"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°5 del 2014

Aggiornamento della settimana

- dal 25 al 31 gennaio 2014 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 7 febbraio 2014          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 


LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo




OMELIA 

    di P. Gregorio Battaglia
  di P. Aurelio Antista
    di P. Alberto Neglia

 
N. B. La Lectio è temporaneamente sospesa



NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 







La giornata della memoria


  (GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)


Credenti di buona memoria di Enzo Bianchi - La Giornata della memoria e il rapporto tra ebrei e cristiani


La Giornata della memoria è un momento privilegiato di etica condivisa, un’occasione che l’umanità si è data per esercitarsi nel discernimento tra ciò che è bene e ciò che è male, per riconoscere che anche belle buie stagioni di barbarie la responsabilità delle proprie azioni – e dei pensieri che le muovono – è personale. Una giornata, allora, in cui fa bene a tutti ricordare: a chi vorrebbe dimenticare perché il dolore subito è troppo grande e a chi vorrebbe farsi dimenticare perché di quel dolore è stato complice. E ricordare fa bene anche e soprattutto a chi l’inferno della shoah non l’ha vissuto, né direttamente né attraverso persone care.
Ma cosa significa in particolare questa Giornata di etica universale per ebrei e cristiani – per i credenti nel Dio biblico – e per le loro relazioni? Ebraismo e cristianesimo non solo hanno dimestichezza con la memoria, ma trovano in questa categoria del “memoriale”, del ricordo attualizzante, il cuore delle celebrazioni della loro fede. Fare memoria dell’esodo dall’Egitto, della liberazione dalla condizione di schiavitù è l’essenza stessa della festa della Pasqua ebraica. Il Dio di Israele è il Dio che ha liberato e libera il suo popolo da ogni condizione di estraneità: ogni comandamento donato dal Signore al Sinai prende le mosse da quel “Ricordati che eri straniero nel paese d’Egitto!”. Se questa memoria accompagnerà ogni tuo istante di vita, non potrai che comportarti come il tuo Dio misericordioso e compassionevole ti chiede di comportarti.
Ma anche per i cristiani la Pasqua è memoriale di un esodo decisivo nella storia della salvezza: il passaggio di Gesù di Nazareth dalla morte alla vita, il dono fatto dal Messia, Figlio di Dio, del suo corpo e del suo sangue, da celebrare osservando la sua parola: “Fate questo in memoria di me”. Per questo parlare di “memoria” per ebrei e cristiani significa andare al cuore della loro fede e non solo rievocare eventi tragici perché non si ripetano più o gesti di profonda umanità perché servano da esempio.
In questo senso la Giornata della memoria è anche l’occasione perché ebrei e cristiani si chiedano “quanta est nobis via?”, quanto cammino ancora ci resta da compiere sulla strada del dialogo, della conoscenza reciproca, dell’obbedienza all’unico Signore?
...
Ciascuno di noi è e sarà responsabile in prima persona di una conferma o di una contraddizione alla svolta nel dialogo tra ebrei e cristiani. Anche questo ci ricorda la Giornata della memoria.

   Credenti di buona memoria

Vedi anche i nostri precedenti post:
  • Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei
  • Lo "stile" di Papa Francesco arricchisce anche il dialogo ebreo-cattolico portandolo sulla via dell’amicizia, del confronto sereno e della gioia dello stare insieme.


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Se questo è un uomo... di Primo Levi




Se questo è un uomo...

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
...
Considerate se questa è una donna,
...
Meditate che questo è stato:
...
Ripetetele ai vostri figli.
...


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"Il dovere di ricordare. Riflessioni sulla Shoah" - video

"Il dovere di ricordare. Riflessioni sulla Shoah” è il DVD ideato e narrato da Moni Ovadia e curato da Elisa Savi, con la partecipazione di numerose personalità del mondo della cultura e dello spettacolo, tra cui Antonio Albanese, Nicoletta Braschi, Lorenzo Cherubini, Luciano Ligabue, Luciana Littizzetto, Shel Shapiro, per affrontare il tema della Shoah, ricostruendo, in chiave narrativa e documentaristica, il clima culturale e sociale da cui si è sviluppato lo sterminio, alimentato da atteggiamenti collettivi, come il razzismo e le discriminazioni che esistono e si rafforzano ancora nelle società attuali.

   IL DOVERE DI RICORDARE La Didattica dell’Olocausto di Laura Tussi

   La più grande tragedia della storia (video)

   Quando vennero (video)

   "Se questo è un uomo" di Primo Levi (video)

   "Il canto del popolo ebraico massacrato" di Yitzhak Katzenelson (video)

   La deportazione gli ebrei italiani (video)

   Shel Shapiro legge da "La notte di Eli Wiesel"
(video)

   La banalità del male
(video)

   La testimonianza dei sopravvissuti
(video)

  
E' avvenuto, quindi può avvenire di nuovo (video)

Guarda anche i nostri precedenti post
  • 27 gennaio: la Giornata della memoria per non dimenticare... MAI...
  • 27 gennaio 2012: la Giornata della memoria per non dimenticare... Porrajmos: l'olocausto degli zingari
  • 27 gennaio: la Giornata della memoria per non dimenticare... riflessioni


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Dietro il suono della musica dei VIOLINI DELLA SPERANZA "il suono silenzioso delle lacrime storiche che lasciano traccia nell'anima e nel corpo dei popoli"



Nè discorsi ufficiali, nè messaggi particolari, ma una lettera personale all'amico di sempre: il rabbino di Buenos Aires, Abraham Skorka. Così Papa Francesco ha voluto esprimere la sua vicinanza al popolo ebraico oggi nella Giornata della Memoria. Il testo, scritto di suo pugno in spagnolo, verrà letto questa sera, al Parco della Musica di Roma, in occasione del Concerto “I violini della speranza”.
Nelle righe della missiva, Bergoglio confida all'amico il suo orrore per la tragedia della Shoah, che stigmatizza come una "vergogna dell'umanità". Auspica quindi che tutti coloro che parteciperanno all'evento musicale di stasera, organizzato per ricordare le vittime dell'Olocausto, possano "immedesimarsi in quelle lacrime storiche, che oggi giungono a noi attraverso i violini", e possano sentire "il forte desiderio di impegnarsi perché mai più si ripetano tali orrori, che costituiscono una vergogna per l’umanità”. 
Al di là delle melodie di Vivaldi, Beethoven e degli altri grandi compositori, ciò che importa al Santo Padre è quindi che "il cuore di ciascuno dei presenti sentirà che dietro il suono della musica vive il suono silenzioso delle lacrime storiche, lacrime di quelle che lasciano traccia nell'anima e nel corpo dei popoli”. (fonte: Zenit)

   video

Se non parlano di certo possono ancora “suonare” le loro storie. 
Dodici violini e un violoncello recuperati e restaurati dal liutaio israeliano Amnon Weinstein il 27 gennaio torneranno a suonare, per la prima volta in Italia, all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Ci sarà il violino che faceva parte di una delle orchestrine di Auschwitz che accompagnavano i deportati nelle camere a gas, quello che fu gettato da un treno in viaggio verso i lager, e venne raccolto e conservato da un contadino polacco; ci sono i violini dei musicisti ebrei che nel ’36 lasciarono la Germania per andare a formare l’Orchestra Filarmonica della Palestina (poi di Israele) voluta fortemente da Toscanini e Huberman per salvarli dalla deportazione; i violini decorati con la Magen David (la Stella di David) che accompagnavano i suonatori ambulanti di musica klezmer; quelli che viaggiarono con i rifugiati alla volta degli Stati Uniti e furono nascosti nelle soffitte per dimenticare l’orrore.
Le voci dei violini della Shoah 
A farli vibrare la JuniOrchestra dell' Accademia Nazionale di Santa Cecilia (con musicisti dai 14 ai 21 anni), diretta da Yoel Levi. A ridare voce ai violini della Shoah artisti di origini e religioni diverse, per trasmettere un unico messaggio di vitalità e speranza nel linguaggio universale della musica, in un momento ideale di fratellanza. 

   I violini della speranza (testo+video)

... Per ricordare le vittime delle persecuzioni, nella Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma il Maestro Yoel Levi, Direttore della Symphony Orchestra di Seoul, dirigerà la JuniOrchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, (Praemium Imperiale 2013) composta da strumentisti dai 14 ai 21 anni. La scelta è chiaramente simbolica: per non dimenticare, la testimonianza del ricordo deve passare attraverso le nuove generazioni...

   I violini della speranza

La diretta sul sito http://www.iviolinidellasperanza.it/#diretta e a questo link http://j.mp/RAI-5 sul sito di rai5 (o sul canale 23 del digitale terrestre)



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... Basterebbe l’orribile episodio di ieri per confermare l’importanza di un buon uso della memoria storica come insegnamento per il presente, oltre che come omaggio alle vittime. Sicché la miglior risposta alla barbarie culturale della testa di maiale spedita in sinagoga, saranno le migliaia di manifestazioni già organizzate nelle scuole italiane per la Giornata di domani.
Resta però la speciale offesa di cui è stata fatta oggetto la Comunità romana, la più antica della diaspora ebraica...
Gli ebrei italiani, per fortuna, non sono soli contro tutti. Purché la coscienza democratica non abbassi la guardia, ora che si affacciano di nuovo tempi bui. E’ un sinistro avvertimento questo ricorso a un animale che si pretende impuro. Contro gli ebrei, così come prima contro i musulmani. Ma in realtà contro la nostra democrazia. Viene davvero da dire: poveri maiali innocenti, vittime dei macellai delle coscienze.

 
"Il maiale, la Shoah negata, il Ghetto: un’offesa per tutti" di Gad Lerner


  La storia dell'uomo...

GIORNO DELLA MEMORIA.... il giorno (e tutti gli altri) dopo.... (don Giovanni Berti)

  ... mi dispiace di più quando... (vignetta)

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Vittime della persecuzione e dello sterminio nazisti furono sia gli uomini che le donne di etnia ebraica. Tuttavia, le donne - sia ebree che non-ebree - furono spesso soggette ad una persecuzione eccezionalmente brutale da parte del regime. L'ideologia nazista prese di mira anche le donne Rom (Zingare), quelle di nazionalità polacca e quelle che avevano difetti fisici o mentali e che vivevano negli istituti.

  USHMM:  Le donne durante l'olocausto

«Il 27 gennaio sta diventando il giorno della falsa coscienza della retorica. Il limite principale, e il grande equivoco è di non aver capito, prima di tutto, che questa giornata non è stata istituita solo per gli ebrei. Il Giorno della Memoria doveva essere importante per una riflessione comune sull’Europa, sulle ragioni dello sterminio. Per rispondere alla domanda se tutto questo si è determinato per un incidente di percorso o se la degenerazione fosse iscritta nei geni dell’Europa. Parliamo della Germania ma magari ci dimentichiamo dei genocidi commessi dai fascisti italiani in Africa o della pulizia etnica nei paesi dell’ex Jugoslavia. La memoria ebraica non serve agli ebrei che lo sanno già ma dovrebbe essere un paradigma, un immenso edificio della memoria che possa servire anche agli altri».

  Moni Ovadia: “Io sono israeliano”. Un’affermazione bizzarra. Mai nessuno che dica anche “mi sento rom, omosessuale, antifascista”

L'Olocausto è il nostro olocausto, non dovremmo mai dimenticarlo. E invece abbiamo permesso il risorgere di un razzismo prima strisciante e poi sempre più conclamato

  FAMIGLIA CRISTIANA:  Razzismo: la vergogna che abbiamo coltivato


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I NOSTRI TEMPI

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Gli orrori di oggi che fingiamo di non sapere e ci rifiutiamo di vedere



Orrori dei nostri giorni... 

... Marciscono qui all’infinito, alcuni sono arrivati sei anni fa, otto di loro con mogli e figli che non vedono dal giorno in cui hanno messo piede a Gibuti. Loro si trovano ad Ali Adi, un campo per sole donne e bambini, situato a 120 km dalla capitale di questa piccola ex colonia francese.
Uno dei detenuti ha raccontato ad Africa ExPress che nel centro dormono tutti praticamente in tende. Il campo è privo di acqua corrente ed elettricità, i bambini non hanno la possibilità di andare a scuola. Pochi contatti con i familiari, non c’è copertura di rete internet, ovviamente.
Il campo di detenzione Negad si trova nel bel mezzo di un centro di addestramento della polizia, che lo gestisce e lo amministra. I rifugiati lamentano che il cibo è cattivo e scarso. Nessuno ti aiuta a proteggerti da malattie come la malaria e la tubercolosi, che qui sono endemiche...

   Nei campi d’accoglienza profughi di Gibuti, dove si muore senza che nessuno se ne accorga

Considerate se questa è una bambina... 
Era una bambina, si chiamava Israa al Masri. È stata filmata, secondo quello che se ne sa, lo scorso sabato, pochi minuti prima di morire di fame.
... Ci sono alcuni di noi che, quasi per professione, o per averlo fatto altre volte, o per chissà quale altra combinazione, si trovano a commentare immagini come questa, e a interrogarsi sulla sincerità propria e di chiunque guardi con loro. Se la si fosse studiata, questa rappresentazione dell'infanzia tradita e violata, non avrebbe saputo essere più eloquente. Uso a posta questo termine, eloquenza, che è una perversione del dolore, della commozione e della rivolta. Gli occhi della bambina, la bocca riarsa e la lingua gonfia, il doppio cerchio del copricapo e della maglia che la avvolgono preparandosi a restarne vuoti: è un manifesto formidabile. Lo stiamo guardando così? E non è vero che i manifesti formidabili del male, del dolore e dell'ingiustizia sono ormai destinati a restare tali, per noi spettatori, a inumidire forse i nostri occhi, ma a tenere ferme le nostre mani? E la bambina Israa, per giunta, non ci sta chiedendo aiuto, non ci sta chiedendo niente. E poi è morta. Guardiamo lei, non la prossima. Lei, anche in questa foto, anche quando è ancora viva, dagli occhi spalancati e le ciglia diventate troppo lunghe, come se non fossero state avvertite della fine, non guarda noi. E caso mai ci guarda da molto lontano, sapendo una cosa che noi non sappiamo del tutto, e che comunque non ci sembra tutto. Ci sembra un'esagerazione, se davvero si pretenda che ne diamo un giudizio. Quella cosa è che il mondo ha raccolto tutte le sue forze, il suo passato e il suo presente, per raggiungere e colpire la piccola Israa al Masri, nel campo di Yarmuk, il 14 gennaio del 2014. Questa esagerazione è la verità...

   L'orrore della Siria negli occhi di una bimba

“Non ci sono più persone a Yarmuk, solo scheletri dalla pelle gialla”
... I bambini, gli anziani e le altre persone sfollate dalla guerra civile siriana stanno morendo di fame in un campo assediato dove, a pochi minuti dalla relativa prosperità di Damasco, le donne affrontano il fuoco dei cecchini per andare in cerca di cibo.
Le condizioni disastrose del campo di Yarmuk sono un esempio lampante della catastrofe che sta avendo luogo nelle aree controllate dai ribelli e assediate dal governo siriano. Lunedì, i diplomatici statunitensi e russi hanno detto che le parti in guerra stanno considerando l’ipotesi di aprire corridoi umanitari, per far entrare gli aiuti e instaurare sicurezza in vista di una conferenza internazionale di pace sulla Siria.
Interviste con i residenti e con i funzionari Onu, così come foto e video forniti all’Associated Press, rivelano la tragedia che sta avvenendo in questo campo che si espande senza controllo, dove decine di migliaia di rifugiati palestinesi e profughi siriani sono intrappolati sotto un assedio lungo anni e sempre più intenso...

   Cecchini siriani appendono il pane vicino al campo profughi, sparando a chiunque tenti di mangiare

«Chiedono di poter avere una risposta per mettere fine alla loro disperazione, per raggiungere i loro familiari in paesi del mondo dove governi più democratici garantiscano i loro diritti...». Una lettera firmata da due immigrati del Cie di Ponte Galeria, i marocchini Adil e Lassad - da recapitare alla Commissione Europea - è stata consegnata giovedì alla delegazione di parlamentari durante la visita al Centro promossa dai volontari di «LasciateCie entrare». Sesto giorno di bocche cucite al Cie di Ponte Galeria, continua anche lo sciopero della fame, sono in 12 a portare avanti la dura protesta e in questo gruppo sono sette gli immigrati che si sono cuciti la bocca per la seconda volta dopo la prima protesta di dicembre...
Sono poveri. Sbarcati a Lampedusa pensavano che il peggio fosse finito ma il peggio stava solo per cominciare...

   Sesto giorno di bocche cucite, 4 deputati Sel visitano il Cie di Roma : «Intervenga Letta»


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Il volto e gli occhi scavati dalla denutrizione, la bocca riarsa, il maglioncino diventato troppo grande per un piccolo corpo ormai disidratato e senza forze. Poi, Israa al-Masri non è più riuscita ad aggrapparsi alla vita. La sete e la fame, se la sono presa, a quattro anni, sotto una tenda di un campo profughi, quello di Yarmouk, vicino a Damasco, diventato da non più di un anno, - deliberatamente - un campo di concentramento. 

  Tgcom24:   Israa al-Masri, la bimba morta di fame in un campo profughi vicino Damasco (testo+video)

Gli operatori umanitari denunciano: Vendute per sposarsi, trafficate e sfruttate da uomini predatori. "Abbiamo avuto molte segnalazioni che la tratta sta diventando un problema, questo accade di solito dove c'è la guerra e ci sono persone vulnerabili"

  REDATTORE SOCIALE:  Giordania, donne siriane a rischio sfruttamento sessuale nei campi profughi


... Spesso, infatti, ci si scorda che la scelta di emigrare di queste donne è indicativa della volontà di essere artefici del proprio futuro e di garantire una vita dignitosa per sé e per la propria famiglia. Una scelta connaturata all’essere umano, che nessun muro o flotta di respingimento potrà mai arrestare. E non si pensa agli effetti positivi e all’arricchimento per la società tutta portati da queste donne e madri che, se felicemente integrate, fungono da “collante sociale, facilitando l’integrazione delle comunità immigrate con quelle di accoglienza, rinsaldando, allo stesso tempo, l’identità culturale di provenienza”. Così, spesso vengono abbandonate al loro destino, in una terra straniera e spesso ostile...

  Anna Toro:   Donne migranti: il coraggio invisibile

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In questi tre anni, da quando è scoppiata la rivolta siriana diventata una guerra civile con oltre centomila morti, non ha mai voluto abbandonare Homs. Frans van der Lugt, gesuita missionario olandese che vive in Siria dal 1966, è rimasto accanto alla gente del quartiere di Bustan al-Diwan, nella fatica di un assedio che dura dal giugno 2012 e che oggi rappresenta una vera emergenza umanitaria per molti civili nella terza città del Paese.
Ieri su Youtube è apparso un suo videomessaggio. Padre Frans lo registrato nei giorni scorsi, seduto davanti a un altare. Lancia un appello disperato perché le persone che vivono vicino a lui non possono più sopportare l’assedio, la mancanza di viveri e di cure mediche. «Musulmani e cristiani, stiamo vivendo in condizioni difficili e dolorose - dichiara in arabo -, e soffriamo soprattutto la fame».

  POPOLI:   "A Homs moriamo di fame": l'appello di un gesuita in Siria

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Italia. Chiacchiere da bar attorno a un mazzo di carte, lungo i corridoi bianchi di una sala d’attesa di un medico o, perché no, nel talk show politico nella fascia di colazione/post-pranzo/post-cena/spuntino di mezzanotte. A un “non è che possiamo accoglierli tutti noi” fa eco un “già non c’è lavoro per noi, cosa verranno mai a fare questi” o ancora un “va bene l’accoglienza degli immigrati ma va limitata entro certi numeri, che da tempo l’Italia ha superato”, e infine il proverbiale ma sempre attuale “ma proprio tutti qui devono venire?” (a cui talvolta si aggiunge la tripletta: ci usurpano il lavoro, vengono per rubare o spacciare droga o anche peggio, pesano sui nostri servizi sanitari aumentando le liste d’attesa dei cittadini che pagano le tasse). I toni e le argomentazioni non cambiano di molto quando l’oggetto della discussione è il numero degli immigrati in Italia, un flusso spesso ritenuto inarrestabile, eccessivo, tale da mettere in difficoltà le capacità di accoglienza del nostro Paese, se non dell’Europa intera...

  Miriam Rossi:   "Uno tsunami di migranti alla conquista dell'Europa": niente di più FALSO

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La crisi alimenta l’insicurezza e i pregiudizi. A farne le spese è il processo di integrazione, con contraccolpi sulla coesione sociale. Serve un cambio di rotta, visti gli scarsi risultati, che rimetta al centro i diritti fondamentali. Caritas e Migrantes chiedono una seria revisione della normativa sull’immigrazione, che passi per l’abolizione del reato di clandestinità, la chiusura dei Cie, la cittadinanza per i figli degli stranieri.

  Luca Liverani:  Nuova cittadinanza per gli immigrati (pdf)

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Lotta alle mafie

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Che tempo che fa : Rita Borsellino e Ficarra & Picone - 19/01/2014 (video)


Domenica 19 gennaio la trasmissione televisiva Che tempo che fa (Rai Tre), condotta da Fabio Fazio, ha dedicato, in segno di solidarietà, parte della puntata ai magistrati della Procura di Palermo oggetto di nuove intimidazioni. 
Il 19 gennaio è anche l’anniversario della nascita di Rocco Chinnici e Paolo Borsellino e, attraverso interviste e testimonianze, è stata anche un'occasione per ricordare le vittime della mafia e mantenerne viva la memoria. 
Per tale occasione il Teatro Biondo Stabile di Palermo e la Tramp ltd hanno organizzato uno spettacolo dal titolo “AL BIONDO PER NON DIMENTICARE”, il cui incasso viene devoluto interamente in beneficenza alla ONLUS MAREDOLCE.
In collegamento da Palermo Ficarra & Picone e Rita Borsellino.
I due comici siciliani eseguono un pezzo dedicato a Zio Pino. 
Alla fine del pezzo, si scopre che Zio Pino è padre Pino Puglisi.
Con Ficarra e Picone, c’è anche Rita Borsellino: “Tra Rocco Chinnici e Paolo Borsellino, c’è stato quasi un rapporto filiale e paterno. C’era sintonia sul lavoro e una sintonia dei valori”. Rita Borsellino racconta gli ultimi giorni del fratello: “Aveva la consapevolezza che sarebbe stato ucciso. Viveva le sue giornate in modo frenetico perché sapeva di non avere più tempo”.
Palermo non dimentica...

   VIDEO


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FEDE E
SPIRITUALITA'

 

NELLA SOBRIETÀ IL FUTURO DELLA TERRA 

HOREB n. 66 - 3/2013


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

I tifoni sempre più violenti che si ripetono in modo più frequente in varie parti di questo nostro mondo, provocando morte e distruzione di intere città ci lasciano sbigottiti e ci fanno dire che il clima è impazzito.
Sì il clima è impazzito, ma la responsabilità di questo stravolgimento è legata al delirio dell’uomo che, dimenticando la sua vocazione di essere custode del creato, pensa di esserne il padrone e, coltivando un atteggiamento feroce nei riguardi del pianeta terra, provoca, con le proprie scelte consumistiche,
inquinamento, desertificazione e morte.
 Scienziati accreditati ci ricordano che la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera è al limite di guardia. Le emissioni di gas serra continuano a crescere del 2-3% l’anno a causa della deforestazione e dei combustibili fossili: petrolio, carbone e metano. Ci attende una tragedia con conseguenze devastanti: scioglimento dei ghiacciai, innalzamento dei mari, tempeste.
L’inquinamento dell’acqua, dell’aria, della terra, quindi, è la conseguenza di un rapporto scorretto tra l’uomo e l’ambiente, un rapporto innaturale tra natura ed esistenza, un rapporto violento tra creature volute e pensate da Dio per vivere in pace. La natura è oggi, in più maniere, violentata. Il fenomeno è preoccupante per la sua ampiezza a scala mondiale, per la vastità a vari livelli, e perché è avanzante con l’avanzare della logica del profitto.
L’uomo di oggi, allora, consapevole di questo dato di fatto, è chiamato a svegliarsi dal torpore, e, rinunciando a un tenore di vita che si è dimostrato essere incompatibile con le leggi dell’equilibrio uomo-natura, è invitato a scegliere uno stile di vita sobrio. Questa presa di coscienza non è più rimandabile né da delegare ad altri, ma si impone come atto di responsabilità per rendere vivibile il nostro pianeta e per avviare, sul piano strutturale, la costruzione di un sistema che crei le condizioni per una piena umanizzazione di tutte le relazioni.
È questo l’orizzonte che anima la nostra riflessione.


   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)


E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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I MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA 2014 -
"L’UMANITÀ DI GESÙ PRESENZA RELAZIONALE DI DIO"



I MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA – 2014
della FRATERNITÀ CARMELITANA 
DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO

L’UMANITÀ DI GESÙ
PRESENZA RELAZIONALE DI DIO


Dal 5 Febbraio al 2 Aprile
dalle h. 20.00 alle h. 21.00
presso la sala del convento



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  Ogni "sì" a Dio...
  Dovete formare un solo coro...
  Il Signore chiama anche oggi...
  Bestemmiamo contro lo Spirito Santo quando...
  Più felice fu Maria...
  Nella parabola del seminatore...
  Quando una famiglia non ha da mangiare...
  Quando accogliamo lo Spirito Santo...
  E' più facile per la luce essere tenebra...
  Come un granello di senape...



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LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO

"Se voglio che rimanga
finché io venga,
a te che importa?".
(Giovanni 21,22)


  Gianfranco Ravasi:  La morte del discepolo amato e la seconda venuta di Cristo


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"Sulla via di Damasco" di Antonio Savone


"Sulla via di Damasco" 
di Antonio Savone

Paolo è colui che per primo ha provato a dare un assetto alla teologia cristiana.
Uomo moderno, Paolo, la cui forza risiede proprio nella capacità di tenere insieme da una parte la sua integrità (uomo integro, non rigido) dall’altra l’insicurezza della sua posizione. 
Uomo complesso, che ben riflette il nostro tempo. 
Molto diverso da Pietro: segno che il modo di esprimere la fede non è unico ma personale, proprio di ciascuno di noi. 
Un uomo che si può incontrare solo nella misura in cui ci si apre all’universalità. Egli appartiene a tre mondi e a tre culture: ebraica, greca e romana. Cresciuto in un ambiente familiare, intellettuale e religioso in cui si incrociavano il mondo semitico, quello greco e quello latino, si trovò senz’altro favorito nell’assumere un atteggiamento di apertura ad altri mondi culturali. Forse proprio per questa sua molteplice appartenenza Paolo viene chiamato dal Signore ad essere segno di una salvezza offerta a tutti, giudei o greci. E per fare questo ha accettato il rischio di porsi su una barca instabile pur di raggiungere tutti, gettando una rete nell’oceano abitato da qualunque tipo di pesce, in nome di quell’agàpe che nessuno esclude. 
Un ministero, quello di Paolo, eterogeneo e accogliente. Fu lui il massimo artefice dell’apertura della prima comunità cristiana a quelli di fuori. Fu lui a intraprendere un coraggioso tentativo di dialogo culturale con il mondo greco come attesta il suo discorso nell’Areopago (At 17,22-31). Senz’altro uomo di più grandi visioni e dal respiro immenso. 

SAULO SI RACCONTA: DA PERSECUTORE A CONFESSORE 

Chi è Saulo? È lui stesso a fornirci qualche indicazione qua e là nelle sue lettere: “Circonciso l’ottavo giorno… ebreo figlio di ebrei; riguardo alla legge, fariseo” (Fil 3,5); “Io sono nato a Tarso in Cilicia, ma allevato in questa città (Gerusalemme) e istruito ai piedi di Gamaliele per oltre cinque anni nell’esatta conoscenza della legge dei nostri padri, pieno di zelo per Dio” (At 22,3); “Per zelo, persecutore della Chiesa di Dio, e in quanto alla giustizia della legge, irreprensibile” (Fil 3,6). Ma tutte queste cose che per me erano un guadagno, io le ho stimate invece una perdita per amore di Cristo…” (Fil 3,7-8). 
Un forte elemento di rottura fa da spartiacque nella vicenda di Paolo: l’incontro con Gesù di Nazaret sulla via di Damasco segna l’abbandono di tutto il suo passato e l’apertura a nuove prospettive religiose per sé ma anche per gli altri. 
La sua esistenza nettamente divisa in due da un incontro che lo ha trasformato. Non ha conosciuto come accade alla maggior parte di noi un percorso graduale che è andato perfezionandosi nel tempo. Per lui la prospettiva è mutata radicalmente e per sempre. O il sistema religioso che si rifaceva a Mosè e alla legge o Cristo. Prima era legato anima e corpo al primo campo, dopo Damasco ha sostenuto il secondo contro il primo. 
Cosa accadde a Damasco? E chi era il Paolo in cammino verso Damasco? Uno che, sulle basi di una forte ortodossia religiosa, acquisita a Gerusalemme, intravedeva nel movimento che faceva capo a Gesù di Nazaret un grande rischio per l’identità giudaica. Come era possibile sostenere che per essere giusti davanti a Dio bisognava credere in Gesù Messia crocifisso, che si doveva ritenere solo scandalo e maledizione? 
A Damasco accade un riconoscimento: prima ancora che essere Paolo a riconoscere il Signore è il Signore stesso che riconosce Paolo. “Saulo, Saulo…”: Paolo si sente riconoscere come persona al di là di quello che egli stava facendo, che sia stato buono o cattivo. Lì, in quell’essere chiamato per nome, c’è tutta la fiducia di Dio per lui, nonostante andasse a perseguitare i cristiani. Resterà cieco per tre giorni: un’esperienza di buio per ripensare la sua storia. Egli scopre di non sapere chi è Dio, nonostante gli studi e tutto il suo impegno nella religione. Altro è Dio. Avrà bisogno di un fratello, Anania, per farsi aiutare a trovare Dio che lo chiama. Anania è il segno che il cambiamento non è solo interiore, in termini solo individualistici, ma all’interno di una comunità dove gli altri non sono accidentali ma fondamentali per aprirsi al Dio rivelato da Gesù. Forse possiamo comprendere da qui l’insistenza di Paolo nell’invitare le comunità a ricercare la comunione fraterna e l’unità...

  "Sulla via di Damasco"


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CONVERSIONE DI SAN PAOLO (video)

San Tommaso d'Aquino è patrono dei teologi, degli accademici, dei librai e degli studenti.
La sua memoria viene celebrata il 28 gennaio commemorando la deposizione delle sue reliquie avvenuta a Tolosa nel 1369 nella chiesa a lui dedicata.

  SAN TOMMASO D'AQUINO (video)

  Tu non possiedi la verità...

Pange lingua fu composto da San Tommaso d'Aquino, per incarico di papa Urbano IV, per la liturgia della solennità del Corpus Domini, istituita ad Orvieto nel 1264 in seguito agli eventi miracolosi accaduti a Bolsena l'anno precedente. L'inno, che si rifà al precedente omonimo Pange Lingua composto circa sette secoli prima da Venanzio Fortunato, ripercorre l'Ultima cena di Cristo; come preghiera di adorazione dell'Eucaristia, viene cantato al termine della Messa in Cena Domini il Giovedì Santo, quando il Santissimo Sacramento viene portato in processione all'altare della reposizione, e il giorno del Corpus Domini. È anche l'inno dei primi e secondi Vespri di questa solennità. In qualsiasi liturgia dedicata, o che si concluda con la Benedizione eucaristica è uso cantare le ultime due strofe di questo inno, estrapolate come Tantum Ergo Sacramentum.
(nel commento al post il testo in latino e in italiano)

  Pange Lingua (video)

  Che io cammini verso di te...

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Papa Francesco dopo l'Angelus:
"Si celebra oggi la Giornata mondiale dei malati di lebbra. Questa malattia, pur essendo in regresso, purtroppo colpisce ancora molte persone in condizione di grave miseria. E’ importante mantenere viva la solidarietà con questi fratelli e sorelle. Ad essi assicuriamo la nostra preghiera; e preghiamo anche per tutti coloro che li assistono e, in diversi modi, si impegnano a sconfiggere questo morbo."
La Giornata mondiale dei malati di lebbra fu istituita nel 1954 da Raoul Follereau, scrittore, poeta e giornalista francese che per il suo impegno nella lotta alla lebbra fu definito “apostolo dei malati di lebbra”; alla sua dedizione alla lotta contro la lebbra e al suo lavoro per eliminare i pregiudizi che l'accompagnano si ispirano le innumerevoli associazioni di volontariato impegnato in questo campo.

 
Vivere è...

  E' tempo di porre fine...

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  SAN GIOVANNI BOSCO (video)

  Voi siete la delizia...

  Dobbiamo essere lux mundi...


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Uniti nella preghiera per Padre Paolo Dall'Oglio, scomparso da 6 mesi
Oggi raduni in varie citta' del mondo

  Siria: padre Paolo Dall'Oglio, scomparso da 6 mesi

Si intrecciano i canti arabi e quelli italiani. Si alternano le testimonianze, amici, compagni di scuola, cristiani, musulmani. La messa celebrata il 29 gennaio scorso a sei mesi dal rapimento di padre Paolo Dall’Oglio è stato un momento di grande comunione spirituale, oltre le frontiere religiose e culturali. Per la liberazione di un uomo libero si è pregato in varie città italiane

  In preghiera per padre Paolo

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La Chiesa deve vivere la tenerezza di Dio - fr. Egidio Palumbo, carmelitano (video)



La Chiesa deve vivere la tenerezza di Dio
 fr. Egidio Palumbo, carmelitano

Estratto dell'incontro 
"QUANDO L'EVANGELIZZAZIONE DIVENTA CREDIBILE, OGGI?
Conversazione sulla Evangelii Gaudium di Papa Francesco"
19 Dicembre 2013 
Barcellona Pozzo di Gotto (ME) 

Amare con tenerezza... amare senza possedere l'altro

  Video


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"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n. 10/2013-2014 (A) di Santino Coppolino



RUBRICA 
Un cuore che ascolta - lev shomea' 
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male"  (1Re 3,9)

Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino

Vangelo: Mt 4,12-23

Le parole dell'annuncio di Gesù sono le stesse di quelle del Battista (3,2) ma, mentre in Giovanni l'accento è posto sulla prima parte: <<Convertitevi>>, Gesù sposta l'attenzione sulla seconda parte, sulla prossimità del regno dei cieli.
Il rifiuto dei "regni del mondo con la loro gloria"(4,8) abilita Gesù a proclamare nella sua stessa persona l'avvento del "Regno dei Cieli", e se "del pinnacolo (del tempio) ha fatto sua dimora stabile il tentatore"(Turoldo), in Gesù dimora stabilmente lo Spirito di Dio (Gv 1,32),"in Lui dimora corporalmente tutta la pienezza della divinità"(Col 2,9) come afferma l'apostolo Paolo, per questo il Regno dei Cieli si incarna in Gesù di Nazareth. Sappiamo bene che la locuzione "Regno dei Cieli" è un semitismo tipico del Vangelo di Matteo, è una metafora per indicare Dio, evitando di pronunziare il suo Nome, ma anche in quanto il Signore esercita un dominio che si contrappone ai "regni del mondo", nel senso che esso è "totalmente altro" (K. Barth), diametralmente opposto ai regni degli uomini fondati sul terrore e sulla violenza (Mc 10,43). Di questo Gesù ci ha mostrato la via, il Regno dei Cieliche egli è venuto  a inaugurare è un regno di pace e di amore per tutti, esso viene esercitato nel mondo e nella  storia, non sulle nubi o nell'aldilà, come una lettura spiritualistica della locuzione ha spesso incentivato nei cristiani, causando pericolose fughe intimistiche dalla realtà. Esso si fa carne nella vita di ogni uomo a partire dalle realtà più marginali, dalle storie apparentemente inutili e senza speranza, a partire dalla immonda Galilea, la regione senza nome cioè senza una storia, senza un futuro.
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Frequentare i luoghi di Dio… - Omelia di don Antonio Savone nella III domenica del Tempo Ordinario anno A


III domenica Tempo Ordinario anno A
Omelia
di 
don Antonio Savone 

Is 8,23-9,3; 
1Cor 1,10-13.17; 
Mt 4,12-23

Frequentare i luoghi di Dio… 

Nazaret e Cafarnao: ecco la geografia di Dio, i luoghi di Dio. 
Nazaret e Cafarnao non sono soltanto due luoghi geografici, sono anzitutto due modi di concepire la vita, due stili di comunità cristiana. 
A Nazaret Gesù vi resta per un tempo molto lungo. È il tempo in cui Gesù semina il profumo di Dio ma è anche il tempo in cui assimila gli umori dell’uomo: assimila cioè come vive, come muore, come gioisce, come soffre, come si dispera per il pane, come si entusiasma per i figli, come piange di risentimento per le ferite di coloro che gli sono cari e come si scopre improvvisamente capace di compassione e di cura per l’estraneo che non ha mai conosciuto. 
Il tempo di Nazaret non va cancellato perché finiremmo per parlare un gergo religioso pure altissimo ma incapace di parlare al cuore dell’uomo. Nazaret dice la contemporaneità di Dio alle avventure e alle fatiche del vivere dell’umanità. Nazaret, tuttavia, rappresenta pure un rischio: Nazaret vorrebbe inglobare il profeta Gesù nelle sue aspettative, nei suoi schemi. Nazaret è la tentazione dell’esclusiva, luogo del compiacimento, dove l’identità è affermata e riconosciuta, una realtà chiusa, talvolta sulla difensiva. Nazaret è il tempo della nostalgia, luogo incapace di riconoscere il nuovo di Dio tanto è vero che non tarderà a scacciare Gesù quando questi avrà la pretesa di scardinare equilibri consolidati. 
Cafarnao, dove Gesù discende, dice, invece, la disponibilità a misurarsi con una realtà altra rispetto a quella di un tempo, il riconoscere che qualcosa è mutato e perciò la preoccupazione non può essere quella di ri-editare un passato che non è più ma quella di lasciarsi interpellare dal nuovo che incalza. Discendere a Cafarnao significa accogliere la sfida della complessità, misurarsi con l’alternativa, accettare il confronto. Stare là dove la gente vive, non dove vorremmo che viva. 
Non sfugge a nessuno, credo, come non sia facile e per nulla scontato vivere a Cafarnao. Molto più rassicurante ricreare una Nazaret permanente. Di fronte alla complessità, infatti, il rischio è quello di essere disorientati. Con una duplice conseguenza: 
- o la rigidità che spesso sfocia in fondamentalismo 
- o la non consapevolezza di quello che siamo (perdita dell’identità). 
Si può scegliere di abitare a Cafarnao solo nella misura in cui si è più che consapevoli che solo il mondo reale è il luogo della fede.
Non c'è chi non comprenda quali provocazioni portino con sé questi due luoghi: 
una Chiesa compiaciuta quando è riconosciuta perché corrisponde alle attese comuni o una Chiesa capace di sintonizzarsi sullo stile di Dio? 
Una Chiesa per cristiani o, piuttosto, una Chiesa di cristiani a servizio di ogni uomo?
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  Frequentare i luoghi di Dio…


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Pubblichiamo volentieri il commento di P. Balducci segnalatoci per l'attualità dei contenuti da Aldo Pintor, caro amico e assiduo e costante lettore di questa pagina.

 
Ernesto Balducci, commento alle letture della 3ª domenica del Tempo Ordinario anno A

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Settimana di preghiera
per l'unità dei cristiani

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Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani - OTTAVO GIORNO: Insieme… proclamiamo il vangelo



Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani

18 - 25 gennaio 2014

LETTURE BIBLICHE E COMMENTO
PER OGNI GIORNO DELLA SETTIMANA


OTTAVO GIORNO: Insieme… proclamiamo il vangelo

Isaia 61, 1-4 Dio, il Signore, [...] mi ha scelto per portare il lieto messaggio
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Salmo 145 (144), 1-7 Di padre in figlio si tramanda quello che tu hai fatto per noi
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1 Corinzi 15, 1-8 Vi ho trasmesso l‟insegnamento che anch‟io ho ricevuto
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Luca 4, 14-21 Oggi per voi che mi ascoltate si realizza questa profezia
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Tre spunti di riflessione
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Domande per la riflessione personale
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Preghiera
O Dio ricco di grazia, Tu hai inviato il tuo Figlio Gesù Cristo nella potenza del tuo Spirito a redimere il tuo popolo. Rendici uniti nella nostra diversità, affinché noi possiamo affermare e proclamare insieme il lieto annunzio della vita, morte e resurrezione di Cristo ad un mondo che ha bisogno del suo vangelo. Amen.


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Cristo non può essere diviso! - Appello CCEE -


Cristo non può essere diviso!

Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani
(18-25.01.2014)

In occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio 2014), la Presidenza del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), riunita a Genova (Italia), lancia un appello ai cristiani europei ad operare per una comune testimonianza nei vari ambiti della società.

Cristo non può essere diviso”, è il tema scelto quest’anno dal comitato interconfessionale organizzatore della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio 2014).
Cristo non può essere diviso è un invito...
Cristo non può essere diviso è una provocazione ...
Cristo non può essere diviso è uno stimolo ...
Cristo non può essere diviso è un appello...
Cristo non può essere diviso è infine una certezza ...

La Presidenza del CCEE guarda con attenzione alla situazione in Siria, in particolare quella delle comunità cristiane, e si unisce al Santo Padre nella preghiera per la pace.

Fonte: Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE)


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  ... l'unità viene nel cammino...

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Si conclude la Settimana di preghiera per l'unità, un'iniziativa ecumenica internazionale che si celebra ogni anno sul finire di gennaio. Il punto su quanto fatto. E su quanto rimane da fare.

 
Alberto Bobbio:  Ecumenismo: la strategia di Francesco

L’elezione di Papa Bergoglio ha dato, infatti, un rinnovato impulso alle relazioni tra le diverse confessioni, perché Francesco ha profuso in questo campo quella particolare sensibilità che aveva già dimostrato da arcivescovo di Buenos Aires. Non è un caso che fin dal primo giorno si sia definito «Vescovo di Roma», attirandosi così le simpatie del mondo ortodosso (e forse ancor più di quello protestante), e aprendo la strada a un altro storico avvenimento: la partecipazione per la prima volta di un Patriarca di Costantinopoli alla Messa di inizio di un pontificato. 

 
Mimmo Muolo Il vento di Francesco nelle vele dell'ecumenismo



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CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni

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Il Papa vuole limitare il potere dei prelati italiani che per anni hanno fatto il bello e il cattivo tempo. Per questo si è mosso subito con decisione. Creando non poche tensioni.

Venerdì 13 settembre 2013: il presidente della Cei Angelo Bagnasco è a Torino per la Settimana sociale dei cattolici italiani. Seduto in prima fila al Teatro Regio ascolta l’intervento del premier,Enrico Letta. A prima vista è una giornata memorabile: una rinnovata alleanza fra trono e altare, tra i vertici della Chiesa italiana e il capo del governo, il postdemocristiano Letta. Le lancette dell’orologio sembrano tornate indietro di vent’anni. Ma è solo un’illusione ottica. E Bagnasco lo sa bene. Sei mesi prima è salito sul soglio di Pietro Jorge Mario Bergoglio. Sconfitto l’arcivescovo di Milano, Angelo Scola, candidato della Cei, di Camillo Ruini e di una parte dei curiali italiani.
Per Papa Francesco la Cei è accomunata in quel giudizio negativo sull’italianità che, a detta dell’intero conclave, ha guastato la Curia con scandali e veleni. A 150 anni dalla fine dello Stato pontificio, il Papa argentino vuole seppellire definitivamente il potere temporale della Chiesa. Lontani dalla politica e vicini alla gente, soprattutto ai poveri, questo chiede Bergoglio ai vescovi italiani. Bagnasco si sente mancare la terra sotto i piedi. In pochi mesi ha visto sgretolarsi tutta la filiera genovese che durante il pontificato di Benedetto XVI ha tenuto in pugno i vertici della Chiesa: l’arcivescovo di Genova alla presidenza della Cei, il suo predecessore, Tarcisio Bertone, segretario di Stato, il conterraneoMauro Piacenza alla Congregazione per il clero, l’ex vescovo di Savona, Domenico Calcagno, presidente dell’Amministrazione del patrimonio. Perciò mentre Letta parla dal palco, Bagnasco in platea medita un colpo di scena. Poco dopo, a sorpresa, riunisce la presidenza della Cei: ci sono il segretario generale, Mariano Crociata, e i tre vicepresidenti Gualtiero Bassetti, Cesare Nosigliae Agostino Superbo. Bagnasco propone di inviare al Papa una lettera di dimissioni dell’intera presidenza. Un modo per ricompattare i vertici della Chiesa, sperando di vedersi riconfermati in blocco. I vicepresidenti sono perplessi: mentre Bagnasco e Crociata sono stati scelti da Benedetto XVI, gli altri sono stati eletti dall’assemblea e non vorrebbero fare un passo indietro. Alla fine il cardinale convince anche i suoi vice. Però sottovaluta il filo diretto che uno di loro, Bassetti, ha con il Papa. Quando Bagnasco arriva al palazzo apostolico, il Papa già sa tutto e respinge le dimissioni, ma pone due condizioni: immediata riforma dello Statuto della Cei e proroga a tempo del segretario Crociata.
...
Anche la fila degli onorevoli nello studio del cardinale Camillo Ruini (83 anni a febbraio) si è molto ridotta. Al potere temporale, il Papa vuole sostituire un potere morale, libero dalla politica e dal denaro. Anche sull’uso dell’otto per mille ha in serbo qualcosa: meno soldi all’istituzione, più ai poveri. Di fronte agli oltre 20 milioni di buco della diocesi di Terni, sulla quale indaga la magistratura, Papa Francesco vuole dare una lezione: 10 milioni saranno coperti dallo Ior ma gli altri 10 dovrà versarli la Cei. Un avvertimento per il futuro a tener d’occhio come sono amministrate le diocesi. Dopo il ventennio ruiniano, la Chiesa italiana ha faticato a trovare una leadership. Il Papa punta a far emergere nuove figure, possibilmente fuori dai giochi, come i curiali del nostro Paese che ha nominato cardinali: Pietro Parolin, Beniamino Stella, Lorenzo Baldisseri. Segno che la penisola avrà ancora un ruolo nella Chiesa di domani purché trovi il coraggio di cambiare passo.

  Spazzati via i vecchi potenti della Curia di Ignazio Ingrao


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"Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe." Mt 10,16-18

  Corvi e gabbiani in vaticano (vignetta)

... “Progressisti” e “conservatori” fanno sempre lo stesso errore: vedere continuità e discontinuità, analizzare con categorie vuote e spesso tendenziose. Ecco, questa è mondanità spirituale: ridurre l’originalità, il kairos, il "momento" di Dio al gioco della continuità/discontinuità.
E invece servirebbe solamente capire, aprire gli occhi sulla storia plasmata dalla Grazia. E il popolo di Dio capisce, grazie a Dio. L’originalità vera, del resto, non è propria degli uomini ma di Dio...

  Giochetto conservatore e giochetto progressista


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Sembra quasi che non si possa parlare bene di papa Francesco senza attaccare Benedetto XVI e viceversa. Ma questo schema non fa altro che alimentare contrapposizioni ormai superate e soprattutto autorizza ognuno, a seconda della propria sensibilità, a crearsi un Papa e un magistero ad hoc. Dove però di reale non c'è quasi nulla.

  FAMIGLIA CRISTIANA:  Quel confronto tra i Papi che non aiuta a capire

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A lezione di scioltezza dal Papa e dai Vescovi, quando non hanno paura di mostrarsi nella loro umanità e anzi ne sono felici


A lezione di scioltezza
Dal Papa e dai Vescovi, 
quando non hanno paura 
di mostrarsi nella loro umanità 
e anzi ne sono felici.

di Gian Carlo Olcuire

Un'amica mi ha segnalato i due video della scorsa GMG di Rio, che contengono un flashmob (letteralmente folla lampo), cioè una convocazione rapida di molte persone in un luogo, per qualcosa da fare insieme (per lo più una danza). Il flashmob è dunque un evento improvvisato, preparato in un attimo, che richiede solo voglia di mettersi in gioco e un minimo di agilità.

La prova del flashmob per Papa Francesco la sera della veglia

  video

La realizzazione del flashmob la mattina prima della Messa

  video

La cosa più bella da vedere sono i vescovi che giocano, ricordando d'essere un corpo. Non restano distanti, ingessati, ieratici come Cardinalidi Manzù, paludati in paramenti che al massimo facevano intravedere una mano. E stanno allo scherzo, scanzonati, con la leggerezza delle Lezioni americane di Italo Calvino: non quella della piuma in balia del vento ma la scioltezza dell'atleta. Mostrando, tra l'altro, d'aver fatto proprio l'invito - rivolto da Papa Francesco ai giovani - a non balconear, cioè a non "stare sul balcone a guardare la vita scorrere", a non assistere senza partecipare, a buttarsi nella mischia.

Non ha paura, il Vescovo di Roma, di una perdita di portamento. Nel fare cose umane - come andare in metropolitana, raccogliere uno zucchetto, pagare il conto, portare una borsa - e nel riconoscersi peccatore.
La sua scioltezza - oltre che sul fisico - si ripercuote sul linguaggio. Come quando sa inventare metafore ardite. Anche qui, senza temere il ridicolo.
...


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Don Ciotti "Io prete di strada con Bergoglio, così Francesco cambierà la Chiesa"


Don Luigi Ciotti, nei giorni scorsi un incontro importante, quello con Papa Francesco a Santa Marta. Cosa ha provato?

"Ho sentito il Papa come Padre e l'ho scoperto fratello. E io, uomo piccolo piccolo, segnato da limiti e fragilità, ho avvertito con forza la grandezza di questo Papa schietto, fraterno, semplice, capace di accorciare le distanze e di rendere normale lo straordinario. Mi ha colpito la sua capacità di ascoltare, la profondità del suo sguardo, la sua attenzione e dedizione al rapporto umano come strumento di amore, di generosità e di gratuità. E la sua felicità. È un uomo felice perché disinteressato a se stesso, totalmente immerso nella vita e nell'attenzione agli altri".

È un Papa anche capace di forti denunce.
"Questo disinteresse a sé, alle forme e ai simboli del potere, è inversamente proporzionale alla sensibilità di fronte alle ingiustizie. Su questo non fa sconti. Chiama il male per nome, e chi lo commette ha le sue responsabilità. Questa capacità di denuncia contagia. Nella Chiesa sta promuovendo un processo di purificazione dal potere, un ritorno alle radici, all'intransigenza etica del Vangelo. Ma spero che il rinnovamento morale tocchi le coscienze di tutti, laici e cristiani, e faccia capire che il più grande peccato oggi è quello di omissione, del volgere la testa dall'altra parte, del guardare il male e restare con le mani in mano".

Cosa la colpisce di più del Papa?
"La sobrietà, l'essenzialità. Non è ostentata, è vissuta. Francesco ti fa toccare con mano come ciò che conta nella vita è l'essere, non l'avere. Gli averi siamo tutti destinati a perderli, e non c'è niente di piùsaggio che metterli in comune. Ma anche l'essere va condiviso. E il Papa fa capire che la vita piena è quella che accoglie e non trattiene".

Di cosa avete parlato?
...

  Don Ciotti "Io prete di strada con Bergoglio, così Francesco cambierà la Chiesa"


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Don Luigi Ciotti, uno dei più amati e rispettati sacerdoti italiani, fino a lunedì 21 gennaio scorso non aveva mai incontrato un papa, se si eccettua un contatto con Paolo VI in gioventù, mezzo secolo fa. Scherzando, ma non troppo, don Luigi amava ripetere: “Non posso essere ricevuto dal papa perché non ho una giacca da mettermi”. Un modo di spiegare attraverso una metafora la sua distanza di prete di strada rispetto al potere della Chiesa ufficiale.

 
Gad Lerner:  Con o senza giacca, don Ciotti ha incontrato Francesco: come lo vedreste uno come lui alla guida di una nuova Cei?



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L'importanza dello stile di vita nell'annuncio del Vangelo - fr. Egidio Palumbo, ocarm. (video)



L'importanza dello stile di vita
 nell'annuncio del Vangelo - 
fr. Egidio Palumbo, ocarm (VIDEO)

Estratto dell'incontro del 19 dicembre 2013
"QUANDO L'EVANGELIZZAZIONE DIVENTA CREDIBILE, OGGI?
Conversazione sulla Evangelii Gaudium di Papa Francesco"
Barcellona P.G. (ME) - Basilica di S. Sebastiano

Tutto il documento è traversato da questa preoccupazione, perché a nulla vale comunicare la "pura dottrina", la "pura ortodossia", se poi lo stile di vita contraddice la dottrina, il Vangelo.
Nei Vangeli è molto evidente che Gesù dedica meno tempo ad insegnare i contenuti, la "dottrina", e invece dedica molto più tempo ad educare i discepoli ad uno stile di vita che sia adeguato all'annuncio del Vangelo.
Gesù insiste molto non su che cosa bisogna dire, ma su come dirlo: da che parte stai quando annunci, che stile di vita vivi quando predichi, quando parli di Dio, di Gesù, quando fai catechesi, quando insegni teologia.... Perché questo e solo questo rende credibile l'evangelizzazione. Lo stile di vita è importantissimo, perché il cristiano prima di proporre una "dottrina" (un pensiero articolato e sistematico), propone una persona vivente: Gesù Cristo.
Il cristiano crede, si affida a Gesù, una persona vivente, non si affida ad un pensiero, ad una idea, ad una dottrina. il cristiano è testimone di una persona vivente - Gesù - che gli ha cambiato la vita. Non è testimone, il cristiano, di una idea o di una ideologia.
Annunciare l'evangelo con uno stile di vita che lo contraddice, significa far passare il messaggio - il non-detto - di un cristianesimo senza conversione, di un cristianesimo come religione senza fede in Cristo Gesù, di un cristianesimo ridotto a principi morali ed etici, di un cristianesimo cioè fatto per "atei devoti ".
Attenzione: questo tipo di cristianesimo non evangelizza oggi, in un mondo multireligioso e multietnico, in un modo "adulto" dal punto di vista della scienza e della tecnica e del pensiero filosofico, che non se ne fa niente se noi gli proponiamo un "dio tappabuchi".
Il mondo oggi - lo diceva già Paolo VI - ascolta i testimoni, e se ascolta i maestri, li ascolta nella misura in cui si presentano e sono testimoni, cioè mostrano attraverso il loro stile di vita che in Dio hanno scoperto con gioia il Senso vero della vita. I parolai/intellettuali da salotto asettici... non annunciano con gioia il Vangelo. L'importanza dello stile di vita: questo è pastorale!
....
Una Chiesa che sa stare dalla parte di Gesù, che sa assimilare il suo stile di vita povero
...

 
video


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“Se non entrerà in gioco il concetto di famiglia, non so a cosa possa servire il Sinodo. La questione di fondo è proprio questa, l’ha detto anche Maradiaga nella recente intervista concessa al quotidiano tedesco Kölner Stadt-Anzeiger”. Il teologo Vito Mancuso è rimasto impressionato dalle parole del porporato honduregno, “mi ha colpito la libertà della mente che il suo incedere aveva, e di questo c’è molto bisogno, soprattutto nella chiesa”

 
Matteo Matzuzzi:  Mutare la dottrina, si può e si deve

L’attenzione ai poveri, da papa Giovanni alla Evangelii Gaudium di papa Francesco

 
Alessandro Monti:  La "Pacem in Terris" oggi



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 FRANCESCO
 



     Angelus/Regina Cæli - Angelus, 26 gennaio 2014

    Udienza - 29 gennaio 2014

    Omelia - 25 gennaio 2014: Solennità della Conversione di San Paolo Apostolo - Celebrazione dei Vespri

    Discorso - Ai partecipanti al Congresso Nazionale promosso dal Centro Italiano Femminile (25 gennaio 2014)

    Discorso - Alla delegazione della "University of Notre Dame" (Indiana, U.S.A.) (30 gennaio 2014)

    Discorso - Ai partecipanti alla Plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede (31 gennaio 2014)




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25/01/2014:

  E' facile rivolgersi a Dio...


27/01/2014:

  Cari giovani, non accontentatevi...


28/01/2014:

  Preghiamo per l'unità dei cristiani...


30/01/2014:

  Non posso immaginare un cristiano...


31/01/2014:

  Nessuno si salva da solo...



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Angelus del 26 gennaio 2014 - Testo e video



Piazza San Pietro
26/01/2014

Cari fratelli e sorelle buongiorno,

il Vangelo di questa domenica racconta gli inizi della vita pubblica di Gesù nelle città e nei villaggi della Galilea. La sua missione non parte da Gerusalemme, cioè dal centro religioso, centro anche sociale e politico, ma parte da una zona periferica, una zona disprezzata dai giudei più osservanti, a motivo della presenza in quella regione di diverse popolazioni straniere; per questo il profeta Isaia la indica come «Galilea delle genti» (Is 8,23).
E’ una terra di frontiera, una zona di transito dove si incontrano persone diverse per razza, cultura e religione. La Galilea diventa così il luogo simbolico per l’apertura del Vangelo a tutti i popoli. Da questo punto di vista, la Galilea assomiglia al mondo di oggi: compresenza di diverse culture, necessità di confronto e necessità di incontro. Anche noi siamo immersi ogni giorno in una “Galilea delle genti”, e in questo tipo di contesto possiamo spaventarci e cedere alla tentazione di costruire recinti per essere più sicuri, più protetti. Ma Gesù ci insegna che la Buona Novella, che Lui porta, non è riservata a una parte dell’umanità, è da comunicare a tutti. È un lieto annuncio destinato a quanti lo aspettano, ma anche a quanti forse non attendono più nulla e non hanno nemmeno la forza di cercare e di chiedere.
Partendo dalla Galilea, Gesù ci insegna che nessuno è escluso dalla salvezza di Dio, anzi, che Dio preferisce partire dalla periferia, dagli ultimi, per raggiungere tutti. Ci insegna un metodo, il suo metodo, che però esprime il contenuto, cioè la misericordia del Padre. 
...
Lasciamoci raggiungere dal suo sguardo, dalla sua voce, e seguiamolo! «Perché la gioia del Vangelo giunga sino ai confini della terra e nessuna periferia sia priva della sua luce»

Dopo l'Angelus:
Adesso voi vedete che non sono solo: sono in compagnia di due di voi, che sono saliti qui. Sono bravi questi due!

Si celebra oggi la Giornata mondiale dei malati di lebbra...

Sono vicino con la preghiera all’Ucraina...

Oggi ci sono tanti bambini in piazza! Tanti! Anche con loro vorrei rivolgere un pensiero a Cocò Campolongo, che a tre anni è stato bruciato in macchina a Cassano allo Jonio. ...

Nei prossimi giorni, milioni di persone, che vivono nell’Estremo Oriente o sparse in varie parti del mondo, tra cui cinesi, coreani e vietnamiti, celebrano il capodanno lunare. A tutti loro auguro ...

Ieri, a Napoli, è stata proclamata Beata Maria Cristina di Savoia... Il suo straordinario esempio di carità testimonia che la vita buona del Vangelo è possibile in ogni ambiente e condizione sociale.

Saluto con affetto tutti voi, cari pellegrini venuti da diverse parrocchie d’Italia e di altri Paesi, come pure le associazioni, i gruppi scolastici e altri... 
Vorrei anche esprimere la mia vicinanza alle popolazioni alluvionate in Emilia.

Mi rivolgo adesso ai ragazzi e ragazze dell’Azione Cattolica della Diocesi di Roma! Cari ragazzi, anche quest’anno, accompagnati dal Cardinale Vicario, siete venuti numerosi al termine della vostra “Carovana della Pace”. Vi ringrazio! Vi ringrazio tanto! Ascoltiamo ora il messaggio che i vostri amici, qui accanto a me, ci leggeranno.

[lettura del messaggio]
Ed ora questi due bravi ragazzi lanceranno le colombe, simbolo di pace.

A tutti auguro buona domenica e buon pranzo. Arrivederci!

  testo integrale dell'Angelus

  video


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Piazza San Pietro
Mercoledì, 22 gennaio 2014

Cari fratelli e sorelle, buongiorno,

in questa terza catechesi sui Sacramenti, ci soffermiamo sulla Confermazione o Cresima, che va intesa in continuità con il Battesimo, al quale è legata in modo inseparabile. Questi due Sacramenti, insieme con l’Eucaristia, formano un unico evento salvifico, che si chiama — l’“iniziazione cristiana” —, nel quale veniamo inseriti in Gesù Cristo morto e risorto e diventiamo nuove creature e membra della Chiesa. Ecco perché in origine questi tre Sacramenti si celebravano in un unico momento, al termine del cammino catecumenale, normalmente nella Veglia Pasquale. Così veniva suggellato il percorso di formazione e di graduale inserimento nella comunità cristiana che poteva durare anche alcuni anni. Si faceva passo a passo per arrivare al Battesimo, poi alla Cresima e all'Eucaristia.
Comunemente si parla di sacramento della “Cresima”, parola che significa “unzione”. E, in effetti, attraverso l’olio detto “sacro Crisma” veniamo conformati, nella potenza dello Spirito, a Gesù Cristo, il quale è l’unico vero “unto”, il “Messia”, il Santo di Dio. Il termine “Confermazione” ci ricorda poi che questo Sacramento apporta una crescita della grazia battesimale: ci unisce più saldamente a Cristo; porta a compimento il nostro legame con la Chiesa; ci accorda una speciale forza dello Spirito Santo per diffondere e difendere la fede, per confessare il nome di Cristo e per non vergognarci mai della sua croce (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1303).
Per questo è importante avere cura che i nostri bambini, i nostri ragazzi, ricevano questo Sacramento. 
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Pensate quanto è importante questo: per mezzo dello Spirito Santo, Cristo stesso viene a fare tutto questo in mezzo a noi e per noi. Per questo è importante che i bambini e i ragazzi ricevano il Sacramento della Cresima.
Cari fratelli e sorelle, ricordiamoci che abbiamo ricevuto la Confermazione! Tutti noi! Ricordiamolo prima di tutto per ringraziare il Signore di questo dono, e poi per chiedergli che ci aiuti a vivere da veri cristiani, a camminare sempre con gioia secondo lo Spirito Santo che ci è stato donato.

video della catechesi

Saluti:
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Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. In particolare, saluto i partecipanti al Forum della Pontificia Facoltà di Teologia; i Silenziosi Operai della Croce; e i rappresentanti dello Spettacolo Viaggiante di Bergantino, esortandoli ad essere testimoni gioiosi dei valori cristiani della solidarietà e dell’ospitalità. Saluto inoltre il gruppo dei Cuochi fiorentini e toscani, come pure le Associazioni “Carta di Roma” e “Casa Alessia”, incoraggiando ciascuno a proseguire l’impegno verso i bisognosi e i rifugiati. Saluto le famiglie degli operai della Shellbox di Castelfiorentino con il Cardinale Giuseppe Betori e, mentre esprimo la mia vicinanza, formulo voti che si faccia ogni sforzo possibile da parte delle competenti istanze, perché il lavoro, che è sorgente di dignità, sia preoccupazione centrale di tutti. Che non manchi il lavoro. E' sorgente di dignità! Saluto le Fondazioni Associate alla Consulta Nazionale Antiusura con l’Arcivescovo di Bari, Mons. Francesco Cacucci, ed auspico che le Istituzioni possano intensificare il loro impegno al fianco delle vittime dell’usura, drammatica piaga sociale.

     il testo integrale dell'Udienza Generale

    il video integrale


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - «fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce» - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
27 gennaio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
la santità dei vescovi, dei preti, dei laici guida la Chiesa

Non fanno notizia sui giornali ma danno forza e speranza agli uomini: sono tutti i vescovi e i preti “anonimi” che continuano a offrire la loro vita in nome di Cristo nel servizio alle diocesi e alle parrocchie. Per questi sacerdoti «coraggiosi, santi, buoni, fedeli» Papa Francesco ha invitato a pregare nella messa celebrata lunedì mattina, 27 gennaio, nella cappella della Casa Santa Marta.

La riflessione del Pontefice ha preso spunto dalla prima lettura, tratta dal secondo libro di Samuele (5,1-7.10), che racconta l’unzione del re Davide. «Abbiamo ascoltato — ha detto — la storia di quella riunione» a Ebron, quando «tutte le tribù di Israele vennero da Davide e gli proposero di farlo re». Infatti, ha spiegato, «Davide era re di Giuda ma il regno era diviso». Tutti gli anziani del popolo «hanno visto che l’unico che poteva» essere re «era Davide». Così «sono andati da lui per fare un’alleanza». Insieme, ha proseguito il Papa, «sicuramente hanno parlato, hanno discusso come fare l’alleanza. E alla fine hanno deciso di farlo re». Ma «questa decisione non era una decisione, diciamo, democratica»; piuttosto, una decisione unanime: «tu sei re!».
E «questo — ha spiegato il Pontefice — è il primo passo. Poi viene il secondo: re Davide concluse con loro un’alleanza» e gli anziani del popolo «unsero Davide re di Israele». Ecco, dunque, l’importanza dell’unzione. «Senza questa unzione — ha detto — Davide sarebbe stato soltanto il capo, l’organizzatore di un’azienda che portava avanti questa società politica che è il regno di Israele». Invece «l’unzione è un’altra cosa»; e proprio «l’unzione consacra Davide re».
«Qual è la differenza — si è domandato il Papa — tra essere un organizzatore politico del paese e essere re unto?». Quando Davide, ha spiegato, «è stato unto re di Giuda da Samuele, era piccolo, era un ragazzino. Dice la Bibbia che dopo l’unzione lo Spirito del Signore scese su Davide». E così «l’unzione fa che lo Spirito del Signore scenda sulla persona e sia con lui».Anche il brano proposto dalla liturgia, ha notato il Papa, «dice lo stesso: Davide andava sempre più crescendo in potenza e il Signore, Dio degli eserciti, era con lui». E «questa è proprio la specificità dell’unzione».Il vescovo di Roma ha ricordato, in proposito, l’atteggiamento di Davide nei confronti del re Saul, «che voleva ucciderlo per gelosia, per invidia». Davide «ha avuto l’opportunità di uccidere il re Saul ma non ha voluto farlo: io mai toccherò l’unto del Signore, è una persona scelta per il Signore, unta dal Signore!». Nelle sue parole c’è il «senso della sacralità di un re».

«Nella Chiesa — ha affermato il Pontefice — noi abbiamo ereditato questo nella persona dei vescovi e dei preti». I vescovi infatti «non sono eletti soltanto per portare avanti un’organizzazione che si chiama Chiesa particolare. Sono unti. Hanno l’unzione e lo spirito del Signore è con loro». 
...
Qualcuno, ha notato il Papa, potrebbe obiettare: «Ma, padre, io ho letto su un giornale che un vescovo ha fatto tal cosa o che un prete ha fatto tal cosa!». Obiezione alla quale il Pontefice ha risposto: «Sì, anch’io l’ho letto! Ma dimmi: sui giornali vengono le notizie di quello che fanno tanti sacerdoti, tanti preti in tante parrocchie di città e e di campagna? La tanta carità che fanno? Il tanto lavoro che fanno per portare avanti il loro popolo?» E ha aggiunto: «No, questa non è notizia!». Vale sempre, ha spiegato, il noto proverbio secondo cui «fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce».
Papa Francesco ha concluso la sua riflessione invitando a pensare «a questa unzione di Davide» e, di conseguenza, «ai nostri vescovi e ai nostri preti coraggiosi, santi, buoni, fedeli». E ha chiesto di pregare «per loro: grazie a loro oggi noi siamo qui, sono stati loro che ci hanno battezzato»

  Quando i sacerdoti non fanno notizia

  video


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - La gioia della lode e la festa della famiglia - (video e testo)



S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
28 gennaio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
impariamo a lodare sempre Dio!

La preghiera di lode ci fa fecondi. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa, commentando la danza gioiosa di Davide per il Signore di cui parla la Prima Lettura, ha sottolineato che, se ci chiudiamo nella formalità, la nostra preghiera diventa fredda e sterile. 

“Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore”. Papa Francesco ha svolto la sua omelia muovendo da questa immagine gioiosa, raccontata nel Secondo Libro di Samuele. Tutto il Popolo di Dio, ha rammentato, era in festa perché l’Arca dell’Alleanza tornava a casa. La preghiera di lode di Davide, ha proseguito, “lo portò a uscire da ogni compostezza e a danzare davanti al Signore” con “tutte le forze”. Questa, ha commentato, “era proprio la preghiera di lode!” E ha confidato che, leggendo questo passo, ha “pensato subito” a Sara, dopo aver partorito Isacco: “Il Signore mi ha fatto ballare di gioia!”. Questa anziana, come il giovane Davide – ha evidenziato – “ha ballato di gioia” davanti al Signore. “A noi – ha poi osservato – è facile capire la preghiera per chiedere una cosa al Signore, anche per ringraziare il Signore”. Anche capire la “preghiera di adorazione”, ha detto, “non è tanto difficile”. Ma la preghiera di lode “la lasciamo da parte, non ci viene così spontanea”:
“‘Ma, Padre, questo è per quelli del Rinnovamento nello Spirito, non per tutti i cristiani!’. No, la preghiera di lode è una preghiera cristiana per tutti noi! Nella Messa, tutti i giorni, quando cantiamo il Santo… Questa è una preghiera di lode: lodiamo Dio per la sua grandezza, perché è grande! E gli diciamo cose belle, perché a noi piace che sia così. ‘Ma, Padre, io non sono capace… Io devo…’. Ma sei capace di gridare quando la tua squadra segna un goal e non sei capace di cantare le lodi al Signore? Di uscire un po’ dal tuo contegno per cantare questo? Lodare Dio è totalmente gratuito! Non chiediamo, non ringraziamo: lodiamo!”
Dobbiamo pregare “con tutto il cuore”, ha proseguito: “E’ un atto anche di giustizia, perché Lui è grande! E’ il nostro Dio!”. Davide, ha poi rammentato, “era tanto felice, perché tornava l’arca, tornava il Signore: anche il suo corpo pregava con quella danza”:
“Una bella domanda che noi possiamo farci oggi: ‘Ma come va la mia preghiera di lode? Io so lodare il Signore? So lodare il Signore o quando prego il Gloria o prego il Sanctus lo faccio soltanto con la bocca e non con tutto il cuore?’. Cosa mi dice Davide, danzando qui? E Sara, ballando di gioia? Quando Davide entra in città incomincia un’altra cosa: una festa!”
La gioia della lode – ha ribadito – ci porta alla gioia della festa. La festa della famiglia

  Il Papa: esultiamo per un goal ma spesso lodiamo il Signore con freddezza

  video


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - umiltà, fedeltà e preghiera - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
30 gennaio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
vero cristiano trasmette la fede

“Non si capisce un cristiano senza Chiesa”: lo ha affermato stamani Papa Francesco durante la Messa presieduta a Santa Marta. Il Pontefice ha indicato tre pilastri del senso di appartenenza ecclesiale: l’umiltà, la fedeltà e la preghiera per la Chiesa.

L’omelia del Papa è partita dalla figura del re Davide, come viene presentata dalle letture del giorno: un uomo che parla col Signore come un figlio parla con il padre e anche se riceve un “no” alle sue richieste, lo accetta con gioia. Davide – osserva Papa Francesco – aveva “un sentimento forte di appartenenza al popolo di Dio”. E questo – ha proseguito – ci fa chiedere su quale sia il nostro senso di appartenenza alla Chiesa, il nostro sentire con la Chiesa e nella Chiesa:
“Il cristiano non è un battezzato che riceve il Battesimo e poi va avanti per la sua strada. Il primo frutto del Battesimo è farti appartenere alla Chiesa, al popolo di Dio. Non si capisce un cristiano senza Chiesa. E per questo il grande Paolo VI diceva che è una dicotomia assurda amare Cristo senza la Chiesa; ascoltare Cristo ma non la Chiesa; stare con Cristo al margine della Chiesa. Non si può. E’ una dicotomia assurda. Il messaggio evangelico noi lo riceviamo nella Chiesa e la nostra santità la facciamo nella Chiesa, la nostra strada nella Chiesa. L’altro è una fantasia o, come lui diceva, una dicotomia assurda”.
Il “sensus ecclesiae” – ha affermato - è “proprio il sentire, pensare, volere, dentro la Chiesa”. Ci sono “tre pilastri di questa appartenenza, di questo sentire con la Chiesa. Il primo è l’umiltà”
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“Che il Signore –ha concluso il Papa - ci aiuti ad andare su questa strada per approfondire la nostra appartenenza alla Chiesa e il nostro sentire con la Chiesa”.

  Papa Francesco: dicotomia assurda amare Cristo senza la Chiesa

  video


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - il senso del peccato e i martiri dei nostri peccati non riconosciuti - (video e testo)



S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
31 gennaio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
non perdiamo il senso del peccato

Quando viene meno la presenza di Dio tra gli uomini, “si perde il senso del peccato” e così può accadere di far pagare ad altri il prezzo della nostra “mediocrità cristiana”. Lo ha affermato oggi Papa Francesco all’omelia della Messa mattutina in Casa Santa Marta. Chiediamo a Dio, ha esortato il Papa, la grazia che in noi non diminuisca mai la presenza “del suo Regno”.

Un peccato grave, come ad esempio l’adulterio, derubricato a “problema da risolvere”. La scelta che compie il re Davide, narrata nella prima Lettura di oggi, diventa lo specchio davanti al quale Papa Francesco pone la coscienza di ogni cristiano. Davide si invaghisce di Betsabea, moglie di Uria, un suo generale, gliela prende e spedisce il marito in prima linea in battaglia, causandone la morte e di fatto perpetrando un assassinio. Eppure, adulterio e omicidio non lo scuotono più di tanto. “Davide si trova davanti a un grosso peccato, ma lui non lo sente peccato”, osserva il Papa. “Non gli viene in mente di chiedere perdono. Quello che gli viene in mente è: ‘Come risolvo questo?’”:
“A tutti noi può accadere questa cosa. Tutti siamo peccatori e tutti siamo tentati e la tentazione è il pane nostro di ogni giorno. Se qualcuno di noi dicesse: ‘Ma io mai ho avuto tentazioni’, o sei un cherubino o sei un po’ scemo, no? Si capisce… E’ normale nella vita la lotta e il diavolo non sta tranquillo, lui vuole la sua vittoria. Ma il problema – il problema più grave in questo brano – non è tanto la tentazione e il peccato contro il nono comandamento, ma è come agisce Davide. E Davide qui non parla di peccato, parla di un problema che deve risolvere. Questo è un segno! Quando il Regno di Dio viene meno, quando il Regno di Dio diminuisce, uno dei segni è che si perde il senso del peccato”.
...
“Io vi confesso, quando vedo queste ingiustizie, questa superbia umana, anche quando vedo il pericolo che a me stesso avvenga questo, il pericolo di perdere il senso del peccato, mi fa bene pensare ai tanti Uria della storia, ai tanti Uria che anche oggi soffrono la nostra mediocrità cristiana, quando noi perdiamo il senso del peccato, quando noi lasciamo che il Regno di Dio cada… Questi sono i martiri dei nostri peccati non riconosciuti. Ci farà bene oggi pregare per noi, perché il Signore ci dia sempre la grazia di non perdere il senso del peccato, perché il Regno non cali in noi. Anche portare un fiore spirituale alla tomba di questi Uria contemporanei, che pagano il conto del banchetto dei sicuri, di quei cristiani che si sentono sicuri”.

    Papa Francesco: se perdiamo il senso di Dio, il peggiore dei peccati ci appare una piccolezza

 
video


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SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"


  Un mural stencil in una strada romana vicino al Vaticano


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«Ci ho messo più tempo a trovare il muro giusto sul quale appenderlo che a disegnarlo - racconta Mauro -. Sulla zona non ho mai avuto dubbi: a Borgo Pio, il quartiere papalino per eccellenza, sono nato e cresciuto, e qui oggi tutti adorano Francesco. Proprio per l’empatia che riesce a creare intorno a sé, il Papa è molto pop, e pop come un fumetto l’ho voluto disegnare. I superpoteri di cui l’ho dotato rappresentano l’enorme potere di cui dispone, che lui usa, unico leader al mondo, per fare del bene. È l’unico che fa quel che dice e dice quel che fa.

  Piero Negri:  «Così ho inventato il graffito del SuperPapa»

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Prossimità, incontro, dialogo. Sono alcune delle parole chiavi del Messaggio di Papa Francesco per la prossima Giornata delle Comunicazioni Sociali. Il documento ruota intorno alla figura del Buon Samaritano indicato dal Pontefice come modello per i comunicatori. Per un commento sul Messaggio, Alessandro Gisotti ha intervistato il direttore di “Civiltà Cattolica”, padre Antonio Spadaro 

  Antonio Sèadaro:  Per Papa Francesco comunicare non è routine, è una sfida appassionante

Vittime dell’usura e operai che stanno perdendo il lavoro sono venuti stamani a incontrare il Papa «per fare il pieno di speranza e solidarietà», per sentirsi «meno soli, farsi coraggio e trovare anche la forza di combattere per una vita migliore». I rappresentanti della Consulta italiana antiusura e gli operai della Shelbox di Castelfiorentino hanno presentato al Pontefice, gli uni accanto agli altri, le loro «drammatiche storie, vissute alla periferia di una società che considera le persone in difficoltà come scarti da emarginare».

  L'OSSERVATORE ROMANO:  Con gli operai e le vittime degli strozzini




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