"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°30 del 2012

Aggiornamento della settimana

- dal 28 luglio al 2 agosto 2012 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 10  agosto 2012          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 

LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo

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Preghiera dei fedeli




OMELIA 

 di P. Gregorio Battaglia
    di P. Aurelio Antista
di P. Alberto Neglia

 
N. B. La Lectio a cura di Fr. Egidio Palumbo sarà sospesa e riprenderà in Ottobre
 
La Preghiera dei fedeli e l'Omelia vengono aggiornate appena disponibile (di norma rispettivamente la domenica e il lunedì)


Il 2 febbraio 2010

 é nato il Blog di Tempo Perso

PIETRE VIVE

che viene aggiornato quotidianamente
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NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 








I NOSTRI TEMPI



  (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)


"Bologna non dimentica" e tutti dobbiamo mantenere vivo il ricordo della strage di 32 anni fa



L’orologio della Stazione centrale segna le 10:25 da trentadue anni. Un altro 2 agosto, un altro dito nella ferita.
Quella mattina la stazione è affollata di gente che va e torna dal mare, e la sala d’aspetto della seconda classe è gremita ma tranquilla. Non sono nemmeno le 10 e 30 quando «un ordigno a tempo, contenuto in una valigia abbandonata, esplose, causando il crollo dell’ala ovest dell’edificio. L’esplosivo, di fabbricazione militare, era posto nella valigia, sistemata a circa 50 centimetri d’altezza su di un tavolino portabagagli sotto il muro portante dell’ala ovest, allo scopo di aumentarne l’effetto». «Lo scoppio fu violentissimo, provocò il crollo delle strutture sovrastanti le sale d’aspetto di prima e seconda classe dove si trovavano gli uffici dell’azienda di ristorazione Cigar e di circa 30 metri di pensilina. L’esplosione investì anche il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario. Il soffio arroventato prodotto da una miscela di tritolo e T4 tranciò i destini di persone provenienti da 50 città diverse italiane e straniere. Il bilancio finale fu di 85 morti e 200 feriti. La violenza colpì alla cieca cancellando a casaccio vite, sogni, speranze», così il momento viene ricordato, lapidario nella sua sintetica precisione, da Stragi.it, il sito internet dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. 

  Se a Bologna è un altro 2 agosto

Lo ricordo molto bene. Il 2 agosto 1980 alle 10:25, nella sala d’aspetto di 2ª classe della stazione di Bologna, affollata di turisti e di persone in partenza o di ritorno dalle vacanze, un ordigno a tempo, contenuto in una valigia abbandonata, esplose, causando il crollo dell’ala ovest dell’edificio...
Passai, accanto al convoglio fermo sul primo binario, il giorno dopo. La ‘ferita’ ancora visibile dalle rovine dell’edificio devastato, testimoniava tutta l’atrocità di quanto era accaduto. La gente passava in silenzio. Tra loro tanti giovani universitari, senza risposte. Ricordo le prime reazioni. Anche perchè Bologna reagì alla strage con orgoglio e prontezza: molti cittadini, insieme ai viaggiatori presenti, prestarono infatti i primi soccorsi alle vittime e contribuirono ad estrarre le persone sepolte dalle macerie ed, immediatamente dopo l’esplosione, la corsia di destra dei viali di circonvallazione del centro storico di Bologna, su cui si trova la stazione, fu riservata alle ambulanze ed ai mezzi di soccorso.
Dato il grande numero di feriti, non essendo tali mezzi sufficienti al loro trasporto verso gli ospedali cittadini, i vigili impiegarono anche autobus, in particolare quello della linea 37, auto private e taxi. Al fine di prestare le cure alle vittime dell’attentato, i medici ed il personale ospedaliero fecero ritorno dalle ferie, così come i reparti, chiusi per le festività estive, furono riaperti per consentire il ricovero di tutti i pazienti. L’autobus 37 divenne, insieme all’orologio fermo alle 10:25, uno dei simboli della strage. Una strage, ancora oggi, non del tutto spiegata. Come tante altre stragi di quegli anni, in una Italia sconvolta da una violenza che l’ha divisa tra civiltà e barbarie.

  Emilia Romagna. 2 agosto 1980, a Bologna. L’orologio della stazione si fermò, tra civiltà e barbarie.

Guarda il nostro precedente post:

  “Bologna 31 anni dopo la strage del 2 agosto 1980: 85 vittime innocenti, 3 colpevoli di comodo, 0 verità”.



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Terremoto Emilia due mesi dopo


Con la gente, due mesi dopo il terremoto

​Ci sono aziende che per non chiudere hanno dislocato l’attività in Veneto o anche in Trentino: e i pullmann degli operai partono dall’Emilia all’alba e tornano a tarda sera. In certe manifatture si lavora anche di notte, pur di non perdere le ordinazioni: perché chi lascia andare via i clienti è perduto, e dunque non si può mollare. I tecnici dei Comuni discutono di agibilità sotto ai gazebi, nei quaranta afosi gradi della Bassa. Le parrocchie hanno la chiesa segnata di crepe, ma gli oratori accolgono ogni mattina i ragazzini. 
In Emilia e nel Mantovano una strenua volontà di tenere duro sembra scontrarsi con la burocrazia farraginosa che imbroglia la ricostruzione con le sue carte; con un aiuto dallo Stato che non è quello sperato, e forse con una sottovalutazione complessiva della gravità del sisma, tale che le donazioni alla Protezione civile sono, a oggi, meno di un terzo di quelle per l’Abruzzo. Se chiedi a un emiliano come va, due mesi dopo, c’è chi ti risponde amaro: male, ci stiamo impantanando e siamo stanchi, e chi può se ne va. C’è chi ti parla della paura che ancora abita i paesi, per cui la notte ti sembra di sentire la terra che trema, ma non è vero: è solo il tarlo dell’ansia, che rode. Oppure ti dicono di una Bassa sospesa come una bolla in questa calura d’agosto, dove nell’apparenza irreale dei capannoni vuoti si aspetta settembre, per cercare di ripartire. «Non siete e non sarete soli», aveva detto Benedetto XVI a Rovereto sulla Secchia. Una promessa delusa allora, in quelle parole?

  Non siete soli. Non ci resterete

“Eravamo soli, c’era tanto spazio, così abbiamo ospitato anche le famiglie dei vicini. Ci si fa compagnia, ciascuno ha la propria tenda, mangiamo insieme.” Racconta Giuliano. “Ci aiutano volontari da mezza Italia, sono privati, portano cibo, acqua, generi di prima necessità. Tiriamo avanti così, finché dura la bella stagione.”
“E poi che succederà?” Chiedo.
“Non ho idea” mi risponde “la mia casa è quella, e non è più agibile. Non ne ho un’altra.

  Il “castello” di Giuliano

Come si vive in una tendopoli autogestita dai senzatetto? Stringi stringi, viene a crearsi un microcosmo sociale analogo a quello delle grandi cascine emiliane di cinquant’anni fa (ma non ci sono tetti, mobili ed edifici di mattoni), nel quale riemergono abitudini e relazioni che l’individualismo ha sepolto da decenni...
Ma non è un idillio, sia chiaro, anche se il terremoto ha creato legami e spazzato via – per una volta – la vita atomizzata che è la regola nella cosiddetta modernità. Non è un idillio perchè la vita nei campi è scomoda – il caldo, le zanzare, le tende, le brande, la convivenza comunque forzata… – e perchè il domani è incerto e le ferite del terremoto ci sono ancora tutte: si riaprono appena viene pronunciata la parola “casa”

  Il campo autogestito, microcosmo sociale come cinquant’anni fa

Sito web che indica tutti i campi autogestiti

  Terremoto Emilia 2012

Guarda i nostri precedenti post:
  • CARITAS - Domenica 10 giugno in tutte le chiese Colletta nazionale per le popolazioni colpite dal Terremoto nel Nord Italia
  • Il terremoto in Emilia e gli "stranieri"
  • I terremoti seminano morte e terrore: Dov’era Dio?.... Perché ha permesso o ha voluto la morte di tanta gente? Perché la disgrazia colpisce più spesso deboli, indifesi, e piccoli?



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Olimpiadi 2012 (2) - Non solo sport... anche per l'Italia


Più medaglie, meno spread. È l’inno ufficiale dell’Olimpiade italiana. Speranza, illusione, perplessità e buoni sentimenti: si può partire. Esagera Lello Pagnozzi, segretario del Coni e capo missione: «Inizia la battaglia d’Inghilterra». Più cauto Gianni Petrucci, 11 edizioni dei Giochi sulle spalle tra estivi e invernali, alla sua ultima da capo dello sport azzurro: «Nei prossimi 15 giorni abbiamo la possibilità di fare dimenticare agli italiani i guai economici e il momento terribile che stiamo attraversando: sarà dura, ma ci proviamo…».

     Via ai Giochi anti-crisi

Una forte emozione tricolore. Orgoglio e senso d'appartenenza, un mix inebriante in una giornata da incorniciare, incoraggiante preludio di un'avventura ancora da scrivere. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha reso omaggio alla squadra azzurra al Villaggio Olimpico di Londra ...
"... Il successo delle Olimpiadi può farci sentire un Paese importante, degno di grandi traguardi. Vedo tante donne, è un segno del progresso culturale di cui andare fieri..."

     Napolitano al Villaggio, abbraccio tricolore con la squadra azzurra.

     L'ELENCO DEI 290 ATLETI ITALIANI PRESENTI ALLE OLIMPIADI DI LONDRA 2012 (da www.coni.it)

     L'ELENCO DIVISO PER DISCIPLINA (da www.coni.it)

Sono centinaia le imprese italiane che hanno lavorato per la realizzazione delle strutture olimpiche e per fornire le attrezzature agli atleti di Londra 2012. Il loro giro d’affari è di circa 127 milioni di euro, e per alcune la commessa dei Giochi è stata una vera e propria svolta.

     Le imprese italiane protagoniste a Londra 2012

Piatti e bicchieri della rassegna a cinque cerchi sono realizzati con il Mater Bi prodotto a Novara

     Le Olimpiadi più verdi della storia con la bioplastica made in Italy

     video

Vedi il nostro precedente post:
     Olimpiadi 2012 (1) - Non solo sport


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Gli Stati Uniti accusano alcuni Paesi europei, l'Egitto e la Cina di violazione delle libertà religiose, sottolineando la crescente ondata di antisemitismo, le leggi che proibiscono il velo alle donne musulmane e gli attacchi contro i cristiani copti. L'accusa è contenuta nel rapporto annuale del Dipartimento di Stato americano sulla libertà religiosa nel mondo, che fotografa la situazione nel 2011 in 200 Paesi. Il documento cita l'attacco dello scorso ottobre contro i copti, che in Egitto ha causato 25 morti e 350 feriti ed esprime il timore che possano esplodere nuove tensioni.

   Roberto Zichittella:  Libertà religiosa, dove Dio è proibito

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Migliaia di profughi stanno attraversando l'Adriatico per scappare dalla Grecia e arrivano a Brindisi, Bari, Venezia. Dove le convenzioni internazionali sono sospese, nessun medico e nessun legale può vederli. E dove anche i minorenni vengono rinchiusi nei Cie o rispediti indietro, in barba ai trattati

   Silvia Cerami:  Per i migranti non ci sono diritti

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«Siamo preoccupati per gli 1,8 milioni di bambini italiani in indigenza». E ora con la spending review...

   Fabio Savelli:  Il garante per l'Infanzia: "No ai tagli lineari Il governo non ci riceve e i reparti chiudono"


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Quando anche la carità è razzista...
“Contro la crisi, contro il carovita, contro le speculazioni”. Questo lo slogan con il quale lunedì scorso Forza Nuova a Pescara ha messo in atto un’iniziativa, dal loro punto di vista meritevole: pane gratis per tutti ma a patto che si tratti di ‘veri italiani‘. Il gruppo di estrema destra, dopo aver ampliamente pubblicizzato l’evento con manifesti in giro per la città, ha quindi montato un banchetto 2 giorni fa, nel mercato rionale di via Pepe.
La distribuzione ha avuto successo: 100 kg di pane in 30 minuti.

   Paola Totaro:  Pescara, da Forza Nuova 100 kg di pane gratis: "Solo per italiani veri"


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L’Unione europea sta pensando di ricorrere ai droni per individuare le imbarcazioni piene di migranti, bloccando gli sbarchi. Bilancio della linea dura: costosa e praticamente inutile.

   Stefano Pasta:  L'ultima: i droni anti immigrati


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Notizie dal mondo

(SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"


STOP alla violenza in Siria! I partecipanti all'European Youth Meeting a Palermo hanno organizzato un flashmob sulla spiaggia di Mondello per richiamare l'attenzione sulla grave situazione in Siria.

   Stop alla violenza in Siria

Intanto un'autentica tempesta di fuoco si sta abbattendo sulla città di Aleppo... Sono circa cento i morti documentati oggi in Siria, con nomi e cognomi e foto, dal Centro di documentazione delle violazioni (Vdc) gestito da attivisti anti-regime. Tra le vittime, cadute non solo ad Aleppo ma anche in altre località del Paese, si contano sei donne e una ventina di bambini...

   Offensiva su Aleppo


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L'allarme di Unhcr e Mezzaluna rossa: 130mila i rifugiati fuori dal Paese, l'Algeria apre un centro di accoglienza. Ad Aleppo quinto giorno di battaglia, 15mila persone che volevano fuggire sono rimaste bloccate in città. Il Cns nega la creazione di un esecutivo all'estero. Spunta un video di soldati lealisti giustiziati dai ribelli

   REPUBBLICA:  Siria, sono oltre due milioni gli sfollati smentite voci su un governo in esilio


L'ennesima denuncia dell'agenzia umanitaria Habeshia che riceve testimonianze dirette dalle carceri della "nuova" Libia di persone costrette ad indicibili sofferenze e che hanno l'unico torto di aver tentato di arrivare in Europa per fuggire dagli orrori dei propri paesi. Le galere di Gheddafi ci sono ancora a difesa della "Fortezza-Europa"

   Carlo Ciavoni:  Libia, retate della polizia contro richiedenti asilo

Una roba intricatissima. E potenzialmente molto pericolosa. La crisi che si è innestata da qualche mese in Mali non riguarda solamente uno stato diviso, scisso, con il nord occupato dai ribelli tuareg con il loro gruppo, il Movimento nazionale per la liberazione dell’Azawad (Mnla). E’ una crisi in cui si è innestata un’ulteriore sollevazione, quella degli islamisti, i miliziani di Ansar Eddine, con l’intento ben chiaro di imporre la sharia, la legge islamica, nei territori sotto il loro controllo.

   Roberto Moranduzzo:  Una bomba a sud del Sahel

Dall’articolo 330 della Costituzione della Repubblica colombiana, considerata da molti un esempio di democrazia moderna: “In conformità con la Costituzione e le leggi, i territori indigeni sono governati da Consigli formati e regolamentati secondo gli usi ed i costumi propri delle loro comunità”.

   Andrea Dalla Palma:  Colombia: gli indigeni Nasa contro il controllo armato del territorio


Non è facile entrare in un campo per rifugiati in Etiopia, e ancor meno restarci come prete. È possibile grazie all’invito rivoltomi dalla dottoressa Alganesh, conosciuta al campo di Shousha in Tunisia l’anno scorso. La sua priorità è cercar di liberare i profughi eritrei tenuti prigionieri in Egitto, che siano in prigioni governative come clandestini illegali, o nelle prigioni dei beduini nel Sinai come merce da riscattare o da uccidere per ottenerne gli organi da rivendere.

   Sandro Depretis:  Dove i sogni si spengono

Giornata senza spari a Nyala, in Darfur, dopo la repressione violenta dei giorni scorsi delle manifestazioni studentesche. Scuole chiuse a tempo indeterminato e clima ancora teso. La polizia reprime anche le proteste universitarie nella capitale e irrompe in un incontro degli avvocati sudanesi organizzato sui diritti umani. El-Bashir si sente accerchiato. Ma trova una sponda nel nuovo presidente dell’Unione africana.

   NIGRIZIA:  Sudan, la nuova Siria?

Il rientro a Bamako del presidente di transizione dopo due mesi trascorsi a Parigi dà nuove speranze al paese e alla comunità internazionale. Nei prossimi giorni dovrà formare un nuovo governo di unità nazionale, organizzare la riconquista del Nord, in mano agli islamisti armati, e fronteggiare l’emergenza umanitaria che minaccia 4 milioni e mezzo di persone.

   Michela Trevisan:  Mali, Traorè ci riprova



FEDE E
SPIRITUALITA'




"Il coraggio di sperare oggi"

HOREB n. 61 - 1/2012


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

Il terzo millennio si è aperto sotto il segno della minaccia e la paura è diventata compagna oscura della contemporaneità: paura del nucleare, del degrado ecologico, della manipolazione genetica, dell'invasione di "nuovi barbari", del trovarsi disoccupati, della precarietà dell'esistere, e si ha l’impressione che la speranza sia venuta meno nell’orizzonte della nostra cultura. Per cui, oggi, ci si chiede non solo cosa sperare, ma in modo più radicale: è possibile sperare? 

Questo navigare al buio e senza speranza, determinato da varie circostanze, che a volte sfocia in forme di violenza, di indifferenza verso l’altro o di rassegnazione, di per sé non si addice all’uomo, perché egli, credente o non credente, non solo avverte il bisogno di speranza, “ma è speranza”, egli  sente il bisogno di oltrepassare lo scacco dell’esistenza, seppure confusamente, avverte come un risucchio "in avanti", una gravitazione sul futuro, verso una pienezza di senso. 

Sperare si inscrive nel bisogno profondo dell’essere umano. Per cui, nonostante le paure e le continue frustrazioni, egli avverte che la speranza gli consente di vivere, di perseverare, di mantenersi sveglio finché la morte non sia inghiottita nella vittoria. 

Giovanni Crisostomo evidenziava: «Ciò che ci porta alla sventura non sono tanto i nostri peccati  quanto la disperazione». Pensiamo, allora, che è urgente riflettere e coltivarsi come uomini di speranza perché essa ci educa a non trascorrere i nostri giorni da rassegnati e a non concedere mai, rabbiosamente, spazio alla distruzione. 
La speranza coltivata è seme dirompente che ci consente di camminare in libertà e di scegliere ogni  giorno la via della vita. Essa consente, al credente e al non credente, di inserirsi nella dinamicità degli eventi storici, di guardare in profondità gli avvenimenti e di accettare il rischio delle scelte presenti con la costante tensione al futuro. La speranza coltivata crea nell’uomo un atteggiamento attivo, nutrito di coraggio e di fortezza d'animo, che alimenta la resistenza nella sofferenza e la tensione nella lotta. Essa dà un respiro fresco all’uomo e lo attiva a vivere il suo impegno nel mondo, non perché rimanga quello che è, ma perché si trasformi e diventi ciò che gli è promesso che diventerà. 
È dentro questa prospettiva che si colloca la monografia del presente quaderno ..."  (EDITORIALE)


   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)

   Ricerche nel Web - Una speranza "crocifissa", ma non sconfitta (pdf)



E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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SETTIMANA DI SPIRITUALITÀ 6-11 AGOSTO 2012
DA UNA CHIESA TRIONFANTE AD UNA CHIESA MENDICANTE
A 50 anni dal Concilio Vaticano II



 FRATERNITÀ  CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO


   il programma della settimana di spiritualità (pdf)


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XVII domenica del tempo Ordinario Anno B - Commento al Vangelo di Alberto Maggi


XVII Tempo Ordinario anno B Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM
Gv 6, 1-15

Giovanni è l’unico tra gli evangelisti che non riporta il racconto della cena eucaristica, con le parole e i gesti di Gesù sul pane e sul vino, ma in realtà è l’evangelista che senz’altro più degli altri ne approfondisce il significato e ne svela la ricchezza. In particolare lo fa in questo capitolo 6. Scrive l’evangelista che era vicina la Pasqua, la festa dei giudei, ma la folla, anziché salire a Gerusalemme per celebrare la Pasqua, viene attratta da Gesù. La folla ha compreso che in Gesù si manifesta il vero santuario di Dio dal quale si irradia il suo amore.
Ebbene, Gesù, vedendo la folla, pensa lui a provvedere al suo sostentamento. Mentre nel deserto, nell’Esodo era stata la folla che, attraverso Mosè aveva dovuto chiedere a Dio e aveva dovuto supplicare per avere il pane, qui Gesù previene le necessità della gente. L’evangelista indica qual è l’azione divina: Dio non risponde ai bisogni della gente, ma precede e previene le sue necessità. 
E l’evangelista descrive questa azione della condivisione dei pani e dei pesci parlando di un ragazzo “che ha cinque pani d’orzo”. Perché cinque pani d’orzo? Perché l’evangelista vuole richiamare un fatto che era scritto nell’Antico Testamento quando Eliseo, il profeta, con venti pani d’orzo sfamò cento persone. “E due pesci”. Vediamo ora, ed è importante, perché l’evangelista ci da attraverso questi segnali l’indicazione precisa del significato dell’Eucaristia; vediamo qual è l’indicazione che ci dà Gesù. Gesù dice “Fateli sedere”, perché questo particolare? Per mangiare i pani e i pesci potevano stare in piedi, sdraiati, seduti, perché Gesù dà questo preciso ordine, letteralmente “fateli sdraiare”? 
Nei pranzi solenni, nei pranzi festivi, in particolare per la Pasqua, i signori, cioè quelli che avevano dei servi da cui potevano farsi servire, mangiavano sdraiati su dei lettucci. Chi mangiava così? Quelli che erano signori, quelli che avevano dei servi. Ebbene, la prima azione di Gesù è far sentire le persone “signori”; Gesù si fa servo perché i servi si possano sentire signori...

     DISTRIBUI’ A QUELLI CHE ERANO SEDUTI QUANTO NE VOLEVANO (pdf) 


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VIZI CAPITALI - 6 "IRA: il volto ambivalente della collera" di ENZO BIANCHI
 

VIZI CAPITALI  - 6
IRA: il volto ambivalente della collera 
di padre ENZO BIANCHI

Collera? Ira? In realtà ci sono collere, ire al plurale, che non solo si manifestano in modi molto diversi tra loro, ma nascono da motivazioni molto diverse. Le accomuna il loro essere frutti di una passione che ci assale come un vento impetuoso, che emerge come un bollore improvviso dal nostro intimo e divampa come un fuoco divorante, avendo come bersaglio l’altro, gli altri. Si tratta del vizio visibile per eccellenza, capace di sfigurare chi ne è preda, producendo anche effetti psicosomatici: fa perdere il fiato, genera una sensazione di soffocamento, e non è dunque casuale che la Bibbia per indicarla si serva dell’espressione «brevità di respiro» (Pr 14,17).
Ciò che è comune alle collere – insisto sul plurale – è dunque la focosità, la dinamica dell’impeto che porta chi vive questa passione «fuori di sé», l’epifania, la manifestazione che si impone alla vista degli altri, perché si mostra fisiologicamente nel volto e nei gesti di tutto il corpo: il viso diviene rosso, gli occhi si accendono e paiono fulminanti, i muscoli facciali diventano tirati, la bocca si apre facendo apparire i denti serrati e compressi gli uni sugli altri, il parlare è concitato, urlato, non originato dal respiro ma da una forza selvaggia e animalesca, le braccia si muovono con gesti minacciosi. Insomma, tutto il corpo sembra teso verso un’esplosione da cui occorre stare il più lontano possibile. Ecco perché si parla di «scoppi d’ira», di «sfoghi di collera», di «impeti», di «incendio divorante»... 
Il fatto che la collera sia palese fa sì che chi soffre di questa patologia, se proprio non è cieco, di essa si vergogni, perché gli altri conoscono e misurano questa sua deformazione. Forse è questo il motivo per cui l’ira è un vizio da cui ci si può correggere più facilmente: la sua evidenza «pubblica» induce a disciplinarsi, a correggersi, a pentirsi di essere stati trasportati da essa a compiere gesti inconsulti.

   Ira: il volto ambivalente della collera di Enzo Bianchi

   video


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  Santa Marta  (video)
  Sant'Ignazio di Loyola   (video)

L'INDULGENZA PLENARIA DEL PERDONO DI ASSISI
Dal mezzogiorno del primo agosto alla mezzanotte del giorno seguente (2 agosto) n qualsiasi chiesa francescana o basilica minore o chiesa cattedrale o parrocchiale seguendo le condizioni prescritte...
  Il perdono di Assisi


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  Ma io dico...
  La parabola...
  Giovanni riassume...
  Gesù non ci chiede...
  Gli amici del Signore...
  Il regno è...
  Il seme buono...
  Prega come se...
  Voglio veder ridere...
  La solitudine...
  Queste due parabole...
  Il compito della chiesa...
 

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Il teologo risponde


Cosa rispondere a chi dice che Dio non esiste perché non può essere così ingiusto da lasciar morire un bambino di tumore?

  Pino LorizioCome spiegare il dolore innocente

È obbligatorio lo scambio della pace nella Messa? 

  Silvano SirboniLo scambio della pace

Perché la Chiesa non interviene mai contro le malvagità di cui sono vittime gli animali?

  Luigi LorenzettiLa Chiesa e gli animali


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La Bibbia in un frammento
Le pietre d'inciampo del Vangelo




"Gesù chiese
ai farisei: «Che
cosa pensate
del Cristo?
Di chi è figlio?».
Gli risposero:
«Di Davide»".


(Matteo 22,41-42)



  Gianfranco RavasiIl Messia di chi è figlio?

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"Il dialogo è gratuita attenzione all’altro" di Bruno Forte


LA TESTIMONIANZA DELLA VERITÀ
Il dialogo è gratuita attenzione all’altro di Bruno Forte Arcivescovo di Chieti-Vasto
Quanto sta avvenendo in Italia, in Europa e nell’intero “villaggio globale” mostra con evidenza quanto ci sia bisogno di dialogo: dalla crisi che attraversiamo non si uscirà se non insieme. Sembra lo stiano comprendendo anche le forze politiche, o almeno i più. Dialogare, però, non è facile: può farlo veramente solo chi crede in un interesse superiore alle parti, nel bene comune da amare e servire più del proprio o di quello di gruppo. Riflettere sulle condizioni che rendono possibile e autentico il dialogo non è allora un esercizio astratto, risulta anzi tanto importante, quanto urgente. Il dialogo comporta sempre una sorta di uscita da sé, dalle ristrettezze del proprio punto di vista, per arrivare alla condivisione e all’incontro con l’altro: a tutti i livelli, il dialogo è il linguaggio della vita vissuta come dono e come impegno, e perciò il luogo dove propriamente può realizzarsi la ricerca del bene comune. Dove non c’è impegno generoso per gli altri non potrà esserci dialogo; e, analogamente, dove non c’è dialogo è dubbio che possa esserci attenzione adeguata al bene di tutti e spirito di servizio. Si potrebbe rischiare l’affermazione che il dialogo è la misura dell’autenticità della vita, della ricchezza di umanità di ciascuno e della credibilità delle proposte fatte per il bene comune.

       Il dialogo è gratuita attenzione all’altro (pdf)

È in libreria il nuovo volume di Bruno Forte, Dialogo e annuncio. L’evangelizzazione e l’incontro con l’altro (Edizioni San Paolo 2012, 356 pagine, € 26), che raccoglie alcuni interventi sui vari aspetti del dialogo nel suo rapporto con la ricerca e la testimonianza della verità, proposti negli ultimi due anni dall’Arcivescovo. 


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JESUS: DOSSIER - Eremiti in Italia Custodi dell'Unico necessario



DOSSIER - Eremiti in Italia
Custodi dell'Unico necessario
di ENZO ROMEO, dossier a cura di GIOVANNI FERRÒ
È la più radicale, ma anche la più dolce tra le vocazioni religiose. La scelta eremitica sta tornando in auge. Perché racconta l'inesprimibile. E trasforma la solitudine in un giardino fiorito dello Spirito.

Quella della vita eremitica è stata una scelta di forte richiamo spirituale sin dalle origini del cristianesimo. Messa in ombra per secoli e poi riscoperta dal Concilio Vaticano II, tale realtà sta vivendo una nuova primavera. In questo dossier, il nostro viaggio alla scoperta delle tante esperienze nella nostra penisola.

Avvertenza: parlare dell'eremitismo è parlare dell'inesprimibile. «Dimmi una parola, tu che sei saggio», venne chiesto a un monaco eremita. «Se parlo», rispose questi, «rompo il silenzio, che è il mio linguaggio; e se mi chiedi di rompere il silenzio vuol dire che non puoi capire il mio messaggio ». Un altro monaco disse a uno che voleva venire da lui: «Se vieni, ti aprirò; ma se apro a te, aprirò a tutti e allora non rimarrò più in questo luogo». Il visitatore pensò: «Se andandoci lo caccio, non ci vado più». Osservare tacendo, accostarsi senza niente pretendere. Non c'è altro modo per provare a capire l'esperienza del solitario di Dio. Che nell'isolamento è con tutti e di tutti, grazie al riflesso divino che assume la sua vita. Così è stato per i primi anacoreti, per gli stiliti, per i romiti asceti. Mentre ci si allontanava dagli altri, gli altri cercavano un contatto.

   Custodi dell'Unico necessario



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"Il deserto e il giardino. Le due solitudini dell'uomo" di Enzo Bianchi



Solitudine: una parola che abitualmente suona come negativa, che fa paura, perché rimanda all’immagine di una landa desolata, a una situazione chiusa, di isolamento, addirittura di reclusione in prigione. Quando si afferma che qualcuno è solo, lo si dice con un sentimento di pena, di compassione. Gabriel Marcel è arrivato a confessare: «Non c’è che una sofferenza: l’essere solo», ben sapendo che molti uomini e molte donne sono condannati a subire questa situazione. E Victor Hugo ha scritto lapidariamente: «L’inferno è tutto in questa parola: solitudine». Più che di solitudine, dovremmo però parlare di solitudini, al plurale, perché tante sono le forme in cui la solitudine può apparire, e di fatto appare, nelle nostre vite.
Innanzitutto c’è una solitudine da leggere come una sorta di destino, cioè quella solitudine in cui si precipita a un certo punto della vita, quando la morte ci strappa chi ci permetteva di non essere soli.

   Il deserto e il giardino. Le due solitudini dell'uomo



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DIALOGHI
Preferirebbe parlare della solitudine come di una grazia o di una maledizione?

  Marie De Solemne e Christian Bobin«Il mio Cantico della solitudine»

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 BENEDETTO XVI
 





 
    Angelus/Regina Cæli - 29 luglio 2012

      Udienza - 1° agosto 2012, Sant'Alfonso Maria de' Liguori e la preghiera


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  (GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)


Gli appelli di Benedetto XVI all'Angelus di oggi (29 luglio 2012)


Castel Gandolfo Domenica 29 luglio 2012
Dopo l'ANGELUS:
Cari fratelli e sorelle,
continuo a seguire con apprensione i tragici e crescenti episodi di violenza in Siria con la triste sequenza di morti e feriti, anche tra i civili, e un ingente numero di sfollati interni e di rifugiati nei Paesi limitrofi. Per questi chiedo che sia garantita la necessaria assistenza umanitaria e l’aiuto solidale. Nel rinnovare la mia vicinanza alla popolazione sofferente ed il ricordo nella preghiera, rinnovo un pressante appello, perché si ponga fine ad ogni violenza e spargimento di sangue...
Il mio pensiero si rivolge anche alla cara Nazione irachena, colpita in questi ultimi giorni da numerosi e gravi attentati che hanno provocato molti morti e feriti. Possa questo grande Paese trovare la via della stabilità, della riconciliazione e della pace.
Tra un anno, proprio in questo periodo, si terrà la 28a Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro, in Brasile. Si tratta di una preziosa occasione per tanti giovani di sperimentare la gioia e la bellezza di appartenere alla Chiesa e di vivere la fede.
Seguo con preoccupazione le notizie relative allo stabilimento ILVA di Taranto e desidero manifestare la mia vicinanza agli operai e alle loro famiglie, che vivono con apprensione questi difficili momenti. Mentre assicuro la mia preghiera e il sostegno della Chiesa, esorto tutti al senso di responsabilità...

     video

      il testo integrale dell'ANGELUS Castel Gandolfo Domenica, 29 luglio 2012


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Un libro pubblicato da una casa editrice cattolica che critica apertamente una decisione del papa è di per sé già una notizia. Lo è ancora di più se quel libro ha la prefazione di un noto teologo. Ma se, come in questo caso, il libro è stato addirittura inviato in copia saggio a tutti i vescovi italiani, la notizia allora è davvero sorprendente. Ma assolutamente vera.

Valerio Gigante«SUL “PRO MULTIS” IL PAPA SBAGLIA». IL TEOLOGO SCRIVE, L’EDITORE CATTOLICO PUBBLICA, I VESCOVI LEGGONO



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            http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm