"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
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NEWSLETTER n°12 del 2014
Aggiornamento della settimana -
dal 15 al 21 marzo 2014 -
Prossima NEWSLETTER prevista per il 28 marzo 2014 |
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N. B. La Lectio è temporaneamente sospesa
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)"Uganda, un circo per strappare i bambini dalla strada"
di Cornelia Isabelle Toelgyes
“La
felicità costa poco, perché se è cara, non è di buona qualità. E se la
felicità a volte si dimentica di voi, voi non scordatevi della
felicità”. Parola di Roberto Benigni. Un bambino, un giovane che sa
sorridere, sarà un adulto responsabile. Ed è proprio basandosi su
questo principio sacrosanto che sono nati i circhi cosiddetti sociali,
i Kasikonde. Sono stati fondati un po’ ovunque nel mondo. Anche in
Africa. Ce n’è uno anche in Uganda, dove la vita di molti ragazzini non
è proprio una passeggiata.
Da
piccolino deve occuparsi del fratellino/sorellina nato/a dopo di lui.
Poi, appena è cresciuto un pochino, il giovane deve andare a lavorare
per dare un sostegno alla famiglia. Ma spesso questo lavoro nemmeno
c’è. Deve andare a mendicare oppure arrangiarsi come può, rubacchiando
qua e là ed è già fortunato se non cade nelle mani di organizzazioni
criminali. Per andare a scuola, divertirsi, giocare con gli amici,
diventare un cittadino consapevole, non rimane tempo e tutto ciò che a
noi sembra tanto normale è ben lontano da ciò che la vita ha destinato
a questi adolescenti.
I
giovani che crescono negli slums, nei sobborghi poveri di una grande
città, in qualsiasi parte del mondo si trovi, portano uno zainetto
molto pesante sulle spalle, carico di mille problemi irrisolti, di
disagi, di sofferenze, di solitudine. Non è facile svuotare questo
zaino e riempirlo di felicità, di sogni e di speranze.
Spesso
ragazzi come questi, anche se seguiti durante un certo periodo
dell’adolescenza dai servizi sociali o/e operatori di associazioni
private, una volta diventati adulti, si trovano di fronte a nuovi
ostacoli che da soli non sanno affrontare, risolvere, come la semplice
quotidianità, che pur richiede un certo grado di autodisciplina,
cercare e/o mantenere un lavoro perché privati dalla tenera infanzia di
quelle piccole eppur così grandi cose per inserirsi come adulti
consapevoli nella società. Non è dunque raro che si crei una certa
dipendenza tra i servizi sociali e i giovani non possono più fare a
meno del loro sostegno sia morale che economico.
La
disciplina circense, incredibile a dirsi, è stata di grande aiuto a
molti di loro. Ed ecco perché sono state create le “Kasikonde”,
chiamate anche “circo sociale”, un movimento che negli ultimi anni si è
diffuso in tutto il mondo. Si riferisce a una metodologia che utilizza
le arti circensi come mezzo per la diffusione della giustizia e il
benessere sociale. Si utilizzano strumenti pedagogici alternativi per
lavorare con i giovani socialmente emarginati o a rischio.
L’arte
circense insegna disciplina al giovane, lo stimola a lavorare in team,
aumenta la consapevolezza del sé e, un fattore non trascurabile è che
chiede al ragazzo di usare la sua marginalità per esprimere al meglio
se stesso. In questo modo è possibile instaurare un nuovo rapporto con
una società che prima lo aveva respinto ed escluso.
"Uganda, un circo per strappare i bambini dalla strada"
Per saperne di più:
-------------------------------------------- È
l’uomo dell’anno, secondo il «Daily Mail» . Meglio sarebbe: il padre
dell’anno. Un omino, per la verità. Almeno a giudicare dalle
fotografie, in cui lo si vede camminare con le scarpe da tennis e un
giaccone pesante. Siamo nella Cina meridionale, sulle colline della
città-prefettura di Yibin, provincia del Sichuan. Su sentieri polverosi
e accidentati, tra muretti a secco e alberelli smagriti, il quarantenne
Yu Xukang cammina con un bambino sulla schiena, tenendogli le mani
perché non cada all’indietro. Con il figlio dodicenne Xiao Qiang
adagiato dentro un canestro di vimini, il signor Yu Xukang percorre
ogni giorno 18 miglia, ovvero 29 chilometri. A piedi. Dove vanno il
papà e il suo bambino? Raggiungono la scuola, dove Xiao Qiang passa le
sue giornate in classe, a scrivere e fare i calcoli come tutti i
bambini del mondo.
...
Il papà che fa 29 chilometri al giorno per portare in spalla il figlio a scuola Dalle
vette delle Ande in Argentina alla savana pericolosa del Kenya,
passando per il deserto marocchino e le paludi infide del sud
dell'India, si seguono le vite di quattro bambini uniti dal desiderio
irrefrenabile di andare a scuola e imparare. Come milioni di altri
bambini al mondo, i piccoli sognano di sfuggire alla trappola della
povertà grazie all'istruzione ma quotidianamente si ritrovano a dover
superare ostacoli, insidie e pericoli, per raggiungere le scuole.
Le
storie scelte da Plisson sono vere come i sorrisi incrollabili dei
bambini e si apprezza la scelta dell’autore di saltare a piedi pari i
rischi di pietismo per abbracciare, piuttosto, l’entusiasmo contagioso
di questi piccoli guerrieri che combattono per conquistare il proprio
diritto all’istruzione.
...
Vado a scuola -------------------------------------------- Era
il 20 marzo 1994 quando la giornalista del Tg3 e l'operatore MIran
Hrovatin venivano uccisi in Somalia. E in due decenni tra depistaggi,
commissioni d'inchiesta andate a vuoto e testimonianze poi ritrattate
resta ancora un elenco infinito di nodi irrisolti. Mentre parte una
raccolta firme per ottenere luce sul caso
Ilaria Alpi, a vent'anni dall'assassinio Troppe domande senza ancora risposta Venti
marzo millenovecentonovantaquattro, venti marzo duemilaquattordici.
Vent’anni, oggi. Ilaria Alpi e Miran Hrovatin venivano assassinati
proprio 20 anni fa a Mogadiscio, davanti all’hotel Hamana dopo aver
trascorso alcuni giorni nel nord est della Somalia, a Bosaso e sulla
strada nel deserto, la strada costruita dagli italiani fra l’86 e l’89
dalla cooperazione italiana. Per Ilaria era il settimo viaggio in
Somalia in poco più di un anno.
Oggi
però vorrei riportare dei numeri, non solo delle date. Verrei scrivere
i mille e quattrocento miliardi della cooperazione italiana spesi per
la Somalia con tutti gli zeri che ci sono, 1.400.000.000.000. Mi
ritornano come una eco questi zeri, la voce di Isabella Ragonese,
bravissima, che li risuona come il filo conduttore dei rapporti fra
Italia e Somalia. Undici zeri, dopo quell’uno e quel quattro.
Ieri,
alla sala Regina della Camera dei Deputati, nel recital teatrale
“Africa Requiem” di Stefano Massini questa lunga fila di zeri ha
riecheggiato come fossero essi stessi la strada per giungere alla
verità. Un’altra Garowe Bosaso, la strada d’Ilaria.
“1400
miliardi di lire: dov’è finita quest’impressionate mole di denaro?
Strada Garowe Bosaso”. Sono questi gli appunti ritrovati su di un
taccuino di Ilaria, nella sua scrivania in Rai a Roma. Si a Roma perché
i taccuini che Ilaria aveva in Somalia, quelli sui quali aveva scritto
il lavoro che stava facendo, sono spariti.
...
Il Premio Ilaria Alpi nel 2011 volle tributare a Saviano il Premio alla Libertà di Stampa. In quell’occasione Roberto Saviano ricordò Ilaria con queste parole:
“Ilaria Alpi ha pagato con la vita perché era brava. A far paura è
stato il suo talento ed è quello che lascia in eredità e che ci
permette di dire oggi: io devo cercare di seguire questa traccia non
solo l’impegno, la costanza e il coraggio, ma la bravura nel fare le
cose. È un ricordarci che il talento mette paura al potere, dobbiamo
essere bravi e l’unica speranza per l’Italia è puntare sulla nostra
bravura. L’Italia è piena di talenti.”.
Un impegno dunque per ciascuno di noi a fare bene ciò che siamo chiamati a fare perché un’Italia migliore sia possibile.
Il talento che fa paura al potere
La storia siamo noi - Ilaria Alpi & Miran Hrovatin Le Verità Parallele (video)
Da
anni custodisce i suoi segreti. Segreti di morte. Quale mistero
nasconde Bosaso, piccola città del Nord-Est della Somalia affacciata
sul golfo di Aden, ridotta a un ammasso di rovine da 10 anni di guerra
civile? Quale mistero ha intravisto Ilaria Alpi, inquietante al punto
da costarle la vita? Un fatto è certo: tra il 16 e il 20 marzo 1994 la
Alpi lavorò a Bosaso con l’operatore Miran Hrovatin. Qualche ora dopo
aver rimesso piede a Mogadiscio, i due giornalisti furono uccisi in un
agguato condotto da sette killer. Cosa videro, esattamente? La domanda
è senza risposta, perché da allora omissioni, coperture, depistaggi,
silenzi hanno impedito ai familiari, e a tutti gli italiani, di sapere.
Nonostante
ciò, sono molti gli indizi che meritano ulteriore attenzione e che
potrebbero gettare luce sull’intera vicenda. Oltre due anni di lavoro
permettono a Famiglia Cristiana di pubblicare elementi utili a
squarciare il velo sui malaffari che hanno visto intrecciarsi a Bosaso
traffici d’ogni genere: armi, rifiuti tossici, scorie radioattive,
tangenti e riciclaggio di denaro sporco. In questo intricato scenario
potrebbero nascondersi movente e mandanti del duplice omicidio...
Ecco perché è morta Ilaria Se Ilaria Alpi e Miran Hrovatin erano sulla strada della verità sui traffici in corso nella Somalia anni ‘90, dilaniata dalla guerra e terra di conquista per interessi commerciali e militari, la strada che porta alla verità sulla loro morte sembra davvero senza uscita. Una strada che stasera, giovedì 20 marzo 2014, viene evocata nello speciale “La strada della verità”, in diretta su Rai 3 con il direttore Andrea Vianello a condurre una serata-evento con ospiti, testimonianze, documenti inediti e letture al via alle 21.05... Ma
a ricordare la morte dei due inviati ci pensa anche Rainews24, con
collegamenti e interviste per puntellano la programmazione...
Ilaria Alpi e Miran Hrovatin - La strada della verità: su Rai 3 uno speciale per ricordarli a 20 anni dalla morte Un
libro che onora e riscatta la memoria: Ilaria Alpi era una giornalista,
una donna in un mondo di uomini, che è morta perché cercava la verità,
e l’aveva trovata.
La strada di Ilaria -------------------------------------------- "Sakineh
Ashtiani è stata amnistiata e rimessa in libertà". E' quanto sostiene
l'avvocato italiano Bruno Malattia, che da anni segue il caso della
donna iraniana che nel 2006 è stata condannata alla lapidazione per
adulterio e per il suo presunto coinvolgimento nell'uccisione del
marito...
Iran, amnistia per Sakineh: "Liberata la donna condannata a lapidazione"
video
L'amnistia
da parte delle autorità della Repubblica islamica è arrivata dopo otto
anni di carcere e una forte mobilitazione internazionale per salvare la
vita alla donna. Ma quali i motivi della decisione di Teheran?
Giancarlo La Vella ne ha parlato con Alberto Negri, inviato speciale
del Sole 24 Ore
Iran: liberata Sakineh, accusata di adulterio e omicidio e condannata alla lapidazione Guarda anche i nostri precedenti post:
-------------------------------------------- SENZA LAVORO NON C'E' DIGNITÀ' IL FUTURO E' L'IMPRESA SOCIALE ! L'esperienza della Fondazione di Comunità di Messina (VIDEO) Domenica
16 nella trasmissione “A sua immagine” di Rai 1 (ore 10.30) nella
puntata intitolata “Senza lavoro non c’è dignità” il servizio su
Fondazione di Comunità di Messina.
L’esperienza
di Fondazione viene individuata come soluzione innovativa adottata da
imprese sociali per creare occupazione e produrre.
La trasmissione ha preso spunto dalle parole del Pontefice: “Quante persone sono costrette a questa miseria da condizioni sociali ingiuste, dalla mancanza di lavoro che le priva della dignità che dà il portare il pane a casa”. Il tema è proprio questo: cosa accade quando il lavoro manca? Dove va a finire la nostra dignità? “A sua immagine” ha presentato testimonianze di persone che hanno perso il lavoro e di altre che rischiano di rimanere senza occupazione. Ma anche la risposta concreta della Chiesa alla crisi e all’emergenza lavorativa che attanaglia il nostro Paese. E, appunto, soluzioni innovative.
video -------------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"21 marzo in tutto il mondo si
celebra la Giornata internazionale per l'eliminazione della
discriminazione razziale, più nota come Giornata mondiale contro il
razzismo.
L'unica razza... --------------------------------------------------------------- In
occasione della Giornata Mondiale sulla Sindrome di Down, che si
festeggia in tutto il mondo il 21 marzo, CoorDown ha riunito da tutta
Europa bambini e ragazzi affetti dalla sindrome e ha realizzato con
loro un video tenero e coraggioso per parlare di diversità e diritti.
Il risultato è commovente
«Mamma, sarò felice» (video) --------------------------------------------------------------- Non saranno mai autonomi, non
potranno studiare e lavorare. Non saranno mai in grado di avere
relazioni affettive e sessuali e la loro aspettativa di vita è
piuttosto limitata. Non hanno consapevolezza della propria disabilità,
sono sempre felici e contenti, presentano caratteri molto simili.
Niente di più falso. Gli stereotipi sulle persone affette da sindrome
di Down sono molto diffusi, ma lontanissimi dalla realtà.
A smontare i luoghi comuni e a difendere il diritto ad essere felici arriva proprio dall'Italia l'emozionante video realizzato daCoorDown, il Coordinamento Nazionale Associazioni delle persone con sindrome di Down, nell'ambito della campagna internazionale #DearFutureMom. 500mila visite su YouTube in un solo weekend, e tantissimo coraggio... DONNA: «Mamma, sarò felice». Il video dei ragazzi Down che commuove la Rete ---------------------------------------------------------------
SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"...
E la presenza del Santo Padre arricchisce di significato un evento già
particolarmente sentito da tutta la società civile, come conferma lo
stesso don Ciotti:
“Grande la gioia di centinaia di familiari delle vittime innocenti di mafia che, pur avendo, molti di loro, altri culti, altri riferimenti, hanno gradito questo pensiero e lo sentono profondamente dentro. Attendono una parola, ancora una volta, forte, come quella che Francesco sa dare, che dica con chiarezza di nuovo che il Vangelo è incompatibile con l’illegalità, la corruzione e le mafie. C’è molta attesa ed è molto bello che Francesco venga e partecipi alla lettura di tutti i nomi delle vittime questo 21 marzo, primo giorno di primavera. Questa lettura, che viene fatta da tanti anni in tutti i luoghi d’Italia, verrà fatta a Roma con Papa Francesco, che è stato subito disponibile”... Il 19 marzo 1994, nel giorno del suo onomastico, veniva ucciso dalla camorra Don Peppe Diana.
La felicità è la possibilità... --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Davvero domenica 16 marzo le strade di Casal di Principe sono state "sempre più blu". Il blu, l'azzurro delle camicie dei 10mila scout dell'Agesci che hanno attraversato le vie del paese casertano per ricordare don Peppe Diana, parroco e capo scout, ucciso dalla camorra il 19 marzo 1994 mentre stava per celebrare la messa nella sua parrocchia di S. Nicola. Una
fila colorata, gioiosa come sanno essere gli scout, ma anche piena di
contenuti. Così le lenzuola bianche di protesta, esposte venti anni fa
nel corso del funerale del sacerdote, sono diventate striscioni
colorati. "La voglia di cambiare ci spinge a continuare", "Non una
conclusione ma un inizio", "1994 c'eravamo, 2014 ci siamo" si legge su
alcuni.
Annunciare,
ascoltare, osservare, sporcarsi le mani, sono le parole chiave di
questa iniziativa, reppresentate in tanti modi dalla fantasia e
creativitá dei giovani. E poco prima di giungere al cimitero dove è
sepolto il sacerdote, ci si sporca le mani di terra, terra di don
Peppe, per la quale è morto.
Ma prima si fa tappa sotto la sua casa. Al balcone si
affaccia mamma Jolanda, assieme ai fratelli di don Peppe, Marisa e
Adolfo. Al collo porta il fazzolettone che poco prima le hanno portato
i capi dell'Agesci. Sfilano lupetti, coccinelle, esploratori, guide,
rover e scolte, roteano i fazzolettoni e così fa mamma Jolanda. "Don
Peppe uno di noi, don Peppe uno di noi", è l'urlo ritmato che rimbomba
nella via. E ancora: "Dopo venti anni ci siamo ancora contro la camorra
qui e ora". Tanti occhi sono lucidi, ma oggi è autorizzato commuoversi.
Ed eccoci nel grande piazzale del cimitero che si riempie di azzurro.
Da un lato il palco col grande striscione con lo slogan "La strada è
sempre più blu", dall'altro l'alzabandiera costruito in legno e
legature in perfetto stile scout. Una delegazione di capi raggiunge la
tomba di don Peppe. Un saluto e una preghiera in silenzio. Poi tutti
insieme, tra canti, testimonianze, riflessioni. "Prometto sul mio onore
di non tacere mai", parole che uniscono l'inizio della Promessa scout
al titolo del documento del 1991 di don Diana e degli altri parroci
della Forania, "In nome del mio popolo non tacerò". Ci si rivolge
direttamente al parroco e fratello scout. "Don Peppe apri le braccia e
accogli l'abbraccio di questa piazza". Sul palco salgono Adolfo e
Marisa. "Voi siete testimoni di Peppino, vi vogliamo bene".
...
Don Diana, a 20 anni dalla morte "uno di noi"
"LA STRADA È SEMPRE PIÙ BLU” è l'impegno e la risposta dell'Agesci alla lettera di mamma Iolanda (pdf), invitando le "camice blu" a colorare di nuovo le strade di Casal di Principe... "e rivedere mio figlio nei vostri volti".
video
Guarda anche i nostri precedenti post:
-------------------------------------------- A
vent'anni dall'omicidio di don Peppe Diana, avvenuto nella sua chiesa a
Casal di Principe per mano dei Casalesi il 19 marzo del 1994, Rai
Storia trasmette il documentario "Non tacerò - La storia di don Peppe
Diana", di Alessandro Chiappetta. Lo speciale è andato in onda
mercoledì 12 marzo alle 21.15 (in replica venerdì 14 marzo alle 22.45).
Tra
gli intervistati, tutti giornalisti e magistrati che hanno seguito la
vicenda del delitto, ci sono Roberto Saviano, don Luigi Ciotti,
Raffaele Cantone, il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti,
Francesco Curcio, Federico Cafiero de Raho, Raffaele Sardo e Conchita
Sannino. Tra le testimonianze quella della madre Iolanda e dei fratelli
Emilio e Marisa Diana, le parole di chi lo ha conosciuto come l'ex
sindaco di Casal di Principe Renato Natale e quelle di sacerdoti
impegnati come don Tonino Palmese e don Carlo Aversano. Ha collaborato
Ilaria Urbani, la voce narrante è dell'attore Andrea Renzi
Il
19 marzo 1994 viene ucciso Don Giuseppe Diana, parroco di Casal di
Principe. Negli anni la sua figura è diventata un’icona non soltanto
per la chiesa ma per tutto il territorio casertano, per molto tempo
regno incontrastato del clan dei Casalesi.
La
storia di Don Diana, come quella di Don Puglisi a Palermo, è la chiave
per raccontare la camorra casalese, l’evoluzione e la sconfitta
culminata nel processo Spartacus nel 2004. Ma anche per scoprire storie
più nascoste su di lui e su chi lo ha conosciuto.
Il
documentario racconta la vicenda umana del sacerdote e il contesto in
cui ha operato. Un’attrice legge il testo di Per amore del mio popolo
non tacerò, la lettera pubblica che Don Diana scrisse con i parroci
della zona contro la camorra, nel 1991, e che è diventata il suo
testamento spirituale e il manifesto del suo impegno per la legalità.
video
-------------------------------------------- Le 7,25 del 19 marzo 1994,
cinque colpi di pistola e nella sacrestia della chiesa di San Nicola in
Casal di Principe si compiva il martirio di don Giuseppe Diana. «Lo
seppi un'ora dopo, ero a celebrare il precetto pasquale per gli
studenti del liceo Manzoni, don Mimì Vozza me lo sussurrò all'orecchio.
Mi sentii mancare, continuai quella celebrazione dedicandola al
martirio di don Peppe, da me amatissimo per il suo coraggio, per la
guerra alla camorra che aveva intrapreso. E' stato un martire della
giustizia in una terra che voleva riscattare».
Padre Raffaele Nogaro, vescovo emerito di Caserta, rivive dopo venti anni quel martirio, ripercorre i giorni dello strazio di tutta una comunità sociale cui quel giovane prete indicava la strada del riscatto. Franco Tontoli: Nogaro: senza don Peppe Diana non ci sarebbe padre Patriciello ... Per anni io e con me sempre
più compagni di viaggio, ci siamo battuti per ricordare la sua figura,
e nel suo nome far crescere una comunità alternativa a quella
criminale, e liberare le nostre terre dalla dittatura militare che ha
tenuto sotto scacco la nostra gente per trent'anni. Oggi, quelle
migliaia di persone in piazza a Casale per ricordarlo, ci dicono che un
pezzetto di quella guerra l'abbiamo vinta.
Renato Natale: La mia strada con don Diana (pdf) --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)NON BASTA RICORDARE Il
21 di marzo, ormai da 19 anni, non è più soltanto il primo giorno di
Primavera. Oggi, come ogni anno, in tutta Italia si ricordano tutte
le vittime innocenti delle mafie. Sono circa 900. Un lungo elenco per
ricordare tutti, ma proprio tutti quei cittadini e cittadine che
hanno perso la vita per la nostra libertà, la nostra democrazia. Lo
facciamo insieme, nella Giornata nazionale della memoria e
dell'impegno promossa da Libera e Avviso pubblico, perché vogliamo
che in questo giorno di risveglio della natura anche il nostro
contesto sociale si ri-svegli e ri-parta la primavera della
speranza, della verità e della giustizia.
Quest'anno
i nomi e i cognomi delle vittime innocenti di mafia verranno
scanditi durante la veglia con oltre 700 familiari che si svolgerà
nella chiesa di San Gregorio a Roma insieme a Francesco. Un dono,
la presenza del Papa, che li aiuterà a trasformare ancora di più il
loro dolore, silenzioso, riservato, più vivo di prima nonostante il
trascorrere del tempo, in impegno forte, quotidiano per la verità
e la giustizia. Quell'impegno che è richiesto a ciascuno di noi se
non vogliamo che la memoria diventi retorica, celebrazione. Perché
non basta ricordare. Le vittime delle mafie non hanno vissuto per
essere ricordate. Hanno vissuto per la giustizia sociale, quindi
per tutti noi. E abbiamo solo due modi credibili per ricordarle:
impegnarci a realizzare i loro ideali e non lasciare mai solo i loro
familiari.
È
il patto che rinnoveremo oggi, nella chiesa di San Gregorio e in
tulle le piazze d'Italia in cui faremo vivere questo primo giorno di
primavera come Giornata della memoria e dell'impegno.
...
PAPA FRANCESCO, LA SCUOLA E LO SPORT CONTRO LE MAFIE CHE RUBANO IL FUTURO
Scriveva
il giudice Antonino Caponnetto che la «mafia ha più paura della scuola
che della giustizia». Non era retorica. Tutto ciò che significa
accendere le luci, sentirsi meno soli, tutto ciò che si fa trasformando
l'«io» in «noi», fa paura ai poteri criminali che vivono invece di
occulto, di oscuro, di nascosto. Per questo la mafia ha paura anche
dello sport.
...
LE PAROLE DI DON LUIGI CIOTTI ALLA VIGILIA DELLA VEGLIA CON IL PAPA E DEL 22 MARZO A LATINA Ogni
anno, dal 1996, il 21 marzo, primo giorno di primavera, Libera,
"Associazioni, nomi e numeri contro le mafie", ricorda in tutta Italia
le vittime innocenti della criminalità organizzata con una "Giornata
della Memoria e dell'Impegno". Ogni anno la manifestazione principale
si tiene in una città d'Italia diversa, quest'anno (il 22 marzo) a Latina.
E domani arriveranno da tutta Italia 700 familiari delle vittime delle
mafie, credenti e non credenti, per partecipare a una veglia di
preghiera con Papa Francesco. All'appuntamento, dalle 17,30 alle 19
nella parrocchia di San Gregorio VII, poco lontano dal Vaticano ma
fuori dallo Stato pontificio, parteciperanno anche i rappresentanti
territoriali di Libera, presente con 1600 associazioni in tutta Italia.
Don Luigi Ciotti, fondatore dell'Associazione, racconta come è nato
l'incontro con Jorge Mario Bergoglio.
"Quando
ho incontrato papa Francesco ho espresso il desiderio di tanti, di
molte famiglie di vittime della mafia, di chi fa parte di Libera e del
gruppo Abele, e gli ho chiesto se potesse partecipare a questo momento
di preghiera che facciamo ogni anno. Il Papa non ha esitato a dire
'vengo', con semplicità e affetto. L'incontro si svolgerà non in
Vaticano, ma nella parrocchia di San Gregorio VII, una scelta che mette
al centro l'ascolto e le relazioni di questi famigliari di persone
strappate loro dalla mafia. La stragrande maggioranza delle vittime di
mafia sono persone non conosciute. Questo appuntamento, la giornata
della memoria e dell'impegno, è nato a Palermo alcuni anni fa. Stavamo
ricordando i magistrati uccisi dalla mafia, accanto a me c'era una
signora che piangeva disperata, poi mi ha preso la mano e mi ha
chiesto: ma perché non dicono il nome di mio figlio? Era la madre di
Antonio Montinaro (caposcorta del giudice Falcone, ndr), morto per la
stessa ragione per cui sono morti i giudici che accompagnava. Il primo
diritto di ogni persona è essere ricordata per nome. Per questo ogni
anno leggiamo, in tutte le città in cui siamo presenti, tutti i nomi
delle vittime di mafia. E il Papa domani pomeriggio sarà con noi
durante tutta la Veglia a cui verranno letti questi nomi".
Proprio
in questi giorni, il 19 marzo, è stato l'anniversario della morte di
don Giuseppe Diana, ucciso venti anni fa dalla camorra.
"Per
vent’anni il 19 di marzo sono sempre andato a Casal di Principe per
ricordarlo. Per tanti anni eravamo pochi... ma ad esempio gli scout non
lo hanno mai abbandonato il nostro don Peppino. Quest'anno, per il
ventesimo anniversario, eravamo tanti. La sua memoria, domani la veglia
a Roma, poi la manifestazione con migliaia di persone a Latina sono
eventi legati tra loro. Domani è il primo giorno della primavera e
vogliamo che sia una primavera di giustizia, di diritti, di libertà".
...
Don Ciotti: "Il Papa chiama il male per nome"
video
UN INCONTRO CHE È UN DONO
«Per
i famigliari delle vittime innocenti delle mafie l'incontro con Papa
Francesco è un dono. Un dono tanto più grande perché precede, anzi
apre, la "Giornata della memoria e dell'impegno".
Il
21 marzo è per loro - e sarebbe bello lo diventasse, istituzionalmente,
per tutti gli italiani - il giorno in cui i loro cari, in tante città
d'Italia, vengono chiamati per nome, uno a uno, in un appello rivolto
alle coscienze di tutti.
Quei nomi vengono pronunciati ma sono quei nomi, in realtà, a chiamarci.
La
disponibilità del Papa ad accompagnare i famigliari a questo momento
carico di dolore ma anche di speranza, è segno di un'attenzione e di
una sensibilità che loro hanno colto sin dal primo momento. Attenzione
verso tutta l'umanità fragile, ferita. Ma attenzione, anche, per lo
specifico tema delle mafie, della corruzione, delle tante forme
d'ingiustizia che negano la dignità umana. Voce di una Chiesa che salda
il Cielo e la Terra, e che della denuncia fa annuncio di Salvezza.
Molte
di quelle vittime erano "giusti". Persone che non hanno esitato a
mettere la propria vita al servizio di quella degli altri, anche a
costo di perderla. È questa giustizia delle coscienze, prima che delle
leggi, il dono che ci hanno lasciato. Condividerlo è nostro compito
quotidiano. Condividerlo con Papa Francesco è la più grande delle
gioie». don Luigi Ciotti
(fonte: LIBERA)
Diretta
della veglia partire dalle ore 17:00 su Rai1 "Vita in diretta",
Rainews, SkyTg24, TvSat2000, Corriere.it, RepubblicaTv, Radio Vaticana.
-------------------------------------------- E' la prima volta che un papa partecipa alla giornata della memoria per le vittime della mafia. Come nasce questo evento?
Da un incontro con lui in cui abbiamo riflettuto insieme. Non ha esitato ad accettare di essere presente a questo momento di riflessione, di silenzio e anche di preghiera. Per noi è un grande dono e un segno di grande, grande valore. Carlo Lania: Don Ciotti: «Contro le mafie è ora di risalire sui tetti» ---------------------------------------------------------------
NELLA SOBRIETÀ IL FUTURO DELLA TERRA
HOREB n. 66 - 3/2013TRACCE
DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
I
tifoni sempre più violenti che si ripetono in modo più frequente in
varie parti di questo nostro mondo, provocando morte e distruzione di
intere città ci lasciano sbigottiti e ci fanno dire che il clima è
impazzito.
Sì il clima è impazzito, ma la responsabilità di questo stravolgimento è legata al delirio dell’uomo che, dimenticando la sua vocazione di essere custode del creato, pensa di esserne il padrone e, coltivando un atteggiamento feroce nei riguardi del pianeta terra, provoca, con le proprie scelte consumistiche, inquinamento, desertificazione e morte. Scienziati accreditati ci ricordano che la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera è al limite di guardia. Le emissioni di gas serra continuano a crescere del 2-3% l’anno a causa della deforestazione e dei combustibili fossili: petrolio, carbone e metano. Ci attende una tragedia con conseguenze devastanti: scioglimento dei ghiacciai, innalzamento dei mari, tempeste. L’inquinamento dell’acqua, dell’aria, della terra, quindi, è la conseguenza di un rapporto scorretto tra l’uomo e l’ambiente, un rapporto innaturale tra natura ed esistenza, un rapporto violento tra creature volute e pensate da Dio per vivere in pace. La natura è oggi, in più maniere, violentata. Il fenomeno è preoccupante per la sua ampiezza a scala mondiale, per la vastità a vari livelli, e perché è avanzante con l’avanzare della logica del profitto. L’uomo di oggi, allora, consapevole di questo dato di fatto, è chiamato a svegliarsi dal torpore, e, rinunciando a un tenore di vita che si è dimostrato essere incompatibile con le leggi dell’equilibrio uomo-natura, è invitato a scegliere uno stile di vita sobrio. Questa presa di coscienza non è più rimandabile né da delegare ad altri, ma si impone come atto di responsabilità per rendere vivibile il nostro pianeta e per avviare, sul piano strutturale, la costruzione di un sistema che crei le condizioni per una piena umanizzazione di tutte le relazioni. È questo l’orizzonte che anima la nostra riflessione.
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CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it
I MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA 2014 -
"L’UMANITÀ DI GESÙ PRESENZA RELAZIONALE DI DIO" I MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA – 2014 della FRATERNITÀ CARMELITANA
DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO
L’UMANITÀ DI GESÙ
PRESENZA RELAZIONALE DI DIO Dal 5 Febbraio al 2 Aprile dalle h. 20.00 alle h. 21.00 presso la sala del convento --------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Chi accoglie l'Amore... Ogni tanto un po' di sana ironia di GIOBA per sorridere... ... Poi la postiamo su Facebook... (vignetta) Mi chiamasti e il tuo grido... L'intera esistenza... Un po' di misericordia... Non è un'eresia... Io penso, Giuseppe... Una cosa Gesù mi chiede... Ci si salva... Sì, è vero, io stesso... ... Piangete un po' e convertitevi. --------------------------------------------------------------- 18 marzo, ricorre il 79° anniversario della nascita del Servo di Dio Antonio Bello, vescovo.
AUGURI don Tonino!!! GRAZIE Signore per avercelo donato! Spogliaci, Signore... Dobbiamo essere... Il genere umano è chiamato... Se la fede ci fa essere... --------------------------------------------------------------- SAN GIUSEPPE (video) Ci uniamo a Papa Francesco e
facciamo gli auguri a tutti i papà del mondo, i papà vivi e anche
quelli defunti, ognuno ricordando il proprio papà... AUGURI !!!
In modo speciale... Tanti auguri di buon onomastico anche a Benedetto XVI ...
In questo giorno...il testo integrale dell'omelia --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Giuseppe, il santo delle partite Iva di Gianfranco Ravasi
Una critica degli apocrifi
Stavolta
il cardinale Gianfranco Ravasi – già ben noto per le sue opere
esegetiche su personaggi biblici come Giobbe o Qoelet – ha scelto di
soffermarsi su un protagonista umile per eccellenza, eppure tanto
importante nell’economia biblica: «Giuseppe. Il padre di Gesù» (San
Paolo, pp. 128 , euro 14). Il nuovo volume propone un’analisi
essenziale ma anche molto puntuale della figura evangelica, discreta e
silenziosa, del padre legale di Gesù. Ogni capitolo esamina gli episodi
che lo vedono implicato, dall’annunciazione alla fuga in Egitto, senza
escludere le varie ipotesi che – sulla base di apocrifi (tra cui
l’antica «Storia di Giuseppe il falegname») e di tradizioni espresse
anche nell’arte – sono state elevate sulla vita "nascosta" di Giuseppe.
In questa pagina riportiamo l’analisi cui il presidente del Pontificio
Consiglio della Cultura (nella foto) sottopone le teorie che
ultimamente volevano iscrivere il padre di Gesù alla media borghesia
del suo tempo.
Ci
soffermiamo su una sola parola: quella che nei vangeli definisce la
professione di Giuseppe e dello stesso Gesù, prima del suo ministero
biblico. Attorno a questa parola greca, téktôn, si è accesa una
polemica tra chi vorrebbe continuare a classificare Gesù e la sua
famiglia nella categoria della povertà e chi, invece, vorrebbe
promuoverla al rango di media borghesia, soprattutto in vista dei vari
tentativi di raccordare capitalismo «misericordioso» e cristianesimo.
Ora,
è da notare che il primo a definire Gesù un téktôn (e spiegheremo
ovviamente che cosa significhi) è Marco che, in occasione di una visita
a Nazaret, osserva che i concittadini ironicamente si chiedono: «Non è
egli il téktôn, il figlio di Maria?» (6,3). Matteo, che probabilmente
si trova a disagio con questo sarcasmo e con questo titolo, riprende il
racconto di Marco, ma con una curiosa variante: «Non è egli [Gesù] il
figlio del téktôn?» (13,55). Com’è evidente, qui è Giuseppe ad essere
iscritto a questa professione. Che la cosa non fosse molto esaltante è
confermato anche da Luca che, molto più asetticamente, trasforma così
la domanda: «Costui non è il figlio di Giuseppe?» (4,22).
A
questo punto, per definire lo statuto sociale di Gesù e del suo padre
ufficiale è necessario studiare non solo il vocabolo in questione, ma
anche le coordinate socio-economiche della Palestina di quell’epoca. Il
termine téktôn di per sé indica il falegname o il carpentiere, «colui
che esercita il suo mestiere con un materiale duro che conserva la sua
durezza durante la lavorazione, per esempio legno, pietra, corno,
avorio», come scrive Richard A. Batey in un saggio scientifico sul
vocabolo in questione (non sarebbe, allora, corretta la resa «fabbro»).
Le antiche versioni siriaca e copta dei vangeli, i Padri greci della
Chiesa, la tradizione popolare e iconografica, hanno optato per la
traduzione «falegname».
...
Giuseppe, il santo delle partite Iva
la scheda del libro «Giuseppe. Il padre di Gesù»
una recensione del libro --------------------------------------- La lettera di Don Tonino Bello a San Giuseppe Ho
pensato di parlare con San Giuseppe, ho immaginato cioè di entrare
nella sua bottega di artigiano e di mettermi a discorrere con lui.
Ma
se oggi qui da noi, in questo crepuscolo tormentato del secolo
ventesimo le botteghe artigiane sono pressoché sparite non è
solo perché non si genera più e neppure perché non si ripara
più nulla, è perché non c'è più tempo per la carezza... oggi
purtroppo da noi non si carezza più...
Intervento di don Tonino Bello contenuto nel libro "La carezza di Dio. Lettera a Giuseppe"
video
Ascolta
l'audio completo della lettera che don Tonino Bello, Vescovo di
Molfetta, scrive a San Giuseppe. (registrazione effettuata ad Assisi
nel Dicembre 1987 del brano "La Carezza di Dio")
Caro
San Giuseppe, scusami se approfitto della tua ospitalità e, con una
audacia al limite della discrezione, mi fermo per una mezz’oretta nella
tua bottega di falegname per scambiare quattro chiacchiere con
te...
video
--------------------------------------- LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO Gesù vide un uomo, chiamato
«Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse «Seguimi!». Egli si alzò e lo seguì. (Matteo 9,9) Gianfranco Ravasi: Qual era il nome dell'evangelista: Matteo o Levi? --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)RUBRICA
Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9) Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino Vangelo: Mt 17,1-9
"Vieni dietro di me, satana!"(16,23) dice Gesù a Pietro e a tutti i discepoli, noi compresi. Dopo essere stato riconosciuto come "il Messia, il Figlio di Dio, il Vivente"(16,16), Gesù ci mostra che egli non è come noi ce lo immaginiamo.
La
sua salvezza non passa dalla soddisfazione delle nostre brame di
possesso e di potere, ma è fatta di povertà, umiltà e servizio.
Questa è la via di quel Dio che è amore, attraverso la quale "deve" passare
il Figlio dell'uomo per vincere il male dell'uomo. La
Trasfigurazione è un altro momento fondamentale della narrazione
evangelica e rappresenta il culmine di questa sequenza iniziata
col riconoscimento da parte di Pietro del Messia, nella persona di
Gesù.
La pericope ha inizio con l'indicazione temporale: "sei giorni dopo", che richiama tre fondamentali avvenimenti nella Torah:
1) La creazione dell'uomo avvenuta il sesto giorno ( Gen 1,26-31) -
2) La Teofania sul Sinài con la manifestazione della Gloria di Dio nella nube ( Es 24,15) -
3) La Festa delle capanne che inizia sei giorni dopo la celebrazione dello Yom Kippur ( Dt 16,13; Lv 23,33-44).
...--------------------------------------- Riflessione di Enzo Bianchi
sul Vangelo della domenica Mt 17,1-9 Ogni
anno nella seconda domenica di quaresima la buona notizia è la
trasfigurazione, narrata dai tre vangeli sinottici, evento che noi
celebriamo come mistero grande per poterlo vivere nella nostra sequela.
Nella fatica di ogni giorno per seguire Gesù portando la nostra propria
croce (cf. Mt 16,24) abbiamo bisogno di momenti in cui poter dire: “È
bello per noi stare qui accanto a te, Gesù, nostro Signore!”; momenti
in cui la luce del “Dio-con-noi” (Mt 1,23) si fa evidente, in cui la
nostra fede è confermata dalla voce di Dio che ascoltiamo nel cuore: “È
lui il mio Figlio amato, ascoltatelo!”. Sono momenti rari, di presenza
elusiva, ma ci sono necessari…
Siamo
infatti come Pietro e i discepoli che stavano con Gesù, ma che poco
capivano della sua vera gloria, del suo vero potere, della sua vera
fame. Non è un caso che il diavolo – l’abbiamo meditato domenica scorsa
– abbia tentato Gesù dicendogli: “Se tu sei Figlio di Dio… domina il
mondo!” (cf. Mt 4,3.6), e che Pietro poco prima della trasfigurazione,
udito da Gesù l’annuncio della sua necessaria passione, gli abbia
risposto: “Se tu sei Figlio di Dio, questo non ti potrà mai accadere!”
(cf. Mt 16,22). Proprio Pietro che aveva, e lui solo, confessato la
vera fede in Gesù – “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt
16,16) –, in realtà non sa accettare precisamente questo: che Gesù, in
quanto Figlio di un Dio che è amore, non poteva finire per dominare, ma
poteva solo dare la sua vita, senza difendersi, e morire come una
vittima dei potenti di questo mondo.
...
II domenica di Quaresima --------------------------------------- Omelia di don Angelo Casati II Domenica di Quaresima
Gn 12,1-4a
Sal 32 2Tm 1,8b-10 Mt 17,1-9 La
liturgia di questa domenica di Quaresima dischiude ai nostri occhi il
mistero della Trasfigurazione, mistero caro alla Chiesa cristiana
d'oriente, e molto caro ai monaci, questi scrutatori del volto di Dio.
Sul
monte ci porta la testimonianza di coloro che hanno visto e ascoltato:
"Siamo stati testimoni oculari della Sua grandezza" scrive l'apostolo
Pietro.
E ancora: "Questa voce noi 1'abbiamo udita scendere dal cielo quando eravamo con Lui sul santo monte".
Per Pietro quel monte - forse il Tabor - diventa santo, per ciò che vi è accaduto. Che cosa?
"Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello " - scrive Matteo - "e li condusse in disparte su un alto monte ".
Un alto monte. É il monte il luogo della trasfigurazione.
Sembra
quasi di leggere una simpatia - nella Bibbia - per i monti. Sì, anche
per il lago - Gesù amava il suo lago -, ma in modo particolare per i
monti. Forse perché il monte è là dove il cielo sembra toccare la terra.
E Dio sembra un Dio dei monti.
Pensate
che gli Aramei progettano di affrontare gli ebrei in pianura, perché -
dicono - "il loro Dio è un Dio dei monti". (1 Re 20,23)
E
anche Mosè, anche Elia - accanto a Gesù nella Trasfigurazione - sono
uomini del monte: pur di veder Dio, scalano il monte, quasi il monte
fosse un luogo di avvicinamento.
Poco
importa come Dio si manifesterà, se con tuoni e lampi come a Mosè sul
Sinai o se "con il mormorio di un silenzio che svanisce" come a Elia,
sull'Oreb, sul Sinai.
La
scalata del monte... come tentativo di uscire da tutto ciò che ti
soffoca, da tutto ciò che restringe la visione... da tutto ciò che
tarpa le ali.
Matteo aggiunge "li condusse in disparte su un alto monte".
...
Omelia di don Angelo Casati II Domenica di Quaresima --------------------------------------- Oltre le barriere Omelia di don Antonio Savone Sabato I settimana di Quaresima Dt 26,16-19 Sal 118 Mt 5,43-48 La
vita di ognuno di noi resta sempre un dono di cui benedire il Signore.
Attraverso di essa ci è stata fatta la grazia di intessere relazioni,
concepire progetti, generare altra vita. La
liturgia di questo sabato mentre ci ricorda una identità ci svela il
modo in cui esprimerla. La nostra non è una identità qualsiasi: “siamo
figli del Padre celeste”. San Giovanni, nella sua Prima Lettera
ricorderà: “quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati
figli di Dio, e lo siamo realmente!”. Ciascuno di noi è stato creato a
immagine e somiglianza di Dio. Ora, se è vero che l’immagine non la
perderemo per nessun motivo al mondo (restiamo sempre figli), la
somiglianza possiamo perderla. Questo accade quando, attaccati come
siamo a noi stessi, finiamo per perseguire delle logiche che nulla
hanno a che spartire con quelle dei figli di Dio. La vita, se così
possiamo dire, è un continuo esercizio alla ricerca della somiglianza
perduta. La somiglianza si riacquista solo se non distogliamo mai lo
sguardo da Gesù che è l’incarnazione dello stile dei figli di Dio. La
nostra non è una navigazione a vista. Una rotta non vale l’altra:
riacquistiamo la nostra identità più vera solo quando possiamo arrivare
a dire che anche in noi dimorano gli stessi sentimenti che furono in
Cristo Gesù. Il primo
passo da compiere perché questo accada è quello di rimettere in
discussione le barriere che via via erigiamo fino a distinguere chi è
dei nostri e chi non lo è. ... Oltre le barriere
--------------------------------------- Apparire o essere?
Omelia di don Antonio Savone
Martedì II settimana di Quaresima
Is 1,10.16-20
Sal 49
Mt 23,1-12
Il percorso a noi proposto dalla liturgia è un vero e proprio processo di integrazione tra ruolo e identità.
Quando
il ruolo ha nulla a che spartire con la propria esistenza e il
personaggio ha la meglio sulla persona, si finisce per diventare
mercanti di parole, uomini e donne che inalberano orgogliosamente
insegne e titoli, gente che dimena di contentezza quando si sente
osservata.
È
il rischio dal quale ci mette in guardia questa pagina di vangelo
troppo poco frequentata e che ci invita a prendere in considerazione i
fatti non le apparenze, le scelte non i discorsi, i gesti non i
proclami. Si diventa grotteschi – sembra ripetere Gesù – quando, per un
piccolo ritaglio di potere, si crede di poter spadroneggiare su tutto e
su tutti. Purtroppo, nessuna forma di potere – neanche quello religioso
– è esente da questo rischio.
...
Non fate come loro...
Se
almeno riuscissimo a cogliere l’affetto che parole come queste lasciano
trasparire. Non fare così, ripete chi ha a cuore la vicenda delle
persone a cui si sente legato.
…
Dire e non fare tradisce un comportamento ipocrita.
...
Trapela dalle parole evangeliche un invito ad essere umili che equivale, poi, ad essere veri.
Mi
piace concludere con le parole di un pastore cristiano che è stato in
mezzo ai fratelli fino alla fine, proprio come il Signore Gesù:
“La
comunità cristiana non ha bisogno di personalità brillanti, ma di
fedeli servitori di Gesù e dei fratelli. Non le mancano elementi del
primo tipo, ma del secondo. Si può riconoscere autorità nella cura
pastorale solo al servitore di Gesù Cristo, che non cerca autorità per
sé, ma che si inchina all’autorità della Parola, come un fratello tra i
fratelli” (D. Bonhoeffer).
"Apparire o essere?"
--------------------------------------- "L’estasi di Pietro e una Chiesa aperta" di Silvano Fausti "L’estasi di Pietro e una Chiesa aperta"
di Silvano Fausti
Gesuita, biblista e scrittore «Alzati, Pietro, immola e mangia» (leggi Atti 10,9-23)
Nelle
sue visite apostoliche, tardive e rare, Pietro alloggia dove capita.
Ora è a Giaffa, presso Simone il conciatore, con casa su mare aperto. È
facilmente reperibile. Il suo «profumo», per Dio più adorabile di ogni
incenso, è odorabile da ogni naso pagano e cristiano. La
triplice visione di Pietro, che segue l’annuncio a Cornelio, è
necessaria. Diversamente il capo degli apostoli mai sarebbe andato da
un pagano. Né mai avrebbe capito il cristianesimo! Dio è all’azione
dove non sospettiamo. Amore di madre/padre verso i suoi figli, egli è
presente dove c’è maggior bisogno. Attraverso i lontani chiama noi
vicini a capire chi è lui e chi siamo noi. Gesù, il Figlio che conosce
l’amore del Padre, è venuto a salvare tutti, cominciando dagli esclusi. La
Chiesa non è autocentrata: non chiama gli uomini a entrare, ma è
chiamata a uscire verso tutti. Non sono gli altri ad adattarsi a noi,
ma noi a loro. La Chiesa non è un ovile, dove si chiudono le pecore per
mungerle, tosarle e destinarle al «sacro macello». Gesù le tira fuori
da tutti i recinti religiosi. E sono tanti! Ne fa un gregge che conduce
ai pascoli della vita. E la vita dell’uomo è la libertà dei figli di
Dio. Lui è pastore perché Agnello che espone, dispone e depone la
propria vita per le pecore (cfr Gv 10,1ss). Anche Pietro imparerà a
pascere il gregge con lo stesso amore che il suo Signore ha avuto per
lui (Gv21,15ss). Pietro,
affamato, va in estasi. È «fuori di sé» come Adamo quando da lui nasce
Eva, come Abramo quando si allea con Dio (Gen 2,21; 15,12). Vede un
vaso, come una tovaglia, che contiene ogni creatura. È l’utero materno
di Dio: da lì tutto nasce e lì tutto si alimenta e vive. Scende dal
cielo ed è assunto in cielo, come Gesù. L’universo è creato per mezzo
del Figlio, in vista di lui e in lui (Col 1,15ss), vita di tutto ciò
che esiste (Gv 1,3b-4a). ..."L’estasi di Pietro e una Chiesa aperta" di Silvano Fausti --------------------------------------- La più bella storia mai raccontata
di Enzo Bianchi
Perché
da duemila anni cristiani e non cristiani sentono il bisogno di
raccontare o di riascoltare la storia di Gesù di Nazaret? Perché questa
singolarità di Gesù tra i grandi maestri iniziatori delle vie
religiose? La risposta potrebbe essere semplice: la sua singolarità di
uomo-Dio attira certamente i credenti che diventano suoi discepoli, e
la sua umanità così autentica ed esemplare intriga anche uomini e donne
che non sono attratti da vie religiose. Mi sento di poter dire che
quanti sono impegnati a cercare Dio (quaerere Deum) e quanti cercano
l’uomo (quaerere hominem) si sentono attirati da Gesù Cristo.
Gesù
non ha scritto nulla, ma altri hanno scritto di lui, hanno tentato dei
ritratti, lo hanno narrato, e così ne hanno tramandato la storia: una
narrazione plurale, che ha colto aspetti e accenti diversi nelle sue
parole, che ha dato diverse interpretazioni delle sue azioni.
Si
pensi ai quattro vangeli, agli scritti del Nuovo Testamento, ma poi a
tanti altri tentativi, non ritenuti autentici dalla chiesa ma che
rappresentano comunque narrazioni “altre” di Gesù. Anche perché Gesù di
fatto ha chiesto a chi voleva seguirlo di diventare lui stesso, con la
propria vita, un suo narratore, capace di portare la buona notizia del
Vangelo tra gli uomini: con la sua parola e la sua vita Gesù ha voluto
narrare Dio agli uomini (exeghésato: Gv 1,18), e ogni suo discepolo
cerca lui pure di narrare agli altri la vita di Gesù. Narrazioni senza
fine!
...
Secondo
i vangeli Gesù un giorno ha chiesto ai suoi discepoli: “Chi dite che io
sia?”. A quella domanda gli uomini e le donne di oggi tentano e
ritentano di rispondere con passione, mai con indifferenza. Oggi Dio
interessa poco le nuove generazioni, la chiesa può anche sembrare un
ostacolo alla fede: ma Gesù Cristo continua a intrigare e ad
affascinare.
La più bella storia mai raccontata
---------------------------------------
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)"Che ne sarebbe della Chiesa se fallisse Francesco"
di Vito Mancuso
E
se papa Francesco fallisse? Non ci sono dubbi che dietro le aperture
riformiste del cardinal Kasper e di altri cardinali ci sia proprio il
Papa, ma che cosa avverrebbe se le riforme auspicate non andassero in
porto e le attese di una nuova primavera si rivelassero solo illusioni?
Nella
relazione al Concistoro straordinario sulla famiglia Kasper ha
affermato che "dobbiamo essere onesti e ammettere che tra la dottrina
della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia e le convinzioni vissute
di molti cristiani si è creato un abisso". Quanto affermato per la
famiglia vale a mio avviso per molti altri ambiti della dottrina
cattolica, anzi io penso che valga per il concetto stesso di dottrina,
intesa come sistema di verità stabilite che il credente è tenuto a
professare
...
Ma
se papa Francesco non ce la farà? Se non riuscirà a sanare lo Ior, a
rendere il governo della Chiesa cattolica più conforme al volere del
Vaticano II, a incidere sul rapporto con la politica italiana facendo
cessare per sempre la compravendita di favori tra cardinali e ministri
troppo sensibili agli interessi della Chiesa, a mettere ordine tra i
vescovi e i superiori degli ordini religiosi richiamando tutti a uno
stile di vita sobrio e conforme ai valori evangelici, a dare il giusto
spazio alle donne a livello di condivisione del potere aprendo al
diaconato e al cardinalato femmini-li, a riformare la morale sessuale,
a impostare su basi nuove il reclutamento e la formazione del clero, a
dare finalmente più libertà alla ricerca teologica? Se papa Francesco
fallisse in tutto ciò?
Ha
scritto qualche giorno fa un non credente come Eugenio Scalfari che
grazie a Francesco "Roma è ridiventata la capitale del mondo... Roma,
la città di papa Francesco, è il centro del mondo". Scalfari parlava
ovviamente della leadership spirituale, di cui l'occidente ha un
immenso bisogno per continuare a credere nei grandi ideali
dell'umanità, tradizionalmente definiti come bene, giustizia,
uguaglianza, solidarietà, fratellanza. In un mondo dove tutto è potere
e calcolo, la figura genuina di questo papa ci fa comprendere che non
tutto in noi è potere e calcolo, che c'è ancora spazio per la gratuità,
l'amore sincero, la volontà di bene per il bene. Il suo fallimento
sarebbe la fine della luce che si è accesa nell'esistenza di tutti gli
esseri umani non ancora rassegnati al cinismo e alla crudeltà della
lotta per l'esistenza, e con Roma che tornerebbe a essere periferia del
mondo sarebbe la fine per gli ideali della spiritualità in occidente.
Se lo ricordino i cardinali, i monsignori e i teologi che stanno
facendo di tutto per bloccare e far fallire l'azione riformatrice di
papa Francesco.
Che ne sarebbe della Chiesa se fallisse Francesco
--------------------------------------- "Nelle periferie dell'umanità... con lo spirito delle beatitudini" - Settimana Teologica - Messina - 11 marzo 2014
(VIDEO)
Educati dalle periferie - tavola rotonda
Dibattito tra Padre Saverio Calabrese, cappellano della Casa Circondariale di Taranto, Don Pippo Insana, cappellano dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona, e lo psicoterapeuta e pedagogista Carmelo Impera che vive presso la Comunità di Accoglienza per minori a rischio “Oasi Don Bosco” da lui stesso fondata.
Tutti e tre vivono una realtà che quotidianamente li pone di fronte ad esempi concreti di periferie. L'URGENZA DEL MONDO GIOVANILE DEL POPOLO DELLA NOTTE. "...Tessiamo
reti di adulti, perché a parer mio è un problema di noi adulti che
dobbiamo svecchiare il nostro linguaggio, dire cose credibili. Jacques
Lacan, psichiatria, distingueva tra "parola piena" e "parola
vuota", ma attenzione la parola vuota è anche una parola che parla di
Dio, ma arriva vuota all'altro, arriva formale, per esempio certe
parole che diciamo ai ragazzi, non li raggiungono nel cuore. Le parole piene arrivano al cuore ... (Carmelo Impera) VIDEO INTEGRALE
Saverio Calabrese Cappellano
della Casa Circondariale di Taranto; già parroco della parrocchia
Madonna della Neve in Crispiano (TA); già docente di Filosofia
sistematica presso l’Istituto di Scienze religiose “Romano Guardini” di
Taranto.
Pippo Insana Presbitero
dell’Arcidiocesi di Messina Lipari S. Lucia del Mela, da anni impegnato
nella struttura dell’Ospedale Psichiatrico di Barcellona P.G. (ME)
Carmelo Impera Psicologo
Psicoterapeuta Pedagogista. Nominato dal Consiglio Superiore della
Magistratura Giudice Onorario presso la Corte di appello del Tribunale
di Catania. Fondatore e Direttore del centro di Psicologia e
Psicoterapia “Carl Rogers”. Fondatore della Comunità di Accoglienza per
minori a rischio “Oasi Don Bosco”. Direttore del Centro di Osservazione
Permanente sulla Gioventù “Icaro”. Specializzato in Psicologia
dell’educazione presso l’UPS Università Pontificia Salesiana di Roma.
Specializzato in Psicoterapia della Gestalt Psicosociale presso la
Società italiana Gestalt di Roma. Direttore della collana di testi di
Psicopedagogia e Prevenzione del Disagio “L’Arte di Educare” per la
quale ha già pubblicato nel 2000 “Promuovere l’agio, prevenire il
disagio”, nel 2004 “L’arte di ascoltarsi”, nel 2007 “Educarsi per
educare”, nel 2011 “Educare il cuore”.
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Angelus/Regina Cæli - Angelus, 16 marzo 2014 Udienza - 19 marzo 2014, San Giuseppe educatore Omelia - 16 marzo 2014: Visita pastorale alla parrocchia romana "Santa Maria dell'Orazione" Discorso - Conclusione degli Esercizi Spirituali del Santo Padre e della Curia Romana (14 marzo 2014) Discorso - Ai Presuli della Conferenza Episcopale di Timor Est, in Visita "ad Limina Apostolorum" (17 marzo 2014) Discorso - Ai dirigenti e agli operai delle Acciaierie di Terni e ai fedeli della Diocesi di Terni-Narni-Amelia (20 marzo 2014) Discorso - Ai partecipanti all'incontro promosso dalla Associazione "Libera" (21 marzo 2014) MESSAGGIO - PER LA QUARESIMA 2014 --------------------------------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Tweet 17/03/2014:
Grazie per tutte le espressioni...
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SPECIALE di TEMPO PERSO: Benedetto XVI rinuncia al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro |
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3) Il servizio omelia di P. Gregorio on-line (mp3) alla pagina
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