano anche me e tutti noi. Davanti alla scena del Natale voglio ritrovare pace dalle mie tristezze, e invoco pace anche per le tristezze di chi sta vivendo quest’anno come me un Natale così difficile. Non mi trovo dunque più a disagio se penso a Gesù che nasce. Forse il clima zuccheroso e a tratti un po’ superficiale con il quale ho vissuto in passato altri Natali meno problematici, lascia il posto quest’anno ad un Natale dove la fede è più profonda perché messa alla prova. Gesù muore nascendo… e noi morendo, nasciamo in Dio. ********** |
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Santa Famiglia di Gesù,
Maria e Giuseppe anno C 30-12-2012 1 Sam 1,20-22.24-28 Sal 83 1Gv 3,1-2.21-24 Lc 2,41-52 |
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La
santa Famiglia di Nazaret porta un messaggio a tutte le nostre
famiglie, l'annuncio che è possibile una santità non solo
individuale, ma una bontà, una santità collettiva, familiare,
condivisa, un contagio di santità dentro le relazioni umane. Santità
non significa essere perfetti; neanche le relazioni tra Maria Giuseppe
e Gesù lo erano. C'è angoscia causata dal figlio adolescente, e
malintesi, incomprensione esplicita: ma essi non compresero
le sue parole.
Santità non significa assenza di difetti, ma pensare i pensieri di Dio e tradurli, con fatica e gioia, in gesti. Ora in cima ai pensieri di Dio c'è l'amore. In quella casa dove c'è amore, lì c'è Dio. E non parlo di amore spirituale ma dell'amore vivo e potente, incarnato e quotidiano, visibile e segreto. Che sta in una carezza, in un cibo preparato con cura, in un soprannome affettuoso, nella parola scherzosa che scioglie le tensioni, nella pazienza di ascoltare, nel desiderio di abbracciarsi. Non ci sono due amori: l'amore di Dio e l'amore umano. C'è un unico grande progetto, un solo amore che muove Adamo verso Eva, me verso l'amico, il genitore verso il figlio, Dio verso l'umanità, a Betlemme... ********** |
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...
Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il
fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne
accorgessero. Questo testo la chiesa lo sceglie per la festa della
Santa Famiglia, ma se facciamo una lettura superficiale, letterale,
questa famiglia più che Santa sembra sconclusionata. Genitori che
non s’accorgono che il figlio non li segue, il figlio che decide
di rimanere a Gerusalemme senza avvertire i genitori. Non solo,
quando poi – vedremo tra poco – i genitori lo rimproverano, il figlio,
anziché scusarsi, attacca, aggredisce quasi verbalmente i propri
genitori, li rimprovera...
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A
prima vista, la festività odierna presenta qualche aspetto paradossale:
viene offerto, a modello delle famiglie, una famiglia in cui – secondo
la dogmatica cattolica - il padre (Giuseppe) non è vero padre; la
moglie (Maria) non è vera moglie e il figlio (Gesù), in quanto persona
divina, pre-esiste da sempre ai genitori. Per fortuna - direi meglio:
per grazia di Dio – i vangeli non chiedono di accettare queste
acrobazie teologiche, o per lo meno non di accettarle letteralmente
come informazioni ‘oggettive’. La pericope odierna, poi, scorre su un
registro estremamente realistico: vi si respira un’aria molto terrena,
non priva di particolari imbarazzanti.
Imbarazzante, infatti, risulta – agli occhi di una certa retorica familistica che vede in Gesù adolescente il prototipo del ragazzino docile come una marionetta al volere dei genitori – la sua decisione di eclissarsi senza permesso dalla comitiva per sedersi nel tempio, “in mezzo ai maestri della Legge”, ad ascoltarli e a interrogarli. Non meno spiazzante la giustificazione, che Luca mette sulle sue labbra, alle rimostranze della madre angosciata: “Non sapevate che io mi devo occupare di ciò che appartiene al Padre mio?”. Catechesi e omelie sono zeppe di esortazioni ad obbedire, a rispettare le regole, ad attenersi ai propri ruoli: ma questa “legalità”, alla luce del messaggio evangelico, è un valore ultimo? O non è piuttosto subordinato alla qualità dei comandi e dei divieti, alla sensatezza delle norme positive? Brani come quello odierno ci delineano una teologia della contestazione non meno che dell’obbedienza; del dissenso critico non meno che del consenso abitudinario... ********** |
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Il
mistero dell’incarnazione non si limita all’evento della nascita di
Gesù, ma si estende alla sua crescita fisica, psicologica e
spirituale (cf. Lc 2,52), al suo divenire umano nello spazio di
una famiglia e di un contesto culturale e religioso preciso (il
pellegrinaggio annuale a Gerusalemme, la festa di Pasqua, il tempio,
l’apprendimento della Torah con i maestri). Se la vocazione di Samuele
viene mediata dalla sua famiglia, in specie da sua madre (cf. 1Sam
1,27-28), la vocazione particolarissima di Gesù, che lo porta
a trascendere i legami famigliari, si fa strada attraverso la
sottomissione ai suoi genitori. L’istituzione religiosa e quella
famigliare svolgono il loro compito quando non ostacolano, ma si
pongono a servizio del pieno sviluppo umano e spirituale della persona,
dunque dell’espressione della sua vocazione, della sua unicità.
È importante notare come nel rapporto tra il ragazzo Gesù e “i suoi genitori” (v. 41) abbiano trovato posto incomprensioni (v. 50), rimproveri (vv. 48.49), angoscia e dolore procurati dal figlio ai genitori (v. 48). Per quanto il testo sia sfumato, possiamo cogliervi uno spiraglio che consente di intravedere ciò che deve essere stata la reale crescita umana del piccolo Gesù nel suo modesto ambiente famigliare: anche la crescita di Gesù avrà conosciuto tensioni e conflitti, disparità di vedute e di atteggiamenti... ********** |
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Proprio
non
se
l’aspettavano,
Maria
e
Giuseppe,
che
l’adempimento
di
un
rito
previsto
per
l’ingresso
di
quel
loro
figlio
dodicenne
nella
maggiore
età, ‐
un
momento
religioso,
quindi
–
si
trasformasse
in
una
vera
e
propria
occasione
per
riconsiderare
il
loro
essere
coppia
e
il
loro
essere
padre
e
madre.
Non si aspettavano neppure di dover conoscere due stati d’animo tanto simili a quelli che prova ciascuno di noi quando la vita ci misura con eventi che non avevamo messo in conto: preoccupazione ed angoscia, sentimenti di chi sembra aver smarrito il senso di ciò che sta attraversando. Eppure erano a conoscenza di quanto l’angelo aveva detto riguardo a quel figlio. Come tenere insieme la fiducia propria di chi sa che Dio mantiene la parola data e l’angoscia per aver perso colui che è garanzia di quella stessa promessa? ********** |
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Maria Santissima Madre
di Dio 1-1-2013 Nm 6,22-27 Sal 66 Gl 4,4-7 Lc 2,16-21 |
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Abbiamo
iniziato il nuovo anno e la prima cosa che abbiamo fatto è stata quella
di formulare gli auguri... la liturgia invece ci invita a metterci in
atteggiamento di ascolto perché all'inizio del nuovo anno c'è
una presenza, è un augurio che viene dall'alto, che viene da Dio, anzi
è molto più di un augurio, è un dono, una presenza che vuole
accompagnarci, così leggevamo nella prima lettura tratta dal libro dei
Numeri è il Signore che parla a Mosè e dice...
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Gesù, “nato da
donna, nato sotto la Legge” (II lettura), circonciso l’ottavo giorno e
chiamato con il nome “Gesù” (vangelo), è il compimento della
benedizione di Dio all’umanità (I lettura), è
la benedizione fatta persona. La pienezza della benedizione
si manifesta nel frutto benedetto del seno di Maria, colei che è la
benedetta tra tutte le donne. La protezione, la grazia e la pace in cui
consiste la benedizione (I lettura) trovano il volto e
il nomedi Gesù di Nazaret. Nome che indica la volontà di salvezza
di Dio: “Il Signore salva”. Lo sciogliersi dei lineamenti del volto nel
sorriso pieno di benevolenza (questo il senso dell’espressione “far
brillare il proprio volto su qualcuno”: cf. Nm 6,25) si manifesta nel
volto di Gesù Cristo su cui rifulge la gloria di Dio. Gesù è il sorriso
di Dio all’umanità...
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Ci
siamo
rincorsi
gli
uni
gli
altri ,
in
queste
ore,
nell’inviare
messaggi
d’auguri
attraverso
i
moderni
strumenti
di
comunicazione.
Sia
che
lo
abbiamo
fatto
sinceramente,
sia
che
loabbiamo
fatto
formalmente,
probabilmente
li
abbiamo
inviati
nella
convinzione
ferma
che
le
nostre
saranno
soltanto
parole
che
andranno
disperse,
senza
riuscire
nel
loro
intento: ottenere,
cioè,
ciò
che
auguriamo
col
cuore.
E
se
qualcosa dovesse
mai
accadere,
sarà
soltanto
per
un
colpo
di
fortuna. Tuttavia,
ogni
anno,
ancor
prima
che
essere
noi
a
farci
gli
auguri,
è
Dio
stesso
a
formularli
e
lo
fa
attraverso
parole
che
dicono
la
serietà
del
suo
impegno
e
postulano
altrettanta
serietà
da
parte
dell’uomo.
Dio si impegna a essere custode premuroso del suo popolo. Si impegna l’uomo a non smarrire la luce di quel volto che, se persa, il rischio è quello di camminare a tentoni, per vie che lo allontanano sempre più dal gustare attenzione e cura da parte di Dio? ********** |
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Epifania del Signore 6-1-2013 Is 60,1-6 Sal 71 Ef 3,2-3a.5-6 Mt 2,1-12 |
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Oggi è il giorno dell'Epifania che
tradotto in italiano significa giorno della manifestazione del Signore;
è un giorno di luce, una luce che si estende per tutta la terra, che
abbraccia tutti i popoli e nell'annuncio della Pasqua ci veniva detto
che questa luce è la luce del Signore risorto. Il Signore che è nato
per noi, il Signore che ha attraversato le nostre strade, il Signore
che ha affrontato la passione, che è morto in croce, che è stato
sepolto, Lui. il vivente illumina la nostra storia e noi siamo invitati
a lasciarci abbracciare da questa luce... La luce è Cristo e il
Concilio Vaticano ha iniziato un
documento sulla Chiesa proprio con queste parole "Luce delle genti è
Cristo" e a partire da questa luce ogni comunità che si lascia
abbracciare, che si lascia completamente riempire da questa luce è
invitata a sua volta a manifestarla, a lasciare che questa luce
coinvolga, seduca altre persone, altre storie perché possiamo
insieme camminare verso quello che potremmo chiamare il sogno di Dio...
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L’Epifania ci porta
a contemplare la manifestazione di
Gesù Cristo alle genti, dunque la destinazione universale
dell’evento dell’incarnazione:
“I Magi sono i rappresentanti di tutta l’umanità. Ciò che essi trovano
lo ottengono per tutta l’umanità” (Leone Magno). L’Epifania rende
svelato e manifesto ciò che era nascosto (II lettura), rende luminoso
ciò che era avvolto da oscurità e tenebra (I lettura), rende splendente
ciò che si trovava nel buio notturno (vangelo): che cioè, in Cristo,
l’Emmanuele, il Dio-con-noi, tutte le genti, insieme al popolo santo
d’Israele, sono destinatarie della salvezza di Dio.
L’Epifania presenta il mistero della forza comunionale della kenosi di Dio, della potenza di attrazione insita nella debolezza assunta per amore da Dio nel Figlio nato nella carne: sono così prefigurate l’attrazione universale che l’Innalzato sulla croce eserciterà (“Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”: Gv 12,32) e la lode che tutte le lingue e le genti (di cui i Magi rappresentano una primizia) daranno al Figlio di Dio che svuotò se stesso e si fece obbediente fino alla morte in croce (cf. Fil 2,6-11). Cristo è l’umanità di Dio, Colui che, nella debolezza della sua carne umana, consente a ogni uomo di trovare Dio.... ********** |
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Il
giorno dell’Epifania la chiesa ci propone il capitolo 2 di Matteo, un
capitolo che, per essere gustato a pieno, esige uno sforzo da parte
nostra: prendere le distanze dalla tradizione e dal folclore e anche
dall’immagine – bella di per sé – del presepio.
Vediamo infatti cosa ci scrive Matteo. Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Erode è un re illegittimo, perché non aveva sangue ebraico nelle vene, e quindi non poteva essere re degli ebrei. Ed era talmente sospettoso che qualcuno gli potesse prendere il trono, che arrivò a uccidere i suoi stessi figli. Ecco. Quando c’è questa espressione “ecco”, l’evangelista attira l’attenzione per qualcosa di imprevisto, qualcosa di improbabile che appare. Ecco alcuni Magi, letteralmente “maghi”. Chi sono questi maghi che vennero da Oriente, cioè dei pagani? ... ********** |
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Un
annuncio
aveva
percorso
i
giorni
in
cui
era
nato
Gesù,
lo
stesso
che
abbiamo
sentito
risuonare
per
noi
nella
notte
santa:
“È
apparsa
la
tenerezza
di
Dio”.
A
quell’annuncio
si
erano
mossi
per
primi
i
lontani
per
condizione
sociale
e
morale,
i
pastori.
Avevano
lasciato
le
loro
occupazioni
ed
erano
accorsi
a
vedere
il
segno
che
era
stato
loro
indicato.
La
notizia
di
cui
erano
stati
resi
destinatari,
li
aveva
portati
a
sfidare il
buio
di
quella
notte
che
ben
simboleggiava
la
loro
personale
condizione
di
tenebra.
Quell’annuncio
aveva
fatto
presagire
che se una luce si era accesa per loro, forse non erano definitivamente perduti. E, infatti, giunti che furono alla grotta, non avevano esitato a prostrarsi riconoscendo in quel Bambino il Figlio di Dio, nato per loro. Lo stesso annuncio aveva messo in cammino un gruppo di lontani per cultura e per fede, i magi. Se i pastori avevano dovuto sfidare il buio della notte e muovere i loro passi solo dietro a una parola che per un attimo aveva acceso i loro cuori, ben altre difficoltà dovranno sfidare i magi. Il loro viaggio, infatti, dovrà misurarsi con la fatica del tempo, con il tarlo del dubbio, con la necessità delle domande, con l’esperienza dell’ostilità e con la docilità a confrontarsi con la Parola di Dio... ********** |
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Battesimo del Signore 13-1-2013 Is 40,1-5.9-11 Sal 103 Tt3,11-14;3,4-7 Lc 3,15-16.21-22 |
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Con
il santo Natale che abbiamo celebrato alcune settimane fa, un evento
davvero straordinario del nostro Dio che si è fatto umano, ci ha
raggiunti nella nostra umanità, si è fatto fratello nostro, è nato
anche Lui, ha preso anche Lui la nostra debolezza, la carne sta ad
indicare la nostra fragilità e la nostra debolezza, adesso in queste
domeniche che seguono, a partire dall'Epifania troviamo questo Gesù che
si manifesta, si è manifestato nel giorno dell'Epifania, domenica
scorsa, ai lontani... oggi si manifesta al suo popolo e quindi anche a
noi ed è bello che la liturgia nei momenti in cui Gesù si manifesta ci
invita a gioire...
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L’anonimo
profeta che proclama la fine dell’esilio babilonese annuncia al
popolo la venuta del Signore, il tempo della salvezza, la
rivelazione della gloria del Signore (I lettura); Giovanni Battista
annuncia la venuta del più forte di lui che battezzerà in
Spirito santo (vangelo); la lettera a Tito proclama che la venuta
nel mondo della grazia di Dio, cioè Gesù Cristo, la manifestazione
storica della bontà di Dio nella persona di Gesù Cristo, è volta a
insegnare ai credenti a vivere in questo mondo nell’attesa del Regno
(cf. Tt 2,11-13). Il battesimo (“il lavacro di rigenerazione
nello Spirito santo”: Tt 3,5), immergendo in Cristo, immette il
cristiano nella vita in Cristo...
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Questa che celebriamo oggi è l'epifania nelle acque, la manifestazione di Gesù nelle acque del Giordano.
Acqua e cielo, cieli aperti: "… e mentre pregava, si aprì il cielo", è scritto. Come pesano i cieli chiusi! pesano su tutti noi: dopo giorni di nubi portiamo i cieli chiusi anche negli occhi. Poi si lacerano i cieli e si liberano pure gli occhi, ci viene incontro il cielo. È scritto anche: "E scese lo Spirito Santo, in forma corporea, come colomba, su di lui e venne una voce dal cielo: "Tu sei il mio Figlio, il diletto, in te mi sono compiaciuto"".Forse non è un giorno solo quello in cui Dio dice: "Tu sei mio Figlio…". Come per un padre, come per una madre -così mi sembra di capire-, ci sono giorni in cui ti vengono alle labbra come una necessità, quelle parole: "Tu sei mio figlio". È un'esclamazione del cuore. Io vorrei oggi sottolineare tre giorni in cui Dio dice: "Tu sei mio Figlio". So che, così facendo, opero un'indebita riduzione, ma voi mi perdonerete... ********** |
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Aveva
ragione
Giovanni
Battista
a
riconoscere
‐
dinanzi
a
chi
gli
chiedeva
se
non
fosse
lui
il
Cristo
‐
il
suo
essere
solo
una
primizia
rispetto
a
quello
che
sarebbe
accaduto
con
Gesù.
E
mentre lo ammetteva, neppure immaginava quello che di lì a poco sarebbe accaduto. Oltre ogni umana aspettativa. Chi l’avrebbe detto che neppure la condizione di peccaminosità dell’uomo avesse potuto allontanare Dio dalla sua creatura? Facendosi uomo, il Figlio di Dio non solo ne aveva assunto l’umanità ma accetterà persino di scendere nei luoghi dell’infedeltà confessata... ********** |
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Battesimo significa letteralmente “immersione”. Ed è quello che Gesù compie dal momento in cui decide di scendere nel mondo: si immerge completamente nella realtà degli uomini, vivendone le contraddizioni, i drammi, le domande, le gioie e i dolori e persino la morte. L’evangelista Luca ci presenta in modo veloce ma preciso il contesto del gesto di Gesù. Il popolo in attesa che si domanda se Giovanni è il Cristo, rappresenta tutta l’umanità che in modi diversi si domanda il senso della vita e cerca una risposta su Dio. Potremmo dire che Gesù prima ancora di immergersi nell’acqua del Giordano, si immerge dentro questo popolo e fa proprie le domande e i dubbi di tutti. La celebrazione del battesimo di Gesù “chiude” liturgicamente il tempo di Natale, nel quale abbiamo ricordato prima di tutto la sua nascita nel corpo reale di un bambino, e poi la sua manifestazione al mondo attraverso questi misteriosi e lontani Magi. Il Battesimo nel Giordano dice chi è Gesù, e ci racconta come egli stesso ha compreso tutta la sua missione che segue... ********** |
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