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N. B. La Lectio a cura di Fr. Egidio Palumbo sarà sospesa e riprenderà in Ottobre
La Preghiera dei fedeli e l'Omelia vengono aggiornate appena disponibile (di norma rispettivamente la domenica e il lunedì)
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
...
Storie di ultimi, che diventano primi. O quasi. Storie di Giochi,
enorme ruota a premi che regala qualcosa a tanti. Non a tutti. Perché
quello delle medaglie è una specie di circolo. Non esclusivo, ma
abbastanza esigente. Fino a ieri sera, in queste Olimpiadi, 80 Paesi ne
hanno vinta almeno una, ma 123 non sono mai saliti sul podio. E
difficilmente il 99% di loro lo faranno tra oggi e domani, quando su
Londra 2012 scenderà il sipario. Non ce la farà la Bolivia, che ci
prova dal 1936. E neppure il Congo, che ai Giochi ci viene dal 1964.
Per non dire di Nepal, Somalia, Cambogia o Paraguay. Pezzi di mondo che
rappresentano milioni di anime, che sono ultimi tutti i giorni, e lo
restano anche qui. Però lo sport è un angolo a parte. Dove la Giamaica,
nazione che ha meno abitanti di Roma, nella velocità si permette di
tenere in scacco il mondo. E di guardare dall’alto in basso l’America.
La differenza è che qui esistono le favole. E ogni tanto diventano
vere...
I Giochi degli ultimi
I
miracoli non si ripetono. Il suo, Oscar Pistorius, l'ha già vissuto
ieri quando è sceso in pista con avversari normodotati, lui che al
posto dei piedi ha due protesi in fibra di carbonio e si è pure
qualificato per la semifinale arrivando secondo in batteria. Un
prodigio che il ragazzo sudafricano ha trasmesso a milioni di persone
abili in maniera diversa ma comunque in grado di condurre una vita
normale.Stasera Oscar c'ha riprovato, ma agonisticamente non c'é stata
storia anche se la storia con la esse maiuscola era stata già fatta. E'
partito piano, ha tentato il recupero, ma si è chiaramente imballato
finendo ultimo, applauditissimo da tutto lo stadio in piedi. Gli si è
avvicinato il vincitore Kirani James, una pacca e la richiesta dello
scambio di pettorale come fanno gli atleti quando si trovano di fronte
a un grande campione. "Giù il capello davanti a lui", l'omaggio di
James.
Pistorius, stadio applaude e lui si inchina
Vedi anche i nostri precedenti post:
- Olimpiadi 2012 (1) - Non solo sport
- Olimpiadi 2012 (2) - Non solo sport... anche per l'Italia
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... Alla tv tanti bambini hanno
visto Bolt fare lo smargiasso, la Idem competere a poco meno di 50
anni, Mitchell degli Stati Uniti finire la sua frazione di staffetta
4x400 con la gamba rotta «Un male cane, ma non potevo tradire i
compagni». Si sono ispirati, non a comprare bibite o panini, a
competere, allenarsi, faticare, darci dentro, essere leali. Un pugno di
loro andrà sui podi del futuro. Tutti gli altri ricorderanno la lezione
di Londra nel tran tran in ufficio, al lavoro, la vita normale.
Lasciate che cinici e snob ridano di questa tradizione. Per chi ha a
cuore il mondo, lo sport, la comunità, i sentimenti semplici,
commozione, passione, impegno, fratellanza, agonismo, lealtà, per tutti
noi cioè, appuntamento a Rio de Janeiro 2016 (e forza Azzurri!).
Gianni Riotta: Lo specchio del mondo
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Noi
siamo la generazione perduta. Quei 30-40enni italiani per i quali –
come ha di recente confermato il Presidente Monti – lo Stato non
potrebbe far altro che limitare i danni. Perché è ormai troppo tardi
per offrirci speranze e futuro.
Siamo
consapevoli – e ce lo ha ricordato lo stesso Premier – che le
responsabilità di questa situazione sono di un’altra generazione:
quella alla quale appartiene buona parte della classe dirigente che
negli ultimi venti anni ha guidato questo Paese.
Oggi
i quasi dieci milioni di italiani che appartengono alla nostra
generazione vengono considerati “perduti” ed invitati ad accettare con
rassegnazione un destino senza speranze né futuro. E padri senza futuro
non possono generare figli capaci di averne.
Il Manifesto della Generazione Perduta
Ho letto il manifesto proposto da alcuni sulla Generazione Perduta. E no, non ce la faccio a condividerlo.
Ho
33 anni, un contratto a tempo determinato, come altri ne ho avuti, una
laurea che ancora qualcuno chiama seria. Penso di rientrare quindi
appieno in quel range che quel manifesto vorrebbe interpretare.
Ma no, non l'accetto.
Non accetto che la mia generazione assuma in senso generale la frustrazione che riguarda una piccola parte di essa.
Non accetto che posizioni politiche vengano fatte passare per neutre e vendute come principi.
Non ce la faccio.
Generazione perduta? Ho 33 anni e non sono d'accordo
Abbiamo
raccolto alcuni dati sull’iniziativa che ha fatto molto discutere su
Twitter, con l’hashtag #GenerazionePerduta, de “Il Manifesto della
Generazione Perduta“, una risposta all’infelice uscita del premier
Monti che qualche giorno fa aveva definito i 30-40enni come una
“generazione perduta”. Ma vediamo appunto qualche dato numerico
Alcuni dati analitici sull’hashtag #GenerazionePerduta
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Esiste
un tema che, a nostro parere, è molto sentito nella società, in
particolare in quasi tutte le famiglie e sul quale, invece, la classe
politica è abbastanza assente...
Mi
riferisco a quello dell’assistenza agli anziani che è diventato, dato
il naturale elevarsi dell’età media di previsione di vita, un problema
cruciale, insisto, diffuso in quasi tutte le famiglie (regolari o di
fatto) in particolare in quelle dei ceti medi e popolari, che non
possono disporre di un consistente reddito per far fronte a questa
esigenza, ma neppure sono nelle condizioni di reddito previste per
usufruire di decisive agevolazioni pubbliche...
Anziani… peso od opportunità?
...
E poi ci stupiamo che nelle nostre società si parli di eutanasia.
Bisognerebbe infatti riparlare di rapporti familiari, di affetti tra
membri della stessa famiglia prima di affrontare la questione...
L’Assunzione
di Maria Vergine ci porta a meditare sui rapporti tra la madre e il
figlio, Gesù Cristo, e su una madre che ha visto morire in croce quel
suo unico figlio. Eppure, sotto la croce, il figlio ha affidato la
madre al discepolo amato, Giovanni. Questo ci dice che la vita nel
corpo è importante e che questo deve essere presa in considerazione
come il tempio dove lo Spirito Santo pone la sua dimora. La nostra
vecchia Europa non può schivare il problema, vi è dentro fino al collo.
Tutte le nostre vite, anche giovani, sono un po’ paralizzate da quelle
dei nostri anziani.
Avrei
voglia di dire che lo sono non solo per via della malattia e della
vecchiaia, ma questa è un’altra questione, ben più spinosa...
Il corpo come tempio dello Spirito
...
Quanta amarezza nel vedere gli anziani languire, una volta affidati
alle sole cure delle badanti, capaci di offrire assistenza fisica, ma
non il calore dell’amore che solo i famigliari possono dare e di cui
l’anziano, al pari di un bambino, ha estremo bisogno per sentirsi vivo,
ancora utile, in questa nostra società distratta all’inverosimile.
L’anziano: risorsa preziosa per la famiglia e la società
Per approfondire leggi:
- del Pontificio Consiglio per i Laici le preziose linee di riflessione: "La dignità dell'anziano e la sua missione nella Chiesa e nel mondo"
- di Giovanni Paolo II la bellissima "Lettera agli anziani"
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L'odissea
di 40 afgani, arrivati in Italia a bordo di un tir e abbandonati ieri
in provincia di Ferrara, dopo un viaggio massacrante. Il conducente del
mezzo è stato arrestato
REPUBBLICA: Trasportati in condizioni disumane e scaricati in mezzo a una statale
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“Avreste dovuto percorrere al
contrario le Vie del Sud. Da Lampedusa verso Roma” ci aveva detto
qualche amico incontrato lungo la strada. Perché Lampedusa è una porta.
Con una precisa direzione di percorrenza, da Sud a Nord. Quest’isola
più a Sud di Tunisi, punta estrema dell’Europa nel mare nostro, è
infatti la tappa conclusiva del nostro viaggio. Ed è la tappa
conclusiva del viaggio delle migliaia di persone che negli ultimi venti
anni si sono imbarcate per fuggire da guerre e fame e sperare in un
futuro migliore.
Giulia Tosoni: Lampedusa, zattera nel Medierraneo
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Una
delle attrattive turistiche del Sud Africa è la visita alle miniere
dove si estrae platino, oro o preziosi. Anche per un turista questa
“discesa agli inferi” non è proprio una consigliabile passeggiata di
salute. Si sale su enormi ascensori che ad incredibile velocità
conducono i curiosi fino a due chilometri sotto terra in pochissimo
tempo. Se soffrite di claustrofobia evitate accuratamente di tentare
l’avventura perché rischiate di impazzire dal terrore.
Enzo Nucci: Pronti a morire per chiedere diritti. Così si muore in miniera e fuori
Migliaia di
nuovi profughi sono segnalati per il riaccendersi delle violenze nel
Darfur, la regione occidentale sudanese teatro da un decennio di un
conflitto civile che ha provocato una delle maggiori crisi umanitarie
tuttora in atto nel mondo.
OSSERVATORE ROMANO: Torna la violenza nel Darfur
Le famiglie indù
che fuggono dal Pakistan temono per le loro figlie rapite, convertite e
sposate a forza a musulmani. Le minoranze cristiane subiscono le stesse
violenze. In India non vi è una legge per i rifugiati e gli indù
fuggiti attendono da decenni la cittadinanza indiana. Il partito
nazionalista indù chiede protezione solo per gli indù. "I cristiani
doppiamente discriminati". È urgente una politica verso le minoranze in
tutta l'Asia del sud.
Nirmala Carvalho: Minoranza indù e cristiane perseguidate in Pakistan; senza garanzie in India
Nel 67mo anniversario
dell’indipendenza, il Paese è ancora bloccato da problemi endemici e
irrisolti. La classe dirigente e il presidente Yudhoyono non sono
andati oltre vuoti slogan di facciata. Leader di partito coinvolti in
scandali e inchieste. Pure in tema di libertà religiosa la nazione
regista gravi battute d’arresto.
Mathias Hariyadi: Corruzione e nepotismo frenano la crescita dell'Indonesia
Il
vertice in programma il mese prossimo in Russia potrebbe sancire la
rottura fra Giappone e Corea del Sud. Le dispute territoriali hanno
innalzato la tensione; il governo nipponico studia una risposta
adeguata alla visita del presidente Lee alle Dokdo/Takeshima. Una
staffetta composta da 40 sud-coreani vuole raggiungere a nuoto le isole.
ASIA NEWS: Cresce la tensione fra Seoul e Tokyo sulle isole Dokdo/Takeshima
Espulso
in giugno dalla Siria, il gesuita italiano analizza il rischio di
un'esplosione dell'intero Medio Oriente. "La comunità internazionale
deve muoversi".
Annachiara Valli: Padre Dall'Oglio: "Salviamo i siriani"
Palermo ci accoglie con il
volto di Giacomo Moscato, presidente della cooperativa affidataria
della torrefazione Iti srl, confiscata nel 2010 alla famiglia Graviano.
Ha raccolto la sfida di rilanciare un’azienda per produrre del buon
caffè e restando sul mercato in modo legale, nonostante le infinite
difficoltà amministrative, burocratiche e le ripetute intimidazioni...
Dopo un buon caffè, andiamo allo Zen due, a conoscere l’esperienza
dell’associazione di volontariato “Laboratorio Zen Insieme”, che esiste
dagli anni ’80 e che ora si cerca di rilanciare grazie all’impegno di
un gruppo di giovani e della neo presidente, Mariangela Di Gangi...
Giulia Tosoni: Palermo rinasce tra il caffè e lo zen
Il
Procuratore aggiunto di Palermo commenta il boom di adesioni per i pm
siciliani che indagano sulla negoziazione tra le istituzioni e la
criminalità organizzata dopo le stragi del '92-'93. E dice: "A ottobre
andrò in Guatemala".
IL FATTO QUOTIDIANO: Trattativa, Ingroia: "Grazie per le 100mila firme del Fatto Quotidiano
Cosa c’entra la mafia con l’Ilva? Cosa c’entra Totò Riina con l’ing. Riva? C’entra, c’entra.
Giorgio Bongiovanni: La mafia e l'Ilva
In attesa che il gip designato
Pier Giorgio Morosini si documenti sull’enorme mole di faldoni (120)
che costituiscono l’ossatura della richiesta di rinvio a giudizio
formulata dalla Procura di Palermo per il processo ormai noto come “la
trattativa tra mafia e stato” mi permetto di suggerire alcune
riflessioni in libertà.
Giorgio Bongiovanni: Pino Arlacchi: trattativa sì, trattativa no
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"Il coraggio di sperare oggi"
HOREB n. 61 - 1/2012
TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
Il
terzo millennio si è aperto sotto il segno della minaccia e la paura è
diventata compagna oscura della contemporaneità: paura del
nucleare, del degrado ecologico, della manipolazione
genetica, dell'invasione di "nuovi barbari", del trovarsi
disoccupati, della precarietà dell'esistere, e si ha l’impressione che
la speranza sia venuta meno nell’orizzonte della nostra cultura. Per
cui, oggi, ci si chiede non solo cosa sperare, ma in modo più radicale:
è possibile sperare?
Questo
navigare al buio e senza speranza, determinato da varie circostanze,
che a volte sfocia in forme di violenza, di indifferenza verso l’altro
o di rassegnazione, di per sé non si addice all’uomo, perché egli,
credente o non credente, non solo avverte il bisogno di speranza, “ma è
speranza”, egli sente il bisogno di oltrepassare lo scacco
dell’esistenza, seppure confusamente, avverte come un risucchio "in
avanti", una gravitazione sul futuro, verso una pienezza di senso.
Sperare
si inscrive nel bisogno profondo dell’essere umano. Per cui, nonostante
le paure e le continue frustrazioni, egli avverte che la speranza
gli consente di vivere, di perseverare, di mantenersi sveglio finché la
morte non sia inghiottita nella vittoria.
Giovanni
Crisostomo evidenziava: «Ciò che ci porta alla sventura non sono tanto
i nostri peccati quanto la disperazione». Pensiamo, allora, che è
urgente riflettere e coltivarsi come uomini di speranza perché essa ci
educa a non trascorrere i nostri giorni da rassegnati e a non concedere
mai, rabbiosamente, spazio alla distruzione.
La
speranza coltivata è seme dirompente che ci consente di camminare in
libertà e di scegliere ogni giorno la via della vita. Essa
consente, al credente e al non credente, di inserirsi nella dinamicità
degli eventi storici, di guardare in profondità gli avvenimenti e
di accettare il rischio delle scelte presenti con la costante
tensione al futuro. La speranza coltivata crea nell’uomo un
atteggiamento attivo, nutrito di coraggio e di fortezza d'animo,
che alimenta la resistenza nella sofferenza e la tensione nella lotta.
Essa dà un respiro fresco all’uomo e lo attiva a vivere il suo
impegno nel mondo, non perché rimanga quello che è, ma perché si
trasformi e diventi ciò che gli è promesso che diventerà.
È dentro questa prospettiva che si colloca la monografia del presente quaderno ..." (EDITORIALE)
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
LA CHIESA INVITATA A VIVERE LA STORIA. COME ABITARE LA STORIA?
GAUDIUM ET SPES - Il Documento del Concilio Vaticano II
di P. GREGORIO BATTAGLIA
Un
tempo da vivere con occhi capaci di cogliere il Gaudio e la Speranza
che percorre questa terra impregnata di lutti e di angosce camminando
con tutti coloro che cercano la verità e la giustizia.
Estratto dell'incontro del 10 agosto 2012
"LA RISCOPERTA DELLA STORIA COME LUOGO TEOLOGICO " di P. GREGORIO BATTAGLIA
tenuto nell'ambito della SETTIMANA DI SPIRITUALITÀ della FRATERNITA' CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO
"DA UNA CHIESA TRIONFANTE AD UNA CHIESA MENDICANTE A 50 anni dal Concilio Vaticano II"
IL VIDEO
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La
fedeltà al Vangelo chiede dei cambiamenti nelle nostre istituzioni e
nei nostri stili di vita, bisogna rimettere in discussione le
nostre costruzioni per cercare altre modalità per vivere la nostra
fede… Ogni cristiano deve imparare a rapportarsi con la Parola di
Dio...
La Parola di Dio cresce ...
La Chiesa tende alla Verità, ma non possiede la Verità ...
Estratto dell'incontro del 10 agosto 2012
"LA
RISCOPERTA DELLA STORIA COME LUOGO TEOLOGICO "di P. GREGORIO BATTAGLIA
tenuto nell'ambito della SETTIMANA DI SPIRITUALITÀ della
FRATERNITA' CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO "DA UNA CHIESA TRIONFANTE AD
UNA CHIESA MENDICANTE A 50 anni dal Concilio Vaticano II"
IL VIDEO
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DIFESA DEI VALORI NON NEGOZIABILI? LA CHIESA E' UNA LOBBY?
di P. GREGORIO BATTAGLIA
Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto
GAUDIUM ET SPES - Concilio Vaticano II
La Chiesa deve annunziare con umiltà l'Evangelo. ...
Mantenere
il potere in questo modo crediamo che sia fondamentale per il deposito
della fede e invece, quel mantenere il potere, forse, é tradimento
dell'Evangelo. ...
Una Chiesa che si spoglia del potere per essere povera. ...
Estratto dell'incontro del 10 agosto 2012
"LA RISCOPERTA DELLA STORIA COME LUOGO TEOLOGICO "
di GREGORIO BATTAGLIA
SETTIMANA DI SPIRITUALITA'
della FRATERNITA' CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO
"DA UNA CHIESA TRIONFANTE AD UNA CHIESA MENDICANTE
A 50 anni dal Concilio Vaticano II"
IL VIDEO
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Superare le paure e ritrovare la voglia di vivere e di camminare
commento al Vangelo 19ª Domenica del Tempo Ordinario B di P. Angelo Casati
Letture:
1 Re 19, 4-8; Ef 4, 30-5, 2; Gv 6, 41-51
"Io sono il pane disceso dal cielo". E mormoravano di lui.
"Mormorare" è il verbo della ribellione, il verbo del deserto:
mormoravano i "liberati" dall'Egitto, lungo le piste assolate,
interminabili del deserto.
Verbo della ribellione, verbo dell'incredulità.
Mormorare... quasi non se ne può fare a meno quando il cielo sembra chiuso e le preghiere, i lamenti, inascoltati...
Superare le paure e ritrovare la voglia di vivere e di camminare
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Nel
cuore dell’estate la liturgia ci fa celebrare la festa della Assunzione
di Maria. È un segno dell’accompagnamento della Chiesa, che con la sua
liturgia ritma i tempi della nostra vita, anche i tempi di vacanza.
Tempi mai vuoti ma particolarmente propizi – perché liberi da
incombenze e preoccupazioni lavorative – per elevare lo sguardo e
prendersi cura di sé, della propria vita interiore, della propria
anima. Elevare lo sguardo ai segni della grazia, che non mancano, ma
hanno bisogno di occhi attenti per essere riconosciuti e accolti.
Riconoscerli e accoglierli per arginare quel logorio etico-spirituale
che gli affanni del quotidiano alimentano e dilatano. Logorio provato
come senso di smarrimento, insignificanza, insoddisfazione, estraneità,
apatia. Il segno dei segni – il segno primordiale e centrale della
grazia – è Cristo, la sua umanità. Poi – ci dice san Paolo – «quelli
che sono di Cristo». E «di Cristo» è prima di tutto sua madre. Di qui
l’attenzione privilegiata della Chiesa a Maria, per imparare da lei, la
nuova Eva: figura dell’umanità rinnovata. Icona di perfetta umanità, in
rapporto a quei limiti esistenziali da cui non c’è auto-liberazione
(redenzione a opera dell’uomo) ma soltanto liberazione dall’alto, a
opera della grazia. E Maria – come la dice il vangelo – è la «piena di
grazia», nella quale «grandi cose ha fatto l’Onnipotente». Così da
essere additata dal Concilio Vaticano II come «eccellentissimo
modello», cui guardare per sapere chi siamo e chi siamo destinati ad
essere.
Maria, parola-segno di consolazione e speranza
L’assunzione
di Maria al cielo ci ricorda il fatto che il cielo è la nostra patria,
e che lì ci aspetta Cristo risorto, primizia di coloro che risorgono
dalla morte. Ricordo quanto mai necessario, perché con facilità, anche
noi cristiani, dimentichiamo il fondamento della nostra fede: siamo
stati creati per l’immortalità, per il cielo.
Il desiderio insopprimibile del cielo
Vedi anche i nostri precedenti post:
- Assunzione al cielo di Maria in anima e corpo
- Assunzione della Beata Vergine Maria
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È vero. Il Vangelo non ci dice nulla del volto di Maria. Come, del resto, non ci dice nulla del volto di Gesù.
Forse
è meglio. Così a nessuno di noi viene tolta la speranza di sentirsi
dire un giorno, magari da un arcangelo di passaggio: «Lo sai che a tua
madre e a tuo fratello rassomigli tanto?».
Maria, comunque, doveva essere bellissima. Non parlo solo della sua anima.
La
quale, senza neppure 1'ombra del peccato, era limpida a tal punto che
Dio vi si specchiava dentro. Come le montagne eterne che, lì sulle
Alpi, si riflettono nella immobile trasparenza dei laghi.
Parlo, anche, del suo corpo di donna.
La teologia, quando arriva a questo punto, sembra sorvolare sulla bellezza fisica di lei.
La
lascia celebrare ai poeti: «Vergine bella, che di sol vestita, coronata
di stelle, al sommo Sole piacesti sì che in te sua luce
ascose...».
La affida alle canzoni degli umili: «Mira il tuo popolo, o bella Signora...».
O agli appassionati ritornelli della gente: «Dell' aurora tu sorgi più bella... non vi è stella più bella di te».
O al rapido saluto di un' antifona: «Vale, o valde decora». Ciao, bellissima!
O alle allusioni liturgiche del Tota pulchra. Tutta bella sei, o Maria. Sei splendida, cioè, nell' anima e nel corpo!
Essa
però, la teologia, non va oltre. Non si sbilancia. Tace sulla bellezza
umana di Maria. Forse per pudore. Forse perché paga di aver speso tutto
speculando sul fascino soprannaturale di lei. Forse perché debitrice a
diffidenze non ancora superate circa la funzione salvifica del corpo.
Forse perché preoccupata di ridurre l'incanto di lei a dimensioni
naturalistiche, o timorosa di dover pagare il dazio ai miti dell'
eterno femminile...
Maria, donna bellissima
Ascoltala dalla voce di don Tonino Bello
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Si avvicina il "ferragosto" di quest'estate, calda non solo per il
clima, ma anche per le fiammate della crisi che continua a colpire
insieme con l'intero "villaggio globale" la nostra Europa. E ritorna
nella liturgia della Chiesa la celebrazione dell'Assunzione di Maria.
Una memoria fuori del tempo? Un'evasione spirituale, proposta per
estraniarsi dalle inquietanti provocazioni della storia?...
Proprio
così, nel cuore dell'estate, la celebrazione dell'assunzione di Maria
diventa un richiamo a rispettare la dignità di ogni donna, a
valorizzarne il mistero, a umanizzare il mondo rendendolo più
accogliente nell'irripetibilità di ciascuno e nella reciprocità delle
relazioni di vita e d'amore, che fanno la storia di tutti. È questo
gioco di visibile concretezza e d'invisibile profondità, che fa parlare
di Maria come di un'icona del Mistero: in lei si offre il duplice
movimento, che ogni icona tende a trasmettere, la discesa e l'ascesa,
l'antropologia di Dio e la teologia dell'uomo...
Assunta
in cielo nell'integralità del suo essere umano, la Vergine Madre
testimonia l'infinita dignità di ogni persona, il valore del corpo da
custodire e amare, il destino eterno da non obliare. Così la figura di
Maria di Nazaret può divenire un singolare incoraggiamento a credere e
sperare nel tempo che ci è dato di vivere, dove proprio la speranza
appare dono prezioso e forza necessaria di trasformazione del presente.
Ci aiuta a comprenderlo il Poeta, con versi che - come sta mostrando in
maniera singolare ai nostri giorni Roberto Benigni - riescono a parlare
a tutti, credenti e non credenti, illuminando di luce e di bellezza la
vita delle donne e degli uomini di ogni tempo...
Ferragosto di crisi, cerchiamo risposte nell'eternità di Maria di Bruno Forte
Roberto Benigni recita il Canto XXXIII vv. 1-21 del Paradiso (video)
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(SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
Santa Chiara di Assisi (video)
San Massimiliano Kolbe (video)
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... Perciò appare ancora più
stridente che una festa come l’Assunta, da secoli profondamente
radicata in Italia nel sentire comune dei fedeli, rischi di cedere il
passo al "neutro" (imperiale e pre-cristiano) Ferragosto, oggi sinonimo
più che di riposo, di svago spesso senza regole e talvolta di sballo e
trasgressioni. Al contrario, infatti, questa festa dovrebbe essere
tenuta in gran conto in un tempo come il nostro in cui il corpo umano è
così al centro dell’interesse. L’Assunzione in cielo di Maria, in corpo
(appunto) e anima, ci svela, infatti, qual è il destino eterno che ci
attende. Ed è una gran bella notizia, la più bella, sicuramente, dopo
la Risurrezione di Gesù. L’Assunzione, infatti, ci dice che anche noi
risorgeremo in corpo e anima. E in questo senso è un meraviglioso
corollario della Pasqua. Non solo Cristo è risorto ed è tornato in
cielo con il suo corpo umano, ma anche noi siamo destinati alla stessa
sorte...
Maria, quando è assunta in
cielo in anima e corpo, non viene sottratta alla Chiesa e all’umanità.
Compiutamente redenta e resa conforme al Signore risorto, la sua divina
maternità si espande dal Figlio Gesù a tutti i suoi discepoli. Anzi
l’intera umanità ritrova in lei la madre di tutti i viventi. È Gesù
stesso che, come per solenne decisione testamentaria, fa questo dono
dall’alto della croce, quando dice alla madre: «Donna, ecco tuo
figlio!» e a Giovanni: «Figlio, ecco tua madre!»
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Affidiamo le cose...
Io sono il pane...
La libertà...
Ogni bambino...
Potremmo riformulare...
Non temete...
Beata colei...
Il perdono...
Senza fiducia...
Unirsi in matrimonio...
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Il teologo risponde
A proposito dell’inferno, Gesù parla di fuoco, pianto e stridore di denti. Non sono solo immagini, ma realtà.
Io
sono contrario alle unioni di fatto, in particolare tra persone dello
stesso sesso. Come intendere la loro registrazione, attivata in alcuni
Comuni?
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La Bibbia in un frammento
Le pietre d'inciampo del Vangelo
"Giuda si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì». E lo baciò. Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». (Matteo 26,49-50)
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Il
16 agosto 2005, durante la preghiera della sera che raduna la Comunità
di Taizé e migliaia di giovani, frère Roger viene ucciso nella chiesa
della Riconciliazione. Il 12 maggio precedente, circondato dai suoi
fratelli, aveva festeggiato i suoi 90 anni nella semplicità e nella
letizia.
Frère Roger di Taizé
Chi
arriva a Taizé vede subito il campanile della piccola chiesa romanica
attorno alla quale si stringono le croci del piccolo cimitero dove
sono, tra gli altri, i fratelli della comunità monastica fondata da
Roger Schutz, là dove lo stesso priore riposa, ucciso a novant'anni, il
16 agosto 2005, da una squilibrata. Solo se si supera il minuscolo
villaggio, s'intravede in fondo la chiesa della Riconciliazione,
inaugurata cinquant'anni fa, il 6 agosto 1962, nella festa della
Trasfigurazione.
Il cammino della riconciliazione
In molti
dei messaggi che abbiamo ricevuto, la morte di frère Roger è stata
paragonata a quella di Martin Luther King, di Mons. Romero o di Gandhi.
Tuttavia, non possiamo negare come vi sia anche una diversità, in
quanto questi ultimi si situavano all’interno di una lotta di origine
politica, ideologica, e sono stati assassinati da degli avversari che
non potevano sopportare le loro opinioni e la loro influenza.
Qualcuno
dirà che è vano cercare una spiegazione all’assassino di frère Roger.
Il male rifugge sempre ogni spiegazione. Un giusto dell’Antico
Testamento diceva che lo odiavano “senza motivo” e San Giovanni ha
posto questa stessa affermazione in bocca a Gesù: “Mi hanno odiato
senza motivo”.
Tuttavia,
avendo vissuto accanto a frère Roger, un aspetto della sua personalità
mi ha sempre colpito e mi domando se non sia questo che spieghi perché
egli sia stato preso di mira. Frère Roger era un innocente. Non nel
senso che non vi fossero colpe in lui, ma l’innocente come colui per il
quale le cose hanno un’evidenza ed un’immediatezza che non hanno per
gli altri. Per l’innocente la verità è evidente, non dipende da dei
ragionamenti. Egli la “vede”, per così dire, e gli fa fatica rendersi
conto che altri abbiano un approccio più macchinoso. Ciò che dice è per
lui semplice e chiaro e egli si stupisce che altri non lo colgono come
tale. Comprendiamo facilmente come egli si trovi spesso disarmato o si
senta vulnerabile. Dunque la sua innocenza non ha in genere nulla
d’ingenuo. Per lui il reale non presenta la stessa opacità che per gli
altri. Egli “vede attraverso”
La morte di frère Roger: perché?
Ascoltiamo da frère Roger:
Tutti siamo in ricerca (video)
La benevolenza costruisce in voi (video)
Vedi il nostro precedente post:
-
Taizé - doppio anniversario
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interventi
ed opinioni |
Nella folla delle solitudini
Costruire il dialogo tra adulti e “figli del web”
di Bruno Forte Arcivescovo di Chieti-Vasto
“America
without mistakes…” - “Un’America senza errori”: così, fra il serio e
l’arguto, non pochi Australiani amano definire la loro terra, “the
lucky country”, “il paese fortunato”, l’unico in questo momento a non
risentire della crisi che colpisce l’intero “villaggio globale”.
Eppure, la settimana intensa d’incontri e di “lectures” che vi ho
appena trascorso, fra ambienti accademici, centri pastorali e eventi di
festa e di fede preparati dai nostri emigrati, mi ha fatto cogliere un
punto critico che mi sembra meriti particolare attenzione, anche perché
è tutt’altro che lontano dal riguardare anche noi: la distanza fra le
generazioni, in modo speciale fra gli adulti e quelli che già potremmo
chiamare i “nativi digitali”, i figli del “web”. Questa distanza si
colora spesso di sofferenza, specialmente quando agli adulti sembra
essere diventato impossibile trasmettere ai figli e ai nipoti il
patrimonio di valori, che ha sorretto la loro vita e motivato i loro
sacrifici (che, specie per i nostri emigranti, sono stati veramente
tanti). Nella terra della prosperità non è infrequente incontrare
questa sorta di “amore ferito”: l’amore di voler dare alle generazioni
più giovani il meglio di sé; la ferita di un’incomunicabilità, che si
risolve spesso in estraniamento reciproco e impossibilità di dialogo.
La società del benessere avanzato crea insomma nuovi problemi,
avvertiti soprattutto nel campo educativo come una sfida, non lontana
da quanto è avvenuto e sta avvenendo da noi. Riflettendo su di essa, mi
sono chiesto quali condizioni siano necessarie per creare fra adulti e
giovani un rapporto comunicativo efficace. È la domanda al centro
dell’impegno educativo, di cui giustamente molto si parla fra chi ha a
cuore la formazione dei ragazzi e dei giovani.
Costruire il dialogo tra adulti e “figli del web” (pdf)
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JESUS, agosto 2012 Caro Diogneto - 44
Rubrica di ENZO BIANCHI
È
ormai vicina la celebrazione del sinodo dei vescovi che rifletterà sul
tema dell’evangelizzazione così da poter dare indicazioni alla chiesa
universale, indicazioni che andranno poi inverate, tradotte e
realizzate in modo differenziato e specifico nelle diverse aree
culturali del mondo. Resta però vero che questo tema, quando è
declinato come “nuova evangelizzazione”, concerne soprattutto
l’occidente europeo e nordamericano, le terre di più o meno antica
cristianizzazione, terre in cui è stata vissuta una solida appartenenza
alle chiese cristiane, ma che oggi – dopo il fenomeno della
secolarizzazione e del disincanto religioso – sono ammorbate
dall’indifferentismo. Negli ultimi decenni sono cadute le ideologie
portatrici di una speranza messianica intraumana, è venuta meno la
trasmissione della fede cristiana dalla generazione che sta scomparendo
alle nuove che si affacciano all’orizzonte, si è fatto debolissimo
l’annuncio del vangelo quale buona notizia qui e oggi.
Ecco
dunque l’urgenza di ripensare le parole di Gesù che inviava i suoi
discepoli in missione nel mondo intero (cf. Mc 16,15), fino alle
estremità della terra (cf. At 1,8), tra tutte le genti e fino alla fine
dei tempi (cf. Mt 28,19-20). Questo nella convinzione che il nostro
tempo, la contemporaneità – l’unico tempo che conosciamo vivendoci
immersi – è sempre un “momento favorevole” per l’annuncio della buona
notizia di Gesù Cristo, l’unico Figlio di Dio e l’autentico uomo.
Caro Diogneto - 44
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La
crisi morde le ferie, riduce le partenze e abbrevia i soggiorni di
relax nei luoghi di villeggiatura. Stando alle statistiche più serie e
autorevoli, gli italiani che quest'anno hanno deciso di andare al mare
o ai monti non sono più di 21 milioni: uno su tre, dice la
Federconsumatori, mentre la Confesercenti prevede uno su due (33
milioni circa). Comunque il 65 per cento di chi lascia la città per i
luoghi di riposo e svago ha programmato per una settimana, massimo
dieci giorni. Dimenticando, anche se a malincuore, le previste quattro
o cinque settimane del contratto aziendale.
La
nuova povertà che avanza come un'epidemia, spinta dalla crisi e dal
continuo precipitare delle Borse, ha costretto molti gruppi familiari a
rateizzare il costo delle ferie, oltre a consorziarsi nell'affitto in
comune di una barca o di una casa colonica.
In
barba alla crisi, occorre essere forti e con rinnovata speranza pensare
positivo, vivere intensamente i giorni che ci possiamo permettere
guadagnando serenità e ricarica psicologica.
È
un dovere verso noi stessi e i nostri cari, rigenerarsi ogni tanto
nella natura, nelle città d'arte o nella terra d'origine: ricordando i
tempi mitici e felici dell'infanzia...
Vacanze brevi e austere di Antonio Tarzia
REPORTAGE LETTONIA Il
solstizio d'estate nella notte di San Giovanni è la festa più
importante della Lettonia. Nelle zone rurali, in questa occasione, si
celebra ancora una serie ben codificata di riti pagani legati alla
fertilità della terra in cui si onora Mara, la divinità femminile
suprema dell'antico pantheon lettone.
Gli ultimi pagani
Due
piccole isole disperse nell'Atlantico, colonizzate dai portoghesi,
popolate di schiavi e trasformate in tempio delle esportazioni di
cacao. Poi è venuta la decadenza economica e, infine, l'indipendenza. E
oggi São Tomé e Príncipe cercano ancora il loro futuro.
Una Chiesa al sapor di cacao
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...Mentre
è chiaro dalle sigle e dai fatti riferiti che ci sono altri soggetti a
vario titolo coinvolti (lo stesso padre Federico Lombardi, durante il
briefing di oggi, ha ricordato che delle carte sono state divulgate e
pubblicate anche dopo l’arresto di Gabriele, un riferimento possibile
alle pagine di Repubblica del 3 giugno scorso), nulla emerge dalla
requisitoria e dalla sentenza circa la possibilità dimandanti morali
dell’operazione «Vatileaks» che possono aver in qualche modo
influenzato il principale e finora unico imputato del furto. È
possibile che anche su questo possano vertere le future indagini,
mentre è probabile che particolari sull’ambiente in cui la vicenda è
maturata siano contenuti nell’inchiesta condotta dai tre cardinali
incaricati da Benedetto XVI di far luce sulla questione...
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E’ una forma pensiero storicamente molto diffusa ed ancora attuale.
Ora rispunta in Vaticano, dove le parti acusate nella vicenda vatileaks
non fanno altro che dire che il complotto serviva a far conoscere al
Papa gravi fellonie nei comportamenti curiali che nessuno gli diceva.
Perché il povero papa innocente non sapeva nulla di quello che avviene
in Vaticano. E la parte accusatrice dice che bisogna ora proteggere il
povero Papa dai complottisti che biecamente lo circondavano cercando di
manipolarlo e di intaccarne il candore.
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