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N. B. La Lectio a cura di Fr. Egidio Palumbo sarà sospesa e riprenderà in Ottobre
La Preghiera dei fedeli e l'Omelia vengono aggiornate appena disponibili
(di norma rispettivamente il sabato sera, la domenica e il lunedì)
Il 2 febbraio 2010
é nato il Blog di Tempo Perso
PIETRE VIVE
che viene aggiornato quotidianamente
e mette così a disposizione in modo facile e veloce
una o più notizie
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NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
L’assemblea
dell’Onu sul clima si chiude senza risultati efficaci. Nel Vertice dei
Popoli, organizzato a Cupula dos Povos, è stato il giorno delle mozioni
finali dei cinque gruppi tematici: diritti e giustizia sociale e
ambientale; in difesa dei beni comuni; sicurezza alimentare; fonti di
energia e industrie estrattive; sicurezza e diritti del lavoro.
La
Cupula dos Povos, l'insieme di movimenti, associazioni, organizzazioni
popolari e indigeniste, che dal 15 al 22 giugno si sono confrontati a
Rio in centinaia di assemblee, hanno chiuso i loro lavori in una grande
assemblea plenaria, molto animata e partecipata. E hanno presentato
precise proposte. L'assemblea dell'Onu, riunitasi ben lontano dai
movimenti, al Rio Center, si sta concludendo senza risultati. Spiace
costatare che varie realtà italiane - come Legambiente, Wwf... - si
siano trovate nei palazzi del potere invece che alla Cupula dos Povos.
Infatti, la presenza italiana alla Cupula è stata veramente povera. Muovendomi
oggi nello spazio della Cupula dos Povos, una stupenda lingua di terra
lungo la Baia da Gloria, ho potuto nuovamente rendermi conto della
vivacità dell'ambiente, dell'intensità delle discussioni, della
massiccia presenza di giovani: tutti aspetti che fanno ben sperare. Impossibile
seguire tutti i dibattiti che si tenevano nello stesso tempo in luoghi
diversi. Ho potuto partecipare al dibattito promosso dal Contratto
mondiale dell'acqua, incentrato sull'oro blu. Un tema che è stato al
centro delle discussioni in questi giorni. ....
Rio+20: i potenti sono nudi di Alex Zanotelli
Quest'anno, a Rio di Carlo Petrini
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Il futuro della Terra è già iniziato
Con
l’approssimarsi di Rio+20, si moltiplicano iniziative e convegni
preparatori. In cerca di un modello di prosperità sostenibile.
Guarda anche il nostro precedente post:
40a Giornata mondiale dell’ambiente 2012: Green Economy: include anche te?
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Noi missionari, che abbiamo
sempre fatto nostro il grido dei poveri, ora facciamo nostro il grido
della terra proprio perché i poveri sono le prime vittime del degrado
ambientale. Come famiglia comboniana dobbiamo impegnarci nella
formazione delle nostre comunità cristiane su questi temi. Legando così
fede e vita. Prossimo appuntamento, il Forum sociale mondiale del marzo
2013, a Tunisi.
Alex Zanotelli: Poniamo fine al "razzismo ambientale"
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La visita del Dalai Lama a
Milano è un segno importante di pace e fratellanza, un’opportunità
forte per valorizzare la tradizione, propria della nostra città, di
spiritualità e difesa dei diritti umani. È così che le realtà del Forum delle religioni hanno
salutato questo grande evento ed è questo il suo significato più
autentico. Il messaggio che Tenzin Gyatso porterà in Consiglio comunale
è importante per l’intera cittadinanza. Averlo invitato significa, in
una società sempre più multiculturale e multireligiosa, ribadire
quanto una spiritualità condivisa sia importante per costruire coesione
sociale. E per garantire quella giustizia radicata nella dignità e
nella libertà personali di ciascuno.
Virginio Colmegna: Arrivederci. Dalai Lama
Dalai Lama: siate egoisti saggi
Il leader del popolo buddista tibetano propone un'etica universale,
fondata sulla responsabilità dell'individuo e sulla compassione: perché
la nostra felicità dipende da quella altrui.
Paolo Perazzolo: La compassione? Doppiamente utile
Paolo Perazzolo: Una guida per il Tibet e per il mondo
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BELLE NOTIZIE -
C'è una carità spontanea, quotidiana,
che attraversa Milano. Non cerca pubblicità e non vuole il suo nome sui
giornali. È la carità che non conosce altra regola se non quella di
regalare un frammento di umanità e di speranza a chi si è messo (o è
stato messo) ai margini della società. Bisogna far sapere che esiste.
Ci dice che non tutto è peggio, che non ci sono solo cattive notizie,
pugni in faccia per i cittadini.
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...Insomma, la gente va dove
c’è lavoro e, dato che il baricentro della ricchezza si sta spostando
verso Oriente, nuovi flussi migratori, con conseguente travaso di
intelligenza e anche di problemi, prenderanno quella direzione.
Stupefacente.
Gabriele Battaglia: Cina nell'era dell'immigrazione
Il dibattito sulla riforma
dell’assistenza sanitaria negli Stati Uniti – l’Obamacare –
rimbalza in Cina, Paese che sulla tutela universale della salute
non se la passa poi tanto meglio.
Qualche giorno prima che la Corte suprema Usa approvasse la legge,
il conduttore televisivo Gao Xiaosong – dimenticate
Pippo Baudo, lui sembra una rockstar grunge – ha spiegato ai cinesi, in
una puntata del suo programma, il dibattito in corso negli Usa,
definendolo senza mezzi termini “il tumore maligno nella società
americana”.
Gabriele Battaglia: Usa-Cina, l'Obamacare visto da Pechino
Confine
rovente, alta tensione. Si sprecano in questo momento i luoghi comuni
per raccontare una situazione che nessuno, esclusi pochi alti dirigenti
politici e militari, ha idea di come possa andare a finire tra Turchia
e Siria.
Christian Elia: Siria, la svolta si avvicina
Esiste un’alternativa, per la
Siria, una “terza via” rispetto tanto al conflitto armato quanto a un
possibile intervento militare dall’estero: un’alternativa con un nome
dolce, Mussalaha, che significa “riconciliazione”, ed è, finalmente,
un’iniziativa popolare nonviolenta promossa dalla società civile di
Homs, città simbolo della guerra in atto – perché di questo si tratta,
di una guerra tra due entità armate – tra l’esercito del regime
di Bashar al-Assad(guidato dalla minoranza alawita, una
ramificazione dello sciismo) e le forze di opposizione, costituite da
un’alleanza di militanti islamisti sunniti.
Claudia Fanti: La Siria tra bombe, menzogne e montature. Ma spunta anche una "terza via"
Una
misteriosa malattia sta colpendo i giovani tra i 5 e i 15 anni di Gulu,
Pajule e Kitgum. Si manifesta con convulsioni e veloci “ciondolamenti
del capo” alla vista e all’odore del cibo. La chiamano “nodding
desease”. Almeno 3 mila le vittime dell’epidemia, 200 i morti. Non si
hanno cure. Il sospetto è che la malattia sia connessa all’esposizione
di prodotti chimici tossici o a cibo contaminato. Forse frutto di
sperimentazioni illegali di vaccini.
Franco Moretti: Nord Uganda, la strage degli innocenti
Mohamed
Morsi, candidato dei Fratelli Musulmani, è il primo presidente eletto
democraticamente in Egitto. Il 30 giugno giurerà fedeltà ad una
costituzione sospesa, in un parlamento vuoto, con un potere fortemente
limitato dai militari.
NIGRIZIA: Egitto, il presidente senza poteri
Hanno perso. Eppure hanno
vinto. Ad Atene, la sera di domenica 17 giugno, si respirava un clima
surreale. Lungo il viale Panepistimiou e davanti ai Propilei, il
colonnato in stile neoclassico che adorna la facciata della sede
principale dell’Università di Atene, attivisti, dirigenti e
simpatizzanti di Syriza «festeggiavano» la sconfitta sventolando
bandiere rosse e cantando a squarciagola “Bella ciao” nella versione
dei Modena City Ramblers. Non molto distante, a piazza Syntagma, la
destra di Nuova Democrazia celebrava la sua vittoria. Una vittoria
triste. Pochi militanti provavano a intonare slogan, e sembravano quasi
sfigurare numericamente di fronte alla gran quantità di giornalisti
presenti.
Marco Zerbino: Grecia, avanti a sinistra
"Il coraggio di sperare oggi"
HOREB n. 61 - 1/2012
TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
Il
terzo millennio si è aperto sotto il segno della minaccia e la paura è
diventata compagna oscura della contemporaneità: paura del
nucleare, del degrado ecologico, della manipolazione
genetica, dell'invasione di "nuovi barbari", del trovarsi
disoccupati, della precarietà dell'esistere, e si ha l’impressione che
la speranza sia venuta meno nell’orizzonte della nostra cultura. Per
cui, oggi, ci si chiede non solo cosa sperare, ma in modo più radicale:
è possibile sperare?
Questo
navigare al buio e senza speranza, determinato da varie circostanze,
che a volte sfocia in forme di violenza, di indifferenza verso l’altro
o di rassegnazione, di per sé non si addice all’uomo, perché egli,
credente o non credente, non solo avverte il bisogno di speranza, “ma è
speranza”, egli sente il bisogno di oltrepassare lo scacco
dell’esistenza, seppure confusamente, avverte come un risucchio "in
avanti", una gravitazione sul futuro, verso una pienezza di senso.
Sperare
si inscrive nel bisogno profondo dell’essere umano. Per cui, nonostante
le paure e le continue frustrazioni, egli avverte che la speranza
gli consente di vivere, di perseverare, di mantenersi sveglio finché la
morte non sia inghiottita nella vittoria.
Giovanni
Crisostomo evidenziava: «Ciò che ci porta alla sventura non sono tanto
i nostri peccati quanto la disperazione». Pensiamo, allora, che è
urgente riflettere e coltivarsi come uomini di speranza perché essa ci
educa a non trascorrere i nostri giorni da rassegnati e a non concedere
mai, rabbiosamente, spazio alla distruzione.
La
speranza coltivata è seme dirompente che ci consente di camminare in
libertà e di scegliere ogni giorno la via della vita. Essa
consente, al credente e al non credente, di inserirsi nella dinamicità
degli eventi storici, di guardare in profondità gli avvenimenti e
di accettare il rischio delle scelte presenti con la costante
tensione al futuro. La speranza coltivata crea nell’uomo un
atteggiamento attivo, nutrito di coraggio e di fortezza d'animo,
che alimenta la resistenza nella sofferenza e la tensione nella lotta.
Essa dà un respiro fresco all’uomo e lo attiva a vivere il suo
impegno nel mondo, non perché rimanga quello che è, ma perché si
trasformi e diventi ciò che gli è promesso che diventerà.
È dentro questa prospettiva che si colloca la monografia del presente quaderno ..." (EDITORIALE)
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INCONTRI PER L’ESTATE 2012
LECTIO DIVINA 17-22 LUGLIO
LETTURA DEI LIBRI DI SAMUELE con p. Pino Stancari sj
FRATERNITÀ CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO
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SETTIMANA
DI SPIRITUALITÀ 6-11 AGOSTO 2012
DA UNA CHIESA TRIONFANTE AD UNA
CHIESA MENDICANTE
A 50 anni dal Concilio Vaticano II
FRATERNITÀ CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Natività di San Giovanni Battista del Card. Gianfranco Ravasi
"All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano
chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: No,
si chiamerà Giovanni. Le dissero: Non c'è nessuno della tua parentela
che si chiami con questo nome. Allora domandavano con cenni a suo padre
come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse:
Giovanni è il suo nome. Tutti furono meràvigliati. In quel medesimo
istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava
benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore e per tutta
la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.
Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: Che sarà mai questo
bambino? si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui" (Lc 1).
Dal
silenzio di Zaccaria nasce l'ultima parola profetica dell'Antica
Alleanza, dalla sterilità di Elisabetta nasce l'annunciatore della vita
perfetta offerta da Dio al suo popolo. Nei Vangeli la figura del
Battista e il suo messaggio sono tratteggiati con gli stessi lineamenti
di quelli del Cristo proprio secondo il principio giudaico per cui
"l'inviato è come l'inviante"...
Gianfranco Ravasi
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Lc 1,57-66.80
Ricorre
oggi la festa della Natività di san Giovanni il Battista, celebrata
dalla chiesa indivisa a partire da data antichissima. Accanto a Maria,
la Madre del Signore, Giovanni il Battista è il solo santo di cui la
chiesa celebri non solo il giorno della morte, cioè il giorno della
nascita alla vita eterna, ma anche il giorno della sua nascita in
questo mondo: d’altronde, Giovanni è l’unico testimone di cui il Nuovo
Testamento ricordi la nascita, intrecciandola strettamente a quella di
Gesù (cf. Lc 1)… Giovanni è la lampada preparata per il Messia (cf.
Sal 132,17; Gv 5,35); è il maestro di Gesù, che lo segue come discepolo
eppure «gli è passato avanti perché era prima di lui» (cf. Gv 1,15.30),
«più forte di lui» (cf. Lc 3,16); è l’amico di Gesù, Sposo veniente
(cf. Gv 3,29)… Potremmo affermare che il vangelo è la storia simultanea
di profezia e compimento: Giovanni e Gesù, con la loro profondissima
singolarità e la loro specifica chiamata, sono abitati da una
sostanziale unanimità nel perseguire i disegni di Dio, dalla stessa
risolutezza a servizio del Regno. Purtroppo oggi la figura del Battista
non ha più il posto che merita nella memoria della chiesa e che di
fatto ha avuto dalle origini cristiane fino a metà dello scorso
millennio. Eppure se la chiesa celebra ancora come festa la nascita del
Battista è perché resta cosciente della centralità rivelativa di questa
figura: nei vangeli la buona notizia dell’annuncio del Regno si apre
sempre con Giovanni; in particolare, il vangelo dell’infanzia secondo
Luca inizia con l’annuncio dell’angelo a Zaccaria e il racconto della
nascita prodigiosa di Giovanni, che oggi ascoltiamo.
Natività di S. Giovanni il Battista di Enzo Bianchi
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DISCORSO DI SANT'AGOSTINO
SUL GIORNO DELLA NASCITA DI SAN GIOVANNI BATTISTA
E SULLA VOCE E IL VERBO
...
Di chi potremo parlare oggi se non di colui del quale oggi celebriamo
la nascita? Sì, parleremo di san Giovanni, nato da madre sterile e
precursore del Signore, nato da madre vergine; parleremo di colui che,
stando nel grembo materno, salutò il suo Signore e, venuto alla luce,
fu il suo araldo. La sterile non era in grado di partorire, la Vergine
non era in una condizione in cui potesse partorire; eppure l'una e
l'altra partorirono: la sterile partorì il banditore, la Vergine il
giudice. Anzi nostro Signore prima di venire in mezzo agli uomini
nascendo dalla Vergine aveva già inviato davanti a sé molti di questi
araldi. Da lui erano stati inviati tutti i profeti che vennero prima di
lui e nei quali egli stesso parlava. Venne dopo di loro ma esisteva
prima di loro. Se dunque il Signore inviò tanti annunziatori prima di
venire lui stesso, qual è il merito eccezionale, dove la sovraeminente
dignità di colui la cui nascita oggi festeggiamo? Dev'essere senz'altro
segno di una qualche grandezza il fatto che non passi inosservato il
giorno della sua nascita, come non passa inosservato il natale del suo
Signore. Degli altri profeti non sappiamo quando siano nati; ma non ci
era permesso ignorare la nascita di Giovanni. A lui poi fu concesso un
altro grande privilegio. Gli altri profeti preannunziarono il Signore e
desiderarono vederlo, ma non lo videro o, se lo videro in spirito, lo
videro lontano: non fu loro consentito di vederlo presente...
Gli
altri profeti dunque non lo videro qui in terra; Simeone lo vide
bambino; Giovanni lo riconobbe e salutò dopo il concepimento, lo vide e
lo predicò quando era ormai grande. Egli dunque fu privilegiato più di
tutti gli altri profeti.
...
Ecco cosa dice lo stesso Signore: Tra i nati da donna non è sorto
nessuno più grande di Giovanni Battista. E per mettere se stesso al di
sopra di lui continua: Ma colui che è minore, è maggiore di lui nel
regno dei Cieli. Di se stesso afferma che è minore e maggiore: minore
per l'età, maggiore per il potere. Il Signore infatti è nato dopo di
lui nella carne, quando è nato da una vergine; prima di lui però in
principio era il Verbo. Fatto straordinario: Giovanni, secondo solo a
Cristo, per mezzo del quale tutto è stato fatto e senza del quale nulla
è stato fatto. Per quale motivo venne dunque Giovanni? Per mostrare la
via dell'umiltà e cosi ridimensionare la presunzione dell'uomo ed
accrescere la gloria di Dio. Venne dunque Giovanni: un grande che
presentava un altro più grande; venne Giovanni, un personaggio a misura
d'uomo. Che vuol dire " a misura d'uomo "? Che nessun uomo poteva
essere più di Giovanni; tutto ciò che fosse stato più di Giovanni,
sarebbe stato fuori dell'umano. Se dunque in Giovanni si trovava il
limite della grandezza umana, non si poteva trovare un uomo più grande
di Giovanni. Eppure uno più grande c'è stato: riconosci Dio in
quest'uomo che hai scoperto essere più grande dell'uomo più grande.
Uomo Giovanni, uomo Cristo; ma Giovanni solo uomo, Cristo Dio e uomo.
Come Dio egli ha creato Giovanni, come uomo è nato dopo Giovanni...
DISCORSO DI SANT'AGOSTINO SUL GIORNO DELLA NASCITA DI SAN GIOVANNI BATTISTA E SULLA VOCE E IL VERBO
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Da autentico profeta...
Giovanni in ebraico...
Guardare a Giovanni...
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Il 24 giugno la Chiesa ricorda
la nascita di Giovanni Battista. A Ein Karem, un piccolo villaggio a 8
km da Gerusalemme, sorge un santuario francescano che ancora oggi
conserva il luogo dove sarebbe nato il precursore di Cristo.
Giovanni il precursore
Giovanni il Battista. Inno Bizantino - Apolytìkion. Tono 4
Traduzione: "Profeta e precursore dell'avvento di Cristo, noi che con
amore ti onoriamo, non siamo in grado di celebrarti degnamente: per la
tua gloriosa e augusta nascita sono sciolte infatti la sterilità della
partoriente e la lingua muta del padre ed è annunciata al mondo
l'incarnazione del Figlio di Dio."
Απολυτίκιο Γενεσίου Τιμίου Προδρόμου - 24 ΙΟΥΝΙΟΥ (video)
Natività di San Giovanni Battista (video)
Il Signore fa grazia
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
26 giugno 1967 -26 giugno 2012 :
QUARANTACINQUE ANNI FA MORIVA DON LORENZO MILANI
Dopo 45 anni ancora "I CARE" - Don Lorenzo Milani un Ribelle ubbidiente (1)
Il
motto della scuola di Don Milani è "I care", ovvero mi riguarda, mi sta
a cuore, mi prendo cura: il contrario esatto del mussoliniano me ne
frego.
"Educatore
lungimirante, colto provocatore, ma soprattutto prete fedele al
Vangelo. A distanza di 45 anni dalla scomparsa di don Lorenzo Milani,
il messaggio del sacerdote fiorentino, che ha svolto il suo apostolato
al servizio degli ultimi, è ancora forte e attuale.
Lorenzo
nacque nel 1923 a Firenze in una famiglia benestante, dove di religione
non si parlava quasi mai. Si accostò alla fede quasi adulto e, a 20
anni, entrò nel seminario fiorentino del Cestello, dove emerse una
delle sue caratteristiche più note: la dialettica... Col suo fare
magnetico e gli insegnamenti di grande attualità don Milani non ispirò
solo gli allievi di Barbiana, molti dei quali, da grandi, finirono per
occuparsi di politica e di cooperazione internazionale. La parola di
don Lorenzo, infatti, attecchì anche in chi lo conosceva appena. ..."
Don Lorenzo Milani. Il maestro di Barbiana
"Fu esiliato a Barbiana perchè doveva tacere. Infatti ha taciuto per
nove lunghi anni consacrando il suo sacerdozio a sei ragazzi di
montagna. Parlò solo due anni prima di morire con la famosa Lettera ai
cappellani militari e poi con la Lettera ai giudici. La stessa Lettera
a una professoressa fu data alle stampe un mese prima della morte, lui
l'ha vista solo stampata; non ha goduto tutto il chiasso che ha
mosso.
Da morto
il suo insegnamento è andato ben oltre Barbiana ed ha parlato lontano,
molto lontano sia come tempo che come luogo. ..."
Leggi tutto: Fondazione don Lorenzo Milani
"Il 26
giugno del 1967 moriva don Lorenzo Milani. Se ne andava un profeta
che ancora oggi continua a dare un opportuno fastidio alla Chiesa e
alla scuola. Sono stato più volte nella sperduta Barbiana, nella sua
canonica, sulla sua tomba. Ci dovrebbero andare tutti gli insegnanti. È
rimasto un luogo sacro, dove per arrivarci devi abbandonare la
macchina. Restano il silenzio e l’immaginazione a far compagnia. Il
silenzio che serve a rileggere le parole di don Lorenzo Milani appese
ai muri della canonica; l’immaginazione per ripensare quel prete seduto
al tavolo di legno, con la cartina di geografia appesa all’albero e i
suoi ragazzi figli dei boscaioli e dei contadini del Mugello, attorno.
Nelle nostre classi dovremmo ripartire dall’appendere la Costituzione
italiana proprio come faceva il prete perché i nostri ragazzi ritornino
a conoscere l’ “abc” del nostro Paese: andare a scuola è saper leggere,
scrivere, far di conto ma anche conoscere la nostra Carta Costituente.
..."
Leggi tutto: Don Milani dà ancora fastidio dopo 45 anni
I VIDEO DEL PROGRAMMA RAI "LA STORIA SIAMO NOI"
Don Milani. Un ribelle ubbidiente
Rampollo
di una ricca famiglia fiorentina di scienziati e cattedratici, nipote
di un grande filologo, il giovane Lorenzo conosce bene il valore della
cultura ed ha una passione: la pittura. E’ mentre sta affrescando una
cappella sconsacrata che Lorenzo scopre la sua vocazione. Si converte
così al cattolicesimo. Uscito dal seminario viene nominato cappellano
nella parrocchia di S. Donato Calenzano, alle porte di Firenze; si
trova ad operare in una realtà rurale arretratissima; i suoi
parrocchiani sono braccianti, pastori e operai, perlopiù analfabeti.
Don Milani si convince che il dovere della Chiesa sia occuparsi
dell’istruzione dei suoi fedeli, soprattutto dei più deboli.
Dalla conversione alla scuola popolare (video)
Nel 1958 esce il primo libro di Don Milani, Esperienze pastorali.
Bisogna
dare la terra a chi ha il coraggio di lavorarla, bisogna dare la case
coloniche a chi ha il coraggio di abitarle, bisogna dare le bestiame a
chi ha il coraggio di ripulirgli la stalla ogni giorno. I boschi
appartengono a chi ha il coraggio di vivere in montagna. Bisogna
recuperare tutte le ricchezze che per secoli sono partite dalla terra
verso i salotti cittadini, bisogna buttarle ai piedi dei contadini e
supplicarli di perdonarci. Ma anche per questo è già troppo tardi.
Sono
parole aspre e provocatorie, che vengono lette non come un messaggio
evangelico ma come un inaccettabile attacco all’ortodossia della
Chiesa. Per il Vaticano il messaggio del cappellano va contrastato e il
Sant'Uffizio ordina il ritiro dal commercio del libro dichiarato
"inopportuno".
"Esperienze Pastorali" e i contrasti con la Chiesa (video)
La
Chiesa manda Don Milani in una sorta di “confino” a Barbiana, una
piccola località sui monti del Mugello. Nel paese non c'è la strada, la
luce, l'acqua, eppure sarà proprio lì che Don Milani matura la sua
esperienza più significativa: costruire dal nulla e nel nulla un nuovo
modo di fare scuola.
Nel 1963
giunge a Barbiana una giovane professoressa, Adele Corradi, incuriosita
dai metodi del parroco. Don Milani la invita a rimanere e ad insegnare
nella sua scuola.
La scuola di Barbiana (video)
Nel
febbraio del 1965 La Nazione pubblica la lettera di un gruppo
di cappellani militari in congedo che criticano aspramente la renitenza
alla leva. La lettera di risposta di Don Milani viene pubblicata dalla
rivista Rinascita; il priore afferma che l’obbedienza non è più
una virtù e reclama il diritto all’obiezione di coscienza.
La
IV sezione del Tribunale di Roma cita in giudizio per "apologia di
reato" Lorenzo Milani insieme al vicedirettore responsabile
di Rinascita, Luca Pavolini, con l’accusa di incitamento alla
diserzione e alla disubbidienza militare.
"Lettera ai cappellani militari" e il provvedimento del tribunale di Roma (video)
Nel
1967 esce l'ultimo libro di Don Milani: Lettera a una professoressa,
scritto insieme ai ragazzi della scuola di Barbiana: "Se mandate i
poveri via dalla scuola non è più una scuola; è un ospedale che cura i
sani e manda via i malati, diventa uno strumento di differenziazione
sempre più irrimediabile". Il libro è un atto d’accusa verso l’intero
sistema scolastico vigente, che sembra ispirarsi ad un principio
classista e non di solidarietà.
A soli 44
anni, il 26 giugno del 1967, Lorenzo Milani muore. Secondo le sue
volontà, viene seppellito nel piccolo cimitero di Barbiana con i
paramenti sacri e gli scarponi da montagna.
"Lettera a una professoressa" e la morte di don Lorenzo Milani (video)
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"IL MIO AMICO DON MILANI NON ERA COME DITE VOI!" di David Maria Turoldo
pubblicato su "La Domenica del Corriere" 7 luglio 1977
Scrive don
Milani a Gianni Meucci in una lettera in data 12 dicembre 1956 "mi pare
di averti già detto che don Bensì mi ha consigliato di non farmi
presentare in nessun posto dal p. David e non per disistima di lui
(tutt’altro), ma perché gli dispiace che io sia accompagnato al primo
incontro da un nome sul quale ci son già prevenzioni e giudizi già
dati. La cosa mi pare giusta e penso che la condividerai anche tu.
Spero che tu sia sufficientemente convinto del bene che mi farete ecc.".
Così, non
avendo potuto presentare mentre era in vita le prime fatiche di don
Milani, le famose "Esperienze Pastorali", sono ora lietissimo di
parlare di lui a dieci anni dalla sua morte. E lo faccio anche per un
dovere, perché quando si sentono ritratti edulcorati come quelli che ho
sentito in questi giorni a certi telegiornali, non si sa neanche se sia
maggiore l'indignazione o l'avvilimento che ti fa reagire fino alla
sofferenza. Proprio l'altro giorno mi sono detto: va che finirà
male anche don Milani; finirà peggio di sant'Antonio! ...
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UNA VITA DEDICATA AGLI ULTIMI –
Don Lorenzo Milani e don Luigi Ciotti Uomini di fede impegnati nel sociale. Uomini importanti per la società.
Interessante puntata di "Fratelli d’Italia" trasmessa su Raitre il 22.06.2012
Discutibile la breve presentazione iniziale di Aldo Cazzullo.
la puntata integrale: Don Lorenzo Milani e don Luigi Ciotti
In caso di mancato funzionamento:
il sito ufficiale
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Non è la
morte, ma la causa della morte a fare il martire. Padre Puglisi è
stato ucciso il 15 settembre 1993, il giorno del suo compleanno,
proprio perché i fratelli Graviano, capi mafiosi del quartiere
Brancaccio, già complici dei Corleonesi negli attentati a Falcone e
Borsellino, non tolleravano che Padre Pino facesse il prete: sottraeva
consenso ai padrini della terra e lo indirizzava al Padre celeste.
Palermo è una città in cui le parole purtroppo hanno spesso il massimo
della loro estensione possibile: si pensi a parole come “famiglia”,
“onore”, “padre”.
Ogni
parola importante, come ci ha insegnato Dante, si estende dall’Inferno
al Paradiso in un crescendo che va dall’orrore del ribaltamento della
parola stessa, al suo pieno compimento. Basti pensare alla parola
‘padre’, che nella Commedia troviamo nel dannato più dannato di tutti,
per questo più in fondo di tutti: Ugolino, un padre che muore con i
suoi figli, o meglio un padre che dà la morte ai suoi figli. Egli,
causa della loro reclusione nella torre da parte del vescovo Ruggeri
(altro padre che ha sovvertito il suo ruolo ed è condannato con
Ugolino in un banchetto cannibalistico), invocato dai suoi figli che
chiedono pane, tace: non ha pane, né parole. I figli, sopraffatti dal
dolore del padre, arriveranno a chiedergli di cibarsi dei loro corpi,
dal momento che è lui ad avere donato la carne di cui sono fatti,
quella carne gli appartiene. I figli vorrebbero dare la vita al
padre, invertendo l’ordine naturale delle cose. Tragedia della
paternità è quella di Ugolino: un padre che sovverte la sua paternità
e finisce con il divorare – lasciando intatta l’ambiguità
dell’effettivo banchetto filiale – le carni dei suoi figli. È un padre
che invece di dare la vita la toglie, è un padre che invece di
rendere liberi, imprigiona; è un padre che invece di parlare, tace; è
un padre che invece di imbandire la tavola con il pane, banchetta con
le carni dei figli. Non è un padre, ma un padrone carnefice, come i
padrini. ...
Padri, padroni e padrini di Alessandro D'Avenia
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Se voi però...
Se si perde loro...
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Bocciati alle elementari.
Bocciati alle scuole medie inferiori. Bambini con disagi, moltissimi
extracomunitari. Ma anche molti e molte bambine italiane. La 12enne a
cui è morta la mamma di cancro e di conseguenza ha fatto molte assenza?
Bocciata….CERCASI DON MILANI DISPERATAMENTE!
Cercasi Don Milani disperatamente
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... Dal seminario Lorenzo
troverà tempo per tornare a trovare il suo maestro Staude, che tutto
era tranne che cattolico (si avvicinerà al buddismo, per apprendere
alcune tecniche) e che gli chiede il motivo della sua scelta di farsi
prete. «È tutta colpa tua – risponde il giovane Milani –. Perché tu mi
hai parlato della necessità di cercare sempre l’essenziale, di
eliminare i dettagli e di semplificare, di vedere le cose come un’unità
dove ogni parte dipende dall’altra. A me non bastava fare tutto questo
su un pezzo di carta. Non mi bastava cercare questi rapporti tra i
colori. Ho voluto cercarli tra la mia vita e le persone del mondo. E ho
preso un’altra strada».
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
"Giulio Girardi e il messaggio della teologia della liberazione" la relazione di P.Alex Zanotelli
Incontro
tenuto il giovedì 7 giugno 2012 presso l'aula Ferrari dell'ex Ateneo
dell' Università del Salento.Arrigo Colombo e p. Alex Zanotelli.
La
prima parola che Dio ci ha dato é il creato, é una parola fondamentale
che solo adesso cominciamo a capire... La prima parola che dobbiamo
recuperare é questo rapporto nuovo con la Terra.
Secondo é la parola la Bibbia letta con gli occhi dei poveri. ...
La nonviolenza attiva deve essere proclamata dogma dalla Chiesa!
video
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«Cieli nuovi e terra nuova»,
profetizzava Isaia (Is 65,17). Ma prima ancora che al cielo è alla
terra – anzi – alle tante terre abitate dai diseredati e dagli esclusi,
come condizione fondamentale per parlare di cielo, che ha guardato con
passione per tutta la sua vitaGiulio Girardi, teologo e filosofo della
Liberazione morto il 26 febbraio scorso ad 86 anni. Per questo, “Terre
nuove, cieli nuovi. Il messaggio di Giulio Girardi” è stato il titolo
scelto da amici, compagni di strada e di lotta, allievi ed estimatori
di Girardi, per un convegno a lui dedicato, che intendeva “fare
memoria” di una delle figure cardine della stagione conciliare e
post-conciliare della Chiesa cattolica, di uno degli esponenti più
significativi, dal punto di vista teorico ma anche dell’impegno
concreto, di quella parte di mondo cristiano che negli ultimi 50 anni
si è sforzata di liberare la fede nel messaggio di Gesù dalle
sovrastrutture religiose, dalle incrostazioni teologiche ed ideologiche
funzionali al dominio del sacro – spirituale e materiale – sui
credenti, aprendo orizzonti nuovi di riflessione, di dialogo, di
liberazione.
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Tre voci
per ricordare l'arcivescovo che ha guidato la Chiesa di Torino negli
anni inquieti del postconcilio, a 25 anni dalla sua morte e a 40 dalla
pubblicazione della lettera pastorale "Camminare insieme". I contributi
dei tre autori si fondono in un ritratto veritiero. Il priore di Bose,
E. Bianchi, ci introduce nella dimensione umana e culturale del
porporato; don Ciotti ne declina la figura di vescovo attento e
partecipe dei problemi della città di Torino; il fondatore del Sermig,
E. Olivero, ci descrive l'uomo della preghiera e della sofferenza. Un
libretto agile per fare memoria di un pastore straordinario. (BS -
Fonte: Settimana, n°24 -17 giugno 2012)
Proponiamo la presentazione del libro del prof. Franco Garelli, che ne ha curato la prefazione. «Uno
spiraglio di luce sulla situazione sociale ed ecclesiale di quel
tempo»; «ha insegnato non solo con l’autorevolezza del suo magistero,
ma anche con la vita»; «è stato un Vescovo mai fuori dalla mischia»:
ecco tre flash che ci ricordano padre Michele Pellegrino, il docente di
patristica chiamato da Paolo VI a presiedere la Diocesi di Torino in
uno dei periodi più travagliati della nostra storia, gli anni ’60 e ’70
del secolo scorso, segnati dall’immediato post Concilio Vaticano II e
dalle lotte studentesche e operaie. A
offrire un profilo di questo Vescovo straordinario (a 25 anni dalla sua
morte, a 40 dalla «Camminare Insieme») sono tre testimoni che hanno
vissuto quell’epoca ruggente da giovani, diventati – col passare degli
anni e in ambiti diversi – dei punti di riferimento a livello
nazionale, chi nel campo della spiritualità e della vita monastica
(Enzo Bianchi), chi nella lotta contro le nuove povertà e la mafia (don
Gigi Ciotti), chi nel richiamare i giovani all’impegno per la pace e la
solidarietà (Ernesto Olivero). Si tratta di figure carismatiche assai
diverse tra di loro, per sensibilità, cultura e ambiti di competenza;
accomunate tuttavia dall’avere incontrato a suo tempo un Padre che li
ha riconosciuti e confermati nelle loro intuizioni e ideali giovanili;
per cui a distanza di anni, a fronte di ciò che oggi rappresentano per
la Chiesa e la società, essi sentono il bisogno di fare memoria di quel
Vescovo che ha accompagnato e sorretto il loro «stato nascente». Così,
il profilo di padre Pellegrino che emerge da questi ricordi è denso di
affetti e di convergenze.
Il Padre in dialogo Non
si può tracciare il profilo di Michele Pellegrino senza menzionare la
sua competenza storica, filologica e teologica in ambito patristico,
acquisita alla Cattolica di Milano e proseguita nella ricerca e poi,
dal 1938, nell’insegnamento a Torino. L’apologetica greca e latina dei
primi secoli, la poesia cristiana antica, la letteratura del martirio e
infine la costante «frequentazione» di Agostino non rappresentano solo
l’itinerario scientifico di Pellegrino, ma sono le fonti che, assieme
alle Sante Scritture, hanno plasmato la sua spiritualità cristiana.
L’attenzione alla pacatezza del dialogo intessuto dai cristiani con la
sapienza pagana porrà i fondamenti per quel suo atteggiamento di
apertura e di ascolto al mondo, per quella disponibilità al dialogo con
la cultura della società, per quella sympatheiacon quanto gli uomini a
fatica cercano di realizzare in vista di una terra più abitabile e di
una polis più umanizzata.
Tra martiri e profeti
Comincia a essere vecchio don Luigi Ciotti, comincia a essere un testimone.
Del
tempo, dei fatti, dei segni e degli uomini. Come di un «padre della
Chiesa», il «Padre» per antonomasia di don Luigi, quell'arcivescovoe
cardinale Michele Pellegrino che, l'11 novembre 1972, lo ordinò prete e
gli affidò una stranissima parrocchia, mai vista: «La strada. Da oggi,
disse, coloro che soffrono in strada saranno i tuoi parrocchiani».
Don Ciotti ricorda Pellegrino l'arcivescovo" tonaca rossa"
Don
Luigi Ciotti ricorda il grande arcivescovo di Torino, padre Michele
Pellegrino, intellettuale che scese dalla cattedra nell'ansia di
portare la Chiesa più vicina ai poveri.
CON NOI SULLA STRADA
Ernesto Olivero, a nome di tutto il Sermig, lo ricordava così dalle pagine del mensile Progetto, novembre 1986: Carissimo
Padre, grazie di averci voluto bene! La tua saggezza ci ha fatto
crescere nell’ascolto dei segni dei tempi, nel sentirci parte del
grande respiro che è la Chiesa di tutti i tempi, nell’ascolto della
Parola, nella ricerca della giustizia e nell’amore ai poveri. Ci hai
insegnato a camminare insieme con tutti gli uomini. A te, caro Padre,
dobbiamo la Casa della Speranza (Arsenale della Pace n.d.r.), il lavoro
che cerchiamo di fare su noi stessi per essere trasparenza di Dio e
profondamente carichi di umanità.
Padre Michele Pellegrino
Ernesto Olivero racconta Monsignor Michele Pellegrino
video
Per saperne di più:
Card. Michele Pellegrino Arcivescovo di Torino
La scheda del libro: MICHELE PELLEGRINO Padre della Chiesa padre della città.
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Padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia a Brancaccio, sarà beato.
E' arrivato l'annuncio ufficiale.
Il
cardinale Romeo: "E' un giorno di grande gioia"; don Maurizio
Francoforte, parroco di Brancaccio: "Abbiamo fatto suonare le campane a
festa"; don Giovanni Bertolino: "Per noi giovani preti don Pino
rappresenta un esempio, uno stimolo"; don Fulvio Iervolino: "Siamo
senza parole non perchè non ce l'aspettavamo, ma perché è una bella
notizia"; mons. Carmelo Culitta, vescovo ausiliare di Palermo: "Si apre
una prospettiva che il credente che annunzia il Vangelo e lo vive con
autenticità può andare incontro anche alla morte"
video
Sarà
beatificato don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993.
Benedetto XVI ha infatti riconosciuto il fatto che l'esecuzione
ordinata dai boss e avvenuta davanti alla parrocchia di San Gaetano,
retta dal sacerdote, nel quartiere Brancaccio di Palermo, fu "in odio
alla fede". Questo esonera ora dalla necessità di provare un miracolo
compiuto con l'intercessione del servo di Dio.
Il
riconoscimento del martirio, che il Papa ha decretato oggi nell'udienza
al prefetto per le Cause dei santi card. Angelo Amato, indica che la
causa di beatificazione si è conclusa positivamente e che presto don
Puglisi sarà elevato all'onore degli altari.
Don Pino Puglisi sarà beato:il suo assassinio fu un martirio
La
notizia che padre Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio ucciso
diciannove anni fa dalla mafia, sarà proclamato beato, non è soltanto
un motivo di grande gioia per tutto il popolo cristiano, in
particolare per quello siciliano, ma acquista un profondo significato
teologico e pastorale, che vale la pena di sottolineare...
Con la sua dichiarazione che don Puglisi è stato ucciso «in odio alla
fede», la Chiesa ha smascherato il falso dualismo tra impegno per Dio e
impegno per gli uomini e additato un modello di pastore che, per amore
del primo, porta agli altri la salvezza uscendo dal recinto del tempio
e di un ritualismo autoreferenziale, immergendosi nella concretezza di
una data storia e di una data società. Come ha fatto don Pino Puglisi,
attirandosi l’implacabile ostilità di tutti coloro che, odiando Dio,
odiano anche l’uomo.
Don Pino prete vero
In una nota don Luigi Ciotti, presidente di Libera commenta la notizia della beatificazione di Padre Puglisi.
"Mori' per strada, dove viveva, dove incontrava i "piccoli", gli
adulti, gli anziani, quanti avevano bisogno di aiuto e quanti, con la
propria condotta, si rendevano responsabili di illegalità, soprusi e
violenze. Probabilmente per questo lo hanno ucciso: perché un modo
cosi' radicale di abitare la strada e di esercitare il ministero del
parroco e' scomodo. Lo hanno ucciso nell'illusione di spegnere una
presenza fatta di ascolto, di denuncia, di condivisione. Quel modello
di prete che la mafia voleva cacciare in Sagrestia viene oggi
ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa come massima fedeltà al
Vangelo. La speranza che suscita oggi padre Puglisi è il dare dignità a
tutti coloro che costruiscono nella chiesa catechesi e evangelizzazione
a partire dalla strada , dai poveri , dagli ultimi."
BEATIFICAZIONE PADRE PUGLISI
Puglisi: così parlò il suo killer
La vita di un giovane mafioso cresciuto nel quartiere dominato da Cosa
nostra, i rapporti coi boss, il delitto, il pentimento.
La sconvolgente testimonianza.
«Gli sparai, lui sorrise»
Don Treppì e il suo assassino
Guarda anche i nostri precedenti post:
Convegno “Martiri per la giustizia, martiri per il Sud: Livatino, Puglisi, Diana, uccisi non per errore” - Napoli 11/12 Aprile
XVIII anniversario del martirio di 3P ucciso dalla mafia
"A TESTA ALTA Don Giuseppe Puglisi: storia di un eroe solitario" di Bianca Stancanelli
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(SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
SARA' BEATO DON PINO PUGLISI, VITTIMA MAFIA
PAPA: SARA' BEATO DON PINO PUGLISI, VITTIMA MAFIA
"Alla Luce del Sole" un film di Roberto Faenza, sulla mafia e i bambini, in ricordo di Padre Puglisi
Alla luce del sole (video)
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... Lo hanno ucciso in
“strada”. Dove viveva, dove incontrava i “piccoli”, gli adulti, gli
anziani, quanti avevano bisogno di aiuto e quanti, con la propria
condotta, si rendevano responsabili di illegalità, soprusi e violenze.
Probabilmente per questo lo hanno ucciso: perché un modo così
radicale di abitare la “strada” e di esercitare il ministero del
parroco è scomodo. Lo hanno ucciso nell'illusione di spegnere una
presenza fatta di ascolto, di denuncia, di condivisione.
Ricordare quel momento significa non soltanto “celebrare”, ma prima di
tutto alzare lo sguardo, far nostro l'impegno di don Giuseppe,
raccogliere quell'eredità con la stessa determinazione, con identica
passione e uguale umiltà.
Cosa ci ha consegnato don Giuseppe? Innanzitutto il suo modo di intendere e di vivere la parrocchia, di essere parroco...
... Capofila di una santità
nuova, è il primo a dare forma a una testimonianza della quale bisogna
cogliere la peculiarità evangelica finora solo vagamente intuita. È un
santo outsider...
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
“Vado in
cielo ad occuparmi di Maria e Davide, e tu rimani con il papà. Io da lì
prego per voi”. E’ questa una frase che Chiara Corbella, una giovane
ragazza romana di 28 anni, ha scritto al figlio Francesco prima di
morire, una settimana fa, per un tumore scoperto al quinto mese di
gravidanza. Una maternità affrontata con forza dopo la scelta di
rimandare le cure alla nascita del bambino. Era la terza gravidanza di
Chiara: Maria e Davide erano scomparsi poco dopo il parto. Entrambi
erano nati con gravi malformazioni. “I nostri cuori innamorati sulla
Croce”: così ha detto Enrico Petrillo, il marito di Chiara che al
microfono di Benedetta Capelli ha voluto dare la sua testimonianza:
(per ascoltare l'audio clicca qui)
R. – Vivere
con mia moglie, con Chiara, sia nel fidanzamento sia da sposati, è
stato bellissimo. Abbiamo avuto una vita veramente piena. Io non so
bene come definirla… Anche attraverso le vite dei nostri figli abbiamo
scoperto che la vita, trenta minuti o cent’anni, non c’è molta
differenza. Ed è stato sempre meraviglioso scoprire questo amore più
grande ogni volta che affrontavamo un problema, un dramma. In realtà,
noi nella fede vedevamo che dietro a questo si nascondeva una grazia
più grande del Signore. E quindi, ci innamoravamo ogni volta di più di
noi e di Gesù. Questo amore non ci aveva mai deluso e quindi, ogni
volta, non perdevamo tempo, anche se tutti intorno a noi ci dicevano:
"Aspettate, non abbiate fretta di fare un altro figlio”. Invece noi
dicevamo: “Ma perché dobbiamo aspettare?”. Quindi, abbiamo vissuto
questo amore più forte della morte. La grazia che ci ha dato il Signore
è stata di non aver messo paletti, barriere alla sua grazia. Abbiamo
detto questo “sì”, ci siamo aggrappati a lui con tutte le nostre forze,
anche perché quello che ci chiedeva era sicuramente più grande di noi.
E allora, avendo questa consapevolezza sapevamo che da soli non avremmo
potuto farcela, ma con Lui sì...
"Il nostro amore speciale": il ricordo di Chiara Corbella nelle parole del marito Enrico
Da oggi è attivo anche il link "ufficiale" www.chiaracorbella.it
Vedi i nostri precedenti post:
Una storia di ordinaria santità: il coraggio di Chiara Corbella che rinvia le cure e muore per far nascere il suo bimbo!
Una storia di ordinaria santità - Chiara Corbella ed Enrico Petrillo ci mostrano che anche oggi il Vangelo può essere vissuto.
Una storia di ordinaria santità - Chiara Corbella, la regola delle 3P e le testimonianze in rete
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(SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
Il discepolo...
Disprezzare un singolo...
Il Signore ci avverte...
Credere è scoprire...
Solennità dei santi apostoli...
Santi Pietro e Paolo (video)
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La Bibbia in un frammento
"Vi sono eunuchi nati così dal grembo materno, ve ne sono altri resi così dagli uomini, ve ne sono altri che si sono resi così per il Regno dei cieli".
(Matteo 19,12)
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UOMINI E PROFETI
Leggere la Bibbia
Il discorso sulla montagna. Beati i poveri? (Matteo 5) con Paolo Ricca
La
povertà, quando non sia condizione scelta, voluta, è spesso
accompagnata da povertà morale, da rancore sociale. Che cosa intende
Gesù quando indica i “poveri” (Luca 6,20) o i “poveri in spirito”
(Matteo 5,3) nel suo lungo discorso tenuto in cima a un monte? Le
Beatitudini iniziano con una provocazione, ma tutto il discorso di
Gesù, costellato di parabole, di esempi, di narrazioni, è in realtà
provocatorio e innovatore e invita a un capovolgimento del modo di
pensare corrente.
Nel
capitolo 5 del Vangelo di Matteo si precisa anche il rapporto di Gesù
alla Legge: un invito a reinterpretare i comandamenti, non per
abolirli, ma per comprenderne il volto esigente e radicale. Il
problema è capire che cosa ne è stato, nella storia della cristianità,
di questa radicalità dell’annuncio e come sia possibile risolvere
apparenti antinomie, come quella di “amare i propri nemici”.
Lo chiediamo al teologo valdese Paolo Ricca, che da molti anni accompagna il lavoro di Uomini e Profeti.
Ascolta
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Fedi e Mondo
Uomini, asini, dèi. Linguaggi a confronto
con Paolo De Benedetti e Ermanno Cavazzoni sabato 23 giugno 2012
A partire da che cosa può svilupparsi un dialogo tra un teologo e biblista che da sempre indaga il senso delle Scritture come Paolo De Benedetti e uno scrittore estroso e fantasioso come Ermanno Cavazzoni,
che definisce i suoi scritti “sfoghi di maniacalità”? L’avventura non è
così impervia come può sembrare. Il primo terreno comune può essere
quello degli animali: per Paolo De Benedetti l’animale incarna la
debolezza creaturale, e perciò ha un senso sviluppare una “teologia
della creazione”; per Cavazzoni l’animale dà corpo al misterioso,
all’inconoscibile, e in quanto tale merita rispetto e discrezione. Ma
partendo di qui il discorso si può sviluppare per molti sentieri, non
ultimo quello della paradossalità del linguaggio sapienziale in De
Benedetti e del ribollire fantastico in letteratura per Cavazzoni.
“I libri sono piccole piramidi di Cheope.” (Cavazzoni).
“Ricordarsi
di Dio nel quotidiano, nelle cose modeste e umili, ha un’importanza
unica, poiché, in un certo senso, significa aiutare Dio a stare accanto
a noi” (De Benedetti).
Ascolta
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CHIESA
E SOCIETA'
/
interventi
ed opinioni |
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Più fonda la notte più brillano le stelle!
Il cristiano è chiamato a portare la luce nelle tenebre, voi siete la luce del mondo dice il Signore.
Padre Sorge: come uscire dalla crisi
Video dell'incontro tenuto il 10-06-2012 con padre Bartolomeo Sorge su "Come uscire dalla crisi",
tenutosi a Calco (LC). Padre Sorge ha presentato la sua visione della
crisi globale che stiamo vivendo, sia a livello economico che politico. I tempi bui sono tempi da cristiani! Il cristiano è chiamato a portare la luce nelle tenebre, voi siete la luce del mondo dice il Signore. ....Più
fonda la notte tanto più brillano le stelle. Non siamo noi le stelle
luminose ma portiamo la luce di Cristo con la fede, nonostante i nostri
peccati, ... tempi difficili tempi dei cristiani, non ci possiamo
chiudere in sacrestia a cantare inni e respirare incenso, dobbiamo
andare fuori, per le stade , nel mondo, laddove l'uomo costruisce
la città, dove l'uomo soffre ..., nei centri della vita..., é tempo di
stelle che brillino proprio perchè il buio é fondo!
video (7 parti)
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Il
Concilio dei poveri La Chiesa dei poveri: il Concilio Vaticano II e
l’attenzione agli ultimi della storia. di Luigi Bettazzi *Vescovo
emerito di Ivrea e presidente del Centro Studi Economico-Sociali per la
Pace
Uno
degli argomenti che venivano sollecitati da tutti i vescovi
partecipanti al Concilio Vaticano II (i “Padri conciliari”) era quello
de “la Chiesa dei poveri”. Non era un tema proposto ufficialmente,
anche se papa Giovani XXIII aveva in antecedenza puntualizzato che “il
mistero di Cristo nella Chiesa è sempre, ma soprattutto oggi, il
mistero del Cristo nei poveri, poiché la Chiesa è sì Chiesa di tutti,
ma soprattutto Chiesa dei poveri”.
È
vero che, nella storia, la Chiesa è sempre stata “per i poveri”, quasi
che i poveri fossero i beneficiari esterni di una Chiesa che non è
loro. E, invece, si indicava ora che i poveri devono sentirsi non
“oggetto” della carità della Chiesa, ma “soggetto” della Chiesa stessa,
parte attiva nella costituzione della mentalità e dell’operatività. E
questo anche sul piano ecclesiale, dato che l’organizzazione della
Chiesa universale, sia sul piano dell’elaborazione delle dottrine come
sul piano delle strutture operative, appariva tutta in mano all’Europa,
con l’annessione del Nord America, riducendo gli altri territori – il
cosiddetto Terzo Mondo – a beneficiari della Chiesa del Primo
Mondo.
"Il Concilio dei poveri" di mons. Luigi Bettazzi
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In
un Paese in cui diventano eroi le persone normali, come il comandante
De Falco e il calciatore Farina, semplicemente perché fanno il loro
dovere di cittadini; in un Paese in cui lo stare sul confine con
l’illegalità è accettato come sintomo di astuzia e addirittura
politicamente tollerato come un evento ineluttabile, dove la corruzione
dilaga all'insegna del “così fan tutti”, nessuno può esimersi
dall’interrogarsi, meno di tutti chi si occupa di filosofia morale.
Occorre scendere dalla torre d’avorio, vera o presunta, dell’accademia,
per affrontare pubblicamente la questione morale e la questione civile.
Probabilmente non per caso a due saggi divulgativi proprio su questi
temi si è dedicata di recente Roberta De Monticelli, docente di
Filosofia della persona all'università San Raffaele.
Pochi
mesi fa ha pubblicato La questione morale, ora La questione civile. Ha
avvertito l’esigenza di riaffermare la funzione sociale della
filosofia?
De Monticelli: il dovere di parlare
Chi
assegna il primato alla morale può stare sicuro oggi in Italia di
ricevere l' antipatica etichetta di «moralista», sinonimo nel
linguaggio comune di persona noiosa e pedante, incapace di fare i conti
con la vita concreta. Contro questo cinismo che conosce solo la logica
del potere, De Monticelli scrive pagine di vera passione intellettuale
attaccando il potere politico («l' interesse affaristico che si fa
partito e prostituisce il nome di libertà»), mediatico («facce
patibolari»), ecclesiastico («nichilismo morale»), intellettuale
(«disprezzo ardente per tutto ciò cheè comune»).
LA CENTRALITÀ DELLA QUESTIONE MORALE di Vito Mancuso
la
recensione di Marcello Veneziani al libro "La questione
morale" di Roberta De Monticelli: "Se chi vota centrodestra è
trattato da criminale" e la replica di Roberta De
Monticelli "L’equivoco dei nostri giorni"
Si
può dissentire radicalmente sulle premesse e consentire pienamente
sulle conclusioni? È la domanda che ci si pone al termine della lettura
dell'ultimo, profondo, appassionato, angosciato ma non rassegnato libro
di Roberta De Monticelli, La questione civile - Sul buon uso
dell'indignazione (Raffaello Cortina Editore).
Il
tema è la giustizia, massima virtù sociale; lo scopo è il risveglio
alla giustizia attraverso "esercizi di disgusto". L'impianto è
filosofico. Il discorso si svolge da Platone e Aristotele, indugia su
quello che sembra il preferito, Immanuel Kant, per arrivare a Simone
Weil e a Bobbio. Ma, la riflessione spazia: antropologia, psicologia,
teologia, giurisprudenza, letteratura. Tutto può essere messo a frutto
e fatto reagire, al di sopra delle divisioni disciplinari.
La Borsa valori. Perché gli ideali non sono assoluti ma figli di un'epoca di Gustavo Zagrebelsky
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Desidero
iniziare quest' ultima pagina della rubrica, affidatami ormai qualche
anno fa, ringraziando tutti coloro che mi hanno scritto in questi anni.
Ho ricevuto migliaia di lettere di affetto, di gratitudine, di stimolo,
di critica. Chiedo perdono a quelli a cui non sono riuscito a
rispondere e a quelli che pur avendo ricevuto un cenno di riscontro lo
hanno ritenuto poco o per nulla esaustivo...
Ora
viene il tempo in cui l' età e la malattia mi danno un chiaro segnale
che è il momento di ritirarsi maggiormente dalle cose della terra per
prepararsi al prossimo avvento del Regno. Assicuro della mia preghiera
per tutte le domande rimaste inevase. Possa essere Gesù a rispondere ai
quesiti più profondi del cuore di ciascuno...
I miei tre anni (felici) da giornalista del Corriere Un abbraccio ai lettori, dialogherò con il cuore
Con
l’umile eleganza che da sempre lo caratterizza il cardinale Carlo Maria
Martini ha salutato, dalle colonne del Corriere della Sera, quanti lo
hanno seguito e “interrogato” attraverso la rubrica di lettere tenuta
per tre anni sul quotidiano di via Solferino.
Il saluto del card. Martini: Chiedo perdono per le mancate risposte
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La paura e la speranza: pensieri e percorsi per l'uomo d'oggi di Mons. Giancarlo Maria Bregantini
Lectio Magistralis del vescovo di Campobasso-Bojano Mons. Bregantini,
intervistato dal giornalista di Avvenire Paolo Lambruschi, tenuta a
Vincenza il 24.05.2012 in occasione del Festival Biblico
Dio é più forte delle nostre paure.
...
Ai preti della mia Diocesi affido tre parole:
PROPORRE e non imporre,
CONVINCERE e non vincere,
ANALIZZARE e non giudicare.
...
La paura dell'immigrato.
Deve crescere nelle nostre comunità la capacità culturale di apprezzare
e valorizzare le diversità anche di lingue e di colore,di non avere
respingimenti non solo quelli fisici ma anche quelli spirituali,
culturali e di avere questa capacità di intrecciare le varie realtà.
....
In fondo siamo come i colori dell'arcobaleno uno ha bisogno dell'altro.
Siamo interconnessi con l'altro.Insieme cresciamo ...
La paura la vinci veramente quando non solo sai dare ma soprattutto quando riesci ad accogliere. ...
... non basta l'accoglienza degli immigrati dobbiamo passare all'integrazione ...
video
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L’abbiamo scritto tante volte, nel
corso di questi anni. L’Italia è sempre più povera. Ma stavolta i dati
fanno davvero impressione. Siamo costretti a risparmiare sempre di più
perfino sugli alimenti, come nel Dopoguerra. Ce lo dice l’Ufficio studi
di Confcommercio, commentando i dati Istat delle vendite al dettaglio.
Consumi, stiamo precipitando
Sono
molto preoccupanti i dati di oggi, diffusi dalle agenzie e dai siti dei
giornali più attenti alle famiglie (a cominciare dal sito di Famiglia
Cristiana, sempre più spesso prezioso sensore dei malesseri delle
famiglie italiane). I consumi pro-capite crollano del 3%, e quelli
alimentari rischiano nel 2012 un -6 per cento. Certo, alle famiglie non
servono i dati di Confcommercio. Ogni famiglia sa sulla propria pelle
che oggi è sempre più difficile arrivare alla fine del mese.
Ma
perché non lo sa il Governo? Perché le misure già adottate e quelle
previste nei prossimi giorni non fanno i conti con la grave e
progressiva perdita di potere di acquisto delle famiglie?
Famiglie, che aspetta il Governo?
Le povertà
sociali si estendono sempre più. E la Chiesa mette in campo migliaia di
azioni e opere sempre più incisive. Oltre 420 mila persone impegnate a
fare del bene
Povertà, 14 mila volte Chiesa
Tredici
gruppi di studio, nel pomeriggio di ieri, hanno arricchito con proposte
e testimonianze gli Stati Generali degli Amici dei poveri, convocati
dalla Comunità di Sant’Egidio a Napoli sotto il titolo di “Chiesa di
tutti, particolarmente dei poveri”. Marco Impagliazzo, Presidente della
Comunità di Sant’Egidio, le ha riassunte nelle sue conclusioni.
Nel
lavoro dei 13 gruppi di studio, sono state affrontati diversi aspetti
della povertà, e sono state ascoltate molteplici testimonianze. Ma da
questo confronto sono anche emerse alcune proposte concrete...
Si è conlcuso il Convegno "Chiesa di Tutti e particolarmente dei Poveri"
In
Italia oltre 3 milioni di persone vivono in una condizione di povertà
assoluta - ovvero non riescono ad accedere ai beni e servizi essenziali
- e altri 8 milioni sono in una condizione di povertà relativa. E,
forse anche per colpa della crisi, si registra un calo della tensione
solidaristica. La società è più dura con tutti, soprattutto verso i più
deboli. È lo spaccato che emerge dalla prima sessione dei lavori degli
"Stati generali degli amici dei poveri", che si tiene - oggi e domani -
a Napoli.
Un
confronto a tutto campo sul tema "Chiesa di tutti e particolarmente dei
poveri", a 50 anni dal Concilio Vaticano II, tra i rappresentanti di
160 movimenti e associazioni di volontariato che operano in Italia
promosso dall’arcidiocesi di Napoli, dalla Comunità di Sant’Egidio e
dalla Comunità "Giovanni XXIII".
Sant'Egidio: undici milioni di poveri "La società troppo dura con i deboli"
Agli "Stati Generali" del volontariato cattolico colloquio con il cardinale arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe
"La Chiesa abbandoni i privilegi e si dedichi ai poveri"
il servizio del TG1: Gli amici dei poveri
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Il fenomeno dell'antipolitica
attira crescente attenzione e non per un abbaglio collettivo. Esso
infatti ha dimensioni ben superiori a quelle registrate dai risultati
delle recenti amministrative o dagli stessi sondaggi degli ultimi
giorni; rende costantemente inadeguate le reazioni di sdegno «morale»
delle quali è oggetto; non è concentrato nel «grillismo» et similia,
esso dilaga non solo in periferia, ma anche nel cuore del sistema, come
dimostrano alcune signorili insofferenze per la politica da parte
dell'attuale governo tecnico. Per tutte queste ragioni l'antipolitica
va capita nel suo insieme. Può anche essere contrastata, ma può esserlo
solo dopo averne comprese le ragioni. Non è, come qualcuno pensa, un
fenomeno irrazionale; irrazionale è pensare che lo sia e comportarsi
come se lo fosse.
L'Italia, unico paese in
Europa, ha visto il succedersi di un governo cosiddetto tecnico a un
governo forte di una maggioranza eletta. Casi di governo tecnico si
erano già avuti in passato, ma quello presieduto da Mario Monti è il
primo e l'unico che si compone di ministri che non appartengono a
nessun partito. La maggioranza parlamentare di cui si avvale questo
governo è fondata quindi su ragioni non di partito o di coalizione. Se
tutti i ministri del governo Monti sono tecnici è perchè la politica di
questo governo si fonda su ragioni non partitiche, ma d'emergenza -
ragioni che hanno direttamente a che fare con la salus rei
publicae.
Visita di
Benedetto XVI a Rovereto di Novi, dove ha idealmente abbracciato tutti
gli emiliani colpiti dal terremoto. Ha assicurato che la Chiesa
garantirà vicinanza e aiuti concreti.
«La Chiesa non è una comunità di perfetti, ma di peccatori che si debbono riconoscere bisognosi dell’amore di Dio»
Benedetto XVI consegna il
"pallio", simbolo della potestà su una provincia ecclesiastica, anche a
tre arcivescovi italiani. L'invito a guardare a Pietro e Paolo per una
piena comunione.
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