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N.
B. La Lectio è temporaneamente sospesa
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Quei volti interrogano tutti noi
di Enzo Bianchi
Abbiamo
bisogno di vederli transitare a centinaia dalle nostre stazioni
ferroviarie per interrogarci su cosa significhi la parola profugo.
Ormai
ci siamo tragicamente assuefatti alle immagini degli sbarchi a
Lampedusa, ci nascondiamo dietro il termine disumano di «clandestino»,
ci sentiamo più infastiditi che angosciati dalle immagini che
rimbalzano dall’Iraq o dalla Siria.
Immagini
lontane che, se si fanno troppo vicine, possiamo sempre oscurare,
cancellare passando a qualche video più rilassante, magari a una
partita del mondiale di calcio. Poi, all’improvviso, in una stazione
qualunque, su un vagone come tanti, in mezzo a pendolari e vacanzieri
ecco apparire dei volti, ecco uomini, donne e bambini in carne ed ossa,
persone disperate abitate da un’ultima speranza. Sono lì, in mezzo a
noi, non ne capiamo la lingua, non sappiamo se sono musulmani o
cristiani, non capiamo come abbiano fatto ad arrivare, da dove vengano,
dove vogliano andare.
Sono
lì loro e siamo lì noi: il fastidio che avvertivamo vedendoli come
massa in lontananza, come fiumana in televisione, diventa sgomento,
indignazione, senso di impotenza, compassione.
Quegli
occhi in cui è racchiuso l’ultimo lembo del loro mondo ormai crollato,
quei volti su cui si intrecciano la paura e la dignità ferita, quei
bambini che hanno smarrito l’infanzia prima ancora di averla
assaporata, quelle donne che sopravvivono aggrappate al loro essere
madri, pronte a tutto per salvare i loro figli... Ecco, questo sono i
profughi: non un’emergenza sociale, non un problema politico, non uno
strumento di propaganda, non un’eccedenza di mercato, non un effetto
collaterale di una strategia sbagliata. Ma un grido, un appello, un
richiamo a tornare alla dignità del comune appartenere all’umanità.
Certo, possiamo e dobbiamo interrogarci su cosa li spinge a fuggire
dalla loro terra (anche se alcuni di loro non hanno mai conosciuto una
terra di cui poter dire «mia»), sulle responsabilità dirette e
indirette di tale scempio; possiamo e dobbiamo chiederci come agire a
monte, per impedire la tragedia prima che si consumi, possiamo
autoassolverci e accusare gli altri, tutti gli altri... Ma intanto quei
volti sono lì e ci interrogano. Che ne è della tua qualità umana? Che
ne è della tua fede cristiana, della tua etica laica, della tua
filosofia di vita? Cosa ne abbiamo fatto di parole come umanità,
solidarietà, fratellanza, compassione? In una parola: «Uomo, dove sei?».
Davanti
non alla categoria astratta del «profugo», non all’idea generica del
«clandestino» bensì davanti a un bambino, a una donna, a un uomo
affranto perché non riesce a proteggere quelle due creature più deboli
siamo capaci di ripetere il gesto di fastidio con cui tante volte
abbiamo scacciato come mosche quelle immagini lontane che arrivavano a
disturbare la nostra tranquillità? Allora, dietro ai volti dei profughi
siriani, in mezzo ai binari di una stazione, ci appaiono anche i
cristiani dell’Iraq in cammino verso un luogo di riparo che non esiste,
le vittime di guerre cui non sanno e non sappiamo nemmeno dare un nome,
i rifugiati che cercano scampo dall’avidità e dalla violenza di chi ha
per unico Dio il proprio potere e la propria ricchezza. Quei volti ci
obbligano a ricordare eventi frettolosamente rimossi dalla nostra
memoria: le nostre «guerre umanitarie», la nostra democrazia da
esportazione, il primato da noi accordato all’approvvigionamento
energetico hanno causato solo negli ultimi giorni mezzo milione di
profughi dall’Iraq, la fuga di intere comunità cristiane presenti in
quei luoghi da quindici secoli, lo sgretolamento di una testimonianza
di convivenza possibile.
Ancora
ieri papa Francesco si è scagliato contro «una cultura dello scarto»,
contro «un sistema economico che non regge più e che per sopravvivere
deve fare la guerra, come sempre hanno fatto i grandi imperi. Visto che
non si può fare la terza guerra mondiale, si fanno guerre regionali.
Cosa significa questo?
...
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Giornata mondiale del rifugiato
20 giugno 2014
“Una storia dietro ogni numero”
'Ogni storia merita di essere ascoltata' (testimonial Giorgia)
video
Il 20 giugno si celebra la
Giornata Mondiale del Rifugiato, appuntamento annuale voluto
dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che da oltre dieci anni ha
come obiettivo la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla
condizione, spesso sconosciuta ai più, di questa particolare categoria
di migranti.
Con la Giornata Mondiale del
Rifugiato l’UNHCR vuole invitare il pubblico ad una riflessione sui
milioni di rifugiati e richiedenti asilo che, costretti a fuggire da
guerre e violenze, lasciano i propri affetti, la propria casa e tutto
ciò che un tempo era parte della loro vita. E soprattutto non
dimenticare mai che dietro ognuno di loro c’è una storia che merita di
essere ascoltata, storie di sofferenze, di umiliazioni ma anche storie
di chi vuole ricominciare a ricostruire il proprio futuro.
Visita il sito http://www.unhcr.it/
Nessuno di voi,
probabilmente, sa che cosa significhi essere un rifugiato. Meglio così.
Chi vorrebbe sapere cosa significa dover lasciare casa propria una
notte, senza prendere nulla, per aver parlato con la persona sbagliata?
E non tornare più indietro. Non avere un numero di telefono su cui
chiamare tuo figlio. Chi vorrebbe sapere quanto può far male una goccia
d’acqua, che cade continuamente sulla tua schiena, per ore, giorni,
mentre tu vieni tenuto sveglio con musiche assordanti, ripetute per
uccidere il tuo desiderio di cambiare? O ancora cosa significa perdere
tuo padre per una bomba lanciata a caso, lasciare tua sorella
agonizzante nel mezzo di un deserto, perdere la salute in una prigione
lontana da tutti, maledire l’acqua dopo un viaggio alla deriva nel
mare? E il tutto in una sola vita, in pochi anni sparsi nel mezzo della
giovinezza, di quando noi celebriamo le estati, passiamo i pomeriggi a
studiare, a sognare di diventare grandi, di viaggiare.
Nessuno di noi vuole saperlo
veramente, perché saperlo significa provare a sentirlo. Preferiamo
difenderci dietro lo schermo della compassione, dietro alla paura o,
perché no, dietro all’ammirazione. Emozioni e sentimenti che
allontanano. Che, soprattutto, non cambiano le cose. O meglio che
possono farlo solo mettendo in moto altro: creatività, determinazione,
responsabilità. Per questo oggi dobbiamo parlare in modo diverso di
rifugiati, di migrazioni in generale.
Lo faremo in tre modi.
In primo luogo raccontando la creatività...
La seconda arma è quella della determinazione...
La terza parola, forse la più importante, è responsabilità...
Rifugiati: non sono altro da noi
20 GIUGNO Giornata mondiale del rifugiato: appello dalle Caritas del Mediterraneo
PROTEGGIAMO IL NOSTRO FUTURO
Superare improvvisazione per un Sistema asilo nazionale di accoglienza e protezione (pdf) “Il
mondo sta già affrontando tre crisi di proporzioni devastanti che hanno
trasformato milioni di studenti, agricoltori e commercianti in
rifugiati”, ha dichiarato il Direttore Esecutivo del WFP, Ertharin
Cousin, il giorno dopo la sua visita al campo rifugiati di Zaatari in
Giordania. “Con la ripresa delle violenze in Iraq, il mondo deve
ricordare che conflitti come quelli in Iraq, Siria, Sud Sudan e
Repubblica Centrafricana non solo distruggono la vita di coloro che
fuggono, ma gravano anche sulle risorse, spesso limitate, delle
comunità che li accolgono. La Giornata del Rifugiato ci offre un’altra
occasione per ricordare al mondo queste sfide”...
Quest’anno la Giornata Mondiale del Rifugiato segnata da nuove crisi umanitarie Vedi anche il nostro precedente post:
“Migranti
e rifugiati: verso un mondo migliore” - MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
FRANCESCO PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 2014 -
Testo e Conferenza Stampa di presentazione
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... Per sensibilizzare l’opinione
pubblica sulle sofferenze degli esuli e sostenere gli sforzi delle
organizzazioni impegnate, il 20 giugno 2001 si è quindi tenuta la prima
Giornata Mondiale del Rifugiato. Una giornata memorabile, le cui
celebrazioni sono state ispirate al tema del “rispetto”, rispetto per
gli stessi rifugiati e per i diritti contemplati nella convenzione del
1951, contenente i principi fondamentali sulla protezione dei rifugiati
e i diritti dei popoli costretti a esodi forzati di massa...
Martina Brusini: Giornata Mondiale Rifugiato 2014: perché una singola famiglia lacerata della guerra è già di troppo
Un esercito silenzioso, in fuga dall'orrore della guerra e dallo spettro della povertà...
AVVENIRE: 45 milioni nel mondo, 65mila in Italia
"Scusaci, Papa, per essere
entrati nella Basilica a rifugiarci e grazie per l'ospitalità".
Quindici giorni dopo, sono ancora lì, nella chiesa di Santa Maria
Maggiore. Le 50 famiglie sgomberate da un palazzo di Torre Spaccata che
dal 4 giugno vivono e dormono dentro una delle quattro basiliche
papali, ieri hanno preso carta e penna per scrivere al Pontefice
Mauro Favale: "Francesco, scusa per il disturbo", gli occupanti scrivono al Papa
"Aprite i conventi vuoti di
Roma per accogliere i rifugiati". A dieci mesi di distanza e dopo una
lettera del Vicariato, l'appello di papa Francesco è caduto quasi nel
vuoto e come riporta l'Ansa solo due strutture hanno aderito, mettendo
a disposizione, complessivamente, sette posti letto.
REPUBBLICA: Il Papa: "Aprite i conventi ai rifugiati", ma spuntano solo 7 posti letto
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Nelle
notizie di cronaca nera che imperversano in questi giorni, apprendiamo
di uomini sposati con figli che uccidono, senza fermarsi neanche
davanti ai bambini. Inutile soffermarsi su particolari truculenti che
alimentano solo curiosità morbose o elucubrare su persone e vicende che
in realtà non conosciamo.
Vale
la pena, però, di fare una riflessione generale su alcuni elementi
d'insieme. Noi tendiamo a giudicare le persone in base alla loro
nazionalità, al loro orientamento sessuale, alla loro appartenenza
etnica o religiosa. Infatti, davanti a delitti del genere si tende
subito a pensare allo straniero. Questi casi smentiscono operazioni
mentali del genere. Parliamo di uomini italiani, che hanno costituito
le cosiddette "famiglie naturali fondate sul matrimonio e la
procreazione".
L'ipocrisia della mentalità corrente guarda l'esteriorità delle persone, mentre la sapienza biblica invita a guardare il cuore:
"Figlio
dell'uomo, questi uomini hanno posto i loro idoli nel proprio cuore e
approfittano di ogni occasione per peccare" (Ezechiele 14,3).
Che cosa sono questi idoli nel cuore? ...
Quando i maschi uccidono di Christian Albini
L’hanno
preso. E sbattuto immediatamente in prima pagina. Si sa, è il destino
dei “mostri” a loro volta travolti dalla macchina mostruosa dei media.
Parliamo del presunto assassino di Yara Gambirasio. Un uomo, che per
quanto possa essere ritenuto colpevole di un delitto atroce, mostruoso,
forse, ha diritto di essere trattato con la dignità e il rispetto che
si deve a ogni persona. Magari non se lo merita - si può pensare -, ma
ne ha diritto...
La
vicenda di Yara, peraltro, ha insegnato a tutti - grazie anche alla
testimonianza straordinaria di una famiglia e di un paese intero -
proprio che la ricerca di giustizia non si confonde con la vendetta.
Che il dolore straziante non acceca l’umanità, non fa dimenticare il
vincolo che lega la comunità, non porta necessariamente all’homo homini
lupus. E allora non può bastare l’ansia dello scoop per dimenticarsi di
questo. La frenesia di arrivare primi sulla notizia, con tutto e di
più, non può far dimenticare che ci sono persone, famiglie, bambini,
travolti da una nuova tragedia e da un nuovo dolore. Immenso...
Ricerca di giustizia non voglia di vendetta
«Questa
è una famiglia felice, il mostro non può vivere qui». Sulle prime il
sindaco di Motta Visconti, Primo De Giuli, ha tentato di esorcizzare
così l’orrore di un triplice, inspiegabile omicidio. Man mano che il
tempo passava, però, la “speranza” che gli autori della mattanza
fossero stati dei rapinatori balordi, magari arrivati da fuori, si è
andata affievolendosi inesorabilmente. Nella tragedia, sarebbe stato
quasi un mezzo sollievo. È vero, Carlo Lissi e Maria Cristina Omes
erano una coppia felice. Una famiglia con due figli: Gabriele, 5 anni e
Giulia, 20 mesi...
Tutte
le famiglie felici si somigliano fra loro, scriveva Tolstoj. Perché
felicità, a volte, fa rima con normalità. Ed è nella più pura,
disarmante normalità che è maturato questo delitto. A cominciare dalle
ultime parole farfugliate da Maria Cristina: «Carlo, Carlo perché mi
fai questo?»...
MOTTA VISCONTI, MA COM'È POSSIBILE UN ORRORE COSÌ "NORMALE"?
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Don Corinno Scotti, il parroco
di Brembate di Sopra, è l’unico a sentire al telefono Fulvio e Maura.
Gli hanno detto al telefono: «Don, prega per chi ha ucciso nostra
figlia, prega anche per lui». Un esempio di testimonianza che quasi fa
commuovere il parroco mentre si raccoglie in chiesa a pregare.
Antonio Sanfrancesco: YARA, I GENITORI: «ORA PREGHIAMO ANCHE PER L’ASSASSINO»
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L'esame
di maturità... è un uscio che si apre su di una terra ignota, perché
sancisce la fine del mondo del figlio-studente e l’inizio del tempo
delle scelte che faranno il nostro destino.
Nell’esame di maturità si conclude allora un primo tempo della
formazione: la certezza della terra dell’infanzia finisce e inizia
l’instabilità avventurosa del mare.
(“L’incubo della maturità l’esame che non finisce mai”, di Massimo Recalcati)
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DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO
HOREB n. 67 - 1/2014
DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO
HOREB n. 67 - 1/2014
TRACCE DI SPIRITUALITÀ
A CURA DEI CARMELITANI
«Ho
avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato
da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito… » (Mt 25,35-36), così Gesù si rivolge ai giusti, costituendo i piccoli e i poveri come i suoi “vicari” sulla terra.
Il Dio che incontriamo, nell’ascolto della Parola e nelle vicende della vita, in Gesù è un Dio “nudo”, Crocifisso
Risorto, più nudo di tutti i defraudati della nostra storia, e non
nasconde questa nudità d’amore. Egli nella sua nudità sposa l’umanità
nuda.
Se vogliamo restare fedeli a questo Dio, che, nel Figlio Gesù, accoglie e condivide, che è paziente, che vive la paradossale solitudine della croce, dobbiamo, assieme a Lui, restare fedeli alla terra, ad un popolo che Lui ama e dobbiamo restarci nella solitudine e nel silenzio.
La
vita cristiana è fedeltà a queste nozze di Dio con l'umanità, e cresce
nell'inquieta pace di chi lascia che la sua fede si incarni, che il
Verbo si riveli carne della sua carne e sangue del suo sangue e di
quello di tutti coloro che camminano in questa terra, in particolare
degli impoveriti e degli oppressi.
La
vita cristiana è coinvolgimento a condividere la passione d’amore che
Dio ha per l'umanità e la creazione. E questa passione comporta il
condividere lo stile povero di Gesù.
In
quest’ottica, il regno di Dio non tiene i cristiani lontano dalla
realtà storica e dalla terra che li accoglie e li ospita. La logica del
regno non consente di coltivare stili di vita separati, anzi attiva una
nostalgia profonda di recuperare la storia e immergersi in essa. Il
regno è invito ad entrare dentro a questa realtà assecondandone l’opera
dello Spirito in una creazione che geme e soffre (Rm 8,19ss).
Il
regno di Dio, quindi, si costruisce a partire da un’umanità sfigurata,
che ha nomi e lineamenti ben precisi. Oggi, questa umanità sfigurata,
con una parola la potremmo chiamare Sud, se per i Sud del mondo non
indichiamo solamente una posizione geografica – oggi i Sud sono nelle
nostre città, nella porta accanto alla nostra –, quanto piuttosto una
logica, una coordinata storica, è il basso, la profondità, la
periferia, contrariamente a quello che noi reputiamo più importante:
l’alto e il centro.
È questa la prospettiva che orienta le riflessioni della monografia.
...
Editoriale (PDF)
Sommario
(PDF)
E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
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FRATERNITÀ CARMELITANA DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME) - INCONTRI PER L’ESTATE 2014
FRATERNITÀ CARMELITANA
DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME)
INCONTRI PER L’ESTATE 2014
- LECTIO DIVINA 17-22 LUGLIO
IL PROFETA EZECHIELE
con p. Pino Stancari sj
• Per i fuori sede: portare le lenzuola e la Bibbia; prenotarsi per telefono (090.9762800) solo se si è sicuri di venire
***
- SETTIMANA DI SPIRITUALITÀ 4-9 AGOSTO
GESÙ VOLTO UMANO DI DIO
♦ Gesù nel suo ambiente e tra la sua gente (Egidio Palumbo)
♦ Gesù a contatto con una umanità fragile e sofferente (Maurilio Assenza)
♦ Nell’umanità di Gesù il volto di Dio (Alberto Neglia)
♦ I sentimenti di Gesù (M. Aliotta)
♦ Gesù e la donna (Gabriella Del Signore)
♦ Gesù liberatore nella riflessione teologico-spirituale dell’America Latina (Rosario Giuè)
♦ «Cristo è sceso e mi ha presa». L’esperienza di Simon Weil (Giuseppe Schillaci)
♦ Gesù e il potere politico (Gregorio Battaglia)
♦ Momento di contemplazione: Gesù, l’uomo nuovo. Contemplazione dell’icona della Trasfigurazione.
• Per i fuori sede: portare le lenzuola e la Bibbia; prenotarsi per telefono (090.9762800) solo se si è sicuri di venire
***
Quanto
bene ci fa vedere Gesù vicino a tutti! Se parlava con qualcuno,
guardava i suoi occhi con una profonda attenzione piena d’amore: «Gesù
fissò lo sguardo su di lui, lo amò» (Mc 10, 21). Lo vediamo aperto
all’incontro quando si avvicina al cieco lungo la strada (cfr Mc
10,46-52) e quando mangia e beve con i peccatori (cfr Mc 2,16), senza
curarsi che lo trattino da mangione e beone (cfr Mt 11,19). Lo vediamo
disponibile quando lascia che una prostituta unga i suoi piedi (cfr Lc
7,36-50) o quando riceve di notte Nicodemo (cfr Gv 3,1-15). Il donarsi
di Gesù sulla croce non è altro che il culmine di questo stile che ha
contrassegnato tutta la sua esistenza. Affascinati da tale modello,
vogliamo inserirci a fondo nella società, condividiamo la vita con
tutti, ascoltiamo le loro preoccupazioni, collaboriamo materialmente e
spiritualmente nelle loro necessità, ci rallegriamo con coloro che sono
nella gioia, piangiamo con quelli che piangono e ci impegniamo nella
costruzione di un mondo nuovo, gomito a gomito con gli altri. Ma non
come un obbligo, non come un peso che ci esaurisce, ma come una scelta
personale che ci riempie di gioia e ci conferisce identità (Papa
Francesco, Evangelii Gaudium, n. 269).
la locandina degli incontri per l'estate 2014 (pdf)
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Gesù ci ricorda che anche le parole...
La gioia dipende dall'amore...
Voglio veder ridere...
E' l'amore il distintivo...
Una persona che ama gli altri...
Una famiglia in cui ci si ama...
Cari fratelli e sorelle, sto seguendo... Un pensiero speciale va...
A ogni nuovo crimine...
Come il Padre vostro... Il digiuno non germoglia...
La Chiesa siamo tutti...
Uomini e donne dell'invece...
A me piace pensare che un sinonimo di Cristiani...
Fra le braccia di un amore...
Fate che chiunque venga a voi...
Quando le cose si impadroniscono...
... Pensiamo che Gesù è stato un rifugiato...
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Riproponiamo una riflessione di Antonio Savone sul Padre nostro
"Abbà" di don Antonio Savone
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LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO
Visto un albero di fichi con fogliame,
si avvicinò per vedere se vi trovasse qualcosa...
Non era la stagione dei fichi.
Disse: «Nessuno mai più in eterno
mangi i tuoi frutti!»"
(Marco 11,13-14)
Gianfranco Ravasi: Gesù cerca i fichi anche fuori stagione
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IN PRINCIPIO, LA TRINITÀ
di Don Tonino Bello
Una
delle cose più belle e più pratiche messe in luce dalla teologia in
questi ultimi anni è che la SS. Trinità non è solo il mistero
principale della nostra fede, ma è anche il principio architettonico
supremo della nostra morale. Quella trinitaria, cioè, non è solo una
dottrina da contemplare, ma un'etica da vivere. Non solo urta verità
tesa ad alimentare il bisogno di trascendenza, ma una fonte normativa
cui attingere per le nostre scelte quotidiane.
Gesù,
pertanto, ci ha rivelato questo segreto di casa sua non certo per
accontentare le nostre curiosità intellettuali, quanto per coinvolgerci
nella stessa logica di comunione che lega le tre persone divine.
Nel cielo tre persone uguali e distinte vivono così profondamente la comunione, che formano un solo Dio.
Sulla
terra più persone, uguali per dignità e distinte per estrazione, sono
chiamate a vivere così intensamente la solidarietà, da formare un solo
uomo, l'uomo nuovo: Cristo Gesù.
Sicché
l'essenza della nostra vita etica consiste nel tradurre con gesti
feriali la contemplazione festiva del mistero trinitario, scoprendo in
tutti gli esseri umani la dignità della persona, riconoscendo la loro
fondamentale uguaglianza, rispettando i tratti caratteristici della
loro distinzione.
C'è
da aggiungere, poi, che nel cielo le ricchezze proprie di una persona
divina sono così trasferibili dall'una all'altra (c'è, potremmo dire,
un così intenso scambio culturale tra Padre, Figlio e Spirito), che la
teologia per indicare questo fenomeno ha dovuto coniare un'espressione
forse un po' difficile per i non addetti ai lavori, ma estremamente
significativa: la comunicazione degli idiomi.
Ebbene,
l'imperativo etico che ne deriva per coloro che vivono sulla terra è
che se tengono sotto sequestro le proprie risorse spirituali o
materiali senza metterle a disposizione degli altri, non possono
esimersi dall'accusa di appropriazione indebita.
Convivialità delle differenze
Possiamo
concludere, allora, che il genere umano è chiamato a vivere sulla terra
ciò che le tre persone divine vivono nel cielo: la convivialità delle
differenze.
Che significa?
...
video
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RUBRICA Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi
al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo
popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino
Vangelo: Gv 3,16-18
Dio
fin dall'eternità ama il mondo, anche se il mondo lo rifiuta perché non
lo riconosce e non lo accoglie. Egli non è un giudice terribile ma un
Padre che ama e che offre all'uomo la pienezza della vita inviando il
suo Figlio Gesù perché l'uomo impari a vivere la "filialità" nella
conseguente fraternità.
Il
Signore non odia il mondo, non si è ancora stancato dell'uomo, non è
nauseato per i suoi molti peccati anzi, ne è talmente innamorato che ha
consegnato nelle nostre mani il suo Unigenito Figlio affinché in Lui,
nella sua vita condivisa, spezzata, donata fino alla croce solo per
amore, possiamo conoscere "quale è la speranza della sua chiamata, quale la ricchezza della gloria della sua eredità fra i santi" (Ef 1,18).
Solo
in Gesù possiamo fare esperienza dell'infinito amore del Padre per noi,
perché egli ci ama dello stesso amore che il Padre ha per lui (15,9) e ci assicura che il Padre ci ama come lui (17,3)
...
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Fa
il tragitto tra San Giovanni in laterano e Santa Maria maggiore in auto
coperta aspettando l'arrivo della processione del Corpus Domini.
Quest'anno papa Francesco non fa a piedi il lungo tragitto che separa
le due basiliche, «anche in vista dei prossimi impegni, in particolare
il viaggio a Cassano, in Calabria, fra soli due giorni», recita il
comunicato della Sala stampa. Ma non vuole neppure una macchina
scoperta per non deviare l'attenzione dei fedeli dal Santissimo
sacramento portato in processione.
Nel
corso della Messa a San Giovanni, il Papa ricorda il significato
dell'Eucaristia, la manna che ci dà Dio e sottolinea l'importanza di
mantenere la memoria dle nostro passato per non fare come il popolo
d'Israele che, uscito dalla schiavitù d'Egitto, arrivato nella Terra
promessa, stabilito nel benessere rischia di dimenticare le difficoltà
superate grazie all'intervento e alla bontà di Dio.
La
processione del Corpus Domini, spiega papa Francesco, è anche il
ricordo della nostra storia di credenti e della schiavitù nella quale
eravamo...
NON MANGIATE IL CIBO CHE RENDE SCHIAVI
«Il Signore, tuo Dio, … ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi» (Dt 8,2).
Queste parole di Mosè fanno riferimento alla storia
d’Israele, che Dio ha fatto uscire dall’Egitto, dalla condizione di
schiavitù, e per quarant’anni ha guidato nel deserto verso la terra
promessa. Una volta stabilito nella terra, il popolo eletto raggiunge
una certa autonomia, un certo benessere, e corre il rischio di
dimenticare le tristi vicende del passato, superate grazie
all’intervento di Dio e alla sua infinita bontà. Allora le Scritture
esortano a ricordare, a fare memoria di tutto il cammino fatto nel
deserto, nel tempo della carestia e dello sconforto. L’invito di Mosè è
quello di ritornare all’essenziale, all’esperienza della totale
dipendenza da Dio, quando la sopravvivenza era affidata alla sua mano,
perché l’uomo comprendesse che «non vive soltanto di pane, ma … di
quanto esce dalla bocca del Signore» (Dt 8,3).
Oltre
alla fame fisica l’uomo porta in sé un’altra fame, una fame che non può
essere saziata con il cibo ordinario. E’ fame di vita, fame di amore,
fame di eternità...
il testo dell'omelia
il video dell'omelia
il video integrale
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Il
recentissimo pellegrinaggio di Papa Francesco in Terra Santa ha portato
nuovamente al centro il legame che ci vincola agli altri figli di
Abramo: Ebrei e Mussulmani. Con questi ultimi una figura cara a
entrambi è la Madonna e forse non è privo di significato che questo
viaggio Pontificale sia avvenuto proprio nel mese di maggio, mese
dedicato alla Madonna. D’altra parte basta vedere quanto il nome Maryam
(versione araba del nome Maria) è diffuso nei paesi islamici per
rendersi conto in che grande considerazione e venerazione è tenuta
Maryam la madre del profeta Isa ibn Maryam nel Corano e nella
tradizione islamica. Isa per chi non lo sapesse è il nome arabo di Gesù
ed è l’unico caso nella tradizione araba in cui un uomo è identificato
dalla maternità anziché dalla paternità così come avrebbe voluto una
società patriarcale. Isa ibn Maryam infatti significa Gesù figlio di
Maria.
...
Come
si vede dalla Madonna sgorgano tanti rivoli di comunione che ci
uniscono ai figli dell’Islam nostri fratelli in Abramo. Chissà che
forse da questo profetico pellegrinaggio in Terra Santa di Papa
Francesco non possa sorgere un nuovo futuro per tutte e tre le
religioni Abramiche. Infatti anche gli altri figli di Abramo, gli
Ebrei, sono già da tempo considerati nostri fratelli maggiori nella
fede. E chissà forse si sta avvicinando il tempo in cui Isacco
(capostipite degli ebrei) e Ismaele (capostipite dei mussulmani) si
riconosceranno fratelli tra loro. Confidiamo molto nell’incontro di
preghiera sollecitato da Papa Francesco.
Francesco in Terrasanta ci ricorda che la Madonna è un tramite verso il mondo islamico di Aldo Pintor
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CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni |
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
VERSO IL SINODO
TRA DOTTRINA E PROFEZIA
di Mirella Camera
Il
dibattito che si sta sviluppando – non solo nella Chiesa in vista del
Sinodo sulla famiglia del prossimo ottobre, ma anche sui giornali e nel
web – a proposito della possibilità per i divorziati risposati di poter
accedere alla comunione, riflette in un modo che si potrebbe dire
esemplare tutta la complessità, la densità secolare e, soprattutto, la
duplice natura, profetica e dottrinale insieme, del cattolicesimo.
Due poli in tensione continua
Le
molte voci che si sono espresse sul tema [1] contengono tutte le
sfumature possibili tra i due poli che da sempre caratterizzano la
Chiesa: quello dell’interpretazione profetica del messaggio evangelico,
che apre continuamente nuovi orizzonti dentro i cambiamenti della
storia, e quello della sua stabilizzazione dottrinale che, invece, si è
data il compito di mettere punti, disporre ancoraggi e delimitare gli
spazi dentro i quali la comunità cristiana trova la definizione di sé.
Entrambi
sono necessari per procedere, esattamente come un piede deve poggiare
sul terreno, per dare stabilità al corpo, mentre l’altro deve osare
sollevarsi, sfidare il momento del salto e andare oltre. È così che la
Chiesa ha sempre camminato nei secoli: la profezia ha bisogno che la
dottrina la sorregga per non perdere l’equilibrio, ma la dottrina
rischia di restare immobile e pietrificata senza la profezia che la
superi, rimettendola in gioco.
Nel
caso specifico, questi due poli hanno trovato i loro portabandiera –
grazie anche a una certa semplificazione dei mass media – da una parte,
nel Prefetto della Congregazione della Fede, Gerhard Ludwig Müller che
non deroga di una virgola dal suo compito di guardiano dell’integrità
dottrinale ed esclude senza mezzi termini che la Chiesa possa cambiare
le regole a proposito di matrimonio, divorzio, indissolubilità e
partecipazione ai sacramenti [2], dall’altra, nel cardinale Walter
Kasper, pure lui membro della Congregazione, molto più spostato su
posizioni pragmatiche e pastorali e disposto a venire incontro alle
necessità dei sempre più numerosi divorziati praticanti che vivono con
disagio e sofferenza l’esclusione dalla comunione. [3]
Ascoltare le argomentazioni
Bisognerebbe
entrare almeno un po’ in questa discussione, ascoltare le
argomentazioni degli uni e degli altri: è veramente illuminante come
gli ambiti delle rispettive posizioni sembrino reciprocamente
irriducibili.
...
VERSO IL SINODO TRA DOTTRINA E PROFEZIA di Mirella Camera
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LIBERATE MERIAM!
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At kidnapping site, Jews and Muslims join in prayer
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Angelus/Regina Cæli - Angelus, 15 giugno 2014
Udienza - La Chiesa - 1. Dio forma un Popolo (18 giugno 2014)
Omelia - Santa Messa nella Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (19 giugno 2014)
Discorso - Ai Gruppi delle Misericordie e Fratres d'Italia (14 giugno 2014)
Discorso - Parole del Santo Padre durante la visita alla Comunità di Sant'Egidio (15 giugno 2014)
Discorso - A Sua Grazia Justin Welby, Arcivescovo di Canterbury, e Seguito (16 giugno 2014)
Discorso - Ai partecipanti al Convegno promosso dal Pontificio Consiglio della
Giustizia e della Pace "Impact Investing for the Poor" (16 giugno 2014)
Discorso - Ai partecipanti al Convegno ecclesiale della Diocesi di Roma (16 giugno 2014)
Discorso - Ai Membri del Consiglio Superiore della Magistratura (17 giugno 2014)
Discorso - Ai partecipanti al Convegno Internazionale “La libertà religiosa
secondo il diritto Internazionale e il conflitto globale dei valori”
(20 giugno 2014)
Discorso - Ai partecipanti alla 31esima Edizione dell’ "International Drug Enforcement Conference" (20 giugno 2014)
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14/06/2014:
16/06/2014:
17/06/2014:
19/06/2014:
20/06/2014:
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
15/06/2014
ANGELUS
Piazza San Pietro
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi
celebriamo la solennità della Santissima Trinità, che presenta alla
nostra contemplazione e adorazione la vita divina del Padre, del Figlio
e dello Spirito Santo: una vita di comunione e di amore perfetto,
origine e meta di tutto l’universo e di ogni creatura, Dio. Nella
Trinità riconosciamo anche il modello della Chiesa, nella quale siamo
chiamati ad amarci come Gesù ci ha amato. È l’amore il segno concreto
che manifesta la fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.
come
ci ha detto Gesù: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli:
se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). E’ una contraddizione
pensare a cristiani che si odiano. E’ una contraddizione! E il diavolo
cerca sempre questo: farci odiare, perché lui semina sempre la zizzania
dell’odio; lui non conosce l’amore, l’amore è di Dio!
...
Una parrocchia in cui ci si vuole bene e si condividono i beni spirituali e materiali è un riflesso della Trinità.
...
La
Vergine Maria, creatura perfetta della Trinità, ci aiuti a fare di
tutta la nostra vita, nei piccoli gesti e nelle scelte più importanti,
un inno di lode a Dio, che è Amore.
Dopo l'Angelus:
...
Voglio
oggi annunciare che, accogliendo l’invito dei Vescovi e delle Autorità
civili albanesi, intendo recarmi a Tirana nella giornata di domenica 21
settembre prossimo. Con questo breve viaggio desidero confermare nella
fede la Chiesa in Albania e testimoniare il mio incoraggiamento e amore
ad un Paese che ha sofferto a lungo in conseguenza delle ideologie del
passato.
Ed ora saluto tutti voi, cari pellegrini presenti oggi: gruppi parrocchiali, tanti, famiglie e associazioni. ...
E a tutti auguro buona domenica e buon pranzo. E non dimenticatevi di pregare per me. Arrivederci!
il testo integrale dell'Angelus
video
Incontro con la Comunità di S. Egidio
Basilica di Santa Maria in Trastevere
Trastevere cuore di Roma e casa della Comunità di S.
Egidio ha accolto con canti e migliaia di bandiere colorate, l’arrivo
del Papa nonostante la minaccia costante della pioggia. Attraverso
migliaia di mani tese Francesco ha raggiunto la Basilica di Santa Maria
in Trastevere e ha parlato e pregato con quanti la Comunità assiste...
E’
un lungo abbraccio, un colloquio fraterno e spontaneo con gli ultimi a
segnare la visita del Papa alla Comunità di Sant’Egidio, sin dai primi
passi percorsi da Francesco, col fondatore Andrea Riccardi, sulla
piazza della Basilica di Santa Maria in Trastevere, dove il Papa arriva
intorno alle 17. In pochi metri migliaia di persone in
festa ad attendere una stretta di mano e una benedizione; con loro
anche malati, immigrati, un gruppo di rifugiati da Lampedusa; altri,
circa mille tra anziani, senza fissa dimora e rappresentanti di altre
religioni e di movimenti, Francesco li trova all’interno della Basilica.
Qui
l’omaggio silenzioso all’icona della Madonna della Clemenza, e poi la
parola ai protagonisti di un’avventura iniziata nel "68, che il
fondatore Riccardi spiega come" il sogno di essere Chiesa di tutti"
orientata verso le periferie, una famiglia in cui "chi aiuta si
confonde con chi è aiutato". ...Prendendo
la parola il Papa ripercorre la specificità della vita della Comunità a
partire dalla preghiera, cuore della vita di Sant'Egidio, e sua prima
opera...
Papa a S. Egidio. Avanti su questa strada: preghiera, poveri e pace
video del discorso di Papa Francesco
testo integrale del discorso del Santo Padre ai poveri assistiti dalla Comunità di Sant'Egidio (15 giugno 2014)
il video integrale
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Nell'aula Paolo VI stracolma il Vescovo di Roma, come ama farsi
chiamare il Papa, ha inaugurato i lavori del Convegno pastorale
diocesano, accolto dall'entusiasmo di parroci, catechisti e fedeli romani . Il tema del Convegno è “Un popolo che genera i suoi figli. Comunità e famiglia nelle grandi tappe dell’iniziazione cristiana”.
video
Dopo
l’indirizzo di saluto del cardinale Agostino Vallini, vicario della
Diocesi di Roma, hanno preso la parola un parroco e due catechisti,
che, sulla stessa lunghezza d’onda del Pontefice, hanno sottolineato la
necessità di trasformare le parrocchie in veri luoghi di accoglienza e
calore umano.
E’
caloroso l’abbraccio della diocesi di Roma al suo Vescovo che dialoga a
cuore aperto, legge solo di tanto in tanto il discorso preparato e si
lascia andare a braccio a racconti, aneddoti, battute per far arrivare
meglio il suo pensiero, suggerisce vie da percorrere, rilancia
l’attualità dell’Evangelii Nuntiandi di Paolo VI e riferisce le paure
di tante persone che, negli incontri o nelle lettere che gli inviano,
raccontano il malessere che vivono, “il peso che ci schiaccia” e che
mette in dubbio la bellezza della vita.
video
testo integrale del discorso del Santo Padre
La
Chiesa deve essere tenera e misericordiosa. Parla quasi esclusivamente
a braccio Francesco nell'aula Paolo VI ai parroci e ai fedeli della
diocesi di Roma. E ogni frase scolpisce il Vangelo della prossimità con
cui papa Bergoglio sta riportando alla fede milioni di persone in tutto
il mondo. «La sfida grande della Chiesa oggi è diventare madre, madre,
non una Ong ben organizzata, con tanti piani pastorali, ne abbiamo
bisogno, ma quello non è l'essenziale, quello è un aiuto alla maternità
della Chiesa». Se la Chiesa non è madre, «è brutto dire che diventa una
zitella, ma se diventa una zitella, non è feconda», Neppure la Chiesa,
ha raccomandato, può essere «nonna»...
«La Chiesa è madre, non zitella e neppure nonna»
video integrale
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Piazza San Pietro
18/06/2014
Anche
questa volta, come è accaduto mercoledì scorso, l’udienza generale del
Santo Padre ha avuto un “prologo” in Aula Paolo VI, dove intorno alle
nove Papa Francesco ha fatto il suo ingresso per salutare i malati e i
disabili, accompagnati dai loro familiari e dai volontari. Dopo averli
salutati quasi uno per uno, con strette di mano, abbracci e carezze, il
Papa ha spiegato che - a differenza della scorsa udienza, dove il
problema era il sole troppo cocente - la scelta del “prologo” di oggi
era dovuta alle previsioni di piogge ingenti nella Capitale, che del
resto imperversano già da ieri e da stanotte. Con i disabili, in particolare i ragazzi, scambio di battute e qualche selfie con gli smartphone. “Pregate perché non piova così chi è fuori non si bagna”, ha detto congedandosi.
In piazza, dopo il consueto giro in jeep per salutare i
fedeli, accarezzare e baciare i bambini, scambiare battute e l'ormai
consueto scambio della papalina, il Papa ha iniziato la catechesi con
una battuta: “Complimenti a voi che siete venuti senza sapere se viene
l’acqua, se non viene l’acqua... Bravi! Speriamo di finire l'udienza
senza acqua, che il Signore abbia pietà di noi”.
video
La Chiesa: 1. Dio forma un Popolo
Cari
fratelli e sorelle, buongiorno. E complimenti a voi perché siete stati
bravi, con questo tempo che non si sa se viene l’acqua, se non viene
l’acqua… Bravi! Speriamo di finire l’udienza senza acqua, che il
Signore abbia pietà di noi.
...
Oggi
incomincio un ciclo di catechesi sulla Chiesa. E’ un po’ come un figlio
che parla della propria madre, della propria famiglia. Parlare della
Chiesa è parlare della nostra madre, della nostra famiglia. La Chiesa
infatti non è un’istituzione finalizzata a se stessa o un’associazione
privata, una ONG, né tanto meno si deve restringere lo sguardo al clero
o al Vaticano… “La Chiesa pensa…”.
video della catechesi
Saluti ...
APPELLO
Dopodomani,
20 giugno, ricorre la Giornata Mondiale del Rifugiato, che la comunità
internazionale dedica a chi è costretto a lasciare la propria terra per
fuggire dai conflitti e dalle persecuzioni. Il numero di questi
fratelli rifugiati sta crescendo e, in questi ultimi giorni, altre
migliaia di persone sono state indotte a lasciare le loro case per
salvarsi. Milioni di famiglie, milioni, rifugiate di tanti Paesi e di
ogni fede religiosa vivono nelle loro storie drammi e ferite che
difficilmente potranno essere sanate. Facciamoci loro vicini,
condividendo le loro paure e la loro incertezza per il futuro e
alleviando concretamente le loro sofferenze. Il Signore sostenga le
persone e le istituzioni che lavorano con generosità per assicurare ai
rifugiati accoglienza e dignità, e dare loro motivi di speranza.
Pensiamo che Gesù è stato un rifugiato, è dovuto fuggire per salvare la
vita, con san Giuseppe e la Madonna, è dovuto andarsene in Egitto. Lui
è stato un rifugiato. Preghiamo la Madonna, che conosce i dolori dei
rifugiati, che stia vicino a questi nostri fratelli e sorelle.
Preghiamo insieme la Madonna per i fratelli e le sorelle rifugiati.
[Ave Maria] Maria, madre dei rifugiati, prega per noi.
* * * ... Mi
rivolgo infine ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Siamo
alla vigilia del Corpus Domini. Cari giovani, l’Eucaristia sia il
nutrimento principale della vostra fede; cari ammalati, specialmente i
piccoli pazienti del Policlinico San Matteo di Pavia, non stancatevi di
adorare il Signore anche nella prova; e voi cari sposi novelli,
imparate ad amare sull’esempio di colui che, per amore, si è fatto
vittima per la nostra salvezza.
il testo integrale dell'udienza generale
video integrale
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«Chi
paga la corruzione? la corruzione la paga il povero!» - Papa Francesco
- S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)
S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
16 giugno 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
“combattiamo la corruzione”
Sono
sempre i poveri a pagare il prezzo della corruzione. Di ogni
corruzione: quella dei politici e degli imprenditori, ma anche quella
degli ecclesiastici che trascurano il loro «dovere pastorale» per
coltivare il «potere». Papa Francesco è tornato a denunciare con parole
forti «il peccato della corruzione», nel quale cadono «tante persone
che hanno potere, potere materiale o potere politico o potere
spirituale». E durante la messa celebrata lunedì mattina, 16 giugno, a
Santa Marta, ha invitato a pregare in particolare per «quelli — tanti,
tanti — che pagano la corruzione, che pagano la vita dei corrotti,
questi martiri della corruzione politica, della corruzione economica e
della corruzione ecclesiastica».
Prendendo
spunto dal passo del primo libro dei Re (21, 1-16) proclamato durante
la liturgia, il Pontefice ha ricordato la storia di Nabot di Izreèl...
Si
tratta di una storia, ha ammonito Francesco, che «si ripete
continuamente in tante persone che hanno potere, potere materiale o
potere politico o potere spirituale. Ma, questo è un peccato: è il
peccato della corruzione». E come si corrompe una persona? «Si corrompe
— ha detto il Papa — sulla strada della propria sicurezza. Primo, il
benessere, i soldi, poi il potere, la vanità, l’orgoglio, e di là
tutto: anche uccidere».
«Sui
giornali — ha osservato il vescovo di Roma — noi leggiamo tante volte:
è stato portato in tribunale quel politico che si è arricchito
magicamente. È stato in tribunale, è stato portato in tribunale quel
capo di azienda che magicamente si è arricchito, cioè sfruttando i suoi
operai; si parla troppo di un prelato che si è arricchito troppo e ha
lasciato il suo dovere pastorale per curare il suo potere». Dunque, ci
sono «i corrotti politici, i corrotti degli affari e i corrotti
ecclesiastici». E ce ne sono «dappertutto». Perché la corruzione, ha
spiegato il Pontefice, «è proprio il peccato a portata di mano, che ha
quella persona che ha autorità sugli altri, sia economica, sia
politica, sia ecclesiastica. Tutti siamo tentati di corruzione. È un
peccato a portata di mano».
Del
resto, ha aggiunto, «quando uno ha autorità si sente potente, si sente
quasi Dio». La corruzione quindi «è una tentazione di ogni giorno»,
nella quale può cadere «un politico, un imprenditore, un prelato».
Ma — si è chiesto Francesco — «chi paga la corruzione?».
Certamente non la paga chi «porta la tangente»: egli infatti
rappresenta solo «l’intermediario». In realtà, ha constatato il
Pontefice, «la corruzione la paga il povero!».
...
Messa a Santa Marta-Quando pagano i poveri
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
17 giugno 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
“uscire dalla corruzione col pentimento!”
“Il
corrotto irrita Dio e fa peccare il popolo”. E’ quanto sottolineato da
Papa Francesco che, nella Messa mattutina a Casa Santa Marta, è tornato
a soffermarsi sul martirio di Nabot, narrato nel primo Libro dei Re. Il
Papa ha ribadito che per i corrotti c’è una sola via d’uscita:
“chiedere perdono”, altrimenti incontreranno la maledizione di Dio.
Quando
uno “entra” nella “strada della corruzione”, “toglie la vita, usurpa e
si vende”. Papa Francesco torna a levare una vibrante denuncia della
corruzione. L’occasione è offerta dalla Prima Lettura, incentrata
sull’uccisione di Nabot per volere del corrotto re Acab che si è
impossessato della sua vigna. Il profeta Elia, annota il Papa, dice che
il corrotto Acab si è “venduto”. E’ come se “lasciasse di essere una
persona e diventasse una merce”, “compra e vende”:
“Questa
è la definizione: è una merce! Poi cosa farà il Signore con i corrotti,
qualsiasi sia la corruzione… Ieri abbiamo detto che c’erano tre tipi,
tre gruppi: il corrotto politico, il corrotto affarista e il corrotto
ecclesiastico. Tutti e tre facevano del male agli innocenti, ai poveri,
perché sono i poveri che pagano la festa dei corrotti! Il conto va a
loro. Il Signore dice chiaramente cosa farà: ‘Io farò venire su di te
una sciagura e ti spazzerò via. Sterminerò a Acab ogni maschio, schiavo
o libero in Israele’”.
“Il corrotto – prosegue – irrita Dio e fa peccare il popolo!”
Gesù, ha proseguito, lo ha detto chiaramente: colui che “fa scandalo è
meglio che si butti in mare”, il corrotto “scandalizza la società,
scandalizza il popolo di Dio”...
Questa,
evidenzia il Papa, “è la porta di uscita per i corrotti, per i corrotti
politici, per i corrotti affaristi e per i corrotti ecclesiastici:
chiedere perdono!” E, aggiunge, “al Signore piace questo”. Il Signore,
sottolinea ancora, “perdona, ma perdona quando i corrotti” fanno
“quello che ha fatto Zaccheo: ‘Ho rubato, Signore! Darò quattro volte
quelle che ho rubato!’”:
“Quando
noi leggiamo sui giornali che questo è corrotto, che quell’altro è un
corrotto, che ha fatto quell'atto di corruzione e che la tangente va di
qua e di là e anche tante cose di alcuni prelati, come cristiani il
nostro dovere è chiedere perdono per loro e che il Signore gli dia la
grazia di pentirsi, che non muoiano con il cuore corrotto…”
“Condannare
i corrotti, sì”, ha concluso il Papa, “chiedere la grazia di non
diventare corrotti, sì!” ed “anche pregare per la loro conversione!”
Il Papa: i corrotti uccidono, unica via d’uscita è il pentimento
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
20 giugno 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
“A quale tesoro è attaccato il mio cuore?”
«Soldi,
vanità e potere» non rendono felice l’uomo. I veri tesori, le ricchezze
che contano, sono «l’amore, la pazienza, il servizio agli altri e
l’adorazione di Dio». È questo il messaggio che Papa Francesco ha
proposto nella messa celebrata venerdì mattina, 20 giugno, nella
cappella della Casa Santa Marta.
Cuore
della meditazione del Pontefice sono state le parole di Gesù riportate
dal Vangelo di Matteo (6, 19-23): «Non accumulate per voi tesori sulla
terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano;
accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine
consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il
tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore». Insomma, è stato il commento
del Papa, «il consiglio di Gesù è semplice: non accumulate per voi
tesori sulla terra! È un consiglio di prudenza». Tanto che Gesù
aggiunge: «Guarda, questo non serve a niente, non perdere tempo!».
Sono
tre, in particolare, i tesori dai quali Gesù mette in guardia a più
riprese. «Il primo tesoro è l’oro, i soldi, le ricchezze» ha spiegato
il vescovo di Roma...
Il secondo tesoro di cui parla il Signore «è la vanità», cioè cercare di «avere un prestigio, di farsi vedere»...
L’orgoglio, il potere, «è il terzo tesoro» che Gesù indica come inutile e pericoloso...
Ecco,
allora, l’essenza dell’insegnamento di Gesù: «Non accumulate! Non
accumulate soldi, non accumulate vanità, non accumulate orgoglio,
potere! Questi tesori non servono!». Piuttosto sono altri i tesori da
accumulare, ha affermato il Pontefice. Infatti «c’è un lavoro di
accumulare tesori che è buono». Lo dice Gesù nella stessa pagina
evangelica: «Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore». Questo è
proprio «il messaggio di Gesù: avere un cuore libero». Invece «se il
tuo tesoro è nelle ricchezze, nella vanità, nel potere, nell’orgoglio,
il tuo cuore sarà incatenato lì, il tuo cuore sarà schiavo delle
ricchezze, della vanità, dell’orgoglio».
In
questa prospettiva Papa Francesco ha esortato appunto ad avere «un
cuore libero», proprio perché espressamente «Gesù ci parla della
libertà del cuore». E «un cuore libero si può avere soltanto con i
tesori del cielo: l’amore, la pazienza, il servizio agli altri,
l’adorazione a Dio». Queste «sono le vere ricchezze che non vengono
rubate». Le altre ricchezze — soldi, vanità, potere — «appesantiscono
il cuore, lo incatenano, non gli danno la libertà».
Bisogna
dunque puntare ad accumulare le vere ricchezze, quelle che «liberano il
cuore» e ti rendono «un uomo e una donna con quella libertà dei figli
di Dio». Si legge in proposito nel Vangelo che «se il tuo cuore è
schiavo, non sarà luminoso il tuo occhio, il tuo cuore». Infatti, ha
sottolineato Papa Francesco, «un cuore schiavo non è un cuore luminoso:
sarà tenebroso!». Perciò «se noi accumuliamo tesori della terra,
accumuliamo tenebre che non servono, non ci danno la gioia. Ma
soprattutto non ci danno la libertà».
Invece, ha rimarcato il vescovo di Roma, «un cuore libero è un cuore luminoso, che illumina gli altri, che fa vedere la strada che porta a Dio».
È «un cuore luminoso, che non è incatenato, è un cuore che va avanti e
che anche invecchia bene, perché invecchia come il buon vino: quando il
buon vino invecchia è un bel vino invecchiato!». Viceversa, ha
aggiunto, «il cuore che non è luminoso è come il vino non buono: passa
il tempo e si guasta di più e diventa aceto»...
Messa a Santa Marta - Caccia al tesoro
video
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... Come sta davvero Papa
Francesco? È da alcune settimane che gli occhi degli osservatori sono
puntati sulle sue condizioni fisiche. Troppi i segnali di allarme...
Francesco Antonio Grana: Papa Francesco tra rinvii e appuntamenti mancati: i dubbi sulla salute del pontefice
... Ma il vero “male” di cui
soffre Bergoglio è il suo rifiuto di concedersi riposo e l’ostinata
volontà di lavorare a oltranza. Bergoglio è quello che in America si
dice un tipo “workaholic”, un personaggio lavoro-dipendente che non
riesce a staccare per ricaricare il fisico. A Buenos Aires ricordano
ancora un piccolo “consiglio di guerra” dei vicari della diocesi, che
al termine di un anno di lavoro intenso si misero a insistere con
l’ormai ultrasettantenne cardinale Bergoglio perché si prendesse un
periodo di vacanza nella residenza estiva degli arcivescovi. Bergoglio
li lasciò parlare per più di mezz’ora e poi proruppe: “E adesso andate
un po’ tutti al diavolo”. In termini di slang ancora più coloriti(assicura chi lo conosce in Argentina)...
Marco Politi: Malato di lavoro, Papa Francesco dà forfait. Politi, Fatto Quotidiano
Ai negoziati sostituisce la
preghiera. Predilige le armi soprannaturali. Ma calcola con consumata
accortezza ogni sua parola. E anche i silenzi, come sul caso della
giovane madre sudanese condannata a morte solo perché cristiana
Sandro Magister: Francesco, o la diplomazia degli impossibili
... Periferie, incontro con le
situazioni più disagiate, brevi pellegrinaggi di preghiera sulle
frontiere, sui muri di dividono, solidarietà ai poveri e ai sofferenti,
opzione preferenziale per mete che sembrano contare poco. Ma che
contano molto agli occhi di Papa Bergoglio e della sua «geografia».
Andrea Tornielli: Periferie e frontiere: l'orizzonte dei viaggi di Francesco
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3)
Il servizio omelia di P.
Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm
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