"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
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NEWSLETTER n°27 del 2012
Aggiornamento della settimana -
dal 7 al 13 luglio 2012 -
Prossima NEWSLETTER prevista per il 20 luglio 2012 | | |||||||||||
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N. B. La Preghiera dei fedeli e la Lectio a cura di Fr. Egidio Palumbo saranno sospese e riprenderanno in Ottobre L'Omelia viene aggiornata appena disponibile (di norma il lunedì) Il 2 febbraio 2010 é nato il Blog di Tempo Perso PIETRE VIVE che viene aggiornato quotidianamente e mette così a disposizione in modo facile e veloce una o più notizie ******************* Siamo anche in FaceBook con la pagina sociale "QUELLI DELLA VIA" ******************* Siamo anche in Twitter con la pagina "QUELLI DELLA VIA" *******************
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)È
possibile che istituzioni e case farmaceutiche abbiano dimenticato
tutto ciò che riguarda le malattie tropicali? È possibile, soprattutto
se i margini di guadagno sono esigui. Per questo Medici Senza
Frontiere (Msf) chiede in un nuovo rapporto dal titolo “Combattere
l’oblio” (pdf)
di intensificare la ricerca e lo sviluppo a livello mondiale di nuovi
farmaci per debellare alcune malattie tropicali troppo spesso
“colpevolmente” dimenticate, ma che interessano un miliardo di
persone per lo più concentrate nei paesi in via di sviluppo. In tutto
sono 17 e uccidono ogni anno circa 534.000 persone, ma, come ha
dichiarato Unni
Karunakara, presidente internazionale di Msf, “Queste malattie non sono
una maledizione. Sebbene siano una sfida enorme, esse sono curabili. Si
può superare l’oblio e salvare milioni vite, ma c’è bisogno della
volontà politica di finanziare i progetti e sviluppare strumenti che ci
permettano di affrontarle”.
Malattie tropicali dimenticate: “non sono una maledizione”
-------------------------------------------- Per
cinque giorni la diciottenne Lal Bibi è stata rapita, violentata,
torturata e incatenata al muro da un gruppo di potenti ufficiali della
polizia afgana. Ma lei ha deciso di fare quel che alle donne afgane è
vietato: sta reagendo, e insieme possiamo aiutare lei e tutte le donne
afgane a ottenere giustizia.
Secondo
una tradizione ancestrale, come donna che ha subìto violenza, Lal Bibi
è stata “disonorata” e sarà costretta a uccidersi, come afferma
pubblicamente lei stessa, a meno che i suoi aguzzini verranno
consegnati alla giustizia per restituirle onore e dignità.
In
genere il sistema giudiziario afgano non persegue casi simili e fino a
questo momento i maggiori sospettati nel caso di Lal Bibi non sono
stati chiamati a giudizio, probabilmente nella speranza che
l’attenzione internazionale si attenui.
Ogni giorno che passa senza che avvenga alcun arresto spinge sempre più Lal Bibi al suicidio, ma c’è ancora speranza.
“Una petizione per La Bibi, rapita, violentata, torturata” E'
stata rapita e violentata per cinque giorni da alcuni poliziotti
afghani. Il sesto giorno, anziché uccidersi come spesso accade alle
vittime di stupro, è andata a denunciare i suoi aguzzini. Non è
convinta di trovare giustizia, ma ha trovato l'appoggio di un gruppo di
attivisti che hanno lanciato una petizione online. La storia di Lal
Bibi, 18 anni, potrebbe spezzare per la prima volta una delle più
antiche «usanze» dell'Afghanisan.
Afghanistan: stuprata per 5 giorni, denuncia i suoi aguzzini Grandi cambiamenti sociali nascono spesso da coraggiose scelte individuali. La decisione di una ragazza afgana di denunciare i poliziotti che l’hanno rapita, torturata e violentata, potrebbe innescare uno storico cambiamento nella condizione delle donne in Afghanistan. Afghanistan, il coraggio di Lal Bibi Firma la petizione:
Come una vittima di stupro potrebbe cambiare l'Afghanistan
-------------------------------------------- A
pochi giorni dalla chiusura dei lavori del summit internazionale Rio+20
che si è tenuto a Rio de Janeiro lo scorso giugno, i media cominciano a
tracciare un primo bilancio dell’evento e nel mondo ci si chiede se
l’occasione sia stata colta dai potenti della terra per adottare una
politica ambientale comune che sappia fornire risposte concrete e
adeguate alle tante emergenze che affloggono il pianeta.
Rio+20: come è andata? Rio
de Janeiro è una città di inversioni a U. Il segnale stradale più
frequente è “Retorno”, inversione. E Rio+20 ha seguito quello schema.
E’ stato una grande inversione a U in termini di responsabilità umana
di proteggere i processi che proteggono la vita sul pianeta.
Vent’anni
fa, al Vertice della Terra, furono firmati accordi legalmente
vincolanti per proteggere la biodiversità e prevenire un
cambiamento climatico catastrofico. La Convenzione sulla Biodiversità
Biologica e la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento
Climatico spronarono i governi a cominciare a modellare leggi e
politiche per affrontare due delle più significative crisi ecologiche
del nostro tempo.
Il
programma per Rio+20 sarebbe dovuto consistere nel valutare perché
l’attuazione dei Trattati di Rio sia stata inadeguata, nel riferire
come le crisi sono peggiorate e nel proporre obiettivi legalmente
vincolanti per evitare un peggioramento della crisi ecologica. Ma
l’intera energia del processo ufficiale è stata concentrata su come
evitare qualsiasi impegno. Rio+20 sarà ricordato per quel che ha
mancato di fare in un periodo di crisi gravi e multiple, non per quel
che ha realizzato.
RIO + 20: la grande inversione a U Non
corrisponde a realtà dire che la Rio +20 è stata un successo. Infatti
non siamo arrivati a nessuna misura vincolante e nemmeno sono stati
creati fondi per lo sradicamento della povertà né meccanismi per il
controllo del riscaldamento globale. Non sono state prese decisioni per
rendere effettivi i propositi della conferenza che erano creare
condizioni per «il futuro che vogliamo». Sta nella logica dei governi
non ammettere fallimenti. Ma non per questo cessano di esserlo. Dato il
degrado generale di tutti i servizi ecosistemici, non progredire
significa andare indietro.
Insufficienze concettuali della Rio +20 di L.Boff La Conferenza di Rio+20 si è conclusa senza raggiungere risultati concreti ed impegni vincolanti capaci di favorire lo sviluppo sostenibile, sradicare la povertà e far fronte al peggioramento della crisi ambientale, le cui conseguenze gravano soprattutto sulle popolazioni povere del sud del mondo e meno responsabili di questa crisi. RIO+20: UNA DELUSIONE ANNUNCIATA Ormai la Conferenza di Rio+20 è alle spalle, e ormai le analisi post evento sono concordi nel definire l’appuntamento come fallimentare. Leggi tutto: Rio +20, una conferenza che ha deluso le aspettative: la lettura del summit da parte dei movimenti sociali Una pioggia di critiche su tutti i fronti ha accolto il risultato del Summit Mondiale sulla Terra Rio+20, a vent’anni dall’ultimo, svoltosi anch’esso a Rio De Janeiro nel 1992. Eppure argomenti di cui parlare e problemi da risolvere non mancavano affatto: cambiamento di clima, emissioni di CO2, deforestazioni e quant’altro. E’ lo stesso Direttore Generale del WWF Jim Leape a parlare di ‘fallimento’ ed il testo pubblicato alla fine del summit ne è la prova: dopo vent’anni, oltre a riconoscere uno stato di fatto ambientale alquanto preoccupante, ancora non si riesce a raggiungere obiettivi che vadano al di là di semplici ‘linee guida’ da seguire. Pioggia di critiche sul Summit Mondiale sulla Terra Rio+20 A qualche giorno di distanza dalla chiusura del summit ONU per lo Sviluppo Sostenibilelo scorso 22 giugno, Cityfactor vi presenta un resoconto finale dei principali temi discussi e delle indicazioni emerse dai negoziati. Sul tavolo, agenda per la Green Economy e Riforma della Governance ONU. Ma come è andata a finire? Secondo la grande maggioranza della stampa e delle associazioni ambientaliste il documento è «un fallimento»... Secondo la mia opinione questa posizione è corretta, ma solo in parte. Il bicchiere non è necessariamente mezzo vuoto... Rio+20, quindi, può anche essere visto positivamente, soprattutto quando si sposta lo sguardo dalle sale dei negoziati alle centinai di eventi che si sono tenuti dentro e fuori al RioCentro in concomitanza con il summit di alto livello. Dove Rio vince è nelle forze provenienti dal basso: dalle imprese, dalla società civile, dalle città, delle reti, dai rapporti nazionali bilaterali. A Rio infatti sono stati siglati oltre 700 impegni volontari che, seppur con visioni anche molto diverse, che indicano l’urgenza di agire per far sì che la sostenibilità delle pratiche economiche sia un punto di partenza indiscutibile... Rio+20, il futuro della sostenibilità e della green economy Tonfo Onu Guarda anche i nostri precedenti post:
-------------------------------------------- Il lavoro è un diritto Un altro passo è stato fatto. La cosiddetta “riforma” del lavoro è stata approvata a larga maggioranza dei presenti. Tra forzature ideologiche e necessità di mediazione politica. Il tutto, per mandare gli attesi segnali a chi tiene in scacco l’Europa: le emotive paturnie dei mercati. Come un treno in marcia senza soste né fermate, la decostruzione di un sistema basato sui diritti e sulle garanzie costituzionali avanza. Un
processo irreversibile, per lo meno così lo si vuol presentare, come la
sola ricetta possibile per affrontare la crisi del lavoro nel nostro
Paese. Parlano di nuove regole per favorire lo sviluppo economico e nel
contempo i dati statistici annunciano previsioni drammatiche dei tassi
di disoccupazione, da assommare a quelle già feroci che attanagliano le
nuove generazioni, frutto di un’antica e sempre nuova carenza di
politiche industriali, a fronte di enormi carichi burocratici e
fiscali...
Noi, il mondo, lo vediamo con altri occhi. Il lavoro è un diritto.
Lo
è per la nostra Costituzione che lo definisce “un diritto” e che
prevede che sia compito dello Stato rimuovere gli ostacoli per
consentire a tutti di entrare nel mercato del lavoro. A tutti. Non a
chi ha più strumenti o ricchezze. Salvo sancire anche, all’articolo 41
della stessa Costituzione, che la libera iniziativa economica deve
essere correlata a fini sociali, non a un profitto scriteriato e
discriminatorio che costringe sempre più i lavoratori a conquistarsi o
mantenersi a denti stretti un posto di lavoro, in barba alle conquiste
dei decenni passati. FIAT docet...
"Il lavoro è un diritto" di Nicoletta Dentico e Rosa Siciliano -------------------------------------------- Trovare una soluzione al disagio sociale diffuso tra i giovani italiani, che sta portando l'intero popolo del paese a una progressiva e drammatica disumanizzazione: ecco perché è nata Poveri Voi la prima ONG africana che porta aiuti all'Italia. Poveri
Voi è nata come un progetto di comunicazione, una provocazione, un
tentativo per riportare l'attenzione a un problema reale come quello
della progressiva disumanizzazione degli italiani.
Oggi questa provocazione si sta trasformando in progetti, azioni reali e concrete grazie alla collaborazione di tre realtà:
Tre settimane di vita in Africa
Continuano
le selezioni per partecipare al progetto di PoveriVoi. Non è una
"vacanza alternativa" ma un inserimento temporaneo all'interno della
società di un piccolo villaggio africano. L'esperienza prevede che il
partecipante si inserisca nella famiglia ospite e ne segua il ritmo di
vita e di lavoro per un minimo di 21 e fino a un massimo di 90
giorni. La destinazione è il villaggio di Doissa, nel Comune di Savalou, nella regione delle colline in Benin, a 250 km. dalla principale città del paese, Cotonou. La
durata minima del soggiorno è di 3 settimane, al massimo due visitatori
risiederanno contemporaneamente nel villaggio. È prevista una selezione
e alcuni incontri di formazione.
Progetti Tre settimane di vita africana a Doissa (Benin) Il racconto di Davide, primo partecipante al progetto PoveriVoi
il reportage di Davide (dal
16 giugno all'8 luglio) il primo partecipante al
progetto tornato con il suo "bagaglio di umanità"
Per saperne di più visita il sito http://www.poverivoi.org/
-------------------------------------------- Cos’è l’ergastolo ostativo?
E’
una pena senza fine che in base all’art. 4 bis dell’Ordinamento
Penitenziario, mod con Legge 356/92, nega ogni misura alternativa al
carcere e ogni beneficio penitenziario ai chi è stato condannato per
reati associativi
Ergastolo Ostativo ...
Non tutti sanno che nel nostro Paese coesistono l’ergastolo ordinario e
quello ostativo ai benefici. Il primo concede al condannato la
possibilità di usufruire di permessi premio, semilibertà o liberazione
condizionale, tanto che la grande maggioranza dei 1.546 ergastolani
rimarranno in cella per non più di ventisei anni, quando scatta la
possibilità della cosiddetta "liberazione anticipata". Il secondo, al
contrario, nega fin dalla sentenza e in modo perpetuo ogni vantaggio
penitenziario. Nessuna redenzione...
L’ergastolo «ostativo»? Strada senza via d’uscita ...
Se il senso della detenzione e della pena – come recita la Costituzione
Italiana all’articolo 27 – è di «tendere alla rieducazione del
condannato», allora l’ergastolo è una contraddizione in termini. Perché
calarsi dentro l’abisso misterioso di questi uomini e reinsegnare loro
a camminare, a scrivere, tante volte addirittura a parlare, se laggiù
non s’avverte un barlume di luce nella loro vita? Che senso hanno gli
sforzi compiuti da uomini e donne che quotidianamente s’affannano per
scommettere sull’uomo che ha sbagliato, se poi non ci sono chance da
giocarsi? Perché chi affronta la sfida di riabilitare un’anima dentro
un istituto di pena deve sospettare d’essere il sommistratore di un
semplice palliativo che aiuta ad ammazzare un tempo "a disposizione"
eppure indisponibile?...
L’uomo, non il suo errore MAI DIRE MAI - L'ergastolo in Italia e in Europa: Prospettive a confronto. Sabato 19 Maggio 2012 - Firenze video Le
parole degli ergastolani rivolte a Papa Benedetto XVI vogliono essere
un grido di protesta rispetto alla loro condizione di condannati a
vita. Di tutta l’Europa infatti, solo l’Italia appoggia ancora
l’ergastolo ostativo. I carcerati vogliono scontare la loro pena ma
vorrebbero anche che un giorno, questa, abbia fine. La lettera cita:
“avere l’ergastolo è come essere morti, ma sentirsi vivi; è una pena
del diavolo perché ti ammazza lasciandoti vivo; la pena dell’ergastolo
tradisce la vita; è come perdere la vita prima ancora di morire; ti
mangia l’amore, il cuore, e a volte anche l’anima; la vita senza
promessa di libertà non potrà mai essere una vita”.
Appello degli ergastolani a Papa Benedetto XVI -------------------------------------------- Se l’etica minima è quella linea di confine che ognuno di noi si dà, oltre la quale si estendono i territori dell’ingiustizia e della barbarie, è probabile che quella linea si sia spostata, che sia stata varcata e che ci siamo piegati a una elastica, provvisoria e effimera coscienza, sempre a fare i conti con una discrezionale sfera privata, con gli affari nostri, con il nostro interesse minacciato. Eh
si, accidenti, siamo italiani brava gente noi, ma ….gli immigrati non
devono mica essere discriminati, ma.. mica possono essere offesi e
oltraggiati nel posto di lavoro o a scuola, perbacco, ma … siamo buoni
cristiani, bisogna essere comprensivi e compassionevoli, ma…
Ma
non vorranno mica godere dei nostri stessi servizi, mica vorranno avere
gli stessi nostri piazzamenti nelle liste di assegnazione delle case
popolati o in quelle di assunzione...
Migranti, questo o quello per me paria sono di Anna Lombroso Per approfondire:
-------------------------------------------- (SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Nuova
tragedia in mare: 54 persone che tentavano di raggiungere l'Italia
dalla Libia su un gommone sono morte, per disidratazione, nei giorni
scorsi. Un solo superstite ricoverato per assideramento e
disidratazione...
BASTA stragi nel mediterraneo! Tragedia in mare, muoiono in 54 cercando di raggiungere l'Italia dalla Libia Ecco il link alla fonte: UNHCR UN SUPERSTITE RACCONTA DI 54 MORTI IN MARE NEL TENTATIVO DI GIUNGERE IN ITALIA DALLA LIBIA ... Straziante. Noi, al riparo
dal sole e magari sotto il conforto di un climatizzatore, possiamo solo
lontanamente immaginare la morte lenta guardata negli occhi come un
destino ineluttabile...
La morte nel "mare di mezzo" --------------------------------------------------------------- 54 sono morti Abbas Saton,
giovane eritreo, è l'unico superstite della tragedia del mare che si è
portata via 54 migranti, morti di sete nel loro viaggio dalla Libia
verso l'Italia. Nella tragedia ha perso due fratelli e una sorella. Lo
ha intervistato Lorenzo Pezzani che lo ha raggiunto all'ospedale di
Zarzis, in Tunisia, dove Abbas è stato ricoverato dopo essere stato
tratto in salvo da una barca di pescatori. L'intervista rientra nella
campagna "Boats4People" dell'Università Goldsmiths di Londra. In
collaborazione con ricercatori del Forensic Oceanografic Project a
Goldsmith College, Boats4People proseguirà le sue indagini per
verificare se tutte le misure possibili sono state attuate al fine di
evitare la morte delle persone su questa imbarcazione.
CORRIERE: La storia di Abbas, unico superstite del gommone affondato (video) Mercoledì 11 luglio 2012,
prendo il giornale e leggo che 54 immigrati provenienti da Tripoli sono
morti in mare. Ma la notizia non fa grande clamore. Un naufragio di
Costa Crociere fa più audience. Sono morti disete, non annegati, come
invece capitò a Fleba il fenicio, il fluttuare delle cui membra nelle
acque marine è cantato da Thomas Stearn Eliot, rendendolo così eterno.
Non esiste una classifica di morti terribili. Eppure morire di sete in
una distesa d’acqua ci appareancora più assurdo e mostruoso
Alfonso Gianni: I morti e i salvati del Mediterraneo (pdf) L’Italia ha firmato un accordo
“segreto” con il Consiglio di transizione libico (CNT) per “limitare il
flusso di immigrati”. E’ quanto denuncia un rapporto – ‘Sos Europe’ –
pubblicato il 14 giugno 2012 da Amnesty International che punta il dito
sull’intesa sottolineando che viola i diritti umani. I dettagli
dell’accordo non sono stati resi noti, ma secondo Amnesty, l’intesa –
firmata il 3 aprile scorso – autorizza le autorità italiane ad
intercettare i richiedenti asilo e a riconsegnarli ai soldati libici.
Secondo l’organizzazione, l’accordo viola gli obblighi dell’Italia
derivanti dalla Convenzione europea sui Diritti Umani perché non
contiene misure di salvaguardia dei diritti umani. “L’Italia, nella
migliore delle ipotesi, ha ignorato la terribile situazione dei
migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo.
Nella peggiore, si è mostrata disposta a tollerare violazioni dei diritti umani al fine di soddisfare egoismi politici nazionali”, sostiene Amnesty Nel febbraio scorso la Corte europea dei diritti umani (Cedu) di Strasburgo ha condannato l’Italia per i respingimenti verso la Libia. Era il 6 maggio del 2009, e alle motovedette italiane venne dato per la prima volta l’ordine di invertire la rotta. E di riportare in Libia i naufraghi che avevano intercettato in mare 35 miglia a sud di Lampedusa. Sul molo di Tripoli li aspettava la polizia libica, con i camion container pronti a caricarli, come carri bestiame, per poi smistarli nelle varie prigioni del paese… L’intervista realizzata a marzo con Gabriele Del Grande fondatore di Fortress Europe,osservatorio sulle vittime della frontiera. Gabriele Del Grande: "reato di viaggio" (audio) --------------------------------------------------------------- Dieci materie da studiare e un
solo voto possibile: dieci. Lei si chiama Blessed, ha sei anni e ha
iniziato nel migliore dei modi possibile la sua vita scolastica. In
qualunque famiglia sarebbe «benedetta» quella pagella, proprio come la
traduzione italiana del suo nome. E ancor di più nella sua perché lei,
nata in Italia da genitori nigeriani clandestini, è già la più brava
della classe in un territorio di frontiera, quello di Castel Volturno,
dove la lotta per la sopravvivenza e la costante pressione della
criminalità rappresentano la vera costante del vissuto quotidiano.
Francesco G. Esposito: La storia di Blessed, clandestina prodigio promossa con tutti dieci "L' Italia ha iniziato un
percorso di guerra durissimo - ha detto ieri il presidente Mario Monti
- una guerra contro i pregiudizi diffusi". Si riferiva a quelli sugli
italiani e sull' affidabilità finanziaria del paese. Chissà se qualcuno
degli ascoltatori, nella sala del convegno dell' Associazione bancaria
italiana, ha pensato per un attimo ai pregiudizi e alle discriminazioni
degli italiani verso gli "altri". Il mondo del pregiudizio diffuso e
della discriminazione legalizzata dovrebbe richiedere qualche
attenzione da parte di un governo degno di questo nome.
Adriano Prosperi: L'intolleranza morbida --------------------------------------------------------------- (SEGNALATOIN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"E’ successo ieri. (ndr.10
luglio) E fortunatamente vicino a via degli Ausoni c’è il Cinema
Palazzo Occupato: i ragazzi che occupano l’ex teatro che doveva
diventare Casinò sentono le urla e si precipitano in strada con una
telecamera, e riprendono l’intera scena: agghiacciante.
Il video del rifugiato politico picchiato dai carabinieri --------------------------------------------------------------- La prima volta in cinque anni.
Ieri, una madre anonima ha infilato il suo bambino di una settimana
nella «Culla per la vita» della Mangiagalli di Milano, istituita nel
2007 per evitare che i piccoli venissero lasciati senza assistenza
medica in luoghi difficili e inappropriati. La prima volta in cinque
anni: è un segno di timida consapevolezza o ancora il terribile segnale
di impotenza da parte di madri che abbandonano i figli? Questo è il
racconto immaginario di come una giovane madre ha scelto di regalare al
suo piccolo una seconda possibilità.
Michele Fusco: "Figlio mio, ti lascio qui. Buona fortuna" Sono
arrivati ad abbandonare una bambina di otto mesi. Il momento è
gravissimo per i nostri servizi sociali. Aumentano tutte le emergenze.
Le violenze ai minori. Le criticità in famiglia. E c'è chi non ce la fa
più a fare il genitore. Ripeto: sono arrivati a lasciarci bambini di
pochi mesi». L'assessore al Welfare Elide Tisi ha gli occhi lucidi
durante la riunione sullo stato dei conti dell'Assistenza. Non ci
poteva essere momento peggiore per decidere un taglio di 3 milioni e
200 mila euro e affrontare un settembre con 14 milioni stanziati per i
servizi sociali che rischiano di non esserci più grazie alla «spending
review».
Emanuela Minucci: "Bimba abbandonata per la crisi" --------------------------------------------------------------- I cacciabombardieri F35, ma non
solo: 75 mila italiani, 660 associazioni e 85 enti locali chiedono di
non riempire gli arsenali investendo le risorse risparmiate nello Stato
sociale.
Annachiara Valle: Taglia le ali alle armi, il fronte del no Flavio Lotti: Ma la difesa non depone le armi Da oltre un centinaio d’anni il mondo è inondato di armi convenzionali: carri armati, fucili mitragliatori, razzi, aerei.
EONLINE: Armi convenzionali, le speranze dell'Onu --------------------------------------------------------------- Si combatte in 35 Paesi, ma gli
italiani sanno ben poco di questi conflitti dimenticati. Lo documenta
un sondaggio Swg per Caritas, Il Regno e Famiglia Cristiana.
FAMIGLIA CRISTIANA: Le guerre e i colpevoli silenzi ---------------------------------------------------------------
Gran
parte della popolazione è estranea ai festeggiamenti per i 50 anni
d’indipendenza. Prevalgono la preoccupazione e il malcontento per la
difficile situazione economica e il terrorismo islamista. In piazza
anche le Guardie comunali.
Laura De Santi: Algeria indipendente, più protesta che festa Un
recente rapporto di un’organizzazione statunitense indipendente di
controllo denuncia i pericoli legati all’aumento costante, da parte
delle Nazioni Unite, di contratti con agenzie private di sicurezza,
usate per operazioni in zone di conflitto. Emblematico, in Africa, il
caso della Saracen Uganda.
Michela Trevisan: Relazioni pericolose: l'Onu e i "contractors" Sfilano per le vie di Madrid,
fischiando davanti alla residenza del premier Rajoy, dopo che un ordine
assurdo della Delegazione del governo voleva farli stare alla larga.
Ordine poi ritirato. Sfilano per le grandi arterie della capitale, con
migliaia di persone ad attenderli, a salutarli, a incoraggiarli. E’ la
marcha negra dei minatori spagnoli ( nella galleria di immagini di
Javier Soriano AFP/GETTY e di Dominique Faget AFP/GETTY trovate anche
una infografica presa in prestito da El Pais) che hanno consumato le
suole per più di 400 chil0metri dal 22 di giugno.
Angelo Miotto: Spagna. La dignità della Marcha negra (testo+video) La
campagna “Sete di Giustizia” del gruppo internazionale EWASH (Emergenza
idrica, Risanamento ed Igiene) ha lanciato la sfida dell’estate “Vivi
per 24 ore con 24 litri di acqua”. Scopo dell’azione è mobilitare i
cittadini europei perché chiedano ai loro governi di fare pressione su
Israele affinché modifichi le proprie pratiche nei confronti della
popolazione palestinese e affinché garantisca il diritto dei
palestinesi all’acqua.
Marta Fortunato: Palestina, al via la campagna sull'acqua Con
un ordine esecutivo firmato alla chetichella la scorsa settimana, il
presidente Usa Barack Obama abilita di fatto la Casa Bianca a
controllare tutte le comunicazioni private del Paese in nome della
sicurezza nazionale. Con il provvedimento, chiamato ‘Assignment of
National Security and Emergency Preparedness Communications Functions’,
si attua una delle decisioni più drastiche e più invasive della privacy
della storia degli Stati Uniti.
Luca Galassi: Usa, controllo totale Dal sito di Asia News 1 (da
cui triamo questo articolo) si apprende che in Arabia Saudita, migliaia
di lavoratori sono rimasti uccisi da sfruttamento, torture e alcolismo.
A rivelarlo è una ricerca dell'ambasciata nepalese a Riyad. Dal 2000
sono morti oltre 3mila lavoratori migranti nepalesi. La media è di uno
ogni 162 persone
REPUBBLICA: Arabia Saudita, morire schiavi I nepalesi uccisi dalla fatica In ''molte zone del Paese,
dalla linea dell'Oronte al mare, siamo in presenza di una guerra
civile, di uno scontro per la supremazia della terra tra alawiti e
sunniti. In quelle zone, e' necessario l'intervento di interposizione
dei caschi blu dell'Onu. O la crisi rischia di trasformarsi, in
piccolo, in quella ruandese o bosniaca''. A lanciare l'appello e' padre
Paolo Dall'Oglio, promotore del dialogo interreligioso da 30 anni in
Siria, Paese che e' stato costretto ad abbandonare all'inizio del mese
scorso.
Michele Esposito: Siria: padre Dall'Oglio, intervenga Onu, ormai guerra civile Si
è commosso fino alle lacrime quando ha parlato delle vittime del
conflitto siriano, dicendo di pregare per tutte, quelle degli insorti
ma anche quelle di chi lotta per Assad.
Era evidentemente commosso e toccato padre Paolo Dall’Oglio quando, parlando davanti ad un uditorio tanto numeroso quanto coinvolto, ha rivisto dentro di sé quel gruppo di anziani musulmani, insorti, che ricordano ai loro ragazzi quando si parla degli uomini del regime “non farete a loro quello che loro hanno fatto a noi.” E questa è una delle sue principali preoccupazioni: che si eviti la vendetta. Ghada Duaibes: Siria, parla il gesuita espulso da Assad Notizie inquietanti da Damasco.
Sono quelle che riporta il Wall Street Journal che oggi ha
dato voce ai timori di alcuni elementi della diplomazia e dell’esercito
Usa, secondo i quali il regime di Bashar al Assad si starebbe
preparando ad usare armi chimiche per reprimere la rivolta scoppiata
ormai più di un anno fa e che ormai si è trasformata in una guerra
civile.
EONLINE: Siria, allarme Wall Street Journal: "L'esercito pronto ad usare armi chimiche"
"Il coraggio di sperare oggi"
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CHIESA
E SOCIETA'
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BENEDETTO XVI |
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1) La newsletter è settimanale;
2) Il servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm
3) Il servizio omelia di P. Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm