"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°17 del 2014

Aggiornamento della settimana

- dal 19 al 25 aprile 2014 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 2 maggio 2014          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 


LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo




OMELIA 

    di P. Gregorio Battaglia (Venerdì Santo)
  di P. Gregorio Battaglia
(Pasqua)

  di P. Aurelio Antista
(Notte di Pasqua)


    di P. Alberto Neglia


PREGHIERA DEI FEDELI

 
N. B. La Lectio è temporaneamente sospesa



NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 








 

«Pasqua, festa che ci riscatta dal nostro passato! Allora, Coraggio! Non temete! Non c'è scetticismo che possa attenuare l'esplosione dell'annuncio: "le cose vecchie sono passate: ecco ne sono nate nuove". Cambiare è possibile. Per tutti. Non c'è tristezza antica che tenga. Non ci sono squame di vecchi fermenti che possano resistere all'urto della grazia... AUGURI! »
(Don Tonino Bello)





I NOSTRI TEMPI


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Pane in attesa: il sud che insegna


Parte da Messina l’iniziativa del pane in attesa, ispirata al famoso “caffè sospeso”, tradizionale abitudine napoletana di lasciare un caffè pagato per una persona che entrerà nel bar in seguito. Un esempio semplice ma efficace di mutualismo quotidiano, un modo per dimostrare che tutti insieme possiamo riuscire a contrastare la crisi che attanaglia il nostro Paese.

Un’idea semplice e geniale allo stesso tempo: ispirarsi al sano istrionismo napoletano, capace di fare del bene con il sorriso sulle labbra, con leggerezza d’animo e soprattutto rispettando la dignità di chi è più sfortunato .

Punto di partenza dell’iniziativa chiamata ‘‘Pane in attesa” è stato quello di copiare il meccanismo del caffè sospeso in uso tradizionalmente a Napoli e farne ancora di più uno strumento di solidarietà e aiuto, oggi al centro dell’attività di molte associazioni.

Per chi non lo sapesse, il meccanismo del caffè sospeso funziona in questo modo: una persona entra in un bar e paga due caffè, ricevendone solo uno e lasciando l’altro, per l’appunto, in sospeso; ma non per una persona specifica bensì per la prima che, in difficoltà economiche o comunque in condizioni precarie, entrando chieda se in tal luogo siano rimasti caffè pagati da consumare.

Semplice, come bere un caffè, ma fondamentale per il sostentamento delle famiglie se applicato all’alimento base per eccellenza, ovvero il pane.

“Aiutiamo chi di questi tempi non riesce a metter in tavola bene più preziosi” spiegano all’unisono i proprietari delle quattro panetterie siciliane coinvolte nel progetto, felici di essere davvero concreti nell’aiutare coloro i quali si trovano nel bisogno.
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  Pane in attesa: il sud che insegna


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22 aprile 2014: 44ma Giornata della Terra


Oggi 
22 aprile 2014 si festeggia la 44ma Giornata mondiale della Terra e il tema scelto per l’Earth Day 2014 è:Green Cities.

Si celebra oggi la Giornata della Terra: l’appuntamento di quest’anno è dedicato alle “green cities”, le città verdi, con l’obiettivo di promuovere politiche ambientali più efficaci per le metropoli che accolgono ormai oltre la metà della popolazione mondiale. 
Intervista a Andrea Masullo, presidente del Comitato Scientifico di Greenaccord, sull’attuale stato di salute della Terra

  Giornata della Terra dedicata alle "città verdi"

Nata il 22 aprile del 1970, la Giornata della Terra vuole sottolineare la necessità e l’esigenza di conservare le risorse che la terra offre e coinvolge ben 192 Paesi. Vediamo quali sono i programmi di questa edizione.

  Earth day 2014 Italia: il 22 Aprile tanti eventi per festeggiare la terra

Il decalogo di Green Cross ed Earth Day Italia per la Giornata mondiale della Terra (e per tutto l’anno)
Salvare il Pianeta partendo dai rifiuti. È l’appello lanciato dalla nostra organizzazione e da Earth Day Italia in occasione della Giornata Mondiale della Terra che si festeggia il 22 aprile. Dieci i consigli per limitare la produzione di rifiuti, che secondo il rapporto dell’Ispra nel nostro Paese ammontano annualmente a 31,4 milioni di tonnellate.
L’obiettivo del decalogo, reso noto nel giorno del compleanno della Terra, è contribuire a creare una nuova consapevolezza sull’importanza delle singole azioni per la riduzione dell’impatto ambientale...

  22 aprile: 10 gesti quotidiani da regalare alla Terra

E anche Google ha voluto celebrare la Terra con un Doodle a tema. Cliccando oggi sul logo del motore di ricerca ci augura“Una felice Giornata della Terra!” per bocca di un colibrì rosso, uno scarabeo, una medusa quadrifoglio, un camaleonte velato, un pesce palla e un macaco giapponese, altro non è che un modo simpatico e evocativo per rendere omaggio all’iniziativa nata nel 1970 per sensibilizzare il mondo al problema della fame, dell’inquinamento e dello sviluppo sostenibile.

Basta poco per trasmettere ai propri figli l’amore per l’ambiente in cui vivono e per farli diventare degli adulti eco-consapevoli. Scoprite come insegnare loro a rispettare il mondo in cui viviamo in maniera divertente e creativa.

  Come insegnare ai bambini a rispettare l’ambiente



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Alex Zanotelli - Arena 2014 “In piedi, costruttori di pace!”

Arena 2014
Alex Zanotelli

“In piedi, costruttori di pace!”, aveva gridato nell’Arena del 1989, il vescovo di Molfetta, Tonino Bello. È stato questo il leitmotiv delle Arene di Pace, promosse negli anni Ottanta e Novanta dai Beati i Costruttori di Pace. Le Arene sono state il luogo dove si è ritrovato il Popolo della Pace, in un mondo sul precipizio della guerra nucleare, nello scontro tra Est e Ovest, per gridare la propria voglia di pace. Oggi, rilanciamo, nell’Arena 2014, un grido di protesta contro la guerra, ritenuta normale come lo era nel XX secolo, apertosi con la terribile Prima Guerra Mondiale (1914-18), di cui ricorre, quest’anno, il primo centenario. “Inutile strage”, la definì Benedetto XV.
Le guerre di questi ultimi cento anni sono state paurose, combattute con armi sempre più sofisticate. E coperte da bilanci militari con cifre da capogiro. Basta scorrere i dati delle spese militari rilasciati ogni anno dall’Istituto Internazionale di Ricerca per la pace (SIPRI) di Stoccolma: nel 2011 sono stati spesi in armi, a livello mondiale, 1740 miliardi di dollari, cioè 3,3 milioni di dollari al minuto, con una locomotiva siglata USA, con i suoi 711 miliardi di dollari, pari al 41% del totale mondiale. Nel 2012, sono stati spesi in armi, sempre a livello mondiale, 1752 miliardi di dollari. E l’Italia? Nel 2012, ha speso 26 miliardi di euro (darti Sipri). A cui vanno aggiunti 15 miliardi di euro per i 90 cacciabombardieri Joint Strike Fighter F-35 (il costo totale del progetto è di oltre 50 miliardi di euro). E senza considerare che l’Italia è una delle maggiori produttrici: al secondo posto, dopo gli USA, per la produzione di armi leggere, al decimo posto per le armi pesanti. 
È una sfida epocale. Non impossibile, per chi ha fede. “La fede cristiana ebbe inizio quando un povero ebreo, Gesù, che viveva sotto il tallone di un Impero, credette nel potere trasformante del Regno di Dio”, scrive Jim Douglas (in Nonviolent Coming of God). “L’arrivo nonviolento di Dio è una forza crescente nell’Umanità e nessuno potrà impedire il suo sbocciare e fiorire nel mondo”. Oggi è fondamentale, per tutti, la scelta della nonviolenza attiva, in ogni dimensione, personale e strutturale, politica ed economica, militare e sociale. È questa la vera rivoluzione che attende l’umanità.
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Invitiamo i cittadini italiani che si riconoscono nella Costituzione che ripudia la guerra (art.11) e i cristiani che accettano, come Magna Charta, il Discorso della Montagna, a unirsi insieme per debellare il cancro della militarizzazione che divora le nostre risorse. Non vogliamo che i nostri soldi siano investiti in morte, ma in vita! 
All’Arena, questa volta, non ci sarà don Tonino Bello, ma la sua voce profetica riecheggerà come allora: “In piedi, costruttori di pace!”.

  Arena 2014 di Alex Zanotelli

Servizio del TG Regione Veneto del 22-4-14 su Arena di pace e disarmo, con intervista a padre Alex Zanotelli

  video


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  Tutti in Arena: entrano in scena Pace e Disarmo


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Quante sono le studentesse nigeriane che mancano ancora all’appello? settantasette, ottantacinque o duecentotrentaquattro? nemmeno questo si sa... ma di questo non si parla...

 
I sospetti sugli attacchi alle scuole in Nigeria: destabilizzazione del Paese o veramente Boko Haram?

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FEDE E
SPIRITUALITA'


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DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO - HOREB n. 67 - 1/2014



DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO

HOREB n. 67 - 1/2014 

TRACCE DI SPIRITUALITÀ
A CURA DEI CARMELITANI

«Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito… » (Mt 25,35-36), così Gesù si rivolge ai giusti, costituendo i piccoli e i poveri come i suoi “vicari” sulla terra. 
Il Dio che incontriamo, nell’ascolto della Parola e nelle vicende della vita, in Gesù è un Dio “nudo”, Crocifisso Risorto, più nudo di tutti i defraudati della nostra storia, e non nasconde questa nudità d’amore. Egli nella sua nudità sposa l’umanità nuda. 
Se vogliamo restare fedeli a questo Dio, che, nel Figlio Gesù, accoglie e condivide, che è paziente, che vive la paradossale solitudine della croce, dobbiamo, assieme a Lui, restare fedeli alla terra, ad un popolo che Lui ama e dobbiamo restarci nella solitudine e nel silenzio. 
La vita cristiana è fedeltà a queste nozze di Dio con l'umanità, e cresce nell'inquieta pace di chi lascia che la sua fede si incarni, che il Verbo si riveli carne della sua carne e sangue del suo sangue e di quello di tutti coloro che camminano in questa terra, in particolare degli impoveriti e degli oppressi. 
La vita cristiana è coinvolgimento a condividere la passione d’amore che Dio ha per l'umanità e la creazione. E questa passione comporta il condividere lo stile povero di Gesù. 
In quest’ottica, il regno di Dio non tiene i cristiani lontano dalla realtà storica e dalla terra che li accoglie e li ospita. La logica del regno non consente di coltivare stili di vita separati, anzi attiva una nostalgia profonda di recuperare la storia e immergersi in essa. Il regno è invito ad entrare dentro a questa realtà assecondandone l’opera dello Spirito in una creazione che geme e soffre (Rm 8,19ss). 
Il regno di Dio, quindi, si costruisce a partire da un’umanità sfigurata, che ha nomi e lineamenti ben precisi. Oggi, questa umanità sfigurata, con una parola la potremmo chiamare Sud, se per i Sud del mondo non indichiamo solamente una posizione geografica – oggi i Sud sono nelle nostre città, nella porta accanto alla nostra –, quanto piuttosto una logica, una coordinata storica, è il basso, la profondità, la periferia, contrariamente a quello che noi reputiamo più importante: l’alto e il centro. 
È questa la prospettiva che orienta le riflessioni della monografia. 
...

  Editoriale (PDF)

  Sommario  (PDF)

E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)



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  Pasqua, festa che ci riscatta...
  Signore, aiutami...
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  Promuovere, favorire, accettare i dialoghi...


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SABATO SANTO - Preghiera di Joseph Ratzinger
  Gesù è posto nel sepolcro "Il giardino nuovo" riflessione di Giancarlo Maria BREGANTINI

  "Quest'anno i cristiani delle varie confessioni celebrano la Pasqua lo stesso giorno,e nei giorni di Pesach: segno e sogno di unità da costruire" (Brunetto Salvarani - tweet)

  SAN GIORGIO DI LYDDA (video)

  SAN MARCO EVANGELISTA (video)

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LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO

"A voi sarà tolto il Regno di Dio
e sarà dato a un popolo
che ne produca frutti"
(Matteo 21,43)


  Gianfranco Ravasi:  Una pietra scartata: un orizzonte tra salvezza e giudizio



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"L'angoscia di una assenza" - Tre meditazioni sul Sabato santo di Joseph Ratzinger



"L'angoscia di una assenza" 
- Tre meditazioni sul Sabato santo di Joseph Ratzinger -

" ... Il mistero terribile del Sabato santo, il suo abisso di silenzio, ha acquistato quindi nel nostro tempo una realtà schiacciante. Giacché questo è il Sabato santo: giorno del nascondimento di Dio, giorno di quel paradosso inaudito che noi esprimiamo nel Credo con le parole «disceso agli inferi», disceso dentro il mistero della morte. Il Venerdì santo potevamo ancora guardare il trafitto. Il Sabato santo è vuoto, la pesante pietra del sepolcro nuovo copre il defunto, tutto è passato, la fede sembra essere definitivamente smascherata come fanatismo. Nessun Dio ha salvato questo Gesù che si atteggiava a Figlio suo. Si può essere tranquilli: i prudenti che prima avevano un po’ titubato nel loro intimo se forse potesse essere diverso, hanno avuto invece ragione. 

Sabato santo: giorno della sepoltura di Dio; non è questo in maniera impressionante il nostro giorno? Non comincia il nostro secolo a essere un grande Sabato santo, giorno dell’assenza di Dio, nel quale anche i discepoli hanno un vuoto agghiacciante nel cuore che si allarga sempre di più, e per questo motivo si preparano pieni di vergogna e angoscia al ritorno a casa e si avviano cupi e distrutti nella loro disperazione verso Emmaus, non accorgendosi affatto che colui che era creduto morto è in mezzo a loro? 
Dio è morto e noi lo abbiamo ucciso: ci siamo propriamente accorti che questa frase è presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana e che noi spesso nelle nostre viae crucis abbiamo ripetuto qualcosa di simile senza accorgerci della gravità tremenda di quanto dicevamo? Noi lo abbiamo ucciso, rinchiudendolo nel guscio stantio dei pensieri abitudinari, esiliandolo in una forma di pietà senza contenuto di realtà e perduta nel giro di frasi fatte o di preziosità archeologiche; noi lo abbiamo ucciso attraverso l’ambiguità della nostra vita che ha steso un velo di oscurità anche su di lui: infatti che cosa avrebbe potuto rendere più problematico in questo mondo Dio se non la problematicità della fede e dell’amore dei suoi credenti? 
L’oscurità divina di questo giorno, di questo secolo che diventa in misura sempre maggiore un Sabato santo, parla alla nostra coscienza. Anche noi abbiamo a che fare con essa. Ma nonostante tutto essa ha in sé qualcosa di consolante. La morte di Dio in Gesù Cristo è nello stesso tempo espressione della sua radicale solidarietà con noi. Il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più chiaro di una speranza che non ha confini. ..."

  "L'angoscia di una assenza" - Tre meditazioni sul Sabato santo di Joseph Ratzinger


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LA CROCE E' IL TALAMO DI GESÙ - Omelia di P. Gregorio Battaglia - VENERDI' SANTO


Omelia di P. Gregorio Battaglia
VENERDI' SANTO

18.04.2014

Fraternità Carmelitana
di Pozzo di Pozzo di Gotto

LA CROCE E' IL TALAMO DI GESÙ

"... Gesù sapendo che era giunta l'ora ..." 

.".. è l’ora di passare da questo mondo al Padre, ma allo stesso tempo è l'ora della Gloria e, quando la scrittura ci parla della gloria ci vuole parlare della presenza di Dio, di come Dio si rende presente in mezzo a noi, non è l'ora del dolorismo, è l 'ora della gloria; è l'ora in cui l'amore di Dio si presenta a noi senza più veli... Alla morte di Gesù il velo del tempio si spezzò dall'alto in basso, lo squarcio, adesso Dio è visibile, è raccontabile, ma ancora di più, è come se questo suo presentarsi è cosi pesante, è così potente, per cui ha ragione Giovanni a dire che non possiamo fare a meno adesso di alzare lo sguardo verso di Lui, Lui il trafitto, Lui, l'innamorato. 
La tradizione cristiana non farà altro che ripetere, nelle preghiere e negli inni, che la croce è il talamo di Gesù. Il talamo è il letto sponsale, dove si consuma l'amore, la croce è il talamo di Gesù, dove Lui si consegna come uno sposo si consegna alla sposa perché si consumino le nozze e noi coinvolti, se accetteremo, se ci lasceremo trafiggere anche noi nel cuore, coinvolti perché siamo invitati ad entrare in questo gioco di amore ..." (p. Gregorio Battaglia) 

  video


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"Quando Dio sembra assente" di Enzo Bianchi



Quando Dio sembra assente
di ENZO BIANCHI

Sabato santo, giorno dopo la morte, tempo in cui davanti ai discepoli c’era solo la fine della speranza, un’aporia, un vuoto su cui incombeva il non senso, l’insopportabile dolore di una ferita mortale: dov’è Dio? Questa la muta domanda del sabato santo. Un giorno intero passa e non c’è intervento di Dio…

Eppure Dio non ha abbandonato Gesù: se l’abbandono appare l’amara verità per i discepoli, Dio in realtà ha già chiamato a sé Gesù, anzi, lo ha già risuscitato nel suo Spirito santo e Gesù vivente è agli inferi ad annunciare anche là la liberazione. Giorno vuoto il sabato santo, silenzioso per i discepoli e per gli uomini, ma giorno in cui il Padre attraverso il Figlio porta negli inferi la salvezza: “Oggi – recita un’omelia attribuita a Epifanio – sulla terra c’è un silenzio grande: Il Signore è morto nella carne ed è disceso a scuotere il regno degli inferi. Va a cercare Adamo, il primo padre, come la pecorella smarrita. Il Signore scende e visita quelli che giacciono nelle tenebre e nell’ombra di morte” .

La discesa agli inferi diventa allora estensione della salvezza a tutto il cosmo e all’essere umano nella sua interezza. Che ne è degli inferi dopo questa “visita” del Cristo glorioso? Cirillo di Alessandria afferma che questa predicazione di Cristo agli inferi ha significato la spoliazione dell’inferno: “Subito Cristo, spogliando l’intero inferno e spalancandone le impenetrabili porte agli spiriti dei morti, vi lasciò il diavolo solo!”. “Dov’è, o inferno, la tua vittoria?”, canta dunque la liturgia pasquale.

Il cristiano oggi non dovrebbe dimenticare questo mistero del grande e santo sabato, vero preludio alla Pasqua ma anche lettura della discesa di Cristo nel cuore della terra e della creazione, nel profondo di ogni esistenza lontana da Dio, nelle regioni infernali che abitano anche ogni cristiano, nonostante il suo desiderio di sequela di Gesù. 

Chi non riconosce in sé la presenza di questi inferi? Regioni non evangelizzate della nostra esistenza, territori di incredulità, luoghi dove Dio pare assente e nei quali ognuno di noi nulla può se non invocare la discesa di Cristo perché li evangelizzi, li illumini, li trasformi da spazi di morte assoggettati alla potenza del demonio in terreno fertile capace di germinare vita in forza della grazia. Così il sabato santo non è un giorno vuoto ma è come il tempo della gravidanza, è una crescita del tempo verso il parto, trionfo della vita nuova: il suo silenzio non è mutismo ma raccoglimento carico di energie e di vita.

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"Come le donne – Prepararsi alla Veglia pasquale" di don Antonio Savone



Come le donne
Prepararsi alla Veglia pasquale
di don Antonio Savone 

Lo abbiamo accompagnato nel suo percorso di consegna alle mani del Padre mentre veniva consegnato a quelle degli uomini. Ci siamo fatti compagni di cammino di Giuda e con lui abbiamo riconosciuto di essere soltanto dei poveri uomini; ci siamo poi riconosciuti in Pilato per la cui indifferenza l’acqua nel catino è sempre a temperatura giusta; ci siamo rivisti in Pietro, il discepolo che riserva per sé sempre una via di sicurezza; ci siamo rispecchiati in Simone di Cirene, colui che impara a seguire Gesù per amore dopo averlo fatto per forza; ci siamo riletti nella Veronica, il cui gesto di asciugare il volto dona una brezza di gratuità in un momento drammatico; ci siamo riconosciuti ancora in Giovanni, l’amico che resta accanto anche quando l’altro dovesse toccare il livello più basso; ci siamo messi alla scuola di Maria per apprendere cosa significhi resistere continuando a mettere al mondo la vita quando tutto parla di morte. Forse siamo convinti che questo possa bastare per esprimere il nostro compianto nei confronti del Signore.

E invece no. Questa sera, infatti, ci è chiesto di accodarci al pellegrinaggio delle donne, non già per compiere una visita alla tomba ma per incontrare il Signore Risorto. È vero: troppe nostre notti sono senza memoria e senza attesa. Le attraversiamo non ricordando più ciò che Dio ha compiuto nelle grandi notti dell’umanità e perciò non attendendo più nulla se non che una pietra sigilli tutto definitivamente. Fosse possibile riporteremmo volentieri indietro i nostri orologi a quegli istanti in cui non eravamo segnati dall’esperienza del male, del limite, della morte.

Così facendo noi siamo come quegli altri che non hanno speranza!, parafrasando l’apostolo Paolo.

Una sorta di pensiero magico alquanto adolescenziale ci fa ritenere che la gioia sia qualcosa che rimpiazzi o si sostituisca al dolore, magari cancellandolo o ignorandolo. La gioia che viene dalla Pasqua è la gioia che matura dentro il dolore del mondo, lo cambia dal di dentro. La Pasqua ci attesta che l’amore immenso di Dio si manifesta proprio nell’ora del dramma per vie che noi non conosciamo. Nessuno di noi potrà fare a meno di sperimentare talvolta il dolore, il non senso: ciò che questa notte ci annuncia è che proprio quelle esperienze sono abitate da un amore più forte.
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  Come le donne



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Omelia di don Angelo Casati - Domenica di Pasqua (A)


Omelia di don Angelo Casati 
Domenica di Pasqua 
Anno A - 20 aprile 2014

At 2,1-11 
Sal 103
1Cor 12,3-7.12-13 
Gv 20,19-23

"...Ma il buio a poco a poco si va stemperando ed è l'alba della Risurrezione, l'alba che vive e vibra di questo annuncio che di generazione in generazione è arrivato fino a noi oggi e noi oggi lo passiamo alle generazioni future. "Dio era con lui", Dio non ha lasciato quel figlio, spirato di croce, sotto il potere della morte. Risuscitandolo ha dimostrato che era con lui: quella risurrezione è il sigillo di Dio su di lui.
"Morte e vita" - canta la Sequenza antica - "si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa".
È la fede nella Risurrezione.
Fede che, secondo i vangeli, filtra a poco a poco nei cuori. Perché questo è lo stile di Dio: di non soverchiarti. È uno stile rispettoso della tua libertà. È uno stile umile, silenzioso, nascosto anche nel più grande degli accadimenti della storia.
E infatti nessuno -così, se stiamo ai vangeli- l'ha visto risorgere. E, soprattutto, non risorge secondo i moduli interpretativi pittorici consueti, con vessilli in mano.
Giovanni non vide i vessilli di Cristo, vide poche e povere cose, che custodivano per il suo cuore, per come erano messe, una luce: entrò, vide le bende per terra e il sudario che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte, vide e credette.
Poche cose e la luce della risurrezione che le abita sono all'inizio di questa fede, che noi, questa mattina, passiamo come la grande risposta di Dio, alle generazioni future ..."

  Omelia di don Angelo Casati Domenica di Pasqua


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RUBRICA 
Un cuore che ascolta - lev shomea' 
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male"  (1Re 3,9)

Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino

Gv 20,1-9

"Il primo giorno dopo il Sabato" è il giorno della nuova creazione, della creazione dell'uomo nuovo, Figlio dell'uomo e Figlio di Dio. E' il primo giorno della settimana, che è diventato il giorno del Signore: la Domenica. Ed il sepolcro è vuoto, presupposto della nostra fede, che ha come fine dell'uomo non la morte, ma la resurrezione.  "Se Cristo non è stato risuscitato dai morti, allora è vuoto il nostro annuncio e vuota anche la vostra fede", dice l'apostolo Paolo ai Corinzi (1Cor 15,14). E' per la vita che siamo stati creati e il limite del suo tempo non è la fine di tutto ma la comunione con il suo Principio. La morte non è un male, piuttosto è il nostro modo di concepirla che ci avvelena l'esistenza, il pungiglione che non ci dà tregua, affermiamo di credere in Gesù il Vivente, il Risorto, ma di fatto siamo ancora immersi, come Maria di Magdala, nel buio delle nostre paure.
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AUGURI!


“Perché cercate tra i morti 
colui che è vivo?” 
(Luca 24,5) 

Il giorno di Pasqua, che Giovanni fa coincidere con la Pentecoste, si scioglie il dilemma della chiesa tra chiusura e ripiegamento da una parte, e fermento di sempre nuova generazione dall’altra. 
La chiesa non è il museo delle cere di personaggi incatramati dal ricordo e resi sterili dal tempo, ma grembo gravido di nuove, disturbanti presenze. 
La chiesa non è un bunker per i strenui difensori della propria identità, ma campo aperto per i seminatori dell’altrui dignità. 
La chiesa non è un covo di nostalgici queruli che guardano all’indietro, ma torre di guardia di sentinelle che scrutano l’orizzonte, con lo sguardo in avanti. 
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Omelia di P. Aurelio Antista (video)



VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA / anno A
19/04/2014


Omelia di P. Aurelio Antista
Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto


Stiamo vivendo una notte speciale. è la notte santa, è la notte in cui Dio veglia, e anche noi, stiamo vegliando alla Sua presenza. 
Questa è la notte in cui il Signore squarcia le tenebre e crea cose nuove, crea la vittoria della vita sulla morte, la vittoria dell'amore su ogni forma di odio; questa è soprattutto la notte in cui Dio fa risorgere Gesù di Nazareth e lo costituisce Signore della storia, lo costituisce il Vivente per sempre e per tutti... 
Gesù Risorto invia anche noi verso gli altri...
Noi sappiamo che la Galilea è il simbolo della vita di tutti i giorni, del nostro quotidiano fatto di gioie e di dolori, di tensioni e di speranze; nella realtà spesso deludente e contraddittoria della nostra vita il Signore ci invita a seminare la speranza, ci invita ad essere uomini e donne costruttori di pace e a testimoniare il suo amore gratuito che si esprime in un servizio generoso ai fratelli...

  video


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ICONA DELLA RISURREZIONE O DELLA DISCESA AGLI INFERI - GUIDA ALLA LETTURA a cura di fr. Egidio Palumbo


GUIDA ALLA LETTURA
 

Le pagine del NT non ci informano sul modo con cui Gesù è risorto; gli evangelisti, l’apostolo Paolo e gli altri apostoli non sono attratti da questo tipo di interesse. Al riguardo essi attestano soltanto che “questo Gesù Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso come voi stessi potete vedere e udire” (At 2,32-33); “voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, avete chiesto che vi fosse graziato un assassino e avete ucciso l’autore della vita. Ma Dio l’ha risuscitato dai morti e di questo noi siamo testimoni” (At 3,14-15); “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell’uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitato il terzo giorno. Ed esse [le donne mirofore] si ricordarono delle sue parole” (Lc 24,5-8; cfr. 24,26-28.44-48); “Vi ho trasmesso, dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici” (1Cor 15,3-5).
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  il testo integrale


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Pèsah (Passare) di Erri de Luca


Pèsah
(Passare)
di Erri de Luca


Pasqua è voce del verbo ebraico “pèsah” che significa “passare”. Non è festa per residenti ma per coloro che sono migratori che si affrettano al viaggio.
Da non credente vedo le persone di fede così, non impiantate in un centro della loro certezza ma continuamente in movimento sulle piste. Chi crede è in cerca di un rinnovo quotidiano dell’energia di credere, scruta perciò ogni segno di presenza. Chi crede, insegue, perseguita il creatore costringendolo a manifestarsi. Perciò vedo chi crede come uno che sta sempre su un suo “passaggio”. Mentre con generosità si attribuisce al non credente un suo cammino di ricerca, è piuttosto vero che il non credente è chi non parte mai, chi non s’azzarda nell’altrove assetato del credere.
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Auguri... Coraggio! di Don Tonino Bello


Cari amici,
come vorrei che il mio augurio, invece che giungervi con le formule consumate del vocabolario di circostanza, vi arrivasse con una stretta di mano, con uno sguardo profondo, con un sorriso senza parole!
Come vorrei togliervi dall'anima, quasi dall'imboccatura di un sepolcro, il macigno che ostruisce la vostra libertà, che non dà spiragli alla vostra letizia, che blocca la vostra pace!
Posso dirvi però una parola. Sillabandola con lentezza per farvi capire di quanto amore intendo caricarla: "coraggio"!
La Risurrezione di Gesù Cristo, nostro indistruttibile amore, è il paradigma dei nostri destini. La Risurrezione. Non la distruzione. Non la catastrofe. Non l'olocausto planetario. Non la fine. Non il precipitare nel nulla.
Coraggio, fratelli che siete avviliti, stanchi, sottomessi ai potenti che abusano di voi.
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Omelia di P. Gregorio Battaglia - Pasqua del Signore


Omelia di P. Gregorio Battaglia
Pasqua del Signore anno A

20.04.2014

Fraternità Carmelitana
di Pozzo di Pozzo di Gotto

Oggi celebriamo il grande giorno della Pasqua del Signore; è giorno per noi fondamentale perché è a partire dalla Pasqua del Signore che noi impariamo a comprendere cosa significa credere in Dio e credere in Gesù, perché è la Sua Pasqua che ci permettere di guardare le cose, il mondo, gli avvenimenti con gli occhi suoi, gli occhi di Colui che guarda questo mondo, lo ama e, diceva Pietro parlando a coloro che lo ascoltavano, proprio Colui che "è passato in mezzo a noi beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo", proprio Lui Dio lo ha risuscitato e lo ha risuscitato per noi e questo potremmo tradurlo anche per noi, noi che in questi giorni l'abbiamo seguito attraverso i giorni della passione...
Impariamo a guardare con gli occhi di Dio, quella vita che Lui ci ha dato facciamola pulsare dentro di noi, e qual è il modo di guardare di Dio? qual è lo sguardo di Dio, il sentimento di Dio? c'è una parola bella che in un certo senso compendia tutto l'agire di Dio e che Papa Francesco ripete quasi come un ritornello, un mantra, la misericordia di Dio la compassione di Dio. La vita che Lui ci regala è una vita in cui noi scopriamo che il valore grande è quello della compassione. Lì dove c'è qualcuno che ha compassione finalmente la vita diventa vivibile e diventiamo persone capaci di avere lo sguardo rivolto in alto...

  video


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VOLTO DI CRISTO, VOLTO DELL'UOMO - MEDITAZIONI di Giancarlo Maria BREGANTINI per la VIA CRUCIS AL COLOSSEO - VENERDI' SANTO 2014

LA VIA CRUCIS AL COLOSSEO di Papa Francesco
Venerdì Santo - 18 aprile 2014

VOLTO DI CRISTO,
VOLTO DELL'UOMO
MEDITAZIONI di 
S.E. Mons. Giancarlo Maria BREGANTINI,
Arcivescovo di Campobasso-Boiano

Tutte le meditazioni sono state  un invito a farsi carico delle sofferenze dell'uomo.
Dio «è irrevocabilmente e senza mezzi termini dalla parte delle vittime». 
"Fin dalla prima stazione la melassa devozionale e le considerazioni pie sono spazzate via dai drammi della vita d’ogni giorno. “Gesù è condannato a morte”, ed ecco apparire le facili accuse, i preconcetti che si fanno cultura razzista, le calunnie, gli accusati sbattuti in prima pagina e gli scagionati in ultima, con una preghiera per “chi deve, per missione, giudicare in tribunale, perché emetta sempre sentenze giuste e vere. Amen”. 
A mano a mano che si procede nella via della croce l’analisi della nostra società si fa acuta e penetrante: precarietà, disoccupazione, licenziamenti, speculazione finanziaria, suicidi di imprenditori, aziende che lasciano il Paese. Cosa c’entra tutto questo con la “pia pratica” della Via Crucis? Si ode poi il lamento straziato delle madri per i figli che muoiono a causa dei tumori prodotti dagli incendi dei rifiuti tossici, il lamento dai carceri sovraffollati che infliggono doppia pena, quello delle donne schiavizzare dalla paura e dallo sfruttamento." 

PRIMA STAZIONE: «Il dito puntato che accusa», che a partire dalla «condanna sbrigativa di Gesù» mette in guardia da «facili accuse, giudizi superficiali tra la gente, insinuazioni e preconcetti che chiudono il cuore e si fanno cultura razzista, di esclusione e di "scarto".

SECONDA STAZIONE: «Il pesante legno della crisi», l'invito è a riflettere sul peso della Croce di Gesù: «È anche il peso di tutte le ingiustizie che hanno prodotto la crisi economica, con le sue gravi conseguenze sociali: precarietà, disoccupazione, licenziamenti, un denaro che governa invece di servire, la speculazione finanziaria, i suicidi degli imprenditori, la corruzione e l'usura, con le aziende che lasciano il proprio Paese. Questa è la croce pesante del mondo del lavoro, l'ingiustizia posta sulle spalle dei lavoratori. Gesù la prende sulle sue e ci insegna a non vivere più nell'ingiustizia». 

TERZA STAZIONE: «La fragilità che ci apre all'accoglienza» è il tema della terza stazione, nella quale emerge la figura di Gesù che «ci aiuta ad accogliere la fragilità degli altri», invitandoci ad accogliere «tra noi la fragilità degli immigrati». 

QUARTA STAZIONE: «Le lacrime solidali», a partire dalla figura di Maria pone al centro tutte le madri che soffrono, «per i figli lontani, per i giovani condannati a morte, trucidati o partiti per la guerra, specie i bambini-soldato». Oppure «per i loro figli, morenti a causa dei tumori prodotti dagli incendi dei rifiuti tossici», come nella terra dei fuochi, o ancora «per i giovani travolti dalla precarietà o inghiottiti dalla droga e dall'alcol». 

QUINTA STAZIONE:  «La mano amica che solleva», vede nel volontariato una strumento per generare «una fraternità mistica, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo». 

SESTA STAZIONE: «La tenerezza femminile» che porta un forte appello alla «gratuità amorevole» verso «ogni prossimo da consolare», soprattutto coloro che «muoiono di solitudine». 

SETTIMA STAZIONE: «L'angoscia del carcere e della tortura». In Cristo, «si riconosce l'amara esperienza dei detenuti di ogni carcere, con tutte le sue disumane contraddizioni. Circondati e accerchiati, "spinti con forza per cadere". Il carcere, oggi, è ancora troppo tenuto lontano, dimenticato, ripudiato dalla società civile. Ci sono le assurdità della burocrazia, le lentezze della giustizia.  Ma «più grave è la pratica della tortura, purtroppo ancora diffusa in varie parti della terra, in molteplici modi. Come è stato per Gesù: anche Lui percosso, umiliato». Di fronte a tutto questo è proprio Cristo «il nostro aiuto per non essere consegnati alla paura». 

OTTAVA STAZIONE: «Condivisione e non commiserazione». Il ministero della consolazione. Appello contro la violenza sulle donne. 

NONA STAZIONE: «Vincere la cattiva nostalgia», contenente una meditazione che invita a superare l'immobilismo provocato dalla paura del domani e a guardare all'«oltre», che si scorge attraverso l'afflizione. Un invito rivolto soprattutto ai «perseguitati, ai morenti, ai malati terminali, agli oppressi». 

DECIMA STAZIONE: «L'unità e la dignità».  «In Gesù, innocente, denudato e torturato, riconosciamo la dignità violata di tutti gli innocenti, specialmente dei piccoli» Dio «è irrevocabilmente e senza mezzi termini dalla parte delle vittime». 

UNDICESIMA STAZIONE: «Al letto degli ammalati», offre lo spunto per riflettere sui «molti nostri fratelli e sorelle inchiodati a un letto di dolore». 

DODICESIMA STAZIONE: «Il gemito delle sette parole», è una riflessione in forma di preghiera sulle frasi pronunciate da Gesù sulla croce, autentico «capolavoro di speranza». 

TREDICESIMA STAZIONE: «L'amore è più forte della morte»,  a partire dall'immagine di Maria che raccoglie il corpo di Gesù, ricorda come «pietà significa farsi prossimi dei fratelli che sono nel lutto e non si danno pace». 

QUATTORDICESIMA STAZIONE: «Il giardino nuovo» . «Finalmente vediamo il volto del nostro Signore.  E conosciamo in pienezza il suo nome: misericordia e fedeltà, per non restare mai confusi, nemmeno davanti alla morte».


Mons. Bregantini racconta le meditazioni
composte per la Via Crucis

  video
  • - il testo integrale delle meditazioni di Mons. Bregantini
  • - le parole di Papa Francesco
  • - il libretto della celebrazione
  • - il commento di Fabio Ciardi
VIA CRUCIS - VENERDÌ SANTO 2014

  video integrale


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"Cristiani non si nasce. Si diventa" di Silvano Fausti


"Cristiani non si nasce. 
Si diventa"

di Silvano Fausti

Gesuita, biblista e scrittore

«Ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani» (leggi Atti 11,19-30) 

All’inizio gli apostoli si rivolgevano a giudei e proseliti di Gerusalemme. Più tardi alcuni ellenisti (ebrei emigrati), diventati cristiani, portano il Vangelo in Giudea e in Samaria. Ben presto la persecuzione li «dissemina» in Fenicia, Cipro e Antiochia. Ma annunciano sempre e solo a correligionari o simpatizzanti. Finalmente da Cipro e Cirene giungono ad Antiochia alcuni ellenisti cristiani che si rivolgono direttamente ai pagani. Qui, per la prima volta, i credenti in Gesù ricevono il nome di «cristiani». È una svolta storica, che segna la nascita anagrafica del cristianesimo. I discepoli di Gesù diventano e sono chiamati «cristiani», perché sono uguali a lui, che aprì a tutti la porta del Regno. Grazie a loro il giudeo Gesù diventa davvero il Cristo di tutti, «luce dei pagani» (Lc 2,32) e «salvatore del mondo» (Gv 4,42). 

Siamo verso l’anno 37. Se fu veloce il diffondersi del cristianesimo, fu lenta l’evoluzione che lo portò a proporsi a tutti nel rispetto della diversità di ciascuno. Ciò avverrà, con molte resistenze, verso l’anno 48 nel «Concilio» di Gerusalemme. In realtà si tratta di un cammino continuo. Quando si arresta, la Chiesa diventa una setta che tradisce il suo fondatore. Chi esclude un solo uomo, esclude il Figlio dell’uomo. Disprezza Dio che già «è tutto in tutti» e aspetta solo chi lo riconosca. Cristiano diventa chi lo vede e ama in ogni persona.

Il progetto del Padre è che ogni popolo possa dire di Sion: «Sono in te tutte le mie sorgenti!» (Sal 87,7). Tutti siamo «uno» in Cristo: «Non c’è più né giudeo né greco, né schiavo né libero, né maschio e femmina, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal3,28). Il cristianesimo non è una religione con cultura, leggi o riti propri. È un «conoscere e credere all’amore che Dio ha per noi» (1Gv 4,16), perché possiamo amare come siamo amati. Infatti «pieno compimento della legge è l’amore» (Rm 13, 8-10). 

Nel nostro mondo globalizzato torna di attualità il De pace fidei di Nicola Cusano. Tutte le religioni devono andare d’accordo, rispettando le loro diversità. Per nessun motivo si può ammazzare in nome di dio. Questo dio è un idolo diabolico. Ciò che si fa all’uomo, lo si fa a Dio. C’è infatti «un solo Dio, Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti» (Ef 4,6) ...

  "Cristiani non si nasce. Si diventa" di Silvano Fausti


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"L'eredità dei santi". Incontro per giovani in preparazione della Canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II (VIDEO)


"L'eredità dei santi"
Incontro per giovani in preparazione della Canonizzazione 
di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II 

La Chiesa di Roma ha promosso un incontro per i giovani: "L’Eredità dei santi", che ha avuto luogo martedì 22 aprile alle ore 20.30 nella Basilica di San Giovanni in Laterano, con gli interventi dei due postulatori monsignor Slavomir Oder e padre Giovangiuseppe Califano e una catechesi di don Fabio Rosini, direttore del Servizio diocesano per le vocazioni.

Padre Giovangiuseppe Califano, dell’ordine dei Frati Minori, postulatore della causa di Giovanni XXIII, ha spiegato il legame di Roncalli con l’ordine francescano, di cui era terziario. Un’appartenenza di cuore, manifestata in tutta la vita: «Giovanni XXIII aveva un cuore francescano – ha detto -, un animo semplice, umile, lieto e fraterno. Proveniente da una famiglia povera, voleva morire povero, nella certezza che ogni bene della vita fosse legato solo alla misericordia di Dio, e nell’umile concezione di sé, che lo portava a ripetere “Dio è tutto, io sono nulla”».

La definizione di “Papa Buono” racconta quei «gesti di bontà che hanno commosso tutti», come le visite ai piccoli malati dell’ospedale Bambino Gesù, ai carcerati di Regina Coeli, alle parrocchie di Roma: espressioni di servizio e vicinanza e realizzazione delle opere di misericordia del Vangelo, in cui, ha spiegato padre Califano, «il Papa buono ripercorreva le orme di Gesù Buon Pastore, nella carità».

E poi il coraggio di Giovanni XXIII espresso nel Concilio «suggerimento dello Spirito», momento speciale in cui «la Chiesa iniziava a parlare il linguaggio del suo tempo per comunicare a tutti la parola di Dio». Roncalli è così Papa del rinnovamento, con un segreto di giovinezza racchiuso nel «desiderio di appartenere a Dio, di compiere il Suo disegno di santità», per essere «santo ad ogni costo», secondo il desiderio che ha guidato tutta la sua vita. «La santità di questi pontefici è imitabile – ha concluso padre Califano -, le loro vite ci invitano a percorrere la nostra personale strada di santità».

Emozione e soddisfazione nelle parole del postulatore della causa di Giovanni Paolo II, monsignor Slawomir Oder, che ha ripercorso i nove anni di cammino verso la canonizzazione. «Un’esperienza straordinaria», in cui ha spiegato di aver conosciuto il senso dell’umorismo di Giovanni Paolo II e, attraverso le risposte alle domande sulla sua santità, raccolte nei viaggi e nei contatti con persone di tutto il mondo, ha trovato il modo di raccontare papa Wojtyla: «Un santo è un modello, è “luogo” visitato e toccato da Dio, che ti mostra la strada da seguire – ha detto -, la santità si sviluppa nel tempo, accogliendo la grazia e l’opera di Dio. Giovanni Paolo II è stato intagliato dalla mano del Signore nella santità, attraverso la sofferenza».

Il Papa polacco, che viveva di preghiera e di incontri, «abitava lo spazio di Dio e dell’Eucaristia, riempiva il suo cuore della presenza del Padre e, stringendo le persone negli abbracci e nei gesti di paternità, trasmetteva il suo amore». Vivere la sua eredità, ha sottolineato il sacerdote, vuol dire così «custodire la memoria e vivere quella santità che dà gusto e senso alla vita».

Le due canonizzazioni come momento di grazia per tutti, nella catechesi di don Fabio Rosini che ha chiuso l’incontro: «La santità non nasce da doti personali – ha affermato -, è Dio che chiama: per essere santi bisogna conoscere Cristo, sapere com’è il Padre, e come lavora lo Spirito Santo». I due Papi hanno cambiato la storia, con il rinnovamento possente del Concilio, e con la forza di abbattere i muri e spalancare le porte a Cristo; due uomini coraggiosi, Angelo Roncalli e Karol Wojtyla, cresciuti nella povertà, forgiati dalla sofferenza, «ma che hanno sperimentato la provvidenza di Dio».

Di qui la riflessione di don Rosini sulla tentazione alla tristezza e alla paura che viviamo oggi: «Vale la pena essere uomini: Dio che ci ha creato, ama ciascuno di noi nella sua unicità, tanto da dare la vita per noi. Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II hanno creduto nel cuore dell’uomo, in cui non si spegne mai la luce del bene». Ricercare la santità, ha detto ancora don Rosini, è quindi «credere a quello che Dio vuole operare in ognuno di noi, e non buttare via nulla della nostra vita, perché Dio può trasformare in opera d’arte anche la storia più disperata». (Maria Elena Rosati - Romasette)

  VIDEO INEGRALE

  calendario iniziative in attesa  della canonizzazioni


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Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II: analogie e differenze viste dal teologo Vito Mancuso alla luce del Concilio Vaticano II (VIDEO)


"Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II 
sono stati i Papi più amati del secolo scorso
 Cosa li ha accomunati? Quali le principali differenze?"
  secondo il teologo Vito Mancuso  (VIDEO)

Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II sono stati i Papi più amati del secolo scorso. 
Cosa li ha accomunati? Quali le principali differenze? 
Il teologo Vito Mancuso risponde scegliendo il Concilio Vaticano II come chiave per analizzare i due pontificati. Senza tralasciare alcune contraddizioni.

Intervista di Tiziana Testa. 

  VIDEO


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UN VESCOVO E DUE PAPI - Mons. Luigi Bettazzi ricorda Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II


UN VESCOVO E DUE PAPI

Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, rievoca il primo incontro con Roncalli a Parigi nel 1951. La richiesta dal Concilio di proclamarlo Santo per acclamazione e la prudenza di Paolo VI. La spinta della "Pacem in terris". L'incontro con Giovanni Paolo II, nei giorni della lettera all'onorevole Berlinguer. La visita del Papa polacco, in diocesi, il 19 marzo 1990 per incontrare il mondo del lavoro.

Noi salutiamo il Papa come “Vicario” di Cristo. E se è vero che ogni cristiano per il battesimo è inserito in Cristo (e quindi è “vicario” di Cristo), e il sacerdote, per la sua ordinazione e il suo compito, è - come si diceva un tempo - un “altro Cristo”, il Papa è in misura particolare “Vicario di Cristo” in quanto ne rappresenta e ne continua il compito di grande Profeta, grande Sacerdote, grande Pastore. Assurto a un compito immenso, il Papa resta uomo, con tutte le caratteristiche e i limiti di un’umanità che, pur al servizio dell’umanità perfetta di un Dio che si è fatto uomo, rimane un’umanità imperfetta. Il grande insegnamento che ci ha dato Papa Benedetto con le sue dimissioni è stata la coscienza dei propri limiti, derivata dall’età e dalla situazione concreta, che gli ha fatto trasmettere il “servizio” (ministero) a cui arrivava a sentirsi inadeguato, al nuovo “servitore” che lo Spirito avrebbe designato servendosi dei cardinali.
Ed è così che a suo tempo i cardinali, trovatisi a designare il successore di Papa Pio XII, avevano nominato il cardinale Roncalli come “Papa di transizione” che preparasse il papato all’arcivescovo di Milano, il non ancora cardinale monsignor Montini. Non ebbi modo di incontrare Giovanni perché, accordatosi col mio arcivescovo, il cardinale Lercaro, sulla sostituzione del vescovo ausiliare di Bologna, aveva già firmato la nomina di mons. Baroni a vescovo di Albenga - il che permise ai cardinali di renderla pubblica - ma non aveva firmato la mia, e dovetti attendere la conferma di Paolo VI.
Avevo incontrato il nunzio Roncalli nel 1951 a Parigi...

  Li ho ammirati per la loro pietà e umanità



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Minimo 500ecentomila, massimo un milione. È la stima del numero di persone - pellegrini e turisti - che parteciperanno alla messa di papa Francesco per la doppia canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, domenica prossima 27 aprile, in Vaticano.

 
Iacopo Scaramuzzi:  Un milione di persone per Roncalli e Wojtyla santi



Papa Montini verrà proclamato beato nel 2014, probabilmente il 19 ottobre, a conclusione del Sinodo dei vescovi. Lo rivela il settimanale «Credere» nel numero in edicola dal prossimo 30 aprile, spiegando che il 5 maggio verrà confermato il miracolo avvenuto per la sua intercessione.

  FAMIGLIA CRISTIANA:  PAOLO VI BEATO ENTRO L'ANNO UN'ESCLUSIVA DI CREDERE



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CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni


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In attesa di ulteriori conferme su questa notizia, continuiamo a pregare per p.Paolo Dall’Oglio.

 
 
Siria, i ribelli dell'Els: "Padre Paolo Dall'Oglio è vivo ed è in mano ai jihadisti"


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Mons. Douglas Regattieri ha deciso di condividere una parte dei locali della Curia dove abita con la Comunità "Papa Giovanni XXIII" di don Oreste Benzi che costruirà una casa d'accoglienza per bimbi orfani: «Portate il vostro carisma, la vostra solidarietà, la vostra gioia. Sono un dono per la Diocesi»

  CESENA, IL VESCOVO OFFRE IL SUO APPARTAMENTO PER LA CASA-FAMIGLIA

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Papa Francesco ha telefonato a Marco Pannella. Ricoverato e operato per un aneurisma all’aorta all’ospedale “Gemelli”, martedì scorso, lo storico leader radicale ha iniziato subito dopo l’intervento uno sciopero della sete per protestare contro le condizioni delle carceri italiane. “Il Papa telefona a Pannella per informarsi delle sue condizioni di salute”, ha reso noto Radio radicale via Twitter. “Dopo telefonata, Pannella ha deciso di interrompere sciopero sete”.

  Il Papa chiama Pannella e lui ferma lo sciopero della sete


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 FRANCESCO
 




     Angelus/Regina Cæli - Regina Cæli, 21 aprile 2014 Lunedì dell'Angelo

    Udienza - 23 aprile 2014, «Perché cercate tra i morti Colui che è vivo?»

    Omelia - 19 aprile 2014: Veglia Pasquale nella Notte Santa

    Omelia - 20 aprile 2014: Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore

    Messaggio - "Urbi et Orbi" - Pasqua 2014


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19/04/2014:

  Vi invito ad unirvi alla mia preghiera...

20/04/2014:

  Cristo è risorto!...


21/04/2014:

  Ogni incontro con Gesù...


24/04/2014:

  Uno stile di vita sobrio...


25/04/2014:

  Non dobbiamo mai lasciarci intrappolare...


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Oltre cento buste, con dentro dai 40 ai 50 euro ciascuna. L’iniziativa, ha spiegato l'Elemosiniere del Pontefice, è stata presa dopo aver ascoltato la predica di padre Raniero Cantalamessa alla Celebrazione della Passione, in cui il padre cappuccino ha denunciato l’idolatria del denaro.

  PAPA: AUGURI E DENARO PER I CLOCHARD

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Oggi la Chiesa ricorda San Giorgio ricorre quindi l'onomastico di Papa Francesco il cui nome di battesimo è proprio Jorge; a lui indirizziamo i nostri più affettuosi auguri assicurandogli le nostre preghiere...

  Tanti auguri

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  (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)


MESSAGGIO URBI ET ORBI DEL SANTO PADRE FRANCESCO PASQUA 2014 (Testo e video)



MESSAGGIO URBI ET ORBI
DEL SANTO PADRE FRANCESCO

PASQUA 2014

Loggia centrale della Basilica Vaticana 
Domenica, 20 aprile 2014

Cari fratelli e sorelle, buona e santa Pasqua!

Risuona nella Chiesa sparsa in tutto il mondo l’annuncio dell’angelo alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. E’ risorto … venite, guardate il luogo dove era stato deposto» (Mt 28,5-6).

Questo è il culmine del Vangelo, è la Buona Notizia per eccellenza: Gesù, il crocifisso, è risorto! Questo avvenimento è alla base della nostra fede e della nostra speranza: se Cristo non fosse risorto, il Cristianesimo perderebbe il suo valore; tutta la missione della Chiesa esaurirebbe la sua spinta, perché è da lì che è partita e che sempre riparte. Il messaggio che i cristiani portano al mondo è questo: Gesù, l’Amore incarnato, è morto sulla croce per i nostri peccati, ma Dio Padre lo ha risuscitato e lo ha fatto Signore della vita e della morte. In Gesù, l’Amore ha vinto sull’odio, la misericordia sul peccato, il bene sul male, la verità sulla menzogna, la vita sulla morte.

Per questo noi diciamo a tutti: «Venite e vedete!». In ogni situazione umana, segnata dalla fragilità, dal peccato e dalla morte, la Buona Notizia non è soltanto una parola, ma è una testimonianza di amore gratuito e fedele: è uscire da sé per andare incontro all’altro, è stare vicino a chi è ferito dalla vita, è condividere con chi manca del necessario, è rimanere accanto a chi è malato o vecchio o escluso… “Venite e vedete!”: l’Amore è più forte, l’Amore dona vita, l’Amore fa fiorire la speranza nel deserto.

Con questa gioiosa certezza nel cuore, noi oggi ci rivolgiamo a te, Signore Risorto!

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Per tutti i popoli della Terra ti preghiamo, Signore: tu che hai vinto la morte, donaci la tua vita, donaci la tua pace! Cari fratelli e sorelle, buona Pasqua!

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  il testo integrale del Messaggio Urbi et Orbi

  video


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Papa Francesco UDIENZA GENERALE 23 aprile 2014 - testo e video



Piazza San Pietro
Mercoledì, 23 aprile 2014


«Perché cercate tra i morti Colui che è vivo?»

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
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Tale certezza abita nel cuore dei credenti da quel mattino di Pasqua, quando le donne andarono al sepolcro di Gesù e gli angeli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?» (Lc 24,5). “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” Queste parole sono come una pietra miliare nella storia; ma anche una “pietra d’inciampo”, se non ci apriamo alla Buona Notizia, se pensiamo che dia meno fastidio un Gesù morto che un Gesù vivo! Invece quante volte, nel nostro cammino quotidiano, abbiamo bisogno di sentirci dire: “Perché stai cercando tra i morti colui che è vivo?”. Quante volte noi cerchiamo la vita fra le cose morte, fra le cose che non possono dare vita, fra le cose che oggi sono e domani non saranno più, le cose che passano… “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”
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Ripetiamo questa frase dell’angelo per averla nel cuore e nella memoria e poi ognuno risponda in silenzio: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” Ripetiamola! [ripete con la folla] Guardate fratelli e sorelle, Lui è vivo, è con noi! Non andiamo da tanti sepolcri che oggi ti promettono qualcosa, bellezza, e poi non ti danno niente! Lui è vivo! Non cerchiamo fra i morti colui che è vivo! Grazie.

  video della catechesi

Saluti
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Ieri ho ricevuto un video-appello da parte degli operai della Lucchini di Piombino, inviatomi prima della chiusura dell’altoforno, che mi ha davvero commosso. Sono rimasto triste. Cari operai, cari fratelli, sui vostri volti erano dipinte una profonda tristezza e le preoccupazioni di padri di famiglie che chiedono solo il loro diritto di lavorare per vivere dignitosamente e per poter custodire, nutrire ed educare i propri figli. Siate sicuri della mia vicinanza e della mia preghiera; non scoraggiatevi, il Papa è accanto a voi e prega per voi, affinché quando si spengono le speranze umane, rimanga sempre accesa la speranza divina che non delude mai. Cari operai, cari fratelli, vi abbraccio fraternamente; e a tutti i responsabili chiedo di compiere ogni sforzo di creatività e di generosità per riaccendere la speranza nei cuori di questi nostri fratelli e nel cuore di tutte le persone disoccupate a causa dello spreco e della crisi economica. Per favore, aprite gli occhi e non rimanete con le braccia incrociate!...

  video

Nelle scorse settimane mi sono arrivati da ogni parte del mondo tanti messaggi di auguri per la Santa Pasqua. Ricambio questi auguri a tutti. Desidero ringraziare di cuore i bambini, i giovani, gli anziani, le famiglie, le comunità parrocchiali e religiose, le associazioni, i movimenti e i diversi gruppi che hanno voluto manifestarmi affetto e vicinanza. Chiedo a tutti di continuare a pregare per me e per il mio servizio alla Chiesa.
...

  il testo integrale dell'udienza generale

Papa Francesco saluta i malati e fedeli

  video

Durante l’udienza generale, nel giorno in cui la Chiesa ricorda San Giorgio in tanti, presenti in Piazza San Pietro, hanno fatto gli auguri al Pontefice. 

    Onomastico del Papa, gli auguri della gente

  video integrale



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La paura della gioia - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)



S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano

24 aprile 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m. 

Papa Francesco:
“non avere paura della gioia”

Ci sono cristiani che hanno paura della gioia della Risurrezione che Gesù ci vuole donare e la loro vita sembra un funerale, ma il Signore risorto è sempre con noi: è quanto ha affermato il Papa durante la Messa presieduta a Santa Marta.

Il Vangelo proposto dalla liturgia del giorno racconta l’apparizione di Cristo risorto ai discepoli. Al saluto di pace del Signore i discepoli, invece di gioire – afferma il Papa nell’omelia - restano “sconvolti e pieni di paura”, pensando “di vedere un fantasma”. Gesù cerca di far capire loro che è realtà quello che vedono, li invita a toccare il suo corpo, si fa dare da mangiare. Li vuole condurre alla “gioia della Risurrezione, la gioia della sua presenza fra di loro”. Ma i discepoli – osserva il Papa – “per la gioia non credevano, non potevano credere, perché avevano paura della gioia”:
“E’ una malattia dei cristiani questa. Abbiamo paura della gioia. E’ meglio pensare: ‘Sì, sì, Dio esiste, ma è là; Gesù è risorto, è là’. Un po’ di distanza. Abbiamo paura della vicinanza di Gesù, perché questo ci dà gioia. E così si spiegano tanti cristiani di funerale, no? Che la loro vita sembra un funerale continuo. Preferiscono la tristezza e non la gioia. Si muovono meglio non nella luce della gioia, ma nelle ombre, come quegli animali che soltanto riescono ad uscire nella notte, ma alla luce del giorno no, non vedono niente. Come i pipistrelli. E con un po’ di senso dell’umorismo possiamo dire che ci sono cristiani pipistrelli che preferiscono le ombre alla luce della presenza del Signore”.
Ma “Gesù, con la sua Risurrezione – ha proseguito il Papa - ci dà la gioia: la gioia di essere cristiani; la gioia di seguirlo da vicino; la gioia di andare sulla strada delle Beatitudini, la gioia di essere con Lui”
...
Chiediamo al Signore che faccia con tutti noi quello che ha fatto con i discepoli, che avevano paura della gioia: che apra la nostra mente: ‘Allora, aprì loro la mente per comprendere le Scritture’; che apra la nostra mente e che ci faccia capire che Lui è una realtà vivente, che Lui ha corpo, che Lui è con noi e che Lui ci accompagna e che Lui ha vinto. Chiediamo al Signore la grazia di non avere paura della gioia”.

  Il Papa: evitiamo di essere "cristiani pipistrelli" che hanno paura della gioia della Risurrezione

  video


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“Ci sono dei preti più papisti del Papa”. Una frase fatta, un detto come tanti altri. Soltanto che questa volta a pronunciarla sarebbe stato lo stesso Francesco, durante una conversazione con la sua connazionale Jakelin Lisbona. Una donna che si è sposata con un uomo divorziato. A lei Bergoglio avrebbe consigliato di prendere la comunione, nonostante la sua situazione personale.  Questo particolare poi è diventato una notizia che ha fatto il giro  del mondo.

  Andres Beltramo Alvares:  Una telefonata del Papa e si riparla della Comunione ai divorziati



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SPECIALI di TEMPO PERSO

Cardinale Carlo Maria Martini

  

Benedetto XVI  rinuncia al ministero
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Successore di San Pietro








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   AVVISI: 

  1) La newsletter è settimanale;

 

  2) Il servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:

      http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm

 

  3) Il  servizio omelia di P. Gregorio on-line (mp3) alla pagina

            http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm