"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°25 del 2012

Aggiornamento della settimana

- dal 23 al 29 giugno 2012 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 6  luglio 2012          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 

LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo

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Preghiera dei fedeli




OMELIA 

 di P. Gregorio Battaglia
    di P. Aurelio Antista
di P. Alberto Neglia

 
N. B. La Lectio a cura di Fr. Egidio Palumbo sarà sospesa e riprenderà in Ottobre
    La Preghiera dei fedeli e l'Omelia vengono aggiornate appena disponibili
         (di norma rispettivamente il sabato sera, la domenica e il lunedì)


Il 2 febbraio 2010

 é nato il Blog di Tempo Perso

PIETRE VIVE

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NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 








I NOSTRI TEMPI



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Rio+20: i potenti sono nudi di Alex Zanotelli


L’assemblea dell’Onu sul clima si chiude senza risultati efficaci. Nel Vertice dei Popoli, organizzato a Cupula dos Povos, è stato il giorno delle mozioni finali dei cinque gruppi tematici: diritti e giustizia sociale e ambientale; in difesa dei beni comuni; sicurezza alimentare; fonti di energia e industrie estrattive; sicurezza e diritti del lavoro. 

La Cupula dos Povos, l'insieme di movimenti, associazioni, organizzazioni popolari e indigeniste, che dal 15 al 22 giugno si sono confrontati a Rio in centinaia di assemblee, hanno chiuso i loro lavori in una grande assemblea plenaria, molto animata e partecipata. E hanno presentato precise proposte.
L'assemblea dell'Onu, riunitasi ben lontano dai movimenti, al Rio Center, si sta concludendo senza risultati. Spiace costatare che varie realtà italiane - come Legambiente, Wwf... - si siano trovate nei palazzi del potere invece che alla Cupula dos Povos. Infatti, la presenza italiana alla Cupula è stata veramente povera.
Muovendomi oggi nello spazio della Cupula dos Povos, una stupenda lingua di terra lungo la Baia da Gloria, ho potuto nuovamente rendermi conto della vivacità dell'ambiente, dell'intensità delle discussioni, della massiccia presenza di giovani: tutti aspetti che fanno ben sperare.
Impossibile seguire tutti i dibattiti che si tenevano nello stesso tempo in luoghi diversi. Ho potuto partecipare al dibattito promosso dal Contratto mondiale dell'acqua, incentrato sull'oro blu. Un tema che è stato al centro delle discussioni in questi giorni. ....

  Rio+20: i potenti sono nudi di Alex Zanotelli

  Quest'anno, a Rio di Carlo Petrini


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In attesa della Conferenza Rio+20 - Il futuro della Terra è già iniziato


Il futuro della Terra è già iniziato

Con l’approssimarsi di Rio+20, si moltiplicano iniziative e convegni preparatori. In cerca di un modello di prosperità sostenibile.

  C'è un pianeta da salvare
  I "motori" di un mondo disuguale
  Cambiare la cultura dei consumi
  Alternative sostenibili
  A lezione dal Panda


Conferenza Rio+20: una sfida importante

Rafforzare e rinnovare l'impegno politico per lo sviluppo sostenibile globale

  Che cos'è Rio+20
  Obiettivi e Temi


Processo preparatorio
  Livello internazionale

  Livello nazionale
  • Le riunioni del Bureau
  • Documenti di approfondimento

Guarda anche il nostro precedente post:

  40a Giornata mondiale dell’ambiente 2012: Green Economy: include anche te?



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Noi missionari, che abbiamo sempre fatto nostro il grido dei poveri, ora facciamo nostro il grido della terra proprio perché i poveri sono le prime vittime del degrado ambientale. Come famiglia comboniana dobbiamo impegnarci nella formazione delle nostre comunità cristiane su questi temi. Legando così fede e vita. Prossimo appuntamento, il Forum sociale mondiale del marzo 2013, a Tunisi.

   Alex Zanotelli:  Poniamo fine al "razzismo ambientale"


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La visita del Dalai Lama a Milano è un segno importante di pace e fratellanza, un’opportunità forte per valorizzare la tradizione, propria della nostra città, di spiritualità e difesa dei diritti umani. È così che le realtà del Forum delle religioni hanno salutato questo grande evento ed è questo il suo significato più autentico. Il messaggio che Tenzin Gyatso porterà in Consiglio comunale è importante per l’intera cittadinanza. Averlo invitato significa, in una società sempre più multiculturale e multireligiosa, ribadire quanto una spiritualità condivisa sia importante per costruire coesione sociale. E per garantire quella giustizia radicata nella dignità e nella libertà personali di ciascuno.

   Virginio Colmegna:  Arrivederci. Dalai Lama

Dalai Lama: siate egoisti saggi
Il leader del popolo buddista tibetano propone un'etica universale, fondata sulla responsabilità dell'individuo e sulla compassione: perché la nostra felicità dipende da quella altrui.

   Paolo Perazzolo:  La compassione? Doppiamente utile
   Paolo Perazzolo:  Una guida per il Tibet e per il mondo


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BELLE NOTIZIE -
C'è una carità spontanea, quotidiana, che attraversa Milano. Non cerca pubblicità e non vuole il suo nome sui giornali. È la carità che non conosce altra regola se non quella di regalare un frammento di umanità e di speranza a chi si è messo (o è stato messo) ai margini della società. Bisogna far sapere che esiste. Ci dice che non tutto è peggio, che non ci sono solo cattive notizie, pugni in faccia per i cittadini.

  Giangiacomo SchiaviL'angelo invisibile di Milano che aiuta chi è rimasto indietro


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Notizie dal mondo


...Insomma, la gente va dove c’è lavoro e, dato che il baricentro della ricchezza si sta spostando verso Oriente, nuovi flussi migratori, con conseguente travaso di intelligenza e anche di problemi, prenderanno quella direzione. Stupefacente.

   Gabriele Battaglia:  Cina nell'era dell'immigrazione

Il dibattito sulla riforma dell’assistenza sanitaria negli Stati Uniti – l’Obamacare – rimbalza in Cina, Paese che sulla tutela universale della salute non se la passa poi tanto meglio.
Qualche giorno prima che la Corte suprema Usa approvasse la legge, il conduttore televisivo Gao Xiaosong – dimenticate Pippo Baudo, lui sembra una rockstar grunge – ha spiegato ai cinesi, in una puntata del suo programma, il dibattito in corso negli Usa, definendolo senza mezzi termini “il tumore maligno nella società americana”.

   Gabriele Battaglia:  Usa-Cina, l'Obamacare visto da Pechino

Confine rovente, alta tensione. Si sprecano in questo momento i luoghi comuni per raccontare una situazione che nessuno, esclusi pochi alti dirigenti politici e militari, ha idea di come possa andare a finire tra Turchia e Siria.

   Christian Elia:  Siria, la svolta si avvicina

Esiste un’alternativa, per la Siria, una “terza via” rispetto tanto al conflitto armato quanto a un possibile intervento militare dall’estero: un’alternativa con un nome dolce, Mussalaha, che significa “riconciliazione”, ed è, finalmente, un’iniziativa popolare nonviolenta promossa dalla società civile di Homs, città simbolo della guerra in atto – perché di questo si tratta, di una guerra tra due entità armate – tra l’esercito del regime di Bashar al-Assad(guidato dalla minoranza alawita, una ramificazione dello sciismo) e le forze di opposizione, costituite da un’alleanza di militanti islamisti sunniti.

   Claudia Fanti:  La Siria tra bombe, menzogne e montature. Ma spunta anche una "terza via"

Una misteriosa malattia sta colpendo i giovani tra i 5 e i 15 anni di Gulu, Pajule e Kitgum. Si manifesta con convulsioni e veloci “ciondolamenti del capo” alla vista e all’odore del cibo. La chiamano “nodding desease”. Almeno 3 mila le vittime dell’epidemia, 200 i morti. Non si hanno cure. Il sospetto è che la malattia sia connessa all’esposizione di prodotti chimici tossici o a cibo contaminato. Forse frutto di sperimentazioni illegali di vaccini. 

   Franco Moretti:  Nord Uganda, la strage degli innocenti

Mohamed Morsi, candidato dei Fratelli Musulmani, è il primo presidente eletto democraticamente in Egitto. Il 30 giugno giurerà fedeltà ad una costituzione sospesa, in un parlamento vuoto, con un potere fortemente limitato dai militari. 

   NIGRIZIA:  Egitto, il presidente senza poteri

Hanno perso. Eppure hanno vinto. Ad Atene, la sera di domenica 17 giugno, si respirava un clima surreale. Lungo il viale Panepistimiou e davanti ai Propilei, il colonnato in stile neoclassico che adorna la facciata della sede principale dell’Università di Atene, attivisti, dirigenti e simpatizzanti di Syriza «festeggiavano» la sconfitta sventolando bandiere rosse e cantando a squarciagola “Bella ciao” nella versione dei Modena City Ramblers. Non molto distante, a piazza Syntagma, la destra di Nuova Democrazia celebrava la sua vittoria. Una vittoria triste. Pochi militanti provavano a intonare slogan, e sembravano quasi sfigurare numericamente di fronte alla gran quantità di giornalisti presenti.

   Marco Zerbino:  Grecia, avanti a sinistra





FEDE E
SPIRITUALITA'




"Il coraggio di sperare oggi"

HOREB n. 61 - 1/2012


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

Il terzo millennio si è aperto sotto il segno della minaccia e la paura è diventata compagna oscura della contemporaneità: paura del nucleare, del degrado ecologico, della manipolazione genetica, dell'invasione di "nuovi barbari", del trovarsi disoccupati, della precarietà dell'esistere, e si ha l’impressione che la speranza sia venuta meno nell’orizzonte della nostra cultura. Per cui, oggi, ci si chiede non solo cosa sperare, ma in modo più radicale: è possibile sperare? 

Questo navigare al buio e senza speranza, determinato da varie circostanze, che a volte sfocia in forme di violenza, di indifferenza verso l’altro o di rassegnazione, di per sé non si addice all’uomo, perché egli, credente o non credente, non solo avverte il bisogno di speranza, “ma è speranza”, egli  sente il bisogno di oltrepassare lo scacco dell’esistenza, seppure confusamente, avverte come un risucchio "in avanti", una gravitazione sul futuro, verso una pienezza di senso. 

Sperare si inscrive nel bisogno profondo dell’essere umano. Per cui, nonostante le paure e le continue frustrazioni, egli avverte che la speranza gli consente di vivere, di perseverare, di mantenersi sveglio finché la morte non sia inghiottita nella vittoria. 

Giovanni Crisostomo evidenziava: «Ciò che ci porta alla sventura non sono tanto i nostri peccati  quanto la disperazione». Pensiamo, allora, che è urgente riflettere e coltivarsi come uomini di speranza perché essa ci educa a non trascorrere i nostri giorni da rassegnati e a non concedere mai, rabbiosamente, spazio alla distruzione. 
La speranza coltivata è seme dirompente che ci consente di camminare in libertà e di scegliere ogni  giorno la via della vita. Essa consente, al credente e al non credente, di inserirsi nella dinamicità degli eventi storici, di guardare in profondità gli avvenimenti e di accettare il rischio delle scelte presenti con la costante tensione al futuro. La speranza coltivata crea nell’uomo un atteggiamento attivo, nutrito di coraggio e di fortezza d'animo, che alimenta la resistenza nella sofferenza e la tensione nella lotta. Essa dà un respiro fresco all’uomo e lo attiva a vivere il suo impegno nel mondo, non perché rimanga quello che è, ma perché si trasformi e diventi ciò che gli è promesso che diventerà. 
È dentro questa prospettiva che si colloca la monografia del presente quaderno ..."  (EDITORIALE)


   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)

   Ricerche nel Web - Una speranza "crocifissa", ma non sconfitta (pdf)




E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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INCONTRI PER L’ESTATE 2012
LECTIO DIVINA 17-22 LUGLIO
LETTURA DEI LIBRI DI SAMUELE con p. Pino Stancari sj



FRATERNITÀ CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO 

   Locandina (pdf)


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SETTIMANA DI SPIRITUALITÀ 6-11 AGOSTO 2012
DA UNA CHIESA TRIONFANTE AD UNA CHIESA MENDICANTE
A 50 anni dal Concilio Vaticano II



 FRATERNITÀ  CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO


   il programma della settimana di spiritualità (pdf)


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Natività di San Giovanni Battista di Gianfranco Ravasi


Natività di San Giovanni Battista del Card. Gianfranco Ravasi

"All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: No, si chiamerà Giovanni. Le dissero: Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome. Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse: Giovanni è il suo nome. Tutti furono meràvigliati. In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: Che sarà mai questo bambino? si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui" (Lc 1).

Dal silenzio di Zaccaria nasce l'ultima parola profetica dell'Antica Alleanza, dalla sterilità di Elisabetta nasce l'annunciatore della vita perfetta offerta da Dio al suo popolo. Nei Vangeli la figura del Battista e il suo messaggio sono tratteggiati con gli stessi lineamenti di quelli del Cristo proprio secondo il principio giudaico per cui "l'inviato è come l'inviante"...
Gianfranco Ravasi


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Natività di S. Giovanni il Battista anno B commento di Enzo Bianchi
 

Lc 1,57-66.80

Ricorre oggi la festa della Natività di san Giovanni il Battista, celebrata dalla chiesa indivisa a partire da data antichissima. Accanto a Maria, la Madre del Signore, Giovanni il Battista è il solo santo di cui la chiesa celebri non solo il giorno della morte, cioè il giorno della nascita alla vita eterna, ma anche il giorno della sua nascita in questo mondo: d’altronde, Giovanni è l’unico testimone di cui il Nuovo Testamento ricordi la nascita, intrecciandola strettamente a quella di Gesù (cf. Lc 1)…
Giovanni è la lampada preparata per il Messia (cf. Sal 132,17; Gv 5,35); è il maestro di Gesù, che lo segue come discepolo eppure «gli è passato avanti perché era prima di lui» (cf. Gv 1,15.30), «più forte di lui» (cf. Lc 3,16); è l’amico di Gesù, Sposo veniente (cf. Gv 3,29)… Potremmo affermare che il vangelo è la storia simultanea di profezia e compimento: Giovanni e Gesù, con la loro profondissima singolarità e la loro specifica chiamata, sono abitati da una sostanziale unanimità nel perseguire i disegni di Dio, dalla stessa risolutezza a servizio del Regno. Purtroppo oggi la figura del Battista non ha più il posto che merita nella memoria della chiesa e che di fatto ha avuto dalle origini cristiane fino a metà dello scorso millennio. Eppure se la chiesa celebra ancora come festa la nascita del Battista è perché resta cosciente della centralità rivelativa di questa figura: nei vangeli la buona notizia dell’annuncio del Regno si apre sempre con Giovanni; in particolare, il vangelo dell’infanzia secondo Luca inizia con l’annuncio dell’angelo a Zaccaria e il racconto della nascita prodigiosa di Giovanni, che oggi ascoltiamo.

     Natività di S. Giovanni il Battista di Enzo Bianchi


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DISCORSO DI SANT'AGOSTINO SUL GIORNO DELLA NASCITA DI SAN GIOVANNI BATTISTA E SULLA VOCE E IL VERBO



DISCORSO DI SANT'AGOSTINO
SUL GIORNO DELLA NASCITA DI SAN GIOVANNI BATTISTA
E SULLA VOCE E IL VERBO

... Di chi potremo parlare oggi se non di colui del quale oggi celebriamo la nascita? Sì, parleremo di san Giovanni, nato da madre sterile e precursore del Signore, nato da madre vergine; parleremo di colui che, stando nel grembo materno, salutò il suo Signore e, venuto alla luce, fu il suo araldo. La sterile non era in grado di partorire, la Vergine non era in una condizione in cui potesse partorire; eppure l'una e l'altra partorirono: la sterile partorì il banditore, la Vergine il giudice. Anzi nostro Signore prima di venire in mezzo agli uomini nascendo dalla Vergine aveva già inviato davanti a sé molti di questi araldi. Da lui erano stati inviati tutti i profeti che vennero prima di lui e nei quali egli stesso parlava. Venne dopo di loro ma esisteva prima di loro. Se dunque il Signore inviò tanti annunziatori prima di venire lui stesso, qual è il merito eccezionale, dove la sovraeminente dignità di colui la cui nascita oggi festeggiamo? Dev'essere senz'altro segno di una qualche grandezza il fatto che non passi inosservato il giorno della sua nascita, come non passa inosservato il natale del suo Signore. Degli altri profeti non sappiamo quando siano nati; ma non ci era permesso ignorare la nascita di Giovanni. A lui poi fu concesso un altro grande privilegio. Gli altri profeti preannunziarono il Signore e desiderarono vederlo, ma non lo videro o, se lo videro in spirito, lo videro lontano: non fu loro consentito di vederlo presente...
Gli altri profeti dunque non lo videro qui in terra; Simeone lo vide bambino; Giovanni lo riconobbe e salutò dopo il concepimento, lo vide e lo predicò quando era ormai grande. Egli dunque fu privilegiato più di tutti gli altri profeti.
... Ecco cosa dice lo stesso Signore: Tra i nati da donna non è sorto nessuno più grande di Giovanni Battista. E per mettere se stesso al di sopra di lui continua: Ma colui che è minore, è maggiore di lui nel regno dei Cieli. Di se stesso afferma che è minore e maggiore: minore per l'età, maggiore per il potere. Il Signore infatti è nato dopo di lui nella carne, quando è nato da una vergine; prima di lui però in principio era il Verbo. Fatto straordinario: Giovanni, secondo solo a Cristo, per mezzo del quale tutto è stato fatto e senza del quale nulla è stato fatto. Per quale motivo venne dunque Giovanni? Per mostrare la via dell'umiltà e cosi ridimensionare la presunzione dell'uomo ed accrescere la gloria di Dio. Venne dunque Giovanni: un grande che presentava un altro più grande; venne Giovanni, un personaggio a misura d'uomo. Che vuol dire " a misura d'uomo "? Che nessun uomo poteva essere più di Giovanni; tutto ciò che fosse stato più di Giovanni, sarebbe stato fuori dell'umano. Se dunque in Giovanni si trovava il limite della grandezza umana, non si poteva trovare un uomo più grande di Giovanni. Eppure uno più grande c'è stato: riconosci Dio in quest'uomo che hai scoperto essere più grande dell'uomo più grande. Uomo Giovanni, uomo Cristo; ma Giovanni solo uomo, Cristo Dio e uomo. Come Dio egli ha creato Giovanni, come uomo è nato dopo Giovanni...

     DISCORSO DI SANT'AGOSTINO SUL GIORNO DELLA NASCITA DI SAN GIOVANNI BATTISTA E SULLA VOCE E IL VERBO


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  Da autentico profeta...
  Giovanni in ebraico...
  Guardare a Giovanni...


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Il 24 giugno la Chiesa ricorda la nascita di Giovanni Battista. A Ein Karem, un piccolo villaggio a 8 km da Gerusalemme, sorge un santuario francescano che ancora oggi conserva il luogo dove sarebbe nato il precursore di Cristo.
  Giovanni il precursore

Giovanni il Battista. Inno Bizantino - Apolytìkion. Tono 4
Traduzione: "Profeta e precursore dell'avvento di Cristo, noi che con amore ti onoriamo, non siamo in grado di celebrarti degnamente: per la tua gloriosa e augusta nascita sono sciolte infatti la sterilità della partoriente e la lingua muta del padre ed è annunciata al mondo l'incarnazione del Figlio di Dio."
  Απολυτίκιο Γενεσίου Τιμίου Προδρόμου - 24 ΙΟΥΝΙΟΥ (video)

  Natività di San Giovanni Battista (video)

  Il Signore fa grazia


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Dopo 45 anni ancora "I CARE" - Don Lorenzo Milani un Ribelle ubbidiente (1)


26 giugno 1967 -26 giugno 2012 : 
QUARANTACINQUE ANNI FA MORIVA DON LORENZO MILANI

Dopo 45 anni ancora "I CARE" - Don Lorenzo Milani un Ribelle ubbidiente  (1)
Il motto della scuola di Don Milani è "I care", ovvero mi riguarda, mi sta a cuore, mi prendo cura: il contrario esatto del mussoliniano me ne frego. 

"Educatore lungimirante, colto provocatore, ma soprattutto prete fedele al Vangelo. A distanza di 45 anni dalla scomparsa di don Lorenzo Milani, il messaggio del sacerdote fiorentino, che ha svolto il suo apostolato al servizio degli ultimi, è ancora forte e attuale.
Lorenzo nacque nel 1923 a Firenze in una famiglia benestante, dove di religione non si parlava quasi mai. Si accostò alla fede quasi adulto e, a 20 anni, entrò nel seminario fiorentino del Cestello, dove emerse una delle sue caratteristiche più note: la dialettica... Col suo fare magnetico e gli insegnamenti di grande attualità don Milani non ispirò solo gli allievi di Barbiana, molti dei quali, da grandi, finirono per occuparsi di politica e di cooperazione internazionale. La parola di don Lorenzo, infatti, attecchì anche in chi lo conosceva appena. ..."

     Don Lorenzo Milani. Il maestro di Barbiana

"Fu esiliato a Barbiana perchè doveva tacere. Infatti ha taciuto per nove lunghi anni consacrando il suo sacerdozio a sei ragazzi di montagna. Parlò solo due anni prima di morire con la famosa Lettera ai cappellani militari e poi con la Lettera ai giudici. La stessa Lettera a una professoressa fu data alle stampe un mese prima della morte, lui l'ha vista solo stampata; non ha goduto tutto il chiasso che ha mosso. 


Da morto il suo insegnamento è andato ben oltre Barbiana ed ha parlato lontano, molto lontano sia come tempo che come luogo. ..."
Leggi tutto: Fondazione don Lorenzo Milani
"Il 26 giugno del 1967 moriva don Lorenzo Milani. Se ne andava un profeta che ancora oggi continua a dare un opportuno fastidio alla Chiesa e alla scuola. Sono stato più volte nella sperduta Barbiana, nella sua canonica, sulla sua tomba. Ci dovrebbero andare tutti gli insegnanti. È rimasto un luogo sacro, dove per arrivarci devi abbandonare la macchina. Restano il silenzio e l’immaginazione a far compagnia. Il silenzio che serve a rileggere le parole di don Lorenzo Milani appese ai muri della canonica; l’immaginazione per ripensare quel prete seduto al tavolo di legno, con la cartina di geografia appesa all’albero e i suoi ragazzi figli dei boscaioli e dei contadini del Mugello, attorno. Nelle nostre classi dovremmo ripartire dall’appendere la Costituzione italiana proprio come faceva il prete perché i nostri ragazzi ritornino a conoscere l’ “abc” del nostro Paese: andare a scuola è saper leggere, scrivere, far di conto ma anche conoscere la nostra Carta Costituente. ..."
Leggi tutto:   Don Milani dà ancora fastidio dopo 45 anni
 
I VIDEO DEL PROGRAMMA RAI "LA STORIA SIAMO NOI" 

Don Milani. Un ribelle ubbidiente 


Rampollo di una ricca famiglia fiorentina di scienziati e cattedratici, nipote di un grande filologo, il giovane Lorenzo conosce bene il valore della cultura ed ha una passione: la pittura. E’ mentre sta affrescando una cappella sconsacrata che Lorenzo scopre la sua vocazione. Si converte così al cattolicesimo. Uscito dal seminario viene nominato cappellano nella parrocchia di S. Donato Calenzano, alle porte di Firenze; si trova ad operare in una realtà rurale arretratissima; i suoi parrocchiani sono braccianti, pastori e operai, perlopiù analfabeti. Don Milani si convince che il dovere della Chiesa sia occuparsi dell’istruzione dei suoi fedeli, soprattutto dei più deboli.

     Dalla conversione alla scuola popolare (video)

 Nel 1958 esce il primo libro di Don Milani, Esperienze pastorali. 

Bisogna dare la terra a chi ha il coraggio di lavorarla, bisogna dare la case coloniche a chi ha il coraggio di abitarle, bisogna dare le bestiame a chi ha il coraggio di ripulirgli la stalla ogni giorno. I boschi appartengono a chi ha il coraggio di vivere in montagna. Bisogna recuperare tutte le ricchezze che per secoli sono partite dalla terra verso i salotti cittadini, bisogna buttarle ai piedi dei contadini e supplicarli di perdonarci. Ma anche per questo è già troppo tardi. 

Sono parole aspre e provocatorie, che vengono lette non come un messaggio evangelico ma come un inaccettabile attacco all’ortodossia della Chiesa. Per il Vaticano il messaggio del cappellano va contrastato e il Sant'Uffizio ordina il ritiro dal commercio del libro dichiarato "inopportuno".

     "Esperienze Pastorali" e i contrasti con la Chiesa (video)

 La Chiesa manda Don Milani in una sorta di “confino” a Barbiana, una piccola località sui monti del Mugello. Nel paese non c'è la strada, la luce, l'acqua, eppure sarà proprio lì che Don Milani matura la sua esperienza più significativa: costruire dal nulla e nel nulla un nuovo modo di fare scuola. 
Nel 1963 giunge a Barbiana una giovane professoressa, Adele Corradi, incuriosita dai metodi del parroco. Don Milani la invita a rimanere e ad insegnare nella sua scuola.

     La scuola di Barbiana (video)

Nel febbraio del 1965 La Nazione pubblica la lettera di un gruppo di cappellani militari in congedo che criticano aspramente la renitenza alla leva. La lettera di risposta di Don Milani viene pubblicata dalla rivista Rinascita; il priore afferma che l’obbedienza non è più una virtù e reclama il diritto all’obiezione di coscienza.
La IV sezione del Tribunale di Roma cita in giudizio per "apologia di reato" Lorenzo Milani insieme al vicedirettore responsabile di Rinascita, Luca Pavolini, con l’accusa di incitamento alla diserzione e alla disubbidienza militare. 
 
     "Lettera ai cappellani militari"  e il provvedimento del tribunale di Roma (video)

Nel 1967 esce l'ultimo libro di Don Milani: Lettera a una professoressa, scritto insieme ai ragazzi della scuola di Barbiana: "Se mandate i poveri via dalla scuola non è più una scuola; è un ospedale che cura i sani e manda via i malati, diventa uno strumento di differenziazione sempre più irrimediabile". Il libro è un atto d’accusa verso l’intero sistema scolastico vigente, che sembra ispirarsi ad un principio classista e non di solidarietà. 
A soli 44 anni, il 26 giugno del 1967, Lorenzo Milani muore. Secondo le sue volontà, viene seppellito nel piccolo cimitero di Barbiana con i paramenti sacri e gli scarponi da montagna.

     "Lettera a una professoressa" e la morte di don Lorenzo Milani (video)


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"IL MIO AMICO DON MILANI NON ERA COME DITE VOI!" di David Maria Turoldo - Un ribelle obbediente (2)



"IL MIO AMICO DON MILANI NON ERA COME DITE VOI!" di David Maria Turoldo pubblicato  su "La Domenica del Corriere" 7 luglio 1977

Scrive don Milani a Gianni Meucci in una lettera in data 12 dicembre 1956 "mi pare di averti già detto che don Bensì mi ha consigliato di non farmi presentare in nessun posto dal p. David e non per disistima di lui (tutt’altro), ma perché gli dispiace che io sia accompagnato al primo incontro da un nome sul quale ci son già prevenzioni e giudizi già dati. La cosa mi pare giusta e penso che la condividerai anche tu. Spero che tu sia sufficientemente convinto del bene che mi farete ecc.".

Così, non avendo potuto presentare mentre era in vita le prime fatiche di don Milani, le famose "Esperienze Pastorali", sono ora lietissimo di parlare di lui a dieci anni dalla sua morte. E lo faccio anche per un dovere, perché quando si sentono ritratti edulcorati come quelli che ho sentito in questi giorni a certi telegiornali, non si sa neanche se sia maggiore l'indignazione o l'avvilimento che ti fa reagire fino alla sofferenza. Proprio l'altro giorno mi sono detto: va che finirà male anche don Milani; finirà peggio di sant'Antonio! ...
(David Maria Turoldo)



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UNA VITA DEDICATA AGLI ULTIMI – Don Lorenzo Milani e don Luigi Ciotti


UNA VITA DEDICATA AGLI ULTIMI – 
Don Lorenzo Milani e don Luigi Ciotti Uomini di fede impegnati nel sociale. Uomini importanti per la società. 

Interessante puntata di "Fratelli d’Italia" trasmessa su Raitre il 22.06.2012
Discutibile la breve presentazione iniziale di Aldo Cazzullo.
     la puntata integrale: Don Lorenzo Milani e don Luigi Ciotti
In caso di mancato funzionamento:
     il sito ufficiale


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Padri, padroni e padrini Padre Pino Puglisi sarà proclamato beato e martire di Alessandro D'Avenia


Non è la morte, ma la causa della morte a fare il martire. Padre Pugli­si è stato ucciso il 15 settembre 1993, il giorno del suo compleanno, proprio per­ché i fratelli Graviano, capi mafiosi del quartiere Brancaccio, già complici dei Corleonesi negli attentati a Falcone e Bor­sellino, non tolleravano che Padre Pino facesse il prete: sottraeva consenso ai pa­drini della terra e lo indirizzava al Padre celeste. Palermo è una città in cui le pa­role purtroppo hanno spesso il massimo della loro estensione possibile: si pensi a parole come “famiglia”, “onore”, “padre”.
 Ogni parola importante, come ci ha in­segnato Dante, si estende dall’Inferno al Paradiso in un crescendo che va dall’or­rore del ribaltamento della parola stessa, al suo pieno compimento. Basti pensare alla parola ‘padre’, che nella Commedia troviamo nel dannato più dannato di tut­ti, per questo più in fondo di tutti: Ugoli­no, un padre che muore con i suoi figli, o meglio un padre che dà la morte ai suoi figli. Egli, causa della loro reclusione nel­la torre da parte del vescovo Ruggeri (al­tro padre che ha sovvertito il suo ruolo ed è condannato con Ugolino in un ban­chetto cannibalistico), invocato dai suoi figli che chiedono pane, tace: non ha pa­ne, né parole. I figli, sopraffatti dal dolo­re del padre, arriveranno a chiedergli di cibarsi dei loro corpi, dal momento che è lui ad avere donato la carne di cui sono fatti, quella carne gli ap­partiene. I figli vorrebbe­ro dare la vita al padre, invertendo l’ordine na­turale delle cose. Trage­dia della paternità è quella di Ugolino: un pa­dre che sovverte la sua paternità e finisce con il divorare – lasciando in­tatta l’ambiguità dell’ef­fettivo banchetto filiale – le carni dei suoi figli. È un padre che invece di dare la vita la toglie, è un pa­dre che invece di rende­re liberi, imprigiona; è un padre che invece di par­lare, tace; è un padre che invece di imbandire la tavola con il pane, banchetta con le carni dei figli. Non è un padre, ma un padrone carnefice, come i padrini. ...

   Padri, padroni e padrini di Alessandro D'Avenia



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  Se voi però...
  Se si perde loro...

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Bocciati alle elementari. Bocciati alle scuole medie inferiori. Bambini con disagi, moltissimi extracomunitari. Ma anche molti e molte bambine italiane. La 12enne a cui è morta la mamma di cancro e di conseguenza ha fatto molte assenza? Bocciata….CERCASI DON MILANI DISPERATAMENTE!

  Cercasi Don Milani disperatamente

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... Dal seminario Lorenzo troverà tempo per tornare a trovare il suo maestro Staude, che tutto era tranne che cattolico (si avvicinerà al buddismo, per apprendere alcune tecniche) e che gli chiede il motivo della sua scelta di farsi prete. «È tutta colpa tua – risponde il giovane Milani –. Perché tu mi hai parlato della necessità di cercare sempre l’essenziale, di eliminare i dettagli e di semplificare, di vedere le cose come un’unità dove ogni parte dipende dall’altra. A me non bastava fare tutto questo su un pezzo di carta. Non mi bastava cercare questi rapporti tra i colori. Ho voluto cercarli tra la mia vita e le persone del mondo. E ho preso un’altra strada».

  Michele Brancale: Don Milani: «Volevo dipingere il mondo»

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"Giulio Girardi e il messaggio della teologia della liberazione" la relazione di P.Alex Zanotelli



"Giulio Girardi e il messaggio della teologia della liberazione" la relazione di P.Alex Zanotelli

Incontro tenuto  il giovedì 7 giugno 2012 presso l'aula Ferrari dell'ex Ateneo dell' Università del Salento.Arrigo Colombo e p. Alex Zanotelli.
La prima parola che Dio ci ha dato é il creato, é una parola fondamentale che solo adesso cominciamo a capire... La prima parola che dobbiamo recuperare é questo rapporto nuovo con la Terra.
Secondo é la parola la Bibbia letta con gli occhi dei poveri. ...

La nonviolenza attiva deve essere proclamata dogma dalla Chiesa!

     video


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«Cieli nuovi e terra nuova», profetizzava Isaia (Is 65,17). Ma prima ancora che al cielo è alla terra – anzi – alle tante terre abitate dai diseredati e dagli esclusi, come condizione fondamentale per parlare di cielo, che ha guardato con passione per tutta la sua vitaGiulio Girardi, teologo e filosofo della Liberazione morto il 26 febbraio scorso ad 86 anni. Per questo, “Terre nuove, cieli nuovi. Il messaggio di Giulio Girardi” è stato il titolo scelto da amici, compagni di strada e di lotta, allievi ed estimatori di Girardi, per un convegno a lui dedicato, che intendeva “fare memoria” di una delle figure cardine della stagione conciliare e post-conciliare della Chiesa cattolica, di uno degli esponenti più significativi, dal punto di vista teorico ma anche dell’impegno concreto, di quella parte di mondo cristiano che negli ultimi 50 anni si è sforzata di liberare la fede nel messaggio di Gesù dalle sovrastrutture religiose, dalle incrostazioni teologiche ed ideologiche funzionali al dominio del sacro – spirituale e materiale – sui credenti, aprendo orizzonti nuovi di riflessione, di dialogo, di liberazione.

  Valerio GiganteTra la terra e il cielo, il pane e le rose. Un convegno per "Fare memoria" di Giulio Gilardi

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Enzo Bianchi, Luigi Ciotti, Ernesto Olivero: "MICHELE PELLEGRINO Padre della Chiesa padre della città"



Tre voci per ricordare l'arcivescovo che ha guidato la Chiesa di Torino negli anni inquieti del postconcilio, a 25 anni dalla sua morte e a 40 dalla pubblicazione della lettera pastorale "Camminare insieme". I contributi dei tre autori si fondono in un ritratto veritiero. Il priore di Bose, E. Bianchi, ci introduce nella dimensione umana e culturale del porporato; don Ciotti ne declina la figura di vescovo attento e partecipe dei problemi della città di Torino; il fondatore del Sermig, E. Olivero, ci descrive l'uomo della preghiera e della sofferenza. Un libretto agile per fare memoria di un pastore straordinario. (BS - Fonte: Settimana, n°24 -17 giugno 2012)

 Proponiamo la presentazione del libro del prof. Franco Garelli, che ne ha curato la prefazione.
«Uno spiraglio di luce sulla situazione sociale ed ecclesiale di quel tempo»; «ha insegnato non solo con l’autorevolezza del suo magistero, ma anche con la vita»; «è stato un Vescovo mai fuori dalla mischia»: ecco tre flash che ci ricordano padre Michele Pellegrino, il docente di patristica chiamato da Paolo VI a presiedere la Diocesi di Torino in uno dei periodi più travagliati della nostra storia, gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, segnati dall’immediato post Concilio Vaticano II e dalle lotte studentesche e operaie.
A offrire un profilo di questo Vescovo straordinario (a 25 anni dalla sua morte, a 40 dalla «Camminare Insieme») sono tre testimoni che hanno vissuto quell’epoca ruggente da giovani, diventati – col passare degli anni e in ambiti diversi – dei punti di riferimento a livello nazionale, chi nel campo della spiritualità e della vita monastica (Enzo Bianchi), chi nella lotta contro le nuove povertà e la mafia (don Gigi Ciotti), chi nel richiamare i giovani all’impegno per la pace e la solidarietà (Ernesto Olivero). Si tratta di figure carismatiche assai diverse tra di loro, per sensibilità, cultura e ambiti di competenza; accomunate tuttavia dall’avere incontrato a suo tempo un Padre che li ha riconosciuti e confermati nelle loro intuizioni e ideali giovanili; per cui a distanza di anni, a fronte di ciò che oggi rappresentano per la Chiesa e la società, essi sentono il bisogno di fare memoria di quel Vescovo che ha accompagnato e sorretto il loro «stato nascente». Così, il profilo di padre Pellegrino che emerge da questi ricordi è denso di affetti e di convergenze.

     Il Padre in dialogo

Non si può tracciare il profilo di Michele Pellegrino senza menzionare la sua competenza storica, filologica e teologica in ambito patristico, acquisita alla Cattolica di Milano e proseguita nella ricerca e poi, dal 1938, nell’insegnamento a Torino. L’apologetica greca e latina dei primi secoli, la poesia cristiana antica, la letteratura del martirio e infine la costante «frequentazione» di Agostino non rappresentano solo l’itinerario scientifico di Pellegrino, ma sono le fonti che, assieme alle Sante Scritture, hanno plasmato la sua spiritualità cristiana. L’attenzione alla pacatezza del dialogo intessuto dai cristiani con la sapienza pagana porrà i fondamenti per quel suo atteggiamento di apertura e di ascolto al mondo, per quella disponibilità al dialogo con la cultura della società, per quella sympatheiacon quanto gli uomini a fatica cercano di realizzare in vista di una terra più abitabile e di una polis più umanizzata.

     Tra martiri e profeti

Comincia a essere vecchio don Luigi Ciotti, comincia a essere un testimone.
Del tempo, dei fatti, dei segni e degli uomini. Come di un «padre della Chiesa», il «Padre» per antonomasia di don Luigi, quell'arcivescovoe cardinale Michele Pellegrino che, l'11 novembre 1972, lo ordinò prete e gli affidò una stranissima parrocchia, mai vista: «La strada. Da oggi, disse, coloro che soffrono in strada saranno i tuoi parrocchiani».

     Don Ciotti ricorda Pellegrino l'arcivescovo" tonaca rossa"

Don Luigi Ciotti ricorda il grande arcivescovo di Torino, padre Michele Pellegrino, intellettuale che scese dalla cattedra nell'ansia di portare la Chiesa più vicina ai poveri. 

     CON NOI SULLA STRADA

Ernesto Olivero, a nome di tutto il Sermig, lo ricordava così dalle pagine del mensile Progetto, novembre 1986: 
Carissimo Padre, grazie di averci voluto bene! La tua saggezza ci ha fatto crescere nell’ascolto dei segni dei tempi, nel sentirci parte del grande respiro che è la Chiesa di tutti i tempi, nell’ascolto della Parola, nella ricerca della giustizia e nell’amore ai poveri. Ci hai insegnato a camminare insieme con tutti gli uomini. A te, caro Padre, dobbiamo la Casa della Speranza (Arsenale della Pace n.d.r.), il lavoro che cerchiamo di fare su noi stessi per essere trasparenza di Dio e profondamente carichi di umanità. 

     Padre Michele Pellegrino

Ernesto Olivero racconta Monsignor Michele Pellegrino

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Per saperne di più:

     Card. Michele Pellegrino Arcivescovo di Torino

     La scheda del libro: MICHELE PELLEGRINO Padre della Chiesa padre della città.


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Chi é mafioso non é cristiano! - Don Pino Puglisi sarà beato perchè ucciso "in odio alla fede"!


Padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia a Brancaccio, sarà beato. 
E' arrivato l'annuncio ufficiale.
Il cardinale Romeo: "E' un giorno di grande gioia"; don Maurizio Francoforte, parroco di Brancaccio: "Abbiamo fatto suonare le campane a festa"; don Giovanni Bertolino: "Per noi giovani preti don Pino rappresenta un esempio, uno stimolo"; don Fulvio Iervolino: "Siamo senza parole non perchè non ce l'aspettavamo, ma perché è una bella notizia"; mons. Carmelo Culitta, vescovo ausiliare di Palermo: "Si apre una prospettiva che il credente che annunzia il Vangelo e lo vive con autenticità può andare incontro anche alla morte"

     video

Sarà beatificato don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993. Benedetto XVI ha infatti riconosciuto il fatto che l'esecuzione ordinata dai boss e avvenuta davanti alla parrocchia di San Gaetano, retta dal sacerdote, nel quartiere Brancaccio di Palermo, fu "in odio alla fede". Questo esonera ora dalla necessità di provare un miracolo compiuto con l'intercessione del servo di Dio. 
Il riconoscimento del martirio, che il Papa ha decretato oggi nell'udienza al prefetto per le Cause dei santi card. Angelo Amato, indica che la causa di beatificazione si è conclusa positivamente e che presto don Puglisi sarà elevato all'onore degli altari. 

     Don Pino Puglisi sarà beato:il suo assassinio fu un martirio

La notizia che padre Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio ucciso dician­nove anni fa dalla mafia, sarà proclamato beato, non è soltanto un motivo di grande gioia per tutto il popolo cristia­no, in particolare per quello siciliano, ma acquista un profondo significato teologico e pastorale, che vale la pena di sot­tolineare...
Con la sua dichiarazione che don Pugli­si è stato ucciso «in odio alla fede», la Chiesa ha smascherato il falso dualismo tra impegno per Dio e impegno per gli uomini e additato un modello di pastore che, per amore del primo, porta agli altri la salvezza uscendo dal recinto del tempio e di un ritualismo autoreferenziale, immergendosi nella concretezza di una data storia e di una data società. Come ha fatto don Pino Puglisi, attiran­dosi l’implacabile ostilità di tutti coloro che, odiando Dio, odiano anche l’uomo.

     Don Pino prete vero

In una nota don Luigi Ciotti, presidente di Libera commenta la notizia della beatificazione di Padre Puglisi. 
"Mori' per strada, dove viveva, dove incontrava i "piccoli", gli adulti, gli anziani, quanti avevano bisogno di aiuto e quanti, con la propria condotta, si rendevano responsabili di illegalità, soprusi e violenze. Probabilmente per questo lo hanno ucciso: perché un modo cosi' radicale di abitare la strada e di esercitare il ministero del parroco e' scomodo. Lo hanno ucciso nell'illusione di spegnere una presenza fatta di ascolto, di denuncia, di condivisione. Quel modello di prete che la mafia voleva cacciare in Sagrestia viene oggi ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa come massima fedeltà al Vangelo. La speranza che suscita oggi padre Puglisi è il dare dignità a tutti coloro che costruiscono nella chiesa catechesi e evangelizzazione a partire dalla strada , dai poveri , dagli ultimi." 

     BEATIFICAZIONE PADRE PUGLISI

Puglisi: così parlò il suo killer
La vita di un giovane mafioso cresciuto nel quartiere dominato da Cosa nostra, i rapporti coi boss, il delitto, il pentimento. 
La sconvolgente testimonianza.

     «Gli sparai, lui sorrise»
     Don Treppì e il suo assassino

Guarda anche i nostri precedenti post:
     Convegno “Martiri per la giustizia, martiri per il Sud: Livatino, Puglisi, Diana, uccisi non per errore” - Napoli 11/12 Aprile
     XVIII anniversario del martirio di 3P ucciso dalla mafia
     "A TESTA ALTA Don Giuseppe Puglisi: storia di un eroe solitario" di Bianca Stancanelli


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SARA' BEATO DON PINO PUGLISI, VITTIMA MAFIA

  PAPA: SARA' BEATO DON PINO PUGLISI, VITTIMA MAFIA

"Alla Luce del Sole" un film di Roberto Faenza, sulla mafia e i bambini, in ricordo di Padre Puglisi

  Alla luce del sole  (video)

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... Lo hanno ucciso in “strada”. Dove viveva, dove incontrava i “piccoli”, gli adulti, gli anziani, quanti avevano bisogno di aiuto e quanti, con la propria condotta, si rendevano responsabili di illegalità, soprusi e violenze. Probabilmente per questo lo  hanno ucciso: perché un modo così radicale di abitare la “strada” e di esercitare il ministero del parroco è scomodo. Lo hanno ucciso nell'illusione di spegnere una presenza fatta di ascolto, di denuncia, di condivisione.
Ricordare quel momento significa non soltanto “celebrare”, ma prima di tutto alzare lo sguardo, far nostro l'impegno di don Giuseppe, raccogliere quell'eredità con la stessa determinazione, con identica passione e uguale umiltà.
Cosa ci ha consegnato don Giuseppe? Innanzitutto il suo modo di intendere e di vivere la parrocchia, di essere parroco...

  Luca RolandiLa parabola di don Pino (pdf)

... Capofila di una santità nuova, è il primo a dare forma a una testimonianza della quale bisogna cogliere la peculiarità evangelica finora solo vagamente intuita. È un santo outsider...

  Nino FasulloPadre Puglisi, martire. Solo di mafia


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"Il nostro amore speciale": il ricordo di Chiara Corbella nelle parole del marito Enrico Petrillo


“Vado in cielo ad occuparmi di Maria e Davide, e tu rimani con il papà. Io da lì prego per voi”. E’ questa una frase che Chiara Corbella, una giovane ragazza romana di 28 anni, ha scritto al figlio Francesco prima di morire, una settimana fa, per un tumore scoperto al quinto mese di gravidanza. Una maternità affrontata con forza dopo la scelta di rimandare le cure alla nascita del bambino. Era la terza gravidanza di Chiara: Maria e Davide erano scomparsi poco dopo il parto. Entrambi erano nati con gravi malformazioni. “I nostri cuori innamorati sulla Croce”: così ha detto Enrico Petrillo, il marito di Chiara che al microfono di Benedetta Capelli ha voluto dare la sua testimonianza: (per ascoltare l'audio clicca qui)

R. – Vivere con mia moglie, con Chiara, sia nel fidanzamento sia da sposati, è stato bellissimo. Abbiamo avuto una vita veramente piena. Io non so bene come definirla… Anche attraverso le vite dei nostri figli abbiamo scoperto che la vita, trenta minuti o cent’anni, non c’è molta differenza. Ed è stato sempre meraviglioso scoprire questo amore più grande ogni volta che affrontavamo un problema, un dramma. In realtà, noi nella fede vedevamo che dietro a questo si nascondeva una grazia più grande del Signore. E quindi, ci innamoravamo ogni volta di più di noi e di Gesù. Questo amore non ci aveva mai deluso e quindi, ogni volta, non perdevamo tempo, anche se tutti intorno a noi ci dicevano: "Aspettate, non abbiate fretta di fare un altro figlio”. Invece noi dicevamo: “Ma perché dobbiamo aspettare?”. Quindi, abbiamo vissuto questo amore più forte della morte. La grazia che ci ha dato il Signore è stata di non aver messo paletti, barriere alla sua grazia. Abbiamo detto questo “sì”, ci siamo aggrappati a lui con tutte le nostre forze, anche perché quello che ci chiedeva era sicuramente più grande di noi. E allora, avendo questa consapevolezza sapevamo che da soli non avremmo potuto farcela, ma con Lui sì... 

     "Il nostro amore speciale": il ricordo di Chiara Corbella nelle parole del marito Enrico

Da oggi è attivo anche il link "ufficiale" www.chiaracorbella.it

Vedi i nostri precedenti post:
     Una storia di ordinaria santità: il coraggio di Chiara Corbella che rinvia le cure e muore per far nascere il suo bimbo!
     Una storia di ordinaria santità - Chiara Corbella ed Enrico Petrillo ci mostrano che anche oggi il Vangelo può essere vissuto.
     Una storia di ordinaria santità - Chiara Corbella, la regola delle 3P e le testimonianze in rete




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  Il discepolo...
  Disprezzare un singolo...
  Il Signore ci avverte...
  Credere è scoprire...


  Solennità dei santi apostoli...
  Santi Pietro e Paolo (video)



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  La Bibbia in un frammento

"Vi sono eunuchi nati così
dal grembo materno,
ve ne sono altri resi così
dagli uomini, ve ne sono
altri che si sono resi così
per il Regno dei cieli
".


(Matteo 19,12)

  Gianfranco Ravasi: Eunuchi per il Regno



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UOMINI E PROFETI

Leggere la Bibbia


Il discorso sulla montagna. Beati i poveri?
(Matteo 5) 
con Paolo Ricca

La povertà, quando non sia condizione scelta, voluta, è spesso accompagnata da povertà morale, da rancore sociale. Che cosa intende Gesù quando indica i “poveri” (Luca 6,20) o i “poveri in spirito” (Matteo 5,3) nel suo lungo discorso tenuto in cima a un monte? Le Beatitudini iniziano con una provocazione, ma tutto il discorso di Gesù, costellato di parabole, di esempi, di narrazioni, è in realtà provocatorio e innovatore e invita a un capovolgimento del modo di pensare corrente. 
Nel capitolo 5 del Vangelo di Matteo si precisa anche il rapporto di Gesù alla Legge: un invito a reinterpretare i comandamenti, non per abolirli, ma per comprenderne il volto esigente e radicale.  Il problema è capire che cosa ne è stato, nella storia della cristianità, di questa radicalità dell’annuncio e come sia possibile risolvere apparenti antinomie, come quella di “amare i propri nemici”.
Lo chiediamo al teologo valdese Paolo Ricca, che da molti anni accompagna il lavoro di Uomini e Profeti.



  Ascolta

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Fedi e Mondo


Uomini, asini, dèi. Linguaggi a confronto
con Paolo De Benedetti e Ermanno Cavazzoni
sabato 23 giugno 2012



A partire da che cosa può svilupparsi un dialogo tra un teologo e biblista che da sempre indaga il senso delle Scritture come Paolo De Benedetti e uno scrittore estroso e fantasioso come Ermanno Cavazzoni, che definisce i suoi scritti “sfoghi di maniacalità”? L’avventura non è così impervia come può sembrare. Il primo terreno comune può essere quello degli animali: per Paolo De Benedetti l’animale incarna la debolezza creaturale, e perciò ha un senso sviluppare una “teologia della creazione”; per Cavazzoni l’animale dà corpo al misterioso, all’inconoscibile, e in quanto tale merita rispetto e discrezione. Ma partendo di qui il discorso si può sviluppare per molti sentieri, non ultimo quello della paradossalità del linguaggio sapienziale in De Benedetti e del ribollire fantastico in letteratura per Cavazzoni. 
“I libri sono piccole piramidi di Cheope.” (Cavazzoni). 
“Ricordarsi di Dio nel quotidiano, nelle cose modeste e umili, ha un’importanza unica, poiché, in un certo senso, significa aiutare Dio a stare accanto a noi” (De Benedetti).

  Ascolta

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CHIESA E SOCIETA' /

 interventi ed opinioni



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Padre Bartolomeo Sorge: come uscire dalla crisi


Più fonda la notte più brillano le stelle!
Il cristiano è chiamato a portare la luce nelle tenebre, voi siete la luce del mondo dice il Signore.

Padre Sorge: come uscire dalla crisi

Video  dell'incontro tenuto il 10-06-2012 con padre Bartolomeo Sorge su "Come uscire dalla crisi", tenutosi a Calco (LC). Padre Sorge ha presentato la sua visione della crisi globale che stiamo vivendo, sia a livello economico che politico.
 I tempi bui sono tempi da cristiani!
Il cristiano è chiamato a portare la luce nelle tenebre, voi siete la luce del mondo dice il Signore.
....Più fonda la notte tanto più brillano le stelle. Non siamo noi le stelle luminose ma portiamo la luce di Cristo con la fede, nonostante i nostri peccati,  ... tempi difficili tempi dei cristiani, non ci possiamo chiudere in sacrestia a cantare inni e respirare incenso, dobbiamo andare fuori,  per le stade , nel mondo, laddove l'uomo costruisce la città, dove l'uomo soffre ..., nei centri della vita..., é tempo di stelle che brillino proprio perchè il buio é fondo!

   video (7 parti)


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"Il Concilio dei poveri" di mons. Luigi Bettazzi


Il Concilio dei poveri La Chiesa dei poveri: il Concilio Vaticano II e l’attenzione agli ultimi della storia. di Luigi Bettazzi *Vescovo emerito di Ivrea e presidente del Centro Studi Economico-Sociali per la Pace

Uno degli argomenti che venivano sollecitati da tutti i vescovi partecipanti al Concilio Vaticano II (i “Padri conciliari”) era quello de “la Chiesa dei poveri”. Non era un tema proposto ufficialmente, anche se papa Giovani XXIII aveva in antecedenza puntualizzato che “il mistero di Cristo nella Chiesa è sempre, ma soprattutto oggi, il mistero del Cristo nei poveri, poiché la Chiesa è sì Chiesa di tutti, ma soprattutto Chiesa dei poveri”. 
È vero che, nella storia, la Chiesa è sempre stata “per i poveri”, quasi che i poveri fossero i beneficiari esterni di una Chiesa che non è loro. E, invece, si indicava ora che i poveri devono sentirsi non “oggetto” della carità della Chiesa, ma “soggetto” della Chiesa stessa, parte attiva nella costituzione della mentalità e dell’operatività. E questo anche sul piano ecclesiale, dato che l’organizzazione della Chiesa universale, sia sul piano dell’elaborazione delle dottrine come sul piano delle strutture operative, appariva tutta in mano all’Europa, con l’annessione del Nord America, riducendo gli altri territori – il cosiddetto Terzo Mondo – a beneficiari della Chiesa del Primo Mondo. 

   "Il Concilio dei poveri" di mons. Luigi Bettazzi


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Roberta De Monticelli: "La questione morale" e "La questione civile"


In un Paese in cui diventano eroi le persone normali, come il comandante De Falco e il calciatore Farina, semplicemente perché fanno il loro dovere di cittadini; in un Paese in cui lo stare sul confine con l’illegalità è accettato come sintomo di astuzia e addirittura politicamente tollerato come un evento ineluttabile, dove la corruzione dilaga all'insegna del “così fan tutti”, nessuno può esimersi dall’interrogarsi, meno di tutti chi si occupa di filosofia morale. Occorre scendere dalla torre d’avorio, vera o presunta, dell’accademia, per affrontare pubblicamente la questione morale e la questione civile. Probabilmente non per caso a due saggi divulgativi proprio su questi temi si è dedicata di recente Roberta De Monticelli, docente di Filosofia della persona all'università San Raffaele. 
Pochi mesi fa ha pubblicato La questione morale, ora La questione civile. Ha avvertito l’esigenza di riaffermare la funzione sociale della filosofia? 

   De Monticelli: il dovere di parlare

Chi assegna il primato alla morale può stare sicuro oggi in Italia di ricevere l' antipatica etichetta di «moralista», sinonimo nel linguaggio comune di persona noiosa e pedante, incapace di fare i conti con la vita concreta. Contro questo cinismo che conosce solo la logica del potere, De Monticelli scrive pagine di vera passione intellettuale attaccando il potere politico («l' interesse affaristico che si fa partito e prostituisce il nome di libertà»), mediatico («facce patibolari»), ecclesiastico («nichilismo morale»), intellettuale («disprezzo ardente per tutto ciò cheè comune»).

   LA CENTRALITÀ DELLA QUESTIONE MORALE di Vito Mancuso

   la recensione di Marcello Veneziani al libro "La questione morale" di Roberta De Monticelli: "Se chi vota centrodestra è trattato da criminale" e la replica di Roberta De Monticelli "L’equivoco dei nostri giorni"

Si può dissentire radicalmente sulle premesse e consentire pienamente sulle conclusioni? È la domanda che ci si pone al termine della lettura dell'ultimo, profondo, appassionato, angosciato ma non rassegnato libro di Roberta De Monticelli, La questione civile - Sul buon uso dell'indignazione (Raffaello Cortina Editore). 
Il tema è la giustizia, massima virtù sociale; lo scopo è il risveglio alla giustizia attraverso "esercizi di disgusto". L'impianto è filosofico. Il discorso si svolge da Platone e Aristotele, indugia su quello che sembra il preferito, Immanuel Kant, per arrivare a Simone Weil e a Bobbio. Ma, la riflessione spazia: antropologia, psicologia, teologia, giurisprudenza, letteratura. Tutto può essere messo a frutto e fatto reagire, al di sopra delle divisioni disciplinari. 

   La Borsa valori. Perché gli ideali non sono assoluti ma figli di un'epoca di Gustavo Zagrebelsky


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LETTERE AL CARDINAL MARTINI - Il commiato ai lettori



Desidero iniziare quest' ultima pagina della rubrica, affidatami ormai qualche anno fa, ringraziando tutti coloro che mi hanno scritto in questi anni. Ho ricevuto migliaia di lettere di affetto, di gratitudine, di stimolo, di critica. Chiedo perdono a quelli a cui non sono riuscito a rispondere e a quelli che pur avendo ricevuto un cenno di riscontro lo hanno ritenuto poco o per nulla esaustivo...
Ora viene il tempo in cui l' età e la malattia mi danno un chiaro segnale che è il momento di ritirarsi maggiormente dalle cose della terra per prepararsi al prossimo avvento del Regno. Assicuro della mia preghiera per tutte le domande rimaste inevase. Possa essere Gesù a rispondere ai quesiti più profondi del cuore di ciascuno...

   I miei tre anni (felici) da giornalista del Corriere Un abbraccio ai lettori, dialogherò con il cuore

Con l’umile eleganza che da sempre lo caratterizza il cardinale Carlo Maria Martini ha salutato, dalle colonne del Corriere della Sera, quanti lo hanno seguito e “interrogato” attraverso la rubrica di lettere tenuta per tre anni sul quotidiano di via Solferino. 

   Il saluto del card. Martini: Chiedo perdono per le mancate risposte


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"La paura e la speranza: pensieri e percorsi per l'uomo d'oggi" di Mons. Bregantini


La paura e la speranza: pensieri e percorsi per l'uomo d'oggi di Mons. Giancarlo Maria Bregantini

Lectio Magistralis del vescovo di Campobasso-Bojano Mons. Bregantini, intervistato dal giornalista di Avvenire Paolo Lambruschi, tenuta a Vincenza il 24.05.2012 in occasione del Festival Biblico

Dio é più forte delle nostre paure.
 ...
Ai preti della mia Diocesi affido tre parole:
PROPORRE e non imporre,
CONVINCERE e non vincere,
ANALIZZARE e non giudicare.
... 
La paura dell'immigrato.
Deve crescere nelle nostre comunità la capacità culturale di apprezzare e valorizzare le diversità anche di lingue e di colore,di non avere respingimenti non solo quelli fisici ma anche quelli spirituali, culturali e di avere questa capacità di intrecciare le varie realtà. ....
In fondo siamo come i colori dell'arcobaleno uno ha bisogno dell'altro.
Siamo interconnessi con l'altro.Insieme cresciamo ...
La paura la vinci veramente quando non solo sai dare ma soprattutto quando riesci ad accogliere. ...
... non basta l'accoglienza degli immigrati dobbiamo passare all'integrazione ...

   video


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L’Italia è sempre più povera - “Chiesa di tutti, particolarmente dei poveri”



L’abbiamo scritto tante volte, nel corso di questi anni. L’Italia è sempre più povera. Ma stavolta i dati fanno davvero impressione. Siamo costretti a risparmiare sempre di più perfino sugli alimenti, come nel Dopoguerra. Ce lo dice l’Ufficio studi di Confcommercio, commentando i dati Istat delle vendite al dettaglio.

   Consumi, stiamo precipitando

Sono molto preoccupanti i dati di oggi, diffusi dalle agenzie e dai siti dei giornali più attenti alle famiglie (a cominciare dal sito di Famiglia Cristiana, sempre più spesso prezioso sensore dei malesseri delle famiglie italiane). I consumi pro-capite crollano del 3%, e quelli alimentari rischiano nel 2012 un -6 per cento. Certo, alle famiglie non servono i dati di Confcommercio. Ogni famiglia sa sulla propria pelle che oggi è sempre più difficile arrivare alla fine del mese. 
Ma perché non lo sa il Governo? Perché le misure già adottate e quelle previste nei prossimi giorni non fanno i conti con la grave e progressiva perdita di potere di acquisto delle famiglie? 

   Famiglie, che aspetta il Governo?

Le povertà sociali si estendono sempre più. E la Chiesa mette in campo migliaia di azioni e opere sempre più incisive. Oltre 420 mila persone impegnate a fare del bene

   Povertà, 14 mila volte Chiesa

Tredici gruppi di studio, nel pomeriggio di ieri, hanno arricchito con proposte e testimonianze gli Stati Generali degli Amici dei poveri, convocati dalla Comunità di Sant’Egidio a Napoli sotto il titolo di “Chiesa di tutti, particolarmente dei poveri”. Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio, le ha riassunte nelle sue conclusioni.
Nel lavoro dei 13 gruppi di studio, sono state affrontati diversi aspetti della povertà, e sono state ascoltate molteplici testimonianze. Ma da questo confronto sono anche emerse alcune proposte concrete...

   Si è conlcuso il Convegno "Chiesa di Tutti e particolarmente dei Poveri"

In Italia oltre 3 milioni di persone vivono in una condizione di povertà assoluta - ovvero non riescono ad accedere ai beni e servizi essenziali - e altri 8 milioni sono in una condizione di povertà relativa. E, forse anche per colpa della crisi, si registra un calo della tensione solidaristica. La società è più dura con tutti, soprattutto verso i più deboli. È lo spaccato che emerge dalla prima sessione dei lavori degli "Stati generali degli amici dei poveri", che si tiene - oggi e domani - a Napoli.
Un confronto a tutto campo sul tema "Chiesa di tutti e particolarmente dei poveri", a 50 anni dal Concilio Vaticano II, tra i rappresentanti di 160 movimenti e associazioni di volontariato che operano in Italia promosso dall’arcidiocesi di Napoli, dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Comunità "Giovanni XXIII". 

   Sant'Egidio: undici milioni di poveri "La società troppo dura con i deboli"

Agli "Stati Generali" del volontariato cattolico colloquio con il cardinale arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe

   "La Chiesa abbandoni i privilegi e si dedichi ai poveri"

   il servizio del TG1: Gli amici dei poveri


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Il fenomeno dell'antipolitica attira crescente attenzione e non per un abbaglio collettivo. Esso infatti ha dimensioni ben superiori a quelle registrate dai risultati delle recenti amministrative o dagli stessi sondaggi degli ultimi giorni; rende costantemente inadeguate le reazioni di sdegno «morale» delle quali è oggetto; non è concentrato nel «grillismo» et similia, esso dilaga non solo in periferia, ma anche nel cuore del sistema, come dimostrano alcune signorili insofferenze per la politica da parte dell'attuale governo tecnico. Per tutte queste ragioni l'antipolitica va capita nel suo insieme. Può anche essere contrastata, ma può esserlo solo dopo averne comprese le ragioni. Non è, come qualcuno pensa, un fenomeno irrazionale; irrazionale è pensare che lo sia e comportarsi come se lo fosse.

  Giuseppe De Rita e Luca DiotalleviCome sconfiggere l'antipolitica Una sola soluzione: il bene comune

L'Italia, unico paese in Europa, ha visto il succedersi di un governo cosiddetto tecnico a un governo forte di una maggioranza eletta. Casi di governo tecnico si erano già avuti in passato, ma quello presieduto da Mario Monti è il primo e l'unico che si compone di ministri che non appartengono a nessun partito. La maggioranza parlamentare di cui si avvale questo governo è fondata quindi su ragioni non di partito o di coalizione. Se tutti i ministri del governo Monti sono tecnici è perchè la politica di questo governo si fonda su ragioni non partitiche, ma d'emergenza - ragioni che hanno direttamente a che fare con la salus rei publicae. 

  Nadia UrbinatiL'ideologia della politica tecnica




 BENEDETTO XVI
 





 
    Angelus/Regina Cæli - 24 giugno 2012

      Udienza - 27 giugno 2012

      Omelia - 29 giugno 2012: Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo - Santa Messa e imposizione del Pallio ai nuovi Metropoliti

    DiscorsoAlla delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli (28 giugno 2012)

    Visita Pastorale nelle zone terremotate dell'Emilia-Romagna (26 giugno 2012)



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Visita di Benedetto XVI a Rovereto di Novi, dove ha idealmente abbracciato tutti gli emiliani colpiti dal terremoto. Ha assicurato che la Chiesa garantirà vicinanza e aiuti concreti.

  Simmonetta PagnottiIl Papa in Emila: non vi abbandonerò

​«La Chiesa non è una comunità di perfetti, ma di peccatori che si debbono riconoscere bisognosi dell’amore di Dio»

  Andrea TornielliSe il Papa parla delle debolezze del papato

Benedetto XVI consegna il "pallio", simbolo della potestà su una provincia ecclesiastica, anche a tre arcivescovi italiani. L'invito a guardare a Pietro e Paolo per una piena comunione.

  Saverio GaetaIl Papa e il "pallio" della fraternità



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