"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°36 del 2012

Aggiornamento della settimana

- dall'8 al 14 settembre 2012 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 21  settembre 2012          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 

LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo

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Preghiera dei fedeli




OMELIA 

 di P. Gregorio Battaglia
    di P. Aurelio Antista
di P. Alberto Neglia

 
N. B. La Lectio a cura di Fr. Egidio Palumbo sarà sospesa e riprenderà in Ottobre
 
La Preghiera dei fedeli e l'Omelia vengono aggiornate appena disponibile (di norma rispettivamente la domenica e il lunedì)


NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 













I NOSTRI TEMPI



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mons. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, dopo l’ennesima tragedia del mare registratasi a poche miglia dalle coste agrigentine - 07.09.2012

  “L’uomo non può morire perché vuole vivere”

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MEDITERRANEO - ENNESIMA TRAGEDIA DEL MARE - C’e’ un dolore che non finisce mai... E’ il tempo per iniziative coraggiose per ricostruire speranza e possibilità di vita!



MEDITERRANEO - ENNESIMA TRAGEDIA DEL MARE 
C’e’ un dolore che non finisce mai... 
E’ il tempo per iniziative coraggiose, italiane ed europee, di cooperazione internazionale nel Mediterraneo e in Africa, per ricostruire speranza e possibilità di vita
"C’e’ un dolore che non finisce mai. Quello dei profughi che perdono la vita nel Mediterraneo. Le dimensioni delle ultime tragedie sono impressionanti. Secondo le testimonianze raccolte dalla Guardia Costiera sul barcone verso Lampedusa viaggiavano complessivamente 136 migranti, tra i quali dieci donne e sei bambini. 56 i superstiti. 80 le persone che risultano ufficialmente “disperse”.
Si aggiungono ai 46 sopravvissuti e ai 61 adulti e 31 bambini, anche tre neonati, scomparsi con il barcone affondato davanti ad Izmir, sugli scogli di Ahmetbeyli. Tunisini gli scampati e le vittime a Lampedusa; siriani, palestinesi, irakeni, al largo della Turchia, diretti in Grecia. Chi è vivo in queste ore a Lampedusa lo deve allo straordinario lavoro della guardia costiera e ai pattugliamenti “per la vita”.
E’ il tempo del dolore, della pietà. Perché ogni italiano senta questo lutto come una tragedia di famiglia. E’ il tempo per iniziative coraggiose, italiane ed europee, di cooperazione internazionale nel Mediterraneo e in Africa, per ricostruire speranza e possibilità di vita. Al posto di politiche di contenimento che rendono solo più alto il prezzo da pagare: il rischio di vita, la difficoltà e la lunghezza dei percorsi, i vantaggi dei trafficanti di vite umane.
E’ il tempo per politiche innovative nell’accompagnare le richieste di democrazia e dignità nei paesi del Mediterraneo, che non possono passare per una escalation dei conflitti, della violenza e delle guerre, che hanno dato finora risultati fallimentari. 

(COMUNITA' DI SANT'EGIDIO - comunicato stampa dell'8 Settembre 2012)

   L'arcivescovo Montenegro: "Siamo tutti responsabili!"



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Solidarietà e accoglienza è la risposta dell'Ufficio Regionale Migrantes della Conferenza Episcopale Siciliana alla tragedia che si consuma nel Mediterraneo


Centotrentasei. Tanti sarebbero stati gli immigrati stipati nel barcone naufragato nella notte dell'otto settembre, a una dozzina di miglia da Lampedusa. Tra loro 10 donne e 6 minori. Lo ha detto i superstiti sentiti dalla Guardia costiera e dalle forze dell'ordine. Cinquantasei coloro che sono stati tratti in salvo, strappati dalle acque, tra loro una donna incinta. Recuperato il cadavere di un uomo. Sarebbero quindi 79 i dispersi...

   Lampedusa: naufraga un barcone, "79 dispersi"

Sotto i nostri occhi distratti, nelle acque del Mediterraneo le tragedie si susseguono senza soluzione di continuità. I morti chiamano altri morti e quanto avvenuto nei giorni scorsi a Lampedusa, purtroppo, non è frutto del caso. Tuttavia la logica del nostro stare al mondo deve essere quella della vita, perché è questo il senso profondo della nostra testimonianza di cristiani.
Per questo, dopo il momento del silenzio e quello della preghiera, l'Ufficio Regionale Migrantes e Mons. Calogero La Piana, vescovo delegato per le Migrazioni della Conferenza Episcopale Siciliana, ritengono sia giunta l'ora di riconoscere, ai tanti migranti che vengono dall'Africa e non solo, la stessa umanità che siamo disposti a riconoscere a noi stessi.
Riteniamo che sia intollerabile sopportare il destino di morte che rischia di travolgere altre vite umane che decidono di attraversare il Mediterraneo in fuga da guerre, oppressione, fame, carestie. Riconosciamo a noi stessi il diritto di lottare per migliorare le nostre condizioni di vita, non riconosciamo a chi viene da lontano il diritto di cercare un futuro per sé e per i propri figli. Questo non è umano e da cristiani facciamo appello all'umanità di ciascuno e dell'intera società...

   Comunicato Stampa UFFICIO REGIONALE PER LE MIGRAZIONI della Conferenza Episcopale Siciliana (pdf)


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Malgrado i contorni ancora confusi dell’ennesima strage nelle acque prospicienti Lampedusa, nei pressi dell’isolotto disabitato di Lampione, a ovest dell’isola, primo lembo di terra italiano di fronte ai porti tunisini di Mahdia e Monastir, appare ormai certo come il dispositivo di controllo e di salvataggio che prima era dispiegato nelle acque a sud di Lampedusa, anche a 60 miglia a sud dell’isola, operi ormai a stretto ridosso delle isole Pelagie.

   Fulvio Vassallo Paleologo: Diritti sotto sequestro - Cordoglio da morti, respingimenti da vivi

... Ma l’arrivo del forte vento nel pomeriggio di giovedì ha mosso il mare, ed il cadavere è emerso. Da questa mattina alle 10, quando le agenzie hanno lanciato la notizia, il corpo è però ancora lì, simbolo di quanto si sia impotenti di fronte ai flussi dei migranti del mediterraneo, e di quanto sia precaria la sicurezza in mare. Sia chiaro che nessuno pretende che si metta a rischio la propria vita se le condizioni meteo sono negative. Ma è lecito chiedersi se si possa essere impotenti a tal punto di lasciare al rollio delle onde, per un giorno intero o forse più, il corpo di un essere umano.

   Angelo Cimarosti: Linosa, cadavere abbandonato tra gli scogli da un giorno: forse un naufrago


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11 settembre 2001: era Strategia della Tensione? - La tesi di Ferdinando Imposimato


11 settembre 2001: era Strategia della Tensione? 
 l'opinione di Ferdinando Imposimato 

Ferdinando Imposimato è presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione ed ex senatore e deputato. A lungo ha fatto parte della Commissione bicamerale Antimafia.
Da magistrato ha istruito alcuni tra i più importanti processi sul terrorismo (il caso Aldo Moro, l'attentato al papa Giovanni Paolo II, il caso Bachelet). Ha scoperto la “pista bulgara” e altre connessioni terroristiche internazionali. Innumerevoli i processi contro mafia e camorra. Tra gli altri, ha istruito il caso Michele Sindona e il processo alla Banda della Magliana.
È autore o co-autore di sette libri sul terrorismo internazionale, la corruzione statale, e di questioni connesse, nonché Grand'Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana.

"Gli attentati dell'11/9 sono stati un'operazione globale di terrorismo di Stato consentita dall'amministrazione degli USA, che sapeva già dell’azione ma è rimasta intenzionalmente non reattiva al fine di fare la guerra contro l'Afghanistan e l'Iraq. Per dirla in breve, gli eventi dell'11/9 erano un caso di Strategia della Tensione messa in atto dai poteri politici ed economici negli Stati Uniti per perseguire vantaggi in capo all'industria petrolifera e delle armi. ..."

   A 11 anni da quell'11 settembre: era Strategia della Tensione


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VIVA LE PARALIMPIADI - Londra 29 agosto / 9 settembre 2012 (3)


“I più grandi Giochi di sempre”. Ben più delle Olimpiadi, le Paralimpiadi si meritano appieno il titolo sensazionalistico con cui un po’ tutti i giornali e tabloid britannici hanno celebrato Londra 2012. Quest’edizione passerà alla storia come quella della svolta: mai prima d’ora le Paralimpiadi avevano ricevuto tanta attenzione, ed erano state così in grado di catalizzare l’interesse del grande pubblico.
Lo testimoniano i numeri: 2,7 milioni di biglietti venduti (quasi un milione in più di Pechino), e un bilancio complessivo di oltre 55 milioni di euro di entrate (dieci più di quanto preventivato alla vigilia). Record di pubblico, record di nazioni ed atleti partecipanti (rispettivamente 166 e 4200, di cui circa 1500 donne), record di record (oltre 110 nuovi primati del mondo stabiliti). Record praticamente di tutto, insomma. E di spettacolo.
Perché le emozioni delle ultime due settimane valgono più di tutti i numeri. Sport vero, senza più barriere anche grazie all’apporto sempre più importante della tecnologia. E grazie al talento e all’infinita forza di volontà dei campioni.

   Paralimpiadi Londra 2012, conclusa l’edizione dei record. Ora tocca al Rio 2016

Non fanno pena, non fanno pietà né raccapriccio: ed è la loro prima rivincita.
Osservati, indagati e si spera ammirati da un miliardo di telespettatori come mai nella storia, i 4 mila e 200 atleti delle Paralimpiadi di Londra sono riusciti a portare la disabilità oltre il recinto dell'ipocrisia a colpi di medaglie d'oro: ieri Alex Zanardi nella "hand-bike" a cronometro, Assunta Legnante nel getto del peso e Martina Caironi nei 100 metri. Ma anche con audience, ore di diretta in mondovisione e sponsor sempre più interessati. Dentro tutto questo c'è il senso forte di una sfida, il coraggio che scende in campo per affrontare il dolore ma anche l'allineamento alle regole del mercato: quando le tivù e le aziende si accorgono di te, significa che sei un po' meno diverso. Vuol dire che porti soldi, e non ti trattano più come uno sfigato: a ben guardare, la seconda rivincita. Due milionie mezzo di biglietti venduti, il pubblico londinese non meno entusiasta di quando si è messo in coda per Bolt o Phelps, storie incredibili e gare splendide. Forse, è la terza rivincita. Persino il doping, massimo cancro dello sport mondiale, viene oggi frequentato da qualche atleta paralimpico: il ciclista Fabrizio Macchi è stato lasciato a casa perché il suo nome è emerso nella vicenda del dottor Ferrari, il medico in forte odore di doping. Prendetela come una provocazione, ma questa magari è la quarta rivincita. Perché si è atleti in tutto, nella gloria come nella possibilità della caduta, nella grazia e nel peccato: solo i santini non si dopano, o non hanno la tentazione di provarci.
Lo scrittore Giuseppe Pontiggia li ha chiamati "nati due volte": la prima nascita è quella biologica, la seconda è l'ingresso spesso terribile e umiliante nella vita di ogni giorno. Per i disabili che fanno sport esiste però una terza nascita: quella dell'agonismo, dell'allenamento e della competizione. Le Paralimpiadi hanno il merito planetario di rendere visibili le storie delle persone, riconducono l'atleta a una formidabile vicenda in prima persona, contro la massificazione dei comportamenti. E allora vale la pena raccontarle, alcune di queste storie

   La rivincita

... Allora, cosa è cambiato nei confronti nell'handicap? Noi che guardiamo le gare a cosa siamo interessati? Si tratta di morbosità sopita che lì, nell'arena sportiva, trova legittimità per poi spegnersi o la sensibilità nostra si è davvero estesa? Si sa, i sentimenti tutto sono tranne che puri, non giurerei, per lo meno in prima battuta, sull'altruismo e la bontà. C'è chi non ha avuto l'occasione di vedere gli impianti durante le gare olimpiche e si rifà con quelle paralimpiche. E chi è restato affascinato dal battage pubblicitario, e vuole far parte dell'evento mediatico. Ci sono stati notevoli investimenti economici sull'evento, nel tentativo di normalizzare le gare. Tuttavia, nemmeno questi sentimenti, così, di seconda mano, sono da sottovalutare e da classificare come egoistici e impuri. Forse stiamo riscoprendo una figura centrale, in alcune narrazioni: l'eroe inabile. È un tema vecchio ma che ancora non abbiamo metabolizzato...

   Eroi feriti che non si arrendono Così sono riusciti a conquistarci

Quest'anno le emozioni più grandi per i Giochi di Londra 2012 le ho provate guardando le Paralimpiadi... 
Questi grandi uomini, tutte queste soprendenti donne ci insegnano, o ci ricordano prima di tutto una cosa secondo me enorme. Il valore della vita che, nonostante tutti gli ostacoli, va vissuta al massimo. Sempre, anche quando davanti ci sono limiti e montagne che appaiono insormontabili e che invece se vuoi li superi. Le Paralimpiadi di settembre, boom di biglietti venduti per assistervi (oltre 2 milioni), mi hanno fatto riflettere su come sia importante accettare le cose che non puoi cambiare, avere il coraggio di cambiare quelle che puoi cambiare e la saggezza, infine, di saper distinguere tra le une e le altre. Mi sono soffermata sull'enorme differenza tra sopravvivere e vivere, sull'importanza di scegliere cosa fare della propria vita. Cosa essere e diventare...

   Paralimpiadi 2012, la vita al massimo


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La popolazione rom in Europa


La popolazione rom, composta da 10-12 milioni di persone, è una delle minoranze più grandi e svantaggiate d'Europa. Quasi l'80 per cento dei rom vive nei paesi membri dell'Unione europea e in quelli candidati all'ingresso. Ciò nonostante, i rom sono tra i gruppi più sistematicamente discriminati ed esclusi d'Europa. Hanno redditi inferiori alla media, peggiori condizioni di salute, abitazioni più misere, un tasso di alfabetizzazione più basso e più alti livelli di disoccupazione rispetto al resto della popolazione. Incontrano gravi ostacoli nell'accesso al diritto a un alloggio adeguato, all'assistenza sanitaria, all'istruzione e al lavoro. 

   Diritti dei rom in Europa

In occasione della presentazione di un nuovo documento, intitolato "Ai margini: sgomberi forzati e segregazione dei rom in Italia", Amnesty International ha sollecitato oggi l'urgente modifica delle leggi, delle politiche e delle prassi discriminatorie che emarginano le comunità rom in Italia.
Il documento mette in luce il continuo e sistematico mancato rispetto dei diritti dei rom da parte delle autorità italiane...
"Il governo italiano non sta tenendo fede ai suoi obblighi internazionali e agli impegni assunti di fronte alla Commissione europea. Bambini, donne e uomini residenti nei campi continuano a essere sgomberati senza adeguata consultazione, preavviso e offerta di un alloggio alternativo" - ha dichiarato Elisa De Pieri, ricercatrice sull'Italia del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International. "I residenti dei campi informali sono i più colpiti e continuano a essere sgomberati a ogni occasione"...

   Italia: le comunità rom ancora segregate e senza prospettive. Un nuovo documento di Amnesty International

   Scarica il documento "Ai margini: sgomberi forzati e segregazione dei rom in Italia"

"I miei figli hanno diritto ad una casa. Così avranno una vita diversa, un futuro e un buon carattere. Tutte le mamme hanno sogni per i loro figli. Più crescono, più sogni ho."
Tutte le mamme sognano per i figli un futuro migliore del proprio. Per le mamme rom che vivono in Italia questo sogno è molto lontano dalla realtà in cui vivono, fatta di segregazione, discriminazione e sgomberi forzati...

   SENZA PROSPETTIVE

   Firma l'appello rivolto al presidente Monti per porre fine alla segregazione e agli sgomberi forzati dei rom in Italia

   video


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Notizie dal mondo


SIRIA - "Siria andiamo verso un nuovo Afghanistan!" P. Paolo Dall'Oglio - Reportage di Bernardo Valli Cosi la "primavera" siriana è diventata una guerra civile -


La città è una grande roulette: non si sa mai dove si fermerà il prossimo proiettile. I ricchi vivono attorno alla Cittadella, in cui sono asserragliati i cristiani e comandano i soldati alawiti del presidente. Nei quartieri poveri gli insorti sunniti. Uno specchio della balcanizzazione della Siria, teatro dello scontro tra le sue comunità e tra i suoi potenti vicini
... Cosi la "primavera" siriana è diventata una guerra civile. Si calcola che l'Esercito siriano libero conti tra i trenta e i quaranta mila uomini, e che gli stranieri infiltratisi o accorsi apertamente per appoggiare l'insurrezione, si aggirino sui seimila. Il fatto che quest'ultimi siano sunniti sensibili al richiamo islamico non significa che siano jihadisti. Ma la paura dei cristiani è dovuta alla paventata ondata islamica....
No, la pietà non è di casa ad Aleppo. Né dall'una né dall'altra parte, se è vero, come dice l'osservatorio siriano per i diritti umani, che venti soldati di Assad catturati al momento della presa del quartiere di Hanano, la settimana scorsa, sarebbero stati subito fucilati. Con le mani legate dietro la schiena. 

   Siria, viaggio nei quartieri di Aleppo che Assad bombarda senza tregua

Il gesuita Padre Paolo Dall'Oglio parla a RaiNews24 del regime di Assad, da 40 anni al potere in Siria

   video

La missione in Medio Oriente del nuovo inviato dell’ONU e della Lega Araba per la Siria, il diplomatico algerino Lakhdar Brahimi, prende il via questa settimana in un clima di crescenti tensioni e con le principali potenze occidentali che stanno moltiplicando i loro sforzi per cercare di rovesciare il regime di Bashar al-Assad. I governi che si adoperano per la fine di quest’ultimo continuano a sostenere materialmente i “ribelli” siriani nonostante si moltiplichino le prove di una massiccia presenza tra le loro fila di estremisti islamici, così come i resoconti di atrocità commesse contro civili e membri delle forze di sicurezza.
Il sostituto di Kofi Annan è giunto lunedì al Cairo per incontrare i vertici del governo egiziano e della Lega Araba ed ha annunciato che si recherà a Damasco nei prossimi giorni, dove incontrerà il presidente Assad. Le difficoltà che attendono il veterano algerino della diplomazia internazionale nel suo nuovo incarico sono tuttavia enormi ed egli stesso ha riconosciuto gli ostacoli che troverà sulla sua strada e che hanno portato alle dimissioni del suo predecessore.
Infatti, mentre Brahimi e il piano di pace che dovrebbe promuovere raccolgono il sostegno nominale degli Stati Uniti e dei loro alleati, questi ultimi stanno facendo tutto il possibile per soffocare sul nascere qualsiasi speranza di una risoluzione negoziata del conflitto.

   Siria: piani di pace, atti di guerra

Nel suo “Altro Editoriale” su peacelink.it del 25 luglioscorso, Enrico De Angelis ipotizza, con un'angoscia che si legge tra le righe, l'esito più probabile di una caduta, in questi giorni, del regime siriano di Bashar al-Assad qualora, nonostante i massicci aiuti militari russi, egli fosse inaspettatamente sconfitto sul campo. Questo esito sarebbe la presa del potere – non da parte dei giovani “rivoluzionari” siriani che lottano da 15 mesi contro il regime – ma da parte di quelle forze militari, molte delle quali armate e stipendiate dall'estero, che operano in Siria palesemente da ben 13 mesi (dunque quasi sin dall'inizio della rivolta) e clandestinamente da anni. Se vincono loro, addio rivoluzione.
Tra queste forze militari d'opposizione, la principale è il cosiddetto Esercito Siriano Libero, l'ESL, il cui scopo, secondo Wikipedia, sarebbe quello di “proteggere i civili”. In realtà, come dimostrano in questi giorni gli assalti a Damasco e ad Aleppo, dove i civili non hanno nessun bisogno di protezione, il vero scopo dell'ESL è un altro: rovesciare Assad e conquistare il potere in Siria.
Per conto di chi?

   Siria: la lotta armata, una trappola. Risposta alla “Lettera Aperta” sulla Siria

Guarda anche il nostro precedente post:

   Pax Christi raccogliendo la proposta di p. Paolo Dall’Oglio e della Rete Corpi Civili di Pace invita ad un digiuno per la Pace in occasione dell’imminente viaggio del Papa in Libano, 14 -16 settembre.


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L’attacco contro il consolato americano a Bengasi e il presunto ruolo giocato da al-Qaeda rimette sotto i riflettori la guerra segreta in corso in Africa tra gli Stati Uniti e la centrale del terrore.

   Camille Eid:  Africa, il campo di battaglia tra al-Qaeda e l'America

Il 2010 ha segnato due ricorrenze importanti per il Mali. Un millennio prima, Tomboctou nasceva dalle sabbie del deserto. Sulle rotte dei mercanti, tappa importante nella via da Fes verso La Mecca, sorgeva come città uno dei centri culturali più noti di tutta l’Africa. Nel periodo di maggior ricchezza un quarto della sua popolazione era composto da studenti universitari, di origini talvolta lontane. In contemporanea il paese nord africano festeggiava la sua indipendenza, ottenuta cinquant’anni prima dopo essersi formalmente sganciato dalla Francia.

   Giacomo Zandonini:  I tuareg e la difficile partita dell'indipendenza

L’attacco israeliano all'Iran sembra imminente. Secondo Richard Silversteincircola una strategia “shock and awe” trapelata del sionismo aspro di Netanyahu- Barak per decapitare, paralizzare l’Iran; e Alon Ben Meir (un esperto di politica mediorientale specializzato in negoziati di pace fra Israele e gli stati arabi) dice che Israele non sta bluffando. Può darsi che Israele preferisca un attacco con gli USA (Romney? Obama dopo le elezioni?), ma può anche fare da solo. Alcuni credono alla storia della bomba nucleare, altri credono che lo scopo sia un Israele come stato ebraico dal Nilo all’Eufrate, promosso anche dal defunto padre di Netanyahu. Le due storie non si escludono a vicenda.

   Johan Galtung:  Attaccare l'Iran: un disastro per l'intera regione e il mondo

“Dopo quest’evento il mondo non sarà mai più come prima”. Quante volte abbiamo sentito ripetere questa frase, soprattutto applicata alla strage che si ricorda oggi, come ogni 11 settembre. In realtà anche lo spettacolare e tragico crollo delle torri gemelle ha sicuramente cambiato la vita delle vittime e dei parenti, e pure di milioni di iracheni e afghani, ma non ha cambiato il mondo. Bin Laden è stato ucciso ma la sua rivoluzione terrorista fallita non ha inciso per nulla sulle sollevazioni arabe. Tutti i problemi rimangono sul tappeto.

   UNIMONDO:  Elezioni in Olanda, una svolta possibile?

Il marchese di Carabas non rimanda soltanto alla popolare fiaba del “Gatto con gli stivali” ma a una regione ai confini dell’Europa, per la quale si scatenarono varie guerre e che ancora oggi è motivo di tensioni locali e internazionali. Stiamo parlando del Nagorno Karabakh, il territorio conteso tra Armenia e Azerbaijan che dal 1991, anno di dissoluzione dell’Unione Sovietica e della nascita dei due Stati caucasici, rivendica l’indipendenza sotto la protezione armena. Tra i due paesi si è scatenato un conflitto sanguinoso tra il 1992 e il 1994, una situazione mai sanata fino ad oggi.

   Piergiorgio Cattani:  Armenia-Azerbaijan: rischio concreto di guerra

Per l’Occidente il voto di luglio è stato un successo “laico”. Ma l’analisi è più complessa. L’alleanza al governo è divisa tra clan e gruppi etnici. Non cala il peso delle milizie. La nuova costituzione incontra molti stop. E c’è il pericolo secessione della Cirenaica. Il cammino verso il pluralismo è a rischio deragliamento. 

   Karim Mezran:  Democrazia accidentata

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SCUOLA



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Un’aula luminosa è migliore di un’aula tenebrosa. Una classe di venti studenti è preferibile a una classe di trenta. Un istituto con un dirigente tutto per lui è una fortuna, un dirigente diviso tra mezza dozzina di istituti è una mezza sciagura. Un professore che segue la sua classe dal primo all’ultimo anno è decisamente augurabile, malaugurata è quella classe che avrà una grandinata di professori tutti di passaggio. Meglio avere fotocopiatrici funzionanti e dotate di carta; aule specializzate, palestre attrezzate. Meglio, molto meglio. Guai a sottovalutare i problemi strutturali che angustiano la scuola italiana. Ma all’inizio di un nuovo anno scolastico va ricordato che tutto, assolutamente tutto è vano se a mancare, a vacillare, a fallire è la componente decisiva, la sola che può rendere memorabile, fondamentale, indimenticabile un’esperienza scolastica: gli insegnanti, che d’ora in poi chiameremo semplicemente maestri, in senso proprio e in senso lato. Se il maestro c’è, ed è vivo, anche una scuola fatiscente può diventare una reggia. Ma se il maestro è assente, anche una reggia diventa fredda e vuota, inodore e insapore. La scuola italiana ha bisogno di tantissime cose. Ma la prima, quella assolutamente indispensabile, sono i maestri. È una verità solare, eppure mai abbastanza ricordata. La persona è importante ovunque: in fabbrica, in ufficio, nei servizi... ma nella scuola conta per il novanta per cento – a spanne – nella riuscita dell’«impresa educativa».

   Maestri per sempre di Umberto Folena

Vedi anche i nostri precedenti post:
  • Insegnare in Italia oggi?
  • Concorso per 12.000 cattedre nella scuola statale.


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Il disastro degli esami d'accesso al Tirocinio formativo attivo (Tfa) rischia di farci dimenticare perché questi esami, e il Tfa, si fanno: per selezionare e formare gli insegnanti migliori. Perciò non dovremmo perdere troppo tempo a ridere dei quesiti sbagliati e dedicarne invece parecchio a riflettere sulle modalità dell'esame e sulla sua stessa opportunità. 

   Claudio Giunta:  Il test non fa buono il prof

Al primo giorno di apertura, la scuola italianasembra trovarsi per la prima volta dopo anni senza lo spauracchio di una riforma strutturale. Nessun giornale ne parla, il dibattito politico sembra essersi dimenticato totalmente dei temi legati all’istruzione mentre vengono discusse strategie, coalizioni e leggi elettorali.

   Federico Del Giudice:  L'istruzione italiana è destinata al declino?

Rette troppo alte ai tempi della crisi e le famiglie nelle voci da tagliare includono quella per la scuola paritaria. «È cominciato lo spostamento di alunni verso le statali.

   Federica Cavadini:  La scuola intempo di crisi. Meno iscritti alle paritarie



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LOTTA ALLA MAFIA



"Al Sindaco e alla sua giunta non è andato giù che le vicende del Comune di Falcone, in provincia di Messina,  siano uscite dal paese”. Antonio Mazzeo spiega così la querela ricevuta dal primo cittadino del piccolo centro del messinese, Santi Cirella. Il giornalista de I Siciliani Giovani,mensile diretto da Riccardo Orioles, è stato accusato, a fine agosto, di aver diffamato a mezzo stampa l’amministrazione comunale del paese, avendo riferito gravi accuse di condizionamento criminale delle elezioni del 2011.

  Giorgio Ruta:  Sicilia. Mazzeo e Orioles:"Vorrebbero fermare i Siciliani Giovani"

Soltanto se si è lontani dalla politica (nel senso che si fa un altro mestiere, sia quello giornalistico ma  in pochissimi casi, e soprattutto se ci si dedica alla ricerca storica) si può cogliere dalle audizioni di ieri degli ex ministri dell’Interno Scotti e della Giustizia Martelli, tutti e due ridotti ormai a vita privata, elementi importanti per capire che cosa è successo nel 1992-93.

  Nicola Tranfaglia:  Il rebus delle trattative tra mafia e Stato

Il 416 bis e la confisca dei beni ai mafiosi, trent'anni di lotta alle mafie nel nostro Paese

  Davide Pati:  Una legge per la democrazia

L`onda lunga dello sciopero di Nardò e della rivolta di Rosarno ha prodotto tre leggi, due a beneficio anche degli italiani

  Antonello Mangano:  Dal caporalato al succo d'arancia, le tre leggi "fatte" dagli africani


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FEDE E
SPIRITUALITA'




"Il coraggio di sperare oggi"

HOREB n. 61 - 1/2012


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

Il terzo millennio si è aperto sotto il segno della minaccia e la paura è diventata compagna oscura della contemporaneità: paura del nucleare, del degrado ecologico, della manipolazione genetica, dell'invasione di "nuovi barbari", del trovarsi disoccupati, della precarietà dell'esistere, e si ha l’impressione che la speranza sia venuta meno nell’orizzonte della nostra cultura. Per cui, oggi, ci si chiede non solo cosa sperare, ma in modo più radicale: è possibile sperare? 

Questo navigare al buio e senza speranza, determinato da varie circostanze, che a volte sfocia in forme di violenza, di indifferenza verso l’altro o di rassegnazione, di per sé non si addice all’uomo, perché egli, credente o non credente, non solo avverte il bisogno di speranza, “ma è speranza”, egli  sente il bisogno di oltrepassare lo scacco dell’esistenza, seppure confusamente, avverte come un risucchio "in avanti", una gravitazione sul futuro, verso una pienezza di senso. 

Sperare si inscrive nel bisogno profondo dell’essere umano. Per cui, nonostante le paure e le continue frustrazioni, egli avverte che la speranza gli consente di vivere, di perseverare, di mantenersi sveglio finché la morte non sia inghiottita nella vittoria. 

Giovanni Crisostomo evidenziava: «Ciò che ci porta alla sventura non sono tanto i nostri peccati  quanto la disperazione». Pensiamo, allora, che è urgente riflettere e coltivarsi come uomini di speranza perché essa ci educa a non trascorrere i nostri giorni da rassegnati e a non concedere mai, rabbiosamente, spazio alla distruzione. 
La speranza coltivata è seme dirompente che ci consente di camminare in libertà e di scegliere ogni  giorno la via della vita. Essa consente, al credente e al non credente, di inserirsi nella dinamicità degli eventi storici, di guardare in profondità gli avvenimenti e di accettare il rischio delle scelte presenti con la costante tensione al futuro. La speranza coltivata crea nell’uomo un atteggiamento attivo, nutrito di coraggio e di fortezza d'animo, che alimenta la resistenza nella sofferenza e la tensione nella lotta. Essa dà un respiro fresco all’uomo e lo attiva a vivere il suo impegno nel mondo, non perché rimanga quello che è, ma perché si trasformi e diventi ciò che gli è promesso che diventerà. 
È dentro questa prospettiva che si colloca la monografia del presente quaderno ..."  (EDITORIALE)


   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)

   Ricerche nel Web - Una speranza "crocifissa", ma non sconfitta (pdf)



E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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XXIII Domenica -Tempo Ordinario - anno B - Commento al Vangelo di don Tonino Lasconi - "Quel sospiro di Gesù"
 

XXIII Domenica - Tempo Ordinario - Anno B
Quel sospiro di Gesù
di don TONINO LASCONI

LETTURE: Is 35,4-7a; Sal 145; Gc 2,1-5; Mc 7,31-37

Dal punto di vista della liturgia, il miracolo di Gesù proclamato in questa domenica è la realizzazione della profezia di Isaia, che incoraggiava i suoi contemporanei, smarriti di cuore, con l’annuncio che nonostante sembri che tutto vada di male in peggio, alla fine il progetto di bene di Dio vincerà, e si manifesterà con eventi meravigliosi: “si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto”.Gesù compie questi segni prodigiosi per testimoniare che la promessa di Dio va avanti e per incoraggiare noi, smarriti di cuore, a credere nella vittoria del bene.
Si dirà: “Incoraggiare noi? Tutt’al più i miracoli di Gesù davano coraggio ai suoi contemporanei che potevano vederli!”.
Non è così! La parola di Dio non è un libro di storia che racconta fatti passati, ma è una delle presenze di Gesù risorto. Perciò, quando ascoltiamo la Parola, i segni da lui operati vengono messi davanti ai nostri occhi e, se sappiamo vederli, danno coraggio e speranza anche noi.
Detto questo, a me piace soffermarmi su quel sospiro che Gesù emette prima di ridare voce e udito a un poveretto. 

   Quel sospiro di Gesù


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La Nascita della Madre di Dio nella tradizione bizantina - Ecco la regina che germoglia da Iesse



La Nascita della Madre di Dio nella tradizione bizantina
Ecco la regina che germoglia da Iesse

Come prima grande festa dell’anno liturgico, l’8 settembre la tradizione bizantina celebra la Nascita della Madre di Dio, con un giorno di prefesta e quattro di ottava (solo quattro per la vicinanza con la seconda delle grandi feste, quella dell’Esaltazione della santa Croce il 14 dello stesso mese).
L’icona della festa è molto simile a quelle della nascita di Giovanni Battista e nascita di Cristo: Anna sdraiata al centro della scena iconografica e accudita da tre donne, guarda Gioacchino oppure la neonata, che viene lavata e curata dalle levatrici. A un lato dell’icona troviamo Gioacchino che guarda la moglie e la bimba.
L’amore sponsale dei due anziani è sottolineato dal loro sguardo tenero e sereno. Due donne lavano Maria, avvolta in fasce come Cristo nell’icona di Natale e come l’anima di Maria accolta in cielo da Cristo stesso nell’icona della Dormizione della Madre di Dio. Come se il ciclo liturgico, in questa sua prima grande festa, volesse ricordarci attraverso l’icona l’ultima delle grandi feste, quella appunto della Dormizione: il mistero della nascita della Madre di Dio e quello della sua glorificazione in cielo.
Nell’ufficiatura, tema di sottofondo è la gioia che la nascita di Maria porta a tutto il mondo, per la sua nascita, ma anche perché questa preannuncia quella di colui che da lei si incarna per opera della Spirito Santo: «Con la tua natività, o immacolata, sono sorti sul mondo i raggi spirituali della gioia universale, che a tutti preannunciano il sole della gloria, Cristo Dio perché sei tu che ci procuri la presente letizia, sei tu la causa della gioia futura, tu il gaudio della divina beatitudine».

   Ecco la regina che germoglia da Iesse


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"Maria, donna feriale" di Don Tonino Bello



MARIA Donna dei nostri giorni 

Maria, donna feriale di Don Tonino Bello

... Santa Maria, donna feriale, forse tu sola puoi capire che questa nostra follia di ricondurti entro i confini dell'esperienza terra terra, che noi pure viviamo, non è il segno di mode dissacratorie. 
Se per un attimo osiamo toglierti l'aureola, è perché vogliamo vedere quanto sei bella a capo scoperto. 
Se spegniamo i riflettori puntati su di te, è perché ci sembra di misurare meglio l'onnipotenza di Dio, che dietro le ombre della tua carne ha nascosto le sorgenti della luce. 
Sappiamo bene che sei stata destinata a navigazioni di alto mare. Ma se ti costringiamo a veleggiare sotto costa, non è perché vogliamo ridurti ai livelli del nostro piccolo cabotaggio. È perché, vedendoti così vicina alle spiagge del nostro scoraggiamento, ci possa afferrare la coscienza di essere chiamati pure noi ad avventurarci, come te, negli oceani della libertà...

   Maria, donna feriale di Don Tonino Bello


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  L'amore non...
  Effatà...
  Eccoti...
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  La gioia...
  Molti si pongono...
  Ecco che cosa...
  Il suo corpo...

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Il teologo risponde

Che fine farà il nostro angelo custode dopo la nostra morte, in base al luogo eterno a noi assegnato?
 

  Giordano FrosiniLa sorte del nostro angelo

A volte ho il dubbio che la nostra religione sia solo una creazione umana per tranquillizzarci nei confronti della morte.

  Pino LorizioLa religione, una creazione umana?

È giusto, per difendere il made in Italy, far cessare le campagne animaliste contro industria della carne e pellicce?
 

  Luigi LorenzettiAnimali e profitto


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La Bibbia in un frammento
Le pietre d'inciampo del Vangelo




"Nella sinagoga
vi era un uomo
posseduto da uno
spirito impuro.
Cominciò
a gridare:
«Che vuoi da noi,
Gesù Nazareno?
Io so chi tu sei:
il Santo di Dio!»"


(Marco 1,23-24)


  Gianfranco RavasiCristo liberatore e lo "spirito impuro"

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"La preghiera, proiezione illusoria?" di Alessandro Maggiolini


È abbastanza frequente, oggi, soprattutto tra i giovani, diffidare della preghiera perché si ha la strana sensazione di mettersi di fronte al nulla, di parlare a se stessi come rispondendo ad una eco, di proiettare delle situazioni interiori irrisolte, delle esigenze che non si riescono ad attuare, delle attese che non si sanno colmare.
Non complichiamo le cose. Esprimiamoci in forma meno astratta. E lasciamo da parte i giovani: son vicende di tutti, queste; e i giovani forse avvertono più di noi il bisogno di preghiera.
Chi ha provato talvolta a pregare - a pregare, non a biascicar tiritere - ha forse percepito un senso di vertigine, di paura: sto ascoltando Qualcuno? sto parlando a Qualcuno? ma c'è questo Qualcuno? è qui? e mi parla davvero? e mi ascolta davvero? non è questo esercizio tutta una trappola astuta per illudermi? non sto dialogando con me stesso, chiuso nel cerchio della mia solitudine? non sto fabulando di problemi che sono miei, soltanto miei, mentre io cerco altrove la soluzione? non sto fantasticando in un mondo splendido ma irreale? non sto creandomi una sorta di paese dei balocchi dove mi possa consolare perché vi trovo i miei desideri compiuti, ma i desideri mi rimangono dentro e mi mordono l'anima e tutto il resto non è che una bella fiaba? sto misurandomi con l'Infinito che è invisibile ma concreto, o con la parte malata di me stesso che ha bisogno di qualche blandimento? e non sto dando corpo a questo bisogno di consolazione come ad un miraggio?...
Gli interrogativi potrebbero continuare, ed evocherebbero questioni ampie e ardue.

   La preghiera, proiezione illusoria? di Alessandro Maggiolini


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CHIESA E SOCIETA' /

 interventi ed opinioni

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"CHIESA DI TUTTI, CHIESA DEI POVERI" - Convegno a 50 anni dal Concilio - Roma 15 settembre


"CHIESA DI TUTTI, CHIESA DEI POVERI" - 
Convegno a 50 anni dal Concilio 
15 settembre (10 -18) a Roma presso l’Auditorium dell’Istituto “Massimo” (zona Eur)

Mentre si avvicina il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II (11 ottobre 1962), si moltiplicano le iniziative che intendono attualizzarne la memoria e ravvivarne l’eredità. Tra queste la convocazione di un’assemblea, dal titolo «Chiesa di tutti, Chiesa dei poveri», per il 15 settembre a Roma. Promotori sono 54 movimenti, associazioni e gruppi di base e 22 riviste. 
"Nella consapevolezza dei promotori è ben presente il fatto che ricordare gli eventi non consiste nel portare indietro gli orologi, ma nel rielaborarne la memoria per capirne più a fondo il significato e farne scaturire eredità nuove ed antiche e impegni per il futuro. Ciò è particolarmente vero per quanto riguarda gli eventi di salvezza (come certamente il Concilio è stato) molti dei quali non furono capiti dagli uomini della vecchia legge e dagli stessi discepoli di Gesù, se non più tardi, quando alla luce di nuovi eventi la memoria trasformatrice ne permise una nuova comprensione. Fu così ad esempio che, dopo la lavanda dei piedi, Gesù disse a Pietro: “quello che io faccio ora non lo capisci, lo capirai dopo”, e fu da questa nuova comprensione che scaturì il primato della carità nella vita della Chiesa..."
"... L’ipotesi è che mentre lo Spirito “spinge la Chiesa ad aprire vie nuove per arrivare al mondo” (Presbyterorum Ordinis n. 22), l’eredità del Concilio, nella continuità della Chiesa e nell’unità di pastori e fedeli, ancora susciti ricchezze che è troppo presto per chiudere nelle forme di nuove “leggi fondamentali” (come fu tentato a suo tempo) o di nuovi catechismi, che non godono degli stessi carismi dei testi conciliari; mentre restano aperti gli orizzonti dell’ecumenismo e del dialogo con le altre religioni e tutte le culture per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato..."

   Comunicato stampa ufficiale relativo all'iniziativa (pdf)

Sono aperte le adesioni on-line al sito:

   Per aderire

   Il programma della giornata


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"I giovani, protagonisti del mondo che cambia" di Bruno Forte


I giovani, protagonisti del mondo che cambia
di mons. Bruno Forte Arcivescovo di Chieti-Vasto

È drammatico il dato sulla disoccupazione giovanile nel nostro Paese. Un giovane su tre, fra chi ne avrebbe le potenzialità, è senza lavoro, con prospettive incerte anche sull'immediato avvenire. Impegnarsi per creare opportunità ai giovani è compito prioritario nell'agenda delle cose da fare, come ha riconosciuto con chiarezza il presidente Monti. Il governo dovrà certo fare la sua parte, ma sarebbe illusorio pensare che il problema si risolva unicamente dall'alto. Mai come in questo campo si richiede una sinergia ampia e convinta, dalle famiglie alla scuola, dalla società civile alla comunità ecclesiale, dalle imprese ai sindacati, dalle amministrazioni locali alle agenzie che operano sul territorio al servizio del bene comune. È importante, però, che i primi protagonisti di questo sforzo corale siano proprio i giovani. Come? Vorrei rispondere a questa domanda partendo da un'immagine biblica, tratta dal libro dei Numeri (cap. 13), dove si narra degli esploratori mandati da Mosè a visitare la terra promessa...

   I giovani, protagonisti del mondo che cambia di Bruno Forte


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CONCILIO VATICANO II - "Bisogna tornare è quella di una Chiesa che dà carezze, di una Chiesa che si sa chinare sui mali del proprio tempo, ..." intervista a Vito Mancuso, teologo



L’11 Ottobre 1962 si apriva a Roma, in San Pietro, il Concilio Ecumenico Vaticano II. Un evento straordinario, nella storia della Chiesa contemporanea. Desiderato e voluto dalla sapienza lungimirante di Giovanni XXIII. Così, per ricordare a cinquant’anni di distanza, abbiamo pensato di dedicare a quell’avvenimento una serie di approfondimenti. Incomiciamo, oggi, con una intervista al teologo Vito Mancuso. Mancuso è una delle voci più interessanti nel panorama teologico italiano ed europeo.
Professore, non si è ancora spenta nell’opinione pubblica la grande risonanza che ha avuto la morte del Cardinale Carlo Maria Martini. In particolare ha suscitato, e continua a suscitare polemiche l’”intervista-testamento” del Cardinale uscita sul “Corriere della Sera” dopo la sua morte. Lei, in un articolo su “Repubblica” di domenica scorsa, ha giudicato alcuni interventi di esponenti cattolici come “operazione-anestesia” sulla figura di Martini. Cosa intende esattamente con queste parole?

   A cinquant’anni dal Vaticano II (1). Intervista a Vito Mancuso

Leggi anche gli articoli già riportati nel nostro Speciale Carlo Maria Martini PROFETA DEI NOSTRI GIORNI:
  • Vito Mancuso: L'operazione-anestesia sul cardinal Martini
LE REAZIONI
  • Antonio Spadaro: Quando Vito Mancuso confonde il profeta con l'idolo
  • Andrea Tornielli: Mancuso e l'anestesia di Martini


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Pax Christi raccogliendo la proposta di p. Paolo Dall’Oglio e della Rete Corpi Civili di Pace invita ad un digiuno per la Pace in occasione dell’imminente viaggio del Papa in Libano, 14 -16 settembre.



Quando si è in difficoltà davanti alla violenza e non si hanno parole adatte, non si vedono vie d’uscita e si rischia la rassegnazione di fronte alla guerra e alla violenza, anche un segno – seppur piccolo e simbolico come un giorno di digiuno può aiutare ad essere più vicini alla tragedia della Siria. Pax Christi invita ad un digiuno per la Pace in occasione dell’imminente viaggio del Papa in Libano, 14 -16 settembre.

 In digiuno per la Siria per non rassegnarci alla violenza

Quando si è in difficoltà davanti alla violenza e non si hanno parole adatte, non si vedono vie d’uscita e si rischia la rassegnazione di fronte alla guerra e alla violenza, anche un segno – seppur piccolo e simbolico come un giorno di digiuno può aiutare ad essere più vicini alla tragedia della Siria. Ci sovviene infatti il detto evangelico: “questo genere di demoni non si può vincere in altro modo se non con il digiuno e la preghiera” (Mt 17,21).
Pax Christi raccogliendo la proposta di p. Paolo Dall’Oglio
 e della Rete Corpi Civili di Pace
invita ad un digiuno per la Pace
in occasione dell’imminente viaggio del Papa in Libano, 14 -16 settembre.
Non possiamo immaginare che questo sia un viaggio come in tanti altri luoghi. La presenza del Papa in quella terra (Libano, Siria, Iraq, Iran, Palestina-Israele) così martoriata da tanto tempo possa davvero essere un richiamo per tutti, come dice p. Dall’Oglio, “per una svolta verso la pace, verso una democrazia matura e la giustizia per i siriani”.
Accogliamo l’invito del Papa all’Angelus di domenica scorsa: “non ci si può rassegnare alla violenza!”.
Proponiamo un giorno di digiuno (a scelta) nei giorni del viaggio del Papa in Libano: venerdì 14, sabato 15 e domenica 16 settembre.
Ovviamente tutti possono rilanciare e diffondere come meglio credono questo piccolo segno di lotta nonviolenta e di speranza.

Certo molto altro c’è da fare per la pace, in Siria e non solo. A volte abbiamo cercato di farlo denunciando il grande business delle armi o proponendo riflessioni e gesti concreti di educazione alla pace, al dialogo e alla nonviolenza. Questo digiuno vuole essere solo un richiamo (don Tonino lo chiamerebbe scrupolo/sassolino) per la coscienza di ognuno, credente o non credente.
Pax Christi Italia
Firenze, 12 settembre 2012
segreteria@paxchristi.it
tel.  0552020375      cell. don nandino capovilla 3473176588
Puoi segnalare la tua adesione al digiuno sul sito www.paxchristi.it > In digiuno per la Sira > lascia un commento
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Rilanciando la proposta del gesuita padre Paolo Dall’Oglio, l'organismo cattolico invita a pregare e digiunare per la pace in occasione del viaggio del Papa in Libano (14-16 settembre).
L'invito di Pax Christi però non è rivolto solo alle comunità religiose. E' un richiamo destinato a tutti, credenti e non, uniti nell'impegno «per una svolta verso la pace, verso una democrazia matura e la giustizia per i siriani», come ha ricordato padre Dall'Oglio.

     Pax Christi: «Digiuno per la Siria»

Paolo Dall'Oglio sta attuando un digiuno speciale nella Sezione Italiana di Religions for Peace che lo sta ospitando dal 3 settembre per una settimana di digiuno, preghiera, riflessione e sensibilizzazione a sostegno del popolo siriano che soffre per gli effetti della guerra civile e della repressione, mentre rivendica democrazia, dignità e rispetto dei diritti umani. Ma il digiuno servirà anche a ricordare l'urgenza, durante e dopo la rivoluzione, della riabilitazione civile, sociale e psicologica dei giovani coinvolti nel conflitto armato. 
La Settimana di Solidarietà intende partecipare alla preparazione del delicato viaggio del Papa Benedetto XVI in Libano dal 14 al 16 di Settembre. "Un atto di coraggio del Vescovo di Roma" ha annunciato oggi a Roma padre Dall'Oglio. "Nel Sinodo del 2010, il potenfice aveva invitato i cristiani mediorientali, agli albori della Primavera araba, a rinnovare il loro impegno di partecipazione civile nella pace e la giustizia, insieme ai loro concittadini musulmani ed ebrei, per un Medio Oriente centrato sul valore della persona umana iscritta nel tessuto delle relazioni interreligiose e del buon vicinato interculturale". 
Durante questa settimana, i siriani impegnati per la democrazia assieme ai loro amici e sostenitori si incontreranno per testimoniare contro la logica della guerra civile e l'uso criminale della violenza. L'attenzione si rivolgerà alla condizione delle vittime della guerra: rifugiati, sfollati, prigionieri, carcerati, torturati, rapiti, scomparsi, civili donne e bambini ma anche minori armati e coscritti obbligati a partecipare alla repressione. 

     DALL'OGLIO "DIGIUNO PER LA SIRIA"

     l'intervista a Padre Paolo Dall'Oglio sul suo digiuno a sostegno del viaggio del Papa in Libano (audio)

Vedi anche i nostri precedenti post

  • Orrore in Siria - L'ONU deve intervenire per interrompere il massacro
  • Da Jesus di Settembre: l'editoriale "Sarajevo, Gerusalemme d'Europa", il reportage "Sopravvivere alla pace", i servizi "SIRIA Un popolo tra due fuochi" e " CINA Il gelo tra Roma e Pechino"
  • Siria: espulso il gesuita italiano Paolo Dall’Oglio


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Ecco le idee e i fatti per trovare una via d’uscita dalla crisi, costruendo un modello economico nuovo e ispirato dalla Dottrina sociale della Chiesa. Imprese, territori ed esperienze di impresa di giovani e donne sono al centro della seconda edizione del festival della «Dsc» che parte a Verona oggi e propone tre giorni di riflessioni sulla situazione economica e sociale.

  AVVENIRELa Dottrina sociale della Chiesa per ripartire

Una volta si parlava continuamente di riforma dell’Onu, oggi la riforma più attesa è quella della finanza internazionale. È forte e poco esplorato nella riflessione dei cattolici il legame tra finanza e vita quotidiana. Oltre alle imprese, sono le famiglie le prime vittime di un sistema finanziario che soffoca l’economia reale e di banche che confondono la fondamentale funzione del fare credito con quella del fare affari. Il miglior modo per occuparsi di politica oggi è avere una vision, un pensiero nuovo sulla finanza, sull’economia, sulla democrazia.

  Claudio GentiliC'è un'altra "visione" e cambia finanza e politica


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 BENEDETTO XVI
 



      Angelus/Regina Cæli - 9 settembre 2012

 
    Udienza - 12 settembre 2012, La preghiera nella seconda parte dell'Apocalisse (Ap 4,1-22,21)

      Viaggio Apostolico in Libano (14-16 settembre 2012)


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OPINIONI E COMMENTI

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Viaggio Apostolico in Libano di Benedetto XVI - "La preghiera non si perde" di Marina Corradi



Dal sito della Santa Sede:
   Viaggio Apostolico in Libano (14-16 settembre 2012)
   Programma

Non sembrerebbe un momento granché propizio, questo, per una visita del Papa in Libano... 
Il testo della Udienza di mercoledì scorso, dedicato alla preghiera nel libro dell’Apocalisse, suona singolarmente vicino a quel può avere nell’anima un cristiano pellegrino per tormentati Paesi. La strada per saper leggere i fatti della storia, ha esordito il Papa, è «il rapporto costante con Cristo». Solo in questo rapporto – che è poi la preghiera – impariamo a vedere le cose in modo nuovo. Cristo «guida a una lettura più profonda della storia»: e lo fa anzitutto invitandoci a «considerare con realismo il presente»...
secondo Benedetto XVI proprio dal rapporto con Cristo viene la spinta a uno sguardo realista. Ma come si fa a tenere questo sguardo? Chi scrive tornò, anni fa, da un viaggio per gli orfanotrofi di un Paese dell’Est, annientata dalla quantità di dolore incontrata. Soli in sé stessi, guardare e reggere il male e il dolore è impossibile. Eppure «come cristiani siamo chiamati a non perdere mai la speranza, a credere fermamente che l’apparente onnipotenza del Male si scontra con la vera onnipotenza, che è quella di Dio 
Occorre dunque credere davvero nella Croce, e nella pietra di sepolcro divelta – in Cristo risorto. Non però in uno sforzo eroico della volontà. Invece, dice il Papa, è proprio la preghiera che alimenta in noi «questa visione di profonda speranza». La speranza dunque nasce nel rapporto con Cristo; come quando un padre prende un bambino per mano, e quello lo segue anche per una strada buia, dove da solo non andrebbe mai. 
In virtù di questo rapporto con Cristo, «come cristiani non possiamo mai essere pessimisti»; nella certezza di un padre che conduce la storia, per i suoi tormentati e straziati sentieri, verso un destino misterioso ma buono. Pregare, dunque – questa attività agli occhi del mondo così immateriale, così astratta, inutile – come vertice del realismo. Pregare, e come? Nella fatica, nella povertà, di quale preghiera saremo capaci, se non monca, o zoppa? Ma «tutte le nostre preghiere», ha assicurato Benedetto «vengono quasi purificate e raggiungono il cuore di Dio. Non esistono preghiere inutili; nessuna va perduta». 
Nessuna preghiera che apra almeno uno spiraglio a Cristo, va perduta. E in questa certezza sovrana il successore di Pietro, a 85 anni, parte, pellegrino in una regione sofferente sotto a mali opprimenti, sotto a una violenza cieca. Quasi implicitamente chiedendo, per questa missione fra uomini a noi estranei, da noi lontani, preghiere. Povere, magari; o balbettanti. Quel che sappiamo fare. Non importa: nessuna, dice il Papa, andrà perduta.

   La preghiera non si perde di Marina Corradi


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Libano, voglia di incontrare il Papa
Il Paese degli equilibrii sociali e religiosi attende la visita di Benedetto XVI con molte speranze e aspettative.

  Chiara SantomieroBenedetto XVI, una buona notizia

  Chiara SantomieroLe fedi e i numeri

  Chiara SantomieroUn sistema in equilibrio precario

  Chiara SantomieroPaolo VI e Giovanni Paolo II

Benedetto XVI e l'abbraccio del Libano
Benedetto XVI è stato accolto con calore dai libanesi. L'appuntamento a Harissa per la firma dell'esortazione apostolica "Ecclesia in Medio Oriente".

  Chiara SantomieroHarissa accoglie il Papa

  Chiara Santomiero"La vera fede crea la pace"

​È l’inizio di un cammino verso «una primavera cristiana del Medio Oriente». Una cammino di «rinnovamento della vita ecclesiale», nel segno del dialogo; un «risveglio» tanto più importante in questo momento, perché «ritengo che la Primavera araba, tanto desiderata e di cui tanto si parla, arriverà come frutto del contributo di una primavera cristiana». Alla vigilia dell’arrivo del Papa, il patriarca maronita Bechara Boutros Raï insiste sul valore della visita del Papa, che, afferma, «porterà un grande contributo sia con la sua presenza, sia con i suoi discorsi, sia anche tramite l’Esortazione apostolica». 

  Salvatore MazzaIl patriarca maronita Raï: sarà per noi l’inizio di una primavera cristiana

«Il Libano è un messaggio» era solito dire Giovanni Paolo II con chiaro riferimento alla tradizione di pacifica convivenza tra cristiani e musulmani nel Paese dei cedri. A distanza di quasi vent’anni Benedetto XVI riprende quell’insegnamento e, arrivando oggi a Beirut, lo rilancia a 360 gradi, proprio mentre la religione viene di nuovo presa a pretesto per infiammare ulteriormente la regione più "calda" del pianeta. 

  Mimmo MuoloTre messaggi positivi

All'atto della firma dell'Esortazione Apostolica "Ecclesia in Medio Oriente", Benedetto XVI traccia un parallelo con la conversione di Costantino e con l'odierna festa dell'Esaltazione della Santa Croce

  Luca Marcolivio"Chiese orientali, in questo segno vincerete"


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