"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
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NEWSLETTER n°14 del 2014
Aggiornamento della settimana -
dal 29 marzo al 4 aprile 2014 -
Prossima NEWSLETTER prevista per l'11 aprile 2014 |
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N. B. La Lectio è temporaneamente sospesa
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Un «autentico orrore indegno
di un paese appena civile». Così il presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, definiva gli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg)
nel discorso di fine anno del 2012. A distanza di quasi due anni, il
capo dello Stato esprime nuovamente «rammarico», questa volta per aver
dovuto firmare il decreto che prevede lo slittamento della chiusura dei
sei Opg attivi a livello nazionale dal 2014, come previsto dalla legge,
al 2015
Una proroga, varata ieri dal
Consiglio dei ministri, motivata dal fatto che non sono ancora state
realizzate nelle Regioni le residenze per la riabilitazione previste
come alternativa agli Opg, le cosiddette Residenze per l’esecuzione
delle misure di sicurezza (Rems), che tuttavia, secondo varie
associazioni, non rappresentano la soluzione al problema. La proroga,
sostiene il Comitato StopOpg, «protrae solo la sofferenza» dei circa
mille detenuti-pazienti ancora internati nelle sei strutture. ...
Napolitano e il rinvio della chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari “Proroga con rammarico, un orrore” Sotto al primo sole di marzo
i detenuti dell’Ospedale psichiatrico giudiziario passeggiano adagio su
e giù per i cortili. Sono 206 uomini, oltre a 98 donne, colpevoli di
reati commessi in stato di infermità mentale, e tuttora ritenuti
socialmente pericolosi. Quando passano i medici tanti di loro si
avvicinano, ansiosi di sapere: «Dottore, e la mia perizia? Quando potrò
uscire?».
«Quando», per molti è una
data assolutamente incerta. Di sei mesi in sei mesi la "pericolosità
sociale" può essere prorogata, senza un termine. È l’aberrazione degli
Opg italiani, come un limbo in cui si entra, ma spesso non si sa quando
si esce. Per uno schiaffo a un vigile c’è stato chi si é fatto quindici
anni. «Mi hanno dato una stecca», cioè una proroga, dicono fra di loro
i detenuti: e sono altri sei mesi.
Adesso, la proroga l’hanno
avuta gli Opg, che sulla carta tra due giorni dovevano chiudere. Niente
da fare, le nuove comunità che dovrebbero accogliere questi detenuti
hanno già la loro sigla per nome, "Rems", ma nelle Regioni non esistono
ancora. Tutto, dunque, come prima. ...
Viaggio negli Opg, nuova proroga alla vergogna di Marina Corradi Vedi anche alcuni dei nostri precedenti post:
-------------------------------------------- Il governo concede altri dodici
mesi alle Regioni per chiudere gli ospedali psichiatrici giudiziari. Il
presidente della Repubblica li aveva definiti "luoghi dell'orrore". Ma
lo psichiatra Giuseppe Dell'Acqua difende la scelta: "Era inevitabile
perché finora si è fatto poco"
Luca Sappino: Opg, nell'attesa della chiusura arriva l'ennesima proroga --------------------------------------------------------------- Il
2 aprile è dedicato ai 400mila autistici italiani. Fino al 2007 questa
condizione, che solo nel nostro Paese colpisce 1 bimbo su 80, non aveva
una data apposita perché identificata con la pazzia. "Bisogna parlarne
il più possibile - spiega il direttore di Superabile - per abbattere
l'ignoranza"
Giovanni Molaschi: Giornata mondiale dell’autismo, “imparare a conoscerlo per non avere paura” --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)La neve, la prima volta (video) Fanus è lì, seduta nel suo dolore infinito, a grattarsi via dalle unghie l’ultimo smalto che è rimasto, e dal volto un’adolescenza consumata troppo in fretta. Il suo aguzzino, carceriere, violentatore somalo eccolo che avanza laggiù, alto, magro, quasi elegante nel portamento, mentre entra nell’auto della polizia con le manette ai polsi. Un capolavoro di immagini, di voci (prestate gratuitamente da cinque attori professionisti) e di un montaggio che assembla torturatori e torturati, sopravvissuti e vittime della strage di Lampedusa del 3 ottobre scorso, raccontando una storia che comincia molto prima dell’approdo o del mancato approdo nell’isola, e che vorrebbe continuare dopo e possibilmente non da noi (non abbia timore, vicepresidente Alfano) ma nei paesi scandinavi che accolgono i rifugiati, o in Olanda dove dopo due settimane a chi chiede asilo politico consegnano una tessera magnetica per piccoli prelevamenti settimanali, mentre da noi possono passare alcuni mesi prima che uno venga interrogato. Sabato 5 aprile, alle 23,30, va in onda un imperdibile Tg2
Dossier, dal titolo “La neve, la prima volta”, realizzato da Valerio
Cataldi con il patrocinio dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati.
La storia di quattro ragazzi, due miracolosamente scampati al naufragio
che ha tolto la vita a 366 esseri umani, e due venuti a cercare i loro
familiari. Impresa inutile per Adal, arrivato da Stoccolma: il fratello
era scomparso nei flutti. Wiskey, invece, può riportare a Oslo il
fratello, ma deve piangere la morte della sorella. I giovani sono
seguiti fino ai paesi in cui hanno scelto di vivere, dove cade quella
neve che non avevano mai visto prima. ...
Telecamere sul naufragio dell’accoglienza Fanus, Adal, Weldezghi, Ali. Quattro storie, dal naufragio del tre ottobre al naufragio dell'accoglienza.
video
...
Fanus la neve l’ha vista la prima volta a metà febbraio. Neve di
Norvegia. La stessa in cui hanno affondato le scarpe Mehrawi e Petros.
Arrivati nel nord europa alla fine di un lungo viaggio, scampati alle
torture e al sequestro nel deserto del sahara e al naufragio del 3
ottobre. Le loro storie assieme a quelle di Adal e di Ali, il giovane
siriano che ha girato il video delle docce antiscabbia, le raccontano
loro stessi in un documentario di 54 minuti La neve, la prima volta,
una produzione Tg2 Dossier sulla quale il tg2 ha voluto investire.
Andrà in onda su Raidue sabato 5 aprile alle 23,30 e verrà proiettato
in anteprima il 2 aprile alle 18 alla Casa del Cinema di Villa Borghese
a Roma. Li abbiamo seguiti dal loro arrivo a Lampedusa fino a quando
hanno toccato la neve di Svezia e Norvegia, e lungo la strada, ci hanno
raccontato le loro storie. Storie
di persone fuggite da guerre e dittature. Storie di ordinario terrore
di cui sappiamo molto poco. I volti dei quattro protagonisti non
possono essere mostrati perché i loro familiari potrebbero subire
ritorsioni. Le loro voci, invece, sono affidate al doppiaggio di nomi
famosi del cinema italiano: Francesco Pannofino, Carolina Crescentini,
Nicolas Vaporidis, Francesco Venditti, Simone Crisari. Attori che hanno
accettato di far parte del progetto con grande entusiasmo perché, come
dice Carolina Crescentini: “di fronte a storie come quella di Fanus,
non si può far finta di nulla”. Un modo per dare visibilità a chi è
costretto a nascondere il proprio volto per proteggere se stesso e i
propri familiari. La neve, la prima volta Tg2 Dossier: “La neve, la prima volta” Sabato 5 aprile ore 23,30 -------------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Il 4 aprile del 1968 Martin Luther King veniva ucciso a Memphis.
Se avremo aiutato... Io ho un sogno... Sì, è vero... ---------------------------------------------------------------
NELLA SOBRIETÀ IL FUTURO DELLA TERRA
HOREB n. 66 - 3/2013TRACCE
DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
I
tifoni sempre più violenti che si ripetono in modo più frequente in
varie parti di questo nostro mondo, provocando morte e distruzione di
intere città ci lasciano sbigottiti e ci fanno dire che il clima è
impazzito.
Sì il clima è impazzito, ma la responsabilità di questo stravolgimento è legata al delirio dell’uomo che, dimenticando la sua vocazione di essere custode del creato, pensa di esserne il padrone e, coltivando un atteggiamento feroce nei riguardi del pianeta terra, provoca, con le proprie scelte consumistiche, inquinamento, desertificazione e morte. Scienziati accreditati ci ricordano che la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera è al limite di guardia. Le emissioni di gas serra continuano a crescere del 2-3% l’anno a causa della deforestazione e dei combustibili fossili: petrolio, carbone e metano. Ci attende una tragedia con conseguenze devastanti: scioglimento dei ghiacciai, innalzamento dei mari, tempeste. L’inquinamento dell’acqua, dell’aria, della terra, quindi, è la conseguenza di un rapporto scorretto tra l’uomo e l’ambiente, un rapporto innaturale tra natura ed esistenza, un rapporto violento tra creature volute e pensate da Dio per vivere in pace. La natura è oggi, in più maniere, violentata. Il fenomeno è preoccupante per la sua ampiezza a scala mondiale, per la vastità a vari livelli, e perché è avanzante con l’avanzare della logica del profitto. L’uomo di oggi, allora, consapevole di questo dato di fatto, è chiamato a svegliarsi dal torpore, e, rinunciando a un tenore di vita che si è dimostrato essere incompatibile con le leggi dell’equilibrio uomo-natura, è invitato a scegliere uno stile di vita sobrio. Questa presa di coscienza non è più rimandabile né da delegare ad altri, ma si impone come atto di responsabilità per rendere vivibile il nostro pianeta e per avviare, sul piano strutturale, la costruzione di un sistema che crei le condizioni per una piena umanizzazione di tutte le relazioni. È questo l’orizzonte che anima la nostra riflessione.
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CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it
SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Convertirsi non è questione... Solo chi riconosce... Chi è cieco... Tu sei la mia luce... Domandiamoci come è il nostro cuore?... Oggi siamo invitati... Tutto deve ancora avvenire... Con la fede saremo in grado... Quando il saggio... Pesce d'Aprile... papale!!!
Da oggi in poi... (vignetta)Si dimentica forse una donna... Quando un uomo e una donna... Il matrimonio risponde ad una vocazione... Cos'è la misericordia... Oggi è un nuovo giorno... --------------------------------------------------------------- Gen Rosso: Il cieco nato (video) --------------------------------------------------------------- Il 24 marzo ricorre l’anniversario dell’uccisione di monsignor Oscar Romero.
Fu ucciso nel 1980 mentre celebrava Messa in una piccola cappella Nel Salvador la data è stata dichiarata “giornata della memoria” del grande vescovo latino-americano Per la Chiesa dal 1992 questa data è dedicata alla preghiera e al digiuno in memoria dei missionari martiri. (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)IL CIECO NATO
di Carlo Maria Martini (Milano, 20.03.1981) "...
Sullo sfondo di queste scene stanno i farisei, essi stanno fermi, sanno
tutto di Dio, non cambiano, non si lasciano provocare dai segni
misteriosi in cui Dio si manifesta, essi giudicano Gesù un peccatore,
perché non corrisponde all'idea che essi si sono fatti di Dio e del suo
Messia, ma proprio essi che credono di vedere e sapere tutto finiscono
per non vedere la gloria di Dio presente nelle opere di Gesù... Il cieco nato va fino in fondo nel suo incontro con Gesù, perché è un uomo illuminato. Il cieco è modello dell'itinerario di fede con cui l'uomo va incontro a Cristo....."(Carlo Maria Martini) video --------------------------------------- SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"SAN FRANCESCO DI PAOLA Patrono della gente di mareSAN FRANCESCO DI PAOLA (video) O buon Gesù... --------------------------------------------------------------- Il 2 aprile 2005 Giovanni Paolo II tornava alla Casa del Padre
L'amore non è una cosa che... Ogni stato cristiano di vita... Lasciate che Cristo dimori... Sotto l’occhio attento dei
media di tutto il mondo, Giovanni Paolo II si spense alle 21.37 del 2
aprile 2005 nel Palazzo Apostolico della Città del Vaticano.
---------------------------------------------------------------Mons. Leonardo Sandri, sostituto alla Segreteria di Stato, annunciò così la morte: “Carissimi fratelli e sorelle, alle 21,37, il nostro amatissimo Santo Padre Giovanni Paolo II è tornato alla Casa del Padre, preghiamo per lui”, fu cantata la Salve Regina e le campane della Basilica di san Pietro hanno suonato a lutto. Annuncio della morte di Giovanni Paolo II (video) (GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)2 aprile 2005 - 2 aprile 2014
"L’anniversario
della morte del Beato Giovanni Paolo II che cade oggi dirige il nostro
pensiero verso il giorno della sua canonizzazione che celebreremo alla
fine del mese. L’attesa di questo evento sia per noi l’occasione per
prepararsi spiritualmente e per ravvivare il patrimonio della fede da
lui lasciato. Imitando Cristo è stato per il mondo predicatore
instancabile della parola di Dio, della verità e del bene. Egli fece
del bene perfino con la sua sofferenza. Questo è stato il magistero
della sua vita a cui il Popolo di Dio ha risposto con grande amore e
stima. La sua intercessione rafforzi in noi la fede, la speranza e
l’amore." (Papa Francesco - Udienza 02/04/2014) Il
2 aprile di 9 anni fa, Giovanni Paolo II tornava alla Casa del Padre,
dopo una lunga malattia affrontata con indomito coraggio e generosità.
Ad annunciare la morte di Karol Wojtyla in una Piazza San Pietro
trasformatasi in un Cenacolo a cielo aperto, fu il sostituto alla
Segreteria di Stato, Leonardo Sandri che oggi, cardinale prefetto del
dicastero per le Chiese Orientali, ricorda – al microfono di Alessandro
Gisotti - l’emozione di quel momento Quando muore un Santo. Il card. Sandri ricorda Karol Wojtyla Il
2 aprile 2005 moriva il beato Giovanni Paolo II. Si concludeva così il
lungo pontificato del primo Papa polacco della storia. Un testimone
oculare d’eccezione di questi ventisette anni e del periodo precedente
trascorso da Wojtyła in Polonia è il suo segretario Stanisław Dziwisz,
attuale cardinale arcivescovo di Cracovia. In questa intervista al
nostro giornale — a poche settimane dalla domenica della divina
misericordia, quando Papa Francesco eleverà Giovanni Paolo ii agli
onori degli altari insieme con Giovanni XXIII — il cardinale ripercorre
alcuni momenti della vita di Wojtyła e il suo legame con la Giornata
mondiale della gioventù, che nella prossima edizione si svolgerà
proprio a Cracovia. Il cardinale Dziwisz nell’anniversario della morte di Papa Wojtyła --------------------------------------- Come
aggiungere qualcosa che non sia stato ancora detto e ridetto su
Giovanni Paolo II? Come dirlo meglio? Per una volta ho sposato la linea
di mio marito: parlare il meno possibile. Ascoltare chi ha qualcosa da
dire. Far parlare le immagini.
Rai Due ha chiesto a noi di Rai Vaticano di raccontare in quattro speciali da quaranta minuti la storia d’amore degli ultimi tre Papi con i giovani, e non è stato facile: le cose da dire sono tante, l’archivio Rai è una cosa sterminata, incredibile. Attacco di panico, contemplazione del foglio vuoto, degustazione di circa sedici varietà di cioccolato. Poi, il passaggio all’azione. Costanza Miriano: Santo subito Parla il suo antico segretario,
oggi arcivescovo di Cracovia: in quarant’anni non l’ho mai visto
arrabbiarsi con nessuno. Amava i dolci e il caffè, cantava spesso
VATICAN INSIDER: Dziwisz: “Wojtyla faceva passare anche il mal di testa” --------------------------------------------------------------- LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO "Guardando, non vedono;
udendo, non ascoltano e non comprendono" (Matteo 13,13) Gianfranco Ravasi: Guardare e non vedere, ascoltare e non comprendere --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)RUBRICA
Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9) Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino Il
capitolo 9 del Vangelo di Giovanni è un meraviglioso inno a Dio
Creatore, il Dio che ha plasmato con le Sue mani la polvere del
suolo e con il soffio della Sua bocca ha comunicato all'uomo la Sua
stessa vita (cf, Gen 2,7). E' lo stesso Dio che, nella carne di Gesù di Nazareth, "ha piantato la sua tenda in mezzo a noi",
che ci rifà nuovi gli occhi perché possiamo contemplare ancora il
suo volto di misericordia, di tenerezza e d'amore. E' l'incontro
con Gesù "luce del mondo" (9,5) che
apre i nostri occhi sulla storia dell'uomo, una storia che "fin dal
principio" è fatta di sopraffazione, di oppressione e di morte. Il
Signore Gesù, nella la sua Vita e nella sua Parola, impastate con la
nostra fragilità, ci ridona la capacità di contemplare la realtà umana
con gli occhi stessi di Dio, ci ridona la libertà e la dignità perdute,
fa di noi persone totalmente nuove, dei figli ad immagine sua, "il Figlio unigenito Dio che è nel seno del Padre"(1,18).
La sua presenza in noi, nelle nostre parole, nei nostri gesti, nelle
nostre relazioni, ci renderà irriconoscibili agli occhi di quanti
giudicano secondo parametri umani (9,8-9) anche
se rivestiti di sacralità religiosa, costoro sì ciechi, perché
incapaci di vedere ed accogliere il Dio Vivente che in Cristo Gesù è
venuto a ridonarci la vita.
...--------------------------------------- Omelia di don Angelo Casati
nella IV Domenica di Quaresima Anno A - 30 marzo 2014 1Sam 16,1b.4a.6-7.10-13 Sal 22 Ef 5,8-14 Gv 9, 1-41 Non
possiamo sfuggire al contrasto, che non è marginale, non è alla
superficie, è di fondo: un contrasto che attraversa tutto l'episodio
del Vangelo, che oggi abbiamo ascoltato: quel cieco, di cui non è detto
il nome, e quel gruppo di farisei.
Un contrasto insanabile che dilaga in tutto il racconto. Al punto che Gesù è confinato all'inizio e alla fine. E
il cieco, che ora ha gli occhi aperti, sorprendentemente aperti, il
cieco in apparenza solo - Gesù è assente - solo, a sostenere la
contrapposizione. Dura, estenuante contrapposizione! E c'è un termine
che ricorre più volte, insistente nel brano del Vangelo, il termine "peccato": lo apre e lo chiude. "Chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?": all'inizio. E alla fine: "Siccome dite: noi vediamo, il vostro peccato rimane". E non è solo all'inizio e alla fine! Sulle labbra di quei farisei il termine "peccato" è il più ricorrente, quasi un'ossessione. Una religione ridotta a questioni di peccato. La questione è il peccato. E
andiamo adagio ad attribuire questa ossessione solo a quel gruppo di
farisei. Non ne erano esenti nemmeno i discepoli, tant'è che vedendo il
cieco, nato cieco, loro disquisiscono. Su che cosa? Sul peccato: "Rabbi, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?". Come se il peccato fosse l'unica categoria interpretativa della realtà o la categoria più decisiva della fede. E Gesù sbarazza subito il campo: "Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio".
Come a dire: non inaridite la fede, non impoveritela in una questione
di peccati. La fede è stare in attesa dell'opera di Dio. È sconsolante
dirlo, ma a quel gruppo di farisei -ma non solo a loro, succede anche a
noi- non interessava l'opera di Dio, anzi la negavano: l'avevano
davanti agli occhi nella figura del cieco nato, ma a loro non
interessava, perché più delle sorprese di Dio per loro contava la
categoria del peccato, le loro classificazioni circa il peccato. ...
Sull'altro versante assistiamo invece a un'illuminazione, progressiva, emozionante del cieco. ... Hanno così complicato la religione, che non guardano più in faccia la vita. La
fede in Gesù lo rende leggero, estraneo a tutte le complicazioni
dogmatiche, moralistiche: va al cuore, al cuore della persona, al cuore
del problema, al cuore della questione. A chi assomigliamo come chiesa? Come chiesa, ma anche come singoli cristiani? Uno ti incontra e dice: Ma che luce che ha dentro, e come fa bene, com'è bello stare e camminare con lui. Uno ti incontra e dice: Parla come un libro stampato! Questi sa tutto. Che presunzione, che noia! A chi assomigliamo? Il Signore ci renda luminosi, luminosi dentro e sul volto, come Mosè sul monte.
Omelia di don Angelo nella IV domenica di Quaresima --------------------------------------- Fraternità Carmelitana di Pozzo di Pozzo di Gotto IV Domenica di Quaresima anno A
30-03-2014
Omelia di mons. Rosario Gisana
nuovo Vescovo di Piazza Armerina
La
liturgia della quarta domenica di quaresima è dedicata, come avete
sentito, alla luce perché la luce, la luminosità crea
evidentemente un atteggiamento, un'apertura, un senso di festa, tanto è
vero che viene chiamata domenica in laetare, una domenica di gioia, di
festa e alla luce delle scritture che abbiamo ascoltato credo che non
sia così difficile capire quale sia la ragione che ci porta ad essere
gioiosi.
Io penso che la nostra gioia è datata al fatto che come oggi, ma quando lo vogliamo possiamo incontrare il Signore e avere con Lui una relazione intima, forte, amicale, continuativa... Guarda il video
--------------------------------------- Carlo Maria Martini:
fedele alla storia, fedele all'Eterno
Incontro promosso dalla Fondazione Carlo Maria Martini a Torino
(Testo, audio e video)
Lunedì 3 marzo 2014 la Fondazione Carlo Maria Martini con
il patrocinio della Città di Torino, ha promosso un incontro per
ricordare la figura del Cardinale, a meno di un mese dall’anniversario
della sua nascita, avvenuta proprio a Torino il 15.02.1927.
Dopo il saluto del Sindaco Piero Fassino e l’introduzione di p. Carlo Casalone SJ,
Provinciale dei Gesuiti d’Italia e presidente della Fondazione Carlo
Maria Martini, sono intervenuti l’arcivescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte e il professor David Meghnagi, direttore del Master in Didattica della Shoah presso l’Università Roma Tre. L'incontro è stato moderato da Giulia Facchini Martini e si è concluso con un contributo musicale Miriam Meghnagi.
Il Cardinale Martini Mediatore tra fede e umanità di Bruno Forte Arcivescovo di Chieti-Vasto "Il
Card. Martini è uno di quei maestri verso i quali la distanza temporale
non solo non fa diminuire l’interesse, ma in qualche modo
l’accresce, portando a scoprire nuove risonanze e significati
inediti del messaggio che ci hanno lasciato. Qual è questo messaggio
nel caso di Martini? Provo a riassumerne le linee portanti: fedele
alla storia, fedele all’Eterno, egli ha provato di continuo a
coniugare queste due fedeltà. L’urgenza di essere fedele alla storia
nasceva in lui dalla convinzione che per il cristiano la
trascendenza divina va intesa sempre anche come un’imminenza, che
tocca e trasforma dal di dentro il cuore umano. Ispiratore di questa
concezione era il pensiero di un altro grande gesuita, Karl
Rahner, che aveva saputo coniugare i diritti del soggetto,
rivendicati dalla ragione moderna, con quelli della verità
oggettiva, postulati dal pensiero classico: l’uomo non è né un
soggetto prigioniero del proprio mondo interiore, incomunicabile
all’altro, né un semplice caso dell’universale, misurato da leggi
astratte e assolute. Essere dell’apertura verso il Trascendente,
l’uomo è l’“uditore della Parola”, proiettato fuori di sé in un esodo
liberamente orientato all’avvento di Dio. Questa visione si
ritrova nel pensiero di Martini anzitutto nella struttura
dialogica che sempre vi ritorna, nell’accento posto sul rapporto
d’alleanza fra l’uomo che esce da sé e il Dio che viene a lui. È
però interessante rilevare i correttivi che Martini
introduce nella concezione di Rahner: lì dove questa rischia di
essere eccessivamente ottimista e di oscurare la realtà tragica
del peccato e dei suoi effetti, Martini attinge dalla Scrittura e dalla
sapienza pastorale della Chiesa il senso del dramma del male e
delle sue conseguenze (si pensi all’analisi del Salmo 50, il
Miserere). Lì dove l’attenzione all’individuo potrebbe prevalere sulla
necessità della mediazione comunitaria, in Martini è molto marcato
il senso dell’appartenenza alla Chiesa. È possibile allora
rilevare come le intuizioni di Rahner abbiano trovato nel Cardinale un
mediatore creativo, che ha saputo adattarle alle esigenze con cui
il servizio pastorale lo ha messo in contatto, per aiutare la fede
e l’amore al prossimo nel vissuto della sua gente. Un secondo
tratto del messaggio che ci ha lasciato Martini è costituito dalla sua
volontà di essere fermamente fedele all’Eterno. Sia che esalti la
dimensione contemplativa della vita, sia che inviti a porsi in ascolto
della Parola di Dio, sia che evidenzi la centralità dell’eucaristia e
l’esigenza che ne scaturisce di farsi prossimo, Martini ha
presente come meta e criterio la ricerca di Dio e della sua
gloria. Risuonano qui alcuni motivi fondamentali degli Esercizi
ignaziani: “L’uomo è creato per lodare, rispettare e servire Dio,
nostro Signore, e con ciò salvare la propria anima. Le altre
cose sulla faccia della terra sono create per l’uomo, per aiutarlo
a conseguire il fine per il quale è stato creato” (Principio e
fondamento). ..." (Bruno Forte)
Il Cardinale Martini Mediatore tra fede e umanità di Bruno Forte (PDF)
GUARDA IL SERVIZIO (video)
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)"Il primo Papa incontra i pagani"
di Silvano Fausti
Gesuita, biblista e scrittore
«Sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone» (leggi Atti 10, 23b-48 e 11, 1-18)
Il Padre, per smuovere
Pietro ad andare dai pagani, mobilita truppe celesti e terrestri.
Scomoda anche se stesso e lo Spirito Santo. È in gioco l’identità del
Figlio e sua. Il primo Papa, futuro vescovo di Roma pagana, pur
riluttante e con molti distinguo è costretto a incontrare chi vorrebbe
evitare. Pietro ignora il senso della sua visione e perché debba
seguire i tre uomini. Neppure sa che dire o che fare con Cornelio.
Capirà lentamente, da ciò che avviene. La realtà è l’unica maestra.
A malincuore e scortato da
sei fratelli (At 11,12), segue il soldato e i due che hanno ricevuto
l’ordine di «tradurlo» a Cesarea. Cornelio lo aspetta da quattro
giorni. Al vederlo, gli si getta ai piedi per adorarlo. Ma Pietro lo
rialza dicendo: «Sono uomo anch’io!». È la grande conversione: Pietro
si riconosce uomo, come ogni altro; come il Figlio dell’uomo, Figlio di
Dio.
Entrando in casa, «trova
riuniti molti». Tra questi ci siamo anche noi. Dietro quella porta c’è
la moltitudine del mondo pagano in cui Pietro entra come ospite. Ospite
è chi si adatta a chi lo ospita. La vera dimora del cristiano non è la
Chiesa, ma il mondo, quel mondo perduto, per il quale il Padre ha dato
suo Figlio.
Pietro si premura di dire
subito che lui, giudeo, non potrebbe entrare. Ma Dio gli «ha mostrato
che non si deve dire immondo nessun uomo». Lui e Cornelio si raccontano
le loro visioni. Sono così importanti che, nei capitoli 10 e 11, sono
ripetute di continuo: quattro volte quella di Cornelio e tre quella di
Pietro. Bisogna ricordarle spesso. Dicono le verità più importanti.
Quelle che tendiamo a dimenticare, degradandole a ovvietà scontate.
Nessuno dei due sa come finirà la storia.
..
"Il primo Papa incontra i pagani" di Silvano Fausti --------------------------------------- Era proprio necessaria la reliquia di padre Puglisi? di Valentina Chinnici Padre Puglisi a casa mia è sempre stato una figura mitica. Mia
madre se lo era ritrovato compagno di classe, all'Istituto Magistrale
De Cosmi: un ragazzino smilzo con i calzoncini corti, seduto nel banco
dietro di lei.
A
quel tempo mia madre portava lunghissime trecce nere, di cui andava
tanto fiera, e quel compagnetto dispettoso si divertiva a tirargliele
con energia, per poi assumere aria serissima e impassibile di fronte
alla professoressa che non capiva perché mai la composta signorina Ales
si agitasse all'improvviso nel suo primo banco.
Ci
raccontava spesso mia madre di quegli occhi vivi e intelligenti, di
quanto fosse bravo in matematica, aggiungendo, con sottile
compiacimento, che nei temi però era più brava lei: ogni tanto,
infatti, lo aiutava al punto che una volta la solita professoressa
aveva mormorato: “Puglisi, Puglisi, mi pare che qui c'è lo zampino di
Ales”.
Passarono due anni.
All'inizio
del nuovo anno scolastico, però, il secondo banco restò vuoto: Dov'è
Puglisi? Mah... Dice che è entrato in seminario. Si vuole fare parrino.
C'era rimasta male mia madre. In fondo le sarebbe mancato quel
ragazzino sempre sorridente, con le orecchie grandi e le mani immense.
Lo ritrovò, trent'anni dopo, e fu ben lieta di affidargli le sue figlie
nei ritiri spirituali che teneva in giro per la Sicilia.
...
Ricordo
ancora la reazione incredula e straziata di mia madre, durante il
telegiornale: Lo sapevo che era un santo, ma non pensavo che avrebbe
avuto il coraggio del martirio. Come Gesù Cristo...
Da
quel giorno padre Puglisi fu ufficialmente santo a casa mia. Mia madre
incominciò a pregarlo come già faceva con papa Giovanni, che in effetti
a quel tempo non era santo neanche lui, e sistemò una sua fotografia
nel suo altarino personale, in camera da letto, accanto a quella di suo
padre, dei suoi fratelli defunti e, appunto, all'immaginetta di papa
Roncalli.
Adesso,
che faccio l'insegnante di lettere, e proprio nella scuola media dove
anche padre Pino fu professore di religione per qualche tempo, mi
ritrovo spesso a parlare di padre Puglisi, a far vivere la sua
testimonianza, il suo messaggio di legalità, di giustizia, di
attenzione agli ultimi.
Non
poteva dunque lasciarmi indifferente il gran fermento vissuto in questi
giorni dalle parrocchie palermitane, impegnate ad accogliere proprio
una reliquia di padre Pino Puglisi: si tratta di un frammento di una
costola, quella più vicina al cuore, parte della quale è stata anche
inviata a papa Francesco. Le scolaresche ricevono inviti a partecipare
a questo evento/celebrazione, in cui si prende spunto dal passaggio
della reliquia, custodita in una teca d'argento cesellato, per fare
memoria della figura di Don Pino, il piccolo parroco che fece paura ai
boss della sua Brancaccio.
Ora,
da insegnante – e da cattolica – che ha portato con sé i propri
ragazzi, molti dei quali musulmani, indù o non credenti, non posso fare
a meno di domandarmi quale sia la funzione, per la Chiesa del terzo
millennio, della venerazione di una reliquia. A cosa serve insomma una
reliquia? A ricordare che il beato è vissuto davvero e che la sua
testimonianza è autentica? Se è questo il motivo, non bastava forse la
testimonianza di quanti lo hanno conosciuto e ne diffondono a tutt'oggi
le parole e i gesti? Se si voleva un qualcosa di tangibile, non sarebbe
bastato, per esempio, il testo della Bibbia che è stato sepolto con lui
nella sua stessa bara, a dire l'amore immenso che padre Pino nutriva
per le Scritture?
Era
veramente necessario asportare quel frammento osseo, esporlo in una
solenne urna d'argento e farlo girare per vie e parrocchie, in cortei
guidati dalle confraternite?
Vigiliamo,
allora, con rispetto ma con intransigenza, perché la reliquia, quale
che sia, possa essere solo e soltanto un volano, un dito puntato verso
il cielo, che ci spinga a indagare, per esempio, come e perché quel
piccolo parrino faceva tanta paura ai boss del suo quartiere. Cosa
faceva concretamente, oltre a 'togliere i ragazzi dalla strada' come
fanno migliaia di preti in tutte le periferie del mondo?
Su
Internet, per fortuna, si trovano anche reliquie vere, e non solo le
patacche di ebay. Una per tutti, la voce viva di padre Pino che ci
ricorda, con forza, che, se ognuno fa qualcosa... allora si può fare
molto.
Solo così la testimonianza di padre Puglisi non sarà mai minimamente appannata.
Era proprio necessaria la reliquia di padre Puglisi?
Guarda
il video con la voce di don Pino Puglisi che pronuncia la celebre frase
“Se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto”.
-------------------------------------------- La Chiesa può trovare una nuova strada affinché un divorziato risposato, dopo un periodo penitenziale, venga riammesso ai sacramenti. La mia non è una posizione lassista, bensì che intende riconoscere come tramite la penitenza chiunque può ricevere clemenza e misericordia. Ogni peccato può essere assolto. Infatti, non è immaginabile che un uomo possa cadere in un buco nero da cui Dio non possa più tirarlo fuori". A
ridosso delle Mura leonine, nell'abitazione del cardinale tedesco
Walter Kasper (il più anziano elettore a partecipare al recente
conclave), fa mostra di sé il volume "Il Vangelo della famiglia"
(Queriniana), che contiene il testo integrale della Relazione
introduttiva tenuta dal porporato all'ultimo concistoro di fine
febbraio...
Kasper: "La Chiesa non usa la ghigliottina, sì alla comunione ai divorziati ma qualcuno vuole fermare il Papa"
Una relazione che doveva restare "riservata" fino alla sua
pubblicazione con tanto di prefazione, commento conclusivo e appendici
in contemporanea con l'edizione tedesca (Herder Verlag), ma sappiamo
bene che non è stato così e ciò che era accaduto al Concilio - papa
Benedetto ha parlato di "Concilio parallelo" - si è ripetuto con
l'ultimo Concistoro straordinario.
Ciononostante "Il Vangelo della famiglia"
(perché questo è il titolo che ha voluto l'Autore, non altro) si legge
e si medita nella riflessione del card. Kasper, teologo tedesco dalla
chiara vocazione di pastore, non del censore, in tutta la sua
freschezza e originalità. E ancor di più, se ci si avventura nelle
brevi parole che ha posto come presentazione, come pure nella stringata
conclusione (che rappresenta la sua replica al termine dell'articolato
dibattito fra i cardinali)...
Il Vangelo della famiglia -------------------------------------------- Se nella Torah, data da Dio a Israele, il divorzio era permesso in alcuni casi e normato, nella predicazione di Gesù questa ‘possibilità’ decretata da Mosè per la ‘durezza di cuore’ dei credenti non è in vigore. Gesù, evitando ogni interpretazione casistica, afferma di risalire all’intenzione originaria di Dio nel creare l’uomo e la donna e dichiara che l’uomo non può separare ciò che Dio ha unito in una sola carne, in un ‘noi’ più forte di un ‘io’ e un ‘tu’. Nel
matrimonio cristiano avviene un’alleanza, uno scambio di promesse, una
parola data per sempre, si sigilla una storia d’amore come unica.
Questo è il vangelo, la buona notizia sul matrimonio che la Chiesa deve
trasmettere e predicare con chiarezza ma anche con umiltà, senza
arroganza, mettendosi, come sono solito ripetere, in ginocchio davanti
ai coniugi che hanno assunto quella loro storia d’amore così fragile,
faticosa e difficile.
Il
cardinale Kasper, papa Francesco, il prossimo sinodo non mutano e non
muteranno questo annuncio, duro non solo per le orecchie di greci ed
ebrei di ieri, ma anche per quelle dei cristiani, di ieri come di oggi
e di domani. ‘Ma la dottrina che non può essere cambiata - afferma
Kasper - è soggetta anche a uno sviluppo’: può essere espressa con
parole nuove, può essere compresa più profondamente, può essere
declinata in disciplina attraverso modalità diverse, perché è nella
storia umana che il vangelo va predicato, creduto e vissuto: non
cambia, ma può essere compreso meglio. Tutti sono convinti che la forma
e l’identità della famiglia, mutata a più riprese nel corso dei secoli,
ha conosciuto in questi ultimi decenni un profondo cambiamento legato
ai nuovi approcci antropologici e alle diverse realtà sociali. E il
vangelo della famiglia non può essere proposto con il linguaggio,
l’intransigenza e la durezza dei tempi post-tridentini.
La
Chiesa deve guardare in faccia gli uomini e le donne che la compongono,
le loro fragilità e debolezze che li portano a contraddire in modi
diversi e molteplici le esigenze del vangelo. Soprattutto nelle storie
d’amore il cammino è accidentato e anche per i credenti può accadere la
separazione, l’infedeltà, una nuova storia d’amore, il divorzio e nuove
nozze. Questi sono innanzitutto cammini di dolore, di fatica, perché la
separazione, il distacco, la fine di una vicenda d’amore porta sempre
con sé la sofferenza per i coniugi come per i figli. Nella comunità
cristiana oggi uomini e donne che si trovano in questa situazione di
lacerazione non costituiscono più un’eccezione, ma sono una presenza
che interroga. Fino a prima del concilio, erano ritenuti ‘pubblici
peccatori’, esclusi dalla comunità cristiana, a volte persino
scomunicati. Ma la Chiesa, a partire dagli anni dell’assise conciliare,
ha cambiato rotta fino a renderli destinatari di una pastorale attenta,
piena di cure, amorevole che non li esclude dalla comunità cristiana ma
li invita a partecipare intensamente alla vita ecclesiale.
È in questo cammino che vanno comprese le proposte del cardinale Kasper...
Papa Francesco e il Vangelo dei divorziati di Enzo Bianchi Vedi anche il nostro post precedente:
La chiesa, il Vangelo della famiglia e l'amore tradito / 1 -------------------------------------------- Dai preti di Bergamo una mensilità in aiuto alle famiglie povere
Un gesto chiesto dal vescovo agli 800 sacerdoti della Diocesi.
Il versamento in occasione del Giovedì Santo,
e servirà a costituire un Fondo Famiglia - Casa
"Una mensilità dello stipendio per
alimentare un Fondo Famiglia Casa. È quanto il vescovo di Bergamo
Francesco Beschi ha proposto ai sacerdoti della sua Diocesi, come gesto
solidale per la Quaresima. Sono circa 800 i sacerdoti bergamasci, con
un stipendio intorno ai mille euro.
Il vescovo ovviamente farà da buon
esempio, versando una mensilità, che si aggira sui 2600 euro. Ma per
costituire il Fondo la Diocesi ha messo in vendita anche un palazzo di
sua proprietà.
«Un scelta compiuta nell’orizzonte
della spoliazione necessaria indicataci dal Papa», ha spiegato Beschi.
A cosa saranno destinati i fondi? A promuovere specifiche azioni di
temporaneo sostegno economico e per incrementare la ricerca di posti di
lavoro. Inoltre la diocesi si impegna a investire 600mila euro per la
ristrutturazione di un luogo di accoglienza nel centro della città:
l’area dell’ex Galgario per la quale è stato avviato un piano con la
giunta comunale. ... (Giuseppe Frangi)
Dai preti di Bergamo una mensilità in aiuto alle famiglie povere di Giuseppe Frangi MESSAGGIO PER MERCOLEDÌ DELLE CENERI
di Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo
"... Davanti alle miserie dell’uomo e
del mondo, il Papa ci invita ad aprire gli occhi e a farci annunciatori
della misericordia di Dio, della sua vicinanza, della sua amicizia e
nello stesso tempo ci affida il compito di diventare misericordiosi, di
farci vicini, di manifestare un’amicizia che riscatta e apre alla
speranza.
Tutto questo non si può fare senza rinunciare a qualcosa per farci
vicino ai poveri: insieme al dono, ci deve essere una rinuncia che ci
coinvolga profondamente. “La
Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione; e ci farà bene
domandarci di quali cose possiamo privarci al fine di aiutare e
arricchire altri con la nostra povertà. Non dimentichiamo che la vera
povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza questa
dimensione penitenziale. Diffido dell’elemosina che non costa e che non
duole.” ...Proprio
alla luce del Vangelo e del Messaggio di Papa Francesco, nella felice
prospettiva della Canonizzazione di Papa Giovanni, desidero indicare un
percorso che assuma il valore di un segno forte ed eccezionale, che
confido non si consumi in se stesso, ma diventi capace di generare
solidarietà e speranza, di moltiplicare piccoli e grandi gesti di
appartenenza, di solidarietà, di fraternità, in ogni nostro contesto di
vita quotidiana. Questo
percorso è contrassegnato dalla vicinanza ai poveri, dalla condivisione
con le famiglie che hanno perduto le sicurezza fondamentali del lavoro
e della casa, da un rinnovato impegno educativo in direzione della
solidarietà ispirata dal Vangelo. In concreto la Diocesi si impegna ....
MESSAGGIO PER MERCOLEDÌ DELLE CENERI di Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo -------------------------------------------- Papa
Francesco è stato chiaro: nel suo discorso ai giudici rotali, ha
ricordato che a loro è richiesto un profilo umano, in modo da praticare
«una giustizia non legalistica e astratta, ma adatta alle esigenze
della realtà concreta». Ricordando, poi, che la carità «costituisce
l’anima anche della funzione del giudice ecclesiastico». E questo
atteggiamento è richiesto particolarmente oggi che la questione della
nullità del vincolo matrimoniale è al centro del problema della
famiglia, a sua volta al cuore della riflessione della Chiesa. Papa
Francesco, infatti, ha deciso di affrontare quello che è il punto più
caldo del rapporto fra Chiesa e modernità, e le donne vengono coinvolte
anche nella sfera giuridica.
Agnesi Camilli: Inchiesta sulla presenza femminile nei tribunali ecclesiastici ---------------------------------------------------------------
Angelus/Regina Cæli - Angelus, 30 marzo 2014 Udienza - 2 aprile 2014 Discorso - Agli aderenti al Movimento Apostolico Ciechi (MAC) e alla Piccola Missione per i Sordomuti (29 marzo 2014) Discorso - Ai partecipanti al Capitolo Generale della Società Salesiana di San Giovanni Bosco (Salesiani) (31 marzo 2014) Discorso - Ai Presuli della Conferenza Episcopale di Rwanda, in visita "ad Limina Apostolorum" (3 aprile 2014) MESSAGGIO - PER LA QUARESIMA 2014 --------------------------------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Tweet 29/03/2014:
Viviamo in una società...
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SPECIALE di TEMPO PERSO: Benedetto XVI rinuncia al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro |
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