"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
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NEWSLETTER n°10 del 2014
Aggiornamento della settimana -
dall'1 al 7 marzo 2014 -
Prossima NEWSLETTER prevista per il 14 marzo 2014 |
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N. B. La Lectio è temporaneamente sospesa
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Proviamo
a immaginare di sentire i nostri figli piangere per la fame mentre noi
non abbiamo nulla per nutrirli. È una situazione disperata in cui si
trovano ogni giorno centinaia di milioni di famiglie. Proviamo a far
girare, nel tempo che ci separa dall’Expo milanese del 2015, questa
efficace immagine usata dal Cardinale Rodriguez Maradiaga, presidente
della Caritas internationalis, per lanciare la campagna globale della
Chiesa cattolica sul diritto al cibo.
Il
titolo è «Una sola famiglia umana, cibo per tutti» e vuole
sensibilizzare le coscienze su due obiettivi di grande politica:
dimezzare la fame entro il 2025 e far approvare in ciascuno Stato
partecipante all’Esposizione universale di Milano una legge che
assicuri ai cittadini l’accesso al cibo. L’associazionismo cattolico
italiano, significativamente unito nel lanciare la campagna nazionale,
ha voluto aggiungere allo slogan la frase «è compito nostro»...
Dimezzare la fame è compito nostro Presentata
oggi (28/02/2014) "Una sola famiglia umana", la campagna di
sensibilizzazione elaborata da organismi, associazioni e movimenti
cattolici italiani per rispondere unitariamente all’appello del Papa "a
dare voce a tutte le persone che soffrono silenziosamente la fame". Gli
interventi di don Soddu (Caritas), don Sciortino (Famiglia Cristiana),
Cattai (Focsiv) e Salvarani (Cem-Mondialità)
Per battere la fame un "ruggito" che scuota il mondo “Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito nostro” è il titolo della campagna nazionale di
sensibilizzazione e formazione elaborata dagli organismi, dalle
associazioni e dai movimenti cattolici italiani per rispondere
unitariamente all’appello del Papa «a dare voce a tutte le persone che
soffrono silenziosamente la fame, affinché questa voce diventi un
ruggito in grado di scuotere il mondo». Un appello che Papa Francesco
aveva lanciato in un videomessaggio lo scorso 10 dicembre per l'avvio
della campagna internazionale sul diritto al cibo promossa da Caritas Internationalis...
Diritto al cibo, al via la campagna italiana Guarda anche il nostro precedente post:
Videomessaggio del Santo Padre Francesco per la “Campagna contro la fame nel mondo” lanciata dalla Caritas Internationalis -------------------------------------------- Mario Lodi, c’è speranza se questo accade...
di Renato Sacco
Mario
Lodi, un maestro di speranza. Ha sempre lavorato in piccoli paesi, in
ambienti rurali. Amico di don Milani e della scuola di Barbiana. È
morto il 2 marzo a 92 anni.
Se
ne va un uomo appassionato, che comunicava voglia di vita, di
cambiamento e ‘rivoluzione’ vera, nella scuola e nella vita. Leggere
Mario Lodi è come guardare il mondo con gli occhi di un bambino,
sognare e volere un mondo più bello, più umano. Queste sue parole,
riportate qui di seguito, sono molto attuali ancora oggi. Con i venti
di guerra che soffiano in Europa, Ucraina, Crimea, Russia, Nato, ecc...
Ma anche per tutte le altre guerre più o meno dimenticate.
Chissà perché testi
come questi non vengono letti né citati dai Generali, dai
presidenti, dai Capi di Stato, dai Ministri della guerra, e
neanche dai commentatori televisivi, opinionisti ed esperti. La
risposta sembra di sentirla: "sono cose per bambini, noi parliamo di
cose serie, da grandi!" e invece se lo facessero ci sarebbe una
speranza per la pace. Chissà… C’è speranza se questo accade al
Vho (Piadena, Cr), scriveva il maestro Mario Lodi.
...
-------------------------------------------- A 92 anni si è spento uno dei
grandi innovatori di metodi scolastici. Nei suoi libri ha sempre
parlato solo di quel che faceva con i suoi alunni. Costretto, rivelava
le sue fonti: Piaget, Freinet, Vygotskij, Ciari, Rodari. Ma la sua vera
ispirazione era la Costituzione
Tullio De Mauro: Addio al maestro che giocava Succede spesso, agli scrittori, di venire associati a un titolo in
particolare, pur avendone firmati parecchi. Lo stesso è accaduto anche a Mario Lodi, che nella mente di tutti è, per prima cosa,Cipì. E oggi, che Mario Lodi non c'è più, ci piace ricordarlo proprio con quel libro.
Un piccolo romanzo di formazione, adatto a lettori tra i sei e i cento anni, esattamente come un classico. La storia di quel passerotto curioso e intraprendente, con tanta voglia di scoprire il mondo, rappresenta la sua filosofia dell'educazione. Infatti la fiaba, pubblicata per la prima volta nel 1977, narra delle vicende dei bambini della scuola di Vho di Piadena, in cui insegnava Mario Lodi. Che ha avuto la grandezza di trasformare la contemporaneità in una fiaba classica. Cinque motivi per leggerla (o rileggerla), secondo Roberto Buoli, maestro elementare (e collaboratore vicario del dirigente scolastico) della scuola Armando Diaz di Milano . Micol De Pas: Mario Lodi e Cipì --------------------------------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Preghiamo per la pace e la riconciliazione. Il pericolo sembra grave. (Nino Raspanti, vescovo di Acireale)
In Crimea Parlamento sotto assedio. Kiev: non rispondiamo alla provocazione russa CRIMEA - Preghiamo per la pace e la riconciliazione. Vi chiedo di pregare ancora... --------------------------------------------------------------- La rivoluzione politica
scoppiata a Kiev in novembre e sfociata nella cacciata del presidente
Yanukovich e nella crisi in Crimea è lo specchio delle fratture
ucraine. Nella culla della cristianità slava la geografia religiosa
deriva da una storia complessa in bilico tra Occidente e Oriente
europeo. Pubblichiamo l'articolo di Matteo Tacconi che esce sulnumero
di marzo di Popoli, in distribuzione in questi giorni agli
abbonati e nelle librerie
Matteo Tacconi: Ucraina: le Chiese cristiane in un Paese diviso --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Gli occhi grandi che nei momenti del ricordo si fanno fessura. Le labbra serrate che nei momenti di confidenza si fanno sorriso di primavera. Heba racconta la sua storia. Quella di una giovane diventata italiana pochi giorni fa: ventinove anni dopo l’arrivo in Italia. Ne aveva due quando lasciò la nonna materna e partì dal Cairo per ricongiungersi a padre e madre, a loro volta ritrovatisi a Milano dopo che il capofamiglia era venuto a lavorarci come facchino in un circo. Fece tutte le scuole nel suo nuovo paese, “sempre come unica bambina di origine straniera”. La materna, le elementari, le medie. E le superiori. “E questa è una storia curiosa. Perché io avrei voluto fare il liceo classico, ma la professoressa di italiano lo sconsigliò. Avrei avuto bisogno, diceva di lezioni private, sarebbe costato troppo. Ai figli di immigrati si consiglia sempre di iscriversi agli istituti professionali per andare subito a lavorare. Così andai a un istituto tecnico linguistico sperimentale, il ‘Pasolini’. Ho ancora un po’ di rancore per quella storia”. Ride. E’ rancore dolce come l’espressione, che fa tutt’uno con quel suo velo ciclamino, con quell’abbigliamento a strati, nero, azzurro, e ciclamino ancora. “Dopo
la laurea triennale mi trovai senza più il permesso di soggiorno per
ragioni di studio. Fu a quel punto, a 23 anni, che presi coscienza
della mia precarietà. Non bastava essere figlia di persone che vivevano
in Italia da decenni, né avere fatto qui tutte le scuole, per avere il
diritto di restarci. Mi diedero un permesso speciale, sei mesi per chi
è in attesa di occupazione. Si può dare una volta sola. Poi il
rimpatrio. Mio padre ebbe allora l’idea di farmi aprire una partita Iva
e di farmi lavorare con mio zio, commerciante. Una scelta troppo
costosa. Davo ripetizioni e facevo lavoretti solo per pagarmi le tasse.
Occorreva un lavoro fisso. Mi salvai con un contratto part-time a tempo
indeterminato al comitato inquilini del Calvairate, sì, quello animato
da Franca Caffa, dove già facevo volontariato e avevo conosciuto
Davide, mio marito.
Insegnavo italiano agli immigrati adulti, accompagnavo all’assistenza socio-sanitaria, facevo mediazione culturale, la mia laurea. Ebbi così la carta di soggiorno, che permette di restare e di viaggiare. E nel 2007 potei fare domanda di cittadinanza. Mio padre la ebbe nel 2009, al terzo tentativo. Io l’ho avuta pochi giorni fa, dopo sette anni”. Ora finalmente Heba Alla Ibrahim è cittadina italiana. Anche se ha perso il lavoro, perché il comitato non riceve più fondi privati né aiuti dal Comune e lei se la cava con ripetizioni private e lezioni di arabo. “Mi ha portato una lettera il messo comunale, diceva che la mia domanda di cittadinanza era stata accettata. Sono andata in municipio a giurare fedeltà alla Costituzione e dopo quattro giorni ho avuto la carta di identità con il mio nome”. La
carta, le carte. E’ incredibile il loro peso (“un incubo”) nella vita
di Heba. Lei ne scherza con l’ironia affinata per difendersi dal nostro
razzismo strisciante ma anche da quello dei corregionali di seconda
generazione. Per proteggersi dalla retorica compassionevole della
“povera immigrata” o da quella ammirata per l’ “immigrata che fa
volontariato”: “neanche quella mi piace, perché io non sono un’estranea
nella vita di ogni giorno”...
Heba, puro sangue d'Arabia in cuore italiano ...
Perché, ci ricorda Heba, la vera sostanza della sua e della nostra
“italianità” non sono la casa, né il paese dove si decide di vivere,
siamo noi, sono le nostre relazioni.
Non
pensa però a una festa, “no, finché continueranno a esserci morti in
mare, o ai confini di qualunque parte del mondo, dietro muri, o durante
viaggi non più umani di persone ridotte come non vengono quasi più
ridotte le bestie.
Vorrebbe,
piuttosto, fosse un “elogio del margine”, un canto, una sorta di danza
della pioggia per tutti quelli che stanno ai margini di qualcosa, in
solitudine, e che non tacciono e cercano e osano andare oltre per
un’esistenza, una cittadinanza migliore, nonostante muri, pali, spine,
ignoranze.
Allora potremmo sorseggiare un tè marocchino con biscotti
danesi su di un tappeto siriano in una casa faraonica, davanti a un
aperitivo milanese, magari con un’insalata russa, una crema catalana,
un gatto persiano, una birra tedesca, scatole e mandarini cinesi, con
un po’ di musica araba, leggera leggera, e fumando come turchi …
Porteremo,
su sue indicazioni, un quadrato di stoffa della misura e del colore che
vogliamo, e soprattutto un pensiero sul “margine”. Heba sarà la nostra
Penelope egiziana.
Elogio del margine di una Penelope egiziana -------------------------------------------- Caro padre Alex,
Mi rivolgo a te dandoti del tu per una serie di motivi: ci conosciamo personalmente, condividiamo una sensibilità simile, cerchiamo di tenere gli occhi aperti sul mondo e in fondo siamo pure colleghi. Insomma giochiamo in casa. Inutile dire che io sottoscriva in pieno la tua lettera appello ai giornalisti italiani affinché si occupino di più delle vicende spesso tragiche che accadono fuori dai nostri confini, fuori dalla “fortezza” Europa. Hai detto bene: l’Italia è agli ultimi posti per quanto riguarda l’informazione estera. Conosciamo il perché e le motivazioni politiche sottostanti a questo. Anni e anni di nani e ballerine in televisione hanno portato al governo del Paese nani e ballerine; ed ora anche i giovani e rampanti virgulti che dovrebbero stare nello schieramento opposto sembrano ricalcare orme già viste guardando al mondo come se tutto fosse smart e friendly e come se l’unico modello per la politica estera fosse Tony Blair. L’informazione sul mondo, come la sperimentiamo in Italia, vive di paradossi Piergiorgio Cattani: Caro padre Alex ---------------------------------------------------------------
"Le mafie restituiscono il
maltolto" è lo slogan della Conferenza nazionale promossa da Libera
svoltasi il 1 marzo 2014 in Campidoglio. La battaglia per la
legalità prevede il riutilizzo produttivo dei beni confiscati alla
mafia, ciò porta al rafforzamento delle politiche per la crescita
dell'economia sociale che è fonte di occasioni occupazionali.
LIBERA: LE MAFIE RESTITUISCONO IL MALTOLTO La crisi ha rafforzato la
capacità delle mafie di infiltrarsi nella nostra economia legale. Lo
dimostrano le numerose indagini sul riciclaggio di capitali illeciti,
sul ricorso sempre più frequente dell’usura e sulla gestione mafiosa di
fette sempre più rilevanti del nostro mercato del lavoro.
Roberto Iovino: Gli schiavi della Pontina Ottomila documenti, dossier
prodotti negli anni dai servizi di sicurezza militare, l’ex Sismi oggi
Aise, su fatti attinenti il traffico internazionale di rifiuti tossici
e il duplice delitto di Mogadiscio in cui persero la vita i giornalisti
Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, il 20 marzo del 1994. Un intero
archivio sotto chiave.
Norma Ferrara: Rifiuti, Fava: Su documenti segreti prevalga l’interesse dei cittadini Lo dice la cronaca: le ndrine calabresi conquistano il Nord. E la questione criminale, dicono le indagini,diventa nazionale
Annachiara Valle: LA LOMBARDIA? E' COSA LORO ---------------------------------------------------------------
NELLA SOBRIETÀ IL FUTURO DELLA TERRA
HOREB n. 66 - 3/2013TRACCE
DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
I
tifoni sempre più violenti che si ripetono in modo più frequente in
varie parti di questo nostro mondo, provocando morte e distruzione di
intere città ci lasciano sbigottiti e ci fanno dire che il clima è
impazzito.
Sì il clima è impazzito, ma la responsabilità di questo stravolgimento è legata al delirio dell’uomo che, dimenticando la sua vocazione di essere custode del creato, pensa di esserne il padrone e, coltivando un atteggiamento feroce nei riguardi del pianeta terra, provoca, con le proprie scelte consumistiche, inquinamento, desertificazione e morte. Scienziati accreditati ci ricordano che la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera è al limite di guardia. Le emissioni di gas serra continuano a crescere del 2-3% l’anno a causa della deforestazione e dei combustibili fossili: petrolio, carbone e metano. Ci attende una tragedia con conseguenze devastanti: scioglimento dei ghiacciai, innalzamento dei mari, tempeste. L’inquinamento dell’acqua, dell’aria, della terra, quindi, è la conseguenza di un rapporto scorretto tra l’uomo e l’ambiente, un rapporto innaturale tra natura ed esistenza, un rapporto violento tra creature volute e pensate da Dio per vivere in pace. La natura è oggi, in più maniere, violentata. Il fenomeno è preoccupante per la sua ampiezza a scala mondiale, per la vastità a vari livelli, e perché è avanzante con l’avanzare della logica del profitto. L’uomo di oggi, allora, consapevole di questo dato di fatto, è chiamato a svegliarsi dal torpore, e, rinunciando a un tenore di vita che si è dimostrato essere incompatibile con le leggi dell’equilibrio uomo-natura, è invitato a scegliere uno stile di vita sobrio. Questa presa di coscienza non è più rimandabile né da delegare ad altri, ma si impone come atto di responsabilità per rendere vivibile il nostro pianeta e per avviare, sul piano strutturale, la costruzione di un sistema che crei le condizioni per una piena umanizzazione di tutte le relazioni. È questo l’orizzonte che anima la nostra riflessione.
Editoriale (pdf)
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CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
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I MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA 2014 -
"L’UMANITÀ DI GESÙ PRESENZA RELAZIONALE DI DIO" I MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA – 2014 della FRATERNITÀ CARMELITANA
DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO
L’UMANITÀ DI GESÙ
PRESENZA RELAZIONALE DI DIO Dal 5 Febbraio al 2 Aprile dalle h. 20.00 alle h. 21.00 presso la sala del convento --------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Ai bambini bisogna accostarsi... Ogni tanto un po' di sana ironia di GIOBA per sorridere... Il Maestro dice che non possiamo... (vignetta) Si dimentica forse una donna... La certezza dell'amore di Dio... Ognuno di noi... La vostra felicità... Solo ascoltando l'altro... Il tesoro nascosto... Ritornate a me... Crea in me, o Dio... La Quaresima va vissuta... Seguire Gesù... Lo stile cristiano... Il digiuno non germoglia... So carezzare... --------------------------------------------------------------- LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO "Gli venne incontro un centurione
che lo scongiurava dicendo: «Signore, il mio servo è in casa a letto paralizzato e soffre terribilmente»". (Matteo 8,5-6) Gianfranco Ravasi: Centurione romano o funzionario Erodiano? --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)RUBRICA
Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9) Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino Vangelo: Mt 6,24-34
"Non preoccupatevi", è il ritornello che Gesù ripete per ben sei volte.
L'uomo si libera dagli affanni
della vita mettendo la propria esistenza nelle mani del Padre, la
propria sicurezza non in quello che si possiede (e che poi ci
possiede) ma in quello che si condivide con i fratelli. Non è un invito
all'inattività, ma ad un impegno che eviti la preoccupazione, che ci
impedisca di trasformare il lavoro in un idolo che ci toglie il respiro. Ma l'uomo non si fida del suo Signore, egli è "oligòpistos"(gr.) - "qetan emunà"(ebr.) -"piccolo di fede",
una piccolezza che sfocia nell'avidità e che gli fa preferire
l'accumulo piuttosto che affidarsi alla Provvidenza del Padre. E
come la manna accumulata marcisce (Es 16,14-27), così la vita
accumulata nell'affanno marcisce, non è più vita, genera vermi di
morte.
...--------------------------------------- Riflessione di Enzo Bianchi
sul Vangelo della domenica Mt 6,24-34 Ancora
un brano del discorso della montagna nel vangelo secondo Matteo, un
brano nel quale il discepolo è posto di fronte a un’alternativa: o
servire il Signore, il Dio vivente, o servire l’altro signore
onnipresente nella vita degli uomini.
Chi
è l’altro padrone? Mamôn, termine aramaico conservato nel vangelo
perché veniva dalla bocca stessa di Gesù, che significa denaro,
possesso, ricchezza, personificati come un idolo in cui si mette
fiducia. Gesù ne parla come di un avversario di Dio, come di un demonio
potente, come del “principe di questo mondo”, secondo il quarto vangelo
(Gv 12,31; 16,11). Lo presenta come un signore che chiede di essere
servito, dunque un signore che rende schiavi.
Qui
occorre operare un discernimento: Gesù non condanna il denaro in se
stesso, come “strumento” per lo scambio, ma lo condanna perché può
causare un’alienazione in chi lo possiede e soprattutto lo accumula.
Non
il denaro in sé, ma i rapporti di schiavitù che la ricchezza genera
sono denunciati da Gesù come impedimento alla libertà e alla verità
umane. Per questo Gesù ha potuto gridare: “Guai a voi, ricchi!” (Lc
6,24) e: “Beati a voi, poveri!” (Lc 6,20), e ha potuto chiedere di non
accumulare tesori sulla terra, perché al tesoro delle ricchezze si
attacca il cuore (cf. Mt 6,19-21). Questa denuncia di Gesù è sempre
attuale ed è un invito alla lotta contro la pulsione del possesso che
abita il cuore umano: è facile credere che il denaro sia fonte di gioia
e di salvezza, che dal denaro dipenda la nostra vita…
VIII domenica del Tempo Ordinario --------------------------------------- "Un annuncio per tutti" di Silvano Fausti
Gesuita, biblista e scrittore«Manda degli uomini a Giaffa e traduci qui un certo Simone Pietro» (leggi Atti 10,1-8)
Dio
agisce sempre, anche qui e ora, nella storia. La sua iniziativa però
non parte dalla Chiesa, ma da coloro che essa esclude. Infatti manda il
suo angelo non a Pietro, ma a un pagano, con l’ordine di pescare il
pescatore di uomini alla sua pesca. Nell’annuncio a Maria il Verbo si è
fatto carne in Gesù. Nell’annuncio al pagano Cornelio il Verbo vuol
farsi carne in ogni uomo, «perché Dio sia tutto in tutti» (1Cor 15,28).
Questo è il desiderio del Padre, che in vista del Figlio ha fatto il
mondo. Gesù ha annullato la separazione tra cielo e terra: sulla croce
si è addirittura fatto peccato e maledizione perché ogni atomo di
creazione sia pienezza di Gloria.
Il
Vangelo continua la sua corsa: da Gerusalemme alla Giudea, alla Samaria
e oltre, fino a Damasco. Con Cornelio attinge il suo fine, che apre
orizzonti senza fine. Cade ogni divisione tra gli uomini: la
benedizione di Abramo si estende anche ai «pagani». L’umanità diventa
un’unica famiglia. Nel Figlio siamo tutti liberi, figli di Dio e
fratelli tra noi, nella nostra diversità. È il mistero eterno di Dio e
dell’uomo, svelato ora. A salvezza di tutti, Dio compreso!
Non
si tratta di omologazione sotto un unico potere, ma di
«globalizzazione» nel segno dell’amore. Le differenze culturali e
religiose rimangono; ma non come luogo di lotta, bensì di comunione. Le
diversità non sono più barriere, ma aperture reciproche. I con-fini
diventano incontro con altre finitudini, contatto con l’altro,
sacramento dell’Altro.
L’amore
è innanzitutto libertà dal proprio egoismo e rispetto del cammino
altrui, anche se errato o incompleto (1Cor 7,1ss). Infatti c’è «un solo
Dio», Padre di tutti, «e un solo Signore, Gesù Cristo, in virtù del
quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per lui» (1Cor 8,6).
...
"Un annuncio per tutti" di Silvano Fausti
--------------------------------------- Quaresima:
è l'ora del risveglio
di Enzo Bianchi
Si
avvicina il tempo della quaresima, tempo dei quaranta giorni precedenti
la Pasqua, tempo da viversi come penitenziale, impegnati nel
rinnovamento della conversione, tempo che la chiesa vive e celebra
dalla metà del IV secolo d.C.
La
quaresima – che la chiesa con audacia chiama “sacramento” (“annua
quadragesimalis exercitia sacramenti”: colletta della I domenica di
Quaresima), cioè realtà che si vive per partecipare al mistero – è un
tempo “forte”, contrassegnato da un intenso impegno spirituale, per
radunare tutte le nostre energie in vista di un mutamento del nostro
pensare, parlare e operare, di un ritorno al Signore dal quale ci
allontaniamo, cedendo costantemente al male che ci seduce. La prima
funzione della quaresima è il risveglio della nostra coscienza:
ciascuno di noi è un peccatore, cade ogni giorno in peccato e perciò
deve confessarsi creatura fragile, sovente incapace di rispondere al
Signore vivendo secondo la sua volontà.
Il
cristiano non può sentirsi giusto, non può ritenersi sano, altrimenti
si impedisce l’incontro e la comunione con Gesù Cristo il Signore,
venuto per i peccatori e per i malati, non per quanti si reputano non
bisognosi di lui (cf. Mc 2,17 e par.). Con l’Apostolo il cristiano
dovrebbe dire: “Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori,
il primo dei quali sono io” (1Tm 1,15). Ecco, riconoscere il proprio
peccato è il primo passo per vivere la quaresima, e i padri del deserto
a ragione ammonivano: “Chi riconosce il proprio peccato è più grande di
chi fa miracoli e risuscita un morto”.
Il
cammino quaresimale si incomincia con questa consapevolezza, e perciò
la chiesa prevede il rito dell’imposizione delle ceneri sul capo, con
le parole che ne esprimono il significato: “Sei un uomo che, tratto
dalla terra, ritorna alla terra, dunque convertiti e credi alla buona
notizia del Vangelo di Cristo!”. Così si vive un gesto materiale, una
parola assolutamente decisiva per la nostra identità e la nostra
chiamata.
Di
conseguenza, nei quaranta giorni quaresimali si dovrà intensificare
l’ascolto della parola di Dio contenuta nelle sante Scritture e la
preghiera; si dovrà imparare a digiunare per affermare che “l’uomo non
vive di solo pane” (Dt 8,3; Mt 4,4; Lc 4,4); ci si dovrà esercitare
alla prossimità all’altro, a guardare all’altro, a discernere il suo
bisogno, a provare sentimenti di com-passione verso di lui e ad
aiutarlo con quello che si è, con la propria presenza innanzitutto, e
con quello che si ha.
...
Quaresima: è l'ora del risveglio
--------------------------------------- QUARESIMA
ISTRUZIONI D'USO
di Alberto Maggi
Con il mercoledì delle ceneri inizia la quaresima. Per comprendere il significato di questo periodo occorre esaminare la diversa liturgia pre e post-conciliare. Prima della riforma liturgica, l’imposizione delle ceneri era accompagnata dalle parole “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”, secondo la maledizione del Signore all’uomo peccatore contenuta nel Libro della Genesi (Gen 3,19). E con questo lugubre monito iniziava un periodo caratterizzato dalle penitenze, dai sacrifici e dalle mortificazioni.
Oggi l’imposizione delle ceneri è accompagnata dall’invito evangelico “Convertiti e credi al vangelo”, secondo le prime parole pronunciate da Gesù nel Vangelo di Marco (Mc 1,15). Un invito al cambiamento di vita, orientando la propria esistenza al bene dell’altro e a dare adesione alla buona notizia di Gesù. L’uomo non è polvere e non tornerà polvere, ma è figlio di Dio, e per questo ha una vita di una qualità tale che è eterna, cioè indistruttibile, e per questo capace di superare la morte.
In queste due diverse impostazioni teologiche sta il significato della quaresima.
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--------------------------------------- «La morte di Shahbaz Bhatti è una grave perdita per tutti coloro che nel mondo amano la pace». Così Peter Jacob, direttore della Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale pachistana, commentò l’omicidio del ministro pachistano per le minoranze, assassinato il 2 marzo 2011. Nel terzo anniversario della scomparsa di Bhatti, Jacob racconta ad Aiuto alla Chiesa che Soffre la situazione attuale della comunità cristiana in Pakistan e descrive il vuoto lasciato dalla scomparsa del politico cattolico. «Shahbaz
si batteva in prima persona per i diritti delle minoranze e ha ottenuto
importanti risultati. Era una figura di riferimento e la sua uccisione
è stata una grande sconfitta. Oggi la sua memoria è onorata anche da
molti musulmani e i media pachistani non smettono di ricordare il suo
sacrificio».
Prima
di essere ucciso Bhatti aveva ricevuto numerose minacce, ma ha scelto
di proseguire la sua lotta in difesa delle minoranze religiose e contro
la legge anti-blasfemia, «uno strumento – diceva - spesso utilizzato
impropriamente per risolvere questioni personali». Neppure l’assassinio
di Salmaan Taseer, governatore del Punjab che assieme a lui si era
battuto per la revisione della norma e la liberazione di Asia Bibi, è
riuscito a fermarlo. «Se propongo anche un cambiamento minimo della
legge sarò considerato blasfemo e verrò assassinato – aveva dichiarato
in un’intervista a France 24 appena tre settimane prima di morire -
Sono pronto a versare fino all’ultima goccia di sangue per combattere
l’ingiustizia. Non ho paura, neanche dopo l’omicidio di Salmaan»...
Pakistan: Il grande vuoto lasciato da Shahbaz Bhatti Dialogo
con l'ex ministro per le minoranze del Pakistan, Paul Bhatti. fratello
di Shahbaz che fu ucciso dagli estremisti islamici nel 2011. Oggi, Paul
ha raccolto il testimone e l'impegno per la riconciliazione. Intervista
tratta da "Tgr Il Settimanale - Piemonte" del 22 febbraio 2014.
video Vedi anche i nostri post precedenti:
--------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"In Pakistan almeno 5 miliziani uccisi
per alcuni raid aerei dell'aviazione contro postazioni dei terroristi
islamici nel nord ovest del paese. L'operazione avviene all'indomani
dell'attentato contro la scorta di team antipollio che ha provocato 12
morti. Il tutto mentre oggi ricorre il terzo anniversario della morte
di Shahbaz Bhatti, il ministro cattolico per le Minoranze, ucciso tre
anni fa a Islamabad dai terroristi islamici. Tante le iniziative di
preghiera nel mondo.
Pakistan: 3 anni fa veniva ucciso Shahbaz Bhatti. Paul Bhatti: lotto per Paese pacificato Voglio che la mia vita... --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Pastore con il sangue delle sue pecore di Giorgio Bernardelli
Sull'uccisione di padre Lazzaro Longobardi a Sibari: stare con i poveri non è retorica, ma disponibilità a dare la vita
Rischia
di passare via tra le notizie di cronaca la morte di padre Lazzaro
Longobardi, il sacerdote di Sibari trovato ucciso ieri mattina nella
sua parrocchia. Ma sarebbe un vero peccato. Perché - da quello che
sento raccontare di lui - la morte di padre Lazzaro ha tutte le
caratteristiche del martirio. Non tanto per le circostanze violente in
cui è avvenuta, ma soprattutto per la testimonianza che lascia dietro
di sé.
«Ha
dato la vita per quei poveri per i quali si era sempre speso con tutte
le sue energie», ha detto di lui il suo vescovo Nunzio Galantino,
riassumendo l'eco anche di tante altre voci raccolte in paese in queste
ore. Perché padre Lazzaro è morto per quella fiducia incondizionata
negli ultimi, che lo ha portato anche in questi giorni a non sporgere
una formale denuncia, ma solo una segnalazione alle forze di sicurezza,
per le persone che con sempre più insistenza pare gli chiedessero
denaro.
Credo
che padre Lazzaro sia un martire prezioso oggi per questa nostra Chiesa
italiana che - pungolata dagli inviti di Papa Francesco - discute tanto
su come ripartire dalle periferie, stando in mezzo ai poveri. Non è
certo il primo: sono tanti i preti italiani che sono morti così.
...
Chi
sono questi nuovi martiri? La tentazione è sempre quella di
considerarli delle vittime della loro eccessiva bontà e disponibilità
agli altri. Ma non è così. Padre Lazzaro e tutti gli altri sono
piuttosto quelli che aiutano a capire sul serio che cosa significhi
l'invito di Papa Francesco a essere «pastori con l'odore delle pecore».
Ci dicono che il pastore vero è quello che è disposto anche a mescolare
il proprio sangue con quello delle pecore, di fronte al ladro che
arriva per portarle via.
...
Pastore con il sangue delle sue pecore
--------------------------------------- Morire per i poveri, morire per
generosità. Da sacerdote. Accade in missione, e in fondo chi parte per
quelle terre lo mette in conto. Ma accade anche in Italia, sempre più
terra di missione. Accade anche in Calabria che non è solo terra di
’ndrangheta, malaffare, scandali e malapolitica, ma anche terra di
storie silenziose di impegno, solidarietà e generosità. Storie che non
fanno notizia e che diventano note solo quando scoppia un dramma.
Storie come quella di padre Lazzaro Longobardi, il parroco di Sibari
barbaramente ucciso ieri mattina.
Antonio Maria Mira: Padre Lazzaro, una vita per gli ultimi ---------------------------------------------------------------
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)È un
discorso lungo e accorato quello che il Papa ha rivolto oggi ai membri
della Congregazione per i Vescovi riuniti in Sala Bologna nel Palazzo
Apostolico per una riunione non consueta. Papa Francesco a molto a
cuore la identità dei vescovi, e in effetti i suoi discorsi più
programmatici da pontefice li ha rivolti proprio ai vescovi. In Brasile
ad Aparecida e al Celam...
Papa Francesco traccia l’identikit del vescovo perfetto Non
è questione di “contabilità”, ma di capacità di “vedere le cose
dall’alto”. Non servono manager o amministratori delegati di
un’azienda, ma uomini che sappiano guardare “l’ampiezza del campo di
Dio più del proprio giardino”. Rivolgendosi ai membri della
Congregazione per i vescovi, con il discorso finora più ampio in quasi
un anno di pontificato, Papa Francesco non ha usato mezzi termini:
“Questa Congregazione esiste - ha spiegato fin dall’inizio - per
assicurarsi che il nome di chi è scelto sia prima di tutto pronunciato
dal Signore”. E ancora: “Nel firmare la nomina di ogni vescovo vorrei
poter toccare l’autorevolezza del vostro discernimento e la grandezza
di orizzonti con la quale matura il vostro consiglio”.
Al
centro del suo discorso programmatico, l’identikit del vescovo,
partendo dalla consapevolezza che “non esiste un pastore standard per
tutte le Chiese” e dall’invito ad “abbandonare il piccolo cabotaggio
delle nostre barche per seguire la rotta della grande nave della Chiesa
di Dio”. “Le scelte non possono essere dettate dalle nostre pretese,
condizionate da eventuali scuderie, consorterie o egemonie”, ha
ammonito il Papa, secondo il quale la Chiesa non ha bisogno di vescovi
“apologeti delle proprie cause né crociati delle proprie battaglie”, ma
di “uomini custodi della dottrina per affascinare il mondo”...
Il Papa tratteggia l'identikit del vescovo il testo integrale del discorso ai membri della Congregazione per i Vescovi
video
--------------------------------------- Walter
Kasper, 81 anni, già vescovo di Rottenburg-Stuttgart, sua diocesi di
origine, fu creato cardinale da Giovanni Paolo II nello stesso
Concistoro del 21 febbraio 2001 nel quale ricevette la porpora
l’attuale pontefice, ed è stato il cardinale elettore più anziano
all’ultimo Conclave. Dal 2010 è presidente emerito del Pontificio
Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Papa Francesco il
20 febbraio gli ha affidato la relazione introduttiva al Sinodo
straordinario sulla famiglia nel corso del Concistoro, elogiandola poi
come esempio di «teologia in ginocchio».
«Il
ruolo delle donne nella Chiesa va riconsiderato e integrato nella
prospettiva del dinamismo sinodale e della conversione missionaria
indicati dal Papa». A partire dalle sue riflessioni sulla famiglia
presentate al recente Concistoro, si esprime così il cardinale tedesco
Walter Kasper. E accetta di parlare riguardo alla dibattuta questione
della presenza femminile negli ambiti decisionali della Chiesa.
Eminenza,
nella sua relazione tenuta al Concistoro lei ha fatto riferimento alla
condizione delle donne nel contesto attuale della famiglia. Quali sono
i criteri di riferimento quando si considera il ruolo delle donne nella
dimensione ecclesiale?
I punti di partenza per considerare il loro ruolo nella prospettiva ecclesiale sono due: la creazione e il battesimo. Dio
ha creato l’uomo e la donna a sua immagine, con identica dignità,
dunque non può esserci alcuna discriminazione per le donne. Con il
battesimo uomo e donna sono cristiani allo stesso titolo.
Sono in preparazione due Sinodi sulla famiglia. Qual è stato fino a oggi il contributo delle donne nelle assemblee sinodali?
Finora
ai Sinodi le donne sono state presenti generalmente in veste di
uditrici e in posizione di scarso rilievo. Ci sono sempre due o tre
uditrici che intervengono alla fine dei lavori, quando ormai hanno
parlato tutti. Mi domando: come
si possono preparare due Sinodi sulla famiglia senza coinvolgere in
primis anche le donne? Senza le donne la famiglia semplicemente non
esiste. È insensato parlare della famiglia senza ascoltarle. Credo che debbano essere chiamate e ascoltate fin da ora, nella fase della preparazione.
Ma
il Sinodo che ora si è avviato è un Sinodo straordinario al quale
partecipano solamente i presidenti delle conferenze episcopali, i capi
dicastero romani, i patriarchi e i rappresentanti di soli tre istituti
religiosi maschili...
Questo
è un limite. Ma si può sempre disporre diversamente, il Papa può farlo
per una consultazione e una elaborazione che sia realmente
effettiva.
Il dinamismo sinodale può aprire nuove strade per la valorizzazione del contributo femminile?
Il
Papa considera la dimensione sinodale di primaria importanza per il
cammino della Chiesa. Per ora i Sinodi hanno solamente potere
consultivo, ma questa consultazione è il fondamento per le decisioni
finali del Papa. Su questa scia sinodale la Chiesa può ascoltare e
integrare le donne non in modo simbolico. Il loro ruolo va riconsiderato in questa prospettiva. E, a mio avviso, è una questione da non posticipare rispetto ad altre.
Il tema dei ruoli della donna nella Chiesa è sempre molto dibattuto. La sua opinione a riguardo qual è?
Penso che le donne debbano essere presenti a ogni livello, anche in posizioni di piena responsabilità. È
indispensabile l’apporto della ricchezza e delle capacità intuitive
insite nel genio femminile. La Chiesa senza le donne è un corpo
mutilato.Tante sono oggi impiegate attivamente negli organismi ecclesiali. Possiamo
immaginare oggi strutture comunitarie, caritative, culturali senza la
presenza delle donne? Senza di loro le parrocchie chiuderebbero domani
stesso. Nella realtà e nella Chiesa "in uscita" prefigurata dal Papa le
donne sono già avanti, sono alle frontiere.
Però nei processi decisionali della Chiesa le donne continuano a essere quasi assenti. Per quali motivi?
Il
passaggio decisivo prospettato dal Papa è che nella Chiesa l’autorità
dei ministri consacrati e dei vescovi non è dominio ma è sempre
servizio al popolo di Dio, e deriva dalla potestà di amministrare il
sacramento dell’Eucaristia. Intendere quindi l’esercizio dell’autorità
legata al ministero ordinato in termini di potere è clericalismo.
Questo si vede anche nella scarsa disponibilità di tanti presbiteri –
sacerdoti e vescovi – a lasciare ai laici il controllo di ruoli di
responsabilità che non richiedono il ministero ordinato. Nella
Evangelii gaudium il Papa si chiede se è proprio necessario che il
prete stia in cima a tutto. Ciò infatti dà luogo a un immobilismo
clericale che a volte sembra aver paura di lasciar spazio alle donne,
quindi anche di riconoscere lo spazio a esse dovuto là dove si prendono
decisioni importanti. Il
nodo importante della questione di una loro presenza più incisiva negli
ambiti decisionali è legato al fatto che alcuni ruoli nella Chiesa
prevedono l’esercizio della potestà di giurisdizione, che è connessa
con il ministero ordinato. Ma non tutti i ruoli di governo o di
amministrazione presenti nella Chiesa implicano la potestà di
giurisdizione. Questi dunque possono essere affidati a laici, e quindi
anche alle donne. Se ciò non avviene, non si può in nessun modo giustificare questa esclusione delle donne dai processi decisionali nella Chiesa.
...
Kasper: «Alla Chiesa serve il genio femminile»
--------------------------------------- SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Il card. Abril y Castelló nuovo presidente della Commissione cardinalizia dello Ior --------------------------------------------------------------- ... Ed è paradossale che
proprio mentre si cerca di cogliere il buono di una novità, ad
incarnare il vecchio e il negativo ci sia l'ebraismo, che invece
dovrebbe essere, per la ricchezza della sua tradizione, un compagno
ideale dei nuovi percorsi.
Riccardo Di Segni: Caro Scalfari, anche quello degli ebrei è un Dio di misericordia ... Da non credente tutto ciò
non mi riguarda, ma mi riguardano invece i valori che le religioni
contengono, mi riguarda la funzione sociale delle religioni, la loro
influenza sui comportamenti e sui sentimenti delle persone. Perciò
vedo in modo molto positivo l'azione innovatrice di papa Francesco e il
riavvicinamento tra le religioni quando rinunciano all'immagine di un
Dio che sia bandiera di superiorità, di fondamentalismo e perfino di
guerra come in passato è spesso avvenuto e come tuttora avviene nei
fanatici che praticano il terrorismo in nome di un Dio crudele. I
terroristi lo hanno trasformato in un demonio che porta stragi e rovine.
Eugenio Scalfari: Ma per laici e atei il problema resta: chi ha creato il male? ---------------------------------------------------------------
Angelus/Regina Cæli - Angelus, 2 marzo 2014 Udienza - 5 marzo 2014 mercoledì delle Ceneri Omelia - 5 marzo 2014: Santa Messa, benedizione e imposizione delle Ceneri Discorso - Ai Presuli della Conferenza Episcopale di Spagna, in Visita "ad limina Apostolorum" (3 marzo 2014) Discorso - Ai partecipanti all'Assemblea della Federazione Italiana Esercizi Spirituali (FIES) (3 marzo 2014) Discorso - Ai Parroci di Roma (6 marzo 2014) Discorso - Alla Delegazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese (7 marzo 2014) MESSAGGIO - PER LA QUARESIMA 2014 --------------------------------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"L’account
Twitter di Papa Francesco @Pontifex ha superato i 12 milioni di
follower. L’account, voluto da Benedetto XVI, era stato inaugurato il
12 dicembre 2012 in otto lingue. Il 17 gennaio 2013 era stato aggiunto
il latino. La lingua più seguita è lo spagnolo con più di 4 milioni
897mila follower, seguita dall’inglese (quasi 3.699.000), l’italiano
(oltre 1.527.000), il portoghese (958.800), il francese (243.600), il
latino (218.200), il polacco (188.200), il tedesco (174.400) e l’arabo
(113.100). Mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio
Consiglio delle Comunicazioni Sociali, ha sottolineato più volte
l’nteressante fenomeno del re-tweetting: i tweet del Papa vengono
"re-tweettati", cioè rilanciati dai suoi "amici" e in questo modo,
secondo un calcolo per difetto, più di 60 milioni di persone ricevono
il tweet di Papa Francesco. (fonte: Radio Vaticana)
Tweet 01/03/2014:
Ringraziamo tutti quelli che...
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SPECIALE di TEMPO PERSO: Benedetto XVI rinuncia al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro |
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1) La newsletter è settimanale;
2) Il servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm
3) Il servizio omelia di P. Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm