"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°10 del 2014

Aggiornamento della settimana

- dall'1 al 7 marzo 2014 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 14 marzo 2014          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 


LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo




OMELIA 

    di P. Gregorio Battaglia
  di P. Aurelio Antista
    di P. Alberto Neglia


PREGHIERA DEI FEDELI

 
N. B. La Lectio è temporaneamente sospesa



NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 









I NOSTRI TEMPI

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Diamo voce a chi soffre la fame e questa voce diventi un ruggito per scuotere il mondo - «Una sola famiglia umana, cibo per tutti»



Proviamo a immaginare di sentire i nostri figli piangere per la fame mentre noi non abbiamo nulla per nutrirli. È una situazione disperata in cui si trovano ogni giorno centinaia di milioni di famiglie. Proviamo a far girare, nel tempo che ci separa dall’Expo milanese del 2015, questa efficace immagine usata dal Cardinale Rodriguez Maradiaga, presidente della Caritas internationalis, per lanciare la campagna globale della Chiesa cattolica sul diritto al cibo. 
Il titolo è «Una sola famiglia umana, cibo per tutti» e vuole sensibilizzare le coscienze su due obiettivi di grande politica: dimezzare la fame entro il 2025 e far approvare in ciascuno Stato partecipante all’Esposizione universale di Milano una legge che assicuri ai cittadini l’accesso al cibo. L’associazionismo cattolico italiano, significativamente unito nel lanciare la campagna nazionale, ha voluto aggiungere allo slogan la frase «è compito nostro»...

   Dimezzare la fame è compito nostro

Presentata oggi (28/02/2014) "Una sola famiglia umana", la campagna di sensibilizzazione elaborata da organismi, associazioni e movimenti cattolici italiani per rispondere unitariamente all’appello del Papa "a dare voce a tutte le persone che soffrono silenziosamente la fame". Gli interventi di don Soddu (Caritas), don Sciortino (Famiglia Cristiana), Cattai (Focsiv) e Salvarani (Cem-Mondialità)

   Per battere la fame un "ruggito" che scuota il mondo

“Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito nostro” è il titolo della campagna nazionale di sensibilizzazione e formazione elaborata dagli organismi, dalle associazioni e dai movimenti cattolici italiani per rispondere unitariamente all’appello del Papa «a dare voce a tutte le persone che soffrono silenziosamente la fame, affinché questa voce diventi un ruggito in grado di scuotere il mondo». Un appello che Papa Francesco aveva lanciato in un videomessaggio lo scorso 10 dicembre per l'avvio della campagna internazionale sul diritto al cibo promossa da Caritas Internationalis...

   Diritto al cibo, al via la campagna italiana

Guarda anche il nostro precedente post:

   Videomessaggio del Santo Padre Francesco per la “Campagna contro la fame nel mondo” lanciata dalla Caritas Internationalis


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Addio a Mario Lodi, un maestro di speranza



Mario Lodi, c’è speranza se questo accade...
di Renato Sacco

Mario Lodi, un maestro di speranza. Ha sempre lavorato in piccoli paesi, in ambienti rurali. Amico di don Milani e della scuola di Barbiana. È morto il 2 marzo a 92 anni.

Se ne va un uomo appassionato, che comunicava voglia di vita, di cambiamento e ‘rivoluzione’ vera, nella scuola e nella vita. Leggere Mario Lodi è come guardare il mondo con gli occhi di un bambino, sognare e volere un mondo più bello, più umano. Queste sue parole, riportate qui di seguito, sono molto attuali ancora oggi. Con i venti di guerra che soffiano in Europa, Ucraina, Crimea, Russia, Nato, ecc... Ma anche per tutte le altre guerre più o meno dimenticate.

Chissà perché testi come questi non vengono letti né citati dai Generali, dai presidenti, dai Capi di Stato, dai Ministri della guerra, e neanche dai commentatori televisivi, opinionisti ed esperti. La risposta sembra di sentirla: "sono cose per bambini, noi parliamo di cose serie, da grandi!" e invece se lo facessero ci sarebbe una speranza per la pace. Chissà… C’è speranza se questo accade al Vho (Piadena, Cr), scriveva il maestro Mario Lodi.

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A 92 anni si è spento uno dei grandi innovatori di metodi scolastici. Nei suoi libri ha sempre parlato solo di quel che faceva con i suoi alunni. Costretto, rivelava le sue fonti: Piaget, Freinet, Vygotskij, Ciari, Rodari. Ma la sua vera ispirazione era la Costituzione

 
Tullio De Mauro:  Addio al maestro che giocava

Succede spesso, agli scrittori, di venire associati a un titolo in particolare, pur avendone firmati parecchi. Lo stesso è accaduto anche a Mario Lodi, che nella mente di tutti è, per prima cosa,Cipì. E oggi, che Mario Lodi non c'è più, ci piace ricordarlo proprio con quel libro.
Un piccolo romanzo di formazione, adatto a lettori tra i sei e i cento anni, esattamente come un classico. La storia di quel passerotto curioso e intraprendente, con tanta voglia di scoprire il mondo, rappresenta la sua filosofia dell'educazione. Infatti la fiaba, pubblicata per la prima volta nel 1977, narra delle vicende dei bambini della scuola di Vho di Piadena, in cui insegnava Mario Lodi. Che ha avuto la grandezza di trasformare la contemporaneità in una fiaba classica.
Cinque motivi per leggerla (o rileggerla), secondo Roberto Buoli, maestro elementare (e collaboratore vicario del dirigente scolastico) della scuola Armando Diaz di Milano .

 
Micol De Pas:  Mario Lodi e Cipì


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Preghiamo per la pace e la riconciliazione. Il pericolo sembra grave. (Nino Raspanti, vescovo di Acireale)

 
In Crimea Parlamento sotto assedio. Kiev: non rispondiamo alla provocazione russa

  CRIMEA - Preghiamo per la pace e la riconciliazione.

  Vi chiedo di pregare ancora...


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La rivoluzione politica scoppiata a Kiev in novembre e sfociata nella cacciata del presidente Yanukovich e nella crisi in Crimea è lo specchio delle fratture ucraine. Nella culla della cristianità slava la geografia religiosa deriva da una storia complessa in bilico tra Occidente e Oriente europeo. Pubblichiamo l'articolo di Matteo Tacconi che esce sulnumero di marzo di Popoli, in distribuzione in questi giorni agli abbonati e nelle librerie

  Matteo Tacconi:  Ucraina: le Chiese cristiane in un Paese diviso


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Heba e la vera sostanza della sua e della nostra “italianità”


Gli occhi grandi che nei momenti del ricordo si fanno fessura. Le labbra serrate che nei momenti di confidenza si fanno sorriso di primavera. Heba racconta la sua storia. Quella di una giovane diventata italiana pochi giorni fa: ventinove anni dopo l’arrivo in Italia. Ne aveva due quando lasciò la nonna materna e partì dal Cairo per ricongiungersi a padre e madre, a loro volta ritrovatisi a Milano dopo che il capofamiglia era venuto a lavorarci come facchino in un circo. Fece tutte le scuole nel suo nuovo paese, “sempre come unica bambina di origine straniera”. La materna, le elementari, le medie. E le superiori. “E questa è una storia curiosa. Perché io avrei voluto fare il liceo classico, ma la professoressa di italiano lo sconsigliò. Avrei avuto bisogno, diceva di lezioni private, sarebbe costato troppo. Ai figli di immigrati si consiglia sempre di iscriversi agli istituti professionali per andare subito a lavorare. Così andai a un istituto tecnico linguistico sperimentale, il ‘Pasolini’. Ho ancora un po’ di rancore per quella storia”. Ride. E’ rancore dolce come l’espressione, che fa tutt’uno con quel suo velo ciclamino, con quell’abbigliamento a strati, nero, azzurro, e ciclamino ancora.
“Dopo la laurea triennale mi trovai senza più il permesso di soggiorno per ragioni di studio. Fu a quel punto, a 23 anni, che presi coscienza della mia precarietà. Non bastava essere figlia di persone che vivevano in Italia da decenni, né avere fatto qui tutte le scuole, per avere il diritto di restarci. Mi diedero un permesso speciale, sei mesi per chi è in attesa di occupazione. Si può dare una volta sola. Poi il rimpatrio. Mio padre ebbe allora l’idea di farmi aprire una partita Iva e di farmi lavorare con mio zio, commerciante. Una scelta troppo costosa. Davo ripetizioni e facevo lavoretti solo per pagarmi le tasse. Occorreva un lavoro fisso. Mi salvai con un contratto part-time a tempo indeterminato al comitato inquilini del Calvairate, sì, quello animato da Franca Caffa, dove già facevo volontariato e avevo conosciuto Davide, mio marito. 
Insegnavo italiano agli immigrati adulti, accompagnavo all’assistenza socio-sanitaria, facevo mediazione culturale, la mia laurea. Ebbi così la carta di soggiorno, che permette di restare e di viaggiare. E nel 2007 potei fare domanda di cittadinanza. Mio padre la ebbe nel 2009, al terzo tentativo. Io l’ho avuta pochi giorni fa, dopo sette anni”. Ora finalmente Heba Alla Ibrahim è cittadina italiana. Anche se ha perso il lavoro, perché il comitato non riceve più fondi privati né aiuti dal Comune e lei se la cava con ripetizioni private e lezioni di arabo. “Mi ha portato una lettera il messo comunale, diceva che la mia domanda di cittadinanza era stata accettata. Sono andata in municipio a giurare fedeltà alla Costituzione e dopo quattro giorni ho avuto la carta di identità con il mio nome”. 
La carta, le carte. E’ incredibile il loro peso (“un incubo”) nella vita di Heba. Lei ne scherza con l’ironia affinata per difendersi dal nostro razzismo strisciante ma anche da quello dei corregionali di seconda generazione. Per proteggersi dalla retorica compassionevole della “povera immigrata” o da quella ammirata per l’ “immigrata che fa volontariato”: “neanche quella mi piace, perché io non sono un’estranea nella vita di ogni giorno”...

   Heba, puro sangue d'Arabia in cuore italiano

... Perché, ci ricorda Heba, la vera sostanza della sua e della nostra “italianità” non sono la casa, né il paese dove si decide di vivere, siamo noi, sono le nostre relazioni.
Non pensa però a una festa, “no, finché continueranno a esserci morti in mare, o ai confini di qualunque parte del mondo, dietro muri, o durante viaggi non più umani di persone ridotte come non vengono quasi più ridotte le bestie. 
Vorrebbe, piuttosto, fosse un “elogio del margine”, un canto, una sorta di danza della pioggia per tutti quelli che stanno ai margini di qualcosa, in solitudine, e che non tacciono e cercano e osano andare oltre per un’esistenza, una cittadinanza migliore, nonostante muri, pali, spine, ignoranze.
Allora potremmo sorseggiare un tè marocchino con biscotti danesi su di un tappeto siriano in una casa faraonica, davanti a un aperitivo milanese, magari con un’insalata russa, una crema catalana, un gatto persiano, una birra tedesca, scatole e mandarini cinesi, con un po’ di musica araba, leggera leggera, e fumando come turchi …
Porteremo, su sue indicazioni, un quadrato di stoffa della misura e del colore che vogliamo, e soprattutto un pensiero sul “margine”. Heba sarà la nostra Penelope egiziana.

   Elogio del margine di una Penelope egiziana


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Caro padre Alex,
Mi rivolgo a te dandoti del tu per una serie di motivi: ci conosciamo personalmente, condividiamo una sensibilità simile, cerchiamo di tenere gli occhi aperti sul mondo e in fondo siamo pure colleghi. Insomma giochiamo in casa. Inutile dire che io sottoscriva in pieno la tua lettera appello ai giornalisti italiani affinché si occupino di più delle vicende spesso tragiche che accadono fuori dai nostri confini, fuori dalla “fortezza” Europa. Hai detto bene: l’Italia è agli ultimi posti per quanto riguarda l’informazione estera. Conosciamo il perché e le motivazioni politiche sottostanti a questo. Anni e anni di nani e ballerine in televisione hanno portato al governo del Paese nani e ballerine; ed ora anche i giovani e rampanti virgulti che dovrebbero stare nello schieramento opposto sembrano ricalcare orme già viste guardando al mondo come se tutto fosse smart e friendly e come se l’unico modello per la politica estera fosse Tony Blair.
L’informazione sul mondo, come la sperimentiamo in Italia, vive di paradossi

  Piergiorgio Cattani:  Caro padre Alex



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Lotta alla mafia


"Le mafie restituiscono il maltolto" è lo slogan della Conferenza nazionale promossa da Libera svoltasi il 1 marzo 2014 in Campidoglio. La battaglia per la legalità prevede il riutilizzo produttivo dei beni confiscati alla mafia, ciò porta al rafforzamento delle politiche per la crescita dell'economia sociale che è fonte di occasioni occupazionali.

  LIBERA:  LE MAFIE RESTITUISCONO IL MALTOLTO

La crisi ha rafforzato la capacità delle mafie di infiltrarsi nella nostra economia legale. Lo dimostrano le numerose indagini sul riciclaggio di capitali illeciti, sul ricorso sempre più frequente dell’usura e sulla gestione mafiosa di fette sempre più rilevanti del nostro mercato del lavoro.

  Roberto Iovino:  Gli schiavi della Pontina

Ottomila documenti, dossier prodotti negli anni dai servizi di sicurezza militare, l’ex Sismi oggi Aise, su fatti attinenti il traffico internazionale di rifiuti tossici e il duplice delitto di Mogadiscio in cui persero la vita i giornalisti Ilaria Alpi e  Miran Hrovatin, il 20 marzo del 1994. Un intero archivio sotto chiave.

  Norma Ferrara:  Rifiuti, Fava: Su documenti segreti prevalga l’interesse dei cittadini

Lo dice la cronaca: le ndrine calabresi conquistano il Nord. E la questione criminale, dicono le indagini,diventa nazionale

  Annachiara Valle:  LA LOMBARDIA? E' COSA LORO


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FEDE E
SPIRITUALITA'

 

NELLA SOBRIETÀ IL FUTURO DELLA TERRA 

HOREB n. 66 - 3/2013


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

I tifoni sempre più violenti che si ripetono in modo più frequente in varie parti di questo nostro mondo, provocando morte e distruzione di intere città ci lasciano sbigottiti e ci fanno dire che il clima è impazzito.
Sì il clima è impazzito, ma la responsabilità di questo stravolgimento è legata al delirio dell’uomo che, dimenticando la sua vocazione di essere custode del creato, pensa di esserne il padrone e, coltivando un atteggiamento feroce nei riguardi del pianeta terra, provoca, con le proprie scelte consumistiche,
inquinamento, desertificazione e morte.
 Scienziati accreditati ci ricordano che la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera è al limite di guardia. Le emissioni di gas serra continuano a crescere del 2-3% l’anno a causa della deforestazione e dei combustibili fossili: petrolio, carbone e metano. Ci attende una tragedia con conseguenze devastanti: scioglimento dei ghiacciai, innalzamento dei mari, tempeste.
L’inquinamento dell’acqua, dell’aria, della terra, quindi, è la conseguenza di un rapporto scorretto tra l’uomo e l’ambiente, un rapporto innaturale tra natura ed esistenza, un rapporto violento tra creature volute e pensate da Dio per vivere in pace. La natura è oggi, in più maniere, violentata. Il fenomeno è preoccupante per la sua ampiezza a scala mondiale, per la vastità a vari livelli, e perché è avanzante con l’avanzare della logica del profitto.
L’uomo di oggi, allora, consapevole di questo dato di fatto, è chiamato a svegliarsi dal torpore, e, rinunciando a un tenore di vita che si è dimostrato essere incompatibile con le leggi dell’equilibrio uomo-natura, è invitato a scegliere uno stile di vita sobrio. Questa presa di coscienza non è più rimandabile né da delegare ad altri, ma si impone come atto di responsabilità per rendere vivibile il nostro pianeta e per avviare, sul piano strutturale, la costruzione di un sistema che crei le condizioni per una piena umanizzazione di tutte le relazioni.
È questo l’orizzonte che anima la nostra riflessione.


   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)


E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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I MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA 2014 -
"L’UMANITÀ DI GESÙ PRESENZA RELAZIONALE DI DIO"



I MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA – 2014
della FRATERNITÀ CARMELITANA 
DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO

L’UMANITÀ DI GESÙ
PRESENZA RELAZIONALE DI DIO


Dal 5 Febbraio al 2 Aprile
dalle h. 20.00 alle h. 21.00
presso la sala del convento



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  Ai bambini bisogna accostarsi...
Ogni tanto un po' di sana ironia di GIOBA per sorridere...
  Il Maestro dice che non possiamo...  (vignetta)
  Si dimentica forse una donna...
  La certezza dell'amore di Dio...
  Ognuno di noi...
  La vostra felicità...
  Solo ascoltando l'altro...
  Il tesoro nascosto...
  Ritornate a me...
  Crea in me, o Dio...
  La Quaresima va vissuta...
  Seguire Gesù...
  Lo stile cristiano...
  Il digiuno non germoglia...
  So carezzare...



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LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO

"Gli venne incontro un centurione
che lo scongiurava dicendo:
«Signore, il mio servo è in casa
a letto paralizzato e soffre terribilmente»".
(Matteo 8,5-6)


  Gianfranco Ravasi:  Centurione romano o funzionario Erodiano?


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RUBRICA 
Un cuore che ascolta - lev shomea' 
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male"  (1Re 3,9)

Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino

Vangelo: Mt 6,24-34

"Non preoccupatevi", è il ritornello che Gesù ripete per ben sei volte.
L'uomo si libera dagli affanni della vita mettendo la propria esistenza nelle mani del Padre, la propria sicurezza non in quello che si possiede (e che poi ci possiede) ma in quello che si condivide con i fratelli. Non è un invito all'inattività, ma ad un impegno che eviti la preoccupazione, che ci impedisca di trasformare il lavoro in un idolo che ci toglie il respiro. Ma l'uomo non si fida del suo Signore, egli è "oligòpistos"(gr.) - "qetan emunà"(ebr.) -"piccolo di fede", una piccolezza che sfocia nell'avidità e che gli fa preferire l'accumulo piuttosto che affidarsi alla Provvidenza del Padre. E come la manna accumulata marcisce (Es 16,14-27), così la vita accumulata nell'affanno marcisce,  non è più vita, genera vermi di morte.
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Riflessione di Enzo Bianchi sul Vangelo della domenica


Riflessione di Enzo Bianchi
sul Vangelo della domenica

VIII domenica del Tempo Ordinario anno A
Mt 6,24-34

Ancora un brano del discorso della montagna nel vangelo secondo Matteo, un brano nel quale il discepolo è posto di fronte a un’alternativa: o servire il Signore, il Dio vivente, o servire l’altro signore onnipresente nella vita degli uomini.
Chi è l’altro padrone? Mamôn, termine aramaico conservato nel vangelo perché veniva dalla bocca stessa di Gesù, che significa denaro, possesso, ricchezza, personificati come un idolo in cui si mette fiducia. Gesù ne parla come di un avversario di Dio, come di un demonio potente, come del “principe di questo mondo”, secondo il quarto vangelo (Gv 12,31; 16,11). Lo presenta come un signore che chiede di essere servito, dunque un signore che rende schiavi.
Qui occorre operare un discernimento: Gesù non condanna il denaro in se stesso, come “strumento” per lo scambio, ma lo condanna perché può causare un’alienazione in chi lo possiede e soprattutto lo accumula.
Non il denaro in sé, ma i rapporti di schiavitù che la ricchezza genera sono denunciati da Gesù come impedimento alla libertà e alla verità umane. Per questo Gesù ha potuto gridare: “Guai a voi, ricchi!” (Lc 6,24) e: “Beati a voi, poveri!” (Lc 6,20), e ha potuto chiedere di non accumulare tesori sulla terra, perché al tesoro delle ricchezze si attacca il cuore (cf. Mt 6,19-21). Questa denuncia di Gesù è sempre attuale ed è un invito alla lotta contro la pulsione del possesso che abita il cuore umano: è facile credere che il denaro sia fonte di gioia e di salvezza, che dal denaro dipenda la nostra vita…

  VIII domenica del Tempo Ordinario


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"Un annuncio per tutti" di Silvano Fausti



"Un annuncio per tutti"

di Silvano Fausti
Gesuita, biblista e scrittore

«Manda degli uomini a Giaffa e traduci qui un certo Simone Pietro» (leggi Atti 10,1-8)

Dio agisce sempre, anche qui e ora, nella storia. La sua iniziativa però non parte dalla Chiesa, ma da coloro che essa esclude. Infatti manda il suo angelo non a Pietro, ma a un pagano, con l’ordine di pescare il pescatore di uomini alla sua pesca. Nell’annuncio a Maria il Verbo si è fatto carne in Gesù. Nell’annuncio al pagano Cornelio il Verbo vuol farsi carne in ogni uomo, «perché Dio sia tutto in tutti» (1Cor 15,28). Questo è il desiderio del Padre, che in vista del Figlio ha fatto il mondo. Gesù ha annullato la separazione tra cielo e terra: sulla croce si è addirittura fatto peccato e maledizione perché ogni atomo di creazione sia pienezza di Gloria.
Il Vangelo continua la sua corsa: da Gerusalemme alla Giudea, alla Samaria e oltre, fino a Damasco. Con Cornelio attinge il suo fine, che apre orizzonti senza fine. Cade ogni divisione tra gli uomini: la benedizione di Abramo si estende anche ai «pagani». L’umanità diventa un’unica famiglia. Nel Figlio siamo tutti liberi, figli di Dio e fratelli tra noi, nella nostra diversità. È il mistero eterno di Dio e dell’uomo, svelato ora. A salvezza di tutti, Dio compreso! 
Non si tratta di omologazione sotto un unico potere, ma di «globalizzazione» nel segno dell’amore. Le differenze culturali e religiose rimangono; ma non come luogo di lotta, bensì di comunione. Le diversità non sono più barriere, ma aperture reciproche. I con-fini diventano incontro con altre finitudini, contatto con l’altro, sacramento dell’Altro. 
L’amore è innanzitutto libertà dal proprio egoismo e rispetto del cammino altrui, anche se errato o incompleto (1Cor 7,1ss). Infatti c’è «un solo Dio», Padre di tutti, «e un solo Signore, Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per lui» (1Cor 8,6). 
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  "Un annuncio per tutti" di Silvano Fausti


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Quaresima: è l'ora del risveglio di Enzo Bianchi



Quaresima:
è l'ora del risveglio

di Enzo Bianchi

Si avvicina il tempo della quaresima, tempo dei quaranta giorni precedenti la Pasqua, tempo da viversi come penitenziale, impegnati nel rinnovamento della conversione, tempo che la chiesa vive e celebra dalla metà del IV secolo d.C.
La quaresima – che la chiesa con audacia chiama “sacramento” (“annua quadragesimalis exercitia sacramenti”: colletta della I domenica di Quaresima), cioè realtà che si vive per partecipare al mistero – è un tempo “forte”, contrassegnato da un intenso impegno spirituale, per radunare tutte le nostre energie in vista di un mutamento del nostro pensare, parlare e operare, di un ritorno al Signore dal quale ci allontaniamo, cedendo costantemente al male che ci seduce. La prima funzione della quaresima è il risveglio della nostra coscienza: ciascuno di noi è un peccatore, cade ogni giorno in peccato e perciò deve confessarsi creatura fragile, sovente incapace di rispondere al Signore vivendo secondo la sua volontà.
Il cristiano non può sentirsi giusto, non può ritenersi sano, altrimenti si impedisce l’incontro e la comunione con Gesù Cristo il Signore, venuto per i peccatori e per i malati, non per quanti si reputano non bisognosi di lui (cf. Mc 2,17 e par.). Con l’Apostolo il cristiano dovrebbe dire: “Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io” (1Tm 1,15). Ecco, riconoscere il proprio peccato è il primo passo per vivere la quaresima, e i padri del deserto a ragione ammonivano: “Chi riconosce il proprio peccato è più grande di chi fa miracoli e risuscita un morto”.
Il cammino quaresimale si incomincia con questa consapevolezza, e perciò la chiesa prevede il rito dell’imposizione delle ceneri sul capo, con le parole che ne esprimono il significato: “Sei un uomo che, tratto dalla terra, ritorna alla terra, dunque convertiti e credi alla buona notizia del Vangelo di Cristo!”. Così si vive un gesto materiale, una parola assolutamente decisiva per la nostra identità e la nostra chiamata.
Di conseguenza, nei quaranta giorni quaresimali si dovrà intensificare l’ascolto della parola di Dio contenuta nelle sante Scritture e la preghiera; si dovrà imparare a digiunare per affermare che “l’uomo non vive di solo pane” (Dt 8,3; Mt 4,4; Lc 4,4); ci si dovrà esercitare alla prossimità all’altro, a guardare all’altro, a discernere il suo bisogno, a provare sentimenti di com-passione verso di lui e ad aiutarlo con quello che si è, con la propria presenza innanzitutto, e con quello che si ha.
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  Quaresima: è l'ora del risveglio


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QUARESIMA - ISTRUZIONI D'USO - il significato delle ceneri - di Alberto Maggi



QUARESIMA 
ISTRUZIONI D'USO
di Alberto Maggi

Con il mercoledì delle ceneri inizia la quaresima. Per comprendere il significato di questo periodo occorre esaminare la diversa liturgia pre e post-conciliare. Prima della riforma liturgica, l’imposizione delle ceneri era accompagnata dalle parole “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”, secondo la maledizione del Signore all’uomo peccatore contenuta nel Libro della Genesi (Gen 3,19). E con questo lugubre monito iniziava un periodo caratterizzato dalle penitenze, dai sacrifici e dalle mortificazioni. 

Oggi l’imposizione delle ceneri è accompagnata dall’invito evangelico “Convertiti e credi al vangelo”, secondo le prime parole pronunciate da Gesù nel Vangelo di Marco (Mc 1,15). Un invito al cambiamento di vita, orientando la propria esistenza al bene dell’altro e a dare adesione alla buona notizia di Gesù. L’uomo non è polvere e non tornerà polvere, ma è figlio di Dio, e per questo ha una vita di una qualità tale che è eterna, cioè indistruttibile, e per questo capace di superare la morte. 

In queste due diverse impostazioni teologiche sta il significato della quaresima. 
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Per non dimenticare Shahbaz Bhatti...


«La morte di Shahbaz Bhatti è una grave perdita per tutti coloro che nel mondo amano la pace». Così Peter Jacob, direttore della Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale pachistana, commentò l’omicidio del ministro pachistano per le minoranze, assassinato il 2 marzo 2011. Nel terzo anniversario della scomparsa di Bhatti, Jacob racconta ad Aiuto alla Chiesa che Soffre la situazione attuale della comunità cristiana in Pakistan e descrive il vuoto lasciato dalla scomparsa del politico cattolico.
«Shahbaz si batteva in prima persona per i diritti delle minoranze e ha ottenuto importanti risultati. Era una figura di riferimento e la sua uccisione è stata una grande sconfitta. Oggi la sua memoria è onorata anche da molti musulmani e i media pachistani non smettono di ricordare il suo sacrificio».
Prima di essere ucciso Bhatti aveva ricevuto numerose minacce, ma ha scelto di proseguire la sua lotta in difesa delle minoranze religiose e contro la legge anti-blasfemia, «uno strumento – diceva - spesso utilizzato impropriamente per risolvere questioni personali». Neppure l’assassinio di Salmaan Taseer, governatore del Punjab che assieme a lui si era battuto per la revisione della norma e la liberazione di Asia Bibi, è riuscito a fermarlo. «Se propongo anche un cambiamento minimo della legge sarò considerato blasfemo e verrò assassinato – aveva dichiarato in un’intervista a France 24 appena tre settimane prima di morire - Sono pronto a versare fino all’ultima goccia di sangue per combattere l’ingiustizia. Non ho paura, neanche dopo l’omicidio di Salmaan»...

  Pakistan: Il grande vuoto lasciato da Shahbaz Bhatti

Dialogo con l'ex ministro per le minoranze del Pakistan, Paul Bhatti. fratello di Shahbaz che fu ucciso dagli estremisti islamici nel 2011. Oggi, Paul ha raccolto il testimone e l'impegno per la riconciliazione. Intervista tratta da "Tgr Il Settimanale - Piemonte" del 22 febbraio 2014.

  video

Vedi anche i nostri post precedenti:
  • Shahbaz Bhatti martire dei nostri giorni
  • Ricordando Shabaz Bhatti
  • Il ricordo di Shahbaz Bhatti a un anno dalla sua morte


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In Pakistan almeno 5 miliziani uccisi per alcuni raid aerei dell'aviazione contro postazioni dei terroristi islamici nel nord ovest del paese. L'operazione avviene all'indomani dell'attentato contro la scorta di team antipollio che ha provocato 12 morti. Il tutto mentre oggi ricorre il terzo anniversario della morte di Shahbaz Bhatti, il ministro cattolico per le Minoranze, ucciso tre anni fa a Islamabad dai terroristi islamici. Tante le iniziative di preghiera nel mondo.

 
Pakistan: 3 anni fa veniva ucciso Shahbaz Bhatti. Paul Bhatti: lotto per Paese pacificato

  Voglio che la mia vita...

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Sull'uccisione di padre Lazzaro Longobardi - "Pastore con il sangue delle sue pecore" di Giorgio Bernardelli


Pastore con il sangue delle sue pecore
di Giorgio Bernardelli
 
Sull'uccisione di padre Lazzaro Longobardi a Sibari: stare con i poveri non è retorica, ma disponibilità a dare la vita

Rischia di passare via tra le notizie di cronaca la morte di padre Lazzaro Longobardi, il sacerdote di Sibari trovato ucciso ieri mattina nella sua parrocchia. Ma sarebbe un vero peccato. Perché - da quello che sento raccontare di lui - la morte di padre Lazzaro ha tutte le caratteristiche del martirio. Non tanto per le circostanze violente in cui è avvenuta, ma soprattutto per la testimonianza che lascia dietro di sé.
«Ha dato la vita per quei poveri per i quali si era sempre speso con tutte le sue energie», ha detto di lui il suo vescovo Nunzio Galantino, riassumendo l'eco anche di tante altre voci raccolte in paese in queste ore. Perché padre Lazzaro è morto per quella fiducia incondizionata negli ultimi, che lo ha portato anche in questi giorni a non sporgere una formale denuncia, ma solo una segnalazione alle forze di sicurezza, per le persone che con sempre più insistenza pare gli chiedessero denaro.
Credo che padre Lazzaro sia un martire prezioso oggi per questa nostra Chiesa italiana che - pungolata dagli inviti di Papa Francesco - discute tanto su come ripartire dalle periferie, stando in mezzo ai poveri. Non è certo il primo: sono tanti i preti italiani che sono morti così. 
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Chi sono questi nuovi martiri? La tentazione è sempre quella di considerarli delle vittime della loro eccessiva bontà e disponibilità agli altri. Ma non è così. Padre Lazzaro e tutti gli altri sono piuttosto quelli che aiutano a capire sul serio che cosa significhi l'invito di Papa Francesco a essere «pastori con l'odore delle pecore». Ci dicono che il pastore vero è quello che è disposto anche a mescolare il proprio sangue con quello delle pecore, di fronte al ladro che arriva per portarle via.
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  Pastore con il sangue delle sue pecore


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Morire per i poveri, morire per generosità. Da sacerdote. Accade in missione, e in fondo chi parte per quelle terre lo mette in conto. Ma accade anche in Italia, sempre più terra di missione. Accade anche in Calabria che non è solo terra di ’ndrangheta, malaffare, scandali e malapolitica, ma anche terra di storie silenziose di impegno, solidarietà e generosità. Storie che non fanno notizia e che diventano note solo quando scoppia un dramma. Storie come quella di padre Lazzaro Longobardi, il parroco di Sibari barbaramente ucciso ieri mattina.

 
Antonio Maria Mira:  Padre Lazzaro, una vita per gli ultimi


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CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni

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È un discorso lungo e accorato quello che il Papa ha rivolto oggi ai membri della Congregazione per i Vescovi riuniti in Sala Bologna nel Palazzo Apostolico per una riunione non consueta. Papa Francesco a molto a cuore la identità dei vescovi, e in effetti i suoi discorsi più programmatici da pontefice li ha rivolti proprio ai vescovi. In Brasile ad Aparecida e al Celam...

  Papa Francesco traccia l’identikit del vescovo perfetto

Non è questione di “contabilità”, ma di capacità di “vedere le cose dall’alto”. Non servono manager o amministratori delegati di un’azienda, ma uomini che sappiano guardare “l’ampiezza del campo di Dio più del proprio giardino”. Rivolgendosi ai membri della Congregazione per i vescovi, con il discorso finora più ampio in quasi un anno di pontificato, Papa Francesco non ha usato mezzi termini: “Questa Congregazione esiste - ha spiegato fin dall’inizio - per assicurarsi che il nome di chi è scelto sia prima di tutto pronunciato dal Signore”. E ancora: “Nel firmare la nomina di ogni vescovo vorrei poter toccare l’autorevolezza del vostro discernimento e la grandezza di orizzonti con la quale matura il vostro consiglio”. 
Al centro del suo discorso programmatico, l’identikit del vescovo, partendo dalla consapevolezza che “non esiste un pastore standard per tutte le Chiese” e dall’invito ad “abbandonare il piccolo cabotaggio delle nostre barche per seguire la rotta della grande nave della Chiesa di Dio”. “Le scelte non possono essere dettate dalle nostre pretese, condizionate da eventuali scuderie, consorterie o egemonie”, ha ammonito il Papa, secondo il quale la Chiesa non ha bisogno di vescovi “apologeti delle proprie cause né crociati delle proprie battaglie”, ma di “uomini custodi della dottrina per affascinare il mondo”...

  Il Papa tratteggia l'identikit del vescovo

  il testo integrale del discorso ai membri della Congregazione per i Vescovi

  video


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Intervista al cardinale Walter Kasper «Alla Chiesa serve il genio femminile»



Walter Kasper, 81 anni, già vescovo di Rottenburg-Stuttgart, sua diocesi di origine, fu creato cardinale da Giovanni Paolo II nello stesso Concistoro del 21 febbraio 2001 nel quale ricevette la porpora l’attuale pontefice, ed è stato il cardinale elettore più anziano all’ultimo Conclave. Dal 2010 è presidente emerito del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Papa Francesco il 20 febbraio gli ha affidato la relazione introduttiva al Sinodo straordinario sulla famiglia nel corso del Concistoro, elogiandola poi come esempio di «teologia in ginocchio».

«Il ruolo delle donne nella Chiesa va riconsiderato e integrato nella prospettiva del dinamismo sinodale e della conversione missionaria indicati dal Papa». A partire dalle sue riflessioni sulla famiglia presentate al recente Concistoro, si esprime così il cardinale tedesco Walter Kasper. E accetta di parlare riguardo alla dibattuta questione della presenza femminile negli ambiti decisionali della Chiesa. 

Eminenza, nella sua relazione tenuta al Concistoro lei ha fatto riferimento alla condizione delle donne nel contesto attuale della famiglia. Quali sono i criteri di riferimento quando si considera il ruolo delle donne nella dimensione ecclesiale?
I punti di partenza per considerare il loro ruolo nella prospettiva ecclesiale sono due: la creazione e il battesimo. Dio ha creato l’uomo e la donna a sua immagine, con identica dignità, dunque non può esserci alcuna discriminazione per le donne. Con il battesimo uomo e donna sono cristiani allo stesso titolo. 

Sono in preparazione due Sinodi sulla famiglia. Qual è stato fino a oggi il contributo delle donne nelle assemblee sinodali?
Finora ai Sinodi le donne sono state presenti generalmente in veste di uditrici e in posizione di scarso rilievo. Ci sono sempre due o tre uditrici che intervengono alla fine dei lavori, quando ormai hanno parlato tutti. Mi domando: come si possono preparare due Sinodi sulla famiglia senza coinvolgere in primis anche le donne? Senza le donne la famiglia semplicemente non esiste. È insensato parlare della famiglia senza ascoltarle. Credo che debbano essere chiamate e ascoltate fin da ora, nella fase della preparazione.

Ma il Sinodo che ora si è avviato è un Sinodo straordinario al quale partecipano solamente i presidenti delle conferenze episcopali, i capi dicastero romani, i patriarchi e i rappresentanti di soli tre istituti religiosi maschili...
Questo è un limite. Ma si può sempre disporre diversamente, il Papa può farlo per una consultazione e una elaborazione che sia realmente effettiva. 

Il dinamismo sinodale può aprire nuove strade per la valorizzazione del contributo femminile?
Il Papa considera la dimensione sinodale di primaria importanza per il cammino della Chiesa. Per ora i Sinodi hanno solamente potere consultivo, ma questa consultazione è il fondamento per le decisioni finali del Papa. Su questa scia sinodale la Chiesa può ascoltare e integrare le donne non in modo simbolico. Il loro ruolo va riconsiderato in questa prospettiva. E, a mio avviso, è una questione da non posticipare rispetto ad altre. 

Il tema dei ruoli della donna nella Chiesa è sempre molto dibattuto. La sua opinione a riguardo qual è? 
Penso che le donne debbano essere presenti a ogni livello, anche in posizioni di piena responsabilità. È indispensabile l’apporto della ricchezza e delle capacità intuitive insite nel genio femminile. La Chiesa senza le donne è un corpo mutilato.Tante sono oggi impiegate attivamente negli organismi ecclesiali. Possiamo immaginare oggi strutture comunitarie, caritative, culturali senza la presenza delle donne? Senza di loro le parrocchie chiuderebbero domani stesso. Nella realtà e nella Chiesa "in uscita" prefigurata dal Papa le donne sono già avanti, sono alle frontiere. 

Però nei processi decisionali della Chiesa le donne continuano a essere quasi assenti. Per quali motivi?
Il passaggio decisivo prospettato dal Papa è che nella Chiesa l’autorità dei ministri consacrati e dei vescovi non è dominio ma è sempre servizio al popolo di Dio, e deriva dalla potestà di amministrare il sacramento dell’Eucaristia. Intendere quindi l’esercizio dell’autorità legata al ministero ordinato in termini di potere è clericalismo. Questo si vede anche nella scarsa disponibilità di tanti presbiteri – sacerdoti e vescovi – a lasciare ai laici il controllo di ruoli di responsabilità che non richiedono il ministero ordinato. Nella Evangelii gaudium il Papa si chiede se è proprio necessario che il prete stia in cima a tutto. Ciò infatti dà luogo a un immobilismo clericale che a volte sembra aver paura di lasciar spazio alle donne, quindi anche di riconoscere lo spazio a esse dovuto là dove si prendono decisioni importanti. Il nodo importante della questione di una loro presenza più incisiva negli ambiti decisionali è legato al fatto che alcuni ruoli nella Chiesa prevedono l’esercizio della potestà di giurisdizione, che è connessa con il ministero ordinato. Ma non tutti i ruoli di governo o di amministrazione presenti nella Chiesa implicano la potestà di giurisdizione. Questi dunque possono essere affidati a laici, e quindi anche alle donne. Se ciò non avviene, non si può in nessun modo giustificare questa esclusione delle donne dai processi decisionali nella Chiesa.

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  Kasper: «Alla Chiesa serve il genio femminile»


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SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"


 
Il card. Abril y Castelló nuovo presidente della Commissione cardinalizia dello Ior



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... Ed è paradossale che proprio mentre si cerca di cogliere il buono di una novità, ad incarnare il vecchio e il negativo ci sia l'ebraismo, che invece dovrebbe essere, per la ricchezza della sua tradizione, un compagno ideale dei nuovi percorsi.

  Riccardo Di Segni: Caro Scalfari, anche quello degli ebrei è un Dio di misericordia

... Da non credente tutto ciò non mi riguarda, ma mi riguardano invece i valori che le religioni contengono, mi riguarda la funzione sociale delle religioni, la loro influenza sui comportamenti e sui sentimenti delle persone. Perciò vedo in modo molto positivo l'azione innovatrice di papa Francesco e il riavvicinamento tra le religioni quando rinunciano all'immagine di un Dio che sia bandiera di superiorità, di fondamentalismo e perfino di guerra come in passato è spesso avvenuto e come tuttora avviene nei fanatici che praticano il terrorismo in nome di un Dio crudele. I terroristi lo hanno trasformato in un demonio che porta stragi e rovine.

  Eugenio Scalfari: Ma per laici e atei il problema resta: chi ha creato il male?


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 FRANCESCO
 



     Angelus/Regina Cæli - Angelus, 2 marzo 2014

    Udienza - 5 marzo 2014 mercoledì delle Ceneri

    Omelia - 5 marzo 2014: Santa Messa, benedizione e imposizione delle Ceneri 

    Discorso - Ai Presuli della Conferenza Episcopale di Spagna, in Visita "ad limina Apostolorum" (3 marzo 2014)

    Discorso - Ai partecipanti all'Assemblea della Federazione Italiana Esercizi Spirituali (FIES) (3 marzo 2014)

    Discorso - Ai Parroci di Roma (6 marzo 2014)

    Discorso - Alla Delegazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese (7 marzo 2014)



    MESSAGGIO PER LA QUARESIMA 2014



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SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"

L’account Twitter di Papa Francesco @Pontifex ha superato i 12 milioni di follower. L’account, voluto da Benedetto XVI, era stato inaugurato il 12 dicembre 2012 in otto lingue. Il 17 gennaio 2013 era stato aggiunto il latino. La lingua più seguita è lo spagnolo con più di 4 milioni 897mila follower, seguita dall’inglese (quasi 3.699.000), l’italiano (oltre 1.527.000), il portoghese (958.800), il francese (243.600), il latino (218.200), il polacco (188.200), il tedesco (174.400) e l’arabo (113.100). Mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, ha sottolineato più volte l’nteressante fenomeno del re-tweetting: i tweet del Papa vengono "re-tweettati", cioè rilanciati dai suoi "amici" e in questo modo, secondo un calcolo per difetto, più di 60 milioni di persone ricevono il tweet di Papa Francesco. (fonte: Radio Vaticana)


Tweet

01/03/2014:

  Ringraziamo tutti quelli che...


03/03/2014:

  Come vivere bene il matrimonio?...


04/03/2014:

  Nella vita tutti facciamo...


05/03/2014:

  La Quaresima è un tempo...


06/03/2014:

  Preghiamo per i cristiani...



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07/03/2014:

  La nostra gioia più profonda...



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Angelus del 2 marzo 2014 (testo e video)



Piazza San Pietro
02/03/2014

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Al centro della Liturgia di questa domenica troviamo una delle verità più confortanti: la divina Provvidenza. Il profeta Isaia la presenta con l’immagine dell’amore materno pieno di tenerezza, e dice così: «Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai» (49,15). Che bello è questo! Dio non si dimentica di noi, di ognuno di noi! Di ognuno di noi con nome e cognome. Ci ama e non si dimentica. Che bel pensiero… Questo invito alla fiducia in Dio trova un parallelo nella pagina del Vangelo di Matteo: «Guardate gli uccelli del cielo – dice Gesù –: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. … Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro» (Mt 6,26.28-29).
Ma pensando a tante persone che vivono in condizioni precarie, o addirittura nella miseria che offende la loro dignità, queste parole di Gesù potrebbero sembrare astratte, se non illusorie. Ma in realtà sono più che mai attuali! Ci ricordano che non si può servire a due padroni: Dio e la ricchezza.
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Dopo l'Angelus:
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A tutti auguro una buona domenica e buon pranzo! Arrivederci!

  testo integrale dell'Angelus

  video


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Mercoledì, 5 marzo 2014

UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro

Anche questa settimana il Santo Padre prima di cominciare l'udienza fa un lungo giro nella piazza come sempre gremita di fedeli a cui non fa mancare sorrisi, gesti di saluto, carezze e baci ai tanti piccoli che  gli vengono presentati; durante il percorso indossa anche un cappello di alpino e scende e si sofferma con una scolaresca ...

  video

Cari fratelli e sorelle, buongiorno

inizia oggi, Mercoledì delle Ceneri, l’itinerario quaresimale di quaranta giorni che ci condurrà al Triduo pasquale, memoria della passione, morte e risurrezione del Signore, cuore del mistero della nostra salvezza. La Quaresima ci prepara a questo momento tanto importante, per questo è un tempo “forte”, un punto di svolta che può favorire in ciascuno di noi il cambiamento, la conversione. Tutti noi abbiamo bisogno di migliorare, di cambiare in meglio. La Quaresima ci aiuta e così usciamo dalle abitudini stanche e dalla pigra assuefazione al male che ci insidia. Nel tempo quaresimale la Chiesa ci rivolge due importanti inviti: prendere più viva consapevolezza dell’opera redentrice di Cristo; vivere con più impegno il proprio Battesimo.
La consapevolezza delle meraviglie che il Signore ha operato per la nostra salvezza dispone la nostra mente e il nostro cuore ad un atteggiamento di gratitudine verso Dio, per quanto Egli ci ha donato, per tutto ciò che compie in favore del suo Popolo e dell’intera umanità. Da qui parte la nostra conversione: essa è la risposta riconoscente al mistero stupendo dell’amore di Dio. Quando noi vediamo questo amore che Dio ha per noi, sentiamo la voglia di avvicinarci a Lui: questa è la conversione...

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video della catechesi

Saluti
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Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi, Mercoledì delle Ceneri, inizia l’itinerario quaresimale. Cari giovani, vi auguro di vivere questo tempo di grazia con un autentico spirito penitenziale, come un ritorno al Padre, che tutti attende a braccia aperte. Cari malati, vi incoraggio ad offrire le vostre sofferenze per la conversione di quanti vivono lontani da Dio; ed auguro a voi, cari sposi novelli, di costruire con coraggio e generosità la vostra famiglia sulla salda roccia dell'amore divino.

  il testo integrale dell'udienza

PROCESSIONE E MESSA
dalla chiesa di Sant'Anselmo alla basilica di Santa Sabina

Flash, preghiere e riti sacri. Folla di fedeli e residenti, all'Aventino, ha atteso nel pomeriggio l'arrivo di Papa Francesco alla chiesa di Sant'Anselmo per la processione penitenziale verso la basilica di Santa Sabina, in occasione del Mercoledì delle Ceneri, inizio della Quaresima.
È arrivato puntuale, anzi con qualche minuto di anticipo rispetto all‘orario previsto, le 16.30, il Papa all’Aventino. A bordo della Focus blu, che di solito usa per spostarsi tra le strade della capitale, ha raggiunto - salutato dall'applauso della folla - la basilica di Sant’Alessio, il Pontefice è stato accolto all'arrivo dal cardinale Agostino Vallini, suo vicario per la diocesi di Roma. 
Nella chiesa gli altri cardinali e i vescovi presenti hanno partecipato al momento di preghiera presieduto da Bergoglio, pochi minuti dopo è partita la tradizionale processione penitenziale con cui, il Mercoledì delle Ceneri, comincia la Quaresima. La “statio” si è snodata lungo il tratto che da Sant’Anselmo, passando per la basilica di Sant’Alessio, conduce alla basilica di Santa Sabina.
Dopo la processione, nella basilica di Santa Sabina Papa Francesco ha celebrato la messa con il rito di benedizione e imposizione delle ceneri. 
*****

«Laceratevi il cuore e non le vesti» (Gl 2,13).
Con queste penetranti parole del profeta Gioele, la liturgia ci introduce oggi nella Quaresima, indicando nella conversione del cuore la caratteristica di questo tempo di grazia. L’appello profetico costituisce una sfida per tutti noi, nessuno escluso, e ci ricorda che la conversione non si riduce a forme esteriori o a vaghi propositi, ma coinvolge e trasforma l’intera esistenza a partire dal centro della persona, dalla coscienza. Siamo invitati ad intraprendere un cammino nel quale, sfidando la routine, ci sforziamo di aprire gli occhi e le orecchie, ma soprattutto aprire il cuore, per andare oltre il nostro “orticello”.
Aprirsi a Dio e ai fratelli. Sappiamo che questo mondo sempre più artificiale ci fa vivere in una cultura del “fare”, dell’“utile”, dove senza accorgercene escludiamo Dio dal nostro orizzonte. Ma anche escludiamo l’orizzonte stesso! La Quaresima ci chiama a “riscuoterci”...

  il testo integrale dell'omelia

  video

Al termine della celebrazione eucaristica, nella attigua Curia Generalizia, il Papa incontra brevemente la comunità religiosa dei Domenicani. 

    il video integrale


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Un cuore pieno di soldi non ha la libertà di scegliere - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
3 marzo 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco:
preghiamo perchè suore e preti siano liberi dall'idolatria”

Chiedere al Signore di mandare alla sua Chiesa suore e preti liberi «dall’idolatria della vanità, dall’idolatria della superbia, dall’idolatria del potere, dall’idolatria del denaro». Pregare con la consapevolezza che le vocazioni ci sono, ma che occorrono giovani coraggiosi, capaci di rispondere alla chiamata seguendo Gesù «da vicino» e avendo il cuore solo per lui. E' questa la «preghiera per le vocazioni» che Papa Francesco ha indicato durante la messa celebrata lunedì mattina, 3 marzo, a Santa Marta.

A dare spunto alla meditazione del Pontefice su questo tema è stato il passo evangelico che racconta l’incontro di Gesù con il giovane ricco (Marco 10,17-27). È «una storia», ha detto, che «abbiamo sentito tante volte»: un uomo «cerca Gesù e si getta in ginocchio davanti a lui». E lo fa «davanti a tutta la folla» perché «aveva tanta voglia di sentire le parole di Gesù» e «nel suo cuore qualcosa lo spingeva». Così, «in ginocchio davanti a lui» gli chiede cosa debba fare per avere in eredità la vita eterna. A muovere il cuore di quest’uomo, ha notato il Papa, «era lo Spirito Santo». Era infatti «un uomo buono — ha spiegato tracciandone il profilo — perché fin dalla sua giovinezza aveva osservato i comandamenti». Essere «buono» però «non era sufficiente per lui: voleva di più! Lo Spirito Santo lo spingeva!».
Infatti, ha proseguito il Pontefice, «Gesù fissò lo sguardo su di lui, contento di sentire queste cose». Tanto che «il Vangelo dice che lo amò». Dunque «anche Gesù sentiva questo entusiasmo. E gli dà la proposta: vendi tutto e vieni con me a predicare il Vangelo!». Ma, si legge nel racconto dell'evangelista, «l’uomo, sentendo queste parole, si fece scuro in volto e se ne andò rattristato».
Quell’uomo buono «era venuto con speranza, con gioia, a trovare Gesù. Ha fatto la sua domanda. Ha sentito le parole di Gesù. E prende una decisione: andarsene». Così «quella gioia che lo spingeva, la gioia dello Spirito Santo, diviene tristezza». Marco racconta infatti che «se ne andò rattristato perché possedeva tanti beni».
Il problema, ha commentato il Papa, era che il «suo cuore inquieto» per via dello «Spirito Santo, che lo spingeva ad avvicinarsi a Gesù e a seguirlo, era un cuore pieno». Ma «lui non ha avuto il coraggio di svuotarlo. E ha fatto la scelta: i soldi!». Aveva «un cuore pieno di soldi». Eppure non «era un ladro, un reo. Era un uomo buono: mai aveva rubato, mai truffato». I suoi «erano soldi onesti». Ma «il suo cuore era imprigionato lì, era legato ai soldi e non aveva la libertà di scegliere». Così, alla fine, «i soldi hanno scelto per lui».
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   Suore e preti liberi dall’idolatria

  video


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La Croce è sempre nella strada cristiana! - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)



S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
4 marzo 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco:
"Il mondo non tollera l'annuncio del Vangelo"

“La Croce è sempre nella strada cristiana”. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa di stamani a Casa Santa Marta. Il Papa ha incentrato la sua omelia sulle persecuzioni dei cristiani e ha avvertito che oggi ci sono più martiri che nei primi tempi della Chiesa. Quindi, ha affermato che la vita cristiana non è “un vantaggio commerciale”, ma “è semplicemente seguire Gesù”.

Gesù aveva appena finito di parlare sul pericolo delle ricchezze e Pietro gli domanda cosa riceveranno i discepoli che hanno lasciato tutto per seguirlo. Papa Francesco ha svolto la sua omelia muovendo da questo confronto, narrato dal Vangelo odierno, e subito ha sottolineato che Gesù “è generoso”. In verità, risponde il Signore, “non c’è nessuno che abbia lasciato” la famiglia, la casa, i campi che “non riceva già ora in questo tempo, cento volte tanto”. Forse, ha commentato il Papa, Pietro pensa che “andare dietro Gesù” sia una “bella attività commerciale”, perché ci fa guadagnare cento volte tanto. Ma Gesù aggiunge che accanto a questo guadagno ci saranno persecuzioni:
“Come se dicesse: ‘Sì, voi avete lasciato tutto e riceverete qui, in terra, tante cose: ma con la persecuzione!’. Come un’insalata con l’olio della persecuzione: sempre! Questo è il guadagno del cristiano e questa è la strada di quello che vuole andare dietro a Gesù, perché è la strada che ha fatto Lui: Lui è stato perseguitato! E’ la strada dell’abbassamento. Quello che Paolo dice ai Filippesi: ‘Si abbassò. Si è fatto uomo e si abbassò fino alla morte, morte di croce’. Questo è propria la tonalità della vita cristiana”.
Così anche nelle Beatitudini, ha proseguito il Papa, quando Gesù dice: “Beati voi quando vi insulteranno, quando sarete perseguitati a causa del mio nome”, “è una delle Beatitudini la persecuzione”. I discepoli, ha rammentato, “subito dopo la venuta dello Spirito Santo, hanno cominciato a predicare e sono cominciate le persecuzioni: Pietro è andato in carcere”, Stefano è stato ucciso e poi “tanti discepoli fino al giorno d’oggi”. “La Croce – ha ammonito – è sempre nella strada cristiana!” “Noi – ha ribadito – avremo tanti fratelli, tante sorelle, tante madri, tanti padri nella Chiesa, nella comunità cristiana”, ma “anche avremo la persecuzione”:
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La vita cristiana non è un vantaggio commerciale, non è un fare carriera: è semplicemente seguire Gesù! Ma quando seguiamo Gesù succede questo. Pensiamo se noi abbiamo dentro di noi la voglia di essere coraggiosi nella testimonianza di Gesù. Anche pensiamo - ci farà bene - ai tanti fratelli e sorelle che oggi - oggi! - non possono pregare insieme, perché sono perseguitati; non possono avere il libro del Vangelo o una Bibbia, perché sono perseguitati”.
Pensiamo, ha detto ancora, a quei fratelli che “non possono andare a Messa, perché è vietato”. Quante volte, ha affermato, “viene un prete di nascosto, fra di loro, fanno finta di essere a tavola, a prendere un tè e lì celebrano la Messa”, “perché non li vedano”. “Questo – ha avvertito il Papa - succede oggi”. Pensiamo, ha concluso, se siamo disposti “a portare la Croce come Gesù? A portare persecuzioni per dare testimonianza di Gesù”, come “fanno questi fratelli e sorelle che oggi sono umiliati e perseguitati”; “questo pensiero ci farà bene a tutti”.

Leggi tutto: 

  Il Papa: oggi ci sono cristiani condannati perché hanno una Bibbia

  video


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Lo stile cristiano - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
6 marzo 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco:
“Lo stile cristiano è umiltà, mitezza e mansuetudine”

Umiltà, mitezza, generosità: questo è lo stile cristiano, una via che passa per la croce, come ha fatto Gesù, ed è una via che porta alla gioia. E' quanto, in sintesi, ha detto Papa Francesco nell'omelia pronunciata stamani durante la Messa a Santa Marta.

Nel Vangelo proposto dalla liturgia del giovedì dopo le Ceneri, Gesù dice ai discepoli: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”. Questo – sottolinea Papa Francesco - è “lo stile cristiano” perché Gesù per primo ha percorso “questo cammino”:
“Noi non possiamo pensare la vita cristiana fuori da questa strada. Sempre c’è questo cammino che Lui ha fatto per primo: il cammino dell’umiltà, il cammino anche dell’umiliazione, di annientare se stesso, e poi risorgere. Ma, questa è la strada. Lo stile cristiano, senza croce non è cristiano, e se la croce è una croce senza Gesù, non è cristiana. Lo stile cristiano prende la croce con Gesù e va avanti. Non senza croce, non senza Gesù”. 
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“E questa è la nostra gioia, e questa è la nostra fecondità: andare con Gesù. Altre gioie non sono feconde; soltanto pensano – come dice il Signore – a guadagnare il mondo intero, ma alla fine perdere e rovinare la vita. All’inizio della Quaresima chiediamo al Signore che ci insegni un po’ questo stile cristiano di servizio, di gioia, di annientamento di noi stessi e di fecondità con Lui, come Lui la vuole”.

Leggi tutto: 

  Papa Francesco: non c'è stile cristiano senza croce e senza Gesù

 
video


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Il digiuno è anche una carezza - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)



S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
7 marzo 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m

Papa Francesco:
il digiuno più difficile è chinarsi sull'uomo ferito

Il Papa a Santa Marta: «È anche una carezza, dividere il pane con l’affamato, curare gli ammalati, gli anziani». Altrimenti è «ipocrita»

Il digiuno è anche una carezza, e il più difficile è chinarsi sull’uomo ferito. Lo ha detto papa Francesco durante la Messa di questa mattina a Casa Santa Marta. Il Pontefice - come riferisce Radio Vaticana - ha messo in evidenza che la vita di fede è strettamente legata alla carità verso i bisognosi, senza la quale ciò che si predica è solo ipocrisia.
Il cristianesimo è la «carne» del Figlio di Dio che si china senza vergognarsi su chi soffre. Per spiegare questo concetto Bergoglio ha ripreso il dialogo del Vangelo odierno tra Gesù e i dottori della legge, i quali criticano i discepoli perché non rispettano il digiuno, a differenza loro e dei farisei. Il problema, ha commentato Francesco, è che i dottori della legge hanno trasformato l’osservanza dei Comandamenti in una «formalità», rendendo così la «vita religiosa» «un’etica» e dimenticando che è «una storia di salvezza, di elezione, di alleanza».
...
Il Papa ha messo in risalto: «Quello è il digiuno che vuole il Signore! Digiuno che si preoccupa della vita del fratello, che non si vergogna - lo dice Isaia stesso - della carne del fratello. La nostra perfezione, la nostra santità va avanti con il nostro popolo, nel quale noi siamo eletti e inseriti. Il nostro atto di santità più grande è proprio nella carne del fratello e nella carne di Gesù Cristo. L’atto di santità di oggi, nostro, qui, nell’altare, non è un digiuno ipocrita: è non vergognarci della carne di Cristo che viene oggi qui! È il mistero del Corpo e del Sangue di Cristo. È andare a dividere il pane con l’affamato, a curare gli ammalati, gli anziani, quelli che non possono darci niente in contraccambio: quello è non vergognarsi della carne!».
E questo è il «digiuno più difficile», ha ammesso Francesco, è «il digiuno della bontà». «Questa è la proposta della Chiesa oggi - ha detto, e poi ha chiesto - io mi vergogno della carne di mio fratello, di mia sorella?».
E ha aggiunto: «Quando io do l’elemosina, lascio cadere la moneta senza toccare la mano? E se per caso la tocco, faccio così, subito? Quando io do un’elemosina, guardo negli occhi di mio fratello, di mia sorella? Quando io so che una persona è ammalata, vado a trovarla? La saluto con tenerezza? C’è un segno che forse ci aiuterà, è una domanda: so carezzare gli ammalati, gli anziani, i bambini o ho perso il senso della carezza? 
Questi ipocriti non sapevano carezzare! Se ne erano dimenticati… Non vergognarsi della carne di nostro fratello - ha concluso - è la nostra carne! Come noi facciamo con questo fratello, con questa sorella, saremo giudicati».

  Papa Francesco: «Il digiuno è chinarsi senza vergogna su chi soffre»

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La profezia di Francesco e la sfida per la trasformazione della Curia


La profezia di Francesco

Una vena profetica scorre in tutti i pontificati dell’età contemporanea, ma nell’attuale è molto più evidente che in altri. 
Eppure Bergoglio non si sottrae anche all’altro grande compito che spetta ad ogni pontefice: il governo

«Il Cardinale entra nella Chiesa di Roma, non entra in una corte. Evitiamo abitudini e comportamenti di corte: intrighi, chiacchiere, cordate, favoritismi, preferenze». Sono parole che hanno suscitato sorpresa ed emozione. Che per Francesco la Curia romana non debba essere una corte suona al tempo stesso come inattesa conferma – che la Curia sembri a volte una corte lo pensano in molti, ma evidentemente è tutt’altra cosa se è il papa a usare questo termine – e come una profonda novità – pochi ritengono possibile cambiarla radicalmente –.
Sia nella lettura dell’esistente sia nella proposta da realizzare si avverte il sapore dell’utopia, che lacera il velo della rassegnazione. Qualunque cosa dica, Francesco trasmette in modo credibile il messaggio che tutto può cambiare immediatamente. Non è la comunicazione di un illusionista ma il linguaggio della fede.
Anche se sono le parole sulla corte a fare effetto, il cuore del suo discorso è nell’antitesi tra la giustizia imperfetta degli scribi e dei farisei e la superiore giustizia del Regno di Dio, tra l’“occhio per occhio e dente per dente” e il “porgere l’altra guancia”, tra l’”avete inteso che fu detto: amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico” e il “ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano”. Sono le parole antiche del Vangelo, ma Francesco ha la forza di renderle attuali.
È ciò che nella Chiesa si chiama profezia: non l’anticipazione del futuro, ma la capacità di portare nel presente, con autorità, un messaggio eterno e atemporale. Non è una novità assoluta, una vena profetica scorre in tutti i pontificati dell’età contemporanea, ma nell’attuale è molto più evidente che in altri. Eppure Jorge Bergoglio non si sottrae anche all’altro grande compito che spetta ad ogni papa: il governo.
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  La profezia di Francesco


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A un anno dalla sua elezione Papa Francesco nell'intervista del Corriere della Sera risponde con la solita sincerità e schiettezza


É la prima vera intervista a Papa Francesco. Quello di Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera, è davvero un colloquio tra un giornalista e un personaggio che da un anno riempie le pagine dei giornali, con domande scomode cui il Papa in qualche caso, elegantemente, non risponde.
Con La Civiltà Cattolica il Papa discuteva come tra confratelli, con Scalfari fu più una chiacchiera per il thè, del cui testo non siamo certi, e con la Stampa gli auguri di Natale. Ma stavolta il dialogo è serrato e le risposte “scoprono” anche aspetti che sembravano celati. Come la grande ortodossia dottrinale di Papa Francesco e il fatto che non ami affatto essere considerato una star. Alcuni passaggi sono particolarmente interessanti per capire come lavora e come vede il futuro il Papa.
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  Papa Francesco: vi racconto come faccio il Papa

Un anno è trascorso da quel semplice «buonasera» che commosse il mondo. L’arco di dodici mesi così intensi — non solo per la vita della Chiesa — fatica a contenere la grande messe di novità e i tanti segni profondi dell’innovazione pastorale di Francesco. Siamo in una saletta di Santa Marta. Una sola finestra dà su un piccolo cortile interno che schiude un minuscolo angolo di cielo azzurro. La giornata è bellissima, primaverile, tiepida. Il Papa sbuca all’improvviso, quasi di scatto, da una porta e ha un viso disteso, sorridente. Guarda divertito i troppi registratori che l’ansia senile di un giornalista ha posto su un tavolino. «Funzionano? Sì? Bene». Il bilancio di un anno? No, i bilanci non gli piacciono. «Li faccio solo ogni quindici giorni, con il mio confessore».
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  il testo integrale dell'intervista di Papa Francesco a De Bortoli per il Corriere della Sera: «Benedetto XVI non è una statua Partecipa alla vita della Chiesa»


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Papa Francesco al clero romano: "Il prete è uomo di misericordia e di compassione, vicino alla sua gente e servitore di tutti... Quanto bene fa l’esempio di un prete misericordioso"



Una lunga meditazione sulla misericordia, costellata di aneddoti personali dell’epoca di Buenos Aires, domande dirette (“La sera, come concludi la tua giornata? Con il Signore o con la televisione?”), battute (“Dicono che io bastono i preti!”), espressioni immaginifiche (Mosè “aveva i pantaloni” quando difendeva il suo popolo dinanzi a Dio). Così Papa Francesco si è rivolto ai parroci romani ricevuti in Vaticano per la tradizionale udienza di avvio di Quaresima. L’occasione, per Jorge Mario Bergoglio, per raccomandare – sulla scia dell’insegnamento di Giovanni Paolo II – di non dimenticare “il magistero della Chiesa” per quanto riguarda la misericordia. 
(fonte: VATICAN INSIDER)

Il Papa ha iniziato con una preghiera per don Luigi Retrosi, parroco di Sant’Ambrogio all’Aurelio, spentosi ieri all’età di 74 anni. Poi ha detto di essere stato molto colpito e di aver condiviso il dolore di alcuni sacerdoti per le accuse ingiuste ricevute. “Voglio dire pubblicamente – ha detto – che io sono vicino al presbiterio, perché qui gli accusati non sono 7-8-15… E’ tutto il presbiterio, nella persona di questi 7-8-15… (applausi). Anche voglio chiedere scusa a voi non tanto come vescovo vostro, ma come incaricato del servizio diplomatico, come Papa, perché uno degli accusatori è del servizio diplomatico. Ma questo non è stato dimenticato: si studia il problema, perché questa persona sia allontanata … Si sta cercando la via… E’ un atto grave, di ingiustizia! Vi chiedo scusa per questo”. (applauso) (fonte: Cerco il Tuo volto)

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Quando insieme al Cardinale Vicario abbiamo pensato a questo incontro, gli ho detto che avrei potuto fare per voi una meditazione sul tema della misericordia. All’inizio della Quaresima riflettere insieme, come preti, sulla misericordia ci fa bene. Tutti noi ne abbiamo bisogno. E anche i fedeli, perché come pastori dobbiamo dare tanta misericordia, tanta!
Il brano del Vangelo di Matteo che abbiamo ascoltato ci fa rivolgere lo sguardo a Gesù che cammina per le città e i villaggi. E questo è curioso. Qual è il posto dove Gesù era più spesso, dove lo si poteva trovare con più facilità? Sulle strade. Poteva sembrare che fosse un senzatetto, perché era sempre sulla strada. La vita di Gesù era nella strada. Soprattutto ci invita a cogliere la profondità del suo cuore, ciò che Lui prova per le folle, per la gente che incontra: quell’atteggiamento interiore di “compassione”, vedendo le folle, ne sentì compassione. Perché vede le persone “stanche e sfinite, come pecore senza pastore”. Abbiamo sentito tante volte queste parole che forse non entrano con forza. Ma sono forti! Un po’ come tante persone che voi incontrate oggi per le strade dei vostri quartieri… Poi l’orizzonte si allarga, e vediamo che queste città e questi villaggi sono non solo Roma e l’Italia, ma sono il mondo… e quelle folle sfinite sono popolazioni di tanti Paesi che stanno soffrendo situazioni ancora più difficili…
Allora comprendiamo che noi non siamo qui per fare un bell’esercizio spirituale all’inizio della Quaresima, ma per ascoltare la voce dello Spirito che parla a tutta la Chiesa in questo nostro tempo, che è proprio il tempo della misericordia. Di questo sono sicuro. Non è solo la Quaresima; noi stiamo vivendo in tempo di misericordia, da trent’anni o più, fino adesso.
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  il testo integrale del DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARROCI DI ROMA

  video


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«Papa Francesco sa parlare alla Chiesa e alle persone del nostro tempo. E anche come uomo di governo è molto deciso. È determinato nel fare in modo che gli errori del passato, non solo non si ripetano durante il suo pontificato, ma possibilmente nemmeno in futuro». Lo dice monsignor Alfred Xuereb, segretario del Pontefice e, ieri, nominato segretario generale della Segreteria per l'Economia, in un'intervista al settimanale Oggi, da domani in edicola.
«È stato un anno straordinario. Se dovessi dare una definizione dell'operato del Papa, come pastore universale della Chiesa e come vescovo di Roma, mi viene in mente la figura del missionario. Papa Francesco, proprio come un missionario, va incontro alle persone e le chiama a sé per riportarle al cuore del Vangelo», ha aggiunto.

  VATICAN INSIDER:  Xuereb: Francesco è un missionario e deciso nel governo

Al clero di Roma, Francesco ha presentato due figure di preti di Buenos Aires come esempi di confessori campioni nell’esercizio della Misericordia. Il primo è vivente: «un grande sacerdote di Buenos Aires che ha meno anni di me ne avrà 72, oggi la maggioranza dei preti della diocesi va da lui a confessarsi», lo ha descritto prima di raccontare un episodio specifico. «Una volta – ha detto il Papa – questo sacerdote venne da me e mi disse: ‘padre ho un po’ di scrupolo, perdono troppo’. Ma subito aggiunse: ‘quando sento che è forte questo scrupolo vado davanti al tabernacolo e dico a Gesù: mi hai dato tu il cattivo esempio’». «Se uno vive questo può anche donarlo agli altri», ha commentato Bergoglio che all’altro prete ha confidato di aver rubato dalla bara la croce del rosario che aveva nelle mani.

  GIORNALETTISMO:  Papa Francesco ha rubato la croce dalla bara di un prete


Intervista all'arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle, uno dei tre presidenti del Sinodo sulla Famiglia, che traccia un bilancio del primo anno di pontificato di Francesco, il quale, afferma, "fa cose antichissime come toccare i malati e baciare i bambini", parla dell'evangelizzazione in Asia e sui divorziati risposati dice: "La situazione è complessa, occorre discutere con attenzione"

  Antonio Sanfrancesco:  CARD. TAGLE: «IL PAPA NON RIVOLUZIONA MA TORNA ALL'ANTICO»



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SPECIALE di TEMPO PERSO:
Benedetto XVI
  rinuncia al ministero
di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro







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