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N. B. La Lectio a cura di Fr. Egidio Palumbo sarà sospesa e riprenderà in Ottobre
La Preghiera dei fedeli e l'Omelia vengono aggiornate appena disponibile (di norma rispettivamente la domenica e il lunedì)
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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mons. Francesco Montenegro,
arcivescovo di Agrigento, dopo l’ennesima tragedia del mare
registratasi a poche miglia dalle coste agrigentine - 07.09.2012
“L’uomo non può morire perché vuole vivere”
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
MEDITERRANEO - ENNESIMA TRAGEDIA DEL MARE
C’e’ un dolore che non finisce mai...
E’
il tempo per iniziative coraggiose, italiane ed europee, di
cooperazione internazionale nel Mediterraneo e in Africa, per
ricostruire speranza e possibilità di vita
"C’e’ un dolore che non finisce
mai. Quello dei profughi che perdono la vita nel Mediterraneo. Le
dimensioni delle ultime tragedie sono impressionanti. Secondo le
testimonianze raccolte dalla Guardia Costiera sul barcone verso
Lampedusa viaggiavano complessivamente 136 migranti, tra i quali dieci
donne e sei bambini. 56 i superstiti. 80 le persone che risultano
ufficialmente “disperse”.
Si aggiungono ai 46 sopravvissuti
e ai 61 adulti e 31 bambini, anche tre neonati, scomparsi con il
barcone affondato davanti ad Izmir, sugli scogli di Ahmetbeyli.
Tunisini gli scampati e le vittime a Lampedusa; siriani, palestinesi,
irakeni, al largo della Turchia, diretti in Grecia. Chi è vivo in
queste ore a Lampedusa lo deve allo straordinario lavoro della guardia
costiera e ai pattugliamenti “per la vita”.
E’ il tempo del dolore, della
pietà. Perché ogni italiano senta questo lutto come una tragedia di
famiglia. E’ il tempo per iniziative coraggiose, italiane ed europee,
di cooperazione internazionale nel Mediterraneo e in Africa, per
ricostruire speranza e possibilità di vita. Al posto di politiche di
contenimento che rendono solo più alto il prezzo da pagare: il rischio
di vita, la difficoltà e la lunghezza dei percorsi, i vantaggi dei
trafficanti di vite umane.
E’ il tempo per politiche
innovative nell’accompagnare le richieste di democrazia e dignità nei
paesi del Mediterraneo, che non possono passare per una escalation dei
conflitti, della violenza e delle guerre, che hanno dato finora
risultati fallimentari.
(COMUNITA' DI SANT'EGIDIO - comunicato stampa dell'8 Settembre 2012)
L'arcivescovo Montenegro: "Siamo tutti responsabili!"
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Centotrentasei. Tanti sarebbero stati gli immigrati stipati nel barcone
naufragato nella notte dell'otto settembre, a una dozzina di miglia da
Lampedusa. Tra loro 10 donne e 6 minori. Lo ha detto i superstiti
sentiti dalla Guardia costiera e dalle forze dell'ordine. Cinquantasei
coloro che sono stati tratti in salvo, strappati dalle acque, tra loro
una donna incinta. Recuperato il cadavere di un uomo. Sarebbero quindi
79 i dispersi...
Lampedusa: naufraga un barcone, "79 dispersi"
Sotto
i nostri occhi distratti, nelle acque del Mediterraneo le tragedie si
susseguono senza soluzione di continuità. I morti chiamano altri
morti e quanto avvenuto nei giorni scorsi a Lampedusa, purtroppo,
non è frutto del caso. Tuttavia la logica del nostro stare al
mondo deve essere quella della vita, perché è questo il senso
profondo della nostra testimonianza di cristiani. Per
questo, dopo il momento del silenzio e quello della preghiera,
l'Ufficio Regionale Migrantes e Mons. Calogero La Piana, vescovo
delegato per le Migrazioni della Conferenza Episcopale Siciliana,
ritengono sia giunta l'ora di riconoscere, ai tanti migranti che
vengono dall'Africa e non solo, la stessa umanità che siamo
disposti a riconoscere a noi stessi. Riteniamo
che sia intollerabile sopportare il destino di morte che rischia di
travolgere altre vite umane che decidono di attraversare il
Mediterraneo in fuga da guerre, oppressione, fame, carestie.
Riconosciamo a noi stessi il diritto di lottare per migliorare le
nostre condizioni di vita, non riconosciamo a chi viene da lontano
il diritto di cercare un futuro per sé e per i propri figli.
Questo non è umano e da cristiani facciamo appello all'umanità di
ciascuno e dell'intera società...
Comunicato Stampa UFFICIO REGIONALE PER LE MIGRAZIONI della Conferenza Episcopale Siciliana (pdf)
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Malgrado i contorni ancora
confusi dell’ennesima strage nelle acque prospicienti Lampedusa, nei
pressi dell’isolotto disabitato di Lampione, a ovest dell’isola, primo
lembo di terra italiano di fronte ai porti tunisini di Mahdia e
Monastir, appare ormai certo come il dispositivo di controllo e di
salvataggio che prima era dispiegato nelle acque a sud di Lampedusa,
anche a 60 miglia a sud dell’isola, operi ormai a stretto ridosso delle
isole Pelagie.
Fulvio Vassallo Paleologo: Diritti sotto sequestro - Cordoglio da morti, respingimenti da vivi
... Ma l’arrivo del forte vento
nel pomeriggio di giovedì ha mosso il mare, ed il cadavere è emerso. Da
questa mattina alle 10, quando le agenzie hanno lanciato la notizia, il
corpo è però ancora lì, simbolo di quanto si sia impotenti di fronte ai
flussi dei migranti del mediterraneo, e di quanto sia precaria la
sicurezza in mare. Sia chiaro che nessuno pretende che si metta a
rischio la propria vita se le condizioni meteo sono negative. Ma è
lecito chiedersi se si possa essere impotenti a tal punto di lasciare
al rollio delle onde, per un giorno intero o forse più, il corpo di un
essere umano.
Angelo Cimarosti: Linosa, cadavere abbandonato tra gli scogli da un giorno: forse un naufrago
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
11 settembre 2001: era Strategia della Tensione?
l'opinione di Ferdinando Imposimato
Ferdinando
Imposimato è presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di
Cassazione ed ex senatore e deputato. A lungo ha fatto parte della
Commissione bicamerale Antimafia.
Da magistrato ha istruito alcuni
tra i più importanti processi sul terrorismo (il caso Aldo Moro,
l'attentato al papa Giovanni Paolo II, il caso Bachelet). Ha scoperto
la “pista bulgara” e altre connessioni terroristiche internazionali.
Innumerevoli i processi contro mafia e camorra. Tra gli altri, ha
istruito il caso Michele Sindona e il processo alla Banda della
Magliana.
È autore o co-autore di sette libri sul terrorismo
internazionale, la corruzione statale, e di questioni connesse, nonché
Grand'Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana.
"Gli attentati dell'11/9 sono
stati un'operazione globale di terrorismo di Stato consentita
dall'amministrazione degli USA, che sapeva già dell’azione ma è rimasta
intenzionalmente non reattiva al fine di fare la guerra contro
l'Afghanistan e l'Iraq. Per dirla in breve, gli eventi dell'11/9 erano
un caso di Strategia della Tensione messa in atto dai poteri politici
ed economici negli Stati Uniti per perseguire vantaggi in capo
all'industria petrolifera e delle armi. ..."
A 11 anni da quell'11 settembre: era Strategia della Tensione
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“I
più grandi Giochi di sempre”. Ben più delle Olimpiadi, le Paralimpiadi
si meritano appieno il titolo sensazionalistico con cui un po’ tutti i
giornali e tabloid britannici hanno celebrato Londra 2012.
Quest’edizione passerà alla storia come quella della svolta: mai prima
d’ora le Paralimpiadi avevano ricevuto tanta attenzione, ed erano state
così in grado di catalizzare l’interesse del grande pubblico.
Lo
testimoniano i numeri: 2,7 milioni di biglietti venduti (quasi un
milione in più di Pechino), e un bilancio complessivo di oltre 55
milioni di euro di entrate (dieci più di quanto preventivato alla
vigilia). Record di pubblico, record di nazioni ed atleti partecipanti
(rispettivamente 166 e 4200, di cui circa 1500 donne), record di record
(oltre 110 nuovi primati del mondo stabiliti). Record praticamente di
tutto, insomma. E di spettacolo.
Perché
le emozioni delle ultime due settimane valgono più di tutti i numeri.
Sport vero, senza più barriere anche grazie all’apporto sempre più
importante della tecnologia. E grazie al talento e all’infinita forza
di volontà dei campioni.
Paralimpiadi Londra 2012, conclusa l’edizione dei record. Ora tocca al Rio 2016
Non fanno pena, non fanno pietà né raccapriccio: ed è la loro prima rivincita.
Osservati,
indagati e si spera ammirati da un miliardo di telespettatori come mai
nella storia, i 4 mila e 200 atleti delle Paralimpiadi di Londra sono
riusciti a portare la disabilità oltre il recinto dell'ipocrisia a
colpi di medaglie d'oro: ieri Alex Zanardi nella "hand-bike" a
cronometro, Assunta Legnante nel getto del peso e Martina Caironi nei
100 metri. Ma anche con audience, ore di diretta in mondovisione e
sponsor sempre più interessati. Dentro tutto questo c'è il senso forte
di una sfida, il coraggio che scende in campo per affrontare il dolore
ma anche l'allineamento alle regole del mercato: quando le tivù e le
aziende si accorgono di te, significa che sei un po' meno diverso. Vuol
dire che porti soldi, e non ti trattano più come uno sfigato: a ben
guardare, la seconda rivincita. Due milionie mezzo di biglietti
venduti, il pubblico londinese non meno entusiasta di quando si è messo
in coda per Bolt o Phelps, storie incredibili e gare splendide. Forse,
è la terza rivincita. Persino il doping, massimo cancro dello sport
mondiale, viene oggi frequentato da qualche atleta paralimpico: il
ciclista Fabrizio Macchi è stato lasciato a casa perché il suo nome è
emerso nella vicenda del dottor Ferrari, il medico in forte odore di
doping. Prendetela come una provocazione, ma questa magari è la quarta
rivincita. Perché si è atleti in tutto, nella gloria come nella
possibilità della caduta, nella grazia e nel peccato: solo i santini
non si dopano, o non hanno la tentazione di provarci.
Lo
scrittore Giuseppe Pontiggia li ha chiamati "nati due volte": la prima
nascita è quella biologica, la seconda è l'ingresso spesso terribile e
umiliante nella vita di ogni giorno. Per i disabili che fanno sport
esiste però una terza nascita: quella dell'agonismo, dell'allenamento e
della competizione. Le Paralimpiadi hanno il merito planetario di
rendere visibili le storie delle persone, riconducono l'atleta a una
formidabile vicenda in prima persona, contro la massificazione dei
comportamenti. E allora vale la pena raccontarle, alcune di queste
storie
La rivincita
...
Allora, cosa è cambiato nei confronti nell'handicap? Noi che guardiamo
le gare a cosa siamo interessati? Si tratta di morbosità sopita che lì,
nell'arena sportiva, trova legittimità per poi spegnersi o la
sensibilità nostra si è davvero estesa? Si sa, i sentimenti tutto sono
tranne che puri, non giurerei, per lo meno in prima battuta,
sull'altruismo e la bontà. C'è chi non ha avuto l'occasione di vedere
gli impianti durante le gare olimpiche e si rifà con quelle
paralimpiche. E chi è restato affascinato dal battage pubblicitario, e
vuole far parte dell'evento mediatico. Ci sono stati notevoli
investimenti economici sull'evento, nel tentativo di normalizzare le
gare. Tuttavia, nemmeno questi sentimenti, così, di seconda mano, sono
da sottovalutare e da classificare come egoistici e impuri. Forse
stiamo riscoprendo una figura centrale, in alcune narrazioni: l'eroe
inabile. È un tema vecchio ma che ancora non abbiamo metabolizzato...
Eroi feriti che non si arrendono Così sono riusciti a conquistarci
Quest'anno le emozioni più grandi per i Giochi di Londra 2012 le ho provate guardando le Paralimpiadi...
Questi
grandi uomini, tutte queste soprendenti donne ci insegnano, o ci
ricordano prima di tutto una cosa secondo me enorme. Il valore della
vita che, nonostante tutti gli ostacoli, va vissuta al massimo. Sempre,
anche quando davanti ci sono limiti e montagne che appaiono
insormontabili e che invece se vuoi li superi. Le Paralimpiadi di
settembre, boom di biglietti venduti per assistervi (oltre 2 milioni),
mi hanno fatto riflettere su come sia importante accettare le cose che
non puoi cambiare, avere il coraggio di cambiare quelle che puoi
cambiare e la saggezza, infine, di saper distinguere tra le une e le
altre. Mi sono soffermata sull'enorme differenza tra sopravvivere e
vivere, sull'importanza di scegliere cosa fare della propria vita. Cosa
essere e diventare...
Paralimpiadi 2012, la vita al massimo
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La popolazione rom, composta da 10-12 milioni di persone, è una delle
minoranze più grandi e svantaggiate d'Europa. Quasi l'80 per cento dei
rom vive nei paesi membri dell'Unione europea e in quelli candidati
all'ingresso. Ciò nonostante, i rom sono tra i gruppi più
sistematicamente discriminati ed esclusi d'Europa. Hanno redditi
inferiori alla media, peggiori condizioni di salute, abitazioni più
misere, un tasso di alfabetizzazione più basso e più alti livelli di
disoccupazione rispetto al resto della popolazione. Incontrano gravi
ostacoli nell'accesso al diritto a un alloggio adeguato, all'assistenza
sanitaria, all'istruzione e al lavoro.
Diritti dei rom in Europa In
occasione della presentazione di un nuovo documento, intitolato "Ai
margini: sgomberi forzati e segregazione dei rom in Italia", Amnesty
International ha sollecitato oggi l'urgente modifica delle leggi, delle
politiche e delle prassi discriminatorie che emarginano le comunità rom
in Italia.
Il documento mette in luce il continuo e sistematico mancato rispetto dei diritti dei rom da parte delle autorità italiane...
"Il
governo italiano non sta tenendo fede ai suoi obblighi internazionali e
agli impegni assunti di fronte alla Commissione europea. Bambini, donne
e uomini residenti nei campi continuano a essere sgomberati senza
adeguata consultazione, preavviso e offerta di un alloggio alternativo"
- ha dichiarato Elisa De Pieri, ricercatrice sull'Italia del Programma
Europa e Asia centrale di Amnesty International. "I residenti dei campi
informali sono i più colpiti e continuano a essere sgomberati a ogni
occasione"...
Italia: le comunità rom ancora segregate e senza prospettive. Un nuovo documento di Amnesty International
Scarica il documento "Ai margini: sgomberi forzati e segregazione dei rom in Italia"
"I
miei figli hanno diritto ad una casa. Così avranno una vita diversa, un
futuro e un buon carattere. Tutte le mamme hanno sogni per i loro
figli. Più crescono, più sogni ho."
Tutte
le mamme sognano per i figli un futuro migliore del proprio. Per le
mamme rom che vivono in Italia questo sogno è molto lontano dalla
realtà in cui vivono, fatta di segregazione, discriminazione e sgomberi
forzati...
SENZA PROSPETTIVE
Firma l'appello rivolto al presidente Monti per porre fine alla segregazione e agli sgomberi forzati dei rom in Italia
video
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La
città è una grande roulette: non si sa mai dove si fermerà il prossimo
proiettile. I ricchi vivono attorno alla Cittadella, in cui sono
asserragliati i cristiani e comandano i soldati alawiti del presidente.
Nei quartieri poveri gli insorti sunniti. Uno specchio della
balcanizzazione della Siria, teatro dello scontro tra le sue comunità e
tra i suoi potenti vicini
...
Cosi la "primavera" siriana è diventata una guerra civile. Si calcola
che l'Esercito siriano libero conti tra i trenta e i quaranta mila
uomini, e che gli stranieri infiltratisi o accorsi apertamente per
appoggiare l'insurrezione, si aggirino sui seimila. Il fatto che
quest'ultimi siano sunniti sensibili al richiamo islamico non significa
che siano jihadisti. Ma la paura dei cristiani è dovuta alla paventata
ondata islamica....
No,
la pietà non è di casa ad Aleppo. Né dall'una né dall'altra parte, se è
vero, come dice l'osservatorio siriano per i diritti umani, che venti
soldati di Assad catturati al momento della presa del quartiere di
Hanano, la settimana scorsa, sarebbero stati subito fucilati. Con le
mani legate dietro la schiena.
Siria, viaggio nei quartieri di Aleppo che Assad bombarda senza tregua
Il gesuita Padre Paolo Dall'Oglio parla a RaiNews24 del regime di Assad, da 40 anni al potere in Siria
video
La
missione in Medio Oriente del nuovo inviato dell’ONU e della Lega Araba
per la Siria, il diplomatico algerino Lakhdar Brahimi, prende il via
questa settimana in un clima di crescenti tensioni e con le principali
potenze occidentali che stanno moltiplicando i loro sforzi per cercare
di rovesciare il regime di Bashar al-Assad. I governi che si adoperano
per la fine di quest’ultimo continuano a sostenere materialmente i
“ribelli” siriani nonostante si moltiplichino le prove di una massiccia
presenza tra le loro fila di estremisti islamici, così come i resoconti
di atrocità commesse contro civili e membri delle forze di sicurezza.
Il
sostituto di Kofi Annan è giunto lunedì al Cairo per incontrare i
vertici del governo egiziano e della Lega Araba ed ha annunciato che si
recherà a Damasco nei prossimi giorni, dove incontrerà il presidente
Assad. Le difficoltà che attendono il veterano algerino della
diplomazia internazionale nel suo nuovo incarico sono tuttavia enormi
ed egli stesso ha riconosciuto gli ostacoli che troverà sulla sua
strada e che hanno portato alle dimissioni del suo predecessore.
Infatti,
mentre Brahimi e il piano di pace che dovrebbe promuovere raccolgono il
sostegno nominale degli Stati Uniti e dei loro alleati, questi ultimi
stanno facendo tutto il possibile per soffocare sul nascere qualsiasi
speranza di una risoluzione negoziata del conflitto.
Siria: piani di pace, atti di guerra
Nel suo “Altro Editoriale” su peacelink.it del 25 luglioscorso,
Enrico De Angelis ipotizza, con un'angoscia che si legge tra le righe,
l'esito più probabile di una caduta, in questi giorni, del regime
siriano di Bashar al-Assad qualora, nonostante i massicci aiuti
militari russi, egli fosse inaspettatamente sconfitto sul campo. Questo
esito sarebbe la presa del potere – non da parte dei giovani
“rivoluzionari” siriani che lottano da 15 mesi contro il regime – ma da
parte di quelle forze militari, molte delle quali armate e stipendiate
dall'estero, che operano in Siria palesemente da ben 13 mesi (dunque
quasi sin dall'inizio della rivolta) e clandestinamente da anni. Se
vincono loro, addio rivoluzione. Tra
queste forze militari d'opposizione, la principale è il cosiddetto
Esercito Siriano Libero, l'ESL, il cui scopo, secondo Wikipedia,
sarebbe quello di “proteggere i civili”. In realtà, come dimostrano in
questi giorni gli assalti a Damasco e ad Aleppo, dove i civili non
hanno nessun bisogno di protezione, il vero scopo dell'ESL è un altro:
rovesciare Assad e conquistare il potere in Siria. Per conto di chi?
Siria: la lotta armata, una trappola. Risposta alla “Lettera Aperta” sulla Siria Guarda anche il nostro precedente post:
Pax
Christi raccogliendo la proposta di p. Paolo Dall’Oglio e della Rete
Corpi Civili di Pace invita ad un digiuno per la Pace in occasione
dell’imminente viaggio del Papa in Libano, 14 -16 settembre.
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Il 2010 ha segnato due
ricorrenze importanti per il Mali. Un millennio
prima, Tomboctou nasceva dalle sabbie del deserto. Sulle
rotte dei mercanti, tappa importante nella via da Fes verso La Mecca,
sorgeva come città uno dei centri culturali più noti di tutta l’Africa.
Nel periodo di maggior ricchezza un quarto della sua popolazione era
composto da studenti universitari, di origini talvolta lontane. In
contemporanea il paese nord africano festeggiava la
sua indipendenza, ottenuta cinquant’anni prima dopo essersi
formalmente sganciato dalla Francia.
Giacomo Zandonini: I tuareg e la difficile partita dell'indipendenza
L’attacco israeliano all'Iran
sembra imminente. Secondo Richard Silversteincircola una strategia
“shock and awe” trapelata del sionismo aspro di Netanyahu- Barak
per decapitare, paralizzare l’Iran; e Alon Ben Meir (un
esperto di politica mediorientale specializzato in negoziati di pace
fra Israele e gli stati arabi) dice che Israele non sta bluffando. Può
darsi che Israele preferisca un attacco con gli USA (Romney? Obama dopo
le elezioni?), ma può anche fare da solo. Alcuni credono alla storia
della bomba nucleare, altri credono che lo scopo sia un Israele
come stato ebraico dal Nilo all’Eufrate, promosso anche dal defunto
padre di Netanyahu. Le due storie non si escludono a vicenda.
Johan Galtung: Attaccare l'Iran: un disastro per l'intera regione e il mondo
“Dopo quest’evento il
mondo non sarà mai più come prima”. Quante volte abbiamo sentito
ripetere questa frase, soprattutto applicata alla strage che si ricorda
oggi, come ogni 11 settembre. In realtà anche lo spettacolare e tragico
crollo delle torri gemelle ha sicuramente cambiato la vita delle
vittime e dei parenti, e pure di milioni di iracheni e afghani, ma non
ha cambiato il mondo. Bin Laden è stato ucciso ma la sua rivoluzione
terrorista fallita non ha inciso per nulla sulle sollevazioni arabe.
Tutti i problemi rimangono sul tappeto.
UNIMONDO: Elezioni in Olanda, una svolta possibile?
Il
marchese di Carabas non rimanda soltanto alla popolare fiaba del “Gatto
con gli stivali” ma a una regione ai confini dell’Europa, per la quale
si scatenarono varie guerre e che ancora oggi è motivo di tensioni
locali e internazionali. Stiamo parlando del Nagorno Karabakh, il
territorio conteso tra Armenia e Azerbaijan che dal 1991, anno di
dissoluzione dell’Unione Sovietica e della nascita dei due Stati
caucasici, rivendica l’indipendenza sotto la protezione armena. Tra i
due paesi si è scatenato un conflitto sanguinoso tra il 1992 e il
1994, una situazione mai sanata fino ad oggi.
Piergiorgio Cattani: Armenia-Azerbaijan: rischio concreto di guerra
Per l’Occidente
il voto di luglio è stato un successo “laico”. Ma l’analisi è più
complessa. L’alleanza al governo è divisa tra clan e gruppi etnici. Non
cala il peso delle milizie. La nuova costituzione incontra molti stop.
E c’è il pericolo secessione della Cirenaica. Il cammino verso il
pluralismo è a rischio deragliamento.
Karim Mezran: Democrazia accidentata
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Un’aula
luminosa è migliore di un’aula tenebrosa. Una classe di venti studenti
è preferibile a una classe di trenta. Un istituto con un dirigente
tutto per lui è una fortuna, un dirigente diviso tra mezza dozzina di
istituti è una mezza sciagura. Un professore che segue la sua classe
dal primo all’ultimo anno è decisamente augurabile, malaugurata è
quella classe che avrà una grandinata di professori tutti di passaggio.
Meglio avere fotocopiatrici funzionanti e dotate di carta; aule
specializzate, palestre attrezzate. Meglio, molto meglio. Guai a
sottovalutare i problemi strutturali che angustiano la scuola italiana.
Ma all’inizio di un nuovo anno scolastico va ricordato che tutto,
assolutamente tutto è vano se a mancare, a vacillare, a fallire è la
componente decisiva, la sola che può rendere memorabile, fondamentale,
indimenticabile un’esperienza scolastica: gli insegnanti, che d’ora in
poi chiameremo semplicemente maestri, in senso proprio e in senso lato.
Se il maestro c’è, ed è vivo, anche una scuola fatiscente può diventare
una reggia. Ma se il maestro è assente, anche una reggia diventa fredda
e vuota, inodore e insapore. La scuola italiana ha bisogno di
tantissime cose. Ma la prima, quella assolutamente indispensabile, sono
i maestri. È una verità solare, eppure mai abbastanza ricordata. La
persona è importante ovunque: in fabbrica, in ufficio, nei servizi...
ma nella scuola conta per il novanta per cento – a spanne – nella
riuscita dell’«impresa educativa».
Maestri per sempre di Umberto Folena
Vedi anche i nostri precedenti post:
- Insegnare in Italia oggi?
- Concorso per 12.000 cattedre nella scuola statale.
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Il
disastro degli esami d'accesso al Tirocinio formativo attivo (Tfa)
rischia di farci dimenticare perché questi esami, e il Tfa, si fanno:
per selezionare e formare gli insegnanti migliori. Perciò non dovremmo
perdere troppo tempo a ridere dei quesiti sbagliati e dedicarne invece
parecchio a riflettere sulle modalità dell'esame e sulla sua stessa
opportunità.
Claudio Giunta: Il test non fa buono il prof
Al primo giorno di apertura,
la scuola italianasembra trovarsi per la prima volta dopo anni
senza lo spauracchio di una riforma strutturale. Nessun giornale ne
parla, il dibattito politico sembra essersi dimenticato totalmente dei
temi legati all’istruzione mentre vengono discusse strategie,
coalizioni e leggi elettorali.
Federico Del Giudice: L'istruzione italiana è destinata al declino?
Rette
troppo alte ai tempi della crisi e le famiglie nelle voci da tagliare
includono quella per la scuola paritaria. «È cominciato lo spostamento
di alunni verso le statali.
Federica Cavadini: La scuola intempo di crisi. Meno iscritti alle paritarie
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"Al Sindaco e alla sua giunta
non è andato giù che le vicende del Comune di Falcone, in provincia di
Messina, siano uscite dal paese”. Antonio Mazzeo spiega così la
querela ricevuta dal primo cittadino del piccolo centro del messinese,
Santi Cirella. Il giornalista de I Siciliani Giovani,mensile
diretto da Riccardo Orioles, è stato accusato, a fine agosto, di aver
diffamato a mezzo stampa l’amministrazione comunale del paese, avendo
riferito gravi accuse di condizionamento criminale delle elezioni del
2011.
Giorgio Ruta: Sicilia. Mazzeo e Orioles:"Vorrebbero fermare i Siciliani Giovani"
Soltanto se si è lontani dalla
politica (nel senso che si fa un altro mestiere, sia quello
giornalistico ma in pochissimi casi, e soprattutto se ci si
dedica alla ricerca storica) si può cogliere dalle audizioni di ieri
degli ex ministri dell’Interno Scotti e della Giustizia Martelli, tutti
e due ridotti ormai a vita privata, elementi importanti per capire che
cosa è successo nel 1992-93.
Nicola Tranfaglia: Il rebus delle trattative tra mafia e Stato
Il 416 bis e la confisca dei beni ai mafiosi, trent'anni di lotta alle mafie nel nostro Paese
Davide Pati: Una legge per la democrazia
L`onda lunga dello sciopero di Nardò e della rivolta di Rosarno ha prodotto tre leggi, due a beneficio anche degli italiani
Antonello Mangano: Dal caporalato al succo d'arancia, le tre leggi "fatte" dagli africani
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"Il coraggio di sperare oggi"
HOREB n. 61 - 1/2012
TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
Il
terzo millennio si è aperto sotto il segno della minaccia e la paura è
diventata compagna oscura della contemporaneità: paura del
nucleare, del degrado ecologico, della manipolazione
genetica, dell'invasione di "nuovi barbari", del trovarsi
disoccupati, della precarietà dell'esistere, e si ha l’impressione che
la speranza sia venuta meno nell’orizzonte della nostra cultura. Per
cui, oggi, ci si chiede non solo cosa sperare, ma in modo più radicale:
è possibile sperare?
Questo
navigare al buio e senza speranza, determinato da varie circostanze,
che a volte sfocia in forme di violenza, di indifferenza verso l’altro
o di rassegnazione, di per sé non si addice all’uomo, perché egli,
credente o non credente, non solo avverte il bisogno di speranza, “ma è
speranza”, egli sente il bisogno di oltrepassare lo scacco
dell’esistenza, seppure confusamente, avverte come un risucchio "in
avanti", una gravitazione sul futuro, verso una pienezza di senso.
Sperare
si inscrive nel bisogno profondo dell’essere umano. Per cui, nonostante
le paure e le continue frustrazioni, egli avverte che la speranza
gli consente di vivere, di perseverare, di mantenersi sveglio finché la
morte non sia inghiottita nella vittoria.
Giovanni
Crisostomo evidenziava: «Ciò che ci porta alla sventura non sono tanto
i nostri peccati quanto la disperazione». Pensiamo, allora, che è
urgente riflettere e coltivarsi come uomini di speranza perché essa ci
educa a non trascorrere i nostri giorni da rassegnati e a non concedere
mai, rabbiosamente, spazio alla distruzione.
La
speranza coltivata è seme dirompente che ci consente di camminare in
libertà e di scegliere ogni giorno la via della vita. Essa
consente, al credente e al non credente, di inserirsi nella dinamicità
degli eventi storici, di guardare in profondità gli avvenimenti e
di accettare il rischio delle scelte presenti con la costante
tensione al futuro. La speranza coltivata crea nell’uomo un
atteggiamento attivo, nutrito di coraggio e di fortezza d'animo,
che alimenta la resistenza nella sofferenza e la tensione nella lotta.
Essa dà un respiro fresco all’uomo e lo attiva a vivere il suo
impegno nel mondo, non perché rimanga quello che è, ma perché si
trasformi e diventi ciò che gli è promesso che diventerà.
È dentro questa prospettiva che si colloca la monografia del presente quaderno ..." (EDITORIALE)
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
XXIII Domenica - Tempo Ordinario - Anno B
Quel sospiro di Gesù
di don TONINO LASCONI
LETTURE: Is 35,4-7a; Sal 145; Gc 2,1-5; Mc 7,31-37
Dal punto di vista della liturgia, il miracolo di Gesù proclamato in
questa domenica è la realizzazione della profezia di Isaia, che
incoraggiava i suoi contemporanei, smarriti di cuore, con l’annuncio
che nonostante sembri che tutto vada di male in peggio, alla fine il
progetto di bene di Dio vincerà, e si manifesterà con eventi
meravigliosi: “si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli
orecchi dei sordi. Lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la
lingua del muto”.Gesù compie questi segni prodigiosi per testimoniare
che la promessa di Dio va avanti e per incoraggiare noi, smarriti di
cuore, a credere nella vittoria del bene.
Si dirà: “Incoraggiare noi? Tutt’al più i miracoli di Gesù davano coraggio ai suoi contemporanei che potevano vederli!”.
Non è così! La parola di Dio non è un libro di storia che racconta
fatti passati, ma è una delle presenze di Gesù risorto. Perciò, quando
ascoltiamo la Parola, i segni da lui operati vengono messi davanti ai
nostri occhi e, se sappiamo vederli, danno coraggio e speranza anche
noi.
Detto questo, a me piace soffermarmi su quel sospiro che Gesù emette prima di ridare voce e udito a un poveretto.
Quel sospiro di Gesù
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Santissimo nome di Maria (video)
San Giovanni Crisostomo (video)
Esaltazione della Croce (video)
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La Nascita della Madre di Dio nella tradizione bizantina
Ecco la regina che germoglia da Iesse
Come
prima grande festa dell’anno liturgico, l’8 settembre la tradizione
bizantina celebra la Nascita della Madre di Dio, con un giorno di
prefesta e quattro di ottava (solo quattro per la vicinanza con la
seconda delle grandi feste, quella dell’Esaltazione della santa Croce
il 14 dello stesso mese).
L’icona
della festa è molto simile a quelle della nascita di Giovanni Battista
e nascita di Cristo: Anna sdraiata al centro della scena iconografica e
accudita da tre donne, guarda Gioacchino oppure la neonata, che viene
lavata e curata dalle levatrici. A un lato dell’icona troviamo
Gioacchino che guarda la moglie e la bimba.
L’amore
sponsale dei due anziani è sottolineato dal loro sguardo tenero e
sereno. Due donne lavano Maria, avvolta in fasce come Cristo nell’icona
di Natale e come l’anima di Maria accolta in cielo da Cristo stesso
nell’icona della Dormizione della Madre di Dio. Come se il ciclo
liturgico, in questa sua prima grande festa, volesse ricordarci
attraverso l’icona l’ultima delle grandi feste, quella appunto della
Dormizione: il mistero della nascita della Madre di Dio e quello della
sua glorificazione in cielo.
Nell’ufficiatura,
tema di sottofondo è la gioia che la nascita di Maria porta a tutto il
mondo, per la sua nascita, ma anche perché questa preannuncia quella di
colui che da lei si incarna per opera della Spirito Santo: «Con la tua
natività, o immacolata, sono sorti sul mondo i raggi spirituali della
gioia universale, che a tutti preannunciano il sole della gloria,
Cristo Dio perché sei tu che ci procuri la presente letizia, sei tu la
causa della gioia futura, tu il gaudio della divina beatitudine».
Ecco la regina che germoglia da Iesse
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"Maria, donna feriale" di Don Tonino Bello
MARIA Donna dei nostri giorni
Maria, donna feriale di Don Tonino Bello
...
Santa Maria, donna feriale, forse tu sola puoi capire che questa nostra
follia di ricondurti entro i confini dell'esperienza terra terra, che
noi pure viviamo, non è il segno di mode dissacratorie.
Se per un attimo osiamo toglierti l'aureola, è perché vogliamo vedere quanto sei bella a capo scoperto.
Se
spegniamo i riflettori puntati su di te, è perché ci sembra di misurare
meglio l'onnipotenza di Dio, che dietro le ombre della tua carne ha
nascosto le sorgenti della luce.
Sappiamo
bene che sei stata destinata a navigazioni di alto mare. Ma se ti
costringiamo a veleggiare sotto costa, non è perché vogliamo ridurti ai
livelli del nostro piccolo cabotaggio. È perché, vedendoti così vicina
alle spiagge del nostro scoraggiamento, ci possa afferrare la coscienza
di essere chiamati pure noi ad avventurarci, come te, negli oceani
della libertà...
Maria, donna feriale di Don Tonino Bello
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L'amore non...
Effatà...
Eccoti...
La vera preghiera...
La gioia...
Molti si pongono...
Ecco che cosa...
Il suo corpo...
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Il teologo risponde
Che fine farà il nostro angelo custode dopo la nostra morte, in base al luogo eterno a noi assegnato?
A volte ho il dubbio che la nostra religione sia solo una creazione umana per tranquillizzarci nei confronti della morte.
È giusto, per difendere il made in Italy, far cessare le campagne animaliste contro industria della carne e pellicce?
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La Bibbia in un frammento
Le pietre d'inciampo del Vangelo
"Nella sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro. Cominciò a gridare: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Io so chi tu sei: il Santo di Dio!»"
(Marco 1,23-24)
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
È abbastanza frequente, oggi, soprattutto tra i giovani, diffidare
della preghiera perché si ha la strana sensazione di mettersi di fronte
al nulla, di parlare a se stessi come rispondendo ad una eco, di
proiettare delle situazioni interiori irrisolte, delle esigenze che non
si riescono ad attuare, delle attese che non si sanno colmare.
Non
complichiamo le cose. Esprimiamoci in forma meno astratta. E lasciamo
da parte i giovani: son vicende di tutti, queste; e i giovani forse
avvertono più di noi il bisogno di preghiera.
Chi
ha provato talvolta a pregare - a pregare, non a biascicar tiritere -
ha forse percepito un senso di vertigine, di paura: sto ascoltando
Qualcuno? sto parlando a Qualcuno? ma c'è questo Qualcuno? è qui? e mi
parla davvero? e mi ascolta davvero? non è questo esercizio tutta una
trappola astuta per illudermi? non sto dialogando con me stesso, chiuso
nel cerchio della mia solitudine? non sto fabulando di problemi che
sono miei, soltanto miei, mentre io cerco altrove la soluzione? non sto
fantasticando in un mondo splendido ma irreale? non sto creandomi una
sorta di paese dei balocchi dove mi possa consolare perché vi trovo i
miei desideri compiuti, ma i desideri mi rimangono dentro e mi mordono
l'anima e tutto il resto non è che una bella fiaba? sto misurandomi con
l'Infinito che è invisibile ma concreto, o con la parte malata di me
stesso che ha bisogno di qualche blandimento? e non sto dando corpo a
questo bisogno di consolazione come ad un miraggio?...
Gli interrogativi potrebbero continuare, ed evocherebbero questioni ampie e ardue.
La preghiera, proiezione illusoria? di Alessandro Maggiolini
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CHIESA
E SOCIETA'
/
interventi
ed opinioni |
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
"CHIESA DI TUTTI, CHIESA DEI POVERI" -
Convegno a 50 anni dal Concilio
15 settembre (10 -18) a Roma presso l’Auditorium dell’Istituto “Massimo” (zona Eur)
Mentre
si avvicina il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio
Vaticano II (11 ottobre 1962), si moltiplicano le iniziative che
intendono attualizzarne la memoria e ravvivarne l’eredità. Tra queste
la convocazione di un’assemblea, dal titolo «Chiesa di tutti, Chiesa
dei poveri», per il 15 settembre a Roma. Promotori sono 54 movimenti,
associazioni e gruppi di base e 22 riviste.
"Nella consapevolezza dei promotori è ben presente il fatto che
ricordare gli eventi non consiste nel portare indietro gli
orologi, ma nel rielaborarne la memoria per capirne più a fondo il
significato e farne scaturire eredità nuove ed antiche e impegni per il
futuro. Ciò è particolarmente vero per quanto riguarda gli eventi
di salvezza (come certamente il Concilio è stato) molti dei quali
non furono capiti dagli uomini della vecchia legge e dagli
stessi discepoli di Gesù, se non più tardi, quando alla luce di
nuovi eventi la memoria trasformatrice ne permise una nuova
comprensione. Fu così ad esempio che, dopo la lavanda dei piedi,
Gesù disse a Pietro: “quello che io faccio ora non lo capisci, lo
capirai dopo”, e fu da questa nuova comprensione che scaturì il
primato della carità nella vita della Chiesa..."
"... L’ipotesi è che mentre lo Spirito “spinge la Chiesa ad aprire vie
nuove per arrivare al mondo” (Presbyterorum Ordinis n. 22),
l’eredità del Concilio, nella continuità della Chiesa e nell’unità
di pastori e fedeli, ancora susciti ricchezze che è troppo presto per
chiudere nelle forme di nuove “leggi fondamentali” (come fu
tentato a suo tempo) o di nuovi catechismi, che non godono degli
stessi carismi dei testi conciliari; mentre restano aperti gli
orizzonti dell’ecumenismo e del dialogo con le altre religioni e
tutte le culture per la giustizia, la pace e la salvaguardia del
creato..."
Comunicato stampa ufficiale relativo all'iniziativa (pdf)
Sono aperte le adesioni on-line al sito:
Per aderire
Il programma della giornata
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I giovani, protagonisti del mondo che cambia
di mons. Bruno Forte Arcivescovo di Chieti-Vasto
È
drammatico il dato sulla disoccupazione giovanile nel nostro Paese. Un
giovane su tre, fra chi ne avrebbe le potenzialità, è senza lavoro, con
prospettive incerte anche sull'immediato avvenire. Impegnarsi per
creare opportunità ai giovani è compito prioritario nell'agenda delle
cose da fare, come ha riconosciuto con chiarezza il presidente Monti.
Il governo dovrà certo fare la sua parte, ma sarebbe illusorio pensare
che il problema si risolva unicamente dall'alto. Mai come in questo
campo si richiede una sinergia ampia e convinta, dalle famiglie alla
scuola, dalla società civile alla comunità ecclesiale, dalle imprese ai
sindacati, dalle amministrazioni locali alle agenzie che operano sul
territorio al servizio del bene comune. È importante, però, che i primi
protagonisti di questo sforzo corale siano proprio i giovani. Come?
Vorrei rispondere a questa domanda partendo da un'immagine biblica,
tratta dal libro dei Numeri (cap. 13), dove si narra degli esploratori
mandati da Mosè a visitare la terra promessa...
I giovani, protagonisti del mondo che cambia di Bruno Forte
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L’11
Ottobre 1962 si apriva a Roma, in San Pietro, il Concilio Ecumenico
Vaticano II. Un evento straordinario, nella storia della Chiesa
contemporanea. Desiderato e voluto dalla sapienza lungimirante di
Giovanni XXIII. Così, per ricordare a cinquant’anni di distanza,
abbiamo pensato di dedicare a quell’avvenimento una serie di
approfondimenti. Incomiciamo, oggi, con una intervista al teologo Vito
Mancuso. Mancuso è una delle voci più interessanti nel panorama
teologico italiano ed europeo.
Professore,
non si è ancora spenta nell’opinione pubblica la grande risonanza che
ha avuto la morte del Cardinale Carlo Maria Martini. In particolare ha
suscitato, e continua a suscitare polemiche l’”intervista-testamento”
del Cardinale uscita sul “Corriere della Sera” dopo la sua morte. Lei,
in un articolo su “Repubblica” di domenica scorsa, ha giudicato alcuni
interventi di esponenti cattolici come “operazione-anestesia” sulla
figura di Martini. Cosa intende esattamente con queste parole?
A cinquant’anni dal Vaticano II (1). Intervista a Vito Mancuso
Leggi anche gli articoli già riportati nel nostro Speciale Carlo Maria Martini PROFETA DEI NOSTRI GIORNI:
- Vito Mancuso: L'operazione-anestesia sul cardinal Martini
LE REAZIONI
- Antonio Spadaro: Quando Vito Mancuso confonde il profeta con l'idolo
- Andrea Tornielli: Mancuso e l'anestesia di Martini
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Quando
si è in difficoltà davanti alla violenza e non si hanno parole adatte,
non si vedono vie d’uscita e si rischia la rassegnazione di fronte alla
guerra e alla violenza, anche un segno – seppur piccolo e simbolico
come un giorno di digiuno può aiutare ad essere più vicini
alla tragedia della Siria. Pax Christi invita ad un digiuno per la
Pace in occasione dell’imminente viaggio del Papa in Libano, 14
-16 settembre.
In digiuno per la Siria per non rassegnarci alla violenza
Quando
si è in difficoltà davanti alla violenza e non si hanno parole adatte,
non si vedono vie d’uscita e si rischia la rassegnazione di fronte alla
guerra e alla violenza, anche un segno – seppur piccolo e simbolico
come un giorno di digiuno può aiutare ad essere più vicini alla
tragedia della Siria. Ci sovviene infatti il detto evangelico: “questo
genere di demoni non si può vincere in altro modo se non con il digiuno
e la preghiera” (Mt 17,21).
Pax Christi raccogliendo la proposta di p. Paolo Dall’Oglio
e della Rete Corpi Civili di Pace
invita ad un digiuno per la Pace
in occasione dell’imminente viaggio del Papa in Libano, 14 -16 settembre.
Non
possiamo immaginare che questo sia un viaggio come in tanti altri
luoghi. La presenza del Papa in quella terra (Libano, Siria, Iraq,
Iran, Palestina-Israele) così martoriata da tanto tempo possa davvero
essere un richiamo per tutti, come dice p. Dall’Oglio, “per una svolta
verso la pace, verso una democrazia matura e la giustizia per i
siriani”.
Accogliamo l’invito del Papa all’Angelus di domenica scorsa: “non ci si può rassegnare alla violenza!”.
Proponiamo
un giorno di digiuno (a scelta) nei giorni del viaggio del Papa in
Libano: venerdì 14, sabato 15 e domenica 16 settembre.
Ovviamente tutti possono rilanciare e diffondere come meglio credono questo piccolo segno di lotta nonviolenta e di speranza.
Certo
molto altro c’è da fare per la pace, in Siria e non solo. A volte
abbiamo cercato di farlo denunciando il grande business delle armi o
proponendo riflessioni e gesti concreti di educazione alla pace, al
dialogo e alla nonviolenza. Questo digiuno vuole essere solo un
richiamo (don Tonino lo chiamerebbe scrupolo/sassolino) per la
coscienza di ognuno, credente o non credente.
Pax Christi Italia
Firenze, 12 settembre 2012
segreteria@paxchristi.it
tel. 0552020375 cell. don nandino capovilla 3473176588 Puoi segnalare la tua adesione al digiuno sul sito www.paxchristi.it > In digiuno per la Sira > lascia un commento
*********
Rilanciando la proposta del gesuita padre Paolo Dall’Oglio, l'organismo
cattolico invita a pregare e digiunare per la pace in occasione del
viaggio del Papa in Libano (14-16 settembre).
L'invito di Pax Christi però non è rivolto solo alle comunità religiose. E'
un richiamo destinato a tutti, credenti e non, uniti nell'impegno «per
una svolta verso la pace, verso una democrazia matura e la giustizia
per i siriani», come ha ricordato padre Dall'Oglio.
Pax Christi: «Digiuno per la Siria»
Paolo
Dall'Oglio sta attuando un digiuno speciale nella Sezione Italiana di
Religions for Peace che lo sta ospitando dal 3 settembre per una
settimana di digiuno, preghiera, riflessione e sensibilizzazione a
sostegno del popolo siriano che soffre per gli effetti della guerra
civile e della repressione, mentre rivendica democrazia, dignità e
rispetto dei diritti umani. Ma il digiuno servirà anche a ricordare
l'urgenza, durante e dopo la rivoluzione, della riabilitazione civile,
sociale e psicologica dei giovani coinvolti nel conflitto armato.
La
Settimana di Solidarietà intende partecipare alla preparazione del
delicato viaggio del Papa Benedetto XVI in Libano dal 14 al 16 di
Settembre. "Un atto di coraggio del Vescovo di Roma" ha annunciato oggi
a Roma padre Dall'Oglio. "Nel Sinodo del 2010, il potenfice aveva
invitato i cristiani mediorientali, agli albori della Primavera araba,
a rinnovare il loro impegno di partecipazione civile nella pace e la
giustizia, insieme ai loro concittadini musulmani ed ebrei, per un
Medio Oriente centrato sul valore della persona umana iscritta nel
tessuto delle relazioni interreligiose e del buon vicinato
interculturale".
Durante
questa settimana, i siriani impegnati per la democrazia assieme ai loro
amici e sostenitori si incontreranno per testimoniare contro la logica
della guerra civile e l'uso criminale della violenza. L'attenzione si
rivolgerà alla condizione delle vittime della guerra: rifugiati,
sfollati, prigionieri, carcerati, torturati, rapiti, scomparsi, civili
donne e bambini ma anche minori armati e coscritti obbligati a
partecipare alla repressione.
DALL'OGLIO "DIGIUNO PER LA SIRIA"
l'intervista a Padre Paolo Dall'Oglio sul suo digiuno a sostegno del viaggio del Papa in Libano (audio)
Vedi anche i nostri precedenti post
- Orrore in Siria - L'ONU deve intervenire per interrompere il massacro
- Da
Jesus di Settembre: l'editoriale "Sarajevo, Gerusalemme d'Europa", il
reportage "Sopravvivere alla pace", i servizi "SIRIA Un popolo tra due
fuochi" e " CINA Il gelo tra Roma e Pechino"
- Siria: espulso il gesuita italiano Paolo Dall’Oglio
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Ecco le idee e i fatti per trovare una via d’uscita dalla crisi,
costruendo un modello economico nuovo e ispirato dalla Dottrina sociale
della Chiesa. Imprese, territori ed esperienze di impresa di giovani e
donne sono al centro della seconda edizione del festival della «Dsc»
che parte a Verona oggi e propone tre giorni di riflessioni sulla
situazione economica e sociale.
Una
volta si parlava continuamente di riforma dell’Onu, oggi la riforma più
attesa è quella della finanza internazionale. È forte e poco esplorato
nella riflessione dei cattolici il legame tra finanza e vita
quotidiana. Oltre alle imprese, sono le famiglie le prime vittime di un
sistema finanziario che soffoca l’economia reale e di banche che
confondono la fondamentale funzione del fare credito con quella del
fare affari. Il miglior modo per occuparsi di politica oggi è avere
una vision, un pensiero nuovo sulla finanza, sull’economia, sulla
democrazia.
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Dal sito della Santa Sede:
Viaggio Apostolico in Libano (14-16 settembre 2012)
Programma
Non sembrerebbe un momento granché propizio, questo, per una visita del Papa in Libano...
Il
testo della Udienza di mercoledì scorso, dedicato alla preghiera nel
libro dell’Apocalisse, suona singolarmente vicino a quel può avere
nell’anima un cristiano pellegrino per tormentati Paesi. La strada per
saper leggere i fatti della storia, ha esordito il Papa, è «il rapporto
costante con Cristo». Solo in questo rapporto – che è poi la preghiera
– impariamo a vedere le cose in modo nuovo. Cristo «guida a una lettura
più profonda della storia»: e lo fa anzitutto invitandoci a
«considerare con realismo il presente»...
secondo
Benedetto XVI proprio dal rapporto con Cristo viene la spinta a uno
sguardo realista. Ma come si fa a tenere questo sguardo? Chi scrive
tornò, anni fa, da un viaggio per gli orfanotrofi di un Paese dell’Est,
annientata dalla quantità di dolore incontrata. Soli in sé stessi,
guardare e reggere il male e il dolore è impossibile. Eppure «come
cristiani siamo chiamati a non perdere mai la speranza, a credere
fermamente che l’apparente onnipotenza del Male si scontra con la vera
onnipotenza, che è quella di Dio
Occorre
dunque credere davvero nella Croce, e nella pietra di sepolcro divelta
– in Cristo risorto. Non però in uno sforzo eroico della volontà.
Invece, dice il Papa, è proprio la preghiera che alimenta in noi
«questa visione di profonda speranza». La speranza dunque nasce nel
rapporto con Cristo; come quando un padre prende un bambino per mano, e
quello lo segue anche per una strada buia, dove da solo non andrebbe
mai.
In
virtù di questo rapporto con Cristo, «come cristiani non possiamo mai
essere pessimisti»; nella certezza di un padre che conduce la storia,
per i suoi tormentati e straziati sentieri, verso un destino misterioso
ma buono. Pregare, dunque – questa attività agli occhi del mondo così
immateriale, così astratta, inutile – come vertice del realismo.
Pregare, e come? Nella fatica, nella povertà, di quale preghiera saremo
capaci, se non monca, o zoppa? Ma «tutte le nostre preghiere», ha
assicurato Benedetto «vengono quasi purificate e raggiungono il cuore
di Dio. Non esistono preghiere inutili; nessuna va perduta».
Nessuna
preghiera che apra almeno uno spiraglio a Cristo, va perduta. E in
questa certezza sovrana il successore di Pietro, a 85 anni, parte,
pellegrino in una regione sofferente sotto a mali opprimenti, sotto a
una violenza cieca. Quasi implicitamente chiedendo, per questa missione
fra uomini a noi estranei, da noi lontani, preghiere. Povere, magari; o
balbettanti. Quel che sappiamo fare. Non importa: nessuna, dice il
Papa, andrà perduta.
La preghiera non si perde di Marina Corradi
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Libano, voglia di incontrare il Papa
Il Paese degli equilibrii sociali e religiosi attende la visita di Benedetto XVI con molte speranze e aspettative.
Benedetto XVI e l'abbraccio del Libano
Benedetto XVI è stato accolto con calore dai libanesi. L'appuntamento a
Harissa per la firma dell'esortazione apostolica "Ecclesia in Medio
Oriente".
È l’inizio di un cammino
verso «una primavera cristiana del Medio Oriente». Una cammino di
«rinnovamento della vita ecclesiale», nel segno del dialogo; un
«risveglio» tanto più importante in questo momento, perché «ritengo che
la Primavera araba, tanto desiderata e di cui tanto si parla, arriverà
come frutto del contributo di una primavera cristiana». Alla vigilia
dell’arrivo del Papa, il patriarca maronita Bechara Boutros Raï insiste
sul valore della visita del Papa, che, afferma, «porterà un grande
contributo sia con la sua presenza, sia con i suoi discorsi, sia anche
tramite l’Esortazione apostolica».
«Il
Libano è un messaggio» era solito dire Giovanni Paolo II con chiaro
riferimento alla tradizione di pacifica convivenza tra cristiani e
musulmani nel Paese dei cedri. A distanza di quasi vent’anni Benedetto
XVI riprende quell’insegnamento e, arrivando oggi a Beirut, lo rilancia
a 360 gradi, proprio mentre la religione viene di nuovo presa a
pretesto per infiammare ulteriormente la regione più "calda" del
pianeta.
All'atto della firma
dell'Esortazione Apostolica "Ecclesia in Medio Oriente", Benedetto XVI
traccia un parallelo con la conversione di Costantino e con l'odierna
festa dell'Esaltazione della Santa Croce
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2) Il
servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
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3) Il servizio omelia di P.
Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm
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