"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°6 del 2014

Aggiornamento della settimana

- dall'1 al 7 febbraio 2014 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 14 febbraio 2014          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 


LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo




OMELIA 

    di P. Gregorio Battaglia
  di P. Aurelio Antista
    di P. Alberto Neglia

 
N. B. La Lectio è temporaneamente sospesa



NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 








I NOSTRI TEMPI

  (GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)


Nella Terra dei Fuochi rifiutati dell’umanità sui rifiuti dell’uomo



Rifiutati dell’umanità sui rifiuti dell’uomo. È il nuovo/vecchio dramma della "terra dei fuochi". Centinaia di rom obbligati delle istituzioni a vivere in mezzo alle discariche. Bambini che giocano tra esalazioni tossiche e scarti industriali. 
Campo regolare, non abusivo, ma tra fumi e veleni. Giugliano, 120mila abitanti al confine nord del Napoletano, cuore delle ecomafie, al centro della cosiddetta "area vasta": 30 discariche in appena 7 chilometri quadrati, tutte ufficiali anche se molte poi finite sotto inchiesta e ancora oggi sequestrate, come la famosissima Resit dell’imprenditore Cipriano Chianese, per la quale è stato da poco condannato per disastro ambientale e avvelenamento delle acque il boss del "casalesi", Francesco Bidognetti, "Cicciotto ’e mezzanotte", tra gli inventori delle ecomafie. Sito di interesse nazionale, poi incredibilmente "declassato" a Sito di interesse regionale. Anche se molti dei veleni di queste discariche vengono dal Nord. 
Ebbene, come ricorda nella sua denuncia don Maurizio Patriciello, «proprio qui sorge un campo rom con circa 400 persone, la maggior parte bambini, adolescenti o giovani mamme». Conosciamo bene questa realtà, una storia quasi trentennale.

   Quei rom tra i rifiuti tossici di Giugliano

Nella Terra dei Fuochi, ci sono anche i geyser. Fumarole di gas tossico che esce dal terreno nero e rende nauseabonda l’aria, facendo scappare anche i topi. Peccato che sopra i geyser ci vivano circa 500 persone, di cui oltre 200 bambini. Sono le famiglie rom bosniache fuggite anni fa dalla guerra jugoslava che vivono nel “campo attrezzato” accanto a Masseria del Pozzo, una delle discariche più inquinate dell’Area Vasta di Giugliano (Napoli). 
Racconta la loro storia il documentario “Terrapromessa” che Mario Leombruno e Luca Romano hanno presentato al Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli.
...
Ma forse questa è la domanda che ci lascia il documentario di Leombruno e Romano: con quali prospettive può crescere un bambino che, letteralmente, abbiamo buttato in discarica?

   Crescere in una discarica

Guarda il trailer del documentario TERRA PROMESSA

   video


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Il sacerdote simbolo della battaglia per la bonifica dell'area con il più alto tasso di morti per cancro alza il suo grido. E mentre la Chiesa invita a fare presto («una colpa contro Dio e gli uomini»), la magistratura indica le possibili soluzioni: confisca dei beni, obbligo di ripristino, elenco degli imprenditori puliti.

  Paolo Perazzolo:   Patriciello: non aspettiamo l'apocalisse

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Se c'è qualcosa di particolarmente odioso tra le schizofrenie della politica al tempo della crisi (etica prima ancora che economica), la criminalizzazione della miseria occupa sicuramente i primi posti. Nel dicembre scorso un gruppo di senza casa di Ancona, stranieri e italiani, avevano occupato l'edificio dell'ex asilo Regina Margherita che versava in stato di abbandono. Lo hanno ripulito dalle erbacce, dalle siringhe e dalla sporcizia e, soprattutto, gli hanno ridato vita abitandolo. Lo hanno battezzato Casa de nialtri, hanno avviato un'esperienza di cohousing, hanno trasformato il vecchio giardino in orto comunitario, hanno ricevuto mobili e altro in donazione solidale da diversi cittadini, hanno avviato una scuola di italiano per stranieri... 

  Tonio Dell'Olio:  La casa de nialtri

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Come c’era da aspettarsi, la pubblicazione dell’Evangelii gaudium, il messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1° gennaio, il messaggio al World Economic Forum di Davos del 21 gennaio di papa Francesco hanno suscitato una ridda di prese di posizione, in Italia come all’estero, in gran parte di taglio non favorevole. Perché?
La ragione è facile a dirsi: il Papa, non interessato ad alcun compromesso, non si preoccupa di sposare una sorta di linea mediana di pensiero nella quale ognuno possa trovare una qualche traccia del proprio punto di vista. Piuttosto, la sua è la scelta della minoranza profetica, di chi cioè si adopera non ad anticipare il futuro, ma a denunciare, con coraggio, il presente...

  Stefano Zamagni:   Ricchi sempre più ricchi

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La solidarietà è un segno di quella capacità di bene che contraddistingue l’uomo. L’uomo è capace di bene, è capace di rap­portarsi all’altro secondo una relazione di bene.
Il termine «relazione» – che oggi viene spesso ripetuto come un mantra, quasi fosse una parola magica in grado di risolvere qual­siasi problema – è per certi aspetti ambiguo; in ef­fetti all’interno della «nuda vita» la relazione con l’altro è sempre finalizzata alla permanenza dello stesso

  Silvano Petrosino:   Solidali ma senza equivoci

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Lotta alle mafie


Attilio Manca aveva 34 anni, era un medico, un urologo. Aveva studiato a Roma e poi a Parigi, dove aveva appreso le tecniche più innovative per operare il tumore alla prostata, per poi finire a lavorare all’ospedale Belcolle di Viterbo. Un giorno Attilio non si presenta al lavoro. È il 12 febbraio 2004. I suoi colleghi lo troveranno riverso sul letto in una pozza di sangue. Dopo dieci anni, per la prima volta, abbiamo recuperato nel fascicolo processuale le foto del cadavere, così come sarebbe stato ritrovato. Sono foto impressionanti

  Francesca Fagnani:  Attilio Manca: La strana morte dell'urologo

Un pugno nello stomaco. Eccole le prime immagini del cadavere di Attilio Manca pubblicate sul sito della trasmissione “Chi l’ha visto?”. La domanda è immediata: e questo sarebbe un suicidio? 
Le fotografie restituiscono una prospettiva totalmente diversa. Che per altro era saltata subito agli occhi dei familiari e dello stesso avvocato Fabio Repici, recentemente affiancato da Antonio Ingroia. Così come è riportato nel sito dedicato al giovane urologo barcellonese Attilio Manca veniva ritrovato cadavere verso le ore 11 del 12 febbraio 2004.

  Lorenzo Baldo:  Attilio Manca: se questo è un suicidio

Servizio Pubblico ha pubblicato le foto choc della morte di Attilio Manca. Per i periti sentiti dalla trasmissione vi sarebbero elementi poco chiari: “Quelle ferite sullo scroto e quel naso storto potrebbero raccontare un’altra storia”.
“Certo è che c’è un vuoto di indagini sulla posizione della Mileti che va approfondito durante il dibattimento. In tanti anni di professione non ho mai assistito a una cosa del genere, sono stupefatto e desolato per come sono state condotte le indagini del caso” ha detto Antonio Ingroia, che assiste la famiglia Manca.

  BLITZ:  Attilio Manca, lo strano suicidio dell'urologo: la foto choc di Servizio Pubblico (testo+video)

A dieci anni dalla morte di Attilio Manca si apre uno spiraglio per i familiari, che non hanno mai dato creduto al decesso del medico per un mix di eroina e tranquillanti e che da anni si battono per la ricerca della verità.

  Flavia Ludovisi:  "Finalmente il processo: abbiamo già pronta una lunga lista di testimoni"

Martedì 11 Febbraio 2014, l’ANAAM (Associazione Nazionale Amici Attilio Manca), in occasione del X Anniversario della sua morte, lo ricorderà con l’evento “…E SE ATTILIO FOSSE TUO FRATELLO?” .

    DECIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI ATTILIO MANCA: LE INIZIATIVE A BARCELLONA PG

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FEDE E
SPIRITUALITA'

 

NELLA SOBRIETÀ IL FUTURO DELLA TERRA 

HOREB n. 66 - 3/2013


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

I tifoni sempre più violenti che si ripetono in modo più frequente in varie parti di questo nostro mondo, provocando morte e distruzione di intere città ci lasciano sbigottiti e ci fanno dire che il clima è impazzito.
Sì il clima è impazzito, ma la responsabilità di questo stravolgimento è legata al delirio dell’uomo che, dimenticando la sua vocazione di essere custode del creato, pensa di esserne il padrone e, coltivando un atteggiamento feroce nei riguardi del pianeta terra, provoca, con le proprie scelte consumistiche,
inquinamento, desertificazione e morte.
 Scienziati accreditati ci ricordano che la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera è al limite di guardia. Le emissioni di gas serra continuano a crescere del 2-3% l’anno a causa della deforestazione e dei combustibili fossili: petrolio, carbone e metano. Ci attende una tragedia con conseguenze devastanti: scioglimento dei ghiacciai, innalzamento dei mari, tempeste.
L’inquinamento dell’acqua, dell’aria, della terra, quindi, è la conseguenza di un rapporto scorretto tra l’uomo e l’ambiente, un rapporto innaturale tra natura ed esistenza, un rapporto violento tra creature volute e pensate da Dio per vivere in pace. La natura è oggi, in più maniere, violentata. Il fenomeno è preoccupante per la sua ampiezza a scala mondiale, per la vastità a vari livelli, e perché è avanzante con l’avanzare della logica del profitto.
L’uomo di oggi, allora, consapevole di questo dato di fatto, è chiamato a svegliarsi dal torpore, e, rinunciando a un tenore di vita che si è dimostrato essere incompatibile con le leggi dell’equilibrio uomo-natura, è invitato a scegliere uno stile di vita sobrio. Questa presa di coscienza non è più rimandabile né da delegare ad altri, ma si impone come atto di responsabilità per rendere vivibile il nostro pianeta e per avviare, sul piano strutturale, la costruzione di un sistema che crei le condizioni per una piena umanizzazione di tutte le relazioni.
È questo l’orizzonte che anima la nostra riflessione.


   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)


E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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I MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA 2014 -
"L’UMANITÀ DI GESÙ PRESENZA RELAZIONALE DI DIO"



I MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA – 2014
della FRATERNITÀ CARMELITANA 
DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO

L’UMANITÀ DI GESÙ
PRESENZA RELAZIONALE DI DIO


Dal 5 Febbraio al 2 Aprile
dalle h. 20.00 alle h. 21.00
presso la sala del convento



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  Quanti prodigi ha operato...
  Fratelli andiamo! Oggi...
  Gesù aiutami... (vignetta)
  Questa offerta di se stessi...
  Oggi si celebra in Italia...
  Ma pensiamo un po' cosa succederebbe...
  Il limite tra il prima di Cristo...
  L'amore è...
  I cristiani e la Chiesa non dovrebbero...
  Quando noi supplichiamo Dio...
  Il primo servizio che si deve al prossimo...
  Può darsi che domani spunti l'alba...
  E' curioso a vedere...
  L'Eucarestia costituisce il vertice...
  Partono i discepoli...
  Abbiate il coraggio di andare...
  Quando le cose si impadroniscono...
  Più invecchio più mi convinco...
  Dove ci sono teste decapitate...



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LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO

"Essi non compresero
ciò che aveva detto loro".
(Luca 2, 50)


  Gianfranco Ravasi:  Quando anche Maria e Giuseppe non capiscono

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Riascoltiamo dopo 60 anni l'appello dell'Abbé Pierre... oggi interpella anche noi?


Oggi è un'anniversario speciale: il 1° febbraio ricorrono infatti i 60 anni dall'appello radio lanciato dall'Abbé Pierre dalle frequenze di Radio Luxembourg dopo la morte di freddo a Parigi di una donna sfrattata. Fu l'inizio di quella che chiamò «l'insurrezione della bontà» con l'invito a far sì che «nessuno questa sera si corichi sull'asfalto». Sono parole che riproponiamo qui sotto ricollegandole all'invito che Papa Francesco non si stanca di proporci chiedendoci di combattere la «cultura dello scarto» e la «globalizzazione dell'indifferenza». Clicca qui - invece - per riascoltarle così come furono pronunciate dall'Abbé Pierre quella sera.

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Amici miei, vi chiedo aiuto..

Una donna è appena morta assiderata, questa notte alle tre, sul marciapiede del boulevard Sébastopol, stringendo in mano il documento ricevuto il giorno prima, lo sfratto dall'alloggio... Ogni notte, sono più di duemila rannicchiati sotto il gelo, senza tetto, senza pane, più di uno quasi nudo. Davanti all'orrore, lecités d'urgence, non sono più abbastanza urgenti!

Ascoltatemi: in tre ore sono stati creati due primi centri d'accoglienza: una sotto la tenda ai piedi del Pantheon, in rue de la Montagne Sainte Geneviève; l'altro a Courbevoie. Traboccano già di gente, bisogna aprirne ovunque. Occorre che questa sera stessa, in tutte le città di Francia, in ogni quartiere di Parigi, vengano affissi dei cartelli sotto una luce nella notte, sulla porta di luoghi dove ci siano coperte, paglia, un piatto caldo, e dove si possa leggere sotto questo titolo «Centro fraterno di riparo», queste semplici parole: 

«Tu che soffri, chiunque tu sia, entra, dormi, mangia, riprendi speranza, qui ti amiamo!».

Le previsioni del meteo annunciano un mese di gelate terribili. Fin quando durerà l'inverno, facciamo sì che questi centri rimangano, davanti ai fratelli che muoiono nella miseria, la sola opinione che deve esistere tra gli uomini: la volontà di rendere impossibile che tutto questo continui. Vi prego, amiamoci abbastanza per fare tutto questo subito. Che tanto dolore ci restituisca questa cosa meravigliosa: l'anima solidale della Francia.

Grazie! Ciascuno di noi può venire in aiuto ai senza tetto. Ci occorrono per questa sera, o al più tardi entro domani, 5000 coperte, 300 grandi tende americane, 200 stufe catalitiche. Depositate tutto rapidamente davanti all' hôtel Rochester, 92 rue de la Boétie. Appuntamento dei volontari e dei camion per la raccolta, questa sera alle 23, davanti alla tenda in Rue de la Montagne Sainte Geneviève.

Grazie a voi, nessun uomo, nessun bambino si coricherà questa sera sull'asfalto o sui lungofiume di Parigi.

Grazie!

L'Abbé Pierre

(fonte Missionline)

Guarda anche i nostri post precedenti:
  • A cento anni dalla nascita (5 agosto 1912) dell’Abbé Pierre, fondatore delle comunità Emmaus
  • Per ricordare l'Abbé Pierre nel centenario dalla nascita: “Rendiamo illegale la miseria” - “Tutte le sfide dell'Abbé Pierre”
  • L'intervento di don Luigi Ciotti a Roma per il centenario della nascita dell'Abbé Pierre
  • «Amore, nome moderno dei diritti umani» di Abbé Pierre (inedito)
  • Un ricordo dell'Abbè Pierre


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  Con tutto il denaro del mondo...

  Se si colpisce l'uomo...

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Per ricordare i primi 4 anni di vita del blog Pietre Vive ripubblichiamo il primo post...
Allora scrivevamo: "La data odierna ha un valore simbolico per tutti i Cristiani, per questo è stata scelta per dare l'avvio a PIETRE VIVE, il blog di TEMPO PERSO, siamo consapevoli di avere ancora tanto lavoro da fare... ma è un inizio..."
Oggi ringraziamo il Signore per quanto fatto finora ma siamo più che mai consapevoli di quanto ancora si possa fare con il Suo aiuto...

Presentazione di Gesù al Tempio


La data odierna ha un valore simbolico per tutti i Cristiani, per questo è stata scelta per dare l'avvio a PIETRE VIVE, il blog di TEMPO PERSO, siamo consapevoli di avere ancora tanto lavoro da fare... ma è un inizio...

Presentazione di Gesù al Tempio

Il 2 febbraio tutte le chiese cristiane celebrano la Presentazione di Gesù al Tempio; la festa odierna ci ricorda che 40 giorni dopo la nascita del suo primogenito, Maria portò il bambino al Tempio per riscattarlo con il sacrificio di due tortore o due colombe, secondo la Legge di Mosè.Questo adempimento della Legge ( anche il primo incontro ufficiale di Gesù con il suo popolo, nella persona dell'anziano Simeone. Per questo le chiese ortodosse chiamano la festa di oggi il Santo Incontro (hypapanté) del Signore. E' un incontro e una manifestazione, poiché Maria entra nel Tempio «per manifestare al mondo colui che ha dato la Legge e la compie», e per accompagnare il Figlio nella sua prima offerta al Padre.La festa della Presentazione sorse a Gerusalemme, dove è attestata già nel IV secolo. Dalla liturgia gerosolimitana le liturgie occidentali hanno attinto la processione delle candele, che hanno conservato fino ai nostri giorni; essa trae origine dal cantico del vecchio Simeone, il quale prendendo tra le braccia il piccolo Gesù ringrazia Dio e riconosce in quel bambino la «luce per la rivelazione alle genti e la gloria del popolo d'Israele».Celebrando questa festa i cristiani sono così condotti a ricordare che per riconoscere il Signore e la sua missione di salvezza universale sono necessarie la povertà e l'attesa che furono proprie di Simeone, della profetessa Anna e di tutti i poveri di Israele, che l'evangelista Luca presenta nel vangelo dell'infanzia.
Enzo Bianchi

   Dal sito della Comunità di Bose: Presentazione di Gesù al tempio


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Due appuntamenti per ricordare don Andrea Santoro a otto anni dal suo assassinio in Turchia.


Due appuntamenti per ricordare don Andrea Santoro a otto anni dal suo assassinio in Turchia. Martedì 4, alle ore 20.45, la parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio (piazza di Villa Fiorelli 1), che il sacerdote del clero romano “fidei donum” guidò per sei anni prima di partire per la Turchia, ospiterà una veglia di preghiera presieduta dal vescovo ausiliare Matteo Zuppi.
Mercoledì 5 febbraio, alle ore 19, nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme, il cardinale Camillo Ruini, che celebrò i funerali di don Santoro mentre era vicario della diocesi di Roma, presiederà una Messa in suffragio del sacerdote. (fonte. ROMASETTE)

Uno sparo, un proiettile che trapassa i polmoni, un uomo che si accascia all’improvviso: moriva così, 8 anni fa, don Andrea Santoro, sacerdote fidei donum della diocesi di Roma. Era il 5 febbraio 2006 e don Santoro era a Trabzon, in Turchia, Paese in cui operava come missionario. La morte – per la quale è stato arrestato e condannato un ragazzo di 16 anni – lo colse mentre pregava nella Chiesa locale intitolata a Santa Maria...

   Turchia. 8 anni fa l'uccisione di don Santoro. Il card. Ruini: esempio di missionario che si dona al prossimo

Guarda anche il nostro precedente post:

   Ricordo di don Andrea Santoro


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  Non bisogna essere buoni...
  Dio è uno, ma non vuol dire...


  SANT'AGATA (video)

San Tommaso d'Aquino è patrono dei teologi, degli accademici, dei librai e degli studenti.
La sua memoria viene celebrata il 28 gennaio commemorando la deposizione delle sue reliquie avvenuta a Tolosa nel 1369 nella chiesa a lui dedicata.

  SANTI PAOLO MIKI E COMPAGNI  (video)


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"Tutti fratelli, perché tutti figli dell'unico Padre" fr. Egidio Palumbo, carmelitano (VIDEO)



"Tutti fratelli, perché tutti figli dell'unico Padre" 
fr.Egidio Palumbo, 
carmelitano 

Estratto dell'incontro 
"LA BELLEZZA DELLA CHIESA, 
COMUNITÀ DI FRATELLI
Lectio divina sui Salmi 133 e 134"
del 27 gennaio 2014 - Barcellona P.G. (ME)


"Tutti fratelli, perché tutti figli dell'unico Padre" 
- Riscoprire la bellezza della Chiesa come comunità di fratelli -

  Video


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"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n. 11/2013-2014 (A) di Santino Coppolino



RUBRICA 
Un cuore che ascolta - lev shomea' 
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male"  (1Re 3,9)

Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino

Vangelo: Lc 2,22-40

Gesù viene condotto a Gerusalemme per essere circonciso e diventare così figlio di Abramo, secondo quanto è scritto nella Legge del Signore (Gen 17,9-14). Ma Gesù è più che figlio di Abramo: egli è il Figlio del Dio Altissimo (Lc 1,32.35), come il Padre stesso per bocca dell'Angelo ha annunciato a Maria. Mentre come figlio di Abramo la sua missione sarebbe stata solo per Israele, come Figlio di Dio nessun popolo, nessun uomo è più escluso dalla salvezza del Signore.
...


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OREUNDICI - IL QUADERNO DI FEBBRAIO 2014: PADRE NOSTRO CHE SEI IN TERRA - L'EDITORIALE di Mario De Maio I FIGLI - Il privilegio alla carità – di Arturo Paoli - UN INCONTRO “STORICO” - Papa Francesco ha ricevuto fratel Arturo


OREUNDICI
IL QUADERNO DI FEBBRAIO 2014

PADRE NOSTRO 
CHE SEI IN TERRA

L'EDITORIALE 
di Mario De Maio

Sin da bambini abbiamo imparato a recitare la preghiera del Padre nostroinsegnata da Gesù ai suoi discepoli. Ne abbiamo parlato durante il convegno di gennaio “Padre nostro che sei in terra”. Come fare scendere Dio dal cielo e incontrarlo nella nostra quotidianità? L’orizzonte che ci avvolge, soprattutto in questo momento storico ed economico, è fatto di tanta sofferenza, di tanta ingiustizia e talvolta anche di disperazione. Come può occuparsi Dio del nostro pane, del nostro male, della nostra incapacità di perdonare e delle numerose tentazioni a prevaricare sul bene dei nostri fratelli? 
Come è difficile introdurre nella mentalità comune che Dio può operare sulla terra soltanto attraverso gli uomini e soprattutto attraverso coloro che si professano e si dichiarano suoi figli. Solo la nostra fede può rendere presente Dio in mezzo agli uomini. Tutti sperimentiamo quotidianamente quanta incredulità attraversi le nostre comunità. Non penso all’incertezza e al dubbio che arricchisce ogni buona fede, ma all’utilizzo più o meno inconsapevole delle immagini di Dio per sentirci rassicurati, per deresponsabilizzarci dall’impegno personale di cambiare il mondo. Come è difficile sostituire dentro di noi un’immagine di Dio che magicamente deve risolvere i nostri problemi, con la presa di coscienza personale che a noi è stato affidato il compito di trasformare il mondo. Quando dico “mondo” penso alle nostre realtà quotidiane, alle nostre comunità fatte da un piccolo gruppo di persone con il quale entriamo in contatto quotidianamente e viviamo la nostra avventura umana...

  L'EDITORIALE di Mario De Maio

IL PRIVILEGIO ALLA CARITÀ
le grandi novità della Evangelii Gaudium
di Arturo Paoli

La missione fondamentale dei pontefici è quella di guidarci sul retto cammino della fede, perché evidentemente non possiamo dirci cristiani se non conosciamo e non seguiamo il cammino aderente alla verità del vangelo. La caratteristica essenziale della dottrina di papa Francesco è quella di essere molto semplice e di non essere guidato da grandi pensatori, ma soprattutto dal riconoscere che “non si può pretendere che tutti i popoli di tutti i continenti esprimano la fede cristiana secondo le modalità adottate dai popoli europei in un determinato momento della storia perché la fede non può chiudersi dentro i confini della comprensione e dell’espressione di una cultura particolare. è indiscutibile che una sola cultura non esaurisca il mistero della redenzione di Cristo” (Evangelii Gaudium118). Questa espressione può dare origine a polemiche e a dubbi. La scelta di papa Francesco è appoggiata su Cristo che ama l’uomo peccatore e vuole persuaderlo che per la sua pace deve seguire l’amore per tutti i fratelli, specialmente i più poveri, i più sofferenti e i più trascurati nella società. La sua verità si difende in un altro articolo della Evangelii Gaudium. La citazione di Francesco di Assisi e della beata Teresa di Calcutta ci spiega che papa Francesco vuole fondare la sua missione non sulla razionalità ma soprattutto sull’amore: “Chi oserebbe rinchiudere in un tempio e far tacere il messaggio di san Francesco d’Assisi e della beata Teresa di Calcutta? Essi non potrebbero accettarlo. Una fede autentica che non è mai comoda né individualista implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo, di trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore dopo il nostro passaggio sulla terra” (183). Può sembrare strano che il papa Francesco, uomo dottissimo di pensiero, assuma questo atteggiamento così chiaro e diretto, semplice ed eloquente. 
La sua scelta preferenziale è quella dei più abbandonati della terra. La sua finalità è di seguire “questo cammino luminoso di vita e sapienza”. Evidentemente questo cambio di orientamento avviene nell’epoca in cui il calo improvviso e prepotente dei seguaci di una pratica cattolica non potrà essere recuperato con il richiamo a una fedeltà alla dottrina della fede con argomenti razionalistici, ma solo scoprendo realmente che la relazione fra ricchi e poveri accresce diariamente il suo divario in maniera preoccupante. “Gesù ci ha indicato questo cammino di servizio umile e generoso alla giustizia, alla misericordia verso il povero. Gesù ci ha indicato questo cammino di riconoscimento dell’altro con le sue parole e i suoi gesti. Perché oscurare ciò che è così chiaro?” (194). Insomma queste parole ci dicono chiaro che l’intenzione di Francesco è dare il privilegio alla carità più che all’ortodossia. La fede della Chiesa non può essere retorica nel momento storico in cui viviamo: “Due grandi questioni mi sembrano fondamentali in questo momento della storia. Le svilupperò con una certa ampiezza perché considero che determineranno il futuro dell’umanità...

  IL PRIVILEGIO ALLA CARITÀ le grandi novità della Evangelii Gaudium di Arturo Paoli

UN INCONTRO “STORICO”
papa Francesco ha ricevuto fratel Arturo a Santa Marta
Sabato 18 gennaio fratel Arturo è stato ricevuto da papa Francesco. Un evento atteso e desiderato fortemente da Arturo, che in questo scorcio finale della sua vita vive la gioia di trovare sulla cattedra di San Pietro un papa che viene da quella stessa fine del mondo in cui lui ha trascorso la metà centrale della sua vita, un papa che predica e pratica il suo stesso vangelo della giustizia e delle beatitudini. Il pomeriggio della domenica, di ritorno da un viaggio certamente faticoso fisicamente ed emotivamente “carico”, era colmo di pace e di serenità. Restio a raccontare di che cosa abbiano parlato in quei quaranta minuti di incontro, di cui ancora gustava il sapore.
Certamente lo ha colpito l’accoglienza semplice e fraterna di papa Francesco...

  UN INCONTRO “STORICO”

Padre nostro che sei in cielo e sei in terra, sacro è il Tuo nome.
Sia fatta in noi la Tua volontà, e sia fatta nel cosmo.
Dacci del Tuo pane, che basti a questo giorno.
Nella Tua compassione perdonaci ed elargisci a noi il dono di perdonarci l’un l’altro.
Guidaci sino a Te e nell’oscurità tendi a noi dall’alto la Tua mano.
Perché Tuo è il regno, e su di Te si fonda il nostro potere e il nostro compimento.
Kahlil Gibran


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... E se, come spesso si afferma, non è necessario consacrarsi per fare del bene, è però necessario consacrarsi per vedere "bene" il bene da fare... Essere consacrati significa rimanere nelle cose del Padre e quindi diventare per gli uomini del proprio tempo, non ripetitori stanchi di messaggi scontati, ma sentinelle coraggiose di quel Bene che non sempre a prima vista appare come tale. Fu così per Simeone, che prese fra le braccia un bambino e riconobbe Dio; sia così per noi: nel grigiore quotidiano si possa annunciare la Presenza del Bellissimo che non ci abbandona. Si possa davvero, come diceva Chagall, sbattere in faccia a questo secolo il guanto della bellezza per colpire l’uomo nelle sue nostalgie e obbligarlo a tornare ai misteri. La bellezza è per me la vita consacrata: i poveri saranno sempre con noi, ma non avvenga che, per causa nostra, non sia più con noi la certezza di una Presenza che illumina la vita e motiva la carità. (Maria Gloria Riva)

  Il guanto della bellezza

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CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni

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La fede in Dio è causa di violenza o antidoto alla violenza?
Lo scrittore portoghese José Saramago, premio Nobel per la Letteratura, in un suo articolo ha scritto: «Le religioni, tutte, senza eccezione, non serviranno mai per avvicinare e riconciliare gli uomini e, al contrario, sono state e continuano a essere causa di sofferenze inenarrabili, di stragi, di mostruose violenze fisiche e spirituali che costituiscono uno dei più tenebrosi capitoli della misera storia umana».
La frase esprime bene l'accusa gravissima, condivisa da molte persone, che una componente della cultura laica muove alla fede religiosa. In particolare, è il monoteismo a essere posto sul banco degli imputati: la fede in un Dio unico implicherebbe una visione assolutista e intollerante della verità traducendosi comportamenti oppressivi e persecutori.
Una risposta è venuta dal recente testo della Commissione Teologica Internazionale, un organismo vaticano che riunisce studiosi di tutto il mondo per affrontare tematiche di particolare importanza, pubblicato il 17 gennaio: Dio trinità, unità degli uomini. Il monoteismo cristiano contro la violenza. I trenta teologi che lo hanno redatto hanno esaminato i fondamenti biblici e teologici di una lettura autenticamente cristiana della realtà della violenza e invitato il pensiero filosofico e politico contemporaneo a uscire da una prospettiva pregiudizialmente ostile alla fede religiosa, nonché a essere altrettanto attento ai rischi di negazione della dignità umana di cui esso stesso è portatore, in vista di un dialogo costruttivo.
I punti cruciali del discorso, a mio avviso, sono in estrema sintesi tre...

  Fare i conti con la violenza di Christian Albini


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Don Ciotti e l'odore di pecora


L'udienza del papa a Hollande, il Consiglio permanente della CEI, il furto di una reliquia di Giovanni Paolo II, la celebrazione del Giorno della memoria e il patchwork di notizie sul «Francesco feriale»: questi, in ordine crescente di titoli ricevuti, gli argomenti religiosi che i quotidiani italiani hanno giudicato più interessanti nella settimana appena trascorsa (25-31 gennaio2014).
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Infine, si sono letti 62 titoli sommando assieme i tanti atti «feriali» od ordinari di papa Francesco e/o alcuni fatti collegati. Ad esempio, questa settimana hanno fatto faville l'attacco dei rapaci alle colombe liberate domenica 26 in San Pietro, un graffito su un muro di Roma che lo dipinge come Superman e la cover story dell'ultimo Rolling Stone, stigmatizzata ufficialmente perché rozza nell'interpretare il papato attuale nel senso della discontinuità col precedente. Ma anche il dolore del papa per l'assassinio di Cocò Campolongo, il bambino di tre anni morto bruciato per mano della 'ndrangheta, e l'appello ai suoi killer al pentimento e alla conversione.
Si ricollega a quest'ultimo gesto l'incontro tra Francesco e don Luigi Ciotti, avvenuto presso Casa Santa Marta il 21 ma del quale il fondatore del Gruppo Abele e di Libera ha dato conto anche in una bella intervista a Paolo Rodari, su La Repubblica del 31.
L'intervista dice dell'impressione che Ciotti ha ricevuto dall'incontro con papa Bergoglio - e conosco abbastanza don Luigi per sapere che non è facile impressionarlo, e che non è uomo da dire una cosa solo perché ci si aspetta che la dica.
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Don Ciotti ha 68 anni. Non potrebbe, santo padre Francesco - scusi se mi permetto -, chiedergli il sacrificio di servire la Chiesa italiana come vescovo, nei prossimi anni? Lei lo ha incontrato a tu per tu: ha addosso un odore di pecora (anzi di agnello, vista la preoccupazione verso i ragazzi che vivono ai margini) che non gli si sta vicino. La Chiesa che egli testimonia è incidentatissima, per quanto è stata estroversa: più che un ospedale da campo, un camper ammaccato. Sul disinteresse per la ricchezza e il potere personali, niente da dire. Sa «misericordiare» come pochi. E l'ingiustizia proprio non la sopporta. Pensi che bravo vescovo sarebbe... E mi creda, ne abbiamo degli altri, in Italia, con questo profilo.

P.S.: Santo padre, la stessa idea è venuta anche a Gad Lerner. Solo che lui si è allargato un bel po' e lo ha candidato addirittura come futuro presidente della CEI. A me questa sembra una di quelle cose che si dicono quando si fa a chi la spara più grossa... ai giornalisti capita: abbia pazienza. Ma a farlo vescovo, per esempio a Locri-Gerace, che è vacante, o a Tortona, per dire, dove il vescovo è già dimissionario per età, ci pensi. A meno che, santo padre, non ci abbia già pensato.

  Don Ciotti e l'odore di pecora di Guido Mocellin 

Vedi il nostro precedente post:

  Don Ciotti "Io prete di strada con Bergoglio, così Francesco cambierà la Chiesa"


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Le tre qualità del buon politico di Bruno Forte

Le tre qualità del buon politico
di mons. Bruno Forte
arcivescovo di Chieti-Vasto


Il tema ci interessa tutti, per le ricadute che ha sulla vita politica e sociale del Paese. Intervengo, perciò, su di esso, non perché abbia specifiche competenze in materia, ma per la vicinanza che il servizio pastorale mi consente di avere con la gente e per la possibilità conseguente di offrire risposte alquanto affidabili a questioni come questa: che cosa il cittadino comune si aspetta dalla futura regolamentazione dell'elezione dei suoi rappresentanti e da un possibile, nuovo assetto istituzionale dello Stato? L'ascolto di tantissime realtà, a cominciare da famiglie e lavoratori, da giovani e anziani, fino ad aziende, organismi istituzionali e associazioni, mi consente di dire che - a parte il bisogno di stabilità, purtroppo sempre soggetto ai possibili "cambi di casacca"! - sono tre le attese più diffuse e a mio avviso più che legittime: la prima è che la nuova legge elettorale assicuri un'effettiva rappresentanza in Parlamento delle istanze del territorio e dei problemi reali della gente; la seconda è che i costi della politica - pagati da tutti - siano vigorosamente ridimensionati, grazie a un'operazione analoga a quello che nelle famiglie ha voluto dire lo "stringere la cinghia" di fronte ai problemi posti dalla crisi in atto; la terza è che chi si mette in politica, candidandosi a rappresentare il popolo, abbia un'elevata tensione morale e intenda perciò servire il bene comune e non servirsi dei privilegi della "casta".
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Oso qui augurare a chiunque vorrà impegnarsi nell'agone politico di essersi a lungo formato a un'esigente disciplina morale e a una forte tensione spirituale. C'è un Salmo che dice: "Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. Se il Signore non vigila sulla città, sulla città, invano veglia la sentinella" (127, 1). Con immagini vive e concrete, questa parola del Grande Codice, che è la Bibbia, ci ricorda l'urgenza di verificare continuamente le nostre azioni su una misura alta e definitiva, qual è quella legata al fondamento trascendente della vita e della storia. Il Salmo suggerisce al tempo stesso di non presumere delle sole forze umane, invitando implicitamente all'umiltà e all'invocazione.
Non sarà allora inopportuno ricordare che la nuova generazione di politici di cui il Paese ha bisogno dovrà coniugare queste tre qualità: continuo impegno di discernimento morale, umiltà nel mettersi in gioco e interiore disponibilità a un più alto giudizio, a un più grande amore. Desiderarlo apparirà ad alcuni un sogno ad occhi aperti, ma è anche l'augurio migliore che si possa fare al destino comune di tutti.

  Le tre qualità del buon politico



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"Il dialogo che batte la violenza" di Enzo Bianchi


Il recente documento della Commissione teologica internazionale affronta con lucidità la tematica del rapporto tra religioni monoteistiche e violenza, a partire dall’ottica propria di un organismo composto da teologi cattolici a servizio della chiesa universale: non a caso il sottotitolo parla di “monoteismo cristiano contro la violenza”. Vorrei approfondirne alcuni aspetti così da favorire una lettura che, muovendosi dall’ambito interno alla chiesa cattolica, si allarghi al confronto con le altre confessioni cristiane e giunga a stimolare il dialogo con gli altri due “monoteismi” – ebraico e islamico – e con il pensiero esterno allo spazio religioso.
La riflessione non può che partire dai testi evangelici che narrano la vita di Gesù Cristo: una vicenda umana e spirituale che – anche a chi non vi scorga elementi soprannaturali o legami con la divinità della figura – esprime con le parole e con i fatti una condanna esplicita di ogni violenza, qualunque sia la “ragione” che pretenda giustificarla, fosse anche quella compiuta in nome della fede: il perdono illimitato e l’amore per i nemici diventano un comando essenziale nella sequela cristiana. Gesù di Nazaret ha mostrato che il male si può vincere solo con il bene e con un perdono rinnovato fino a “settanta volte sette”.
D’altro canto è vero che, sempre dai vangeli, emerge come il cristianesimo non sia una religione come le altre, dal momento che chiede di criticare la religione stessa. Marcel Gauchet si è spinto fino a parlare di “cristianesimo come religione dell’uscita dalla religione”: è questa singolarità che – nella scia dei profeti veterotestamentari, durissimi contro gli abusi del potere anche religioso – ha dato vita a pagine evangeliche e a testimonianze di uomini e donne di ogni epoca capaci di opporsi a ogni violenza e ingiustizia.
Certo, il documento teologico avrebbe potuto aprire in modo più esplicito e preciso a una confessione penitenziale delle colpe storiche dei cristiani, ma nessuno dei cattolici, almeno finora, ha dimenticato la lettera apostolica Tertio millennio adveniente e la liturgia profetica nelle quali Giovanni Paolo II ha chiesto perdono per i peccati commessi dai cristiani, in particolare per gli atti di violenza, di persecuzione e di intolleranza praticate nei confronti degli altri. Ma il tono minore usato su questo argomento non consente di affermare che la chiesa si è liberata dalla violenza solo in tempi recenti: questo significa non solo dimenticare che nei primi quattro secoli di cristianesimo la violenza si è abbattuta su cristiani che non ne commettevano alcuna, ma anche ignorare come lungo tutta la storia del cristianesimo in terre e culture diversissime non sono mai mancati cristiani che, in nome del vangelo, hanno rifiutato atti di violenza e di intolleranza anche quando la loro stessa istituzione ecclesiale, in situazione di potere e di forza, agiva come i potenti di questo mondo.
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  "Il dialogo che batte la violenza" di Enzo Bianchi

Leggi anche:
  • il testo integrale del documento "Dio Trinità, unità degli uomini - Il monoteismo cristiano contro la violenza"
  • il nostro precedente post: La fede in Dio è causa di violenza o antidoto alla violenza? "Fare i conti con la violenza" di Christian Albini


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PEDOFILIA E ABORTO, L'ONU ATTACCA IL VATICANO - La denuncia e l'ingerenza - Violenze sui minori: senza alternative. Il cammino di tutta la Chiesa





PEDOFILIA E ABORTO, L'ONU ATTACCA IL VATICANO 
di Annachiara Valle

"Sono molto dure e molto specifiche le accuse che il Comitato Onu per i diritti del fanciullo muove alla Santa Sede. Si torna a parlare, per esempio, delle Case Magdleine, in Irlanda, che fino al 1996 sono state teatro di abusi e violenze contro le ragazze che vi erano rinchiuse. O della pratica di spostare i preti pedofili di parrocchia in parrocchia o di Stato in Stato per insabbiarne i crimini “come è stato documentato da molte corti di giustizia”. ...
Dura replica del Vaticano: questo comitato non ha fatto un buon servizio alle Nazioni Unite.

  L'ONU ATTACCA IL VATICANO di Annachiara Valle

La denuncia e l'ingerenza
di Enzo Bianchi

"... Su questo tema, occorre riconoscerlo, gli ultimi decenni hanno visto un profondo cambio culturale nel quale la soggettività e i diritti dei minori sono emersi con forza, generando un giudizio morale di grave deprecazione per determinati comportamenti: per tutta la società occidentale, chiese comprese, i delitti di pedofilia sono diventati “delicta graviora”, reati tra i più gravi, e la condanna li colpisce con una forza sconosciuta in precedenza.
Ora il documento della Commissione ONU per i diritti dei minori riaccende doverosamente l’attenzione sugli abusi verso i minori da parte di persone – preti, religiosi, educatori – con responsabilità all’interno della chiesa cattolica. Non andrebbe tuttavia dimenticato che i dati attestano come la percentuale di tali crimini commessi all’interno delle istituzioni cattoliche non si discosti da quella relativa a qualsiasi tipo di istituzione per i minori, specialmente se prevede la convivenza quotidiana tra questi e gli educatori. 
....
Come si può, parlando di difesa dei minori, passare a rimproverare alla chiesa cattolica la sua posizione fermamente contraria all’aborto? E cosa ha a che fare il tipo di approccio teologico o pastorale all’omosessualità con la depravazione della pedofilia? E a quale altro stato membro od osservatore presso l’ONU si chiede esplicitamente di cambiare la propria costituzione o il codice civile o penale, come si fa con la S. Sede pretendendo che modifichi il Codice di diritto canonico?
L’impressione che emerge dalla lettura degli stralci del documento affidati ai media è che si sia voluto affrontare un male certamente detestabile e tenace non confrontandosi con l’istanza ecclesiale in modo franco e costruttivo in vista di una comune battaglia per estirparlo, ma reiterando condanne già espresse, ignorando cambiamenti avvenuti e considerando più o meno esplicitamente l’interlocutore cattolico come una controparte che non collabora alla soluzione del problema ma lo accresce a causa del suo stesso approccio etico. 
Purtroppo da alcuni anni si può constatare che da parte di alcune istituzioni politiche occidentali sta crescendo un’ostilità anticristiana che – non accogliendo il messaggio etico, soprattutto della chiesa cattolica – finisce per accusarla di comportamenti che, se han fatto parte del passato, oggi sono condannati e, per quanto possibile, prevenuti e impediti. ..."

  La denuncia e l'ingerenza di Enzo Bianchi

Violenze sui minori: senza alternative. Il cammino di tutta la Chiesa
di M. E. Gandolfi

Il dibattito degli ultimi anni ci ha aiutato a scoprire quanto grande sia stata e sia nella Chiesa la tentazione d’evitare di guardare in faccia [la] verità»: anche estrapolata dal suo contesto, questa affermazione avrebbe già di per sé un peso non indifferente. Ma il fatto che sia stata pronunciata da un cardinale, Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera, in un simposio sul tema delle violenze sessuali contro minori nel contesto ecclesiale, organizzato in un’università pontificia (la Gregoriana), a cui hanno partecipato attivamente esponenti di primo piano delle quattro principali congregazioni vaticane (dottrina della fede, innanzitutto, vescovi, evangelizzazione dei popoli, religiosi), ne fa un punto di non ritorno.
L’idea del simposio – celebrato dal 6 al 9 febbraio – è nata a partire dalle rivelazioni su casi di violenze contro minori che nell’anno 2010 hanno scosso la Chiesa cattolica, e, tra le Chiese locali, anche quella tedesca. «Per quanto mi riguarda – ha detto il card. Marx – posso affermare che l’anno 2010 (…) è stato l’anno peggiore e più doloroso della mia vita». Il caso del collegio Canisius, retto dai gesuiti, ha chiamato in causa direttamente la Compagnia, che si è attivata non solo per dare corso alle denunce ma anche per avviare programmi di prevenzione (cf. Regno-att. 4,2010,83; 6,2010,166; Regno-doc. 17,2010,567). Di lì il passo a rivolgersi alla «propria» università e in particolare all’Istituto di psicologia è stato breve...

  Violenze sui minori: senza alternative. Il cammino di tutta la Chiesa (pdf)



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... Suor May Ann Walsh, portavoce della Conferenza Episcopale americana, commenta con sagacia il testo Onu: “Chiunque porti attenzione sul problema (degli abusi sessuali) contribuisce a risolverlo…”, ma mischiarlo con aborto e contraccezione rischia di far caos, “Purtroppo hanno gettato tutto nel lavandino e indebolito il rapporto. Aborto e contraccezione sono temi che scatenano guerre culturali, gli abusi sessuali non son temi da scontro culturale, sono un peccato e un crimine”...

 
Gianni Riotta:  Burocrati e moralisti a Palazzo di Vetro

Seve­ris­simo atto d’accusa nei con­fronti del Vati­cano da parte della Com­mis­sione Onu per i diritti dei minori sulla que­stione dei preti pedo­fili. «La Santa sede – si legge nel più cor­poso dei rap­porti pre­sen­tati ieri a Gine­vra – non ha rico­no­sciuto l’ampiezza dei cri­mini com­messi, non ha preso le neces­sa­rie misure per affron­tare i casi di abuso ses­suale e per pro­teg­gere i bam­bini e ha adot­tato poli­ti­che e pra­ti­che che hanno por­tato a una con­ti­nua­zione degli abusi e all’impunità dei respon­sa­bili». In sostanza, que­sta l’accusa dell’Onu, ha tol­le­rato e per­messo che molti preti e reli­giosi com­met­tes­sero abusi e vio­lenze su bam­bini e minori.

 
Luca Kocci:  L'Onu scomunica la Santa Sede

«Che non si possono mettere insieme casi di trenta o quarant’anni fa con la situazione di oggi, come se nel frattempo non ci fosse stato un lungo lavoro di purificazione, modifiche legislative e misure disciplinari più severe approvate negli ultimi anni. Non so, c’è una sorta di scarto, di sfasatura. Quello che mi ha sorpreso è l’impressione che fosse già stato scritto, magari con l’aggiunta di qualche paragrafo dopo l’incontro del Comitato con la nostra delegazione...»

 
Gian  Guido Vecchi:  L’arcivescovo: «Mi hanno fatto parlare ma il giudizio era già stato scritto» (pdf)

Il segretario Galantino: le Nazioni Unite interferiscono sui temi etici. Il documento non tiene conto di quello che la Chiesa ha fatto di recente e  questo non è corretto

  Paolo Rodari:  Cei: "I vescovi ora sono a fianco delle vittime ma non chiedeteci di difendere l'aborto"

La prima reazione del Vaticano al rapporto del Comitato Onu per i diritti dell’infanzia è una robusta cortina fumogena. I termini negativi si sprecano. Che è ideologico, inesatto. Che interferisce con la libertà religiosa. Che il rapporto è frutto di pressioni di lobby gay e pro-aborto... La tesi è che il documento Onu sia marchiato da “preconcetti”...
In realtà, dietro il muro di gomma innalzato per reagire al colpo, il Vaticano si sta interrogando seriamente sul modo migliore di affrontare la questione. Il nuovo Segretario di Stato, cardinale Parolin, ha dato una risposta prudente: “Ci sarà una risposta articolata… il fatto che la Santa Sede abbia aderito significa proprio la sua volontà di adempiere a tutte le indicazioni della Convenzione (per i diritti dell’infanzia)”...

  Marco Politi:  Scomunica mediatica della Santa Sede contro le accuse Onu (pdf)

Non si fermano le polemiche dopo la pubblicazione, mercoledì scorso a Ginevra, delle osservazioni conclusive del Comitato Onu per i diritti sui bambini riguardante la Santa Sede. Pubblichiamo a questo proposito una nota del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi (+ Sintesi in voce di Sergio Centofanti)

  Federico Lombardi:  Documento Comitato Onu sui minori anomalo, con gravi limiti e oltre le sue competenze (testo+audio)



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 FRANCESCO
 



     Angelus/Regina Cæli - Angelus, 2 febbraio 2014

    Udienza - 5 febbraio 2014

    Omelia - 2 febbraio 2014: Festa della Presentazione del Signore - XVIII Giornata Mondiale della Vita Consacrata

    Discorso - Ai rappresentanti del Cammino Neocatecumenale (1° febbraio 2014)

    Discorso - Ai Presuli della Conferenza Episcopale di Polonia, in visita "ad Limina Apostolorum" (7 febbraio 2014)



    MESSAGGIO PER LA QUARESIMA 2014

    MESSAGGIO - PER LA XXIX GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ 2014
                            Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5, 3)



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01/02/2014:

  A volte siamo tristi...


02/02/2014:

  La Giornata Mondiale della Vita Consacrata...


03/02/2014:

  E' importante avere amici...


04/02/2014:

  Cari giovani, Gesù ci dà...


06/02/2014:

  Il mondo ci fa guardare...


07/02/2014:

  Quale sapore acquista la vita...


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FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE - 18ª giornata della vita consacrata - 36ª Giornata Nazionale per la vita “Generare futuro” - Angelus (testi, foto e video)



Lampade accese nell’ancora semioscura basilica di San Pietro hanno illuminato i passi di diversi religiosi inseriti nella processione d’ingresso per la solenne concelebrazione presieduta da Papa Francesco in occasione della Giornata della Vita Consacrata. La Legge e la Profezia incarnati nei personaggi della Presentazione al Tempio di Gesù, sintetizzano l’essere e l’agire della vita consacrata, illuminata da Cristo e convergente verso Lui.
Maria e Giuseppe sono i “giovani” che con gioia adempiono alle prescrizioni della Legge mosaica, mentre Anna e Simone sono gli “anziani” che paradossalmente si rendono profeti, oltre che depositari di saggezza. 
La vita religiosa che illumina la vita di tutta la Chiesa, ricorda la coessenzialità dell’elemento gerarchico e carismatico. La Regola, le Costituzioni e le istituzioni da un lato; l’ispirazione, la visione e la missione dall’altro, formano un unicum nella vita di un testimone o di una testimone del soffio vitale dello Spirito che stupisce e fa rendere grazie per il dono della fondazione.
Il Papa definisce la vita consacrata come un incontro con Cristo, così come molto bene la liturgia della Presentazione al Tempio chiama questa stessa celebrazione, “festa dell’incontro”. E’ l’incontro con Dio, è l’incontro con gli uomini, attraverso la testimonianza della gioia della propria vocazione. “Un singolare incontro tra osservanza e profezia, dove i giovani sono gli osservanti e gli anziani sono i profetici”, ha ribadito il Papa...

  Legge e profezia nella vita consacrata

  il testo integrale dell'Omelia di Papa Francesco nella Festa della Presentazione del Signore - XVIII Giornata Mondiale della Vita Consacrata

  video

Prima la messa solenne nella basilica di San Pietro, poi l'Angelus davanti alla folla di fedeli sotto gli ombrelli per ripararsi dalla pioggia. 
Francesco ha celebrato domenica la doppia ricorrenza della Giornata per la Vita e quella per i consacrati.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.
Oggi celebriamo la festa della Presentazione di Gesù al tempio. In questa data ricorre anche la Giornata della vita consacrata, che richiama l’importanza per la Chiesa di quanti hanno accolto la vocazione a seguire Gesù da vicino sulla via dei consigli evangelici. Il Vangelo odierno racconta che, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, Maria e Giuseppe portarono il Bambino al tempio per offrirlo e consacrarlo a Dio, come prescritto dalla Legge ebraica. Questo episodio evangelico costituisce anche un’icona della donazione della propria vita da parte di coloro che, per un dono di Dio, assumono i tratti tipici di Gesù vergine, povero e obbediente.
Dopo l'Angelus:

  testo integrale dell'Angelus

  video


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Piazza San Pietro
Mercoledì, 5 febbraio 2014

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi vi parlerò dell'Eucaristia. L'Eucaristia si colloca nel cuore dell’«iniziazione cristiana», insieme al Battesimo e alla Confermazione, e costituisce la sorgente della vita stessa della Chiesa. Da questo Sacramento dell’amore, infatti, scaturisce ogni autentico cammino di fede, di comunione e di testimonianza.
Quello che vediamo quando ci raduniamo per celebrare l’Eucaristia, la Messa, ci fa già intuire che cosa stiamo per vivere. Al centro dello spazio destinato alla celebrazione si trova l’altare, che è una mensa, ricoperta da una tovaglia, e questo ci fa pensare ad un banchetto. Sulla mensa c’è una croce, ad indicare che su quell’altare si offre il sacrificio di Cristo: è Lui il cibo spirituale che lì si riceve, sotto i segni del pane e del vino. Accanto alla mensa c’è l’ambone, cioè il luogo da cui si proclama la Parola di Dio: e questo indica che lì ci si raduna per ascoltare il Signore che parla mediante le Sacre Scritture, e dunque il cibo che si riceve è anche la sua Parola.
Parola e Pane nella Messa diventano un tutt’uno, come nell’Ultima Cena, quando tutte le parole di Gesù, tutti i segni che aveva fatto, si condensarono nel gesto di spezzare il pane e di offrire il calice, anticipo del sacrificio della croce, e in quelle parole: “Prendete, mangiate, questo è il mio corpo … Prendete, bevete, questo è il mio sangue”.
Il gesto di Gesù compiuto nell’Ultima Cena è l’estremo ringraziamento al Padre per il suo amore, per la sua misericordia. “Ringraziamento” in greco si dice “eucaristia”. E per questo il Sacramento si chiama Eucaristia: è il supremo ringraziamento al Padre, che ci ha amato tanto da darci il suo Figlio per amore. Ecco perché il termine Eucaristia riassume tutto quel gesto, che è gesto di Dio e dell’uomo insieme, gesto di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo...
...
Cari amici, non ringrazieremo mai abbastanza il Signore per il dono che ci ha fatto con l’Eucaristia! E' un dono tanto grande e per questo è tanto importante andare a Messa la domenica. Andare a Messa non solo per pregare, ma per ricevere la Comunione, questo pane che è il corpo di Gesù Cristo che ci salva, ci perdona, ci unisce al Padre. E' bello fare questo! E tutte le domeniche andiamo a Messa, perché è il giorno proprio della risurrezione del Signore. Per questo la domenica è tanto importante per noi...

video della catechesi

Saluti:
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Rivolgo anche un pensiero speciale a tante persone, fratelli e sorelle nostri che soffrono le conseguenze di tanta pioggia nella zona della Toscana e qui a Roma. Preghiamo tutti e vi siamo vicini con il nostro sforzo, con la nostra solidarietà e con il nostro amore.
Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Gli ammalati oggi per la pioggia sono radunati nell'Aula e ho potuto salutarli prima di arrivare qui, e loro seguono l'Udienza davanti allo schermo. Oggi celebriamo la memoria di Sant’Agata, vergine e martire. La sua virtù eroica stimoli voi, cari giovani, in particolare gli studenti delle Scuole della Congregazione di San Giovanni Battista, a comprendere l’importanza della purezza e della verginità; aiuti voi, cari ammalati, ad accettare la croce in spirituale unione con il cuore di Cristo; e incoraggi voi, cari sposi novelli, a comprendere il ruolo della donna nella vostra vita familiare.

     il testo integrale dell'Udienza Generale

    il video integrale


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - «non negoziare la nostra appartenenza, accettare la penitenza e affidarsi a Dio» - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
3 febbraio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
Non negoziare Dio e la nostra appartenenza

Nei momenti difficili della vita non si deve «negoziare Dio» usando gli altri per salvare se stessi: l’atteggiamento giusto è fare penitenza, riconoscendo i propri peccati e affidandosi al Signore, senza cedere alla tentazione di «farsi giustizia con le proprie mani». Nella messa celebrata lunedì mattina, 3 febbraio, nella cappella della Casa Santa Marta, Papa Francesco ha riproposto la testimonianza del re Davide, «santo e peccatore», nel «momento buio» della fuga da Gerusalemme per il tradimento del figlio Assalonne. 
Al termine della celebrazione, nel giorno della memoria liturgica di san Biagio, due sacerdoti hanno impartito al Papa e poi a tutti i presenti la tradizionale benedizione con due candele poste sulla gola in forma di croce.

Ma che cosa fa Davide davanti al tradimento del figlio? Il Papa ne ha indicato «tre atteggiamenti». Innanzitutto, ha spiegato, «Davide, uomo di governo, prende la realtà come è. Sa che questa guerra sarà molto forte, sa che ci saranno tanti morti del popolo», perché c’è «una parte del popolo contro l’altra». E con realismo compie «la scelta di non far morire il suo popolo». Certo, avrebbe potuto «lottare in Gerusalemme contro le forze di suo figlio. Ma ha detto: no, non voglio che Gerusalemme sia distrutta!». E si è opposto anche ai suoi che volevano portare via l’arca, ordinando loro di lasciarla al suo posto: «L’arca di Dio rimanga in città!». Tutto questo mostra «il primo atteggiamento» di Davide, che «per difendersi non usa né Dio né il suo popolo», perché per entrambi nutre un «amore tanto grande».
«Nei momenti brutti della vita — ha notato il Pontefice — accade che, forse, nella disperazione uno cerca di difendersi come può», anche «usando Dio e la gente». Invece Davide ci mostra come suo «primo atteggiamento» proprio «quello di non usare Dio e il suo popolo».
Il secondo è un «atteggiamento penitenziale», che Davide assume mentre fugge da Gerusalemme.
...
Ecco il terzo atteggiamento: Davide «si affida al Signore».
Proprio «questi tre atteggiamenti di Davide nel momento del buio, nel momento della prova, possono aiutare tutti noi» quando ci troviamo in situazioni difficili. Non si deve «negoziare la nostra appartenenza». Poi, ha ripetuto il Pontefice, bisogna«accettare la penitenza», comprendere le ragioni per cui si ha «bisogno di fare penitenza», e così saper «piangere sui nostri sbagli, sui nostri peccati». Infine, non si deve cercare di farsi giustizia con le proprie mani ma bisogna «affidarsi a Dio».
Papa Francesco ha concluso l’omelia invitando a invocare Davide, che noi «veneriamo come santo», chiedendogli di insegnarci a vivere «questi atteggiamenti nei momenti brutti della vita». Perché ciascuno possa essere «un uomo che ama Dio, ama il suo popolo e non lo negozia; un uomo che si sa peccatore e fa penitenza; un uomo che è sicuro del suo Dio e si affida a lui».

  Messa a Santa Marta Istruzioni per quando è buio

  video


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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
4 febbraio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
Lo Spirito ci insegni a dire ‘Abbà, Padre!

Anche Dio piange: il suo pianto è come quello di un padre che ama i figli e non li rinnega mai anche se sono ribelli, ma sempre li aspetta. E' quanto ha affermato Papa Francesco durante la Messa presieduta stamani a Santa Marta.

Le letture del giorno presentano la figura di due padri: il re Davide, che piange la morte del figlio ribelle Assalonne, e Giàiro, capo della Sinagoga, che prega Gesù di guarire la figlia. Il Papa spiega il pianto di Davide alla notizia dell’uccisione del figlio, nonostante questi combattesse contro di lui per conquistare il regno. L’esercito di Davide ha vinto, ma a lui non interessava la vittoria, “aspettava il figlio! Gli interessava soltanto il figlio! Era re, era capo del Paese, ma era padre! E così quando è arrivata la notizia della fine di suo figlio, fu scosso da un tremito: salì al piano di sopra … e pianse”:
“Diceva andandosene: ‘Figlio mio, Assalonne. Figlio mio! Figlio mio, Assalonne! Fossi morto io invece di te! Assalonne, Figlio mio! Figlio mio!’. Questo è il cuore di un padre, che non rinnega mai suo figlio. ‘E’ un brigante. E’ un nemico. Ma è mio figlio!’. E non rinnega la paternità: pianse… Due volte Davide pianse per un figlio: questa e l’altra quando stava per morire il figlio dell’adulterio. Anche quella volta ha fatto digiuno, penitenza per salvare la vita del figlio. Era padre!”.
L’altro padre è il capo della Sinagoga, “una persona importante – afferma il Papa - ma davanti alla malattia della figlia non ha vergogna di gettarsi ai piedi di Gesù: ‘La mia figlioletta sta morendo, vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva!’. Non ha vergogna”, non pensa a quello che potranno dire gli altri, perché è padre. Davide e Giàiro sono due padri:
“Per loro ciò che è più importante è il figlio, la figlia! Non c’è un’altra cosa. L’unica cosa importante! Ci fa pensare alla prima cosa che noi diciamo a Dio, nel Credo: ‘Credo in Dio Padre…’. Ci fa pensare alla paternità di Dio. Ma Dio è così. Dio è così con noi! ‘Ma, Padre, Dio non piange!’. Ma come no! Ricordiamo Gesù, quando ha pianto guardando Gerusalemme. ‘Gerusalemme, Gerusalemme! Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la gallina raduna i suoi pulcini sotto le ali’. Dio piange! Gesù ha pianto per noi! E quel pianto di Gesù è proprio la figura del pianto del Padre, che ci vuole tutti con sé”.
...
“Andiamo oggi a casa con queste due icone: Davide che piange e l’altro, capo della Sinagoga, che si getta davanti a Gesù, senza paura di diventare una vergogna e far ridere gli altri. In gioco erano i loro figli: il figlio e la figlia. E con queste due icone diciamo: ‘Credo in Dio Padre…’. E chiediamo allo Spirito Santo - perché soltanto è Lui, lo Spirito Santo – che ci insegni a dire ‘Abbà, Padre!’. E’ una grazia! Poter dire a Dio ‘Padre!’ col cuore è una grazia dello Spirito Santo. Chiederla a Lui!”.

  Papa Francesco: anche Dio piange, ha il cuore di un padre che non rinnega mai i suoi figli

  video


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - Peccatore sì, traditore no! - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
6 febbraio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
“L’eredità più grande è la nostra testimonianza”

Nella Messa presieduta questa mattina a Santa Marta, il Papa ha riflettuto sul mistero della morte, invitando a chiedere a Dio tre grazie: morire nella Chiesa, morire nella speranza e morire lasciando l’eredità di una testimonianza cristiana.

Nella sua omelia, il Papa commenta la prima Lettura del giorno che racconta la morte di Davide, dopo una vita spesa al servizio del suo popolo. Sottolinea tre cose: la prima è che Davide muore “in seno al suo popolo”. Vive fino alla fine “la sua appartenenza al Popolo di Dio. Aveva peccato: lui stesso si chiama ‘peccatore’, ma mai se ne è andato fuori dal Popolo di Dio!”:
Peccatore sì, traditore no! E questa è una grazia: rimanere sino alla fine nel Popolo di Dio. Avere la grazia di morire in seno alla Chiesa, proprio in seno al Popolo di Dio. E questo è il primo punto che io vorrei sottolineare. Anche per noi chiedere la grazia di morire a casa. Morire a casa, nella Chiesa. E questa è una grazia! Questo non si compra! E’ un regalo di Dio e dobbiamo chiederlo: ‘Signore, fammi il regalo di morire a casa, nella Chiesa!’. Peccatori sì, tutti, tutti lo siamo! Ma traditori no! Corrotti no! Sempre dentro! E la Chiesa è tanto madre che ci vuole anche così, tante volte sporchi, ma la Chiesa ci pulisce: è madre!”.
Seconda riflessione: Davide muore “tranquillo, in pace, sereno” nella certezza di andare “dall’altra parte con i suoi” padri. “Questa – afferma Papa Francesco - è un’altra grazia: la grazia di morire nella speranza, nella consapevolezza” che “dall’altra parte ci attendono; dall’altra parte anche continua la casa, continua la famiglia”, non saremo soli. “E questa è una grazia che dobbiamo chiedere – osserva - perché negli ultimi momenti della vita noi sappiamo che la vita è una lotta e lo spirito del male vuole il bottino”:
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La terza riflessione è sull’eredità che lascia Davide. Ci sono “tanti scandali sull’eredità” – ha ricordato il Papa – “scandali nelle famiglie, che dividono”. 
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Ecco le tre cose che mi vengono al cuore nella lettura di questo brano sulla morte di Davide: chiedere la grazia di morire a casa, morire nella Chiesa; chiedere la grazia di morire in speranza, con speranza; e chiedere la grazia di lasciare una bella eredità, un’eredità umana, un’eredità fatta con la testimonianza della nostra vita cristiana. Che San Davide ci conceda a tutti noi queste tre grazie!”.

  Il Papa: chiedere la grazia di morire nella Chiesa, nella speranza e lasciando l'eredità di una vita cristiana

  video


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - Il buio dell’anima e la strada di Gesù Cristo - (video e testo)



S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
7 febbraio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
“Rincontriamoci con il Signore e seguiamo la sua strada”

Annunciare il Vangelo senza approfittarsi della condizione di cristiani. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa di stamani a Casa Santa Marta. Il Papa ha svolto la sua omelia a partire dal martirio di Giovanni Battista ed ha sottolineato che, come lui, il vero discepolo di Cristo segue la via dell’umiltà senza impadronirsi della profezia.

Erode fa uccidere Giovanni per accontentare l’amante Erodìade e il capriccio di sua figlia. Papa Francesco ha svolto la sua omelia soffermandosi sulla tragica morte del Battista, narrata dal Vangelo odierno. Giovanni, ha osservato il Papa, è “un uomo che ha avuto un tempo breve di vita, un tempo breve per annunciare la Parola di Dio”. Era l’uomo, ha soggiunto, che “Dio aveva inviato per preparare la strada a suo Figlio”. E Giovanni finisce male la sua vita, nella corte di Erode “che era in banchetto”: 
“Quando c’è la corte è possibile fare di tutto: la corruzione, i vizi, i crimini. Le corti favoriscono queste cose. Cosa ha fatto Giovanni? 
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“La prima cosa che ha fatto Giovanni, grande, è annunziare Gesù Cristo”. Un’altra cosa che ha fatto, ha proseguito il Papa, “è che non s’impadronì della sua autorità morale.” 
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Questa, dunque, “è la seconda cosa che ha fatto lui, “uomo di verità”: “Non rubare la dignità. La terza cosa che ha fatto Giovanni, ha soggiunto, “è imitare Cristo”. Anche Erode, che lo aveva ucciso, “credeva che Gesù fosse Giovanni”. Giovanni, ha osservato, ha imitato Gesù “soprattutto sul cammino dell’abbassarsi: Giovanni si è umiliato, si è abbassato fino alla fine, fino alla morte”. Anche, ha detto, c’è “lo stesso stile di morte, vergognoso: Gesù come un brigante, come un ladro, come un criminale, sulla croce”:
“Morti umilianti. Ma anche Giovanni ha avuto il suo ‘orto degli ulivi’, la sua angoscia in carcere, quando credeva di avere sbagliato, e manda i suoi discepoli a chiedere a Gesù: ‘Ma dimmi, sei tu o ho sbagliato e c’è un altro?’ Il buio dell’anima, quel buio che purifica come Gesù nell’orto degli ulivi. E Gesù ha risposto a Giovanni come il Padre ha risposto a Gesù, confortando. Quel buio dell’uomo di Dio, della donna di Dio. Penso in questo momento al buio dell’anima della Beata Teresa di Calcutta, no? Ah, la donna che tutto il mondo lodava, Premio Nobel! Ma lei sapeva che in un momento della sua vita, lungo, c’era soltanto il buio dentro”.
“Annunziatore di Gesù Cristo”, ha aggiunto, Giovanni “non si impadronì della profezia”, lui “è l’icona di un discepolo”. Ma, si è chiesto il Papa, “dove è stata la sorgente di questo atteggiamento di discepolo?”. In un incontro.
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“Ci farà bene oggi, a noi, domandarci sul nostro discepolato: annunziamo Gesù Cristo? Approfittiamo o non approfittiamo della nostra condizione di cristiani come se fosse un privilegio? Giovanni non si impadronì della profezia. Terzo: andiamo sullastrada di Gesù Cristo? La strada dell’umiliazione, dell’umiltà, dell’abbassamento per il servizio? E se noi troviamo che non siamo fermi in questo, domandarci: ‘Ma quando è stato il mio incontro con Gesù Cristo, quell’incontro che mi riempì di gioia?’. E tornare all’incontro, tornare alla prima Galilea dell’incontro. Tutti noi ne abbiamo una! Tornare là! Rincontrarci con il Signore e andare avanti su questa strada tanto bella, nella quale Lui deve crescere e noi venire meno”.

  Il Papa: essere cristiani non è un privilegio, annunciare il Vangelo con umiltà

  video


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Francesco, lo stupore e le resistenze - Parla il vaticanista del Tg2 Lucio Brunelli


Un anno (quasi) del Papa venuto da lontano. Tra entusiasmo popolare e qualche vento contrario. Parla il vaticanista del Tg2 Brunelli

Sarà un febbraio caldo, come si diceva un tempo dell’autunno sindacale, e un marzo caldissimo, e non già dal punto di vista atmosferico, naturalmente, ma da quello editoriale. A Bergoglio-Francesco vicino al giro di boa del primo anno di pontificato verranno dedicati libri – almeno sei a conoscenza nostra – e fiction cinematografiche e televisive – quattro già in produzione. Quali le novità del papa venuto da lontano? E dove e come ha inciso maggiormente in questo scorcio di tempo? Lucio Brunelli, vaticanista Rai da un ventennio, da più tempo ancora alle prese con l’informazione religiosa, risponde con parole soppesate, passate al filtro di una quasi quotidiana frequentazione dell’attività del Papa. Questo, per lui, è un papa “speciale” e non lo nasconde.
Ricordo anche una emblematica battuta che raccolsi alla vigilia del conclave da un influente uomo di Chiesa: “Sarà anziano, ma basterebbero quattro anni di un papato Bergoglio per riformare la Chiesa”.
...
Ai quattro anni di papato di Bergoglio manca molto, ma nelle vicinanze del giro di boa del primo anno in cosa credi abbia già inciso.
«Ha inciso innanzitutto nella percezione della Chiesa fra la gente. E c’è del miracoloso nella rapidità del cambiamento avvenuto. Si guarda al Papa e alla sua predicazione, in tutto il mondo, con stupore, interesse, simpatia. E le più impressionate da Francesco sembrano proprio le persone che fino a ieri sembravano più lontane o diffidenti verso la Chiesa. Poi Francesco ha gettato le basi di un rinnovamento profondo della curia romana. Per liberarla da un eccessivo centralismo burocratico e dalla malattia del carrierismo ecclesiastico. Le prime nomine cardinalizie sono state un segnale molto concreto in questa direzione. Finisce l’automatismo per cui certi uffici vaticani o certe diocesi potevano rivendicare la porpora cardinalizia quasi per diritto divino. Un altro intervento molto incisivo lo ha effettuato nella composizione della congregazione dei vescovi, uno dei dicasteri più influenti della curia, perché è lì che si decide la fisionomia che deve avere la ‘classe dirigente’ della chiesa cattolica. Francesco vuole vescovi con l’odore delle pecore, non funzionari; li vuole vicini alla gente, capaci di predicare con la vita il Vangelo di quella misericordia che è il proprium di Cristo».

Rispetto al Bergoglio che conoscevi prima quali aspetti di Papa Francesco ti colpiscono di più e perché?
«Mi colpisce molto la forza, la determinazione tranquilla, l’ostinazione gioiosa con cui compie le sue scelte. Dalla decisione di abitare a Santa Marta, al rifiuto di farsi gestire da una corte… fino agli interventi che stanno terremotando la Conferenza episcopale italiana. Lo vedo più forte e più sereno. Non si lascia stressare dalla mole dell’impresa riformatrice e dal peso delle resistenze. Si vede che riposa in Dio, sente di fare quello a cui Dio lo chiama, per questo va avanti deciso per la sua strada, sobbarcandosi una grande fatica ma senza perdere mai la serenità. E poi mi incanta quello che vedo, di riflesso, nei fedeli, quando sono a San Pietro come cronista: stupore, commozione, gratitudine. Come accadeva ai discepoli che in Palestina duemila anni fa assistevano esterrefatti e commossi alla predicazione e ai gesti di Gesù. Perché la vera riforma è tornare a quell’origine li. E non è cosa questa che puoi programmare a tavolino, come ci insegnava il grande Benedetto XVI: è la grazia che Dio concede in alcuni periodi ad alcune persone. Per rendere più facile, a tutti, di seguire il bene, il vero, il bello».

Stanno emergendo resistenze, sia vicine al Papa, nell’ambiente a lui più prossimo, che in altri ambienti ecclesiali. Ti risulta? E che “estensione” hanno?
«Ci sono resistenze, diciamo così, ideologiche e resistenze psicologiche e di potere. Una parte dell’establishment ecclesiastico rimprovera al papa di parlare troppo poco contro quei mali morali su cui le gerarchie cattoliche negli ultimi decenni hanno concentrato tante energie e battaglie politiche: aborto, eutanasia, matrimoni gay… Ovviamente Papa Francesco condivide gli stessi principi e ha definito un “orrore” il dramma dei bambini non nati, vittime dell’aborto. Però lui desidera conquistare anime, gli interessa la salvezza, ovvero la felicità delle anime, anche e soprattutto quella delle persone lontane. E capisce, perché è un uomo di Dio e un pastore con tanta esperienza sul campo, che il cristianesimo non entra nei cuori ripetendo in modo ossessivo dei no ma solo per un’attrattiva. Una “Bellezza che ci precede e ci mette in cammino” come ha detto, parlando dei Re Magi, nell’Angelus dell’Epifania. 
Sono straconvinto che il semplice guardare con animo puro alla tenerezza con cui Papa Francesco si rapporta agli anziani, ai disabili, ai bambini afflitti da gravi malattie o handicap, abbia un’efficacia educativa mille volte più concreta e persuasiva di tanti editoriali a muso duro contro l’eutanasia o l’aborto. Solo l’ottusità a cui ha portato certo militantismo cattolico, certo “cristianismo” ideologico senza Gesù, può non vedere e non rallegrarsi».
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«... Permesso, scusa, grazie… le tre parole che Papa Francesco indica a tutti come il segreto di una buona vita familiare, sono parole profondamente cristiane. Un credente le adopera spontaneamente nel suo rapporto con Gesù: scusa, grazie… coscienza del proprio male, e gratitudine per un perdono non scontato. Questo imparo da Francesco, sulla scia del pontificato Ratzinger: più la Chiesa torna all’essenziale, quindi al mistero della misericordia, vero cuore del Vangelo, più diventa “trasversale” cioè capace di incontrare ogni uomo e tutto l’uomo, nelle sue ferite e nel suo desiderio, desiderio che nel suo livello profondo è universale; unisce l’eschimese e l’indio, l’uomo colto europeo e le plebi del Corno d’Africa in fuga da fame e povertà».
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«... La gente percepisce anche in queste severe parole di Francesco un prendersi a cuore la persona, il cui valore non dipende alla stima del potere ma dal fatto di esistere, di essere stata voluta da Dio. E allora questo passa, questo colpisce ed educa. Quanto alla predilezione per i poveri, la “carne di Cristo”, altro che populismo peronista o cripto marxismo: Francesco dice che è una questione teologica: un Dio onnipotente decide di farsi povero per amore degli uomini. La condivisione del bisogno, il chinarsi sull’umanità più ferita, è il metodo stesso di Dio».
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«... Francesco continuerà a spronare la comunità internazionale perché cerchi con convinzione una soluzione politica, per porre fine alla guerra. E nello stesso tempo continuerà a pregare e a chiederci di pregare per la pace. Lui, molto più di noi, crede davvero nella efficacia della preghiera. Una volta ha detto che non bisogna temere di alzare la voce, anche di lottare con Dio, perché si giri verso di noi e finalmente presti ascolto al nostro grido».

  Francesco, lo stupore e le resistenze


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Il Papa vende la Harley per ricostruire un centro della Caritas


Il Papa vende la Harley 
per ricostruire un centro della Caritas

E' iniziata oggi l'asta dove è stata messa in vendita la moto Harley-Davidson regalata al Papa dalla stessa società lo scorso giugno, per celebrare il 110° anniversario del brand. 
Papa Francesco ha deciso di vendere la moto, una Dyna Super Glide 1.585cc, dal valore stimato di circa 12.000-15.000 euro. 
La vendità avverrà tramite l'asta di Bonhams. 
Il ricavato sarà utilizzato per ricostruire la casa di accoglienza e la mensa per i poveri e senzatetto del centro "Don Luigi di Liegro", nei pressi della stazione Termini di Roma, che fu fondato 30 anni fa.
Oltre alla moto, sulla quale Papa Francesco ha apposto la propria firma,
è stata messa all'asta anche la giacca regalata a Papa Francesco dalla Harley-Davidson.
(fonte News.va Italiano)



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SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"

Venduta a Parigi la "moto dei due Papi", una splendida Harley-Davidson. Il ricavato, 241mila euro andrà ai poveri. Sarà usato per la ristrutturazione dell'ostello di Don Luigi di Liegro e per i pasti della Caritas offerti alla stazione Termini di Roma. La struttura venne aperta 30 anni fa per aiutare senzatetto, disoccupati e poveri. Questo denaro, quindi permetterà di continuare a fornire vitto e alloggio a più di 1.000 persone bisognose ogni giorno.
Sulla certificazione della moto messa all'asta compare la scritta "Primo proprietario Sua Santità Papa Francesco".

  Venduta la moto dei due Papi, il ricavato ai poveri


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Le Giornate mondiali della gioventù fanno venire in mente il salto in alto. Ogni volta l’asticella viene alzata, e ogni volta a chi partecipa è richiesto un balzo maggiore. Questo è ciò che in passato hanno proposto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, questo è ciò che ora Francesco torna a chiedere ai giovani dei cinque continenti. Papa Bergoglio, nel Messaggio diffuso ieri per la Gmg di quest’anno (il primo con la sua firma), eleva ancora la misura, portandola in pratica al livello di quella specie di record del mondo che sono le Beatitudini. «Beati i poveri in spirito», «Beati i puri di cuore», «Beati i misericordiosi». Il cammino che da Rio de Janeiro 2013 conduce verso Cracovia 2016 verrà scandito da questi "salti" nella dimensione alta della vita cristiana, che Francesco però non ha timore di indicare come mete assolutamente alla portata dei suoi giovani amici... 

  Mimmo Muolo:  Come salto nella gioia

Le prime reazioni dal mondo associativo al messaggio per la Giornata mondiale della gioventù. Parlano Marco Sposito (Azione Cattolica), Rossella Santoro (Rinnovamento nello Spirito), Giuseppe Failla (Acli), Luca Giuliani (Comunione e Liberazione)

  Michela Nicolais:  Giovani già pronti a farsi interrogare da sorella povertà



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