"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
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NEWSLETTER n°21 del 2014
Aggiornamento della settimana -
dal 17 al 23 maggio 2014 -
Prossima NEWSLETTER prevista per il 30 maggio 2014 |
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N. B. La Lectio è temporaneamente sospesa
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Lampedusa, l'orrore in fondo al mare. Così muoiono i migranti
Il racconto. 3 ottobre 2013: davanti all'isola annegano 366 persone. La strage che l'Europa non vuole vedere
di ATTILIO BOLZONI
Guardate
cosa c'è oltre le nostre parole, i nostri articoli, le storie che
raccontiamo ogni volta che s'inabissa un barcone. Guardate questi corpi
che si abbracciano, in fondo al mare. È tutto quello che resta di loro.
Corpi. I corpi abbracciati dei migranti vittime della strage del 3
ottobre in Sicilia.
Su
uno sfondo azzurro, bello, dove intorno sembrano nuotare anche i pesci
o forse sono solo piccole boe trascinate giù dalle correnti.
Guardate
e poi ripensate alle parole: naufragio, migranti, Mediterraneo.
Scivolano così velocemente che neanche ce ne accorgiamo, le ripetiamo o
le scriviamo sempre il giorno dopo, un reportage, un titolo, un numero
- 120, 285, 366 - che riferisce la portata della "tragedia". È un'altra
di quelle parole: tragedia, tragedia del mare. Ci siamo abituati, siamo
addestrati a riportare con dovizia di particolari le dinamiche degli
affondamenti, ogni dettaglio curioso, ci siamo specializzati nel
ricostruire le vite degli altri che non ci sono più.
video Khaled
del Marocco che ha perso il figlio al largo di Zarzis, Samir che si è
salvato fra Cala Creta e Cala Croce, la ragazza somala senza nome che
ha partorito mentre moriva a poche miglia da Porto Empedocle. È
diventata la nostra normalità, siamo noi l'Italia che ha imparato tutto
sui migranti che affogano e su come affogano, sappiamo da dove vengono
e dove vogliono arrivare, quali sono i loro sogni, cosa hanno lasciato.
Sappiamo tutto di loro. In molti proviamo pietà, alcuni provano o
dicono di provare fastidio. In molti soffriamo, altri s'incazzano
perché sono morti qui, proprio qui da noi, in quell'Italia che non li
vorrebbe mai né vivi e né morti. Politicamente corretti e politicamente
scorretti, pregiudizi, ideologie, razzismi, stupidità che diventa
malvagità. E c'è chi prega, chi dichiara, c'è chi promette e chi
minaccia. Ma li avete visti, li avete visti davvero questi corpi? Guardateli
da vicino per favore, guardateli e diteci se abbiamo visto bene anche
noi, diteci se c'è un uomo che stringe con le sue braccia una donna, se
ci sono due neri stesi sulla sabbia - chissà a quale profondità - che
sembrano dormire, se c'è un ragazzo a testa in giù e a piedi in su che
cerca disperatamente un appiglio per resistere un altro secondo, se c'è
una ragazza che non ha volto ma una cintura che luccica anche in fondo
al mare. Sembra in posa, come una modella. Una modella morta. Non
avrei mai immaginato di ritrovarli così, quelli di cui tanto ho scritto
in questi ultimi quindici anni senza sapere nulla e tutto di loro, dei
loro viaggi, delle loro paure. Non avrei mai immaginato di ritrovarmeli
davanti agli occhi ... Cosa dovremo allora scrivere la prossima volta? Quali parole e quali aggettivi dovremo usare per rappresentare la loro morte? Cosa dovremmo dirci più di quanto questi corpi ci stanno dicendo? *****
Quell'abbraccio inimmaginabile in un mare di morte
Dalla bacheca fb di Roberto Saviano:
Ho visto le immagini del
naufragio all’isola dei Conigli e sono rimasto senza parole.
Silenzio. Solo il respiro dei sommozzatori. E poi corpi ovunque.
Incastrati nell’imbarcazione. Seduti, sdraiati. Sembra una scena
irreale. E poi due corpi abbracciati. Due corpi che nella disperazione
si sono stretti l’uno all’altro per darsi coraggio, per sperare forse
in una salvezza possibile. Come i corpi di Pompei, pietrificati e
abbracciati. Senza scampo. Ho un nodo alla gola fatto di lacrime che
vorrebbero venir fuori ma sono ostruite dalla rabbia. I numeri sono
spaventosi. Il numero di naufragi, il numero di morti, il numero di
donne e di bambini: da sprofondare in un eterno dolore. E l’unica cosa
che chi ci governa è in grado di fare è richiamare ogni volta l’Europa
alle proprie responsabilità. È dire “questo è un problema che riguarda
anche voi”. Errore: questo non è un problema, ma una questione che
l’Italia ha affrontato nel modo peggiore, da sempre. In Italia a
dettare legge in materia di immigrazione sono state le forze politiche
più becere, ignoranti e razziste e su questo l’Europa non ha nessuna
responsabilità. Queste morti pesano anche e soprattutto sulle loro
coscienze.
...
--------------------------------------- «Un
uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, incappò nei briganti che lo
spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo
morto…
Un sacerdote… passò oltre… Anche un levita lo vide e passò oltre.
Invece un Samaritano… lo vide e ne ebbe compassione…
Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?» (Lc 10,30-33.36)
Miriam
stava da tempo facendo il suo e travagliato viaggio per andare da
Dakar… in Europa. O meglio pensava di andare, anzi sperava e pregava
ardentemente Mungu, Dio, di arrivarci. Le ultime 4 notti erano stati in
balia delle onde su una nave sgangherata, carretta del mare la
chiamavano i giornali, e mentre la gente stipata e infreddolita andava
boccheggiando sul ponte, il comandante, si fa per dire ‘comandante’,
urlava invettive come un forsennato dopo che li aveva ripuliti di tutti
i loro soldi risparmiati e quelli chiesti in prestito.…
Successe
tutto in un lampo: proprio mentre erano già vicino alla costa… Furono
scaraventati in mare da quel disgraziato di pseudocomandante e i suoi
pseudomarinai perché la guardia costiera non li cogliesse ‘con la
refurtiva’, con loro sulla barca. Urlò a tutti loro di mettersi in
salvo andando a nuoto sulla spiaggia che tanto era vicina.
Miriam
si strinse ancor più stretto il figlio sulle spalle col suo panno. Il
marinaio la spinse… “O Dio, Mungu, aiutami tu, ora moriamo, Mungu
prendi tra le tue braccia il piccolo Joshua, salvalo!” Con la forza
della disperazione arrivò sulla spiaggia. Quanto tempo ci mise? Due
ore, mezza giornata? Ora era lì su quella spiaggia, tutta intirizzita,
battendo i denti, il bimbo urlava dal dolore, dal freddo e dalla fame.
Tutt’intorno corpi senza vita o, come loro, solo con un barlume di
vita.
E
Miriam riandava indietro ai suoi ricordi: ma come c’era arrivata lì su
quella spiaggia lei e suo figlio? Ricordò Joseph, il suo adorato
marito, mentre moriva di aids. Erano scappati dall’ennesima strage
etnica e si erano trovati in un campo profughi quando Joseph si era
accorto che le trasfusioni fatte anni prima ora erano diventate aids.
Certo se avesse potuto avere le medicine… ‘Quella è roba da ricchi’
disse sconfortato il medico dell’Associazione umanitaria che smistava
folle di disperati nel campo profughi.
Poi
Miriam aveva incontrato Elizabeth che le aveva parlato di due suoi
amici che erano in Europa, lei faceva la badante, lui aveva avuto un
posto di giardiniere in un convento. E Miriam si era rivolta a…. e poi
era andata fino a… e finalmente si era imbarcata a… sua via della
speranza. Ed ora eccola lì lei e il suo piccolo Joshua su quella
spiaggia...
LA GENTE CHE VIENE DAL MARE
--------------------------------------- Comprendere i nostri tempi. Il potere totalitario del denaro
e la mercificazione universale
di Marco Guzzi Estratto della conferenza del 25 ottobre 2013, nell'ambito della rassegna "Lo sterco del diavolo. Il denaro che fa girare il mondo"- Biblioteca comunale di Misano Adriatico, 25 ottobre 2013. Solo,
a mio parere, se comprendiamo di vivere un tempo limite, una situazione
limite della storia, una specie di ultimatum universale, partendo da
questo dato possiamo iniziare a cercare interpretazioni plausibili
degli eventi storici, culturali e quindi anche economici che stiamo
attraversando e quindi anche possiamo intravedere uno sviluppo
evolutivo possibile ...
Il
potere del denaro su ogni aspetto della vita umana, questa pervasività
totale, direi totalitaria, del potere del denaro, il fatto che cioè
oggi, come dice il filosofo americano Michael Sandel, possiamo comprare
tutto! Possiamo comprare i corpi umani, gli uteri, possiamo comprare i
reni, possiamo comprare i diritti, possiamo comprare l'intimità,
possiamo comprare i sentimenti, possiamo comprare gli spazi della vita,
i tempi della vita... ecco questa pervasività divorante del potere del
denaro sta, di fatto, facendo crollare la stessa civiltà umana.
Percepiamo tutti che c'è una minaccia radicale dell'essenza stessa dell'uomo.
Un sociologo... come Jeremy Rifkin, descrive questa situazione con poche righe: “Quello che per qualcuno può essere un’utopia, per altri è un incubo. Provate ad immaginare di svegliarvi una mattina, e di scoprire che ogni cosa che vi riguarda è a pagamento: la vostra vita è diventata un’esperienza di natura esclusivamente commerciale. L’era dell’accesso... si definisce soprattutto attraverso il crescente asservimento delle esperienze alla sfera economica. Reti commerciali di ogni dimensione e della più varia natura tessono una ragnatela che avvolge completamente l’esistenza umana, riducendone ogni momento a merce.” Questa è la condizione nella quale stiamo progressivamente, in maniera sempre più definitiva andando...
Questa
mercificazione universale, portata alle estreme conseguenze, lì dove il
pianeta diventa un più o meno manifesto mercato delle carni umane...
Questa mercificazione universale progressiva, che di fatto distrugge la
cultura... sta portando al parossismo le diseguaglianze sociali... Gli economisti dicono che negli ultimi 30 anni le diseguaglianze sociali sono aumentate più che negli ultimi 300 anni... in questi anni abbiamo avuto il più grande trasferimento di denaro dai poveri ai ricchi, dai poveri ai ricchi, il più grande trasferimento di denaro dai poveri ai ricchi che si sia mai verificato nella storia, l'Egitto dei faraoni era più egalitario, la Roma imperiale era infinitamente più egalitaria di questo mondo. Desidero però... portarvi anche una buona notizia... questa crisi, che è terminale... non ci sono riprese, è terminale... però se riusciamo a capirla meglio e quindi se riusciamo a superarla... ci può manifestare la sua segreta natura di crisi di crescita, di crisi evolutiva... come il parto, il travaglio faticoso e doloroso di una nuova figura di umanità, di una nuova modalità di essere umani... Questo può accadere, a mio parere, però se torniamo a pensare in grande... se noi vogliamo utilizzare questa crisi come un ponte di passaggio, come una possibilità di passaggio dobbiamo pensare in grande...
video
--------------------------------------- Per non dimenticare...
Commemorare
Giovanni Falcone una volta all’anno, in Italia, è sempre stato uno
sport nazionale molto in voga. In fondo, gli anniversari del sacrificio
di grandi uomini mettono i vivi nella comoda posizione di tacitare la
propria coscienza con uno sforzo minimo, una sorta di "semel in anno",
non carnascialesco certo, ma funerario. Semel in anno c’è posto per il
ricordo delle vittime.
Semel in anno si presenta l’occasione ghiotta delle passerelle istituzionali, con gran folla di concorrenti.
Semel
in anno, possono battere un colpo - quale meraviglioso attestato di
esistenza! - fondazioni e centri studi che percepiscono lauti
finanziamenti e qualcosa - pro forma - devono pur farla.
Semel in anno la voce contro la mafia ha da farsi sentire forte e chiara.
Semel
in anno qualche migliaio di giovani vengono imbarcati su una grande
nave perché qualcuna delle più alte cariche dello Stato possa tagliare
il nastro a terra, ma arrivando dal mare.
Insomma, il concetto dovrebbe essere alla portata di tutti.
Vale
per Giovanni Falcone, e vale, a seconda del capriccio del calendario
(che proprio quel giorno, invece, fu scelto con ferocia e freddezza
dagli assassini) per tutti coloro i quali lo precedettero o lo
seguirono nell’estremo sacrificio della vita.
Ecco
spiegata la ragione per cui con molta riluttanza ci ritroviamo anche
noi nel calderone di quanti partecipano alla commemorazione di Giovanni
Falcone. Ma almeno cerchiamo di dire le cose come stanno, non
indulgendo al coro degli incensatori interessati, alla grancassa delle
prefiche alle quali di vita e morte di un magistrato straordinario non
importa un accidenti.
La
prima cosa che colpisce è che l’esempio di Falcone, nonostante questa
politica, nonostante queste istituzioni, nonostante questa Italia,
mantiene quasi all’infinito, accrescendola, ove possibile, la sua
attualità. Abbiamo detto: "nonostante", ma sarebbe stato più giusto
scrivere: "proprio per", essendo i due poli in diretto rapporto di
causa e effetto.
Vediamo perché...
Giovanni Falcone di Saverio Lodato Sono
trascorsi 22 anni da quel 23 Maggio a Capaci, quando l'ordigno nascosto
dalla mafia sotto il manto dell'autostrada, su commissione di potenti
mandanti rimasti ancora nell'ombra, spense la vita di Giovanni Falcone,
di sua moglie Francesca, degli agenti di scorta Di Cillo, Montinaro,
Schifani. Vogliamo ricordare quella data, quei volti e quelle storie
attraverso le tante iniziative organizzate nel Paese.
LE INIZIATIVE DI LIBERA PER IL 23 MAGGIO 2014 Vedi anche i nostri precedenti post:
--------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA""Avete chiuso cinque bocche, ne
avete aperte 50 milioni" è divenuta nel tempo la frase simbolo di
Falcone ed a noi piace pensare di essere tra le 50 milioni di “bocche
aperte” !!!
Avete chiuso... Per
non dimenticare l'attentato mafioso del 23 maggio 1992, sull'autostrada
A29, nei pressi dello svincolo di Capaci e a pochi chilometri da
Palermo, in cui persero la vita il magistrato antimafia Giovanni
Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito
Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.
Occorre compiere fino in fondo... Per non dimenticare il
magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e
i tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio
Montinaro vittime dell'attentato mafioso del 23 maggio 1992.
Gli uomini passano... --------------------------------------------------------------- "Antonino Caponnetto, regista
del pool antimafia di Palermo, nel raccontarmi i suoi anni a Palermo
disse che persone come Falcone e Borsellino sono rari doni che ogni
tanto Dio si concede di mandare su questa terra per rendere più
sopportabile la vita ai comuni mortali. Ma aggiunse anche: il guaio è
che lo scopriamo sempre dopo che sono morti." E riferendosi ai pm Gozzo
e Di Matteo, ha detto: "Io credo che questi sono i nostri eroi, che noi
però dobbiamo tenere in vita". Lo ha raccontato il giornalista e
scrittore Saverio Lodato nel corso della conferenza "Menti
raffinatissime" organizzata in occasione del 22° anniversario della
strage di Capaci.
AMDuemila: Saverio Lodato: "Falcone e Borsellino incompatibili nell'Italia di allora. In quella di oggi lo sono i pm della trattativa" Aula magna al completo ieri
presso la Facoltà di Giurisprudenza a Palermo, dove si è svolta la
conferenza “Menti raffinatissime” organizzata dall'Associazione
culturale Falcone e Borsellino, con la collaborazione dell'associazione
Contrariamente.
Miriam Cuccu: "Menti raffinatissime", l'eredità morale di Giovanni Falcone "Il prossimo anno sulla Nave
della Legalita' dovranno esserci anche le foto degli agenti di scorta
che hanno perso la vita con Falcone e Borsellino". Lo chiede con forza
Don Luigi Ciotti, aggiungendo che altrimenti si manda un messaggio
monco.
Luigi Ciotti: IL PROSSIMO ANNO SULLA NAVE DELLA LEGALITA' DOVRANNO ESSERCI ANCHE LE FOTO DEGLI AGENTI DI SCORTA ---------------------------------------------------------------
DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO
HOREB n. 67 - 1/2014 DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO HOREB n. 67 - 1/2014
TRACCE DI SPIRITUALITÀ
A CURA DEI CARMELITANI
«Ho
avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato
da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito… » (Mt 25,35-36), così Gesù si rivolge ai giusti, costituendo i piccoli e i poveri come i suoi “vicari” sulla terra.
Il Dio che incontriamo, nell’ascolto della Parola e nelle vicende della vita, in Gesù è un Dio “nudo”, Crocifisso
Risorto, più nudo di tutti i defraudati della nostra storia, e non
nasconde questa nudità d’amore. Egli nella sua nudità sposa l’umanità
nuda.
Se vogliamo restare fedeli a questo Dio, che, nel Figlio Gesù, accoglie e condivide, che è paziente, che vive la paradossale solitudine della croce, dobbiamo, assieme a Lui, restare fedeli alla terra, ad un popolo che Lui ama e dobbiamo restarci nella solitudine e nel silenzio.
La
vita cristiana è fedeltà a queste nozze di Dio con l'umanità, e cresce
nell'inquieta pace di chi lascia che la sua fede si incarni, che il
Verbo si riveli carne della sua carne e sangue del suo sangue e di
quello di tutti coloro che camminano in questa terra, in particolare
degli impoveriti e degli oppressi.
La
vita cristiana è coinvolgimento a condividere la passione d’amore che
Dio ha per l'umanità e la creazione. E questa passione comporta il
condividere lo stile povero di Gesù.
In
quest’ottica, il regno di Dio non tiene i cristiani lontano dalla
realtà storica e dalla terra che li accoglie e li ospita. La logica del
regno non consente di coltivare stili di vita separati, anzi attiva una
nostalgia profonda di recuperare la storia e immergersi in essa. Il
regno è invito ad entrare dentro a questa realtà assecondandone l’opera
dello Spirito in una creazione che geme e soffre (Rm 8,19ss).
Il
regno di Dio, quindi, si costruisce a partire da un’umanità sfigurata,
che ha nomi e lineamenti ben precisi. Oggi, questa umanità sfigurata,
con una parola la potremmo chiamare Sud, se per i Sud del mondo non
indichiamo solamente una posizione geografica – oggi i Sud sono nelle
nostre città, nella porta accanto alla nostra –, quanto piuttosto una
logica, una coordinata storica, è il basso, la profondità, la
periferia, contrariamente a quello che noi reputiamo più importante:
l’alto e il centro.
È questa la prospettiva che orienta le riflessioni della monografia.
...
Editoriale (PDF)
Sommario (PDF) E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)FRATERNITÀ CARMELITANA DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME)
INCONTRI PER L’ESTATE 2014
IL PROFETA EZECHIELE
con p. Pino Stancari sj
• Per i fuori sede: portare le lenzuola e la Bibbia; prenotarsi per telefono (090.9762800) solo se si è sicuri di venire ***
GESÙ VOLTO UMANO DI DIO ♦ Gesù nel suo ambiente e tra la sua gente (Egidio Palumbo) ♦ Gesù a contatto con una umanità fragile e sofferente (Maurilio Assenza) ♦ Nell’umanità di Gesù il volto di Dio (Alberto Neglia) ♦ I sentimenti di Gesù (M. Aliotta) ♦ Gesù e la donna (Gabriella Del Signore) ♦ Gesù liberatore nella riflessione teologico-spirituale dell’America Latina (Rosario Giuè) ♦ «Cristo è sceso e mi ha presa». L’esperienza di Simon Weil (Giuseppe Schillaci) ♦ Gesù e il potere politico (Gregorio Battaglia) ♦ Momento di contemplazione: Gesù, l’uomo nuovo. Contemplazione dell’icona della Trasfigurazione. • Per i fuori sede: portare le lenzuola e la Bibbia; prenotarsi per telefono (090.9762800) solo se si è sicuri di venire ***
Quanto
bene ci fa vedere Gesù vicino a tutti! Se parlava con qualcuno,
guardava i suoi occhi con una profonda attenzione piena d’amore: «Gesù
fissò lo sguardo su di lui, lo amò» (Mc 10, 21). Lo vediamo aperto
all’incontro quando si avvicina al cieco lungo la strada (cfr Mc
10,46-52) e quando mangia e beve con i peccatori (cfr Mc 2,16), senza
curarsi che lo trattino da mangione e beone (cfr Mt 11,19). Lo vediamo
disponibile quando lascia che una prostituta unga i suoi piedi (cfr Lc
7,36-50) o quando riceve di notte Nicodemo (cfr Gv 3,1-15). Il donarsi
di Gesù sulla croce non è altro che il culmine di questo stile che ha
contrassegnato tutta la sua esistenza. Affascinati da tale modello,
vogliamo inserirci a fondo nella società, condividiamo la vita con
tutti, ascoltiamo le loro preoccupazioni, collaboriamo materialmente e
spiritualmente nelle loro necessità, ci rallegriamo con coloro che sono
nella gioia, piangiamo con quelli che piangono e ci impegniamo nella
costruzione di un mondo nuovo, gomito a gomito con gli altri. Ma non
come un obbligo, non come un peso che ci esaurisce, ma come una scelta
personale che ci riempie di gioia e ci conferisce identità (Papa
Francesco, Evangelii Gaudium, n. 269).
Guarda la locandina degli incontri per l'estate 2014 (pdf) --------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Dio esaudisce?... Dicendo "Beati quelli che sono nel pianto"... Continua ad avere fiducia... Credere è scoprire di essere amati... Nella vita, i conflitti ci sono,... Niente chiacchiere... L'amore non vive di parole... Dal messaggio indirizzato da
Papa Francesco al cardinale Jean-Louis Tauran, in occasione del 50.mo
del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, istituito il 19
maggio del 1964 da Papa Paolo VI
... Come il Cristo sulla strada di Emmaus...La pace è un dono di Dio... Le sue parole rimangono... La scienza che viene dallo Spirito Santo... Sabato prossimo comincerò il viaggio... La gioia dipende dall'amore... La mia gioia è... Voglio veder ridere... L'amore si offre in punta di piedi... --------------------------------------------------------------- SANTA RITA DA CASCIA (video) Noi vediamo il corpo esile... Dal discorso di Giovanni Paolo
II nel primo centenario della canonizzazione di Santa Rita, durante il
Giubileo del 2000 davanti ad una grande folla di devoti della Santa in
Piazza San Pietro... Per leggere il testo integrale
UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II AI PARTECIPANTI AI PELLEGRINAGGI GIUBILARI DEI DEVOTI DI SANTA RITA DA CASCIA E DEI CAVALIERI DEL LAVORO --------------------------------------------------------------- Ricordando Don Andrea Gallo che moriva il 22 Maggio 2013
Io vedo che, quando allargo le braccia... Lacrime,
musica e preghiere, sono il modo della comunità di San Benedetto al
Porto di commemorare don Gallo nel loro momento più intimo, quello
della messa nella chiesa che è stata la casa e la famiglia di Don
Andrea.
San Benedetto, canti e lacrime per don Gallo Riproponiamo l'ultimo tweet di don Andrea Gallo... un sogno che condividiamo!!!
Sogno una Chiesa non separata dagli altri... --------------------------------------------------------------- LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO "Sotto il sommo sacerdote Abiatar,
Davide entrò nella casa di Dio e mangiò
i pani dell’offerta, leciti come cibo solo ai sacerdoti."
(Marco 2,26)
Gianfranco Ravasi: L'evangelista ha commesso un errore? -------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)RUBRICA Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9) Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino Vangelo: Gv 14,1-12 Gesù
cerca di rassicurare i suoi discepoli, che sono turbati dalle sue
parole, come una chioccia fa con i suoi pulcini, radunandoli sotto le
sue ali. La tragica morte cui egli sta andando incontro non è la fine
di tutto, ma l'inizio di una vita nuova, la sua dipartita non è una
perdita, ma una possibilità di crescita per i suoi, non è una dolorosa
assenza, ma la presenza ancora più intensa ed efficace di "un altro Consolatore" che starà sempre con e in loro. Non c'è da aver paura perché lui stesso preparerà "il Luogo" dove
tutti andremo ad abitare: il cuore amante del Padre, dove dall'eternità
dimora il Figlio, e che palpita nella vita di coloro che amano Gesù
(14,23). E' lui la Via maestra per entrare nel "Luogo", lui è la Verità che si fa Fedeltà al progetto del Padre, lui la Vita che risplende nelle tenebre del cuore dell'uomo (Gv 1,5).
... --------------------------------------- "LECTIO" DEL VANGELO
di fr. Egidio Palumbo della Fraternità Carmelitana Pozzo di Gotto (ME) V DOMENICA DI PASQUA anno A At 6,1-7 Sal 32 1Pt 2,4-9 Gv 14,1-12 Vivere in questo mondo come figli del Padre 1.
L’itinerario mistagogico di questa domenica di Pasqua si sofferma sulla
nostra relazione filiale con Dio Padre, relazione che Gesù ha vissuto
con fedeltà e in modo autentico e profondo (Gv 14,1-12). Per questo
egli è la via che ci conduce al Padre (Gv 14,6) ed è colui che ci
mostra il vero volto del Padre (Gv 14,9).
2.
La pagina del vangelo, che fa parte di un grande discorso intimo e
familiare (Gv 13,31-16,33) che Gesù rivolge ai discepoli nel contesto
della cena pasquale (Gv 13,1-2), inizia con l’esortazione a non essere
turbati, agitati, spaventati, ma ad aver fede, ovvero a fondare la
nostra esistenza in Dio e in Gesù: «Non sia turbato il vostro cuore.
Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me» (Gv 14,1).
Sullo
sfondo di questa esortazione vi è un altro grande discorso: quello che
Mosè rivolge al suo popolo dopo l’esperienza della liberazione dalla
schiavitù di Egitto, il cammino nel deserto e prima dell’ingresso nella
terra promessa, terra che è dono di Dio al suo popolo.
...
3. Se sullo sfondo c’è Dt 1,29-33, ci chiediamo: i discepoli di Gesù perché sono spaventati? di chi hanno paura?
Quando
Gesù qui parla di “casa del Padre”, di “dimora”, di “posto”, non sta
parlando di uno spazio geografico o fisico, ma di relazione: della
relazione di comunione con il Padre, che lui vive in modo autentico,
perfetto e trasparente, e, come un vero pedagogo, con il suo vissuto
che realizza pienamente la Parola del Padre – per questo egli è la via,
la verità e la vita, per questo egli “mostra” il Padre e per questo
esorta a credere nelle sue “opere” – sta educando i discepoli a fare
questa stessa esperienza di relazione filiale con Dio.
Ebbene,
possiamo dire che la paura dei discepoli (e anche la nostra) è duplice:
da una parte sono consapevoli, visti i limiti e la fragilità, di non
farcela a vivere come figli di Dio Padre; dall’altra sono altrettanto
consapevoli della tentazione, sempre dietro l’angolo, di avere la
presunzione di diventare come tanti piccoli “padreterni” su questa
terra, calpestando la dignità e i diritti degli altri, mancando di
rispetto e di attenzione verso gli altri, facendo ciò che pare e piace,
senza tener conto degli altri.
...
4.
Ma come vivere da figli del Padre senza la presunzione di voler
diventare dei piccoli e dispotici “padreterni” in questo mondo (altra
cosa è l’esercizio della paternità spirituale)?
Si
sa che questa tentazione prende spesso le persone religiose e anche,
oggi molto ricorrente, certi “atei devoti”. Le due letture bibliche che
la liturgia accosta alla pagina del vangelo al riguardo sono
illuminanti.
Da
una parte la prima lettura (At 6,1-7) mostra una chiesa che seriamente
discerne come porsi al servizio dei poveri e degli indifesi (le mense e
le vedove), senza trascurare la preghiera e il servizio della Parola di
Dio; realizzando così quel giusto equilibrio tra Parola ascoltata e
annunciata e Parola testimoniata e vissuta.
Dall’altra,
la seconda lettura (1Pt 2,4-9) esorta noi, popolo di Dio, a rimanere
legati, in un relazione di comunione profonda, con il Cristo “pietra
scartata” dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio. Solo
rimanendo fondati su questa “pietra scartata” sapremo vivere sulla
terra come figli di Dio Padre ed essere attenti e solidali con tutti
gli “scartati” della storia.
Chiediamo,
allora, con il salmista (salmo responsoriale. Sal 33) che in questo
mondo, così malato di egocentrismo e di individualismo, l’amore paterno
di Dio guidi i nostri passi e quelli di tutto il popolo di Dio,
affinché diventiamo segno di speranza per tutti coloro che oggi non
hanno speranza.
Vivere in questo mondo come figli del Padre --------------------------------------- La Bibbia e le domande dell'uomo
venerdì 16 maggio 2014 ore 21
chiesa San Giacomo Maggiore,
p.za Caduti sul Lavoro 1 (Crema)
Enzo Bianchi
In dialogo sulla Bibbia
Un monaco e “uomo della Bibbia” si lascia interrogare
e risponde “senza rete” sul senso delle Scritture
per gli uomini e le donne di oggi.
Enzo
Bianchi, fondatore e priore del monastero di Bose, autore di libri
tradotti in varie lingue che coniugano spiritualità e cultura,
collabora ai principali quotidiani.
video
Ieri sera, 16 maggio 2014, un dialogo con Enzo Bianchi ha aperto a Crema le Giornate Bibliche 2014 sul tema La Bibbia e le domande dell'uomo.
L'iniziativa nasce da nove mesi di lavoro ed è partita felicemente,
nonostante fatiche e difficoltà, come un tentativo di aprire la Bibbia
nella città e nella vita delle persone.
E'
stata una serata intensa, memorabile. Qualcuno l'ha definita magnetica,
per la generosità del priore di Bose nell'accogliere questo invito e
nel coinvolgimento in questo incontro, in cui ha abbracciato la Bibbia,
la violenza, l'umanizzazione, la personalità di Gesù, il male...
Vorrei,
però, soffermarmi su un episodio, al di là dei contenuti dell'incontro
che si possono ascoltare nel video qui postato. Accogliendo Enzo
Bianchi al di fuori della chiesa dove si è svolto l'incontro
Enzo Bianchi: la Bibbia e le domande dell'uomo --------------------------------------- Evangelii nuntiandi, Evangelii gaudium: “Spalancare le porte a Dio”
Un’analisi di Malnati sui punti comuni delle Esortazioni apostoliche di Paolo VI e Francesco
L’esortazione
apostolica “Evangelii gaudium” di papa Francesco, anche da alcune
confidenze dello stesso pontefice molto si ispira e fa riferimento a
quel profetico documento montiniano che è stato l’esortazione
apostolica post-sinodale “Evangelii nuntiandi”.
Un
documento quello di Montini in sette capitoli più l’introduzione e la
conclusione. In tutto ottantadue paragrafi. Quel documento è stato
fatto proprio ed elaborato da Paolo VI dopo il Sinodo del 1974 sul tema
dell’evangelizzazione. Rileggendolo oggi appare attuale anche nei vari
contenuti culturali, sociali antropologici ed ecclesiali.
Montini
vuole il primo capitolo imperniato sul passaggio da Cristo
evangelizzatore alla Chiesa evangelizzatrice e in tale contesto
sottolinea la necessità di Comunità evangelizzate che evangelizzano (En
n. 13) e vede in ciò la vocazione primaria della Chiesa (En n. 14).
Papa Francesco dedica il primo capitolo dell’Evangelii gaudium alla
trasformazione missionaria di tutta la Chiesa (Eg nn. 20-49) e ci parla
di una Chiesa in uscita, dando una immagine immediata a quello che
scrive Paolo VI: “La Chiesa esiste per evangelizzare… essere il canale
del dono della grazia, riconciliare i peccatori con Dio” (En n. 14).
Entrambi sono la eco di ciò che disse l’Apostolo “per me evangelizzare
non è un titolo di gloria, ma un dovere. Guai a me se non predicassi il
Vangelo!" (1Cor 9,16). Che cosa debba essere il cuore
dell’evangelizzazione e quindi il suo contenuto: la Buona Notizia cioè
il primo “Kerygma” sottolineato sia da Paolo VI (En n. 26) che da papa
Francesco (Eg n. 164)...
Evangelii nuntiandi, Evangelii gaudium: “Spalancare le porte a Dio” È
dedicata «al neo membro del Sacro Collegio Loris Francesco Capovilla»
l’edizione dell’“Esortazione apostolica Evangelii Gaudium. Con
introduzione e commento di Ettore Malnati e postfazione di Giampaolo
Crepaldi” (Cantagalli). L'Esortazione è pubblicata integralmente e
approfondita in ogni capitolo da monsignor Malnati, vicario per il
Laicato e la Cultura della diocesi di Trieste, di cui è vescovo
Crepaldi, che in questo volume analizza le implicazioni che
l'Esortazione ha sulla Dottrina sociale della Chiesa individuandone i
punti sui quali merita fare un approfondimento...
«Con l’Evangelii Gaudium l’umanità può stupire» --------------------------------------- Alla luce della fede biblica la
domanda se Dio possa ridere o, almeno, sorridere, non è così ingenua
come potrebbe sembrare, quasi fosse voce di un’indebita proiezione
della nostra leggerezza sull’indicibile. In realtà, riso e sorriso
riferiti a Dio sono temi tutt’altro che assenti nella Sacra Scrittura,
come nell’intera tradizione ebraico-cristiana.
Bruno Forte: Il riso abbonda sulle labbra di chi crede ---------------------------------------------------------------
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)JESUS, maggio 2014
La bisaccia del mendicante-2
Rubrica di ENZO BIANCHI
Non nominare troppo Dio
Annota
il vangelo secondo Matteo: «Gesù parlava di molte cose in parabole» (Mt
13,3). Sì, parlava di molte cose e in parabole. “Di molte cose”
significa che Gesù non consegnava formule, verità codificate, ma
parlava della realtà, di ciò che è quotidiano, di ciò che accade nella
vita di uomini e donne. Mai nei vangeli sinottici Gesù consegna agli
altri delle formule su Dio, anzi di Dio parla poco…
Ne
parla solo perché emerga un’immagine diversa da quella preconfezionata
trasmessa dai dottori della legge: un’immagine che si potesse
riscontrare, leggere, decifrare nella sua vita umanissima e quotidiana,
mai straordinaria, mai volta a incantare o a sedurre.Gesù parlava di
Dio “in parabole” senza nominarlo. Non aveva in bocca la parola «Dio»,
utile in ogni dialogo, non aveva l’ansia di nominarlo a tutti i costi,
parlando di Dio alla terza persona.
Nelle
parabole, possiamo dire, si trova una parola «non religiosa», una
parola che indicava alla mente degli ascoltatori cose ed eventi
umanissimi, terrestri: un fico che mette i germogli in primavera, del
lievito che fa lievitare la pasta, un padre che attende e perdona il
figlio perduto, un pastore che perde e ritrova una pecora, una donna
che ritrova la moneta perduta, un agricoltore che semina il grano, un
uomo che pianta una vigna, un altro che assume lavoratori nella sua
vigna…
Racconti,
narrazioni in cui Dio non è il protagonista né uno dei personaggi, ma
che, una volta ascoltati con gli orecchi e meditati nel cuore, potevano
comunque far capire qualcosa dei sentimenti, delle attese, delle azioni
di Dio, di quello che Gesù chiamava il Regno di Dio.
...
La bisaccia del mendicante-3 di Enzo Bianchi
--------------------------------------- 19 maggio 2014
66ª ASSEMBLEA GENERALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
Padre Santo,
davanti
a Lei sono simbolicamente riunite tutte le Chiese che ciascuno di noi
serve con l’annuncio del Vangelo, principio della vita ecclesiale in
ogni tempo (cf Lumen Gentium, 20). Vorremo, innanzitutto, essere
portatori della voce del nostro popolo, all’interno del quale il
Signore ci ha posti come pastori, sacerdoti e ministri: è voce di
gioiosa riconoscenza per la testimonianza che Lei, Padre Santo, ci
offre quotidianamente con la Sua parola e il Suo esempio. Questa Sua
presenza è, quindi, grazia per la nostra stessa Assemblea e per i
lavori che, sotto la Sua Presidenza, ci accingiamo ad aprire. Comunione
e comunicazione della fede sono le due dimensioni sulle quali ci
soffermeremo maggiormente: quest’ultima, per approfondire insieme gli
Orientamenti per la catechesi; quella per valutare e eventualmente
decidere circa gli emendamenti al nostro stesso Statuto...
il testo del saluto del Card. Bagnasco a Papa Francesco [dopo il momento di preghiera]
A
me sempre ha colpito come finisce questo dialogo fra Gesù e Pietro:
“Seguimi!” (Gv 21,19). L’ultima parola. Pietro era passato per tanti
stati d’animo, in quel momento: la vergogna, perché si ricordava delle
tre volte che aveva rinnegato Gesù, e poi un po’ di imbarazzo, non
sapeva come rispondere, e poi la pace, è stato tranquillo, con quel
“Seguimi!”. Ma poi, è venuto il tentatore un’altra volta, la tentazione
della curiosità: “Dimmi, Signore, e di questo [l’apostolo Giovanni] che
puoi dirmi? Cosa succederà a questo?”. “A te non importa. Tu, seguimi”.
Io vorrei andarmene con questo messaggio, soltanto… L’ho sentito mentre
ascoltavo questo: “A te non importa. Tu, seguimi”. Quel seguire Gesù:
questo è importante! E’ più importante da parte nostra. A me sempre,
sempre ha colpito questo…
il testo integrale del DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO ALLA 66a ASSEMBLEA GENERALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA video Il soffio di papa Francesco
è sceso sui vescovi italiani come una carezza dolce in una giornata di
maggio quasi autunnale. “Seguitemi”: basta questo monito. Come Pietro
seguì Gesù. È l’invito iniziale che papa Francesco fa nella sua
prolusione di apertura alla 66a Assemblea generale della Cei.
Seguitemi. Non abbiate paura. Così, chi cercava nelle parole del papa
simboli di politica ecclesiale da poter offrite all’uditorio affamato
di guerre tra prelati, ha trovato invece la saggezza del padre che
consola, consiglia, sprona.
Un papa Francesco
insolitamente “spirituale” questo visto all’Assemblea generale della
Cei. Prodigo di consigli spirituali, perché in fondo fare il vescovo è
mettersi a disposizione del proprio popolo, quel popolo di Dio che sa
riconoscere il pastore buono, la Chiesa bella. Non reclama statuti da
rinnovare il papa, anche se il presidente “uscente” Bagnasco ne accenna
nel saluto di apertura. Spetta in ogni caso ai vescovi italiani
decidere sul futuro della Chiesa italiana. Non dice cosa debbano fare
nel dialogo con la società e con la politica. Non si impiccia di
questioni che non sono di sua competenza. Eppure, quel “seguimi” è il
più importante dei segni che si potevano ascoltare. Un “seguimi” che ha
la suggestione della primizia di Pietro e la misericordia di chi si
affida al Padre.
La carezza del papa così è
scesa lieve e indolore, eppure fitta e condensata di messaggi forti.
Una Chiesa di carità senza verità non va da nessuna parte. Seguire il
Regno significa vivere decentrati rispetto a se stessi. L’unità nella
collegialità è l’esercizio primario della profezia. La Cei deve essere
uno spazio di comunione. La mancanza di unità è il peccato più grande
della comunità ecclesiale. Le chiacchiere, le bugie, le lamentele, la
durezza di chi giudica senza coinvolgere, la gelosia, l’invidia: quanto
è brutto il cielo di chi è suggestionato da se stesso. Ritornare dunque
all’essenziale, non alle adunate di piazza, sembra suggerire Francesco.
Andate incontro a chiunque chieda ragione della speranza che è in voi.
E poi ancora: i disoccupati, i migranti, la famiglia (tutta la
famiglia, anche chi vive perché ferito negli affetti), l’abbraccio con
l’umanità stanca e sola ma bisognosa di amore...
La carezza dolce di Francesco ai vescovi italiani di Gianni Di Santo Se il silenzio potesse
parlare, si dice talvolta, ne ascolteremmo delle belle. In realtà un
caso lampante di silenzio “parlante” si è verificato ieri pomeriggio
nell’Aula Nuova del Sinodo, dove il Papa ha aperto (fatto senza
precedenti) l’Assemblea dei vescovi italiani. Tolti, infatti,
l’applauso caloroso di benvenuto e quello convinto, scrosciante e
prolungato alla fine, gli oltre 300 presenti (insieme ai vescovi
c’erano il personale della Cei, i giornalisti e numerosi invitati)
hanno seguito il discorso di Francesco con un’attenzione totale. E se
non fossimo contrari per principio alle frasi fatte, davvero verrebbe
da dire che non si sentiva volare una mosca.
Qual è il significato reale
di quello che molti osservatori hanno definito fin da subito ben più
che un mero dato di cronaca? In quel silenzio, a ben vedere, possiamo
leggere almeno tre elementi di sostanza...
Mai infatti dopo il suo
discorso all’Assemblea un Pontefice si era intrattenuto per uno scambio
di idee con i confratelli vescovi di tutta Italia. "Anche così si
edifica la Chiesa", ha detto il Pontefice nel suo discorso. Si chiama
dialogo, si chiama collegialità. In una parola si chiama comunione. Che
quel silenzio di ieri ha espresso plasticamente.
Le parole del Papa, la silenziosa attenzione dell’assemblea di Mimmo Muolo il testo integrale del discorso di Paolo VI citato da Papa Francesco “Il
Papa ci ha presi per mano, valorizzando il cammino compiuto e additando
modalità con cui proseguire”. E’ con queste parole di gratitudine che
il card. Bagnasco, presidente della Cei, ricorda oggi ai vescovi
italiani l’apertura, ieri sera, da parte del Santo Padre della loro
assemblea generale... --------------------------------------- Comunione e comunicazione della
fede: il Comunicato finale sintetizza attorno a questo binomio i lavori
della 66ª Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana,
riunita a Roma dal 19 al 22 maggio 2014; un binomio che esprime lo
spirito ecclesiale con cui sono stati affrontati rispettivamente gli
emendamenti allo Statuto della CEI e l’approfondimento degli
Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia.
È lo spirito a cui, aprendo l’Assemblea, ha richiamato il Santo Padre, ricordando che essa vive di “partecipazione e collegialità, per un discernimento pastorale che si alimenta nel dialogo, nella ricerca e nella fatica del pensare insieme”. È, ancora, lo spirito con il quale il Cardinale Angelo Bagnasco ha presieduto e condotto i lavori, sottolineando a più riprese che nella comunità cristiana parole come confronto, partecipazione e sinodalità non rimandano “a icone sociologiche o strategiche, bensì a realtà che stimolano ad andare avanti con fiducia per rendere sempre più visibile il mistero amato della Chiesa”. È, infine, lo spirito con cui i Vescovi si sono soffermati pensosi e solidali rispetto alle tante situazioni provate dalla crisi, dalla difficoltà di relazioni, dal carico di sfide umane, culturali, sociali e religiose che grava sul tempo presente; una vicinanza confluita al termine dell’Assemblea in un Messaggio di attenzione, affetto e speranza indirizzato al Paese. Il messaggio dei vescovi al Paese Il testo del comunicato finale Svolta storica alla Conferenza
episcopale italiana: al Pontefice sarà sottoposta una terna eletta
dall'assemblea. Compromesso tra l'elezione diretta, chiesta da
Bergoglio, e la nomina secca da parte del Santo Padre com'è stato
finora.
Annachiara Valle: Presidenza Cei: il Papa sceglierà tra i tre più votati Per entrare nella terna, da cui
il Papa sceglierà il presidente, i vescovi dovranno avere almeno il 50
più uno per cento dei voti.
Alberto Bobbio: Cei, in corsa i vescovi più amati --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Conosciamo
appena il volto di Meriam, giovane madre cristiana ortodossa in attesa
di un figlio e dell’impiccagione. L’ha condannata un giudice sudanese,
e il capo di imputazione è «apostasia dell’islam».
Conosciamo
appena anche il volto di Daniel, il suo sposo e anche lui cristiano:
sono insieme in una foto sbiadita. Un marito che non può più essere
tale, che anzi non lo è mai stato, perché un giudice che applica la
sharia ha deciso che sua moglie è "islamica" per nascita e dunque
manifestamente "adultera" (in quanto madre e futura madre, e dunque
meritevole prima di essere messa a morte di cento colpi di frusta).
Adultera perché un’islamica non può essere sposa di un cristiano.
Islamica, anche se battezzata, perché l’uomo che l’ha generata era
musulmano...
Ciò che sappiamo di Marco Tarquinio “Il
martire non sceglie la morte ma un modo di vivere, come Gesù”. Ritorno
a questa frase lapidaria di un caro amico presbitero ogni volta che,
ormai sempre più spesso, sono raggiunto dalla notizia di un cristiano
ucciso per la propria fede. Così il rifiuto di Meriam Yehya Ibrahim –
cristiana ortodossa sudanese, incinta di otto mesi, in carcere con
l’altro figlio di 20 mesi – a rinnegare la propria fede per evitare la
condanna a morte mi appare in tutta la sua valenza di luminosa
emblematicità.
Da
un lato vi è la tentazione di dimenticare che in questo nostro secolo,
con la fine della cristianità, sono ritornati i martiri: abbiamo
assistito e continuiamo ad assistere a una nuova ondata di martiri,
quale non si è mai registrata a partire dal iv secolo, che avviene in
una grande trasparenza, senza ambiguità del segno. D’altro lato
rischiamo di accomunare la perdita di alcuni privilegi o l’ostilità
conosciute dai cristiani in alcuni paesi occidentali alle persecuzioni
violente che subiscono fratelli e sorelle nella fede in altre parti del
mondo.
Così
facendo non solo manchiamo di rispetto verso la fermezza con cui
costoro affrontano le prove, ma perdiamo l’opportunità di cogliere in
profondità il senso del martire cristiano. Il cristiano ama la vita e
non la disprezza, non cerca il martirio come autoimmolazione e nemmeno
come perseguimento di una santità eroica, ma di fronte all’esplicita
richiesta di rinnegare la propria fede con le parole o con azioni
contrarie alle esigenze del vangelo, può giungere ad offrire la vita
fino a morire, sull’esempio del suo Signore.
A
volte, come in questo caso, le circostanze della persecuzione sono
particolarmente aberranti, altre volte il silenzio, l’oblio, la
“normalità” avvolgono sofferenze e morte inflitte a motivo della
propria fede, ma l’atteggiamento del martire cristiano non muta:
chiamato ad amare i nemici, a perdonare i persecutori, sull’esempio di
Gesù, fa di questa morte violenta un gesto di vita e di amore. Un gesto
di cui magari pochi o nessuno verrà a conoscenza, parole di perdono che
non sempre qualcuno saprà ascoltare o tramandare, momenti di angoscia e
di dolore lacerante che nessuno saprà lenire, ma anche attimi di
grandezza umana e spirituale, raggi di luce nel buio della disumanità...
Meriam, martire cristiana di Enzo Bianchi Meriam
deve vivere: l'Italia si mobilita - Al Colosseo, ebrei cristiani e
musulmani insieme per dare speranza a chi soffre per la sua fede.
--------------------------------------- Magari sarà più facile trovare le motivazioni nei 4.095 Comuni, o nelle due Regioni, che il 25 maggio sono chiamati al voto: una buona amministrazione fa la differenza competitiva e della qualità della vita, in tempi di risorse decrescenti, per cui non si può delegare a nessuno la scelta dei propri più diretti rappresentanti. Eppure, anche nella restante metà d’Italia, in cui i cittadini voteranno solo per il Parlamento europeo, votare si deve, nonostante tutto. Votare
si deve nonostante l’Unione europea faccia fatica e facciano fatica i
cittadini a riconoscersi nelle dodici stelle gialle in cerchio in campo
blu, anche se ormai non ne possono fare a meno...
Votare
dunque si deve, nonostante tutto, anche per scegliere l’indirizzo
politico. Necessariamente, infatti, il futuro dell’Europa passa per la
costruzione di un sistema politico europeo. E per la sua coerenza con i
principi di fondo, per cui in particolare proprio i cattolici, come
ribadito in un bel documento dell’episcopato europeo dello scorso mese
di marzo, devono impegnarsi, prima di tutto con la partecipazione.
In
quel documento si sottolineava anche la cruciale questione della
partecipazione dei giovani, che tutti i sondaggi segnalano tentati
dalla protesta fine a se stessa. In effetti c’è oggi una grande
questione sull’identità, che, se non ha risposte di alto profilo,
rischia di essere risolta facendo ricorso a surrogati purchessia. E
questo forse è il vero punto culturale e politico di questa tornata
elettorale. Per l’Europa e anche per l’Italia.
Votare si deve Nonostante tutto Le
elezioni al Parlamento Europeo si svolgeranno il 22–25 maggio 2014. Il
loro esito darà forma alla legislatura UE per i prossimi cinque
anni e avrà rilevanti implicazioni per coloro che guideranno l’Unione
nel corso dei prossimi anni.
E’
essenziale che i cittadini UE partecipino al processo democratico
esprimendo il loro voto il giorno delle elezioni. Più elevata sarà
l’affluenza, più forte sarà la nuova legislatura.
Il
periodo che precede le elezioni offre un’opportunità alla società
Europea nel suo insieme di dibattere le questioni socio-economiche
centrali che daranno forma all’Unione negli anni a venire.
Sentiamo
come nostro dovere, quali Vescovi della COMECE, di offrire orientamenti
all’elettore UE formandone la coscienza, e desideriamo farlo
sottolineando le questioni di rilievo, valutandole attraverso il prisma
della dottrina sociale Cattolica.
Anche
se ci rivolgiamo, in prima istanza, ai cittadini UE Cattolici, ci
auguriamo che le nostre raccomandazioni possano essere ascoltate con
favore anche da parte di tutti gli uomini e le donne di buona volontà
che hanno a cuore il successo del progetto Europeo. Ci auguriamo che la
nostra voce venga udita anche da coloro che intendono ricevere un
mandato per prestare servizio presso il Parlamento Europeo...
il testo integrale della DICHIARAZIONE DEI VESCOVI DELLA COMECE LE ELEZIONI PARLAMENTARI EUROPEE 2014 (pdf) Abbiamo
troppo da perdere se il progetto europeo subisse un deragliamento,
scrivono i vescovi accreditati presso la UE con un appello al voto. Ma
noi ne siamo altrettanto convinti?
"Il
messaggio Cristiano è un messaggio di speranza. E' nostra convinzione
che il progetto Europeo sia ispirato da una visione nobile del genere
umano. Singoli cittadini, comunità e anche stati-nazione devono essere
capaci di mettere da parte l'interesse particolare alla ricerca del
bene comune. L'esortazione papale Ecclesia in Europa promulgata da papa
Giovanni Paolo II nel 2003 è stato un testo di speranza, ed è con ferma
convinzione che la Chiesa si accosta alla sfida europea. La temperanza
è una delle virtù naturali poste al cuore della spiritualità Cristiana.
Una cultura di moderazione deve dare forma all'economia sociale di
mercato e alle politiche ambientali. Dobbiamo imparare a vivere con
meno, ma nello stesso tempo fare in modo che coloro che si trovano in
una condizione di reale povertà ottengano una parte più giusta".
Vorrei tanto sbagliarmi, ma temo che troppi cattolici italiani non abbiano avuto modo di ascoltare queste parole. Eppure è il Messaggio dei
vescovi accreditati presso l'Unione Europea (COMECE) che dal 20 marzo
rimbalza nelle parrocchie e nei gruppi dell'intera Europa. Ma non da
noi, nonostante uno dei quattro vice-presidenti COMECE sia il vescovo
di Piacenza-Bobbio (almeno sul sito della diocesi, tra i suoi documenti
si riporta un articolo sul tema pubblicato sulla rivista di attualità
pastorale Settimana 10/2014).
"Importunate
i vostri pastori" ci ha detto papa Francesco: potrebbe essere un'idea,
un'ottima idea. Ma ciò non toglie che, ascoltando l'invito di mons.
Galantino ad essere "cristiani adulti", non si possa trovare occasione
per parlarne e diffonderlo con le nostre forze di laici. Del resto non
è la prima volta, chissà perché, che in Italia i loro documenti trovano
cassa di risonanza solo in qualche rivista e poco più.
E
non è una sfida da poco quella che ci aspetta il 25 maggio e lo sanno
bene i vescovi che "avvertono l'odore delle loro pecore" e tutti coloro
che si sentono parte di una comunità viva, parrocchiale o di gruppo,
movimento che sia. E temono per il futuro. Temono in primo luogo il
fantasma dell'astensionismo che porterebbe a Strasburgo una
rappresentanza limitata, ma temono soprattutto quel ripiegamento
egoistico sui propri interessi a piccolo raggio che fanno dimenticare
come invece si faccia comunque parte di un tutto. Che non possiamo
eludere.
Non
per nulla i vescovi europei affermano di rivolgersi in prima istanza ai
cittadini dell'Unione che si dichiarano cattolici, ma si augurano di
essere ascoltati anche da parte di "tutti gli uomini e le donne di
buona volontà che hanno a cuore il successo del progetto Europeo".
Senza dimenticare che anche in Europa i cattolici sono solo una fetta
dei cristiani, essendo affiancati dai "fratelli separati" della Riforma
con i quali si lavora, si annuncia il Vangelo, si prega (e numerosi
sono gli interventi e le iniziative a respiro europeo a livello
congiunto)...
Noi cristiani d'Europa Elezioni Ue: credenti protagonisti per una "casa comune" unita e plurale
L'approccio
con le elezioni europee ci obbliga a guardare ciò che stiamo
realizzando del nostro continente. Ma che cosa è l'Europa? Cominciamo
da quello che vediamo. Quando si viaggia attraverso il continente, ci
si confronta con una grande varietà nel paesaggio naturale, ma anche
nel paesaggio umano. Costantemente ci meravigliamo delle numerose
lingue, abitudini, tradizioni (culinarie, architettoniche...), così
come delle numerose idee e stili di vita. Tutto questo può essere
inteso come un caleidoscopio, nel quale ogni pezzetto, messo insieme
agli altri, senza perdere la propria identità, si relaziona agli altri
per creare qualcosa di nuovo, di inedito e più bello.
L'Europa,
però, non è soltanto diversità, parte da un terreno comune che non è
semplicemente geografico. Ci sono molti valori e principi condivisi, e
soprattutto esistono la fede cristiana e la cultura da essa generata,
la quale è ancora fortemente radicata e ci fa capire che siamo più di
semplici "popoli vicini". Essere cristiani significa che tutti
appartengono allo stresso popolo, alla stessa famiglia. Non abbiamo
bisogno di pensare l'altro come nemico che ci minaccia. Chi, per
difendere i propri interessi, crede necessario attaccare l'altro o
chiudersi in sé, testimonia egoismo e insicurezza.
Ma
la fede non si limita a insegnare che c'è qualcosa di comune. Essa ci
mette in moto e ci mostra il metodo per vivere insieme e rafforzare
l'unità mantenendo la pluralità. La fede ci rende consapevoli che
l'unità si costruisce come comunione, cioè come dialogo e condivisione,
e con la collaborazione di ciascuno...
La speranza cristiana per una nuova Europa Vedi anche il nostro precedente post:
ELEZIONI - "Finiamola con i collateralismi, piuttosto crollino chiese e saloni parrocchiali..." Il segretario della CEI Nunzio Galantino parla chiaro (VIDEO) --------------------------------------- A poco meno di 48 ore
dall'Election Day 2014Riparte il futuro, la campagna promossa da Libera
e Gruppo Abele presenta la fotografia finale delle adesioni all'appello
per candidature trasparenti e impegni concreti conto la corruzione:
sono quasi 600 tra candidati italiani e stranieri alle elezioni europee
e candidati alle amministrative in Italia che hanno aderito alle
richieste di Riparte il futuro e della sua versione
internazionale Restarting the future
LIBERA: ELECTION DAY | LIBERA: LA FOTOGRAFIA FINALE ADESIONI CANDIDATURE TRASPARENTI «Le nuvole non si sono ancora
diradate, ma la parte peggiore della crisi sembra sia passata», si
sostiene da più parti a livello europeo, auspicando un’accelerazione
decisa della ripresa economica. Un auspicio condiviso da tutti, in
particolare per far fronte all’ormai insopportabile livello di
disoccupazione giovanile. Ma la metafora delle nuvole va oltre
l’immediato riferimento meteorologico e supera la contingenza del
momento presente: lascia infatti intendere che dietro alle nuvole che
incombono vi sia il cielo. Ma sorge la domanda: la nostra esclusiva
attenzione al presente e ai problemi immediati non ci impedisce di
guardare verso l’alto? E ancora: non è forse ben più profonda e
radicale la crisi in cui versa l’Europa, proprio per il fatto che non
appare più il cielo europeo, oscurato da una nuvola cupa, dalla
mancanza di orizzonte, dallo scetticismo, da una cultura rassegnata?
Gianni Ambrosio: Stato confusionale --------------------------------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Bild (giornale tedesco):
«Bertone avrebbe sottratto 15 milioni al Vaticano» L’inchiesta su presunte indagini su un prestito concesso dallo Ior alla casa di produzione televisiva Lux Vide su sollecitazione dell’ex segretario di Stato
Bild: «Bertone avrebbe sottratto 15 milioni al Vaticano»
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FRANCESCO |
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1) La newsletter è settimanale;
2) Il servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm
3) Il servizio omelia di P. Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm