"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°19 del 2014

Aggiornamento della settimana

- dal 3 al 9 maggio 2014 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 16 maggio 2014          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 


LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo




OMELIA 

  
  di P. Gregorio Battaglia

  di P. Aurelio Antista

    di P. Alberto Neglia


PREGHIERA DEI FEDELI

 
N. B. La Lectio è temporaneamente sospesa



NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 







I NOSTRI TEMPI




  (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)


Arena di Pace e Disarmo - Bilancio di una manifestazione riuscita


La soddisfazione per l’ottima riuscita dell’evento di Verona nelle parole dei rappresentanti delle Reti italiane della pace e della nonviolenza che lo hanno promosso.
La grande ed insperata presenza (oltre 13.000 partecipanti) dovrà dare forza ed entusiasmo alla campagna verso la “Difesa civile non armata e nonviolenta”.
Il grande evento “Arena di Pace e Disarmo” realizzato congiuntamente a Verona per il 25 aprile 2014 ha rimesso in moto energie, aspettative, entusiasmi che da tempo attendevano di trovare un punto di riferimento. Il successo ottenuto (e non solo in termini di partecipazione fisica) è dovuto senz’altro al fatto che si è trattato di un percorso condiviso, allargato, di un lavoro di “rete” che abbiamo saputo mettere in campo con una positiva ottica collaborativa.
La nostra intenzione ora è quella di valorizzare questo patrimonio rivalutato, che altrimenti rischiava di essere disperso, per proseguire nel cammino comune che ci siamo dati con la “Campagna disarmo, difesa civile non armata e nonviolenta”. Uno sforzo che prende avvio dai contenuti portati in Arena davanti a 13.000 persone. 

  Arena di Pace e Disarmo 2014: un successo di partecipazione e di contenuti

... Bandiere, slogan, ombrelli colorati, striscioni che hanno vestito a festa gli spalti e la platea dell’anfiteatro veronese brulicante di persone, il popolo della pace tornato in Arena al grido, questa volta, di «La resistenza oggi si chiama nonviolenza, la liberazione oggi si chiama disarmo». Una grande festa consumata tra cori e applausi alimentata dai gruppi di pacifisti che, per adesione spontanea o come aderenti ad associazioni, da diverse zone del Belpaese hanno raggiunto l’Arena di Verona, in pullman, treno e alcuni anche in bicicletta. Dai No Tav ai siciliani No Muos, non è mancato nessuno.
“E’ una grande soddisfazione – ha dichiarato Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento e uno degli organizzatori – riscontrare tanto entusiasmo da parte della popolazione nei confronti di questi temi. Confidiamo che l’eco di questo segnale forte arrivi fino alle stanze del potere e induca i nostri governanti a rivedere le politiche di investimento militare prendendo atto che la volontà del popolo si esprime in tutt’altra direzione”.
“E’ un modo diverso di festeggiare la nostra festa della Liberazione – ha sottolineato Padre Alex Zanotelli, promotore dell’iniziativa – perché sono le politiche della guerra che oggi dobbiamo scrollarci di dosso. Gli F35 sono una spesa inutile che la maggioranza degli italiani non vuole”.
E dalla festa si passa ora all’impegno che chiama in gioco la volontà di ognuno a continuare su questa strada in vista di nuovi ambiziosi obiettivi. Per dare la spallata finale alle politiche di militarizzazione e accendere una speranza alla pace che apra nuove strade di solidarietà sociale, tolleranza e diritti per tutti in una società che chiede sempre più di cambiare e diventare migliore di quel che abbia mai mostrato di essere.

  Arena di pace e disarmo dalla festa all’impegno

La pagella di una manifestazione riuscita
Partecipazione. Ciclisti, podisti, pullman, treni. La partecipazione di minimo 13.000 persone (per la questura 1300) ha sorpreso tutti. Gli organizzatori in primis. I vigili del fuoco han dovuto ridistribuire bottigliette d’acqua. Sarà pur vero che nella contigua via Mazzini a far shopping nelle holding, poi criticate in Arena, si accalcava una folla tripla rispetto a quella del popolo della pace: ma la minoranza ha dato dimostrazione di esistere. Voto: 10
Accoglienza. Donne in nero, bandiere grandi come un campo da basket, ombrelli colorati, speakers contro la guerra, uomini sui trampoli, giovani clown dell’Arci che danzavano e fischiavano continuamente. Colori. Piazza Brà è stata animata dai pacifisti dopo la liturgica e retorica celebrazione svoltasi poco prima in città (scusate; ma i partigiani meritano così poco?) Voto: 9
Programma. Ricchissimo e ben movimentato: parole, musiche, video, danze, aerei di carta lanciati che riempiono lo spazio dell’Arena (ben altro rispetto agli F35!), minuto di silenzio di un’intensità impressionante per ricordare le vittime dei conflitti. Peraltro rispetto dei tempi; cosa rarissima nel mondo della pace. Grazie ad un paio di conduttori bravi ed inflessibili. Forse un po’ lungo per coloro che arrivavano da lontano. Voto: 9
Coreografia. Un palco da grandi concerti; altro che i precedenti. Luci e megaschermi. Attorno all’Arena striscioni; bandiere della pace ovunque. Verona tappezzata dalla vignetta di Vauro. Anche le lettere NOF35 hanno fatto la loro figura; in solitaria sui gradoni alle spalle del palco. Una pace non più improvvisata. Voto: 8,5
Regìa. Non è facile coordinare un evento che intercali diversi linguaggi: parole, note, danze, silenzio. Ma il fischio di un microfono, la “non voce” pervenuta di alcuni video ed il ritardo di qualche artista sono piccole sbavature che hanno un po’ rovinato i contenuti di un pomeriggio molto bello. Voto 6
...

  Arena di Pace. La pagella di una manifestazione riuscita

Guarda i nostri precedenti post:
  • Alex Zanotelli - Arena 2014 “In piedi, costruttori di pace!”
  • "Un grido nel silenzio" di don Giovanni Berti


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"NON POSSIAMO RESPINGERLI" di Andrea Riccardi


... La Marina militare, con l’operazione Mare Nostrum, fa un’opera ammirevole, soccorrendo i barconi di profughi e salvando tante vite umane. Ma c’è bisogno di una politica europea. L’Italia non deve invocare l’Europa per sfuggire ai suoi impegni. A fronte alta, il Paese ha la responsabilità di chiedere all’Europa un coinvolgimento politico nel Mediterraneo. 
Nel 2013 ci sono stati quasi 43 mila sbarchi e circa 700 morti in mare. Dall’inizio dell’anno ad oggi si contano 21.500 sbarchi. La crisi siriana, l’instabilità libica, i problemi eritrei e di altri Paesi africani incrementano l’arrivo di rifugiati, spesso minori. Non possiamo respingerli. Ma perché lasciargli percorrere il calvario del deserto, del ricatto degli scafisti, della traversata sui barconi? C’è un primo passo decisivo che rompe il ricatto dei trafficanti, rendendoli inutili: creare un sistema europeo per cui i rifugiati possano presentare domanda di asilo nei Paesi di transito, cioè senza varcare il Mediterraneo.
Questo richiederebbe che ogni Paese europeo si assumesse una quota di rifugiati annua.Non è vero che questo farebbe aumentare le domande, ma eviterebbe le morti e il pattugliamento nel mare. Del resto in Europa sono diminuite le domande di accoglienza degli immigrati economici. Dobbiamo chiedere agli europei di considerare responsabilmente e comunitariamente la domanda di asilo dal Sud del mondo. Un secondo passo è il coinvolgimento europeo, a fianco degli italiani, rispetto alle restanti emergenze nel Mediterraneo. 
C’è poi un terzo passo necessario, ma in prospettiva: l’attivazione di una più intensa politica internazionale e di cooperazione, mirata a risolvere le crisi e a creare lavoro nei Paesi africani e mediterranei. Non è semplice e non si fa in un giorno. Ma preoccupa la mancanza di una visione mediterranea dell’Europa...

  "NON POSSIAMO RESPINGERLI" di Andrea Riccardi

Vedi anche:
  • Profughi: cari lettori, ecco perché sbagliate
  • Se sono profughi accogliamoli tutti
  • Lo stop va messo alle guerre
  • Un nuovo portale per i migranti



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Dei delitti e delle pene - Editoriale di mons. Vincenzo Bertolone arcivescovo di Catanzaro-Squillace


Editoriale dell'arcivescovo di Catanzaro-Squillace sulla questione carceraria in Italia, pubblicato su "La Gazzetta del Sud" di domenica 4 maggio

«Non fatemi vedere i vostri palazzi, ma le vostre carceri, poiché da esse si misura il grado di civiltà d’una nazione».
Chissà se avranno parlato anche di Voltaire, Papa Francesco e Marco Pannella. Certo è che la telefonata del Pontefice al leader dei Radicali, oltre a caratterizzarsi come un bel gesto di cortesia personale, ha riportato l’attenzione su quell’universo dolente che sono le carceri. Altrettanta attenzione hanno richiamato le parole del Santo Padre nel successivo invito, rivolto a Governo e Parlamento, a fare il punto sul sovraffollamento carcerario, a sei mesi dal messaggio del Colle alle Camere ed a meno di un mese dalla scadenza del termine concesso dalla Corte europea di Strasburgo all’Italia per mettersi in regola. 
Qualche dato per capire il problema...
... é una questione di umanità. Come scriveva il cardinale Carlo Maria Martini, «l’uomo non è una bestia da domare, un bersaglio da colpire, un nemico da sconfiggere, un parassita da uccidere; è persona da stimare pur quando non ci stima, da comprendere anche se ha la testa dura, da valorizzare pur se ci disprezza, da responsabilizzare anche se appare incapace, da amare anche se ci odia». E ciò vale anche di più per i condannati al “fine pena mai”, cioè agli ergastoli ostativi che impedisce a circa 700 detenuti di usufruire di benefici o sconti di pena, nonostante il 9 luglio 2013la Corteeuropea abbia sancito, per la prima volta, che la mancata previsione della liberazione anticipata costituisca una violazione dei diritti umani.
La pena viene irrogata a fronte di un delitto e va espiata, ma deve avere l’obiettivo del recupero umano e sociale della persona evitando offese alla dignità ed ai diritti di cui essa gode. Si impongono perciò una seria riflessione e concrete iniziative, specie in ambito politico ed istituzionale...

  Dei delitti e delle pene


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Violenza, dolore e morte in Nigeria - #BringBackOurGirls (riportate indietro le nostre ragazze), l’hashtag di solidarietà condiviso in tutto il mondo

I
l direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, interpellato dai giornalisti sul sequestro, in Nigeria, di un gran numero di ragazze giovanissime da parte dei terroristi di Boko Haram, ha detto che tale azione “si aggiunge alle altre forme orribili di violenza che da tempo caratterizzano l’attività di questo gruppo” nel Paese africano.
“La negazione di ogni rispetto per la vita e per la dignità delle persone, anche le più innocenti, vulnerabili e indifese – ha proseguito - richiede la condanna più ferma e suscita la compassione più accorata per le vittime, e l’orrore per le sofferenze fisiche e spirituali e le umiliazioni incredibili che vengono loro inflitte”.
“Ci uniamo ai moltissimi appelli per la loro liberazione e la loro restituzione a una condizione normale di vita – afferma padre Lombardi - Speriamo e preghiamo che la Nigeria, grazie all’impegno di tutti coloro che possono contribuirvi, trovi la via per porre termine a una situazione di conflitto e terrorismo odioso, fonte di incalcolabili dolori”.
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Domenica sera sono state rapite altre otto ragazzine, tra i dodici e i quindici anni, a Warabe, nello Stato del Borno, Nigeria. Due camion con uomini armati sono entrati nel villaggio. Hanno preso le ragazze, ma anche cibo e animali. Mansur Liman, della BBC, specifica che le comunicazioni con quell’area sono assai difficili, ecco perché si è saputo solo ora di questo ennesimo rapimento. La popolazione è terrorizzata e anche i villaggi e cittadine della zona ora temono attacchi simili. Si pensa che anche questa volta siano stati militanti dei Boko Haram a portare via le giovani.
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Mercoledì, 30 aprile, c’è stata una manifestazione nella capitale, Abuja, davanti all’Assemblea Nazionale. Era indetta dalle mamme, dai genitori delle ragazze, dalla comunità di Chibok, per protestare contro il governo che, secondo loro, non avrebbe fatto tutto il possibile per trovare e liberare le studentesse. La partecipazione è stata numerosa. Le donne, in segno di protesta, erano tutte vestite di rosso.
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Ormai la violenza, il dolore, la morte fanno parte della vita quotidiana in Nigeria...

  Nigeria, non si arresta l’offensiva di Boko Haram, rapite altre ragazze

Dalla Nigeria, già scossa per i sequestri delle giovani studentesse destinate a essere vendute, secondo quanto dichiarato dai rapitori di Boko Haram, giungono altre notizie di gravissime violenze. Un nuovo massacro del movimento islamico è avvenuto lunedì scorso nel nord-est del Paese. Trucidate centinaia di persone. Ce ne parla Giulio Albanese
Intanto sul fronte rapimenti, in molti chiedono un intervento più deciso del governo. “Stiamo pregando per queste giovani donne”- racconta mons. Ignatius Kaigama, presidente della Conferenza episcopale nigeriana, che definisce “belve” i rapitori... 
"Fa molta paura pensare a ciò che sta capitando a queste ragazze in questo momento. Forse si trovano dentro la foresta, con queste persone, che per me non hanno niente di umano, che hanno un atteggiamento da belve. Non sappiamo cosa stia accadendo adesso a queste ragazze innocenti. Il leader di Boko Haram, Abubakar Shekau, ha parlato di vendere queste ragazze, di forzarle a sposarsi. Sono ragazze di 12, 15 anni! E’ una tragedia. Non so che tipo di persone possano agire in questa maniera. Dicono di fare la guerra nel nome di Dio, ma non so che tipo di Dio abbiano. E’ una grande tragedia! Noi abbiamo paura che possano ammazzare queste ragazze, far loro del male."....

  Nuovo massacro di Boko Haram in Nigeria. Mons. Kaigama: "Prego per le studentesse rapite"

Malala, la giovane presa di mira dai taliban per la sua campagna a favore dell'istruzione femminile, ha dato il via alla campagna web #BringBackOurGirls. La speranza è quella di riuscire a esercitare una maggiore pressione sulle autorità nigeriane, affinché le 300 ragazze rapite dal dormitorio del loro collegio lo scorso 15 aprile vengano restituite alle famiglie.


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Il Paese galleggia sul petrolio, ma è governato da oligarchie in perenne conflitto, incapaci di garantire il benessere del popolo. In questo contesto si inserisce l'azione degli estremisti islamici che come ultimo atto, hanno rapito giovani donne che vengono vendute nei paesi confinanti come schiave o concubine, alla cifra irrisoria di 12 euro. Gravi responsabilità di Camerun, Ciad e Nige

 
Giulio Albanese: Viaggio nel pianeta ''Boko Haram'' che soffoca la Nigeria


Quando quattro leader dei Paesi più influenti decidono di parlare, di «condannare», di inviare «squa­dre per aiutare» le autorità di uno Stato a far fronte a un sequestro di studentesse ormai «globalizzato», significa che si è pas­sato il segno. Vuol dire che Boko Haram non è più una “questione interna” alla Ni­geria: è chiaramente una minaccia che su­pera i confini del ricco gigante africano. Il presidente americano Obama li ha equi­parati alle «peggiori organizzazioni terro­ristiche », Cameron ha inviato le teste di cuoio britanniche, il francese Hollande è pronto ad aiutare e la Cina di Xi farà lo stes­so. La lotta al terrorismo, al qaedismo a­fricano è la motivazione ufficiale. Sotto (in tutti i sensi), molti però ne vedono anche un’altra: il petrolio del principale produt­tore africano.

  Fabio Carminati: Come in Mali: alla fine i Grandi devono «agire»

... Ancora una volta la violenza si vince con la solidarietà e con la giustizia. Ma adesso intanto liberiamo quelle ragazze.

  Tonio Dell'Olio: Tua sorella rapita in Nigeria

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Tutti a Roma il 10 maggio ad incontrare il Papa nella giornata per la scuola: insegnanti, studenti, dirigenti scolastici, genitori e altri ancora...
Lo speciale di Famiglia Cristiana

 
FAMIGLIA CRISTIANA: LA  CHIESA PER LA SCUOLA


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Peppino Impastato, militante ed attivista antimafia, fu assassinato nella notte tra l'8 e il 9 maggio del 1978 a Cinisi, in provincia di Palermo

  Se si insegnasse la bellezza...

  Noi ci dobbiamo ribellare...

  Per ricordare Peppino Impastato riproponiamo anche questo precedente post:

  Ricordando Peppino Impastato...

A conclusione del "Giorno della memoria" delle vittime del terrorismo e delle stragi ripubblichiamo le parole di Papa Francesco durante la veglia organizzata da Libera con i familiari delle vittime delle mafie per la Gior­nata nazio­nale della memo­ria e dell'impegno (21 marzo)

  E sento che non posso finire senza dire una parola ai grandi assenti...

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FEDE E
SPIRITUALITA'




DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO
HOREB n. 67 - 1/2014




DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO

HOREB n. 67 - 1/2014 

TRACCE DI SPIRITUALITÀ
A CURA DEI CARMELITANI

«Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito… » (Mt 25,35-36), così Gesù si rivolge ai giusti, costituendo i piccoli e i poveri come i suoi “vicari” sulla terra. 
Il Dio che incontriamo, nell’ascolto della Parola e nelle vicende della vita, in Gesù è un Dio “nudo”, Crocifisso Risorto, più nudo di tutti i defraudati della nostra storia, e non nasconde questa nudità d’amore. Egli nella sua nudità sposa l’umanità nuda. 
Se vogliamo restare fedeli a questo Dio, che, nel Figlio Gesù, accoglie e condivide, che è paziente, che vive la paradossale solitudine della croce, dobbiamo, assieme a Lui, restare fedeli alla terra, ad un popolo che Lui ama e dobbiamo restarci nella solitudine e nel silenzio. 
La vita cristiana è fedeltà a queste nozze di Dio con l'umanità, e cresce nell'inquieta pace di chi lascia che la sua fede si incarni, che il Verbo si riveli carne della sua carne e sangue del suo sangue e di quello di tutti coloro che camminano in questa terra, in particolare degli impoveriti e degli oppressi. 
La vita cristiana è coinvolgimento a condividere la passione d’amore che Dio ha per l'umanità e la creazione. E questa passione comporta il condividere lo stile povero di Gesù. 
In quest’ottica, il regno di Dio non tiene i cristiani lontano dalla realtà storica e dalla terra che li accoglie e li ospita. La logica del regno non consente di coltivare stili di vita separati, anzi attiva una nostalgia profonda di recuperare la storia e immergersi in essa. Il regno è invito ad entrare dentro a questa realtà assecondandone l’opera dello Spirito in una creazione che geme e soffre (Rm 8,19ss). 
Il regno di Dio, quindi, si costruisce a partire da un’umanità sfigurata, che ha nomi e lineamenti ben precisi. Oggi, questa umanità sfigurata, con una parola la potremmo chiamare Sud, se per i Sud del mondo non indichiamo solamente una posizione geografica – oggi i Sud sono nelle nostre città, nella porta accanto alla nostra –, quanto piuttosto una logica, una coordinata storica, è il basso, la profondità, la periferia, contrariamente a quello che noi reputiamo più importante: l’alto e il centro. 
È questa la prospettiva che orienta le riflessioni della monografia. 
...

  Editoriale (PDF)

  Sommario  (PDF)

E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)



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  Il Signore è difficile vederlo...
  PREGHIERA DEI DISCEPOLI DI EMMAUS...
  Sempre, cari fratelli e sorelle...
  Cari fratelli e sorelle desidero invitarvi...
  A tutti i cercatori del Tuo volto...
  Se uno vive un cristianesimo...
  I libri. i documenti, i ragionamenti...
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Un sorriso per una... "scorciatoia" mariana
  Stai tranquillo, Pietro... (vignetta)
  Affidiamo a Maria...
  L'Eucaristia è...



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  SANTI FILIPPO E GIACOMO  (video)

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La Via che conduce oltre la croce... scandalo e rivelazione dell’amore del Padre!



Ss. Filippo e Giacomo
di don Antonio Savone

Ognuno di noi, fin dalle prime battute della sua vita porta in cuore un forte desiderio di un luogo dove riconoscersi, di una casa dove ritrovarsi. E questo luogo e questa casa sono cercati nei modi più disparati. La Parola di oggi ci annuncia un luogo e una casa particolari. Questo luogo e questa casa sono una relazione tutta particolare che a noi era preclusa: il Padre.
Io sono la via. Questa parola di Gesù viene a fare memoria per ciascuno di noi che la nostra esistenza non è un vagabondare. La via suggerisce l’esistenza di una meta. Quale meta? Lo aveva appena detto prima di questo brano: vado a prepararvi un posto. Davanti a noi, nel futuro, c’è un altrove, c’è un luogo dove dimorare. Perciò, continua Gesù, non abbiate timore.
Mi chiedo: dove va la mia vita? Verso cosa è incamminata? Quale speranza la abita, la attraversa? Che cosa detta ritmi e motivi per continuare a camminare?
Io sono la via. La via verso dove? Non ci interessa sapere dove abiti fisicamente, ma quale sia la dimora del suo cuore. Non sempre dimora fisica e dimora del cuore coincidono. Senz’altro Gesù è venuto a porre la sua dimora in mezzo a noi. Eppure tutta la sua vicenda ci parla di un altrove. E questo altrove è la relazione con il Padre.
Mostraci il Padre e ci basta, chiede Filippo di cui oggi facciamo memoria.
...
La domanda di Filippo, tuttavia, traduce poi uno stato di fatto: mai compiuta la conoscenza di Gesù se alla vigilia della sua dipartita Filippo avanza ancora una tale richiesta. L’unica cosa da fare è conoscere il Figlio se davvero vogliamo avere accesso al luogo del Padre. Anche perché il rischio – da cui neppure Filippo è esentato – è quello di attendersi una manifestazione sorprendente e folgorante. Il rischio è quello della ricerca di manifestazioni che si impongano esteriormente, mentre la rivelazione del Padre si attuerà in modo pieno nello scandalo della croce. Quello scandalo sarà anche la manifestazione suprema dell’amore del Padre. Scandalo e rivelazione dell’amore coincidono: chi vede me vede il Padre!

  Ss. Filippo e Giacomo


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“I discepoli di Emmaus”: un brano che ha sempre affascinato - Carlo Maria Martini


“I discepoli di Emmaus”: 
- un brano che ha sempre affascinato - 

Carlo Maria Martini

"Vangelo in miniatura, è un racconto dove fede ed emozione, ragione e sentimento, dolore e gioia, dubbio e certezza si fondono, toccando le corde più profonde del lettore, sia esso credente o soltanto in ricerca, creando profonde risonanze al desiderio di mettersi in cammino verso Colui che offre la pienezza della felicità.
Di esso sono state offerte numerose letture: quella propriamente biblica, quella catechetica, quella liturgica…ognuna da approfondire. Ora ci focalizzeremo sulla interpretazione del racconto.

In cammino verso Emmaus: la vita sconfitta
Gli avvenimenti a Gerusalemme si sono svolti vorticosamente e crudelmente: il processo,l’agonia, la morte, la sepoltura. Due dei discepoli di Gesù, che hanno assistito a tutto ciò, se ne vanno da Gerusalemme verso un villaggio di nome Emmaus e parlano di tutti gli avvenimenti che si sono susseguiti davanti ai lori occhi… hanno subito lo scacco delle loro proiezioni…E’ LA FUGA DAL CROCIFISSO.

Tra le tante chiavi di lettura del brano, sono interessanti i temi della “strada” e della “parola”.
Gesù ed i due discepoli parlano camminando ed il parlare camminando è importante nell’opera lucana. Infatti è propria di questo evangelista la sezione del “grande viaggio”, ben dieci capitoli (9,51-19,27) nei quali viene raccontato il viaggio di Gesù e dei discepoli verso Gerusalemme, all’interno del quale sono inseriti importanti parabole e discorsi del Maestro.
I due discepoli non riescono ad attribuire significato al momento della morte di Gesù. Per loro la croce è ancora un incomprensibile scandalo. Sulla croce è svanito il sogno di poter realizzare con Gesù un cambiamento concreto nel loro paese (“noi speravamo che fosse lui a liberare Israele”).
E’ vero, continua il racconto, che si è sparsa la voce, alimentata da alcune donne, che egli è vivo, ma i discepoli, in fin dei conti, Gesù non lo hanno visto…
I due hanno dato sfogo a tutto quello che avevano dentro. In loro si vede la differenza tra il sapere ed il credere: hanno proclamato un perfetto credo in Gesù di Nazareth, riconoscendone la qualità di profeta, fino alla affermazione: “Egli è vivo”….ma restano nell’incomprensione. Tutto è stato detto, ma tutto resta oscuro. Tutto è razionalmente raccontato, ma di tutto sfugge il senso profondo.

La Parola interpreta la vita
Ora Luca imprime una svolta al racconto. Pone di fronte alla comunità l’ostacolo che non riusciva a superare: la morte di Gesù. Luca dà il senso totale del Cristo attraverso la spiegazione delle Scritture e la frazione del pane. ..."

  “I discepoli di Emmaus” di Carlo Maria Martini  (pdf)


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Giuliana Martirani: UNA RILETTURA DEI DISCEPOLI DI EMMAUS Pensando a Don Peppe Diana


UNA RILETTURA DEI DISCEPOLI DI EMMAUS
 
Pensando a Don Peppe Diana ucciso a Casal di Principe 
(Lc 24,13-35)

Il giorno di Pasqua Enrico e Bruno si misero in auto, mogi mogi e con una infinita tristezza nel cuore, per andare al paese di Peppino, distante dalla città solo pochi chilometri. Strada facendo si misero a chiacchierare degli avvenimenti che erano successi. Sulla strada statale un uomo faceva l'autostop. Ne ebbero compassione e lo fecero salire. Lo guardarono, sembrava una faccia conosciuta, ma non riuscirono a capire chi gli ricordasse. Lo sconosciuto, prestò subito attenzione alle loro parole, e chiese di che stessero parlando con tanta amarezza e tristezza.
Essi si guardarono in faccia stupiti e lo apostrofarono: "Vivi fuori del mondo, caro mio, se non sai quello che è successo. Sei l'unico a non saperlo". Ma lo sconosciuto, li incalzò: "che cosa è successo?"I due si guardarono con uno sguardo di commiserazione ed Enrico incominciò a parlare. "Hanno ucciso Don Peppino, il nostro amico prete. Era un uomo speciale come ce ne sono pochi oggi, amato dai credenti e dai non credenti, ed era speciale sia per quello che diceva- sempre parole di verità dalla sua bocca- che per quello che faceva, un uomo retto e giusto, un uomo buono. Con altri suoi amici sacerdoti aveva fatto una pubblica denuncia della delinquenza organizzata. La camorra lo ha ucciso in chiesa mentre stava andando a celebrare la Messa. Noi speravamo molto in lui, che ci aiutasse ad uscire dalla triste situazione nella quale ci troviamo, di violenza, disonestà, rancori, rabbie, guerre, miseria, morti violente...
Allora lo straniero, che aveva ascoltato con molta attenzione ma anche con un dolce sorriso tutto il racconto, guardò il conducente e il suo amico e così li apostrofò : "siete credenti o atei? Ma non sono forse scritte tutte queste cose nella Bibbia? Non c'è forse scritto che il seme deve morire per dare frutto, e che i giusti saranno perseguitati, e che non c'è amore più grande che dare la vita per i propri amici? Non c'è forse scritto che non bisogna temere la morte fisica perchè risorgeremo?" Continuò per un pezzo con una lunga catechesi che lasciò a occhi aperti e cuore pieno di spirito i due amici.
Arrivarono intanto al paese e lo straniero disse loro di lasciarlo lì sulla statale perchè potesse chiedere un altro passaggio e continuare il suo viaggio. Ma Enrico e Bruno gli dissero amabilmente "resta con noi, si fa sera, non ci va di lasciarti sulla strada a quest'ora, mangiamo insieme, ti riposi e domani riparti." E lo straniero acconsentì.
...

Guarda anche i nostri precedenti post:

  • Non tacerò. La storia di Don Peppe Diana - Rai Storia (video)
  • "LA STRADA È SEMPRE PIÙ BLU” gli scout a Casal di Principe per ricordare don Peppe Diana (all'interno altri link)


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LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO

"A chiunque ha, sarà dato 
e sarà nell'abbondanza.
Ma a chi non ha, sarà tolto 
anche quello che ha"
(Matteo 25, 29)


  Gianfranco Ravasi:  A chi ha, sarà dato: doti spirituali da far fiorire


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"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n. 23/2013-2014 (A) di Santino Coppolino



RUBRICA 
Un cuore che ascolta - lev shomea' 
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male"  (1Re 3,9)

Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino

Vangelo: Lc 24,13-35

I due discepoli di Emmaus tornano a casa dopo aver assistito alle atrocità dei giorni di Pasqua. Essi vanno via voltando le spalle a Gerusalemme, la Città Santa per eccellenza. Gerusalemme, nei Vangeli e principalmente in quello di Luca, non è solo un luogo geografico: essa è la città del Grande Re, dove gli israeliti ritrovano le radici della fede, è il simbolo portante del Dio dei padri, il Luogo della Shekinà di Dio in mezzo al suo popolo. Voltare le spalle a Gerusalemme è voltare le spalle a tutto questo, è come  perdere la fiducia nelle promesse del Signore: "noi speravamo fosse lui a riscattare Israele.."
Gesù non è venuto a riscattare gli ebrei dall'oppressione romana ma il cuore dell'uomo dalla schiavitù del peccato, non è venuto a restaurare il regno di Israele ma ad inaugurare il Regno di Dio. Ai due discepoli che vanno via frastornati, scoraggiati, disillusi, Gesù risponde a muso duro definendoli stupidi, gente dalla testa dura e dal cuore lento. Comincia a spiegare loro le scritture, da Mosè e da tutti i Profeti, offrendo loro la chiave ermeneutica (dierméneusen) per comprenderle bene, per potere entrare nel cuore di Dio e contemplare quanto accaduto con i suoi occhi: L'AMORE.
...


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Riflessione di Enzo Bianchi sul Vangelo della  domenica


Riflessione di Enzo Bianchi
sul Vangelo della domenica

III domenica di Pasqua Anno A 
4 maggio 2014

Lc 24,13-35

Il racconto del vangelo odierno, quello dei discepoli di Emmaus, è ricchissimo di messaggi, anche se il messaggio centrale intorno a cui tutto converge è sempre la resurrezione di Gesù. Brevemente e, come sempre, senza pretesa di commentare in modo esaustivo questa pagina, cerchiamo in essa la Parola che ci dà vita sul nostro cammino a volte faticoso e oscuro.
Quando Gesù fu catturato, i discepoli fuggirono tutti per la paura, lo scoramento, e qualcuno tra di loro fu anche tentato di andarsene, di abbandonare la comunità. Ecco, infatti, che due di loro partono da Gerusalemme, lasciano gli altri e vanno verso il villaggio di Emmaus, dove quasi sicuramente vi era la loro casa. Sono due uomini delusi, pieni di tristezza – sentimento che traspare anche sui loro volti –, ma conversano, dialogano, scambiano parole, riandando agli eventi di cui erano stati testimoni: cattura, condanna e crocifissione di Gesù.
Tutto sembra loro un fallimento e grande è la frustrazione delle loro speranze riposte in Gesù: l’avevano seguito credendo in lui, ascoltandolo, ma la sua morte è stata veramente la fine per lui, per la sua comunità, per l’attesa di ogni discepolo. Era un profeta, aveva una parola performativa, compiva azioni significative, ma i capi dei sacerdoti lo hanno consegnato ai romani ed egli è stato crocifisso. Sono passati ormai tre giorni, dunque Gesù è morto per sempre, e la loro vita sembra non avere più senso, direzione, fondamento. È la condizione in cui spesso veniamo a trovarci anche noi, e per questo l’anonimato di uno dei due discepoli ci aiuta a collocarci all’interno del racconto.
...
In questo mirabile racconto si parla di camminare insieme, di ricordare e pensare, di rispondere a chi chiede conto e quindi di celebrare la presenza vivente di Gesù, il Risorto per sempre. Ma ciò può avvenire in pienezza solo nella comunità cristiana, nella chiesa: per questo i due “fanno ritorno a Gerusalemme, dove trovano riuniti gli Undici e gli altri”, che li precedono e annunciano loro la resurrezione. E questo è ciò che avviene anche a noi ogni domenica, che avviene anche oggi, nella comunità radunata dal Signore: la Parola contenuta nelle Scritture, l’Eucaristia e la comunità sono i segni privilegiati della presenza del Risorto, il quale non si stanca di donarsi a noi, “stolti e lenti di cuore”, ma da lui amati, perdonati, riuniti nella sua comunione.

  III Domenica di Pasqua


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IL SIGNORE SI RIVELA AI/NEI PICCOLI di Maurizio Aliotta


IL SIGNORE SI RIVELA AI/NEI PICCOLI 
di Maurizio Aliotta *


Riflessione pubblicata su HOREB numero 67 – 1/2014
"DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO


Il titolo di questo contributo si ispira al cosiddetto “inno di giubilo” di Mt 11,25: «In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode [exomologoūmai], Padre, Signore del Cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli [nēpíois]», e alle parole di Gesù sul giudizio secondo Mt 25,40: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli [’elachistos, comp. di mikros], l’avete fatto a me».

Il retroterra ebraico 
È opportuno ricordare il retroterra ebraico delle parole di Gesù. 
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Il “perché” della benedizione 
La nostra attenzione va ora al motivo della exomologia: i “piccoli” destinatari della rivelazione (apocalisse) del Signore. Questa rivelazione ha a sua volta 
  • un soggetto: il Padre 
  • un contenuto: “queste cose” 
  • un destinatario: i “piccoli” 
“Piccoli” traduce qui nēpíois, che indica una determinata caratteristica di coloro che genericamente 
sono chiamati piccoli. Sono piccoli in quanto “senza parola” e, nell’ambito metafisico, infantile, senza senso, debole, senza aiuto. La rivelazione del Padre, dunque, è riservata ai senza parola, ai senza aiuto … 
Negli scritti neotestamentari il significato di nēpios come “colui che non ha parola” è attestato in Gal 4,1ss. dove si afferma che se l’erede è un nēpios è come uno schiavo e in Eb 5,13 si legge che un nēpios è inadatto alla parola di giustizia. Tuttavia proprio dei nēpiois in Mt 21,26 è detto che “lodano Dio”. Ma come lodano Dio coloro che non hanno parola? 
Chi sono questo piccoli di cui parla Gesù in Mt 11,25? In 18,4 Gesù esorta a “farsi piccoli” (tapeinoien) come i bambini (paidion): è l’invito ad assumere la forma di bambini, della debolezza umana bisognosa di affidarsi ad un adulto. In 25,40 Gesù si riferisce ai “più piccoli” (’elachistos, comp. di mikros) nel senso sociologico di “ultimo”, marginale. In 11,25 i piccoli si possono identificare con i discepoli, in contrasto con i sapienti. Secondo R. Schnackenburg «l’opposizione viene presentata in modo un po’ differente rispetto a Mc 4,11, particolarmente se per “saggi” s’intendono i dottori della legge nemici di Gesù, e per “piccoli” coloro che hanno una fede semplice. Questi sono in primo luogo i discepoli di Gesù, ai quali è anche rivolta l’esclamazione secondo la quale i loro occhi vedono quello che i profeti hanno desiderato vedere e non hanno visto (Lc 10, 23 s.).
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L’umiltà dei “piccoli” nell’esperienza di Francesco d’Assisi 
Tutta l’esperienza spirituale di San Francesco è cristocentrica. Gesù Cristo costituisce il criterio fondamentale della sua esistenza. Così è in Cristo stesso che Francesco vede un modello di umiltà da imitare.
...
Il compito della chiesa 
Se il Signore rivela “queste cose” ai piccoli, se “ciò che abbiamo fatto ai più piccoli, l’abbiamo fatto a Lui”
... 
Nell’amore per il fratello si rivela Dio, in particolare l’amore per i poveri è vera “apocalisse” di Dio perché: amare i poveri non è gratificante e l’amore di Dio è gratuito; amare i poveri non “rende” e l’amore di Dio è spesso nascosto. In altri termini, nell’amore per il povero vi è la dinamica propria dell’amore di Dio. 
La Chiesa come comunità, dunque, ha il compito di portare la buona notizia della salvezza attraverso la testimonianza concreta dell’amore di Dio che diventa amore del prossimo. 

  IL SIGNORE SI RIVELA AI/NEI PICCOLI di Maurizio Aliotta

Vedi anche il nostro post predente: 
  DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO - HOREB n. 67 - 1/2014

* L'utilizzo del testo, anche solo parziale, é consentito citando l'autore e la rivista. Grazie. 

E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)


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ERNESTO BALDUCCI a 22 anni dalla morte - Il ricordo di Raniero La Valle



ERNESTO BALDUCCI a 22 anni dalla morte 
Il ricordo di Raniero La Valle 
presso la Chiesa della Badia Fiesolana - 27 aprile 2014 

"... la domanda che potremmo lasciare qui sull’altare per padre Balducci, semmai potesse ascoltarci, è se l’uomo planetario, l’uomo e la donna della libertà della giustizia e della pace non possano scaturire proprio da questa Chiesa del Concilio rimessa in cammino da papa Francesco, non possano scaturire da questa Chiesa qui che riscopre il Dio della misericordia e del perdono, che annuncia l’unità indissolubile tra l’umano e il divino e che, come scrive papa Francesco nella “Evangelii Gaudium”, tradirebbe la “logica dell’incarnazione” se pensasse a “un cristianesimo monoculturale e monocorde”, e perciò non deve imporre “una determinata forma culturale” né cadere nella “vanitosa sacralizzazione della propria cultura”.
Una Chiesa che diventasse davvero così piacerebbe a padre Balducci e forse gli farebbe rivalutare il Concilio.

Perché questa sarebbe la Chiesa all’altezza del paradigma planetario. 
Infatti l’uomo nuovo, l’uomo planetario, non è quello che è figlio di una cultura planetaria o appartiene alla Chiesa di una religione planetaria, ma è l’uomo che dal cuore della propria cultura della propria religione e della propria Chiesa, è portato a fare un’esperienza universale di fede; sono l’uomo e la donna che al vedere Gesù sono capaci di dire, come dissero i Samaritani, “tu sei il salvatore del mondo”, sono capaci di chiamarlo, come Maria di Magdala, “Rabboni”, sono capaci di esclamare, come Tommaso, senza altre prove, “mio Signore e mio Dio”.

  Il ricordo di Raniero La Valle


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CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni


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ELEZIONI - "Finiamola con i collateralismi, piuttosto crollino chiese e saloni parrocchiali... "Il segretario della CEI Nunzio Galantino parla chiaro (VIDEO)



ELEZIONI 2014

"Finiamola con i collateralismi, 
piuttosto crollino chiese e saloni parrocchiali..."
Il segretario della CEI Nunzio Galantino parla chiaro (VIDEO)
(domenica 4 maggio 2014 - Cattedrale di Cassano)

A venti giorni appena dalle prossime elezioni europee, in pieno lavorio da parte di partiti e movimenti per attrarre a sé proseliti e dunque - e sostanzialmente - consensi, una voce chiara e maestosa si è levata oggi dalla cattedrale di Cassano Ionio, nel cosentino. L’occasione era ghiotta per lanciare un messaggio che con la fede cristiana, a guardar bene, forse qualcosa c’azzecca pure.
È questa le sede scelta proprio da monsignor Nunzio Galantino, vescovo di Cassano, per “bacchettare”, senza nemmeno tanti fronzoli, parte dei pastori di Dio a tenersi fuori dalle tentazioni “politiche”; a lasciar fare agli uomini le cose terrene che nulla hanno a che vedere con quelle divine.
Mentre i giornalisti ci aspettavamo qualche indiscrezione sulla prossima visita in Calabria di Papa Francesco; quando si è compreso che l’invito era stato rivolto ad annunciare una “lieta novella”, e cioè l’elezione a vescovo di Locri di mons. Francesco Oliva, ecco Galantino sorprendere tutti: nel silenzio maestoso della chiesa redarguisce i sacerdoti inclini a velleità "propagandistiche".
E "a buon inteditor... poche parole" (fonte: CN24)

«Spero di non essere costretto, e soprattutto spero che non siano costretti i nostri fedeli, ad assistere al mortificante spettacolo di vecchi e sospetti collateralismi con candidati, con partiti o movimenti politici». Lo ha detto il vescovo di Cassano all’Jonio e segretario della Conferenza episcopale italiano, monsignor Nunzio Galantino, in vista della prossima tornata elettorale che interesserà, oltre al Parlamento Europeo, anche alcune amministrazioni comunali della diocesi calabresi.
«È bene che sappiamo, una volta per tutte – ha aggiunto Galantino – che chiunque vede il vescovo o un sacerdote impegnarsi nell’orientare o influenzare il voto, ipotizza una sola cosa: l’interesse personale o la ricerca di favoritismi di varia natura. Preferisco che non si realizzino opere ex novo o che non si sistemino strutture se questa deve essere la contropartita diretta o indiretta di un impegno diretto di noi sacerdoti durante le elezioni, a favore di Tizio o di Caio. Noi cristiani, sacerdoti e laici – ha detto ancora il presule – dobbiamo dare un forte contributo per evitare gli eccessi, le divisioni, i rancori nelle nostre comunità e tra le famiglie. È triste e crea scandalo dover registrare prese di posizioni pubbliche che contribuiscono a separare piuttosto che ad unire».
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  video

    Galantino: «No a collateralismi con i candidati»


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Pellegrinaggio di Papa Francesco in Terra Santa - analisi e preghiera

Soffrono i cristiani nei luoghi dei padri

“Luoghi dell’Infinito”, in edicola con “Avvenire” da martedì 6 maggio, dedica uno speciale a Gerusalemme e alla Terra Santa, in occasione del viaggio di papa Francesco. È uno sguardo tra una storia complessa e un’attualità spesso difficile, come quella dei cristiani che vivono in Terra Santa raccontata nell’editoriale dal patriarca Fouad Twal.

«Noi molto umilmente e per brevissimo tempo vi ritorneremo in spirito di devota preghiera, di rinnovamento spirituale, per offrire a Cristo la sua Chiesa; per richiamare ad essa, una e santa, i Fratelli separati; per implorare la divina misericordia in favore della pace, che in questi giorni sembra ancora vacillante e trepidante; per supplicare Cristo Signore per la salvezza di tutta l’umanità».
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“Padre Celeste, tu non ti stanchi di essere amorevole e misericordioso. Il Successore di Pietro intende visitare la Terra resa Santa dalla nascita, dal battesimo, dall'insegnamento, dalla morte e dalla resurrezione di tuo Figlio. Rimani con lui, santificalo e benedicilo. Stendi il mantello della tua tenerezza su ogni passo del suo pellegrinaggio tra noi, così che ognuno possa vedere in lui un pellegrino appassionato, un maestro saggio e una guida umile”.
Inizia così la preghiera speciale che i cattolici di Terra Santa potranno recitare nelle tre settimane che precedono la visita di Papa Francesco in Giordania, Palestina e Israele (24-26 maggio), come atto di devozione personale e comunitaria, - riferisce l'agenzia Fides - per chiedere al Signore che il pellegrinaggio del Vescovo di Roma porti frutto per i cristiani di tutto il mondo e per la convivenza in tutto il Medio Oriente...

  Una preghiera speciale per il pellegrinaggio del Papa in Terra Santa


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    Commissione per l'America Latina, un laico nel ruolo di un vescovo

 
Vaticano, commissione voluta da Francesco avvia la battaglia contro la pedofilia


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''La Rai dei cittadini. Il servizio pubblico per la qualità della comunicazione'', tema dell'incontro promosso a Roma da La Civiltà Cattolica e dall'Ucsi. Da monsignor Nunzio Galantino l'invito ai cattolici a scrollarsi di dosso ''una sorta di 'sindrome dell'imbarazzo', che porta ad avallare la dissociazione tra fede e cultura''. Interventi di Spadaro, Gubitosi, Melodia, Roma, Di Trapani e Giacomelli

  Giovanna Pasqualin Traversa:  Nella Rai dei cittadini si gioca la sfida della relazione umana


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... Sono certa che i nostri padri, i vescovi, sapranno trovare una via per esprimere vicinanza ai divorziati risposati, una via senza scorciatoie clericali, una via fatta di accoglienza e di accompagnamento personale, una fatica e una strada fatta impolverando le scarpe: il nostro padre Maurizio Botta alla Chiesa Nuova chiama tutti per nome, alla messa della domenica, tutti si sentono suoi, e di coppie divorziate, conviventi, di ogni tipo, coppie che fanno solo la comunione spirituale lui ne accoglie tantissime, senza sconti sulla verità, ma con le braccia e il cuore spalancato e una talare morbida su cui appoggiarsi. Questo è dare accoglienza senza scandalizzare i piccoli, le famiglie che si sforzano di essere fedeli alla loro chiamata, non tanto per difendere il privilegio del fratello maggiore che si crede giusto, quanto per continuare ad annunciare la verità sull’amore, un amore che è molto più a forma di croce che non di cuore. Di questo annuncio il mondo ha un bisogno disperato.

  Costanza Miriano:  Mia madre Chiesa risolverà tutto

Dopo Carlo Caffarra su “Il Foglio” e Walter Brandmüller su “Die Tagespost” e “Avvenire”, un terzo porporato è intervenuto pubblicamente in forma ampia e approfondita sulla questione della comunione ai divorziati risposati, anche lui contro le tesi possibiliste sostenute dal cardinale relatore Walter Kasper nel concistoro del 20-21 febbraio.

  Sandro Magister: Contro Kasper un altro cardinale, anzi, due: De Paolis e Bassetti

«Ci sono quelli che credono che la Chiesa è per i puri. Ci si dimentica che la Chiesa è una Chiesa di peccatori. Siamo tutti peccatori. E sono felice che sia così, perché se non lo fosse allora io non vi apparterrei. È una questione di umiltà... Ho l'impressione che questo sia molto importante per Papa Francesco. Non gli piace la gente che sta nella Chiesa solo per condannare gli altri». Sono parole del cardinale tedesco Walter Kasper, autore della relazione sui problemi della famiglia al concistoro dello scorso febbraio. Continua dunque la discussione su quello che si preannuncia come l'argomento più spinoso del Sinodo straordinario sulla famiglia in programma per il prossimo ottobre: i sacramenti per i divorziati che si sono risposati civilmente. Kasper ha risposto ad alcune delle obiezioni dei suoi critici con una lunga intervista sulla rivista americana «Commonweal».

  Andrea Tornielli:  «Ecco gli argomenti per la comunione ai divorziati risposati»


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Il mercato del libro religioso in Italia conta 13,5 milioni di copie vendute e un fatturato attorno a 96 milioni di euro. Nei primi dodici mesi di pontificato di Papa Francesco sono stati pubblicati nel nostro Paese 111 titoli da lui scritti e 139 a lui dedicati, per un totale di 250 volumi in un anno, che fanno parlare di un vero “caso-Francesco”. Lo scorso anno 954 editori, dei quali 650 laici, hanno pubblicato almeno un titolo di argomento religioso, per un totale di 5mila titoli, pari a quasi il 10 per cento della produzione globale di libri in Italia.

  Luca Caruso:  Papa Francesco: un "caso" anche editoriale


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 FRANCESCO
 




    Angelus/Regina Cæli - Regina Cæli, 4 maggio 2014

    Udienza - I doni dello Spirito Santo - 3. Il Consiglio (7 maggio 2014)

    Omelia  4 maggio 2014: Santa Messa nella Chiesa Rettoria "San Stanislao"

    Discorso - Ai membri dell'Azione Cattolica Italiana (3 maggio 2014)

    Discorso - Ai Presuli della Conferenza Episcopale dello Sri Lanka, in Visita "ad Limina Apostolorum" (3 maggio 2014)

    Discorso - Alle Guardie Svizzere Pontificie (5 maggio 2014)

    Discorso - A Sua Santità Karekin II, Patriarca Supremo e Catholicos di tutti gli Armeni, e Seguito (8 maggio 2014)

    Discorso - Ai partecipanti all'Incontro del Consiglio dei Capi Esecutivi per il Coordinamento delle Nazioni Unite (9 maggio 2014)

    Discorso - Ai partecipanti all'Incontro delle Pontificie Opere Missionarie (9 maggio 2014)



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Tweet


03/05/2014:
Il tweet lanciato oggi da Papa Francesco è ispirato alla celebre frase pronunciata da San Giovanni Paolo II alla Messa per l'inaugurazione del pontificato: “Non abbiate paura di accogliere il Cristo e di accettare il suo potere! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà, aprite i confini degli Stati, i confini economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo! Non abbiate paura!” 

Non avere paura...

05/05/2014:

  Cosa vuol dire evangelizzare?...


06/05/2014:

  Una società che abbandona...


08/05/2014:

  Nella famiglia si impara...


09/05/2014:

  La santità richiede il donarsi...


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Papa Francesco 4 maggio 2014: Messa nella chiesa di San Stanislao e Regina Coeli (testi e video)


La piccola ma viva comunità polacca di Roma ha ricevuto la visita di Papa Francesco. L’emozione per l’incontro con il Pontefice era chiaramente visibile sui volti di chi ha partecipato alla Messa. D’altronde è fresco il ricordo della canonizzazione, solo una settimana fa, di Giovanni Paolo II.

  video

Nel brano degli Atti degli Apostoli (At 2, 14a. 22-33) abbiamo ascoltato la voce di Pietro, che annuncia con forza la risurrezione di Gesù; Pietro è testimone della speranza che è in Cristo e nella seconda Lettura (1 Pt 1, 17-21) è ancora Pietro che conferma i fedeli nella fede in Cristo scrivendo: «voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio». Pietro è il punto di riferimento saldo della comunità perché è fondato sulla roccia che è Cristo. Così è stato Giovanni Paolo II, vera pietra ancorata alla grande Roccia. 
Una settimana dopo la canonizzazione di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II, ci siamo radunati in questa chiesa dei polacchi in Roma per ringraziare il Signore del dono del Santo Vescovo di Roma figlio della vostra nazione. In questa chiesa dove egli è venuto più di 80 volte, è sempre venuto qui nei diversi momenti della sua vita e della vita della Polonia. Nei momenti di tristezza e di abbattimento, quando tutto sembrava perduto, egli non perdeva la speranza, perché la sua fede e la sua speranza erano fisse in Dio...

  video dell'omelia

Cari fratelli e sorelle buongiorno!
il Vangelo di questa domenica (Lc 24,13-35), che è la terza domenica di Pasqua, è quello dei discepoli di Emmaus. Questi erano due discepoli di Gesù, i quali, dopo la sua morte e passato il sabato, lasciano Gerusalemme e ritornano, tristi e abbattuti, verso il loro villaggio, chiamato appunto Emmaus. Lungo la strada Gesù risorto si affiancò ad essi, ma loro non lo riconobbero. Vedendoli così tristi, Egli dapprima li aiutò a capire che la passione e la morte del Messia erano previste nel disegno di Dio e preannunciate nelle Sacre Scritture; e così riaccese un fuoco di speranza nei loro cuori.
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Preghiamo anche per i defunti a causa dell’enorme frana che si è abbattuta due giorni fa su un villaggio dell’Afghanistan. Dio Onnipotente, che conosce il nome di ognuno di loro, accolga tutti nella sua pace; e dia ai superstiti la forza di andare avanti, con il sostegno di quanti si adopereranno per alleviare le loro sofferenze.
Cari fratelli e sorelle,
oggi è la Giornata Nazionale per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha per tema "Con i giovani, protagonisti del futuro". Bel tema! Quanti giovani ci sono qui oggi? Quanti? Voi siete protagonisti del futuro! Voi siete entrati nel futuro, nella storia. E’ questo il tema di oggi. Prego per questa grande Università, perché sia fedele alla sua missione originaria e aggiornata al mondo attuale. A Dio piacendo mi recherò presto a visitare qui a Roma la Facoltà di Medicina e Chirurgia e il Policlinico "Gemelli", che compie 50 anni di vita e appartiene all’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Saluto tutti voi, fedeli romani e pellegrini! ...
Saluto l’Associazione "Meter", che da quasi vent’anni lotta contro ogni forma di abuso sui minori. Grazie per il vostro impegno! Come pure i partecipanti alla Marcia per la Vita, che quest’anno ha un carattere internazionale ed ecumenico. A "Meter" e ai partecipanti alla Marcia della Vita tanti auguri e avanti, e lavorare su questo!
...
A tutti voi auguro una buona domenica. Buon pranzo e arrivederci!

  video


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Papa Francesco UDIENZA GENERALE 7 maggio 2014 - testo e video



 Piazza San Pietro 
 Mercoledì 30 aprile 2014

Papa Francesco come di consueto fa un lungo giro per salutare i fedeli prima della catechesi, oltre ai tanti bambini anche due anziani disabili sono stati letteralmente sollevati per consentire loro di abbracciare il Pontefice.

  video

I doni dello Spirito Santo: 3. Il Consiglio

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Abbiamo sentito nella lettura di quel brano del libro dei Salmi che dice: «Il Signore mi ha dato consiglio, anche di notte il mio cuore mi istruisce» (Sal 16, 7). E questo è un altro dono dello Spirito Santo:

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Cari amici, il Salmo 16, che abbiamo sentito, ci invita a pregare con queste parole: «Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio animo mi istruisce. Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare» (vv. 7-8). Che lo Spirito possa sempre infondere nel nostro cuore questa certezza e ricolmarci così della sua consolazione e della sua pace! Chiedete sempre il dono del consiglio.

 
video della catechesi

  il testo integrale dell'udienza generale

  video integrale



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Perché cerco Gesù? Perché seguo Gesù? - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)



S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano

5 maggio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m. 

Papa Francesco:
“la vanità non fa bene, soprattutto nella Chiesa”

Nella Chiesa non c’è posto per chi segue Gesù solo per vanità, per voglia di potere e o per desiderio di accumulare denaro. C’è posto solo per chi lo ama e lo segue proprio perché lo ama.
È stato molto chiaro Papa Francesco nel riaffermare l’atteggiamento giusto del cristiano che si mette in cammino sulla strada del Signore. E questa mattina, lunedì 5 maggio, nel corso della messa celebrata nella cappella di Santa Marta, ha chiesto di interrogarsi sul modo in cui seguiamo Gesù.

Il Pontefice ha preso spunto dal brano del vangelo di Giovanni (6, 22-29) nel quale si racconta della folla che, sfamata grazie al miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci operato da Gesù, non vedendolo più va a cercarlo «sull’altra sponda del mare». Gesù, ha esordito, «richiama l’attenzione della gente su alcuni atteggiamenti che non sono buoni e anzi fanno male». Dopo la moltiplicazione dei pani «la gente era gioiosa» per quanto fatto da Gesù, al punto che «voleva farlo re». Ma egli «fuggì, da solo. Andò a pregare sul monte. Poi questa gente, che lo seguiva con il cuore, lo amava, saputo che Gesù era dall’altra parte, è andata a cercarlo. Gesù li rimprovera per questo atteggiamento: “In verità vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati”». È come se dicesse: «Voi mi cercate per un interesse». E «credo — ha aggiunto il Pontefice — che a noi faccia bene sempre chiederci: perché cerco Gesù? Perché seguo Gesù?».
...
E qui il Santo Padre ha ripetuto le domande: «Come seguo io Gesù? “In verità io vi dico: voi mi cercate non perchè avete visto i segni ma perchè avete mangiato di quei pani e vi siete saziati”. Nel mio seguire Gesù c’è vanità? C’è voglia di potere? C’è voglia di denaro? Ci farà bene — ha esortato — esaminare un po’ il nostro cuore, la nostra coscienza sulla rettitudine dell’intenzione nel seguire Gesù. Lo seguo solo per lui? E questo è il cammino della santità. O lo seguo per lui ma anche per avere qualche vantaggio per me?». E questo non è cristiano. Dunque, ha concluso, «chiediamo al Signore la grazia di inviarci lo Spirito Santo per andare dietro di lui con rettitudine d’intenzione: solo per lui, senza vanità, senza voglia di potere, e senza voglia di soldi».

  Messa a Santa Marta-Chi ha un posto nella Chiesa

  video


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Come è la mia testimonianza? - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
6 maggio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m. 

Papa Francesco:
“la Chiesa è testimonianza, i martiri insegnano”

Il cristiano che non dà testimonianza diventa sterile. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Nella sua omelia, il Pontefice si è soffermato sul martirio di Santo Stefano, narrato negli Atti degli Apostoli. La Chiesa, ha detto, non è “una università della religione”, ma il popolo che segue Gesù. Solo così, ha soggiunto, “è feconda e madre”.

“Il martirio di Stefano è un calco del martirio di Gesù”. Papa Francesco ha ripercorso, nella sua omelia, il cammino che ha portato alla morte del primo martire della Chiesa. Anche lui come Gesù, ha detto, aveva incontrato “la gelosia dei dirigenti che cercavano” di eliminarlo. Anche per lui ci sono “i falsi testimoni”, un “giudizio un po’ fatto di fretta”. Stefano li avverte che stanno opponendo resistenza allo Spirito Santo, come aveva detto Gesù. Ma “questa gente – ha evidenziato il Papa – non era tranquilla, non era in pace nel proprio cuore”. Questa gente, ha aggiunto, “aveva odio” dentro il proprio cuore. Ecco perché, all’udire le parole di Stefano erano furibondi. “Questo odio – ha affermato Francesco – è stato seminato nel loro cuore dal diavolo”, “è l’odio del demonio contro Cristo”.
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“Martirio è la traduzione della parola greca che, anche, significa testimonianza. E così possiamo dire che per un cristiano la strada va sulle orme di questa testimonianza, su queste orme di Gesù per dare testimonianza di Lui e, tante volte, questa testimonianza finisce dando la vita. Non si può capire un cristiano senza che sia testimone, che dia testimonianza. Noi non siamo una ‘religione’ di idee, di pura teologia, di cose belle, di comandamenti. No, noi siamo un popolo che segue Gesù Cristo e dà testimonianza - ma vuol dare testimonianza di Gesù Cristo – e questa testimonianza alcune volte arriva a dare la vita”.
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Stefano, ha proseguito, “era pieno di Spirito Santo”. Ed ha avvertito che “non si può dare testimonianza senza la presenza dello Spirito Santo in noi”. “Nei momenti difficili, dove dobbiamo scegliere la strada giusta, dove dobbiamo dire ‘no’ a tante cose che forse tentano di sedurci – ha incoraggiato Papa Francesco – c’è la preghiera allo Spirito Santo, e Lui che ci fa forti per andare su questa strada della testimonianza”:
“E oggi pensando a queste due icone - Stefano, che muore, e la gente, i cristiani, che fuggono, andando dappertutto per la violenta persecuzione – domandiamoci: come è la mia testimonianza? Sono un cristiano testimone di Gesù o sono un semplice numerario di questa setta? Sono fecondo perché do testimonianza, o rimango sterile perché non sono capace di lasciare che lo Spirito Santo mi porti avanti nella mia vocazione cristiana?”.

  Il Papa: la Chiesa non è una università della religione

  video


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Perdere il tempo - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)



S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
8 maggio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m. 

Papa Francesco:
"È più importante la grazia che tutta la burocrazia"

Chi nella Chiesa è chiamato ad amministrare i Sacramenti deve lasciare spazio alla grazia di Dio e non porre ostacoli di tipo "burocratico". Lo ha affermato Papa Francesco all’omelia della Messa presieduta questa mattina in Casa S. Marta.

“Chi fa l’evangelizzazione è Dio”. Papa Francesco ribadisce questa verità opponendola all’eccesso di burocratizzazione che talvolta nella Chiesa può ostacolare l’accostarsi delle persone a Dio. Il modello cui rifarsi – afferma – è l’Apostolo Filippo, il quale nel brano odierno degli Atti degli Apostoli mette in luce le tre qualità cristalline di un cristiano: docilità allo Spirito, dialogo, fiducia nella grazia.
...
“Non si può evangelizzare senza il dialogo. Non si può. Perché tu devi partire proprio da dove è la persona che deve essere evangelizzata. E quanto importante è questo. ‘Ma, padre, si perde tanto tempo, perché ognuno ha la sua storia, viene con questo, le sue idee...’. E perde il tempo… Più tempo ha perso Dio nella creazione del mondo e l’ha fatta bene! Il dialogo. Perdere il tempo con l’altra persona, perché quella persona è quella che Dio vuole che tu evangelizzi, che tu gli dia la notizia di Gesù è più importante. Ma come è, non come deve essere: come è adesso”.
Le parole di Filippo suscitano nel ministro etiope il desiderio di essere battezzato e al primo corso d’acqua lungo la strada così avviene. Filippo amministra il Battesimo all’etiope, “lo porta – osserva il Papa – nelle mani di Dio, della sua grazia”. E a sua volta, nota Papa Francesco, il ministro sarà in grado di generare la fede e “forse questo – conclude – ci aiuterà a capire meglio che chi fa l’evangelizzazione è Dio”:
“Pensiamo a questi tre momenti dell’evangelizzazione: la docilità per evangelizzare; fare quello che Dio manda, secondo il dialogo con le persone - ma nel dialogo, si parte da dove loro stanno - e terzo, affidarsi alla grazia: è più importante la grazia che tutta la burocrazia. ‘Cosa impedisce che?’. Ricordiamo questo. E tante volte noi in Chiesa siamo una ditta per fabbricare impedimenti, perché la gente non possa arrivare alla grazia. Che il Signore ci faccia capire questo”.

  Il Papa: la Chiesa dispensa grazia non burocrazia

  video



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Il percorso della santità - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
9 maggio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco:
"come può la Chiesa essere santa?"

I santi non sono eroi, ma sono dei peccatori che seguono Gesù sulla strada dell’umiltà e della croce e così si lasciano santificare da Lui, perché nessuno santifica se stesso: questo, in sintesi, quanto ha detto Papa Francesco durante la Messa presieduta stamani a Santa Marta.

Partendo dalla prima Lettura che racconta la conversione di San Paolo, che da nemico della Chiesa è diventato santo, Papa Francesco spiega cosa s’intenda quando diciamo che “la Chiesa è santa”:
“Ma come può essere santa se tutti noi siamo dentro? Siamo peccatori tutti, qui. E’ santa la Chiesa! Noi siamo peccatori, ma lei è santa. E’ la sposa di Gesù Cristo e Lui la ama, Lui la santifica, la santifica ogni giorno col suo sacrificio eucaristico, perché la ama tanto. E noi siamo peccatori, ma in una Chiesa santa. E anche noi ci santifichiamo con questa appartenenza alla Chiesa: siamo figli della Chiesa e la Madre Chiesa ci santifica, col suo amore, con i Sacramenti del suo Sposo”.
...
“La differenza fra gli eroi e i santi – afferma Papa Francesco - è la testimonianza, l’imitazione di Gesù Cristo. Andare sulla via di Gesù Cristo”, quella della croce. E molti santi “finiscono tanto umilmente. I grandi santi! Io penso – afferma il Papa - agli ultimi giorni di San Giovanni Paolo II… Tutti lo abbiamo visto”:
“Non poteva parlare, il grande atleta di Dio, il grande guerriero di Dio finisce così: annientato dalla malattia, umiliato come Gesù. Questo è il percorso della santità dei grandi. Anche è il percorso della nostra santità. Se noi non ci lasciamo convertire il cuore per questa strada di Gesù – portare la croce tutti i giorni, la croce ordinaria, la croce semplice – e lasciare che Gesù cresca; se non andiamo su questa via, non saremo santi. Ma se andiamo su questa via, tutti noi daremo testimonianza di Gesù Cristo, che ci ama tanto. E daremo testimonianza che, benché siamo peccatori, la Chiesa è santa. E’ la sposa di Gesù”.

  Papa Francesco: i santi non sono eroi, ma umili peccatori che si lasciano santificare da Gesù

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