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N. B. La Lectio a cura di Fr. Egidio Palumbo sarà sospesa e riprenderà in Ottobre
La Preghiera dei fedeli e l'Omelia vengono aggiornate appena disponibile (di norma rispettivamente la domenica e il lunedì)
Il 2 febbraio 2010
é nato il Blog di Tempo Perso
PIETRE VIVE
che viene aggiornato quotidianamente
e mette così a disposizione in modo facile e veloce
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Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
L’orologio della Stazione centrale segna le 10:25 da trentadue anni. Un altro 2 agosto, un altro dito nella ferita.
Quella
mattina la stazione è affollata di gente che va e torna dal mare, e la
sala d’aspetto della seconda classe è gremita ma tranquilla. Non sono
nemmeno le 10 e 30 quando «un ordigno a tempo, contenuto in una valigia
abbandonata, esplose, causando il crollo dell’ala ovest dell’edificio.
L’esplosivo, di fabbricazione militare, era posto nella valigia,
sistemata a circa 50 centimetri d’altezza su di un tavolino
portabagagli sotto il muro portante dell’ala ovest, allo scopo di
aumentarne l’effetto». «Lo scoppio fu violentissimo, provocò il crollo
delle strutture sovrastanti le sale d’aspetto di prima e seconda classe
dove si trovavano gli uffici dell’azienda di ristorazione Cigar e di
circa 30 metri di pensilina. L’esplosione investì anche il treno
Ancona-Chiasso in sosta al primo binario. Il soffio arroventato
prodotto da una miscela di tritolo e T4 tranciò i destini di persone
provenienti da 50 città diverse italiane e straniere. Il bilancio
finale fu di 85 morti e 200 feriti. La violenza colpì alla cieca
cancellando a casaccio vite, sogni, speranze», così il momento viene
ricordato, lapidario nella sua sintetica precisione, da Stragi.it, il sito internet dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.
Se a Bologna è un altro 2 agosto
Lo
ricordo molto bene. Il 2 agosto 1980 alle 10:25, nella sala d’aspetto
di 2ª classe della stazione di Bologna, affollata di turisti e di
persone in partenza o di ritorno dalle vacanze, un ordigno a tempo,
contenuto in una valigia abbandonata, esplose, causando il crollo
dell’ala ovest dell’edificio...
Passai,
accanto al convoglio fermo sul primo binario, il giorno dopo. La
‘ferita’ ancora visibile dalle rovine dell’edificio devastato,
testimoniava tutta l’atrocità di quanto era accaduto. La gente passava
in silenzio. Tra loro tanti giovani universitari, senza risposte.
Ricordo le prime reazioni. Anche perchè Bologna reagì alla strage con
orgoglio e prontezza: molti cittadini, insieme ai viaggiatori presenti,
prestarono infatti i primi soccorsi alle vittime e contribuirono ad
estrarre le persone sepolte dalle macerie ed, immediatamente dopo
l’esplosione, la corsia di destra dei viali di circonvallazione del
centro storico di Bologna, su cui si trova la stazione, fu riservata
alle ambulanze ed ai mezzi di soccorso.
Dato
il grande numero di feriti, non essendo tali mezzi sufficienti al loro
trasporto verso gli ospedali cittadini, i vigili impiegarono anche
autobus, in particolare quello della linea 37, auto private e taxi. Al
fine di prestare le cure alle vittime dell’attentato, i medici ed il
personale ospedaliero fecero ritorno dalle ferie, così come i reparti,
chiusi per le festività estive, furono riaperti per consentire il
ricovero di tutti i pazienti. L’autobus 37 divenne, insieme
all’orologio fermo alle 10:25, uno dei simboli della strage. Una
strage, ancora oggi, non del tutto spiegata. Come tante altre stragi di
quegli anni, in una Italia sconvolta da una violenza che l’ha divisa
tra civiltà e barbarie.
Emilia Romagna. 2 agosto 1980, a Bologna. L’orologio della stazione si fermò, tra civiltà e barbarie.
Guarda il nostro precedente post:
“Bologna 31 anni dopo la strage del 2 agosto 1980: 85 vittime innocenti, 3 colpevoli di comodo, 0 verità”.
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Con la gente, due mesi dopo il terremoto
Ci
sono aziende che per non chiudere hanno dislocato l’attività in Veneto
o anche in Trentino: e i pullmann degli operai partono dall’Emilia
all’alba e tornano a tarda sera. In certe manifatture si lavora anche
di notte, pur di non perdere le ordinazioni: perché chi lascia andare
via i clienti è perduto, e dunque non si può mollare. I tecnici dei
Comuni discutono di agibilità sotto ai gazebi, nei quaranta afosi gradi
della Bassa. Le parrocchie hanno la chiesa segnata di crepe, ma gli
oratori accolgono ogni mattina i ragazzini.
In
Emilia e nel Mantovano una strenua volontà di tenere duro sembra
scontrarsi con la burocrazia farraginosa che imbroglia la ricostruzione
con le sue carte; con un aiuto dallo Stato che non è quello sperato, e
forse con una sottovalutazione complessiva della gravità del sisma,
tale che le donazioni alla Protezione civile sono, a oggi, meno di un
terzo di quelle per l’Abruzzo. Se chiedi a un emiliano come va, due
mesi dopo, c’è chi ti risponde amaro: male, ci stiamo impantanando e
siamo stanchi, e chi può se ne va. C’è chi ti parla della paura che
ancora abita i paesi, per cui la notte ti sembra di sentire la
terra che trema, ma non è vero: è solo il tarlo dell’ansia, che rode.
Oppure ti dicono di una Bassa sospesa come una bolla in questa calura
d’agosto, dove nell’apparenza irreale dei capannoni vuoti si aspetta
settembre, per cercare di ripartire. «Non siete e non sarete soli»,
aveva detto Benedetto XVI a Rovereto sulla Secchia. Una promessa delusa
allora, in quelle parole?
Non siete soli. Non ci resterete
“Eravamo
soli, c’era tanto spazio, così abbiamo ospitato anche le famiglie dei
vicini. Ci si fa compagnia, ciascuno ha la propria tenda, mangiamo
insieme.” Racconta Giuliano. “Ci aiutano volontari da mezza Italia,
sono privati, portano cibo, acqua, generi di prima necessità. Tiriamo
avanti così, finché dura la bella stagione.”
“E poi che succederà?” Chiedo.
“Non ho idea” mi risponde “la mia casa è quella, e non è più agibile. Non ne ho un’altra.
Il “castello” di Giuliano
Come
si vive in una tendopoli autogestita dai senzatetto? Stringi stringi,
viene a crearsi un microcosmo sociale analogo a quello delle grandi
cascine emiliane di cinquant’anni fa (ma non ci sono tetti, mobili ed
edifici di mattoni), nel quale riemergono abitudini e relazioni che
l’individualismo ha sepolto da decenni...
Ma
non è un idillio, sia chiaro, anche se il terremoto ha creato legami e
spazzato via – per una volta – la vita atomizzata che è la regola nella
cosiddetta modernità. Non è un idillio perchè la vita nei campi è
scomoda – il caldo, le zanzare, le tende, le brande, la convivenza
comunque forzata… – e perchè il domani è incerto e le ferite del
terremoto ci sono ancora tutte: si riaprono appena viene pronunciata la
parola “casa”
Il campo autogestito, microcosmo sociale come cinquant’anni fa
Sito web che indica tutti i campi autogestiti
Terremoto Emilia 2012
Guarda i nostri precedenti post:
- CARITAS - Domenica 10 giugno in tutte le chiese Colletta nazionale per le popolazioni colpite dal Terremoto nel Nord Italia
- Il terremoto in Emilia e gli "stranieri"
- I terremoti seminano morte e terrore: Dov’era Dio?....
Perché ha permesso o ha voluto la morte di tanta gente? Perché la
disgrazia colpisce più spesso deboli, indifesi, e piccoli?
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Più
medaglie, meno spread. È l’inno ufficiale dell’Olimpiade italiana.
Speranza, illusione, perplessità e buoni sentimenti: si può partire.
Esagera Lello Pagnozzi, segretario del Coni e capo missione: «Inizia la
battaglia d’Inghilterra». Più cauto Gianni Petrucci, 11 edizioni dei
Giochi sulle spalle tra estivi e invernali, alla sua ultima da capo
dello sport azzurro: «Nei prossimi 15 giorni abbiamo la possibilità di
fare dimenticare agli italiani i guai economici e il momento terribile
che stiamo attraversando: sarà dura, ma ci proviamo…».
Via ai Giochi anti-crisi
Una
forte emozione tricolore. Orgoglio e senso d'appartenenza, un mix
inebriante in una giornata da incorniciare, incoraggiante preludio di
un'avventura ancora da scrivere. Il Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano ha reso omaggio alla squadra azzurra al Villaggio Olimpico
di Londra ...
"... Il successo
delle Olimpiadi può farci sentire un Paese importante, degno di grandi
traguardi. Vedo tante donne, è un segno del progresso culturale di cui
andare fieri..."
Napolitano al Villaggio, abbraccio tricolore con la squadra azzurra.
L'ELENCO DEI 290 ATLETI ITALIANI PRESENTI ALLE OLIMPIADI DI LONDRA 2012 (da www.coni.it)
L'ELENCO DIVISO PER DISCIPLINA (da www.coni.it) Sono
centinaia le imprese italiane che hanno lavorato per la realizzazione
delle strutture olimpiche e per fornire le attrezzature agli atleti di
Londra 2012. Il loro giro d’affari è di circa 127 milioni di euro, e
per alcune la commessa dei Giochi è stata una vera e propria svolta.
Le imprese italiane protagoniste a Londra 2012
Piatti e bicchieri della rassegna a cinque cerchi sono realizzati con il Mater Bi prodotto a Novara
Le Olimpiadi più verdi della storia con la bioplastica made in Italy
video
Vedi il nostro precedente post:
Olimpiadi 2012 (1) - Non solo sport
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Gli
Stati Uniti accusano alcuni Paesi europei, l'Egitto e la Cina di
violazione delle libertà religiose, sottolineando la crescente ondata
di antisemitismo, le leggi che proibiscono il velo alle donne
musulmane e
gli attacchi contro i cristiani copti. L'accusa è contenuta nel
rapporto annuale del Dipartimento di Stato americano sulla libertà
religiosa nel mondo, che fotografa la situazione nel 2011 in 200
Paesi. Il documento cita l'attacco dello scorso ottobre contro i
copti, che in Egitto ha causato 25 morti e 350 feriti ed esprime
il timore che possano esplodere nuove tensioni.
Roberto Zichittella: Libertà religiosa, dove Dio è proibito
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Migliaia
di profughi stanno attraversando l'Adriatico per scappare dalla Grecia
e arrivano a Brindisi, Bari, Venezia. Dove le convenzioni
internazionali sono sospese, nessun medico e nessun legale può vederli.
E dove anche i minorenni vengono rinchiusi nei Cie o rispediti
indietro, in barba ai trattati
Silvia Cerami: Per i migranti non ci sono diritti
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«Siamo preoccupati per gli 1,8 milioni di bambini italiani in indigenza». E ora con la spending review...
Fabio Savelli: Il garante per l'Infanzia: "No ai tagli lineari Il governo non ci riceve e i reparti chiudono"
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Quando anche la carità è razzista...
“Contro la crisi, contro il carovita, contro le speculazioni”. Questo
lo slogan con il quale lunedì scorso Forza
Nuova a Pescara ha messo in atto un’iniziativa, dal loro
punto di vista meritevole: pane gratis per tutti ma a patto
che si tratti di ‘veri italiani‘. Il gruppo di estrema destra, dopo
aver ampliamente pubblicizzato l’evento con manifesti in giro per la
città, ha quindi montato un banchetto 2 giorni fa, nel mercato rionale
di via Pepe.
La distribuzione ha avuto successo: 100 kg di pane in 30 minuti.
Paola Totaro: Pescara, da Forza Nuova 100 kg di pane gratis: "Solo per italiani veri"
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L’Unione europea sta pensando
di ricorrere ai droni per individuare le imbarcazioni piene di
migranti, bloccando gli sbarchi. Bilancio della linea dura: costosa e
praticamente inutile.
Stefano Pasta: L'ultima: i droni anti immigrati
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(SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
STOP
alla violenza in Siria! I partecipanti all'European Youth Meeting a
Palermo hanno organizzato un flashmob sulla spiaggia di Mondello per
richiamare l'attenzione sulla grave situazione in Siria.
Stop alla violenza in Siria
Intanto un'autentica tempesta
di fuoco si sta abbattendo sulla città di Aleppo... Sono circa cento i
morti documentati oggi in Siria, con nomi e cognomi e foto, dal Centro
di documentazione delle violazioni (Vdc) gestito da attivisti
anti-regime. Tra le vittime, cadute non solo ad Aleppo ma anche in
altre località del Paese, si contano sei donne e una ventina di
bambini...
Offensiva su Aleppo
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L'allarme di Unhcr e Mezzaluna
rossa: 130mila i rifugiati fuori dal Paese, l'Algeria apre un centro di
accoglienza. Ad Aleppo quinto giorno di battaglia, 15mila persone che
volevano fuggire sono rimaste bloccate in città. Il Cns nega la
creazione di un esecutivo all'estero. Spunta un video di soldati
lealisti giustiziati dai ribelli
REPUBBLICA: Siria, sono oltre due milioni gli sfollati smentite voci su un governo in esilio
L'ennesima denuncia
dell'agenzia umanitaria Habeshia che riceve testimonianze dirette
dalle carceri della "nuova" Libia di persone costrette ad indicibili
sofferenze e che hanno l'unico torto di aver tentato di arrivare in
Europa per fuggire dagli orrori dei propri paesi. Le galere di Gheddafi
ci sono ancora a difesa della "Fortezza-Europa"
Carlo Ciavoni: Libia, retate della polizia contro richiedenti asilo
Una roba
intricatissima. E potenzialmente molto pericolosa. La crisi che si
è innestata da qualche mese in Mali non riguarda solamente uno
stato diviso, scisso, con il nord occupato dai ribelli tuareg con il
loro gruppo, il Movimento nazionale per la liberazione dell’Azawad
(Mnla).
E’ una crisi in cui si è innestata un’ulteriore sollevazione, quella
degli islamisti, i miliziani di Ansar Eddine, con l’intento ben chiaro
di imporre la sharia, la legge islamica, nei territori sotto il
loro controllo.
Roberto Moranduzzo: Una bomba a sud del Sahel
Dall’articolo 330 della Costituzione della Repubblica colombiana,
considerata da molti un esempio di democrazia moderna: “In conformità
con la Costituzione e le leggi, i territori indigeni sono governati da
Consigli formati e regolamentati secondo gli usi ed i costumi propri
delle loro comunità”.
Andrea Dalla Palma: Colombia: gli indigeni Nasa contro il controllo armato del territorio
Non è facile entrare in un campo per rifugiati in Etiopia,
e ancor meno restarci come prete. È possibile grazie all’invito
rivoltomi dalla dottoressa Alganesh, conosciuta al campo di Shousha in
Tunisia l’anno scorso. La sua priorità è cercar di liberare i profughi
eritrei tenuti prigionieri in Egitto, che siano in prigioni governative
come clandestini illegali, o nelle prigioni dei beduini nel Sinai come
merce da riscattare o da uccidere per ottenerne gli organi da rivendere.
Sandro Depretis: Dove i sogni si spengono
Giornata senza spari a Nyala,
in Darfur, dopo la repressione violenta dei giorni scorsi delle
manifestazioni studentesche. Scuole chiuse a tempo indeterminato e
clima ancora teso. La polizia reprime anche le proteste universitarie
nella capitale e irrompe in un incontro degli avvocati sudanesi
organizzato sui diritti umani. El-Bashir si sente accerchiato. Ma trova
una sponda nel nuovo presidente dell’Unione africana.
NIGRIZIA: Sudan, la nuova Siria?
Il
rientro a Bamako del presidente di transizione dopo due mesi trascorsi
a Parigi dà nuove speranze al paese e alla comunità internazionale. Nei
prossimi giorni dovrà formare un nuovo governo di unità nazionale,
organizzare la riconquista del Nord, in mano agli islamisti armati, e
fronteggiare l’emergenza umanitaria che minaccia 4 milioni e mezzo di
persone.
Michela Trevisan: Mali, Traorè ci riprova
"Il coraggio di sperare oggi"
HOREB n. 61 - 1/2012
TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
Il
terzo millennio si è aperto sotto il segno della minaccia e la paura è
diventata compagna oscura della contemporaneità: paura del
nucleare, del degrado ecologico, della manipolazione
genetica, dell'invasione di "nuovi barbari", del trovarsi
disoccupati, della precarietà dell'esistere, e si ha l’impressione che
la speranza sia venuta meno nell’orizzonte della nostra cultura. Per
cui, oggi, ci si chiede non solo cosa sperare, ma in modo più radicale:
è possibile sperare?
Questo
navigare al buio e senza speranza, determinato da varie circostanze,
che a volte sfocia in forme di violenza, di indifferenza verso l’altro
o di rassegnazione, di per sé non si addice all’uomo, perché egli,
credente o non credente, non solo avverte il bisogno di speranza, “ma è
speranza”, egli sente il bisogno di oltrepassare lo scacco
dell’esistenza, seppure confusamente, avverte come un risucchio "in
avanti", una gravitazione sul futuro, verso una pienezza di senso.
Sperare
si inscrive nel bisogno profondo dell’essere umano. Per cui, nonostante
le paure e le continue frustrazioni, egli avverte che la speranza
gli consente di vivere, di perseverare, di mantenersi sveglio finché la
morte non sia inghiottita nella vittoria.
Giovanni
Crisostomo evidenziava: «Ciò che ci porta alla sventura non sono tanto
i nostri peccati quanto la disperazione». Pensiamo, allora, che è
urgente riflettere e coltivarsi come uomini di speranza perché essa ci
educa a non trascorrere i nostri giorni da rassegnati e a non concedere
mai, rabbiosamente, spazio alla distruzione.
La
speranza coltivata è seme dirompente che ci consente di camminare in
libertà e di scegliere ogni giorno la via della vita. Essa
consente, al credente e al non credente, di inserirsi nella dinamicità
degli eventi storici, di guardare in profondità gli avvenimenti e
di accettare il rischio delle scelte presenti con la costante
tensione al futuro. La speranza coltivata crea nell’uomo un
atteggiamento attivo, nutrito di coraggio e di fortezza d'animo,
che alimenta la resistenza nella sofferenza e la tensione nella lotta.
Essa dà un respiro fresco all’uomo e lo attiva a vivere il suo
impegno nel mondo, non perché rimanga quello che è, ma perché si
trasformi e diventi ciò che gli è promesso che diventerà.
È dentro questa prospettiva che si colloca la monografia del presente quaderno ..." (EDITORIALE)
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SETTIMANA
DI SPIRITUALITÀ 6-11 AGOSTO 2012
DA UNA CHIESA TRIONFANTE AD UNA
CHIESA MENDICANTE
A 50 anni dal Concilio Vaticano II
FRATERNITÀ CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
XVII Tempo Ordinario anno B Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM
Gv 6, 1-15
Giovanni
è l’unico tra gli evangelisti che non riporta il racconto della cena
eucaristica, con le parole e i gesti di Gesù sul pane e sul vino, ma in
realtà è l’evangelista che senz’altro più degli altri ne approfondisce
il significato e ne svela la ricchezza. In particolare lo fa in questo
capitolo 6. Scrive l’evangelista che era vicina la Pasqua, la festa dei
giudei, ma la folla, anziché salire a Gerusalemme per celebrare la
Pasqua, viene attratta da Gesù. La folla ha compreso che in Gesù si
manifesta il vero santuario di Dio dal quale si irradia il suo amore.
Ebbene, Gesù, vedendo la folla, pensa lui a provvedere al suo
sostentamento. Mentre nel deserto, nell’Esodo era stata la folla che,
attraverso Mosè aveva dovuto chiedere a Dio e aveva dovuto supplicare
per avere il pane, qui Gesù previene le necessità della gente.
L’evangelista indica qual è l’azione divina: Dio non risponde ai
bisogni della gente, ma precede e previene le sue necessità.
E l’evangelista descrive questa azione della condivisione dei pani e
dei pesci parlando di un ragazzo “che ha cinque pani d’orzo”. Perché
cinque pani d’orzo? Perché l’evangelista vuole richiamare un fatto
che era scritto nell’Antico Testamento quando Eliseo, il profeta,
con venti pani d’orzo sfamò cento persone. “E due pesci”. Vediamo ora,
ed è importante, perché l’evangelista ci da attraverso questi
segnali l’indicazione precisa del significato dell’Eucaristia;
vediamo qual è l’indicazione che ci dà Gesù. Gesù dice “Fateli sedere”,
perché questo particolare? Per mangiare i pani e i pesci potevano stare
in piedi, sdraiati, seduti, perché Gesù dà questo preciso ordine,
letteralmente “fateli sdraiare”?
Nei pranzi solenni, nei pranzi festivi, in particolare per la Pasqua, i
signori, cioè quelli che avevano dei servi da cui potevano farsi
servire, mangiavano sdraiati su dei lettucci. Chi mangiava così? Quelli
che erano signori, quelli che avevano dei servi. Ebbene, la prima
azione di Gesù è far sentire le persone “signori”; Gesù si fa servo
perché i servi si possano sentire signori...
DISTRIBUI’ A QUELLI CHE ERANO SEDUTI QUANTO NE VOLEVANO (pdf)
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VIZI CAPITALI - 6
IRA: il volto ambivalente della collera
di padre ENZO BIANCHI
Collera?
Ira? In realtà ci sono collere, ire al plurale, che non solo si
manifestano in modi molto diversi tra loro, ma nascono da motivazioni
molto diverse. Le accomuna il loro essere frutti di una passione che ci
assale come un vento impetuoso, che emerge come un bollore improvviso
dal nostro intimo e divampa come un fuoco divorante, avendo come
bersaglio l’altro, gli altri. Si tratta del vizio visibile per
eccellenza, capace di sfigurare chi ne è preda, producendo anche
effetti psicosomatici: fa perdere il fiato, genera una sensazione di
soffocamento, e non è dunque casuale che la Bibbia per indicarla si
serva dell’espressione «brevità di respiro» (Pr 14,17).
Ciò
che è comune alle collere – insisto sul plurale – è dunque la focosità,
la dinamica dell’impeto che porta chi vive questa passione «fuori di
sé», l’epifania, la manifestazione che si impone alla vista degli
altri, perché si mostra fisiologicamente nel volto e nei gesti di tutto
il corpo: il viso diviene rosso, gli occhi si accendono e paiono
fulminanti, i muscoli facciali diventano tirati, la bocca si apre
facendo apparire i denti serrati e compressi gli uni sugli altri, il
parlare è concitato, urlato, non originato dal respiro ma da una forza
selvaggia e animalesca, le braccia si muovono con gesti minacciosi.
Insomma, tutto il corpo sembra teso verso un’esplosione da cui occorre
stare il più lontano possibile. Ecco perché si parla di «scoppi d’ira»,
di «sfoghi di collera», di «impeti», di «incendio divorante»... Il
fatto che la collera sia palese fa sì che chi soffre di questa
patologia, se proprio non è cieco, di essa si vergogni, perché gli
altri conoscono e misurano questa sua deformazione. Forse è questo il
motivo per cui l’ira è un vizio da cui ci si può correggere più
facilmente: la sua evidenza «pubblica» induce a disciplinarsi, a
correggersi, a pentirsi di essere stati trasportati da essa a compiere
gesti inconsulti.
Ira: il volto ambivalente della collera di Enzo Bianchi
video
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(SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
Santa Marta (video)
Sant'Ignazio di Loyola (video)
L'INDULGENZA PLENARIA DEL PERDONO DI ASSISI
Dal mezzogiorno del primo agosto alla mezzanotte del giorno seguente (2
agosto) n qualsiasi chiesa francescana o basilica minore o chiesa
cattedrale o parrocchiale seguendo le condizioni prescritte...
Il perdono di Assisi
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Ma io dico...
La parabola...
Giovanni riassume...
Gesù non ci chiede...
Gli amici del Signore...
Il regno è...
Il seme buono...
Prega come se...
Voglio veder ridere...
La solitudine...
Queste due parabole...
Il compito della chiesa...
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Il teologo risponde
Cosa rispondere a chi dice che Dio non esiste perché non può essere così ingiusto da lasciar morire un bambino di tumore?
È obbligatorio lo scambio della pace nella Messa?
Perché la Chiesa non interviene mai contro le malvagità di cui sono vittime gli animali?
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La Bibbia in un frammento
Le pietre d'inciampo del Vangelo
"Gesù chiese ai farisei: «Che cosa pensate del Cristo? Di chi è figlio?». Gli risposero: «Di Davide»".
(Matteo 22,41-42)
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
LA TESTIMONIANZA DELLA VERITÀ
Il dialogo è gratuita attenzione all’altro di Bruno Forte Arcivescovo di Chieti-Vasto Quanto
sta avvenendo in Italia, in Europa e nell’intero “villaggio globale”
mostra con evidenza quanto ci sia bisogno di dialogo: dalla crisi
che attraversiamo non si uscirà se non insieme. Sembra lo stiano
comprendendo anche le forze politiche, o almeno i più. Dialogare, però,
non è facile: può farlo veramente solo chi crede in un interesse
superiore alle parti, nel bene comune da amare e servire più del
proprio o di quello di gruppo. Riflettere sulle condizioni che
rendono possibile e autentico il dialogo non è allora un esercizio
astratto, risulta anzi tanto importante, quanto urgente. Il
dialogo comporta sempre una sorta di uscita da sé, dalle ristrettezze
del proprio punto di vista, per arrivare alla condivisione e
all’incontro con l’altro: a tutti i livelli, il dialogo è
il linguaggio della vita vissuta come dono e come impegno, e
perciò il luogo dove propriamente può realizzarsi la ricerca del
bene comune. Dove non c’è impegno generoso per gli altri non
potrà esserci dialogo; e, analogamente, dove non c’è dialogo è
dubbio che possa esserci attenzione adeguata al bene di tutti e
spirito di servizio. Si potrebbe rischiare l’affermazione che il
dialogo è la misura dell’autenticità della vita, della ricchezza
di umanità di ciascuno e della credibilità delle proposte fatte
per il bene comune.
Il dialogo è gratuita attenzione all’altro (pdf)
È
in libreria il nuovo volume di Bruno Forte, Dialogo e annuncio.
L’evangelizzazione e l’incontro con l’altro (Edizioni San Paolo
2012, 356 pagine, € 26), che raccoglie alcuni interventi sui
vari aspetti del dialogo nel suo rapporto con la ricerca e la
testimonianza della verità, proposti negli ultimi due anni
dall’Arcivescovo.
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DOSSIER - Eremiti in Italia
Custodi dell'Unico necessario
di ENZO ROMEO, dossier a cura di GIOVANNI FERRÒ
È la più radicale, ma anche la più dolce tra le vocazioni
religiose. La scelta eremitica sta tornando in auge. Perché racconta
l'inesprimibile. E trasforma la solitudine in un giardino fiorito dello
Spirito.
Quella
della vita eremitica è stata una scelta di forte richiamo spirituale
sin dalle origini del cristianesimo. Messa in ombra per secoli e poi
riscoperta dal Concilio Vaticano II, tale realtà sta vivendo una nuova
primavera. In questo dossier, il nostro viaggio alla scoperta delle
tante esperienze nella nostra penisola.
Avvertenza:
parlare dell'eremitismo è parlare dell'inesprimibile. «Dimmi una
parola, tu che sei saggio», venne chiesto a un monaco eremita. «Se
parlo», rispose questi, «rompo il silenzio, che è il mio linguaggio; e
se mi chiedi di rompere il silenzio vuol dire che non puoi capire il
mio messaggio ». Un altro monaco disse a uno che voleva venire da lui:
«Se vieni, ti aprirò; ma se apro a te, aprirò a tutti e allora non
rimarrò più in questo luogo». Il visitatore pensò: «Se andandoci lo
caccio, non ci vado più». Osservare tacendo, accostarsi senza niente
pretendere. Non c'è altro modo per provare a capire l'esperienza del
solitario di Dio. Che nell'isolamento è con tutti e di tutti, grazie al
riflesso divino che assume la sua vita. Così è stato per i primi
anacoreti, per gli stiliti, per i romiti asceti. Mentre ci si
allontanava dagli altri, gli altri cercavano un contatto.
Custodi dell'Unico necessario
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Solitudine: una parola che abitualmente suona come negativa, che fa
paura, perché rimanda all’immagine di una landa desolata, a una
situazione chiusa, di isolamento, addirittura di reclusione in
prigione. Quando si afferma che qualcuno è solo, lo si dice con un
sentimento di pena, di compassione. Gabriel Marcel è arrivato a
confessare: «Non c’è che una sofferenza: l’essere solo», ben sapendo
che molti uomini e molte donne sono condannati a subire questa
situazione. E Victor Hugo ha scritto lapidariamente: «L’inferno è tutto
in questa parola: solitudine». Più che di solitudine, dovremmo però
parlare di solitudini, al plurale, perché tante sono le forme in cui la
solitudine può apparire, e di fatto appare, nelle nostre vite.
Innanzitutto
c’è una solitudine da leggere come una sorta di destino, cioè quella
solitudine in cui si precipita a un certo punto della vita, quando la
morte ci strappa chi ci permetteva di non essere soli.
Il deserto e il giardino. Le due solitudini dell'uomo
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DIALOGHI
Preferirebbe parlare della solitudine come di una grazia o di una maledizione?
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Castel Gandolfo Domenica 29 luglio 2012
Dopo l'ANGELUS: Cari fratelli e sorelle,
continuo a seguire con apprensione i tragici e crescenti episodi di violenza in Siria con
la triste sequenza di morti e feriti, anche tra i civili, e un ingente
numero di sfollati interni e di rifugiati nei Paesi limitrofi. Per
questi chiedo che sia garantita la necessaria assistenza umanitaria e
l’aiuto solidale. Nel rinnovare la mia vicinanza alla popolazione
sofferente ed il ricordo nella preghiera, rinnovo un pressante appello,
perché si ponga fine ad ogni violenza e spargimento di sangue...
Il mio pensiero si rivolge anche alla cara Nazione irachena,
colpita in questi ultimi giorni da numerosi e gravi attentati che hanno
provocato molti morti e feriti. Possa questo grande Paese trovare la
via della stabilità, della riconciliazione e della pace.
Tra un anno, proprio in questo periodo, si terrà la 28a Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro,
in Brasile. Si tratta di una preziosa occasione per tanti giovani di
sperimentare la gioia e la bellezza di appartenere alla Chiesa e di
vivere la fede.
Seguo con preoccupazione le notizie relative allo stabilimento ILVA di Taranto e
desidero manifestare la mia vicinanza agli operai e alle loro famiglie,
che vivono con apprensione questi difficili momenti. Mentre assicuro la
mia preghiera e il sostegno della Chiesa, esorto tutti al senso di
responsabilità...
video
il testo integrale dell'ANGELUS Castel Gandolfo Domenica, 29 luglio 2012
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Un libro pubblicato da una casa
editrice cattolica che critica apertamente una decisione del papa è di
per sé già una notizia. Lo è ancora di più se quel libro ha la
prefazione di un noto teologo. Ma se, come in questo caso, il libro è
stato addirittura inviato in copia saggio a tutti i vescovi italiani,
la notizia allora è davvero sorprendente. Ma assolutamente vera.
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