"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
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NEWSLETTER n°3 del 2014
Aggiornamento della settimana -
dall'11 al 17 gennaio 2014 -
Prossima NEWSLETTER prevista per il 24 gennaio 2014 |
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N. B. La Lectio è temporaneamente sospesa
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Effetti collaterali
o
strumenti parlanti,
poco cambia!
di Renato Sacco
Nella
notte tra il 16 e il 17 gennaio 1991 iniziavano i bombardamenti su
Baghdad, la Prima guerra del Golfo: ‘Desert Storm’. Sembra preistoria,
23 anni fa! I giovani non erano ancora nati e i più grandi rischiano di
dimenticare.
Giovanni Paolo II parlava di “Guerra avventura senza ritorno”.
E chi se lo ricorda? Chi parla ancora dell’Iraq?
Ormai
non fa più notizia, eppure era stata ‘LA’ notizia per tanto tempo,
quando anche l’Italia aveva partecipato alla guerra. Dirette Tv,
inviati, giornalisti. Poi, da un po’ di tempo il silenzio assoluto.
Non
fanno notizia i circa mille morti uccisi al mese nell’ultima parte del
2013, né quanto sta succedendo in questi giorni. Non per niente fu
inventata una definizione originale per parlare dei morti: ‘effetti collaterali’. Suona meglio alle nostre orecchie.E
non solo non si parla dell’Iraq, ma non si parla di quasi nessuna
guerra: Sud Sudan, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del
Congo, Palestina. E Siria e Afghanistan? Poco di più.
...
In questo anniversario ricordiamo tutti i morti delle guerre, ma difendiamo anche le persone ancora vive, vittime di razzismo.
(fonte: Mosaico di Pace)
Leggi anche l'articolo citato:
"L’ACCOGLIENZA E LA CONVENIENZA - Troppe ipocrisie sugli immigrati" di Angelo Panebianco
-------------------------------------------- ... «La
ricchezza di un paese e parlo non solo di economia, ma di cultura,
innovazione e complessivamente di vitalità è data proprio dalla
capacità di fare sintesi delle peculiarità di altre culture: questa è
stata la nostra storia di cui, peraltro, andiamo orgogliosi. Così
faccio davvero fatica a immaginare che si possa pensare di favorire una
componente religiosa rispetto a un’altra, tradendo di fatto i nostri
valori costituzionali, mentre considero effettivamente realistico
regolare i flussi di ingresso della migrazione economica sulla base
dell’effettiva disponibilità del mercato del lavoro»...
Guido Moltedo: Panebianco aggredito, così non si discute. Eppure si dovrebbe Razzismo
alle porte, cioè in Europa, razzismo in casa? La crisi ci regala anche
questo? Aldo Bonomi, sociologo, direttore dell’Istituto di ricerca
Aaster, cerca un termine che attenui la sensazione e che ci aiuti a
misurare la storia nostra politica e «territoriale», in una stagione in
cui ci sentiamo (cito una definizione da uno degli ultimi libri di
Bonomi, «Elogio della depressione», scritto per Einaudi insieme con lo
psichiatra Eugenio Borgna): «vulnerabili e impoveriti». La paroladi
Bonomi è: «rancore». Con questo ci rimanda al cammino della Lega: le
origini conflittuali, la fase del governo e della
istituzionalizzazione, il ritorno all’opposizione, le rotture interne e
ilricambio in un periodo di profonda crisi del paese.
Oreste Pivetta: «Non sono affatto battute, il pericolo del razzismo esiste» (pdf) UNA duplice, speciale vigliaccheria contraddistingue la campagna orchestrata dalla Lega contro Cécile Kyenge.
Vigliaccheria numero uno: prima ancora che la linea politica, viene presa di mira la persona in quanto tale, accusata perfino di «favorire la negritudine». Così ieri a Montecitorio il deputato Gianluca Buonanno è giunto a tingersi il volto per insinuare che per ottenere vantaggi in Italia bisognerebbe farsi «un po' più scuri». Vigliaccheria numero due: i leghisti agiscono surrettiziamente, pubblicando l'agenda della Kyenge sul giornale di partito senza neanche avere il coraggio di scrivere a che scopo lo fanno. Dico e non dico, lancio il sasso e ritiro la mano. Vigliacchi, appunto. Gad Lerner: Il razzismo in Parlamento Forse la Lega di Matteo Salvini
che va a braccetto con Marine Le Pen ha passato il segno. La ministra
per l'Integrazione Cécile Kyenge, non fosse altro che per una questione
di toni, questa volta sembra decisa a pretendere un'azione più decisa
contro il razzismo. Non per una questione personale, «non sono solo io
il bersaglio di certi attacchi razzisti, è la democrazia stessa ad
essere in pericolo».
Luca Fazio: E' in pericolo la democrazia ... I bambini, nati in Italia da
genitori dello Sri Lanka, del Camerun, del Kosovo o dell’Albania, sono
emozionati, alcuni anche commossi, anche se quasi tutti sono troppo
piccoli per aver visto giocare Thuram. Per loro il campione francese è
soprattutto uno che dice le cose che vogliono sentirsi dire, per vivere
meglio la loro carriera di nuovi italiani. «Allora dimmi ti sembro una
scimmia io?». «No, ma mio fratello quando gli dicono negro di m... in
campo combina sempre dei casini. Non riesce ad essere tranquillo come
dici tu!». «Spiegagli quello che ti ho detto io, il problema è dei
razzisti da stadio e non suo. E, se non capisce, allora tiragli un
pugno...».
Scherza, il professor Thuram, ma fino a un certo punto Paolo Tamaselli: La sfida di Thuram «Non siamo scimmie I razzisti fanno pena» (pdf) ---------------------------------------------------------------
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Il fondatore di "Libera" a confronto con l'esponente politico che guida l'organismo di inchiesta parlamentare: le mafie al nord, il sostegno ai testimoni, i beni confiscati, i compiti della politica. Il potere dei boss e quello dello Stato
Ciotti:
La Camorra esiste da 400 anni, da oltre 150 Cosa Nostra, la ’ndrangheta
è solo poco più giovane. Non dimentico certo l’impegno dei magistrati,
delle forze di polizia, di segmenti delle istituzioni e di parte della
società responsabile, ma bisogna riconoscere che le mafie sono ancora
forti e radicate in tutta Italia. Mi stupisco di chi si stupisce della
loro presenza al Nord. Già nel 1983 un delitto di mafia uccide a Torino
il magistrato Bruno Caccia… Le mafie hanno radici al Sud, ma i frutti,
da tempo, li producono al Nord. Oggi però hanno cambiato pelle.
Uccidono di meno, riciclano di più. Con la loro capacità di
anticipazione e adattamento, hanno saputo inserirsi nei meccanismi
dell’economia “immateriale”, aumentando i profitti e diminuendo
l’allarme sociale. Tutto questo è avvenuto senza un’adeguata presa di
coscienza sociale e politica. Come te lo spieghi?
Bindi:
Sulle molte facce delle mafie occorre riflettere e indagare ancora a
fondo. Al Sud, dove i diritti fondamentali delle persone sono tuttora
compromessi, dove non c’è lavoro, il sistema sanitario non funziona, la
scuola di qualità non è garantita a tutti, e – come in Calabria in
maniera particolare – si vive un isolamento dal resto del Paese, ci si
convince che il potere della mafia assicura ciò che il potere dello
Stato nega. L’arresto di un mafioso non dà i risultati che ci
aspetteremmo perché le ragioni per le quali era potente e aveva
consenso sociale non vengono meno. Al Nord la rimozione del fenomeno ha
accompagnato un’infiltrazione profonda e pervasiva. Ci si è ostinati a
dire che il problema riguardava le regioni meridionali senza capire che
il vero guadagno le mafie lo realizzano al Nord. Sono state capaci di
approfittare dell’economia malata di questi anni, mentre noi non ci
siamo dati strumenti adatti per contrastarle. Ci ostiniamo a non capire
che al pizzo o all’estorsione corrispondono i silenzi delle banche, la
mancanza di una legislazione adeguata sulla trasparenza e di contrasto
dei paradisi fiscali, del riciclaggio e dell’autoriciclaggio. La
verità, come dici tu don Ciotti, è che loro sanno anticipare il
cambiamento più di noi. Tanto sanno restare legati alle tradizioni
anche arcaiche tanto sanno stare nella modernità. Noi abbiamo smarrito
il senso della famiglia, della terra, delle radici e non abbiamo gli
strumenti – o non vogliamo averli – per stare dentro questa modernità.
Le altre tematiche affrontate:
E' LA CULTURA CHE DÀ LA SVEGLIA ALLE COSCIENZE...
AGGIORNARE LE MISURE SUI BENI CONFISCATI...
ANCHE LA CHIESA DEVE DIRE COME STANNO LE COSE...
LA LOTTA ALLA CORRUZIONE E MAFIA È LA VERA POVERTÀ...
L'ANTIMAFIA SIAMO...TUTTI
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NELLA SOBRIETÀ IL FUTURO DELLA TERRA
HOREB n. 66 - 3/2013TRACCE
DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
I
tifoni sempre più violenti che si ripetono in modo più frequente in
varie parti di questo nostro mondo, provocando morte e distruzione di
intere città ci lasciano sbigottiti e ci fanno dire che il clima è
impazzito.
Sì il clima è impazzito, ma la responsabilità di questo stravolgimento è legata al delirio dell’uomo che, dimenticando la sua vocazione di essere custode del creato, pensa di esserne il padrone e, coltivando un atteggiamento feroce nei riguardi del pianeta terra, provoca, con le proprie scelte consumistiche, inquinamento, desertificazione e morte. Scienziati accreditati ci ricordano che la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera è al limite di guardia. Le emissioni di gas serra continuano a crescere del 2-3% l’anno a causa della deforestazione e dei combustibili fossili: petrolio, carbone e metano. Ci attende una tragedia con conseguenze devastanti: scioglimento dei ghiacciai, innalzamento dei mari, tempeste. L’inquinamento dell’acqua, dell’aria, della terra, quindi, è la conseguenza di un rapporto scorretto tra l’uomo e l’ambiente, un rapporto innaturale tra natura ed esistenza, un rapporto violento tra creature volute e pensate da Dio per vivere in pace. La natura è oggi, in più maniere, violentata. Il fenomeno è preoccupante per la sua ampiezza a scala mondiale, per la vastità a vari livelli, e perché è avanzante con l’avanzare della logica del profitto. L’uomo di oggi, allora, consapevole di questo dato di fatto, è chiamato a svegliarsi dal torpore, e, rinunciando a un tenore di vita che si è dimostrato essere incompatibile con le leggi dell’equilibrio uomo-natura, è invitato a scegliere uno stile di vita sobrio. Questa presa di coscienza non è più rimandabile né da delegare ad altri, ma si impone come atto di responsabilità per rendere vivibile il nostro pianeta e per avviare, sul piano strutturale, la costruzione di un sistema che crei le condizioni per una piena umanizzazione di tutte le relazioni. È questo l’orizzonte che anima la nostra riflessione.
Editoriale (pdf)
Sommario (pdf) E' possibile richiedere
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CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it
SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Rendetevi conto che è bene... Al nostro Battesimo... Per ascoltare la voce di Gesù... Essere liberi non significa... Maria, ci sono 3 tizi... La misericordia di Dio... La nuova evangelizzazione... Ogni vita muore se non è toccata... E' il perdono... L'occhio vede le creature sensibili... Per incontrare Gesù è necessario... --------------------------------------------------------------- LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO "Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di 153 grossi pesci". (Giovanni 21,11) Gianfranco Ravasi: Quei 153 grossi pesci e la loro interpretazione --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)15 gennaio del 1914 / 15 gennaio del 2014 Ricordo di Etty Hillesum nel centenario della nascita Il 15 gennaio del 1914 nasceva Etty Hillesum, la scrittrice olandese di origini ebraiche morta ad Auschwitz il 30 novembre del 1943. La pubblicazione, da parte di Adelphi, dell'edizione integrale prima del Diario e ora delle Lettere ci permette di conoscere da vicino la vita e il pensiero di questa straordinaria donna, che, quanto più la realtà intorno a lei si faceva orribile e insostenibile, tanto più seppe immergersi nella sua interiorità, scoprendone le profondità e le ricchezze ineusaribili e traendone la forza per amare chiunque incontrava... Non
esiste modo migliore di ricordarla, nel centenario della nascita, che
leggere e meditare la sua storia, ben tramandata nei due volumi citati.
È quello che vogliamo fare in questo spazio, lasciandole la parola.
Ascoltiamo la sua voce, tratta dalle Lettere (Adelphi), immaginandola
mentre si aggira per il campo di Westerbork a consolare e incoraggiare,
senza che il sorriso si spegnesse mai sulle sue labbra...
ETTY HILLESUM, LA DONNA CHE PERDONÒ DIO Riproponiamo:
"Etty Hillesum. (1914-1943) martire del nazismo. Diventare più umani" (prima parte) (video)
"Etty Hillesum. (1914-1943) martire del nazismo. Diventare più umani" (secoda parte) (video)
Guarda anche i nostri precedenti post:
--------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Oggi
ricorre il centenario della nascita di Esther Hillesum, detta Etty,
vittima della Shoah; Etty infatti è nata a Middelburg il 15 gennaio
1914 ed è morta ad Auschwitz il 30 novembre 1943
Una volta che si comincia... A ogni nuovo crimine... Si diventa più forti se... SANT'ANTONIO ABATE (video) --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)RUBRICA
Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9) Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino BATTESIMO DEL SIGNORE
Vangelo: Mt 3,13-17
Se
il battesimo, come scrive Marco, era in funzione del perdono dei
peccati o, come in Matteo, funzionale alla conversione come cambiamento
di mentalità/vita, perché mai Gesù va a farsi battezzare? Che
bisogno aveva Lui di essere perdonato o di cambiare vita? Il
battesimo in se stesso è un simbolo che richiama la morte, morte -
nell'immersione - all'uomo vecchio con la sua realtà di peccato, per
riemergere dall'acqua a vita nuova. Anche per Gesù il battesimo è
un richiamo alla morte ma nel senso di accettazione di questo
mistero come fedeltà al progetto d'amore del Padre, portato fino alle
estreme conseguenze, fino al dono totale di sé per la salvezza dei
fratelli. ...
--------------------------------------- Omelia di don Angelo Casati
nella Solennità del Battesimo del Signore Anno A - 12 gennaio 2014 Is 42, 1-4.6-7 Sal 28 At 10, 34-38 Mt 3, 13-17 Lo
svelamento di Dio -e qui, nel Battesimo di Gesù, siamo a un'ulteriore
svelamento, a un'ulteriore epifania- lo svelamento di Dio è sempre
sorprendente, sconcertante. Il modo più semplice, più facile, ma anche
il più rozzo di togliere la sorpresa, lo sconcerto, è quello di
banalizzare l'episodio del Battesimo. Crea sorpresa, sconcerto il
vedere Gesù immerso con i peccatori a farsi battezzare? Commentiamo
dicendo che insomma lui faceva finta, era una finta per dare a noi un
esempio. Vedete come si può banalizzare tutto: un metodo ampiamente
usato in passato.
Invece il Vangelo
-particolarmente quello di Matteo- registra lo sconcerto, la sorpresa,
tant'è che Giovanni il Battista voleva impedire questo battesimo: "Io
ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me". Ma Gesù gli
disse: "Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni
giustizia". E anche su questo, sulla categoria della giustizia -che
cosa è giusto e che cosa non è giusto- ci troviamo sconcertati. Perché
per noi è giusto che nella fila con i peccatori vadano i peccatori e
che a farsi battezzare vadano coloro che hanno peccati da confessare e
non chi di peccati da farsi perdonare non ne ha. "Lascia fare per ora,
poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia". Ma cos'è giustizia.
Giustizia nella Bibbia è la conformità alla volontà di Dio, l'adesione
al suo sapiente disegno su di noi.
È come se Gesù dicesse:
guarda che c'è un disegno su di me, e non è quello che forse hai in
mente tu: quello di un Messia fustigatore, trionfante, giudice severo.
È' altro il disegno su di me: il mio trionfo sarà la croce, la
condivisione della sorte degli abbandonati, non il distacco, ma
l'immersione, il mescolarsi. E questa mia prima scelta dice la
direzione della mia vita: dalle prime luci dell'alba potete capire
quale sarà la giornata. Queste del mio Battesimo sono le prime luci
dell'alba. E così con questa domenica del Battesimo del Signore si
completa il discorso, il discorso sul Natale.
C'è stato raccontato da
chi è nato il Messia, quando è nato, dove è nato, come è nato. Ma per
che cosa è nato? Per che cosa è nato lo puoi arguire da questo
Battesimo. Qui è scritto il suo programma, la giustizia, il progetto di
Dio sulla sua vita.
È la sua investizione ;
viene detto figlio, "il figlio mio prediletto nel quale mi sono
compiaciuto" proprio quando si mescola con tutti, porta il peso di
tutti.
Trasparente l'allusione al cap. 42 di Isaia; anche là: "Ecco il mio servo, che io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio".
Ci sono tre "no" nel programma del servo di Yahvè. Vediamoli brevemente.
omelia di don Angelo nella Solennità del Battesimo del Signore
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)La nuova «banalità del male»
di Bruno Forte
arcivescovo di Chieti-Vasto
"Esattamente
cinquant'anni fa (il 5 gennaio 2014) Hannah Arendt, la filosofa ebrea
tedesca allieva di Martin Heidegger e di Karl Jaspers, pubblicava
l'edizione definitiva del suo libro "La banalità del male", frutto del
lavoro svolto a Gerusalemme come inviata del "New Yorker" per seguire
lo storico processo ad Adolf Eichmann. Il criminale nazista
responsabile dello sterminio di milioni di Ebrei era stato catturato
l'anno prima a Buenos Aires dove aveva vissuto indisturbato per anni.
Il "reportage" della Arendt si sviluppava in una serie preziosa di
considerazioni morali, che furono poi raccolte e ampliate nel libro. La
tesi che emerge dalle straordinarie pagine di questo testo è per molti
aspetti sconcertante: «Il guaio del caso Eichmann era che di uomini
come lui ce n'erano tanti e che questi tanti non erano né perversi né
sadici, bensì erano, e sono tuttora, terribilmente normali. Dal punto
di vista delle nostre istituzioni giuridiche e dei nostri canoni etici,
questa normalità è più spaventosa di tutte le atrocità messe insieme»
(282). Il messaggio che scaturiva dal caso Eichmann, quello «che il suo
lungo viaggio nella malvagità umana ci aveva insegnato», era per la
Arendt «la lezione della spaventosa, indicibile e inimmaginabile
banalità del male» (259). Su questa lezione mi sembra importante
ritornare perché, fatte salve le ovvie differenze fra quello che fu "il
male assoluto" e quelli che sono i mali del nostro presente, non c'è
dubbio che molti di essi derivino dalla mentalità del "così fan tutti",
giustificata dai cattivi maestri della scena pubblica, in particolare
di quella politica. Provo ad articolare questa riflessione
sull'insinuante presenza della "banalità del male" su tre fronti, che
convergono nel male endemico e distruttivo della corruzione: la perdita
diffusa del senso del dovere; il rimando alle altrui responsabilità per
scaricare le proprie; la disaffezione nei confronti del bene comune, a
favore di quello personale o della propria "lobby". ... (Bruno Forte)
--------------------------------------- Uccisi per Fede Potrebbe sembrare un triste elenco di morte, ma in realtà è il resoconto di una Chiesa viva, che in tutto il mondo spesso è voce scomoda del Vangelo e quindi oggetto di violenza e repressione. Va letto in questa luce l’elenco degli operatori pastorali (sacerdoti, religiosi, religiose e laici) uccisi nel 2013. Il «rapporto» redatto da Fides, l’agenzia delle Pontificie Opere Missionarie, infatti, non solo riporta una triste lista di nomi – ben 22 per l’anno appena chiuso, rispetto alle 13 del 2012 – di persone uccise mentre erano impegnate nella pastorale, ma offre l’occasione per riflettere sulla «fecondità» e la necessità di un annuncio del Vangelo sempre più incisivo proprio là dove la dignità umana è messa più a rischio... Quegli «eroi» della fede nel quotidiano Dal
rapporto Fides emergono gli identikit di 22 persone barbaramente uccise
mentre svolgevano attività pastorale in proiezione missionaria. Papa
Francesco, con il suo linguaggio fulmineo, ci ricorda che chi uccide
non ha coscienza, non ha forza, non ha talento, non sa che cosa
significa partecipare alla vita di donne, uomini, bambini. Chi uccide
ha già perso, e per sempre.
Quelle vite donate da attori del bene
video
Scarica il rapporto Fides: Missionari uccisi nel 2013 --------------------------------------- Cento anni fa, nel 1914, subito dopo lo scoppio della Grande Guerra, Benedetto XV istituiva la Giornata per i migranti e i rifugiati, pensando ai profughi, alle famiglie espulse, che il conflitto avrebbe creato. Oggi, le guerre sono 23, generano milioni di nuovi rifugiati e profughi e decine di migliaia di loro giungono sulle coste italiane. Lo ha ricordato il direttore della Fondazione Migrantes della Cei, mons. Giancarlo Perego, che ha presentato l’evento assieme a mons. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente di Migrantes, alla presenza del ministro dell’Integrazione, Cécile Kyenge. “Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore” è il tema scelto da Papa Francesco perché ogni persona, spiegò lui stesso il 5 agosto scorso, “appartiene all’umanità e condivide la speranza di un futuro migliore con l’intera famiglia dei popoli”. La ricorrenza di domenica, ancora una volta, ci mette di fronte al fenomeno delle migrazioni e al stesso tempo all’incapacità di affrontarlo. Dunque, come accompagnare queste persone proprio "verso un mondo migliore"? Le iniziative Cei per la Giornata dei migranti e dei rifugiati del 19 gennaio “Purtroppo
spesso alla solidarietà e alla fraternità” si “sostituisce la
diffidenza, la chiusura, il rifiuto, la discriminazione, l’esclusione,
lo sfruttamento, la schiavitù. S’invoca la salvaguardia di una cultura,
di un’identità, la precedenza sul lavoro o la sicurezza per lasciare
fuori dalle porte dei nostri Paesi persone e famiglie in fuga”. Lo ha
detto monsignor Francesco Montenegro, Presidente della Commissione CEI
per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes, nel corso della
conferenza stampa di presentazione della Giornata Mondiale del Migrante
e del Rifugiato che si celebra domenica prossima 19 gennaio.
...
Nelle
comunità cristiane – ha spiegato mons. Montenegro – è “importante,
anche grazie alla celebrazione della Giornata Mondiale del Migrante e
del Rifugiato, giunta al suo centesimo anno, s’imparino e s’insegnino
le parole per un mondo migliore:incontro, accoglienza, ospitalità, tutela, condivisione, dialogo, rispetto delle differenze.
Sono sette parole – ha concluso - che danno qualità alla nostra nuova
evangelizzazione, soprattutto se accompagnate da una testimonianza di
vita personale e di comunità, da una responsabilità condivisa verso un
mondo in cammino. Sono parole che possono dare anche qualità alla
nostra democrazia, se non vuole dimenticare i suoi principi
fondamentali”.
Mons. Montenegro: le parole per un mondo migliore Andare
oltre la politica della paura e dell’emergenza, superare il clima di
odio che si sta diffondendo, per mettere in piedi un vero sistema di
accoglienza in grado di incidere anche sul cambiamento della mentalità
dei cittadini. E’ questo l’appello lanciato dalla Cei in occasione
della presentazione, a Roma, della 100esima Giornata del migrante e del
rifugiato, che si svolgerà domenica 19 gennaio. Un evento che cade in
un clima politico particolarmente delicato, dopo la decisione del
quotidiano La Padania di rendere pubblica l’agenda della ministra
Cècile Kyenge. Un gesto da molti considerato una vera e propria
“intimidazione” e che ha scatenato durissime polemiche.
Attesa
alla presentazione della Giornata del migrante, la ministra Kyenge ha
ribadito ai cronisti che azioni come quelle della Lega Nord non sono da
sottovalutare, perché mettono a rischio l’intera democrazia...
Un
sostegno implicito all’azione della ministra è arrivato da monsignor
Montenegro, vescovo di Agrigento e presidente della Fondazione
Migrantes, che ha chiesto all’Italia di cambiare atteggiamento nei
confronti dell’immigrazione, un fenomeno “inarrestabile come il vento”.
“Bisogna andare oltre l’emergenza – ha detto - e guardare
all'immigrazione come un fatto ordinario. Questo è un problema che non
può essere affrontato più solo come una questione di muscoli e lavoro
ma bisogna partire dall’integrazione”...
Kyenge, la Lega fa solo campagna elettorale. Il sostegno della Cei “Noi
cristiani dobbiamo cavalcare la profezia e avere il coraggio di andare
controcorrente. Dobbiamo ricordarci che i migranti sono uomini e anche
per loro Cristo è morto. La profezia è sempre scomoda. Dobbiamo
renderci conto che il Vangelo ci chiede di schierarci sempre dalla
parte degli ultimi”. Questo l’appello di monsignor Francesco
Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della Commissione
episcopale per le migrazioni e della Fondazione Migrantes, in vista
della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che la Chiesa
celebra in tutto il mondo il 19 gennaio...
"Il sesto continente bussa alle porte: dobbiamo cooperare"
il testo integrale del MESSAGGIO
DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL
RIFUGIATO 2014 “Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore”
--------------------------------------- “In Italia occorre non
dimenticare le tragedie di Rosarno, Firenze, Lampedusa, Prato e
lavorare perché sempre al centro della politica migratoria, aldilà
delle necessarie e auspicate revisioni, sia salvaguardata la dignità
dei migranti e delle loro famiglie”. Lo ha detto questa mattina mons.
Giancarlo Perego, Direttore generale della Fondazione Migrantes, nel
corso della conferenza stampa di presentazione della Giornata Mondiale
del Migrante e del Rifugiato che si celebra domenica 19 gennaio.
Raffaele Iaria: Migrantes: una nuova cultura e tutela del lavoro dei migranti Occorre cambiare subito la
Bossi-Fini: non si può andare avanti così». Monsignor Francesco
Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della
fondazione Migrantes – organismo della Conferenza episcopale
italiana che si occupa di immigrazione –, è perentorio: la
legge non funziona, va modificata. E non solo la Bossi-Fini, ma
secondo il vescovo è l’intera normativa europea in tema di
immigrazione ad essere inadeguata: «Lampedusa – isola che fa
parte della “sua” diocesi – è il confine dell’Europa, oltre che
dell’Italia, e a Lampedusa si vive la contraddizione di
persone e famiglie aperte alla solidarietà
e all’accoglienza in uno Stato e in un’Europa che invece
chiudono le porte».
Luca Kocci: Migrantes (Cei) "Via la Bossi-Fini" E anche l'Europa riveda le sue leggi La Kyenge ringrazia l'impegno
della Chiesa e mette in guardia dai rischi che corre la nostra
democrazia intervenendo alla onferenza stampa di presentazione della
Giornata per i migranti
Annachiara Valle: Per i migranti integrazione e interazione Papa Francesco, dopo averci
sollecitato nelle prime sue due visite in Italia, a Lampedusa e al
Centro Astalli di Roma, a guardare al cammino drammatico dei migranti e
dei rifugiati, nel suo messaggio per la Giornata mondiale del migrante
e del rifugiato c'invita a leggere le migrazioni come una risorsa per
costruire un mondo migliore
Giancarlo Perego: Domenica 19 gennaio come cento anni fa la preghiera della Chiesa Domenica prossima in tutte le
chiese cattoliche del mondo sarà celebrata la centesima giornata
mondiale del migrante e del rifugiato. Centesima. Segno che non può
essere emergenziale l'attenzione per coloro che sono costretti ad
abbandonare la propria terra. Che a buon ragione quello dei migranti
deve essere considerato ormai il sesto continente. E che lo sguardo va
oltre Lampedusa e si sposta ai mille confini del mondo in cui tanta
povera gente gioca a dadi col proprio destino. Per cercare una vita
dignitosa per sė e per la propria famiglia.
Tonio Dell'Olio: Il sesto continente --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)In Italia e in alcune altre Chiese in Europa, il 17 gennaio è dedicato alla conoscenza e all’approfondimento del dialogo con la religione ebraica. La Chiesa cattolica infatti, scrutando il suo mistero, scopre il suo particolare legame con la religione di Israele. Vivere questa realtà è indispensabile per la Chiesa che ha tutte le sue radici nell’antico popolo di Dio e nelle sue Scritture. DOWNLOAD
GIORNATA PER L’APPROFONDIMENTO E LO SVILUPPO DEL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI 2014
La
Giornata per l'’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici
ed ebrei del 2014 sarebbe venuta a cadere di venerdì, cioè nel giorno
in cui, nel pomeriggio/sera, gli ebrei avrebbero accolto il Sabato.
Questo avrebbe pregiudicato la loro partecipazione alle eventuali
iniziative comuni organizzate per la Giornata. Pertanto - di comune
accordo con le autorità religiose del mondo ebraico italiano - la data
è stata spostata a giovedì 16 gennaio 2014...
Cattolici ed Ebrei: il 16 gennaio 2014 la giornata per approfondire e sviluppare il dialogo La
chiesa e il popolo ebraico si sono messi in cammino, fianco a fianco,
senza presunzione, reciprocamente consapevoli che il dono di una
ritrovata fraternità è e resterà sempre grazia da implorare e compito
da svolgere. Da parte della chiesa, questo cammino si accompagna a
un’onesta considerazione del passato, gravato da radici di
antigiudaismo e antisemitismo, da purificare con un continuo processo
di conversione oteshuvà.
Se
continueremo il cammino insieme nella preghiera e nell’umiltà, unendo i
nostri sforzi per un servizio sulla via della giustizia e della pace,
lo shalom messianico annunciato dai profeti potrà avvicinarsi, non solo
per le nostre comunità di fede, ma per il mondo intero, lacerato da
conflitti di empietà irreligiosa e da guerre di inciviltà.
Tornerà
così a brillare quella speranza biblica, che i padri conciliari posero
come fiaccola al centro della dichiarazione Nostra aetate, e che otto
secoli prima già il sommo filosofo medico di Cordoba, Mosè Maimonide,
additava a conclusione della sua meditazione sulle vie del Messia:
“Allora io darò ai popoli un labbro puro, perché invochino tutti il
nome del Signore, e lo servano spalla a spalla” (Sofonia 3,9).
(Tratto
da: FRATELLI PREDILETTI. Chiesa e popolo ebraico. Documenti e fatti:
1965 – 2005, Milano 2005, pp. 12,13 – a cura di P.F. Fumagalli,
prefazione di W. Kasper).
Sussidio 2014 (pdf)
--------------------------------------- I rabbini e il Papa Foto di "famiglia"
A
diffondere la foto non è stato il Vaticano ma il World Jewish Congress:
ritrae Papa Francesco e un gruppo di rabbini argentini seduti attorno a
un tavolo nella sala da pranzo della Casa Santa Marta. Sul tavolo ci
sono ancora bicchieri e bottiglie, segno di un pranzo consumato da
poco. I rabbini si stringono tra loro per poter partecipare alla
conversazione. La foto è stata scattata mentre sono ancora tutti
intenti a parlare. L’atmosfera è rilassata. L’incontro dura ben due ore.
Le
cronache del “giorno dopo” raccontano che con Papa Bergoglio i rabbini
hanno parlato e discusso di molte cose. Hanno anche potuto esprimere le
loro “aspettative” rispetto al prossimo viaggio di Francesco in Terra
Santa a maggio. Ma alla fine del pranzo hanno anche scherzato,
chiacchierato, addirittura cantato per il Papa un canto tradizionale
ebraico, che mette in musica un versetto dei Salmi, “ecco quanto è
bello e quanto è soave, che i fratelli abitino insieme!”. È stato il
rabbino Skorka a raccontarlo ma questa foto smonta tutte le più abili
cronache giornalistiche. È la forza e, al tempo stesso, la semplicità
dell’immagine che denuda le parole e apre la finestra sulla realtà.
Sembra di stare lì, di sentir tintinnare piatti e bicchieri, ridere e
parlare.
Un
semplice invito a pranzo: facendo così, il Papa ha strappato il dialogo
dagli standard degli incontri, dall’ufficialità dei tavoli bilaterali,
dalle consuetudini di protocollo per portarlo delicatamente sulla via
dell’amicizia, del confronto sereno, della gioia dello stare insieme.
Non si tratta di diminuirne la portata ma di renderlo capace di grandi
traguardi perché i passi si compiono e sono destinati a durare nel
tempo, se c’è fiducia nell’altro e amicizia sincera. (fonte: Sir)
Lavorare insieme onorando Dio e l’uomo, questo è il
messaggio comune dell’udienza privata che si è svolta ieri mattina, tra
papa Francesco e il Rabbino Abraham Skorka Rettore del Seminario
Rabbinico Latinoamericano di Buenos Aires, in questi giorni a
Roma.
Il
rabbino e il pontefice hanno collaborato a lungo insieme durante gli
anni in cui Francesco era arcivescovo a Buenos Aires.
Sull’incontro ascoltiamo Abraham Skorka al microfono di Marina Tomarro per Radio Vaticana
Papa Francesco e il rabbino Skorka e il sogno di pregare insieme davanti al Muro del Pianto (mp3) Ospite
della Pontificia Università Gregoriana, il rabbino di Buenos Aires,
Abram Skorka, ha parlato a lungo della sua amicizia con papa Francesco,
delle relazioni ebreo-cristiane e delle prospettive della visita
pastorale del Santo Padre in Terra Santa...
Il
dialogo interreligioso, ha osservato ancora Skorka, si articola su tre
livelli: i primi due sono, per l’appunto, quello della conoscenza e
quell’amore; c’è poi un livello teologico che, in particolare nelle
relazioni ebreo-cristiane, può essere piuttosto fruttuoso...
Ebrei e cristiani, anche teologicamente, sono "parenti"
Rabbini argentini in Vaticano (video)
--------------------------------------- Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani 18 - 25 gennaio 2014
Come
è tradizione della Società Biblica in Italia, anche quest‘anno 2014
sono offerti alla meditazione dei Cristiani alcuni testi biblici
appositamente scelti da un gruppo internazionale ecumenico composto da
rappresentanti del Consiglio Ecumenico delle Chiese e del Pontificio
Consiglio per la Promozione dell‘Unità dei Cristiani.
Quest’anno,
la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio) è
sotto una stella ecumenica particolarmente buona. Il tema della
Settimana è tratto dal primo capitolo della prima lettera ai Corinzi,
in cui Paolo lancia un veemente appello all’unità e pone una domanda
che interpella la nostra coscienza: «Cristo è stato forse diviso?» (1
Corinzi, 1, 13).
Di
fronte a questa domanda, viene subito da pensare alla tragica
situazione della cristianità divisa, poiché la frattura della Chiesa
tuttora esistente va intesa come divisione di ciò che per sua natura è
indivisibile, ovvero l’unità del Corpo di Cristo.
È
proprio questo doloroso problema che ha animato la stesura del decreto
del concilio Vaticano II sull’ecumenismo, Unitatis redintegratio, della
cui promulgazione ricorre quest’anno il cinquantesimo anniversario.
Fin
dal suo primo articolo, il decreto enuncia la convinzione di fede
fondamentale secondo cui da Cristo «la Chiesa è stata fondata una ed
unica» e la contrappone alla costatazione empirica che esiste un gran
numero di Chiese e Comunità ecclesiali che propongono se stesse agli
uomini «come la vera eredità di Gesù Cristo». Poiché ciò potrebbe
suscitare una fatale impressione, «come se Cristo stesso fosse diviso»,
il concilio afferma che tale separazione «si oppone apertamente alla
volontà di Cristo», è «di scandalo al mondo e danneggia la più santa
delle cause: la predicazione del Vangelo ad ogni creatura».
Davanti
all’importanza della posta in gioco dell’ecumenismo, il decreto
annuncia già nella sua prima frase che uno dei principali intenti del
concilio Vaticano II è «promuovere il ristabilimento dell’unità fra
tutti i cristiani» (Unitatis redintegratio, 1).
Con
questa chiara affermazione, il decreto sull’ecumenismo esprime la
convinzione conciliare che l’impegno ecumenico della Chiesa cattolica
non è un’opzione, ma una responsabilità vincolante...
Ecumenismo - Aspettative della Settimana di preghiera per l’unità --------------------------------------- All'Ottava Parola del Decalogo
("non rubare") è dedicata la XVIII Giornata per l'approfondimento del
dialogo tra cattolici ed ebrei. In un messaggio congiunto dedicato al
tema della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, affrontato
il tema del multiculturalismo e formulato l'invito a "riconoscere i
doni degli uni e degli altri"
Maria Chiara Biagioni: Le porte sono aperte tra ebrei e cattolici E nelle chiese cristiane Si celebra oggi la 18.ma Giornata nazionale per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, sul comandamento “Non rubare”. Per l’occasione, la Pontificia Università Lateranense, alle 17.30, ospita un incontro promosso dall’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo della diocesi di Roma. Interverranno il rabbino capo della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni, e l’economista Stefano Zamagni. Mons. Marco Gnavi, incaricato dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo, racconta il significato di questo appuntamento al microfono di Antonella Pilia RADIO VATICANA: Oggi la Giornata del dialogo tra cattolici e ebrei. Al centro il comandamento "Non rubare"In
occasione del 17 gennaio, giorno in cui la Chiesa in Italia, Polonia,
Austria e Paesi Bassi celebra la Giornata dell’Ebraismo (in Svizzera
questa giornata ha luogo la seconda domenica di quaresima) pare
particolarmente opportuno riflettere sull’impegno di Papa Francesco a
favore del dialogo ebraico-cattolico e sui suoi sviluppi negli ultimi
tempi. Noteremo allora che l’interesse per questo dialogo dimostrato
dal cardinale Jorge Mario Bergoglio nella sua città, Buenos Aires,
prosegue linearmente a livello internazionale anche in Vaticano.
Norbert Hofmann: Religione con amicizia di Papa Francesco Troppe volte le differenze ingigantite dai nostri orgogli fanno dimenticare che il popolo di Dio vuole l’unità.
Iuvenalie Ionascu: La vera sfida dei nostri tempi Il documento della
Commissione Teologica Internazionale su monoteismo cristiano e
violenza presentato da Pierangelo Sequeri, membro della
Commissione e preside della Facoltà teologica dell'Italia
Settentrionale.
Christian Albini: L'antidoto alla violenza del monoteismo cristiano --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)SE LA CHIESA RISPONDE
di Raniero La Valle
Era
stato mons. Lorenzo Baldisseri, di fresco nominato segretario del
Sinodo dei vescovi, a rompere gli indugi e gli autismi curiali e a dire
urbi et orbi che tutti potevano liberamente mandare testi di
riflessioni e suggerimenti al Sinodo straordinario sulla famiglia,
anche senza passare attraverso il canale canonico dei vescovi. Ora quel
monsignore è stato fatto cardinale, segno che non ha preso una
cantonata, che il papa è d’accordo con lui e che a dare la parola alla
Chiesa non si è redarguiti ma si è promossi.
Del
resto c’è una coerenza: che senso avrebbe l’insistenza di papa
Francesco sulle periferie, se il rapporto della Chiesa con le periferie
fosse un rapporto discendente, paternalistico, di una Chiesa che scende
dalle pedane e dai pulpiti per andare a ispezionare le periferie, e non
invece un rapporto per cui la Chiesa riconosce tutta se stessa come
periferia, e ascolta, e perciò dà la parola, alle periferie?
Il riconoscimento delle Comunità di base
Negli
stessi giorni in cui le periferie erano chiamate a dire la loro sulla
pastorale (ma anche sulla teologia) delle famiglie, il papa mandava un
messaggio alle Comunità di base del Brasile riunite per il loro XIII
incontro interecclesiale nello Stato del Cearà, richiamando la
legittimazione data a tali Comunità dall’assemblea episcopale di
Aparecida e riproponendo loro il dovere della evangelizzazione; e
siccome questo è il “dovere di tutta la Chiesa e di tutto il popolo di
Dio”, per il papa ciò equivaleva a dire che le Comunità di base, a
differenza di ciò che si è ritenuto altrove, sono parte integrante e
legittima della Chiesa.
Dunque
questa è una Chiesa in movimento, cui la riforma in corso del papato
sta dando nuova vita; farà pure degli errori, ma questo è il prezzo di
ogni riforma, tanto che il papa ha detto ai giovani in Brasile di fare
confusione, chiasso, “casino”, e nella “Evangelii Gaudium” ha scritto
di preferire “una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita
per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per le chiusure e le
comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze”.
Così
incoraggiate, molte Comunità di base, associazioni ecclesiale, scuole
di ricerca, aggregazioni spontanee hanno preso carta e penna e hanno
scritto a Roma per rispondere a tutte o ad alcune delle 38 domande di
cui consisteva il questionario messo in rete dalla segreteria del
Sinodo. Molte risposte sono state severe, perché hanno criticato le
domande stesse, che spesso della domanda avevano solo la veste
retorica, ed in realtà erano tradizionalissimi enunciati sul matrimonio
e la famiglia. Altre risposte sono state costruttive; ma in ogni caso
della natura e della quantità dei documenti venuti direttamente dalla
base si potrà sapere solo in seguito, quando qualcuno ne farà la
ricognizione.
Molto cammino ancora da fare
Quello
che invece si può rilevare fin da ora è che la Chiesa italiana, nelle
sue strutture diocesane, ha accusato una difficoltà nel dare riscontro
all’iniziativa del Sinodo. Non sembra che essa si sia messa in
movimento, che abbia sollecitato interventi, veicolato proposte, si sia
fatta eco di sofferenze e preghiere dei fedeli; si sconta ora il fatto
che da cinquant’anni ormai, uscita in stato confusionale dal Concilio,
la Chiesa italiana abbia imposto il silenzio ai fedeli e si sia fatta
silenzio essa stessa, fino ai livelli di vertice della conferenza
episcopale, priva com’è stata di ogni altra parola che non fosse quella
del suo presidente.
Così
la Chiesa italiana è giunta a questo appuntamento in stato di torpore,
non si è fatta scuotere dalla novità di un organismo sinodale che prima
di impartire direttive e insegnamenti chiedeva informazioni, pareri e
proposte; essa non sembra essere uscita, almeno questa volta, dalle
“abitudini – come dice il papa - in cui ci sentiamo tranquilli”.
Ma è solo la Chiesa italiana?
...
Per
molto tempo nella Chiesa, e per lo meno fino al Concilio, ai discepoli,
ai fedeli, nessuno ha chiesto niente; è stata chiesta obbedienza, è
stato chiesto di ascoltare, è stato chiesto di partecipare ai
sacramenti, alle novene, ai catechismi e di dare l’8 per mille. Ma
nessuno finora aveva chiesto che cosa pensano di Dio, del Cristo,
dell’uomo, della Chiesa, dell’amore, del matrimonio, nessuno aveva
chiesto come pensassero di poter rispondere oggi della speranza che è
in loro.
Perciò
è una così grande novità che ora queste domande siano state poste. E se
la Chiesa non è ancora pronta, l’importante è cominciare; l’importante
è far crescere questo ministero del chiedere e del rispondere, perché
maturi un nuovo modo di essere Chiesa, e anche un nuovo modo di essere
mondo, perché finché si domanda e si risponde c’è dialogo, c’è
comunicazione, c’è insegnamento e c’è apprendimento, ci può essere
comunione, non c’è il fragore della guerra e il silenzio dei cimiteri.
SE LA CHIESA RISPONDE
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Angelus/Regina Cæli - Angelus, 12 gennaio 2014, Festa del Battesimo del Signore Udienza - 15 gennaio 2014 Omelia - 12 gennaio 2014: Festa del Battesimo del Signore Discorso - Ai Gentiluomini di Sua Santità, con i Familiari (10 gennaio 2014) Discorso - Ai Sediari Pontifici, con i Familiari (10 gennaio 2014) Discorso - Ai Membri del Comitato Cattolico per la collaborazione culturale con le Chiese Ortodosse e le Chiese Ortodosse Orientali (11 gennaio 2014) Discorso - Ai membri dell'Eccellentissimo Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede (13 gennaio 2014) Discorso - Agli Addetti di Anticamera, con i Familiari (16 gennaio 2014) Discorso - Alla delegazione ecumenica dalla Finlandia, in occasione della festa di Sant’Enrico (17 gennaio 2014) Discorso - Al personale della Floreria Apostolica, con i Familiari (17 gennaio 2014) Lettera - ai Cardinali che saranno creati nel Concistoro del prossimo 22 febbraio (12 gennaio 2014) Messaggio - per la 100ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2014 --------------------------------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Tweet 11/01/2014:
Nessun anziano dovrebbe...
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1) La newsletter è settimanale;
2) Il servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm
3) Il servizio omelia di P. Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm