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N.
B. La Lectio è temporaneamente sospesa
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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1° anniversario della rinuncia di Benedetto XVI
al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro |
SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA
NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
Solo un Papa come...
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Dal manoscritto allo stupore dei cardinali. Le 24 ore che hanno cambiato la Chiesa
Ecco i custodi del segreto di Ratzinger I testimoni di un grande addio
Da un anno il Vaticano non è più
lo stesso. A cambiare il corso della storia è stato il gesto clamoroso
con cui dodici mesi fa Benedetto XVI è tornato Joseph Ratzinger.
L'11 febbraio 2013 è festa in
Vaticano per l'anniversario dei Patti Lateranensi. Il Pontefice tiene
un concistoro per i decreti di canonizzazione di alcuni santi e dopo
l'annuncio della data in cui questi saranno proclamati, Benedetto XVI
comincia a leggere qualcos'altro, sempre in latino, da un foglio che
tiene in mano. Deve dire qualcosa di «importante per la vita della
Chiesa»: sta diventando vecchio («ingravescente aetate»). Spiega di non
aver più le forze per governare la barca di Pietro in un mondo che
diventa sempre più veloce. Dopo aver a lungo pregato, in coscienza ha
deciso di lasciare. Annuncia l'inizio della sede vacante alle ore 20
del 28 febbraio. Una dichiarazione che Benedetto ha steso di proprio
pugno il pomeriggio del giorno prima e che è stata tradotta nelle varie
lingue in Segreteria di Stato all'alba di quel lunedì 11 febbraio, dopo
che il Sostituto Angelo Becciu ha fatto giurare ogni traduttore che non
avrebbe violato il segreto destinato a rimanere tale solo per poche ore.
Quella rinuncia che ha cambiato la storia
11 febbraio 2013. Da quel giorno
nulla è più stato come prima all’interno della cattolicità e del mondo
intero. “Con piena libertà dichiaro di rinunciare al Ministero”; questa
la formula utilizzata da Benedetto XVI per annunciare l’abbandono della
Cattedra di Pietro. Con voce piana, per nulla gravata dal peso
dell’annuncio, Joseph Ratzinger ha compiuto quel giorno il gesto più
rivoluzionario chela Chiesa ha vissuto in epoca moderna. A un anno di
distanza tutte le luci sono concentrate sulla forza carismatica di
Francesco, sui suoi gesti e atti che hanno dato una decisa svolta
all’azione della Sposa di Cristo in terra. Ma se tutto questo è stato
permesso lo si deve a Benedetto XVI, alla sua forza e alla sua libertà.
Una figura – come Paolo VI –forse non pienamente compresa da fedeli e
no...
... Ma se Francesco può avviare
una nuova pagina per la vita della Chiesa può compiere tutto questo
grazie al gesto del mite rivoluzionario Benedetto.
Quel rivoluzionario di Papa Ratzinger
Per una riflessione sulla rinuncia di Papa Benedetto,
un anno dopo, Alessandro Gisotti per Radio Vaticana ha intervistato
padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana.
P. Lombardi: Benedetto XVI vive il tempo della preghiera, la sua rinuncia ha inciso nella storia della Chiesa (mp3)
Guarda il nostro post dell'annuncio delle dimissioni di Papa Benedetto XVI:
BENEDETTO XVI SI DIMETTE!
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... Una decisione propria non di una personalità debole e remissiva,
bensì di un uomo capace di esaminare lucidamente la propria coscienza e
riconoscere che, per il bene della Chiesa, era opportuno fare un passo
indietro e lasciare spazio a chi aveva forze ed energie maggiori.
Sta
in questo la grandezza di una scelta in netta controtendenza con
l'attuale società, con la dilagante occupazione delle "poltrone" e
delle posizioni di rilievo. Lo spessore e la novità sta nel sapere dire
di no, nel riconoscere i propri limiti, nella lucida disamina di quanto
possiamo dare nei nostri rispettivi ruoli, considerando come
prioritario lo spirito di servizio verso gli altri e non il tornaconto
personale.
In una parola, il coraggio di saper rinunciare.
Una
vicenda che ci ha insegnato come le azioni non siano da leggere
nell'esclusivo significato semantico delle parole, bensì vadano
contestualizzate alla luce di tanti altri aspetti.
La
rinuncia al ministero petrino non va quindi interpretata nell'ottica di
una privazione di qualcosa: quella di papa Benedetto non è stata la
scelta di "lasciare" ma di svolgere il proprio compito nella Chiesa in
modo differente rispetto al passato e più appropriato alle sue
condizioni fisiche, dettate in primis dalle problematiche legate
all'età...
La lezione di papa Benedetto, un anno dopo
...
Dom Claudio è un teologo fine e sa – naturalmente - che la rinuncia di
un Papa era possibile, che è prevista nel diritto canonico romano, che
lo stesso Ratzinger ne aveva parlato in diverse occasioni, “ma nella
pratica sembrava impossibile dopo 600 anni” aggiunge, per poi ribadire
che quella di Benedetto XVI “è stata veramente una cosa inaspettata”.
Per ragioni che non si è soliti ascoltare. “Solo un papa come Benedetto
XVI poteva fare un gesto del genere, perché ci vuole molta razionalità,
e una grande fede, una grande santità di vita per mettere tutte le cose
nelle mani di Dio. E lui – Ratzinger - è una persona così”...
Le dimissioni di Ratzinger viste dal sud
Per la prima volta il Segretario dei due Papi racconta quei giorni drammatici. "Per me", dice, "fu come una coltellata".
MONSIGNOR GEORG: «COSÌMATURÒ LA RINUNCIA DI BENEDETTO XVI»
Vedi anche il nostro post precedente:
Un anno fa la scelta di Benedetto XVI che ha cambiato la storia / 1
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L’11 febbraio di un anno fa, la Chiesa e il mondo venivano scossi dalla
rinuncia di Benedetto XVI al ministero petrino. Quello che sulle prime
fu un annuncio accolto con stupore e grande turbamento, nei giorni
successivi venne lentamente compreso come un atto di lungimirante
sapienza, possibile – nella sua sostanziale unicità – solo a un uomo e
a un Pontefice di straordinaria intelligenza spirituale. Alessandro De
Carolis rievoca in questo servizio le tappe che hanno scandito un mese
ormai passato alla storia...
Benedetto XVI e la rinuncia, il mese più lungo di una grande anima
È
passato un anno dalla rinuncia di Benedetto XVI. Un evento storico, che
ha dato ai credenti una Chiesa ringiovanita e al mondo una sponda più
solida per chi vuole sottrarsi all’omologazione individualista,
nichilista, liberista. Ratzinger non sapeva che i cardinali avrebbero
eletto Bergoglio, il primo papa dell’emisfero sud del mondo, il primo a
prendere il nome di Francesco. Ma ha voluto, cercato, preparato quella
rottura. Non basta certo il diritto canonico per spiegare le
dimissioni. E non bastano neppure gli scandali, l’ingovernabilità della
curia, l’accerchiamento mediatico, la viltà e l’incoerenza di tanti
ecclesiastici, l’affanno di fronte alla secolarizzazione dell’Occidente
cristiano.
In
quell’atto di umiltà e di fede che è stata la rinuncia al papato, c’era
un’intelligenza del tempo. E c’era anche lo spirito del Concilio,
quello che tanti conservatori e reazionari volevano comprimere e
sterilizzare, pensando che proprio il grande teologo Ratzinger fosse il
giusto normalizzatore. Invece papa Benedetto ha riaperto alla
Rivelazione la porta della storia. Come fece il Vaticano II chiamando i
cristiani a cogliere con speranza i «segni dei tempi». E Ratzinger lo
ha fatto – qui sta la grandezza del gesto – riconoscendo un proprio
limite, anzi una propria impossibilità. Non ha rinnegato nulla del suo
magistero, dei suoi scritti, dell’incessante ricerca di un nuovo
dialogo tra fede e ragione, di quell’idea di verità che contrasta il
relativismo assoluto: ma la dottrina stava diventando impronunciabile
in un contesto di crescente ostilità verso la Chiesa, di fronte a
incoerenze interne che il vecchio papa non riusciva più a governare, di
fronte a pregiudizi che i fatti concreti (gli episodi di pedofilia, i
dossier di Vatileaks, le inchieste sullo Ior, gli scontri interni alla
gerarchia) confermavano e incrementavano. La rottura – cioè la scelta
di spalancare le finestre davanti all’assedio – era il solo modo per
riconsegnare intatto il patrimonio apostolico alla comunità cristiana.
Papa Francesco è stato eletto in questo contesto, creato consapevolmente da Benedetto...
Le dimissioni di Ratzinger e la conversione del papato
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Un anno fa «un fulmine a ciel sereno», come disse il cardinal Sodano,
raggiunse la chiesa cattolica, impreparata a vivere una situazione
inedita da molti secoli: un vescovo emerito di Roma vivente sotto un
nuovo pontificato. Cosa aveva condotto Benedetto XVI a compiere il
gesto delle dimissioni? La situazione di conflittualità, di scandali
nella curia romana stimolava ancor di più le domande che assumevano
anche contorni inquieti. In verità Benedetto XVI nella sua breve
dichiarazione di rinuncia aveva affermato l'essenziale: in ragione
dell'età avanzata, essendo venute meno le forze necessarie, non si
sentiva più adeguato all'esercizio del suo ministero e perciò, in
obbedienza alla sua coscienza esercitata nell'ascolto della parola di
Dio e nella preghiera, si ritirava
nel nascondimento per essere intercessore per la chiesa.
Una
novità, questa icona di preghiera nella chiesa assunta da un successore
di Pietro, una novità eloquente per tutti i cattolici che hanno amato e
ascoltato questo papa come per quelli che hanno accolto magari con
fatica il suo magistero. Nella messa che il cardinale Ratzinger, allora
arcivescovo di Monaco, aveva celebrato in occasione della morte di papa
Paolo VI nel lontano 1978 così aveva affermato: «Possiamo immaginare
come poteva essere pesante il pensiero di non poter appartenere a se
stesso... essere incatenato fino alla fine, con il suo corpo che
l'abbandonava, a un compito che esige, giorno dopo giorno, l'impegno
vivo e pieno di tutte le forze umane». Ratzinger dunque era abitato da
un pensiero chiaro, maturato da tempo sulla doverosa rinuncia da
compiere al venir meno delle forze: come aveva detto a se stesso, così
ha fatto...
Quando il Papa ritornò "solo" un uomo di Enzo Bianchi
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Benedetto, la rinuncia e la papolatria
di
Giuseppe Savagnone
A
distanza di un anno, ricordare il gesto profetico con cui Benedetto XVI
annunciò le sue dimissioni significa sicuramente qualcosa di più di una
formale commemorazione ed esige, piuttosto, una riflessione su ciò che
esso può significare per noi oggi. Se si prova a fare questo sforzo, si
percepisce subito che, dei messaggi che, implicitamente, quel gesto
conteneva, ce ne sono alcuni che sono stati ampiamente recepiti. Primo
fra tutti, l'esigenza di una desacralizzazione della figura del Vicario
di Cristo che, senza minimamente intaccarne la dignità, la riconducesse
a un dimensione più umana e più vicina alle fragilità che gli uomini e
le donne del nostro tempo quotidianamente sperimentano. Mai come nella
scelta di riconoscere pubblicamente la propria debolezza Benedetto è
stato apprezzato e capito anche da chi lo aveva sempre criticato. E
Papa Francesco, che tanto spesso è stato contrapposto al suo
predecessore, ha in realtà, sotto questo profilo, raccolto con
personale convinzione la sua eredità, dandone una interpretazione
creativa i cui frutti sono sotto i nostri occhi.
Vi
è però un altro aspetto di quel gesto che sembra essere rimasto del
tutto nell'ombra. Senza pretendere di leggere nelle intenzioni di
Benedetto, il significato oggettivo della sua scelta, per tanti versi
irrituale e traumatizzante, è stato di evidenziare che i papi passano,
mentre la Chiesa resta. Per chi era abituato a tributare alla persona
del Sommo Pontefice in carica una venerazione assoluta, quelle
dimissioni sono state un richiamo a ricordare che il papa è, con la sua
altissima autorità, un servitore - «servus servorum» - , e non un
monarca, l'unica figura rappresentativa e quasi riassuntiva della
istituzione ecclesiastica. A maggior ragione, non può esserlo la
singola personalità che svolge quel servizio. Basta pensare al fatto
che il primato di Pietro non ha mai preteso di abolire o sostituire
l'autorità dei vescovi nelle rispettive diocesi, ma ha sempre cercato
di coniugare l'universalità e l'unità della Chiesa universale con la
varietà e la ricchezza delle Chiese particolari.
Ebbene,
su questo punto, a un anno dalle dimissioni di Benedetto, il messaggio
sembra essere caduto nel vuoto. Oggi più che mai la Chiesa dà
l'impressione di essersi identificata con papa Francesco. Sono tra
coloro che ogni giorno ringraziano Dio per avercelo donato. Sono
perfino stupito che egli risponda così perfettamente alle mie segrete
speranze e gioisco nel vedere quali trasformazioni di stile, di
approccio ai problemi, di linguaggio, egli abbia introdotto in una
istituzione che da tempo sembrava "ingessata". Detto ciò, ho la
sensazione che la personalizzazione del papato e la identificazione
della Chiesa intera con esso non solo non siano stati superati - come
sarebbe stato nella logica del gesto di Benedetto XVI - , ma anzi siano
ancora più accentuati rispetto al passato.
Francesco
in questo non ha alcuna responsabilità. Fa continui sforzi per
richiamare tutti, nella comunità cristiana, ad assumersi le proprie
responsabilità...
"Benedetto, la rinuncia e la papolatria" di Giuseppe Savagnone
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...
Il suo gesto profetico, quello non di abbandonare la nave e di
ritirarsi su di un’isola fantastica e degna del paese di Bengodi, ma di
cederne il timone perché lo Spirito potesse soffiare con più vigore
sulle vele tese, si rivela, di giorno in giorno sempre più pervaso
dell’unzione dello Spirito stesso. ...
A nuovo soffio, nuovo timoniere. A nuova temperie, nuovo scrutatore dei
segni dei tempi. Non viltà ma intelligenza nella vita dello Spirito.
Non codardia ma puro coraggio nell’affrontare i propri limiti. Non
senilità incombente ma vigore giovanile di acume storico. L’annuncio fu
drammatico, forse colse di sorpresa per la sua repentinità, una sorta
di fulmine a ciel sereno. I commenti, con ogni registro di
supposizioni, retropensieri, si sprecarono. Ben pochi furono coloro che
ne colsero l’ampio spettro profetico...
Cristiana Dobner: A nuovo soffio nuovo timoniere
La rinuncia, come tutto il
Pontificato di Benedetto XVI, è stata ispirata dal Concilio Vaticano
II. Ne è convinto il teologo mons. Bruno Forte, arcivescovo di
Chieti-Vasto, che in questa intervista di Fabio Colagrande si
sofferma sulla decisione del Papa emerito e sui risvolti della rinuncia
un anno dopo
Bruno Forte: Benedetto XVI è un Padre della Chiesa moderna, sua rinuncia atto di profonda onestà
Dall'annuncio delle dimissioni
alla sede vacante, i giorni della rinuncia di Ratzinger al soglio
petrino attraverso i migliori articoli di ZENIT
ZENIT: Benedetto XVI: un anno fa il discorso in latino che rivoluzionò la storia
In occasione del primo anniversario della
rinuncia di Papa Benedetto XVI (11 febbraio 2013 - 11 febbraio 2014 - 11
febbraio 2014) abbiamo interpellati diversi vaticanisti con questa domanda: A un anno di distanza dalla
rinuncia di Papa Ratzinger e dei fatti successivi quale considerazione
fondamentale ti senti di fare, quella che ritiene la più rilevante?
IL SISMOGRAFO: Benedetto XVI: la rinuncia
Un anno fa Benedetto XVI lasciava per "vecchiaia" il soglio di Pietro: uno "choc" che ha reso possibile le novità di Francesco
Giacomo Galeazzi - Andrea Tornielli: Quella rinuncia che ha cambiato la storia
A un anno da quell'11 febbraio
in cui Benedetto XVI annunciò al mondo la sua storica rinuncia al
pontificato, una nuova opera potrebbe portare ulteriore luce sulla
figura del Pontefice emerito e sulle sue dimissioni. A scriverla è uno
dei giornalisti e scrittori che meglio conoscono Joseph Ratzinger, il
tedesco Peter Seewald, che con l'allora Papa firmò nel 2010 il
libro-intervista «Luce del mondo».
Giacomo Galeazzi: Vita di Joseph
Nelle dimissioni del Papa
tedesco, il teologo conciliare messo a guardia dell'ortodossia
wojtyliana e fatto salire sulla cattedra di Pietro alla soglia degli
ottant'anni, c'è forse tutta la grandezza di Joseph Ratzinger, che con
questo gesto ha indicato alla sua Chiesa una nuova strada...
Carlo Marroni: Un gesto dirompente per una nuova Chiesa
"Sapevo della rinuncia di
Benedetto XVI da un po' di tempo prima, ma l'ha detto con l'ordine di
non dirlo a nessuno. L'ultimo giorno del Pontificato per me è stato un
dolore abbastanza forte". Sono le parole pronunciate da monsignor Georg
Gaenswein, che è stato segretario particolare di papa Ratzinger.
Dolore nel giorno della rinuncia di Benedetto (video)
“Ritirato con la mia preghiera, sarò sempre con voi, e insieme andiamo
avanti con il Signore”. Con queste parole, il 14 febbraio dell’anno
scorso, Benedetto XVI si congedava dai parroci della sua diocesi di
Roma, tre giorni dopo l’annuncio della rinuncia al ministero petrino. A
un anno di distanza da quel gesto epocale, Alessandro
Gisotti ha intervistato il segretario particolare del Papa emerito
e prefetto della Casa Pontificia, mons. Georg Gänswein.
RADIO VATICANA: Mons. Gänswein: Benedetto XVI ha vissuto con grande serenità l'11 febbraio di quest'anno
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Vita da rifugiato in balia della burocrazia, degli umori degli altri, delle angherie e della politica
di Cornelia Isabelle Toelgyes
La
protesta dei richiedenti in Israele non si ferma. I sit-in continuano,
giorno e notte, ma il governo israeliano non cede. Nel mese di gennaio
del 2014 le autorità competenti israeliane hanno notificato a 1700
persone (per lo più sudanesi e eritrei) l’obbligo di recarsi a Holot,
un centro di accoglienza situato nel deserto di Negev.
Pochissimi
si sono presentati all’appello. Holot è considerato dai più “un campo
di concentramento”, in grado di “ospitare” 3000 persone. Holot
significa pochissima libertà di movimento, e, vista la sua ubicazione e
il fatto che il deserto sia poco popolato, è praticamente impossibile
trovare un lavoro, mantenersi, costruirsi un futuro.
Molti
dei 55.000 richiedenti asilo che hanno raggiunto Israele in modo un
ufficiale, durante il loro periodo di permanenza hanno un’occupazione,
sono autosufficienti, aiutano i fratelli che ancora non si sono
ambientati, e, hanno iniziato a sognare guardando avanti: una vita
serena, un sogno che lentamente si stava trasformando in realtà. Poi la
doccia fredda, il cambiamento di rotta del governo israeliano: i
richiedenti asilo devono essere “internati” in un centro di detenzione,
oppure devono lasciare il paese. Il governo ha fatto una proposta
allettante: chi ritorna da dove è venuto, riceve un premio di 3.500
dollari. Nel 2013 duemilaseicento africani hanno risposto a questo
programma di rimpatrio del governo israeliano. Talvolta, ahimè, con un
finale tragico.
La
maggior parte dei giovani ha lasciato la loro terra per un motivo ben
preciso: dittatura, alcuna libertà, conflitti di ogni genere. Per
continuare a vivere, ha dovuto abbandonare il proprio Paese, i loro
affetti più profondi, le loro radici. Si sa; un profugo non può
scegliere.
...
E
qui in Italia? Una volta ottenuto il permesso sussidiario o lo status
di profugo, sei solo. I giovani non sanno cosa fare. I centri per la
seconda accoglienza sono pochi, le liste d’attesa spesso lunghissime.
Nel frattempo i più sfortunati, senza soldi, senza un tetto sulla
testa, senza lavoro, dormono all’addiaccio.
Essere
profughi non è una scelta. Il mondo spesso sceglie che loro, profughi,
lo rimangano per sempre. Un errare senza sosta, senza pace. Al profugo
si nega la stabilità, l’aiuto necessario per ricominciare d’accapo.
Vita da rifugiato in balia della burocrazia, degli umori degli altri, delle angherie e della politica
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Il fascino delle armi
di Renato Sacco
Lunedì scorso a Presadiretta,
Raitre, dopo aver parlato di terremoti e corruzione, Riccardo Iacona ha
accolto in studio Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Disarmo, per
parlare del nuovo aereo da guerra F35, costoso, ‘fragile e
inaffidabile’ secondo il Pentagono. Molto interessante. Bravi.
Ma quello che mi ha colpito e
angosciato è stato il servizio, fatto molto bene, sulla fiera delle
armi a Parigi Eurosatory. In pochi minuti il conduttore è riuscito a
far percepire i grandi affari che ruotano intorno alle armi, presentate
come veri gioielli. Centinaia di espositori e migliaia e migliaia di
vistatori (sempre in aumento) e di compratori: i Governi e gli Stati.
Una Fiera della guerra. Con tanto di campi di battaglia veri per
presentare la potenza e il fascino di queste nuove armi, pesanti e
leggere. Mi chiedevo ‘è un film o è tutto vero’? Un’esposizione di
missili, carriarmati, pistole e fucili presentati come qualsiasi altro
oggetto bello da apprezzare… e vendere. Come una moto, un computer, una
borsetta. E così in un espositore di vetro si potevano ammirare alcuni
proiettili, disposti a raggiera, come se fossero delle preziose penne
stilografiche o rossetti di grandi marche. Bellissimi!
E ti trovi in questa situazione
surreale, come mi era già capitato entrando nell’aeroporto di Cameri
dove si producono gli F35, dove il fascino delle armi e la tecnologia
cancellano il vero e unico motivo per cui queste armi vengono costruite:uccidere le persone! Se
dimentichi questo ‘piccolo particolare’ è la fine. Se dimentichi i
volti delle persone incontrate a Sarajevo, Mostar, Prishtina, Ngozi,
Murehe, Baghdad, Mosul, Kabul, Jenin, Ramallah (per citare solo luoghi
che ho conosciuto personalmente), dimentichi di essere un uomo.
Dimentichi l’invito a ‘restare umani’, come diceva Vittorio Arrigoni.
Ieri sera mi ha preso un insieme di angoscia e di rabbia.
...
Eurosatory – Parigi. La grande fiera delle armi - Presa diretta del 03/02/14 (video)
Documento della Pontificia Commissione Giustizia e Pace del 1976 La Santa Sede e il Disarmo Generale
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Sono
trascorsi due lustri da quando il Parlamento italiano, il 30 marzo
2004, ha istituito il “Giorno del ricordo” scegliendo la data del 10
febbraio come occasione per commemorare le vittime dei massacri delle
foibe e dell’esodo giuliano dalmata.
Giorni
di quasi 70 anni; il tempo, sempre più lontano, di due o forse tre
generazioni. I testimoni diretti si riducono di stagione in stagione,
eppure - proprio anche per questo - diviene ancora più impellente il
dovere della memoria. Ma non per antistoriche rivendicazioni
territoriali o per pericolosi (e purtroppo sempre ed ovunque presenti)
rigurgiti nazionalistici.
Non
affidare quegli avvenimenti all’oblio della Storia, risponde,
innanzitutto, al dovere di onorare il debito morale che il nostro Paese
ha contratto con coloro che patirono violenze fisiche e morali
inenarrabili e la cui vicenda per troppo tempo è stata avvolta nel
silenzio connivente delle istituzioni. Quasi dovesse essere loro
addebitata la colpa per essere state le vittime di un regime - quello
titino - che nella sua cieca violenza non si distaccava da quelli,
nazista e fascista, che l’avevano preceduto in quegli stessi territori,
cercando nell’ideologia la propria giustificazione...
Foibe, gli europei avranno capito?
A
dieci anni dalla sua istituzione in Italia si celebra oggi, il Giorno
del ricordo delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano dalmata,
provocate tra il 1943 e il 1945 dalla furia dei partigiani comunisti
jugoslavi di Tito. Una pagina storica cancellata per 60 anni e ancora
poco conosciuta. Almeno 10 mila gli infoibati accertati, 350 mila gli
esuli italiani. Secondo i parenti delle vittime, oggi il rischio è che
dal negazionismo si passi al riduzionismo, ovvero alla svalutazione
della reale portata di questa tragedia.
Giorno del ricordo per le vittime delle foibe. Una pagina storica cancellata per 60 anni
Il
10 febbraio di ogni anno, si celebra il Giorno del ricordo, dedicato
alle vittime delle foibe e a tutti gli esuli dalmati e istriani di
origine italiana costretti dal governo e dalle truppe jugoslave di Tito
ad abbandonare le proprie case alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Così
come per la Giornata della memoria, al di là di ogni polemica e scontro
ideologico, il Giorno del ricordo serve per non lasciare che si perda
nell’oblio una pagina nera della storia contemporanea, per far sì che
le coscienze rimangano vigili e attente e che si evitino i terribili
errori del passato. Il ricordo però va alimentato: ecco allora cinque
libri utili a scoprire come e perché migliaia di persone morirono o
furono cacciate dalle loro terre, colpevoli di essere italiane...
Foibe, 5 libri per il Giorno del ricordo
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Non ha resistito, Nadia. Non ha resistito alla ferocia, alla violenza,
all'insulto. E si è lanciata nel vuoto, a soli 14 anni, per porre fine
all'odio che leggeva sul web, agli attacchi continui e anonimi che i
suoi coetanei le facevano su Ask.fm. È su questo social network che si
consumava la quotidiana umiliazione della giovane padovana, di
Fontaniva: "Fai schifo, meriti di morire", scriveva un utente: "Sei una
ritardata, grassa e culona. Fingi di essere depressa per attirare
l'attenzione, sei patetica", incalzava un altro...
Nadia, suicida a 14 anni. Gli amici e il sindaco di Fontaniva: "Chiudete Ask.fm. Combattiamo il cyberbullismo"
Nasce
in Lettonia “Ask.Fm” (Ask for me, ossia “chiedi per me”), social
network nel quale gli utenti, attualmente 60 milioni, possono
interagire in forma anonima. Una modalità che può nascondere insidie
letali, come insulti, cyberbullismo, forme di istigazione al suicidio.
Nadia, quattordicenne della provincia di Padova, alcuni giorni fa ha
trovato la morte lanciandosi dall’ultimo piano di un hotel abbandonato.
Nelle ore precedenti aveva affidato una pressante richiesta di aiuto
alla community di Ask.fm ricevendo in risposta insulti e
incoraggiamenti al gesto estremo. Domande cariche di valenza
antropologica, quelle che i ragazzi esprimono sui social network. Ne
abbiamo parlato con Chiara Giaccardi, docente di sociologia e
antropologia dei media presso l’Università cattolica di Milano...
Nei social network l'anonimato è un'arma per gli adolescenti
Sono
reali le vite che si raccontano in rete? A volte sì, a volte meno.
Quello che è certo è che spesso, forse sempre, reali sono le
conseguenze che la vita vissuta online comportano. E la rete spesso ti
incoraggia a vivere una vita che non è la tua, ti suggerisce anzi di
nascondere il tuo vero nome ed il tuo vero volto nell’anonimato di una
username e di un’icona qualunque. È preferibile diventare un anonimo,
per prepararti a dialogare con altri anonimi, dai quali ricevere e ai
quali impartire consigli di vita, anche sulle scelte più importanti.
L’anonimato è una delle caratteristiche principali, e delle ragioni del
suo successo, di Ask.fm, un sito che conta 60 milioni di utenti in
tutto il mondo, ma anche molti critici perché spesso si rivela luogo
dove serpeggia la violenza...
Cyberbullismo: Quando la rete ti invita a farla finita
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Dietro
alla festività San Valentino si nasconde un mercato di sfruttamento
silenzioso fatto dalle grandi multinazionali: circa il 97 % delle rose
vendute oggi in tutta l’Europa per il giorno degli innamorati sono
state tagliate a Naivasha (Kenya), nella Rift Valley, secondo
l’associazioneKenya Flower Council. Il settore è dominato dalle
multinazionali, che possiedono vaste fattorie e circa 800 milioni di
fiori, i lavoratori di Naivasha vivono in un labirinto di incertezza e
povertà, in camerate con bagno in comune per tutti e salari che
oscillano tra i 30 e gli 85 euro a seconda dell'età.
REDATTORE SOCIALE: La "schiavitù" dei lavoratori dietro le rose di San Valentino
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La Coalizione Italiana Stop all’Uso dei Bambini
Soldato esprime grande preoccupazione per le notizie che giungono dalla
Siria, dal Sud Sudan e della Repubblica Centrafricana sul
coinvolgimento dei minori nei conflitti armati e, in occasione
dellaGiornata Internazionale contro l’uso dei bambini soldato, lancia il nuovo sito www.bambinisoldato.it. ...
REDATTORE SOCIALE: ''Stop all’uso dei bambini soldato'': nel mondo sono più di 250 mila
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«Ciò
che vogliamo dire chiaramente
è che in questa missione si mescolano troppi interessi diversi e
contrastanti. Che cosa c’entrano le Ong con l’industria degli
armamenti? Perché una portaerei militare deve trasformarsi in una fiera
itinerante? Quali interessi strategici ha la Marina Militare?». Giorgio
Beretta, analista della Rete Disarmo, punta dritto al cuore
della missione che il 30° Gruppo navale sta compiendo intorno
all’Africa.
Enrico Casale: La portaerei in crociera d'affari
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È stato pubblicato il 5
febbraio un Rapporto delle Nazioni Unite, primo nel suo genere e a
firma del segretario generale Ban Ki-moon, sulle vittime più innocenti
del conflitto siriano che tanto profitto porta alle industrie e ai
Paesi produttori di armi: «Hanno subito violenze sessuali – riassume il
Radiogiornale vaticano il 5/2 –, mutilazioni, torture di ogni genere,
detenzione nelle carceri, esecuzioni sommarie, solo per citare alcune
delle vessazioni. Sono piccoli, molto, e sono massacrati
quotidianamente, in questi anni ne sono stati uccisi circa 11mila.
Vengono arruolati a titolo diverso da entrambe le parti in lotta:
sebbene non vi siano conferme ufficiali, sembra certo l’utilizzo di
bambini molto giovani come scudi umani, nei combattimenti o in atti di
terrorismo, e l’accusa dell’Onu è rivolta alle forze di governo e ai
gruppi affiliati all’esercito libero siriano, che reclutano bambini
anche tra rifugiati nei Paesi vicini»
Eletta Cucuzza: Guerra in Siria: mostruosi profitti per i produttori di armi. Ed enormi perdite umane
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Le 300 persone più ricche del
mondo hanno guadagnato, nel 2013, 524 miliardi di dollari, cioè poco
meno di un terzo della ricchezza prodotta in Italia da 60 milioni di
cittadini. La lista, in testa alla quale figura Bill Gates, l’ha
pubblicata il 4 gennaio scorso l’agenzia finanziaria Bloomberg. E
conferma una tendenza che già conosciamo, cioè che la ricchezza si sta
concentrando sempre di più nelle mani di pochi a scapito della
stragrande maggioranza della popolazione mondiale...
RIVISTE DIP: L'inganno dei numeri
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
"Non più terre di camorra ma di don Diana"
Si
moltiplicano le iniziative nel ventennale della morte di don Peppe,
parroco di Casal di Principe, ucciso mentre stava celebrando. Da lì si
ripartirà il 19 marzo, con la messa celebrata dal vescovo di Aversa,
Angelo Spinillo, nella parrocchia di San Nicola alle 7.30, l'ora esatta
in cui fu ucciso. Si vuole testimoniare come questi venti anni abbiano
portato frutto
“Se
la camorra ha assassinato il nostro Paese, ‘Noi’ lo si deve far
risorgere, bisogna risalire sui tetti e riannunciare la ‘Parola di
Vita’”. Con queste parole di don Peppe Diana si apre il documento
“Verso il 19 marzo 2014 - Venti di Speranza, Venti di Cambiamento”, che
illustra le iniziative programmate dalla diocesi di Aversa e da un
comitato ristretto di associazioni del territorio in occasione del 20°
anniversario dell’uccisione del parroco di Casal di Principe, che cade
il 19 marzo. Tra gli eventi, un raduno nazionale di scuole,
associazioni e cittadini che sfileranno lungo le strade di Casal di
Principe il 19 marzo.
Amore
per Dio e il territorio. “Da parte della Chiesa c’è il desiderio di
ricordare i fondamenti della scelta di vita sacerdotale di don Diana,
che ha avuto come sua diretta conseguenza un’attenzione particolare
alla problematica che rendeva schiavi questi territori: la camorra. Con
le iniziative del ventennale mettiamo in evidenza che proprio l’amore
per la Parola di Dio e per il Signore hanno portato don Peppe a
spendere la vita per questo territorio”. Così don Franco Picone,
parroco della Chiesa San Nicola di Casal di Principe e vicario
generale, spiega al Sir il contributo della diocesi di Aversa alle
iniziative per i vent’anni della morte del sacerdote. Ad esempio, il 18
marzo ci sarà un ritiro spirituale di tutto il clero diocesano con il
cardinale Crescenzio Sepe nella parrocchia San Nicola a Casal di
Principe, dove don Diana fu ammazzato, “per riflettere sull’importante
ruolo della Chiesa e del sacerdote nei nostri territori”. Il 19 marzo
il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, presiederà la messa nella
parrocchia di San Nicola alle ore 7.30, orario in cui fu ucciso don
Peppe. “Simbolicamente - precisa don Picone - il ritrovarsi a celebrare
l’Eucarestia nella stessa ora dell’omicidio intende riprendere e
continuare quella messa che è non stata mai celebrata da don Diana
perché fu ucciso. In contemporanea suoneranno a festa tutte le campane
delle parrocchie della diocesi”...
"Non più terre di camorra ma di don Diana"
“Il
programma che presentiamo oggi – ha dichiarato Mons. Angelo Spinillo –
è il risultato di un lavoro intenso fatto di dialogo tra associazioni,
diocesi, gruppi e movimenti, una sintesi tra le varie anime di una
realtà che hanno mostrato particolare attenzione al messaggio, emerso
negli ultimi venti anni, di rinnovata sensibilità alla vita del
territorio. Questo messaggio ha permesso lo sviluppo e la crescita di
una partecipazione critica nei confronti di un sistema di vita sociale
che, spesso, ha subito passivamente e in maniera rassegnata. Credo che
questi ultimi venti anni debbano essere celebrati come memoria e
speranza affinché si trasformi in annunzio e profezia di una vita
feconda di bene per la gente. Del resto, il carattere del sacrificio
rende santa la vita e la storia dell’umanità, così come il dono di vita
fa crescere la vita”...
XX don Peppe Diana: presentato il programma delle iniziative
VENTI DI CAMBIAMENTO -
20° ANNIVERSARIO DELL'UCCISIONE DI DON PEPPE DIANA
Il
19 marzo 2014 ricorre il 20° anniversario dell'uccisione di don Peppe
Diana, giovane sacerdote di Casal di Principe ammazzato dalla camorra
nella sua chiesa di S. Nicola di Bari.
E'
stata una morte che ha scosso le nostre coscienze, che ha segnato
profondamene i nostri cammini ma che comincia a produrre anche copiosi
frutti, a partire dai beni confiscati alle mafie che su questo
territorio, grazie a belle esperienze di giovani cooperative, vengono
riutilizzati a scopi sociali restituendoli alla collettività.
20
anni che non sono stati vani, 20 anni di lotta e passione, 20 anni di
cambiamenti, 20 anni che ci stanno facendo entrare nelle "terre di don
Peppe Diana" un territorio di bellezza, allegria, compassione e amore
per la vita, di forza e di riscatto, ma anche di dolore e di morte.
Dolore per i suoi figli, per tante madri, dolore per le sofferenze,
dolore per i tanti che non ci sono più. In questo solco di liberazione
e di rinascita, si inseriscono le manifestazioni del 20° anniversario
dell'uccisone di don Peppe Diana che vogliono ancora una volta essere
pensate come un percorso comune di crescita della collettività e dei
luoghi che ci circondano. (fonte: LIBERA)
Partecipa e segnalaci le personalità compilando la scheda, entro il 6 marzo ‘14.
A chi daresti quest'anno il Premio Nazionale don Peppe Diana?
Segnalaci l’(e)vento che farete durante il 2014 compilando la seguente scheda.
Ti invieremo una mail di conferma e il logo, qualora volessi usarlo.
(e)Venti di Cambiamenti
Gli eventi in programma
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Presentata a Latina la XIX giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie
LIBERA: "RADICI DI MEMORIA, FRUTTI D'IMPEGNO"
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NELLA SOBRIETÀ IL FUTURO DELLA TERRA
HOREB n. 66 - 3/2013
TRACCE
DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
I
tifoni sempre più violenti che si ripetono in modo più frequente in
varie parti di questo nostro mondo, provocando morte e distruzione di
intere città ci lasciano sbigottiti e ci fanno dire che il clima è
impazzito.
Sì il clima è impazzito, ma la responsabilità di questo stravolgimento
è legata al delirio dell’uomo che, dimenticando la sua vocazione di
essere custode del creato, pensa di esserne il padrone e, coltivando un
atteggiamento feroce nei riguardi del pianeta terra, provoca, con le
proprie scelte consumistiche,
inquinamento, desertificazione e morte.
Scienziati accreditati ci ricordano che la concentrazione di
anidride carbonica nell’atmosfera è al limite di guardia. Le emissioni
di gas serra continuano a crescere del 2-3% l’anno a causa della
deforestazione e dei combustibili fossili: petrolio, carbone e metano.
Ci attende una tragedia con conseguenze devastanti: scioglimento dei
ghiacciai, innalzamento dei mari, tempeste.
L’inquinamento dell’acqua, dell’aria, della terra, quindi, è la
conseguenza di un rapporto scorretto tra l’uomo e l’ambiente, un
rapporto innaturale tra natura ed esistenza, un rapporto violento tra
creature volute e pensate da Dio per vivere in pace. La natura è oggi,
in più maniere, violentata. Il fenomeno è preoccupante per la sua
ampiezza a scala mondiale, per la vastità a vari livelli, e perché è
avanzante con l’avanzare della logica del profitto.
L’uomo di oggi, allora, consapevole di questo dato di fatto, è chiamato
a svegliarsi dal torpore, e, rinunciando a un tenore di vita che si è
dimostrato essere incompatibile con le leggi dell’equilibrio
uomo-natura, è invitato a scegliere uno stile di vita sobrio. Questa
presa di coscienza non è più rimandabile né da delegare ad altri, ma si
impone come atto di responsabilità per rendere vivibile il nostro
pianeta e per avviare, sul piano strutturale, la costruzione di un
sistema che crei le condizioni per una piena umanizzazione di tutte le
relazioni.
È questo l’orizzonte che anima la nostra riflessione.
Editoriale (pdf)
Sommario (pdf)
E' possibile richiedere
copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it
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I MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA 2014 -
"L’UMANITÀ DI GESÙ PRESENZA RELAZIONALE DI DIO"
I MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA – 2014
della FRATERNITÀ CARMELITANA
DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO
L’UMANITÀ DI GESÙ
PRESENZA RELAZIONALE DI DIO
Dal 5 Febbraio al 2 Aprile
dalle h. 20.00 alle h. 21.00
presso la sala del convento
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Per te ci hai fatti...
Il cristiano è ricco...
La logica cristiana...
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Non abbiate paura della fragilità...
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L'atteggiamento generoso...
Gesù inaugura un rapporto...
C'è un criterio per sapere...
Gesù attira l'attenzione...
Come la mancanza di fede...
Anima della pace...
Dove non c'è amore...
Signore dacci oggi...
"Permesso" "scusa" "grazie"...
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LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO
"Ecco, la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele". (Matteo 1,23)
Gianfranco Ravasi: Parabole bibliche e storia di Gesù nel Vangelo di Matteo
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BEATA VERGINE DI LOURDES (video)
"Venerdì prossimo celebreremo
la festa dei Santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi
e patroni d’Europa. La loro testimonianza aiuti voi, cari giovani, a
diventare in ogni ambiente discepoli missionari; incoraggi voi, cari
ammalati, ad offrire le vostre sofferenze per la conversione dei
peccatori; sia di esempio per voi, cari sposi novelli, a fare del
Vangelo la regola fondamentale della vostra vita familiare." (Papa
Francesco Udienza 12-2-2014)
SANTI CIRILLO E METODIO (video)
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RUBRICA Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi
al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo
popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino
Vangelo: Mt 5, 13-16
Il
brano segue immediatamente la proclamazione delle Beatitudini, e
ai suoi discepoli che ne hanno accolto le esigenze Gesù dice:
"Voi siete il sale della terra; voi siete la luce del mondo ". Il
sale, che dà sapore al cibo, veniva usato anche per la sua
conservazione ed è il simbolo della fedeltà all'alleanza di Dio
col popolo: "Non lascerai mancare il sale dell'alleanza del tuo Dio"(Lv 2,13). Gesù
avverte i suoi discepoli che essi devono, con l'esempio della loro
vita, essere garanti della Nuova Alleanza sancita dalle
Beatitudini ma, allo stesso tempo, li mette in guardia che corrono un
grande rischio, che il sale cioè possa perdere il suo sapore, o meglio,
possa"impazzire" (traduz. letterale del verbo "moraìno").
Identico termine l'evangelista lo adopera al cap. 7,26, in
riferimento al "pazzo" (moròs) che costruisce la sua casa sulla sabbia,
colui che ascolta la Parola di Gesù ma non la mette in pratica, che fa
di testa sua. "A null'altro serve che ad essere gettato fuori e calpestato dalla gente ".
...
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V domenica del tempo ordinario
Riflessione sul Vangelo della Domenica
di Enzo Bianchi
"...
Gesù vede la sua comunità autentica e fedele come luce – meglio, come
riflesso della sua luce, perché lui è “la luce del mondo” (Gv 8,12) – e
come una città ben visibile su un monte, non nascosta in una valle.
Questa luce, la cui sola sorgente è Gesù Cristo, deve brillare nei suoi
discepoli, e gli uomini devono accorgersene, scrutarla e compiacersi di
essa.
Nessuna
ostentazione trionfalista, nessun atteggiamento di imposizione, perché
occorre vigilare sempre per combattere contro la tentazione di
“praticare la giustizia davanti agli uomini al fine di essere ammirati
da loro” (Mt 6,1). D’altra parte, nessun tentativo di nascondimento,
nessuna omertà, nessuna ideologia di presenza minimalista: né ideologia
del nascondimento, né ideologia della presenza visibile.
Se
i cristiani vivono il Vangelo, se compiono azioni conformi al Vangelo e
lo fanno con lo stile di Gesù, rendendo le loro opere non solo buone ma
anche belle, allora gli uomini si porranno domande e riconosceranno il
peso di Dio nella vita dei cristiani, ovvero daranno gloria al Padre
che è nei cieli. Se Cristo è il sole, i cristiani – dice l’Apostolo
Paolo – possono essere “astri che brillano di luce nel mondo” (Fil
2,15). ...
Riflessione sul Vangelo della Domenica di Enzo Bianchi
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QUANDO L'EVANGELIZZAZIONE DIVENTA CREDIBILE, OGGI ?
Conversazione sulla Evangelii Gaudium di Papa Francesco
fr. Egidio Palumbo ocarm
Incontro del 19 dicembre 2013
Barcellona P.G. (ME) - Basilica S. Sebastiano
L'invito a gioire percorre tutta la Bibbia.
Si gioisce per la presenza del Signore che si fa nostro compagno di viaggio.
Si gioisce perché nel Vangelo (= Gesù) si è scoperto un tesoro...
Si gioisce perché si partecipa della stessa gioia di Dio che va in cerca del perduto e lo trova
Da qui I'annuncio del vangelo della gioia, la comunicazione della fede.
...
Guarda il post già pubblicato con un estratto video:
L'importanza dello stile di vita nell'annuncio del Vangelo
IL VIDEO INTEGRALE
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CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni |
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
JESUS, febbraio 2014
Caro Diogneto - 62
Rubrica di ENZO BIANCHI
Sono
molte le immagini della chiesa create già dagli autori delle sante
Scritture (tempio, corpo, arca, gregge, ecc.), ma quando cerco di
pensare alla chiesa e di raffigurarmela, prevale in me l’immagine della
chiesa come tavola: una tavola pronta e imbandita per tutta l’umanità,
per tutte le genti e in tutte le epoche della storia. D’altronde, anche
la descrizione della chiesa nascente negli Atti degli apostoli allude a
una tavola alla quale i cristiani sono assidui, per nutrirsi della
Parola e dell’Eucaristia (cf. At 2,42). Ma già secondo i padri della
chiesa d’oriente e d’occidente questa tavola, proprio perché tavola
della Parola e del Pane, era anche tavola di fraternità e di comunione.
Il Concilio ha ripreso questa immagine della tavola, l’ha resa
fortemente eloquente, e ormai tutti i cattolici non riescono a pensare
alla messa senza vedervi la partecipazione a un banchetto in cui sono
nutriti dalla Parola, dal Pane e dal Vino, Corpo e Sangue del Signore,
e sono rigenerati in fraternità. Cerchiamo dunque di approfondire
questa triplice immagine della tavola che è la chiesa. ...
Sì,
la chiesa cominci a invitare a tavola, faccia sentire che tutti possono
stare alla sua tavola come fratelli: chi viene accolto scoprirà poi che
la tavola della fraternità è anche tavola della Parola e
dell’Eucaristia.
Caro Diogneto - 62 di Enzo Bianchi
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San Valentino
alla francese
Nella
patria de “la vie en rose”, San Valentino fa esplodere la fantasia e
luoghi come parrocchie e diocesi il 14 febbraio si tingono di rosa.
“Dire Je t'aime en 2014”, si intitola il servizio che la Chiesa
cattolica di Francia sul suo sito ufficiale dedica alle varie
iniziative che le diocesi francesi hanno pensato per San Valentino
2014. Ce n’è per tutti i gusti: basta scegliere. Si va dal quiz
proposto dalla diocesi di Angers al “Dîner en tête-à-tête” della
diocesi di Laval. Due sono i formati in pdf che si possono scaricare
dal web di Angers per compilare il quiz: i questionari sono diversi a
seconda delle coppie fidanzate e di quelle invece sposate. Alla prima
domanda si chiede: “che cosa mi piace di te e come mi sento a
dirtelo?”. L’ultima va a scavare sul “mai detto” rivelando all’altro
una richiesta di perdono, una prospettiva futura, un desiderio mai
espresso. “Ce soir, le plus cadeaux, c’est notre couple” (“questa sera
il più grande regalo è la nostra coppia”) recita il volantino che
reclamizza il quiz. A proporre invece la cenetta tête-à-tête è la
diocesi di Laval. Due sono le parrocchie dove le coppie possono
prenotare una cena a 25 euro. L’esperienza va avanti da qualche anno e
dunque perché non riproporla anche quest’anno? Ma non è finita qui: ci
sono diocesi che propongono veglie di preghiere, rinnovamento delle
promesse di matrimonio, serate con testimonianze sulla relazione di
coppia. Proposte varie per vivere San Valentino come un’occasione per
ripensare nel dialogo a due alla vita di coppia.
Forse
sono iniziative che possono far arricciare il naso a chi non ama il
romanticismo tinto di rosa. Danno addirittura fastidio a chi mal
sopporta l’amore edulcorato spesso proposto nelle aule parrocchiali. Ma
“Dire Je t'aime en 2014”, non è facile: dalle consultazioni avviate dal
Vaticano in vista del Sinodo della famiglia, emerge una vita familiare
messa a dura prova. Soprattutto in Europa. Le risposte date al
questionario vaticano fanno emergere una realtà sempre più diffusa di
dolore e separazione. Forse allora vale la pena accettare la proposta
che viene dalla Francia e cioè fermarsi un attimo e capire insieme se
davvero “le plus cadeaux de notre vie, c’est notre couple”. (fonte: Sir)
Dire « Je t'aime » en 2014 sul sito ufficiale della Chiesa cattolica di Francia
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... Il mondo dice all’uomo di
ascoltare il suo cuore senza esitare. È
rimasta solo la Chiesa a dire all’uomo la verità, ed è fondamentale che
continui a farlo, perché mai come oggi è stata vox clamans in
deserto: siamo creature ferite, malcerte, insicure, infedeli. Noi
sappiamo che dal cuore dell’uomo viene una valanga di cose sulle quali
non possiamo sempre fare affidamento. Il cuore ci fa
desiderare, cioè alzare lo sguardo verso le stelle. Ma il desiderio è
una parte dell’amore. L’amore è un giudizio, una scelta, una decisione,
un comandamento. Il primo dei comandamenti di Dio all’uomo è
appunto Shemà, Israel. Ascolta Israele. Ascolta un’altra fonte di
informazione su te stesso, ascolta qualcuno
che è più grande di te, e vede più lontano. Karol Wojtyla, quando da
vescovo seguiva le coppie di fidanzati, le ammoniva: non dire «ti amo»,
dì piuttosto «partecipo con te dell’amore di Dio».
Costanza Miriano: San Valentino, amarsi per sempre sotto la Croce
Su
chi non riesce a digerire l'«ossessione» di Papa Francesco per le
«pecorelle smarrite» (che mica si possono convertire davvero)
Fabio Colagrande: Il complesso del figliol non prodigo
C’è una questione seria: chi
farà la rivoluzione di papa Francesco? Non parlo della rivoluzione
nella Chiesa, che papa Francesco chiama «conversione» o anche
«permanente riforma» e che, come dice nella Evangelii Gaudium, deve
cominciare dalla conversione del papato: questa la deve fare lui e con
lui la devono fare i credenti della sua Chiesa. Ma la rivoluzione che
papa Francesco invoca per la società, e che lui chiama riforma
finanziaria ed etica, per cambiare «un sistema sociale ed economico
ingiusto alla radice» (E. G. n. 59) e abbattere la «dittatura
dell’economia senza volto né scopo realmente umano», la dobbiamo fare
noi, i cittadini, uomini e donne amanti dell’umanità edella giustizia, credenti o non credenti che siamo.
Raniero La Valle: Chi farà la rivoluzione di Francesco? (pdf)
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Angelus/Regina Cæli - Angelus, 9 febbraio 2014
Udienza - 12 febbraio 2014
Discorso - Ai gruppi di fedeli dallo Sri Lanka (8 febbraio 2014)
Discorso - Ai Presuli della Conferenza Episcopale di Bulgaria in visita "ad Limina Apostolorum" (13 febbraio 2014)
Discorso - A una delegazione dell'"American Jewish Committee" (13 febbraio 2014)
Discorso - Ai partecipanti alla Plenaria della Congregazione per l'Educazione Cattolica (degli Istituti di Studi) (13 febbraio 2014)
Discorso - Ai Presuli della Conferenza Episcopale della Repubblica Ceca in visita "ad Limina Apostolorum" (14 febbraio 2014)
Discorso - Ai fidanzati che si preparano al matrimonio (14 febbraio 2014)
MESSAGGIO - PER LA QUARESIMA 2014
MESSAGGIO - PER LA XXIX GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ 2014
Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5, 3)
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08/02/2014:
10/02/2014:
11/02/2014:
13/02/2014:
14/02/2014:
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Piazza San Pietro
26/01/2014
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Nel
Vangelo di questa domenica, che viene subito dopo le Beatitudini, Gesù
dice ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra … Voi siete la
luce del mondo» (Mt 5,13.14). Questo ci stupisce un po’, se pensiamo a
chi aveva davanti Gesù quando diceva queste parole. Chi erano quei
discepoli? Erano pescatori, gente semplice… Ma Gesù li guarda con gli
occhi di Dio, e la sua affermazione si capisce proprio come conseguenza
delle Beatitudini. Egli vuole dire: se sarete poveri in spirito, se
sarete miti, se sarete puri di cuore, se sarete misericordiosi… voi
sarete il sale della terra e la luce del mondo!
Per
comprendere meglio queste immagini, teniamo presente che la Legge
ebraica prescriveva di mettere un po’ di sale sopra ogni offerta
presentata a Dio, come segno di alleanza. La luce, poi, per Israele era
il simbolo della rivelazione messianica che trionfa sulle tenebre del
paganesimo. I cristiani, nuovo Israele, ricevono dunque una missione
nei confronti di tutti gli uomini: con la fede e con la carità possono
orientare, consacrare, rendere feconda l’umanità. Tutti noi battezzati
siamo discepoli missionari e siamo chiamati a diventare nel mondo un
vangelo vivente: con una vita santa daremo “sapore” ai diversi ambienti
e li difenderemo dalla corruzione, come fa il sale; e porteremo la luce
di Cristo con la testimonianza di una carità genuina. Ma se noi
cristiani perdiamo sapore e spegniamo la nostra presenza di sale e di
luce, perdiamo l’efficacia. Ma che bella è questa missione di dare luce
al mondo! E’ una missione che noi abbiamo. E’ bella! E’ anche molto
bello conservare la luce che abbiamo ricevuto da Gesù, custodirla,
conservarla.
...
Dopo l'Angelus:
Dopodomani,
11 febbraio, celebreremo la memoria della Beata Vergine di Lourdes, e
vivremo la Giornata Mondiale del Malato. E’ l’occasione propizia per
mettere al centro della comunità le persone malate. Pregare per loro e
con loro, stare loro vicini. Il Messaggio per questa Giornata è
ispirato ad una espressione di san Giovanni: Fede e carità: «Anche noi
dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1 Gv 3,16). In particolare,
possiamo imitare l’atteggiamento di Gesù verso i malati, malati di ogni
genere: il Signore si prende cura di tutti, condivide la loro
sofferenza e apre il cuore alla speranza.
Penso anche a tutti gli operatori sanitari: che lavoro prezioso fanno! ... ...
A tutti auguro una buona domenica e buon pranzo. Arrivederci!
testo integrale dell'Angelus
video
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Piazza San Pietro
Mercoledì, 12 febbraio 2014
Cari fratelli e sorelle, buongiorno.
Nell’ultima
catechesi ho messo in luce come l’Eucaristia ci introduce nella
comunione reale con Gesù e il suo mistero. Ora possiamo porci alcune
domande in merito al rapporto tra l’Eucaristia che celebriamo e la
nostra vita, come Chiesa e come singoli cristiani. Come viviamo
l’Eucaristia? Quando andiamo a Messa la domenica, come la viviamo? È
solo un momento di festa, è una tradizione consolidata, è un’occasione
per ritrovarsi o per sentirsi a posto, oppure è qualcosa di più?
Ci
sono dei segnali molto concreti per capire come viviamo tutto questo,
come viviamo l’Eucaristia; segnali che ci dicono se noi viviamo bene
l’Eucaristia o non la viviamo tanto bene. Il primo indizio è il nostro
modo di guardare e considerare gli altri.
...
Un secondo indizio, molto importante, è la grazia di sentirsi perdonati e pronti a perdonare.
...
Un
ultimo indizio prezioso ci viene offerto dal rapporto tra la
celebrazione eucaristica e la vita delle nostre comunità cristiane.
...
Il
cuore si riempie di fiducia e di speranza pensando alle parole di Gesù
riportate nel Vangelo: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha
la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,54).
Viviamo l’Eucaristia con spirito di fede, di preghiera, di perdono, di
penitenza, di gioia comunitaria, di preoccupazione per i bisognosi e
per i bisogni di tanti fratelli e sorelle, nella certezza che il
Signore compirà quello che ci ha promesso: la vita eterna. Così sia!
video della catechesi
Saluti
...
Un
pensiero speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi
novelli. Venerdì prossimo celebreremo la festa dei Santi Cirillo e
Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi e patroni d’Europa. La loro
testimonianza aiuti voi, cari giovani, a diventare in ogni ambiente
discepoli missionari; incoraggi voi, cari ammalati, ad offrire le
vostre sofferenze per la conversione dei peccatori; sia di esempio per
voi, cari sposi novelli, a fare del Vangelo la regola fondamentale
della vostra vita familiare.
il testo integrale dell'Udienza Generale
Sempre
eloquente e commovente l'approccio di Papa Francesco con le migliaia di
fedeli provenienti da tutto il mondo e festanti al suo passaggio.
il video integrale
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
10 febbraio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
“Papa Francesco nell'omelia: la Messa è il tempo di Dio, non si contano i minuti”
Riscoprire
il senso del sacro, il mistero della presenza reale di Dio nella Messa:
è l’invito di Papa Francesco durante la celebrazione eucaristica
presieduta stamani a Santa Marta.
La
prima Lettura del giorno parla di una teofania di Dio ai tempi del re
Salomone. Il Signore scende come nube sul Tempio, che viene riempito
della gloria di Dio. Il Signore – commenta il Papa – parla al suo
Popolo in tanti modi: attraverso i profeti, i sacerdoti, la Sacra
Scrittura. Ma con le teofanie parla in un’altra maniera, “diversa dalla
Parola: è un’altra presenza, più vicina, senza mediazione, vicina. E’
la Sua presenza”. “Questo – spiega - succede nella celebrazione
liturgica. La celebrazione liturgica non è un atto sociale, un buon
atto sociale; non è una riunione dei credenti per pregare assieme. E’
un’altra cosa. Nella liturgia, Dio è presente”, ma è una presenza più
vicina. Nella Messa, infatti, “la presenza del Signore è reale, proprio
reale”:
“Quando noi celebriamo la Messa,
noi non facciamo una rappresentazione dell’Ultima Cena: no, non è una
rappresentazione. E’ un’altra cosa: è proprio l’Ultima Cena. E’ proprio
vivere un’altra volta la Passione e la morte redentrice del Signore. E’ una teofania:
il Signore si fa presente sull’altare per essere offerto al Padre per
la salvezza del mondo. Noi sentiamo o diciamo: ‘Ma, io non posso,
adesso, devo andare a Messa, devo andare a sentire Messa’. La Messa non
si ‘sente’, si partecipa, e si partecipa in questa teofania, in questo
mistero della presenza del Signore tra noi”.
Il
presepe, la Via Crucis, sono rappresentazioni – ha spiegato ancora Papa
Francesco – la Messa, invece, “è una commemorazione reale, cioè è una
teofania: Dio si avvicina ed è con noi, e noi partecipiamo al mistero
della Redenzione”. Purtroppo – ha sottolineato – tante volte guardiamo
l’orologio a Messa, “contiamo i minuti”: “non è l’atteggiamento proprio
che ci chiede la liturgia: la liturgia è tempo di Dio e spazio di Dio, e noi dobbiamo metterci lì, nel tempo di Dio, nello spazio di Dio e non guardare l’orologio”:
“La
liturgia è proprio entrare nel mistero di Dio, lasciarsi portare al
mistero ed essere nel mistero. Per esempio, io sono sicuro che tutti
voi venite qui per entrare nel mistero; però, forse qualcuno dice: ‘Ah,
io devo andare a Messa a Santa Marta perché nella gita turistica di
Roma c’è andare a visitare il Papa a Santa Marta, tutte le mattine: è
un posto turistico, no?’ (ride). Tutti voi venite qui, noi ci riuniamo
qui per entrare nel mistero: è questa la liturgia. E’ il tempo di Dio,
è lo spazio di Dio, è la nube di Dio che ci avvolge tutti”.
...
Il Papa: vivere il mistero della presenza di Dio nella Messa, venire a Santa Marta non è tappa turistica
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
16 febbraio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
“il Vangelo parla di uomini e donne che accolgono Dio”
Un
credente può perdere la fede a causa delle sue passioni e vanità,
mentre un pagano può diventare credente attraverso la sua umiltà:
questo, in sintesi, quanto ha detto il Papa stamani durante la Messa
presieduta a Santa Marta.
Le letture del giorno fanno riflettere su un duplice cammino: “dall’idolatria al Dio vivente” e, al contrario, “dal Dio vivente verso l’idolatria”.
La meditazione del Papa parte dal Vangelo, in cui una “donna
coraggiosa”, una cananea, cioè una pagana, chiede a Gesù di liberare la
figlia dal demonio. E’ una madre “disperata” – commenta Papa Francesco
– “e una madre, davanti alla salute di un figlio, fa di tutto”. “Gesù
le spiega che lui è venuto prima per le pecore della casa d’Israele, ma
glielo spiega con un linguaggio duro: ‘Lascia prima che si sazino i
figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai
cagnolini’. Questa donna, che certamente non era andata all’università,
sapeva come rispondere”. E risponde – sottolinea il Papa – “non con la
sua intelligenza, ma con le sue viscere di madre, con il suo amore: ‘Ma
anche i cagnolini mangiano quello che cade dalla mensa; dà a me, queste
briciole a me!’”. Questa donna – spiega il Papa – “non ha avuto
vergogna” e per la sua fede Gesù “le ha fatto il miracolo”:
“Si
era esposta al rischio di fare una brutta figura, ma ha insistito, e
dal paganesimo e dall’idolatria ha trovato la salute per sua figlia e
per lei ha trovato il Dio vivente. Questo è il cammino di una persona
di buona volontà, che cerca Dio e lo trova. Il Signore la benedice.
Quanta gente fa questo cammino e il Signore l’aspetta! Ma è lo stesso
Spirito Santo che li porta avanti per fare questo cammino. Ogni giorno
nella Chiesa del Signore ci sono persone che fanno questo cammino,
silenziosamente, per trovare il Signore, perché si lasciano portare
avanti dallo Spirito Santo”.
“Ma
c’è anche il cammino contrario” – osserva il Papa - quello di Salomone,
come riportato dalla prima lettura. Salomone era “l’uomo più saggio
della terra”, aveva ricevuto da Dio grandi benedizioni, aveva “una fama
universale, tutto il potere”, era “un credente in Dio, ma cosa è
successo?”. Gli piacevano le donne e aveva tante concubine pagane che
gli hanno fatto “deviare il cuore per seguire altri dei”: così ha
introdotto gli idoli in Israele. “E queste donne hanno indebolito il
cuore di Salomone lentamente, lentamente. Il suo cuore non restò
integro con il Signore, come il cuore di Davide, suo padre”
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Il Papa: credenti trasformati in pagani dalla vanità e pagani che giungono alla fede dall'umiltà
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
14 febbraio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
"Un cristiano che rimane fermo è ammalato"
Il
cristiano non sta mai fermo, cammina sempre oltre le difficoltà. E’
quanto affermato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa
Santa Marta. Nella festa dei Santi Patroni d’Europa, Cirillo e Metodio,
il Pontefice si è soffermato sull’identità del discepolo. Il Vangelo,
ha avvertito, si annuncia con gioia, lamentandosi non si fa un favore
al Signore. E ha messo in guardia dalla tentazione di farsi lupi tra i
lupi.
Come
deve essere un discepolo di Gesù? Papa Francesco ha preso spunto dalle
figure di Cirillo e Metodio per soffermarsi sull’identità del
cristiano. E commentando la prima Lettura tratta dagli Atti degli
Apostoli ha subito sottolineato che il cristiano è “inviato”. Il
Signore invia i suoi discepoli, gli chiede di andare avanti. “E questo
– ha osservato – significa che il cristiano è un discepolo del Signore
che cammina, che va sempre avanti”: “Non
si può pensare a un cristiano fermo: un cristiano che rimane fermo è
ammalato, nella sua identità cristiana, ha qualche malattia in quella
identità. Il cristiano è discepolo per camminare,
per andare. Ma il Signore questo anche, alla fine - l’abbiamo sentito
nel Salmo, il congedo del Signore - alla fine: ‘Andate in tutto il
mondo e proclamate il Vangelo’. Andate. Camminate. Ecco: un primo
atteggiamento dell’identità cristiana è camminare, e camminare anche se
ci sono difficoltà, andare oltre le difficoltà”. Questo, ha soggiunto,
è quello che è successo con Paolo ad Antiochia di Pisidia, “dove c’era
difficoltà con la comunità ebrea e allora sono andati i pagani,
avanti”. Gesù, ha poi rammentato il Papa, “esorta ad andare agli
incroci delle strade” e a invitare “tutti, buoni e cattivi”. Così dice
il Vangelo, ha ribadito: “Anche i cattivi! Tutti”. Il cristiano,
dunque, “cammina” e “se ci sono difficoltà, va oltre, per annunziare
che il Regno di Dio è vicino”. Un secondo aspetto dell’identità del
cristiano, ha proseguito, “è che il cristiano deve rimanere sempre
agnello”. Il cristiano, ha riaffermato, “è un agnello, e deve
conservare questa identità”. Il Signore ci manda “come agnelli in mezzo ai lupi”. ... “Come
agnelli… Non diventare lupi… Perché, a volte, la tentazione ci fa
pensare: ‘Ma questo è difficile, questi lupi sono furbi e io sarò anche
più furbo di loro, eh?’. Agnello. Non scemo, ma agnello. Agnello. Con
l’astuzia cristiana, ma agnello sempre. Perché se tu sei agnello, Lui
ti difende. Ma se tu ti senti forte come il lupo, Lui non ti difende,
ti lascia solo, e i lupi ti mangeranno crudo. Come agnello”. Terzo
aspetto di questa identità, ha detto, è lo “stile del cristiano” che è
“la gioia”. I cristiani, ha affermato, “sono persone che esultano
perché conoscono il Signore e portano il Signore”. E ha avvertito che
“non si può camminare in cristiano senza gioia, non si può camminare
come agnello senza gioia”. Anche “nei problemi, anche nelle difficoltà,
anche nei propri sbagli e peccati – ha ribadito il Papa – c’è la gioia
di Gesù che sempre perdona e aiuta”. Il Vangelo allora “deve andare
avanti, portato da questi agnelli inviati dal Signore che cammina, con gioia” ... Nella
festa dei due discepoli cristiani, Cirillo e Metodio, ha riaffermato
Papa Francesco, la Chiesa ci fa riflettere sulla “identità cristiana”.
Il cristiano, ha detto, “mai sta fermo, è un uomo o una donna che
cammina sempre, che cammina oltre le difficoltà”. E cammina, ha
ribadito, “come agnello, non è sufficiente delle sue forze: è un uomo o
una donna che cammina con gioia”. Il Signore, ha concluso il Papa, “per
l’intercessione di questi due fratelli Santi, Patroni dell’Europa, ci
conceda la grazia di vivere come cristiani che camminano come agnelli e
con gioia”. Il Papa: il cristiano sia agnello sempre, vinca la tentazione di farsi lupo
video
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Il
14 febbraio 2014, Festa di San Valentino, protettore degli innamorati,
Papa Francesco incontrerà i fidanzati, per celebrare insieme “La gioia
del Sì per sempre”. L’iniziativa è promossa dal Pontificio Consiglio
per la Famiglia.
L'incontro
inizialmente programmato nell'aula Paolo VI sarà a Piazza San Pietro a
causa del numero delle iscrizioni che ha superato ogni aspettativa.
A Radio Vaticana don Andrea Ciucci, del dicastero per la Famiglia, specifica che:
"L’iscrizione
è solo online. Certamente la gran parte è italiana, ma abbiamo
provenienze veramente da tantissimi Paesi del mondo: le ultime arrivate
sono persone della comunità delle Isole Mauritius. Poi arriva gente da
Londra che prende il primo aereo del mattino e riprenderà l’ultimo per
tornare a casa; abbiamo moltissima gente dalla Francia, dalla Slovenia,
dalla Slovacchia; qualcuno dagli Stati Uniti e qualcuno dal Messico….
Certo sono piccoli numeri, ma che raccontano di una rappresentanza di
tutto il mondo a questo evento.
C’è ancora possibilità di iscriversi all’udienza del Papa con i fidanzati attraverso il Pontificio Consiglio per la Famiglia mandando
un’e-mail - all’indirizzo e-mail events@family.va - specificando nome e
cognome della coppia o del gruppo, un contatto e-mail e quando si
sposano.
Questa
è la cosa cui teniamo: tutte le persone che incontreranno il Papa in
quel giorno sono persone che hanno deciso di sposarsi. Questo è anche
il tema di questo incontro."
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Più
di ventimila fidanzati sono attesi venerdì prossimo, 14 febbraio, in
Piazza San Pietro, per l’udienza loro riservata con Papa Francesco,
promosso dal Pontificio Consiglio per la Famiglia. “Provengono da 28
Paesi del mondo – riferisce un comunicato del dicastero - e ciò che li
accomuna è il fatto che hanno scelto di sposarsi nei prossimi mesi”.
“Il successo numerico dell’iniziativa assolutamente imprevedibile solo
tre settimane fa – afferma mons Vincenzo Paglia, presidente del
dicastero - mostra che ci sono giovani controcorrente che desiderano
che il loro amore duri per sempre e sia benedetto da Dio, anche se il
mondo in cui vivono non crede che i legami durino in eterno e che è
bene che ciascuno pensi a se stesso”...
L’intero
evento (dalle 11 alle 13) sarà trasmesso in diretta dalla Radio
Vaticana, dal Centro Televisivo Vaticano e dalle reti televisive
connesse (fra cui RAI1 in diretta dalle ore 11.50).
Più di 20mila fidanzati in Piazza San Pietro con il Papa il giorno di San Valentino
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Lo Speciale di FAMIGLIA CRISTIANA
SAN VALENTINO CON PAPA FRANCESCO
Per seguire la diretta da Piazza San Pietro dell'incontro di Papa
Francesco con i fidanzati per San Valentino (inizio 11 a.m. fine 1 p.m.)
La gioia del Sì per sempre
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servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm
3)
Il servizio omelia di P.
Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm
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