"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
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NEWSLETTER n°20 del 2014
Aggiornamento della settimana -
dal 10 al 16 maggio 2014 -
Prossima NEWSLETTER prevista per il 23 maggio 2014 |
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N. B. La Lectio è temporaneamente sospesa
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Guardiamoci
allo specchio e facciamoci una piccola, semplice domanda: è questo che
vogliamo? I morti che galleggiano nel Mediterraneo? I superstiti
terrorizzati? La conta di vivi e morti, ne abbiamo salvati duecento,
meno male?
Non facciamo ingannare dall'ultima tragedia al largo di Lampedusa, qui la strage è quotidiana, che arrivi sui Tg oppure no. Come scrive Fortress Europe, il sito che segue la mattanza: "Dal
1988 sono morte lungo le frontiere dell'Europa almeno 19.603 persone.
Di cui 2.352 soltanto nel corso del 2011, almeno 590 nel 2012 e 801 nel
2013. Il dato è aggiornato all'11 maggio 2014 e si basa sulle notizie
censite negli archivi della stampa internazionale degli ultimi 26 anni.
Il dato reale potrebbe essere molto più grande".
Quindi, facciamoci quella domanda: è questo che vogliamo? ...
E' QUESTO CHE VOGLIAMO? Duecento
migranti li hanno salvati le navi italiane e i mercantili dirottati in
zona, 14 li hanno recuperati già cadaveri, molti altri, probabilmente
altri 200, sono già in fondo al mare se è vero che sul barcone erano in
quattrocento: l'ennesima strage di migranti si compie a 40 miglia dalle
coste della Libia, a pochi giorni di distanza da un altro naufragio
costato la vita a una quarantina di persone partite dalle coste
orientali del paese nordafricano. Segno che, probabilmente, non bastano
più gli sforzi che l'Italia sta facendo con Mare Nostrum ed occorre,
invece, mettere in piedi una missione internazionale per tentare di
bloccare i trafficanti di morte e consentire alle migliaia di
richiedenti asilo che si trovano in Libia di poter presentare le
domande in quel paese...
Nuovo naufragio, almeno 14 morti. Choc Ue, chiede nuovo confronto 28 --------------------------------------- Anifa e gli altri,
il lungo viaggio
Dalla Libia all'Italia,
il racconto della traversata
Kibron è partito solo e
senza aver mai visto il mare: ci ha messo quattro anni dall'Eritrea
alla Sicilia. Nibal e il marito sono scappati dalla Siria nel 2012 ma
lui si è ammalato di tumore in Libia e così è rimasto lì, quando lei è
salita sul barcone una settimana fa. Ad Adan, i terroristi somali di Al
Shabaab hanno ucciso la madre, la sorella e la moglie. Ed ora lui lava
macchine gratis davanti al Cara di Mineo, dove da un anno attende il
riconoscimento dello status di rifugiato.
Sono già
20.500 i migranti salvati nel canale di Sicilia dall'inizio dell'anno,
un numero otto volte superiore a quello dell'anno scorso. Migliaia di
uomini donne e bambini ognuno con la sua storia, i suoi ricordi, i suoi
drammi. E le sue speranze. Dalle
violenze subite dai trafficanti di uomini alla partenza dalle coste
libiche, dal salvataggio in mezzo al Mediterraneo all’arrivo nei Centri
d’accoglienza, questo è il racconto del loro viaggio. E degli uomini
che in silenzio cercano di salvare le loro vite. Magazine ANSA - Emergenza immigrazione:
Photostory
- Yassir, Anifa e quelli che ce l’hanno fatta - Dentro Mare Nostrum -
'Così diamo la caccia agli scafisti' - Nel limbo di Mineo -
Leggi e guarda testi, foto e video:
Anifa e gli altri, il lungo viaggio --------------------------------------- Persone, non clandestini
13 maggio 2014 - Renato Sacco
A
Catania. Atterraggio programmato verso le 13. Alla stessa ora, nella
stessa città siciliana, è previsto l’arrivo della nave con centinaia di
profughi che, nella tragica traversata, hanno visto morire decine
(centinaia?) di loro fratelli e sorelle, compagni di un viaggio verso
la vita. Il mio viaggio a Catania è veloce, sicuro e anche a poco
prezzo. Il loro no! E ti chiedi perché io? Ho forse meriti particolari?
Forse sono solo tremendamente più fortunato. E ti ricordi le parole di
Francesco a Lampedusa “Chi ha pianto?”. Vorresti stare in silenzio,
forse anche piangere. Ma nella confusione dell’aeroporto come si fa?
Sei in mezzo a un mare di gente che parte e che sa anche di arrivare.
Loro no.
E
sono un pugno nello stomaco le parole di un capopartito del Nord che
non trova di meglio che ringhiare la sua rabbia, e invocare, di nuovo,
il reato di clandestinità. Almeno oggi, tacere no? Un po’ di pietà.
Beh, sono contento di andare a Catania.
A
respirare un’aria diversa dal Nord. È vero, sia detto: al nord non
ragioniamo tutti così! E lo testimonia l’accoglienza di profughi anche
nella mia zona, al Nord, in provincia di Verbania. Così come in Sicilia
non sono tutti mafiosi, come invece molti al Nord pensano. Ma è
doveroso smascherare e denunciare un razzismo strisciante, più diffuso
di quello che sembra. Non gridato, ma condiviso sotto sotto. E magari
anche da persone ‘per bene’ o addirittura... religiose. La mafia e il
razzismo si nutrono della connivenza, del silenzio, della compiacenza.
Come “il pesce che per nuotare ha bisogno dell’acqua intorno”, per
dirla con don Ciotti.
E allora li chiamiamo profughi, non clandestini.
Persone, non problemi. ... --------------------------------------- Per le ragazze rapite non basta indignarsi
Sono
almeno un centinaio, tutte sedute a gambe incrociate sulla terra arida
e polverosa di una zona desertica non meglio identificabile. Sono in
quella stagione della vita – la più bella, nel ricordo grato di
ciascuna di noi – in cui si dovrebbe fiorire. E invece il verbo che
qualcun altro sta declinando per loro, e a cui non hanno alcun modo per
opporsi, è mortificare. Ragazze violentate nella loro dignità di donne,
solo in quanto donne, rapite perché giudicate colpevoli dell’aggravante
più pericolosa, per chi vuole introdurre la “sharìa” nel Paese:
studiare, darsi un’istruzione per poter poi prendere in mano il proprio
futuro.
Avvolte
in un lungo abito grigio con il velo, rese forzatamente anonime dalla
immane tragedia, dal loro sguardo trapela lo sgomento e il terrore.
Hanno le mani incrociate mentre eseguono il copione di una preghiera
cantata, e il loro sguardo non riesce a guardare un punto fisso, a
sostenere lo sguardo dell’operatore che le riprende. Diciassette
minuti: tanto dura l’ultimo video – il secondo, dopo quello dove il
loro leader minacciava di volerle “vendere al mercato, come vuole la
legge di Allah” – in cui Abubakar Shekau propone uno scambio di
prigionieri per il loro rilascio. “Sono state convertite all’Islam”,
assicura commentando unilateralmente le immagini che scorrono.
Orrore.
Ripugnanza. Indignazione. Sono questi i sentimenti di cui ognuno di noi
dovrebbe farsi portavoce, ciascuno per la sua parte, vedendo le
immagini e le foto delle ragazze rapite un mese fa in un collegio
femminile nel Nord della Nigeria. Erano circa 300, una cinquantina di
loro sono riuscite a fuggire: “Avremmo preferito morire che andare con
loro”, hanno raccontato dopo essere sopravvissute alla cattura. Anche
la loro vita è cambiata per sempre: non passa giorno già oggi in cui
non si chiedano che cosa potrà accadere alle loro “sorelle”, non
passerà giorno in cui non dovranno fare i conti con il pensiero di cosa
sarebbe accaduto se le parti fossero state invertite.
Orrore. Ripugnanza. Indignazione.
... --------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Libere, liberiUltime notizie: Boko Haram propone: libere le 300 ragazze se rilasciate i nostri militanti in carcere --------------------------------------------------------------- "... Pace. Questa parola riassume tutti i beni a cui aspirano ogni
persona e tutte le società umane... Tutti parlano di pace, tutti
dichiarano di volerla, ma purtroppo il proliferare di armamenti di ogni
genere conduce in senso contrario. Il commercio delle armi ha l’effetto
di complicare e allontanare la soluzione dei conflitti, tanto più
perché esso si sviluppa e si attua in larga parte al di fuori della
legalità...
Un’altra sfida alla pace che è sotto i nostri occhi, e che purtroppo assume in certe regioni e in certi momenti il carattere di vera e propria tragedia umana, è quello delle migrazioni forzate... i rendiamo conto che non ci si può limitare a rincorrere le emergenze. Ormai il fenomeno si è manifestato in tutta la sua ampiezza e nel suo carattere, per così dire, epocale. E’ giunto il momento di affrontarlo con uno sguardo politico serio e responsabile, che coinvolga tutti i livelli: globale, continentale, di macro-regioni, di rapporti tra Nazioni, fino al livello nazionale e locale. Noi possiamo osservare in questo campo esperienze tra loro opposte. Da una parte, storie stupende di umanità, di incontro, di accoglienza; persone e famiglie che sono riuscite ad uscire da realtà disumane e hanno ritrovato la dignità, la libertà, la sicurezza. Dall’altra parte, purtroppo, ci sono storie che ci fanno piangere e vergognare: esseri umani, nostri fratelli e sorelle, figli di Dio che, spinti anch’essi dalla volontà di vivere e lavorare in pace, affrontano viaggi massacranti e subiscono ricatti, torture, soprusi di ogni genere, per finire a volte a morire nel deserto o in fondo al mare. Il fenomeno delle migrazioni forzate è strettamente legato ai conflitti e alle guerre, e dunque anche al problema della proliferazione delle armi, di cui parlavo prima. Sono ferite di un mondo che è il nostro mondo, nel quale Dio ci ha posto a vivere oggi e ci chiama ad essere responsabili dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, perché nessun essere umano sia violato nella sua dignità. Sarebbe un’assurda contraddizione parlare di pace, negoziare la pace e, al tempo stesso, promuovere o permettere il commercio di armi. Potremmo anche pensare che sarebbe un atteggiamento in un certo senso cinico proclamare i diritti umani e, contemporaneamente, ignorare o non farsi carico di uomini e donne che, costretti a lasciare la loro terra, muoiono nel tentativo o non sono accolti dalla solidarietà internazionale..." (Papa Francesco 15-5-2014) Papa Francesco: pace è rinnovato impegno contro migrazioni e commercio armi (video) --------------------------------------------------------------- Lo strumento per affrontare
l'emergenza sbarchi c'è ed è la direttiva per la protezione
internazionale dei rifugiati del 2001. Per "attivarla" occorre il voto
della Commissione Europea ma per il commissario svedese Cecilia
Malmstrom non c'è nessuna emergenza. E gli Stati del Nord, che non
vogliono rogne facendosi carico dei profughi, ringraziano
FAMIGLIA CRISTIANA: Profughi, L'Europa che se ne frega --------------------------------------------------------------- SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"E per favore... per favore non lasciamoci rubare...--------------------------------------------------------------- «Un incontro per e non contro, una festa non una lamentazione». Il Papa plaude agli oltre 300 mila presenti in piazza San Pietro per l'incontro tra scuola e Chiesa e ricorda che la scuola deve educare al vero, al bene, al bello. FAMIGLIA CRISTIANA: «NON LASCIATEVI RUBARE L'AMORE PER LA SCUOLA» --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)... Papa Francesco ci chiede di non rimanere “pettinatori di pecore”, ma di essere sempre più “pescatori”, di non aver paura d’essere anche Chiesa “incidentata”, perché osa frequentare strade diverse. I pochi sacerdoti impegnati oggi nella scuola statale o nella scuola in genere possono a buona ragione essere annoverati tra i pescatori inviati a tessere reti non scontate e non sempre così evidenti. Dai
corridoi alle aule scolastiche, dagli spazi di ricreazione ai collegi
docenti, dalle lezioni ai dialoghi in chat con alunni e colleghi
docenti, il mare nel quale un sacerdote docente di religione si trova a
navigare è assai vasto e popolato. La maggioranza dei giovani che
incontra nelle classi della scuola secondaria di secondo grado non
frequenta più abitualmente i luoghi del sacro, siano essi la chiesa o
l’oratorio. Qualcuno ancora per un po’ si ripresenta al Grest, ma sono
i protagonisti di un inesorabile congedo dai noti spazi religiosi,
quelli che un docente di religione, sacerdote o laico, si trova
nell’ora settimanale di Irc (insegnamento della religione
cattolica).
È
certamente una sfida dagli sviluppi mai prevedibili, quella di far
ritrovare le coordinate culturali e sociali della dimensione spirituale
dell’uomo alla fascia giovanile della popolazione presente a scuola.
Non si tratta di fare catechesi, ma di una ricerca di senso, di un
pellegrinaggio attraverso le domande e le testimonianze, l’eredità e le
provocazioni di comunità cristiane oggi in seria difficoltà nel
custodire e nell’accompagnare le giovani generazioni a vivere in modo
personale la propria libera vicenda religiosa...
Nell'era del "touch" il sacerdote in classe è narrazione pura
--------------------------------------- C'è un'altra Italia: il dono delle ferie alla collega malata
Ferie
esaurite. Come anche tutti i permessi consentiti per legge che aveva
utilizzato per far fronte a quel lungo calvario di interventi, dolore e
sofferenza del suo male. Ma Rossella Cionini, autista della Ctt Nord,
l’azienda di trasporto pubblico delle province di Pisa, Livorno e
Lucca, aveva bisogno di altri giorni, mesi, per curarsi: ecco che in
soccorso arriva il cuore di oltre 250 colleghi che decidono di donarle
un giorno a testa tra i loro di ferie e permessi.
"Per
me sono stati degli angeli custodi, sapevo che si stavano muovendo ma
quando ho ricevuto la telefonata di una collega che mi informava del
gesto ho cominciato a piangere", racconta lei che vive a Peccioli e che
finalmente è tornata in servizio, alla guida dei “suoi” bus, lo scorso
8 gennaio ...
GUARDA IL VIDEO
--------------------------------------- Il Senato francese ha approvato
definitivamente la proposta di legge che permetterà di donare i propri
giorni di riposo a colleghi con figli gravemente malati. Un testo che
era stato depositato presso l'Assemblea Nazionale il 13 luglio 2011.
SUPERABILE: Donare ferie al collega con un figlio malato, in Francia si può SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"E'
una di quelle storie che aiuta a star meglio e che dimostra che in
tempi duri tra crisi e violenze in giro per il mondo, c'è ancora chi
lascia aperto uno spazio tra cuore e testa per un po' d'amore anche se
fraterno.
Chloe e Claire, la corsa delle gemelle commuove l'America ---------------------------------------------------------------
DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO
HOREB n. 67 - 1/2014 DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO HOREB n. 67 - 1/2014
TRACCE DI SPIRITUALITÀ
A CURA DEI CARMELITANI
«Ho
avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato
da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito… » (Mt 25,35-36), così Gesù si rivolge ai giusti, costituendo i piccoli e i poveri come i suoi “vicari” sulla terra.
Il Dio che incontriamo, nell’ascolto della Parola e nelle vicende della vita, in Gesù è un Dio “nudo”, Crocifisso
Risorto, più nudo di tutti i defraudati della nostra storia, e non
nasconde questa nudità d’amore. Egli nella sua nudità sposa l’umanità
nuda.
Se vogliamo restare fedeli a questo Dio, che, nel Figlio Gesù, accoglie e condivide, che è paziente, che vive la paradossale solitudine della croce, dobbiamo, assieme a Lui, restare fedeli alla terra, ad un popolo che Lui ama e dobbiamo restarci nella solitudine e nel silenzio.
La
vita cristiana è fedeltà a queste nozze di Dio con l'umanità, e cresce
nell'inquieta pace di chi lascia che la sua fede si incarni, che il
Verbo si riveli carne della sua carne e sangue del suo sangue e di
quello di tutti coloro che camminano in questa terra, in particolare
degli impoveriti e degli oppressi.
La
vita cristiana è coinvolgimento a condividere la passione d’amore che
Dio ha per l'umanità e la creazione. E questa passione comporta il
condividere lo stile povero di Gesù.
In
quest’ottica, il regno di Dio non tiene i cristiani lontano dalla
realtà storica e dalla terra che li accoglie e li ospita. La logica del
regno non consente di coltivare stili di vita separati, anzi attiva una
nostalgia profonda di recuperare la storia e immergersi in essa. Il
regno è invito ad entrare dentro a questa realtà assecondandone l’opera
dello Spirito in una creazione che geme e soffre (Rm 8,19ss).
Il
regno di Dio, quindi, si costruisce a partire da un’umanità sfigurata,
che ha nomi e lineamenti ben precisi. Oggi, questa umanità sfigurata,
con una parola la potremmo chiamare Sud, se per i Sud del mondo non
indichiamo solamente una posizione geografica – oggi i Sud sono nelle
nostre città, nella porta accanto alla nostra –, quanto piuttosto una
logica, una coordinata storica, è il basso, la profondità, la
periferia, contrariamente a quello che noi reputiamo più importante:
l’alto e il centro.
È questa la prospettiva che orienta le riflessioni della monografia.
...
Editoriale (PDF)
Sommario (PDF) E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it
SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Io sono il pane vivo... La porta che è Gesù... Auguri a tutte le mamme!!!
Oggi invito a dedicare un bel ricordo e una preghiera a tutte le mamme...... Con il sacramento della Penitenza... Consapevoli di essere stati scelti fra gli uomini... Semplicemente questo ha detto Gesù... Come la sinfonia ha bisogno... Il primo consiglio... Una volta che la Parola di Dio... Accogliamo l'invito di Papa
Francesco e ci uniamo in preghiera a tutti coloro che sono stati
coinvolti da questa immane tragedia in Turchia
Cari fratelli vi invito a pregare...Con Papa Francesco: "Preghiamo
anche per le persone che in questi giorni hanno perso la vita nel Mare
Mediterraneo. Si mettano al primo posto i diritti umani, preghiamo per
questo, si mettano al primo posto i diritti umani e si uniscano le
forze per prevenire queste stragi vergognose" !!!
Preghiamo anche per le persone...Non bisogna pensare che il dono... Cari amici, a volte possiamo... Questa
mattina, dopo l'udienza generale, in piazza San Pietro una persona con
la sindrome di Down si è avvicinata a Papa Francesco e lo ha
accarezzato con dolcezza...
tenere carezze per Papa Francesco... Il credente non ha nessun padrone... Se il Signore Dio tuo... --------------------------------------------------------------- BEATA MARIA VERGINE DI FATIMA (video) --------------------------------------------------------------- SAN MATTIA APOSTOLO (video) --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Atto di Affidamento alla Beata Vergine Maria di Fatima pronunciato da Papa Francesco (testo e video)
Atto di Affidamento
alla Beata Vergine Maria di Fatima
pronunciato da Papa Francesco
Beata Maria Vergine di Fatima,
con rinnovata gratitudine per la tua presenza materna
uniamo la nostra voce a quella di tutte le generazioni
che ti dicono beata.
Celebriamo in te le grandi opere di Dio,
che mai si stanca di chinarsi con misericordia sull’umanità,
afflitta dal male e ferita dal peccato,
per guarirla e per salvarla.
...
video
--------------------------------------- LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO "Quando videro Gesù si prostrarono.
Essi però dubitavano" (Matteo 28, 17) Gianfranco Ravasi: Gli apostoli si prostrarono e dubitarono -------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)RUBRICA Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9) Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino Vangelo: Gv 10,1-10 Il
capitolo 9 del Vangelo di Giovanni è totalmente occupato dall'episodio
della guarigione del cieco nato. Gesù, che di sabato compie
un'azione atta a restituire dignità e vita all'uomo, diviene motivo di
scandalo ed è accusato di peccato dai responsabili della
religione, di essere un nemico di Dio. E' a loro che Gesù,
indignato, rivolge le sue invettive. Loro, che hanno la pretesa di
essere i pastori di Israele, sono definiti da Gesù come ladri e
assassini. Ladri perché si sono impadroniti del popolo, che non
appartiene a loro ma a Dio; assassini perché non si fanno scrupolo
alcuno di usare la violenza per sottometterlo ed affermare il loro
potere. Gesù proclama con forza che solo lui è "il Pastore, quello bello", il pastore legittimo che ha ricevuto dal Padre l'autorità per "entrare, uscire e condurre al pascolo"il
gregge a lui affidato, il pastore sulla cui bocca è la Parola del
Signore, Parola che è la risposta al bisogno d'amore e di vita
piena che ogni uomo si porta dentro. Egli è il pastore che ama i
suoi ad uno ad uno, li conosce personalmente e instaura con loro
un rapporto unico, personale, "li chiama per nome", li pasce teneramente come fa una madre con i figlioletti, dà la sua vita per la salvezza di ognuno di loro.
... --------------------------------------- "LECTIO" DEL VANGELO
di fr. Egidio Palumbo della Fraternità Carmelitana Pozzo di Gotto (ME) IV DOMENICA DI PASQUA anno A At 2,14.36-41 Sal 22 1Pt 2,20b-25 Gv 10,1-10Cristo è la Porta 1.
Con il vangelo di questa domenica (Gv 10,1-10), l’itinerario
mistagogico del tempo pasquale si sofferma sulla figura diCristo Buon
Pastore, o il Pastore quello Bello, perché è riflesso perfetto della
Bellezza di Dio, cioè del suo modo bello e unico di accompagnare,
custodire, sostenere e guidare il suo popolo, senza arroganza, ma con
attenzione e premura, fino al dono di sé (salmo responsoriale: Sal 23;
seconda lettura: 1Pt 2,20b-25). Per
questo il Cristo Pastore è indicato come il modello supremo (1Pt 5,4)
per ogni pastore, ovvero per tutti coloro che, a vari livelli e secondo
la propria vocazione, hanno ricevuto un servizio di responsabilità
nella comunità ecclesiale; e questo vale anche all’interno della
famiglia “piccola chiesa” per quanto riguarda il compito dei genitori. 2.
Ma della pagina del vangelo di questa domenica vogliamo evidenziare una
particolarità: il Cristo non è solo il Pastore ma anche la Porta (Gv
10,7.9). Mentre la qualifica di pastore, sul modello di Cristo, viene
attribuita anche ai cristiani che hanno una responsabilità ecclesiale e
pure ai cristiani in quanto tali, poiché nel battesimo e nella
confermazione resi conformi a Cristo Re/Pastore, oltre che Profeta e
Sacerdote, invece per quanto riguarda la Porta a nessuno viene
attribuito questa qualifica, masoltanto a Cristo («Io sono la Porta»).
Con riferimento alla Porta si dice che qualcuno dei cristiani assume
l’incarico di «guardiano» (Gv 10,3) che apre la Porta per far entrare
il Cristo Pastore, ma non si dice che assume l’incarico di essere la
Porta. Questo compito è solo di Cristo. Ha un significato questa particolarità? ... Sapranno
i pastori delle Chiese essere veri e autentici “guardiani”, sapranno
essere vigilanti e aprire quando viene Cristo? Preghiamo per loro:
perché non siano tentati di chiudere le porte a Cristo e di aprirle a
qualcun altro… per ottenere più potere, favori e privilegi. Sapremo
noi cristiani essere un “gregge” di cristiani adulti e responsabili,
capaci di distinguere la voce di Cristo Pastore da quella di un
“estraneo”, di un ladro e di un brigante? Sapremo “attraversare Cristo”
per crescere giorno dopo giorno come suoi discepoli? Preghiamo per noi:
perché non ci conformiamo all’andazzo del nostro tempo, diventando un
gregge di pecoroni…
"Cristo è la porta" Lectio di Fr. Egidio Palumbo --------------------------------------- Lectio
magistralis di Enzo Bianchi in occasione della pubblicazione del suo
nuovo libro «Dono e perdono. Per un’etica della compassione» -(Sabato 10 maggio, ore 17, Auditorium Giovanni Agnelli Salone del libro Torino)
La danza del dono per cambiare il mondo Nella gratuità c’è il riconoscimento dell’altro, lo si celebra indipendentemente dai suoi meriti Una
domanda attraversa la riflessione contemporanea sul dono: c’è ancora
posto per questa realtà nell’economia del mercato globale? Il dono
riesce a essere eloquente per i cittadini, oggi tutti prostrati di
fronte all’idolo del libero mercato, oppure è circoscritto alla sfera
privata e può essere praticato solo dall’individuo come gratuità,
generosità personale? Oggi viviamo in una società che crede di essere
un mercato, soltanto un mercato, nel quale non c’è posto per l’arte del
donare, perché regna il primato assoluto della libertà dello scambio.
La fiducia va tutta al mercato, e di fronte a situazioni di ingiustizia
e di grave disuguaglianza si ricorre alla filantropia, alle azioni che
tendono a una giustizia distributiva.
Perché
invece non mettere fiducia nel donare? Il dono possiede infatti
un’efficacia profetica, essendo capace di innestare una dinamica nella
quale il donare può causare nell’altro la capacità di dare a sua volta
agli altri. Siamo tutti testimoni di come a volte si operi un
sorprendente ribaltamento: quello che a prima vista sembrerebbe il
pensiero dominante – il cinismo del mercato, la ricerca del proprio
interesse, il pensare a cavarsela a dispetto degli altri, il
monetizzare ogni attività, il pesare gli altri in base alla ricchezza
posseduta... – lascia talvolta spazio alla gratuità, al prevalere del
bene comune sul vantaggio personale, con un effetto di salutare
contagio.
Il
dono deve trovare posto e pratica anche nell’economia e nella politica,
ma a patto che si riconosca come fondamento della società la
fraternità, che ha sempre il bene comune quale obiettivo a cui tendere
per essere realizzata...
La danza del dono per cambiare il mondo Dono, perdono, compassione: tre parole che possono
apparire svuotare, se non addirittura false, prive di spessore e di
incidenza sulla vita reale delle persone se non vengono rianimate,
ricontestualizzandole nel solco delle tradizioni in cui nascono, e
ponendole in tensione con il contesto del mondo contemporaneo. Questo
il lavoro compiuto da Enzo Bianchi, in un suo lavoro recente, e che
ripropone oggi a Uomini e Profeti, partendo dalle “perversioni” che
ciascuna di queste parole può contribuire a mascherare, e cercando
invece di riscoprirne l’autentico vigore. Si scoprirà allora che il
“dono” implica una dinamica di libertà e di desiderio che può innescare
comportamenti positivi anche nel tessuto sociale. Che il “perdono” non
significa dimenticare il male subito, ma avviarlo a guarigione. Che la
“compassione” non è un sentimento pietoso, ma un modo di condividere la
comune debolezza degli esseri umani. Da strumenti della relazione
individuale possono così diventare vie percorribili anche nel tessuto
malato della nostra società.
Donare
è spontaneità e gratuità. La danza del dono non prevede contraccambio.
«Io do perché tu dia agli altri». E il perdono è la via difficile di
chi, senza dimenticare, nel dolore e nella discrezione, cambia se
stesso. Perdonare è donare totalmente. la scheda del libro «Dono e perdono» --------------------------------------- Il monachesimo è davvero
attraente? Esperienze di vita e programmi televisivi come quelli di cui
parla p. Christopher, film come Il grande silenzio, Uomini di Dio o
L’isola sembrerebbero indicare di sì, forse e soprattutto per quanto
riguarda i giovani. È indubbio che il monachesimo, con la carica di
“controcultura” di cui è portatore almeno nel suo nascere e nei momenti
di riforma, esercita un fascino verso quanti, giovani e non giovani,
cristiani e non cristiani, ricercano un senso alla propria vita e
faticano a trovarlo in un quotidiano che sentono di non riuscire più a
padroneggiare.
Enzo Bianchi: Ma il chiostro è attraente? ---------------------------------------------------------------
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Convegno di Facoltà e della rivista Vivarium dal titolo:
Popolo di Dio e sinodalità dopo il Concilio Vaticano II:
principi, problemi, prospettive.
Lunedì 31 marzo presso l'Auditorium del Seminario
"S. Pio X" di Catanzaro
"...
Il tema del convegno: Popolo di Dio e sinodalità. Solo apparentemente i
concetti in gioco sono da accostare l’uno all’altro. In realtà
sono già l’uno nell’altro. Dire popolo di Dio, o meglio dire “Chiesa
come popolo di Dio” è lo stesso che dire “popolo di Dio in cammino”, ma
appunto proprio “essere insieme in cammino” è il concetto fondamentale
del syn-odos. E tuttavia sebbene non solo l’etimologia, ma la teologia
sia incontrovertibili, proprio il cammino storico di tale realtà
sinodale è stato e resta particolarmente faticoso ... Di
Papa Francesco è nota oltre all’insistenza sulla Chiesa come popolo di
Dio anche la volontà di favorire forme di sinodalità reali ed efficaci:
Tutto ciò muove ovviamente sia dai testi sia dalla prassi effettiva del
Vaticano II. In Papa Francesco il sensus fidei, ripreso dalla
tradizione, diventa punto di partenza per invocare una prassi sinodale
che ne tenga conto come di autentica “voce della Chiesa” e non già come
rivendicazione di libertà contro l’autorità, essendo piuttosto essa
stessa fonte autorevole non in conflitto, ma in armonia con il
magistero. Del
resto si tratta di una prassi che risale all’«andare insieme»
(syn-odos) dei discepoli direttamente con Gesù, colui che era la via
(odos) e che, anche da Signore risorto, camminò insieme con loro,
sebbene non riconosciuto, come nel caso dei discepoli di Emmaus. E
tuttavia il fatto che anche a questi due discepoli in cammino si
accompagni Gesù, rimanda alla sua assicurazione: «dove due o tre sono
riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20). Se
i primi cristiani, oltre ad essere chiamati tali, erano anche
conosciuti come i «seguaci della via», ciò è da ricondurre all’idea che
il Risorto continuasse, anche se non visto, a camminare con loro. La
prassi sinodale è basata su questi fondamenti cristologici, ma che
diventano ecclesiologici, appena si consideri il fatto che Gesù vuole
che la sua ekklēsía sia costruita sulla roccia dell’apostolicità,
quella che ha in Pietro il suo rappresentante più autorevole, (Cf. Mt
16,17-19.), ma sempre in funzione dei suoi fratelli, la cui fede egli
dovrà confermare, una volta ravvedutosi. L’ekklēsía
vive la sinodalità nei momenti nei quali occorre esercitare la
correzione fraterna, attraverso il ministero della riconciliazione. La
vive anche nei momenti di decisioni importanti per il presente e per il
futuro della Chiesa, come nel consesso di Gerusalemme sul problema
degli obblighi dei pagani convertiti verso la legge mosaica, quando
«gli apostoli e gli anziani si riunirono (sunèchthesan) per esaminare
la questione» (At
15,6). «Si riunirono», ritenendo il risultato dell’incontro come
volontà dello Spirito Santo, perché decisione presa in sintonia con lui
(to pnèumati to agio kai emin). ..." “Popolo di Dio e sinodalità” - Introduzione del Prof. d. Giovanni Mazzillo (PDF)
--------------------------------------- Il 27 aprile 2013 le assenze erano ridotte al minimo. Un successo per una famiglia numerosa come la loro: due genitori, otto figli, generi, nuore, 22 nipoti e 13 pronipoti. L’appuntamento era a Roma per festeggiare i 90 anni di papà Cesare e i 63 anni di matrimonio tra lui e Donatella. Si sono ritrovati in tanti. Soprattutto c’era padre Paolo, sorridente come sempre. Aveva celebrato lui Messa, ovviamente. Poi aveva fatto ritorno in Siria, il suo amore, la sua vita,dove – tempo tre mesi – le sue tracce si sono perse nell'insanguinato dedalo della guerra civile. Rapito, si dice, da un gruppo di fondamentalisti islamici. IL DUBBIO SE TACERE O PARLARE.
In
realtà, del gesuita padre Paolo Dall’Oglio, 59 anni, oggi si sa poco o
nulla. «Davanti alla tragedia di una terra che ogni giorno registra
sofferenza e lutti, davanti al dramma di chi scappa dagli orrori del
conflitto ci siamo chiesti se non era meglio tacere, per rispetto del
calvario altrui, o se parlare, una volta almeno, per condividere quello
che proviamo», confida Cecilia Dall’Oglio, 46 anni, la sorella più
giovane. «Ci siamo risposti che sì, era giusto condividere il dono
ricevuto, quello della fede, esattamente come hanno fatto all’imbrunire
di Pasqua i discepoli di Emmaus, una pagina della Scrittura non a caso
scelta un anno fa da Paolo e i miei per il nostro speciale incontro di
famiglia».
Disorientamento
e dolore graffiano l’animo. Sarebbe disumano il contrario. Un fratello,
Pietro Dall’Oglio, ha cercato risposte componendo un rap, Abuna Paolo,
Padre Paolo, e postandolo, come si dice nel gergo digitale, in Internet
su You Tube. «Poesia, cultura e impegno a volte son le chiavi giuste»,
canta: «Forse hai paura lì da solo, chissà che cosa pensi, i tuoi
silenzi sono per noi misteri,i tuoi ricordi vanno e vengono profondi
tra i pensieri».«Io posso parlare di nostro padre e nostra madre»,
riprende Cecilia. «Papà tiene una fotografia di Paolo sul comodino e
spesso anche sulle gambe. Sopra,appoggia una corona del rosario. Una
volta, era un venerdì di Quaresima, gli ho passato soltanto la foto.
“No, no,dammi anche il rosario per favore”, mi ha detto, “è parte
integrante, non vanno mai disgiunti”».
video LIBERATELO!
--------------------------------------- Nei giorni in cui il mondo intero celebra la Festa della mamma, un giudice sudanese ha condannato a morte una giovane madre cristiana, ritenendola colpevole di apostasia. La sentenza è stata emessa il 5 maggio, ma se ne è avuta notizia solo adesso. La donna, tra l'altro, ha già passato diverso tempo in carcere. È stata arrestata nell'agosto dello scorso anno e incriminata per apostasia rispetto all'Islam lo scorso febbraio. Dopo la sentenza, l'11 maggio, il giudice le aveva offerto la salvezza in cambio della conversione all'Islam. Tre giorni per pensarci. Ma il 14 maggio, di nuovo davanti al magistrato, Meriam ha rifiutato di rinnegare la fede in Cristo. Meriam
Yeilah Ibrahim, 27 anni, laureata in medicina, è incinta all'ottavo
mese e ha con sé in carcere il figlio di 20 mesi. Il giudice del
tribunale di Khartum la ritiene musulmana di nascita, come tutti i
sudanesi, e secondo Amnesty International l'ha condannata anche per
adulterio perché il suo matrimonio con un uomo cristiano non è
considerato valido dalla 'sharia'. Il giudice le aveva chiesto di
rinunciare alla fede per evitare la pena di morte: "Ti abbiamo dato tre
giorni di tempo per rinunciare, ma insisti nel non voler ritornare
all'islam. Ti condanno a morte per impiccagione", ha detto il giudice
Abbas Mohammed Al-Khalifa rivolgendosi alla donna con il suo nome
musulmano, Adraf Al-Hadi Mohammed Abdullah...
Meriam deve vivere: l'Italia si mobilita Violenza sui cristiani al Colosseo per dire no
Fiaccole
e bandiere con i segni della pace hanno riempito ieri lo spazio che
separa il Colosseo - luogo della persecuzione dei cristiani - e l'Arco
di Tito, che custodisce la memoria dell'umiliazione del popolo ebraico.
In
tanti infatti hanno risposto all'appello della Comunità di Sant'Egidio
e della Comunità ebraica romana per una mobilitazione pacifica che
rompa il silenzio sul dolore dei cristiani perseguitati nel mondo a
motivo della loro fede. La presenza di tanti nuovi italiani, molti dei
quali di fede musulmana, è stata un ulteriore motivo di speranza.
I
nomi dei vescovi Mar Gregorios Ibrahim e Paul Yazigi e di padre Paolo
dall'Oglio, sequestrati da mesi in Siria, hanno risuonato nella
testimonianza viva di un giovane di Aleppo. Alganesh Fessaha ha dato
voce alle donne e ai bambini che vengono rapiti nel Sinai...
Ieri, al Colosseo, ebrei cristiani e musulmani insieme per dare speranza a chi soffre per la sua fede. AIUTACI A SALVARLA scrivi su Twitter con l'hashtag #meriamdevevivereo direttamente qui o all'indirizzo meriamdevevivere@avvenire.it --------------------------------------- “Ma
che ce l’aveva con me, monsignor Nunzio Galantino?”. Trovo un buon
esercizio di verifica sentire come rivolta a se stessi la recente
provocazione su una comunicazione “meno bigotta” fatta dal segretario
generale della Cei a tutto il mondo cattolico...
Fuori di parabola, per chiudere, un contesto particolarmente sfidante in cui essere giornalisti e comunicatori, cattolici ma non bigotti, è senz’altro la Rete. Dove, tra l’altro, il profilo di fruitore e quello di produttore/mediatore di informazioni sono talvolta molto confinanti. Come ha avvertito più volte, per esempio, il direttore de La Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, la presenza missionaria di un cristiano nei media vecchi e nuovi richiede la riscoperta della pratica del discernimento e la rieducazione a una vera e profonda vita spirituale; insieme o addirittura prima ancora della preparazione tecnica e teologico-culturale. Un giornalista che vive nel mondo ma con uno spirito allenato, solido nella fede ma libero, difficilmente cade nel bigottismo. Simone Sereni: Il giornalista samaritano --------------------------------------------------------------- Don Di Piazza: «Senza paura, verso il futuro»
Luca Kocci intervista don Pierluigi Di Piazza Quella che sogna don Pierluigi Di Piazza – prete “di frontiera”, fondatore del Centro di accoglienza “Ernesto Balducci” di Zugliano (Ud) – è una Chiesa povera e senza potere, libera e liberatrice, non clericale, femminile, democratica e pluralista. Per delinearla, nel suo libro appena pubblicato da Laterza (Compagni di strada. In cammino nella Chiesa della speranza, pp. 152, euro 12), ha scelto lo stile narrativo, del racconto di viaggio, insieme ad alcuni compagni di strada, credenti, non credenti e credenti in altre fedi – Margherita Hack, don Tonino Bello, don Puglisi, mons. Romero, il Dalai Lama, don Gallo, Eluana e Beppino Englaro e altri ancora –, che sono profeti e testimoni. Ciascuno “incarna” un valore, evangelico e laico allo stesso tempo Luca Kocci: La Chiesa che vorrei --------------------------------------------------------------- L'assemblea
generale della Conferenza episcopale italiana che si apre alle 17 di
lunedì 19 maggio inizia certamente all'insegna della novità: per
la prima volta negli ultimi decenni l'appuntamento non ha in
calendario il tradizionale discorso del Papa nell'ultimo o penultimo
giorno (solitamente il giovedì), ma lo prevede come apertura, cioè come
«prolusione», al posto di quella tenuta dal presidente della Cei. Il
cardinale Angelo Bagnasco parlerà, farà un suo discorso il giorno dopo
il Papa. Ma l'apertura dei lavori e le indicazioni programmatiche
questa volta spetteranno al vescovo di Roma.
Andrea Tornielli: La Cei e la novità della prolusione del Papa ---------------------------------------------------------------
Angelus/Regina Cæli - Regina Cæli, 11 maggio 2014 Udienza - I doni dello Spirito Santo - 4. La fortezza (14 maggio 2014) Omelia - Ordinazioni presbiterali nella Basilica Vaticana - Giornata mondiale di preghiera per le Vocazioni (11 maggio 2014) Discorso - Ai partecipanti all'Incontro promosso dalla Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice (10 maggio 2014) Discorso - Parole del Santo Padre ai partecipanti all'Incontro promosso dalla Conferenza Italiana degli Istituti Secolari (10 maggio 2014) Discorso - Ai Rettori e agli Alunni dei Pontifici Collegi e Convitti di Roma (12 maggio 2014) --------------------------------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Tweet 10/05/2014:
Una famiglia illuminata dal Vangelo...
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