"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°11 del 2014

Aggiornamento della settimana

- dall'8 al 14 marzo 2014 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 21 marzo 2014          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 


LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo




OMELIA 

    di P. Gregorio Battaglia
  di P. Aurelio Antista
    di P. Alberto Neglia


PREGHIERA DEI FEDELI

 
N. B. La Lectio è temporaneamente sospesa



NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 








I anniversario
Pontificato di Francesco



  (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)



«Che avrei fatto se mi avessero eletto?» di Luigi Accattoli - Dal nuovo libro «Il vescovo di Roma» una risposta intrigante alla domanda sulla sorgente dell'«allegria manifesta e debordante» di Papa Francesco


«Che avrei fatto se mi avessero eletto?»
di Luigi Accattoli 

Con l'avvicinarsi del primo anniversario dell'elezione arriva in libreria «Il vescovo di Roma», il volume in cui Luigi Accattoli per l'editrice EdB parla delle «novità di Papa Francesco». Chi segue Vino Nuovo conosce bene la profondità e insieme l'ampiezza dello sguardo di Accattoli, che nel libro - ad esempio - non manca di dedicare un excursus interessante e niente affatto ostile anche ai «delusi da Francesco». Come assaggio del libro vogliamo però qui proporre le pagine conclusive, in cui l'autore si chiede che cosa sia cambiato in Jorge Mario Bergoglio tra il Conclave del 2005 e quello del 2013. Proponendo alla fine una personalissima parabola tutta da leggere... (G.Ber.)
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Come hanno fatto i cardinali a portare all'accettazione del papato a 76 anni chi non lo volle quando ne aveva 68? Penso che non lo sapremo mai e dobbiamo fare spazio alla sorpresa che è amica dei conclavi. In una conversazione avvenuta poco dopo la fumata bianca, il cardinale Angelo Scola mi ha dato questa buona risposta: «Lo Spirito Santo ci ha presi e ci ha rigirati». Credo che il rigiro ci sia stato anche per il cardinale Bergoglio ed esso ha ottenuto che l'umile argentino si sentisse pronto a osare il papato e a farsi da gesuita francescano.
Ricordo un colloquio con il cardinale Jorge Mejía, connazionale di Bergoglio che ora ha 91 anni e che ha avuto un infarto - pare superato bene - proprio il giorno dell'elezione di papa Francesco; un colloquio che avvenne alla vigilia del conclave del 2005 e nel quale rispose così alla mia domanda sul papabile Bergoglio: «È un santo, sarebbe un bellissimo papa, ma se vede che lo votano si spaventa ed è capace di rifiutare l'elezione per umiltà».
Questa idea della sua riluttanza dev'essere circolata tra i cardinali elettori anche nell'ultimo conclave: il cardinale Damasceno Assis, presidente della Conferenza episcopale brasiliana, ha detto il 21 marzo 2013 al Tg2: «Alcuni pensavano che non avrebbe accettato». Ho ascoltato di persona cardinali che mi hanno raccontato «il volto grave e come spaventato» che gli avevano visto durante gli scrutini in Sistina quando lo vedevano passare per portare la scheda all'urna.
Nell'intervista alle riviste dei gesuiti Francesco fa questa confidenza al padre Spadaro:
Mi dice che quando ha cominciato a rendersi conto che rischiava di essere eletto, il mercoledì 13 marzo a pranzo, ha sentito scendere su di lui una profonda e inspiegabile pace e consolazione interiore insieme a un buio totale, a una oscurità profonda su tutto il resto. E questi sentimenti lo hanno accompagnato fino all'elezione...

  «Che avrei fatto se mi avessero eletto?» di Luigi Accattoli


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Un anno con papa Francesco - mons. Alfred Xuereb e "lo scherzo da Papa" nel primo incontro


Ricorre giovedì prossimo il primo anniversario dall’elezione di Papa Francesco alla Cattedra di Pietro. Un anno straordinario per la vita della Chiesa, un “tempo della misericordia” come il Pontefice stesso ha più volte sottolineato. Tra le persone che più da vicino hanno accompagnato il Santo Padre in questi dodici mesi intensissimi c’è il suo segretario particolare, mons. Alfred Xuereb, nominato recentemente dal Papa segretario generale della Segreteria per l’Economia del Vaticano. In questa intervista esclusiva alla Radio Vaticana, al microfono di Alessandro Gisotti, mons. Xuereb ripercorre questo primo anno con Francesco a partire proprio da quell’indimenticabile 13 marzo di un anno fa
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D. – Che ricordo ha del suo primo incontro con Papa Francesco?
R. – Mi ha fatto entrare nel suo studio, mi ha accolto con la sua ormai nota cordialità, e devo dire che mi ha fatto anche un scherzo, uno scherzo – se così posso dire – da Papa! Aveva una lettera in mano e con tono serio mi disse: “Ah, ma qui abbiamo dei problemi, qualcuno non ha parlato molto bene di te!”. Io ammutolii, ma poi capii che si riferiva alla lettera che Papa Benedetto gli aveva inviato per informarlo che lui mi aveva lasciato libero e che poteva chiamarmi al suo servizio. In questa lettera, Papa Benedetto aveva avuto la bontà di elencare alcuni miei pregi. Poi Papa Francesco mi ha invitato a sedermi sul divano e lui accanto a me, su una sedia. Mi ha chiesto – con molta fraternità – di aiutarlo nel suo gravoso compito. Infine ha voluto sapere qual è il mio rapporto con i Superiori e con altre persone di certa responsabilità. Gli ho risposto che ho un buon rapporto con tutti, almeno per quanto mi riguarda.

D. – Cosa la colpisce della personalità di Papa Francesco, avendo il privilegio di vivere ogni giorno accanto a Lui?
R. - La sua determinazione. Una convinzione che sono sicuro che gli viene dall’Alto, perché è uomo profondamente spirituale che cerca nella preghiera l’ispirazione da Dio. Per esempio, la visita a Lampedusa lui l’ha decisa perché dopo alcune volte che è entrato in cappella, gli è venuta in continuazione questa idea: andare di persona a incontrare queste persone, questi naufraghi, e piangere sui morti. E quando lui ha capito che gli venivano in mente più volte, allora è stato sicuro che Dio la voleva. L’ha fatta, anche se non c’era molto tempo per prepararla. Lo stesso metodo lui lo usa per la scelta delle persone che chiama a collaborare con lui da vicino.

D. – Cosa invece la colpisce guardando al Pastore Francesco, alla sua dimensione pubblica, a come in fondo esercita il ministero petrino?
R. – Qualcun altro mi ha fatto una domanda simile, e rispondo dicendo che mi viene in mente spontaneamente la figura del missionario. Quel classico missionario che parte, va tra gli indigeni per far conoscere loro il Vangelo, Gesù Cristo …. Ecco, io vedo in Francesco il missionario che sta chiamando a sé la folla, quella folla che magari si sente smarrita, con l’intento di riportarla al cuore del Vangelo. E’ diventato – per così dire – il parroco del mondo e sta incoraggiando quanti si sentono lontani dalla Chiesa a ritornare con la certezza che troveranno il loro posto nella Chiesa...

  Mons. Xuereb: vi racconto il mio anno accanto a Papa Francesco, parroco del mondo



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Un anno con Papa Francesco - Le trasmissioni speciali della RAI "Il mio nome è Francesco (TG2-DOSSIER) e "Un anno con Francesco (TG1) - VIDEO


A distanza di un anno dall’elezione di papa Francesco (ricordiamo che fu eletto 266esimo vescovo di Roma la sera del 13 marzo 2014) la RAI ha trasmesso due interessanti speciali:

IL MIO NOME E' FRANCESCO
RAI2 - TG2 DOSSIER

Tg2 Dossier, in onda sabato 8 marzo alle 23.40 su Rai2, ha proposto "Il mio nome è Francesco".
Un reportage dalla "fine del mondo" fra gli amici di Bergoglio, per conoscere qualcosa in più di Francesco, alla vigilia del suo primo anno di pontificato. Il viaggio degli inviati del Tg2, Lucio Brunelli e Franco Trifoni, inizia a San Paolo del Brasile, a casa del cardinale Claudio Hummes: il porporato che era seduto accanto a Bergoglio nel conclave e che ha ispirato la scelta del nome del nuovo papa. Hummes racconta minuto per minuto gli istanti della elezione nella Sistina, i sentimenti di Bergoglio e quelli dei cardinali di fronte alle prime 'rivoluzionarie' scelte di Francesco. Il reportage prosegue in Argentina, nella baraccapoli della Carcova, alla periferia di Buenos Aires, dove opera padre Jose Maria Di Paola, detto padre Pepe: uno dei sacerdoti più vicini a Bergoglio, vive in una baracca di legno, senza acqua e riscaldamento. Altra testimonianza, quella di padre Fabian Baez, il prete di Buenos Aires che Francesco a sorpresa fece salire sulla papamobile durante l'Udienza generale dell'8 gennaio. "Mi vide tra la folla e mi urlò, salta la transenna!..". Poi il racconto del rabbino capo di Buenos Aires, Abraham Skorka, l'unico fra gli amici di Francesco che s'era detto sicuro della sua elezione. E l'incontro, nel collegio dei gesuiti a San Miguel, con Juan Scannone, che fu professore di Bergoglio e racconta com'è, visto da vicino, il suo ex alunno.

  Video integrale

"Un anno con Francesco"
Speciale Rai1-Rai Vaticano-Tg1
 
"Un anno con Francesco". Parole e gesti che hanno cambiato la Chiesa e conquistato il mondo. 
L’annuncio del Vangelo, nel terzo millennio, tra sfide planetarie e attenzione agli ultimi. Dal “buonasera” del 13 marzo di un anno fa, alla “rivoluzione dello Spirito” portata avanti dal Papa venuto “ quasi dalla fine del mondo”. I discorsi, le interviste, i viaggi, i protagonisti nello speciale Rai1-Rai Vaticano, in collaborazione con il TG1, firmato da Filippo Di Giacomo, Massimo Milone e Fabio Zavattaro, in onda l’8 marzo, alle 17.45 su Rai1, con il montaggio di Fabio Lazzerini. E’ il racconto dei dodici mesi che hanno visto Papa Francesco diventare la guida spirituale di credenti e non credenti nel mondo. Da Lampedusa a Rio De Janeiro, da Assisi a Piazza San Pietro, sempre super affollata, i luoghi del Papa, uomo dell’anno per molti media mondiali. Papa Francesco, per la Chiesa di Roma, è il Vescovo dei poveri e per i poveri. Per la gente semplice, è il pastore d’anime della “porta accanto”. Papa Francesco che parla a milioni di fedeli ma anche ad ognuno di noi – è il significato dello speciale - interpellandoci sul senso dell’esistenza umana e sull’attualità disarmante della proposta del Vangelo, oggi. 

Nello speciale una riflessione di Sergio Zavoli. Scrive, tra l’altro, il grande giornalista e scrittore: “Francesco non sta demolendo con i suoi “gesti” l’autorevolezza petrina, ma demitizza il devozionismo solo egoistico, personale, privato, e ciò in danno del servizio e della misericordia: perché gli ultimi non rimangano lo stigma della separatezza. Guardiamo intorno a noi: quello che lacera gli uomini e la loro relazione nelle città soddisfatte e nelle periferie urlanti di miseria, è spesso l’idea che la nostra vita dimori in un arcipelago di innumerabili isole, in ciascuna delle quali c’è uno di noi che vede l’umanità nella propria ombra, fidandosi di essa soltanto, e pronto a cogliere in quella altrui qualcosa di sospetto, persino di ostile, da dover controllare e addirittura colpire. Perché non tornare a dirsi che la nostra vita non distingue tra il nascere nel corpo inabitato di Maria e il mettere al mondo un uomo in cerca di se stesso, e quindi in cerca dell’altro, di qualunque altro? Francesco – spero non sia soltanto una mia idea- è qui per riportarci sulle tracce di Gesù, con i suoi segni così poveri, e così ricchi, così arcani e così creaturali. Grazie, Francesco, d’essere qui con noi. Assomigli allo storico e metafisico corteo degli uomini di Gesù, venuto a parlarci con i suoi segni”. Tra gli intervistati il Cardinale Claudio Hummes, l’Arcivescovo Bruno Forte, il direttore del Centro Televisivo Vaticano, Mons. Dario Viganò, il direttore del quotidiano Avvenire, Marco Tarquinio e il sociologo Domenico De Masi.

  Video integrale


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Un anno con Papa Francesco: Cronaca dell'elezione



Retroscena del conclave del 13 marzo La votazione annullata, poi l’applauso A Castel Gandolfo non sentono lo squillo Il colloquio avviene finalmente alle 20.45

L’ arcivescovo di Buenos Aires siede in seconda fila sul lato sinistro della Sistina e ha gli occhi fissi davanti a sé, verso i cardinali ai banchi di fronte e più in alto gli affreschi quattrocenteschi con le storie di Cristo, le «Tentazioni» di Botticelli, il Ghirlandaio e la «Vocazione dei primi apostoli», la «Consegna delle chiavi a Pietro» del Perugino, ma è come se il suo sguardo andasse oltre o piuttosto fosse rivolto all’interno, l’aria assorta, «tranquillo e raccolto» lo descrivono, al suo fianco il grande amico francescano Cláudio Hummes gli ha posato un istante la mano sull’avambraccio, un gesto di conforto, quasi ci siamo, non c’è bisogno di dire nulla. «Bergoglio... Bergoglio...Bergoglio...». 
Mercoledì, 13 marzo 2013, secondo giorno del conclave. Alcuni confratelli hanno tenuto a mente un’ora che non sarà segnata da nessuna parte, il momento dell’elezione: sono le 18.50 quando il cardinale argentino supera il quorum di 77 voti e gli applausi dei porporati al nuovo Papa sovrastano la voce del cardinale scrutatore (sul Corriere della Sera oggi in edicola quattro pagine di speciale sull’elezione del Papa). La lettura delle schede prosegue, i numeri sono segreti ma i consensi vanno ben oltre la soglia dei due terzi, alla fine Jorge Mario riceverà una novantina di voti su 115 elettori. Solo sedici minuti più tardi, alle 19.06, una fumata beffarda - dapprima una bava nerastra che vira al grigio chiaro e poi la sbuffata bianca, bianchissima - segnalerà al pianeta che la Chiesa cattolica è guidata dal 265° successore di Pietro. Per sapere chi è, ci vorrà ancora un’ora abbondante: l’annuncio del protodiacono Jean-Louis Tauran alle 20.12, Habemus Papam , e il nuovo pontefice che alle 20.24 si affaccia alla Loggia delle Benedizioni, «fratelli e sorelle, buonasera!». Ma in quell’istante sospeso, alle sette meno dieci, mentre il cardinale Hummes abbraccia e bacia il suo vecchio amico e gli mormora: «Non dimenticarti dei poveri!», piazza San Pietro è una distesa di ombrelli e bandiere e il mondo intero si diverte a fissare un gabbiano che zampetta sotto la pioggia accanto al comignolo della Cappella, l’unico e invidiatissimo essere vivente fuori dalla Sistina che potrebbe arrivare a cogliere qualcosa di ciò che sta accadendo là dentro. 
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  Ore 18.50: eletto Bergoglio A Benedetto la prima telefonata

Vedi anche il nostro post:

  Habemus Papam! FRANCESCO


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Un anno con papa Francesco - "Il Papa «totale» ha saputo sorprendere tutti i suoi fratelli" di mons. Bruno Forte



Il Papa «totale» ha saputo sorprendere tutti i suoi fratelli
di mons. Bruno Forte
Arcivescovo di Chieti-Vasto

Un anno con papa Francesco: che cosa ha detto e dice a tutti noi? Scrivevo su queste pagine il giorno dopo la sua elezione a Vescovo di Roma: «La Chiesa non cessa di sorprendere…in appena una giornata, ecco il nuovo Papa. Un segno forte di unità, un messaggio lanciato al villaggio globale" (14 Marzo 2013). E aggiungevo: «L'attesa del mondo intero… le immagini eloquenti più di ogni parola della folla in Piazza San Pietro e del nuovo Papa affacciato con semplicità e stupore su Roma e sul mondo, fanno comprendere come ciò che è avvenuto abbia un significato che va al di là della comunità cattolica e dello stesso popolo dei credenti». Come feci allora, a distanza di un anno proverò a guardare all'attuale Successore di Pietro muovendo da diversi angoli visuali, di cui il primo non può che essere quello della fede: Francesco, Jorge Mario Bergoglio, si è manifestato per ciò che è, un uomo dalla fede profonda.. Una fede espressa in uno stile di vita semplice, vicino ai poveri, capace di irradiare amore.
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La gente lo sente come un padre e un fratello, un servitore degli umili, un amico dei piccoli. È il Papa che sa parlare di un Dio che è amore a qualsiasi realtà marcata dalla sofferenza. È l'evangelizzatore infaticabile della misericordia divina. Il suo sorriso e la semplicità dei suoi gesti riescono a ricordare o a far scoprire con meraviglia a tutti che Dio raggiunge ogni cuore e parla tutte le lingue ed è vicino a ogni dolore, perché la Sua è la lingua dell'amore! 
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Con convinzione e fiducia dimostra di avvertire che la Chiesa e il mondo avevano bisogno di questo nuovo corso, antico come la misericordia divina, nuovissimo come la sete d'amore con cui ogni essere umano si sveglia ogni giorno! Perciò, credenti e non credenti insieme, i primi rispondendo al suo continuo invito a pregare per lui, i secondi con quella simpatia che a tutti ispira, possiamo dirgli dal profondo del cuore: buon compleanno, Papa Francesco!

  Il Papa «totale» ha saputo sorprendere tutti i suoi fratelli


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Un anno con papa Francesco - La fiducia degli Italiani


Ad un anno dall’elezione di Papa Francesco, il primo sondaggio demoscopico a carattere scientifico su un campione rappresentativo della popolazione italiana, condotto tra domenica 9 marzo e mercoledì 12 marzo, dall’istituto Demopolis, e che il Corriere.it pubblica in esclusiva, ci dicono che il il 90% degli italiani ha fiducia in Papa Francesco: è un dato, senza precedenti .
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Del Papa argentino piacciono la vicinanza alla gente, indicata dal 75% degli italiani, ma anche la spontaneità e l’attenzione ai più deboli, segnalate da oltre i due terzi degli intervistati. Molto apprezzati – conclude Pietro Vento – risultano anche la sobrietà e l’impegno di Bergoglio per rinnovare la Chiesa».
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  Un anno di Papa Francesco 9 italiani su 10 hanno fiducia in lui

Il Papa nell'immaginario, nella coscienza e nelle abitudini dei fedeli. Il grande sondaggio di Famigliacristiana.it.

  CHI È PER NOI FRANCESCO? ECCO LE RISPOSTE


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Un anno con Papa Francesco - "Per una Chiesa dei poveri" di mons. Luigi Bettazzi


Per una Chiesa dei poveri
Bilancio e riflessioni a un anno dalla nomina di papa Francesco.
Luigi Bettazzi 
(già vescovo di Ivrea e presidente internazionale di Pax Christi)

Il 13 marzo 2013 il card. Protodiacono annunciò dalla loggia della Basilica di S. Pietro che avevamo per nuovo Papa il card. Jorge Maria Bergoglio, che aveva assunto il nome di Francesco. La nomina sorprese tutti, dagli alti vertici ecclesiastici (la stessa Cei, di fronte a una fumata bianca così tempestiva, prima di ascoltare l’annuncio inviò i rallegramenti e gli auguri al card. Scola, che ovviamente non poteva essere che lui il Papa nominato con tanta rapidità!), alla gente della Piazza e a tutti quelli collegati per televisione. Si trattava, per la prima volta nella storia, di un Papa americano, e per la prima volta di un Papa gesuita, che, per la prima volta nelle storia dei Papi, aveva assunto il nome di Francesco, e non del gesuita Francesco Saverio, come qualcuno aveva subito interpretato, ma proprio di Francesco d’Assisi, il Santo della povertà e della fraternità.
La sorpresa crebbe, e positivamente, quando papa Francesco comparve al balcone e salutò la gente con un familiare “Buona sera!”, presentandosi come vescovo di Roma e non come Sommo Pontefice di tutta la Chiesa, e quando, prima di benedire, chiese un minuto di silenzio perché la gente invocasse la benedizione di Dio su di lui! Le sorprese poi sono continuate di fronte alle sue decisioni di mantenere un vestito sobrio (bianco ma senza mantellette rosse, con le sue scarpe ortopediche e la sua croce e la sua mitria di sempre), e di restare ad abitare al Pensionato di S. Marta, andando nel Palazzo solo per i momenti di lavoro o di udienze (pare che una volta abbia ammesso che alla sua età non si cambia stile di vita, quello del contatto con la gente, e che se andava stabilmente nel Palazzo, poi ci voleva … lo psichiatra!). Le sorprese positive sono continuate nella sua vicinanza ai piccoli e agli ammalati, cosa ad esempio che allunga l’attesa delle udienze pubbliche, quando gira tutta la Piazza per accarezzare i bambini che gli vengono offerti o per dire una parola di conforto agli ammalati. L’elenco delle sorprese potrebbero continuare, ad esempio con le telefonate personali che fa a persone che gli hanno scritto o che hanno avuto nella loro vita momenti particolari, drammatici o comunque significativi. A cominciare dal nome che ha assunto, che dichiara di essergli venuto in mente quando un cardinale amico, in conclave, nel momento in cui il nome di Bergoglio andava accumulando voti, gli ha raccomandato: “Non dimenticarti dei poveri!”.
Vorrei però puntualizzare due centralità che emergono sul suo programma pontificale. Uno è appunto quello della Chiesa dei poveri. 
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L’altra finalità che emerge dalle parole e dallo stile di papa Francesco è quello di una Chiesa di “comunione”
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Ogni Papa ha un suo compito specifico. Papa Giovanni, un Papa votato perché fosse di “transizione” in attesa di Montini, fece la “transizione” del Concilio e della Pacem in terris, Paolo VI riuscì a completare e chiudere il Concilio e a portare la Chiesa nel mondo, Giovanni Paolo I in un mese semplificò il papato e gli diede il sorriso, Giovanni Paolo II aprì la Chiesa ai problemi del mondo e fece cadere la dittatura comunista senza una guerra, Benedetto XVI rinsaldò la fede in Gesù Cristo e iniziò la purificazione della Chiesa. Ora dobbiamo pregare perché papa Francesco riesca nel compito che ha assunto, ma dobbiamo aiutarlo impegnandoci, come comunità o come singoli, ad accoglierne il messaggio e ad attuarlo in noi e intorno a noi.

  Per una Chiesa dei poveri di Luigi Bettazzi


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Attento al tempo della Chiesa e al significato profondo della liturgia cristiana, Benedetto xvi aveva scelto con cura il momento dell’annuncio di una decisione clamorosa, presa molto tempo prima.
La dichiarazione di rinunciare al pontificato fu collocata così a ridosso dell’inizio della quaresima, periodo penitenziale che da mezzo secolo i Papi aprono con una settimana di silenzio e meditazione per gli esercizi spirituali. Settimana che, un anno dopo, coincide suggestivamente con il primo anniversario dell’elezione del suo successore, in ritiro con i suoi collaboratori più stretti. E si può essere certi che Francesco viva come un segno questa singolare circostanza... (Giovanni Maria Vian)

 
Una grande gioia


  13 marzo 2013 Un anno fa l'elezione di Papa Francesco

Tanti auguri Papa Francesco!!!

 
Papa Francesco


Auguri, Papa Francesco, e soprattutto grazie per questa gioia confermata ogni giorno in questo straordinario anno!

  Che gioia!...

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Un anno fa, in ventiquattr'ore, l'elezione dell'arcivescovo di Buenos Aires. Ecco come si è arrivati all'elezione del primo Papa latinoamericano

  Andrea Tornielli:  Il conclave di Bergoglio

Un anno, ma pare molto di più. Da quel 13 marzo, quando la fumata bianca annunciò l'elezione del nuovo Papa e pochi minuti dopo si affacciò alla loggia di San Pietro la sorpresa di un uomo "preso dalla fine del mondo", sembra che il tempo si sia dilatato, così tante e tanto intense sono state le novità portate da Papa Bergoglio nella Chiesa e nella percezione che di essa hanno quanti si pensavano "lontani" o indifferenti all'annuncio evangelico. Lo stesso Francesco ha messo in guardia dall'ansia di stilare bilanci.
Dunque in questo spazio che abbiamo aperto dentro il sito Internet di Avvenire vi proponiamo quel che il linguaggio digitale ci permette di riportare di questo straordinario primo anno di pontificato: in video, in audio e per immagini la scoperta quotidiana di un Papa del quale abbiamo imparato ad amare la voce, il volto, i gesti, le parole. Perché è per questo tramite eccezionalmente comunicativo e convincente che oggi ci arrivano la voce, il volto, i gesti e le parole di Cristo stesso.

  AVVENIRE:  Un anno con Papa Francesco

Tanti i commenti, in questi giorni, in vista del primo anniversario di Pontificato di Papa Francesco che ricorrerà il 13 marzo prossimo. Un anno intensissimo, che ha suscitato una rinnovata attenzione alle questioni ecclesiali anche dei cosiddetti lontani. Ascoltiamo, in proposito, la riflessione del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi,

 
RADIO VATICANA:  Padre Lombardi: da Papa Francesco grande impulso per una Chiesa in cammino

L’incontro è la categoria-chiave del magistero di Papa Francesco che chiede una Chiesa “in uscita”: così, ai nostri microfoni, padre Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica”, commenta il primo anno di Pontificato di Papa Bergoglio.

  RADIO VATICANA:  Padre Spadaro: l'incontro, chiave del magistero di Papa Francesco

Francesco ha un «sesto senso». È capace di identificare un malato o un bisognoso in mezzo a una folla. È una grazia speciale, la sente nel cuore. Questo e altri dettagli inediti sul primo anniversario del papato ha raccontato a Vatican Insider Guillermo Karcher,  uno dei collaboratori più vicini  a Jorge Mario Bergoglio.

  Andrés Beltramo Alvares:  Il cerimoniere del Papa: «Lui ha un sesto senso per i bisogni della gente»

Bergoglio non svolge il suo compito come un esecutore di un piano prestabilito, ma reagisce ai richiami e agli impulsi del cuore. Di prestabilito rispetto al suo operare c'è il suo essere, cristiano e umano, la sua intelligenza, la sua fede, la sua umanità, la sua storia... Un anno dopo rimane lo stupore che ogni giorno si rinnova con parole nuove e antiche

 
Elio Bromuri:  La gioia del Vangelo Il Vangelo della gioia

Lucio Caracciolo presenta "Le conseguenze di papa Francesco", il nuovo numero di Limes dedicato al primo anno di pontificato del pontefice argentino.

  LIMES:  Vidoeditoriale “Le conseguenze di papa Francesco”


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I NOSTRI TEMPI

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LA DIGNITÀ DELLE DONNE - Interventi di Luigino Bruni, Giuseppe Stoppiglia, Alberto Maggi.



Parità, così è dal principio 
L’albero della vita - E Dio vide: non è bene che l'Adam sia solo 
di Luigino Bruni

La storia umana fuori dall’Eden non è stata solo la negazione dell’Adam con Caino, è stata anche il tradimento della reciprocità primordiale dell’ezer kenegdo nei tanti ‘adami’ che hanno profanato la parità morale, l’uguale rispetto, libertà, dignità delle donne... Quando manca questa reciprocità fondamentale, soffrono molto le donne, ma soffrono anche gli uomini, perché la felicità di tutti è dentro questa reciprocità tra pari. Quando perdiamo lo sguardo dell’altro e dell’altra alla pari, perdiamo il senso del limite, ci smarriamo, diventiamo padroni o sudditi, non capiamo più chi siamo, e si generano mille disordini morali e spirituali.

“Non è bene che l’Adam sia solo”. La creazione si completa quando quella ‘cosa molto bella e molto buona’, l’Adam, si svela realtà plurale, diventa persona. E’ appassionante e ricchissimo il ritmo che nel secondo capitolo della Genesi va dall’Adam (l’essere umano) all’uomo e la donna...
La storia non inizia con il peccato, ma con occhi che si incrociano alla pari. L’ezer kenegdo è la donna, l’ishàh che è di fronte a ish (l’uomo), come ish è di fronte a ishàh: “uomo [ish] in più di donna [ishàh] ha una yod, mentre donna in più di uomo ha una he: se uniamo queste due lettere che distinguono i due nomi otteniamo הי ossia Yah, che è la forma breve del tetragramma sacro del nome di Dio” (Franco Galeone). La vera natura umana è relazionale, racchiusa e spiegata in quella relazione maschio-femmina (1,27) fondante e generatrice delle altre. ..."

   Parità, così è dal principio di Luigino Bruni

IL NOME di “DONNA”
di Giuseppe Stoppiglia

La morale cristiana corrente, quella che ti si attacca alla pelle come un vestito bagnato e ti appesantisce, afferma che la donna è un rischio, e la capacità di farvi fronte misura la forza di un uomo. Per me la qualità della vita cristiana è nell’incontro, e nell’incontro con “l’intelletto d’amore” della donna, con la sua spiritualità innata, con la sua percezione intuitiva della verità, è per l’uomo un tesoro irrinunciabile. Nella mia vita ho seguito sempre questo criterio: quando una donna mi dice: “quello che fai, va bene”, mi sento sicuro. Quando me lo dice un uomo, non lo so. Purtroppo esistono anche donne che si sono allineate allo stile di spavalderia e prevaricazione, imitando il maschio. 

La donna sprona l’uomo a tenere acceso il fuoco interiore della crescita e della consapevolezza, lo spinge ad andare oltre l’apparenza delle cose. Mentre l’uomo punta a conquistare nuovi spazi di conoscenza e di dominio, la donna lo conduce a fare “casa dentro se stesso”, a immergersi nel quotidiano. L’uomo costruisce grandi prigioni perché nella vita sia conservato un ordine astratto di moralità, di lavoro, di disciplina. 

La donna con la sua misericordia distrugge le sbarre della prigione e riporta l’uomo alla vita, all’amore di ogni essere vivente. La donna non vede il seme della vita crescere: è terra che accoglie quel seme, è plasmata da quella vita e questo cordone ombelicale come la lega a suo figlio, la lega a ogni figlio. ...

   IL NOME di “DONNA” di Giuseppe Stoppiglia

DONNE E ANGELI
di Alberto Maggi

"Le donne nei vangeli vengono presentate come coloro che per prime hanno saputo accogliere e comprendere il Signore: dalla madre, grande non perché ha dato alla luce Gesù, ma perché ha saputo diventare discepola del figlio, a Maria di Magdala, prima testimone e annunciatrice della risurrezione del Cristo. 
Nella lingua ebraica non si conosceva un termine per indicare discepola, che esisteva solo al maschile, e al tempo di Gesù la tradizione insegnava che "un discepolo dei saggi non deve parlare con una donna per strada neanche se è sua moglie, sua figlia, sua sorella". Ma per Gesù non "c’è più né maschio né femmina" (Gal 3,28), c’è la persona umana, che come tale merita rispetto e dignità indipendentemente dalla sua identità sessuale. Per questo, contravvenendo tradizione e morale, Gesù associa al suo gruppo anche "alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità" (Lc 8,1), e nei vangeli sono le donne le privilegiate protagoniste delle azioni del Signore. ...." 

   DONNE E ANGELI di Alberto Maggi


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Grazie a te donna... di Giovanni Paolo II



Grazie a te donna...
di Giovanni Paolo II

A voi, donne del mondo intero, 
il mio saluto più cordiale!
A ciascuna di voi e a tutte le donne del mondo indirizzo questa lettera nel segno della condivisione e della gratitudine... 
Giovanni Paolo II
   video

   il testo integrale della LETTERA DEL PAPA GIOVANNI PAOLO II ALLE DONNE


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«Donna fuori dagli spot. Il diritto di essere se stesse» - Con Marta e con Maria: «La parola ai cattolici» di Paola Springhetti


Con Marta e con Maria

di Paola Springhetti
Gesù, per le donne, è stato un liberatore. La comunità cristiana di oggi vive dentro questa libertà? Sa farsene motore? 

È arrivato da pochi giorni in libreria per l'Editrice Ave il libro di Paola Springhetti «Donna fuori dagli spot. Il diritto di essere se stesse». In questa giornata dell'8 marzo - dal capitolo conclusivo - riprendiamo un passaggio intitolato «La parola ai cattolici».
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Il cristianesimo è la religione in cui una giovane fanciulla di nome Maria può esultare perché «grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente»; in cui un'altra donna, Maria di Betania, può, contro tutte le regole del tempo, ricevere insieme alla sorella un uomo nella propria casa, ascoltarlo ed essere considerata da lui un vero interlocutore, una persona che pensa; in cui Paolo può ricordare che in Cristo non c'è più né uomo né donna.
Gesù, per le donne, è stato un liberatore. La comunità cristiana di oggi vive dentro questa libertà? Sa farsene motore? O è prigioniera di quella libertà illusoria e servile che piace a tanti?
La Chiesa ha un ruolo importante, nella nostra società, sia a livello culturale che a livello di formazione. E ha il dovere di parlare a quegli uomini di oggi che le riconoscono questo ruolo e anche a quelli che non glielo riconoscono. Sulla questione femminile ha molto da dire, ma per essere ascoltata ha bisogno di acquistare credibilità, dimostrando con la propria vita quotidiana di credere in loro e di saperle valorizzare.
La Dottrina sociale della Chiesa, infatti, ha detto molto sulla donna e soprattutto, già prima del Concilio, è stata capace di superare la fobia delle donne e del loro corpo che si era diffusa, anche tra i cristiani, soprattutto da Tertulliano in poi. Si potrebbero velocemente ricordare laPacem in terris, in cui Giovanni XXIII considera l'ingresso della donna nella vita pubblica come un elemento caratterizzante la modernità, e poi laGaudium et spes, la Laborem exercens, la Familiaris consortio e in particolare la Mulieris dignitatem di Giovanni Paolo II, che ha segnato un punto di non ritorno, con la sua teologia e antropologia basate sul concetto di «unità dei due». Nella comune umanità le differenze tra uomo e donna - entrambi creati a immagine di Dio - si completano a vicenda e non sono ammissibili dislivelli di dignità e di importanza.
Il concetto viene ripreso anche dalla Christifideles laici, che fa un passo avanti, invitando esplicitamente ad applicarlo anche ai laici nella Chiesa e chiedendo di affrontare urgentemente sul piano pastorale «la presenza coordinata degli uomini e delle donne perché sia più completa, armonica e ricca la partecipazione dei fedeli laici alla missione salvifica della Chiesa». E la ragione non è solo «la maggiore significatività ed efficacia dell'azione pastorale» della Chiesa stessa; né, tantomeno, il semplice dato sociologico di una convivenza umana che è naturalmente fatta di uomini e di donne. È, piuttosto, il disegno originario del Creatore che dal principio ha voluto l'essere umano proprio così, come «unità dei due»; ha voluto l'uomo e la donna come prima comunità di persone, radice di ogni altra comunità e, nello stesso tempo, come "segno" di quella comunione interpersonale d'amore che costituisce la misteriosa vita intima di Dio uno e trino».
Insomma, aprendosi a una più rilevante presenza femminile, la Chiesa non solo guadagnerebbe in "efficienza" (cioè renderebbe la propria presenza più significativa ed efficace), ma sarebbe più coerente con la propria identità, perché aderirebbe maggiormente al disegno originario del Salvatore. 
In fondo, l'aveva detto già Paolo VI nel 1976: «Appare all'evidenza che la donna è posta a far parte della struttura vivente e operante del cristianesimo in modo così rilevante, che non ne sono forse ancora state enucleate tutte le virtualità». 
Ancora più esplicito è stato papa Francesco, che è intervenuto più volte sul tema delle donne nella Chiesa. Ad esempio, nell'ottobre 2013, quando a un convegno sui 25 anni della Mulieris dignitatem ha detto che non esiste "il" Chiesa, ma "la" Chiesa, che «è donna, è madre» e che soffre quando vede che nella Chiesa e nelle organizzazioni ecclesiali spesso il "servizio" delle donne è ridotto a "servitù".

   Con Marta e con Maria

   l'estratto del libro «Donna fuori dagli spot. Il diritto di essere se stesse»  con la presentazione di Vania De Luca (pdf)


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Grazie a chi mi ha dato sangue e vita - La lezione di Niccolò Marzocchi


Grazie a chi mi ha dato sangue e vita
scelto da Luigi Accattoli

Niccolò Marzocchi, di Castelnovo Sotto, Reggio Emilia, è morto di leucemia a vent'anni il 13 febbraio, avendo convissuto con questa malattia dall'età di sette anni. Ironico e coraggioso, iscritto al secondo anno di filosofia a Parma, impegnato nel volontariato parrocchiale, due trapianti di midollo. Dopo l'ultimo di questi appuntamenti clinici, sapendo che molti della parrocchia avevano pregato per lui e avevano donato il sangue per le trasfusioni, aveva fatto in chiesta questo ringraziamento: «C'è chi mi ha sostenuto con la fede, chi mi ha dato coraggio e chi, grazie alle donazioni di sangue, mi ha dato vita. Credo che l'aiuto e il sostegno derivino dal sentimento che lo stesso Gesù predicava. Questo sentimento è la fratellanza. Penso che la fratellanza sia quel sentimento che spinge ognuno ad aiutare indipendentemente da età, sesso, colore o nazionalità. Io credo molto al messaggio di Cristo ed è grazie a questo messaggio, condiviso da credenti o non, che io sono ancora qui a parlare». Fino all'ultimo ha confidato agli amici di avere più motivi per vivere che per morire: "Finché c'è qualcuno o qualcosa per cui valga la pena di vivere, vivrò!" Una volta, in liceo (l'Ariosto di Reggio Emilia) , aveva scritto in greco sulla lavagna di classe: "Dalla Sofferenza la Sapienza, più grande di ogni Conoscenza". Un'altra sua frase, che gli amici hanno scritto su uno striscione alzato davanti alla chiesa in occasione della messa di addio: "Vado dove porterà la mia forza e la mia voglia di vivere". Un abbraccio a Niccolò che credeva alla fratellanza e alla voglia di vita che porta oltre la morte. (fonte: Vino Nuovo)

Per saperne di più di Niccolò Marzocchi

  • La lezione di Niccolò
  • Castelnovo, l'addio a Niccolò sulle note di Ligabue
  • L'ultimo saluto (foto)


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Storie attuali che non sono belle favole ma dolciamare realtà da diffondere - "Calve per amore"


Ha già fatto il giro del web il video che ha commosso gli internauti, lanciando un importante segnale di solidarietà.

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Cancro al seno, le amiche si rasano a zero per solidarietà
(fonte: Universo Mamma)

Il cancro quando colpisce non fa sconti purtroppo…ma in questa storia ciò che emerge è l’amore e l’amicizia che lega queste 11 donne. Bellissime!

Si sa l’amicizia è qualcosa di serio e di profondo.

A febbraio alle amiche di una donna di nome Gerdi è arrivata una mail: ragazze dobbiamo farci una foto tutte insieme! Questo in breve il contenuto del messaggio. Fin qui tutto ok, nulla di strano.

Il motivo della foto? Dare a Gerdi un ricordo unico!

Gerdi infatti è una donna di alla quale è stato diagnosticato un tumore al seno e che per la chemio ha perso tutti i capelli.

Beh, le amiche hanno allora deciso di rasarsi a zero e di farsi una foto che simboleggi questa amicizia speciale.

Che ne pensate, non è una bellissima storia d’amore tra amiche?

E ora preparate i fazzoletti, perchè il video, soprattutto la scena finale, vi farà piangere e ridere insieme!

   video


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 SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"



Gioiamo per la liberazione delle suore del convento di Maalula, tenute in ostaggio da ribelli siriani da oltre tre mesi in una località sconosciuta. Lo riferisce un tweet della tv Al Arabiya. 
Ora aspettiamo la liberazione di Padre Paolo Dall'Oglio !!!

 
Siria, liberate le suore Maalula.



Dopo la liberazione, le suore sono state portate in Libano e poi fatte rientrare in Siria: al termine di un viaggio durato 9 ore, sono arrivate nella notte nel quartiere di al-Qasaa di Damasco, dove sono state accolte dalle autorità religiose; con loro anche i tre lavoratori del convento liberati anch'essi.

 
Siria, libere le 13 suore di Maalula


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Notizie che non fanno clamore, ma... queste esperienze meritano di essere conosciute e diffuse!!!
''I giovani non sono tutti uguali ma tanto dipende da noi. La scuola può avere un ruolo educativo importante''

 
Senza dimora, da 8 anni a Catania studenti in strada per aiutarli

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Per una volta partiamo da papa Francesco: «Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada mentre lo sia il ribasso di due punti in Borsa. Questo è esclusione». Parole stampate nell'esortazione apostolica “Evangelii gaudium” e che tutti dovremmo scriverci addosso con inchiostro indelebile. 
Perché è tristemente vero che il dramma quotidiano di uomini e donne, sempre di più, costretti ad una vita in condizioni estreme non smuove più di tanto né opinione pubblica né mezzi di informazione. Neppure quando quelli che chiamiamo di solito “barboni” o – meno brutalmente – senzatetto o senza fissa dimora, arrivano a perdere la vita nella solitudine, nel freddo, nell'abbandono di una strada o di una piazza. A volte nell'indifferenza, se non nel fastidio, di qualche passante. Girarsi dall'altra parte è sempre facile.

 
Tiziano Resca:  Se la morte di un "barbone" non fa più notizia


Un'ipotesi formulata dal cardinale Angelo Bagnasco nel corso del X incontro nazionale dei giovani in servizio civile, promosso dal Tavolo nazionale. La testimonianza di Desbele Zerai, fuggito dall'Eritrea e ora a Roma. Quando ha saputo che il bando riservava alcuni posti agli stranieri, non ha avuto dubbi: "Seguo il progetto 'Crescere insieme' dei salesiani, prestando servizio in un oratorio"

 
Francesco Rossi:  Servizio civile per tutti come "palestra del vivere insieme"

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FEDE E
SPIRITUALITA'

 

NELLA SOBRIETÀ IL FUTURO DELLA TERRA 

HOREB n. 66 - 3/2013


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

I tifoni sempre più violenti che si ripetono in modo più frequente in varie parti di questo nostro mondo, provocando morte e distruzione di intere città ci lasciano sbigottiti e ci fanno dire che il clima è impazzito.
Sì il clima è impazzito, ma la responsabilità di questo stravolgimento è legata al delirio dell’uomo che, dimenticando la sua vocazione di essere custode del creato, pensa di esserne il padrone e, coltivando un atteggiamento feroce nei riguardi del pianeta terra, provoca, con le proprie scelte consumistiche,
inquinamento, desertificazione e morte.
 Scienziati accreditati ci ricordano che la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera è al limite di guardia. Le emissioni di gas serra continuano a crescere del 2-3% l’anno a causa della deforestazione e dei combustibili fossili: petrolio, carbone e metano. Ci attende una tragedia con conseguenze devastanti: scioglimento dei ghiacciai, innalzamento dei mari, tempeste.
L’inquinamento dell’acqua, dell’aria, della terra, quindi, è la conseguenza di un rapporto scorretto tra l’uomo e l’ambiente, un rapporto innaturale tra natura ed esistenza, un rapporto violento tra creature volute e pensate da Dio per vivere in pace. La natura è oggi, in più maniere, violentata. Il fenomeno è preoccupante per la sua ampiezza a scala mondiale, per la vastità a vari livelli, e perché è avanzante con l’avanzare della logica del profitto.
L’uomo di oggi, allora, consapevole di questo dato di fatto, è chiamato a svegliarsi dal torpore, e, rinunciando a un tenore di vita che si è dimostrato essere incompatibile con le leggi dell’equilibrio uomo-natura, è invitato a scegliere uno stile di vita sobrio. Questa presa di coscienza non è più rimandabile né da delegare ad altri, ma si impone come atto di responsabilità per rendere vivibile il nostro pianeta e per avviare, sul piano strutturale, la costruzione di un sistema che crei le condizioni per una piena umanizzazione di tutte le relazioni.
È questo l’orizzonte che anima la nostra riflessione.


   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)


E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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I MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA 2014 -
"L’UMANITÀ DI GESÙ PRESENZA RELAZIONALE DI DIO"



I MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA – 2014
della FRATERNITÀ CARMELITANA 
DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO

L’UMANITÀ DI GESÙ
PRESENZA RELAZIONALE DI DIO


Dal 5 Febbraio al 2 Aprile
dalle h. 20.00 alle h. 21.00
presso la sala del convento



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  Fate che chiunque...
  Lo sguardo di Gesù...
Ogni tanto un po' di sana ironia di GIOBA per sorridere...
  E ricordate che i venerdì di Quaresima...  (vignetta)
  Gesù vince la tentazione in un solo modo...
  Auguro a tutti...
  Io non risolvo...
  L'amore si offre...
  Questo è un mondo...
  Uno sguardo di contemplazione...
  La preghiera è...
  Dio ci giudica...
  Per gli uomini non vale...



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LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO

«Signore, permettimi
di andare a seppellire mio padre»
«Seguimi, e lascia che i morti
seppelliscano i loro morti!».
(Matteo 8,21-22)


  Gianfranco Ravasi:  Il funerale del padre e la scelta radicale per il Vangelo


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  (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)






RUBRICA 
Un cuore che ascolta - lev shomea' 
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male"  (1Re 3,9)

Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino

Vangelo: Mt 4,1-11

La prima domenica di quaresima si apre con le tentazioni. Esse hanno luogo nel deserto ove Gesù rimane un tempo lungo: quaranta giorni e quaranta notti, tempo che richiama l'esperienza di Mosè sul Sinài e di Elia nel deserto, i due testimoni che saranno presenti alla Trasfigurazione (17,1-13). Nel battesimo Gesù ha scelto di essere Figlio, in piena solidarietà con noi suoi fratelli, e adesso si aprono a Lui  due scelte, due vie per la salvezza: una, che lo porta a farsi compagno di viaggio di una umanità sofferente e assetata d'amore, condividendo "le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini"(GS 1); l'altra, quella diabolica, che lo conduce a distinguersi  da essa attraverso il potere:economico, religioso, politico
Bivio che si presenta a tutti, opposizione interna che attraversa il cuore di ogni uomo.
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Riflessione di Enzo Bianchi sul Vangelo della domenica


Riflessione di Enzo Bianchi
sul Vangelo della domenica

I domenica di Quaresima anno A
Mt 4,1-11

La prima domenica di quaresima ci presenta in ogni annata liturgica la narrazione delle tentazioni di Gesù. Gesù è stato sempre tentato dal demonio, dalla sua nascita fino alla sua morte, come ogni uomo di carne, fragile, debole, mortale (cf. Eb 4,15). Ma qui l’evangelista cerca di sintetizzare in un quadro il rapporto tra Gesù e il demonio, dunque riassume nelle tre grandi tentazioni tutte le diverse tentazioni vissute da Gesù, secondo uno schema già conosciuto da Israele e testimoniato nell’Antico Testamento: uno schema che peraltro corrisponde anche a ciò che le scienze umane oggi ci dicono riguardo alle passioni, alle libidines fondamentali presenti in ogni persona.

L’umanità, in Adamo ed Eva che la rappresentano, era stata tentata dal diavolo riguardo a un “frutto” che riceve significato non per ciò che è ma per il potere che esercita: l’umano “vide che l’albero era buono da mangiare”, libidoamandi, “appetitoso agli occhi”, libido possidendi, “desiderabile per acquistare potere”, libido dominandi (Gen 3,6). E così, ingannato da questa seduzione del serpente antico – l’avversario, il demonio, Satana, il principe di questo mondo –, acconsente alla tentazione e conosce il male e le sue conseguenze (cf. Gen 3,7). Le stesse seduzioni riguardano nel deserto Israele, il popolo di Dio, e anche in questo caso vi è un cedimento alle tentazioni. 

Ma ecco Gesù, il nuovo Adamo e il primo credente del nuovo popolo di Dio, Gesù uomo e Figlio di Dio, che dopo il battesimo e la proclamazione da parte del Padre della sua qualità di Figlio (cf. Mt 3,17), spinto dallo Spirito santo va nel deserto, nella consapevolezza di essere il Figlio di Dio. In quell’orrido luogo di solitudine, di povertà e anche di fame, Gesù potrebbe sfruttare la sua condizione di Figlio per tornaconto personale, pensando a se stesso e non a Dio da cui veniva la sua identità né agli uomini per i quali Dio l’aveva inviato nel mondo.

Il tentatore potente, perciò demonio (munito di forza), è nel deserto per mettere alla prova Gesù, che come uomo sperimenta in sé le tentazioni comuni a ogni persona...
  I domenica di Quaresima


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La bisaccia del mendicante-1 di Enzo Bianchi



JESUS, marzo 2014

La bisaccia del mendicante-1
Rubrica di ENZO BIANCHI

Viandante è colui che va sulla via, su percorsi già tracciati, sui quali altri camminano e altri possono essere incontrati. Non sempre ha davanti a sé una meta precisa come il pellegrino, ma in questo suo andare è piuttosto un “mendicante”: di incontri, di sguardi, di senso, di verità. Desidera camminare su una via che attraversa la realtà della terra nella quotidianità del tempo: tempo e spazio sono infatti le dimensioni che segnano ogni esperienza umana e strutturano il nostro percorso nel cammino della vita, e il viandante dovrebbe saperli vivere pienamente. Da autentico mendicante non ha bagagli, ma si sa equipaggiato semplicemente di una bisaccia, in cui mette poche cose essenziali: un po’ di cibo, dell’acqua per dissetarsi, tutt’al più qualcosa per coprirsi dalla pioggia e dal freddo, anche di notte... e un libro, magari la bibbia, come il pellegrino russo.
L’invito al lettore di questa rubrica è di condividere con me la via e anche ciò che porto nella mia bisaccia: a volte pane profumato, a volte pane duro; a volte acqua fresca da assaporare, a volte acqua che ha perso la sua freschezza ma sa ancora dissetare… Così il nostro cammino diventa occasione di comunione, di incontro, di conoscenza, e dà la possibilità dell’avventura, dell’ospitalità cordiale, dell’amicizia.
Dalla mia bisaccia oggi estraggo un pensiero per me inquietante, che da sempre accompagna la mia vita di monaco e di cristiano. Perché il cristianesimo è così impossibile da vivere, così inefficace nel plasmare la storia degli uomini? Perché il Regno che Gesù annunciava come imminente non ha portato nessuna novità, se non – come diceva Ireneo di Lione – “l’unica novità che è Gesù Cristo”? Ho sempre vissuto una forte contraddizione nella mia vita interiore: credere in Gesù Cristo come Signore, come colui che salva le nostre vite, colui che amiamo al di sopra di tutti e di tutto, e nello stesso tempo vivere come se queste verità fossero tutte nell’attesa, nella speranza, senza mai poterle vedere attuate nelle nostre vite quotidiane. Perché noi continuiamo a fare il male che non vorremmo e a non fare il bene che vorremmo (cf. Rm 7,18-19), continuiamo a morire nella sofferenza e viviamo amori che ci fanno soffrire?
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  La bisaccia del mendicante-1 di Enzo Bianchi


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Al centro l’amore – di don Antonio Savone


Al centro l’amore
Omelia di don Antonio Savone 

 Lunedì I settimana di Quaresima

Lv 19,1-2.11-18
Sal 18
Mt 25,31-46

Un vangelo laico, si direbbe, quello odierno. Nulla di confessionale o di religioso. Tutto dal versante dell’uomo, della vita, delle relazioni intrattenute. E paradossalmente, proprio perché tutto dal versante dell’uomo, anche tutto dal versante di Dio. Il senso della vita in quello che siamo stati capaci di condividere con fratelli e sorelle in umanità. E noi che per anni abbiamo teorizzato cosa fare finalmente per avere accesso a Dio.

Ancora una volta, anche stavolta, con la forza sorprendente della sua parola, Gesù ci consegna una lettura della storia a partire dalla fine. E così racchiude tutto in cinque parole: lo avete fatto a me. Tutto qui. Al centro l’amore: un amore declinato attraverso il prendersi cura, l’avere occhi, gesti, mani, attenzione per chiunque incrocia i nostri passi facendosi mendicante. Ecco ciò che rimane, ciò che è definitivo, ciò che conta e ciò per cui vale la pena spendere la propria vita.
Ancora alla fine non una dottrina o un trattato teologico, non riti, non atteggiamenti virtuosi, non mortificazioni o sacrifici ma acqua versata e pane spezzato.Vangelo possibile a chiunque, a portata di mano, dell’umile misura di un bicchiere d’acqua. Vangelo messo in pratica anche da chi non ha mai conosciuto il Signore: quando, Signore? La sorpresa, appunto. Questo è il vangelo: acqua, pane, un tetto, un vestito, una visita. E chi non lo capisce questo vangelo? Non abbisogna di estenuanti quanto inutili itinerari di catechesi che tutto riducono a dottrina, a discettazioni. Qui non c’è nulla da imparare a memoria. Come non ci sono appartenenze da rivendicare o attestati di ortodossia da esibire.
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  Al centro l’amore


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"Abbà" - di don Antonio Savone



Abbà
Omelia di don Antonio Savone 

Martedì I settimana di Quaresima

Is 55,10-11
Sal 33
Mt 6,7-15

Dopo essere stati messi in guardia dal Signore Gesù circa il rischio dell’ostentazione nella nostra vita, oggi siamo condotti nel cuore della vita cristiana. Lo specifico della vita cristiana è una preghiera e non anzitutto una dottrina. Pregare è vivere secondo il vangelo. La lieta notizia per noi è che la preghiera è relazione. Il Vangelo non si riassume in una verità, anzitutto, ma in una relazione. Questa lieta notizia risuona ancora una volta in una cultura come la nostra che ha perso la fiducia ed è non poche volte caratterizzata da relazioni arrabbiate. A questa nostra cultura è consegnato un volto, quello del Padre. A lui puoi rivolgerti proprio come farebbe un bambino con suo padre, con fiducia, osando.
Abbà è la parola chiave del Vangelo, una parola che Gesù ha ripetuto continuamente, ma in in modo unico nel momento della scelta decisiva, nel momento in cui la prospettiva è quella della morte. Ripetere abbà in quel momento è il segno della fiducia che abita nel cuore del Signore, la consapevolezza, cioè, che la vita non affonderà nel nulla, ma fra le braccia di un amore. Fra le braccia di un amore affonda ogni esistenza, anche la mia. Il Padre nostro lo si capisce proprio in questa situazione limite.
Abbà è il nome proprio di Dio ed esprime un Dio che sta in mezzo a noi con bontà, misericordia, tenerezza.
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Il Padre nostro non è una formula ma uno stile. Gesù ci ha consegnato un modo di stare davanti a Dio che presuppone un modo di stare con gli altri e di vivere nel mondo.
È possibile mettersi alla scuola della preghiera di Gesù se abbiamo imparato a frequentare la scuola della vita. E della vita bisogna sentire fino in fondo la passione e l’avventura.
Per questo il Padre nostro non è una preghiera per tutti, ma una preghiera per chi ha imparato a mettere Dio al centro della sua esistenza, ha imparato a chinarsi sulle ferite dell’umanità. “Voi quando pregate, dite: Padre!”. Può ripetere queste parole chi si sforza di vivere come discepolo alla sua sequela.
...

  Abbà


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PANE DA CHIEDERE E DA CONDIVIDERE di Alberto Maggi


PANE DA CHIEDERE E 
DA CONDIVIDERE
(Mt 6,5-15)
di Alberto Maggi 

Sono ritenuti i versetti più difficili non solo dei Vangeli, ma di tutto il Nuovo Testamento. La loro traduzione è un’impresa ardua se non impossibile, poiché questo testo contiene termini inesistenti nella lingua greca. L’ultima traduzione della Bibbia CEI (2008) ha apportato qualche miglioramento, ma ancora molto c’è da fare.
Come è possibile che questi versetti, conosciuti come il “Padre nostro”, siano così complicati? Già Teresa d’Avila, grande mistica e Dottore della Chiesa, esprimeva il suo sconcerto chiedendosi “perché Dio non si sia spiegato più chiaramente sopra certi punti così elevati ed oscuri per farsi meglio capire. E mi è sembrato che dovendo questa preghiera essere comune e servire a tutti, bisognava che ciascuno potesse applicarla ai suoi bisogni particolari e trovasse in essa un argomento di consolazione, persuaso d’interpretarla bene”.
Il problema insormontabile del Padre nostro è nato proprio perché è stato considerato solo una preghiera. L’averlo fatto ha confinato la grandezza di questo testo nell’ambito delle preghiere devozionali, con effetti tanto contrastanti quanto devastanti per la fede. Basta pensare all’invocazione “dacci oggi il nostro pane quotidiano (Mt 6,11), che assume significati diversi a seconda le latitudini dove essa viene pronunciata. 
Mentre nel florido mondo occidentale, dove il pane sovrabbonda, e si getta nei rifiuti (solo nella città di Milano ogni giorno sono gettati nei rifiuti ben centottanta quintali di pane), è un’assicurazione al proprio benessere, nell’ultimo mondo, quello dove ogni giorno ventiseimila bambini muoiono di fame, per gli scheletriti credenti questa preghiera è segno di una promessa mancata. 
Pregano come gli obesi privilegiati cristiani del mondo opulento, ma gli effetti non si vedono, il pane quotidiano rimane un miraggio, e il “dacci oggi”, suona ogni giorno come una beffa.
Eppure il Padre nostro voleva essere proprio il rimedio e la soluzione a questa ingiustizia. Gesù, infatti, non intende insegnare una preghiera, ma invita i suoi alla pratica delle beatitudini per la realizzazione del Regno di Dio, e il Pater è, sotto forma di orazione, la formula di accettazione delle beatitudini di Gesù (Mt 5,3-10). 
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  PANE DA CHIEDERE E DA CONDIVIDERE (pdf)


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"Il pane di ieri e di oggi" di Maria Teresa Pontara Pederiva


Il pane di ieri e di oggi
di Maria Teresa Pontara Pederiva

Non possiamo dimenticare che il segno della croce prima dei pasti non indica solo un ringraziamento per i doni della tavola, ma rappresenta un impegno ad adoperarsi perché il cibo non manchi a nessuno 

Più di 4 italiani su 10 (per la precisione il 42%) lo scorso anno hanno mangiato il pane avanzato dal giorno prima: l'ha rilevato un'analisi presentata al Forum internazionale dell'Agricoltura e l'alimentazione, "Il pane quotidiano al tempo delle rinunce". Meglio non improvvisarsi interpreti di dati (c'è chi, qualificato, lo fa di mestiere), ma qualche interrogativo me lo sono posto. Sui numeri non si gioca: significa che 6 italiani su 10 (o se vogliamo il 58%) non l'ha mangiato. Difficile pensare che sia stato dato ad altri (lascio comunque il dubbio), con maggior probabilità è stato gettato. Il pane?
Facile, come in altri casi, che di fronte ai dati non si trovi nessuno che confermi il risultato, eppure gli statistici fan bene il loro lavoro e ci forniscono purtroppo altre pezze d'appoggio. Lo scorso anno in Italia abbiamo letteralmente buttato nella spazzatura - consola poco se almeno nei bidoni dell'organico che diventerà compost ... - 76 kg di prodotti alimentari per abitante. E qui non si tratta di bucce di patate o piccioli di mele, parliamo di "alimenti".
Che la Coldiretti, tentando una lettura dei dati, ci dica che la crisi sta riducendo il fenomeno e che si allentino gli sprechi, per me conta poco: dovrebbe essere ben altro a indurre un taglio alla radice. Il problema resta e in Italia - a stragrande maggioranza cattolica - è grande come un grattacielo. Ma come possono dormire sonni tranquilli quanti si permettono di buttare via il cibo?
Banco e Aiuto Alimentare, Caritas, Croce Rossa, diverse onlus di solidarietà ci indicano in aumento le persone, intere famiglie, che anche da noi faticano a tirare avanti. Esistono genitori che a cena non sanno cosa mettere in tavola per i loro figli, confidando nelle calorie ingerite a pranzo nelle mense scolastiche (ma che non sono pensate sufficienti per l'intera giornata ...). Il cibo scarseggia anche qui e sono parecchi i Comuni che hanno attivato iniziative nei confronti di supermercati per eliminare sprechi e garantire un piatto a chi ne ha bisogno.
E sappiamo tutti che nel resto del mondo la situazione è ben peggiore.
...

  Il pane di ieri e di oggi


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"Segni non riconosciuti" - di don Antonio Savone


Segni non riconosciuti
Omelia di don Antonio Savone 

Mercoledì I settimana di Quaresima

Gio 3,1-10
Sal 50
Lc 11, 29-32

Ci rilegge di buon grado l’atteggiamento degli interlocutori di Gesù alla perenne ricerca di segni così da poter finalmente riconoscere in lui il Figlio di Dio.
Ci appartiene, non poche volte, l’atteggiamento di chi pretende credenziali per essere finalmente costretto all’evidenza che ciò che il Signore chiede sia degno di fiducia.
Ci accade sovente di andare alla ricerca di segnali grazie ai quali convincerci che davvero vale la pena avere a che fare con Dio: quando Dio, finalmente, è circoscrivibile all’interno del nostro immaginario.
La folla voleva che Gesù si sottomettesse ai suoi criteri. Voleva un Dio a misura delle sue domande e dei suoi bisogni. E tuttavia il suo cuore restava chiuso, ostinato nella propria durezza. Ma a nulla serve mostrare un bel quadro a chi si ostina a non voler aprire gli occhi.
C’è una grossa differenza tra cercare i segni e riconoscere i segni. A questa pretesa, infatti, Gesù non cessa di rispondere che tutto quello che accade è segno di lui. La folla lo segue ma fatica a riconoscere in lui la manifestazione di Dio Padre. E per questo Gesù viene accolto con diffidenza, addirittura verrà contestato e avversato. Eppure quello era il segno che Dio aveva offerto.
Non occorrono altri segni al di là di quelli che la vita ci mette sul cammino. Occorre piuttosto la capacità di leggere la vita a partire dal segno permanente che per noi resta Gesù Cristo, il suo mistero di morte e di risurrezione.
...
Pretendere da Dio “segni” e “miracoli” per continuare a dargli credito è indice di una fede inesistente. Credere è consegnarsi a Dio con un gesto gratuito e fiducioso, perché si è accolto “il segno” che Egli ci ha dato nella persona di Gesù. E questo basta per continuare a vivere. Questo basta per accettare di entrare nella propria morte.

  Segni non riconosciuti


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"Restare umani" - di don Antonio Savone



Restare umani
Omelia di don Antonio Savone

Giovedì I settimana di Quaresima

Est 4,17k-u
Sal 137
Mt 7,7-12

Attenzione nei confronti di tutto ciò che il Padre ha affidato alla nostra cura e alla nostra responsabilità, fiducia nel sapere che nella partita della vita, il primo a mettersi in gioco è proprio il Padre, il quale supera di gran lunga quello che ogni uomo saprebbe fare nei confronti dei propri figli.
Pregare, ovvero essere certi di poter osare per il grado di confidenza di cui il Padre stesso ci ha resi partecipi. È la qualità del nostro rapporto con lui a renderci capaci di ottenere persino l’impossibile.
Come è ovvio, la qualità del mio rapporto con Dio è presto verificata dal mio modo di stare nella vita. Cosa sono disposto a dare a chi mi chiede un pane? Potrò essere sfrontato nella mia supplica solo se sarò generoso verso chi bussa alla porta della mia casa. È la solidarietà verso il bisognoso la chiave che apre la porta del cuore di Dio. Quanto, nelle cose che chiedo a Dio, sono disposto io per primo a mettermi in gioco?
Può bussare, infatti, alla porta del cuore di Dio solo la mano che già ha fatto tutto per sollevare la sorte di chi ha chiesto un suo aiuto.
...
È restando umani che diventiamo conformi al cuore di Dio.
Proprio le situazioni limite con cui non poche volte ci confrontiamo, misurano la nostra capacità di vivere più serenamente la nostra condizione di piccolezza. La preghiera espressa in quei frangenti è anzitutto scuola di accettazione della nostra umanità e della nostra povertà.
Cosa fare di fronte alla situazione estrema di dolore e di morte? La preghiera non aggira il dolore e la morte ma permette di attraversarlo in compagnia di Dio.

  Restare umani


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"Prima l'altro" - di don Antonio Savone



Prima l'altro
Omelia di don Antonio Savone

Venerdì I settimana di Quaresima

Ez 18,21-28
Sal 129
Mt 5,20-26

Secondo il nostro modo di vedere le cose sarebbe già una grande cosa se riuscissimo ad assaporare il ravvedimento di chi ha sbagliato. E, tuttavia, secondo il vangelo, questo non basta. Non basta restare spettatori compiaciuti di un eventuale percorso di conversione intrapreso da chi ha compiuto il male. Non basta riaccogliere chi ci ha fatto del male. La giustizia della quale il Signore ci chiede di essere amministratori si dispiega nel facilitare un tale percorso, nel renderlo possibile. Per questo Gesù chiede di creare una nuova opportunità nei confronti di chi “ha qualcosa verso di noi”. A noi il primo passo, se davvero abbiamo compreso qualcosa di quel Padre che “non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe”.
“Va’ prima!”. A nulla vale il nostro salire i gradini di un altare per offrire quanto abbiamo pensato di consegnare a Dio, se prima non abbiamo deciso di varcare la soglia di qualcuno che può averci fatto del male. C’è sempre un “prima” da apprendere rispetto a quello che immediatamente ci sembrerebbe avere la precedenza. Senza questo “prima”, ogni vita religiosa è una esistenza idolatrica che nulla ha da spartire con il Dio che Gesù ci ha svelato. Si tratterebbe di un Dio opera dell’uomo il quale, pago della sua divinità, benedirebbe i nostri percorsi di allontanamento. Per il nostro Dio, invece, non serve a nulla avvicinarci a lui se prendiamo le distanze dal fratello. Non basta trovarsi ai piedi di un altare e lontani dal cuore dell’altro.
...

  Prima l'altro


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Esercizi spirituali - Ariccia

Il Papa insieme alla Curia Romana, si è trasferito da domenica, ad Ariccia, nei pressi di Roma, nella residenza paolina del Divin Maestro, per seguire gli Esercizi spirituali quaresimali, predicati da mons. Angelo De Donatis, parroco di San Marco Evangelista al Campidoglio, dedicati al tema “La purificazione del cuore”.

  RADIO VATICANA:  Esercizi spirituali. Mons. De Donatis: fuggire fariseismo e stoicismo, la fede è incontro con Dio

L’uomo è come un melograno: all’interno ha tanti piccoli semi carnosi, tanti quanti sono gli elementi del creato. Dio li ha messi tutti insieme in un impasto, sul quale ha poi effuso il soffio della vita. Mentre questa mattina, martedì 11 marzo — in apertura della terza giornata di esercizi spirituali per Papa Francesco e la Curia romana nella casa Divin Maestro ad Ariccia — monsignor Angelo De Donatis offriva quest’immagine della creazione dell’uomo, ha mostrato proprio un bel frutto di melograno, maturo e compatto, quasi a rendere l’idea della bellezza della creatura umana.

  OSSERVATORE ROMANO:  Come un melograno...

Il linguaggio del mondo è una trappola nella quale non deve cadere chi vuole testimoniare l’amore di Dio, quell’amore sul quale è possibile costruire la comunità, vivere in comunione e glorificare Dio con la carità.

  OSSERVATORE ROMANO:  La trappola del linguaggio del mondo

... Monsignor Angelo De Donatis ha infatti iniziato la sua predica, nella cappella della Casa Divin Maestro ad Ariccia, individuando nella domanda postagli da un bimbo — che si preparava alla prima comunione — la capacità di Dio di trasformare un gesto semplice, ma fatto con amore, in qualcosa che si diffonde intorno a sé e crea comunione: «Ma tu conosci così bene Gesù per motivi di lavoro o perché siete amici?» è stata la sua richiesta. La conoscenza profonda di Gesù che sconfina nell’amicizia, dunque nell’accoglienza e nell’amore, è stato l’argomento della meditazione...

 
OSSERVATORE ROMANO:  Quell’amore che avvicina gli uomini a Dio

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“Sulle spalle dei giganti. Le grandi verità della nostra fede contemplate con i Padri della Chiesa Latina”: è questo il tema delle meditazioni di Quaresima che padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, terrà per la Curia Romana per 5 venerdì - a partire da questa settimana - in Vaticano, nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico. Protagonisti delle predicazioni saranno Sant’Agostino, Sant’Ambrogio, San Leone Magno e San Gregorio Magno. Tiziana Campisi ha chiesto a padre Cantalamessa – che sui Padri della Chiesa aveva cominciato un primo ciclo di meditazioni 2 anni fa – quali argomenti ha scelto fra quelli sviluppati da questi giganti della fede nel corso dei secoli

  RADIO VATICANA: I Padri latini al centro delle prediche di Quaresima in Vaticano. P. Cantalamessa: guardare avanti con speranza

Trovare tempi di silenzio, praticare il digiuno non solo dal cibo ma anche dagli eccessi del benessere, vincere ciò che distoglie dalla volontà di Dio. La Quaresima del cristiano deve essere fatta di questo, ha detto stamani padre Raniero Cantalamessa nella prima delle meditazioni proposte alla Curia. Il predicatore della Casa Pontificia, oggi, nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico, ha offerto una riflessione sul senso dei quaranta giorni che precedono la Pasqua, mentre nelle prossime settimane, alla presenza del Papa, svilupperà le grandi verità di fede attingendo agli insegnamenti dei Padri della Chiesa latina.

  RADIO VATICANA:  Prima predica di Quaresima di padre Cantalamessa: abbiamo bisogno di un ritorno all'interiorità

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CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni

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È un discorso lungo e accorato quello che il Papa ha rivolto oggi ai membri della Congregazione per i Vescovi riuniti in Sala Bologna nel Palazzo Apostolico per una riunione non consueta. Papa Francesco a molto a cuore la identità dei vescovi, e in effetti i suoi discorsi più programmatici da pontefice li ha rivolti proprio ai vescovi. In Brasile ad Aparecida e al Celam...

  Papa Francesco traccia l’identikit del vescovo perfetto

Non è questione di “contabilità”, ma di capacità di “vedere le cose dall’alto”. Non servono manager o amministratori delegati di un’azienda, ma uomini che sappiano guardare “l’ampiezza del campo di Dio più del proprio giardino”. Rivolgendosi ai membri della Congregazione per i vescovi, con il discorso finora più ampio in quasi un anno di pontificato, Papa Francesco non ha usato mezzi termini: “Questa Congregazione esiste - ha spiegato fin dall’inizio - per assicurarsi che il nome di chi è scelto sia prima di tutto pronunciato dal Signore”. E ancora: “Nel firmare la nomina di ogni vescovo vorrei poter toccare l’autorevolezza del vostro discernimento e la grandezza di orizzonti con la quale matura il vostro consiglio”. 

Al centro del suo discorso programmatico, l’identikit del vescovo, partendo dalla consapevolezza che “non esiste un pastore standard per tutte le Chiese” e dall’invito ad “abbandonare il piccolo cabotaggio delle nostre barche per seguire la rotta della grande nave della Chiesa di Dio”. “Le scelte non possono essere dettate dalle nostre pretese, condizionate da eventuali scuderie, consorterie o egemonie”, ha ammonito il Papa, secondo il quale la Chiesa non ha bisogno di vescovi “apologeti delle proprie cause né crociati delle proprie battaglie”, ma di “uomini custodi della dottrina per affascinare il mondo”...

  Il Papa tratteggia l'identikit del vescovo

  il testo integrale del discorso ai membri della Congregazione per i Vescovi

  video


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A vent'anni dall'omicidio di don Peppe Diana, avvenuto nella sua chiesa a Casal di Principe per mano dei Casalesi il 19 marzo del 1994, Rai Storia trasmette il documentario "Non tacerò - La storia di don Peppe Diana", di Alessandro Chiappetta. Lo speciale, in onda mercoledì 12 marzo alle 21.15 (in replica venerdì 14 marzo alle 22.45), è il primo dei documentari del ciclo sulla legalità "Diario civile". Tra gli intervistati, tutti giornalisti e magistrati che hanno seguito la vicenda del delitto, ci sono Roberto Saviano, don Luigi Ciotti, Raffaele Cantone, il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, Francesco Curcio, Federico Cafiero de Raho, Raffaele Sardo e Conchita Sannino. Tra le testimonianze quella della madre Iolanda e dei fratelli Emilio e Marisa Diana, le parole di chi lo ha conosciuto come l'ex sindaco di Casal di Principe Renato Natale e quelle di sacerdoti impegnati come don Tonino Palmese e don Carlo Aversano. Ha collaborato Ilaria Urbani, la voce narrante è dell'attore Andrea Renzi

  In ricordo di Don Peppe Diana, a 20 anni dalla morte... (video)


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È il 13 marzo. Forse pochi ricordano che oggi è l’anniversario dell’assassinio di mons. Rahho, vescovo di Mosul, in Iraq. Rapito alla fine di febbraio 2008, trovato morto in una discarica fuori città il 13 marzo 2008. Chi ricorda ancora l’Iraq e le tante vittime? ...
Il 13 marzo è anche l’anniversario dell’assassinio di Marianela Garcìa Villas, uccisa, dopo essere stata torturata, a Suchitoto in El Salvador, il 13 marzo 1983. ...
E forse, con il ricordo di questi due martiri, diventa ancora più vivo e significativo l’anniversario dell’elezione di papa Francesco. È l’argomento che tiene banco, oggi, su tutti i giornali. 
Grazie Francesco....

  Renato Sacco:  Era il 13 marzo...

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Più attenzione nel processo di nomina, basta cordate, favoritismi e «direttissime». Minore influenza della Segreteria di Stato

  Andrea Tornielli:  Così Francesco cambia la «fabbrica dei vescovi»


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Che il papa scriva la prefazione a un libro del prefetto della Congregazione per la dottrina della fede è cosa rara. Ma ancor più insolito è il tema affrontato, e i termini in cui è posto: interpretare la missione della chiesa sulla base del suo essere “povera per i poveri”: una chiesa non solo per i poveri, bensì dei poveri e dunque povera.

  Enzo Bianchi:  La chiesa povera per i poveri

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Decisa la convocazione entro il 2016. Il priore della Comunità di Bose, padre Enzo Bianchi, spiega: "La Chiesa ortodossa non ha fatto Concili ecumenici dopo i primi setti avvenuti nel primo millennio". Sono stati necessari 30 anni di preparazione. Una grande occasione per trovare forme di unità e una voce unica, nel momento in cui la secolarizzazione insidia tutte le Chiese

  Maria Chiara Biagioni:  Con il Grande Sinodo soffia la primavera sulle Chiese ortodosse

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 FRANCESCO
 



     Angelus/Regina Cæli - Angelus, 9 marzo 2014




    MESSAGGIO PER LA QUARESIMA 2014



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Tweet

08/03/2014:

  La sfida degli sposi cristiani...


Nel primo anniversario della sua elezione, Papa Francesco ha lanciato questo tweet: “Pregate per me”. 
Sull’account @Pontifex in nove lingue sono circa 12 milioni 369 mila i follower del Papa, così distribuiti: 5.082.200 (spagnolo), 3.773.500 (inglese), 1.575.100 (italiano), 975.600 (portoghese), 248.600 (francese), 224.800 (latino), 195.600 (polacco), 177.500 (tedesco), 116.000 (arabo).
13/03/2014:

  Pregate per me



Papa Francesco è arrivato in pullman dal Vaticano, con i cardinali e i vescovi di Curia, ad Ariccia dove fino a venerdì prossimo seguirà gli esercizi spirituali di Quaresima. I due pullman, uno più grande e uno un po' più piccolo, con a bordo il Pontefice e i presuli della Curia romana, sono partiti (domenica 9 marzo) alle 16.05 dal Piazzale Petriano, antistante l'Aula Paolo VI, e hanno attraversato Piazza del Sant'Uffizio, dove si era radunata una piccola folla per salutarne il passaggio. 
In totale sono 83, compreso Papa Francesco, i partecipanti agli esercizi spirituali nella Casa del Divin Maestro retta dai Paolini. Ad essi si aggiungono altre circa 30 persone, tra addetti di servizio e della sicurezza. Alle 18.00, dopo la sistemazione nella Casa, l'inizio degli esercizi spirituali, sul tema "La purificazione del cuore": le meditazioni sono proposte da mons. Angelo De Donatis, parroco della parrocchia romana di San Marco Evangelista al Campidoglio. Il ritiro si concluderà la mattina di venerdì 14 marzo. Nella settimana degli esercizi spirituali sono sospese tutte le udienze, compresa l'udienza generale di mercoledì 12 marzo. - (fonte: Rai Nws)
foto News.va

  Papa Francesco - Esercizi Spirituali Quaresima 2014 - Ariccia - arrivo (6 foto)


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Papa Francesco è rientrato oggi verso le 11.30 in Vaticano, a bordo di un pullman, assieme ai suoi collaboratori di Curia, dopo aver concluso in mattinata gli esercizi spirituali della Quaresima nella Casa Divin Maestro di Ariccia. Con queste parole ha ringraziato di cuore mons. Angelo De Donatis: "Don Angelo, io vorrei ringraziarla a nome mio e di tutti noi, per il suo aiuto in questi giorni, il suo accompagnamento, il suo ascolto … Noi adesso torniamo a casa con un buon seme: il seme della Parola di Dio. E’ un buon seme, quello. Il Signore invierà la pioggia e quel seme crescerà. Crescerà e darà il frutto. Ringraziamo il Signore per il seme e per la pioggia che ci invierà, ma anche vogliamo ringraziare il seminatore. Perché lei è stato il seminatore, e sa farlo, sa farlo! ...

  Papa Francesco - Esercizi Spirituali Quaresima 2014 - Ariccia - ringraziamento e rientro (2 foto)


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Angelus del 9 marzo 2014 (testo e video)



Piazza San Pietro
09/03/2014

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

il Vangelo della prima domenica di Quaresima presenta ogni anno l’episodio delle tentazioni di Gesù, quando lo Spirito Santo, sceso su di Lui dopo il battesimo nel Giordano, lo spinse ad affrontare apertamente Satana nel deserto, per quaranta giorni, prima di iniziare la sua missione pubblica.

Il tentatore cerca di distogliere Gesù dal progetto del Padre, ossia dalla via del sacrificio, dell’amore che offre se stesso in espiazione, per fargli prendere una strada facile, di successo e di potenza. Il duello tra Gesù e Satana avviene a colpi di citazioni della Sacra Scrittura. Il diavolo, infatti, per distogliere Gesù dalla via della croce, gli fa presenti le false speranze messianiche: il benessere economico, indicato dalla possibilità di trasformare le pietre in pane; lo stile spettacolare e miracolistico, con l’idea di buttarsi giù dal punto più alto del tempio di Gerusalemme e farsi salvare dagli angeli; e infine la scorciatoia del potere e del dominio, in cambio di un atto di adorazione a Satana. Sono i tre gruppi di tentazioni: anche noi li conosciamo bene!

Dopo l'Angelus:

Buona domenica e buon pranzo! Arrivederci!

  testo integrale dell'Angelus

  video


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Tre milioni di tiratura programmati per i primi cinque numeri, una stima di 300 mila copie vendute per il primo, mentre il secondo è appena uscito dalle rotative.
.. se i grandi giornali di casa nostra hanno preferito ignorare il fenomeno, seguendo la regola secondo cui tutto ciò che è popolare va snobbato, non altrettanto si può dire nel resto del mondo. Del Mio Papa si sono occupati con un misto di ammirazione e perplessità la Bbc, il New York Times, Le Figaro , il Guardian, per non parlare del media argentini, mentre la Mondadori già sta valutando la richiesta di due edizioni estere. E in Vaticano che si dice? Nulla di ufficiale, naturalmente. Però, se i fatti dicono più delleparole, l’autorizzazione a utilizzare documenti e foto ufficiali è una promozione...

  Nanni Delbecchi:  Tutto Francesco minuto per minuto (pdf)

Non ha dubbi su qual è l’aspetto più pesante e meno piacevole del suo ruolo di Pontefice: il lavoro d'ufficio. «Occuparmi delle carte», ha confidato papa Francesco in un'intervista a Fm 88.1 che trasmette da Bajo Flores, quartiere povero della capitale argentina, «è una cosa nella quale ho sempre fatto fatica». In quella zona Bergoglio si recava spesso per incontrare la comunità locale.

  Domenico Agasso jr:  Il Papa: «Che fatica per me il lavoro d'ufficio»


DOSSIER - Il Pontefice venuto "dalla fine del mondo" sbalordisce e appassiona. Ai tradizionalisti non piace, ai fedeli sì.

  FAMIGLIA CRISTIANA:  Francesco, il Papa che apre le porte della Chiesa

Papa Francesco ha pronunciato 208 discorsi ufficiali usando oltre 210 mila vocaboli. Naturalmente i termini più usati sono "Dio" e "Gesù". Subito dopo c'è "noi", con cui annulla le distanze da chi lo ascolta. Tanti sono gli accenni alla disoccupazione e all'ingiustizia sociale. E per 40 volte ha parlato di nonni

  Andrea Gualtieri:  Bergoglio: poveri, misericordia, pace e donne




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SPECIALE di TEMPO PERSO:
Benedetto XVI
  rinuncia al ministero
di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro







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  1) La newsletter è settimanale;

 

  2) Il servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:

      http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm

 

  3) Il  servizio omelia di P. Gregorio on-line (mp3) alla pagina

            http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm