"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
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NEWSLETTER n°11 del 2014
Aggiornamento della settimana -
dall'8 al 14 marzo 2014 -
Prossima NEWSLETTER prevista per il 21 marzo 2014 |
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N. B. La Lectio è temporaneamente sospesa
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)«Che avrei fatto se mi avessero eletto?»
di Luigi Accattoli
Con l'avvicinarsi del primo anniversario dell'elezione arriva in libreria «Il vescovo di Roma»,
il volume in cui Luigi Accattoli per l'editrice EdB parla delle «novità
di Papa Francesco». Chi segue Vino Nuovo conosce bene la profondità e
insieme l'ampiezza dello sguardo di Accattoli, che nel libro - ad
esempio - non manca di dedicare un excursus interessante e niente
affatto ostile anche ai «delusi da Francesco». Come assaggio del libro
vogliamo però qui proporre le pagine conclusive, in cui l'autore si
chiede che cosa sia cambiato in Jorge Mario Bergoglio tra il Conclave
del 2005 e quello del 2013. Proponendo alla fine una personalissima
parabola tutta da leggere... (G.Ber.)
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Come
hanno fatto i cardinali a portare all'accettazione del papato a 76 anni
chi non lo volle quando ne aveva 68? Penso che non lo sapremo mai e
dobbiamo fare spazio alla sorpresa che è amica dei conclavi. In una
conversazione avvenuta poco dopo la fumata bianca, il cardinale Angelo
Scola mi ha dato questa buona risposta: «Lo Spirito Santo ci ha presi e
ci ha rigirati». Credo che il rigiro ci sia stato anche per il
cardinale Bergoglio ed esso ha ottenuto che l'umile argentino si
sentisse pronto a osare il papato e a farsi da gesuita francescano.
Ricordo
un colloquio con il cardinale Jorge Mejía, connazionale di Bergoglio
che ora ha 91 anni e che ha avuto un infarto - pare superato bene -
proprio il giorno dell'elezione di papa Francesco; un colloquio che
avvenne alla vigilia del conclave del 2005 e nel quale rispose così
alla mia domanda sul papabile Bergoglio: «È un santo, sarebbe un
bellissimo papa, ma se vede che lo votano si spaventa ed è capace di
rifiutare l'elezione per umiltà».
Questa
idea della sua riluttanza dev'essere circolata tra i cardinali elettori
anche nell'ultimo conclave: il cardinale Damasceno Assis, presidente
della Conferenza episcopale brasiliana, ha detto il 21 marzo 2013 al
Tg2: «Alcuni pensavano che non avrebbe accettato». Ho ascoltato di
persona cardinali che mi hanno raccontato «il volto grave e come
spaventato» che gli avevano visto durante gli scrutini in Sistina
quando lo vedevano passare per portare la scheda all'urna.
Nell'intervista alle riviste dei gesuiti Francesco fa questa confidenza al padre Spadaro:
Mi
dice che quando ha cominciato a rendersi conto che rischiava di essere
eletto, il mercoledì 13 marzo a pranzo, ha sentito scendere su di lui
una profonda e inspiegabile pace e consolazione interiore insieme a un
buio totale, a una oscurità profonda su tutto il resto. E questi
sentimenti lo hanno accompagnato fino all'elezione...
«Che avrei fatto se mi avessero eletto?» di Luigi Accattoli
-------------------------------------------- Ricorre giovedì prossimo il primo anniversario dall’elezione di Papa Francesco alla Cattedra di Pietro. Un anno straordinario per la vita della Chiesa, un “tempo della misericordia” come il Pontefice stesso ha più volte sottolineato. Tra le persone che più da vicino hanno accompagnato il Santo Padre in questi dodici mesi intensissimi c’è il suo segretario particolare, mons. Alfred Xuereb, nominato recentemente dal Papa segretario generale della Segreteria per l’Economia del Vaticano. In questa intervista esclusiva alla Radio Vaticana, al microfono di Alessandro Gisotti, mons. Xuereb ripercorre questo primo anno con Francesco a partire proprio da quell’indimenticabile 13 marzo di un anno fa ...
D. – Che ricordo ha del suo primo incontro con Papa Francesco?
R.
– Mi ha fatto entrare nel suo studio, mi ha accolto con la sua ormai
nota cordialità, e devo dire che mi ha fatto anche un scherzo, uno
scherzo – se così posso dire – da Papa! Aveva una lettera in mano e con
tono serio mi disse: “Ah, ma qui abbiamo dei problemi, qualcuno non ha
parlato molto bene di te!”. Io ammutolii, ma poi capii che si riferiva
alla lettera che Papa Benedetto gli aveva inviato per informarlo che
lui mi aveva lasciato libero e che poteva chiamarmi al suo servizio. In
questa lettera, Papa Benedetto aveva avuto la bontà di elencare alcuni
miei pregi. Poi Papa Francesco mi ha invitato a sedermi sul divano e
lui accanto a me, su una sedia. Mi ha chiesto – con molta fraternità –
di aiutarlo nel suo gravoso compito. Infine ha voluto sapere qual è il
mio rapporto con i Superiori e con altre persone di certa
responsabilità. Gli ho risposto che ho un buon rapporto con tutti,
almeno per quanto mi riguarda.
D. – Cosa la colpisce della personalità di Papa Francesco, avendo il privilegio di vivere ogni giorno accanto a Lui?
R.
- La sua determinazione. Una convinzione che sono sicuro che gli viene
dall’Alto, perché è uomo profondamente spirituale che cerca nella
preghiera l’ispirazione da Dio. Per esempio, la visita a Lampedusa lui
l’ha decisa perché dopo alcune volte che è entrato in cappella, gli è
venuta in continuazione questa idea: andare di persona a incontrare
queste persone, questi naufraghi, e piangere sui morti. E quando lui ha
capito che gli venivano in mente più volte, allora è stato sicuro che
Dio la voleva. L’ha fatta, anche se non c’era molto tempo per
prepararla. Lo stesso metodo lui lo usa per la scelta delle persone che
chiama a collaborare con lui da vicino.
D.
– Cosa invece la colpisce guardando al Pastore Francesco, alla sua
dimensione pubblica, a come in fondo esercita il ministero petrino?
R.
– Qualcun altro mi ha fatto una domanda simile, e rispondo dicendo che
mi viene in mente spontaneamente la figura del missionario. Quel
classico missionario che parte, va tra gli indigeni per far conoscere
loro il Vangelo, Gesù Cristo …. Ecco, io vedo in Francesco il
missionario che sta chiamando a sé la folla, quella folla che magari si
sente smarrita, con l’intento di riportarla al cuore del Vangelo. E’
diventato – per così dire – il parroco del mondo e sta incoraggiando
quanti si sentono lontani dalla Chiesa a ritornare con la certezza che
troveranno il loro posto nella Chiesa...
Mons. Xuereb: vi racconto il mio anno accanto a Papa Francesco, parroco del mondo
--------------------------------------- A
distanza di un anno dall’elezione di papa Francesco (ricordiamo che fu
eletto 266esimo vescovo di Roma la sera del 13 marzo 2014) la RAI ha
trasmesso due interessanti speciali:
IL MIO NOME E' FRANCESCO
RAI2 - TG2 DOSSIER
Tg2 Dossier, in onda sabato 8 marzo alle 23.40 su Rai2, ha proposto "Il mio nome è Francesco". Un
reportage dalla "fine del mondo" fra gli amici di Bergoglio, per
conoscere qualcosa in più di Francesco, alla vigilia del suo primo anno
di pontificato. Il viaggio degli inviati del Tg2, Lucio Brunelli e
Franco Trifoni, inizia a San Paolo del Brasile, a casa del cardinale
Claudio Hummes: il porporato che era seduto accanto a Bergoglio nel
conclave e che ha ispirato la scelta del nome del nuovo papa. Hummes
racconta minuto per minuto gli istanti della elezione nella Sistina, i
sentimenti di Bergoglio e quelli dei cardinali di fronte alle prime
'rivoluzionarie' scelte di Francesco. Il reportage prosegue in
Argentina, nella baraccapoli della Carcova, alla periferia di Buenos
Aires, dove opera padre Jose Maria Di Paola, detto padre Pepe: uno dei
sacerdoti più vicini a Bergoglio, vive in una baracca di legno, senza
acqua e riscaldamento. Altra testimonianza, quella di padre Fabian
Baez, il prete di Buenos Aires che Francesco a sorpresa fece salire
sulla papamobile durante l'Udienza generale dell'8 gennaio. "Mi vide
tra la folla e mi urlò, salta la transenna!..". Poi il racconto del
rabbino capo di Buenos Aires, Abraham Skorka, l'unico fra gli amici di
Francesco che s'era detto sicuro della sua elezione. E l'incontro, nel
collegio dei gesuiti a San Miguel, con Juan Scannone, che fu professore
di Bergoglio e racconta com'è, visto da vicino, il suo ex alunno.
Video integrale
"Un anno con Francesco"
Speciale Rai1-Rai Vaticano-Tg1 "Un anno con Francesco". Parole e gesti che hanno cambiato la Chiesa e conquistato il mondo. L’annuncio
del Vangelo, nel terzo millennio, tra sfide planetarie e attenzione
agli ultimi. Dal “buonasera” del 13 marzo di un anno fa, alla
“rivoluzione dello Spirito” portata avanti dal Papa venuto “ quasi
dalla fine del mondo”. I discorsi, le interviste, i viaggi, i
protagonisti nello speciale Rai1-Rai Vaticano, in collaborazione con il
TG1, firmato da Filippo Di Giacomo, Massimo Milone e Fabio Zavattaro,
in onda l’8 marzo, alle 17.45 su Rai1, con il montaggio di Fabio
Lazzerini. E’ il racconto dei dodici mesi che hanno visto Papa
Francesco diventare la guida spirituale di credenti e non credenti nel
mondo. Da Lampedusa a Rio De Janeiro, da Assisi a Piazza San Pietro,
sempre super affollata, i luoghi del Papa, uomo dell’anno per molti
media mondiali. Papa Francesco, per la Chiesa di Roma, è il Vescovo dei
poveri e per i poveri. Per la gente semplice, è il pastore d’anime
della “porta accanto”. Papa Francesco che parla a milioni di fedeli ma
anche ad ognuno di noi – è il significato dello speciale -
interpellandoci sul senso dell’esistenza umana e sull’attualità
disarmante della proposta del Vangelo, oggi. Nello
speciale una riflessione di Sergio Zavoli. Scrive, tra l’altro, il
grande giornalista e scrittore: “Francesco non sta demolendo con i suoi
“gesti” l’autorevolezza petrina, ma demitizza il devozionismo solo
egoistico, personale, privato, e ciò in danno del servizio e della
misericordia: perché gli ultimi non rimangano lo stigma della
separatezza. Guardiamo intorno a noi: quello che lacera gli uomini e la
loro relazione nelle città soddisfatte e nelle periferie urlanti di
miseria, è spesso l’idea che la nostra vita dimori in un arcipelago di
innumerabili isole, in ciascuna delle quali c’è uno di noi che vede
l’umanità nella propria ombra, fidandosi di essa soltanto, e pronto a
cogliere in quella altrui qualcosa di sospetto, persino di ostile, da
dover controllare e addirittura colpire. Perché non tornare a dirsi che
la nostra vita non distingue tra il nascere nel corpo inabitato di
Maria e il mettere al mondo un uomo in cerca di se stesso, e quindi in
cerca dell’altro, di qualunque altro? Francesco – spero non sia
soltanto una mia idea- è qui per riportarci sulle tracce di Gesù, con i
suoi segni così poveri, e così ricchi, così arcani e così creaturali.
Grazie, Francesco, d’essere qui con noi. Assomigli allo storico e
metafisico corteo degli uomini di Gesù, venuto a parlarci con i suoi
segni”. Tra gli intervistati il Cardinale Claudio Hummes, l’Arcivescovo
Bruno Forte, il direttore del Centro Televisivo Vaticano, Mons. Dario
Viganò, il direttore del quotidiano Avvenire, Marco Tarquinio e il
sociologo Domenico De Masi. Video integrale -------------------------------------------- Retroscena del conclave del 13 marzo La votazione annullata, poi l’applauso A Castel Gandolfo non sentono lo squillo Il colloquio avviene finalmente alle 20.45 L’ arcivescovo di Buenos Aires
siede in seconda fila sul lato sinistro della Sistina e ha gli occhi
fissi davanti a sé, verso i cardinali ai banchi di fronte e più in alto
gli affreschi quattrocenteschi con le storie di Cristo, le «Tentazioni»
di Botticelli, il Ghirlandaio e la «Vocazione dei primi apostoli», la
«Consegna delle chiavi a Pietro» del Perugino, ma è come se il suo
sguardo andasse oltre o piuttosto fosse rivolto all’interno, l’aria
assorta, «tranquillo e raccolto» lo descrivono, al suo fianco il grande
amico francescano Cláudio Hummes gli ha posato un istante la mano
sull’avambraccio, un gesto di conforto, quasi ci siamo, non c’è bisogno
di dire nulla. «Bergoglio... Bergoglio...Bergoglio...».
Mercoledì, 13 marzo 2013, secondo
giorno del conclave. Alcuni confratelli hanno tenuto a mente un’ora che
non sarà segnata da nessuna parte, il momento dell’elezione: sono le
18.50 quando il cardinale argentino supera il quorum di 77 voti e gli
applausi dei porporati al nuovo Papa sovrastano la voce del cardinale
scrutatore (sul Corriere della Sera oggi in edicola quattro pagine di
speciale sull’elezione del Papa). La lettura delle schede prosegue, i
numeri sono segreti ma i consensi vanno ben oltre la soglia dei due
terzi, alla fine Jorge Mario riceverà una novantina di voti su 115
elettori. Solo sedici minuti più tardi, alle 19.06, una fumata beffarda
- dapprima una bava nerastra che vira al grigio chiaro e poi la
sbuffata bianca, bianchissima - segnalerà al pianeta che la Chiesa
cattolica è guidata dal 265° successore di Pietro. Per sapere chi è, ci
vorrà ancora un’ora abbondante: l’annuncio del protodiacono Jean-Louis
Tauran alle 20.12, Habemus Papam , e il nuovo pontefice che alle 20.24
si affaccia alla Loggia delle Benedizioni, «fratelli e sorelle,
buonasera!». Ma in quell’istante sospeso, alle sette meno dieci, mentre
il cardinale Hummes abbraccia e bacia il suo vecchio amico e gli
mormora: «Non dimenticarti dei poveri!», piazza San Pietro è una
distesa di ombrelli e bandiere e il mondo intero si diverte a fissare
un gabbiano che zampetta sotto la pioggia accanto al comignolo della
Cappella, l’unico e invidiatissimo essere vivente fuori dalla Sistina
che potrebbe arrivare a cogliere qualcosa di ciò che sta accadendo là
dentro.
...
Ore 18.50: eletto Bergoglio A Benedetto la prima telefonata
Vedi anche il nostro post:
Habemus Papam! FRANCESCO -------------------------------------------- Il Papa «totale» ha saputo sorprendere tutti i suoi fratelli di mons. Bruno Forte
Arcivescovo di Chieti-Vasto
Un
anno con papa Francesco: che cosa ha detto e dice a tutti noi? Scrivevo
su queste pagine il giorno dopo la sua elezione a Vescovo di Roma: «La
Chiesa non cessa di sorprendere…in appena una giornata, ecco il nuovo
Papa. Un segno forte di unità, un messaggio lanciato al villaggio
globale" (14 Marzo 2013). E aggiungevo: «L'attesa del mondo intero… le
immagini eloquenti più di ogni parola della folla in Piazza San Pietro
e del nuovo Papa affacciato con semplicità e stupore su Roma e sul
mondo, fanno comprendere come ciò che è avvenuto abbia un significato
che va al di là della comunità cattolica e dello stesso popolo dei
credenti». Come feci allora, a distanza di un anno proverò a guardare
all'attuale Successore di Pietro muovendo da diversi angoli visuali, di
cui il primo non può che essere quello della fede: Francesco, Jorge
Mario Bergoglio, si è manifestato per ciò che è, un uomo dalla fede
profonda.. Una fede espressa in uno stile di vita semplice, vicino ai
poveri, capace di irradiare amore.
...
La
gente lo sente come un padre e un fratello, un servitore degli umili,
un amico dei piccoli. È il Papa che sa parlare di un Dio che è amore a
qualsiasi realtà marcata dalla sofferenza. È l'evangelizzatore
infaticabile della misericordia divina. Il suo sorriso e la semplicità
dei suoi gesti riescono a ricordare o a far scoprire con meraviglia a
tutti che Dio raggiunge ogni cuore e parla tutte le lingue ed è vicino
a ogni dolore, perché la Sua è la lingua dell'amore!
...
Con
convinzione e fiducia dimostra di avvertire che la Chiesa e il mondo
avevano bisogno di questo nuovo corso, antico come la misericordia
divina, nuovissimo come la sete d'amore con cui ogni essere umano si
sveglia ogni giorno! Perciò, credenti e non credenti insieme, i primi
rispondendo al suo continuo invito a pregare per lui, i secondi con
quella simpatia che a tutti ispira, possiamo dirgli dal profondo del
cuore: buon compleanno, Papa Francesco!
Il Papa «totale» ha saputo sorprendere tutti i suoi fratelli
-------------------------------------------- Ad un anno dall’elezione di Papa Francesco, il primo sondaggio demoscopico a carattere scientifico su un campione rappresentativo della popolazione italiana, condotto tra domenica 9 marzo e mercoledì 12 marzo, dall’istituto Demopolis, e che il Corriere.it pubblica in esclusiva, ci dicono che il il 90% degli italiani ha fiducia in Papa Francesco: è un dato, senza precedenti . ...
Del
Papa argentino piacciono la vicinanza alla gente, indicata dal 75%
degli italiani, ma anche la spontaneità e l’attenzione ai più deboli,
segnalate da oltre i due terzi degli intervistati. Molto apprezzati –
conclude Pietro Vento – risultano anche la sobrietà e l’impegno di
Bergoglio per rinnovare la Chiesa».
...
Un anno di Papa Francesco 9 italiani su 10 hanno fiducia in lui
Il Papa nell'immaginario, nella coscienza e nelle abitudini dei fedeli. Il grande sondaggio di Famigliacristiana.it.
CHI È PER NOI FRANCESCO? ECCO LE RISPOSTE
-------------------------------------------- Per una Chiesa dei poveri Bilancio e riflessioni a un anno dalla nomina di papa Francesco.
Luigi Bettazzi
(già vescovo di Ivrea e presidente internazionale di Pax Christi)
Il
13 marzo 2013 il card. Protodiacono annunciò dalla loggia della
Basilica di S. Pietro che avevamo per nuovo Papa il card. Jorge Maria
Bergoglio, che aveva assunto il nome di Francesco. La nomina sorprese
tutti, dagli alti vertici ecclesiastici (la stessa Cei, di fronte a una
fumata bianca così tempestiva, prima di ascoltare l’annuncio inviò i
rallegramenti e gli auguri al card. Scola, che ovviamente non poteva
essere che lui il Papa nominato con tanta rapidità!), alla gente della
Piazza e a tutti quelli collegati per televisione. Si trattava, per la
prima volta nella storia, di un Papa americano, e per la prima volta di
un Papa gesuita, che, per la prima volta nelle storia dei Papi, aveva
assunto il nome di Francesco, e non del gesuita Francesco Saverio, come
qualcuno aveva subito interpretato, ma proprio di Francesco d’Assisi,
il Santo della povertà e della fraternità.
La
sorpresa crebbe, e positivamente, quando papa Francesco comparve al
balcone e salutò la gente con un familiare “Buona sera!”, presentandosi
come vescovo di Roma e non come Sommo Pontefice di tutta la Chiesa, e
quando, prima di benedire, chiese un minuto di silenzio perché la gente
invocasse la benedizione di Dio su di lui! Le sorprese poi sono
continuate di fronte alle sue decisioni di mantenere un vestito sobrio
(bianco ma senza mantellette rosse, con le sue scarpe ortopediche e la
sua croce e la sua mitria di sempre), e di restare ad abitare al
Pensionato di S. Marta, andando nel Palazzo solo per i momenti di
lavoro o di udienze (pare che una volta abbia ammesso che alla sua età
non si cambia stile di vita, quello del contatto con la gente, e che se
andava stabilmente nel Palazzo, poi ci voleva … lo psichiatra!). Le
sorprese positive sono continuate nella sua vicinanza ai piccoli e agli
ammalati, cosa ad esempio che allunga l’attesa delle udienze pubbliche,
quando gira tutta la Piazza per accarezzare i bambini che gli vengono
offerti o per dire una parola di conforto agli ammalati. L’elenco delle
sorprese potrebbero continuare, ad esempio con le telefonate personali
che fa a persone che gli hanno scritto o che hanno avuto nella loro
vita momenti particolari, drammatici o comunque significativi. A
cominciare dal nome che ha assunto, che dichiara di essergli venuto in
mente quando un cardinale amico, in conclave, nel momento in cui il
nome di Bergoglio andava accumulando voti, gli ha raccomandato: “Non
dimenticarti dei poveri!”.
Vorrei però puntualizzare due centralità che emergono sul suo programma pontificale. Uno è appunto quello della Chiesa dei poveri.
...
L’altra finalità che emerge dalle parole e dallo stile di papa Francesco è quello di una Chiesa di “comunione”.
...
Ogni Papa ha un suo compito specifico. Papa Giovanni, un Papa votato perché fosse di “transizione” in attesa di Montini, fece la “transizione” del Concilio e della Pacem in terris, Paolo VI riuscì a completare e chiudere il Concilio e a portare la Chiesa nel mondo, Giovanni Paolo I in un mese semplificò il papato e gli diede il sorriso, Giovanni Paolo II aprì la Chiesa ai problemi del mondo e fece cadere la dittatura comunista senza una guerra, Benedetto XVI rinsaldò la fede in Gesù Cristo e iniziò la purificazione della Chiesa. Ora dobbiamo pregare perché papa Francesco riesca nel compito che ha assunto, ma dobbiamo aiutarlo impegnandoci, come comunità o come singoli, ad accoglierne il messaggio e ad attuarlo in noi e intorno a noi. Per una Chiesa dei poveri di Luigi Bettazzi
-------------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Attento
al tempo della Chiesa e al significato profondo della liturgia
cristiana, Benedetto xvi aveva scelto con cura il momento dell’annuncio
di una decisione clamorosa, presa molto tempo prima.
La dichiarazione di rinunciare al pontificato fu collocata così a ridosso dell’inizio della quaresima, periodo penitenziale che da mezzo secolo i Papi aprono con una settimana di silenzio e meditazione per gli esercizi spirituali. Settimana che, un anno dopo, coincide suggestivamente con il primo anniversario dell’elezione del suo successore, in ritiro con i suoi collaboratori più stretti. E si può essere certi che Francesco viva come un segno questa singolare circostanza... (Giovanni Maria Vian) Una grande gioia Tanti auguri Papa Francesco!!!
Papa Francesco Auguri, Papa Francesco, e soprattutto grazie per questa gioia confermata ogni giorno in questo straordinario anno!
Che gioia!... --------------------------------------------------------------- Un anno fa, in ventiquattr'ore,
l'elezione dell'arcivescovo di Buenos Aires. Ecco come si è arrivati
all'elezione del primo Papa latinoamericano
Andrea Tornielli: Il conclave di Bergoglio Un anno, ma pare molto di più. Da quel 13 marzo, quando la fumata
bianca annunciò l'elezione del nuovo Papa e pochi minuti dopo si
affacciò alla loggia di San Pietro la sorpresa di un uomo "preso dalla
fine del mondo", sembra che il tempo si sia dilatato, così tante e
tanto intense sono state le novità portate da Papa Bergoglio nella
Chiesa e nella percezione che di essa hanno quanti si pensavano
"lontani" o indifferenti all'annuncio evangelico. Lo stesso Francesco
ha messo in guardia dall'ansia di stilare bilanci.
Dunque in questo spazio che abbiamo aperto dentro il sito Internet di Avvenire vi proponiamo quel che il linguaggio digitale ci permette di riportare di questo straordinario primo anno di pontificato: in video, in audio e per immagini la scoperta quotidiana di un Papa del quale abbiamo imparato ad amare la voce, il volto, i gesti, le parole. Perché è per questo tramite eccezionalmente comunicativo e convincente che oggi ci arrivano la voce, il volto, i gesti e le parole di Cristo stesso. AVVENIRE: Un anno con Papa Francesco Tanti i commenti, in questi
giorni, in vista del primo anniversario di Pontificato di Papa
Francesco che ricorrerà il 13 marzo prossimo. Un anno intensissimo, che
ha suscitato una rinnovata attenzione alle questioni ecclesiali anche
dei cosiddetti lontani. Ascoltiamo, in proposito, la riflessione del
direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi,
RADIO VATICANA: Padre Lombardi: da Papa Francesco grande impulso per una Chiesa in cammino L’incontro è la
categoria-chiave del magistero di Papa Francesco che chiede una Chiesa
“in uscita”: così, ai nostri microfoni, padre Antonio Spadaro,
direttore de “La Civiltà Cattolica”, commenta il primo anno di
Pontificato di Papa Bergoglio.
RADIO VATICANA: Padre Spadaro: l'incontro, chiave del magistero di Papa Francesco Francesco ha un «sesto senso».
È capace di identificare un malato o un bisognoso in mezzo a una folla.
È una grazia speciale, la sente nel cuore. Questo e altri dettagli
inediti sul primo anniversario del papato ha raccontato a Vatican
Insider Guillermo Karcher, uno dei collaboratori più vicini
a Jorge Mario Bergoglio.
Andrés Beltramo Alvares: Il cerimoniere del Papa: «Lui ha un sesto senso per i bisogni della gente» Bergoglio non svolge il suo compito come un esecutore di un piano
prestabilito, ma reagisce ai richiami e agli impulsi del cuore. Di
prestabilito rispetto al suo operare c'è il suo essere, cristiano e
umano, la sua intelligenza, la sua fede, la sua umanità, la sua
storia... Un anno dopo rimane lo stupore che ogni giorno si rinnova con
parole nuove e antiche
Elio Bromuri: La gioia del Vangelo Il Vangelo della gioia Lucio Caracciolo presenta "Le conseguenze di papa Francesco", il nuovo numero di Limes dedicato al primo anno di pontificato del pontefice argentino.
LIMES: Vidoeditoriale “Le conseguenze di papa Francesco” ---------------------------------------------------------------
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Parità, così è dal principio
L’albero della vita - E Dio vide: non è bene che l'Adam sia solo
di Luigino Bruni
La storia umana fuori
dall’Eden non è stata solo la negazione dell’Adam con Caino, è stata
anche il tradimento della reciprocità primordiale dell’ezer kenegdo nei
tanti ‘adami’ che hanno profanato la parità morale, l’uguale rispetto,
libertà, dignità delle donne... Quando
manca questa reciprocità fondamentale, soffrono molto le donne, ma
soffrono anche gli uomini, perché la felicità di tutti è dentro questa
reciprocità tra pari. Quando perdiamo lo sguardo dell’altro e
dell’altra alla pari, perdiamo il senso del limite, ci smarriamo,
diventiamo padroni o sudditi, non capiamo più chi siamo, e si generano
mille disordini morali e spirituali. “Non
è bene che l’Adam sia solo”. La creazione si completa quando quella
‘cosa molto bella e molto buona’, l’Adam, si svela realtà plurale,
diventa persona. E’ appassionante e ricchissimo il ritmo che nel
secondo capitolo della Genesi va dall’Adam (l’essere umano) all’uomo e
la donna... La storia non
inizia con il peccato, ma con occhi che si incrociano alla pari. L’ezer
kenegdo è la donna, l’ishàh che è di fronte a ish (l’uomo), come ish è
di fronte a ishàh: “uomo [ish] in più di donna [ishàh] ha una yod,
mentre donna in più di uomo ha una he: se uniamo queste due lettere che
distinguono i due nomi otteniamo הי ossia Yah, che è la forma breve del
tetragramma sacro del nome di Dio” (Franco Galeone). La vera natura
umana è relazionale, racchiusa e spiegata in quella relazione
maschio-femmina (1,27) fondante e generatrice delle altre. ..." Parità, così è dal principio di Luigino Bruni IL NOME di “DONNA”
di Giuseppe Stoppiglia
La
morale cristiana corrente, quella che ti si attacca alla pelle come un
vestito bagnato e ti appesantisce, afferma che la donna è un rischio, e
la capacità di farvi fronte misura la forza di un uomo. Per me la
qualità della vita cristiana è nell’incontro, e nell’incontro con
“l’intelletto d’amore” della donna, con la sua spiritualità innata, con
la sua percezione intuitiva della verità, è per l’uomo un tesoro
irrinunciabile. Nella mia vita ho seguito sempre questo criterio:
quando una donna mi dice: “quello che fai, va bene”, mi sento sicuro.
Quando me lo dice un uomo, non lo so. Purtroppo esistono anche donne
che si sono allineate allo stile di spavalderia e prevaricazione,
imitando il maschio. La
donna sprona l’uomo a tenere acceso il fuoco interiore della crescita e
della consapevolezza, lo spinge ad andare oltre l’apparenza delle cose.
Mentre l’uomo punta a conquistare nuovi spazi di conoscenza e di
dominio, la donna lo conduce a fare “casa dentro se stesso”, a
immergersi nel quotidiano. L’uomo costruisce grandi prigioni perché
nella vita sia conservato un ordine astratto di moralità, di lavoro, di
disciplina. La
donna con la sua misericordia distrugge le sbarre della prigione e
riporta l’uomo alla vita, all’amore di ogni essere vivente. La donna
non vede il seme della vita crescere: è terra che accoglie quel seme, è
plasmata da quella vita e questo cordone ombelicale come la lega a suo
figlio, la lega a ogni figlio. ...
IL NOME di “DONNA” di Giuseppe Stoppiglia DONNE E ANGELI
di Alberto Maggi
"Le
donne nei vangeli vengono presentate come coloro che per prime hanno
saputo accogliere e comprendere il Signore: dalla madre, grande non
perché ha dato alla luce Gesù, ma perché ha saputo diventare discepola
del figlio, a Maria di Magdala, prima testimone e annunciatrice della
risurrezione del Cristo. Nella
lingua ebraica non si conosceva un termine per indicare discepola, che
esisteva solo al maschile, e al tempo di Gesù la tradizione insegnava
che "un discepolo dei saggi non deve parlare con una donna per strada
neanche se è sua moglie, sua figlia, sua sorella". Ma per Gesù non "c’è
più né maschio né femmina" (Gal 3,28), c’è la persona umana, che come
tale merita rispetto e dignità indipendentemente dalla sua identità
sessuale. Per questo, contravvenendo tradizione e morale, Gesù associa
al suo gruppo anche "alcune donne che erano state guarite da spiriti
cattivi e da infermità" (Lc 8,1), e nei vangeli sono le donne le
privilegiate protagoniste delle azioni del Signore. ...."
DONNE E ANGELI di Alberto Maggi -------------------------------------------- Grazie a te donna... di Giovanni Paolo II A voi, donne del mondo intero,
il mio saluto più cordiale!
A
ciascuna di voi e a tutte le donne del mondo indirizzo questa lettera
nel segno della condivisione e della gratitudine...
Giovanni Paolo II
video
il testo integrale della LETTERA DEL PAPA GIOVANNI PAOLO II ALLE DONNE -------------------------------------------- Con Marta e con Maria di Paola Springhetti Gesù, per le donne, è stato un liberatore. La comunità cristiana di oggi vive dentro questa libertà? Sa farsene motore?
È arrivato da pochi giorni in libreria per l'Editrice Ave il libro di Paola Springhetti «Donna fuori dagli spot. Il diritto di essere se stesse». In questa giornata dell'8 marzo - dal capitolo conclusivo - riprendiamo un passaggio intitolato «La parola ai cattolici».
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Il
cristianesimo è la religione in cui una giovane fanciulla di nome Maria
può esultare perché «grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente»; in cui
un'altra donna, Maria di Betania, può, contro tutte le regole del
tempo, ricevere insieme alla sorella un uomo nella propria casa,
ascoltarlo ed essere considerata da lui un vero interlocutore, una
persona che pensa; in cui Paolo può ricordare che in Cristo non c'è più
né uomo né donna.
Gesù,
per le donne, è stato un liberatore. La comunità cristiana di oggi vive
dentro questa libertà? Sa farsene motore? O è prigioniera di quella
libertà illusoria e servile che piace a tanti?
La
Chiesa ha un ruolo importante, nella nostra società, sia a livello
culturale che a livello di formazione. E ha il dovere di parlare a
quegli uomini di oggi che le riconoscono questo ruolo e anche a quelli
che non glielo riconoscono. Sulla questione femminile ha molto da dire,
ma per essere ascoltata ha bisogno di acquistare credibilità,
dimostrando con la propria vita quotidiana di credere in loro e di
saperle valorizzare.
La
Dottrina sociale della Chiesa, infatti, ha detto molto sulla donna e
soprattutto, già prima del Concilio, è stata capace di superare la
fobia delle donne e del loro corpo che si era diffusa, anche tra i
cristiani, soprattutto da Tertulliano in poi. Si potrebbero velocemente
ricordare laPacem in terris, in cui Giovanni XXIII considera l'ingresso
della donna nella vita pubblica come un elemento caratterizzante la
modernità, e poi laGaudium et spes, la Laborem exercens, la Familiaris
consortio e in particolare la Mulieris dignitatem di Giovanni Paolo II,
che ha segnato un punto di non ritorno, con la sua teologia e
antropologia basate sul concetto di «unità dei due». Nella comune
umanità le differenze tra uomo e donna - entrambi creati a immagine di
Dio - si completano a vicenda e non sono ammissibili dislivelli di
dignità e di importanza.
Il
concetto viene ripreso anche dalla Christifideles laici, che fa un
passo avanti, invitando esplicitamente ad applicarlo anche ai laici
nella Chiesa e chiedendo di affrontare urgentemente sul piano pastorale
«la presenza coordinata degli uomini e delle donne perché sia più
completa, armonica e ricca la partecipazione dei fedeli laici alla
missione salvifica della Chiesa». E la ragione non è solo «la maggiore
significatività ed efficacia dell'azione pastorale» della Chiesa
stessa; né, tantomeno, il semplice dato sociologico di una convivenza
umana che è naturalmente fatta di uomini e di donne. È, piuttosto, il
disegno originario del Creatore che dal principio ha voluto l'essere
umano proprio così, come «unità dei due»; ha voluto l'uomo e la donna
come prima comunità di persone, radice di ogni altra comunità e, nello
stesso tempo, come "segno" di quella comunione interpersonale d'amore
che costituisce la misteriosa vita intima di Dio uno e trino».
Insomma,
aprendosi a una più rilevante presenza femminile, la Chiesa non solo
guadagnerebbe in "efficienza" (cioè renderebbe la propria presenza più
significativa ed efficace), ma sarebbe più coerente con la propria
identità, perché aderirebbe maggiormente al disegno originario del
Salvatore.
In
fondo, l'aveva detto già Paolo VI nel 1976: «Appare all'evidenza che la
donna è posta a far parte della struttura vivente e operante del
cristianesimo in modo così rilevante, che non ne sono forse ancora
state enucleate tutte le virtualità».
Ancora
più esplicito è stato papa Francesco, che è intervenuto più volte sul
tema delle donne nella Chiesa. Ad esempio, nell'ottobre 2013, quando a
un convegno sui 25 anni della Mulieris dignitatem ha detto che non
esiste "il" Chiesa, ma "la" Chiesa, che «è donna, è madre» e che soffre
quando vede che nella Chiesa e nelle organizzazioni ecclesiali spesso
il "servizio" delle donne è ridotto a "servitù".
Con Marta e con Maria
l'estratto del libro «Donna fuori dagli spot. Il diritto di essere se stesse» con la presentazione di Vania De Luca (pdf)
-------------------------------------------- Grazie a chi mi ha dato sangue e vita scelto da Luigi Accattoli
Niccolò
Marzocchi, di Castelnovo Sotto, Reggio Emilia, è morto di leucemia a
vent'anni il 13 febbraio, avendo convissuto con questa malattia
dall'età di sette anni. Ironico e coraggioso, iscritto al secondo anno
di filosofia a Parma, impegnato nel volontariato parrocchiale, due
trapianti di midollo. Dopo l'ultimo di questi appuntamenti clinici,
sapendo che molti della parrocchia avevano pregato per lui e avevano
donato il sangue per le trasfusioni, aveva fatto in chiesta questo
ringraziamento: «C'è chi mi ha sostenuto con la fede, chi mi ha dato
coraggio e chi, grazie alle donazioni di sangue, mi ha dato vita. Credo
che l'aiuto e il sostegno derivino dal sentimento che lo stesso Gesù
predicava. Questo sentimento è la fratellanza. Penso che la fratellanza
sia quel sentimento che spinge ognuno ad aiutare indipendentemente da
età, sesso, colore o nazionalità. Io credo molto al messaggio di Cristo
ed è grazie a questo messaggio, condiviso da credenti o non, che io
sono ancora qui a parlare». Fino all'ultimo ha confidato agli amici di
avere più motivi per vivere che per morire: "Finché c'è qualcuno o
qualcosa per cui valga la pena di vivere, vivrò!" Una volta, in liceo
(l'Ariosto di Reggio Emilia) , aveva scritto in greco sulla lavagna di
classe: "Dalla Sofferenza la Sapienza, più grande di ogni Conoscenza".
Un'altra sua frase, che gli amici hanno scritto su uno striscione
alzato davanti alla chiesa in occasione della messa di addio: "Vado
dove porterà la mia forza e la mia voglia di vivere". Un abbraccio a
Niccolò che credeva alla fratellanza e alla voglia di vita che porta
oltre la morte. (fonte: Vino Nuovo)
Per saperne di più di Niccolò Marzocchi
-------------------------------------------- Ha già fatto il giro del web il video che ha commosso gli internauti, lanciando un importante segnale di solidarietà. ******* Cancro al seno, le amiche si rasano a zero per solidarietà (fonte: Universo Mamma) Il
cancro quando colpisce non fa sconti purtroppo…ma in questa storia ciò
che emerge è l’amore e l’amicizia che lega queste 11 donne. Bellissime! A febbraio alle amiche di una donna di nome Gerdi è arrivata una mail: ragazze dobbiamo farci una foto tutte insieme! Questo in breve il contenuto del messaggio. Fin qui tutto ok, nulla di strano. Il motivo della foto? Dare a Gerdi un ricordo unico! Gerdi infatti è una donna di alla quale è stato diagnosticato un tumore al seno e che per la chemio ha perso tutti i capelli. Beh, le amiche hanno allora deciso di rasarsi a zero e di farsi una foto che simboleggi questa amicizia speciale. Che ne pensate, non è una bellissima storia d’amore tra amiche? E ora preparate i fazzoletti, perchè il video, soprattutto la scena finale, vi farà piangere e ridere insieme! video -------------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Gioiamo per la liberazione
delle suore del convento di Maalula, tenute in ostaggio da ribelli
siriani da oltre tre mesi in una località sconosciuta. Lo riferisce un
tweet della tv Al Arabiya.
Ora aspettiamo la liberazione di Padre Paolo Dall'Oglio !!! Siria, liberate le suore Maalula. Dopo la liberazione, le suore
sono state portate in Libano e poi fatte rientrare in Siria: al termine
di un viaggio durato 9 ore, sono arrivate nella notte nel quartiere di
al-Qasaa di Damasco, dove sono state accolte dalle autorità religiose;
con loro anche i tre lavoratori del convento liberati anch'essi.
Siria, libere le 13 suore di Maalula --------------------------------------------------------------- Notizie che non fanno clamore, ma... queste esperienze meritano di essere conosciute e diffuse!!!
''I giovani non sono tutti uguali ma tanto dipende da noi. La scuola può avere un ruolo educativo importante'' Senza dimora, da 8 anni a Catania studenti in strada per aiutarli --------------------------------------------------------------- Per una volta partiamo da papa
Francesco: «Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia
assiderato un anziano ridotto a vivere per strada mentre lo sia il
ribasso di due punti in Borsa. Questo è esclusione». Parole stampate
nell'esortazione apostolica “Evangelii gaudium” e che tutti dovremmo
scriverci addosso con inchiostro indelebile.
Perché è tristemente vero che il dramma quotidiano di uomini e donne, sempre di più, costretti ad una vita in condizioni estreme non smuove più di tanto né opinione pubblica né mezzi di informazione. Neppure quando quelli che chiamiamo di solito “barboni” o – meno brutalmente – senzatetto o senza fissa dimora, arrivano a perdere la vita nella solitudine, nel freddo, nell'abbandono di una strada o di una piazza. A volte nell'indifferenza, se non nel fastidio, di qualche passante. Girarsi dall'altra parte è sempre facile. Tiziano Resca: Se la morte di un "barbone" non fa più notizia Un'ipotesi
formulata dal cardinale Angelo Bagnasco nel corso del X incontro
nazionale dei giovani in servizio civile, promosso dal Tavolo
nazionale. La testimonianza di Desbele Zerai, fuggito dall'Eritrea e
ora a Roma. Quando ha saputo che il bando riservava alcuni posti agli
stranieri, non ha avuto dubbi: "Seguo il progetto 'Crescere insieme'
dei salesiani, prestando servizio in un oratorio"
Francesco Rossi: Servizio civile per tutti come "palestra del vivere insieme" ---------------------------------------------------------------
NELLA SOBRIETÀ IL FUTURO DELLA TERRA
HOREB n. 66 - 3/2013TRACCE
DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
I
tifoni sempre più violenti che si ripetono in modo più frequente in
varie parti di questo nostro mondo, provocando morte e distruzione di
intere città ci lasciano sbigottiti e ci fanno dire che il clima è
impazzito.
Sì il clima è impazzito, ma la responsabilità di questo stravolgimento è legata al delirio dell’uomo che, dimenticando la sua vocazione di essere custode del creato, pensa di esserne il padrone e, coltivando un atteggiamento feroce nei riguardi del pianeta terra, provoca, con le proprie scelte consumistiche, inquinamento, desertificazione e morte. Scienziati accreditati ci ricordano che la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera è al limite di guardia. Le emissioni di gas serra continuano a crescere del 2-3% l’anno a causa della deforestazione e dei combustibili fossili: petrolio, carbone e metano. Ci attende una tragedia con conseguenze devastanti: scioglimento dei ghiacciai, innalzamento dei mari, tempeste. L’inquinamento dell’acqua, dell’aria, della terra, quindi, è la conseguenza di un rapporto scorretto tra l’uomo e l’ambiente, un rapporto innaturale tra natura ed esistenza, un rapporto violento tra creature volute e pensate da Dio per vivere in pace. La natura è oggi, in più maniere, violentata. Il fenomeno è preoccupante per la sua ampiezza a scala mondiale, per la vastità a vari livelli, e perché è avanzante con l’avanzare della logica del profitto. L’uomo di oggi, allora, consapevole di questo dato di fatto, è chiamato a svegliarsi dal torpore, e, rinunciando a un tenore di vita che si è dimostrato essere incompatibile con le leggi dell’equilibrio uomo-natura, è invitato a scegliere uno stile di vita sobrio. Questa presa di coscienza non è più rimandabile né da delegare ad altri, ma si impone come atto di responsabilità per rendere vivibile il nostro pianeta e per avviare, sul piano strutturale, la costruzione di un sistema che crei le condizioni per una piena umanizzazione di tutte le relazioni. È questo l’orizzonte che anima la nostra riflessione.
Editoriale (pdf)
Sommario (pdf) E' possibile richiedere
copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it
I MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA 2014 -
"L’UMANITÀ DI GESÙ PRESENZA RELAZIONALE DI DIO" I MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA – 2014 della FRATERNITÀ CARMELITANA
DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO
L’UMANITÀ DI GESÙ
PRESENZA RELAZIONALE DI DIO Dal 5 Febbraio al 2 Aprile dalle h. 20.00 alle h. 21.00 presso la sala del convento --------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Fate che chiunque... Lo sguardo di Gesù... Ogni tanto un po' di sana ironia di GIOBA per sorridere... E ricordate che i venerdì di Quaresima... (vignetta) Gesù vince la tentazione in un solo modo... Auguro a tutti... Io non risolvo... L'amore si offre... Questo è un mondo... Uno sguardo di contemplazione... La preghiera è... Dio ci giudica... Per gli uomini non vale... --------------------------------------------------------------- LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO «Signore, permettimi
di andare a seppellire mio padre» «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti!». (Matteo 8,21-22) Gianfranco Ravasi: Il funerale del padre e la scelta radicale per il Vangelo --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)RUBRICA
Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9) Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino Vangelo: Mt 4,1-11
La
prima domenica di quaresima si apre con le tentazioni. Esse hanno luogo
nel deserto ove Gesù rimane un tempo lungo: quaranta giorni e
quaranta notti, tempo che richiama l'esperienza di Mosè sul Sinài
e di Elia nel deserto, i due testimoni che saranno presenti alla
Trasfigurazione (17,1-13).
Nel battesimo Gesù ha scelto di essere Figlio, in piena solidarietà con
noi suoi fratelli, e adesso si aprono a Lui due scelte, due vie
per la salvezza: una, che lo porta a farsi compagno di viaggio di una
umanità sofferente e assetata d'amore, condividendo "le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini"(GS 1); l'altra, quella diabolica, che lo conduce a distinguersi da essa attraverso il potere:economico, religioso, politico.
Bivio che si presenta a tutti, opposizione interna che attraversa il cuore di ogni uomo. --------------------------------------- Riflessione di Enzo Bianchi
sul Vangelo della domenica Mt 4,1-11 La
prima domenica di quaresima ci presenta in ogni annata liturgica la
narrazione delle tentazioni di Gesù. Gesù è stato sempre tentato dal
demonio, dalla sua nascita fino alla sua morte, come ogni uomo di
carne, fragile, debole, mortale (cf. Eb 4,15). Ma qui l’evangelista
cerca di sintetizzare in un quadro il rapporto tra Gesù e il demonio,
dunque riassume nelle tre grandi tentazioni tutte le diverse tentazioni
vissute da Gesù, secondo uno schema già conosciuto da Israele e
testimoniato nell’Antico Testamento: uno schema che peraltro
corrisponde anche a ciò che le scienze umane oggi ci dicono riguardo
alle passioni, alle libidines fondamentali presenti in ogni persona.
L’umanità,
in Adamo ed Eva che la rappresentano, era stata tentata dal diavolo
riguardo a un “frutto” che riceve significato non per ciò che è ma per
il potere che esercita: l’umano “vide che l’albero era buono da
mangiare”, libidoamandi, “appetitoso agli occhi”, libido possidendi,
“desiderabile per acquistare potere”, libido dominandi (Gen 3,6). E
così, ingannato da questa seduzione del serpente antico – l’avversario,
il demonio, Satana, il principe di questo mondo –, acconsente alla
tentazione e conosce il male e le sue conseguenze (cf. Gen 3,7). Le
stesse seduzioni riguardano nel deserto Israele, il popolo di Dio, e
anche in questo caso vi è un cedimento alle tentazioni.
Ma
ecco Gesù, il nuovo Adamo e il primo credente del nuovo popolo di Dio,
Gesù uomo e Figlio di Dio, che dopo il battesimo e la proclamazione da
parte del Padre della sua qualità di Figlio (cf. Mt 3,17), spinto dallo
Spirito santo va nel deserto, nella consapevolezza di essere il Figlio
di Dio. In quell’orrido luogo di solitudine, di povertà e anche di
fame, Gesù potrebbe sfruttare la sua condizione di Figlio per
tornaconto personale, pensando a se stesso e non a Dio da cui veniva la
sua identità né agli uomini per i quali Dio l’aveva inviato nel mondo.
Il
tentatore potente, perciò demonio (munito di forza), è nel deserto per
mettere alla prova Gesù, che come uomo sperimenta in sé le tentazioni
comuni a ogni persona...
I domenica di Quaresima --------------------------------------- JESUS, marzo 2014
La bisaccia del mendicante-1
Rubrica di ENZO BIANCHI
Viandante
è colui che va sulla via, su percorsi già tracciati, sui quali altri
camminano e altri possono essere incontrati. Non sempre ha davanti a sé
una meta precisa come il pellegrino, ma in questo suo andare è
piuttosto un “mendicante”: di incontri, di sguardi, di senso, di
verità. Desidera camminare su una via che attraversa la realtà della
terra nella quotidianità del tempo: tempo e spazio sono infatti le
dimensioni che segnano ogni esperienza umana e strutturano il nostro
percorso nel cammino della vita, e il viandante dovrebbe saperli vivere
pienamente. Da autentico mendicante non ha bagagli, ma si sa
equipaggiato semplicemente di una bisaccia, in cui mette poche cose
essenziali: un po’ di cibo, dell’acqua per dissetarsi, tutt’al più
qualcosa per coprirsi dalla pioggia e dal freddo, anche di notte... e
un libro, magari la bibbia, come il pellegrino russo.
L’invito
al lettore di questa rubrica è di condividere con me la via e anche ciò
che porto nella mia bisaccia: a volte pane profumato, a volte pane
duro; a volte acqua fresca da assaporare, a volte acqua che ha perso la
sua freschezza ma sa ancora dissetare… Così il nostro cammino diventa
occasione di comunione, di incontro, di conoscenza, e dà la possibilità
dell’avventura, dell’ospitalità cordiale, dell’amicizia.
Dalla
mia bisaccia oggi estraggo un pensiero per me inquietante, che da
sempre accompagna la mia vita di monaco e di cristiano. Perché il
cristianesimo è così impossibile da vivere, così inefficace nel
plasmare la storia degli uomini? Perché il Regno che Gesù annunciava
come imminente non ha portato nessuna novità, se non – come diceva
Ireneo di Lione – “l’unica novità che è Gesù Cristo”? Ho sempre vissuto
una forte contraddizione nella mia vita interiore: credere in Gesù
Cristo come Signore, come colui che salva le nostre vite, colui che
amiamo al di sopra di tutti e di tutto, e nello stesso tempo vivere
come se queste verità fossero tutte nell’attesa, nella speranza, senza
mai poterle vedere attuate nelle nostre vite quotidiane. Perché noi
continuiamo a fare il male che non vorremmo e a non fare il bene che
vorremmo (cf. Rm 7,18-19), continuiamo a morire nella sofferenza e
viviamo amori che ci fanno soffrire?
...
La bisaccia del mendicante-1 di Enzo Bianchi
--------------------------------------- Al centro l’amore – di don Antonio Savone Al centro l’amore
Omelia di don Antonio Savone
Lunedì I settimana di Quaresima
Lv 19,1-2.11-18
Sal 18
Mt 25,31-46
Un
vangelo laico, si direbbe, quello odierno. Nulla di confessionale o di
religioso. Tutto dal versante dell’uomo, della vita, delle relazioni
intrattenute. E paradossalmente, proprio perché tutto dal versante
dell’uomo, anche tutto dal versante di Dio. Il senso della vita in
quello che siamo stati capaci di condividere con fratelli e sorelle in
umanità. E noi che per anni abbiamo teorizzato cosa fare finalmente per
avere accesso a Dio.
Ancora
una volta, anche stavolta, con la forza sorprendente della sua parola,
Gesù ci consegna una lettura della storia a partire dalla fine. E così
racchiude tutto in cinque parole: lo avete fatto a me. Tutto qui. Al
centro l’amore: un amore declinato attraverso il prendersi cura,
l’avere occhi, gesti, mani, attenzione per chiunque incrocia i nostri
passi facendosi mendicante. Ecco ciò che rimane, ciò che è definitivo,
ciò che conta e ciò per cui vale la pena spendere la propria vita.
Ancora
alla fine non una dottrina o un trattato teologico, non riti, non
atteggiamenti virtuosi, non mortificazioni o sacrifici ma acqua versata
e pane spezzato.Vangelo possibile a chiunque, a portata di mano,
dell’umile misura di un bicchiere d’acqua. Vangelo messo in pratica
anche da chi non ha mai conosciuto il Signore: quando, Signore? La
sorpresa, appunto. Questo è il vangelo: acqua, pane, un tetto, un
vestito, una visita. E chi non lo capisce questo vangelo? Non abbisogna
di estenuanti quanto inutili itinerari di catechesi che tutto riducono
a dottrina, a discettazioni. Qui non c’è nulla da imparare a memoria.
Come non ci sono appartenenze da rivendicare o attestati di ortodossia
da esibire.
...
Al centro l’amore --------------------------------------- Abbà
Omelia di don Antonio Savone
Martedì I settimana di Quaresima
Is 55,10-11
Sal 33
Mt 6,7-15
Dopo
essere stati messi in guardia dal Signore Gesù circa il rischio
dell’ostentazione nella nostra vita, oggi siamo condotti nel cuore
della vita cristiana. Lo specifico della vita cristiana è una preghiera
e non anzitutto una dottrina. Pregare è vivere secondo il vangelo. La
lieta notizia per noi è che la preghiera è relazione. Il Vangelo non si
riassume in una verità, anzitutto, ma in una relazione. Questa lieta
notizia risuona ancora una volta in una cultura come la nostra che ha
perso la fiducia ed è non poche volte caratterizzata da relazioni
arrabbiate. A questa nostra cultura è consegnato un volto, quello del
Padre. A lui puoi rivolgerti proprio come farebbe un bambino con suo
padre, con fiducia, osando.
Abbà
è la parola chiave del Vangelo, una parola che Gesù ha ripetuto
continuamente, ma in in modo unico nel momento della scelta decisiva,
nel momento in cui la prospettiva è quella della morte. Ripetere abbà
in quel momento è il segno della fiducia che abita nel cuore del
Signore, la consapevolezza, cioè, che la vita non affonderà nel nulla,
ma fra le braccia di un amore. Fra le braccia di un amore affonda ogni
esistenza, anche la mia. Il Padre nostro lo si capisce proprio in
questa situazione limite.
Abbà è il nome proprio di Dio ed esprime un Dio che sta in mezzo a noi con bontà, misericordia, tenerezza.
...
Il
Padre nostro non è una formula ma uno stile. Gesù ci ha consegnato un
modo di stare davanti a Dio che presuppone un modo di stare con gli
altri e di vivere nel mondo.
È
possibile mettersi alla scuola della preghiera di Gesù se abbiamo
imparato a frequentare la scuola della vita. E della vita bisogna
sentire fino in fondo la passione e l’avventura.
Per
questo il Padre nostro non è una preghiera per tutti, ma una preghiera
per chi ha imparato a mettere Dio al centro della sua esistenza, ha
imparato a chinarsi sulle ferite dell’umanità. “Voi quando pregate,
dite: Padre!”. Può ripetere queste parole chi si sforza di vivere come
discepolo alla sua sequela.
...
Abbà
--------------------------------------- PANE DA CHIEDERE E
DA CONDIVIDERE
(Mt 6,5-15)
di Alberto Maggi
Sono
ritenuti i versetti più difficili non solo dei Vangeli, ma di tutto il
Nuovo Testamento. La loro traduzione è un’impresa ardua se non
impossibile, poiché questo testo contiene termini inesistenti nella
lingua greca. L’ultima traduzione della Bibbia CEI (2008) ha apportato
qualche miglioramento, ma ancora molto c’è da fare.
Come
è possibile che questi versetti, conosciuti come il “Padre nostro”,
siano così complicati? Già Teresa d’Avila, grande mistica e Dottore
della Chiesa, esprimeva il suo sconcerto chiedendosi “perché Dio non si
sia spiegato più chiaramente sopra certi punti così elevati ed oscuri
per farsi meglio capire. E mi è sembrato che dovendo questa preghiera
essere comune e servire a tutti, bisognava che ciascuno potesse
applicarla ai suoi bisogni particolari e trovasse in essa un argomento
di consolazione, persuaso d’interpretarla bene”.
Il
problema insormontabile del Padre nostro è nato proprio perché è stato
considerato solo una preghiera. L’averlo fatto ha confinato la
grandezza di questo testo nell’ambito delle preghiere devozionali, con
effetti tanto contrastanti quanto devastanti per la fede. Basta pensare
all’invocazione “dacci oggi il nostro pane quotidiano (Mt 6,11), che
assume significati diversi a seconda le latitudini dove essa viene
pronunciata.
Mentre
nel florido mondo occidentale, dove il pane sovrabbonda, e si getta nei
rifiuti (solo nella città di Milano ogni giorno sono gettati nei
rifiuti ben centottanta quintali di pane), è un’assicurazione al
proprio benessere, nell’ultimo mondo, quello dove ogni giorno
ventiseimila bambini muoiono di fame, per gli scheletriti credenti
questa preghiera è segno di una promessa mancata.
Pregano
come gli obesi privilegiati cristiani del mondo opulento, ma gli
effetti non si vedono, il pane quotidiano rimane un miraggio, e il
“dacci oggi”, suona ogni giorno come una beffa.
Eppure
il Padre nostro voleva essere proprio il rimedio e la soluzione a
questa ingiustizia. Gesù, infatti, non intende insegnare una preghiera,
ma invita i suoi alla pratica delle beatitudini per la realizzazione
del Regno di Dio, e il Pater è, sotto forma di orazione, la formula di
accettazione delle beatitudini di Gesù (Mt 5,3-10).
...
PANE DA CHIEDERE E DA CONDIVIDERE (pdf)
--------------------------------------- "Il pane di ieri e di oggi" di Maria Teresa Pontara Pederiva Il pane di ieri e di oggi di Maria Teresa Pontara Pederiva
Non
possiamo dimenticare che il segno della croce prima dei pasti non
indica solo un ringraziamento per i doni della tavola, ma rappresenta
un impegno ad adoperarsi perché il cibo non manchi a nessuno
Più
di 4 italiani su 10 (per la precisione il 42%) lo scorso anno hanno
mangiato il pane avanzato dal giorno prima: l'ha rilevato un'analisi
presentata al Forum internazionale dell'Agricoltura e l'alimentazione,
"Il pane quotidiano al tempo delle rinunce". Meglio non improvvisarsi
interpreti di dati (c'è chi, qualificato, lo fa di mestiere), ma
qualche interrogativo me lo sono posto. Sui numeri non si gioca:
significa che 6 italiani su 10 (o se vogliamo il 58%) non l'ha
mangiato. Difficile pensare che sia stato dato ad altri (lascio
comunque il dubbio), con maggior probabilità è stato gettato. Il pane?
Facile,
come in altri casi, che di fronte ai dati non si trovi nessuno che
confermi il risultato, eppure gli statistici fan bene il loro lavoro e
ci forniscono purtroppo altre pezze d'appoggio. Lo scorso anno in
Italia abbiamo letteralmente buttato nella spazzatura - consola poco se
almeno nei bidoni dell'organico che diventerà compost ... - 76 kg di
prodotti alimentari per abitante. E qui non si tratta di bucce di
patate o piccioli di mele, parliamo di "alimenti".
Che
la Coldiretti, tentando una lettura dei dati, ci dica che la crisi sta
riducendo il fenomeno e che si allentino gli sprechi, per me conta
poco: dovrebbe essere ben altro a indurre un taglio alla radice. Il
problema resta e in Italia - a stragrande maggioranza cattolica - è
grande come un grattacielo. Ma come possono dormire sonni tranquilli
quanti si permettono di buttare via il cibo?
Banco
e Aiuto Alimentare, Caritas, Croce Rossa, diverse onlus di solidarietà
ci indicano in aumento le persone, intere famiglie, che anche da noi
faticano a tirare avanti. Esistono genitori che a cena non sanno cosa
mettere in tavola per i loro figli, confidando nelle calorie ingerite a
pranzo nelle mense scolastiche (ma che non sono pensate sufficienti per
l'intera giornata ...). Il cibo scarseggia anche qui e sono parecchi i
Comuni che hanno attivato iniziative nei confronti di supermercati per
eliminare sprechi e garantire un piatto a chi ne ha bisogno.
E sappiamo tutti che nel resto del mondo la situazione è ben peggiore.
...
Il pane di ieri e di oggi
--------------------------------------- Segni non riconosciuti Omelia di don Antonio Savone Mercoledì I settimana di Quaresima Gio 3,1-10 Sal 50
Lc 11, 29-32
Ci
rilegge di buon grado l’atteggiamento degli interlocutori di Gesù alla
perenne ricerca di segni così da poter finalmente riconoscere in lui il
Figlio di Dio.
Ci
appartiene, non poche volte, l’atteggiamento di chi pretende
credenziali per essere finalmente costretto all’evidenza che ciò che il
Signore chiede sia degno di fiducia.
Ci
accade sovente di andare alla ricerca di segnali grazie ai quali
convincerci che davvero vale la pena avere a che fare con Dio: quando
Dio, finalmente, è circoscrivibile all’interno del nostro immaginario.
La
folla voleva che Gesù si sottomettesse ai suoi criteri. Voleva un Dio a
misura delle sue domande e dei suoi bisogni. E tuttavia il suo cuore
restava chiuso, ostinato nella propria durezza. Ma a nulla serve
mostrare un bel quadro a chi si ostina a non voler aprire gli occhi.
C’è
una grossa differenza tra cercare i segni e riconoscere i segni. A
questa pretesa, infatti, Gesù non cessa di rispondere che tutto quello
che accade è segno di lui. La folla lo segue ma fatica a riconoscere in
lui la manifestazione di Dio Padre. E per questo Gesù viene accolto con
diffidenza, addirittura verrà contestato e avversato. Eppure quello era
il segno che Dio aveva offerto.
Non
occorrono altri segni al di là di quelli che la vita ci mette sul
cammino. Occorre piuttosto la capacità di leggere la vita a partire dal
segno permanente che per noi resta Gesù Cristo, il suo mistero di morte
e di risurrezione.
...
Pretendere
da Dio “segni” e “miracoli” per continuare a dargli credito è indice di
una fede inesistente. Credere è consegnarsi a Dio con un gesto gratuito
e fiducioso, perché si è accolto “il segno” che Egli ci ha dato nella
persona di Gesù. E questo basta per continuare a vivere. Questo basta
per accettare di entrare nella propria morte.
Segni non riconosciuti
--------------------------------------- Restare umani Omelia di don Antonio Savone
Giovedì I settimana di Quaresima
Est 4,17k-u Sal 137 Mt 7,7-12 Attenzione
nei confronti di tutto ciò che il Padre ha affidato alla nostra cura e
alla nostra responsabilità, fiducia nel sapere che nella partita della
vita, il primo a mettersi in gioco è proprio il Padre, il quale supera
di gran lunga quello che ogni uomo saprebbe fare nei confronti dei
propri figli. Pregare,
ovvero essere certi di poter osare per il grado di confidenza di cui il
Padre stesso ci ha resi partecipi. È la qualità del nostro rapporto con
lui a renderci capaci di ottenere persino l’impossibile. Come
è ovvio, la qualità del mio rapporto con Dio è presto verificata dal
mio modo di stare nella vita. Cosa sono disposto a dare a chi mi chiede
un pane? Potrò essere sfrontato nella mia supplica solo se sarò
generoso verso chi bussa alla porta della mia casa. È la solidarietà
verso il bisognoso la chiave che apre la porta del cuore di Dio.
Quanto, nelle cose che chiedo a Dio, sono disposto io per primo a
mettermi in gioco? Può
bussare, infatti, alla porta del cuore di Dio solo la mano che già ha
fatto tutto per sollevare la sorte di chi ha chiesto un suo aiuto. ... È restando umani che diventiamo conformi al cuore di Dio. Proprio
le situazioni limite con cui non poche volte ci confrontiamo, misurano
la nostra capacità di vivere più serenamente la nostra condizione di
piccolezza. La preghiera espressa in quei frangenti è anzitutto scuola
di accettazione della nostra umanità e della nostra povertà. Cosa
fare di fronte alla situazione estrema di dolore e di morte? La
preghiera non aggira il dolore e la morte ma permette di attraversarlo
in compagnia di Dio. Restare umani
--------------------------------------- Prima l'altro Omelia di don Antonio Savone
Venerdì I settimana di Quaresima Ez 18,21-28 Sal 129
Mt 5,20-26
Secondo
il nostro modo di vedere le cose sarebbe già una grande cosa se
riuscissimo ad assaporare il ravvedimento di chi ha sbagliato. E,
tuttavia, secondo il vangelo, questo non basta. Non basta restare
spettatori compiaciuti di un eventuale percorso di conversione
intrapreso da chi ha compiuto il male. Non basta riaccogliere chi ci ha
fatto del male. La giustizia della quale il Signore ci chiede di essere
amministratori si dispiega nel facilitare un tale percorso, nel
renderlo possibile. Per questo Gesù chiede di creare una nuova
opportunità nei confronti di chi “ha qualcosa verso di noi”. A noi il
primo passo, se davvero abbiamo compreso qualcosa di quel Padre che
“non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le
nostre colpe”.
“Va’
prima!”. A nulla vale il nostro salire i gradini di un altare per
offrire quanto abbiamo pensato di consegnare a Dio, se prima non
abbiamo deciso di varcare la soglia di qualcuno che può averci fatto
del male. C’è sempre un “prima” da apprendere rispetto a quello che
immediatamente ci sembrerebbe avere la precedenza. Senza questo
“prima”, ogni vita religiosa è una esistenza idolatrica che nulla ha da
spartire con il Dio che Gesù ci ha svelato. Si tratterebbe di un Dio
opera dell’uomo il quale, pago della sua divinità, benedirebbe i nostri
percorsi di allontanamento. Per il nostro Dio, invece, non serve a
nulla avvicinarci a lui se prendiamo le distanze dal fratello. Non
basta trovarsi ai piedi di un altare e lontani dal cuore dell’altro.
... Prima l'altro
--------------------------------------- Esercizi spirituali - Ariccia Il Papa insieme alla Curia
Romana, si è trasferito da domenica, ad Ariccia, nei pressi di Roma,
nella residenza paolina del Divin Maestro, per seguire gli Esercizi
spirituali quaresimali, predicati da mons. Angelo De Donatis, parroco
di San Marco Evangelista al Campidoglio, dedicati al tema “La
purificazione del cuore”.
RADIO VATICANA: Esercizi spirituali. Mons. De Donatis: fuggire fariseismo e stoicismo, la fede è incontro con Dio L’uomo è come un melograno:
all’interno ha tanti piccoli semi carnosi, tanti quanti sono gli
elementi del creato. Dio li ha messi tutti insieme in un impasto, sul
quale ha poi effuso il soffio della vita. Mentre questa mattina,
martedì 11 marzo — in apertura della terza giornata di esercizi
spirituali per Papa Francesco e la Curia romana nella casa Divin
Maestro ad Ariccia — monsignor Angelo De Donatis offriva quest’immagine
della creazione dell’uomo, ha mostrato proprio un bel frutto di
melograno, maturo e compatto, quasi a rendere l’idea della bellezza
della creatura umana.
OSSERVATORE ROMANO: Come un melograno... Il linguaggio del mondo è una
trappola nella quale non deve cadere chi vuole testimoniare l’amore di
Dio, quell’amore sul quale è possibile costruire la comunità, vivere in
comunione e glorificare Dio con la carità.
OSSERVATORE ROMANO: La trappola del linguaggio del mondo ... Monsignor Angelo De Donatis
ha infatti iniziato la sua predica, nella cappella della Casa Divin
Maestro ad Ariccia, individuando nella domanda postagli da un bimbo —
che si preparava alla prima comunione — la capacità di Dio di
trasformare un gesto semplice, ma fatto con amore, in qualcosa che si
diffonde intorno a sé e crea comunione: «Ma tu conosci così bene Gesù
per motivi di lavoro o perché siete amici?» è stata la sua richiesta.
La conoscenza profonda di Gesù che sconfina nell’amicizia, dunque
nell’accoglienza e nell’amore, è stato l’argomento della meditazione...
OSSERVATORE ROMANO: Quell’amore che avvicina gli uomini a Dio --------------------------------------------------------------- “Sulle
spalle dei giganti. Le grandi verità della nostra fede contemplate con
i Padri della Chiesa Latina”: è questo il tema delle meditazioni di
Quaresima che padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa
Pontificia, terrà per la Curia Romana per 5 venerdì - a partire da
questa settimana - in Vaticano, nella Cappella Redemptoris Mater del
Palazzo Apostolico. Protagonisti delle predicazioni saranno
Sant’Agostino, Sant’Ambrogio, San Leone Magno e San Gregorio
Magno. Tiziana Campisi ha chiesto a padre
Cantalamessa – che sui Padri della Chiesa aveva cominciato un
primo ciclo di meditazioni 2 anni fa – quali argomenti ha scelto fra
quelli sviluppati da questi giganti della fede nel corso dei secoli
RADIO VATICANA: I Padri latini al centro delle prediche di Quaresima in Vaticano. P. Cantalamessa: guardare avanti con speranza
Trovare tempi di silenzio, praticare
il digiuno non solo dal cibo ma anche dagli eccessi del benessere,
vincere ciò che distoglie dalla volontà di Dio. La Quaresima del
cristiano deve essere fatta di questo, ha detto stamani padre Raniero
Cantalamessa nella prima delle meditazioni proposte alla Curia. Il
predicatore della Casa Pontificia, oggi, nella Cappella Redemptoris
Mater del Palazzo Apostolico, ha offerto una riflessione sul senso dei
quaranta giorni che precedono la Pasqua, mentre nelle prossime
settimane, alla presenza del Papa, svilupperà le grandi verità di fede
attingendo agli insegnamenti dei Padri della Chiesa latina.
RADIO VATICANA: Prima predica di Quaresima di padre Cantalamessa: abbiamo bisogno di un ritorno all'interiorità ---------------------------------------------------------------
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)È un
discorso lungo e accorato quello che il Papa ha rivolto oggi ai membri
della Congregazione per i Vescovi riuniti in Sala Bologna nel Palazzo
Apostolico per una riunione non consueta. Papa Francesco a molto a
cuore la identità dei vescovi, e in effetti i suoi discorsi più
programmatici da pontefice li ha rivolti proprio ai vescovi. In Brasile
ad Aparecida e al Celam...
Papa Francesco traccia l’identikit del vescovo perfetto Non
è questione di “contabilità”, ma di capacità di “vedere le cose
dall’alto”. Non servono manager o amministratori delegati di
un’azienda, ma uomini che sappiano guardare “l’ampiezza del campo di
Dio più del proprio giardino”. Rivolgendosi ai membri della
Congregazione per i vescovi, con il discorso finora più ampio in quasi
un anno di pontificato, Papa Francesco non ha usato mezzi termini:
“Questa Congregazione esiste - ha spiegato fin dall’inizio - per
assicurarsi che il nome di chi è scelto sia prima di tutto pronunciato
dal Signore”. E ancora: “Nel firmare la nomina di ogni vescovo vorrei
poter toccare l’autorevolezza del vostro discernimento e la grandezza
di orizzonti con la quale matura il vostro consiglio”.
Al
centro del suo discorso programmatico, l’identikit del vescovo,
partendo dalla consapevolezza che “non esiste un pastore standard per
tutte le Chiese” e dall’invito ad “abbandonare il piccolo cabotaggio
delle nostre barche per seguire la rotta della grande nave della Chiesa
di Dio”. “Le scelte non possono essere dettate dalle nostre pretese,
condizionate da eventuali scuderie, consorterie o egemonie”, ha
ammonito il Papa, secondo il quale la Chiesa non ha bisogno di vescovi
“apologeti delle proprie cause né crociati delle proprie battaglie”, ma
di “uomini custodi della dottrina per affascinare il mondo”...
Il Papa tratteggia l'identikit del vescovo il testo integrale del discorso ai membri della Congregazione per i Vescovi
video
--------------------------------------- SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"A vent'anni dall'omicidio di
don Peppe Diana, avvenuto nella sua chiesa a Casal di Principe per mano
dei Casalesi il 19 marzo del 1994, Rai Storia trasmette il documentario
"Non tacerò - La storia di don Peppe Diana", di Alessandro Chiappetta.
Lo speciale, in onda mercoledì 12 marzo alle 21.15 (in replica venerdì
14 marzo alle 22.45), è il primo dei documentari del ciclo sulla
legalità "Diario civile". Tra gli intervistati, tutti giornalisti e
magistrati che hanno seguito la vicenda del delitto, ci sono Roberto
Saviano, don Luigi Ciotti, Raffaele Cantone, il procuratore nazionale
antimafia Franco Roberti, Francesco Curcio, Federico Cafiero de Raho,
Raffaele Sardo e Conchita Sannino. Tra le testimonianze quella della
madre Iolanda e dei fratelli Emilio e Marisa Diana, le parole di chi lo
ha conosciuto come l'ex sindaco di Casal di Principe Renato Natale e
quelle di sacerdoti impegnati come don Tonino Palmese e don Carlo
Aversano. Ha collaborato Ilaria Urbani, la voce narrante è dell'attore
Andrea Renzi
In ricordo di Don Peppe Diana, a 20 anni dalla morte... (video) --------------------------------------------------------------- È il 13 marzo. Forse pochi
ricordano che oggi è l’anniversario dell’assassinio di mons. Rahho,
vescovo di Mosul, in Iraq. Rapito alla fine di febbraio 2008, trovato
morto in una discarica fuori città il 13 marzo 2008. Chi ricorda ancora
l’Iraq e le tante vittime? ...
Il 13 marzo è anche l’anniversario dell’assassinio di Marianela Garcìa Villas, uccisa, dopo essere stata torturata, a Suchitoto in El Salvador, il 13 marzo 1983. ... E forse, con il ricordo di questi due martiri, diventa ancora più vivo e significativo l’anniversario dell’elezione di papa Francesco. È l’argomento che tiene banco, oggi, su tutti i giornali. Grazie Francesco.... Renato Sacco: Era il 13 marzo... --------------------------------------------------------------- Più attenzione nel processo di nomina, basta cordate, favoritismi e «direttissime». Minore influenza della Segreteria di Stato
Andrea Tornielli: Così Francesco cambia la «fabbrica dei vescovi» --------------------------------------------------------------- Che il papa scriva la
prefazione a un libro del prefetto della Congregazione per la dottrina
della fede è cosa rara. Ma ancor più insolito è il tema affrontato, e i
termini in cui è posto: interpretare la missione della chiesa sulla
base del suo essere “povera per i poveri”: una chiesa non
solo per i poveri, bensì dei poveri e
dunque povera.
Enzo Bianchi: La chiesa povera per i poveri ---------------------------------------------------------------
Decisa la convocazione entro il 2016. Il priore della Comunità di Bose,
padre Enzo Bianchi, spiega: "La Chiesa ortodossa non ha fatto Concili
ecumenici dopo i primi setti avvenuti nel primo millennio". Sono stati
necessari 30 anni di preparazione. Una grande occasione per trovare
forme di unità e una voce unica, nel momento in cui la secolarizzazione
insidia tutte le Chiese Maria Chiara Biagioni: Con il Grande Sinodo soffia la primavera sulle Chiese ortodosse ---------------------------------------------------------------
Angelus/Regina Cæli - Angelus, 9 marzo 2014 MESSAGGIO - PER LA QUARESIMA 2014 --------------------------------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Tweet 08/03/2014:
La sfida degli sposi cristiani...
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SPECIALE di TEMPO PERSO: Benedetto XVI rinuncia al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro |
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1) La newsletter è settimanale;
2) Il servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm
3) Il servizio omelia di P. Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm