"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°31 del 2012

Aggiornamento della settimana

- dal 3 al 10 agosto 2012 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 17  agosto 2012          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 

LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo

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Preghiera dei fedeli




OMELIA 

 di P. Gregorio Battaglia
    di P. Aurelio Antista
di P. Alberto Neglia

 
N. B. La Lectio a cura di Fr. Egidio Palumbo sarà sospesa e riprenderà in Ottobre
 
La Preghiera dei fedeli e l'Omelia vengono aggiornate appena disponibile (di norma rispettivamente la domenica e il lunedì)


Il 2 febbraio 2010

 é nato il Blog di Tempo Perso

PIETRE VIVE

che viene aggiornato quotidianamente
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NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 








I NOSTRI TEMPI



  (GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)


Alex Schwazer: nel passato grande campione, nel presente giovane distrutto, ma gli auguriamo uomo maturo e responsabile per il futuro...



Alex Schwazer è indifendibile. Imperdonabile, vergognoso, senza dubbio dopato. La lista degli aggettivi potrebbe andare avanti a lungo. Purtroppo se li merita, su questo tutti d'accordo. Ma la scoperta della sua truffa sportiva, di questo alla fine si tratta, ha prodotto un curioso e ormai consueto effetto collaterale. Potremmo definirla come una sindrome italiana, il piacere solo nostro di fare i piccioni sul monumento crollato.
Sui social media si leggono insulti e prese in giro davvero pesanti. Alcuni anche di sfondo razziale: «In fondo non è neppure italiano». E nel 2008 quando vinceva la marcia a Pechino di dov'era, di Bisceglie? Certe invettive non sono soltanto ingiuste. Sono anche stupide e sgradevoli. Non aggiungono nulla alla rovina auto procurata di un ex campione, ma denotano invece un piacere sadico, tanta voglia di infierire. 
Meglio ripeterlo ancora una volta: Schwazer ha fatto un errore gigantesco, tradendo la fiducia di tanta gente che vedeva in lui un paladino dello sport pulito. Ammettere la propria colpa, come lui ha fatto con un gesto in effetti poco italiano, non basta. Pagherà un conto salato, con la giustizia sportiva e non solo, come è giusto che sia. Ma infierire su di lui è soltanto sadico... 

  Alex Schwazer «linciato» sul web: è la sindrome italiana di infierire

  CONFERENZA STAMPA INTEGRALE (video)

Nella triste vicenda che vede coinvolto Alex Schwazer, già campione a Pechino nella 50 km di marcia, a colpire in particolar modo è ciò che lo ha spinto a fare uso, in quasi assoluta autonomia (a quanto dice), di sostanze dopanti.
Cosa può portare un ragazzo di 27 anni, cresciuto in mezzo alla natura del Sudtirolo, che ha praticato atletica in modo pulito per oltre dieci anni, con già una medaglia olimpica in bacheca, ad acquistare e iniettarsi dell’eritropoietina? Com’è possibile che un atleta che per anni ha compiuto innumerevoli sacrifici allenandosi lontano dalla luce dei riflettori, arrivi a tradire la fiducia di allenatore, amici, fidanzata, parenti e tifosi?

  Quando il risultato definisce l’uomo

Alex è cresciuto in una famiglia che gli ha insegnato il rispetto, prima di tutto per la verità, e non ce la faceva più a tenersi dentro questo segreto che gli bruciava l’anima e che forse ora manderà in fumo un pezzo del suo futuro. Alex sta male, ma un po’ di quel dolore dovremmo provarlo tutti, specialmente quelli che fino a ieri erano orgogliosi di professarsi suoi amici, i primi tifosi del campionissimo. 
Invece, un attimo dopo il suo autodafé, erano tutti lì, con il fucile puntato come un Campriani, pronti ad annientare quello che a loro dire avrebbe «sporcato» l’intero sport italiano. Piano, signori. Soprattutto voi, vetusti ed eterni dirigenti dello sport italiano: quello che avete di fronte è un ragazzo di 27 anni, solo, triste e che, in preda allo sconforto, si sente addirittura finale («Sono finito»). Alex ha sbagliato, certo, ma a sentire un popolo di giudici improvvisati viene davvero il sospetto che abbia fatto probabilmente quello che nel Paese dell’omertà non andrebbe fatto mai: autodenunciarsi. Nel Paese senza memoria nessuno ricorda più che quattro anni fa quello stesso ragazzo, stremato come un Dorando Pietri, andava a conquistare l’oro olimpico della marcia sotto la muraglia cinese. Ora, nei suoi confronti, tutti sanno soltanto alzare il muro dell’indifferenza e del disprezzo. 
Ma prima che tradire noi e le nostre menti che si nutrono di apparenze e falsi miti, Alex ha tradito se stesso e solo per questo meriterebbe un po’ di umana comprensione, non una condanna senza appello

  Mano tesa a Schwazer, il campione fragile

L’uomo non è solo il suo errore: stavolta, però, avverto che la responsabilità è tanta. Perché negli inferi non ci va solo lui, ma l’intero popolo che ai suoi piedi aveva legato la favola di un’Italia che non molla. In quelle scarpe sudate e consumate è nascosto, oggi, un ragazzo che va preso per mano e va aiutato a parlare, a trovare parole di denuncia e di collaborazione, a trasformare lo strazio e il pentimento in feritoie attraverso le quali far strada alla speranza per il futuro di molti ragazzi. La carriera forse è finita, ma la vita continua. E nella vita si può essere felici anche senza mettersi in società con il gatto e la volpe. Di questa fatica Alex potrebbe diventare testimonial per ridare colore a una storia che stamattina appare illeggibile e artefatta. 

  «Alex adesso rialzati, i giovani ti guardano»


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Uomini e donne anonimi campioni del sacrificio quotidiano. Di palestre e di chilometri irrigati di sudore e di promesse. Nomi che hanno guadagnato titoli sul podio ma raramente sui giornali. Gente che avresti dovuto conoscere da sempre e che invece ti sorprende tra un pianto e un sorriso sotto l’inno d’Italia e la bandiera che sventola più alta. E ti scopri a commuoverti per una medaglia di una disciplina di cui non conosci le regole.

   Tonio Dell'Olio:  Le Olimpiadi della vita

La Relazione annuale al Parlamento sulle sostanze stupefacenti rivela che tra gli studenti è in crescita l'uso di cannabis e stimolanti. Preoccupa la diffusione del gioco d'azzardo.

   Alberto Chiara:  Droga, allarmante uso tra i giovani


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  (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)


Forze disarmate - Servizio civile - scelte ancora possibili?



Brutta notizia quella di abolire, assieme alla Consulta nazionale per il Servizio civile, anche il Comitato per la difesa non armata. Era in difficoltà, certo, privo di risorse e di prospettiva, prima ostacolato e poi bloccato. Invece di ripensarlo e di riattivarlo, con la “revisione della spesa” si è deciso di eliminarlo. E’ un cattivo segnale.
L’Italia si era dotata negli anni di un dispositivo giuridico-operativo di grande valore. Potevano (e possono) nascere “le forze disarmate”, i corpi civili di pace di pari dignità costituzionale di quelle armate.
Le spinte riarmiste di questi anni, alimentate dall’interesse di poche grandi aziende e dall’illusione tragica di un rilancio economico tramite l’industria militare, hanno ridato fiato alla logica più triste e distruttiva.
E’ necessario che la società civile orientata alla pace sappia scuotersi di dosso la sfiducia e la rassegnazione. Urge alzarsi in piedi per riaprire il cantiere nonviolento dell’organizzazione di corpi civili non armati che per tanti di noi, per molti esperti e per Tonino Bello è un capitolo importante del “trattato scientifico” della nonviolenza attiva.

  Costruire le forze disarmate! I corpi civili di pace!

Mentre associazioni e giovani chiedono un ripensamento sulla chiusura della Consulta nazionale, il Parlamento ha stanziato 30 milioni che si sommano ai 20 trovati dal ministro Riccardi.

  Servizio civile, soldi e speranze

Nell’ultimo biennio alla crisi del servizio civile si è data una risposta positivistica: occorrono più risorse pubbliche, per avviare più volontari in servizio civile, in modo che gli enti di servizio civile possano svolgere sempre più servizi.
Una prospettiva non facile da realizzarsi, soprattutto in una fase in cui le risorse pubbliche sono sempre meno disponibili… certo, vi è anche una questione di allocazione delle risorse pubbliche, ma è quasi superfluo segnalare come il servizio civile volontario sia decisamente meno “sexy” rispetto ad altre possibilità di impiego di denaro pubblico…. potremmo fare esempi che spaziano dagli “esodati” all’investimento nelle strutture ed uffici deputati all’ordine pubblico.
A fronte di tale situazione, poniamoci innanzitutto l’obiettivo della qualità: il volontario in servizio civile deve innanzitutto essere “necessario”… in primo luogo a sé stesso, nel senso che deve ricavare con certezza da questa esperienza un qualcosa che gli sia utile per essere sia un buon cittadino sia una persona che trova un’occupazione soddisfacente e gratificante.
L’esperienza deve essere inoltre “necessaria” alla comunità in cui il volontario sarà inserito

  Un servizio civile “abbondante e frugale”

Guarda i nostri precedenti post:
  • Più soldi agli ospedali, meno alle armi - C’è un’Italia che non ne può più e dice basta.
  • Il futuro del servizio civile, gli F35 e l'Italia che "ripudia la guerra"



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"In coscienza o incoscienza?" di don Renato Sacco


La riflessione di don Renato sacco su persone e avvenimenti che in questi primi giorni di agosto toccano la nostra coscienza o incoscienza.
Ci sono persone e avvenimenti che in questi primi giorni di agosto toccano la nostra coscienza o incoscienza...

  In coscienza o incoscienza? di don Renato Sacco


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".. C’è sempre chi tenta di opprimerti la coscienza ricordandoti la sposa e i figli. Forse le azioni che si compiono diventano giuste solo perché si è sposati e si hanno figli? O forse l’azione è migliore o peggiore solo perché la compiono anche altre migliaia di cattolici? ... Si può allora anche mentire perché abbiamo moglie e figli e per di più giustificarsi attraverso un giuramento? Cristo stesso non ha forse detto: “Chi ama la moglie, la madre e i figli più di me non è degno di me”? Per quale motivo preghiamo Dio e i sette doni dello Spirito santo, se dobbiamo comunque prestare in ogni caso cieca obbedienza? A che pro Dio ha fornito agli uomini un intelletto e una libera volontà se non ci è neppure concesso, come alcuni dicono, di giudicare se questa guerra che la Germania sta conducendo sia giusta o ingiusta? A cosa serve allora saper distinguere tra bene e male? ..." Franz Jagerstatter
(Testo tratto dalle annotazioni stese in carcere nel periodo successivo alla condanna -6.7.1943)

Franz Jagerstatter, profondamente cattolico, detestava il nazismo e riteneva del tutto ingiustificata la guerra che esso aveva scatenato.Ma nel febbraio del1943 arrivò la chiamata alle armi. Lo Jägerstätter, coerentemente, rifiutò di presentarsi. Venne arrestato ai primi di marzo per renitenza alla leva e portato nel carcere di Linz. Su di lui fu esercitato ogni tipo di pressione, dalle lusinghe alle minacce. Gli permisero persino di consultarsi con un paio di sacerdoti cattolici, i quali gli consigliarono di cedere, almeno per amore delle figliolette.Ma Franz Jägerstätter si sarebbe fatto tagliare la testa piuttosto che giurare fedeltà al Reich. Fu ghigliottinato il 9 agosto 1943 a Berlino. Papa Benedetto XVI ha riconosciuto ufficialmente il suo martirio il 1° giugno 2007. Franz Jagerstatter, vittima del nazismo in odio alla sua fede, è stato beatificato il 26 ottobre 2007.

Per approfondire:

  http://www.sanbartolomeo.org/memory.aspx?ln=it&id=5&m=1


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“Ecco, lo diciamo forte: è davvero insopportabile questa retorica sulla guerra sempre più incombente e asfissiante”. Molti preti da tutta Italia stanno in queste ore condividendo la loro indignazione per il paginone su Avvenire dedicato alle vittime della assurda carneficina in Afganistan, anzi, a quelli che vengono chiamati “EROI PER LA PACE”…

   PAX CHRISTI:  Eroi per la pace o vittime della guerra?

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Sono più di dodicimila, non mirano al profitto e vogliono cambiare il mondo. Sono le imprese sociali italiane: cooperative, ma non solo, fotografate dal secondo Rapporto di Iris Network, la rete italiana di ricerca su questo spicchio di economia “utile senza gli utili” come l’ha definita un recente studio della Camera di Commercio di Roma.

   Ida Cappiello:  Impresa sociale, utile senza l'utile

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L'ambulante senegalese, aggredito verbalmente da due turisti sulla spiaggia di Gonnesa, ha deciso di perdonare il furto ma non gli insulti razzisti. Martedì sera ha così presentato una querela.

   L'UNIONE SARDA:  "Per il furto perdono, per gli insulti no"

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Un rumore di serranda. Una bimba di colore, bava alla bocca e completamente nuda, che scappa sul balcone di un palazzo chiaramente abbandonato. Subito dopo di lei, alzando la serranda con le mani, esce un uomo a dorso nudo con un pantalone talmente largo che faceva intravedere le parti intime, lasciate senza copertura. Questa la scena che si è presentata gli occhi di una donna, il medico chirurgo Maria Vittoria Cammarota, direttrice sanitaria del centro per la vita ‘Luigi Saccone’ di Pozzuoli

   Iolanda Stella Corradino:  Una storia di "ordinaria" indifferenza

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Quello che è accaduto qualche giorno fa all'aeroporto di Katowice, nella Polonia meridionale, sta indignando non solo l’opinione pubblica polacca. Una telecamera di sorveglianza ha documentato una coppia che lascia la figlia di due anni davanti allo sportello informazioni prima di partire per le vacanze. A quanto riferiscono i media del Paese, il passaporto della piccola sarebbe stato scaduto. I genitori, tuttavia, non volevano perdere l’aereo.

   CORRIERE:  Lasciano la figlia di due anni in aeroporto e partono per le vacanze (video)

Lo hanno abbandonato in autostrada ad un parcheggio di uno dei tanti Mc Donald's, il bambino visibilmente spaventato è stato poi aiutato da dei passanti che hanno chiamato la polizia. Non si sa chi siano i genitori.

   NET1:  Bambino disabile abbandonato in autostrada, nessuno sa chi sia


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Oggi si gioca a calcio nel cortile di Ghimbau. Maschi e femmine, tutti insieme, inseguono un pallone in mezzo allo spelacchiato campetto dell’Istituto per bambini abbandonati. A consigliarli su come toccare la palla sono i volontari dell’Inter Campus, i ragazzi arrivati da Milano, per tenere dei seminari di calcio che l’Inter Fc organizza per i ragazzini disagiati in giro per il mondo. I bambini di Ghimbau sorridono, dentro le loro belle casacche nerazzurre. Tutti hanno già delle pesanti condanne penali sulle fragili spalle, l’Istituto ospita ragazzini che hanno commesso gravi crimini. Furti. Stupri. Omicidi.

   Marco Benedettelli:  Romania, il dramma dei bambini abbandonati


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In Texas, l'ultima esecuzione il 7 agosto; la prossima, dopo neppure un mese: il 22 agosto. La mobilitazione della Comunità di Sant'Egidio. E il rapporto 2012 di Nessuno tocchi Caino.

   Stefano Pasta:  Pena di morte, il boia non molla



Notizie dal mondo

(SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"


Basta con le stragi in nome della religione!
PACE è il nome di Dio
Mai più violenza in nome di Dio!

   Nigeria attaccata una chiesa


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Ignoranza, pregiudizio, stereotipi hanno contribuito più a scaldare gli animi che a fare chiarezza sulle questioni legate al dialogo interreligioso in Nigeria. Quasi ogni nigeriano istruito vuole dire la propria, quasi fosse un esperto, sul dialogo tra le fedi. Paradossalmente, questo sfrenato entusiasmo su questioni così delicate e complesse è parte stessa del problema: il fatto che tutti vogliano dire la loro, che tutti dicano di sapere significa che sono poche le persone disposte ad ascoltare che cosa gli esperti possono dire in materia.

   Matthew Hassan Kukah:  In Nigeria il dialogo non serve: parola di vescovo


Ha subito una nuova aggressione la comunità del monastro di Deir Mar Musa, in Siria, fondata dal gesuita Paolo Dall’Oglio, espulso in giugno dal Paese insanguinato dalla guerra civile tra il regime di Assad e i suoi oppositori.

   POPOLI:  Siria, nuova aggessione alla comunità di Deir Mar Musa

La risposta è chiaramente «sì». Tuttavia noi siriani dobbiamo lavorare nei nostri cuori per far sì che la riconciliazione sia il fine della nostra azione, sapendo che non esiste riconciliazione possibile senza il perseguimento di una democrazia pluralista e il rispetto dei diritti umani. Queste sono le basi su cui costruire l’armonia futura, attraverso il riconoscimento dei valori dell’altro.

   Paolo Dall'Oglio:  C'è ancora spazio per la riconciliazione in Siria oggi?

Un intervento militare dall’estero rischierebbe di riprodurre scenari simili alla guerra in Iraq. Lì i cristiani si sono dimezzati, mentre tutti vivono nell'insicurezza.

   Andrea Riccardi:  Siria, lo spettro di un altro Iraq

Le guerre viste da lontano. Ascolto cronache concitate ma necessariamente confuse dai confini sicuri oltre cui la guerra vera si combatte. Cronache dei sentito dire, del sembra, si dice, e non è certo colpa del reporter. Di fatto un gran lavoro sulle agenzie di stampa internazionali che raccolgono messaggi twitter o filmati confusi che filtrano oltre la censura anche cibernetica del regime di Assad.

   Ennio Remondino:  La Siria invisibile della Rai e l'incubo sequestri dell'Aise

La Penisola si fa sempre più turbolenta ma, in base al Trattato con Israele del 1979, l'Egitto non può schierare le truppe necessarie a controllarla.

   Fulvio Scaglione:  Sinai, l'Egitto non può vincere

E' la gente della Striscia sotto blocco israeliano che paga il costo del pugno di ferro egiziano contro i jihadisti nel Sinai. Tornano i giorni in cui a Gaza mancava tutto.

   NEAR EAST NEWS AGENCY:  Gaza, proteste per chiusura tunnel e valico Rafah

Un fallimento: si può racchiudere così il senso degli editoriali africani che commentano il vertice della Conferenza internazionale dei Grandi laghi svoltasi nei giorni scorsi a Kampala. I paesi della regione avrebbero dovuto raggiungere un accordo per il dispiegamento di una forza ‘neutra’ nell’est del Congo, teatro di una nuova ribellione che ha causato in poche mesi mezzo milione di sfollati.

   MISNA:  Violenze in Kivu, se Grandi Laghi partoriscono un topolino

L’arcivescovo di Osaka e presidente della Conferenza episcopale nipponica, mons. Leone Ikenaga, invia il suo messaggio per gli annuali “dieci giorni per la pace” indetti da Giovanni Paolo II nel 1981: “Il disastro di Fukushima è ancora presente nei nostri cuori. Ma camminiamo sulla via del rispetto per la vita umana”.

   ASIA NEWS:  Giappone - Pace è "amore e rispetto per la vita umana", guardando a Fukushima

Tomihisa Taue chiede "passi concreti" per la conclusione della Convenzione sulle armi nucleari. E, primo sindaco nipponico, auspica la messa al bando del nucleare nel Sol Levante e l'uso di fonti alternative. Solidarietà e "sostegno continuo" ai cittadini di Fukushima, vittime dell'incidente del marzo 2011.

   ASIA NEWS:  Giappone - Appello del sindaco di Nagasaki per un mondo senza armi atomiche


LOTTA ALLA MAFIA


«Il discorso di Roberto Scarpinato, a nostro parere, merita di essere diffuso nelle istituzioni e nelle scuole, tra i concittadini onesti ed impegnati. A titolo di merito per chi ha ricordato un pezzo della nostra storia con la credibilità del proprio passato. Come monito alle tante persone che si stanno formando una coscienza civile o a quelle che possono cedere alla tentazione della disillusione e come esortazione a tener sempre un comportamento esemplare ed onesto nell'interesse dello Stato democratico e costituzionale. Non si tratta di discutere solo della possibilità di un magistrato – dell'autorevolezza di Roberto Scarpinato – di esprimere le proprie opinioni con la ponderazione e lo scrupolo che derivano dalla delicata funzione svolta, ma anche di assicurare alla collettività italiana il congruo bagaglio cognitivo ed etico». 

  Lorenzo Frigerio:  Scarpinato: sostegno pubblico di oltre 400 magistrati

Il caso del marciatore Alex Schwazer è un nuovo duro colpo al mondo dello sport pulito. Riproponiamo un documento fondamentale per capire le molteplici origini del doping, la differenza tra le droghe e il doping, l'allarme della US Drug Enforcement Administration(DEA) e il ruolo che la criminalità organizzata ricopre nel traffico del doping.

  LIBERA:  Doping e criminalità organizzata: il dossier

Nel cuore di una delle zone nevralgiche della nuova mafia, una tran­quilla cittadina di pro­vincia che tanto tran­quilla non è

  Antonio Mazzeo:  Falcone colonia di mafia fra Tindari e Barcellona


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FEDE E
SPIRITUALITA'




"Il coraggio di sperare oggi"

HOREB n. 61 - 1/2012


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

Il terzo millennio si è aperto sotto il segno della minaccia e la paura è diventata compagna oscura della contemporaneità: paura del nucleare, del degrado ecologico, della manipolazione genetica, dell'invasione di "nuovi barbari", del trovarsi disoccupati, della precarietà dell'esistere, e si ha l’impressione che la speranza sia venuta meno nell’orizzonte della nostra cultura. Per cui, oggi, ci si chiede non solo cosa sperare, ma in modo più radicale: è possibile sperare? 

Questo navigare al buio e senza speranza, determinato da varie circostanze, che a volte sfocia in forme di violenza, di indifferenza verso l’altro o di rassegnazione, di per sé non si addice all’uomo, perché egli, credente o non credente, non solo avverte il bisogno di speranza, “ma è speranza”, egli  sente il bisogno di oltrepassare lo scacco dell’esistenza, seppure confusamente, avverte come un risucchio "in avanti", una gravitazione sul futuro, verso una pienezza di senso. 

Sperare si inscrive nel bisogno profondo dell’essere umano. Per cui, nonostante le paure e le continue frustrazioni, egli avverte che la speranza gli consente di vivere, di perseverare, di mantenersi sveglio finché la morte non sia inghiottita nella vittoria. 

Giovanni Crisostomo evidenziava: «Ciò che ci porta alla sventura non sono tanto i nostri peccati  quanto la disperazione». Pensiamo, allora, che è urgente riflettere e coltivarsi come uomini di speranza perché essa ci educa a non trascorrere i nostri giorni da rassegnati e a non concedere mai, rabbiosamente, spazio alla distruzione. 
La speranza coltivata è seme dirompente che ci consente di camminare in libertà e di scegliere ogni  giorno la via della vita. Essa consente, al credente e al non credente, di inserirsi nella dinamicità degli eventi storici, di guardare in profondità gli avvenimenti e di accettare il rischio delle scelte presenti con la costante tensione al futuro. La speranza coltivata crea nell’uomo un atteggiamento attivo, nutrito di coraggio e di fortezza d'animo, che alimenta la resistenza nella sofferenza e la tensione nella lotta. Essa dà un respiro fresco all’uomo e lo attiva a vivere il suo impegno nel mondo, non perché rimanga quello che è, ma perché si trasformi e diventi ciò che gli è promesso che diventerà. 
È dentro questa prospettiva che si colloca la monografia del presente quaderno ..."  (EDITORIALE)


   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)

   Ricerche nel Web - Una speranza "crocifissa", ma non sconfitta (pdf)



E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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XVIII domenica del tempo Ordinario Anno B - Commento al Vangelo di Alberto Maggi OSM


XVIII TEMPO ORDINARIO - 
Commento al Vangelo Gv 6, 24-35 di p. Alberto Maggi OSM

"Con l’episodio della condivisione dei pani Gesù aveva voluto elevare la folla a livello prima di uomini, poi di persone adulte, di persone mature, ma la folla non ha voluto, voleva farlo re. Ha preferito la sottomissione alla libertà che Gesù aveva loro proposto e Gesù era scappato via.
Ebbene ora la folla lo rincorre, ne va in cerca - il verbo ‘ricercare’ nel vangelo di Giovanni è sempre negativo, è sempre per catturare, lapidare, uccidere Gesù – e, quando lo trova, si rivolge a lui chiamandolo ‘Rabbi’. Rabbi è il maestro della legge, non hanno compreso la novità proposta da Gesù, un rapporto con Dio completamente nuovo, non più basato sull’obbedienza della legge, ma sull’accoglienza del suo amore. ..."

   Commento al Vangelo Gv 6, 24-35 di p. Alberto Maggi OSM


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VIZI CAPITALI - 7 "AVARIZIA: Avere, troppo avere questo è il problema" di mons. Renato Boccardo
 

VIZI CAPITALI  - 7
AVARIZIA: avere, troppo avere questo è il problema  di mons. Renato Boccardo

Possedere è legittimo. Il problema inizia quando il danaro e i beni posseggono noi. O ci ossessionano. Il denaro che lo spilorcio accumula senza sosta è destinato ad essere conservato, a non essere mai speso: «Se spendo il denaro - dice - viene meno il mio potere e non posso più consolarmi nella certezza che quanto ho accumulato mi servirà in qualsiasi momento».
La Scrittura considera l’avarizia un grave peccato. Il denaro infatti sfida Dio, giacché ne occupa il posto: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza» (Mt 6, 24), dice Gesù. Se noi fossimo davvero liberi nei confronti del danaro, ci risulterebbe così difficile pagare le imposte o le contravvenzioni?
CHE COS’È L’AVARIZIA?
Come l’orgoglioso, il lussorioso ed il goloso, anche l’avaro è definito peccatore e vizioso non perché ama un qualche bene di questo mondo, ma perché il suo amore per questo bene è smisurato. Massimo il Confessore spiega che il peccato inizia non con il possesso del denaro, ma con il suo “cattivo uso”, quando cioè il danaro cessa di essere un mezzo e diventa un fine (cf Centurie sulla carità, III, 4) . «Io sono ciò che ho», ripete di sé l’avaro, e pone nell’avere la radice del suo essere. Di ogni realtà egli cerca il dominio esclusivo, economicamente quantificabile, e non un gioioso godimento.
Esistono due specie di avarizia: materiale e spirituale.

   Avarizia: avere, troppo avere questo è il problema di Renato Boccardo


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Trasfigurazione del Signore

Subito dopo aver annunciato ai suoi discepoli la necessità della sua morte e resurrezione (Mc 8,31), Gesù, sul monte alto (il Tabor secondo la tradizione), conosce un’esperienza di comunione con Dio che ha come testimoni i tre discepoli più intimi: Pietro, Giacomo e Giovanni. La Trasfigurazione avviene nella carne umana di Gesù e, a differenza della resurrezione, ha testimoni oculari. Essa appare un’esperienza che ha Dio come autore (come indica la forma passiva “fu trasfigurato davanti a loro”): si tratta quindi del sì di Dio all’uomo Gesù, al suo ministero, al cammino che egli sta compiendo verso Gerusalemme.

   Trasfigurazione del Signore di Enzo Bianchi

... Ora a noi, il Tabor e la Trasfigurazione cosa possono suggerire nell’oggi della società e della Chiesa? Sembriamo paralizzati dalle crisi odierne quando la crisi potrebbe addirittura diventare una… opportunità per un cambio delle nostre priorità e dei nostri stili di vita.
La Chiesa stessa, nei suoi vari livelli e articolazioni, non deve preferire maggiormente pratiche di luce e di trasparenza, di perdono e di misericordia, di umanità, di opere giuste? Talvolta siamo tentati a esorcizzare le paure e il vuoto spirituale con la pastorale delle grandi concentrazioni, “con i segni del potere piuttosto che con il potere dei segni” – come diceva don Tonino Bello. Nella Chiesa ci sono tante paure da vincere salendo ancora sul monte per guardare dentro le nubolosità della propria vita, e acquisire una spiritualità matura per discernere strade in avanti, per scendere e accorgersi che ci sono già tanti segni di speranza e di fraternità in atto dappertutto nel mondo...

   TRASFIGURAZIONE: UNA DIVERSITÀ DI SGUARDO SULLA REALTÀ di Gianni Novello

Per approfondire:

   "Il vangelo della trasfigurazione: esegesi biblico-spirituale" di Enzo Bianchi (audio)

   DISCORSO 79/A SULLA TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE SUL MONTE di Sant'Agostino

   Dal Sermone sulla Trasfigurazione del Signore di Pietro il Venerabile, abate di Cluny  (pdf)

Vedi anche i nostri precedenti post:

  • Trasfigurazione: riflessioni dalla lettera pastorale 1999-2000 del Cardinale Carlo Maria Martini “Quale bellezza salverà il mondo?”
  • La Trasfigurazione di Gesù è promessa per l'umanità sfigurata
  • Lectio del Vangelo della domenica a cura di fr. Egidio Palumbo
  • II domenica di Quaresima: la festa della Trasfigurazione


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Trasfigurazione, festa della luce: "ALZATEVI E NON TEMETE" di Don Tonino Bello


Oggi è la festa della Trasfigurazione, la festa della luce, la festa della Pasqua. 
Oggi Gesù ci dice «forza discepoli, venite con me, andiamo sul monte, andiamo lì sopra dove è più facile ascoltare la voce di Dio»...
Fratelli, è bellissima la pagina difficile, che noi leggiamo anche nel cuore dell'estate, il 6 di agosto, e possiamo dire che è una pagina difficile per queste molteplicità. Comunque una cosa è certa: il suo orientamento pasquale, il suo sapore pasquale che dice tante cose anche per noi e che forse potremmo condensare in quei due verbi di una suggestione unica che vengono espressi quando gli Apostoli cadono con il volto prono a terra. È allora che Gesù si avvicina loro e dice: «Alzatevi e non temete». Due verbi che sono chiaramente pasquali. «Alzatevi»: alzarsi è lo stesso verbo che in greco cerca di mitigare la resurrezione: risorgete, alzatevi, in piedi! Ci sono alcuni francesi che in esegetica traducono «beati voi poveri» con «in piedi, poveri!» Altri traducono: «in cammino, alzatevi, che aspettate!».
Vedete quanta fame nel mondo, vedete quanta sete di giustizia, quante implorazioni, quante braccia levate. Io non so se sono i miei dormiveglia di febbricitante che a volte mi fanno immaginare questa selva di braccia mirate in alto in attesa di liberazioni che sembra non vengano da nessuna parte. Invece Gesù è venuto a liberarci e chiama anche noi, vuole coinvolgere anche noi.
Alzatevi, che state aspettando? Non vi accorgete che il mondo muore, che il mondo soffre? «Alzatevi» significa anche questo. Lasciate la siesta, l'assopimento delle vostre contemplazioni a volte narcisistico, il vostro riduttivismo spirituale, la coltivazione della vostra vita interiore senza slanci, senza sbocchi al di fuori, senza spinte. «Alzatevi», dice prima di tutto a noi. «Alzatevi, muovetevi, uscite dagli standard, uscite dalle vostre pigrizie, cambiate vita» perché è facile che pure noi, persone consacrate, con tutti i propositi, i progetti, si viva in termini non profondamente cristiani, non in sintonia con Gesù Cristo e allora Gesù ci dice: «Alzatevi, praticate il Vangelo», quello semplice e non l'altro...

   ALZATEVI E NON TEMETE di Don Tonino Bello


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 (SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"


  San Domenico  (video)
  Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein)   (video)
  San Lorenzo  (video)

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Una curiosità su un'altra manna.
Esiste una manna che non cade dal cielo, si tratta della stilla dal frassino...Oggi la manna si raccoglie solo in Sicilia, nella terra selvaggia e splendente delle Madonie, precisamente nei comuni di Pollina e Castelbuono. ... La manna costituisce anche una sostanza farmacologicamente importante perché viene utilizzata contro diverse patologie ...

 
C'è manna e manna... noi parliamo di quella siciliana

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Ore 9.30 (ora italiana) in diretta dalla Basilica Francescana sul Monte Tabor Santa Messa in live streaming sul sito internet www.fmc-terrasanta.org

  6 agosto, in diretta dal Monte Tabor
  http://www.livestream.com/franciscancenter

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Omelia della festa di San Lorenzo

  Angelo BagnascoSui valori non si può negoziare


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  Questo è un mondo...
  Spogliaci, Signore...
  Gesù viene...
  Abbé Pierre...
  Alzatevi, non temete...
  Speranza è...
  Il credente è...
  Il Signore Gesù...
  San Domenico...
  La sapienza è...
  Più si fa...
  Il vero amore...
 

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Il teologo risponde


Siamo sicuri che Dio sia Amore? E se fosse indifferente alla nostra sorte? O un misto di bontà e cattiveria e si divertisse ad aiutare alcuni e infierire contro altri? 

  Pino LorizioMa Dio è davvero Amore?

Quale atteggiamento deve tenere l’assemblea quando si portano al tabernacolo le ostie avanzate? 

  Silvano SirboniL'assemblea e la Comunione


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La Bibbia in un frammento
Le pietre d'inciampo del Vangelo




"Quanto a quel
giorno e a
quell'ora
nessuno lo sa, né
gli angeli
del cielo, né il
Figlio ma solo
il Padre".


(Matteo 24,36)



  Gianfranco RavasiIl giorno e l'ora

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  (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)


LA BIBBIA E LA SCIENZA DEI NUMERI - "La salvezza in una cifra" di Gianfranco Ravasi


LA BIBBIA E LA SCIENZA DEI NUMERI

Anche chi non ha una grande assuefazione coi testi sacri sa che essi sono costellati di numeri che spesso non devono essere computati quantitativamente, ma valutati qualitativamente, cioè come simboli. Così, che la creazione dell’universo sia dalla Genesi distribuita nei sette giorni della settimana, destinata ad avere il suo apice nel sabato liturgico, è legato al fatto che il sette è un segno di pienezza e perfezione, naturalmente coi suoi multipli. In questa luce si comprende perché si scelgano nell’Apocalisse sette chiese, perché Gesù ci ammonisca di perdonare non solo sette volte, ma settanta volte sette, perché l’oro puro sia «raffinato sette volte», come si dice nel Salmo 12,7, perché settanta siano gli anziani del «senato» costituito da Mosè, settanta i discepoli inviati in missione da Gesù, settanta siano gli anni dell’esilio babilonese e settanta settimane d’anni scandiscano l’avvento finale del regno messianico, secondo il libro di Daniele (9, 24).

   La salvezza in una cifra di Gianfranco Ravasi


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"IL PAPA BUONO - Angelo Giuseppe Roncalli" film-documento di Luigi Bizzarri consulente storico Alberto Melloni


In occasione delle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, il 20 luglio 2012 , Raitre ha trasmesso (21/07/2012) “Il papa buono” di Luigi Bizzarri. 

Angelo Giuseppe Roncalli, è stato eletto il 28 ottobre del 1958. Sarà papa soltanto per 4 anni, 7 mesi e 6 giorni. Doveva essere un anziano “papa di transizione”. In realtà ha operato la transizione della Chiesa nell’avvenire, ha lasciato un ricordo indelebile ed ha scavato un solco insormontabile tra un ‘prima’ e un ‘dopo’ nella storia della Chiesa del nostro tempo.
Il film-documento “Il papa buono” ripercorre tutte le tappe della lunga storia di Angelo Giuseppe Roncalli, figlio di contadini bergamaschi, per capire chi fu veramente il 262 successore di Pietro, per capire cosa ci sia, in realtà, dietro quell’etichetta di ‘papa buono’: un’etichetta che rischia di essere riduttiva fuorviante, rischia di evidenziare solo la melassa dei sentimenti, le immagini rassicuranti e non gli spigoli, i tagli, le incisioni profonde da lui operate nel corpo della Chiesa.
Non si capisce in realtà Giovanni XXIII se non si considera che in lui ci fu bontà, non sprovvedutezza, semplicità non semplicismo, disponibilità non credulità, coraggio non temerarietà, speranza non illusione.
Ai prelati della curia aveva detto: “La chiesa non è un museo da custodire, ma un giardino da coltivare”. Ai diplomatici della Santa Sede aveva suggerito: “Scuotete la polvere imperiale accumulata sul trono di Pietro da Costantino in poi”. Ai custodi della fede aveva ricordato: “la Chiesa deve usare la medicina della misericordia, non la severità della condanna”.
Fu un antesignano dell’ecumenismo; diceva ai cristiani di tutte le fedi, d’Oriente e d’Occidente: “Cerchiamo sempre ciò che ci unisce, non ciò che ci divide”.
Fu difensore del popolo ebraico perseguitato e si adoperò per mettere in salvo gli ebrei in fuga che transitavano dalla Turchia diretti in Palestina; a loro scrisse: “Sento costantemente le vostre voci”.
Primo fra i Pontefici di Roma iniziò la politica del disgelo nei confronti del nemico di sempre: l’Unione Sovietica; disse “È giunto il momento di distinguere l’errore dall’errante”.
Stupì e rinnovò la Chiesa intera con l’indizione del Concilio Vaticano II: 2778 i partecipanti: 7 patriarchi, 80 cardinali, 1619 arcivescovi e vescovi, 975 Superiori Generali, 400 teologi.
Memorabile il suo discorso d’apertura “Gaudet Mater Ecclesia” in cui preannuncia l’avvento di una nuova Chiesa, che sappia parlare al mondo moderno, che non pronunci condanne ed anatemi, che s’incontri con i fratelli separati.
E poi la visita ai piccoli malati del “Bambin Gesù”, la visita ai carcerati di Regina Coeli, le sue visite nelle parrocchie dei quartieri più desolati e poveri di Roma, il viaggio ad Assisi e a Loreto. Infine la malattia lunga, lenta, dolorosa e poi la fine, il giorno dopo la domenica di Pentecoste: il3 giugno 1963.
Straordinarie ed esclusive le testimonianze dell’ assistente di camera Gusso, del segretario mons. Capovilla, dell’esponente della comunità ebraica Saban, dell’operatore televisivoLazzaretti che documentò quei gesti e quelle parole ancora scritte nel cuore di tanti.

   "IL PAPA BUONO - Angelo Giuseppe Roncalli" (video)



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A cento anni dalla nascita (5 agosto 1912) dell’Abbé Pierre, al secolo Henri Grouès, fondatore delle comunità Emmaus



“Se si colpisce l’uomo, si colpisce Dio”. Questa sua certezza fu la costante delle sue sfide per e con l’uomo, per e con tutti gli esseri umani, in primo luogo per e con i più sofferenti, i sans-papiers, i senza tetto, i senza ideale, i senza famiglia, gli affamati di pane e di amore. “Un solo innocente maltrattato davanti a noi o che vede i suoi diritti maltrattati mentre i nostri cuori restano inerti, senza passione, è sufficiente a rendere immondo l’universo intero”.
L’Abbé Pierre non si accontentava di indignarsi. Passava subito all’azione. A dispetto della malattia e della fatica non abbandonava mai nessuno....
Era nato il 5 agosto di cento anni fa a Lione, Henri Grouès, meglio noto come Abbé Pierre, fondatore del movimento internazionale di solidarietà per la giustizia “Emmaus”. Scomparso nel 2007, dedicò la propria vita alle cause più nobili, come la lotta alla fame e alla povertà e l’impegno in favore della democrazia. 
Tanti gli eventi previsti in Francia per commemorare questo centenario: ad Estevile, vicino Rouen dove l’Abbé Pierre è sepolto, oggi viene inaugurato un nuovo Centro Emmaus, mentre nella sua città natale, il 30 giugno scorso, gli è stata intitolata una piazza nel quartiere popolare di Duchère: si tratta di uno spazio ampio con al centro una fontana e circondato da tre livelli di gradinate ...

   Cento anni fa nasceva l'Abbé Pierre, fondatore della Comunità Emmaus

   L'Abbé Pierre di Graziano Zoni (Pdf)

   Abbé Pierre, cent'anni di profezia

VEDI ANCHE I NOSTRI POST PRECEDENTI:

  • Per ricordare l'Abbé Pierre nel centenario dalla nascita: “Rendiamo illegale la miseria” - “Tutte le sfide dell'Abbé Pierre”
  • L'intervento di don Luigi Ciotti a Roma per il centenario della nascita dell'Abbé Pierre
  • «Amore, nome moderno dei diritti umani» di Abbé Pierre (inedito)
  • Un ricordo dell'Abbè Pierre


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Enzo Bianchi: vi spiego cos'è (oggi) il Male - Intervista su Panorama a Enzo Bianchi


Su Panorama dialogo (esclusivo) con il monaco che non porta la croce e da quasi 50 anni accoglie, nella sua comunità di Bose, uomini e donne d'ogni credo

Il padre, stagnino, promise alla madre che non avrebbe mai portato con sé sui tetti l’unico figlio, ad aggiustare grondaie. Era però scritto che Enzo Bianchi salisse in alto, in piena umiltà, e rischiasse del suo per gli altri, e ascendesse per poi discendere, le mani sporche di cosa buona. È quello che viene da pensare trovandoselo di fronte, la voce che già racconta chi è l’uomo: calda, profonda, autorevole, con una raschiatura sul fondo, costante. Enzo Bianchi è un gigante con il volto da elfo. E quando l’elfo parla, il silenzio ovunque si fa grato, perché questo dottore in misericordia, con la laurea in economia in tasca e Dio nell’anima, è un intellettuale finissimo, un religioso puro,priore della comunità monastica di Bose(Biella) da lui fondata nel ’65, aperta a uomini, donne, protestanti, ortodossi, cattolici: qualcosa di rivoluzionario in tempi di integralismi religiosi e di nazionalismi antirazziali. Scrive libri, pareri; raramente si concede per festival e tv, quasi mai per interviste.
Fra le parole a lui più care c’è "parresia", dal greco, il coraggio di parlare, la libertà di dire. Bianchi ammette fatiche ("La cella all’inizio è una prigione, con la sua solitudine"); ricorda ferite inferte ("Mio padre era un anticlericale, si sentì tradito dalla mia scelta. Mia madre, morta quando avevo 8 anni, era molto credente, invece"); si misura col dubbio ("Si fanno domande a Dio e da giovani si sentivano subito le risposte"); e, senza paura, guarda in faccia i volti del male.

   Enzo Bianchi: vi spiego cos'è (oggi) il Male


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"Il fuoco freddo dell'inferno" di mons. Gianfranco Ravasi


«Inferno» è ormai una parola un po’ desueta, anche nel linguaggio religioso: abbiamo pensato di soffiar via la cenere che si era depositata su questo argomento incandescente (l’immagine del fuoco, come vedremo, è capitale) e di riproporne qualche aspetto. L’inferno è stato un po’ ostracizzato per ragioni diverse. C’è chi lo considera il reperto di un paleolitico spirituale ormai ammuffito e, al massimo, col filosofo francese Jean-Paul Sartre (1905-1980), proclama che «l’inferno sono gli altri», ossia il prossimo crudele o noioso. C’è invece chi afferma in modo perentorio, citando il poema edito postumo (1886) La fine di Satana di Victor Hugo (1802-1885), che «l’inferno sta tutto intero in questa parola: solitudine», la quale è il campo da gioco di Satana. C’è pure la ben fondata convinzione del filosofo ottocentesco americano William James (1842-1910), secondo il quale «l’inferno di cui parla la teologia non è peggiore di quello che noi creiamo a noi stessi in questo mondo». Ed effettivamente, come con la grazia divina accolta e vissuta in noi già si sperimenta il paradiso della salvezza, così chi pecca e odia già è insediato in uno di quei gironi simbolici che mirabilmente Dante ha tratteggiato e popolato nei canti del suo Inferno. 
Dopo tutto, già san Giovanni metteva in bocca a Gesù queste parole: «Chi non crede è già stato condannato» (Gv 3,18). Che l’inferno, poi, sia vuoto lo si è ripetuto sbrigativamente sulla base di una riflessione ben più ponderata e articolata del famoso teologo Hans Urs von Balthasar (1905-1988): si dev’essere invece consapevoli che, se è vero che immensa è la misericordia di Dio, superiore non solo al nostro peccato, ma alla stessa sua giustizia, come già insegnava anche l’Antico Testamento (cf Es 20,5-9; 34,6-7), è altrettanto vero che esiste la libertà umana, presa sul serio da Dio che la rispetta fino alle sue estreme conseguenze, anche quella del rifiuto radicale e totale del bene e dell’amore.

   Il fuoco freddo dell'inferno di Gianfranco Ravasi


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"Cinquant'anni dopo il Concilio" di Enzo Bianchi


Cinquant’anni fa Giovanni XXIII annunciava il Concilio Vaticano II. Cinquant’anni sono un arco di tempo significativo per una lettura di quella «nuova pentecoste» che ha attraversato la Chiesa cattolica e il suo rapporto con le altre confessioni cristiane, con le altre religioni e il mondo contemporaneo.
I «padri conciliari» ancora vivi sono pochissimi e più nessuno esercita ancora un ministero pastorale (il teologo Joseph Ratzinger vi prese parte come «perito»), abbondano ormai studi e ricostruzioni storiche basate su archivi, diari e documenti di ogni tipo... Eppure la lettura non può essere «distaccata» perché le energie spirituali suscitate e i cambiamenti innestati dal Concilio sul tronco vivo e vitale della tradizione bimillenaria della Chiesa sono attualissimi ancora oggi, nonostante vi sia chi, anche nella Chiesa purtroppo, lavora contro quella che Giovanni Paolo II definì «la grazia più grande fatta da Dio alla Chiesa del XX secolo… l’evento ecclesiale più significativo e determinante».

   "Cinquant'anni dopo il Concilio" di Enzo Bianchi

Leggi anche i nostri precedenti post:
  • "Il Concilio dei poveri" di mons. Luigi Bettazzi
  • "Il Vaticano, il Vangelo e Machiavelli" di mons. Luigi Bettazzi - "La Chiesa e il Concilio" intervista a p. Bartolomeo Sorge
  • Non si dimentichi il Concilio di Francesco Pierli


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"Le madri del Vaticano II" Ventitré donne che hanno rappresentato una svolta importante nella storia della Chiesa


Furono ben ventitré le donne presenti al Concilio Vaticano II e con un ruolo tutt’altro che simbolico. Capaci di determinazione, con prospettive innovative e per una parità di genere nella Chiesa. 
Martedì 8 settembre 1964, nell’aula delle udienze a Castel Gandolfo, Paolo VI ufficialmente annunziò la presenza di uditrici al Concilio e, il 25 dello stesso mese, entrò in aula la prima donna, la francese Marie-Louise Monnet, fondatrice del Movimento Internazionale dell’Apostolato dei Ceti Sociali Indipendenti (miamsi). 
Dal settembre 1964 al luglio 1965 furono chiamate in tutto 23 uditrici: 10 religiose e 13 laiche, scelte perlopiù secondo criteri di internazionalità e di rappresentanza... 

   Donne al Concilio

La storia dei concili della Chiesa è sempre stata articolata e densa di sorprese, teologiche, umane e, purtroppo, anche politiche. Una certezza però ha sempre guidato i lavori dei Padri conciliari e dei loro periti: lo Spirito soffia, anima ma anche placa le bufere.
Con il Vaticano II il soffio di novità, nella storia dell’umanità e della Chiesa, è stato davvero inedito: ventitré donne furono presenti, convocate l’8 settembre 1964 da Paolo vi come uditrici e, perciò stesso, configurate da un avverbio che ne avrebbe limitato i compiti ma, forse, accresciuta la responsabilità: “simbolicamente”.
La rottura con i secoli passati però si era compiuta. Adriana Valerio (Madri del Concilio. Ventitré donne al Vaticano II (Roma, Carocci Editore, 2012, pagine 165, euro 16) presenta le personalità delle ventitré convocate...

   Le madri del Vaticano II

... Piuttosto, libri come questo di Adriana Valerio fanno capire quanto velocemente e radicalmente sia cambiato il mondo – anche un mondo lento come quello della Chiesa – grazie alla rivoluzione delle donne. Già nell'enciclica Pacem in terris Giovanni XXIII aveva riconosciuto l'emancipazione femminile come un importante e positivo «segno dei tempi», e molti cardinali e vescovi appoggiarono la proposta di Paolo VI di aprire le porte del Concilio alle uditrici. La scelta delle invitate fu comunque faticosa, anche se la loro presenza avrebbe dovuto essere simbolica – così la definì Papa Montini – non avendo diritto né di parola né di voto. Invece, le uditrici parteciparono attivamente ai gruppi di lavoro, presentarono memorie e contribuirono con la loro esperienza alla stesura dei documenti, in particolare su temi come la vita religiosa, la famiglia, l'apostolato dei laici...

   Rivoluzione femminile al Concilio di Lucetta Scaraffia



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Nell'anniversario dell'ordinazione presbiterale gli auguri di "Quelli della Via" a mons. Francesco Montenegro - Da JESUS di Agosto: Una città, una diocesi: AGRIGENTO


A Padre Franco nell'anniversario della sua ordinazione presbiterale, avvenuta l’8 agosto 1969, gli auguri di Quelli della Via 

 Intervista a mons. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento

Non è facile occupare l'ultimo posto della fila, perché «rischi di essere dimenticato o lasciato indietro». In tutte le classifiche «Agrigento è all'ultimo posto. Solo per il tasso di infiltrazione mafiosa siamo i primi». Monsignor Montenegro non ama i toni apocalittici. «Come Chiesa non si tratta di andare "contro", ma di guardare alla realtà e impostare un cammino che porti a fare scelte diverse: se una stanza è al buio non chiedo al buio di andare via, ma faccio entrare la luce. La violenza si combatte in questa maniera»
Messinese, 66 anni, già presidente di Caritas Italia, Francesco Montenegro ha un linguaggio che procede spesso per immagini semplici che sminuzzano anche discorsi difficili. Uno stile che lo rende vicino alla sua gente, come la vespa («è blu, d'ordinanza») che usa per girare in città. D'altra parte dice di "tifare" per un altro vescovo del Sud,don Tonino Bello, che aveva scritto di una «Chiesa senza pareti e senza tetto». Icona che per lui si è concretizzata letteralmente quando è diventato arcivescovo di Agrigento: «Sono arrivato in diocesi e la cattedrale non c'era. Non sappiamo cosa accadrà, siamo precari». Nello studio ricavato nella parte agibile del palazzo arcivescovile, dal terrazzo che guarda fino al mare e ingloba buona parte della diocesi, è possibile ammirare il tramonto sulla Valle dei templi. Da dove Giovanni Paolo II, il 9 maggio del '93, aveva lanciato il famoso grido: «Mafiosi convertitevi, verrà un giorno il giudizio di Dio». Quando è arrivato in diocesi, Montenegro ha notato che la parola «mafia» era assente nei discorsi dei suoi preti e nella catechesi. L'ha rimessa in circolazione, in convegni diocesani e nelle feste popolari. E, a inizio luglio, ha negato la celebrazione eucaristica ai funerali religiosi di Giuseppe Lo Mascolo, ritenuto il vicecapo della mafia di Siculiana.

   Cristiani "sapidi" contro l'omertà

Da Jesus di Agosto:
UNA CITTA', UNA DIOCESI - AGRIGENTO

... «Pirandello, Tomasi di Lampedusa, Sciascia, Camilleri non potevano che nascere qui», dice don Petrone citando «l'irredimibilità» di una terra, dove «il cambiare tutto per non cambiare nulla è più che mai attuale». Le eccellenze, aggiunge il sacerdote, soprattutto le vivacità individuali, non mancano, ma insieme alle poche iniziative culturali di qualità – come i lavori dell'Accademia di studi mediterranei e la Settimana pirandelliana che da tutt'Italia porta ad Agrigento oltre mille ragazzi – non riescono a far decollare il territorio...

   Carità e cultura contro l'abbandono

Vedi anche i nostri precedenti post:

  • Mons.Montenegro:"Se la mafia c'è è anche colpa nostra" - Niente funerale ad boss della mafia
  • “Non abbiate paura, io ho vinto il mondo” - La lettera di Pasqua - Riflessione Venerdì Santo - Omelia Messa crismale - di Mons Francesco Montenegro - Arcivescovo di Agrigento
  • "Le feste patronali siano fedeli al Vangelo e all'uomo" di mons. Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento


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Primo cardinale europeo a visitare il Continente nero e primo Papa ad indirizzare un documento ai popoli dell'Africa, Giovanni Battista Montini viene ricordato per questo suo aspetto meno noto, sulle pagine dell'Osservatore romano, a 34 anni dalla morte, avvenuta a Castelgandolfo il 6 agosto del '78.

  AVVENIREMontini, trovato il diario del suo viaggio in Africa

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 BENEDETTO XVI
 





 
    Angelus/Regina Cæli - 5 agosto 2012

      Udienza - 8 agosto 2012

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            http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm