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N.
B. La Lectio è temporaneamente sospesa
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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Invocazione per la pace
(8 giugno 2014)
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
"Un minuto per la pace"
ogni giorno e specialmente
venerdì 6 giugno alle 13 !!!
Rispondendo
all’invito che papa Francesco aveva loro fatto nel viaggio in Terra
Santa, il presidente israeliano Shimon Peres e quello palestinese
Mahmoud Abbas (Abu Mazen) l’8 giugno si troveranno insieme nella «casa»
del Papa, nel pomeriggio della domenica di Pentecoste, per pregare per
la pace in Terra Santa.
All'incontro
di preghiera parteciperà anche il patriarca ecumenico di Costantinopoli
Bartolomeo. La sua presenza rappresenta un segno importante
dell'impegno dei cristiani per la pace in Terra Santa e attesta come le
Chiese «sorelle» intendano continuare nel cammino intrapreso a
Gerusalemme. Diventa infatti evidente che l'abbraccio ecumenico, i
passi per l'unità dei cristiani, non sono un problema interno alla
cristianità e non riguardano soltanto cattolici e ortodossi, ma vanno
oltre lo stesso mondo delle religioni. La comunione e l'unità dei
cristiani è un segno di pace e di riconciliazione che ha come orizzonte
il destino di tutta l'umanità, a partire dai conflitti che ancora
lacerano la Terra Santa.
"...
E per favore, chiedo a voi di non lasciarci soli: voi pregate, pregate
tanto perché il Signore ci dia la pace, ci dia la pace in quella Terra
benedetta! Conto sulle vostre preghiere. Forte, pregate, in questo
tempo, pregate tanto perché venga la pace...".
A
questa richiesta di Papa Francesco formulata nell'Udienza generale del
28 maggio 2014 ha risposto l’Azione Cattolica Argentina che ha lanciato
un'iniziativa rivolta ai suoi aderenti e che propone al Fiac (Forum
internazionale di Azione cattolica) e all’Umofc (Unione mondiale delle
organizzazioni femminili cattoliche) di cui fa parte:"Un minuto per la pace" per invitare a una preghiera in forma di testimonianza. Breve, semplice, per tutti.
L’Azione Cattolica Italiana condivide l’iniziativa e invita tutti ad aderire.
Concretamente, tutti gli aderenti e tutte le persone di buona volontà di tutto il mondo,venerdì 6 giugno alle 13, sono invitati, lì dove stanno, a fermarsi, chinare il capo e pregare secondo la propria tradizione:
sul lavoro, a scuola, all’università, nel quartiere, in famiglia,
davanti alla parrocchia... Se due o tre si uniscono: meglio! Ai
sacerdoti si chiede di uscire dalle chiese e di pregare per la pace con
la gente in strada.
La
preghiera del venerdì - giorno di preghiera per l’Islam e vigilia del
giorno di preghiera per l’Ebraismo - ci unisce ai credenti di queste
religioni che hanno nella Terra Santa, come il cristianesimo, le loro
radici.
Questa
proposta può diventare per noi un’occasione speciale di preghiera, di
riflessione e di evangelizzazione e messaggio ai credenti nelle comuni
radici di Abramo, per essere insieme e invocare dal Signore il dono
della pace.
L’iniziativa è anche su Facebook/unminutoporlapaz e su Twitter #unminutoperlapaz.
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All'incontro
di preghiera per la pace in Terra Santa convocato da Papa Francesco in
Vaticano per domenica 8 giugno ci sarà anche il patriarca ecumenico di
Costantinopoli Bartolomeo.
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Briefing presso la Sala Stampa della
Santa Sede, per presentare lo svolgimento dell’iniziativa “Invocazione
per la pace”, alla quale Papa Francesco ha invitato i presidenti Shimon
Peres e Mahmoud Abbas ed a cui si unirà anche il Patriarca Ecumenico
Bartolomeo.
la descrizione particolareggiata dell'evento
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Il recente pellegrinaggio di
Papa Francesco in Terra Santa ha avuto anche lo scopo di incoraggiare
il cammino dei popoli che la abitano verso la pace; essa è, al tempo
stesso, dono di Dio e impegno degli uomini. In Giordania, in Palestina
e in Israele il Papa ha mostrato una grande compassione verso coloro
che da troppo tempo convivono con la guerra e hanno il diritto di
conoscere finalmente giorni di pace. Da questo sentimento è nato
l’invito rivolto ad Abu Mazen e a Shimon Peres di ritrovarsi insieme
nella casa del Papa a pregare per la pace.
Marco Doldi: La preghiera per la pace rinsalda la buona politica
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
E'
stato presentato nella sede della Conferenza Episcopale Siciliana il
Progetto "Housing first", opera-segno della Caritas per offrire una
risposta al problema abitativo andando oltre i sistemi tradizionali
basati su forme di alloggio temporaneo. "Hounsing first Sicilia" si
rivolge a persone senza fissa dimora o con difficoltà a mantenere
l'abitazione e le inserisce direttamente all’interno di alloggi,
fornendo loro supporto sociale multidisciplinare “a partire dalla
casa”. A spiegare le peculiarità di questa "ambiziosa idea" è don
Vincenzo Cosentino, direttore dell'Ufficio regionale per la Carità
della CESi e delegato regionale Caritas: "Il progetto rappresenta
un'esperienza unica in grado di interessare tutte le Chiese di Sicilia
attraverso il coinvolgimento di strutture di proprietà delle diocesi e
delle parrocchie, oltre che di privati. Occorre superare la logica dei
centri di accoglienza, seppur necessari ma sempre intesi come misure
emergenziali, - aggiunge -- per realizzare un percorso di ospitalità
completo ed attento alla persona, rispondendo all’invito di Papa
Francesco per un nuovo utilizzo dei luoghi ecclesiali, che diventa un
valido e verificato strumento di fuoriuscita dal bisogno e di
promozione della persona e di interi nuclei familiari. In Sicilia i
senza dimora non sono solo i barboni, ma ancor più gli immigrati.
Accanto a loro una sempre più folta schiera di uomini e donne che
vivono una grave emarginazione adulta. Per loro questo nuovo percorso
in stretta connessione con altri di accompagnamento organico e di
sostegno reale all'inclusione sociale messi in atto in Italia"...
DALLA STRADA ALLA CASA
Parte
in Sicilia il progetto "Housing first" che coinvolge 15 Caritas
siciliane per offrire una risposta diversa al problema abitativo,
andando oltre i sistemi di accoglienza tradizionali basati su forme di
sostegno e alloggio temporaneo. Il progetto,
della durata di 18 mesi, renderà disponibili 35 alloggi a persone senza
dimora o con difficoltà a mantenere l’abitazione, attivando un percorso
di accompagnamento all’autonomia a più livelli. Le
15 Caritas coinvolte si muoveranno, per raggiungere l’obiettivo, anche
in collaborazione con gli enti ed il privato sociale. In Sicilia, secondo gli ultimi dati Istat, in media vengono emessi 120 sfratti aggiuntivi rispetto all’anno precedente. L’intento
è quello di costruire un modello di accoglienza che si possa
interfacciare con i bisogni della regione. “Hounsing first Sicilia”
mira, infatti, ad inserire le persone senza fissa dimora o con
difficoltà all’interno di alloggi, fornendo loro supporto sociale e
multidisciplinare “a partire dalla casa”. Il progetto è stato
presentato questa mattina nella sede della Conferenza Episcopale
Siciliana (Cesi) da don Vincenzo Cosentino, direttore dell'ufficio
regionale per la Carità della CESi e delegato regionale Caritas e da
Marco Iazzolino, referente Network Housing First Italia promosso dalla
FIOPSD (Federazione Italiana Organizzazioni Persone Senza Dimora)...
Parte l'HOUSING FIRST con 15 Caritas della Sicilia
Parte
in Sicilia il progetto "Housing first" che coinvolge 15 Caritas della
Sicilia per offrire una risposta diversa al problema abitativo, andando
oltre i sistemi di accoglienza tradizionali basati su forme di sostegno
e alloggio temporaneo. Il progetto, della durata di 18 mesi, renderà
disponibili 35 alloggi a persone senza dimora o con difficoltà a
mantenere l'abitazione, attivando un percorso di accompagnamento
all'autonomia a più livelli...
Una casa per i senzatetto
... “La crisi attuale – dichiara mons. Francesco Montenegro Arcivescovo
di Agrigento – ha portato ad un livello senza precedenti di senza
dimora. Questa forma estrema e complessa di esclusione sociale può
essere affrontata solo attraverso politiche integrate che mettano
insieme interventi di housing con azioni per l’occupazione e la
ricostruzione dei legami sociali”...
Inaugurata al "Granata" di Agrigento "Casa Rahab"
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Il 2 giugno è la “Festa della Repubblica che ripudia la guerra”
I movimenti per la Pace e il Disarmo lanciano una proposta di legge per istituire la difesa civile, non armata e nonviolenta.
La
madre è la Resistenza antifascista, il padre è il Referendum
democratico: la Repubblica italiana è nata in un'urna il 2 giugno del
1946. Perché, per festeggiare il suo compleanno, lo Stato organizza la
parata militare delle Forze Armate? E' una contraddizione ormai
insopportabile.
Il
2 giugno ad avere il diritto di sfilare sono le forze del lavoro, i
sindacati, le categorie delle arti e dei mestieri, gli studenti, gli
educatori, gli immigrati, i bambini con le madri e i padri, le ragazze
e i ragazzi del servizio civile. Queste sono le vere forze vive della
Repubblica che chiedono di rimuovere l'ostacolo delle enormi spese
militari ed avere a disposizione ingenti risorse per dare piena
attuazione a tutti i principi fondanti della Costituzione: lavoro,
diritti umani, dignità sociale, libertà, uguaglianza, autonomie locali,
decentramento, sviluppo della cultura e ricerca, tutela del paesaggio,
patrimonio artistico, diritto d'asilo per gli stranieri e ripudio della
guerra.
I
nostri movimenti vogliono celebrare degnamente il 2 giugno promuovendo
congiuntamente la Campagna per il disarmo e la difesa civile e
lanciando oggi la proposta di legge di iniziativa popolare per
l'istituzione e il finanziamento del “Dipartimento per la difesa
civile, non armata e nonviolenta”
Obiettivo
della Campagna è dare piena attuazione all'articolo 52 della
Costituzione (“la difesa della patria è sacro dovere del cittadino”)
che non è mai stato applicato veramente, perché per difesa si è sempre
intesa solo quella armata, affidata ai militari, mentre la Corte
Costituzionale ha riconosciuto pari dignità e valore alla difesa
nonviolenta, come avviene con l'istituto del Servizio Civile
nazionale.
...
Vedi anche:
- il testo della Lettera al Presidente della Repubblica Un 2 giugno da vivere secondo la Costituzione
- Risposta del Presidente Napolitano ad una lettera sulle modalità con cui si celebra la Festa della Repubblica
- Le iniziative in tutta Italia per festeggiare la Repubblica secondo la Costituzione
ed i nostri precedenti post:
- Arena di Pace e Disarmo - Bilancio di una manifestazione riuscita
- La Festa della Repubblica patrimonio di tutti i cittadini -
- 2 giugno, festa della repubblica italiana
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Nel salottino che fu di una prostituta e che oggi è il suo quartier
generale, don Luigi Ciotti ci parla di sé e delle sue opere. Il tono
della voce è cantilenante, come capita ai preti, ma gli argomenti sono
decisi, a volte duri, capaci di scomporre l’idea comune su quest’uomo
di chiesa di 69 anni che da 50 si batte per gli esclusi e ha fatto
della legalità e della giustizia lo scopo di una vita. Ma, ci dice, non
è più così. Quelle due parole su cui ha costruito una rete imponente di
attività e associazioni in tutta Italia, sono state svuotate da chi ne
ha abusato alla ricerca del consenso. Oggi bisogna trovarne altre. E
mentre le espone, don Ciotti mostra un’energia, quasi un fuoco, che
forse non è acceso soltanto dalla fede, come ci racconterà nel corso di
questo lungo colloquio che ha accettato di rendere anche confidenziale.
Siamo
all’ultimo piano di una palazzina del centro di Roma, confiscata anni
fa al boss della camorra Michele Zaza che l’aveva adibita a bordello di
lusso: su ogni piano, un salotto, un’alcova e un bagno. Oggi è la sede
nazionale di Libera, con scrivanie e computer, volontari e dipendenti,
telefoni che squillano, e un via vai di persone che ruota attorno a
questo prete anomalo che è sempre piaciuto poco alle gerarchie
vaticane.
E invece due mesi fa Papa Bergoglio l’ha preso per mano di fronte a centomila persone. Quasi una consacrazione...
Don Luigi Ciotti: "Antimafia? Una parola che va eliminata"
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Non ci sono parole per lo strazio di queste immagini...
Per scelta non pubblichiamo nemmeno un'immagine e raccomandiamo la visione del filmato ad un pubblico di soli adulti
Massacro e silenzio in piena Europa
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Ogni anno il 5 giugno si
celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale
dell’Ambiente (W.E.D. World Enviroment Day), istituita dall’O.N.U.
per ricordare la Conferenza di Stoccolma sull’Ambiente Umano del 1972,
nel corso della quale prese forma il Programma Ambiente delle Nazioni
Unite (U.N.E.P. United Nations Environment Programme). Un’occasione per
fare il punto sulle grandi emergenze allo scopo di sensibilizzare
quante più persone sui problemi ambientali e favorire l’attenzione e
l’azione dei governi in merito ad essi.
Martina Brusini: Giornata Mondiale Ambiente 2014: proteggere e conservare la nostra Terra
Dalla difesa delle isole che
rischiano di essere sommerse per via del surriscaldamento globale al
grido di allarme per la foresta amazzonica. Sono i temi portanti della
quarantaduesima edizione della Giornata Mondiale dell'Ambiente (Wed),
proclamata nel 1972 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite e
celebrata ogni anno il 5 giugno.
Monica Rubino: La Giornata Mondiale dell'Ambiente, gli eventi in programma in Italia
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DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO
HOREB n. 67 - 1/2014
DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO
HOREB n. 67 - 1/2014
TRACCE DI SPIRITUALITÀ
A CURA DEI CARMELITANI
«Ho
avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato
da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito… » (Mt 25,35-36), così Gesù si rivolge ai giusti, costituendo i piccoli e i poveri come i suoi “vicari” sulla terra.
Il Dio che incontriamo, nell’ascolto della Parola e nelle vicende della vita, in Gesù è un Dio “nudo”, Crocifisso
Risorto, più nudo di tutti i defraudati della nostra storia, e non
nasconde questa nudità d’amore. Egli nella sua nudità sposa l’umanità
nuda.
Se vogliamo restare fedeli a questo Dio, che, nel Figlio Gesù, accoglie e condivide, che è paziente, che vive la paradossale solitudine della croce, dobbiamo, assieme a Lui, restare fedeli alla terra, ad un popolo che Lui ama e dobbiamo restarci nella solitudine e nel silenzio.
La
vita cristiana è fedeltà a queste nozze di Dio con l'umanità, e cresce
nell'inquieta pace di chi lascia che la sua fede si incarni, che il
Verbo si riveli carne della sua carne e sangue del suo sangue e di
quello di tutti coloro che camminano in questa terra, in particolare
degli impoveriti e degli oppressi.
La
vita cristiana è coinvolgimento a condividere la passione d’amore che
Dio ha per l'umanità e la creazione. E questa passione comporta il
condividere lo stile povero di Gesù.
In
quest’ottica, il regno di Dio non tiene i cristiani lontano dalla
realtà storica e dalla terra che li accoglie e li ospita. La logica del
regno non consente di coltivare stili di vita separati, anzi attiva una
nostalgia profonda di recuperare la storia e immergersi in essa. Il
regno è invito ad entrare dentro a questa realtà assecondandone l’opera
dello Spirito in una creazione che geme e soffre (Rm 8,19ss).
Il
regno di Dio, quindi, si costruisce a partire da un’umanità sfigurata,
che ha nomi e lineamenti ben precisi. Oggi, questa umanità sfigurata,
con una parola la potremmo chiamare Sud, se per i Sud del mondo non
indichiamo solamente una posizione geografica – oggi i Sud sono nelle
nostre città, nella porta accanto alla nostra –, quanto piuttosto una
logica, una coordinata storica, è il basso, la profondità, la
periferia, contrariamente a quello che noi reputiamo più importante:
l’alto e il centro.
È questa la prospettiva che orienta le riflessioni della monografia.
...
Editoriale (PDF)
Sommario
(PDF)
E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
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FRATERNITÀ CARMELITANA DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME) - INCONTRI PER L’ESTATE 2014
FRATERNITÀ CARMELITANA
DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME)
INCONTRI PER L’ESTATE 2014
- LECTIO DIVINA 17-22 LUGLIO
IL PROFETA EZECHIELE
con p. Pino Stancari sj
• Per i fuori sede: portare le lenzuola e la Bibbia; prenotarsi per telefono (090.9762800) solo se si è sicuri di venire
***
- SETTIMANA DI SPIRITUALITÀ 4-9 AGOSTO
GESÙ VOLTO UMANO DI DIO
♦ Gesù nel suo ambiente e tra la sua gente (Egidio Palumbo)
♦ Gesù a contatto con una umanità fragile e sofferente (Maurilio Assenza)
♦ Nell’umanità di Gesù il volto di Dio (Alberto Neglia)
♦ I sentimenti di Gesù (M. Aliotta)
♦ Gesù e la donna (Gabriella Del Signore)
♦ Gesù liberatore nella riflessione teologico-spirituale dell’America Latina (Rosario Giuè)
♦ «Cristo è sceso e mi ha presa». L’esperienza di Simon Weil (Giuseppe Schillaci)
♦ Gesù e il potere politico (Gregorio Battaglia)
♦ Momento di contemplazione: Gesù, l’uomo nuovo. Contemplazione dell’icona della Trasfigurazione.
• Per i fuori sede: portare le lenzuola e la Bibbia; prenotarsi per telefono (090.9762800) solo se si è sicuri di venire
***
Quanto
bene ci fa vedere Gesù vicino a tutti! Se parlava con qualcuno,
guardava i suoi occhi con una profonda attenzione piena d’amore: «Gesù
fissò lo sguardo su di lui, lo amò» (Mc 10, 21). Lo vediamo aperto
all’incontro quando si avvicina al cieco lungo la strada (cfr Mc
10,46-52) e quando mangia e beve con i peccatori (cfr Mc 2,16), senza
curarsi che lo trattino da mangione e beone (cfr Mt 11,19). Lo vediamo
disponibile quando lascia che una prostituta unga i suoi piedi (cfr Lc
7,36-50) o quando riceve di notte Nicodemo (cfr Gv 3,1-15). Il donarsi
di Gesù sulla croce non è altro che il culmine di questo stile che ha
contrassegnato tutta la sua esistenza. Affascinati da tale modello,
vogliamo inserirci a fondo nella società, condividiamo la vita con
tutti, ascoltiamo le loro preoccupazioni, collaboriamo materialmente e
spiritualmente nelle loro necessità, ci rallegriamo con coloro che sono
nella gioia, piangiamo con quelli che piangono e ci impegniamo nella
costruzione di un mondo nuovo, gomito a gomito con gli altri. Ma non
come un obbligo, non come un peso che ci esaurisce, ma come una scelta
personale che ci riempie di gioia e ci conferisce identità (Papa
Francesco, Evangelii Gaudium, n. 269).
la locandina degli incontri per l'estate 2014 (pdf)
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In ogni incontro...
Cristo è al centro...
Da soli, senza Gesù...
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Dobbiamo risvegliare la memoria...
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Gesù prega per noi... Una volta che la Parola di Dio...
La Pietà non si identifica con l'avere compassione...
Papa Francesco: la ricarica della pace (vignetta)
Il tesoro del Figlio di Dio...
Dal 1972 il 5 giugno in tutto il pianeta si celebra La Giornata Mondiale dell'Ambiente
Custodiamo Cristo nella nostra vita...
Un po' di misericordia...
Per Gesù un uomo vale...
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VISITAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA (video)
La mia anima canta (video)
A conclusione del mese di
Maggio nei giardini vaticani Papa Francesco ha invitato i fedeli a
rivolgersi sempre alla Madonna chiedendo il Suo aiuto e la Sua
protezione in ogni circostanza ed ha coniato un nuovo titolo per Lei
invocandola come "Vergine della prontezza"
... Maria non ha perso tempo...
Papa Francesco: Maria non perde tempo quando la invochiamo (video)
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Angelo Giuseppe Roncalli, San Giovanni XXIII, tornava alla Casa del Padre il 3 giugno 1963
Cerchiamo sempre ciò che ci unisce... Nella convocazione del Concilio San Giovanni XXIII...
A tutti gli uomini di buona volontà...
Promuovere, favorire, accettare i dialoghi...
Il perdono sia sulle labbra e nel cuore...
Il 3 giugno 2010 fu ucciso
barbaramente a Iskenderun, nel sud-est turco, a un passo dalla Siria,
Mons. Luigi Padovese, Vicario Apostolico di Anatolia.
Per ricordarlo riproponiamo il nostro post "Ricordo di monsignor Luigi Padovese" all'interno i link ad altri precedenti post...
Ricordo di monsignor Luigi Padovese
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Il 3 giugno 1963 morì papa
Giovanni XXII che per dieci anni – dal 1934 al 1944 – fu amministratore
apostolico “sede vacante” del Vicariato apostolico di Istanbul e
delegato apostolico in Turchia. Proprio in questa terra, nello stesso
giorno, a distanza di 47 anni, è morto monsignor Luigi Padovese,
Vicario apostolico in Anatolia. Per non dimenticare ecco quanto scritto
recentemente da Chiara Zappa.
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LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO
"Dei pezzi di pane
portarono via dodici ceste piene
e quanto restava dei pesci"
(Marco 6,43)
Gianfranco Ravasi: Due episodi o un duplicato evangelico?
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
RUBRICA Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi
al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo
popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino
Vangelo: Mt 28,16-20
La liturgia oggi ci presenta la finale del Vangelo di Matteo.
Gli
Undici (manca Giuda, egli ha fatto la scelta di servire mammona - Mt
6,24 - che, come tutti gli idoli, invece di dare vita, distrugge chi lo
adora) salgono in Galilea, "sul monte che Gesù aveva loro fissato" (Mt 28,16). In
realtà Gesù aveva chiesto loro di andare in Galilea ma non aveva
indicato alcun monte o altro luogo dove incontrarlo. Quella
dell'evangelista non è una indicazione geografica, ma teologica, egli
non intende indicare una regione e un luogo preciso, ma una realtà.
Come sappiamo la Galilea rappresenta ogni situazione di emarginazione,
è il simbolo dell'impurità dell'uomo: "Galil ha Gojim - Galilea dei Popoli (pagani)", regione che confina con le nazioni che non conoscono Dio e, per ogni Israelita osservante, fonte di impurità e contaminazione.
E il monte (con l'articolo: "eis to oros"),
indica che è un monte che loro già conoscono: il monte dove Gesù ha
proclamato le Beatitudini (Mt 5,1) e che ne richiama un altro - il Nebo
- dove Mosè morì concludendo la sua esperienza terrena senza poter
entrare nella terra promessa, e dove "Dio baciò Mosè e prese la sua anima con un bacio della Sua bocca" (Midrash al Dt).
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"LECTIO" DEL VANGELO
di fr. Egidio Palumbo della Fraternità Carmelitana Pozzo di Gotto (ME)
ASCENSIONE DEL SIGNORE anno A
At 1,1-11
Sal 46
Ef 1,17-23
Mt 28,16-20
1.
Con la festa dell’Ascensione del Signore l’itinerario mistagogico del
tempo pasquale si avvia alle sue tappe conclusive. L’Ascensione ci
aiuta a contemplare il mistero pasquale del Signore e la nostra
esistenza pasquale radicata in Lui, attraverso una prospettiva
particolare: Dio, facendo risorgere il Cristo, lo ha costituito Capo
della Chiesa e Signore della Storia.
2.
Spesso si è tentati di attribuire a Cristo Capo e Signore le
prerogative di “monarca assoluto” e, di conseguenza, educati da una
visione gerarchica e piramidale di Chiesa e poco comunionale, di
attribuire a noi stessi, in quanto cristiani, cioè chiamati a seguire
Cristo Capo e Signore, le stesse prerogative, specialmente se riceviamo
un ufficio di responsabilità ecclesiale, piccolo o grande che sia.
Le pagine bibliche della solennità dell’Ascensione del Signore, se ben meditate, ci orientano verso un’altra prospettiva.
...
5.
La pagina del Vangelo (Mt 28,16-20) non ci parla dell’Ascensione, ma
della centralità del Signore Risorto. Infatti, è scritto che i
discepoli «quando lo videro, si prostrarono»: è il riconoscimento della
centralità della sua Signoria. Ma nello stesso tempo è scritto anche
che i discepoli «dubitarono»: anche il dubbio è indice della centralità
della Signoria di Cristo, perché il dubbio — altra cosa dal negare, dal
rinnegare o dal non riconoscere — è connaturale alla fede: ti spoglia
di ogni presunzione, ti pone in ricerca, ti mette in cammino, ti fa
affrontare la fatica del discernimento quotidiano per scegliere ciò che
è bene e lasciare ciò che è male, ti dà la forza di ricominciare ogni
giorno, di affidarti ad un altro per scoprire nelle pieghe della storia
la presenza del Regno di Dio e per capire se tale presenza è veramente
Regno di Dio o regno di qualcun altro…
Inoltre,
nella pagina del Vangelo il Signore Risorto si presenta come “colui che
è con noi tutti i giorni”: «Ed ecco: io sono con voi tutti i giorni».
Siamo rimandati alla pagina di Mt 1,23, dove a Gesù vien dato il nome
di «Emmanuele, che significaDio-con-noi». E allora, «io sono con voi»
significa: io, il Figlio di Dio, sono anche il vostro Fratello, sono
colui che cammina al vostro fianco, che non vi abbandona mai, nemmeno
nei momenti difficili della vita, nemmeno nei tempi di transizione e di
sbandamento, quando un’epoca muore («fino alla fine dell’epoca
attuale», così forse si potrebbe tradurre la finale del v. 20) e ne
sorge un’altra, della quale però non sappiamo ancora tutti i risvolti.
Infine,
nella pagina del Vangelo il Signore Risorto, Figlio di Dio e nostro
Fratello, a questa Chiesa che adora e nello stesso tempo dubita, le
affida la missione. Come mai? Può chi dubita, chi è in ricerca, “fare
discepoli”, battezzare, insegnare l’evangelo? Sì, lo può. Perché il
centro e il protagonista («io sono con voi») della missione continua ad
essere sempre il Signore Risorto, e non noi.
E
allora, con il salmista (salmo responsoriale: Sal 47) riconosciamo
nella solennità dell’Ascensione la centralità del Signore Risorto nella
vita ecclesiale e nella nostra vita personale impegnata nella storia.
Chiediamo al Signore la grazia di essere “decentrati” come figli e
fratelli, affinché sia Lui, e soltanto Lui, il Capo e il Signore, che
Dio ha posto alla sua destra.
ASCENSIONE DEL SIGNORE
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Gesù e la creazione
di Enzo Bianchi
Il
corpo delle Scritture sante attesta, dalle prime pagine della Genesi
alle ultime dell’Apocalisse, la profonda solidarietà – direi quasi la
connaturalità – fra cosmo e liturgia. Sin dall’”In-principio”, l’opera
della creazione segue un andamento pressoché liturgico, che presenta il
sorgere del cosmo, suscitato dalla Parola di Dio e orientato verso il
giorno del riposo, nel segno dell’alleanza; e la rivelazione del Cristo
risorto a Giovanni, che sigilla il Nuovo Testamento, mette in scena una
liturgia cosmica che risponde al canto di lode della terra.
Ora,
queste medesime Scritture, e in particolare i Vangeli, ci portano a
contestare un male particolarmente grave e diffuso che affligge la
spiritualità occidentale: la schizofrenia tra creazione e redenzione.
Dai Vangeli emerge infatti la figura di un Gesù che vive la sua
filialità con il Padre in un atteggiamento di grande positività e pace
verso la creazione. Gesù narra la parabola del fico e appare chiaro che
egli conosce come si coltiva questa pianta, come la si lavora: sa che
il terreno va zappato e concimato e solo se il fico non porta frutto
dopo alcuni anni, lo si toglie perché non sfrutti inutilmente il
terreno (Lc 13, 7-9). Gesù osserva che il grano di senapa è
piccolissimo ma, una volta seminato nell’orto, fa una pianta di
dimensioni tali che perfino gli uccelli vengono a farvi il nido (Lc 13,
19).
Gesù
conosce la vita domestica, osserva la donna di casa che impasta il
lievito in tre staia di farina affinché fermenti (Lc 13, 20); Gesù
conosce la vita dei pastori, sa che se il pastore smarrisce una pecora
la cerca e se la trova la riconduce contento all’ovile (Lc 15, 4-5); sa
che non si strappa la zizzania in mezzo al grano per non rischiare di
estirpare anche questo (Mt 13, 24-30); sa che quando il ramo di fico
diventa tenero e mette germogli è ormai vicina la stagione calda (Mc
13, 28); sa che quando una nuvola sale da ponente poi viene la pioggia
e che se soffia lo scirocco poi ci sarà caldo (Lc 12, 54-55); Gesù
osserva con amore i gigli del campo e gli uccelli del cielo (Mt 6,
25-34), guarda con commozione la chioccia che raduna sotto le sue ali i
pulcini (Lc 13,34)...
Gesù
ci viene mostrato in un atteggiamento di umanità piena e riconciliata
con la creazione, con gli animali, con il lavoro dell'uomo, con la
realtà quotidiana che egli sa apprezzare e amare, traendone lezione,
consolazione e insegnamento. La vita di Gesù è estremamente attenta
alla creazione. Siamo noi che ci siamo costruiti un’immagine ieratica e
spiritualizzata di Gesù, ma è un’immagine non conforme al Vangelo e
alle parole di Gesù lì confluite. Queste, infatti, sono parole di una
persona cresciuta umanamente (nel corpo, nella psiche, nello spirito)
«in statura e sapienza, in età e grazia» (Lc 2, 40.52) attraverso il
tessuto della ferialità della vita familiare, dell'ambiente della
piccola borgata di Nazaret, delle relazioni umane quotidiane.
...
Gesù e la creazione
29 30 31 maggio 2014 Convegno Liturgico internazionale, Liturgia e cosmo, Monastero di Bose
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CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni |
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
OREUNDICI
IL QUADERNO DI MAGGIO 2014
LE COMPLESSITA' DELL'EDUCARE
L'EDITORIALE
di Mario De Maio
Scrivo
questa lettera sull’aereo di ritorno dall’ultimo mio viaggio a Madre
terra. Pensare al miracolo di questo enorme aereo, che a diecimila
metri di altezza, mi porta a casa dall’altro capo del mondo, è il
frutto dell’intelligenza dell’uomo applicata alla tecnologia, mi pone
una grande domanda: “quando la mente dell’uomo con la sua eccezionale
creatività, che sa progettare anche cose negative, riuscirà a cambiare
la qualità dei rapporti umani, superando egoismi e aggressività? Quando
riuscirà a trasformare il mondo in una comunità di amici?”. Nella
quotidianità e nelle nostre professioni siamo capaci di inventarci
soluzioni a mille problemi. Questa intelligenza, applicata alle
relazioni umane, alla politica, fa prevalere il proprio interesse, la
propria aggressività, la propria incapacità di accogliere l’altro.
Questo
quaderno che offre riflessioni sull’educare oggi, darebbe un grande
contributo se ci aiutasse a educare noi stessi e i giovani nella sfida
di cambiare il mondo in positivo. Abbiamo ricevuto questo testimone dai
santi e dai saggi di ogni tempo e in particolare da Gesù Cristo. Quali
sono i metodi per raggiungere questa utopia? ...
L'EDITORIALE di Mario De Maio
PROMETTETE DI NON SCORAGGIARVI?
la tentazione di perdere la speranza
di Arturo Paoli
“Con
questo numero la rubrica Lettera dall’America Latina è affidata alla
penna di Arturo Paoli, piccolo fratello del vangelo da molti anni nel
continente sudamericano.” Era il mese di gennaio del 1981 quando il
direttore del mensile Nigrizia, padre Alex Zanotelli, annunciava ai
lettori l’inizio della collaborazione di fratel Arturo. Anche noi
iniziamo un viaggio nella vita latinoamericana di Arturo Paoli, con la
pubblicazione del primo articolo (ne scriverà 106, nell’arco di dodici
anni) da lui scritto per Nigrizia.
Il
25 gennaio, festa della conversione di San Paolo, sono stato invitato a
concelebrare con dom Paolo Evaristo Arns, cardinale arcivescovo di San
Paolo del Brasile, nella sua cattedrale. Il popolo delle favelas e dei
quartieri popolari gremiva la cattedrale che è una riproduzione, non
volgare per la verità, di una delle tante cattedrali gotiche
dell’Europa. Ormai San Paolo come molte delle metropoli moderne ha
rinunziato a una originalità architettonica, per cui non trovo tanto
stonato questo immenso edificio, soprattutto oggi che lo scopro aper to
ad accogliere il popolo. Lo stile pastorale dell’arcivescovo
evidentemente seleziona il pubblico, e qui oggi si assiepa quel
pubblico che non siamo abituati a trovare nei templi del centro. Il
cardinale mi saluta e mi abbraccia come un vecchio amico, con quella
cordialità brasiliana che lui, uomo del sud e di famiglia tedesca, deve
essersi fatta lungo il cammino che sta percorrendo dolorosamente col
suo popolo da dieci anni...
PROMETTETE DI NON SCORAGGIARVI? la tentazione di perdere la speranza di Arturo Paoli
Educare è aiutare gli altri
a essere quello che devono essere: il granello una spiga, la stella una costellazione, il pensiero un poema, il palpito un'amicizia.
Primo Mazzolari
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48ª GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI "Comunicazione al servizio di un'autentica cultura dell'incontro." 1 giugno 2014
Cari fratelli e sorelle,
oggi
viviamo in un mondo che sta diventando sempre più "piccolo" e dove,
quindi, sembrerebbe essere facile farsi prossimi gli uni agli altri.
Gli sviluppi dei trasporti e delle tecnologie di comunicazione ci
stanno avvicinando, connettendoci sempre di più, e la globalizzazione
ci fa interdipendenti. Tuttavia all'interno dell'umanità permangono
divisioni, a volte molto marcate. A livello globale vediamo la
scandalosa distanza tra il lusso dei più ricchi e la miseria dei più
poveri. Spesso basta andare in giro per le strade di una città per
vedere il contrasto tra la gente che vive sui marciapiedi e le luci
sfavillanti dei negozi. Ci siamo talmente abituati a tutto ciò che non
ci colpisce più. Il mondo soffre di molteplici forme di esclusione,
emarginazione e povertà; come pure di conflitti in cui si mescolano
cause economiche, politiche, ideologiche e, purtroppo, anche religiose. In
questo mondo, i media possono aiutare a farci sentire più prossimi gli
uni agli altri; a farci percepire un rinnovato senso di unità della
famiglia umana che spinge alla solidarietà e all'impegno serio per una
vita più dignitosa. Comunicare bene ci aiuta ad essere più vicini e a
conoscerci meglio tra di noi, ad essere più uniti. I muri che ci
dividono possono essere superati solamente se siamo pronti ad
ascoltarci e ad imparare gli uni dagli altri...
il testo integrale del MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCOPER LA XLVIII GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI
Fabio
Zavattaro, vaticanista del Tg1, presenta il Messaggio di Papa Francesco
per la 48ª Giornata mondiale comunicazioni sociali sul tema
"Comunicazione al servizio di un'autentica cultura dell'incontro": "Il
buon samaritano non è uno spettatore come il levita e il sacerdote che
vedono l'uomo mezzo morto sul ciglio della strada e dicono: è un
estraneo, meglio tenersi alla larga. No, il samaritano non solo si fa
prossimo, ma si prende carico dell'uomo, perché è un fratello".
"Comunicare
-- precisa Zavattaro -- oggi più che mai, significa prendersi carico di
ciò che ci circonda e comunicarlo nella convinzione che 'dialogare non
significa rinunciare alle proprie idee e tradizioni, ma alla pretesa
che siano uniche e assolute'. Comunicare è un aprirsi all'altro, avere
la capacità di ascoltare, e comprendere attese, dubbi; e offrire, da
credenti, quella parola in più che trasforma la pietra che copre il
sepolcro in una porta che si apre alla speranza"
Comun-I-care mi sta a cuore
video
C’è
chi compare col suo nome e cognome. E chi si “nasconde” dietro a quello
della sua parrocchia. Ma migliaia di sacerdoti italiani, che siano
parrocci, religiosi o seminaristi, utilizzano Facebook abitualmente. È
un “sagrato virtuale” dove si tessono relazioni non solo con i
parrocchiani, ma anche con chi in chiesa non va. Le suore sono presenti
in percentuali inferiori, ma sanno usare i social network in modo più
efficace. Comunicano peer to peer, mentre tra i sacerdoti a volte
questa reciprocità comunicativa manca.
È
quanto emerge dallo studio “Churchbook”, una ricerca che indaga la
presenza e gli usi di Facebook da parte di sacerdoti, suore, religiosi
e seminaristi. La ricerca, eseguita dal Cremit dell’Università
Cattolica di Milano e dal dipartimento di Scienze Politiche
dell’Università di Perugia per conto della Cei e da WeCa (associazione
di webmaster cattolici), è durata tre anni e ha esaminato 2 mila 385
profili di preti e suore italiane, appartenenti a nove diocesi (tra cui
Milano e Roma) e nove seminari in tutta Italia. I profili sono stati
scovati dai ricercatori, partendo da un elenco che comprendeva oltre 13
mila nominativi di uomini e donne appartenenti a ordini religiosi.
... Ma come si pongono i sacerdoti italiani su Facebook?
... Papa Francesco, a gennaio ha detto che “Internet è un dono di Dio”. Ma stare su Facebook è socialità leggera o profonda?...
Churchbook, se un sacerdote su due è sui social
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Pochi giorni fa, almeno 17
vittime in una chiesa di Bangui. Padre Gabriele Perobelli, comboniano:
“Sono qui da 16 anni, non ho nessuna intenzione di andarmene”
Davide Demichelis: Centrafrica, dopo il massacro i missionari scelgono di restare
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Udienza alle popolazioni gitane
di 26 paesi accompagnate dai responsabili della loro pastorale. “Senza
integrazione sono vittima di schiavitù”. E alla fine si scusa perché
non può fermarsi per i saluti
Iacopo Scaramuzzi: Il Papa: contro gli zingari ostilità e disprezzo, anche nei bus di Roma
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Angelus/Regina Cæli - Regina Cæli, 1 giugno 2014 Terra Santa
Udienza - I doni dello Spirito Santo - 6. La Pietà (3 giugno 2014)
Discorso - Parole del Santo Padre ai bambini che partecipano all'Incontro promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura (31 maggio 2014) Discorso - Recita del Santo Rosario a conclusione del mese mariano (31 maggio 2014)
Discorso - Ai partecipanti alla 37.ma Convocazione Nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo (1° giugno 2014)
Discorso - Ai Presuli della Conferenza Episcopale dello Zimbabwe, in Visita "ad Limina Apostolorum" (2 giugno 2014)
Discorso - A Sua Santità Aram I, Catholicos della Chiesa Armena Apostolica di Cilicia, e Seguito (5 giugno 2014)
Discorso - Ai partecipanti all'Incontro dell'Arma dei Carabinieri, nel Bicentenario di Fondazione (6 giugno 2014)
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31/05/2014:
02/06/2014:
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06/06/2014:
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Piazza San Pietro
Cari fratelli e sorelle, buongiorno.
Oggi,
in Italia e in altri Paesi, si celebra l’Ascensione di Gesù al cielo,
avvenuta quaranta giorni dopo la Pasqua. Gli Atti degli Apostoli
raccontano questo episodio, il distacco finale del Signore Gesù dai
suoi discepoli e da questo mondo (cfr At 1,2.9). Il Vangelo di Matteo,
invece, riporta il mandato di Gesù ai discepoli: l’invito ad andare, a
partire per annunciare a tutti i popoli il suo messaggio di salvezza
(cfr Mt 28,16-20). “Andare”, o meglio, “partire” diventa la parola
chiave della festa odierna: Gesù parte verso il Padre e comanda ai
discepoli di partire verso il mondo.
...
E insieme con Gesù ci accompagna Maria nostra Madre. Lei è già nella
casa del Padre, è Regina del Cielo e così la invochiamo in questo
tempo; ma come Gesù è con noi, cammina con noi, è la Madre della nostra
speranza.
Dopo il Regina Coeli:
APPELLO
Con
animo rattristato, prego per le vittime delle tensioni che ancora
continuano in alcune regioni dell’Ucraina, come pure nella Repubblica
Centroafricana. Rinnovo il mio accorato appello a tutte le parti
implicate, perché siano superate le incomprensioni e si ricerchi con
pazienza il dialogo e la pacificazione. Maria, Regina della Pace, ci
aiuti tutti con la sua intercessione materna. Maria, Regina della Pace,
prega per noi.
* * *
Cari fratelli e sorelle,
si celebra oggi la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali,
sul tema dellacomunicazione al servizio della cultura dell’incontro. I
mezzi di comunicazione sociale possono favorire il senso di unità della
famiglia umana, la solidarietà e l’impegno per una vita dignitosa per
tutti. Preghiamo affinché la comunicazione, in ogni sua forma, sia
effettivamente al servizio dell’incontro tra le persone, le comunità,
le nazioni; un incontro fondato sul rispetto e sull’ascolto reciproco.
...
A tutti auguro una buona domenica. Buon pranzo e arrivederci, e pregate per me!
il testo integrale del Regina Coeli
video
Stadio Olimpico
video
Avvolto
dall’abbraccio di 50.000 membri del Rinnovamento nello Spirito Santo,
l’ingresso di Papa Francesco nello Stadio Olimpico, per la prima delle
due giornate della 37ma convocazione nazionale del movimento, è stata
segnata da un’ovazione che, vista la circostanza, si potrebbe definire
proprio “da stadio”.
Per
raggiungere il palco Bergoglio ha percorso a piedi un tratto del prato
del campo; in quel momento era impossibile contare le mani alzate dagli
spalti gremiti che volevano salutare, fotografare, sventolare
cartelloni e bandierine, e manifestare gesti d’affetto al Pontefice.
Tutto accompagnato da cori, canti e inni, che hanno fatto subito
entrare il Papa nel clima di festa dell’evento.
Ad
accompagnare il Pontefice il presidente del Rns Salvatore Martinez e il
reggente della Casa pontificia, padre Leonardo Sapienza. Proprio
Martinez ha preso per primo la parola, dicendo: "Santità, si rallegri
il suo cuore. Il rinnovamento è unito intorno a lei e l'unità sarà il
segno della nostra credibilità”. Ha poi fatto partire il canto
d'invocazione dello Spirito Santo, al quale si è unito lo stesso
Francesco ricordandolo da tante Messe celebrate a Buenos Aires con il
movimento.
video
Per
il Papa più che un’udienza si è trattato infatti di un ritorno a casa.
La familiarità con il RnS è apparsa chiara nelle sue parole che, tra il
serio e il faceto, non hanno risparmiato critiche e raccomandazioni, ma
anche lodi e incoraggiamenti al movimento. Come quando ha raccontato di
esser stato inizialmente diffidente, da vescovo di Buenos Aires, nei
confronti del Rinnovamento. “Dicevo: questi sono una ‘scuola di
samba’”, ha scherzato, riferendosi al modo di pregare dei seguaci
caratterizzato da canti e gestualità.
Ha
poi aggiunto subito dopo di aver capito che dietro quei ‘movimenti
c’era invece una profonda spiritualità e una grazia che passava. Ha
quindi rivalutato il Rinnovamento, imparando ad apprezzarne il modo di
vivere la fede. Tanto che nel 2013 fu nominato Assistente ecclesiastico
per l’Argentina. Solo che, qualche mese dopo, dovette partire per Roma
per un certo Conclave. E a Buenos Aires non ha più fatto ritorno.
Durante
il suo discorso, Francesco ha ricordato poi gli impegni fondamentali di
tutti i membri del Rinnovamento carismatico che, ha definito “una
corrente di grazie” e parte di una “grande orchestra” che è la Chiesa,
dove ogni voce diversa è funzionale a creare un’unica armonia. Ha anche
raccomandato ai “responsabili” – che, ha detto, “preferisco chiamare
‘servitori’” - di custodire sempre il dono dell’umiltà, cercando di
“non ingabbiare lo Spirito Santo” né essere "controllori" della grazia
di Dio: "Voi siete dispensatori della grazia di Dio, non fate la
'dogana' dello Spirito Santo", ha affermato Francesco...
Il
Vescovo di Roma ha inoltre pregato con tutti fedeli, dicendo: "Signore,
guarda il tuo popolo in attesa dello Spirito Santo, guarda i giovani,
guarda le famiglie, guarda i bambini, guarda gli ammalati, guarda i
sacerdoti, i consacrati le consacrate guarda noi vescovi, guarda tutti,
e concedi a noi quella santa ubriachezza, quella dello Spirito, quella
che ci fa parlare tutte le lingue, le lingue della carità, sempre
vicino ai fratelli e sorelle che hanno bisogno di noi”. “Insegnaci – ha
proseguito - a non lottare fra di noi per avere un pezzo in più di
potere, ad essere umili, ad amare più la Chiesa che il nostro partito,
a ricevere lo Spirito, invia Signore il tuo Spirito su di noi”.
Poco
prima, il Pontefice aveva risposto ai testimoni scelti per l’incontro
per rappresentare ogni fascia dei membri del RnS: un sacerdote, un
giovane, una coppia di sposi e una disabile...
Dopo
le preghiere e i canti di esultanza (tra cui anche un flashmob) –
durante i quali Bergoglio si è inginocchiato sul palco – il Pontefice
ha concluso il grande incontro con una richiesta: “Aspetto tutti voi
carismatici del mondo per celebrare insieme al Papa il vostro grande
Giubileo, nella Pentecoste del 2017, nella piazza San Pietro”.
Il Papa al RnS: "Prima pensavo foste una 'scuola di samba', poi ho capito che siete una corrente di grazia"
video integrale
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Piazza San Pietro
Mercoledì 4 giugno 2014
È
arrivato ancora prima del solito Papa Francesco, all’appuntamento del
mercoledì: alle 9.40 la jeep bianca scoperta era già in piazza, ad
attenderlo - riferisce la Prefettura della Casa Pontificia - circa
35mila persone, in una Roma baciata dal sole.
Protagonisti
del giro della piazza, come di consueto, i bambini. Una bimba ha
offerto al Papa un bouquet di fiori gialli, un’altra ha ricevuto il
bacio di Francesco vestita come una ballerina, con tanto di tutù
bianco. Tra i gruppi presenti all’udienza di oggi anche l’Associazione
Malpensa bike, di Lonate Pozzolo, e alcuni rappresentanti dell’Unione
italiana lotta distrofia muscolare, provenienti da Monza. Diverse
centinaia gli studenti provenienti dagli Stati Uniti e riconoscibili
dai berretti multicolori.
Nella parte finale del percorso, il Papa si è intrattenuto con un gruppo di religiose, che lo acclamavano a gran voce.
video
I doni dello Spirito Santo: 6. La Pietà
Cari fratelli e sorelle, buongiorno.
Oggi
vogliamo soffermarci su un dono dello Spirito Santo che tante volte
viene frainteso o considerato in modo superficiale, e invece tocca nel
cuore la nostra identità e la nostra vita cristiana: si tratta del dono
della pietà.
Bisogna chiarire subito che questo dono...
...
Se
il dono della pietà ci fa crescere nella relazione e nella comunione
con Dio e ci porta a vivere come suoi figli, nello stesso tempo ci
aiuta a riversare questo amore anche sugli altri e a riconoscerli come
fratelli. E allora sì che saremo mossi da sentimenti di pietà – non di
pietismo! – nei confronti di chi ci sta accanto e di coloro che
incontriamo ogni giorno. Perché dico non di pietismo? Perché alcuni
pensano che avere pietà è chiudere gli occhi, fare una faccia da
immaginetta, far finta di essere come un santo. In piemontese noi
diciamo: fare la “mugna quacia”. Questo non è il dono della pietà. Il
dono della pietà significa essere davvero capaci di gioire con chi è
nella gioia, di piangere con chi piange, di stare vicini a chi è solo o
angosciato, di correggere chi è nell’errore, di consolare chi è
afflitto, di accogliere e soccorrere chi è nel bisogno. C'è un rapporto
molto stretto fra il dono della pietà e la mitezza. Il dono della pietà
che ci dà lo Spirito Santo ci fa miti, ci fa tranquilli, pazienti, in
pace con Dio, al servizio degli altri con mitezza.
...
video della catechesi
Saluti:
...
Un
pensiero speciale rivolgo ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.
Ci stiamo preparando alla solennità della Pentecoste: cari giovani, vi
invito a dare spazio all’iniziativa dello Spirito di Dio nella vostra
vita; cari malati, lo Spirito Santo vi conceda in abbondanza i doni
della fortezza e della pietà; e voi, cari sposi novelli,
particolarmente i partecipanti al Convegno promosso dal Movimento dei
Focolari, invocatelo spesso nella vostra vita coniugale.
il testo integrale dell'udienza generale
video integrale
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
02 giugno 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
"l'amore è fedele, perseverante, fecondo"
Fedele,
perseverante, fecondo. Sono queste le tre caratteristiche dell’amore
che Gesù nutre verso la Chiesa, la sua Sposa. E queste sono anche le
caratteristiche di un autentico matrimonio cristiano. Lo ha affermato
Papa Francesco all’omelia della Messa mattutina celebrata in Casa S.
Marta.
Una
quindicina di coppie, una quindicina di storie matrimoniali, di
famiglia, cominciate 25, 50, 60 anni fa davanti a un altare e che
davanti all’altare di Papa Francesco si ritrovano assieme per
ringraziare Dio del traguardo raggiunto. Una scena insolita per la
cappella di Casa S. Marta, che offre al Papa l’occasione di riflettere
sui tre pilastri che nella visione della fede devono sostenere un amore
sponsale: fedeltà, perseveranza, fecondità. Modello di riferimento,
spiega, sono i “tre amori di Gesù” per il Padre, per sua Madre, per la
Chiesa. “Grande” è l’amore di Gesù per quest’ultima, afferma Papa
Francesco: “Gesù sposò la Chiesa per amore”. E’ “la sua sposa: bella,
santa, peccatrice, ma la ama lo stesso”. E il suo modo di amarla mette
in mostra, dice, le “tre caratteristiche” di questo amore:
“È un amore fedele; è un amore perseverante, non si stanca mai di amare la sua Chiesa; è un amore fecondo.
E’ un amore fedele! Gesù è il fedele! San Paolo, in una delle sue
Lettere, dice: ‘Se tu confessi Cristo, Lui ti confesserà, a te, davanti
al Padre; se tu rinneghi Cristo, Lui ti rinnegherà, a te; se tu non sei
fedele a Cristo, Lui rimane fedele, perché non può rinnegare se
stesso!’. La fedeltà è proprio l’essere dell’amore di Gesù. E l’amore
di Gesù nella sua Chiesa è fedele. Questa fedeltà è come una luce sul
matrimonio. La fedeltà dell’amore. Sempre”.
Fedele
sempre, ma anche sempre instancabile nella sua perseveranza. Proprio
come l’amore di Gesù per la sua Sposa. "Tante volte" Gesù perdona la
Chiesa e allo stesso modo, constata Papa Francesco, anche all'interno
della coppia alle volte "si chiede perdono" e così "l'amore
matrimoniale va avanti":
“La
vita matrimoniale deve essere perseverante, deve essere perseverante.
Perché al contrario l’amore non può andare avanti. La perseveranza
nell’amore, nei momenti belli e nei momenti difficili, quando ci sono i
problemi: i problemi con i figli, i problemi economici, i problemi qui,
i problemi là. Ma l’amore persevera, va avanti, sempre cercando di
risolvere le cose, per salvare la famiglia. Perseveranti: si alzano
ogni mattina, l’uomo e la donna, e portano avanti la famiglia”.
Terzo tratto, la “fecondità”.
...
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
3 giugno 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
“Gesù prega per noi, ci difende davanti al Padre”
Dalla
nostra parte abbiamo il miglior avvocato difensore, che «non parla
tanto ma ama» e che «proprio in questo momento» sta pregando per
ciascuno di noi mostrando «al Padre le sue piaghe» per ricordargli «il
prezzo pagato per salvarci». Proprio sulla certezza che «Gesù prega per
noi» Papa Francesco ha centrato l’omelia della messa celebrata martedì
3 giugno, nella cappella della Casa Santa Marta.
«Io
prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai
dato, perché sono tuoi» sono le parole di Gesù al Padre nel suo
«discorso di congedo», così come è riportato nel Vangelo di Giovanni
(17, 1-11). Ma la liturgia, ha fatto notare il Pontefice, ci presenta
nella prima lettura anche un altro «discorso di congedo»: da Mileto san
Paolo manda a chiamare a Efeso gli anziani della Chiesa per congedarsi,
secondo quanto riferiscono gli Atti degli apostoli (20, 17-27).
...
Anche
quello di Gesù — ha notato il Papa — è «un discorso di congedo, prima
di andare al Getsemani e cominciare la passione». E «i discepoli sono
tristi» per questo. Ma «c’è una piccola frase del congedo di Gesù che
fa pensare» ha spiegato. Gesù, infatti «parla con il Padre, in questo
discorso, e dice: “Io prego per loro”». ...
Così «oggi, mentre noi preghiamo qui, Gesù prega per noi,
prega per la sua Chiesa». E «l’apostolo Giovanni» ci rassicura che,
quando pecchiamo, comunque sappiamo di «avere un avvocato davanti al
Padre: uno che prega per noi, ci difende davanti al Padre, ci
giustifica».
È
importante, ha rimarcato il Pontefice, «pensare tanto a questa verità,
a questa realtà: in questo momento Gesù sta pregando per me. Io posso
andare avanti nella vita perché ho un avvocato che mi difende. Se io
sono colpevole, ho tanti peccati», Gesù «è un buon avvocato difensore e
parlerà al Padre di me». E proprio «per sottolineare che lui è il primo avvocato,
ci dice: Io vi invierò un altro paraclito, un altro avvocato. Ma lui è
il primo. E prega per me, nella preghiera di intercessione che oggi
dopo l’ascensione al cielo Gesù fa per ognuno di noi».
...
Altrimenti,
ha avvertito Papa Francesco, «non si capisce perché Gesù dopo la
risurrezione ha avuto questo corpo glorioso, bellissimo: non c’erano i
lividi, non c’erano le ferite della flagellazione, tutto bello, ma
c’erano le cinque piaghe». E «Gesù ha voluto portale in cielo per
pregare per noi, per far vedere al Padre il prezzo», come a dire:
«Questo è il prezzo, adesso non lasciarli da soli, aiutali!».
«Noi
— ha proseguito — dobbiamo avere questa fede che Gesù, in questo
momento, intercede davanti al Padre per noi, per ognuno di noi. E
quando noi preghiamo chiediamo: Gesù aiutami, Gesù dammi forza, risolvi
questo problema, perdonami!». Pregare così, ha precisato, «sta bene»,
ma allo stesso tempo non bisogna dimenticare di dire anche: «Gesù prega
per me, fa vedere al Padre le tue piaghe che sono anche le mie; sono le
piaghe del mio peccato, sono le piaghe del mio problema in questo
momento». Così Gesù è l’«intercessore che soltanto fa vedere al Padre
le piaghe: questo succede oggi, in questo momento».
Il
Pontefice ha concluso riproponendo le parole di Gesù a Pietro, la sua
preghiera «perché la tua fede non venga meno». Con la sicurezza che lui
sta pregando allo stesso modo per «ognuno di noi: “Io prego per te
fratello, sorella, prego per te, perché la tua fede non venga meno!”».
Per questo dobbiamo avere «fiducia in questa preghiera di Gesù, con le
sue piaghe, davanti al Padre».
Messa a Santa Marta - Un buon avvocato
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
5 giugno 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
“la Chiesa è libera, i credenti non siano rigidi”
La
Chiesa “non è rigida”, la Chiesa “è libera”. E’ quanto sottolineato da
Papa Francesco alla Messa mattutina a Casa Santa Marta. Nel sua omelia,
il Pontefice ha messo in guardia da tre gruppi di persone che
pretendono di chiamarsi cristiani: gli “uniformisti”, gli
“alternativisti” e i “vantaggisti”. Per costoro, ha osservato, “la
Chiesa non è casa loro”, la prendono “in affitto”.
Gesù
prega per la Chiesa e chiede al Padre che tra i suoi discepoli “non ci
siano divisioni e liti”. Papa Francesco ha preso spunto dal Vangelo del
giorno per soffermarsi proprio sull’unità nella Chiesa. “Tanti – ha
osservato – dicono di essere nella Chiesa”, ma “sono con un piede
dentro” e “l’altro ancora non è entrato”. Si riservano, così, la
“possibilità di essere in ambedue i posti”, “dentro e fuori”. “Per
questa gente – ha ammonito Francesco – la Chiesa non è la loro casa,
non la sentono come propria. Per loro è un affitto”. Ci sono “alcuni
gruppi – ha ribadito – che affittano la Chiesa, ma non la considerano
la loro casa”. Il Papa ha, dunque, enumerato tre gruppi di cristiani:
nel primo ci sono “quelli che vogliono che tutti siano uguali nella
Chiesa”. “Martirizzando un po’ la lingua italiana”, ha scherzato,
potremmo definirli gli “uniformisti”:
“L’uniformità.
La rigidità. Sono rigidi! Non hanno quella libertà che dà lo Spirito
Santo. E fanno confusione fra quello che Gesù ha predicato nel Vangelo
con la loro dottrina, la loro dottrina di uguaglianza. E Gesù mai ha
voluto che la sua Chiesa fosse così rigida. Mai. E questi, per tale
atteggiamento, non entrano nella Chiesa. Si dicono cristiani, si dicono
cattolici, ma il loro atteggiamento rigido li allontana dalla Chiesa”.
Un
altro gruppo – ha proseguito – è fatto di quelli che hanno sempre una
propria idea, "che non vogliono che sia come quella della Chiesa, hanno
un’alternativa”. Sono, ha detto il Papa, gli “alternativisti”:
“Io
entro nella Chiesa, ma con questa idea, con questa ideologia. E così la
loro appartenenza alla Chiesa è parziale. Anche questi hanno un piede
fuori della Chiesa. Anche per questi la Chiesa non è casa loro, non è
propria. Affittano la Chiesa ad un certo punto. Al principio della
predicazione evangelica ce n’erano! Pensiamo agli gnostici, che
l’Apostolo Giovanni bastona tanto forte, no? ‘Siamo... sì, sì... siamo
cattolici, ma con queste idee’. Un’alternativa. Non condividono quel
sentire proprio della Chiesa”.
E il terzo gruppo, ha detto, è di quelli che “si dicono cristiani, ma non entrano dal cuore nella Chiesa”: sono i “vantaggisti”, quelli che “cercano i vantaggi, e vanno alla Chiesa, ma per vantaggio personale, e finiscono facendo affari nella Chiesa”:
“Gli
affaristi. Li conosciamo bene! Ma dal principio ce n’erano. Pensiamo a
Simone il Mago, pensiamo ad Anania e a Saffira. Questi approfittavano
della Chiesa per il proprio profitto. E li abbiamo visti nelle comunità
parrocchiali o diocesane, nelle congregazioni religiose, alcuni
benefattori della Chiesa, tanti, eh! Si pavoneggiavano di essere
proprio benefattori e alla fine, dietro il tavolo, facevano i loro
affari. E questi, anche, non sentono la Chiesa come madre, come
propria. E Gesù dice: ‘No! La Chiesa non è rigida, una, sola: la Chiesa è libera!’”.
...
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
6 giugno 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
“il Signore ci ha chiamati ad essere pastori”
Pastori,
prima che studiosi, che non dimenticano mai Cristo, il loro “primo
amore”, e restano sempre alla sua sequela: è questo il ritratto che
Papa Francesco, all’omelia della Messa celebrata in Casa S. Marta, ha
fatto di tutti gli uomini consacrati a Dio nel sacerdozio.
“Come
va il primo amore?”. Cioè, sono innamorato di te come il primo giorno?
Sono felice con te o ti ignoro? Domande universali che bisogna farsi
spesso, dice Papa Francesco. E non solo i coniugi all’interno di una
coppia, ma anche preti, vescovi, di fronte a Gesù. Perché è Lui, afferma, che ci domanda come un giorno fece con Pietro: “Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?”.
L’omelia del Papa prende avvio proprio da questo dialogo del Vangelo in
cui Cristo chiede per tre volte al primo degli Apostoli se lo ami più
degli altri, un modo - osserva - per portarlo "al primo amore":
“Questa
è la domanda che faccio a me, ai miei fratelli vescovi e ai sacerdoti:
come fa l’amore di oggi, quello che fa Gesù, no? E’ come il primo? Sono
innamorato come il primo giorno? O il lavoro, le preoccupazioni un po’
mi fanno guardare altre cose, e dimenticare un po’ l’amore? Ma i
coniugi litigano, litigano. E quello è normale. Ma quando non c’è
amore, non si litiga: si rompe".
"Mai
dimenticare il primo amore. Mai", ribadisce Papa Francesco, il quale
mette in risalto altri tre aspetti da tenere presenti nel rapporto di
dialogo di un sacerdote con Gesù. Essere prima di tutto – prima dello
studio, prima del voler diventare “un intellettuale della filosofia o
della teologia o della patrologia – un “pastore”, così come Gesù
sollecitò Pietro: “Pasci le mie pecorelle”. Il resto, sostiene il Papa,
viene “dopo”:
“Pasci.
Con la teologia, con la filosofia, con la patrologia, con quello che
studi, ma pasci. Sii pastore. Perché il Signore ci ha chiamati per
questo. E le mani del vescovo sulla nostra testa è per essere pastori.
E’ una seconda domanda, no? La prima è: ‘Come va il primo amore?’.
Questa, la seconda: ‘Sono pastore, o sono un impiegato di questa ong
che si chiama Chiesa?’. C’è una differenza. Sono pastore? Una domanda
che io devo farmi, i vescovi devono fare, anche i preti: tutti. Pasci.
Pascola. Vai avanti”.
...
Il Papa ai sacerdoti: Gesù, il "primo amore" non si dimentica mai
video
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Estratto del documentario storico firmato da Maite Carpio "Papa
Francesco - La storia di Jorge Bergoglio" trasmesso giovedi 29 maggio
2014 su Raitre "La grande storia"
Chi
era e chi è Jorge Mario Bergoglio, l’uomo che ha conquistato le
copertine delle più importanti riviste del mondo, protagonista di una
nuova primavera della Chiesa Cattolica?
La
Grande Storia, con un documentario storico firmato da Maite Carpio si
propone di approfondire la sua figura, a più di un anno dalla elezione
al soglio pontificio e in occasione del viaggio in Terra Santa.
Gli
amici di vecchia data e le persone che lo hanno conosciuto da vicino
raccontano chi è stato questo uomo. I testimoni della sua vita e le
parole semplici e ispirate delle sue omelie, delle sue messe, e gli
incontri con la gente umile delle periferie, raccontano una personalità
insolita e complessa, con tutte le sfumature dell’uomo sincero, forte,
anche di comando, ma soprattutto un uomo di Dio.
video
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Papa Francesco - La storia di Jorge Bergoglio
documentario storico firmato da Maite Carpio,
trasmesso giovedi 29 maggio 2014 su Raitre "La grande storia"
Chi
era e chi è Jorge Mario Bergoglio, l’uomo che ha conquistato le
copertine delle più importanti riviste del mondo, protagonista di una
nuova primavera della Chiesa Cattolica?
La
Grande Storia, con un documentario storico firmato da Maite Carpio si
propone di approfondire la sua figura, a più di un anno dalla elezione
al soglio pontificio e in occasione del viaggio in Terra Santa.
Gli
amici di vecchia data e le persone che lo hanno conosciuto da vicino
raccontano chi è stato questo uomo. I testimoni della sua vita e le
parole semplici e ispirate delle sue omelie, delle sue messe, e gli
incontri con la gente umile delle periferie, raccontano una personalità
insolita e complessa, con tutte le sfumature dell’uomo sincero, forte,
anche di comando, ma soprattutto un uomo di Dio.
Articolato
in tre capitoli, il documentario ripercorre la vita di papa Francesco:
la sua infanzia modesta, la grave polmonite che lo costringe al letto
ma lo aiuta a trovare la sua vocazione, il rapporto con nonna Rosa, la
vita degli anni 50 nel quartiere Flores di Buenos Aires dov’è cresciuto
e dove sono nate le sue passioni: il calcio, il tango e l'opera lirica.
La
storia dell’Argentina s’intreccia continuamente con le vicende di Jorge
Bergoglio. Per capire Bergoglio però, è fondamentale comprendere che
lui è soprattutto un gesuita; il suo rapporto con Padre Arrupe,
Preposito Generale della Compagnia di Gesù dal 1965 al 1983, è decisivo
nella sua formazione e nella sua carriera.
Nel
periodo del suo ministero episcopale, iniziato a Buenos Aires nel 2001,
conduce una vita austera, fatta di grande semplicità, la cui attenzione
è rivolta ai poveri e agli emarginati delle periferie. Un "pastore
d'anime" che viaggia in autobus, che si reca di persona nelle periferie
dimenticate della megalopoli, che visita i carcerati e i malati di
Aids, che celebra messe per le prostitute, che aiuta e sostiene le
famiglie dei desaparecidos e che in pochi anni diventerà un punto di
riferimento essenziale per la Chiesa mondiale.
Bergoglio
è stato, senza volerlo, misteriosamente apprezzato da buona parte del
Collegio Cardinalizio che lo ha identificato come l'uomo del
cambiamento.
Dal
primo momento si è capito che il suo Pontificato sarebbe stato diverso.
Infatti papa Francesco ha mantenuto lo stesso stile di vita semplice e
austero di Buenos Aires, la stessa essenzialità e frugalità che lo
contraddistingue. Un vera rivoluzione!
Gli amici di vecchia data e le persone che lo hanno conosciuto da vicino raccontano chi è stato questo uomo.
Tra
i numerosi intervistati il teologo gesuita Juan Carlos Scannone SJ,
l’ex portavoce di Bergoglio a Buenos Aires Guillermo Marcó, S. Em il
card. Leonardo Sandri, Antonio Spadaro SJ, direttore di Civiltà
Cattolica.
GUARDA UN BREVE ESTRATTO GIA' PUBBLICATO:
Papa Francesco già da vescovo era vicino ai poveri e fuori dagli schemi (VIDEO)
IL VIDEO DELLA PUNTATA INTEGRALE
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È il leader più influente del pianeta. Si è prefisso un’impresa
gigantesca: riformare la curia e rinnovare la Chiesa. Ma dietro le
quinte la lotta è sempre più aspra. Il tempo è poco. La posta in gioco
è la fisionomia del cattolicesimo di domani.
Ha
spezzato l’immagine di una Chiesa matrigna, ha rifiutato la pompa
imperiale, non conosce barriere tra credenti e non credenti, nessun
pontefice europeo ha vissuto come lui la miseria degli emarginati, è
vicino alle angosce di uomini e donne di ogni credo. È immerso nella
modernità, pratica la tenerezza e la compassione. Ma in Vaticano
crescono le resistenze ai suoi audaci programmi di rifondazione della
Chiesa come la partecipazione dei vescovi al governo ecclesiale,
l’inserimento di donne ai vertici decisionali, l’approccio nuovo a
divorziati e omosessuali. Ripulire lo Ior e le finanze vaticane è una
fatica immane. L’episcopato italiano è un problema per il papa
argentino. La rivoluzione è agli inizi: l’esito è incerto e il tempo
non è molto.
Francesco
tra i lupi è la storia, mai raccontata prima, delle sfide nascoste alla
rivoluzione di Bergoglio e dell’opposizione al papa più popolare dei
nostri tempi, con particolari inediti sulla sua elezione. (fonte: sito Laterza)
*****
Quando
lascia Buenos Aires per arrivare a Roma per l’imprevisto conclave Jorge
Mario Bergoglio ha già in testa un suo candidato al papato. E’ “il
cardinale O’Malley di Boston, distintosi in diocesi per il suo impegno
contro il clero pedofilo”. A scriverlo nel suo ultimo libro Francesco
tra i lupi. Il segreto di una rivoluzione (Laterza) è Marco Politi, a
livello internazionale uno dei maggiori esperti di questioni vaticane
ed editorialista de Il Fatto Quotidiano. “Già prima di partire per Roma
– annota Politi – Bergoglio si è fatto un’idea precisa del profilo del
prossimo Papa: un uomo di preghiera, un Pontefice convinto che il
padrone della Chiesa sia Cristo e non lui, un vescovo con l’attitudine
a ‘mostrare affetto alle persone e creare comunione’. E infine –
prosegue il vaticanistariportando le parole dello stesso Bergoglio –
‘deve essere in grado di ripulire la Curia romana‘”. E’ il ritratto
perfetto di quel Papa Francesco che, sconvolgendo i pronostici del
mondo, per non parlare di quelli italiani, ma soprattutto gli stessi
cardinali elettori (“il conclave degli indecisi” lo battezza Politi) si
affaccerà dalla loggia centrale della Basilica Vaticana la sera del 13
marzo 2013.
“Francesco tra i lupi”: Marco Politi racconta la rivoluzione vaticana di Papa Bergoglio
Intervista a Marco Politi sul suo libro "Francesco tra i lupi. Il segreto di una rivoluzione" (ed. Laterza)
audio
Era
il punto massimo cui poteva spingersi. Papa Francesco – parlando di
dimissioni in risposta ad una domanda dei giornalisti nel volo di
ritorno dalla Terra Santa – ha detto di non sapere cosa Dio avrà in
servo per lui, ma che di certo «Benedetto XVI ha aperto la strada dei
Papi Emeriti». Insomma, dopo la rinuncia dell'11 febbraio 2013 la
Chiesa non è più la stessa che fino a quel momento era conosciuto.
Un'affermazione forte, che conferma come il nuovo corso del pontefice
argentino non è fatto solo di un cambio dell'agenda pastorale e di
governo, ma che porterà con sé qualcosa di più profondo. Come se la sua
elezione è da leggersi come un unicum con la rinuncia del papa tedesco.
Una messa a fuoco nitida del cambio che sta vivendo il papato arriva
dal bel libro «Francesco tra i lupi. Il segreto di una rivoluzione»
(Laterza), di Marco Politi, giornalista vaticanista di lungo corso, a
lungo a Repubblica e ora editorialista de il Fatto Quotidiano,
commentatore per network tv americani e scrittore affermato. Il
capitolo conclusivo del libro ha come titolo «Un papato a termine», e
l'analisi che ne emerge è come un decodificatore delle parole di
Francesco sull'aereo...
Bergoglio papato a termine? «Francesco tra i lupi. Il segreto di una rivoluzione», il libro di Marco Politi
Dalla trasmissione PANE QUOTIDIANO del 14/05/2014 l'intervista a Marco Politi
video
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servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
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3)
Il servizio omelia di P.
Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm
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