"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
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NEWSLETTER n°17 del 2014
Aggiornamento della settimana -
dal 19 al 25 aprile 2014 -
Prossima NEWSLETTER prevista per il 2 maggio 2014 |
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N. B. La Lectio è temporaneamente sospesa
«Pasqua, festa che ci riscatta dal nostro passato! Allora, Coraggio! Non temete! Non c'è scetticismo che possa attenuare l'esplosione dell'annuncio: "le cose vecchie sono passate: ecco ne sono nate nuove". Cambiare è possibile. Per tutti. Non c'è tristezza antica che tenga. Non ci sono squame di vecchi fermenti che possano resistere all'urto della grazia... AUGURI! » (Don Tonino Bello)
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Parte
da Messina l’iniziativa del pane in attesa, ispirata al famoso “caffè
sospeso”, tradizionale abitudine napoletana di lasciare un caffè pagato
per una persona che entrerà nel bar in seguito. Un esempio semplice ma
efficace di mutualismo quotidiano, un modo per dimostrare che tutti
insieme possiamo riuscire a contrastare la crisi che attanaglia il
nostro Paese. Un’idea
semplice e geniale allo stesso tempo: ispirarsi al sano istrionismo
napoletano, capace di fare del bene con il sorriso sulle labbra, con
leggerezza d’animo e soprattutto rispettando la dignità di chi è più
sfortunato . Punto
di partenza dell’iniziativa chiamata ‘‘Pane in attesa” è stato quello
di copiare il meccanismo del caffè sospeso in uso tradizionalmente a
Napoli e farne ancora di più uno strumento di solidarietà e aiuto, oggi al centro dell’attività di molte associazioni. Per
chi non lo sapesse, il meccanismo del caffè sospeso funziona in questo
modo: una persona entra in un bar e paga due caffè, ricevendone solo
uno e lasciando l’altro, per l’appunto, in sospeso; ma non per una
persona specifica bensì per la prima che, in difficoltà economiche o
comunque in condizioni precarie, entrando chieda se in tal luogo siano
rimasti caffè pagati da consumare. Semplice,
come bere un caffè, ma fondamentale per il sostentamento delle famiglie
se applicato all’alimento base per eccellenza, ovvero il pane. “Aiutiamo chi di questi tempi non riesce a metter in tavola bene più preziosi” spiegano all’unisono i proprietari delle quattro panetterie siciliane coinvolte nel progetto, felici di essere davvero concreti nell’aiutare coloro i quali si trovano nel bisogno. ...
Pane in attesa: il sud che insegna
--------------------------------------- 22 aprile 2014: 44ma Giornata della Terra Oggi 22 aprile 2014 si festeggia la 44ma Giornata mondiale della Terra e il tema scelto per l’Earth Day 2014 è:Green Cities. Si
celebra oggi la Giornata della Terra: l’appuntamento di quest’anno è
dedicato alle “green cities”, le città verdi, con l’obiettivo di
promuovere politiche ambientali più efficaci per le metropoli che
accolgono ormai oltre la metà della popolazione mondiale.
Intervista a Andrea Masullo, presidente del Comitato Scientifico di Greenaccord, sull’attuale stato di salute della Terra
Giornata della Terra dedicata alle "città verdi" Nata
il 22 aprile del 1970, la Giornata della Terra vuole sottolineare la
necessità e l’esigenza di conservare le risorse che la terra offre e
coinvolge ben 192 Paesi. Vediamo quali sono i programmi di questa
edizione.
Earth day 2014 Italia: il 22 Aprile tanti eventi per festeggiare la terra Il decalogo di Green Cross ed Earth Day Italia per la Giornata mondiale della Terra (e per tutto l’anno)
Salvare
il Pianeta partendo dai rifiuti. È l’appello lanciato dalla nostra
organizzazione e da Earth Day Italia in occasione della Giornata
Mondiale della Terra che si festeggia il 22 aprile. Dieci i consigli
per limitare la produzione di rifiuti, che secondo il rapporto
dell’Ispra nel nostro Paese ammontano annualmente a 31,4 milioni di
tonnellate.
L’obiettivo del decalogo,
reso noto nel giorno del compleanno della Terra, è contribuire a creare
una nuova consapevolezza sull’importanza delle singole azioni per la
riduzione dell’impatto ambientale...
22 aprile: 10 gesti quotidiani da regalare alla Terra E anche Google ha voluto celebrare la Terra con un Doodle a tema. Cliccando oggi sul logo del motore di ricerca ci
augura“Una felice Giornata della Terra!” per bocca di un colibrì rosso,
uno scarabeo, una medusa quadrifoglio, un camaleonte velato, un pesce
palla e un macaco giapponese, altro non è che un modo simpatico e
evocativo per rendere omaggio all’iniziativa nata nel 1970 per
sensibilizzare il mondo al problema della fame, dell’inquinamento e
dello sviluppo sostenibile. Basta
poco per trasmettere ai propri figli l’amore per l’ambiente in cui
vivono e per farli diventare degli adulti eco-consapevoli. Scoprite
come insegnare loro a rispettare il mondo in cui viviamo in maniera
divertente e creativa.
Come insegnare ai bambini a rispettare l’ambiente --------------------------------------- Arena 2014
Alex Zanotelli
“In
piedi, costruttori di pace!”, aveva gridato nell’Arena del 1989, il
vescovo di Molfetta, Tonino Bello. È stato questo il leitmotiv delle
Arene di Pace, promosse negli anni Ottanta e Novanta dai Beati i
Costruttori di Pace. Le Arene sono state il luogo dove si è ritrovato
il Popolo della Pace, in un mondo sul precipizio della guerra nucleare,
nello scontro tra Est e Ovest, per gridare la propria voglia di pace.
Oggi, rilanciamo, nell’Arena 2014, un grido di protesta contro la
guerra, ritenuta normale come lo era nel XX secolo, apertosi con la
terribile Prima Guerra Mondiale (1914-18), di cui ricorre, quest’anno,
il primo centenario. “Inutile strage”, la definì Benedetto XV.
Le
guerre di questi ultimi cento anni sono state paurose, combattute con
armi sempre più sofisticate. E coperte da bilanci militari con cifre da
capogiro. Basta scorrere i dati delle spese militari rilasciati ogni
anno dall’Istituto Internazionale di Ricerca per la pace (SIPRI) di
Stoccolma: nel 2011 sono stati spesi in armi, a livello mondiale, 1740
miliardi di dollari, cioè 3,3 milioni di dollari al minuto, con una
locomotiva siglata USA, con i suoi 711 miliardi di dollari, pari al 41%
del totale mondiale. Nel 2012, sono stati spesi in armi, sempre a
livello mondiale, 1752 miliardi di dollari. E l’Italia? Nel 2012, ha
speso 26 miliardi di euro (darti Sipri). A cui vanno aggiunti 15
miliardi di euro per i 90 cacciabombardieri Joint Strike Fighter F-35
(il costo totale del progetto è di oltre 50 miliardi di euro). E senza
considerare che l’Italia è una delle maggiori produttrici: al secondo
posto, dopo gli USA, per la produzione di armi leggere, al decimo posto
per le armi pesanti.
È
una sfida epocale. Non impossibile, per chi ha fede. “La fede cristiana
ebbe inizio quando un povero ebreo, Gesù, che viveva sotto il tallone
di un Impero, credette nel potere trasformante del Regno di Dio”,
scrive Jim Douglas (in Nonviolent Coming of God). “L’arrivo nonviolento
di Dio è una forza crescente nell’Umanità e nessuno potrà impedire il
suo sbocciare e fiorire nel mondo”. Oggi è fondamentale, per tutti, la
scelta della nonviolenza attiva, in ogni dimensione, personale e
strutturale, politica ed economica, militare e sociale. È questa la
vera rivoluzione che attende l’umanità.
...
Invitiamo
i cittadini italiani che si riconoscono nella Costituzione che ripudia
la guerra (art.11) e i cristiani che accettano, come Magna Charta, il
Discorso della Montagna, a unirsi insieme per debellare il cancro della
militarizzazione che divora le nostre risorse. Non vogliamo che i
nostri soldi siano investiti in morte, ma in vita!
All’Arena, questa volta, non ci sarà don Tonino Bello, ma la sua voce profetica riecheggerà come allora: “In piedi, costruttori di pace!”.
Arena 2014 di Alex Zanotelli
Servizio del TG Regione Veneto del 22-4-14 su Arena di pace e disarmo, con intervista a padre Alex Zanotelli
video --------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Tutti in Arena: entrano in scena Pace e Disarmo--------------------------------------------------------------- Quante
sono le studentesse nigeriane che mancano ancora all’appello?
settantasette, ottantacinque o duecentotrentaquattro? nemmeno questo si
sa... ma di questo non si parla...
I sospetti sugli attacchi alle scuole in Nigeria: destabilizzazione del Paese o veramente Boko Haram? ---------------------------------------------------------------
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO HOREB n. 67 - 1/2014
TRACCE DI SPIRITUALITÀ
A CURA DEI CARMELITANI
«Ho
avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato
da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito… » (Mt 25,35-36), così Gesù si rivolge ai giusti, costituendo i piccoli e i poveri come i suoi “vicari” sulla terra.
Il Dio che incontriamo, nell’ascolto della Parola e nelle vicende della vita, in Gesù è un Dio “nudo”, Crocifisso
Risorto, più nudo di tutti i defraudati della nostra storia, e non
nasconde questa nudità d’amore. Egli nella sua nudità sposa l’umanità
nuda.
Se vogliamo restare fedeli a questo Dio, che, nel Figlio Gesù, accoglie e condivide, che è paziente, che vive la paradossale solitudine della croce, dobbiamo, assieme a Lui, restare fedeli alla terra, ad un popolo che Lui ama e dobbiamo restarci nella solitudine e nel silenzio.
La
vita cristiana è fedeltà a queste nozze di Dio con l'umanità, e cresce
nell'inquieta pace di chi lascia che la sua fede si incarni, che il
Verbo si riveli carne della sua carne e sangue del suo sangue e di
quello di tutti coloro che camminano in questa terra, in particolare
degli impoveriti e degli oppressi.
La
vita cristiana è coinvolgimento a condividere la passione d’amore che
Dio ha per l'umanità e la creazione. E questa passione comporta il
condividere lo stile povero di Gesù.
In
quest’ottica, il regno di Dio non tiene i cristiani lontano dalla
realtà storica e dalla terra che li accoglie e li ospita. La logica del
regno non consente di coltivare stili di vita separati, anzi attiva una
nostalgia profonda di recuperare la storia e immergersi in essa. Il
regno è invito ad entrare dentro a questa realtà assecondandone l’opera
dello Spirito in una creazione che geme e soffre (Rm 8,19ss).
Il
regno di Dio, quindi, si costruisce a partire da un’umanità sfigurata,
che ha nomi e lineamenti ben precisi. Oggi, questa umanità sfigurata,
con una parola la potremmo chiamare Sud, se per i Sud del mondo non
indichiamo solamente una posizione geografica – oggi i Sud sono nelle
nostre città, nella porta accanto alla nostra –, quanto piuttosto una
logica, una coordinata storica, è il basso, la profondità, la
periferia, contrariamente a quello che noi reputiamo più importante:
l’alto e il centro.
È questa la prospettiva che orienta le riflessioni della monografia.
...
Editoriale (PDF)
Sommario (PDF) E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it
SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Pasqua, festa che ci riscatta... Signore, aiutami... Il Signore è Risorto... Buona Pasqua!... Maria di Magdala... Emmaus è la strada... Questa settimana è la settimana della gioia... La misura dell'amore... E' curioso vedere... Promuovere, favorire, accettare i dialoghi... --------------------------------------------------------------- SABATO SANTO - Preghiera di Joseph Ratzinger Gesù è posto nel sepolcro "Il giardino nuovo" riflessione di Giancarlo Maria BREGANTINI "Quest'anno i cristiani delle varie confessioni celebrano la Pasqua lo stesso giorno,e nei giorni di Pesach: segno e sogno di unità da costruire" (Brunetto Salvarani - tweet) SAN GIORGIO DI LYDDA (video) SAN MARCO EVANGELISTA (video) --------------------------------------------------------------- LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO "A voi sarà tolto il Regno di Dio
e sarà dato a un popolo che ne produca frutti" (Matteo 21,43) Gianfranco Ravasi: Una pietra scartata: un orizzonte tra salvezza e giudizio --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)"L'angoscia di una assenza"
- Tre meditazioni sul Sabato santo di Joseph Ratzinger - "
... Il mistero terribile del Sabato santo, il suo abisso di silenzio,
ha acquistato quindi nel nostro tempo una realtà schiacciante. Giacché
questo è il Sabato santo: giorno del nascondimento di Dio, giorno di
quel paradosso inaudito che noi esprimiamo nel Credo con le parole
«disceso agli inferi», disceso dentro il mistero della morte. Il
Venerdì santo potevamo ancora guardare il trafitto. Il Sabato santo è
vuoto, la pesante pietra del sepolcro nuovo copre il defunto, tutto è
passato, la fede sembra essere definitivamente smascherata come
fanatismo. Nessun Dio ha salvato questo Gesù che si atteggiava a Figlio
suo. Si può essere tranquilli: i prudenti che prima avevano un po’
titubato nel loro intimo se forse potesse essere diverso, hanno avuto
invece ragione. Sabato
santo: giorno della sepoltura di Dio; non è questo in maniera
impressionante il nostro giorno? Non comincia il nostro secolo a essere
un grande Sabato santo, giorno dell’assenza di Dio, nel quale anche i
discepoli hanno un vuoto agghiacciante nel cuore che si allarga sempre
di più, e per questo motivo si preparano pieni di vergogna e angoscia
al ritorno a casa e si avviano cupi e distrutti nella loro disperazione
verso Emmaus, non accorgendosi affatto che colui che era creduto morto
è in mezzo a loro? Dio
è morto e noi lo abbiamo ucciso: ci siamo propriamente accorti che
questa frase è presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana e
che noi spesso nelle nostre viae crucis abbiamo ripetuto qualcosa di
simile senza accorgerci della gravità tremenda di quanto dicevamo? Noi
lo abbiamo ucciso, rinchiudendolo nel guscio stantio dei pensieri
abitudinari, esiliandolo in una forma di pietà senza contenuto di
realtà e perduta nel giro di frasi fatte o di preziosità archeologiche;
noi lo abbiamo ucciso attraverso l’ambiguità della nostra vita che ha
steso un velo di oscurità anche su di lui: infatti che cosa avrebbe
potuto rendere più problematico in questo mondo Dio se non la
problematicità della fede e dell’amore dei suoi credenti? L’oscurità
divina di questo giorno, di questo secolo che diventa in misura sempre
maggiore un Sabato santo, parla alla nostra coscienza. Anche noi
abbiamo a che fare con essa. Ma nonostante tutto essa ha in sé qualcosa
di consolante. La morte di Dio in Gesù Cristo è nello stesso tempo
espressione della sua radicale solidarietà con noi. Il mistero più
oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più chiaro di una
speranza che non ha confini. ..." "L'angoscia di una assenza" - Tre meditazioni sul Sabato santo di Joseph Ratzinger
--------------------------------------- Omelia di P. Gregorio Battaglia
VENERDI' SANTO
18.04.2014
Fraternità Carmelitana
di Pozzo di Pozzo di Gotto
LA CROCE E' IL TALAMO DI GESÙ
"... Gesù sapendo che era giunta l'ora ..." .".. è l’ora di passare da questo mondo al Padre, ma allo stesso tempo è l'ora della Gloria e,
quando la scrittura ci parla della gloria ci vuole parlare della
presenza di Dio, di come Dio si rende presente in mezzo a noi, non è
l'ora del dolorismo, è l 'ora della gloria; è l'ora in cui l'amore di
Dio si presenta a noi senza più veli... Alla morte di Gesù il velo del
tempio si spezzò dall'alto in basso, lo squarcio, adesso Dio è
visibile, è raccontabile, ma ancora di più, è come se questo suo
presentarsi è cosi pesante, è così potente, per cui ha ragione Giovanni
a dire che non possiamo fare a meno adesso di alzare lo sguardo verso
di Lui, Lui il trafitto, Lui, l'innamorato. La
tradizione cristiana non farà altro che ripetere, nelle preghiere e
negli inni, che la croce è il talamo di Gesù. Il talamo è il letto
sponsale, dove si consuma l'amore, la croce è il talamo di Gesù, dove
Lui si consegna come uno sposo si consegna alla sposa perché si
consumino le nozze e noi coinvolti, se accetteremo, se ci lasceremo
trafiggere anche noi nel cuore, coinvolti perché siamo invitati ad
entrare in questo gioco di amore ..." (p. Gregorio Battaglia) video
--------------------------------------- Quando Dio sembra assente
di ENZO BIANCHI
Sabato
santo, giorno dopo la morte, tempo in cui davanti ai discepoli c’era
solo la fine della speranza, un’aporia, un vuoto su cui incombeva il
non senso, l’insopportabile dolore di una ferita mortale: dov’è Dio?
Questa la muta domanda del sabato santo. Un giorno intero passa e non
c’è intervento di Dio…
Eppure
Dio non ha abbandonato Gesù: se l’abbandono appare l’amara verità per i
discepoli, Dio in realtà ha già chiamato a sé Gesù, anzi, lo ha già
risuscitato nel suo Spirito santo e Gesù vivente è agli inferi ad
annunciare anche là la liberazione. Giorno vuoto il sabato santo,
silenzioso per i discepoli e per gli uomini, ma giorno in cui il Padre
attraverso il Figlio porta negli inferi la salvezza: “Oggi – recita
un’omelia attribuita a Epifanio – sulla terra c’è un silenzio grande:
Il Signore è morto nella carne ed è disceso a scuotere il regno degli
inferi. Va a cercare Adamo, il primo padre, come la pecorella smarrita.
Il Signore scende e visita quelli che giacciono nelle tenebre e
nell’ombra di morte” .
La
discesa agli inferi diventa allora estensione della salvezza a tutto il
cosmo e all’essere umano nella sua interezza. Che ne è degli inferi
dopo questa “visita” del Cristo glorioso? Cirillo di Alessandria
afferma che questa predicazione di Cristo agli inferi ha significato la
spoliazione dell’inferno: “Subito Cristo, spogliando l’intero inferno e
spalancandone le impenetrabili porte agli spiriti dei morti, vi lasciò
il diavolo solo!”. “Dov’è, o inferno, la tua vittoria?”, canta dunque
la liturgia pasquale.
Il
cristiano oggi non dovrebbe dimenticare questo mistero del grande e
santo sabato, vero preludio alla Pasqua ma anche lettura della discesa
di Cristo nel cuore della terra e della creazione, nel profondo di ogni
esistenza lontana da Dio, nelle regioni infernali che abitano anche
ogni cristiano, nonostante il suo desiderio di sequela di Gesù.
Chi
non riconosce in sé la presenza di questi inferi? Regioni non
evangelizzate della nostra esistenza, territori di incredulità, luoghi
dove Dio pare assente e nei quali ognuno di noi nulla può se non
invocare la discesa di Cristo perché li evangelizzi, li illumini, li
trasformi da spazi di morte assoggettati alla potenza del demonio in
terreno fertile capace di germinare vita in forza della grazia. Così il
sabato santo non è un giorno vuoto ma è come il tempo della gravidanza,
è una crescita del tempo verso il parto, trionfo della vita nuova: il
suo silenzio non è mutismo ma raccoglimento carico di energie e di vita.
...
--------------------------------------- Come le donne
Prepararsi alla Veglia pasquale
di don Antonio Savone
Lo
abbiamo accompagnato nel suo percorso di consegna alle mani del Padre
mentre veniva consegnato a quelle degli uomini. Ci siamo fatti compagni
di cammino di Giuda e con lui abbiamo riconosciuto di essere soltanto
dei poveri uomini; ci siamo poi riconosciuti in Pilato per la cui
indifferenza l’acqua nel catino è sempre a temperatura giusta; ci siamo
rivisti in Pietro, il discepolo che riserva per sé sempre una via di
sicurezza; ci siamo rispecchiati in Simone di Cirene, colui che impara
a seguire Gesù per amore dopo averlo fatto per forza; ci siamo riletti
nella Veronica, il cui gesto di asciugare il volto dona una brezza di
gratuità in un momento drammatico; ci siamo riconosciuti ancora in
Giovanni, l’amico che resta accanto anche quando l’altro dovesse
toccare il livello più basso; ci siamo messi alla scuola di Maria per
apprendere cosa significhi resistere continuando a mettere al mondo la
vita quando tutto parla di morte. Forse siamo convinti che questo possa
bastare per esprimere il nostro compianto nei confronti del Signore.
E
invece no. Questa sera, infatti, ci è chiesto di accodarci al
pellegrinaggio delle donne, non già per compiere una visita alla tomba
ma per incontrare il Signore Risorto. È vero: troppe nostre notti sono
senza memoria e senza attesa. Le attraversiamo non ricordando più ciò
che Dio ha compiuto nelle grandi notti dell’umanità e perciò non
attendendo più nulla se non che una pietra sigilli tutto
definitivamente. Fosse possibile riporteremmo volentieri indietro i
nostri orologi a quegli istanti in cui non eravamo segnati
dall’esperienza del male, del limite, della morte.
Così facendo noi siamo come quegli altri che non hanno speranza!, parafrasando l’apostolo Paolo.
Una
sorta di pensiero magico alquanto adolescenziale ci fa ritenere che la
gioia sia qualcosa che rimpiazzi o si sostituisca al dolore, magari
cancellandolo o ignorandolo. La gioia che viene dalla Pasqua è la gioia
che matura dentro il dolore del mondo, lo cambia dal di dentro. La
Pasqua ci attesta che l’amore immenso di Dio si manifesta proprio
nell’ora del dramma per vie che noi non conosciamo. Nessuno di noi
potrà fare a meno di sperimentare talvolta il dolore, il non senso: ciò
che questa notte ci annuncia è che proprio quelle esperienze sono
abitate da un amore più forte.
...
Come le donne
--------------------------------------- Omelia di don Angelo Casati
Domenica di Pasqua
Anno A - 20 aprile 2014
At 2,1-11
Sal 103
1Cor 12,3-7.12-13
Gv 20,19-23
"...Ma
il buio a poco a poco si va stemperando ed è l'alba della Risurrezione,
l'alba che vive e vibra di questo annuncio che di generazione in
generazione è arrivato fino a noi oggi e noi oggi lo passiamo alle
generazioni future. "Dio era con lui", Dio non ha lasciato quel figlio,
spirato di croce, sotto il potere della morte. Risuscitandolo ha
dimostrato che era con lui: quella risurrezione è il sigillo di Dio su
di lui. "Morte e vita" -
canta la Sequenza antica - "si sono affrontate in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa". È la fede nella Risurrezione. Fede
che, secondo i vangeli, filtra a poco a poco nei cuori. Perché questo è
lo stile di Dio: di non soverchiarti. È uno stile rispettoso della tua
libertà. È uno stile umile, silenzioso, nascosto anche nel più grande
degli accadimenti della storia. E
infatti nessuno -così, se stiamo ai vangeli- l'ha visto risorgere. E,
soprattutto, non risorge secondo i moduli interpretativi pittorici
consueti, con vessilli in mano. Giovanni
non vide i vessilli di Cristo, vide poche e povere cose, che
custodivano per il suo cuore, per come erano messe, una luce: entrò,
vide le bende per terra e il sudario che gli era stato posto sul capo,
non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte, vide e
credette. Poche cose e la
luce della risurrezione che le abita sono all'inizio di questa fede,
che noi, questa mattina, passiamo come la grande risposta di Dio, alle
generazioni future ..."
Omelia di don Angelo Casati Domenica di Pasqua
--------------------------------------- RUBRICA Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9) Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino Gv 20,1-9
"Il
primo giorno dopo il Sabato" è il giorno della nuova creazione, della
creazione dell'uomo nuovo, Figlio dell'uomo e Figlio di Dio. E' il
primo giorno della settimana, che è diventato il giorno del Signore: la
Domenica. Ed il sepolcro è vuoto, presupposto della nostra fede, che ha
come fine dell'uomo non la morte, ma la resurrezione. "Se Cristo
non è stato risuscitato dai morti, allora è vuoto il nostro annuncio e
vuota anche la vostra fede", dice l'apostolo Paolo ai Corinzi (1Cor
15,14). E' per la vita che siamo stati creati e il limite del suo tempo
non è la fine di tutto ma la comunione con il suo Principio. La morte
non è un male, piuttosto è il nostro modo di concepirla che ci avvelena
l'esistenza, il pungiglione che non ci dà tregua, affermiamo di credere
in Gesù il Vivente, il Risorto, ma di fatto siamo ancora immersi, come
Maria di Magdala, nel buio delle nostre paure.
--------------------------------------- “Perché cercate tra i morti
colui che è vivo?”
(Luca 24,5)
Il
giorno di Pasqua, che Giovanni fa coincidere con la Pentecoste, si
scioglie il dilemma della chiesa tra chiusura e ripiegamento da una
parte, e fermento di sempre nuova generazione dall’altra.
La
chiesa non è il museo delle cere di personaggi incatramati dal ricordo
e resi sterili dal tempo, ma grembo gravido di nuove, disturbanti
presenze.
La
chiesa non è un bunker per i strenui difensori della propria identità,
ma campo aperto per i seminatori dell’altrui dignità.
La
chiesa non è un covo di nostalgici queruli che guardano all’indietro,
ma torre di guardia di sentinelle che scrutano l’orizzonte, con lo
sguardo in avanti.
...
--------------------------------------- VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA / anno A
19/04/2014
Omelia di P. Aurelio Antista
Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto
Stiamo
vivendo una notte speciale. è la notte santa, è la notte in cui Dio
veglia, e anche noi, stiamo vegliando alla Sua presenza.
Questa
è la notte in cui il Signore squarcia le tenebre e crea cose nuove,
crea la vittoria della vita sulla morte, la vittoria dell'amore su ogni
forma di odio; questa è soprattutto la notte in cui Dio fa risorgere
Gesù di Nazareth e lo costituisce Signore della storia, lo costituisce
il Vivente per sempre e per tutti...
Gesù Risorto invia anche noi verso gli altri... Noi sappiamo che la Galilea è il simbolo della vita di tutti i giorni, del nostro quotidiano fatto di gioie e di dolori, di tensioni e di speranze; nella realtà spesso deludente e contraddittoria della nostra vita il Signore ci invita a seminare la speranza, ci invita ad essere uomini e donne costruttori di pace e a testimoniare il suo amore gratuito che si esprime in un servizio generoso ai fratelli... video --------------------------------------- GUIDA ALLA LETTURA Le
pagine del NT non ci informano sul modo con cui Gesù è risorto; gli
evangelisti, l’apostolo Paolo e gli altri apostoli non sono attratti da
questo tipo di interesse. Al riguardo essi attestano soltanto che
“questo Gesù Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni.
Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo
Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso come voi stessi
potete vedere e udire” (At 2,32-33); “voi invece avete rinnegato il
Santo e il Giusto, avete chiesto che vi fosse graziato un assassino e
avete ucciso l’autore della vita. Ma Dio l’ha risuscitato dai morti e
di questo noi siamo testimoni” (At 3,14-15); “Perché cercate tra i
morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi
parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio
dell’uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e
risuscitato il terzo giorno. Ed esse [le donne mirofore] si ricordarono
delle sue parole” (Lc 24,5-8; cfr. 24,26-28.44-48); “Vi ho trasmesso,
dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì
per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato
il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai
Dodici” (1Cor 15,3-5).
...
il testo integrale
--------------------------------------- Pèsah (Passare) di Erri de Luca
Pasqua è voce del verbo ebraico “pèsah” che significa “passare”. Non è festa per residenti ma per coloro che sono migratori che si affrettano al viaggio.
Da
non credente vedo le persone di fede così, non impiantate in un centro
della loro certezza ma continuamente in movimento sulle piste. Chi
crede è in cerca di un rinnovo quotidiano dell’energia di credere,
scruta perciò ogni segno di presenza. Chi crede, insegue, perseguita il
creatore costringendolo a manifestarsi. Perciò vedo chi crede come uno
che sta sempre su un suo “passaggio”. Mentre con generosità si
attribuisce al non credente un suo cammino di ricerca, è piuttosto vero
che il non credente è chi non parte mai, chi non s’azzarda nell’altrove
assetato del credere.
... --------------------------------------- Cari amici, come
vorrei che il mio augurio, invece che giungervi con le formule
consumate del vocabolario di circostanza, vi arrivasse con una stretta
di mano, con uno sguardo profondo, con un sorriso senza parole!
Come
vorrei togliervi dall'anima, quasi dall'imboccatura di un sepolcro, il
macigno che ostruisce la vostra libertà, che non dà spiragli alla
vostra letizia, che blocca la vostra pace!
Posso dirvi però una parola. Sillabandola con lentezza per farvi capire di quanto amore intendo caricarla: "coraggio"!
La
Risurrezione di Gesù Cristo, nostro indistruttibile amore, è il
paradigma dei nostri destini. La Risurrezione. Non la distruzione. Non
la catastrofe. Non l'olocausto planetario. Non la fine. Non il
precipitare nel nulla.
Coraggio, fratelli che siete avviliti, stanchi, sottomessi ai potenti che abusano di voi.
... --------------------------------------- Omelia di P. Gregorio Battaglia Pasqua del Signore anno A
20.04.2014
Fraternità Carmelitana
di Pozzo di Pozzo di Gotto
Oggi
celebriamo il grande giorno della Pasqua del Signore; è giorno per noi
fondamentale perché è a partire dalla Pasqua del Signore che noi
impariamo a comprendere cosa significa credere in Dio e credere in
Gesù, perché è la Sua Pasqua che ci permettere di guardare le cose, il
mondo, gli avvenimenti con gli occhi suoi, gli occhi di Colui che
guarda questo mondo, lo ama e, diceva Pietro parlando a coloro che lo
ascoltavano, proprio Colui che "è passato in mezzo a noi beneficando e
risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo",
proprio Lui Dio lo ha risuscitato e lo ha risuscitato per noi e questo
potremmo tradurlo anche per noi, noi che in questi giorni l'abbiamo
seguito attraverso i giorni della passione...
Impariamo
a guardare con gli occhi di Dio, quella vita che Lui ci ha dato
facciamola pulsare dentro di noi, e qual è il modo di guardare di Dio?
qual è lo sguardo di Dio, il sentimento di Dio? c'è una parola bella
che in un certo senso compendia tutto l'agire di Dio e che Papa
Francesco ripete quasi come un ritornello, un mantra, la misericordia
di Dio la compassione di Dio. La vita che Lui ci regala è una vita in
cui noi scopriamo che il valore grande è quello della compassione. Lì
dove c'è qualcuno che ha compassione finalmente la vita diventa
vivibile e diventiamo persone capaci di avere lo sguardo rivolto in
alto...
video
--------------------------------------- LA VIA CRUCIS AL COLOSSEO di Papa Francesco
Venerdì Santo - 18 aprile 2014
VOLTO DI CRISTO,
VOLTO DELL'UOMO
MEDITAZIONI di S.E. Mons. Giancarlo Maria BREGANTINI, Arcivescovo di Campobasso-Boiano Tutte le meditazioni sono state un invito a farsi carico delle sofferenze dell'uomo. Dio «è irrevocabilmente e senza mezzi termini dalla parte delle vittime». "Fin
dalla prima stazione la melassa devozionale e le considerazioni pie
sono spazzate via dai drammi della vita d’ogni giorno. “Gesù è
condannato a morte”, ed ecco apparire le facili accuse, i preconcetti
che si fanno cultura razzista, le calunnie, gli accusati sbattuti in
prima pagina e gli scagionati in ultima, con una preghiera per “chi
deve, per missione, giudicare in tribunale, perché emetta sempre
sentenze giuste e vere. Amen”. A
mano a mano che si procede nella via della croce l’analisi della nostra
società si fa acuta e penetrante: precarietà, disoccupazione,
licenziamenti, speculazione finanziaria, suicidi di imprenditori,
aziende che lasciano il Paese. Cosa c’entra tutto questo con la “pia
pratica” della Via Crucis? Si ode poi il lamento straziato delle madri
per i figli che muoiono a causa dei tumori prodotti dagli incendi dei
rifiuti tossici, il lamento dai carceri sovraffollati che infliggono
doppia pena, quello delle donne schiavizzare dalla paura e dallo
sfruttamento." PRIMA STAZIONE: «Il dito puntato che accusa»,
che a partire dalla «condanna sbrigativa di Gesù» mette in guardia da
«facili accuse, giudizi superficiali tra la gente, insinuazioni e
preconcetti che chiudono il cuore e si fanno cultura razzista, di
esclusione e di "scarto".
SECONDA STAZIONE: «Il pesante legno della crisi»,
l'invito è a riflettere sul peso della Croce di Gesù: «È anche il peso
di tutte le ingiustizie che hanno prodotto la crisi economica, con le
sue gravi conseguenze sociali: precarietà, disoccupazione,
licenziamenti, un denaro che governa invece di servire, la speculazione
finanziaria, i suicidi degli imprenditori, la corruzione e l'usura, con
le aziende che lasciano il proprio Paese. Questa è la croce pesante del
mondo del lavoro, l'ingiustizia posta sulle spalle dei lavoratori. Gesù
la prende sulle sue e ci insegna a non vivere più
nell'ingiustizia». TERZA STAZIONE: «La fragilità che ci apre all'accoglienza» è
il tema della terza stazione, nella quale emerge la figura di Gesù che
«ci aiuta ad accogliere la fragilità degli altri», invitandoci ad
accogliere «tra noi la fragilità degli immigrati». QUARTA STAZIONE: «Le lacrime solidali»,
a partire dalla figura di Maria pone al centro tutte le madri che
soffrono, «per i figli lontani, per i giovani condannati a morte,
trucidati o partiti per la guerra, specie i bambini-soldato». Oppure
«per i loro figli, morenti a causa dei tumori prodotti dagli incendi
dei rifiuti tossici», come nella terra dei fuochi, o ancora «per i
giovani travolti dalla precarietà o inghiottiti dalla droga e
dall'alcol». QUINTA STAZIONE: «La mano amica che solleva», vede nel volontariato una strumento per generare «una fraternità mistica, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo». SESTA STAZIONE: «La tenerezza femminile» che porta un forte appello alla «gratuità amorevole» verso «ogni prossimo da consolare», soprattutto coloro che «muoiono di solitudine». SETTIMA STAZIONE: «L'angoscia del carcere e della tortura». In
Cristo, «si riconosce l'amara esperienza dei detenuti di ogni carcere,
con tutte le sue disumane contraddizioni. Circondati e accerchiati,
"spinti con forza per cadere". Il carcere, oggi, è ancora troppo tenuto
lontano, dimenticato, ripudiato dalla società civile. Ci sono le
assurdità della burocrazia, le lentezze della giustizia. Ma «più
grave è la pratica della tortura, purtroppo ancora diffusa in varie
parti della terra, in molteplici modi. Come è stato per Gesù: anche Lui
percosso, umiliato». Di fronte a tutto questo è proprio Cristo «il
nostro aiuto per non essere consegnati alla paura». OTTAVA STAZIONE: «Condivisione e non commiserazione». Il ministero della consolazione. Appello contro la violenza sulle donne. NONA STAZIONE: «Vincere la cattiva nostalgia»,
contenente una meditazione che invita a superare l'immobilismo
provocato dalla paura del domani e a guardare all'«oltre», che si
scorge attraverso l'afflizione. Un invito rivolto soprattutto ai
«perseguitati, ai morenti, ai malati terminali, agli oppressi». DECIMA STAZIONE: «L'unità e la dignità».
«In Gesù, innocente, denudato e torturato, riconosciamo la
dignità violata di tutti gli innocenti, specialmente dei piccoli» Dio
«è irrevocabilmente e senza mezzi termini dalla parte delle
vittime». UNDICESIMA STAZIONE: «Al letto degli ammalati», offre lo spunto per riflettere sui «molti nostri fratelli e sorelle inchiodati a un letto di dolore». DODICESIMA STAZIONE: «Il gemito delle sette parole»,
è una riflessione in forma di preghiera sulle frasi pronunciate da Gesù
sulla croce, autentico «capolavoro di speranza». TREDICESIMA STAZIONE: «L'amore è più forte della morte», a partire dall'immagine di Maria che raccoglie il corpo di Gesù, ricorda come «pietà significa farsi prossimi dei fratelli che sono nel lutto e non si danno pace». QUATTORDICESIMA STAZIONE: «Il giardino nuovo» .
«Finalmente vediamo il volto del nostro Signore. E conosciamo in
pienezza il suo nome: misericordia e fedeltà, per non restare mai
confusi, nemmeno davanti alla morte». Mons. Bregantini racconta le meditazioni composte per la Via Crucis video
VIA CRUCIS - VENERDÌ SANTO 2014
video integrale
--------------------------------------- "Cristiani non si nasce. Si diventa" di Silvano Fausti
Gesuita, biblista e scrittore
All’inizio
gli apostoli si rivolgevano a giudei e proseliti di Gerusalemme. Più
tardi alcuni ellenisti (ebrei emigrati), diventati cristiani, portano
il Vangelo in Giudea e in Samaria. Ben presto la persecuzione li
«dissemina» in Fenicia, Cipro e Antiochia. Ma annunciano sempre e solo
a correligionari o simpatizzanti. Finalmente da Cipro e Cirene giungono
ad Antiochia alcuni ellenisti cristiani che si rivolgono direttamente
ai pagani. Qui, per la prima volta, i credenti in Gesù ricevono il nome
di «cristiani». È una svolta storica, che segna la nascita anagrafica
del cristianesimo. I discepoli di Gesù diventano e sono chiamati
«cristiani», perché sono uguali a lui, che aprì a tutti la porta del
Regno. Grazie a loro il giudeo Gesù diventa davvero il Cristo di tutti,
«luce dei pagani» (Lc 2,32) e «salvatore del mondo» (Gv 4,42). Siamo
verso l’anno 37. Se fu veloce il diffondersi del cristianesimo, fu
lenta l’evoluzione che lo portò a proporsi a tutti nel rispetto della
diversità di ciascuno. Ciò avverrà, con molte resistenze, verso l’anno
48 nel «Concilio» di Gerusalemme. In realtà si tratta di un cammino
continuo. Quando si arresta, la Chiesa diventa una setta che tradisce
il suo fondatore. Chi esclude un solo uomo, esclude il Figlio
dell’uomo. Disprezza Dio che già «è tutto in tutti» e aspetta solo chi
lo riconosca. Cristiano diventa chi lo vede e ama in ogni persona. Il
progetto del Padre è che ogni popolo possa dire di Sion: «Sono in te
tutte le mie sorgenti!» (Sal 87,7). Tutti siamo «uno» in Cristo: «Non
c’è più né giudeo né greco, né schiavo né libero, né maschio e femmina,
poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal3,28). Il cristianesimo
non è una religione con cultura, leggi o riti propri. È un «conoscere e
credere all’amore che Dio ha per noi» (1Gv 4,16), perché possiamo amare
come siamo amati. Infatti «pieno compimento della legge è l’amore» (Rm
13, 8-10). Nel
nostro mondo globalizzato torna di attualità il De pace fidei di Nicola
Cusano. Tutte le religioni devono andare d’accordo, rispettando le loro
diversità. Per nessun motivo si può ammazzare in nome di dio. Questo
dio è un idolo diabolico. Ciò che si fa all’uomo, lo si fa a Dio. C’è
infatti «un solo Dio, Padre di tutti, che è al di sopra di tutti,
agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti» (Ef 4,6) ... --------------------------------------- "L'eredità dei santi" Incontro per giovani in preparazione della Canonizzazione
di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II
La
Chiesa di Roma ha promosso un incontro per i giovani: "L’Eredità dei
santi", che ha avuto luogo martedì 22 aprile alle ore 20.30 nella
Basilica di San Giovanni in Laterano, con gli interventi dei due
postulatori monsignor Slavomir Oder e padre Giovangiuseppe Califano e
una catechesi di don Fabio Rosini, direttore del Servizio diocesano per
le vocazioni. Padre
Giovangiuseppe Califano, dell’ordine dei Frati Minori, postulatore
della causa di Giovanni XXIII, ha spiegato il legame di Roncalli con
l’ordine francescano, di cui era terziario. Un’appartenenza di cuore,
manifestata in tutta la vita: «Giovanni XXIII aveva un cuore
francescano – ha detto -, un animo semplice, umile, lieto e fraterno.
Proveniente da una famiglia povera, voleva morire povero, nella
certezza che ogni bene della vita fosse legato solo alla misericordia
di Dio, e nell’umile concezione di sé, che lo portava a ripetere “Dio è
tutto, io sono nulla”». La
definizione di “Papa Buono” racconta quei «gesti di bontà che hanno
commosso tutti», come le visite ai piccoli malati dell’ospedale Bambino
Gesù, ai carcerati di Regina Coeli, alle parrocchie di Roma:
espressioni di servizio e vicinanza e realizzazione delle opere di
misericordia del Vangelo, in cui, ha spiegato padre Califano, «il Papa
buono ripercorreva le orme di Gesù Buon Pastore, nella carità». E
poi il coraggio di Giovanni XXIII espresso nel Concilio «suggerimento
dello Spirito», momento speciale in cui «la Chiesa iniziava a parlare
il linguaggio del suo tempo per comunicare a tutti la parola di Dio».
Roncalli è così Papa del rinnovamento, con un segreto di giovinezza
racchiuso nel «desiderio di appartenere a Dio, di compiere il Suo
disegno di santità», per essere «santo ad ogni costo», secondo il
desiderio che ha guidato tutta la sua vita. «La santità di questi
pontefici è imitabile – ha concluso padre Califano -, le loro vite ci
invitano a percorrere la nostra personale strada di santità». Emozione
e soddisfazione nelle parole del postulatore della causa di Giovanni
Paolo II, monsignor Slawomir Oder, che ha ripercorso i nove anni di
cammino verso la canonizzazione. «Un’esperienza straordinaria», in cui
ha spiegato di aver conosciuto il senso dell’umorismo di Giovanni Paolo
II e, attraverso le risposte alle domande sulla sua santità, raccolte
nei viaggi e nei contatti con persone di tutto il mondo, ha trovato il
modo di raccontare papa Wojtyla: «Un santo è un modello, è “luogo”
visitato e toccato da Dio, che ti mostra la strada da seguire – ha
detto -, la santità si sviluppa nel tempo, accogliendo la grazia e
l’opera di Dio. Giovanni Paolo II è stato intagliato dalla mano del
Signore nella santità, attraverso la sofferenza». Il
Papa polacco, che viveva di preghiera e di incontri, «abitava lo spazio
di Dio e dell’Eucaristia, riempiva il suo cuore della presenza del
Padre e, stringendo le persone negli abbracci e nei gesti di paternità,
trasmetteva il suo amore». Vivere la sua eredità, ha sottolineato il
sacerdote, vuol dire così «custodire la memoria e vivere quella santità
che dà gusto e senso alla vita». Le
due canonizzazioni come momento di grazia per tutti, nella catechesi di
don Fabio Rosini che ha chiuso l’incontro: «La santità non nasce da
doti personali – ha affermato -, è Dio che chiama: per essere santi
bisogna conoscere Cristo, sapere com’è il Padre, e come lavora lo
Spirito Santo». I due Papi hanno cambiato la storia, con il
rinnovamento possente del Concilio, e con la forza di abbattere i muri
e spalancare le porte a Cristo; due uomini coraggiosi, Angelo Roncalli
e Karol Wojtyla, cresciuti nella povertà, forgiati dalla sofferenza,
«ma che hanno sperimentato la provvidenza di Dio». Di
qui la riflessione di don Rosini sulla tentazione alla tristezza e alla
paura che viviamo oggi: «Vale la pena essere uomini: Dio che ci ha
creato, ama ciascuno di noi nella sua unicità, tanto da dare la vita
per noi. Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II hanno creduto nel cuore
dell’uomo, in cui non si spegne mai la luce del bene». Ricercare la
santità, ha detto ancora don Rosini, è quindi «credere a quello che Dio
vuole operare in ognuno di noi, e non buttare via nulla della nostra
vita, perché Dio può trasformare in opera d’arte anche la storia più
disperata». (Maria Elena Rosati - Romasette) VIDEO INEGRALE
calendario iniziative in attesa della canonizzazioni --------------------------------------- "Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II sono stati i Papi più amati del secolo scorso
Cosa li ha accomunati? Quali le principali differenze?"
secondo il teologo Vito Mancuso (VIDEO)
Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II sono stati i Papi più amati del secolo scorso.
Cosa li ha accomunati? Quali le principali differenze? Il teologo Vito Mancuso risponde scegliendo il Concilio Vaticano II come chiave per analizzare i due pontificati. Senza tralasciare alcune contraddizioni. Intervista di Tiziana Testa.
--------------------------------------- UN VESCOVO E DUE PAPI Luigi
Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, rievoca il primo incontro con
Roncalli a Parigi nel 1951. La richiesta dal Concilio di proclamarlo
Santo per acclamazione e la prudenza di Paolo VI. La spinta della
"Pacem in terris". L'incontro con Giovanni Paolo II, nei giorni della
lettera all'onorevole Berlinguer. La visita del Papa polacco, in
diocesi, il 19 marzo 1990 per incontrare il mondo del lavoro.
Noi
salutiamo il Papa come “Vicario” di Cristo. E se è vero che ogni
cristiano per il battesimo è inserito in Cristo (e quindi è “vicario”
di Cristo), e il sacerdote, per la sua ordinazione e il suo compito, è
- come si diceva un tempo - un “altro Cristo”, il Papa è in misura
particolare “Vicario di Cristo” in quanto ne rappresenta e ne continua
il compito di grande Profeta, grande Sacerdote, grande Pastore. Assurto
a un compito immenso, il Papa resta uomo, con tutte le caratteristiche
e i limiti di un’umanità che, pur al servizio dell’umanità perfetta di
un Dio che si è fatto uomo, rimane un’umanità imperfetta. Il grande
insegnamento che ci ha dato Papa Benedetto con le sue dimissioni è
stata la coscienza dei propri limiti, derivata dall’età e dalla
situazione concreta, che gli ha fatto trasmettere il “servizio”
(ministero) a cui arrivava a sentirsi inadeguato, al nuovo “servitore”
che lo Spirito avrebbe designato servendosi dei cardinali.
Ed
è così che a suo tempo i cardinali, trovatisi a designare il successore
di Papa Pio XII, avevano nominato il cardinale Roncalli come “Papa di
transizione” che preparasse il papato all’arcivescovo di Milano, il non
ancora cardinale monsignor Montini. Non ebbi modo di incontrare
Giovanni perché, accordatosi col mio arcivescovo, il cardinale Lercaro,
sulla sostituzione del vescovo ausiliare di Bologna, aveva già firmato
la nomina di mons. Baroni a vescovo di Albenga - il che permise ai
cardinali di renderla pubblica - ma non aveva firmato la mia, e dovetti
attendere la conferma di Paolo VI.
Avevo incontrato il nunzio Roncalli nel 1951 a Parigi...
Li ho ammirati per la loro pietà e umanità
--------------------------------------- Minimo 500ecentomila, massimo
un milione. È la stima del numero di persone - pellegrini e turisti -
che parteciperanno alla messa di papa Francesco per la doppia
canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, domenica prossima
27 aprile, in Vaticano.
Iacopo Scaramuzzi: Un milione di persone per Roncalli e Wojtyla santi Papa Montini verrà proclamato
beato nel 2014, probabilmente il 19 ottobre, a conclusione del Sinodo
dei vescovi. Lo rivela il settimanale «Credere» nel numero in edicola
dal prossimo 30 aprile, spiegando che il 5 maggio verrà confermato il
miracolo avvenuto per la sua intercessione.
FAMIGLIA CRISTIANA: PAOLO VI BEATO ENTRO L'ANNO UN'ESCLUSIVA DI CREDERE ---------------------------------------------------------------
SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"In attesa di ulteriori conferme su questa notizia, continuiamo a pregare per p.Paolo Dall’Oglio.
Siria, i ribelli dell'Els: "Padre Paolo Dall'Oglio è vivo ed è in mano ai jihadisti" --------------------------------------------------------------- |
FRANCESCO |
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1) La newsletter è settimanale;
2) Il servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm
3) Il servizio omelia di P. Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm