"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°2 del 2014

Aggiornamento della settimana

- dal 4 al 10 gennaio 2014 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 17 gennaio 2014          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 


LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo




OMELIA 

    di P. Gregorio Battaglia
  di P. Aurelio Antista
  di P. Aurelio Antista (Epifania)
  di P. Alberto Neglia

 
N. B. La Lectio è temporaneamente sospesa



NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 







I NOSTRI TEMPI

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L'inutile pasticcio dei 150 euro… Era necessario arrivare a questo punto?



L'inutile pasticcio 
dei 150 euro…

Era necessario arrivare a questo punto? La domanda, come si suol dire, sorge spontanea dopo la questione - risolta positivamente - del blocco degli scatti percepiti dagli insegnanti. Centocinquanta euro in meno al mese nella busta paga, fino alla restituzione dei soldi percepiti in più nel 2013: questa la stangata che stava per abbattersi sugli insegnanti italiani. La vicenda nasce dal Dpr (Decreto del presidente della Repubblica) 122/2013, emanato a settembre ed entrato in vigore a novembre, a seguito del quale, a fine dicembre, il ministero dell’Economia ha disposto il recupero delle somme pagate nel 2013 per quei docenti che avevano maturato gli aumenti per anzianità. Una richiesta che ha sollevato le polemiche di tutti i sindacati della scuola e che è stata contestata anche dal ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza.
Un brutto pasticcio, insomma, cui si è posto rimedio questa mattina (ndr 8/1/14) nel corso di una riunione a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio, Enrico Letta, il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, e il ministro Carrozza. “Gli insegnanti - si legge in una nota di Palazzo Chigi - non dovranno restituire i 150 euro percepiti nel 2013 derivanti dalla questione del blocco degli scatti”.
E qui ritorna la domanda: era necessario arrivare a questo punto? Perché una misura così penalizzante e mortificante per gli insegnanti, e quindi per tutto il mondo dell’istruzione?
...


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Il pasticciaccio brutto del prelievo dei soldi già percepiti dalle buste paga degli insegnanti è diventato giustamente un caso politico. Come è possibile che si possano chiedere dei soldi indietro a degli insegnanti ("scusate, ci eravamo sbagliati nei conti"), il cui stipendio è preda da anni dei morsi dell'inflazione e del caro vita? Ve l'immaginate un'azienda privata che si comporta in questo modo? E' così difficile per un ex direttore della Banca d'Italia comprendere che diventa difficile restituire dei soldi, anche legittimamente, quando si prende una paga che va dai 1.200 ai 1.500 euro e la si è consumata tutta nel misero bilancio familiare? Gli insegnanti italiani non hanno una "centrale rischi" come le banche; è difficile che riescano a risparmiare qualcosa e quel che guadagnano lo spendono, spessissimo tirando la cinghia.

  Francesco Anfossi:  Il pasticciaccio brutto di Saccomanni

Professor Vertecchi che ne dice di questi insegnanti ai quali stavano per chiedere addirittura il rimborso degli scatti d’anzianità?
«Stavolta si è proprio esagerato. Già non hanno una carriera...» Il professor Benedetto Vertecchi, ordinario di Pedagogia a Roma Tre, di professori si occupa da una vita e ne conosce pregi e difetti ...

  Angela Padrone:  «Insegnanti marginalizzati e trattati come fornitori di servizi»


Dopo il caso degli scatti di anzianità degli insegnanti, protestano le altre categorie di dipendenti pubblici. Poliziotti in prima fila: forziamo il blocco dei contratti. La Funzione pubblica Cgil: "Il blocco delle retribuzioni è insostenibile"

  Luisa Grion:  Adesso tutti gli statali si ribellano: "Un aumento ad hoc anche per noi"

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FEDE E
SPIRITUALITA'

 

NELLA SOBRIETÀ IL FUTURO DELLA TERRA 

HOREB n. 66 - 3/2013


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

I tifoni sempre più violenti che si ripetono in modo più frequente in varie parti di questo nostro mondo, provocando morte e distruzione di intere città ci lasciano sbigottiti e ci fanno dire che il clima è impazzito.
Sì il clima è impazzito, ma la responsabilità di questo stravolgimento è legata al delirio dell’uomo che, dimenticando la sua vocazione di essere custode del creato, pensa di esserne il padrone e, coltivando un atteggiamento feroce nei riguardi del pianeta terra, provoca, con le proprie scelte consumistiche,
inquinamento, desertificazione e morte.
 Scienziati accreditati ci ricordano che la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera è al limite di guardia. Le emissioni di gas serra continuano a crescere del 2-3% l’anno a causa della deforestazione e dei combustibili fossili: petrolio, carbone e metano. Ci attende una tragedia con conseguenze devastanti: scioglimento dei ghiacciai, innalzamento dei mari, tempeste.
L’inquinamento dell’acqua, dell’aria, della terra, quindi, è la conseguenza di un rapporto scorretto tra l’uomo e l’ambiente, un rapporto innaturale tra natura ed esistenza, un rapporto violento tra creature volute e pensate da Dio per vivere in pace. La natura è oggi, in più maniere, violentata. Il fenomeno è preoccupante per la sua ampiezza a scala mondiale, per la vastità a vari livelli, e perché è avanzante con l’avanzare della logica del profitto.
L’uomo di oggi, allora, consapevole di questo dato di fatto, è chiamato a svegliarsi dal torpore, e, rinunciando a un tenore di vita che si è dimostrato essere incompatibile con le leggi dell’equilibrio uomo-natura, è invitato a scegliere uno stile di vita sobrio. Questa presa di coscienza non è più rimandabile né da delegare ad altri, ma si impone come atto di responsabilità per rendere vivibile il nostro pianeta e per avviare, sul piano strutturale, la costruzione di un sistema che crei le condizioni per una piena umanizzazione di tutte le relazioni.
È questo l’orizzonte che anima la nostra riflessione.


   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)


E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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  Io ti cercavo...
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  Dio che ci ama...
  Ecco il lieto annuncio del Natale...
  Il messaggio di Gesù...
  ... e gli altri due?...
  Lumen requirunt lumine...
  Non bisogna accontentarsi...
  Il Signore ti chiama...
  Tutte le creature sono lettere...
  Il pastore con l'odore...
  L'amore mi trasforma...
  Oltre la logica...
  Dobbiamo risvegliare la memoria...
  Prendi un sorriso...
  Coraggio, sono io...
  C'è un criterio...



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''Luce gentile'' Conducimi Tu Luce gentile - J. H. Newman

 
Luce gentile (video)

Ci uniamo a Papa Francesco per fare gli auguri ai fratelli e alle sorelle delle Chiese Orientali che oggi celebrano il Santo Natale!

 
Rivolgo i miei cordiali auguri...


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"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n. 6/2013-2014 (A) di Santino Coppolino



RUBRICA 
Un cuore che ascolta - lev shomea' 
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male"  (1Re 3,9)

Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino

Vangelo:
 Gv 1,1-18

Il prologo di San Giovanni è una meravigliosa sintesi di tutto il suo Vangelo e di tutta la nostra fede, un mirabile inno alla Parola, luce e vita di tutti gli uomini e di tutto il creato. 
Il cuore del prologo è, perciò, la  << Parola >>, scaturigine di ogni realtà, che si fa carne - cioè umanità nella sua fragilità e debolezza - in Gesù Messia, perché anche noi possiamo diventare figli di Dio ad immagine del Figlio. Questa Parola sarà l'argomento di tutto il Vangelo nel corso del quale Giovanni presenterà lo svolgersi dei temi che nel prologo ha accennato.
L'evangelista ci parla di quel Dio che nessuno ha mai visto ma che nel suo Figlio diletto è divenuto carne visibile e tangibile (1Gv 1,1) per dimorare tra noi e in noi. La Gloria, prima inaccessibile agli uomini, ha piantato la sua tenda in mezzo al suo popolo ed ha il volto del Figlio dell'uomo, ed ha un Nome: Gesù, salvezza e vita per tutti coloro che lo accolgono.
Questo è il progetto del Padre, elevare l'uomo al suo stesso livello e dargli la condizione divina, che non sarà un privilegio esclusivo del Figlio ma di ogni uomo che accoglierà Gesù come modello della propria esistenza (Fil 2,6).
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Omelia di don Angelo Casati nella II Domenica dopo Natale


Omelia di don Angelo Casati

nella 2ª Domenica dopo Natale
Anno A - 5 gennaio 2014

Sir 24,1-4.12-16
Sal 147 
Ef 1,3-6.15-18 
Gv 1,1-18

Ritorna nella liturgia di questa domenica il vangelo di Natale, il prologo di Giovanni, l'inno alla Parola che si fa carne, l'inno che fa da prefazione all'intero vangelo.
In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
E ascoltando le parole, le parole dell'inizio, la prima sensazione potrebbe essere quella di uno spaesamento; siamo condotti fuori del tempo, prima che le cose fossero, come fuori paese... E quindi anche la sensazione, forse in qualcuno di noi, di una certa astrattezza. Ma, superato questo attimo di spaesamento, uno spaesamento iniziale, intravediamo in queste parole messaggi che toccano profondamente il cuore.
Pensate che cosa significa, per esempio, dire che all'inizio c'è una Parola o - come oggi ricordava il Siracide - che all'inizio c'è una Sapienza, c'è un senso intelligente delle cose, prima dei secoli, fin dal principio.
Non il disordine -capite- non il caso, ma la Parola, il Disegno.
Non le cose fatte -come succede spesso a noi- fatte così come capitano, a casaccio.
No! C'è un'idea che percorre le cose, c'è la Parola di Dio che le attraversa, il Verbo di Dio Gesù è il progetto che le illumina e ci innova fin nelle fibre più segrete.
Pensate quanta forza può darci questa convinzione, soprattutto nei giorni -e quanti ce ne capitano- in cui siamo presi al cuore come da una sensazione angosciante di non senso, quasi che la realtà, la storia, fosse una barca senza timoniere, un tram impazzito senza manovratore. E poter dire a noi stessi: forse oggi il senso ti sfugge, ma c'è un Disegno, c'è una Parola, per mezzo della quale tutto è stato fatto. Resisti, non perderti d'animo.
"Tutto" - è scritto - "tutto è stato fatto per mezzo di lui. E senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste".
E si sta parlando di Gesù, il Figlio del Dio vivente; lui, presente, come Architetto, a presiedere alla creazione: ogni cosa creata porta la sua impronta.
Questa -lasciatemelo dire- è una visione nuova della creazione, o meglio dovrebbe essere antica, ma purtroppo è stata a lungo dimenticata, soprattutto nella riflessione della chiesa occidentale; noi siamo stati educati a pensare che Gesù si fa presente al mondo, ma in seconda battuta, quando si tratta di riparare il male, e siamo stati invece poco educati a pensare che Cristo era già presente fin da principio, nascosto nella creazione; "sprofondato" - dice Sant'Ireneo - "sprofondato nella creazione intera come Verbo di Dio che governa e dirige ogni cosa".
Pensate come è consolante e come allarga il cuore -il cuore e la visione- questa fede nel Verbo creatore: ogni cosa porta la sua immagine, ogni essere -capite- per il fatto stesso di essere creato fa sì che portiamo la sua immagine.
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  omelia di don Angelo nella 2ª Domenica dopo Natale


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"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n. 7/2013-2014 (A) di Santino Coppolino



'Un cuore che ascolta - lev shomea'
"Concedi al tuo servo un cuore docile, 
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)


Traccia di riflessione sul Vangelo
di Santino Coppolino


FESTIVITÀ DELL'EPIFANIA

Mt 2,1-12 

Mentre l'evangelista Luca ha nei pastori i destinatari dell'annuncio della nascita di Gesù, Matteo presenta la figura dei Magi o, per essere esatti, Maghi. Entrambe le categorie erano fra le più odiate e disprezzate dai pii Israeliti che si guardavano bene dal frequentarle. 
I pastori perché erano persone rozze, ignoranti, al limite dell'animalesco, ritenute persone irrimediabilmente insalvabili, tanto che "Se salvi un pastore caduto in un fosso tu salvi un idolatra", come è scritto nello Zohar, importante testo della tradizione ebraica. 
I Maghi perché la loro attività era severamente proibita, condannata dalla Bibbia e punita con la pena di morte,e per di più erano pagani. 
Questa è la novità che gli evangelisti ci presentano, la novità portata da Gesù, che la misericordia e l'amore di Dio non sono esclusiva di pochi eletti né di un solo popolo ma sono per tutti, a partire dai più esclusi, dai più emarginati, perché nessuno deve sentirsi più escluso dall'amore e dalla misericordia di Dio. 
E proprio i doni che i Maghi offrono sono il simbolo che la Buona Notizia di Dio è per tutti.
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"Sottomessa alla carità. Libera in tutto" di Enzo Bianchi



"Sottomessa alla carità. Libera in tutto"
di 
Enzo Bianchi

Non è difficile immaginare il sorriso sereno sul volto ora trasfigurato di Madeleine Delbrêl al vedere che un papa non solo parla di “periferie” – dal marzo scorso non si contano più gli uomini di chiesa che usano questa espressione – ma che da sempre le ha conosciute, visitate e amate; o ancora al sentire dire dal vescovo di Roma: “ho conosciuto diversi marxisti che erano brave persone e quindi quell’aggettivo non mi offende”. Sorriderà Madeleine Delbrêl, perché lei in periferia, in una città satellite di Parigi, feudo comunista, ci è andata a vivere deliberatamente. E con “brave persone” conosciute tra i marxisti ha collaborato a lungo per la giustizia e la solidarietà. 
Certo, quando nel 1935 la Delbrêl si trasferisce con alcune compagne al numero 11 di rue Raspail a Ivry-sur-Seine per una presenza e una testimonianza cristiana al cuore di un quartiere operaio, non sono molti nel mondo cattolico a capire quella follia di una donna tenace e dolcissima. E ancora meno sono quelli che pensano di sostenerla in questo suo modo insolito di vivere la fede come “coinvolgimento della vita eterna nella storia”.
Oggi, un’associazione di amici di Madeleine Delbrêl cerca di ridare vita e decoro a quel semplice appartamento che ha visto brillare una scintilla di vita evangelica durante una trentina d’anni, fino alla morte di Madeleine, e poi, fino a due anni fa, la fedele presenza di un vita comune ispirata da quella “convertita” che a vent’anni aveva scoperto “questa fortuna meravigliosa: Dio esiste”. È da lì, da quella “cintura rossa” allora vero e proprio cuore pulsante del comunismo francese, dal quotidiano vivere e faticare anche con quanti non condividono la sua fede, che il cuore, l’azione e gli scritti di Madeleine Delbrêl spaziano nelle speranze e nelle difficoltà della chiesa attraversata dai fermenti che condurranno al Vaticano II. “Semplici cristiane desiderose di vivere insieme il Vangelo”, Madeleine e le sue tre compagne delle prima équipe sentono nella libertà dei figli di Dio il loro spazio vitale e, allo stesso tempo, il fondamento del loro agire: “Siamo libere da ogni obbligo, ma dipendiamo totalmente da una sola necessità: la carità”...

  Sottomessa alla carità. Libera in tutto


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CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni

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JESUS, gennaio 2014

Caro Diogneto - 61
Rubrica di ENZO BIANCHI

“Da dove veniamo? Dove andiamo? Chi siamo?”: queste sono le domande che abitano il cuore di ogni umano, in ogni tempo e in ogni cultura. Sono le domande più vere che non possono essere tacitate da noi uomini e donne, capaci di pensare, nella volontà di essere consapevoli, coscienti. E oggi come tentiamo di rispondere a queste domande, le più radicali nella nostra ricerca di senso?

Il nostro modo di guardare il mondo e di collocarci in esso è molto diverso da quello dei secoli passati. Ci sentiamo infatti come perduti in un universo sempre in espansione, oscuro ed enigmatico, in cui regnano il caso e la necessità. Questa consapevolezza aumenta le domande. Perché c’è questo universo? Non lo sappiamo. Perché siamo sulla terra? Non lo sappiamo. Gli scienziati ci dicono che il caso e la necessità di leggi cosmiche hanno voluto un addensarsi della materia e una sua esplosione in miliardi di frammenti: ecco l’universo con i suoi corpi celesti, il suo sistema solare, le galassie, i buchi neri… In questo “spazio” impensabile, su una palla di materia ruotante intorno al sole, con altri pianeti, ecco un giorno nascere la vita, nuovamente per caso e per necessità chimica. Questa vita si organizza in modo sempre più complesso, fino a dare origine a esseri animali, e poi ancora, in un’evoluzione, a dare origine ad animali che fanno un cammino di umanizzazione: noi, gli umani. E in queste genealogie ndi umani ci sono io, ci siamo noi che insieme ci interroghiamo: tutto questo è solo un caso, è solo un’obbedienza a leggi fisiche e chimiche? 

  Caro Diogneto - 61 di Enzo Bianchi


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Cinquant’anni fa, il 4 gennaio 1964, l'abbraccio di pace di Paolo VI alla Terra di Gesù - Straordinaria documentazione video dell'avvenimento



Cinquant’anni fa, il 4 gennaio 1964, papa Paolo VI giungeva in Terra Santa. Un viaggio storico, che si concluse la sera dell’Epifania con l’accoglienza commovente di un milione di romani . Pochi giorni, che però hanno cambiato il volto del papato. L’idea di un viaggio in Terra Santa fu dello stesso Montini all’inizio del suo pontificato, durante la pausa estiva a Castel Gandolfo. Il desiderio del Pontefice fu espresso in un appunto del 21 settembre che delineava l’itinerario come "rapidissimo", con un "carattere di semplicità, di pietà, di penitenza e di carità". Il pellegrinaggio del Santo Padre fu preparato in incognito: due stretti collaboratori di Paolo VI partirono per Damasco, su desiderio del Papa che voleva onorare la memoria dell’apostolo di cui aveva scelto il nome. Ne constatarono però l'impossibilità a realizzarvi una tappa.
Fu lo stesso Pontefice a dare poi il clamoroso annuncio della sua partenza il 4 dicembre: "Vedremo quel suolo benedetto, donde Pietro partì e dove non ritornò più un suo successore", disse Montini ai Vescovi riuniti per la conclusione dei lavori del Concilio Vaticano II. Un mese dopo, il Papa giunse in Terra Santa e in cinquantasette ore si spostò da Amman al Giordano fino a Gerusalemme, per poi proseguire a Nazaret e sul lago di Tiberiade, e tornare nella città santa e a Betlemme. Uno degli eventi più significativi della visita di Montini, fu indubbiamente l'incontro con il patriarca di Costantinopoli Atenagora, dopo secoli di divisioni, avvenuto alle 21.30 del 5 gennaio 1964, nella Delegazione apostolica di Gerusalemme. Il colloquio avrebbe dovuto essere riservato, ma fu ripreso e registrato dai microfoni della Rai che per un disguido non furono spenti... lo riproponiamo di seguito per ricordare la portata di questo viaggio che fu un vero e proprio "ritorno alle fonti del Vangelo" e che lo stesso Pontefice definì "come un colpo d’aratro, che ha smosso un terreno ormai indurito ed inerte"...

  Cinquant'anni fa, l'abbraccio di Paolo VI alla Terra Santa

Un elemento aiuta a cogliere l’importanza che per Giovanni Battista Montini ebbe il pellegrinaggio ai Luoghi Santi di cui ricorre oggi il cinquantesimo anniversario. Paolo VI inserì un ricordo di quel viaggio (4-6 gennaio 1964) nel suo testamento: «Alla Terra Santa, la Terra di Gesù, dove fui pellegrino di fede e di pace, uno speciale benedicente saluto».
Montini (eletto Papa il 21 giugno 1963) aveva preso già dal settembre successivo la decisione di recarsi nei Luoghi Santi.
Nel concludere i lavori della seconda sessione del Vaticano II, il 4 dicembre 1963, aveva annunciato a sorpresa ai Padri conciliari il viaggio ormai imminente: «Tanto è viva in noi la convinzione che per la felice conclusione del Concilio occorre intensificare preghiere ed opere, che abbiamo deliberato, dopo matura riflessione e non poca preghiera, di farci noi stessi pellegrini alla terra di Gesù nostro Signore. (…) Vedremo quella terra veneranda di dove san Pietro è partito e nella quale nessun suo successore è mai tornato. Ma noi umilissimamente e per brevissimo tempo vi ritorneremo in spirito di devota preghiera, di rinnovamento spirituale, per offrire a Cristo la sua Chiesa; per richiamare ad essa, una e santa, i Fratelli separati; per implorare la divina misericordia in favore della pace».
Il viaggio apostolico di Paolo VI in Terra Santa iniziò nell’alba gelida del 4 gennaio 1964 (giusto 50 anni oggi). Alla partenza da Fiumicino lo attendevano per un saluto l’allora presidente della Repubblica Antonio Segni e il presidente del Consiglio Aldo Moro.
Ad accogliere il Papa al suo arrivo ad Amman, in Giordania, fu invece re Hussein, assieme alle delegazioni delle Chiese locali delle varie confessioni e della Custodia di Terra Santa...

  Quando Paolo VI «ritornò alle sorgenti»

Proponiamo una straordinaria documentazione storica della settimana Incom 02439 del 10/01/1964 sul viaggio di Paolo VI in pellegrinaggio a Gerusalemme, Nazareth e Betlemme, con l'incontro e l'abbraccio di pace con Atenagora I.

  video


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OREUNDICI - IL QUADERNO DI GENNAIO 2014: I FIGLI - IL SEGRETO È VIVERE PER GLI ALTRI le domande dei giovani a fratel Arturo Paoli - L'EDITORIALE di Mario De Maio



OREUNDICI
IL QUADERNO DI GENNAIO 2014

I FIGLI

L'EDITORIALE 
di Mario De Maio

Questo quaderno dedicato all’“Essere figli” è stato pensato come lo sviluppo della riflessione iniziata con il quaderno di dicembre dedicato a “Il padre”. Il pensiero che voglio trasmettervi ora si collega però al tema affrontato nell’inserto di psicologia e spiritualità del quaderno di novembre: "Ripensare la Provvidenza". In che senso? Dio non controlla la storia, non la determina, non la dirige, ma è presente attraverso l'opera di coloro, che in suo nome, esprimono fattivamente amore verso se stessi e verso tutti. Sono i suoi "figli – provvidenza" a rendere presente nel mondo, attraverso il loro amore, l'Amore del Padre. La coscienza di questo e la sua interiorizzazione fanno nascere il bisogno di ripensarci come figli, assumendo tutta la responsabilità che questo comporta. ...

  L'EDITORIALE DI MARIO DE MAIO

IL SEGRETO È VIVERE PER GLI ALTRI
le domande dei giovani a fratel Arturo

Una trentina di studenti e studentesse di Prato si sono presentati un pomeriggio a Lucca, appena prima di Natale, per incontrare Arturo Paoli al quale, con l’aiuto delle loro insegnanti, avevano fatto giungere una serie di domande sulla sua vita e sulle sue scelte quanto mai interessanti. Riportiamo in sintesi questo dialogo nel quale un “grande padre” ha cercato di infondere in un allegro e attento gruppo di giovani la fiducia nel futuro e in loro stessi. 

La sua vita ha percorso quasi tutto il Novecento. Quali sono i cambiamenti, in questo arco di tempo, che vuole evidenziare? 
È una domanda molto ampia, ci sarebbe da parlare fino a mezzanotte! Quello che posso dirvi è che delle tante epoche che si sono succedute quella attuale è la più triste perché domina in assoluto l’egoismo nelle relazioni umane. Gli adulti spesso vivono con rassegnazione e a voi dicono di pensare a voi stessi, di non perdere tempo con gli altri, ma io vi dico che la vita ha senso solo se vissuta per gli altri. Al mattino, quando mi sveglio e prego, mi rivolgo a Gesù chiamandolo: Uomo per gli altri. Se volete stare bene, se volete essere contenti della vostra vita dovete pensare agli altri. E qui mi collego a un’altra delle vostre domande, perché papa Francesco sta portando un grande cambiamento nella Chiesa, anche se incontra ostacoli e difficoltà. La sua letteraEvangelii gaudium, nella quale ha indicato le linee della vita cristiana, si chiude con delle pagine bellissime dove al centro mette i poveri e il grido di giustizia che sale dalle loro sofferenze. Quando era vescovo a Buenos Aires, papa Bergoglio andava nelle favelas, incontrava i poveri, li ascoltava, li aiutava e anche ora ha scelto un cardinale a cui ha affidato il compito di andare ogni mattina tra i “clochard”, i senza casa, per dare loro un sostegno materiale e soprattutto umano. 

Seguono le altre domande a cui ha dato risposta Fratel Carlo:

C’è stata qualche vicenda personale o familiare nella sua infanzia o adolescenza che l’ha motivato a dedicare la sua vita agli altri? 
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Qual è il paese in cui si è sentito maggiormente “a casa sua”? 
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Ci può raccontare perché ha scelto di seguire la spiritualità di Charles de Foucauld e con quali motivazioni è riuscito a fare la sua esperienza nel deserto?
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È felice della vita che ha vissuto? è riuscito a realizzare ciò a cui aspirava? 
...
Se pensiamo al nostro futuro proviamo disorientamento e paura, vediamo intorno a noi sfiducia, individualismo e una competizione esagerata. Può comunicare un messaggio per noi giovani? 
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  IL SEGRETO È VIVERE PER GLI ALTRI le domande dei giovani a fratel Arturo

Che cos’è fede?
È credere senza riserve e senza interesse
nel desiderio dei propri figli.
Massimo Recalcati


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Cinquant’anni fa, il 4 gennaio 1964, iniziava la visita di Paolo VI in Terra Santa, conclusa la sera dell’Epifania con l’abbraccio e le luci dell’accoglienza entusiastica e commovente di un milione di romani al loro vescovo. Furono solo poche ore, ma hanno cambiato il volto del papato. Da allora, infatti, i successori dell’apostolo Pietro hanno ripreso, in modo nuovo e in tutto il mondo, il cammino che il pescatore galileo e i primi seguaci del maestro di Nazaret avevano iniziato oscuramente, fidandosi solo della sua parola.

 
Giovanni Maria Vian:  Come un colpo d'aratro

Monsignor Fortino racconta com'è nato lo scambio di visite per le feste dei patroni delle due Chiese 

  L'OSSERVATORE ROMANO:  Nelle relazioni con gli ortodossi lo straordinario è divenuto normale

Troppe volte le differenze ingigantite dai nostri orgogli fanno dimenticare che il popolo di Dio vuole l’unità.

 
Iuvenalie Ionascu:  La vera sfida dei nostri tempi

A 50 anni dal pellegrinaggio di Papa Montini, serata al San Fedele con relazioni, la proiezione del ritrovato documentario prodotto all’epoca dalla Custodia francescana e il saluto dell’Arcivescovo

 
INCROCINEWS:  Paolo VI in Terra Santa, un evento storico


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Per conoscere meglio Nunzio Galantino nuovo segretario generale della Cei



È arrivata alla fine dell’anno la prima nomina di papa Francesco che riguarda la Conferenza episcopale italiana. Si tratta di mons. Nunzio Galantino, vescovo di Cassano allo Jonio (Cs), prescelto come nuovo segretario generale della Cei in sostituzione di mons. Mariano Crociata, dal 19 novembre alla guida della diocesi di Latina dopo aver rifiutato l’incarico di ordinario militare per l’Italia.
La nomina, piuttosto a sorpresa sia per i tempi rapidi che per il nome inaspettato, è stata ufficializzata il 30 dicembre, con un comunicato della Cei e con la contestuale diffusione di una lettera (datata 28 dicembre), dai contenuti decisamente inusuali, che il papa ha indirizzato «ai sacerdoti, consacrati e fedeli della diocesi di Cassano allo Jonio».
...
Insomma una nomina apparentemente molto significativa, che potrebbe essere il viatico a quella riforma della Cei – dal ridimensionamento del numero delle diocesi e degli uffici all’elezione del suo presidente, come lascia intendere anche il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, in un’intervista al Quotidiano nazionale (2/1): «Se tutto andrà per il verso giusto, a novembre per la prima volta eleggeremo i vertici dell’episcopato» – auspicata e attesa da molti. 

  SEGRETERIA CEI, SPUNTA IL JOLLY: È MONS. GALANTINO, PARROCO DI FRONTIERA, STUDIOSO DI BONHOEFFER

Pubblichiamo di seguito un'intervista a mons. Galantino concessa a pochi giorni della sua nomina episcopale

  video



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Quella di Papa Francesco è una semplicità che attrae: con le sue scarpe ortopediche nere, il suo “buonasera”, la sua croce di argento, è riuscito a suscitare grande interesse tra noi giovani, anche quelli più lontani, toccando il cuore di coloro che nutrono pregiudizi e diffamano la Chiesa ed il Papa. 

  Francesco Andrea Allegretti:  Papa Francesco speranza per le nuove generazioni

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 FRANCESCO
 



     Angelus/Regina Cæli - Angelus, 5 gennaio 2014

     Angelus/Regina Cæli - Angelus, 6 gennaio 2014

    Udienza - 8 gennaio 2014

    Omelia - 6 gennaio 2014: Solennità dell'Epifania del Signore



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04/01/2014:

  Cari giovani, Gesù vuole...


05/01/2014:

  Cari amici, voglio ringraziarvi per i tanti e belli auguri che mi avete inviato per le feste natalizie. Che il Signore vi benedica tutti!


07/01/2014:

  Lasciamo un posto libero...


09/01/2014:

  Contempliamo l'umiltà...


10/01/2014:

  Fermiamoci davanti al Bambino...



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Angelus del 5 gennaio 2014 - Testo e video



Piazza San Pietro
5 gennaio 2014


Cari fratelli e sorelle buongiorno!

La liturgia di questa domenica ci ripropone, nel Prologo del Vangelo di san Giovanni, il significato più profondo del Natale di Gesù. Egli è la Parola di Dio che si è fatta uomo e ha posto la sua “tenda”, la sua dimora tra gli uomini. Scrive l’Evangelista: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). In queste parole, che non finiscono mai di meravigliarci, c’è tutto il Cristianesimo! Dio si è fatto mortale, fragile come noi, ha condiviso la nostra condizione umana, eccetto il peccato, ma ha preso su di sé i nostri, come se fossero propri. E’ entrato nella nostra storia, è diventato pienamente Dio-con-noi! La nascita di Gesù, allora, ci mostra che Dio ha voluto unirsi ad ogni uomo e ogni donna, ad ognuno di noi, per comunicarci la sua vita e la sua gioia...

Dopo l'Angelus:

Fratelli e sorelle,

nel clima di gioia, tipico di questo tempo natalizio, desidero annunciare che dal 24 al 26 maggio prossimo, a Dio piacendo, compirò un pellegrinaggio in Terra Santa. Scopo principale è commemorare lo storico incontro tra il Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora, che avvenne esattamente il 5 gennaio, come oggi, di 50 anni fa. Le tappe saranno tre: Amman, Betlemme e Gerusalemme. Tre giorni. Presso il Santo Sepolcro celebreremo un Incontro Ecumenico con tutti i rappresentanti delle Chiese cristiane di Gerusalemme, insieme al Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli. Fin da ora vi domando di pregare per questo pellegrinaggio, che sarà un pellegrinaggio di preghiera.
Nelle scorse settimane mi sono arrivati da ogni parte del mondo tanti messaggi di auguri per il Santo Natale e per l’Anno Nuovo. Mi piacerebbe, ma purtroppo è impossibile rispondere a tutti!...

A tutti voi auguro buona domenica e buon pranzo. Arrivederci!

  testo integrale dell'Angelus

  video


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EPIFANIA DEL SIGNORE - Omelia, Angelus e visita al presepe vivente di Papa Francesco - (Foto, testi e video)


OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

... La stella apparsa in cielo accende nella loro mente e nel loro cuore una luce che li muove alla ricerca della grande Luce di Cristo. I Magi seguono fedelmente quella luce che li pervade interiormente, e incontrano il Signore.
In questo percorso dei Magi d’Oriente è simboleggiato il destino di ogni uomo: la nostra vita è un camminare, illuminati dalle luci che rischiarano la strada, per trovare la pienezza della verità e dell’amore, che noi cristiani riconosciamo in Gesù, Luce del mondo. E ogni uomo, come i Magi, ha a disposizione due grandi “libri” da cui trarre i segni per orientarsi nel pellegrinaggio: il libro della creazione e il libro delle Sacre Scritture. L’importante è essere attenti, vigilare, ascoltare Dio che ci parla, sempre ci parla. Come dice il Salmo, riferendosi alla Legge del Signore: «Lampada per i miei passi la tua parola, / luce sul mio cammino» (Sal 119,105). Specialmente ascoltare il Vangelo, leggerlo, meditarlo e farlo nostro nutrimento spirituale ci consente di incontrare Gesù vivo, di fare esperienza di Lui e del suo amore.
...

  il testo integrale dell'omelia

  video dell'omelia

ANGELUS
Piazza San Pietro

Cari fratelli e sorelle buongiorno!

Oggi celebriamo l’Epifania, cioè la “manifestazione” del Signore. Questa solennità è legata al racconto biblico della venuta dei magi dall’Oriente a Betlemme per rendere omaggio al Re dei Giudei: un episodio che il Papa Benedetto ha commentato magnificamente nel suo libro sull’infanzia di Gesù. Quella fu appunto la prima “manifestazione” di Cristo alle genti. Perciò l’Epifania mette in risalto l’apertura universale della salvezza portata da Gesù. La Liturgia di questo giorno acclama: «Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra», perché Gesù è venuto per tutti noi, per tutti i popoli, per tutti!
In effetti, questa festa ci fa vedere un duplice movimento: da una parte il movimento di Dio verso il mondo, verso l’umanità - tutta la storia della salvezza, che culmina in Gesù -; e dall’altra parte il movimento degli uomini verso Dio - pensiamo alle religioni, alla ricerca della verità, al cammino dei popoli verso la pace, la pace interiore, la giustizia, la libertà -. E questo duplice movimento è mosso da una reciproca attrazione...

Dopo l'Angelus:
Fratelli e sorelle,
rivolgo i miei cordiali auguri ai fratelli e alle sorelle delle Chiese Orientali che domani celebreranno il Santo Natale. La pace che Dio ha donato all’umanità con la nascita di Gesù, Verbo incarnato, rafforzi in tutti la fede, la speranza e la carità, e dia conforto alle comunità cristiane, alle Chiese che sono nella prova...

A tutti auguro una buona festa dell’Epifania e buon pranzo e arrivederci!

  il testo integrale dell'Angelus

  video

Visita al Presepe vivente della Parrocchia Sant'Alfonso Maria de' Liguori

Nessun formalismo, spontaneo calore umano in ogni frangente di una visita praticamente senza protocollo, contatto diretto con i fedeli che lo attendevano da stamattina alla chiesa di Sant'Alfonso Maria de' Liguori, nel quartiere romano della Giustiniana all'estrema periferia nord della capitale.
Francesco è arrivato qui per visitare il presepe vivente allestito dalla parrocchia, con oltre duecento figuranti. 
 Ma soprattutto, come già accaduto un mese fa nella borgata di Tor Sapienza, per ascoltare le voci della gente che soffre. Come un parroco ha festeggiato i bambini nella ricorrenza da loro più amata. 
Come il «Buon Pastore» del Vangelo, visitando il presepe vivente della Giustiniana, Francesco ha preso in braccio un agnellino e se lo è poggiato sulle spalle.
Un dialogo fatto di gesti e sorrisi trasforma una visita papale nell'abbraccio collettivo di una periferia difficile ad un Pontefice che ha riportato il Vangelo sociale al centro della scena pubblica. 
Il Papa ha salutato uno a uno i personaggi del presepe vivente, alcuni dei quali gli hanno chiesto di abbracciarlo e baciarlo, e lui non si è sottratto...

  A Roma come a Buenos Aires: la pastorale delle periferie del "buon pastore" Bergoglio

«Viva Gesù! Viva Giuseppe! Viva Maria!»: Con questo triplice "evviva" Papa Francesco si è accomiatato dalla folla di fedeli, dopo la visita al presepe vivente nella chiesa di Sant'Alfonso Maria de' Liguori, a Roma. La tappa nel giorno dell'Epifania nella parrocchia all'estrema periferia nord della Capitale è durata circa un'ora e mezzo.

  video


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Papa Francesco UDIENZA GENERALE 8 gennaio 2014 - testo, foto e video



Piazza San Pietro
Mercoledì, 8 gennaio 2014


Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi iniziamo una serie di Catechesi sui Sacramenti, e la prima riguarda il Battesimo. Per una felice coincidenza, domenica prossima ricorre proprio la festa del Battesimo del Signore.
1. Il Battesimo è il sacramento su cui si fonda la nostra stessa fede e che ci innesta come membra vive in Cristo e nella sua Chiesa. Insieme all’Eucaristia e alla Confermazione forma la cosiddetta «Iniziazione cristiana», la quale costituisce come un unico, grande evento sacramentale che ci configura al Signore e fa di noi un segno vivo della sua presenza e del suo amore.
Può nascere in noi una domanda: ma è davvero necessario il Battesimo per vivere da cristiani e seguire Gesù? Non è in fondo un semplice rito, un atto formale della Chiesa per dare il nome al bambino e alla bambina? E’ una domanda che può sorgere. E a tale proposito, è illuminante quanto scrive l’apostolo Paolo: «Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6,3-4). Dunque non è una formalità! E’ un atto che tocca in profondità la nostra esistenza. Un bambino battezzato o un bambino non battezzato non è lo stesso. Non è lo stesso una persona battezzata o una persona non battezzata. Noi, con il Battesimo, veniamo immersi in quella sorgente inesauribile di vita che è la morte di Gesù, il più grande atto d’amore di tutta la storia; e grazie a questo amore possiamo vivere una vita nuova, non più in balìa del male, del peccato e della morte, ma nella comunione con Dio e con i fratelli.
2. Molti di noi non hanno il minimo ricordo della celebrazione di questo Sacramento, ed è ovvio, se siamo stati battezzati poco dopo la nascita. Ho fatto questa domanda due o tre volte, qui, in piazza: chi di voi sa la data del proprio Battesimo, alzi la mano. È importante conoscere il giorno nel quale io sono stato immerso proprio in quella corrente di salvezza di Gesù. E mi permetto di darvi un consiglio. Ma, più che un consiglio, un compito per oggi. Oggi, a casa, cercate, domandate la data del Battesimo e così saprete bene il giorno tanto bello del Battesimo. Conoscere la data del nostro Battesimo è conoscere una data felice. Il rischio di non saperlo è di perdere la memoria di quello che il Signore ha fatto in noi, la memoria del dono che abbiamo ricevuto. Allora finiamo per considerarlo solo come un evento che è avvenuto nel passato — e neppure per volontà nostra, ma dei nostri genitori —, per cui non ha più nessuna incidenza sul presente
...

    il testo integrale dell'Udienza Generale

  video della catechesi

Papa Francesco, dopo i saluti iniziali ai fedeli, ha scambiato alcune parole con il presidente della Cei e arcivescovo di Genova, il cardinale Angelo Bagnasco. 
Il porporato ha presentato al Pontefice alcuni sacerdoti della diocesi di Genova e i calciatori della squadra di calcio della Sampdoria. Tra questi il calciatore Eder, che ha regalato al Papa la sua maglia.
All'udienza erano presenti anche gli artisti del circo, un gruppo di 120 partecipanti al festival internazionale di Roma-Capitale-Golden Circus. La temperatura era rigida e papa
Bergoglio, che ha fatto un giro di una ventina di minuti sulla jeep bianca scoperta, salutando bimbi e fedeli di ogni età, indossava cappotto e sciarpa.
A un certo punto il Papa ha fatto fermare la papamobile e ha indicato agli agenti di sicurezza di far salire a bordo un sacerdote, un suo amico argentino, che ha proseguito il giro della piazza insieme al pontefice.
Al termine dell'udienza papa Bergoglio ha salutato don Alessandro De Sanctis, 96 anni, prete da 72. L'anziano sacerdote, che indossava la talare color fucsia dei monsignori, ha stretto la mano al Pontefice e scambiato alcune parole con lui. Secondo quanto hanno poi riferito i suoi collaboratori, don De Sanctis ha invitato il Papa a Filettino. Il Pontefice poi, saputa l'età del parroco, ha scherzosamente commentato: "96 anni? E dove li hai nascosti?". (fonte: Avvenire)

    il video integrale



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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - la saggezza di discernere - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
7 gennaio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
“Il cristiano è un uomo o una donna che sa vigilare il suo cuore”

Il cristiano sa vigilare sul suo cuore per distinguere ciò che viene da Dio e ciò che viene dai falsi profeti. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta, la prima dopo le festività natalizie. Il Papa ha ribadito che la via di Gesù è quella del servizio e dell’umiltà. Una via che tutti i cristiani sono chiamati a seguire.

“Rimanete nel Signore”. Papa Francesco ha svolto la sua omelia muovendo da questa esortazione dell’Apostolo Giovanni, contenuta nella Prima lettura. Un “consiglio di vita”, ha osservato, che Giovanni ripete in modo “quasi ossessivo”. L’Apostolo indica “uno degli atteggiamenti del cristiano che vuole rimanere nel Signore: conoscere cosa succede nel proprio cuore”. Per questo avverte di non prestare fede a ogni spirito, ma di mettere “alla prova gli spiriti”. E’ necessario, ha evidenziato il Papa, saper “discernere gli spiriti”, discernere se una cosa ci fa “rimanere nel Signore o ci allontana da Lui”. “Il nostro cuore – ha soggiunto – sempre ha desideri, ha voglie, ha pensieri”. Ma, si è chiesto, “questi sono del Signore o alcuni di questi ci allontanano dal Signore?” Ecco allora che l’Apostolo Giovanni ci esorta a “mettere alla prova” ciò che pensiamo e desideriamo...
“Tante volte, il nostro cuore è una strada, passano tutti lì.
… 
Mettere alla prova. E scelgo sempre le cose che vengono da Dio? So quale sono quelle che vengono da Dio? Conosco il vero criterio per discernere i miei pensieri, i miei desideri? Pensiamo questo e non dimentichiamo che il criterio è l’Incarnazione del Verbo. Il Verbo è venuto in carne: questo è Gesù Cristo! Gesù Cristo che si è fatto uomo, Dio fatto uomo, si è abbassato, si è umiliato per amore, per servire tutti noi. E l’Apostolo Giovanni ci conceda questa grazia di conoscere cosa succede nel nostro cuore e avere la saggezza di discernere quello che viene da Dio e quello che non viene da Dio”.

  Il Papa: mettere alla prova il nostro cuore per ascoltare Gesù, non i falsi profeti

  video


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - La concretezza cristiana - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
9 gennaio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
“l'amore cristiano è concreto”

L’amore cristiano ha sempre la caratteristica di essere “concreto”. Quindi, è un amore che “è più nelle opere che nelle parole”, è “più nel dare che nel ricevere”. Lo ha riaffermato questa mattina Papa Francesco, all’omelia della Messa presieduta in Casa Santa Marta. 

Nessuna romanticheria: o è un amore altruista e sollecito, che si rimbocca le maniche e guarda ai poveri, che preferisce dare piuttosto che ricevere, o non ha niente a che vedere con l’amore cristiano. Papa Francesco è netto sulla questione e si lascia guidare, nella riflessione, anzitutto dalle parole della prima Lettera di Giovanni, in cui l’Apostolo insiste nel ripetere: “Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi”. L’esperienza della fede, osserva il Papa, sta proprio in questo “doppio rimanere”:
“Noi in Dio e Dio in noi: questa è la vita cristiana. Non rimanere nello spirito del mondo, non rimanere nella superficialità, non rimanere nella idolatria, non rimanere nella vanità. No, no: rimanere nel Signore. E Lui contraccambia questo: Lui rimane in noi. Ma, primo, rimane Lui in noi. Tante volte lo cacciamo via e noi non possiamo rimanere in Lui. E’ lo Spirito quello che rimane”.
… 
“Guardate che l’amore di cui parla Giovanni non è l’amore delle telenovele! No, è un’altra cosa. L’amore cristiano ha sempre una qualità: la concretezza. L’amore cristiano è concreto. Lo stesso Gesù, quando parla dell’amore, ci parla di cose concrete: dare da mangiare agli affamati, visitare gli ammalati e tante cose concrete. L’amore è concreto. La concretezza cristiana.
...
E questa concretezza, soggiunge, si fonda su due criteri:
“Primo criterio: amare con le opere, non con le parole. Le parole le porta via il vento! Oggi sono, domani non sono. Secondo criterio di concretezza è: nell’amore è più importante dare che ricevere. Quello che ama dà, dà ... Dà cose, dà vita, dà se stesso a Dio e agli altri. Invece chi non ama, chi è egoista, sempre cerca di ricevere, sempre cerca di avere cose, avere vantaggi. Rimanere col cuore aperto, non come era quello dei discepoli, che era chiuso, che non capivano niente: rimanere in Dio e Dio rimane in noi; rimanere nell’amore”.

  Papa Francesco: l'amore cristiano è concreto e generoso, non è quello delle telenovele

  video


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - confessare e affidarci - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
10 gennaio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
non dobbiamo essere cristiani di speranza debole

“La Chiesa è piena di cristiani sconfitti”, cristiani “convinti a metà”. Invece “la fede può tutto” e “vince il mondo”, ma occorre il coraggio di affidarsi a Dio: è quanto ha affermato Papa Francesco presiedendo stamani la Messa a Santa Marta.

Al centro dell’omelia del Papa, il brano della prima Lettera di San Giovanni in cui l’apostolo “insiste” su “quella parola che per lui è come l’espressione della vita cristiana”: “rimanere nel Signore”, per amare Dio e il prossimo. Questo “rimanere nell’amore” di Dio è opera dello Spirito Santo e della nostra fede e produce un effetto concreto:
“Chiunque rimane in Dio, chiunque è stato generato da Dio, chiunque rimane nell’amore vince il mondo e la vittoria è la nostra fede. Da parte nostra, la fede. Da parte di Dio - per questo ‘rimanere’ - lo Spirito Santo, che fa questa opera di grazia. Da parte nostra, la fede. E’ forte! E questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede! La nostra fede può tutto! E’ vittoria! E questo sarebbe bello che lo ripetessimo, anche a noi, perché tante volte siamo cristiani sconfitti. Ma la Chiesa è piena di cristiani sconfitti, che non credono in questo, che la fede è vittoria; che non vivono questa fede, perché se non si vive questa fede, c’è la sconfitta e vince il mondo, il principe del mondo”.
Gesù – ricorda il Papa – ha lodato molto la fede dell’emorroissa, della cananea o del cieco nato e diceva che chi ha fede come un granello di senape può muovere le montagne. “Questa fede – afferma - chiede a noi due atteggiamenti: confessare e affidarci”.

  Papa Francesco: la fede può tutto, i cristiani convinti a metà sono cristiani sconfitti

  video


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  2) Il servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:

      http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm

 

  3) Il  servizio omelia di P. Gregorio on-line (mp3) alla pagina

            http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm