"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°21 del 2014

Aggiornamento della settimana

- dal 17 al 23 maggio 2014 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 30 maggio 2014          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 


LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo




OMELIA 

  
   di P. Gregorio Battaglia

  di P. Aurelio Antista

    di P. Alberto Neglia


PREGHIERA DEI FEDELI

 
N. B. La Lectio è temporaneamente sospesa



NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 







I NOSTRI TEMPI




  (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)

Lampedusa, l'orrore in fondo al mare. Così muoiono i migranti - Il video esclusivo del naufragio di Lampedusa e il commento di Roberto Saviano (in Facebook)


Lampedusa, l'orrore in fondo al mare. Così muoiono i migranti

Il racconto. 3 ottobre 2013: davanti all'isola annegano 366 persone. La strage che l'Europa non vuole vedere

di ATTILIO BOLZONI

Guardate cosa c'è oltre le nostre parole, i nostri articoli, le storie che raccontiamo ogni volta che s'inabissa un barcone. Guardate questi corpi che si abbracciano, in fondo al mare. È tutto quello che resta di loro. Corpi. I corpi abbracciati dei migranti vittime della strage del 3 ottobre in Sicilia.

Su uno sfondo azzurro, bello, dove intorno sembrano nuotare anche i pesci o forse sono solo piccole boe trascinate giù dalle correnti.

Guardate e poi ripensate alle parole: naufragio, migranti, Mediterraneo. Scivolano così velocemente che neanche ce ne accorgiamo, le ripetiamo o le scriviamo sempre il giorno dopo, un reportage, un titolo, un numero - 120, 285, 366 - che riferisce la portata della "tragedia". È un'altra di quelle parole: tragedia, tragedia del mare. Ci siamo abituati, siamo addestrati a riportare con dovizia di particolari le dinamiche degli affondamenti, ogni dettaglio curioso, ci siamo specializzati nel ricostruire le vite degli altri che non ci sono più.

  video

Khaled del Marocco che ha perso il figlio al largo di Zarzis, Samir che si è salvato fra Cala Creta e Cala Croce, la ragazza somala senza nome che ha partorito mentre moriva a poche miglia da Porto Empedocle. È diventata la nostra normalità, siamo noi l'Italia che ha imparato tutto sui migranti che affogano e su come affogano, sappiamo da dove vengono e dove vogliono arrivare, quali sono i loro sogni, cosa hanno lasciato. Sappiamo tutto di loro. In molti proviamo pietà, alcuni provano o dicono di provare fastidio. In molti soffriamo, altri s'incazzano perché sono morti qui, proprio qui da noi, in quell'Italia che non li vorrebbe mai né vivi e né morti. Politicamente corretti e politicamente scorretti, pregiudizi, ideologie, razzismi, stupidità che diventa malvagità. E c'è chi prega, chi dichiara, c'è chi promette e chi minaccia.

Ma li avete visti, li avete visti davvero questi corpi?

Guardateli da vicino per favore, guardateli e diteci se abbiamo visto bene anche noi, diteci se c'è un uomo che stringe con le sue braccia una donna, se ci sono due neri stesi sulla sabbia - chissà a quale profondità - che sembrano dormire, se c'è un ragazzo a testa in giù e a piedi in su che cerca disperatamente un appiglio per resistere un altro secondo, se c'è una ragazza che non ha volto ma una cintura che luccica anche in fondo al mare. Sembra in posa, come una modella. Una modella morta.

Non avrei mai immaginato di ritrovarli così, quelli di cui tanto ho scritto in questi ultimi quindici anni senza sapere nulla e tutto di loro, dei loro viaggi, delle loro paure. Non avrei mai immaginato di ritrovarmeli davanti agli occhi
...

Cosa dovremo allora scrivere la prossima volta? Quali parole e quali aggettivi dovremo usare per rappresentare la loro morte? Cosa dovremmo dirci più di quanto questi corpi ci stanno dicendo?


*****

  Quell'abbraccio inimmaginabile in un mare di morte

Dalla bacheca fb di Roberto Saviano:
Ho visto le immagini del naufragio all’isola dei Conigli e sono rimasto senza parole. Silenzio. Solo il respiro dei sommozzatori. E poi corpi ovunque. Incastrati nell’imbarcazione. Seduti, sdraiati. Sembra una scena irreale. E poi due corpi abbracciati. Due corpi che nella disperazione si sono stretti l’uno all’altro per darsi coraggio, per sperare forse in una salvezza possibile. Come i corpi di Pompei, pietrificati e abbracciati. Senza scampo. Ho un nodo alla gola fatto di lacrime che vorrebbero venir fuori ma sono ostruite dalla rabbia. I numeri sono spaventosi. Il numero di naufragi, il numero di morti, il numero di donne e di bambini: da sprofondare in un eterno dolore. E l’unica cosa che chi ci governa è in grado di fare è richiamare ogni volta l’Europa alle proprie responsabilità. È dire “questo è un problema che riguarda anche voi”. Errore: questo non è un problema, ma una questione che l’Italia ha affrontato nel modo peggiore, da sempre. In Italia a dettare legge in materia di immigrazione sono state le forze politiche più becere, ignoranti e razziste e su questo l’Europa non ha nessuna responsabilità. Queste morti pesano anche e soprattutto sulle loro coscienze.
...


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LA GENTE CHE VIENE DAL MARE (racconto geo-evangelico di Giuliana Martirani)


«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto…
Un sacerdote… passò oltre… Anche un levita lo vide e passò oltre.
Invece un Samaritano… lo vide e ne ebbe compassione…
Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?»  (Lc 10,30-33.36)

Miriam stava da tempo facendo il suo e travagliato viaggio per andare da Dakar… in Europa. O meglio pensava di andare, anzi sperava e pregava ardentemente Mungu, Dio, di arrivarci. Le ultime 4 notti erano stati in balia delle onde su una nave sgangherata, carretta del mare la chiamavano i giornali, e mentre la gente stipata e infreddolita andava boccheggiando sul ponte, il comandante, si fa per dire ‘comandante’, urlava invettive come un forsennato dopo che li aveva ripuliti di tutti i loro soldi risparmiati e quelli chiesti in prestito.… 
Successe tutto in un lampo: proprio mentre erano già vicino alla costa… Furono scaraventati in mare da quel disgraziato di pseudocomandante e i suoi pseudomarinai perché la guardia costiera non li cogliesse ‘con la refurtiva’, con loro sulla barca. Urlò a tutti loro di mettersi in salvo andando a nuoto sulla spiaggia che tanto era vicina. 

Miriam si strinse ancor più stretto il figlio sulle spalle col suo panno. Il marinaio la spinse… “O Dio, Mungu, aiutami tu, ora moriamo, Mungu prendi tra le tue braccia il piccolo Joshua, salvalo!” Con la forza della disperazione arrivò sulla spiaggia. Quanto tempo ci mise? Due ore, mezza giornata? Ora era lì su quella spiaggia, tutta intirizzita, battendo i denti, il bimbo urlava dal dolore, dal freddo e dalla fame. Tutt’intorno corpi senza vita o, come loro, solo con un barlume di vita. 
E Miriam riandava indietro ai suoi ricordi: ma come c’era arrivata lì su quella spiaggia lei e suo figlio? Ricordò Joseph, il suo adorato marito, mentre moriva di aids. Erano scappati dall’ennesima strage etnica e si erano trovati in un campo profughi quando Joseph si era accorto che le trasfusioni fatte anni prima ora erano diventate aids. Certo se avesse potuto avere le medicine… ‘Quella è roba da ricchi’ disse sconfortato il medico dell’Associazione umanitaria che smistava folle di disperati nel campo profughi. 

Poi Miriam aveva incontrato Elizabeth che le aveva parlato di due suoi amici che erano in Europa, lei faceva la badante, lui aveva avuto un posto di giardiniere in un convento. E Miriam si era rivolta a…. e poi era andata fino a… e finalmente si era imbarcata a… sua via della speranza. Ed ora eccola lì lei e il suo piccolo Joshua su quella spiaggia...

  LA GENTE CHE VIENE DAL MARE



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Comprendere i nostri tempi. Il potere totalitario del denaro e la mercificazione universale di Marco Guzzi


Comprendere i nostri tempi.

Il potere totalitario del denaro 
e la mercificazione universale
  di Marco Guzzi 

Estratto della conferenza del 25 ottobre 2013, nell'ambito della rassegna 
"Lo sterco del diavolo. Il denaro che fa girare il mondo"-
Biblioteca comunale di Misano Adriatico, 25 ottobre 2013.

Solo, a mio parere, se comprendiamo di vivere un tempo limite, una situazione limite della storia, una specie di ultimatum universale, partendo da questo dato possiamo iniziare a cercare interpretazioni plausibili degli eventi storici, culturali e quindi anche economici che stiamo attraversando e quindi anche possiamo intravedere uno sviluppo evolutivo possibile ...
Il potere del denaro su ogni aspetto della vita umana, questa pervasività totale, direi totalitaria, del potere del denaro, il fatto che cioè oggi, come dice il filosofo americano Michael Sandel, possiamo comprare tutto! Possiamo comprare i corpi umani, gli uteri, possiamo comprare i reni, possiamo comprare i diritti, possiamo comprare l'intimità, possiamo comprare i sentimenti, possiamo comprare gli spazi della vita, i tempi della vita... ecco questa pervasività divorante del potere del denaro sta, di fatto, facendo crollare la stessa civiltà umana. 
Percepiamo tutti che c'è una minaccia radicale dell'essenza stessa dell'uomo. 
Un sociologo... come Jeremy Rifkin, descrive questa situazione con poche righe: “Quello che per qualcuno può essere un’utopia, per altri è un incubo. Provate ad immaginare di svegliarvi una mattina, e di scoprire che ogni cosa che vi riguarda è a pagamento: la vostra vita è diventata un’esperienza di natura esclusivamente commerciale. L’era dell’accesso... si definisce soprattutto attraverso il crescente asservimento delle esperienze alla sfera economica. Reti commerciali di ogni dimensione e della più varia natura tessono una ragnatela che avvolge completamente l’esistenza umana, riducendone ogni momento a merce.”
Questa è la condizione nella quale stiamo progressivamente, in maniera sempre più definitiva andando...
Questa mercificazione universale, portata alle estreme conseguenze, lì dove il pianeta diventa un più o meno manifesto mercato delle carni umane... Questa mercificazione universale progressiva, che di fatto distrugge la cultura... sta portando al parossismo le diseguaglianze sociali...
Gli economisti dicono che negli ultimi 30 anni le diseguaglianze sociali sono aumentate più che negli ultimi 300 anni... in questi anni abbiamo avuto il più grande trasferimento di denaro dai poveri ai ricchi, dai poveri ai ricchi, il più grande trasferimento di denaro dai poveri ai ricchi che si sia mai verificato nella storia, l'Egitto dei faraoni era più egalitario, la Roma imperiale era infinitamente più egalitaria di questo mondo.
Desidero però... portarvi anche una buona notizia... questa crisi, che è terminale... non ci sono riprese, è terminale... però se riusciamo a capirla meglio e quindi se riusciamo a superarla... ci può manifestare la sua segreta natura di crisi di crescita, di crisi evolutiva... come il parto, il travaglio faticoso e doloroso di una nuova figura di umanità, di una nuova modalità di essere umani...
Questo può accadere, a mio parere, però se torniamo a pensare in grande... se noi vogliamo utilizzare questa crisi come un ponte di passaggio, come una possibilità di passaggio dobbiamo pensare in grande... 

  video


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Per non dimenticare...


Per non dimenticare...

Commemorare Giovanni Falcone una volta all’anno, in Italia, è sempre stato uno sport nazionale molto in voga. In fondo, gli anniversari del sacrificio di grandi uomini mettono i vivi nella comoda posizione di tacitare la propria coscienza con uno sforzo minimo, una sorta di "semel in anno", non carnascialesco certo, ma funerario. Semel in anno c’è posto per il ricordo delle vittime.
Semel in anno si presenta l’occasione ghiotta delle passerelle istituzionali, con gran folla di concorrenti. 
Semel in anno, possono battere un colpo - quale meraviglioso attestato di esistenza! - fondazioni e centri studi che percepiscono lauti finanziamenti e qualcosa - pro forma - devono pur farla. 
Semel in anno la voce contro la mafia ha da farsi sentire forte e chiara. 
Semel in anno qualche migliaio di giovani vengono imbarcati su una grande nave perché qualcuna delle più alte cariche dello Stato possa tagliare il nastro a terra, ma arrivando dal mare. 
Insomma, il concetto dovrebbe essere alla portata di tutti.
Vale per Giovanni Falcone, e vale, a seconda del capriccio del calendario (che proprio quel giorno, invece, fu scelto con ferocia e freddezza dagli assassini) per tutti coloro i quali lo precedettero o lo seguirono nell’estremo sacrificio della vita.
Ecco spiegata la ragione per cui con molta riluttanza ci ritroviamo anche noi nel calderone di quanti partecipano alla commemorazione di Giovanni Falcone. Ma almeno cerchiamo di dire le cose come stanno, non indulgendo al coro degli incensatori interessati, alla grancassa delle prefiche alle quali di vita e morte di un magistrato straordinario non importa un accidenti. 
La prima cosa che colpisce è che l’esempio di Falcone, nonostante questa politica, nonostante queste istituzioni, nonostante questa Italia, mantiene quasi all’infinito, accrescendola, ove possibile, la sua attualità. Abbiamo detto: "nonostante", ma sarebbe stato più giusto scrivere: "proprio per", essendo i due poli in diretto rapporto di causa e effetto. 
Vediamo perché...

  Giovanni Falcone di Saverio Lodato

Sono trascorsi 22 anni da quel 23 Maggio a Capaci, quando l'ordigno nascosto dalla mafia sotto il manto dell'autostrada, su commissione di potenti mandanti rimasti ancora nell'ombra, spense la vita di Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca, degli agenti di scorta Di Cillo, Montinaro, Schifani. Vogliamo ricordare quella data, quei volti e quelle storie attraverso le tante iniziative organizzate nel Paese.

  LE INIZIATIVE DI LIBERA PER IL 23 MAGGIO 2014

Vedi anche i nostri precedenti post:
  • UNA LEZIONE DI VITA E CORAGGIO - Non vogliamo dimenticare la strage di Capaci!
  • A vent'anni dalla morte di Giovanni Falcone il ricordo della sorella Maria
  • LA STRAGE INFINITA: Le stragi di mafia, lo Stato e il ricordo del giudice Falcone
  • "Giovanni Falcone - Un eroe solo" di Maria Falcone



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"Avete chiuso cinque bocche, ne avete aperte 50 milioni" è divenuta nel tempo la frase simbolo di Falcone ed a noi piace pensare di essere tra le 50 milioni di “bocche aperte” !!!

  Avete chiuso...

Per non dimenticare l'attentato mafioso del 23 maggio 1992, sull'autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci e a pochi chilometri da Palermo, in cui persero la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.

 
Occorre compiere fino in fondo...

Per non dimenticare il magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro vittime dell'attentato mafioso del 23 maggio 1992.

  Gli uomini passano...

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"Antonino Caponnetto, regista del pool antimafia di Palermo, nel raccontarmi i suoi anni a Palermo disse che persone come Falcone e Borsellino sono rari doni che ogni tanto Dio si concede di mandare su questa terra per rendere più sopportabile la vita ai comuni mortali. Ma aggiunse anche: il guaio è che lo scopriamo sempre dopo che sono morti." E riferendosi ai pm Gozzo e Di Matteo, ha detto: "Io credo che questi sono i nostri eroi, che noi però dobbiamo tenere in vita". Lo ha raccontato il giornalista e scrittore Saverio Lodato nel corso della conferenza "Menti raffinatissime" organizzata in occasione del 22° anniversario della strage di Capaci.

 
AMDuemila: Saverio Lodato: "Falcone e Borsellino incompatibili nell'Italia di allora. In quella di oggi lo sono i pm della trattativa"

Aula magna al completo ieri presso la Facoltà di Giurisprudenza a Palermo, dove si è svolta la conferenza “Menti raffinatissime” organizzata dall'Associazione culturale Falcone e Borsellino, con la collaborazione dell'associazione Contrariamente.

  Miriam Cuccu: "Menti raffinatissime", l'eredità morale di Giovanni Falcone

"Il prossimo anno sulla Nave della Legalita' dovranno esserci anche le foto degli agenti di scorta che hanno perso la vita con Falcone e Borsellino". Lo chiede con forza Don Luigi Ciotti, aggiungendo che altrimenti si manda un messaggio monco.

  Luigi Ciotti: IL PROSSIMO ANNO SULLA NAVE DELLA LEGALITA' DOVRANNO ESSERCI ANCHE LE FOTO DEGLI AGENTI DI SCORTA


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FEDE E
SPIRITUALITA'




DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO
HOREB n. 67 - 1/2014




DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO

HOREB n. 67 - 1/2014 

TRACCE DI SPIRITUALITÀ
A CURA DEI CARMELITANI

«Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito… » (Mt 25,35-36), così Gesù si rivolge ai giusti, costituendo i piccoli e i poveri come i suoi “vicari” sulla terra. 
Il Dio che incontriamo, nell’ascolto della Parola e nelle vicende della vita, in Gesù è un Dio “nudo”, Crocifisso Risorto, più nudo di tutti i defraudati della nostra storia, e non nasconde questa nudità d’amore. Egli nella sua nudità sposa l’umanità nuda. 
Se vogliamo restare fedeli a questo Dio, che, nel Figlio Gesù, accoglie e condivide, che è paziente, che vive la paradossale solitudine della croce, dobbiamo, assieme a Lui, restare fedeli alla terra, ad un popolo che Lui ama e dobbiamo restarci nella solitudine e nel silenzio. 
La vita cristiana è fedeltà a queste nozze di Dio con l'umanità, e cresce nell'inquieta pace di chi lascia che la sua fede si incarni, che il Verbo si riveli carne della sua carne e sangue del suo sangue e di quello di tutti coloro che camminano in questa terra, in particolare degli impoveriti e degli oppressi. 
La vita cristiana è coinvolgimento a condividere la passione d’amore che Dio ha per l'umanità e la creazione. E questa passione comporta il condividere lo stile povero di Gesù. 
In quest’ottica, il regno di Dio non tiene i cristiani lontano dalla realtà storica e dalla terra che li accoglie e li ospita. La logica del regno non consente di coltivare stili di vita separati, anzi attiva una nostalgia profonda di recuperare la storia e immergersi in essa. Il regno è invito ad entrare dentro a questa realtà assecondandone l’opera dello Spirito in una creazione che geme e soffre (Rm 8,19ss). 
Il regno di Dio, quindi, si costruisce a partire da un’umanità sfigurata, che ha nomi e lineamenti ben precisi. Oggi, questa umanità sfigurata, con una parola la potremmo chiamare Sud, se per i Sud del mondo non indichiamo solamente una posizione geografica – oggi i Sud sono nelle nostre città, nella porta accanto alla nostra –, quanto piuttosto una logica, una coordinata storica, è il basso, la profondità, la periferia, contrariamente a quello che noi reputiamo più importante: l’alto e il centro. 
È questa la prospettiva che orienta le riflessioni della monografia. 
...

  Editoriale (PDF)

  Sommario  (PDF)

E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)



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FRATERNITÀ CARMELITANA DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME) - INCONTRI PER L’ESTATE 2014



FRATERNITÀ CARMELITANA 
DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME)

INCONTRI PER L’ESTATE 2014

  • LECTIO DIVINA 17-22 LUGLIO

IL PROFETA EZECHIELE
con p. Pino Stancari sj

• Per i fuori sede: portare le lenzuola e la Bibbia; prenotarsi per telefono (090.9762800) solo se si è sicuri di venire

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  • SETTIMANA DI SPIRITUALITÀ 4-9 AGOSTO

GESÙ VOLTO UMANO DI DIO

♦ Gesù nel suo ambiente e tra la sua gente (Egidio Palumbo)
♦ Gesù a contatto con una umanità fragile e sofferente (Maurilio Assenza)
♦ Nell’umanità di Gesù il volto di Dio (Alberto Neglia)
♦ I sentimenti di Gesù (M. Aliotta)
♦ Gesù e la donna (Gabriella Del Signore)
♦ Gesù liberatore nella riflessione teologico-spirituale dell’America Latina (Rosario Giuè)
♦ «Cristo è sceso e mi ha presa». L’esperienza di Simon Weil (Giuseppe Schillaci)
♦ Gesù e il potere politico (Gregorio Battaglia)
♦ Momento di contemplazione: Gesù, l’uomo nuovo. Contemplazione dell’icona della Trasfigurazione.

• Per i fuori sede: portare le lenzuola e la Bibbia; prenotarsi per telefono (090.9762800) solo se si è sicuri di venire

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Quanto bene ci fa vedere Gesù vicino a tutti! Se parlava con qualcuno, guardava i suoi occhi con una profonda attenzione piena d’amore: «Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò» (Mc 10, 21). Lo vediamo aperto all’incontro quando si avvicina al cieco lungo la strada (cfr Mc 10,46-52) e quando mangia e beve con i peccatori (cfr Mc 2,16), senza curarsi che lo trattino da mangione e beone (cfr Mt 11,19). Lo vediamo disponibile quando lascia che una prostituta unga i suoi piedi (cfr Lc 7,36-50) o quando riceve di notte Nicodemo (cfr Gv 3,1-15). Il donarsi di Gesù sulla croce non è altro che il culmine di questo stile che ha contrassegnato tutta la sua esistenza. Affascinati da tale modello, vogliamo inserirci a fondo nella società, condividiamo la vita con tutti, ascoltiamo le loro preoccupazioni, collaboriamo materialmente e spiritualmente nelle loro necessità, ci rallegriamo con coloro che sono nella gioia, piangiamo con quelli che piangono e ci impegniamo nella costruzione di un mondo nuovo, gomito a gomito con gli altri. Ma non come un obbligo, non come un peso che ci esaurisce, ma come una scelta personale che ci riempie di gioia e ci conferisce identità (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n. 269).

Guarda la locandina degli incontri per l'estate 2014 (pdf)




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  Dio esaudisce?...
  Dicendo "Beati quelli che sono nel pianto"...
  Continua ad avere fiducia...
  Credere è scoprire di essere amati...
  Nella vita, i conflitti ci sono,...
  Niente chiacchiere...
  L'amore non vive di parole...
Dal messaggio indirizzato da Papa Francesco al cardinale Jean-Louis Tauran, in occasione del 50.mo del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, istituito il 19 maggio del 1964 da Papa Paolo VI
  ... Come il Cristo sulla strada di Emmaus...
  La pace è un dono di Dio...
  Le sue parole rimangono...
  La scienza che viene dallo Spirito Santo...
  Sabato prossimo comincerò il viaggio...
  La gioia dipende dall'amore...
  La mia gioia è...
  Voglio veder ridere...
  L'amore si offre in punta di piedi...


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  SANTA RITA DA CASCIA  (video)

  Noi vediamo il corpo esile...

Dal discorso di Giovanni Paolo II nel primo centenario della canonizzazione di Santa Rita, durante il Giubileo del 2000 davanti ad una grande folla di devoti della Santa in Piazza San Pietro... Per leggere il testo integrale

  UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II AI PARTECIPANTI AI PELLEGRINAGGI GIUBILARI DEI DEVOTI DI SANTA RITA DA CASCIA E DEI CAVALIERI DEL LAVORO


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Ricordando Don Andrea Gallo che moriva il 22 Maggio 2013

  Io vedo che, quando allargo le braccia...

Lacrime, musica e preghiere, sono il modo della comunità di San Benedetto al Porto di commemorare don Gallo nel loro momento più intimo, quello della messa nella chiesa che è stata la casa e la famiglia di Don Andrea.

  San Benedetto, canti e lacrime per don Gallo

Riproponiamo l'ultimo tweet di don Andrea Gallo... un sogno che condividiamo!!!

  Sogno una Chiesa non separata dagli altri...

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LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO

"Sotto il sommo sacerdote Abiatar, 
 Davide entrò nella casa di Dio e mangiò 
i pani dell’offerta, 
 leciti come cibo solo ai sacerdoti." 
(Marco 2,26)


  Gianfranco Ravasi:  L'evangelista ha commesso un errore?


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"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n. 25/2013-2014 (A) di Santino Coppolino



RUBRICA 
Un cuore che ascolta - lev shomea' 
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male"  (1Re 3,9)

Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino

Vangelo: Gv 14,1-12

Gesù cerca di rassicurare i suoi discepoli, che sono turbati dalle sue parole, come una chioccia fa con i suoi pulcini, radunandoli sotto le sue ali. La tragica morte cui egli sta andando incontro non è la fine di tutto, ma l'inizio di una vita nuova, la sua dipartita non è una perdita, ma una possibilità di crescita per i suoi, non è una dolorosa assenza, ma la presenza ancora più intensa ed efficace di "un altro Consolatore" che starà sempre con e in loro. Non c'è da aver paura perché lui stesso preparerà "il Luogo" dove tutti andremo ad abitare: il cuore amante del Padre, dove dall'eternità dimora il Figlio, e che palpita nella vita di coloro che amano Gesù (14,23). E' lui la Via maestra per entrare nel "Luogo", lui è la Verità che si fa Fedeltà al progetto del Padre, lui la Vita che risplende nelle tenebre del cuore dell'uomo (Gv 1,5).

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Vivere in questo mondo come figli del Padre - Lectio di Fr. Egidio Palumbo



"LECTIO" DEL VANGELO 
di fr. Egidio Palumbo
della Fraternità Carmelitana Pozzo di Gotto (ME)

V DOMENICA DI PASQUA anno A

At 6,1-7 
Sal 32 
1Pt 2,4-9
Gv 14,1-12

Vivere in questo mondo come figli del Padre

1. L’itinerario mistagogico di questa domenica di Pasqua si sofferma sulla nostra relazione filiale con Dio Padre, relazione che Gesù ha vissuto con fedeltà e in modo autentico e profondo (Gv 14,1-12). Per questo egli è la via che ci conduce al Padre (Gv 14,6) ed è colui che ci mostra il vero volto del Padre (Gv 14,9).

2. La pagina del vangelo, che fa parte di un grande discorso intimo e familiare (Gv 13,31-16,33) che Gesù rivolge ai discepoli nel contesto della cena pasquale (Gv 13,1-2), inizia con l’esortazione a non essere turbati, agitati, spaventati, ma ad aver fede, ovvero a fondare la nostra esistenza in Dio e in Gesù: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me» (Gv 14,1).
Sullo sfondo di questa esortazione vi è un altro grande discorso: quello che Mosè rivolge al suo popolo dopo l’esperienza della liberazione dalla schiavitù di Egitto, il cammino nel deserto e prima dell’ingresso nella terra promessa, terra che è dono di Dio al suo popolo.
...
3. Se sullo sfondo c’è Dt 1,29-33, ci chiediamo: i discepoli di Gesù perché sono spaventati? di chi hanno paura?
Quando Gesù qui parla di “casa del Padre”, di “dimora”, di “posto”, non sta parlando di uno spazio geografico o fisico, ma di relazione: della relazione di comunione con il Padre, che lui vive in modo autentico, perfetto e trasparente, e, come un vero pedagogo, con il suo vissuto che realizza pienamente la Parola del Padre – per questo egli è la via, la verità e la vita, per questo egli “mostra” il Padre e per questo esorta a credere nelle sue “opere” – sta educando i discepoli a fare questa stessa esperienza di relazione filiale con Dio.
Ebbene, possiamo dire che la paura dei discepoli (e anche la nostra) è duplice: da una parte sono consapevoli, visti i limiti e la fragilità, di non farcela a vivere come figli di Dio Padre; dall’altra sono altrettanto consapevoli della tentazione, sempre dietro l’angolo, di avere la presunzione di diventare come tanti piccoli “padreterni” su questa terra, calpestando la dignità e i diritti degli altri, mancando di rispetto e di attenzione verso gli altri, facendo ciò che pare e piace, senza tener conto degli altri.
...
4. Ma come vivere da figli del Padre senza la presunzione di voler diventare dei piccoli e dispotici “padreterni” in questo mondo (altra cosa è l’esercizio della paternità spirituale)?
Si sa che questa tentazione prende spesso le persone religiose e anche, oggi molto ricorrente, certi “atei devoti”. Le due letture bibliche che la liturgia accosta alla pagina del vangelo al riguardo sono illuminanti.
Da una parte la prima lettura (At 6,1-7) mostra una chiesa che seriamente discerne come porsi al servizio dei poveri e degli indifesi (le mense e le vedove), senza trascurare la preghiera e il servizio della Parola di Dio; realizzando così quel giusto equilibrio tra Parola ascoltata e annunciata e Parola testimoniata e vissuta.
Dall’altra, la seconda lettura (1Pt 2,4-9) esorta noi, popolo di Dio, a rimanere legati, in un relazione di comunione profonda, con il Cristo “pietra scartata” dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio. Solo rimanendo fondati su questa “pietra scartata” sapremo vivere sulla terra come figli di Dio Padre ed essere attenti e solidali con tutti gli “scartati” della storia.

Chiediamo, allora, con il salmista (salmo responsoriale. Sal 33) che in questo mondo, così malato di egocentrismo e di individualismo, l’amore paterno di Dio guidi i nostri passi e quelli di tutto il popolo di Dio, affinché diventiamo segno di speranza per tutti coloro che oggi non hanno speranza.

  Vivere in questo mondo come figli del Padre


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Enzo Bianchi: la Bibbia e le domande dell'uomo


La Bibbia e le domande dell'uomo
venerdì 16 maggio 2014 ore 21
chiesa San Giacomo Maggiore,
p.za Caduti sul Lavoro 1 (Crema)

Enzo Bianchi
In dialogo sulla Bibbia

Un monaco e “uomo della Bibbia” si lascia interrogare
e risponde “senza rete” sul senso delle Scritture
per gli uomini e le donne di oggi.

Enzo Bianchi, fondatore e priore del monastero di Bose, autore di libri tradotti in varie lingue che coniugano spiritualità e cultura, collabora ai principali quotidiani.

  video

Ieri sera, 16 maggio 2014, un dialogo con Enzo Bianchi ha aperto a Crema le Giornate Bibliche 2014 sul tema La Bibbia e le domande dell'uomo. L'iniziativa nasce da nove mesi di lavoro ed è partita felicemente, nonostante fatiche e difficoltà, come un tentativo di aprire la Bibbia nella città e nella vita delle persone.

E' stata una serata intensa, memorabile. Qualcuno l'ha definita magnetica, per la generosità del priore di Bose nell'accogliere questo invito e nel coinvolgimento in questo incontro, in cui ha abbracciato la Bibbia, la violenza, l'umanizzazione, la personalità di Gesù, il male...
Vorrei, però, soffermarmi su un episodio, al di là dei contenuti dell'incontro che si possono ascoltare nel video qui postato. Accogliendo Enzo Bianchi al di fuori della chiesa dove si è svolto l'incontro

  Enzo Bianchi: la Bibbia e le domande dell'uomo


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Evangelii nuntiandi, Evangelii gaudium: “Spalancare le porte a Dio” - «Con l’Evangelii Gaudium l’umanità può stupire»


Evangelii nuntiandi, Evangelii gaudium: 
“Spalancare le porte a Dio”

Un’analisi di Malnati sui punti comuni delle Esortazioni apostoliche di Paolo VI e Francesco

L’esortazione apostolica “Evangelii gaudium” di papa Francesco, anche da alcune confidenze dello stesso pontefice molto si ispira e fa riferimento a quel profetico documento montiniano che è stato l’esortazione apostolica post-sinodale “Evangelii nuntiandi”. 

Un documento quello di Montini in sette capitoli più l’introduzione e la conclusione. In tutto ottantadue paragrafi. Quel documento è stato fatto proprio ed elaborato da Paolo VI dopo il Sinodo del 1974 sul tema dell’evangelizzazione. Rileggendolo oggi appare attuale anche nei vari contenuti culturali, sociali antropologici ed ecclesiali. 

Montini vuole il primo capitolo imperniato sul passaggio da Cristo evangelizzatore alla Chiesa evangelizzatrice e in tale contesto sottolinea la necessità di Comunità evangelizzate che evangelizzano (En n. 13) e vede in ciò la vocazione primaria della Chiesa (En n. 14). Papa Francesco dedica il primo capitolo dell’Evangelii gaudium alla trasformazione missionaria di tutta la Chiesa (Eg nn. 20-49) e ci parla di una Chiesa in uscita, dando una immagine immediata a quello che scrive Paolo VI: “La Chiesa esiste per evangelizzare… essere il canale del dono della grazia, riconciliare i peccatori con Dio” (En n. 14). Entrambi sono la eco di ciò che disse l’Apostolo “per me evangelizzare non è un titolo di gloria, ma un dovere. Guai a me se non predicassi il Vangelo!" (1Cor 9,16). Che cosa debba essere il cuore dell’evangelizzazione e quindi il suo contenuto: la Buona Notizia cioè il primo “Kerygma” sottolineato sia da Paolo VI (En n. 26) che da papa Francesco (Eg n. 164)...

  Evangelii nuntiandi, Evangelii gaudium: “Spalancare le porte a Dio”

È dedicata «al neo membro del Sacro Collegio Loris Francesco Capovilla» l’edizione dell’“Esortazione apostolica Evangelii Gaudium. Con introduzione e commento di Ettore Malnati e postfazione di Giampaolo Crepaldi” (Cantagalli). L'Esortazione è pubblicata integralmente e approfondita in ogni capitolo da monsignor Malnati, vicario per il Laicato e la Cultura della diocesi di Trieste, di cui è vescovo Crepaldi, che in questo volume analizza le implicazioni che l'Esortazione ha sulla Dottrina sociale della Chiesa individuandone i punti sui quali merita fare un approfondimento...

  «Con l’Evangelii Gaudium l’umanità può stupire»


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Alla luce della fede biblica la domanda se Dio possa ridere o, almeno, sorridere, non è così ingenua come potrebbe sembrare, quasi fosse voce di un’indebita proiezione della nostra leggerezza sull’indicibile. In realtà, riso e sorriso riferiti a Dio sono temi tutt’altro che assenti nella Sacra Scrittura, come nell’intera tradizione ebraico-cristiana.

  Bruno Forte:  Il riso abbonda sulle labbra di chi crede


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CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni


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JESUS, maggio 2014 - La bisaccia del mendicante-3 di ENZO BIANCHI


JESUS, maggio 2014

La bisaccia del mendicante-2

Rubrica di ENZO BIANCHI

Non nominare troppo Dio

Annota il vangelo secondo Matteo: «Gesù parlava di molte cose in parabole» (Mt 13,3). Sì, parlava di molte cose e in parabole. “Di molte cose” significa che Gesù non consegnava formule, verità codificate, ma parlava della realtà, di ciò che è quotidiano, di ciò che accade nella vita di uomini e donne. Mai nei vangeli sinottici Gesù consegna agli altri delle formule su Dio, anzi di Dio parla poco…
Ne parla solo perché emerga un’immagine diversa da quella preconfezionata trasmessa dai dottori della legge: un’immagine che si potesse riscontrare, leggere, decifrare nella sua vita umanissima e quotidiana, mai straordinaria, mai volta a incantare o a sedurre.Gesù parlava di Dio “in parabole” senza nominarlo. Non aveva in bocca la parola «Dio», utile in ogni dialogo, non aveva l’ansia di nominarlo a tutti i costi, parlando di Dio alla terza persona.
Nelle parabole, possiamo dire, si trova una parola «non religiosa», una parola che indicava alla mente degli ascoltatori cose ed eventi umanissimi, terrestri: un fico che mette i germogli in primavera, del lievito che fa lievitare la pasta, un padre che attende e perdona il figlio perduto, un pastore che perde e ritrova una pecora, una donna che ritrova la moneta perduta, un agricoltore che semina il grano, un uomo che pianta una vigna, un altro che assume lavoratori nella sua vigna…
Racconti, narrazioni in cui Dio non è il protagonista né uno dei personaggi, ma che, una volta ascoltati con gli orecchi e meditati nel cuore, potevano comunque far capire qualcosa dei sentimenti, delle attese, delle azioni di Dio, di quello che Gesù chiamava il Regno di Dio.
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  La bisaccia del mendicante-3 di Enzo Bianchi


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«"Seguimi”. Io vorrei andarmene con questo messaggio, soltanto…» così Papa Francesco nella prolusione di apertura alla 66ª Assemblea generale della Cei (testi, commenti, foto e video)


19 maggio 2014
66ª ASSEMBLEA GENERALE 
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Padre Santo, 
davanti a Lei sono simbolicamente riunite tutte le Chiese che ciascuno di noi serve con l’annuncio del Vangelo, principio della vita ecclesiale in ogni tempo (cf Lumen Gentium, 20). Vorremo, innanzitutto, essere portatori della voce del nostro popolo, all’interno del quale il Signore ci ha posti come pastori, sacerdoti e ministri: è voce di gioiosa riconoscenza per la testimonianza che Lei, Padre Santo, ci offre quotidianamente con la Sua parola e il Suo esempio. Questa Sua presenza è, quindi, grazia per la nostra stessa Assemblea e per i lavori che, sotto la Sua Presidenza, ci accingiamo ad aprire. Comunione e comunicazione della fede sono le due dimensioni sulle quali ci soffermeremo maggiormente: quest’ultima, per approfondire insieme gli Orientamenti per la catechesi; quella per valutare e eventualmente decidere circa gli emendamenti al nostro stesso Statuto...

  il testo del saluto del Card. Bagnasco a Papa Francesco

[dopo il momento di preghiera]
A me sempre ha colpito come finisce questo dialogo fra Gesù e Pietro: “Seguimi!” (Gv 21,19). L’ultima parola. Pietro era passato per tanti stati d’animo, in quel momento: la vergogna, perché si ricordava delle tre volte che aveva rinnegato Gesù, e poi un po’ di imbarazzo, non sapeva come rispondere, e poi la pace, è stato tranquillo, con quel “Seguimi!”. Ma poi, è venuto il tentatore un’altra volta, la tentazione della curiosità: “Dimmi, Signore, e di questo [l’apostolo Giovanni] che puoi dirmi? Cosa succederà a questo?”. “A te non importa. Tu, seguimi”. Io vorrei andarmene con questo messaggio, soltanto… L’ho sentito mentre ascoltavo questo: “A te non importa. Tu, seguimi”. Quel seguire Gesù: questo è importante! E’ più importante da parte nostra. A me sempre, sempre ha colpito questo…

  il testo integrale del DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO ALLA 66a ASSEMBLEA GENERALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

  video

Il soffio di papa Francesco è sceso sui vescovi italiani come una carezza dolce in una giornata di maggio quasi autunnale. “Seguitemi”: basta questo monito. Come Pietro seguì Gesù. È l’invito iniziale che papa Francesco fa nella sua prolusione di apertura alla 66a Assemblea generale della Cei. Seguitemi. Non abbiate paura. Così, chi cercava nelle parole del papa simboli di politica ecclesiale da poter offrite all’uditorio affamato di guerre tra prelati, ha trovato invece la saggezza del padre che consola, consiglia, sprona.
Un papa Francesco insolitamente “spirituale” questo visto all’Assemblea generale della Cei. Prodigo di consigli spirituali, perché in fondo fare il vescovo è mettersi a disposizione del proprio popolo, quel popolo di Dio che sa riconoscere il pastore buono, la Chiesa bella. Non reclama statuti da rinnovare il papa, anche se il presidente “uscente” Bagnasco ne accenna nel saluto di apertura. Spetta in ogni caso ai vescovi italiani decidere sul futuro della Chiesa italiana. Non dice cosa debbano fare nel dialogo con la società e con la politica. Non si impiccia di questioni che non sono di sua competenza. Eppure, quel “seguimi” è il più importante dei segni che si potevano ascoltare. Un “seguimi” che ha la suggestione della primizia di Pietro e la misericordia di chi si affida al Padre.
La carezza del papa così è scesa lieve e indolore, eppure fitta e condensata di messaggi forti. Una Chiesa di carità senza verità non va da nessuna parte. Seguire il Regno significa vivere decentrati rispetto a se stessi. L’unità nella collegialità è l’esercizio primario della profezia. La Cei deve essere uno spazio di comunione. La mancanza di unità è il peccato più grande della comunità ecclesiale. Le chiacchiere, le bugie, le lamentele, la durezza di chi giudica senza coinvolgere, la gelosia, l’invidia: quanto è brutto il cielo di chi è suggestionato da se stesso. Ritornare dunque all’essenziale, non alle adunate di piazza, sembra suggerire Francesco. Andate incontro a chiunque chieda ragione della speranza che è in voi. E poi ancora: i disoccupati, i migranti, la famiglia (tutta la famiglia, anche chi vive perché ferito negli affetti), l’abbraccio con l’umanità stanca e sola ma bisognosa di amore...

  La carezza dolce di Francesco ai vescovi italiani di Gianni Di Santo

Se il silenzio potesse parlare, si dice talvolta, ne ascolteremmo delle belle. In realtà un caso lampante di silenzio “parlante” si è verificato ieri pomeriggio nell’Aula Nuova del Sinodo, dove il Papa ha aperto (fatto senza precedenti) l’Assemblea dei vescovi italiani. Tolti, infatti, l’applauso caloroso di benvenuto e quello convinto, scrosciante e prolungato alla fine, gli oltre 300 presenti (insieme ai vescovi c’erano il personale della Cei, i giornalisti e numerosi invitati) hanno seguito il discorso di Francesco con un’attenzione totale. E se non fossimo contrari per principio alle frasi fatte, davvero verrebbe da dire che non si sentiva volare una mosca. 
Qual è il significato reale di quello che molti osservatori hanno definito fin da subito ben più che un mero dato di cronaca? In quel silenzio, a ben vedere, possiamo leggere almeno tre elementi di sostanza...
Mai infatti dopo il suo discorso all’Assemblea un Pontefice si era intrattenuto per uno scambio di idee con i confratelli vescovi di tutta Italia. "Anche così si edifica la Chiesa", ha detto il Pontefice nel suo discorso. Si chiama dialogo, si chiama collegialità. In una parola si chiama comunione. Che quel silenzio di ieri ha espresso plasticamente.

  Le parole del Papa, la silenziosa attenzione dell’assemblea di Mimmo Muolo

  il testo integrale del discorso di Paolo VI citato da Papa Francesco

“Il Papa ci ha presi per mano, valorizzando il cammino compiuto e additando modalità con cui proseguire”. E’ con queste parole di gratitudine che il card. Bagnasco, presidente della Cei, ricorda oggi ai vescovi italiani l’apertura, ieri sera, da parte del Santo Padre della loro assemblea generale...



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Comunione e comunicazione della fede: il Comunicato finale sintetizza attorno a questo binomio i lavori della 66ª Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, riunita a Roma dal 19 al 22 maggio 2014; un binomio che esprime lo spirito ecclesiale con cui sono stati affrontati rispettivamente gli emendamenti  allo Statuto della CEI e l’approfondimento degli Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia.
È lo spirito a cui, aprendo l’Assemblea, ha richiamato il Santo Padre, ricordando che essa vive di “partecipazione e collegialità, per un discernimento pastorale che si alimenta nel dialogo, nella ricerca e nella fatica del pensare insieme”.
È, ancora, lo spirito con il quale il Cardinale Angelo Bagnasco ha presieduto e condotto i lavori, sottolineando a più riprese che nella comunità cristiana parole come confronto, partecipazione e sinodalità non rimandano “a icone sociologiche o strategiche, bensì a realtà che stimolano ad andare avanti con fiducia per rendere sempre più visibile il mistero amato della Chiesa”.
È, infine, lo spirito con cui i Vescovi si sono soffermati pensosi e solidali rispetto alle tante situazioni provate dalla crisi, dalla difficoltà di relazioni, dal carico di sfide umane, culturali, sociali e religiose che grava sul tempo presente; una vicinanza confluita al termine dell’Assemblea in un Messaggio di attenzione, affetto e speranza indirizzato al Paese.

    Il messaggio dei vescovi al Paese
    Il testo del comunicato finale


Svolta storica alla Conferenza episcopale italiana: al Pontefice sarà sottoposta una terna eletta dall'assemblea. Compromesso tra l'elezione diretta, chiesta da Bergoglio, e la nomina secca da parte del Santo Padre com'è stato finora.

  Annachiara Valle:  Presidenza Cei: il Papa sceglierà tra i tre più votati

Per entrare nella terna, da cui il Papa sceglierà il presidente, i vescovi dovranno avere almeno il 50 più uno per cento dei voti.

  Alberto Bobbio:  Cei, in corsa i vescovi più amati


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Meriam Yehya Ibrahim: "Ciò che sappiamo" di Marco Tarquinio - "Meriam, martire cristiana" di Enzo Bianchi


Conosciamo appena il volto di Meriam, giovane madre cristiana ortodossa in attesa di un figlio e dell’impiccagione. L’ha condannata un giudice sudanese, e il capo di imputazione è «apostasia dell’islam».
Conosciamo appena anche il volto di Daniel, il suo sposo e anche lui cristiano: sono insieme in una foto sbiadita. Un marito che non può più essere tale, che anzi non lo è mai stato, perché un giudice che applica la sharia ha deciso che sua moglie è "islamica" per nascita e dunque manifestamente "adultera" (in quanto madre e futura madre, e dunque meritevole prima di essere messa a morte di cento colpi di frusta). Adultera perché un’islamica non può essere sposa di un cristiano. Islamica, anche se battezzata, perché l’uomo che l’ha generata era musulmano...

  Ciò che sappiamo di Marco Tarquinio

“Il martire non sceglie la morte ma un modo di vivere, come Gesù”. Ritorno a questa frase lapidaria di un caro amico presbitero ogni volta che, ormai sempre più spesso, sono raggiunto dalla notizia di un cristiano ucciso per la propria fede. Così il rifiuto di Meriam Yehya Ibrahim – cristiana ortodossa sudanese, incinta di otto mesi, in carcere con l’altro figlio di 20 mesi – a rinnegare la propria fede per evitare la condanna a morte mi appare in tutta la sua valenza di luminosa emblematicità.
Da un lato vi è la tentazione di dimenticare che in questo nostro secolo, con la fine della cristianità, sono ritornati i martiri: abbiamo assistito e continuiamo ad assistere a una nuova ondata di martiri, quale non si è mai registrata a partire dal iv secolo, che avviene in una grande trasparenza, senza ambiguità del segno. D’altro lato rischiamo di accomunare la perdita di alcuni privilegi o l’ostilità conosciute dai cristiani in alcuni paesi occidentali alle persecuzioni violente che subiscono fratelli e sorelle nella fede in altre parti del mondo.
Così facendo non solo manchiamo di rispetto verso la fermezza con cui costoro affrontano le prove, ma perdiamo l’opportunità di cogliere in profondità il senso del martire cristiano. Il cristiano ama la vita e non la disprezza, non cerca il martirio come autoimmolazione e nemmeno come perseguimento di una santità eroica, ma di fronte all’esplicita richiesta di rinnegare la propria fede con le parole o con azioni contrarie alle esigenze del vangelo, può giungere ad offrire la vita fino a morire, sull’esempio del suo Signore.
A volte, come in questo caso, le circostanze della persecuzione sono particolarmente aberranti, altre volte il silenzio, l’oblio, la “normalità” avvolgono sofferenze e morte inflitte a motivo della propria fede, ma l’atteggiamento del martire cristiano non muta: chiamato ad amare i nemici, a perdonare i persecutori, sull’esempio di Gesù, fa di questa morte violenta un gesto di vita e di amore. Un gesto di cui magari pochi o nessuno verrà a conoscenza, parole di perdono che non sempre qualcuno saprà ascoltare o tramandare, momenti di angoscia e di dolore lacerante che nessuno saprà lenire, ma anche attimi di grandezza umana e spirituale, raggi di luce nel buio della disumanità...

  Meriam, martire cristiana di Enzo Bianchi

Leggi anche il nostro post precedente:

  Meriam deve vivere: l'Italia si mobilita - Al Colosseo, ebrei cristiani e musulmani insieme per dare speranza a chi soffre per la sua fede.


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Elezioni europee: I vescovi europei invitano al voto espresso in risposta alle sollecitazioni di una coscienza informata


Magari sarà più facile trovare le motivazioni nei 4.095 Comuni, o nelle due Regioni, che il 25 maggio sono chiamati al voto: una buona amministrazione fa la differenza competitiva e della qualità della vita, in tempi di risorse decrescenti, per cui non si può delegare a nessuno la scelta dei propri più diretti rappresentanti. Eppure, anche nella restante metà d’Italia, in cui i cittadini voteranno solo per il Parlamento europeo, votare si deve, nonostante tutto.
Votare si deve nonostante l’Unione europea faccia fatica e facciano fatica i cittadini a riconoscersi nelle dodici stelle gialle in cerchio in campo blu, anche se ormai non ne possono fare a meno...
Votare dunque si deve, nonostante tutto, anche per scegliere l’indirizzo politico. Necessariamente, infatti, il futuro dell’Europa passa per la costruzione di un sistema politico europeo. E per la sua coerenza con i principi di fondo, per cui in particolare proprio i cattolici, come ribadito in un bel documento dell’episcopato europeo dello scorso mese di marzo, devono impegnarsi, prima di tutto con la partecipazione.
In quel documento si sottolineava anche la cruciale questione della partecipazione dei giovani, che tutti i sondaggi segnalano tentati dalla protesta fine a se stessa. In effetti c’è oggi una grande questione sull’identità, che, se non ha risposte di alto profilo, rischia di essere risolta facendo ricorso a surrogati purchessia. E questo forse è il vero punto culturale e politico di questa tornata elettorale. Per l’Europa e anche per l’Italia.

  Votare si deve Nonostante tutto


Le elezioni al Parlamento Europeo si svolgeranno il 22–25 maggio 2014. Il loro esito darà forma alla legislatura UE  per i prossimi cinque anni e avrà rilevanti implicazioni per coloro che guideranno l’Unione nel corso dei prossimi anni.
E’ essenziale che i cittadini UE partecipino al processo democratico esprimendo il loro voto il giorno delle elezioni. Più elevata sarà l’affluenza, più forte sarà la nuova legislatura.
Il periodo che precede le elezioni offre un’opportunità alla società Europea nel suo insieme di dibattere le questioni socio-economiche centrali che daranno forma all’Unione negli anni a venire.
Sentiamo come nostro dovere, quali Vescovi della COMECE, di offrire orientamenti all’elettore UE formandone la coscienza, e desideriamo farlo sottolineando le questioni di rilievo, valutandole attraverso il prisma della dottrina sociale Cattolica.
Anche se ci rivolgiamo, in prima istanza, ai cittadini UE Cattolici, ci auguriamo che le nostre raccomandazioni possano essere ascoltate con favore anche da parte di tutti gli uomini e le donne di buona volontà che hanno a cuore il successo del progetto Europeo. Ci auguriamo che la nostra voce venga udita anche da coloro che intendono ricevere un mandato per prestare servizio presso il Parlamento Europeo...

  il testo integrale della DICHIARAZIONE DEI VESCOVI DELLA COMECE LE ELEZIONI PARLAMENTARI EUROPEE 2014 (pdf)

Abbiamo troppo da perdere se il progetto europeo subisse un deragliamento, scrivono i vescovi accreditati presso la UE con un appello al voto. Ma noi ne siamo altrettanto convinti?
"Il messaggio Cristiano è un messaggio di speranza. E' nostra convinzione che il progetto Europeo sia ispirato da una visione nobile del genere umano. Singoli cittadini, comunità e anche stati-nazione devono essere capaci di mettere da parte l'interesse particolare alla ricerca del bene comune. L'esortazione papale Ecclesia in Europa promulgata da papa Giovanni Paolo II nel 2003 è stato un testo di speranza, ed è con ferma convinzione che la Chiesa si accosta alla sfida europea. La temperanza è una delle virtù naturali poste al cuore della spiritualità Cristiana. Una cultura di moderazione deve dare forma all'economia sociale di mercato e alle politiche ambientali. Dobbiamo imparare a vivere con meno, ma nello stesso tempo fare in modo che coloro che si trovano in una condizione di reale povertà ottengano una parte più giusta".
Vorrei tanto sbagliarmi, ma temo che troppi cattolici italiani non abbiano avuto modo di ascoltare queste parole. Eppure è il Messaggio dei vescovi accreditati presso l'Unione Europea (COMECE) che dal 20 marzo rimbalza nelle parrocchie e nei gruppi dell'intera Europa. Ma non da noi, nonostante uno dei quattro vice-presidenti COMECE sia il vescovo di Piacenza-Bobbio (almeno sul sito della diocesi, tra i suoi documenti si riporta un articolo sul tema pubblicato sulla rivista di attualità pastorale Settimana 10/2014).
"Importunate i vostri pastori" ci ha detto papa Francesco: potrebbe essere un'idea, un'ottima idea. Ma ciò non toglie che, ascoltando l'invito di mons. Galantino ad essere "cristiani adulti", non si possa trovare occasione per parlarne e diffonderlo con le nostre forze di laici. Del resto non è la prima volta, chissà perché, che in Italia i loro documenti trovano cassa di risonanza solo in qualche rivista e poco più.
E non è una sfida da poco quella che ci aspetta il 25 maggio e lo sanno bene i vescovi che "avvertono l'odore delle loro pecore" e tutti coloro che si sentono parte di una comunità viva, parrocchiale o di gruppo, movimento che sia. E temono per il futuro. Temono in primo luogo il fantasma dell'astensionismo che porterebbe a Strasburgo una rappresentanza limitata, ma temono soprattutto quel ripiegamento egoistico sui propri interessi a piccolo raggio che fanno dimenticare come invece si faccia comunque parte di un tutto. Che non possiamo eludere.
Non per nulla i vescovi europei affermano di rivolgersi in prima istanza ai cittadini dell'Unione che si dichiarano cattolici, ma si augurano di essere ascoltati anche da parte di "tutti gli uomini e le donne di buona volontà che hanno a cuore il successo del progetto Europeo". Senza dimenticare che anche in Europa i cattolici sono solo una fetta dei cristiani, essendo affiancati dai "fratelli separati" della Riforma con i quali si lavora, si annuncia il Vangelo, si prega (e numerosi sono gli interventi e le iniziative a respiro europeo a livello congiunto)...

  Noi cristiani d'Europa

Elezioni Ue: credenti protagonisti per una "casa comune" unita e plurale
L'approccio con le elezioni europee ci obbliga a guardare ciò che stiamo realizzando del nostro continente. Ma che cosa è l'Europa? Cominciamo da quello che vediamo. Quando si viaggia attraverso il continente, ci si confronta con una grande varietà nel paesaggio naturale, ma anche nel paesaggio umano. Costantemente ci meravigliamo delle numerose lingue, abitudini, tradizioni (culinarie, architettoniche...), così come delle numerose idee e stili di vita. Tutto questo può essere inteso come un caleidoscopio, nel quale ogni pezzetto, messo insieme agli altri, senza perdere la propria identità, si relaziona agli altri per creare qualcosa di nuovo, di inedito e più bello. 
L'Europa, però, non è soltanto diversità, parte da un terreno comune che non è semplicemente geografico. Ci sono molti valori e principi condivisi, e soprattutto esistono la fede cristiana e la cultura da essa generata, la quale è ancora fortemente radicata e ci fa capire che siamo più di semplici "popoli vicini". Essere cristiani significa che tutti appartengono allo stresso popolo, alla stessa famiglia. Non abbiamo bisogno di pensare l'altro come nemico che ci minaccia. Chi, per difendere i propri interessi, crede necessario attaccare l'altro o chiudersi in sé, testimonia egoismo e insicurezza. 
Ma la fede non si limita a insegnare che c'è qualcosa di comune. Essa ci mette in moto e ci mostra il metodo per vivere insieme e rafforzare l'unità mantenendo la pluralità. La fede ci rende consapevoli che l'unità si costruisce come comunione, cioè come dialogo e condivisione, e con la collaborazione di ciascuno...

  La speranza cristiana per una nuova Europa

Vedi anche il nostro precedente post:

  ELEZIONI - "Finiamola con i collateralismi, piuttosto crollino chiese e saloni parrocchiali..." Il segretario della CEI Nunzio Galantino parla chiaro (VIDEO)


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A poco meno di 48 ore dall'Election Day 2014Riparte il futuro, la campagna promossa da Libera e Gruppo Abele presenta la fotografia finale delle adesioni all'appello per candidature trasparenti e impegni concreti conto la corruzione: sono quasi 600 tra candidati italiani e stranieri alle elezioni europee e candidati alle amministrative in Italia che hanno aderito alle richieste di Riparte il futuro e della sua versione internazionale Restarting the future

 
LIBERA:  ELECTION DAY | LIBERA: LA FOTOGRAFIA FINALE ADESIONI CANDIDATURE TRASPARENTI


«Le nuvole non si sono ancora diradate, ma la parte peggiore della crisi sembra sia passata», si sostiene da più parti a livello europeo, auspicando un’accelerazione decisa della ripresa economica. Un auspicio condiviso da tutti, in particolare per far fronte all’ormai insopportabile livello di disoccupazione giovanile. Ma la metafora delle nuvole va oltre l’immediato riferimento meteorologico e supera la contingenza del momento presente: lascia infatti intendere che dietro alle nuvole che incombono vi sia il cielo. Ma sorge la domanda: la nostra esclusiva attenzione al presente e ai problemi immediati non ci impedisce di guardare verso l’alto? E ancora: non è forse ben più profonda e radicale la crisi in cui versa l’Europa, proprio per il fatto che non appare più il cielo europeo, oscurato da una nuvola cupa, dalla mancanza di orizzonte, dallo scetticismo, da una cultura rassegnata?

  Gianni Ambrosio:  Stato confusionale

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Bild (giornale tedesco): 
«Bertone avrebbe sottratto 15 milioni al Vaticano»
L’inchiesta su presunte indagini su un prestito concesso dallo Ior alla casa di produzione televisiva Lux Vide su sollecitazione dell’ex segretario di Stato

  Bild: «Bertone avrebbe sottratto 15 milioni al Vaticano»

Ecco il link alla pagina della BILD:

  Kardinal Tarcisio Bertone: Hat Benedikts Stellvertreter 15 Mio. Euro verschoben?

  Dichiarazione del Direttore della Sala Stampa P. Lombardi:
A proposito di notizie che circolano in queste ore, dichiaro che non vi è in corso alcuna indagine di carattere penale da parte della magistratura vaticana a carico del Card. Tarcisio Bertone.


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Il cardinale Tarcisio Bertone, ex Segretario di Stato della Santa Sede, sarebbe sotto indagine da parte dell’Autorità di informazione finanziaria del Vaticano per malversazione. Il porporato avrebbe fatto pressioni sullo Ior per garantire un finanziamento da 15 milioni di euro a Lux Vide, società televisiva fondata dal suo amico Ettore Bernabei, storico direttore generale della Rai.

  Andrea Mollica: Il cardinale Tarcisio Bertone indagato per malversazione da 15 milioni di euro?


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 FRANCESCO
 




    Angelus/Regina Cæli - Regina Cæli, 18 maggio 2014

    Udienza - I doni dello Spirito Santo - 5. La Scienza (21 maggio 2014)

    Discorso - Al pellegrinaggio dell’Associazione Silenziosi Operai della Croce – Centri Volontari della Sofferenza (17 maggio 2014)

    Discorso - Ai Presuli della Conferenza Episcopale del Messico, in Visita "ad Limina Apostolorum" (19 maggio 2014)

    Discorso - Alla 66a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana (19 maggio 2014)


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17/05/2014:

Il mese di maggio...

19/05/2014:

  Uno che ascolta attentamente...


20/05/2014:

  Vieni, Santo Spirito...


21/05/2014:

  Chiedo a tutti di pregare per le vittime...


22/05/2014:

  Nessuna anima che si lascia...


23/05/2014:

  Vivere con fede...


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Regina coeli del 18 maggio 2014 - Testo e video


 18 maggio 2014 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

oggi la Lettura degli Atti degli Apostoli ci fa vedere che anche nella Chiesa delle origini emergono le prime tensioni e i primi dissensi.

...

La Vergine Maria ci aiuti ad essere docili allo Spirito Santo, perché sappiamo stimarci a vicenda e convergere sempre più profondamente nella fede e nella carità, tenendo il cuore aperto alle necessità dei fratelli.

Dopo il Regina Coeli:

Cari fratelli e sorelle,
gravi inondazioni hanno devastato ampie zone dei Balcani, soprattutto in Serbia e Bosnia. Mentre affido al Signore le vittime di tale calamità, esprimo la mia personale vicinanza a quanti stanno vivendo ore di angoscia e di tribolazione. Preghiamo insieme la Madonna per questi fratelli e sorelle, che sono in tante difficoltà.
Ave Maria...

...

Incoraggio le associazioni di volontariato venute per la Giornata del malato oncologico: prego per voi, per i malati e le famiglie. E voi pregate per me!

A tutti auguro una buona domenica. Buon pranzo e arrivederci!

  testo integrale

  video


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Papa Francesco UDIENZA GENERALE 21 maggio 2014 - foto, testo e video



 Piazza San Pietro 
 Mercoledì 21 maggio 2014 

All’udienza generale di oggi col Papa ha partecipato anche una delegazione, composta da 42 monaci buddisti appartenenti al “Consiglio Supremo Sangha”, organo rappresentativo più importante del buddismo Theravada in Tahilandia, presente anche il monaco buddista più anziano della nazione, il venerabile Phra Thepvoramunee. 
La delegazione ha auspicato “buoni frutti di armonia” per i prossimi viaggi nel pontefice nelle terre d’Oriente: dopo la tappa in Terrasanta, il Papa sarà infatti il prossimo agosto in Corea del Sud e a gennaio 2014 in Sri Lanka, entrambe nazioni dove la presenza buddista è significativa e influente nella società e sulla cultura.
Prima dell’udienza generale di oggi in piazza San Pietro papa Francesco si è soffermato a salutare, tra gli altri, un gruppo di rappresentanti dei popoli indigeni di America e Oceania.

Naturalmente lungo tutto il lungo percorso non ha mancato di scambiare battute con i fedeli...
accarezzare bambini 
  e soffermarsi con disabili...

  video

I doni dello Spirito Santo: 5. La Scienza

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Oggi vorrei mettere in luce un altro dono dello Spirito Santo, il dono della scienza. Quando si parla di scienza, il pensiero va immediatamente alla capacità dell’uomo di conoscere sempre meglio la realtà che lo circonda e di scoprire le leggi che regolano la natura e l’universo. 
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Questo deve farci pensare e deve farci chiedere allo Spirito Santo il dono della scienza per capire bene che il creato è il più bel regalo di Dio. Egli ha fatto tante cose buone per la cosa più buona che è la persona umana.

 
video della catechesi

Saluti
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Appelli

Il mio pensiero va ancora alle popolazioni di Bosnia ed Erzegovina e Serbia, duramente colpite da allagamenti e inondazioni, con perdite di vite umane, numerosi sfollati e ingenti danni. Purtroppo la situazione si è aggravata, pertanto vi invito ad unirvi alla mia preghiera per le vittime e per tutte le persone provate da questa calamità. Non manchi a questi nostri fratelli la nostra solidarietà e il sostegno concreto della comunità internazionale. Tutti insieme preghiamo per queste popolazioni, Ave Maria….

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Il 24 maggio ricorre la memoria liturgica della Beata Vergine Maria Aiuto dei Cristiani, venerata con molta devozione nel santuario di Sheshan a Shangai. Chiedo a tutti i fedeli di pregare affinché, sotto la protezione della Madre Ausiliatrice, i cattolici in Cina continuino a credere, a sperare e ad amare e siano, in ogni circostanza, fermento di armoniosa convivenza tra i loro concittadini.

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  il testo integrale dell'udienza generale

  video integrale



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Com’è il nostro cuore? - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano

19 maggio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m. 

Papa Francesco:
"cuore fisso nello Spirito, non nei problemi"

Il cristiano abbia un cuore fisso nello Spirito Santo, non un cuore ballerino che va da una parte all’altra. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha incentrato la sua omelia su San Paolo che, ha detto, fu capace di evangelizzare senza sosta perché il suo cuore riceveva fermezza dallo Spirito Santo. 

Com’è il nostro cuore? Papa Francesco ha svolto la sua omelia sul binomio “movimento-fermezza” nel cuore dei cristiani. Il Papa ha preso spunto dalla Prima Lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, dove possiamo ammirare l’impegno per l’evangelizzazione di San Paolo, che ha “cuore fermo ma in continuo movimento”. L’Apostolo delle Genti viene, infatti, da Icònio dove hanno tentato di ucciderlo, ma non si lamenta per questo. Va avanti ad evangelizzare nella zona della Licaònia e, nel nome del Signore, guarisce un paralitico. Succede così che i pagani, avendo visto questo miracolo, pensano che Paolo e Barnaba, che lo accompagna, siano degli dei scesi sulla terra, siano Zeus ed Hermes. Paolo, ha osservato il Pontefice, “ha fatto fatica per convincerli che loro erano uomini”. Queste, ha proseguito, “sono le vicende umane nelle quali Paolo viveva”:
“E noi ne abbiamo tante, tutti noi; noi siamo fra tante vicende, che ci muovono da una parte all’altra. Ma abbiamo chiesto la grazia di avere il cuore fisso, come lo aveva Paolo...

“Con questo esempio, possiamo oggi chiederci: com’è il mio cuore? E’ un cuore che sembra un ballerino, che va da una parte all’altra, che sembra una farfalla, che oggi piace questo..., che va sempre in movimento; è un cuore che si spaventa delle vicende della vita, e si nasconde e ha paura di dare testimonianza di Gesù Cristo; è un cuore coraggioso o è un cuore che ha tanto timore e cerca sempre di nascondersi? Di che cosa ha cura il nostro cuore? Qual è il tesoro al quale il nostro cuore è attaccato? E’ un cuore fisso nelle creature, nei problemi che tutti abbiamo? E’ un cuore fisso negli dei di tutti i giorni o è un cuore fisso nello Spirito Santo?”
Il Papa ha affermato che ci farà bene domandarci “dov’è la fermezza del nostro cuore”. E anche “fare memoria di tante vicende che noi abbiamo ogni giorno: a casa, nel lavoro, con i figli, con la gente che abita con noi, con i compagni di lavoro, con tutti”:
“Io mi lascio portare da ognuna o vado a queste vicende col cuore fisso, che sa dove è? E l’unico che dà fermezza al nostro cuore è lo Spirito Santo. Ci farà bene pensare che noi abbiamo un bel dono, che ci ha lasciato Gesù, questo Spirito di fortezza, di consiglio, che ci aiuta ad andare avanti in mezzo, andare avanti fra le vicende di tutti i giorni. Facciamo questo esercizio, oggi, di domandarci com’è il nostro cuore: è fermo o no? E se è fermo, dove si ferma? Nelle cose o nello Spirito Santo? Ci farà bene!”

  Il Papa: com’è il nostro cuore, fisso nello Spirito o ballerino?

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La pace di Gesù è un regalo grande - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
20 maggio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m. 

Papa Francesco:
"Nessuno ci toglierà mai la pace di Gesù"

Chi accoglie nel cuore lo Spirito Santo avrà una pace solida e senza fine, a differenza di chi sceglie di confidare in modo “superficiale” nelle tranquillità offerte dal denaro o dal potere. È l’insegnamento che Papa Francesco ha proposto all’omelia della Messa mattutina celebrata in Casa Santa Marta. 

La pace delle cose – i soldi, il potere, la vanità – e la pace in Persona, quella dello Spirito Santo. La prima sempre a rischio di svanire – oggi sei ricco e sei qualcuno, domani no – e la seconda che invece nessuno “può togliere” e che è dunque pace “definitiva”. L’omelia di Papa Francesco è come un passaggio sulle due sponde di uno dei desideri più grandi dell’umanità di ogni tempo. Lo spunto viene da una pagina del Vangelo di Giovanni, proposto dalla liturgia del giorno. Gesù sta per affrontare la Passione e prima di andare annuncia ai discepoli: “Vi do la mia pace”. Una pace, osserva il Papa, che differisce completamente dalla “pace che ci dà il mondo”, perché “un po’ superficiale”, di una “certa tranquillità, anche di una certa gioia”, ma solo “fino a un certo livello”
“Per esempio, ci offre la pace delle ricchezze: ‘Ma, io sono in pace perché ho tutto sistemato per vivere, per tutta la mia vita, non devo preoccuparmi…’. Questa è una pace che dà il mondo. Non ti preoccupi, non avrai problemi perché tu hai tanto denaro… La pace della ricchezza. E Gesù ci dice di non avere fiducia in questa pace, perché con grande realismo ci dice: ‘Guardate che ci sono i ladri.
E con lo stesso disincanto Papa Francesco soppesa altri due tipi di pace mondana.
...
“La pace di Gesù è una Persona, è lo Spirito Santo! Lo stesso giorno della Resurrezione, Lui viene al Cenacolo e il saluto è: ‘La pace sia con voi. Ricevete lo Spirito Santo’. Questa è la pace di Gesù: è una Persona, è un regalo grande. E quando lo Spirito Santo è nel nostro cuore, nessuno può toglierne la pace. Nessuno! E’ una pace definitiva! Il nostro lavoro qual è? Custodire questa pace. Custodirla! E’ una pace grande, è una pace che non è mia, è di un’altra Persona che me la regala, di un’altra Persona che è dentro il mio cuore e che mi accompagna tutta la vita. Il Signore me la ha data!”.
Questa pace si riceve con il Battesimo e con la Cresima ma soprattutto – afferma Papa Francesco – “si riceve come un bambino riceve il regalo”, “senza condizione, a cuore aperto”. E lo Spirito Santo va custodito senza “ingabbiarlo”, chiedendo aiuto a questo “grande regalo” di Dio:
“Se voi avete questa pace dello Spirito, se voi avete lo Spirito dentro di voi e siete consci di questo, non sia turbato il vostro cuore. Siete sicuri! Paolo ci diceva che per entrare nel Regno dei Cieli è necessario passare per tante tribolazioni. Ma tutti, tutti noi, ne abbiamo tante, tutti! Più piccole, più grandi… ‘Ma non sia turbato il vostro cuore’: e questa è la pace di Gesù. La presenza dello Spirito fa che il nostro cuore sia in pace. Non anestetizzato, no! In pace! Conscio, in pace: con quella pace che soltanto la presenza di Dio dà”.

  Il Papa: la pace di Gesù non sono cose ma una Person

  video


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Tre parole chiave: “Pace, amore e gioia” - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)



S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
22 maggio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m. 

Papa Francesco:
"La gioia è il sigillo del cristiano, anche nel dolore"

La gioia è “il sigillo del cristiano”, anche nei dolori e nelle tribolazioni. E’ quanto affermato da Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Papa ha ribadito che è impossibile un cristiano triste ed ha sottolineato che è lo Spirito Santo che ci insegna ad amare e ci riempie di gioia. 

Gesù, ha esordito Papa Francesco, prima di andare in Cielo, ha parlato di tante cose, ma si soffermava sempre su “tre parole chiave”: “Pace, amore e gioia”. Sulla pace, ha ribadito, “ci diceva che non ci dà una pace, come la dà il mondo”, ma ci dà una “pace per sempre”. Sull’amore, ha proseguito, ha detto tante volte “che il comandamento era amare Dio e amare il prossimo” e ha fatto quasi un “protocollo”, in Matteo 25, “sul quale noi tutti saremo giudicati”. Nel Vangelo odierno, ha quindi osservato, “Gesù sull’amore dice una cosa nuova: ‘Non solo amate, ma rimanete nel mio amore’”:
“La vocazione cristiana è questo: rimanere nell’amore di Dio, cioè, respirare, vivere di quell’ossigeno, vivere di quell’aria. Rimanere nell’amore di Dio. E con questo chiude la profondità del suo discorso sull’amore e va avanti. E com’è l’amore suo? ‘Come il Padre ha amato me, anche Io ho amato voi’. E’ un amore che viene dal Padre. Il rapporto d’amore fra Lui e il Padre è anche un rapporto d’amore fra Lui e noi. E a noi chiede di rimanere in questo amore, che viene dal Padre”.
“Una pace – ha ripreso – che non viene dal mondo, la dà Lui. Un amore che non viene dal mondo, che viene dal Padre”. Quindi, Papa Francesco si è soffermato sull’esortazione di Gesù: “Rimanete nel mio amore”. Il segno che noi “rimaniamo nell’amore di Gesù”, ha evidenziato, “è custodire i Comandamenti”. Non basta seguirli. “Quando noi rimaniamo nell’amore – ha detto – sono i Comandamenti che vengono da soli, dall’amore”. L’amore, ha ribadito, “ci porta a compiere i Comandamenti, così, naturalmente. La radice dell’amore fiorisce nei Comandamenti”. E questi, è stata la sua riflessione, sono “come il filo” che lega una “catena: il Padre, Gesù, noi”. Francesco ha così rivolto l’attenzione alla gioia:
“La gioia, che è come il segno del cristiano. Un cristiano senza gioia o non è cristiano o è ammalato. Non c’è un’altra! La sua salute non va bene lì! La salute cristiana. La gioia! Una volta ho detto che ci sono cristiani con la faccia da peperoncino in aceto… Sempre la faccia così! Anche l’anima così, questo è brutto! Questi non sono cristiani. Un cristiano senza gioia non è cristiano. E’ come il sigillo del cristiano, la gioia. Anche nei dolori, nelle tribolazioni, nelle persecuzioni pure”.
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  Il Papa: la salute di un cristiano si vede dalla gioia

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Una canzone per Papa Francesco 
"... Quando canti un inno non è solo musica, è preghiera..." (Rabab Zaitoun autrice e cantante The Holy Land Souns)
"L'dea che vogliamo comunicare a Papa Francesco è che noi siamo con lui nel mondo, vogliamo andare avanti con lui per fare con lui del mondo, di tutto il mondo, un'unica Chiesa. La musica del nostro inno è allo stesso tempo occidentale ed orientale..." (Luai Zaher autore The Holy Land Sounds)

 
Una canzone per Papa Francesco



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Il pontefice pretende chiarimenti sul buffet organizzato sulla terrazza della prefettura per la canonizzazione di Wojtyla e Roncalli


  TGCOM24: Vaticano, festa con i vip per i Papi santi L'ira di Bergoglio: "Chi ha pagato?"


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Il direttore di Caritas Giordania Suleiman racconta l'attesa dei rifugiati che insieme agli altri poveri del Paese incontreranno Francesco a Betania Oltre il Giordano

  Giorgio Bernardelli: «Ma Dio c'è ancora?»: la domanda dei profughi siriani al Papa




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