"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°7 del 2014

Aggiornamento della settimana

- dall'8 al 14 febbraio 2014 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 21 febbraio 2014          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 


LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo




OMELIA 

    di P. Gregorio Battaglia
  di P. Aurelio Antista
    di P. Alberto Neglia


PREGHIERA DEI FEDELI

 
N. B. La Lectio è temporaneamente sospesa



NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 







1° anniversario della rinuncia di Benedetto XVI
al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro





SPECIALE di TEMPO PERSO:
Benedetto XVI
  rinuncia al ministero
di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro







 SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"

  Solo un Papa come...

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Un anno fa la scelta di Benedetto XVI che ha cambiato la storia / 1




Dal manoscritto allo stupore dei cardinali. 

Le 24 ore che hanno cambiato la Chiesa

   Ecco i custodi del segreto di Ratzinger I testimoni di un grande addio

Da un anno il Vaticano non è più lo stesso. A cambiare il corso della storia è stato il gesto clamoroso con cui dodici mesi fa Benedetto XVI è tornato Joseph Ratzinger.
L'11 febbraio 2013 è festa in Vaticano per l'anniversario dei Patti Lateranensi. Il Pontefice tiene un concistoro per i decreti di canonizzazione di alcuni santi e dopo l'annuncio della data in cui questi saranno proclamati, Benedetto XVI comincia a leggere qualcos'altro, sempre in latino, da un foglio che tiene in mano. Deve dire qualcosa di «importante per la vita della Chiesa»: sta diventando vecchio («ingravescente aetate»). Spiega di non aver più le forze per governare la barca di Pietro in un mondo che diventa sempre più veloce. Dopo aver a lungo pregato, in coscienza ha deciso di lasciare. Annuncia l'inizio della sede vacante alle ore 20 del 28 febbraio. Una dichiarazione che Benedetto ha steso di proprio pugno il pomeriggio del giorno prima e che è stata tradotta nelle varie lingue in Segreteria di Stato all'alba di quel lunedì 11 febbraio, dopo che il Sostituto Angelo Becciu ha fatto giurare ogni traduttore che non avrebbe violato il segreto destinato a rimanere tale solo per poche ore.

   Quella rinuncia che ha cambiato la storia

11 febbraio 2013. Da quel giorno nulla è più stato come prima all’interno della cattolicità e del mondo intero. “Con piena libertà dichiaro di rinunciare al Ministero”; questa la formula utilizzata da Benedetto XVI per annunciare l’abbandono della Cattedra di Pietro. Con voce piana, per nulla gravata dal peso dell’annuncio, Joseph Ratzinger ha compiuto quel giorno il gesto più rivoluzionario chela Chiesa ha vissuto in epoca moderna. A un anno di distanza tutte le luci sono concentrate sulla forza carismatica di Francesco, sui suoi gesti e atti che hanno dato una decisa svolta all’azione della Sposa di Cristo in terra. Ma se tutto questo è stato permesso lo si deve a Benedetto XVI, alla sua forza e alla sua libertà. Una figura – come Paolo VI –forse non pienamente compresa da fedeli e no...
... Ma se Francesco può avviare una nuova pagina per la vita della Chiesa può compiere tutto questo grazie al gesto del mite rivoluzionario Benedetto. 

   Quel rivoluzionario di Papa Ratzinger

Per una riflessione sulla rinuncia di Papa Benedetto, un anno dopo, Alessandro Gisotti per Radio Vaticana ha intervistato padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana.

   P. Lombardi: Benedetto XVI vive il tempo della preghiera, la sua rinuncia ha inciso nella storia della Chiesa (mp3)

Guarda il nostro post dell'annuncio delle dimissioni di Papa Benedetto XVI:
   BENEDETTO XVI SI DIMETTE!


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Un anno fa la scelta di Benedetto XVI che ha cambiato la storia / 2


... Una decisione propria non di una personalità debole e remissiva, bensì di un uomo capace di esaminare lucidamente la propria coscienza e riconoscere che, per il bene della Chiesa, era opportuno fare un passo indietro e lasciare spazio a chi aveva forze ed energie maggiori.
Sta in questo la grandezza di una scelta in netta controtendenza con l'attuale società, con la dilagante occupazione delle "poltrone" e delle posizioni di rilievo. Lo spessore e la novità sta nel sapere dire di no, nel riconoscere i propri limiti, nella lucida disamina di quanto possiamo dare nei nostri rispettivi ruoli, considerando come prioritario lo spirito di servizio verso gli altri e non il tornaconto personale.
In una parola, il coraggio di saper rinunciare.
Una vicenda che ci ha insegnato come le azioni non siano da leggere nell'esclusivo significato semantico delle parole, bensì vadano contestualizzate alla luce di tanti altri aspetti.
La rinuncia al ministero petrino non va quindi interpretata nell'ottica di una privazione di qualcosa: quella di papa Benedetto non è stata la scelta di "lasciare" ma di svolgere il proprio compito nella Chiesa in modo differente rispetto al passato e più appropriato alle sue condizioni fisiche, dettate in primis dalle problematiche legate all'età...

   La lezione di papa Benedetto, un anno dopo

... Dom Claudio è un teologo fine e sa – naturalmente - che la rinuncia di un Papa era possibile, che è prevista nel diritto canonico romano, che lo stesso Ratzinger ne aveva parlato in diverse occasioni, “ma nella pratica sembrava impossibile dopo 600 anni” aggiunge, per poi ribadire che quella di Benedetto XVI “è stata veramente una cosa inaspettata”. Per ragioni che non si è soliti ascoltare. “Solo un papa come Benedetto XVI poteva fare un gesto del genere, perché ci vuole molta razionalità, e una grande fede, una grande santità di vita per mettere tutte le cose nelle mani di Dio. E lui – Ratzinger - è una persona così”...

   Le dimissioni di Ratzinger viste dal sud

Per la prima volta il Segretario dei due Papi racconta quei giorni drammatici. "Per me", dice, "fu come una coltellata".

   MONSIGNOR GEORG: «COSÌMATURÒ LA RINUNCIA DI BENEDETTO XVI»

Vedi anche il nostro post precedente:
   Un anno fa la scelta di Benedetto XVI che ha cambiato la storia / 1


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Un anno fa la scelta di Benedetto XVI che ha cambiato la storia / 3


L’11 febbraio di un anno fa, la Chiesa e il mondo venivano scossi dalla rinuncia di Benedetto XVI al ministero petrino. Quello che sulle prime fu un annuncio accolto con stupore e grande turbamento, nei giorni successivi venne lentamente compreso come un atto di lungimirante sapienza, possibile – nella sua sostanziale unicità – solo a un uomo e a un Pontefice di straordinaria intelligenza spirituale. Alessandro De Carolis rievoca in questo servizio le tappe che hanno scandito un mese ormai passato alla storia...

   Benedetto XVI e la rinuncia, il mese più lungo di una grande anima

È passato un anno dalla rinuncia di Benedetto XVI. Un evento storico, che ha dato ai credenti una Chiesa ringiovanita e al mondo una sponda più solida per chi vuole sottrarsi all’omologazione individualista, nichilista, liberista. Ratzinger non sapeva che i cardinali avrebbero eletto Bergoglio, il primo papa dell’emisfero sud del mondo, il primo a prendere il nome di Francesco. Ma ha voluto, cercato, preparato quella rottura. Non basta certo il diritto canonico per spiegare le dimissioni. E non bastano neppure gli scandali, l’ingovernabilità della curia, l’accerchiamento mediatico, la viltà e l’incoerenza di tanti ecclesiastici, l’affanno di fronte alla secolarizzazione dell’Occidente cristiano.
In quell’atto di umiltà e di fede che è stata la rinuncia al papato, c’era un’intelligenza del tempo. E c’era anche lo spirito del Concilio, quello che tanti conservatori e reazionari volevano comprimere e sterilizzare, pensando che proprio il grande teologo Ratzinger fosse il giusto normalizzatore. Invece papa Benedetto ha riaperto alla Rivelazione la porta della storia. Come fece il Vaticano II chiamando i cristiani a cogliere con speranza i «segni dei tempi». E Ratzinger lo ha fatto – qui sta la grandezza del gesto – riconoscendo un proprio limite, anzi una propria impossibilità. Non ha rinnegato nulla del suo magistero, dei suoi scritti, dell’incessante ricerca di un nuovo dialogo tra fede e ragione, di quell’idea di verità che contrasta il relativismo assoluto: ma la dottrina stava diventando impronunciabile in un contesto di crescente ostilità verso la Chiesa, di fronte a incoerenze interne che il vecchio papa non riusciva più a governare, di fronte a pregiudizi che i fatti concreti (gli episodi di pedofilia, i dossier di Vatileaks, le inchieste sullo Ior, gli scontri interni alla gerarchia) confermavano e incrementavano. La rottura – cioè la scelta di spalancare le finestre davanti all’assedio – era il solo modo per riconsegnare intatto il patrimonio apostolico alla comunità cristiana.
Papa Francesco è stato eletto in questo contesto, creato consapevolmente da Benedetto...

   Le dimissioni di Ratzinger e la conversione del papato


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Quando il Papa ritornò "solo" un uomo di Enzo Bianchi


Un anno fa «un fulmine a ciel sereno», come disse il cardinal Sodano, raggiunse la chiesa cattolica, impreparata a vivere una situazione inedita da molti secoli: un vescovo emerito di Roma vivente sotto un nuovo pontificato. Cosa aveva condotto Benedetto XVI a compiere il gesto delle dimissioni? La situazione di conflittualità, di scandali nella curia romana stimolava ancor di più le domande che assumevano anche contorni inquieti. In verità Benedetto XVI nella sua breve dichiarazione di rinuncia aveva affermato l'essenziale: in ragione dell'età avanzata, essendo venute meno le forze necessarie, non si sentiva più adeguato all'esercizio del suo ministero e perciò, in obbedienza alla sua coscienza esercitata nell'ascolto della parola di Dio e nella preghiera, si ritirava
nel nascondimento per essere intercessore per la chiesa.
Una novità, questa icona di preghiera nella chiesa assunta da un successore di Pietro, una novità eloquente per tutti i cattolici che hanno amato e ascoltato questo papa come per quelli che hanno accolto magari con fatica il suo magistero. Nella messa che il cardinale Ratzinger, allora arcivescovo di Monaco, aveva celebrato in occasione della morte di papa Paolo VI nel lontano 1978 così aveva affermato: «Possiamo immaginare come poteva essere pesante il pensiero di non poter appartenere a se stesso... essere incatenato fino alla fine, con il suo corpo che l'abbandonava, a un compito che esige, giorno dopo giorno, l'impegno vivo e pieno di tutte le forze umane». Ratzinger dunque era abitato da un pensiero chiaro, maturato da tempo sulla doverosa rinuncia da compiere al venir meno delle forze: come aveva detto a se stesso, così ha fatto...

   Quando il Papa ritornò "solo" un uomo di Enzo Bianchi


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"Benedetto, la rinuncia e la papolatria" di Giuseppe Savagnone


Benedetto, la rinuncia e la papolatria
di 
Giuseppe Savagnone 

A distanza di un anno, ricordare il gesto profetico con cui Benedetto XVI annunciò le sue dimissioni significa sicuramente qualcosa di più di una formale commemorazione ed esige, piuttosto, una riflessione su ciò che esso può significare per noi oggi. Se si prova a fare questo sforzo, si percepisce subito che, dei messaggi che, implicitamente, quel gesto conteneva, ce ne sono alcuni che sono stati ampiamente recepiti. Primo fra tutti, l'esigenza di una desacralizzazione della figura del Vicario di Cristo che, senza minimamente intaccarne la dignità, la riconducesse a un dimensione più umana e più vicina alle fragilità che gli uomini e le donne del nostro tempo quotidianamente sperimentano. Mai come nella scelta di riconoscere pubblicamente la propria debolezza Benedetto è stato apprezzato e capito anche da chi lo aveva sempre criticato. E Papa Francesco, che tanto spesso è stato contrapposto al suo predecessore, ha in realtà, sotto questo profilo, raccolto con personale convinzione la sua eredità, dandone una interpretazione creativa i cui frutti sono sotto i nostri occhi.
Vi è però un altro aspetto di quel gesto che sembra essere rimasto del tutto nell'ombra. Senza pretendere di leggere nelle intenzioni di Benedetto, il significato oggettivo della sua scelta, per tanti versi irrituale e traumatizzante, è stato di evidenziare che i papi passano, mentre la Chiesa resta. Per chi era abituato a tributare alla persona del Sommo Pontefice in carica una venerazione assoluta, quelle dimissioni sono state un richiamo a ricordare che il papa è, con la sua altissima autorità, un servitore - «servus servorum» - , e non un monarca, l'unica figura rappresentativa e quasi riassuntiva della istituzione ecclesiastica. A maggior ragione, non può esserlo la singola personalità che svolge quel servizio. Basta pensare al fatto che il primato di Pietro non ha mai preteso di abolire o sostituire l'autorità dei vescovi nelle rispettive diocesi, ma ha sempre cercato di coniugare l'universalità e l'unità della Chiesa universale con la varietà e la ricchezza delle Chiese particolari.
Ebbene, su questo punto, a un anno dalle dimissioni di Benedetto, il messaggio sembra essere caduto nel vuoto. Oggi più che mai la Chiesa dà l'impressione di essersi identificata con papa Francesco. Sono tra coloro che ogni giorno ringraziano Dio per avercelo donato. Sono perfino stupito che egli risponda così perfettamente alle mie segrete speranze e gioisco nel vedere quali trasformazioni di stile, di approccio ai problemi, di linguaggio, egli abbia introdotto in una istituzione che da tempo sembrava "ingessata". Detto ciò, ho la sensazione che la personalizzazione del papato e la identificazione della Chiesa intera con esso non solo non siano stati superati - come sarebbe stato nella logica del gesto di Benedetto XVI - , ma anzi siano ancora più accentuati rispetto al passato.
Francesco in questo non ha alcuna responsabilità. Fa continui sforzi per richiamare tutti, nella comunità cristiana, ad assumersi le proprie responsabilità...

   "Benedetto, la rinuncia e la papolatria" di Giuseppe Savagnone


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... Il suo gesto profetico, quello non di abbandonare la nave e di ritirarsi su di un’isola fantastica e degna del paese di Bengodi, ma di cederne il timone perché lo Spirito potesse soffiare con più vigore sulle vele tese, si rivela, di giorno in giorno sempre più pervaso dell’unzione dello Spirito stesso. ...
A nuovo soffio, nuovo timoniere. A nuova temperie, nuovo scrutatore dei segni dei tempi. Non viltà ma intelligenza nella vita dello Spirito. Non codardia ma puro coraggio nell’affrontare i propri limiti. Non senilità incombente ma vigore giovanile di acume storico. L’annuncio fu drammatico, forse colse di sorpresa per la sua repentinità, una sorta di fulmine a ciel sereno. I commenti, con ogni registro di supposizioni, retropensieri, si sprecarono. Ben pochi furono coloro che ne colsero l’ampio spettro profetico...

  Cristiana Dobner:  A nuovo soffio nuovo timoniere

La rinuncia, come tutto il Pontificato di Benedetto XVI, è stata ispirata dal Concilio Vaticano II. Ne è convinto il teologo mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, che in questa intervista di Fabio Colagrande si sofferma sulla decisione del Papa emerito e sui risvolti della rinuncia un anno dopo

  Bruno Forte: Benedetto XVI è un Padre della Chiesa moderna, sua rinuncia atto di profonda onestà

Dall'annuncio delle dimissioni alla sede vacante, i giorni della rinuncia di Ratzinger al soglio petrino attraverso i migliori articoli di ZENIT

  ZENIT: Benedetto XVI: un anno fa il discorso in latino che rivoluzionò la storia

In occasione del primo anniversario della rinuncia di Papa Benedetto XVI (11 febbraio 2013 - 11 febbraio 2014 - 11 febbraio 2014) abbiamo interpellati diversi vaticanisti con questa domanda: A un anno di distanza dalla rinuncia di Papa Ratzinger e dei fatti successivi quale considerazione fondamentale ti senti di fare, quella che ritiene la più rilevante?

  IL SISMOGRAFO: Benedetto XVI: la rinuncia


Un anno fa Benedetto XVI lasciava per "vecchiaia" il soglio di Pietro: uno "choc" che ha reso possibile le novità di Francesco

  Giacomo Galeazzi - Andrea Tornielli: Quella rinuncia che ha cambiato la storia

A un anno da quell'11 febbraio in cui Benedetto XVI annunciò al mondo la sua storica rinuncia al pontificato, una nuova opera potrebbe portare ulteriore luce sulla figura del Pontefice emerito e sulle sue dimissioni. A scriverla è uno dei giornalisti e scrittori che meglio conoscono Joseph Ratzinger, il tedesco Peter Seewald, che con l'allora Papa firmò nel 2010 il libro-intervista «Luce del mondo».

  Giacomo Galeazzi: Vita di Joseph

Nelle dimissioni del Papa tedesco, il teologo conciliare messo a guardia dell'ortodossia wojtyliana e fatto salire sulla cattedra di Pietro alla soglia degli ottant'anni, c'è forse tutta la grandezza di Joseph Ratzinger, che con questo gesto ha indicato alla sua Chiesa una nuova strada...

  Carlo Marroni: Un gesto dirompente per una nuova Chiesa

"Sapevo della rinuncia di Benedetto XVI da un po' di tempo prima, ma l'ha detto con l'ordine di non dirlo a nessuno. L'ultimo giorno del Pontificato per me è stato un dolore abbastanza forte". Sono le parole pronunciate da monsignor Georg Gaenswein, che è stato segretario particolare di papa Ratzinger.

  Dolore nel giorno della rinuncia di Benedetto (video)

“Ritirato con la mia preghiera, sarò sempre con voi, e insieme andiamo avanti con il Signore”. Con queste parole, il 14 febbraio dell’anno scorso, Benedetto XVI si congedava dai parroci della sua diocesi di Roma, tre giorni dopo l’annuncio della rinuncia al ministero petrino. A un anno di distanza da quel gesto epocale, Alessandro Gisotti ha intervistato il segretario particolare del Papa emerito e prefetto della Casa Pontificia, mons. Georg Gänswein.

  RADIO VATICANA: Mons. Gänswein: Benedetto XVI ha vissuto con grande serenità l'11 febbraio di quest'anno

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I NOSTRI TEMPI

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Essere profughi non è una scelta...


Vita da rifugiato in balia della burocrazia, degli umori degli altri, delle angherie e della politica
di Cornelia Isabelle Toelgyes


La protesta dei richiedenti in Israele non si ferma. I sit-in continuano, giorno e notte, ma il governo israeliano non cede. Nel mese di gennaio del 2014 le autorità competenti israeliane hanno notificato a 1700 persone (per lo più sudanesi e eritrei) l’obbligo di recarsi a Holot, un centro di accoglienza situato nel deserto di Negev.
Pochissimi si sono presentati all’appello. Holot è considerato dai più “un campo di concentramento”, in grado di “ospitare” 3000 persone. Holot significa pochissima libertà di movimento, e, vista la sua ubicazione e il fatto che il deserto sia poco popolato, è praticamente impossibile trovare un lavoro, mantenersi, costruirsi un futuro.
Molti dei 55.000 richiedenti asilo che hanno raggiunto Israele in modo un ufficiale, durante il loro periodo di permanenza hanno un’occupazione, sono autosufficienti, aiutano i fratelli che ancora non si sono ambientati, e, hanno iniziato a sognare guardando avanti: una vita serena, un sogno che lentamente si stava trasformando in realtà. Poi la doccia fredda, il cambiamento di rotta del governo israeliano: i richiedenti asilo devono essere “internati” in un centro di detenzione, oppure devono lasciare il paese. Il governo ha fatto una proposta allettante: chi ritorna da dove è venuto, riceve un premio di 3.500 dollari. Nel 2013 duemilaseicento africani hanno risposto a questo programma di rimpatrio del governo israeliano. Talvolta, ahimè, con un finale tragico.
La maggior parte dei giovani ha lasciato la loro terra per un motivo ben preciso: dittatura, alcuna libertà, conflitti di ogni genere. Per continuare a vivere, ha dovuto abbandonare il proprio Paese, i loro affetti più profondi, le loro radici. Si sa; un profugo non può scegliere.
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E qui in Italia? Una volta ottenuto il permesso sussidiario o lo status di profugo, sei solo. I giovani non sanno cosa fare. I centri per la seconda accoglienza sono pochi, le liste d’attesa spesso lunghissime. Nel frattempo i più sfortunati, senza soldi, senza un tetto sulla testa, senza lavoro, dormono all’addiaccio.
Essere profughi non è una scelta. Il mondo spesso sceglie che loro, profughi, lo rimangano per sempre. Un errare senza sosta, senza pace. Al profugo si nega la stabilità, l’aiuto necessario per ricominciare d’accapo.

   Vita da rifugiato in balia della burocrazia, degli umori degli altri, delle angherie e della politica


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"Il fascino delle armi" di Renato Sacco



Il fascino delle armi
di Renato Sacco

Lunedì scorso a Presadiretta, Raitre, dopo aver parlato di terremoti e corruzione, Riccardo Iacona ha accolto in studio Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Disarmo, per parlare del nuovo aereo da guerra F35, costoso, ‘fragile e inaffidabile’ secondo il Pentagono. Molto interessante. Bravi.

Ma quello che mi ha colpito e angosciato è stato il servizio, fatto molto bene, sulla fiera delle armi a Parigi Eurosatory. In pochi minuti il conduttore è riuscito a far percepire i grandi affari che ruotano intorno alle armi, presentate come veri gioielli. Centinaia di espositori e migliaia e migliaia di vistatori (sempre in aumento) e di compratori: i Governi e gli Stati. Una Fiera della guerra. Con tanto di campi di battaglia veri per presentare la potenza e il fascino di queste nuove armi, pesanti e leggere. Mi chiedevo ‘è un film o è tutto vero’? Un’esposizione di missili, carriarmati, pistole e fucili presentati come qualsiasi altro oggetto bello da apprezzare… e vendere. Come una moto, un computer, una borsetta. E così in un espositore di vetro si potevano ammirare alcuni proiettili, disposti a raggiera, come se fossero delle preziose penne stilografiche o rossetti di grandi marche. Bellissimi!

E ti trovi in questa situazione surreale, come mi era già capitato entrando nell’aeroporto di Cameri dove si producono gli F35, dove il fascino delle armi e la tecnologia cancellano il vero e unico motivo per cui queste armi vengono costruite:uccidere le persone! Se dimentichi questo ‘piccolo particolare’ è la fine. Se dimentichi i volti delle persone incontrate a Sarajevo, Mostar, Prishtina, Ngozi, Murehe, Baghdad, Mosul, Kabul, Jenin, Ramallah (per citare solo luoghi che ho conosciuto personalmente), dimentichi di essere un uomo. Dimentichi l’invito a ‘restare umani’, come diceva Vittorio Arrigoni. 

Ieri sera mi ha preso un insieme di angoscia e di rabbia.
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   Eurosatory – Parigi. La grande fiera delle armi - Presa diretta del 03/02/14 (video)

   Documento della Pontificia Commissione Giustizia e Pace del 1976 La Santa Sede e il Disarmo Generale


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Il “Giorno del ricordo” per non dimenticare le vittime dei massacri delle foibe

Sono trascorsi due lustri da quando il Parlamento italiano, il 30 marzo 2004, ha istituito il “Giorno del ricordo” scegliendo la data del 10 febbraio come occasione per commemorare le vittime dei massacri delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata.
Giorni di quasi 70 anni; il tempo, sempre più lontano, di due o forse tre generazioni. I testimoni diretti si riducono di stagione in stagione, eppure - proprio anche per questo - diviene ancora più impellente il dovere della memoria. Ma non per antistoriche rivendicazioni territoriali o per pericolosi (e purtroppo sempre ed ovunque presenti) rigurgiti nazionalistici.
Non affidare quegli avvenimenti all’oblio della Storia, risponde, innanzitutto, al dovere di onorare il debito morale che il nostro Paese ha contratto con coloro che patirono violenze fisiche e morali inenarrabili e la cui vicenda per troppo tempo è stata avvolta nel silenzio connivente delle istituzioni. Quasi dovesse essere loro addebitata la colpa per essere state le vittime di un regime - quello titino - che nella sua cieca violenza non si distaccava da quelli, nazista e fascista, che l’avevano preceduto in quegli stessi territori, cercando nell’ideologia la propria giustificazione...

   Foibe, gli europei avranno capito?

A dieci anni dalla sua istituzione in Italia si celebra oggi, il Giorno del ricordo delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano dalmata, provocate tra il 1943 e il 1945 dalla furia dei partigiani comunisti jugoslavi di Tito. Una pagina storica cancellata per 60 anni e ancora poco conosciuta. Almeno 10 mila gli infoibati accertati, 350 mila gli esuli italiani. Secondo i parenti delle vittime, oggi il rischio è che dal negazionismo si passi al riduzionismo, ovvero alla svalutazione della reale portata di questa tragedia.

   Giorno del ricordo per le vittime delle foibe. Una pagina storica cancellata per 60 anni

Il 10 febbraio di ogni anno, si celebra il Giorno del ricordo, dedicato alle vittime delle foibe e a tutti gli esuli dalmati e istriani di origine italiana costretti dal governo e dalle truppe jugoslave di Tito ad abbandonare le proprie case alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Così come per la Giornata della memoria, al di là di ogni polemica e scontro ideologico, il Giorno del ricordo serve per non lasciare che si perda nell’oblio una pagina nera della storia contemporanea, per far sì che le coscienze rimangano vigili e attente e che si evitino i terribili errori del passato. Il ricordo però va alimentato: ecco allora cinque libri utili a scoprire come e perché migliaia di persone morirono o furono cacciate dalle loro terre, colpevoli di essere italiane...

   Foibe, 5 libri per il Giorno del ricordo


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Nadia giovane vita stroncata dalle parole? - Combattiamo il cyberbullismo


Non ha resistito, Nadia. Non ha resistito alla ferocia, alla violenza, all'insulto. E si è lanciata nel vuoto, a soli 14 anni, per porre fine all'odio che leggeva sul web, agli attacchi continui e anonimi che i suoi coetanei le facevano su Ask.fm. È su questo social network che si consumava la quotidiana umiliazione della giovane padovana, di Fontaniva: "Fai schifo, meriti di morire", scriveva un utente: "Sei una ritardata, grassa e culona. Fingi di essere depressa per attirare l'attenzione, sei patetica", incalzava un altro...

   Nadia, suicida a 14 anni. Gli amici e il sindaco di Fontaniva: "Chiudete Ask.fm. Combattiamo il cyberbullismo"

Nasce in Lettonia “Ask.Fm” (Ask for me, ossia “chiedi per me”), social network nel quale gli utenti, attualmente 60 milioni, possono interagire in forma anonima. Una modalità che può nascondere insidie letali, come insulti, cyberbullismo, forme di istigazione al suicidio. Nadia, quattordicenne della provincia di Padova, alcuni giorni fa ha trovato la morte lanciandosi dall’ultimo piano di un hotel abbandonato. Nelle ore precedenti aveva affidato una pressante richiesta di aiuto alla community di Ask.fm ricevendo in risposta insulti e incoraggiamenti al gesto estremo. Domande cariche di valenza antropologica, quelle che i ragazzi esprimono sui social network. Ne abbiamo parlato con Chiara Giaccardi, docente di sociologia e antropologia dei media presso l’Università cattolica di Milano...

   Nei social network l'anonimato è un'arma per gli adolescenti

Sono reali le vite che si raccontano in rete? A volte sì, a volte meno. Quello che è certo è che spesso, forse sempre, reali sono le conseguenze che la vita vissuta online comportano. E la rete spesso ti incoraggia a vivere una vita che non è la tua, ti suggerisce anzi di nascondere il tuo vero nome ed il tuo vero volto nell’anonimato di una username e di un’icona qualunque. È preferibile diventare un anonimo, per prepararti a dialogare con altri anonimi, dai quali ricevere e ai quali impartire consigli di vita, anche sulle scelte più importanti. L’anonimato è una delle caratteristiche principali, e delle ragioni del suo successo, di Ask.fm, un sito che conta 60 milioni di utenti in tutto il mondo, ma anche molti critici perché spesso si rivela luogo dove serpeggia la violenza...

   Cyberbullismo: Quando la rete ti invita a farla finita


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Dietro alla festività San Valentino si nasconde un mercato di sfruttamento silenzioso fatto dalle grandi multinazionali: circa il 97 % delle rose vendute oggi in tutta l’Europa per il giorno degli innamorati sono state tagliate a Naivasha (Kenya), nella Rift Valley, secondo l’associazioneKenya Flower Council. Il settore è dominato dalle multinazionali, che possiedono vaste fattorie e circa 800 milioni di fiori, i lavoratori di Naivasha vivono in un labirinto di incertezza e povertà, in camerate con bagno in comune per tutti e salari che oscillano tra i 30 e gli 85 euro a seconda dell'età.

  REDATTORE SOCIALE:   La "schiavitù" dei lavoratori dietro le rose di San Valentino

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La Coalizione Italiana Stop all’Uso dei Bambini Soldato esprime grande preoccupazione per le notizie che giungono dalla Siria, dal Sud Sudan e della Repubblica Centrafricana sul coinvolgimento dei  minori nei conflitti armati e, in occasione dellaGiornata Internazionale contro l’uso dei bambini soldato, lancia il nuovo sito www.bambinisoldato.it. ... 

  REDATTORE SOCIALE:  ''Stop all’uso dei bambini soldato'': nel mondo sono più di 250 mila

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«Ciò che vogliamo dire chiaramente è che in questa missione si mescolano troppi interessi diversi e contrastanti. Che cosa c’entrano le Ong con l’industria degli armamenti? Perché una portaerei militare deve trasformarsi in una fiera itinerante? Quali interessi strategici ha la Marina Militare?». Giorgio Beretta, analista della Rete Disarmo, punta dritto al cuore della missione che il 30° Gruppo navale sta compiendo intorno all’Africa. 

  Enrico Casale:   La portaerei in crociera d'affari

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È stato pubblicato il 5 febbraio un Rapporto delle Nazioni Unite, primo nel suo genere e a firma del segretario generale Ban Ki-moon, sulle vittime più innocenti del conflitto siriano che tanto profitto porta alle industrie e ai Paesi produttori di armi: «Hanno subito violenze sessuali – riassume il Radiogiornale vaticano il 5/2 –, mutilazioni, torture di ogni genere, detenzione nelle carceri, esecuzioni sommarie, solo per citare alcune delle vessazioni. Sono piccoli, molto, e sono massacrati quotidianamente, in questi anni ne sono stati uccisi circa 11mila. Vengono arruolati a titolo diverso da entrambe le parti in lotta: sebbene non vi siano conferme ufficiali, sembra certo l’utilizzo di bambini molto giovani come scudi umani, nei combattimenti o in atti di terrorismo, e l’accusa dell’Onu è rivolta alle forze di governo e ai gruppi affiliati all’esercito libero siriano, che reclutano bambini anche tra rifugiati nei Paesi vicini»

  Eletta Cucuzza:   Guerra in Siria: mostruosi profitti per i produttori di armi. Ed enormi perdite umane

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Le 300 persone più ricche del mondo hanno guadagnato, nel 2013, 524 miliardi di dollari, cioè poco meno di un terzo della ricchezza prodotta in Italia da 60 milioni di cittadini. La lista, in testa alla quale figura Bill Gates, l’ha pubblicata il 4 gennaio scorso l’agenzia finanziaria Bloomberg. E conferma una tendenza che già conosciamo, cioè che la ricchezza si sta concentrando sempre di più nelle mani di pochi a scapito della stragrande maggioranza della popolazione mondiale...

  RIVISTE DIP:   L'inganno dei numeri

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Lotta alle mafie


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A vent'anni dalla morte di don Peppe "Non più terre di camorra ma di don Diana"



"Non più terre di camorra ma di don Diana"

Si moltiplicano le iniziative nel ventennale della morte di don Peppe, parroco di Casal di Principe, ucciso mentre stava celebrando. Da lì si ripartirà il 19 marzo, con la messa celebrata dal vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, nella parrocchia di San Nicola alle 7.30, l'ora esatta in cui fu ucciso. Si vuole testimoniare come questi venti anni abbiano portato frutto

“Se la camorra ha assassinato il nostro Paese, ‘Noi’ lo si deve far risorgere, bisogna risalire sui tetti e riannunciare la ‘Parola di Vita’”. Con queste parole di don Peppe Diana si apre il documento “Verso il 19 marzo 2014 - Venti di Speranza, Venti di Cambiamento”, che illustra le iniziative programmate dalla diocesi di Aversa e da un comitato ristretto di associazioni del territorio in occasione del 20° anniversario dell’uccisione del parroco di Casal di Principe, che cade il 19 marzo. Tra gli eventi, un raduno nazionale di scuole, associazioni e cittadini che sfileranno lungo le strade di Casal di Principe il 19 marzo.

Amore per Dio e il territorio. “Da parte della Chiesa c’è il desiderio di ricordare i fondamenti della scelta di vita sacerdotale di don Diana, che ha avuto come sua diretta conseguenza un’attenzione particolare alla problematica che rendeva schiavi questi territori: la camorra. Con le iniziative del ventennale mettiamo in evidenza che proprio l’amore per la Parola di Dio e per il Signore hanno portato don Peppe a spendere la vita per questo territorio”. Così don Franco Picone, parroco della Chiesa San Nicola di Casal di Principe e vicario generale, spiega al Sir il contributo della diocesi di Aversa alle iniziative per i vent’anni della morte del sacerdote. Ad esempio, il 18 marzo ci sarà un ritiro spirituale di tutto il clero diocesano con il cardinale Crescenzio Sepe nella parrocchia San Nicola a Casal di Principe, dove don Diana fu ammazzato, “per riflettere sull’importante ruolo della Chiesa e del sacerdote nei nostri territori”. Il 19 marzo il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, presiederà la messa nella parrocchia di San Nicola alle ore 7.30, orario in cui fu ucciso don Peppe. “Simbolicamente - precisa don Picone - il ritrovarsi a celebrare l’Eucarestia nella stessa ora dell’omicidio intende riprendere e continuare quella messa che è non stata mai celebrata da don Diana perché fu ucciso. In contemporanea suoneranno a festa tutte le campane delle parrocchie della diocesi”...

   "Non più terre di camorra ma di don Diana"

“Il programma che presentiamo oggi – ha dichiarato Mons. Angelo Spinillo – è il risultato di un lavoro intenso fatto di dialogo tra associazioni, diocesi, gruppi e movimenti, una sintesi tra le varie anime di una realtà che hanno mostrato particolare attenzione al messaggio, emerso negli ultimi venti anni, di rinnovata sensibilità alla vita del territorio. Questo messaggio ha permesso lo sviluppo e la crescita di una partecipazione critica nei confronti di un sistema di vita sociale che, spesso, ha subito passivamente e in maniera rassegnata. Credo che questi ultimi venti anni debbano essere celebrati come memoria e speranza affinché si trasformi in annunzio e profezia di una vita feconda di bene per la gente. Del resto, il carattere del sacrificio rende santa la vita e la storia dell’umanità, così come il dono di vita fa crescere la vita”...

   XX don Peppe Diana: presentato il programma delle iniziative

VENTI DI CAMBIAMENTO - 
20° ANNIVERSARIO DELL'UCCISIONE DI DON PEPPE DIANA
Il 19 marzo 2014 ricorre il 20° anniversario dell'uccisione di don Peppe Diana, giovane sacerdote di Casal di Principe ammazzato dalla camorra nella sua chiesa di S. Nicola di Bari.
E' stata una morte che ha scosso le nostre coscienze, che ha segnato profondamene i nostri cammini ma che comincia a produrre anche copiosi frutti, a partire dai beni confiscati alle mafie che su questo territorio, grazie a belle esperienze di giovani cooperative, vengono riutilizzati a scopi sociali restituendoli alla collettività.
20 anni che non sono stati vani, 20 anni di lotta e passione, 20 anni di cambiamenti, 20 anni che ci stanno facendo entrare nelle "terre di don Peppe Diana" un territorio di bellezza, allegria, compassione e amore per la vita, di forza e di riscatto, ma anche di dolore e di morte. Dolore per i suoi figli, per tante madri, dolore per le sofferenze, dolore per i tanti che non ci sono più. In questo solco di liberazione e di rinascita, si inseriscono le manifestazioni del 20° anniversario dell'uccisone di don Peppe Diana che vogliono ancora una volta essere pensate come un percorso comune di crescita della collettività e dei luoghi che ci circondano. (fonte: LIBERA)

Partecipa e segnalaci le personalità compilando la scheda, entro il 6 marzo ‘14.

   A chi daresti quest'anno il Premio Nazionale don Peppe Diana?

Segnalaci l’(e)vento che farete durante il 2014 compilando la seguente scheda.
Ti invieremo una mail di conferma e il logo, qualora volessi usarlo.

   (e)Venti di Cambiamenti

   Gli eventi in programma



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Presentata a Latina la XIX giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie

  LIBERA: "RADICI DI MEMORIA, FRUTTI D'IMPEGNO"

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FEDE E
SPIRITUALITA'

 

NELLA SOBRIETÀ IL FUTURO DELLA TERRA 

HOREB n. 66 - 3/2013


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

I tifoni sempre più violenti che si ripetono in modo più frequente in varie parti di questo nostro mondo, provocando morte e distruzione di intere città ci lasciano sbigottiti e ci fanno dire che il clima è impazzito.
Sì il clima è impazzito, ma la responsabilità di questo stravolgimento è legata al delirio dell’uomo che, dimenticando la sua vocazione di essere custode del creato, pensa di esserne il padrone e, coltivando un atteggiamento feroce nei riguardi del pianeta terra, provoca, con le proprie scelte consumistiche,
inquinamento, desertificazione e morte.
 Scienziati accreditati ci ricordano che la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera è al limite di guardia. Le emissioni di gas serra continuano a crescere del 2-3% l’anno a causa della deforestazione e dei combustibili fossili: petrolio, carbone e metano. Ci attende una tragedia con conseguenze devastanti: scioglimento dei ghiacciai, innalzamento dei mari, tempeste.
L’inquinamento dell’acqua, dell’aria, della terra, quindi, è la conseguenza di un rapporto scorretto tra l’uomo e l’ambiente, un rapporto innaturale tra natura ed esistenza, un rapporto violento tra creature volute e pensate da Dio per vivere in pace. La natura è oggi, in più maniere, violentata. Il fenomeno è preoccupante per la sua ampiezza a scala mondiale, per la vastità a vari livelli, e perché è avanzante con l’avanzare della logica del profitto.
L’uomo di oggi, allora, consapevole di questo dato di fatto, è chiamato a svegliarsi dal torpore, e, rinunciando a un tenore di vita che si è dimostrato essere incompatibile con le leggi dell’equilibrio uomo-natura, è invitato a scegliere uno stile di vita sobrio. Questa presa di coscienza non è più rimandabile né da delegare ad altri, ma si impone come atto di responsabilità per rendere vivibile il nostro pianeta e per avviare, sul piano strutturale, la costruzione di un sistema che crei le condizioni per una piena umanizzazione di tutte le relazioni.
È questo l’orizzonte che anima la nostra riflessione.


   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)


E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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I MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA 2014 -
"L’UMANITÀ DI GESÙ PRESENZA RELAZIONALE DI DIO"



I MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA – 2014
della FRATERNITÀ CARMELITANA 
DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO

L’UMANITÀ DI GESÙ
PRESENZA RELAZIONALE DI DIO


Dal 5 Febbraio al 2 Aprile
dalle h. 20.00 alle h. 21.00
presso la sala del convento



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LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO

"Ecco, la Vergine concepirà
e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele".
(Matteo 1,23)


  Gianfranco Ravasi:  Parabole bibliche e storia di Gesù nel Vangelo di Matteo

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  BEATA VERGINE DI LOURDES (video)

"Venerdì prossimo celebreremo la festa dei Santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi e patroni d’Europa. La loro testimonianza aiuti voi, cari giovani, a diventare in ogni ambiente discepoli missionari; incoraggi voi, cari ammalati, ad offrire le vostre sofferenze per la conversione dei peccatori; sia di esempio per voi, cari sposi novelli, a fare del Vangelo la regola fondamentale della vostra vita familiare." (Papa Francesco Udienza 12-2-2014)

 
SANTI CIRILLO E METODIO  (video)


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"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n. 11/2013-2014 (A) di Santino Coppolino



RUBRICA 
Un cuore che ascolta - lev shomea' 
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male"  (1Re 3,9)

Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino

Vangelo: Mt 5, 13-16

Il brano segue immediatamente la proclamazione delle Beatitudini, e ai suoi discepoli che ne hanno accolto le esigenze Gesù dice:
"Voi siete il sale della terra; voi siete la luce del mondo ".
Il sale, che dà sapore al cibo, veniva usato anche per la sua conservazione ed è il simbolo della fedeltà all'alleanza di Dio col popolo: "Non lascerai mancare il sale dell'alleanza del tuo Dio"(Lv 2,13). 
Gesù avverte i suoi discepoli che essi devono, con l'esempio della loro vita, essere garanti della Nuova Alleanza sancita dalle Beatitudini ma, allo stesso tempo, li mette in guardia che corrono un grande rischio, che il sale cioè possa perdere il suo sapore, o meglio, possa"impazzire" (traduz. letterale del verbo "moraìno"). Identico termine l'evangelista lo adopera al cap. 7,26, in riferimento al "pazzo" (moròs) che costruisce la sua casa sulla sabbia, colui che ascolta la Parola di Gesù ma non la mette in pratica, che fa di testa sua. 
"A null'altro serve che ad essere gettato fuori e calpestato dalla gente ".
...


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V domenica del Tempo Ordinario - Riflessione sul Vangelo della Domenica di Enzo Bianchi


V domenica del tempo ordinario  
Riflessione sul Vangelo della Domenica 
di Enzo Bianchi

"... Gesù vede la sua comunità autentica e fedele come luce – meglio, come riflesso della sua luce, perché lui è “la luce del mondo” (Gv 8,12) – e come una città ben visibile su un monte, non nascosta in una valle. Questa luce, la cui sola sorgente è Gesù Cristo, deve brillare nei suoi discepoli, e gli uomini devono accorgersene, scrutarla e compiacersi di essa.

Nessuna ostentazione trionfalista, nessun atteggiamento di imposizione, perché occorre vigilare sempre per combattere contro la tentazione di “praticare la giustizia davanti agli uomini al fine di essere ammirati da loro” (Mt 6,1). D’altra parte, nessun tentativo di nascondimento, nessuna omertà, nessuna ideologia di presenza minimalista: né ideologia del nascondimento, né ideologia della presenza visibile.

Se i cristiani vivono il Vangelo, se compiono azioni conformi al Vangelo e lo fanno con lo stile di Gesù, rendendo le loro opere non solo buone ma anche belle, allora gli uomini si porranno domande e riconosceranno il peso di Dio nella vita dei cristiani, ovvero daranno gloria al Padre che è nei cieli. Se Cristo è il sole, i cristiani – dice l’Apostolo Paolo – possono essere “astri che brillano di luce nel mondo” (Fil 2,15). ... 

  Riflessione sul Vangelo della Domenica di Enzo Bianchi


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IL VANGELO DELLA GIOIA - QUANDO L'EVANGELIZZAZIONE DIVENTA CREDIBILE, OGGI? fr. Egidio Palumbo (VIDEO)


QUANDO L'EVANGELIZZAZIONE DIVENTA CREDIBILE, OGGI ?
Conversazione sulla Evangelii Gaudium di Papa Francesco

fr. Egidio Palumbo ocarm

Incontro del 19 dicembre 2013

Barcellona P.G. (ME) - Basilica S. Sebastiano

L'invito a gioire percorre tutta la Bibbia.
Si gioisce per la presenza del Signore che si fa nostro compagno di viaggio.
Si gioisce perché nel Vangelo (= Gesù) si è scoperto un tesoro...
Si gioisce perché si partecipa della stessa gioia di Dio che va in cerca del perduto e lo trova
Da qui I'annuncio del vangelo della gioia, la comunicazione della fede.
...

Guarda il post già pubblicato con un estratto video:
  L'importanza dello stile di vita nell'annuncio del Vangelo

  IL VIDEO INTEGRALE


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CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni

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JESUS, febbraio 2014

Caro Diogneto - 62
Rubrica di ENZO BIANCHI

Sono molte le immagini della chiesa create già dagli autori delle sante Scritture (tempio, corpo, arca, gregge, ecc.), ma quando cerco di pensare alla chiesa e di raffigurarmela, prevale in me l’immagine della chiesa come tavola: una tavola pronta e imbandita per tutta l’umanità, per tutte le genti e in tutte le epoche della storia. D’altronde, anche la descrizione della chiesa nascente negli Atti degli apostoli allude a una tavola alla quale i cristiani sono assidui, per nutrirsi della Parola e dell’Eucaristia (cf. At 2,42). Ma già secondo i padri della chiesa d’oriente e d’occidente questa tavola, proprio perché tavola della Parola e del Pane, era anche tavola di fraternità e di comunione. Il Concilio ha ripreso questa immagine della tavola, l’ha resa fortemente eloquente, e ormai tutti i cattolici non riescono a pensare alla messa senza vedervi la partecipazione a un banchetto in cui sono nutriti dalla Parola, dal Pane e dal Vino, Corpo e Sangue del Signore, e sono rigenerati in fraternità. Cerchiamo dunque di approfondire questa triplice immagine della tavola che è la chiesa.
...
Sì, la chiesa cominci a invitare a tavola, faccia sentire che tutti possono stare alla sua tavola come fratelli: chi viene accolto scoprirà poi che la tavola della fraternità è anche tavola della Parola e dell’Eucaristia.

  Caro Diogneto - 62 di Enzo Bianchi


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San Valentino... alla francese



San Valentino
alla francese

Nella patria de “la vie en rose”, San Valentino fa esplodere la fantasia e luoghi come parrocchie e diocesi il 14 febbraio si tingono di rosa. “Dire Je t'aime en 2014”, si intitola il servizio che la Chiesa cattolica di Francia sul suo sito ufficiale dedica alle varie iniziative che le diocesi francesi hanno pensato per San Valentino 2014. Ce n’è per tutti i gusti: basta scegliere. Si va dal quiz proposto dalla diocesi di Angers al “Dîner en tête-à-tête” della diocesi di Laval. Due sono i formati in pdf che si possono scaricare dal web di Angers per compilare il quiz: i questionari sono diversi a seconda delle coppie fidanzate e di quelle invece sposate. Alla prima domanda si chiede: “che cosa mi piace di te e come mi sento a dirtelo?”. L’ultima va a scavare sul “mai detto” rivelando all’altro una richiesta di perdono, una prospettiva futura, un desiderio mai espresso. “Ce soir, le plus cadeaux, c’est notre couple” (“questa sera il più grande regalo è la nostra coppia”) recita il volantino che reclamizza il quiz. A proporre invece la cenetta tête-à-tête è la diocesi di Laval. Due sono le parrocchie dove le coppie possono prenotare una cena a 25 euro. L’esperienza va avanti da qualche anno e dunque perché non riproporla anche quest’anno? Ma non è finita qui: ci sono diocesi che propongono veglie di preghiere, rinnovamento delle promesse di matrimonio, serate con testimonianze sulla relazione di coppia. Proposte varie per vivere San Valentino come un’occasione per ripensare nel dialogo a due alla vita di coppia.
Forse sono iniziative che possono far arricciare il naso a chi non ama il romanticismo tinto di rosa. Danno addirittura fastidio a chi mal sopporta l’amore edulcorato spesso proposto nelle aule parrocchiali. Ma “Dire Je t'aime en 2014”, non è facile: dalle consultazioni avviate dal Vaticano in vista del Sinodo della famiglia, emerge una vita familiare messa a dura prova. Soprattutto in Europa. Le risposte date al questionario vaticano fanno emergere una realtà sempre più diffusa di dolore e separazione. Forse allora vale la pena accettare la proposta che viene dalla Francia e cioè fermarsi un attimo e capire insieme se davvero “le plus cadeaux de notre vie, c’est notre couple”. (fonte: Sir)

  Dire « Je t'aime » en 2014 sul sito ufficiale della Chiesa cattolica di Francia


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... Il mondo dice all’uomo di ascoltare il suo cuore senza esitare. È rimasta solo la Chiesa a dire all’uomo la verità, ed è fondamentale che continui a farlo, perché mai come oggi è stata vox clamans in deserto: siamo creature ferite, malcerte, insicure, infedeli. Noi sappiamo che dal cuore dell’uomo viene una valanga di cose sulle quali non possiamo sempre fare affidamento. Il cuore ci fa desiderare, cioè alzare lo sguardo verso le stelle. Ma il desiderio è una parte dell’amore. L’amore è un giudizio, una scelta, una decisione, un comandamento. Il primo dei comandamenti di Dio all’uomo è appunto Shemà, Israel. Ascolta Israele. Ascolta un’altra fonte di informazione su te stesso, ascolta qualcuno che è più grande di te, e vede più lontano. Karol Wojtyla, quando da vescovo seguiva le coppie di fidanzati, le ammoniva: non dire «ti amo», dì piuttosto «partecipo con te dell’amore di Dio».

  Costanza Miriano:  San Valentino, amarsi per sempre sotto la Croce


Su chi non riesce a digerire l'«ossessione» di Papa Francesco per le «pecorelle smarrite» (che mica si possono convertire davvero)

 
Fabio Colagrande:  Il complesso del figliol non prodigo

C’è una questione seria: chi farà la rivoluzione di papa Francesco? Non parlo della rivoluzione nella Chiesa, che papa Francesco chiama «conversione» o anche «permanente riforma» e che, come dice nella Evangelii Gaudium, deve cominciare dalla conversione del papato: questa la deve fare lui e con lui la devono fare i credenti della sua Chiesa. Ma la rivoluzione che papa Francesco invoca per la società, e che lui chiama riforma finanziaria ed etica, per cambiare «un sistema sociale ed economico ingiusto alla radice» (E. G. n. 59) e abbattere la «dittatura dell’economia senza volto né scopo realmente umano», la dobbiamo fare noi, i cittadini, uomini e donne amanti dell’umanità edella giustizia, credenti o non credenti che siamo.

 
Raniero La Valle:  Chi farà la rivoluzione di Francesco? (pdf)



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 FRANCESCO
 



     Angelus/Regina Cæli - Angelus, 9 febbraio 2014

    Udienza - 12 febbraio 2014

    Discorso - Ai gruppi di fedeli dallo Sri Lanka (8 febbraio 2014)

    Discorso - Ai Presuli della Conferenza Episcopale di Bulgaria in visita "ad Limina Apostolorum" (13 febbraio 2014)

    Discorso - A una delegazione dell'"American Jewish Committee" (13 febbraio 2014)

    Discorso - Ai partecipanti alla Plenaria della Congregazione per l'Educazione Cattolica (degli Istituti di Studi) (13 febbraio 2014)

    Discorso - Ai Presuli della Conferenza Episcopale della Repubblica Ceca in visita "ad Limina Apostolorum" (14 febbraio 2014)

    Discorso - Ai fidanzati che si preparano al matrimonio (14 febbraio 2014)



    MESSAGGIO PER LA QUARESIMA 2014

    MESSAGGIO - PER LA XXIX GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ 2014
                            Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5, 3)



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08/02/2014:

  I sacramenti, specialmente...


10/02/2014:

  Preghiamo per tutti i sacerdoti...


11/02/2014:

  Oggi vi invito a pregare...

  Saluto tutte le persone...


13/02/2014:

  Preghiamo per i seminaristi...


14/02/2014:

  Giovani, non abbiate paura di sposarvi...



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Angelus del 9 febbraio 2014 - Testo e video



Piazza San Pietro
26/01/2014

Fratelli e sorelle, buongiorno!

Nel Vangelo di questa domenica, che viene subito dopo le Beatitudini, Gesù dice ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra … Voi siete la luce del mondo» (Mt 5,13.14). Questo ci stupisce un po’, se pensiamo a chi aveva davanti Gesù quando diceva queste parole. Chi erano quei discepoli? Erano pescatori, gente semplice… Ma Gesù li guarda con gli occhi di Dio, e la sua affermazione si capisce proprio come conseguenza delle Beatitudini. Egli vuole dire: se sarete poveri in spirito, se sarete miti, se sarete puri di cuore, se sarete misericordiosi… voi sarete il sale della terra e la luce del mondo!
Per comprendere meglio queste immagini, teniamo presente che la Legge ebraica prescriveva di mettere un po’ di sale sopra ogni offerta presentata a Dio, come segno di alleanza. La luce, poi, per Israele era il simbolo della rivelazione messianica che trionfa sulle tenebre del paganesimo. I cristiani, nuovo Israele, ricevono dunque una missione nei confronti di tutti gli uomini: con la fede e con la carità possono orientare, consacrare, rendere feconda l’umanità. Tutti noi battezzati siamo discepoli missionari e siamo chiamati a diventare nel mondo un vangelo vivente: con una vita santa daremo “sapore” ai diversi ambienti e li difenderemo dalla corruzione, come fa il sale; e porteremo la luce di Cristo con la testimonianza di una carità genuina. Ma se noi cristiani perdiamo sapore e spegniamo la nostra presenza di sale e di luce, perdiamo l’efficacia. Ma che bella è questa missione di dare luce al mondo! E’ una missione che noi abbiamo. E’ bella! E’ anche molto bello conservare la luce che abbiamo ricevuto da Gesù, custodirla, conservarla.

...

Dopo l'Angelus:

Dopodomani, 11 febbraio, celebreremo la memoria della Beata Vergine di Lourdes, e vivremo la Giornata Mondiale del Malato. E’ l’occasione propizia per mettere al centro della comunità le persone malate. Pregare per loro e con loro, stare loro vicini. Il Messaggio per questa Giornata è ispirato ad una espressione di san Giovanni: Fede e carità: «Anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1 Gv 3,16). In particolare, possiamo imitare l’atteggiamento di Gesù verso i malati, malati di ogni genere: il Signore si prende cura di tutti, condivide la loro sofferenza e apre il cuore alla speranza.
Penso anche a tutti gli operatori sanitari: che lavoro prezioso fanno! ...
...
A tutti auguro una buona domenica e buon pranzo. Arrivederci!

  testo integrale dell'Angelus

  video


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Piazza San Pietro
Mercoledì, 12 febbraio 2014

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Nell’ultima catechesi ho messo in luce come l’Eucaristia ci introduce nella comunione reale con Gesù e il suo mistero. Ora possiamo porci alcune domande in merito al rapporto tra l’Eucaristia che celebriamo e la nostra vita, come Chiesa e come singoli cristiani. Come viviamo l’Eucaristia? Quando andiamo a Messa la domenica, come la viviamo? È solo un momento di festa, è una tradizione consolidata, è un’occasione per ritrovarsi o per sentirsi a posto, oppure è qualcosa di più?
Ci sono dei segnali molto concreti per capire come viviamo tutto questo, come viviamo l’Eucaristia; segnali che ci dicono se noi viviamo bene l’Eucaristia o non la viviamo tanto bene. Il primo indizio è il nostro modo di guardare e considerare gli altri. 
...
Un secondo indizio, molto importante, è la grazia di sentirsi perdonati e pronti a perdonare. 
...
Un ultimo indizio prezioso ci viene offerto dal rapporto tra la celebrazione eucaristica e la vita delle nostre comunità cristiane.
...
Il cuore si riempie di fiducia e di speranza pensando alle parole di Gesù riportate nel Vangelo: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,54). Viviamo l’Eucaristia con spirito di fede, di preghiera, di perdono, di penitenza, di gioia comunitaria, di preoccupazione per i bisognosi e per i bisogni di tanti fratelli e sorelle, nella certezza che il Signore compirà quello che ci ha promesso: la vita eterna. Così sia!

video della catechesi

Saluti
...
Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Venerdì prossimo celebreremo la festa dei Santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi e patroni d’Europa. La loro testimonianza aiuti voi, cari giovani, a diventare in ogni ambiente discepoli missionari; incoraggi voi, cari ammalati, ad offrire le vostre sofferenze per la conversione dei peccatori; sia di esempio per voi, cari sposi novelli, a fare del Vangelo la regola fondamentale della vostra vita familiare.

     il testo integrale dell'Udienza Generale

Sempre eloquente e commovente l'approccio di Papa Francesco con le migliaia di fedeli provenienti da tutto il mondo e festanti al suo passaggio.

    il video integrale


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - La Messa è una teofania, è tempo di Dio e spazio di Dio - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
10 febbraio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
Papa Francesco nell'omelia: la Messa è il tempo di Dio, non si contano i minuti

Riscoprire il senso del sacro, il mistero della presenza reale di Dio nella Messa: è l’invito di Papa Francesco durante la celebrazione eucaristica presieduta stamani a Santa Marta.

La prima Lettura del giorno parla di una teofania di Dio ai tempi del re Salomone. Il Signore scende come nube sul Tempio, che viene riempito della gloria di Dio. Il Signore – commenta il Papa – parla al suo Popolo in tanti modi: attraverso i profeti, i sacerdoti, la Sacra Scrittura. Ma con le teofanie parla in un’altra maniera, “diversa dalla Parola: è un’altra presenza, più vicina, senza mediazione, vicina. E’ la Sua presenza”. “Questo – spiega - succede nella celebrazione liturgica. La celebrazione liturgica non è un atto sociale, un buon atto sociale; non è una riunione dei credenti per pregare assieme. E’ un’altra cosa. Nella liturgia, Dio è presente”, ma è una presenza più vicina. Nella Messa, infatti, “la presenza del Signore è reale, proprio reale”:
“Quando noi celebriamo la Messa, noi non facciamo una rappresentazione dell’Ultima Cena: no, non è una rappresentazione. E’ un’altra cosa: è proprio l’Ultima Cena. E’ proprio vivere un’altra volta la Passione e la morte redentrice del Signore. E’ una teofania: il Signore si fa presente sull’altare per essere offerto al Padre per la salvezza del mondo. Noi sentiamo o diciamo: ‘Ma, io non posso, adesso, devo andare a Messa, devo andare a sentire Messa’. La Messa non si ‘sente’, si partecipa, e si partecipa in questa teofania, in questo mistero della presenza del Signore tra noi”.
Il presepe, la Via Crucis, sono rappresentazioni – ha spiegato ancora Papa Francesco – la Messa, invece, “è una commemorazione reale, cioè è una teofania: Dio si avvicina ed è con noi, e noi partecipiamo al mistero della Redenzione”. Purtroppo – ha sottolineato – tante volte guardiamo l’orologio a Messa, “contiamo i minuti”: “non è l’atteggiamento proprio che ci chiede la liturgia: la liturgia è tempo di Dio e spazio di Dio, e noi dobbiamo metterci lì, nel tempo di Dio, nello spazio di Dio e non guardare l’orologio”:
“La liturgia è proprio entrare nel mistero di Dio, lasciarsi portare al mistero ed essere nel mistero. Per esempio, io sono sicuro che tutti voi venite qui per entrare nel mistero; però, forse qualcuno dice: ‘Ah, io devo andare a Messa a Santa Marta perché nella gita turistica di Roma c’è andare a visitare il Papa a Santa Marta, tutte le mattine: è un posto turistico, no?’ (ride). Tutti voi venite qui, noi ci riuniamo qui per entrare nel mistero: è questa la liturgia. E’ il tempo di Dio, è lo spazio di Dio, è la nube di Dio che ci avvolge tutti”.
...

  Il Papa: vivere il mistero della presenza di Dio nella Messa, venire a Santa Marta non è tappa turistica

  video


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - il duplice cammino - (video e testo)



S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
16 febbraio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
“il Vangelo parla di uomini e donne che accolgono Dio”

Un credente può perdere la fede a causa delle sue passioni e vanità, mentre un pagano può diventare credente attraverso la sua umiltà: questo, in sintesi, quanto ha detto il Papa stamani durante la Messa presieduta a Santa Marta. 

Le letture del giorno fanno riflettere su un duplice cammino: “dall’idolatria al Dio vivente” e, al contrario, “dal Dio vivente verso l’idolatria”. La meditazione del Papa parte dal Vangelo, in cui una “donna coraggiosa”, una cananea, cioè una pagana, chiede a Gesù di liberare la figlia dal demonio. E’ una madre “disperata” – commenta Papa Francesco – “e una madre, davanti alla salute di un figlio, fa di tutto”. “Gesù le spiega che lui è venuto prima per le pecore della casa d’Israele, ma glielo spiega con un linguaggio duro: ‘Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini’. Questa donna, che certamente non era andata all’università, sapeva come rispondere”. E risponde – sottolinea il Papa – “non con la sua intelligenza, ma con le sue viscere di madre, con il suo amore: ‘Ma anche i cagnolini mangiano quello che cade dalla mensa; dà a me, queste briciole a me!’”. Questa donna – spiega il Papa – “non ha avuto vergogna” e per la sua fede Gesù “le ha fatto il miracolo”:
“Si era esposta al rischio di fare una brutta figura, ma ha insistito, e dal paganesimo e dall’idolatria ha trovato la salute per sua figlia e per lei ha trovato il Dio vivente. Questo è il cammino di una persona di buona volontà, che cerca Dio e lo trova. Il Signore la benedice. Quanta gente fa questo cammino e il Signore l’aspetta! Ma è lo stesso Spirito Santo che li porta avanti per fare questo cammino. Ogni giorno nella Chiesa del Signore ci sono persone che fanno questo cammino, silenziosamente, per trovare il Signore, perché si lasciano portare avanti dallo Spirito Santo”.
“Ma c’è anche il cammino contrario” – osserva il Papa - quello di Salomone, come riportato dalla prima lettura. Salomone era “l’uomo più saggio della terra”, aveva ricevuto da Dio grandi benedizioni, aveva “una fama universale, tutto il potere”, era “un credente in Dio, ma cosa è successo?”. Gli piacevano le donne e aveva tante concubine pagane che gli hanno fatto “deviare il cuore per seguire altri dei”: così ha introdotto gli idoli in Israele. “E queste donne hanno indebolito il cuore di Salomone lentamente, lentamente. Il suo cuore non restò integro con il Signore, come il cuore di Davide, suo padre”
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  Il Papa: credenti trasformati in pagani dalla vanità e pagani che giungono alla fede dall'umiltà

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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - camminare come agnelli in mezzo ai lupi con gioia- (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
14 febbraio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
"Un cristiano che rimane fermo è ammalato"

Il cristiano non sta mai fermo, cammina sempre oltre le difficoltà. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Nella festa dei Santi Patroni d’Europa, Cirillo e Metodio, il Pontefice si è soffermato sull’identità del discepolo. Il Vangelo, ha avvertito, si annuncia con gioia, lamentandosi non si fa un favore al Signore. E ha messo in guardia dalla tentazione di farsi lupi tra i lupi.

Come deve essere un discepolo di Gesù? Papa Francesco ha preso spunto dalle figure di Cirillo e Metodio per soffermarsi sull’identità del cristiano. E commentando la prima Lettura tratta dagli Atti degli Apostoli ha subito sottolineato che il cristiano è “inviato”. Il Signore invia i suoi discepoli, gli chiede di andare avanti. “E questo – ha osservato – significa che il cristiano è un discepolo del Signore che cammina, che va sempre avanti”:
“Non si può pensare a un cristiano fermo: un cristiano che rimane fermo è ammalato, nella sua identità cristiana, ha qualche malattia in quella identità. Il cristiano è discepolo per camminare, per andare. Ma il Signore questo anche, alla fine - l’abbiamo sentito nel Salmo, il congedo del Signore - alla fine: ‘Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo’. Andate. Camminate. Ecco: un primo atteggiamento dell’identità cristiana è camminare, e camminare anche se ci sono difficoltà, andare oltre le difficoltà”. Questo, ha soggiunto, è quello che è successo con Paolo ad Antiochia di Pisidia, “dove c’era difficoltà con la comunità ebrea e allora sono andati i pagani, avanti”. Gesù, ha poi rammentato il Papa, “esorta ad andare agli incroci delle strade” e a invitare “tutti, buoni e cattivi”. Così dice il Vangelo, ha ribadito: “Anche i cattivi! Tutti”. Il cristiano, dunque, “cammina” e “se ci sono difficoltà, va oltre, per annunziare che il Regno di Dio è vicino”. Un secondo aspetto dell’identità del cristiano, ha proseguito, “è che il cristiano deve rimanere sempre agnello”. Il cristiano, ha riaffermato, “è un agnello, e deve conservare questa identità”. Il Signore ci manda “come agnelli in mezzo ai lupi”.
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“Come agnelli… Non diventare lupi… Perché, a volte, la tentazione ci fa pensare: ‘Ma questo è difficile, questi lupi sono furbi e io sarò anche più furbo di loro, eh?’. Agnello. Non scemo, ma agnello. Agnello. Con l’astuzia cristiana, ma agnello sempre. Perché se tu sei agnello, Lui ti difende. Ma se tu ti senti forte come il lupo, Lui non ti difende, ti lascia solo, e i lupi ti mangeranno crudo. Come agnello”.
Terzo aspetto di questa identità, ha detto, è lo “stile del cristiano” che è “la gioia”. I cristiani, ha affermato, “sono persone che esultano perché conoscono il Signore e portano il Signore”. E ha avvertito che “non si può camminare in cristiano senza gioia, non si può camminare come agnello senza gioia”. Anche “nei problemi, anche nelle difficoltà, anche nei propri sbagli e peccati – ha ribadito il Papa – c’è la gioia di Gesù che sempre perdona e aiuta”. Il Vangelo allora “deve andare avanti, portato da questi agnelli inviati dal Signore che cammina, con gioia
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Nella festa dei due discepoli cristiani, Cirillo e Metodio, ha riaffermato Papa Francesco, la Chiesa ci fa riflettere sulla “identità cristiana”. Il cristiano, ha detto, “mai sta fermo, è un uomo o una donna che cammina sempre, che cammina oltre le difficoltà”. E cammina, ha ribadito, “come agnello, non è sufficiente delle sue forze: è un uomo o una donna che cammina con gioia”. Il Signore, ha concluso il Papa, “per l’intercessione di questi due fratelli Santi, Patroni dell’Europa, ci conceda la grazia di vivere come cristiani che camminano come agnelli e con gioia”.

  Il Papa: il cristiano sia agnello sempre, vinca la tentazione di farsi lupo

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A San Valentino, con Papa Francesco!


Il 14 febbraio 2014, Festa di San Valentino, protettore degli innamorati, Papa Francesco incontrerà i fidanzati, per celebrare insieme “La gioia del Sì per sempre”. L’iniziativa è promossa dal Pontificio Consiglio per la Famiglia.
L'incontro inizialmente programmato nell'aula Paolo VI sarà a Piazza San Pietro a causa del numero delle iscrizioni che ha superato ogni aspettativa.
A Radio Vaticana don Andrea Ciucci, del dicastero per la Famiglia, specifica che:
"L’iscrizione è solo online. Certamente la gran parte è italiana, ma abbiamo provenienze veramente da tantissimi Paesi del mondo: le ultime arrivate sono persone della comunità delle Isole Mauritius. Poi arriva gente da Londra che prende il primo aereo del mattino e riprenderà l’ultimo per tornare a casa; abbiamo moltissima gente dalla Francia, dalla Slovenia, dalla Slovacchia; qualcuno dagli Stati Uniti e qualcuno dal Messico…. Certo sono piccoli numeri, ma che raccontano di una rappresentanza di tutto il mondo a questo evento.
C’è ancora possibilità di iscriversi all’udienza del Papa con i fidanzati attraverso il Pontificio Consiglio per la Famiglia mandando un’e-mail - all’indirizzo e-mail events@family.va - specificando nome e cognome della coppia o del gruppo, un contatto e-mail e quando si sposano. 
Questa è la cosa cui teniamo: tutte le persone che incontreranno il Papa in quel giorno sono persone che hanno deciso di sposarsi. Questo è anche il tema di questo incontro."

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Più di ventimila fidanzati sono attesi venerdì prossimo, 14 febbraio, in Piazza San Pietro, per l’udienza loro riservata con Papa Francesco, promosso dal Pontificio Consiglio per la Famiglia. “Provengono da 28 Paesi del mondo – riferisce un comunicato del dicastero - e ciò che li accomuna è il fatto che hanno scelto di sposarsi nei prossimi mesi”. “Il successo numerico dell’iniziativa assolutamente imprevedibile solo tre settimane fa – afferma mons Vincenzo Paglia, presidente del dicastero - mostra che ci sono giovani controcorrente che desiderano che il loro amore duri per sempre e sia benedetto da Dio, anche se il mondo in cui vivono non crede che i legami durino in eterno e che è bene che ciascuno pensi a se stesso”...
L’intero evento (dalle 11 alle 13) sarà trasmesso in diretta dalla Radio Vaticana, dal Centro Televisivo Vaticano e dalle reti televisive connesse (fra cui RAI1 in diretta dalle ore 11.50).

  Più di 20mila fidanzati in Piazza San Pietro con il Papa il giorno di San Valentino


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Lo Speciale di FAMIGLIA CRISTIANA

  SAN VALENTINO CON PAPA FRANCESCO

Per seguire la diretta da Piazza San Pietro dell'incontro di Papa Francesco con i fidanzati per San Valentino (inizio 11 a.m. fine 1 p.m.)

  La gioia del Sì per sempre

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