"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°41 del 2012

Aggiornamento della settimana

- dal 13 al 19 ottobre 2012 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 26 ottobre 2012          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 

LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo

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Preghiera dei fedeli




OMELIA 

 di P. Gregorio Battaglia
    di P. Aurelio Antista
di P. Alberto Neglia

 
N. B. La Lectio a cura di Fr. Egidio Palumbo sarà sospesa e riprenderà in Ottobre
 
La Preghiera dei fedeli e l'Omelia vengono aggiornate appena disponibile (di norma rispettivamente la domenica e il lunedì)


NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 






Aggiornato il 13/10/2012




I NOSTRI TEMPI


(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)


Giornata mondiale dell'alimentazione


Giornata mondiale dell'alimentazione, 16 ottobre 2012
Le cooperative agricole nutrono il mondo
Le cooperative agricole sono al centro della Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2012. 
Il tema prescelto, annunciato ogni anno a primavera dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), mette in rilievo le osservanze della Giornata Mondiale dell’Alimentazione e crea consapevolezza e conoscenza riguardo alle misure necessarie per porre fine alla fame nel mondo. 
“Le cooperative agricole nutrono il mondo” è la dicitura ufficiale del tema della Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2012, scelto per sottolineare il ruolo fondamentale che svolgono le cooperative per migliorare la sicurezza alimentare e per eliminare la fame nel mondo”. 
L’interesse nelle cooperative e nelle organizzazione rurali viene inoltre evidenziato nella decisione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di designare il 2012 come “Anno Internazionale delle Cooperative”. (fonte: FAO) 

   video

   il messaggio (pdf) del Direttore Generale della FAO, José Graziano da Silva per la Giornata mondiale dell’alimentazione 2012

   Guarda la Galleria fotografica

Il 5% degli italiani non ha abbastanza cibo e bussa alle porte delle associazioni no profit per chiedere un pacco alimentare. I dati li ha diffusi oggi la Coldiretti in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione 2012 che si celebra il 16 ottobre.
Sono 3,3 milioni gli italiani poveri che hanno avuto bisogno di un sostegno alimentare. Ma l’allarme si estende a tutti i Paesi ricchi dove, nel triennio 2010-2012, è aumentato del 7% il numero di chi non ha a disposizione cibo a sufficienza per alimentarsi correttamente. Il 12,5% della popolazione, stando ai dati Fao, per un totale di 868 milioni di persone.

   Giornata mondiale dell'alimentazione: è allarme cibo nei paesi ricchi



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Giornata Mondiale del Rifiuto della Miseria (17 Ottobre)
 

Giornata Mondiale del Rifiuto della Miseria

All'origine di questa Giornata: un uomo che ha vissuto l' estrema povertà 
... Una certezza anima padre Joseph: "La miseria é opera degli uomini, solo gli uomini posso distruggerla"...
il 17 ottobre 1987, a Parigi, rispondendo all'appello di padre Wresinski, più di 100.000 persone espressero la necessità di unirsi per far rispettare i diritti dell' uomo, riunendosi attorno al Sagrato del Trocadero, nel luogo dove fu firmata la Dichiarazione Universale dei Diritti dell' Uomo.
In questa occasione, fu incisa una lapide, la quale afferma che i più poveri sono le creature di un' umanità fraterna.
Vi si puo' leggere l' appello di padre Joseph: "LADDOVE GLI UOMINI SONO CONDANNATI A VIVERE NELLA MISERIA, I DIRITTI DELL’UOMO SONO VIOLATI. UNIRSI PER FARLI RISPETTARE E’ UN DOVERE SACRO."
Questo raduno ha istituito il 17 ottobre, Giornata Mondiale del Rifuto della Miseria. Tale Giornata é stata riconosciuta ufficialmente dalle Nazioni Unite il 22 dicembre 1992...

   L’iniziatore di questa giornata: padre Joseph Wresinski (1917-1988)

   Testimonianze

   Eventi

   Unisciti anche tu! Firma l' Appello!

   Strumenti



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La crisi economica e la famiglia


Questo non sarà un autunno sereno per le famiglie italiane, che trascorreranno questi pochi mesi prima del Natale con ansie, preoccupazioni e, talvolta, negli stenti. Lo conferma una indagine su 'I comportamenti degli italiani nel tempo della crisi', realizzata da Coldiretti-Swg e presentata nel corso del Forum Internazionale dell'Agricoltura e dell'Alimentazione, a Cernobbio. 

   Autunno amaro per gli italiani: in crisi 1 famiglia su 4

La crisi ha anche qualche effetto positivo sulla spesa degli italiani. Se purtroppo una famiglia su quattro in autunno potrebbe trovarsi in difficoltà economiche con l'arrivo dell'autunno, le famiglie sono diventati dei "detective" tra i banchi dei supermercati o dei mercatini rionali, a caccia dei prodotti che costano meno (si spera senza rinunciare alla qualità). Ma soprattutto 2 italiani su 3 tagliano gli sprechi a tavola. E il 59 per cento delle famiglie torna a cucinare i "piatti degli avanzi". E' un male? Direi di no.

   Detective della spesa

«L’attuale sistema di welfare è incapace di farsi carico delle nuove forme di povertà, delle nuove emergenze sociali che derivano dalla crisi economica e finanziaria». 
Questa affermazione, contenuta nel rapporto sulla povertà in Italia che la Caritas ha presentato ieri, dovrebbe essere posta alla base di ogni riflessione in materia di politica economica e sociale, riforme del welfare, misure per il risanamento, interventi per la crescita, leggi di stabilità, provvedimenti per adeguarsi alle richieste europee e quant’altro un esecutivo può avere in serbo per fronteggiare e tentare di governare la crisi in corso... 
In una crisi di dimensioni epocali, dove l’esigenza del risanamento costringe a scelte difficilissime e impegnative, con ricadute sociali evidenti e anche assai dolorose, di tutto c’è bisogno fuorché di misure – per dirla con le parole che il presidente delle Acli Andrea Olivero ha usato in una recente intervista all’Unità – che non da tecnici sono state messe a punto, ma da "burocrati" e "funzionari" capaci di superare la volontà dei ministri, a loro volta miopi nella volontà di leggere la complessità e i bisogni della società italiana. Tutto può essere modificato, risanato, tagliato o incrementato, l’Iva come l’Imu o l’Irpef, ma è la politica che deve essere abile nell’individuare le priorità da salvaguardare o esentare nei modi possibili. 
E tuttavia non può essere incolpata la politica se la stessa società non è in grado, in una fase così complessa, di sfrondare il dibattito dal superfluo, dalle diatribe non necessarie, per intendersi su che cosa dovrebbe essere considerato veramente indispensabile, fondamentale. E se non sono essenziali i bambini, le famiglie, l’economia civile, che cosa lo è?

   Povertà e priorità

E' disponibile in versione integrale, insieme a un dépliant di sintesi, il nuovo Rapporto Caritas 2012 su povertà ed esclusione sociale in Italia, dal titolo "I ripartenti. Povertà croniche e inedite. Percorsi di risalita nella stagione della crisi". Anche quest'anno la presentazione del Rapporto si collega alla "Giornata internazionale di lotta alla povertà" (17 ottobre), e al suo interno sono riportati i dati del fenomeno provenienti dalle 220 Caritas diocesane, le principali tendenze di mutamento, i percorsi di presa in carico delle persone, i progetti anti-crisi economica delle diocesi, la mappa dei servizi socio-assistenziali delle chiese locali e i dati sul “Prestito della Speranza”.

Leggi:
  • Rapporto in versione integrale (pdf)
  • Sintesi dei principali dati (pdf)
  • comunicato stampa (pdf)
Guarda:
  • il video di introduzione di don Francesco Soddu (Direttore Caritas Italiana)
  • le slides di presentazione dei principali contenuti del Rapporto

... Se è vero che la crisi che stiamo vivendo è una crisi sociale oltre che economica, è necessario oggi guardare alla componente fondamentale della società civile, cioè la famiglia fondata sul matrimonio, per considerarne meglio e più l’importanza nella ricostruzione della comunità nazionale ed europea. In particolare, i problemi del lavoro stanno incidendo sempre più drammaticamente nei già fragili equilibri della famiglia, la cui tenuta è però l’unica garanzia di salvaguardia di quei valori capaci di tenere unita una società in preda, come negli ultimi anni, dell’incertezza e della crisi.
E’ su questi temi che si focalizzerà il convegno internazionale “La Famiglia e il lavoro. Compatibilità e problemi di fondo”

   I PROBLEMI DELLA FAMIGLIA DAVANTI ALLA CRISI

Crisi, la famiglia paga per tutti
Un convegno promosso da Famiglia Cristiana e Centromarca ha affrontato, con il ministro Riccardi, il difficile equilibrio tra rigore, sviluppo ed equità.
 
   Riccardi: "Troppo individualismo"
   La sintesi della ricerca
   Sciortino: "Un nuovo patto tra Stato e famiglia".


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Oltre 6 milioni di pasti erogati in un anno, pari a una media di 16.514 al giorno, nelle 449 mense sparse su tutto il territorio nazionale: sono i numeri del 2011 della Caritas, che danno un'idea del fenomeno delle persone, in Italia, che non riescono a soddisfare in modo autonomo un bisogno fondamentale come è quello alimentare.

   AVVENIRE: Nuove povertà, la Caritas nella trincea dell'assistenza

Nella sua tagliente e brillante vivisezione dell’attuale stato di diseguaglianza, Daniel Dorling, docente di Geografia umana all’Università di Sheffield, suggerisce enfaticamente che «la diseguaglianza sociale nei Paesi ricchi persiste a causa della continua credenza nei dogmi dell’ingiustizia, e per la gente sarebbe un trauma scoprire che potrebbe esserci qualcosa di sbagliato nel tessuto ideologico della società nella quale viviamo». Questi dogmi vengono sempre difficilmente verificati, controllati e meditati; sono le tacite, raramente articolate credenze attraverso le quali pensiamo, senza renderci conto che in questo modo ci formiamo opinioni che non hanno altro fondamento se non queste stesse credenze. 

   Zygmunt Bauman: Diseguaglianza, la partita è truccata

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Rapporto sulla libertà religiosa: cristiani sempre nel mirino
... Si riscontra invece una tendenza positiva in termini di consapevolezza relativa al tema della libertà religiosa nell’opinione pubblica, dovuta in gran parte all’aumento della copertura mediatica e ad una maggiore disponibilità d’informazioni. Ne sono prova gli interventi legislativi di vari stati Europei e l’impegno mostrato dagli organi legislativi e dai governi nazionali – come i parlamenti italiano, belga e tedesco – le numerose dichiarazioni del Parlamento Europeo, come pure l’impegno di alcune organizzazioni internazionali, nel portare all’attenzione il tema della persecuzione religiosa...

  Rapporto sulla libertà religiosa: cristiani sempre nel mirino

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Gherardo Colombo dialoga sul tema delle regole


Cosa vuoi fare da grande? Il magistrato! Perché? Per combattere la mafia, la corruzione, l’evasione. Sei sicuro sia la strada giusta? Certo. Cosa altrimenti?
Non sembra essere della stessa opinione Gherardo Colombo dopo trentatré anni in magistratura. Giudice, poi pubblico ministero ed ancora giudice. S’è dimesso perché indagine dopo indagine, processo dopo processo, sentenza dopo sentenza, s’è convinto che gli sarebbe stato impossibile contribuire a rendere l’amministrazione della giustizia meno peggio di quel che è. Sue parole: “accertare i reati non basta”. Non è proprio una resa ma da tempo preferisce concentrarsi su ciò che ha da sempre fatto nel “tempo libero”: narrare, incontrare, scambiare, formare, forgiare, credere nei giovani. Et voilà. Un giudice vagabondo tra scuole, università, parrocchie, circoli ed in qualunque altro posto lo invitino a dialogare sul tema delle regole. Ha avuto una media di 400 incontri all’anno che, per fortuna, è calata da quando è diventato consigliere RAI.
Basta prenotarsi e lui viene “subito”. Tempo due anni. Ma il suo team dispone di ottimi formatori che sono in grado di sostituirlo al meglio.
Secondo Colombo la giustizia non può funzionare se i cittadini (badate bene non i politici o, meglio, non solo) non comprendono il perché delle regole. Se non lo comprendono tendono ad eluderle, quando le vedono faticose, ed a violarle, quando non rispondono alla loro volontà. Perché la giustizia funzioni è necessario che cambi questo rapporto. Dal basso.

   Sulle regole


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Se il ministro Severino davvero pensa che siamo davanti a una seconda Tangentopoli, e a crimini ancora più devastanti perché "lucrare sul denaro pubblico mentre ai cittadini vengono chiesti sacrifici è di una gravità inaudita", allora bisogna che subito, senza dar tempo al tempo, il governo metta ai voti una legge contro la corruzione: una legge che impedisca questo delinquere che imperversa sfacciatamente, e che non è una seconda Tangentopoli ma un'unica storia criminale, che indisturbata persiste da vent'anni e perfino cresce.

  Barbara SpinelliUna legge vera contro i corrotti

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SCUOLA



«La scuola del futuro? Sarà come un centro civico». Lo ha affermato il ministro della Pubblica istruzione Francesco Profumo intervenendo in collegamento video alla convention dell’associazione nazionale Diesse (Didattica e Innovazione Scolastica) che si è conclusa domenica a Bologna.

   Stefano Andrini:  Profumo: «La scuola del terzo millennio? Nuovi spazi e apertura no stop»

Il comma 42 dell’art. 3 della Legge di Stabilità che presto approderà alle Camere contiene misure che, a decorrere dal 1° settembre 2013, estendono l’orario di impegno per l’insegnamento del personale docente della scuola secondaria di primo e di secondo grado, incluso quello di sostegno, dalle attuali 18 a 24 ore settimanali. Immediata e durissima, non si è fatta attendere la reazione degli insegnanti, delle organizzazioni sindacali, dell’opinione pubblica e, persino, degli stessi partiti che sostengono il Governo.

   Andrea Raciti:  Da 18 a 24 ore: luoghi comuni e verità sul lavoro degli insegnanti

Egregio Signor Ministro,
ho letto come tutti la sua proposta di aumentare dall’anno prossimo a noi professori l’orario a 24 ore di docenza in classe. Gratis, naturalmente, nel senso che queste ore in più non saranno seguite da alcun aumento di stipendio. Ce lo chiede l’Europa, dice lei, per adeguarci agli standard degli altri paesi comunitari. E sarà vero, se Lei lo dice. Ma, da docente, non capisco perché, a questo punto, anche il mio stipendio non si dovrebbe adeguare a quello dei colleghi stranieri, che è notevolmente più alto.
Ma anche lasciando stare i soldi, Egregio Signor Ministro, a farmi star male è proprio tutto il tono delle interviste da Lei rilasciate sull’argomento, a cominciare da quel “Con gli insegnanti ci vuole il bastone e la carota” citato nell’incipit.

   Mariangela Galatea Vaglio:  Lettera molto seria di una insegnante al Ministro Profumo

Nella legge di stabilità si affaccia la proposta di aggiungere sei ore all’orario di lavoro dei docenti delle medie e delle superiori senza compenso aggiuntivo. Ma se nemmeno mi adegui lo stipendio e me lo hai bloccato come fai a propormi una cosa simile?
Di mio non sarei contraria, anzi, sarei entusiasta, di avere riconosciuto il valore quantitativo e qualitativo del mio lavoro, di quello che faccio adesso, perché oltre alle mie 18 ore sulla carta, trascorse con 9 classi, cioè 250 alunni circa,  passo i pomeriggi e le domeniche a casa a lavorare comunque, tra correzioni di compiti e preparazione di lezioni. L’introduzione del registro elettronico poi prevede un lavoro giornaliero di registrazione a scuola di circa un’ora o più oltre le lezioni. Ma così non è. Nemmeno nella coscienza dell’opinione pubblica.

   Mila Spicola:  Sei ore in più per i docenti? Anche 15 ma pagamele

Il Ministro dell’istruzione Francesco Profumo dal 1 settembre 2013 vuole aumentare l’orario di servizio del personale docente della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado a parità di stipendio.
Controproposta: perché non mettiamo il cartellino da timbrare anche per i docenti?

   Alex Corlazzoli:  Scuola, più ore stesso stipendio. Io voglio timbrare il cartellino


“LA SCUOLA DEPREDATA. MA È UNA BEFFA?”
……..Intanto sfumano decine di migliaia di posti di lavoro  sia pur precari,  crollano le speranze di tanti giovani,  svaniscono le attese dei meno giovani.  Cosa faranno?
La scuola ha dato già troppo  per il risanamento dell’economia italiana,  dopo anni di penalizzazioni meriterebbe ben altra considerazione.

   UCIIM:  Lettera aperta al Governo (pdf)

L’Italia è l’unico Paese d’Europa ad aver integralmente superato il modello delle scuole speciali, come risulta dal recente rapporto, Education and disability, della Commissione europea. Pur partendo da questo primato, però, in nome del contenimento della spesa, negli ultimi anni alla scuola italiana è stato chiesto un grosso sacrificio in termini di risorse, che ricade significativamente sulla qualità della didattica e, con essa, sul diritto allo studio degli alunni con disabilità. Al MIUR si sono susseguiti tecnici e ministri che hanno affermato nel tempo il valore di una scuola di qualità. Alle loro parole, però, sono seguiti solo tagli.

   Tina Naccarato:  In tutto il Paese permangono barriere architettoniche, problemi edilizi, tagli al sostegno e agli assistenti




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FEDE E
SPIRITUALITA'





“E Dio vide che era cosa buona”

Meravigliarsi

HOREB n. 62 - 2/2012


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

Il cactus è lì con i suoi fiori aperti, bellissimi. È uno spettacolo che si ripete e ogni volta sorprende, stupisce. Meraviglia che questa pianta, cresce anche in luoghi aridi, e raggiunge quattro metri di altezza e spesso anche di più, tutta tronco, totalmente ricoperta di spine, se la tocchi in modo maldestro ti lascia il segno, riesca a produrre fiori così luminosi, che in certo senso fanno luce alla notte.

Il fiore del cactus la possiamo considerare cifra di una bellezza nascosta negli anfratti della vita. Nei volti che ci scivolano addosso o perché andiamo di corsa perché abbiamo premura o perché ci fanno paura e ci chiudiamo in un autismo sociale, in una nicchia dorata che ci soffoca. È bellezza nascosta nelle relazioni quotidiane, che comunque viviamo, ma che spesso rimangono superficiali e strettamente tecniche, professionali, negli avvenimenti quotidiani che diamo sempre per scontati, perché spinosi, e per questo non riusciamo a cogliere questa bellezza e non ci meravigliamo di niente.

Il fatto che non ci meravigliamo più è un brutto segnale, è come se stessimo di fronte a un mondo impoverito, defraudato

Eppure, nella notte di questa vita, se stiamo attenti, vigilanti, c’è sempre un fiore, degli sprazzi di luce, lì dove meno ce lo aspettiamo, che ci  aprono in modo nuovo al cammino della vita.

Se ne incrociato nelle periferie di città, che strutturalmente hanno del disumano, ma lì si incontrano persone che ti stupiscono per la loro umanità. Se ne incontrano in ospedale tra gli ammalati che ti meravigliano perché vivono con grande dignità il dolore, la precarietà, il limite e l’esperienza della morte.

Crediamo che ritorneremo a meravigliarci se, come ci ricorda l’apostolo Pietro, lasceremo esplodere “l’umano nascosto nel cuore”; e questo sarà possibile se impareremo a rischiare uscendo da noi stessi ma anche dal coro abituale per sentire le voci che ci sono fuori, sono tante, bellissime, uniche e ricche di mistero. Questo chiede di liberarci da ogni certezza e di metterci al servizio della vita, di ciò che viene, accettando di essere sempre in qualche misura ignoranti, alla ricerca, con tanta sete di imparare dagli altri.

Se faremo questo esodo facilmente ritorneremo ad osservare e a restare stupiti per un filo d’erba che stranamente riesce a farsi strada e a nascere nel cemento.

È questa la prospettiva in cui vogliamo collocare la monografia del presente quaderno...  (EDITORIALE)



   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)



E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto
I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ 2012
LA CHIESA SI FA DIALOGO A 50 anni dal Concilio Vaticano II



Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto 

I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ 2012

Dal 24 Ottobre al 5 Dicembre presso la sala del convento dalle ore 20.00 alle ore 21.00
 
LA CHIESA 
SI FA DIALOGO
A 50 anni dal Concilio Vaticano II


Leggi il calendario degli incontri (pdf)


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Santa Teresa d'Avila
  (video)

  San Luca (video)


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Centenario della nascita di Albino Luciani, Papa Giovanni Paolo I


Per ricordare il centenario della nascita di Albino Luciani, Papa Giovanni Paolo I riportiamo alcune sue frasi

Vedi anche il nostro precedente post

   34° anniversario dell'elezione a Pontefice di Giovanni Paolo I «Papa del sorriso»


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Cade oggi il centesimo anniversario della nascita di Albino Lucani, l’indimenticato Giovanni Paolo I che fu Pontefice per soli 33 giorni. Una ricorrenza importante non solo per la cifra tonda ma soprattutto perché proprio oggi si compie a Roma un gesto importante nel cammino che potrebbe portare, forse anche in tempi brevi, il "Papa del sorriso" all’onore degli altari. Alla vigilia di questo evento Avvenire ha intervistato il vescovo Enrico dal Covolo, rettore della Lateranense e postulatore della causa di papa Luciani.

  Gianni CardinaleDal Covolo: «Luciani, modello del buon pastore»




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  Beato il grembo...
  Più felice...
  La gioia vera...
  Quando le cose...
  La preghiera non è...
  Se qualche volta...
  La santità non...
  Non permettiamo...
  Quand'è che...
  La parola di Dio...
  Signore prendimi...
  Dobbiamo essere...
  Se tu che sei...

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Il teologo risponde

In alcune chiese alla consacrazione si suona il campanello; in altre no. Vi è una norma od ognuno fa come vuole? 

  Silvano SirboniCampanello nella Messa

La masturbazione è un peccato capitale? Come si distingue dal vizio capitale della lussuria?

  Giordano MuraroMasturbazione peccato capitale?

Risponde il teologo: «Pur capendo le ragioni affettive di tale scelta, le norme della Chiesa, senza giungere a un’esplicita e generalizzata condanna, esprimono profonda contrarietà».

  Silvano SirboniDefunti: le ceneri in casa, posso?


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La Bibbia in un frammento
Le pietre d'inciampo del Vangelo




"In verità io vi dico:
vi sono alcuni,
qui presenti, 
che non morranno 
prima di aver 
visto giungere 
il regno di Dio 
nella sua potenza
".


(Marco 9,1)


  Gianfranco RavasiPresenti all'arrivo del regno


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... Padre Lino Dan, superiore della Comunità dei PP. Gesuiti di S. Fedele, nel presentare il progetto della foresta, ha ricordato come nel giorno dell’anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, sia significativo e bello ricordare il Cardinale C. M. Martini piantando insieme, cristiani ed ebrei, una foresta in suo onore e alla sua memoria; una foresta che andrà sin da subito a simboleggiare in maniera potente e nobile un frutto benedetto del Concilio Vaticano II, ovvero il dialogo ebraico-cristiano.
Rav Alfonso Arbib, Rabbino Capo di Milano, ha chiuso la conferenza stampa osservando come gli alberi siano “un segno di vita e di pace. “E’ bello ed importante che in Israele, che ha tanto bisogno e sete di pace, alberi vengano piantati in memoria di un carissimo amico, grande ed autentico uomo di dialogo e di pace”

 
Una foresta in Israele per il Cardinale Carlo Maria Martini






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«La Chiesa? Troppo ricca e zitta»


«La Chiesa? 
Troppo ricca e zitta»

Parla il gesuita padre Bartolomeo Sorge: «Il Vangelo chiede più profezia. Speriamo che l'Anno della fede porti a riprendere con slancio il rinnovamento rimasto fermo a metà».

È sensazione diffusa che il rinnovamento della Chiesa, iniziato con il concilio Vaticano II, oggi sia interrotto. Troppi,nella Chiesa, preferiscono ancora il vino e gli otri vecchi a quelli nuovi. Lo stallo attuale è dovuto soprattutto alla mancata realizzazione dello “spirito di collegialità”, che è il lascito più importante del Concilio. Manca, nella Chiesa, un vero dialogo: dei vescovi con la Curia romana, delle comunità locali con i loro pastori e, più in generale,della gerarchia con i fedeli laici... Si decide ancora tutto dall’alto. Perciò, al posto della parresia evangelica, crescono nella Chiesa il silenzio e il disinteresse dei fedeli. Non parla più nessuno.
Eppure, oggi più che mai, è necessario che vi sia nella Chiesa un dialogo, aperto e sincero, condotto con amore e stima vicendevoli. Infatti, per la nuova evangelizzazione, più che di decisioni prese dall’alto, c’è necessità di discernimento comunitario; più che di nuove strutture di Curia, c’è bisogno di testimoni, di laici maturi e responsabili. Certo, ai fini dell’evangelizzazione, è importante che la Chiesa collabori lealmente con le istituzioni politiche: ma perché continuare a riporre la fiducia nella diplomazia, nei Concordati, nello scambio di ambasciatori, nelle indebite pressioni sui Governi?
Il Vangelo chiede profezia non diplomazia. La forza della Chiesa sta nella parola di Dio, nella santità dei fedeli, nella predilezione per i poveri, non nel favore dei ricchi e dei potenti di turno o nella protezione dei poteri forti. La Chiesa del Concilio è una Chiesa libera.

   «La Chiesa? Troppo ricca e zitta» di Bartolomeo Sorge


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"Il fuoco del Concilio arde ancora" di Enzo Bianchi


Gli eventi strettamente legati al Concilio Vaticano II – e simbolicamente rappresentativi dell’insieme dei lavori, di tutto il travaglio precedente e della sua portata universale – occupano un periodo di tempo di sette anni, dall’annuncio ad opera di papa Giovanni il 25 gennaio 1959, alla solenne apertura l’11 ottobre 1962, fino alla conclusione presieduta da Paolo VI l’8 dicembre 1965. Questo fa sì che gli anniversari significativi si moltiplichino e, con essi, le occasioni per fare memoria di quell’evento ecclesiale definito da Giovanni Paolo II «La più grande grazia del XX secolo», con ciascuna ricorrenza contrassegnata da una propria specificità. Allora, nel 50° dell’apertura del concilio che ricordiamo in questi giorni, varrebbe la pena soffermarsi maggiormente sulle attese e le speranze suscitate da quell’assise, lasciando la riflessione sui documenti conciliari in sé e la loro interpretazione e ricezione ad altri anniversari più appropriati.
Come ha vissuto la Chiesa nei quasi quattro anni tra l’annuncio del Concilio e la sua apertura? E come il mondo – la società, le nazioni, le culture, la altre confessioni cristiane, le diverse religioni... – ha percepito la gestazione di quell’evento? Non si tratta di intraprendere qui una pur doverosa analisi storica di quel periodo, ma di cercare di discernere i “segni” di quei tempi, di una stagione ecclesiale e mondiale contrassegnata dalla speranza, dalla volontà di non ripiombare più nelle paure e negli orrori di due guerre mondiali, dal desiderio di uscire dalla stretta di un mondo bipolare impegnato nella guerra fredda.

   Il fuoco del Concilio arde ancora di Enzo Bianchi


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Donne e Chiesa - Quella “chiesa rosa” nel Concilio - Donne: figlie di un dio minore?


Al Vaticano II parteciparono come uditrici, senza diritto di parola, 23 “madri”. Anche grazie a loro è finito il monopolio maschile nella teologia

La "Chiesa rosa" nella riforma conciliare. In apparenza il Vaticano II fu un’assise «maschilista», in realtà dopo il Concilio nulla è stato più come prima anche per l’altra metà del cielo. Le donne, come anche i laici, non parteciparono attivamente all’evento religioso più importante del XX secolo: le 23 donne ammesse ai lavori da Paolo VI, a partire dal 1964, erano uditrici senza diritto di parola. Ma la ricerca storica ha ricostruito il peso che queste donne, ammesse in aula con il velo nero in testa e che i padri sinodali chiamarono «madri», esercitarono nel sollecitare il Vaticano II a porsi problemi reali sulla condizione femminile e sui diritti delle donne. Anche per questo nella Chiesa cattolica ora esistono delle teologhe: grazie al Concilio è finito il monopolio maschile sulla teologia.
«Un momento di confronto» per «rendere ragione» del modo in cui la Chiesa Cattolica «ha saputo riconoscere nella differenza di genere un contributo di intelligenza e una riserva di entusiasmo», è stato promosso dalle teologhe italiane in occasione del 50° anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II. Il convegno, dal titolo «Teologhe rileggono il Vaticano II. Assumere una storia, preparare il futuro», si è svolto il 4 ottobre al Pontificio Ateneo Sant'Anselmo e ha visto la partecipazione di storici e teologi provenienti da tutto il mondo, tra i quali Hervè Legrand, Gerald Mannion, Maureen Sullivan, Massimo Faggioli, Tina Beattie e Mercedes Navarro Puerto.
Il 6 ottobre, all'auditorium di via della Conciliazione, si è tenuto «Tantum aurora est. Donne, Vaticano II, futuro», un momento di festa per riflettere sulla presenza delle donne nella Chiesa post-conciliare. Marinella Perroni è dottore in teologia, insegna Nuovo Testamento in una università pontificia, ha per studenti anche dei sacerdoti, è presidente del «Coordinamento teologhe italiane»(Cti). Senza il Concilio ecumenico Vaticano II una figura come la sua semplicemente non sarebbe mai esistita. 
Sta in questa constatazione il segno di una delle maggiori eredità del Concilio, al quale furono ammesse 23 “madri”. 

  Quella “chiesa rosa” nel Concilio

Quando, in Germania, i giornalisti ebbero la prima occasione di incontrare i partecipanti alla riunione preparatoria del Concilio Vaticano II, fu la giovane teologa Josefa Theresia Münch ad attirare l’attenzione della stampa sulla discriminazione di genere nella Chiesa chiedendo, con un guizzo pertinente e provocatorio, se le donne fossero state invitate al Concilio. Il direttore del centro stampa tedesco per il Concilio rispose, a mo’ di battuta: “No, ma è confortante! Al Concilio Vaticano III le donne saranno certamente presenti!
. Le donne, invece, ci furono, al Vaticano II. Furono ventitré, meno dell’1% dei partecipanti, ammesse per la prima volta ai lavori conciliari. Dieci religiose e tredici laiche
. Furono selezionate secondo criteri di internazionalità e rappresentatività, a motivo delle loro forti personalità e capacità di influenza, per la provenienza geografica, la rappresentanza di altri riti, per storie personali...

Le donne ci furono in quella straordinaria assemblea: nelle intenzioni di papa Giovanni XXIII avrebbe dovuto promuovere un’ autentica inversione di rotta nel rapporto della Chiesa con l’umanità, ancora tramortita dal trauma dei due conflitti mondiali. “Bene, ciò dimostra che le donne fanno parte della razza umana. Metà di essa se ne stava dimenticando”, ebbe a chiosare Catherine McCarthy, uditrice proveniente dal laicato americano. Per Madre Sabine Valon, si trattò del “passaggio dalla sala d’attesa al soggiorno”, mentre nelle parole di Margarita Moyano Llerena: “le donne sempre vanno alla fine, però è importante, infine, che vadano”.
Così fu: molto importante. La loro presenza doveva essere silenziosa– “le donne tacciano in assemblea” (I Cor 14.34), fu il mantra ripetuto ad ogni tentativo di dare voce alle uditrici in sede plenaria. Le donne dovevano avere una funzione di rappresentanza “significativa ma quasi simbolica”, secondo le parole di Paolo VI. Ma le ventitrè donne non furono né silenziose né simboliche. La partecipazione al Concilio era un’occasione storica imperdibile.

  Donne: figlie di un dio minore?

Leggi anche i nostri precedenti post
  • "Le madri del Vaticano II" Ventitré donne che hanno rappresentato una svolta importante nella storia della Chiesa
  • Roma 4/6 ottobre Convegno teologico internazionale “Teologhe rileggono il Vaticano II. Assumere una storia, preparare il futuro”
  • Donne e ministerialità nella chiesa


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C’era voluta l’osservazione del cardinale di Bruxelles, Léon-Joseph Suenens, perché le donne facessero il loro ingresso al Vaticano II. Il padre conciliare, rivolgendosi agli altri 2.500vescovi, aveva esclamato: «Dov’è l’altra metà della Chiesa?». Sarà poi all’inizio della terza sessione del Concilio, martedì 8 settembre 1964, che Paolo VI annuncerà ufficialmente la presenza di uditrici al Concilio. Il 25 dello stesso mese la franceseMarie-Louise Monnet entra per prima in aula.

  Annachiara Valle: Donne, il Concilio in rosa


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MOSAICO DI PACE - OTTOBRE 2012 - Editoriale: "Concilio giovane" di mons. Luigi Bettazzi - Il ricordo del Cardinale Martini: "La Chiesa e la politica" di mons. Giovanni Giudici


MOSAICO DI PACE OTTOBRE 2012
Editoriale
Concilio giovane di mons. Luigi Bettazzi 
(Vescovo emerito di Ivrea e già presidente di Pax Christi Internazionale)
Cari giovani, 
non meravigliatevi se vi scrive un quasi novantenne. Ho avuto la fortuna (la grazia!) di partecipare come giovane vescovo al Concilio Vaticano II (la grande Assemblea di tutti i vescovi del mondo, iniziata l’11 ottobre 1962) e sento il compito di richiamarne il valore per la Chiesa cattolica e per il mondo. Mi affido alla vostra comprensione e... fantasia (nell’ultimo libro “Il Concilio, i giovani”, ho dovuto aggiungere, per correttezza, “e popolo di Dio”). 
Tra i sedici Documenti espressi da questo Concilio, quattro sono i più rilevanti e si chiamano “Costituzioni”: la prima sulla liturgia (“Sacrosantum Concilium”), una sulla Parola di Dio (“Dei Verbum”), la terza sulla Chiesa in sé (“Lumen gentium”), l’ultima sulla Chiesa nel mondo contemporaneo (“Gaudium et spes”). 
Quest’ultima Costituzione fu una novità imprevista, perché si rivolge non solo ai cristiani, ma “a tutti gli uomini di buona volontà” (come già aveva fatto la grande Enciclica di Giovanni XXIII sulla pace, la “Pacem in terris”). In realtà, essa richiama i grandi valori umani, da quelli della persona alla cultura, dalla famiglia all’economia e alla pace. 

  Concilio giovane di Luigi Bettazzi 

La Chiesa e la politica
di mons. Giovanni Giudici 
(Vescovo di Pavia, presidente di Pax Christi Italia)
Ricordiamo Martini: un uomo di Dio, testimone del primato dello Spirito. Libero, aperto al dialogo e all’accoglienza, attento alla cura degli ultimi.
Del cardinal Martini sono stati descritti tratti di fisionomia in maniera rispettosa, ma anche caricature abbozzate da osservatori improvvisati e superficiali. Vorrei delineare qui alcuni aspetti del suo ministero, riflettendo in un secondo tempo sulla sua testimonianza sui cammini della pace. 
Tutto, nella vita, nell’azione e nella parola di Martini, lo qualifica come anzitutto ed essenzialmente un uomo di Dio e in particolare un religioso nel senso pieno e alto della parola. Il card. Martini è stato, infatti, un uomo di Chiesa nel quale la persuasione del primato dello Spirito ha sempre dominato sulla fedeltà e sull’amore con cui ha servito l’istituzione ecclesiastica. Lo Spirito è stato da lui ricercato, con semplicità e con tenacia, nella vita e nei doni delle persone, negli avvenimenti ecclesiali e nei fatti che costituiscono la storia. Attenzione allo Spirito, alla sua sovrana libertà e nella sua sorprendente creatività, significava per lui operare per una Chiesa che, proprio in quanto docile allo Spirito del suo Signore, fosse libera, povera, sciolta. Aggettivo quest’ultimo, da lui spesso utilizzato nel qualificare la Chiesa. 

  La Chiesa e la politica di Giovanni Giudici 


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Don Tonino Vescovo secondo il Concilio


Un vescovo secondo Concilio di Tonio Dell'Olio e Renato Sacco

A 50 anni dal Concilio Vaticano II, è doveroso ricordare don Tonino “un vescovo secondo il Concilio”. Era anche il titolo del convegno tenutosi a Molfetta, a 10 anni dalla sua morte, il 24-25-26 aprile 1993... 
Ma don Tonino, più che parlare del Concilio, ha fatto scelte ispirate al Concilio. Anzitutto le sue prime parole in merito al Concilio (era stato anche a Roma qualche tempo, chiamato dal suo vescovo) erano anche un po’ perplesse, come lui stesso annota in alcuni appunti: “Qui sono di una lentezza esasperante, sabato si riunirono tutti i vescovi per la prima discussione e, dopo un’ora, se ne uscirono senza aver combinato niente”. 
Ma sono le scelte da lui fatte a essere pienamente e profeticamente conciliari. Riportiamo qualche brano del suo Progetto Pastorale del 25 dicembre 1984: “Insieme alla sequela di Cristo sul passo degli ultimi”...

  Un vescovo secondo Concilio di Tonio Dell'Olio e Renato Sacco

  la scheda del libro “Don Tonino Vescovo secondo il Concilio”


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Gesù indignato di Juan José Tamayo


Gesù indignato di Juan José Tamayo

Il movimento degli Indignati non è estraneo al cristianesimo, anzi vi è molto vicino poiché l’indignazione è una delle caratteristiche più importanti della figura del suo fondatore, Gesù di Nazareth. Mi concentrerò sul potere economico, perché è proprio in questo ambito che il conflitto del Nazareno si fa più radicale e senza compromessi nel ritenere che la ricchezza genera povertà, la vera rivale di Dio, e i ricchi, con il loro stile di vita arrogante, dimostrano grande insensibilità nei confronti dei poveri. È per questo che Gesù stabilisce l’incompatibilità totale tra Dio e l’accumulo di beni. Vediamo come si manifesta la sua resistenza e indignazione verso i poteri economici. 
Quello di Gesù è uno stile di vita povero, distaccato, itinerante, non legato alla ricchezza. Le tradizioni evangeliche lo ritraggono come una persona priva di stabilità: a) non ha fissa dimora, non possiede una casa stabile e ai suoi più stretti seguaci chiede di lasciare case e fattorie per seguirlo e condividere il suo stile di vita; b) non è legato alla famiglia. È artefice di un cambiamento nella concezione dei rapporti di parentela: questi non si basano su legami di sangue, ma nell’ascolto e nella pratica della parola di Dio e nella possibilità per gli esclusi; c) vive senza possedimenti, non ha soldi in tasca, e così può sfidare il potere economico e rimproverargli la sua condotta sleale; d) rinuncia alla sicurezza personale. Vive senza protezione e si sente indifeso di fronte alle continue aggressioni di cui è oggetto. La mancanza di protezione lo porta all’arresto, alla condanna e all’esecuzione. 

  Gesù indignato di Juan José Tamayo



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Oggi mi trovo qui come unico testimone italiano del Concilio. Ritengo che questo sia un fatto importante perché, quando parliamo del Vaticano II, va rimarcato che molte cose non si trovano né nei verbali né nei documenti ufficiali. Le troviamo invece negli atteggiamenti, nelle reazioni, financo nei commenti al bar di vescovi, abati e delegati apostolici, che solo chi c’era può raccontare. Procederò quindi per brevi suggestioni riguardanti alcuni dei temi che sono stati sollevati anche oggi e che ritengo tuttora attuali. Nel fare ciò, racconterò anche alcuni episodi.

  Giovanni FranzoniQuello che i documenti non dicono

... Dunque c’è un ruolo dei discepoli nella formazione e nell’incremento della tradizione apostolica. E siccome il Vaticano II è stato un momento privilegiato nella storia di questa Tradizione ecclesiale, la domanda è quale parte noi discepoli abbiamo avuto nel Concilio e quale ruolo abbiamo adesso nella sua ricezione e trasmissione. La nostra assemblea nasce da qui...

  Raniero La ValleIl Concilio nelle mani del popolo di Dio

Una lezione comunque che abbiamo ricevuto da questo Concilio è che la tradizione non equivale alla fissazione del passato, bensì, secondo l’etimologia (tradere è trasmettere, tradizione è trasmissione), è «aggiornare», secondo la formulazione di papa Giovanni, è dire le verità di sempre in modo adatto al giorno d’oggi.
Diceva padre Congar – poi diventato cardinale – che un Concilio ottiene i frutti più pieni dopo cinquant’anni. Preghiamo il Signore che sia proprio così!

  Luigi BettazziIn attesa dei frutti del Concilio


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CHIESA E SOCIETA' /

 interventi ed opinioni

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47ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2013 "Reti sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione"


Un grande e inedito tema per la 47ª Giornata mondiale delle comunicazioni

Le «reti sociali» proprio no, non erano mai apparse nel titolo di un documento papale; e forse anche per questo il tema di questa 47ª Giornata mondiale – "Reti sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione" – riporta in mente un altro termine che poco meno di cinquant’anni fa apparve per la prima volta nel vocabolario già allora specialistico di stampa e dintorni: comunicazioni sociali.
Il tempo era quello del Concilio, il documento il primo in assoluto di tutta la produzione dei padri, l’Inter Mirifica, la carta costitutiva del sistema comunicazione messo in piedi dalla Chiesa. C’è insieme aria di Concilio e di futuro nel messaggio che dà il via alle diverse fasi di una Giornata che parte dal tema, prosegue con il testo del messaggio – il 24 gennaio – e si conclude nella celebrazioni di maggio. Un itinerario che somiglia alla trama di un racconto, per dire che si è giunti forse a un’altra svolta, proprio come quella conciliare. Le comunicazioni sociali di allora e le reti sociali di oggi: mezzo secolo di distanza, rivoluzioni alle spalle, muri e barriere abbattuti, e gli "strumenti" un tempo sussidiari della comunicazione saliti imperiosamente in cattedra.

   Nelle «reti sociali», sulla soglia delle nuove case dell’uomo

Sarà uno dei fenomeni più significativi nell’orizzonte dei media digitali, quello delle reti sociali, a occupare il cuore della riflessione della prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si terrà il 12 maggio 2013 (domenica che precede la Pentecoste) nel segno del tema «Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione».
Tema, che, come di consueto, è stato reso noto dal Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali nel giorno della festa liturgica degli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele. In questo modo di fatto il cammino di preparazione all’evento s’intreccia con il cammino pastorale di tutto l’anno e avrà il suo culmine con la pubblicazione del messaggio del Papa, diffuso nel giorno di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, il 24 gennaio.
In una nota del Pontificio Consiglio, inoltre, si sottolinea che il tema della Giornata (l’unica istituita dal Concilio Vaticano II) è stato scelto dal Papa «nel contesto dell’Anno della Fede». Un’indicazione, scrive il Dicastero vaticano, che ricorda come «una tra le sfide più significative dell’evangelizzazione oggi sia quella che emerge dall’ambiente digitale»

   Sulle reti sociali la Giornata delle comunicazioni 2013

Nel contesto dell’Anno della Fede, Benedetto XVI quest’anno, formulando il tema della 47.a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali invita a riflettere sui networks sociali, usando le splendide metafore della “porta” e dello “spazio” e collegando ad esse la verità, la fede e l’evangelizzazione. Il gesto è sorprendente. Il tema infatti è: ”Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione”. 
Perché? Qual è il significato profondo di questo messaggio?

   Primo commento al tema del Messaggio del Papa per la 47a Giornata Mondiale delle Comunicazoni Sociali (2013)

Il gesuita p. Antonio Spadaro, direttore di "La Civiltà Cattolica", spiega quali enormi potenzialità e quali insidie presenti all'uomo e al cristianesimo la grande Rete.
La chiave è il discernimento.
È gesuita ma ha il web come vocazione seconda al quale ha dedicato numerosi studi, un blog molto cliccato e svariati libri. L’ultimo s’intitola Cyberteologia. Pensare il Cristianesimo ai tempi della Rete. Padre Antonio Spadaro, 45 anni, dall'ottobre scorso è anche direttore de La Civiltà Cattolica, la prestigiosa rivista che da 162 anni viene pubblicata con l’imprimatur della Segreteria di Stato vaticana. È su Facebook e su Twitter. 
Il suo approccio al mondo della Rete rovescia molti luoghi comuni: «Si tratta di capire», dice, «non tanto come Internet può aiutare la Chiesa ma come la fede può aiutare e comprendere meglio il significato profondo della Rete, il suo ruolo nella storia dell’umanità». 
In che modo la comunicazione tecnologica può incoraggiare il Cristianesimo a creare una coscienza comune? 

   Spadaro: Internet ci porta a Dio di Antonio Spadaro

   dal sito della Santa Sede: TEMA DELLA GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI 2013 


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Già Pio XII notava che le invenzioni tecniche, «benché frutti dell’ingegno e del lavoro umano, sono tuttavia doni di Dio, nostro creatore, dal quale proviene ogni opera buona: “Egli, infatti, non solo ha dato l’esistenza al creato, ma lo stesso creato conserva e sviluppa”». Il Pontefice nel 1957 dunque inquadrava le applicazioni tecnologiche della comunicazione tra i doni che Dio elargisce per lo sviluppo della creazione.

  Antonio SpadaroTra le meravigliose invenzioni tecniche

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 BENEDETTO XVI
 



      Angelus/Regina Cæli - 14 ottobre 2012

 
    Udienza - 17 ottobre 2012, L'Anno della Fede. Introduzione

      Discorso - Intervista al Santo Padre dal film "Bells of Europe - Campane d'Europa: un viaggio nella fede attraverso l'Europa" (15 ottobre 2012)

     Messaggio - in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2012 (16 ottobre 2012)

 
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