"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°25 del 2014

Aggiornamento della settimana

- dal 14 al 20 giugno 2014 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 27 giugno 2014          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 


LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo




OMELIA 

  
   di P. Gregorio Battaglia

  di P. Aurelio Antista

    di P. Alberto Neglia


PREGHIERA DEI FEDELI

 
N. B. La Lectio è temporaneamente sospesa



NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 








I NOSTRI TEMPI

  (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)

"Quei volti interrogano tutti noi" di Enzo Bianchi


Quei volti interrogano tutti noi 
di Enzo Bianchi

Abbiamo bisogno di vederli transitare a centinaia dalle nostre stazioni ferroviarie per interrogarci su cosa significhi la parola profugo.
Ormai ci siamo tragicamente assuefatti alle immagini degli sbarchi a Lampedusa, ci nascondiamo dietro il termine disumano di «clandestino», ci sentiamo più infastiditi che angosciati dalle immagini che rimbalzano dall’Iraq o dalla Siria.
Immagini lontane che, se si fanno troppo vicine, possiamo sempre oscurare, cancellare passando a qualche video più rilassante, magari a una partita del mondiale di calcio. Poi, all’improvviso, in una stazione qualunque, su un vagone come tanti, in mezzo a pendolari e vacanzieri ecco apparire dei volti, ecco uomini, donne e bambini in carne ed ossa, persone disperate abitate da un’ultima speranza. Sono lì, in mezzo a noi, non ne capiamo la lingua, non sappiamo se sono musulmani o cristiani, non capiamo come abbiano fatto ad arrivare, da dove vengano, dove vogliano andare. 
Sono lì loro e siamo lì noi: il fastidio che avvertivamo vedendoli come massa in lontananza, come fiumana in televisione, diventa sgomento, indignazione, senso di impotenza, compassione. 
Quegli occhi in cui è racchiuso l’ultimo lembo del loro mondo ormai crollato, quei volti su cui si intrecciano la paura e la dignità ferita, quei bambini che hanno smarrito l’infanzia prima ancora di averla assaporata, quelle donne che sopravvivono aggrappate al loro essere madri, pronte a tutto per salvare i loro figli... Ecco, questo sono i profughi: non un’emergenza sociale, non un problema politico, non uno strumento di propaganda, non un’eccedenza di mercato, non un effetto collaterale di una strategia sbagliata. Ma un grido, un appello, un richiamo a tornare alla dignità del comune appartenere all’umanità. Certo, possiamo e dobbiamo interrogarci su cosa li spinge a fuggire dalla loro terra (anche se alcuni di loro non hanno mai conosciuto una terra di cui poter dire «mia»), sulle responsabilità dirette e indirette di tale scempio; possiamo e dobbiamo chiederci come agire a monte, per impedire la tragedia prima che si consumi, possiamo autoassolverci e accusare gli altri, tutti gli altri... Ma intanto quei volti sono lì e ci interrogano. Che ne è della tua qualità umana? Che ne è della tua fede cristiana, della tua etica laica, della tua filosofia di vita? Cosa ne abbiamo fatto di parole come umanità, solidarietà, fratellanza, compassione? In una parola: «Uomo, dove sei?».
Davanti non alla categoria astratta del «profugo», non all’idea generica del «clandestino» bensì davanti a un bambino, a una donna, a un uomo affranto perché non riesce a proteggere quelle due creature più deboli siamo capaci di ripetere il gesto di fastidio con cui tante volte abbiamo scacciato come mosche quelle immagini lontane che arrivavano a disturbare la nostra tranquillità? Allora, dietro ai volti dei profughi siriani, in mezzo ai binari di una stazione, ci appaiono anche i cristiani dell’Iraq in cammino verso un luogo di riparo che non esiste, le vittime di guerre cui non sanno e non sappiamo nemmeno dare un nome, i rifugiati che cercano scampo dall’avidità e dalla violenza di chi ha per unico Dio il proprio potere e la propria ricchezza. Quei volti ci obbligano a ricordare eventi frettolosamente rimossi dalla nostra memoria: le nostre «guerre umanitarie», la nostra democrazia da esportazione, il primato da noi accordato all’approvvigionamento energetico hanno causato solo negli ultimi giorni mezzo milione di profughi dall’Iraq, la fuga di intere comunità cristiane presenti in quei luoghi da quindici secoli, lo sgretolamento di una testimonianza di convivenza possibile.
Ancora ieri papa Francesco si è scagliato contro «una cultura dello scarto», contro «un sistema economico che non regge più e che per sopravvivere deve fare la guerra, come sempre hanno fatto i grandi imperi. Visto che non si può fare la terza guerra mondiale, si fanno guerre regionali. Cosa significa questo?
...


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Giornata mondiale del rifugiato 2014: “Una storia dietro ogni numero”


Giornata mondiale del rifugiato
20 giugno 2014 
“Una storia dietro ogni numero”

'Ogni storia merita di essere ascoltata' (testimonial Giorgia)

  video

Il 20 giugno si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato, appuntamento annuale voluto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che da oltre dieci anni ha come obiettivo la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla condizione, spesso sconosciuta ai più, di questa particolare categoria di migranti.
Con la Giornata Mondiale del Rifugiato l’UNHCR vuole invitare il pubblico ad una riflessione sui milioni di rifugiati e richiedenti asilo che, costretti a fuggire da guerre e violenze, lasciano i propri affetti, la propria casa e tutto ciò che un tempo era parte della loro vita. E soprattutto non dimenticare mai che dietro ognuno di loro c’è una storia che merita di essere ascoltata, storie di sofferenze, di umiliazioni ma anche storie di chi vuole ricominciare a ricostruire il proprio futuro.

 
Visita il sito http://www.unhcr.it/

Nessuno di voi, probabilmente, sa che cosa significhi essere un rifugiato. Meglio così. Chi vorrebbe sapere cosa significa dover lasciare casa propria una notte, senza prendere nulla, per aver parlato con la persona sbagliata? E non tornare più indietro. Non avere un numero di telefono su cui chiamare tuo figlio. Chi vorrebbe sapere quanto può far male una goccia d’acqua, che cade continuamente sulla tua schiena, per ore, giorni, mentre tu vieni tenuto sveglio con musiche assordanti, ripetute per uccidere il tuo desiderio di cambiare? O ancora cosa significa perdere tuo padre per una bomba lanciata a caso, lasciare tua sorella agonizzante nel mezzo di un deserto, perdere la salute in una prigione lontana da tutti, maledire l’acqua dopo un viaggio alla deriva nel mare? E il tutto in una sola vita, in pochi anni sparsi nel mezzo della giovinezza, di quando noi celebriamo le estati, passiamo i pomeriggi a studiare, a sognare di diventare grandi, di viaggiare.
Nessuno di noi vuole saperlo veramente, perché saperlo significa provare a sentirlo. Preferiamo difenderci dietro lo schermo della compassione, dietro alla paura o, perché no, dietro all’ammirazione. Emozioni e sentimenti che allontanano. Che, soprattutto, non cambiano le cose. O meglio che possono farlo solo mettendo in moto altro: creatività, determinazione, responsabilità. Per questo oggi dobbiamo parlare in modo diverso di rifugiati, di migrazioni in generale.
Lo faremo in tre modi.
In primo luogo raccontando la creatività...
La seconda arma è quella della determinazione...
La terza parola, forse la più importante, è responsabilità...

  Rifugiati: non sono altro da noi

20 GIUGNO Giornata mondiale del rifugiato: appello dalle Caritas del Mediterraneo 

    PROTEGGIAMO IL NOSTRO FUTURO

  Superare improvvisazione per un Sistema asilo nazionale di accoglienza e protezione (pdf)

“Il mondo sta già affrontando tre crisi di proporzioni devastanti che hanno trasformato milioni di studenti, agricoltori e commercianti in rifugiati”, ha dichiarato il Direttore Esecutivo del WFP, Ertharin Cousin, il giorno dopo la sua visita al campo rifugiati di Zaatari in Giordania. “Con la ripresa delle violenze in Iraq, il mondo deve ricordare che conflitti come quelli in Iraq, Siria, Sud Sudan e Repubblica Centrafricana non solo distruggono la vita di coloro che fuggono, ma gravano anche sulle risorse, spesso limitate, delle comunità che li accolgono. La Giornata del Rifugiato ci offre un’altra occasione per ricordare al mondo queste sfide”...

  Quest’anno la Giornata Mondiale del Rifugiato segnata da nuove crisi umanitarie

Vedi anche il nostro precedente post:

  “Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore” - MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 2014 - Testo e Conferenza Stampa di presentazione



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... Per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle sofferenze degli esuli e sostenere gli sforzi delle organizzazioni impegnate, il 20 giugno 2001 si è quindi tenuta la prima Giornata Mondiale del Rifugiato. Una giornata memorabile, le cui celebrazioni sono state ispirate al tema del “rispetto”, rispetto per gli stessi rifugiati e per i diritti contemplati nella convenzione del 1951, contenente i principi fondamentali sulla protezione dei rifugiati e i diritti dei popoli costretti a esodi forzati di massa...

 
Martina Brusini:   Giornata Mondiale Rifugiato 2014: perché una singola famiglia lacerata della guerra è già di troppo

Un esercito silenzioso, in fuga dall'orrore della guerra e dallo spettro della povertà...

  AVVENIRE:   45 milioni nel mondo, 65mila in Italia

"Scusaci, Papa, per essere entrati nella Basilica a rifugiarci e grazie per l'ospitalità". Quindici giorni dopo, sono ancora lì, nella chiesa di Santa Maria Maggiore. Le 50 famiglie sgomberate da un palazzo di Torre Spaccata che dal 4 giugno vivono e dormono dentro una delle quattro basiliche papali, ieri hanno preso carta e penna per scrivere al Pontefice

  Mauro Favale:   "Francesco, scusa per il disturbo", gli occupanti scrivono al Papa

"Aprite i conventi vuoti di Roma per accogliere i rifugiati". A dieci mesi di distanza e dopo una lettera del Vicariato, l'appello di papa Francesco è caduto quasi nel vuoto e come riporta l'Ansa solo due strutture hanno aderito, mettendo a disposizione, complessivamente, sette posti letto.

  REPUBBLICA:   Il Papa: "Aprite i conventi ai rifugiati", ma spuntano solo 7 posti letto


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  (GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)


Sgomento nello scoprire l'orrore nell'apparente "normalità"


Nelle notizie di cronaca nera che imperversano in questi giorni, apprendiamo di uomini sposati con figli che uccidono, senza fermarsi neanche davanti ai bambini. Inutile soffermarsi su particolari truculenti che alimentano solo curiosità morbose o elucubrare su persone e vicende che in realtà non conosciamo.
Vale la pena, però, di fare una riflessione generale su alcuni elementi d'insieme. Noi tendiamo a giudicare le persone in base alla loro nazionalità, al loro orientamento sessuale, alla loro appartenenza etnica o religiosa. Infatti, davanti a delitti del genere si tende subito a pensare allo straniero. Questi casi smentiscono operazioni mentali del genere. Parliamo di uomini italiani, che hanno costituito le cosiddette "famiglie naturali fondate sul matrimonio e la procreazione".
L'ipocrisia della mentalità corrente guarda l'esteriorità delle persone, mentre la sapienza biblica invita a guardare il cuore:
"Figlio dell'uomo, questi uomini hanno posto i loro idoli nel proprio cuore e approfittano di ogni occasione per peccare" (Ezechiele 14,3).
Che cosa sono questi idoli nel cuore? ...

  Quando i maschi uccidono di Christian Albini

L’hanno preso. E sbattuto immediatamente in prima pagina. Si sa, è il destino dei “mostri” a loro volta travolti dalla macchina mostruosa dei media. Parliamo del presunto assassino di Yara Gambirasio. Un uomo, che per quanto possa essere ritenuto colpevole di un delitto atroce, mostruoso, forse, ha diritto di essere trattato con la dignità e il rispetto che si deve a ogni persona. Magari non se lo merita - si può pensare -, ma ne ha diritto...
La vicenda di Yara, peraltro, ha insegnato a tutti - grazie anche alla testimonianza straordinaria di una famiglia e di un paese intero - proprio che la ricerca di giustizia non si confonde con la vendetta. Che il dolore straziante non acceca l’umanità, non fa dimenticare il vincolo che lega la comunità, non porta necessariamente all’homo homini lupus. E allora non può bastare l’ansia dello scoop per dimenticarsi di questo. La frenesia di arrivare primi sulla notizia, con tutto e di più, non può far dimenticare che ci sono persone, famiglie, bambini, travolti da una nuova tragedia e da un nuovo dolore. Immenso...

  Ricerca di giustizia non voglia di vendetta

«Questa è una famiglia felice, il mostro non può vivere qui». Sulle prime il sindaco di Motta Visconti, Primo De Giuli, ha tentato di esorcizzare così l’orrore di un triplice, inspiegabile omicidio. Man mano che il tempo passava, però, la “speranza” che gli autori della mattanza fossero stati dei rapinatori balordi, magari arrivati da fuori, si è andata affievolendosi inesorabilmente. Nella tragedia, sarebbe stato quasi un mezzo sollievo. È vero, Carlo Lissi e Maria Cristina Omes erano una coppia felice. Una famiglia con due figli: Gabriele, 5 anni e Giulia, 20 mesi...
Tutte le famiglie felici si somigliano fra loro, scriveva Tolstoj. Perché felicità, a volte, fa rima con normalità. Ed è nella più pura, disarmante normalità che è maturato questo delitto. A cominciare dalle ultime parole farfugliate da Maria Cristina: «Carlo, Carlo perché mi fai questo?»...

 
MOTTA VISCONTI, MA COM'È POSSIBILE UN ORRORE COSÌ "NORMALE"?


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Don Corinno Scotti, il parroco di Brembate di Sopra, è l’unico a sentire al telefono Fulvio e Maura. Gli hanno detto al telefono: «Don, prega per chi ha ucciso nostra figlia, prega anche per lui». Un esempio di testimonianza che quasi fa commuovere il parroco mentre si raccoglie in chiesa a pregare.

 
Antonio Sanfrancesco:   YARA, I GENITORI: «ORA PREGHIAMO ANCHE PER L’ASSASSINO»


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L'esame di maturità... è un uscio che si apre su di una terra ignota, perché sancisce la fine del mondo del figlio-studente e l’inizio del tempo delle scelte che faranno il nostro destino. 
Nell’esame di maturità si conclude allora un primo tempo della formazione: la certezza della terra dell’infanzia finisce e inizia l’instabilità avventurosa del mare.
(“L’incubo della maturità l’esame che non finisce mai”, di Massimo Recalcati)

  Vicini a chi vivrà questo "passaggio" così importante!!!


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FEDE E
SPIRITUALITA'




DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO
HOREB n. 67 - 1/2014




DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO

HOREB n. 67 - 1/2014 

TRACCE DI SPIRITUALITÀ
A CURA DEI CARMELITANI

«Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito… » (Mt 25,35-36), così Gesù si rivolge ai giusti, costituendo i piccoli e i poveri come i suoi “vicari” sulla terra. 
Il Dio che incontriamo, nell’ascolto della Parola e nelle vicende della vita, in Gesù è un Dio “nudo”, Crocifisso Risorto, più nudo di tutti i defraudati della nostra storia, e non nasconde questa nudità d’amore. Egli nella sua nudità sposa l’umanità nuda. 
Se vogliamo restare fedeli a questo Dio, che, nel Figlio Gesù, accoglie e condivide, che è paziente, che vive la paradossale solitudine della croce, dobbiamo, assieme a Lui, restare fedeli alla terra, ad un popolo che Lui ama e dobbiamo restarci nella solitudine e nel silenzio. 
La vita cristiana è fedeltà a queste nozze di Dio con l'umanità, e cresce nell'inquieta pace di chi lascia che la sua fede si incarni, che il Verbo si riveli carne della sua carne e sangue del suo sangue e di quello di tutti coloro che camminano in questa terra, in particolare degli impoveriti e degli oppressi. 
La vita cristiana è coinvolgimento a condividere la passione d’amore che Dio ha per l'umanità e la creazione. E questa passione comporta il condividere lo stile povero di Gesù. 
In quest’ottica, il regno di Dio non tiene i cristiani lontano dalla realtà storica e dalla terra che li accoglie e li ospita. La logica del regno non consente di coltivare stili di vita separati, anzi attiva una nostalgia profonda di recuperare la storia e immergersi in essa. Il regno è invito ad entrare dentro a questa realtà assecondandone l’opera dello Spirito in una creazione che geme e soffre (Rm 8,19ss). 
Il regno di Dio, quindi, si costruisce a partire da un’umanità sfigurata, che ha nomi e lineamenti ben precisi. Oggi, questa umanità sfigurata, con una parola la potremmo chiamare Sud, se per i Sud del mondo non indichiamo solamente una posizione geografica – oggi i Sud sono nelle nostre città, nella porta accanto alla nostra –, quanto piuttosto una logica, una coordinata storica, è il basso, la profondità, la periferia, contrariamente a quello che noi reputiamo più importante: l’alto e il centro. 
È questa la prospettiva che orienta le riflessioni della monografia. 
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  Editoriale (PDF)

  Sommario  (PDF)

E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)



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FRATERNITÀ CARMELITANA DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME) - INCONTRI PER L’ESTATE 2014



FRATERNITÀ CARMELITANA 
DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME)

INCONTRI PER L’ESTATE 2014

  • LECTIO DIVINA 17-22 LUGLIO

IL PROFETA EZECHIELE
con p. Pino Stancari sj

• Per i fuori sede: portare le lenzuola e la Bibbia; prenotarsi per telefono (090.9762800) solo se si è sicuri di venire

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  • SETTIMANA DI SPIRITUALITÀ 4-9 AGOSTO

GESÙ VOLTO UMANO DI DIO

♦ Gesù nel suo ambiente e tra la sua gente (Egidio Palumbo)
♦ Gesù a contatto con una umanità fragile e sofferente (Maurilio Assenza)
♦ Nell’umanità di Gesù il volto di Dio (Alberto Neglia)
♦ I sentimenti di Gesù (M. Aliotta)
♦ Gesù e la donna (Gabriella Del Signore)
♦ Gesù liberatore nella riflessione teologico-spirituale dell’America Latina (Rosario Giuè)
♦ «Cristo è sceso e mi ha presa». L’esperienza di Simon Weil (Giuseppe Schillaci)
♦ Gesù e il potere politico (Gregorio Battaglia)
♦ Momento di contemplazione: Gesù, l’uomo nuovo. Contemplazione dell’icona della Trasfigurazione.

• Per i fuori sede: portare le lenzuola e la Bibbia; prenotarsi per telefono (090.9762800) solo se si è sicuri di venire

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Quanto bene ci fa vedere Gesù vicino a tutti! Se parlava con qualcuno, guardava i suoi occhi con una profonda attenzione piena d’amore: «Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò» (Mc 10, 21). Lo vediamo aperto all’incontro quando si avvicina al cieco lungo la strada (cfr Mc 10,46-52) e quando mangia e beve con i peccatori (cfr Mc 2,16), senza curarsi che lo trattino da mangione e beone (cfr Mt 11,19). Lo vediamo disponibile quando lascia che una prostituta unga i suoi piedi (cfr Lc 7,36-50) o quando riceve di notte Nicodemo (cfr Gv 3,1-15). Il donarsi di Gesù sulla croce non è altro che il culmine di questo stile che ha contrassegnato tutta la sua esistenza. Affascinati da tale modello, vogliamo inserirci a fondo nella società, condividiamo la vita con tutti, ascoltiamo le loro preoccupazioni, collaboriamo materialmente e spiritualmente nelle loro necessità, ci rallegriamo con coloro che sono nella gioia, piangiamo con quelli che piangono e ci impegniamo nella costruzione di un mondo nuovo, gomito a gomito con gli altri. Ma non come un obbligo, non come un peso che ci esaurisce, ma come una scelta personale che ci riempie di gioia e ci conferisce identità (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n. 269).

 
la locandina degli incontri per l'estate 2014 (pdf)




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 SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"


  Gesù ci ricorda che anche le parole...
  La gioia dipende dall'amore...
  Voglio veder ridere...
  E' l'amore il distintivo...
  Una persona che ama gli altri...
  Una famiglia in cui ci si ama...
  Cari fratelli e sorelle, sto seguendo...
  Un pensiero speciale va...
  A ogni nuovo crimine...
  Come il Padre vostro...
  Il digiuno non germoglia...
  La Chiesa siamo tutti...
  Uomini e donne dell'invece...
  A me piace pensare che un sinonimo di Cristiani...
  Fra le braccia di un amore...
  Fate che chiunque venga a voi...
  Quando le cose si impadroniscono...
  ... Pensiamo che Gesù è stato un rifugiato...



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Riproponiamo una riflessione di Antonio Savone sul Padre nostro

 
"Abbà" di don Antonio Savone

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LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO

Visto un albero di fichi con fogliame, 
si avvicinò per vedere se vi trovasse qualcosa... 
Non era la stagione dei fichi. 
Disse: «Nessuno mai più in eterno 
mangi i tuoi frutti!»"
(Marco 11,13-14)

  Gianfranco Ravasi:   Gesù cerca i fichi anche fuori stagione


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LA SANTISSIMA TRINITÀ "raccontata" da Don Tonino Bello


IN PRINCIPIO, LA TRINITÀ
di Don Tonino Bello

Una delle cose più belle e più pratiche messe in luce dalla teologia in questi ultimi anni è che la SS. Trinità non è solo il mistero principale della nostra fede, ma è anche il principio architettonico supremo della nostra morale. Quella trinitaria, cioè, non è solo una dottrina da contemplare, ma un'etica da vivere. Non solo urta verità tesa ad alimentare il bisogno di trascendenza, ma una fonte normativa cui attingere per le nostre scelte quotidiane.
Gesù, pertanto, ci ha rivelato questo segreto di casa sua non certo per accontentare le nostre curiosità intellettuali, quanto per coinvolgerci nella stessa logica di comunione che lega le tre persone divine.
Nel cielo tre persone uguali e distinte vivono così profondamente la comunione, che formano un solo Dio.
Sulla terra più persone, uguali per dignità e distinte per estrazione, sono chiamate a vivere così intensamente la solidarietà, da formare un solo uomo, l'uomo nuovo: Cristo Gesù.
Sicché l'essenza della nostra vita etica consiste nel tradurre con gesti feriali la contemplazione festiva del mistero trinitario, scoprendo in tutti gli esseri umani la dignità della persona, riconoscendo la loro fondamentale uguaglianza, rispettando i tratti caratteristici della loro distinzione.
C'è da aggiungere, poi, che nel cielo le ricchezze proprie di una persona divina sono così trasferibili dall'una all'altra (c'è, potremmo dire, un così intenso scambio culturale tra Padre, Figlio e Spirito), che la teologia per indicare questo fenomeno ha dovuto coniare un'espressione forse un po' difficile per i non addetti ai lavori, ma estremamente significativa: la comunicazione degli idiomi.
Ebbene, l'imperativo etico che ne deriva per coloro che vivono sulla terra è che se tengono sotto sequestro le proprie risorse spirituali o materiali senza metterle a disposizione degli altri, non possono esimersi dall'accusa di appropriazione indebita.

Convivialità delle differenze 
Possiamo concludere, allora, che il genere umano è chiamato a vivere sulla terra ciò che le tre persone divine vivono nel cielo: la convivialità delle differenze.
Che significa?
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  video


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"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n. 29/2013-2014 (A) di Santino Coppolino



RUBRICA 
Un cuore che ascolta - lev shomea' 
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male"  (1Re 3,9)

Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino

Vangelo: Gv 3,16-18 

Dio fin dall'eternità ama il mondo, anche se il mondo lo rifiuta perché non lo riconosce e non lo accoglie. Egli non è un giudice terribile ma un Padre che ama e che offre all'uomo la pienezza della vita inviando il suo Figlio Gesù perché l'uomo impari a vivere la "filialità" nella conseguente fraternità. 
Il Signore non odia il mondo, non si è ancora stancato dell'uomo, non è nauseato per i suoi molti peccati anzi, ne è talmente innamorato che ha consegnato nelle nostre mani il suo Unigenito Figlio affinché in Lui, nella sua vita condivisa, spezzata, donata fino alla croce solo per amore, possiamo conoscere "quale è la speranza della sua chiamata, quale la ricchezza della gloria della sua eredità fra i santi" (Ef 1,18). 
Solo in Gesù possiamo fare esperienza dell'infinito amore del Padre per noi, perché egli ci ama dello stesso amore che il Padre ha per lui (15,9) e ci assicura che il Padre ci ama come lui (17,3)
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CORPUS DOMINI Santa Messa del Papa e Processione Eucaristica (testo, foto e video)


Fa il tragitto tra San Giovanni in laterano e Santa Maria maggiore in auto coperta aspettando l'arrivo della processione del Corpus Domini. Quest'anno papa Francesco non fa a piedi il lungo tragitto che separa le due basiliche, «anche in vista dei prossimi impegni, in particolare il viaggio a Cassano, in Calabria, fra soli due giorni», recita il comunicato della Sala stampa. Ma non vuole neppure una macchina scoperta per non deviare l'attenzione dei fedeli dal Santissimo sacramento portato in processione.
Nel corso della Messa a San Giovanni, il Papa ricorda il significato dell'Eucaristia, la manna che ci dà Dio e sottolinea l'importanza di mantenere la memoria dle nostro passato per non fare come il popolo d'Israele che, uscito dalla schiavitù d'Egitto, arrivato nella Terra promessa, stabilito nel benessere rischia di dimenticare le difficoltà superate grazie all'intervento e alla bontà di Dio.
La processione del Corpus Domini, spiega papa Francesco, è anche il ricordo della nostra storia di credenti e della schiavitù nella quale eravamo...

   NON MANGIATE IL CIBO CHE RENDE SCHIAVI

«Il Signore, tuo Dio, … ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi» (Dt 8,2). 

Queste parole di Mosè fanno riferimento alla storia d’Israele, che Dio ha fatto uscire dall’Egitto, dalla condizione di schiavitù, e per quarant’anni ha guidato nel deserto verso la terra promessa. Una volta stabilito nella terra, il popolo eletto raggiunge una certa autonomia, un certo benessere, e corre il rischio di dimenticare le tristi vicende del passato, superate grazie all’intervento di Dio e alla sua infinita bontà. Allora le Scritture esortano a ricordare, a fare memoria di tutto il cammino fatto nel deserto, nel tempo della carestia e dello sconforto. L’invito di Mosè è quello di ritornare all’essenziale, all’esperienza della totale dipendenza da Dio, quando la sopravvivenza era affidata alla sua mano, perché l’uomo comprendesse che «non vive soltanto di pane, ma … di quanto esce dalla bocca del Signore» (Dt 8,3).
Oltre alla fame fisica l’uomo porta in sé un’altra fame, una fame che non può essere saziata con il cibo ordinario. E’ fame di vita, fame di amore, fame di eternità...

  il testo dell'omelia

  il video dell'omelia

  il video integrale


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Francesco in Terrasanta ci ricorda che la Madonna è un tramite verso il mondo islamico


Il recentissimo pellegrinaggio di Papa Francesco in Terra Santa ha portato nuovamente al centro il legame che ci vincola agli altri figli di Abramo: Ebrei e Mussulmani. Con questi ultimi una figura cara a entrambi è la Madonna e forse non è privo di significato che questo viaggio Pontificale sia avvenuto proprio nel mese di maggio, mese dedicato alla Madonna. D’altra parte basta vedere quanto il nome Maryam (versione araba del nome Maria) è diffuso nei paesi islamici per rendersi conto in che grande considerazione e venerazione è tenuta Maryam la madre del profeta Isa ibn Maryam nel Corano e nella tradizione islamica. Isa per chi non lo sapesse è il nome arabo di Gesù ed è l’unico caso nella tradizione araba in cui un uomo è identificato dalla maternità anziché dalla paternità così come avrebbe voluto una società patriarcale. Isa ibn Maryam infatti significa Gesù figlio di Maria.
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Come si vede dalla Madonna sgorgano tanti rivoli di comunione che ci uniscono ai figli dell’Islam nostri fratelli in Abramo. Chissà che forse da questo profetico pellegrinaggio in Terra Santa di Papa Francesco non possa sorgere un nuovo futuro per tutte e tre le religioni Abramiche. Infatti anche gli altri figli di Abramo, gli Ebrei, sono già da tempo considerati nostri fratelli maggiori nella fede. E chissà forse si sta avvicinando il tempo in cui Isacco (capostipite degli ebrei) e Ismaele (capostipite dei mussulmani) si riconosceranno fratelli tra loro. Confidiamo molto nell’incontro di preghiera sollecitato da Papa Francesco.

  Francesco in Terrasanta ci ricorda che la Madonna è un tramite verso il mondo islamico di Aldo Pintor


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CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni


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"VERSO IL SINODO TRA DOTTRINA E PROFEZIA" di Mirella Camera


VERSO IL SINODO 
TRA DOTTRINA E PROFEZIA
 di Mirella Camera

Il dibattito che si sta sviluppando – non solo nella Chiesa in vista del Sinodo sulla famiglia del prossimo ottobre, ma anche sui giornali e nel web – a proposito della possibilità per i divorziati risposati di poter accedere alla comunione, riflette in un modo che si potrebbe dire esemplare tutta la complessità, la densità secolare e, soprattutto, la duplice natura, profetica e dottrinale insieme, del cattolicesimo.

Due poli in tensione continua
Le molte voci che si sono espresse sul tema [1] contengono tutte le sfumature possibili tra i due poli che da sempre caratterizzano la Chiesa: quello dell’interpretazione profetica del messaggio evangelico, che apre continuamente nuovi orizzonti dentro i cambiamenti della storia, e quello della sua stabilizzazione dottrinale che, invece, si è data il compito di mettere punti, disporre ancoraggi e delimitare gli spazi dentro i quali la comunità cristiana trova la definizione di sé.
Entrambi sono necessari per procedere, esattamente come un piede deve poggiare sul terreno, per dare stabilità al corpo, mentre l’altro deve osare sollevarsi, sfidare il momento del salto e andare oltre. È così che la Chiesa ha sempre camminato nei secoli: la profezia ha bisogno che la dottrina la sorregga per non perdere l’equilibrio, ma la dottrina rischia di restare immobile e pietrificata senza la profezia che la superi, rimettendola in gioco.

Nel caso specifico, questi due poli hanno trovato i loro portabandiera – grazie anche a una certa semplificazione dei mass media – da una parte, nel Prefetto della Congregazione della Fede, Gerhard Ludwig Müller che non deroga di una virgola dal suo compito di guardiano dell’integrità dottrinale ed esclude senza mezzi termini che la Chiesa possa cambiare le regole a proposito di matrimonio, divorzio, indissolubilità e partecipazione ai sacramenti [2], dall’altra, nel cardinale Walter Kasper, pure lui membro della Congregazione, molto più spostato su posizioni pragmatiche e pastorali e disposto a venire incontro alle necessità dei sempre più numerosi divorziati praticanti che vivono con disagio e sofferenza l’esclusione dalla comunione. [3]

Ascoltare le argomentazioni
Bisognerebbe entrare almeno un po’ in questa discussione, ascoltare le argomentazioni degli uni e degli altri: è veramente illuminante come gli ambiti delle rispettive posizioni sembrino reciprocamente irriducibili.
...

  VERSO IL SINODO TRA DOTTRINA E PROFEZIA di Mirella Camera


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LIBERATE MERIAM!

  Sudan: Meriam costretta ad allattare sua figlia in catene

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Ebrei e musulmani pregano insieme nel luogo dove sono stati rapiti i tre ragazzi che tornavano a casa dalla Yeshivà ormai sei giorni fa
http://www.timesofisrael.com/at-kidnapping-site-jews-and-muslims-join-in-prayer/

  At kidnapping site, Jews and Muslims join in prayer


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 FRANCESCO
 


    Angelus/Regina Cæli - Angelus, 15 giugno 2014

    Udienza - La Chiesa - 1. Dio forma un Popolo (18 giugno 2014)

    Omelia - Santa Messa nella Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (19 giugno 2014)

    Discorso - Ai Gruppi delle Misericordie e Fratres d'Italia (14 giugno 2014)

    Discorso - Parole del Santo Padre durante la visita alla Comunità di Sant'Egidio (15 giugno 2014)

    Discorso - A Sua Grazia Justin Welby, Arcivescovo di Canterbury, e Seguito (16 giugno 2014)

   
Discorso - Ai partecipanti al Convegno promosso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace "Impact Investing for the Poor" (16 giugno 2014)

    Discorso - Ai partecipanti al Convegno ecclesiale della Diocesi di Roma (16 giugno 2014)

   Discorso - Ai Membri del Consiglio Superiore della Magistratura (17 giugno 2014)

    Discorso - Ai partecipanti al Convegno Internazionale “La libertà religiosa secondo il diritto Internazionale e il conflitto globale dei valori” (20 giugno 2014)

    Discorso - Ai partecipanti alla 31esima Edizione dell’ "International Drug Enforcement Conference" (20 giugno 2014)




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14/06/2014:

C'è il rischio di dimenticare...

16/06/2014:

  Il Signore benedica la famiglia...


17/06/2014:

  A volte noi scartiamo...


19/06/2014:

  Non c'è motivo per perdere la speranza...


20/06/2014:

  C'è tanta indifferenza...


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  (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)


Solennità della Santissima Trinità - Papa Francesco: Angelus e visita alla Comunità di Sant'Egidio (testi, foto e video)



 15/06/2014 

 ANGELUS 
 Piazza San Pietro 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi celebriamo la solennità della Santissima Trinità, che presenta alla nostra contemplazione e adorazione la vita divina del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: una vita di comunione e di amore perfetto, origine e meta di tutto l’universo e di ogni creatura, Dio. Nella Trinità riconosciamo anche il modello della Chiesa, nella quale siamo chiamati ad amarci come Gesù ci ha amato. È l’amore il segno concreto che manifesta la fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. 
come ci ha detto Gesù: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). E’ una contraddizione pensare a cristiani che si odiano. E’ una contraddizione! E il diavolo cerca sempre questo: farci odiare, perché lui semina sempre la zizzania dell’odio; lui non conosce l’amore, l’amore è di Dio!
...
 
Una parrocchia in cui ci si vuole bene e si condividono i beni spirituali e materiali è un riflesso della Trinità.
...
La Vergine Maria, creatura perfetta della Trinità, ci aiuti a fare di tutta la nostra vita, nei piccoli gesti e nelle scelte più importanti, un inno di lode a Dio, che è Amore.

Dopo l'Angelus:
...
Voglio oggi annunciare che, accogliendo l’invito dei Vescovi e delle Autorità civili albanesi, intendo recarmi a Tirana nella giornata di domenica 21 settembre prossimo. Con questo breve viaggio desidero confermare nella fede la Chiesa in Albania e testimoniare il mio incoraggiamento e amore ad un Paese che ha sofferto a lungo in conseguenza delle ideologie del passato.
Ed ora saluto tutti voi, cari pellegrini presenti oggi: gruppi parrocchiali, tanti, famiglie e associazioni. ...
E a tutti auguro buona domenica e buon pranzo. E non dimenticatevi di pregare per me. Arrivederci!

  il testo integrale dell'Angelus

  video
 Incontro con la Comunità di S. Egidio 
 Basilica di Santa Maria in Trastevere 

Trastevere cuore di Roma e casa della Comunità di S. Egidio ha accolto con canti e migliaia di bandiere colorate, l’arrivo del Papa nonostante la minaccia costante della pioggia. Attraverso migliaia di mani tese Francesco ha raggiunto la Basilica di Santa Maria in Trastevere e ha parlato e pregato con quanti la Comunità assiste...
E’ un lungo abbraccio, un colloquio fraterno e spontaneo con gli ultimi a segnare la visita del Papa alla Comunità di Sant’Egidio, sin dai primi passi percorsi da Francesco, col fondatore Andrea Riccardi, sulla piazza della Basilica di Santa Maria in Trastevere, dove il Papa arriva intorno alle 17. 
In pochi metri migliaia di persone in festa ad attendere una stretta di mano e una benedizione; con loro anche malati, immigrati, un gruppo di rifugiati da Lampedusa; altri, circa mille tra anziani, senza fissa dimora e rappresentanti di altre religioni e di movimenti, Francesco li trova all’interno della Basilica.
Qui l’omaggio silenzioso all’icona della Madonna della Clemenza, e poi la parola ai protagonisti di un’avventura iniziata nel "68, che il fondatore Riccardi spiega come" il sogno di essere Chiesa di tutti" orientata verso le periferie, una famiglia in cui "chi aiuta si confonde con chi è aiutato".
...
Prendendo la parola il Papa ripercorre la specificità della vita della Comunità a partire dalla preghiera, cuore della vita di Sant'Egidio, e sua prima opera...

  Papa a S. Egidio. Avanti su questa strada: preghiera, poveri e pace

  video del discorso di Papa Francesco

  testo integrale del discorso del Santo Padre ai poveri assistiti dalla Comunità di Sant'Egidio (15 giugno 2014)

  il video integrale



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"Una Chiesa giovane, madre accogliente, tenera che sa accarezzare" questo il desiderio di Francesco confidato al Convegno pastorale della diocesi di Roma (foto, testi e video)


Nell'aula Paolo VI stracolma il Vescovo di Roma, come ama farsi chiamare il Papa, ha inaugurato i lavori del Convegno pastorale diocesano, accolto dall'entusiasmo 
di parroci, catechisti e fedeli romani .
Il tema del Convegno è “Un popolo che genera i suoi figli. Comunità e famiglia nelle grandi tappe dell’iniziazione cristiana”. 

  video

Dopo l’indirizzo di saluto del cardinale Agostino Vallini, vicario della Diocesi di Roma, hanno preso la parola un parroco e due catechisti, che, sulla stessa lunghezza d’onda del Pontefice, hanno sottolineato la necessità di trasformare le parrocchie in veri luoghi di accoglienza e calore umano.
E’ caloroso l’abbraccio della diocesi di Roma al suo Vescovo che dialoga a cuore aperto, legge solo di tanto in tanto il discorso preparato e si lascia andare a braccio a racconti, aneddoti, battute per far arrivare meglio il suo pensiero, suggerisce vie da percorrere, rilancia l’attualità dell’Evangelii Nuntiandi di Paolo VI e riferisce le paure di tante persone che, negli incontri o nelle lettere che gli inviano, raccontano il malessere che vivono, “il peso che ci schiaccia” e che mette in dubbio la bellezza della vita.

  video

  testo integrale del discorso del Santo Padre

La Chiesa deve essere tenera e misericordiosa. Parla quasi esclusivamente a braccio Francesco nell'aula Paolo VI ai parroci e ai fedeli della diocesi di Roma. E ogni frase scolpisce il Vangelo della prossimità con cui papa Bergoglio sta riportando alla fede milioni di persone in tutto il mondo. «La sfida grande della Chiesa oggi è diventare madre, madre, non una Ong ben organizzata, con tanti piani pastorali, ne abbiamo bisogno, ma quello non è l'essenziale, quello è un aiuto alla maternità della Chiesa». Se la Chiesa non è madre, «è brutto dire che diventa una zitella, ma se diventa una zitella, non è feconda», Neppure la Chiesa, ha raccomandato, può essere «nonna»...

  «La Chiesa è madre, non zitella e neppure nonna»

  video integrale


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Papa Francesco UDIENZA GENERALE 18 giugno 2014 - foto, testo e video



 Piazza San Pietro 
 18/06/2014 

Anche questa volta, come è accaduto mercoledì scorso, l’udienza generale del Santo Padre ha avuto un “prologo” in Aula Paolo VI, dove intorno alle nove Papa Francesco ha fatto il suo ingresso per salutare i malati e i disabili, accompagnati dai loro familiari e dai volontari. Dopo averli salutati quasi uno per uno, con strette di mano, abbracci e carezze, il Papa ha spiegato che - a differenza della scorsa udienza, dove il problema era il sole troppo cocente - la scelta del “prologo” di oggi era dovuta alle previsioni di piogge ingenti nella Capitale, che del resto imperversano già da ieri e da stanotte. Con i disabili, in particolare i ragazzi, scambio di battute e qualche selfie con gli smartphone. “Pregate perché non piova così chi è fuori non si bagna”, ha detto congedandosi. 
In piazza, dopo il consueto giro in jeep per salutare i fedeli, accarezzare e baciare i bambini, scambiare battute e l'ormai consueto scambio della papalina, il Papa ha iniziato la catechesi con una battuta: “Complimenti a voi che siete venuti senza sapere se viene l’acqua, se non viene l’acqua... Bravi! Speriamo di finire l'udienza senza acqua, che il Signore abbia pietà di noi”.

  video

La Chiesa: 1. Dio forma un Popolo

Cari fratelli e sorelle, buongiorno. E complimenti a voi perché siete stati bravi, con questo tempo che non si sa se viene l’acqua, se non viene l’acqua… Bravi! Speriamo di finire l’udienza senza acqua, che il Signore abbia pietà di noi.
...



Oggi incomincio un ciclo di catechesi sulla Chiesa. E’ un po’ come un figlio che parla della propria madre, della propria famiglia. Parlare della Chiesa è parlare della nostra madre, della nostra famiglia. La Chiesa infatti non è un’istituzione finalizzata a se stessa o un’associazione privata, una ONG, né tanto meno si deve restringere lo sguardo al clero o al Vaticano… “La Chiesa pensa…”.
...

  video della catechesi

Saluti
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APPELLO

Dopodomani, 20 giugno, ricorre la Giornata Mondiale del Rifugiato, che la comunità internazionale dedica a chi è costretto a lasciare la propria terra per fuggire dai conflitti e dalle persecuzioni. Il numero di questi fratelli rifugiati sta crescendo e, in questi ultimi giorni, altre migliaia di persone sono state indotte a lasciare le loro case per salvarsi. Milioni di famiglie, milioni, rifugiate di tanti Paesi e di ogni fede religiosa vivono nelle loro storie drammi e ferite che difficilmente potranno essere sanate. Facciamoci loro vicini, condividendo le loro paure e la loro incertezza per il futuro e alleviando concretamente le loro sofferenze. Il Signore sostenga le persone e le istituzioni che lavorano con generosità per assicurare ai rifugiati accoglienza e dignità, e dare loro motivi di speranza. Pensiamo che Gesù è stato un rifugiato, è dovuto fuggire per salvare la vita, con san Giuseppe e la Madonna, è dovuto andarsene in Egitto. Lui è stato un rifugiato. Preghiamo la Madonna, che conosce i dolori dei rifugiati, che stia vicino a questi nostri fratelli e sorelle. Preghiamo insieme la Madonna per i fratelli e le sorelle rifugiati. [Ave Maria] Maria, madre dei rifugiati, prega per noi.

* * *
...
Mi rivolgo infine ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Siamo alla vigilia del Corpus Domini. Cari giovani, l’Eucaristia sia il nutrimento principale della vostra fede; cari ammalati, specialmente i piccoli pazienti del Policlinico San Matteo di Pavia, non stancatevi di adorare il Signore anche nella prova; e voi cari sposi novelli, imparate ad amare sull’esempio di colui che, per amore, si è fatto vittima per la nostra salvezza.

  il testo integrale dell'udienza generale

  video integrale



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«Chi paga la corruzione? la corruzione la paga il povero!» - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
16 giugno 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m. 

Papa Francesco:
“combattiamo la corruzione”


Sono sempre i poveri a pagare il prezzo della corruzione. Di ogni corruzione: quella dei politici e degli imprenditori, ma anche quella degli ecclesiastici che trascurano il loro «dovere pastorale» per coltivare il «potere». Papa Francesco è tornato a denunciare con parole forti «il peccato della corruzione», nel quale cadono «tante persone che hanno potere, potere materiale o potere politico o potere spirituale». E durante la messa celebrata lunedì mattina, 16 giugno, a Santa Marta, ha invitato a pregare in particolare per «quelli — tanti, tanti — che pagano la corruzione, che pagano la vita dei corrotti, questi martiri della corruzione politica, della corruzione economica e della corruzione ecclesiastica».

Prendendo spunto dal passo del primo libro dei Re (21, 1-16) proclamato durante la liturgia, il Pontefice ha ricordato la storia di Nabot di Izreèl...

Si tratta di una storia, ha ammonito Francesco, che «si ripete continuamente in tante persone che hanno potere, potere materiale o potere politico o potere spirituale. Ma, questo è un peccato: è il peccato della corruzione». E come si corrompe una persona? «Si corrompe — ha detto il Papa — sulla strada della propria sicurezza. Primo, il benessere, i soldi, poi il potere, la vanità, l’orgoglio, e di là tutto: anche uccidere».
«Sui giornali — ha osservato il vescovo di Roma — noi leggiamo tante volte: è stato portato in tribunale quel politico che si è arricchito magicamente. È stato in tribunale, è stato portato in tribunale quel capo di azienda che magicamente si è arricchito, cioè sfruttando i suoi operai; si parla troppo di un prelato che si è arricchito troppo e ha lasciato il suo dovere pastorale per curare il suo potere». Dunque, ci sono «i corrotti politici, i corrotti degli affari e i corrotti ecclesiastici». E ce ne sono «dappertutto». Perché la corruzione, ha spiegato il Pontefice, «è proprio il peccato a portata di mano, che ha quella persona che ha autorità sugli altri, sia economica, sia politica, sia ecclesiastica. Tutti siamo tentati di corruzione. È un peccato a portata di mano».
Del resto, ha aggiunto, «quando uno ha autorità si sente potente, si sente quasi Dio». La corruzione quindi «è una tentazione di ogni giorno», nella quale può cadere «un politico, un imprenditore, un prelato».
Ma — si è chiesto Francesco — «chi paga la corruzione?». Certamente non la paga chi «porta la tangente»: egli infatti rappresenta solo «l’intermediario». In realtà, ha constatato il Pontefice, «la corruzione la paga il povero!».
...

  Messa a Santa Marta-Quando pagano i poveri

  video


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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
17 giugno 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m. 

Papa Francesco:
“uscire dalla corruzione col pentimento!”

“Il corrotto irrita Dio e fa peccare il popolo”. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco che, nella Messa mattutina a Casa Santa Marta, è tornato a soffermarsi sul martirio di Nabot, narrato nel primo Libro dei Re. Il Papa ha ribadito che per i corrotti c’è una sola via d’uscita: “chiedere perdono”, altrimenti incontreranno la maledizione di Dio.

Quando uno “entra” nella “strada della corruzione”, “toglie la vita, usurpa e si vende”. Papa Francesco torna a levare una vibrante denuncia della corruzione. L’occasione è offerta dalla Prima Lettura, incentrata sull’uccisione di Nabot per volere del corrotto re Acab che si è impossessato della sua vigna. Il profeta Elia, annota il Papa, dice che il corrotto Acab si è “venduto”. E’ come se “lasciasse di essere una persona e diventasse una merce”, “compra e vende”:
“Questa è la definizione: è una merce! Poi cosa farà il Signore con i corrotti, qualsiasi sia la corruzione… Ieri abbiamo detto che c’erano tre tipi, tre gruppi: il corrotto politico, il corrotto affarista e il corrotto ecclesiastico. Tutti e tre facevano del male agli innocenti, ai poveri, perché sono i poveri che pagano la festa dei corrotti! Il conto va a loro. Il Signore dice chiaramente cosa farà: ‘Io farò venire su di te una sciagura e ti spazzerò via. Sterminerò a Acab ogni maschio, schiavo o libero in Israele’”.
Il corrotto – prosegue – irrita Dio e fa peccare il popolo!” Gesù, ha proseguito, lo ha detto chiaramente: colui che “fa scandalo è meglio che si butti in mare”, il corrotto “scandalizza la società, scandalizza il popolo di Dio”...

Questa, evidenzia il Papa, “è la porta di uscita per i corrotti, per i corrotti politici, per i corrotti affaristi e per i corrotti ecclesiastici: chiedere perdono!” E, aggiunge, “al Signore piace questo”. Il Signore, sottolinea ancora, “perdona, ma perdona quando i corrotti” fanno “quello che ha fatto Zaccheo: ‘Ho rubato, Signore! Darò quattro volte quelle che ho rubato!’”:
“Quando noi leggiamo sui giornali che questo è corrotto, che quell’altro è un corrotto, che ha fatto quell'atto di corruzione e che la tangente va di qua e di là e anche tante cose di alcuni prelati, come cristiani il nostro dovere è chiedere perdono per loro e che il Signore gli dia la grazia di pentirsi, che non muoiano con il cuore corrotto…”
“Condannare i corrotti, sì”, ha concluso il Papa, “chiedere la grazia di non diventare corrotti, sì!” ed “anche pregare per la loro conversione!”

    Il Papa: i corrotti uccidono, unica via d’uscita è il pentimento

  video


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«Un cuore libero è un cuore luminoso, che illumina gli altri, che fa vedere la strada che porta a Dio» - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
20 giugno 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m. 

Papa Francesco:
“A quale tesoro è attaccato il mio cuore?”

«Soldi, vanità e potere» non rendono felice l’uomo. I veri tesori, le ricchezze che contano, sono «l’amore, la pazienza, il servizio agli altri e l’adorazione di Dio». È questo il messaggio che Papa Francesco ha proposto nella messa celebrata venerdì mattina, 20 giugno, nella cappella della Casa Santa Marta.

Cuore della meditazione del Pontefice sono state le parole di Gesù riportate dal Vangelo di Matteo (6, 19-23): «Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore». Insomma, è stato il commento del Papa, «il consiglio di Gesù è semplice: non accumulate per voi tesori sulla terra! È un consiglio di prudenza». Tanto che Gesù aggiunge: «Guarda, questo non serve a niente, non perdere tempo!».
Sono tre, in particolare, i tesori dai quali Gesù mette in guardia a più riprese. «Il primo tesoro è l’oro, i soldi, le ricchezze» ha spiegato il vescovo di Roma...
Il secondo tesoro di cui parla il Signore «è la vanità», cioè cercare di «avere un prestigio, di farsi vedere»...
L’orgoglio, il potere, «è il terzo tesoro» che Gesù indica come inutile e pericoloso...
Ecco, allora, l’essenza dell’insegnamento di Gesù: «Non accumulate! Non accumulate soldi, non accumulate vanità, non accumulate orgoglio, potere! Questi tesori non servono!». Piuttosto sono altri i tesori da accumulare, ha affermato il Pontefice. Infatti «c’è un lavoro di accumulare tesori che è buono». Lo dice Gesù nella stessa pagina evangelica: «Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore». Questo è proprio «il messaggio di Gesù: avere un cuore libero». Invece «se il tuo tesoro è nelle ricchezze, nella vanità, nel potere, nell’orgoglio, il tuo cuore sarà incatenato lì, il tuo cuore sarà schiavo delle ricchezze, della vanità, dell’orgoglio».
In questa prospettiva Papa Francesco ha esortato appunto ad avere «un cuore libero», proprio perché espressamente «Gesù ci parla della libertà del cuore». E «un cuore libero si può avere soltanto con i tesori del cielo: l’amore, la pazienza, il servizio agli altri, l’adorazione a Dio». Queste «sono le vere ricchezze che non vengono rubate». Le altre ricchezze — soldi, vanità, potere — «appesantiscono il cuore, lo incatenano, non gli danno la libertà».
Bisogna dunque puntare ad accumulare le vere ricchezze, quelle che «liberano il cuore» e ti rendono «un uomo e una donna con quella libertà dei figli di Dio». Si legge in proposito nel Vangelo che «se il tuo cuore è schiavo, non sarà luminoso il tuo occhio, il tuo cuore». Infatti, ha sottolineato Papa Francesco, «un cuore schiavo non è un cuore luminoso: sarà tenebroso!». Perciò «se noi accumuliamo tesori della terra, accumuliamo tenebre che non servono, non ci danno la gioia. Ma soprattutto non ci danno la libertà».
Invece, ha rimarcato il vescovo di Roma, «un cuore libero è un cuore luminoso, che illumina gli altri, che fa vedere la strada che porta a Dio». È «un cuore luminoso, che non è incatenato, è un cuore che va avanti e che anche invecchia bene, perché invecchia come il buon vino: quando il buon vino invecchia è un bel vino invecchiato!». Viceversa, ha aggiunto, «il cuore che non è luminoso è come il vino non buono: passa il tempo e si guasta di più e diventa aceto»...

  Messa a Santa Marta - Caccia al tesoro

  video



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... Come sta davvero Papa Francesco? È da alcune settimane che gli occhi degli osservatori sono puntati sulle sue condizioni fisiche. Troppi i segnali di allarme...

 
Francesco Antonio Grana:   Papa Francesco tra rinvii e appuntamenti mancati: i dubbi sulla salute del pontefice

... Ma il vero “male” di cui soffre Bergoglio è il suo rifiuto di concedersi riposo e l’ostinata volontà di lavorare a oltranza. Bergoglio è quello che in America si dice un tipo “workaholic”, un personaggio lavoro-dipendente che non riesce a staccare per ricaricare il fisico. A Buenos Aires ricordano ancora un piccolo “consiglio di guerra” dei vicari della diocesi, che al termine di un anno di lavoro intenso si misero a insistere con l’ormai ultrasettantenne cardinale Bergoglio perché si prendesse un periodo di vacanza nella residenza estiva degli arcivescovi. Bergoglio li lasciò parlare per più di mezz’ora e poi proruppe: “E adesso andate un po’ tutti al diavolo”. In termini di slang ancora più coloriti(assicura chi lo conosce in Argentina)...

  Marco Politi:   Malato di lavoro, Papa Francesco dà forfait. Politi, Fatto Quotidiano

Ai negoziati sostituisce la preghiera. Predilige le armi soprannaturali. Ma calcola con consumata accortezza ogni sua parola. E anche i silenzi, come sul caso della giovane madre sudanese condannata a morte solo perché cristiana

  Sandro Magister:   Francesco, o la diplomazia degli impossibili

... Periferie, incontro con le situazioni più disagiate, brevi pellegrinaggi di preghiera sulle frontiere, sui muri di dividono, solidarietà ai poveri e ai sofferenti, opzione preferenziale per mete che sembrano contare poco. Ma che contano molto agli occhi di Papa Bergoglio e della sua «geografia».

  Andrea Tornielli:   Periferie e frontiere: l'orizzonte dei viaggi di Francesco


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