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N. B. La Lectio a cura di Fr. Egidio Palumbo sarà sospesa e riprenderà in Ottobre
La Preghiera dei fedeli e l'Omelia vengono aggiornate appena disponibile (di norma rispettivamente la domenica e il lunedì)
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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Aggiornato il 13/10/2012
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Giornata mondiale dell'alimentazione, 16 ottobre 2012 Le cooperative agricole nutrono il mondo
Le cooperative agricole sono al centro della Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2012.
Il
tema prescelto, annunciato ogni anno a primavera dall’Organizzazione
delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), mette in
rilievo le osservanze della Giornata Mondiale dell’Alimentazione e crea
consapevolezza e conoscenza riguardo alle misure necessarie per porre
fine alla fame nel mondo.
“Le
cooperative agricole nutrono il mondo” è la dicitura ufficiale del tema
della Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2012, scelto per
sottolineare il ruolo fondamentale che svolgono le cooperative per
migliorare la sicurezza alimentare e per eliminare la fame nel
mondo”.
L’interesse
nelle cooperative e nelle organizzazione rurali viene inoltre
evidenziato nella decisione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite
di designare il 2012 come “Anno Internazionale delle Cooperative”. (fonte: FAO)
video
il messaggio (pdf)
del Direttore Generale della FAO, José Graziano da Silva per la
Giornata mondiale dell’alimentazione 2012 Guarda la Galleria fotografica
Il 5% degli italiani non ha abbastanza cibo e bussa alle porte delle
associazioni no profit per chiedere un pacco alimentare. I dati li ha
diffusi oggi la Coldiretti in occasione della Giornata mondiale
dell’alimentazione 2012 che si celebra il 16 ottobre.
Sono
3,3 milioni gli italiani poveri che hanno avuto bisogno di un sostegno
alimentare. Ma l’allarme si estende a tutti i Paesi ricchi dove, nel
triennio 2010-2012, è aumentato del 7% il numero di chi non ha a
disposizione cibo a sufficienza per alimentarsi correttamente. Il 12,5%
della popolazione, stando ai dati Fao, per un totale di 868 milioni di
persone.
Giornata mondiale dell'alimentazione: è allarme cibo nei paesi ricchi
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Giornata Mondiale del Rifiuto della Miseria
All'origine di questa Giornata: un uomo che ha vissuto l' estrema povertà
... Una certezza anima padre Joseph: "La miseria é opera degli uomini, solo gli uomini posso distruggerla"...
il
17 ottobre 1987, a Parigi, rispondendo all'appello di padre Wresinski,
più di 100.000 persone espressero la necessità di unirsi per far
rispettare i diritti dell' uomo, riunendosi attorno al Sagrato del
Trocadero, nel luogo dove fu firmata la Dichiarazione Universale dei
Diritti dell' Uomo.
In questa occasione, fu incisa una lapide, la quale afferma che i più poveri sono le creature di un' umanità fraterna.
Vi si puo' leggere l' appello di padre Joseph: "LADDOVE
GLI UOMINI SONO CONDANNATI A VIVERE NELLA MISERIA, I DIRITTI DELL’UOMO
SONO VIOLATI. UNIRSI PER FARLI RISPETTARE E’ UN DOVERE SACRO."
Questo
raduno ha istituito il 17 ottobre, Giornata Mondiale del Rifuto della
Miseria. Tale Giornata é stata riconosciuta ufficialmente dalle Nazioni
Unite il 22 dicembre 1992...
L’iniziatore di questa giornata: padre Joseph Wresinski (1917-1988)
Testimonianze
Eventi
Unisciti anche tu! Firma l' Appello!
Strumenti
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La crisi economica e la famiglia
Questo
non sarà un autunno sereno per le famiglie italiane, che trascorreranno
questi pochi mesi prima del Natale con ansie, preoccupazioni e,
talvolta, negli stenti. Lo conferma una indagine su 'I comportamenti
degli italiani nel tempo della crisi', realizzata da Coldiretti-Swg e
presentata nel corso del Forum Internazionale dell'Agricoltura e
dell'Alimentazione, a Cernobbio.
Autunno amaro per gli italiani: in crisi 1 famiglia su 4
La
crisi ha anche qualche effetto positivo sulla spesa degli italiani. Se
purtroppo una famiglia su quattro in autunno potrebbe trovarsi in
difficoltà economiche con l'arrivo dell'autunno, le famiglie sono
diventati dei "detective" tra i banchi dei supermercati o dei mercatini
rionali, a caccia dei prodotti che costano meno (si spera senza
rinunciare alla qualità). Ma soprattutto 2 italiani su 3 tagliano gli
sprechi a tavola. E il 59 per cento delle famiglie torna a cucinare i
"piatti degli avanzi". E' un male? Direi di no.
Detective della spesa
«L’attuale
sistema di welfare è incapace di farsi carico delle nuove forme di
povertà, delle nuove emergenze sociali che derivano dalla crisi
economica e finanziaria».
Questa
affermazione, contenuta nel rapporto sulla povertà in Italia che la
Caritas ha presentato ieri, dovrebbe essere posta alla base di ogni
riflessione in materia di politica economica e sociale, riforme del
welfare, misure per il risanamento, interventi per la crescita, leggi
di stabilità, provvedimenti per adeguarsi alle richieste europee e
quant’altro un esecutivo può avere in serbo per fronteggiare e tentare
di governare la crisi in corso...
In
una crisi di dimensioni epocali, dove l’esigenza del risanamento
costringe a scelte difficilissime e impegnative, con ricadute sociali
evidenti e anche assai dolorose, di tutto c’è bisogno fuorché di misure
– per dirla con le parole che il presidente delle Acli Andrea Olivero
ha usato in una recente intervista all’Unità – che non da tecnici sono
state messe a punto, ma da "burocrati" e "funzionari" capaci di
superare la volontà dei ministri, a loro volta miopi nella volontà di
leggere la complessità e i bisogni della società italiana. Tutto può
essere modificato, risanato, tagliato o incrementato, l’Iva come l’Imu
o l’Irpef, ma è la politica che deve essere abile nell’individuare le
priorità da salvaguardare o esentare nei modi possibili.
E
tuttavia non può essere incolpata la politica se la stessa società non
è in grado, in una fase così complessa, di sfrondare il dibattito dal
superfluo, dalle diatribe non necessarie, per intendersi su che cosa
dovrebbe essere considerato veramente indispensabile, fondamentale. E
se non sono essenziali i bambini, le famiglie, l’economia civile, che
cosa lo è?
Povertà e priorità
E'
disponibile in versione integrale, insieme a un dépliant di sintesi, il
nuovo Rapporto Caritas 2012 su povertà ed esclusione sociale
in Italia, dal titolo "I ripartenti. Povertà croniche e inedite.
Percorsi di risalita nella stagione della crisi".
Anche quest'anno la presentazione del Rapporto si collega alla
"Giornata internazionale di lotta alla povertà" (17 ottobre), e al suo
interno sono riportati i dati del fenomeno provenienti dalle 220
Caritas diocesane, le principali tendenze di mutamento, i percorsi di
presa in carico delle persone, i progetti anti-crisi economica delle
diocesi, la mappa dei servizi socio-assistenziali delle chiese locali e
i dati sul “Prestito della Speranza”.
Leggi:
- Rapporto in versione integrale (pdf)
- Sintesi dei principali dati (pdf)
- comunicato stampa (pdf)
Guarda:
- il video di introduzione di don Francesco Soddu (Direttore Caritas Italiana)
- le slides di presentazione dei principali contenuti del Rapporto
...
Se è vero che la crisi che stiamo vivendo è una crisi sociale oltre che
economica, è necessario oggi guardare alla componente fondamentale
della società civile, cioè la famiglia fondata sul matrimonio, per
considerarne meglio e più l’importanza nella ricostruzione della
comunità nazionale ed europea. In particolare, i problemi del lavoro
stanno incidendo sempre più drammaticamente nei già fragili equilibri
della famiglia, la cui tenuta è però l’unica garanzia di salvaguardia
di quei valori capaci di tenere unita una società in preda, come negli
ultimi anni, dell’incertezza e della crisi. E’ su questi temi che si focalizzerà il convegno internazionale “La Famiglia e il lavoro. Compatibilità e problemi di fondo”
I PROBLEMI DELLA FAMIGLIA DAVANTI ALLA CRISI
Crisi, la famiglia paga per tutti
Un
convegno promosso da Famiglia Cristiana e Centromarca ha affrontato,
con il ministro Riccardi, il difficile equilibrio tra rigore, sviluppo
ed equità.
Riccardi: "Troppo individualismo"
La sintesi della ricerca
Sciortino: "Un nuovo patto tra Stato e famiglia".
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Oltre
6 milioni di pasti erogati in un anno, pari a una media di 16.514 al
giorno, nelle 449 mense sparse su tutto il territorio nazionale: sono i
numeri del 2011 della Caritas, che danno un'idea del fenomeno delle
persone, in Italia, che non riescono a soddisfare in modo autonomo un
bisogno fondamentale come è quello alimentare.
AVVENIRE: Nuove povertà, la Caritas nella trincea dell'assistenza
Nella
sua tagliente e brillante vivisezione dell’attuale stato di
diseguaglianza, Daniel Dorling, docente di Geografia umana
all’Università di Sheffield, suggerisce enfaticamente che «la
diseguaglianza sociale nei Paesi ricchi persiste a causa della continua
credenza nei dogmi dell’ingiustizia, e per la gente sarebbe un trauma
scoprire che potrebbe esserci qualcosa di sbagliato nel tessuto
ideologico della società nella quale viviamo». Questi dogmi vengono
sempre difficilmente verificati, controllati e meditati; sono le
tacite, raramente articolate credenze attraverso le quali pensiamo,
senza renderci conto che in questo modo ci formiamo opinioni che non
hanno altro fondamento se non queste stesse credenze.
Zygmunt Bauman: Diseguaglianza, la partita è truccata
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Rapporto sulla libertà religiosa: cristiani sempre nel mirino
... Si riscontra invece una tendenza positiva in termini di
consapevolezza relativa al tema della libertà religiosa nell’opinione
pubblica, dovuta in gran parte all’aumento della copertura mediatica e
ad una maggiore disponibilità d’informazioni. Ne
sono prova gli interventi legislativi di vari stati Europei e l’impegno
mostrato dagli organi legislativi e dai governi nazionali – come i
parlamenti italiano, belga e tedesco – le numerose dichiarazioni del
Parlamento Europeo, come pure l’impegno di alcune organizzazioni
internazionali, nel portare all’attenzione il tema della persecuzione
religiosa...
Rapporto sulla libertà religiosa: cristiani sempre nel mirino
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Cosa
vuoi fare da grande? Il magistrato! Perché? Per combattere la mafia, la
corruzione, l’evasione. Sei sicuro sia la strada giusta? Certo. Cosa
altrimenti?
Non
sembra essere della stessa opinione Gherardo Colombo dopo trentatré
anni in magistratura. Giudice, poi pubblico ministero ed ancora
giudice. S’è dimesso perché indagine dopo indagine, processo dopo
processo, sentenza dopo sentenza, s’è convinto che gli sarebbe stato
impossibile contribuire a rendere l’amministrazione della giustizia
meno peggio di quel che è. Sue parole: “accertare i reati non basta”.
Non è proprio una resa ma da tempo preferisce concentrarsi su ciò che
ha da sempre fatto nel “tempo libero”: narrare, incontrare, scambiare,
formare, forgiare, credere nei giovani. Et voilà. Un giudice vagabondo
tra scuole, università, parrocchie, circoli ed in qualunque altro posto
lo invitino a dialogare sul tema delle regole. Ha avuto una media di
400 incontri all’anno che, per fortuna, è calata da quando è diventato
consigliere RAI.
Basta
prenotarsi e lui viene “subito”. Tempo due anni. Ma il suo team dispone
di ottimi formatori che sono in grado di sostituirlo al meglio.
Secondo
Colombo la giustizia non può funzionare se i cittadini (badate bene non
i politici o, meglio, non solo) non comprendono il perché delle regole.
Se non lo comprendono tendono ad eluderle, quando le vedono faticose,
ed a violarle, quando non rispondono alla loro volontà. Perché la
giustizia funzioni è necessario che cambi questo rapporto. Dal basso.
Sulle regole
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Se
il ministro Severino davvero pensa che siamo davanti a una seconda
Tangentopoli, e a crimini ancora più devastanti perché "lucrare sul
denaro pubblico mentre ai cittadini vengono chiesti sacrifici è di una
gravità inaudita", allora bisogna che subito, senza dar tempo al tempo,
il governo metta ai voti una legge contro la corruzione: una legge che
impedisca questo delinquere che imperversa sfacciatamente, e che non è
una seconda Tangentopoli ma un'unica storia criminale, che indisturbata
persiste da vent'anni e perfino cresce.
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«La
scuola del futuro? Sarà come un centro civico». Lo ha affermato il
ministro della Pubblica istruzione Francesco
Profumo intervenendo
in collegamento video alla convention dell’associazione nazionale
Diesse (Didattica e Innovazione Scolastica) che si è conclusa domenica
a Bologna.
Stefano Andrini: Profumo: «La scuola del terzo millennio? Nuovi spazi e apertura no stop»
Il comma 42 dell’art. 3 della
Legge di Stabilità che presto approderà alle Camere contiene misure
che, a decorrere dal 1° settembre 2013, estendono l’orario di impegno
per l’insegnamento del personale docente della scuola secondaria di
primo e di secondo grado, incluso quello di sostegno, dalle attuali 18
a 24 ore settimanali. Immediata e durissima, non si è fatta attendere
la reazione degli insegnanti, delle organizzazioni sindacali,
dell’opinione pubblica e, persino, degli stessi partiti che sostengono
il Governo.
Andrea Raciti: Da 18 a 24 ore: luoghi comuni e verità sul lavoro degli insegnanti
Egregio Signor Ministro,
ho letto come tutti la sua proposta di aumentare dall’anno prossimo a
noi professori l’orario a 24 ore di docenza in classe. Gratis,
naturalmente, nel senso che queste ore in più non saranno seguite da
alcun aumento di stipendio. Ce lo chiede l’Europa, dice lei, per
adeguarci agli standard degli altri paesi comunitari. E sarà vero, se
Lei lo dice. Ma, da docente, non capisco perché, a questo punto, anche
il mio stipendio non si dovrebbe adeguare a quello dei colleghi
stranieri, che è notevolmente più alto.
Ma anche lasciando stare i soldi, Egregio Signor Ministro, a farmi star
male è proprio tutto il tono delle interviste da Lei rilasciate
sull’argomento, a cominciare da quel “Con gli insegnanti ci vuole il
bastone e la carota” citato nell’incipit.
Mariangela Galatea Vaglio: Lettera molto seria di una insegnante al Ministro Profumo
Nella legge di stabilità si
affaccia la proposta di aggiungere sei ore all’orario di lavoro dei
docenti delle medie e delle superiori senza compenso aggiuntivo. Ma se
nemmeno mi adegui lo stipendio e me lo hai bloccato come fai a propormi
una cosa simile?
Di mio non sarei contraria, anzi, sarei entusiasta, di avere
riconosciuto il valore quantitativo e qualitativo del mio lavoro, di
quello che faccio adesso, perché oltre alle mie 18 ore sulla carta,
trascorse con 9 classi, cioè 250 alunni circa, passo i pomeriggi
e le domeniche a casa a lavorare comunque, tra correzioni di compiti e
preparazione di lezioni. L’introduzione del registro elettronico poi
prevede un lavoro giornaliero di registrazione a scuola di circa un’ora
o più oltre le lezioni. Ma così non è. Nemmeno nella coscienza
dell’opinione pubblica.
Mila Spicola: Sei ore in più per i docenti? Anche 15 ma pagamele
Il Ministro
dell’istruzione Francesco Profumo dal 1 settembre 2013
vuole aumentare l’orario di servizio del personale docente
della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado
a parità di stipendio.
Controproposta: perché non mettiamo il cartellino da timbrare anche per i docenti?
Alex Corlazzoli: Scuola, più ore stesso stipendio. Io voglio timbrare il cartellino
“LA SCUOLA DEPREDATA. MA È UNA BEFFA?”
……..Intanto sfumano decine di migliaia di posti di lavoro sia pur
precari, crollano le speranze di tanti giovani, svaniscono
le attese dei meno giovani. Cosa faranno?
La scuola ha dato già troppo per il risanamento dell’economia
italiana, dopo anni di penalizzazioni meriterebbe ben altra
considerazione.
UCIIM: Lettera aperta al Governo (pdf)
L’Italia è l’unico Paese
d’Europa ad aver integralmente superato il modello delle scuole
speciali, come risulta dal recente rapporto, Education and disability,
della Commissione europea. Pur partendo da questo primato, però, in
nome del contenimento della spesa, negli ultimi anni alla scuola
italiana è stato chiesto un grosso sacrificio in termini di risorse,
che ricade significativamente sulla qualità della didattica e, con
essa, sul diritto allo studio degli alunni con disabilità. Al MIUR si
sono susseguiti tecnici e ministri che hanno affermato nel tempo il
valore di una scuola di qualità. Alle loro parole, però, sono seguiti
solo tagli.
Tina Naccarato: In tutto il Paese permangono barriere architettoniche, problemi edilizi, tagli al sostegno e agli assistenti
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“E Dio vide che era cosa buona”
HOREB n. 62 - 2/2012
TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
Il
cactus è lì con i suoi fiori aperti, bellissimi. È uno spettacolo che
si ripete e ogni volta sorprende, stupisce. Meraviglia che questa
pianta, cresce anche in luoghi aridi, e raggiunge quattro metri di
altezza e spesso anche di più, tutta tronco, totalmente ricoperta di
spine, se la tocchi in modo maldestro ti lascia il segno, riesca a
produrre fiori così luminosi, che in certo senso fanno luce alla notte. Il
fiore del cactus la possiamo considerare cifra di una bellezza nascosta
negli anfratti della vita. Nei volti che ci scivolano addosso o perché
andiamo di corsa perché abbiamo premura o perché ci fanno paura e ci
chiudiamo in un autismo sociale, in una nicchia dorata che ci soffoca.
È bellezza nascosta nelle relazioni quotidiane, che comunque viviamo,
ma che spesso rimangono superficiali e strettamente tecniche,
professionali, negli avvenimenti quotidiani che diamo sempre per
scontati, perché spinosi, e per questo non riusciamo a cogliere questa
bellezza e non ci meravigliamo di niente. Il fatto che non ci meravigliamo più è un brutto segnale, è come se stessimo di fronte a un mondo impoverito, defraudato Eppure,
nella notte di questa vita, se stiamo attenti, vigilanti, c’è sempre un
fiore, degli sprazzi di luce, lì dove meno ce lo aspettiamo, che
ci aprono in modo nuovo al cammino della vita. Se
ne incrociato nelle periferie di città, che strutturalmente hanno del
disumano, ma lì si incontrano persone che ti stupiscono per la loro
umanità. Se ne incontrano in ospedale tra gli ammalati che ti
meravigliano perché vivono con grande dignità il dolore, la precarietà,
il limite e l’esperienza della morte. Crediamo
che ritorneremo a meravigliarci se, come ci ricorda l’apostolo Pietro,
lasceremo esplodere “l’umano nascosto nel cuore”; e questo sarà
possibile se impareremo a rischiare uscendo da noi stessi ma anche dal
coro abituale per sentire le voci che ci sono fuori, sono tante,
bellissime, uniche e ricche di mistero. Questo chiede di liberarci da
ogni certezza e di metterci al servizio della vita, di ciò che viene,
accettando di essere sempre in qualche misura ignoranti, alla ricerca,
con tanta sete di imparare dagli altri. Se
faremo questo esodo facilmente ritorneremo ad osservare e a restare
stupiti per un filo d’erba che stranamente riesce a farsi strada e a
nascere nel cemento. È questa la prospettiva in cui vogliamo collocare la monografia del presente quaderno... (EDITORIALE)
Editoriale (pdf)
Sommario (pdf)
E' possibile richiedere copie-saggio gratuite: CONVENTO DEL CARMINE 98051 BARCELLONA P.G. (ME) E-mail: horeb.tracce@alice.it
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Fraternità
Carmelitana di Pozzo di Gotto
I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ 2012
LA CHIESA SI FA DIALOGO A 50 anni dal Concilio Vaticano II
Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto
I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ 2012
Dal 24 Ottobre al 5 Dicembre presso la sala del convento dalle ore 20.00 alle ore 21.00 A 50 anni dal Concilio Vaticano II
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Santa Teresa d'Avila (video)
San Luca (video)
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Per ricordare il centenario della nascita di Albino Luciani, Papa Giovanni Paolo I riportiamo alcune sue frasi
Vedi anche il nostro precedente post
34° anniversario dell'elezione a Pontefice di Giovanni Paolo I «Papa del sorriso»
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Cade oggi il centesimo
anniversario della nascita di Albino Lucani, l’indimenticato Giovanni
Paolo I che fu Pontefice per soli 33 giorni. Una ricorrenza importante
non solo per la cifra tonda ma soprattutto perché proprio oggi si
compie a Roma un gesto importante nel cammino che potrebbe portare,
forse anche in tempi brevi, il "Papa del sorriso" all’onore degli
altari. Alla vigilia di questo evento Avvenire ha intervistato il
vescovo Enrico dal Covolo, rettore della Lateranense e postulatore
della causa di papa Luciani.
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Beato il grembo...
Più felice...
La gioia vera...
Quando le cose...
La preghiera non è...
Se qualche volta...
La santità non...
Non permettiamo...
Quand'è che...
La parola di Dio...
Signore prendimi...
Dobbiamo essere...
Se tu che sei...
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Il teologo risponde
In alcune chiese alla consacrazione si suona il campanello; in altre no. Vi è una norma od ognuno fa come vuole?
La masturbazione è un peccato capitale? Come si distingue dal vizio capitale della lussuria?
Risponde
il teologo: «Pur capendo le ragioni affettive di tale scelta, le norme
della Chiesa, senza giungere a un’esplicita e generalizzata condanna,
esprimono profonda contrarietà».
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La Bibbia in un frammento
Le pietre d'inciampo del Vangelo
"In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza".
(Marco 9,1)
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... Padre Lino Dan, superiore
della Comunità dei PP. Gesuiti di S. Fedele, nel presentare il progetto
della foresta, ha ricordato come nel giorno dell’anniversario
dell’apertura del Concilio Vaticano II, sia significativo e bello
ricordare il Cardinale C. M. Martini piantando insieme, cristiani ed ebrei, una
foresta in suo onore e alla sua memoria; una foresta che andrà sin da
subito a simboleggiare in maniera potente e nobile un frutto benedetto
del Concilio Vaticano II, ovvero il dialogo ebraico-cristiano.
Rav Alfonso Arbib, Rabbino Capo di Milano, ha chiuso la conferenza stampa osservando come gli alberi siano “un segno di
vita e di pace. “E’ bello ed importante che in Israele, che ha tanto
bisogno e sete di pace, alberi vengano piantati in memoria di un
carissimo amico, grande ed autentico uomo di dialogo e di pace”
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
«La Chiesa?
Troppo ricca e zitta»
Parla
il gesuita padre Bartolomeo Sorge: «Il Vangelo chiede più profezia.
Speriamo che l'Anno della fede porti a riprendere con slancio il
rinnovamento rimasto fermo a metà».
È
sensazione diffusa che il rinnovamento della Chiesa, iniziato con il
concilio Vaticano II, oggi sia interrotto. Troppi,nella Chiesa,
preferiscono ancora il vino e gli otri vecchi a quelli nuovi. Lo stallo
attuale è dovuto soprattutto alla mancata realizzazione dello “spirito
di collegialità”, che è il lascito più importante del Concilio. Manca,
nella Chiesa, un vero dialogo: dei vescovi con la Curia romana, delle
comunità locali con i loro pastori e, più in generale,della gerarchia
con i fedeli laici... Si decide ancora tutto dall’alto. Perciò, al
posto della parresia evangelica, crescono nella Chiesa il silenzio e il
disinteresse dei fedeli. Non parla più nessuno.
Eppure,
oggi più che mai, è necessario che vi sia nella Chiesa un dialogo,
aperto e sincero, condotto con amore e stima vicendevoli. Infatti, per
la nuova evangelizzazione, più che di decisioni prese dall’alto, c’è
necessità di discernimento comunitario; più che di nuove strutture di
Curia, c’è bisogno di testimoni, di laici maturi e responsabili. Certo,
ai fini dell’evangelizzazione, è importante che la Chiesa collabori
lealmente con le istituzioni politiche: ma perché continuare a riporre
la fiducia nella diplomazia, nei Concordati, nello scambio di
ambasciatori, nelle indebite pressioni sui Governi?
Il
Vangelo chiede profezia non diplomazia. La forza della Chiesa sta nella
parola di Dio, nella santità dei fedeli, nella predilezione per i
poveri, non nel favore dei ricchi e dei potenti di turno o nella
protezione dei poteri forti. La Chiesa del Concilio è una Chiesa libera.
«La Chiesa? Troppo ricca e zitta» di Bartolomeo Sorge
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Gli
eventi strettamente legati al Concilio Vaticano II – e simbolicamente
rappresentativi dell’insieme dei lavori, di tutto il travaglio
precedente e della sua portata universale – occupano un periodo di
tempo di sette anni, dall’annuncio ad opera di papa Giovanni il 25
gennaio 1959, alla solenne apertura l’11 ottobre 1962, fino alla
conclusione presieduta da Paolo VI l’8 dicembre 1965. Questo fa sì che
gli anniversari significativi si moltiplichino e, con essi, le
occasioni per fare memoria di quell’evento ecclesiale definito da
Giovanni Paolo II «La più grande grazia del XX secolo», con ciascuna
ricorrenza contrassegnata da una propria specificità. Allora, nel 50°
dell’apertura del concilio che ricordiamo in questi giorni, varrebbe la
pena soffermarsi maggiormente sulle attese e le speranze suscitate da
quell’assise, lasciando la riflessione sui documenti conciliari in sé e
la loro interpretazione e ricezione ad altri anniversari più
appropriati.
Come
ha vissuto la Chiesa nei quasi quattro anni tra l’annuncio del Concilio
e la sua apertura? E come il mondo – la società, le nazioni, le
culture, la altre confessioni cristiane, le diverse religioni... – ha
percepito la gestazione di quell’evento? Non si tratta di intraprendere
qui una pur doverosa analisi storica di quel periodo, ma di cercare di
discernere i “segni” di quei tempi, di una stagione ecclesiale e
mondiale contrassegnata dalla speranza, dalla volontà di non ripiombare
più nelle paure e negli orrori di due guerre mondiali, dal desiderio di
uscire dalla stretta di un mondo bipolare impegnato nella guerra fredda.
Il fuoco del Concilio arde ancora di Enzo Bianchi
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Al
Vaticano II parteciparono come uditrici, senza diritto di parola, 23
“madri”. Anche grazie a loro è finito il monopolio maschile nella
teologia
La
"Chiesa rosa" nella riforma conciliare. In apparenza il Vaticano II fu
un’assise «maschilista», in realtà dopo il Concilio nulla è stato più
come prima anche per l’altra metà del cielo. Le donne, come anche i
laici, non parteciparono attivamente all’evento religioso più
importante del XX secolo: le 23 donne ammesse ai lavori da Paolo VI, a
partire dal 1964, erano uditrici senza diritto di parola. Ma la ricerca
storica ha ricostruito il peso che queste donne, ammesse in aula con il
velo nero in testa e che i padri sinodali chiamarono «madri»,
esercitarono nel sollecitare il Vaticano II a porsi problemi reali
sulla condizione femminile e sui diritti delle donne. Anche per questo
nella Chiesa cattolica ora esistono delle teologhe: grazie al Concilio
è finito il monopolio maschile sulla teologia.
«Un
momento di confronto» per «rendere ragione» del modo in cui la Chiesa
Cattolica «ha saputo riconoscere nella differenza di genere un
contributo di intelligenza e una riserva di entusiasmo», è stato
promosso dalle teologhe italiane in occasione del 50° anniversario
dell'apertura del Concilio Vaticano II. Il convegno, dal titolo
«Teologhe rileggono il Vaticano II. Assumere una storia, preparare il
futuro», si è svolto il 4 ottobre al Pontificio Ateneo Sant'Anselmo e
ha visto la partecipazione di storici e teologi provenienti da tutto il
mondo, tra i quali Hervè Legrand, Gerald Mannion, Maureen Sullivan,
Massimo Faggioli, Tina Beattie e Mercedes Navarro Puerto.
Il
6 ottobre, all'auditorium di via della Conciliazione, si è tenuto
«Tantum aurora est. Donne, Vaticano II, futuro», un momento di festa
per riflettere sulla presenza delle donne nella Chiesa post-conciliare.
Marinella Perroni è dottore in teologia, insegna Nuovo Testamento in
una università pontificia, ha per studenti anche dei sacerdoti, è
presidente del «Coordinamento teologhe italiane»(Cti). Senza il
Concilio ecumenico Vaticano II una figura come la sua semplicemente non
sarebbe mai esistita.
Sta in questa constatazione il segno di una delle maggiori eredità del Concilio, al quale furono ammesse 23 “madri”.
Quella “chiesa rosa” nel Concilio
Quando,
in Germania, i giornalisti ebbero la prima occasione di incontrare i
partecipanti alla riunione preparatoria del Concilio Vaticano II, fu la
giovane teologa Josefa Theresia Münch ad attirare l’attenzione della
stampa sulla discriminazione di genere nella Chiesa chiedendo, con un
guizzo pertinente e provocatorio, se le donne fossero state invitate al
Concilio. Il direttore del centro stampa tedesco per il Concilio
rispose, a mo’ di battuta: “No, ma è confortante! Al Concilio Vaticano
III le donne saranno certamente presenti!
.
Le donne, invece, ci furono, al Vaticano II. Furono ventitré, meno
dell’1% dei partecipanti, ammesse per la prima volta ai lavori
conciliari. Dieci religiose e tredici laiche
.
Furono selezionate secondo criteri di internazionalità e
rappresentatività, a motivo delle loro forti personalità e capacità di
influenza, per la provenienza geografica, la rappresentanza di altri
riti, per storie personali...
Le
donne ci furono in quella straordinaria assemblea: nelle intenzioni di
papa Giovanni XXIII avrebbe dovuto promuovere un’ autentica inversione
di rotta nel rapporto della Chiesa con l’umanità, ancora tramortita dal
trauma dei due conflitti mondiali. “Bene, ciò dimostra che le donne
fanno parte della razza umana. Metà di essa se ne stava dimenticando”,
ebbe a chiosare Catherine McCarthy, uditrice proveniente dal laicato
americano. Per Madre Sabine Valon, si trattò del “passaggio dalla sala
d’attesa al soggiorno”, mentre nelle parole di Margarita Moyano
Llerena: “le donne sempre vanno alla fine, però è importante, infine,
che vadano”.
Così
fu: molto importante. La loro presenza doveva essere silenziosa– “le
donne tacciano in assemblea” (I Cor 14.34), fu il mantra ripetuto ad
ogni tentativo di dare voce alle uditrici in sede plenaria. Le donne
dovevano avere una funzione di rappresentanza “significativa ma quasi
simbolica”, secondo le parole di Paolo VI. Ma le ventitrè donne non
furono né silenziose né simboliche. La partecipazione al Concilio era
un’occasione storica imperdibile.
Donne: figlie di un dio minore?
Leggi anche i nostri precedenti post
- "Le madri del Vaticano II" Ventitré donne che hanno rappresentato una svolta importante nella storia della Chiesa
- Roma 4/6 ottobre Convegno teologico internazionale “Teologhe rileggono il Vaticano II. Assumere una storia, preparare il futuro”
- Donne e ministerialità nella chiesa
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C’era voluta l’osservazione
del cardinale di Bruxelles, Léon-Joseph Suenens, perché le
donne facessero il loro ingresso al Vaticano II. Il padre conciliare,
rivolgendosi agli altri 2.500vescovi, aveva esclamato: «Dov’è l’altra
metà della Chiesa?». Sarà poi all’inizio della terza sessione del
Concilio, martedì 8 settembre 1964, che Paolo VI annuncerà
ufficialmente la presenza di uditrici al Concilio. Il 25 dello stesso
mese la franceseMarie-Louise Monnet entra per prima in aula.
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
MOSAICO DI PACE OTTOBRE 2012
Editoriale
Concilio giovane di mons. Luigi Bettazzi
(Vescovo emerito di Ivrea e già presidente di Pax Christi Internazionale) Cari giovani,
non meravigliatevi se vi scrive un quasi novantenne. Ho avuto la
fortuna (la grazia!) di partecipare come giovane vescovo al Concilio
Vaticano II (la grande Assemblea di tutti i vescovi del mondo, iniziata
l’11 ottobre 1962) e sento il compito di richiamarne il valore per la
Chiesa cattolica e per il mondo. Mi affido alla vostra comprensione
e... fantasia (nell’ultimo libro “Il Concilio, i giovani”, ho dovuto
aggiungere, per correttezza, “e popolo di Dio”).
Tra i sedici Documenti espressi da questo Concilio, quattro sono i più
rilevanti e si chiamano “Costituzioni”: la prima sulla liturgia
(“Sacrosantum Concilium”), una sulla Parola di Dio (“Dei Verbum”), la
terza sulla Chiesa in sé (“Lumen gentium”), l’ultima sulla Chiesa nel
mondo contemporaneo (“Gaudium et spes”).
Quest’ultima Costituzione fu una novità imprevista, perché si rivolge
non solo ai cristiani, ma “a tutti gli uomini di buona volontà” (come
già aveva fatto la grande Enciclica di Giovanni XXIII sulla pace, la
“Pacem in terris”). In realtà, essa richiama i grandi valori umani, da
quelli della persona alla cultura, dalla famiglia all’economia e alla
pace.
Concilio giovane di Luigi Bettazzi
La Chiesa e la politica
di mons. Giovanni Giudici
(Vescovo di Pavia, presidente di Pax Christi Italia)
Ricordiamo
Martini: un uomo di Dio, testimone del primato dello Spirito. Libero,
aperto al dialogo e all’accoglienza, attento alla cura degli ultimi.
Del
cardinal Martini sono stati descritti tratti di fisionomia in maniera
rispettosa, ma anche caricature abbozzate da osservatori improvvisati e
superficiali. Vorrei delineare qui alcuni aspetti del suo ministero,
riflettendo in un secondo tempo sulla sua testimonianza sui cammini
della pace.
Tutto,
nella vita, nell’azione e nella parola di Martini, lo qualifica come
anzitutto ed essenzialmente un uomo di Dio e in particolare un
religioso nel senso pieno e alto della parola. Il card. Martini è
stato, infatti, un uomo di Chiesa nel quale la persuasione del primato
dello Spirito ha sempre dominato sulla fedeltà e sull’amore con cui ha
servito l’istituzione ecclesiastica. Lo Spirito è stato da lui
ricercato, con semplicità e con tenacia, nella vita e nei doni delle
persone, negli avvenimenti ecclesiali e nei fatti che costituiscono la
storia. Attenzione allo Spirito, alla sua sovrana libertà e nella sua
sorprendente creatività, significava per lui operare per una Chiesa
che, proprio in quanto docile allo Spirito del suo Signore, fosse
libera, povera, sciolta. Aggettivo quest’ultimo, da lui spesso
utilizzato nel qualificare la Chiesa.
La Chiesa e la politica di Giovanni Giudici
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Un vescovo secondo Concilio di Tonio Dell'Olio e Renato Sacco
A
50 anni dal Concilio Vaticano II, è doveroso ricordare don Tonino “un
vescovo secondo il Concilio”. Era anche il titolo del convegno tenutosi
a Molfetta, a 10 anni dalla sua morte, il 24-25-26 aprile 1993...
Ma
don Tonino, più che parlare del Concilio, ha fatto scelte ispirate al
Concilio. Anzitutto le sue prime parole in merito al Concilio (era
stato anche a Roma qualche tempo, chiamato dal suo vescovo) erano anche
un po’ perplesse, come lui stesso annota in alcuni appunti: “Qui sono
di una lentezza esasperante, sabato si riunirono tutti i vescovi per la
prima discussione e, dopo un’ora, se ne uscirono senza aver combinato
niente”.
Ma
sono le scelte da lui fatte a essere pienamente e profeticamente
conciliari. Riportiamo qualche brano del suo Progetto Pastorale del 25
dicembre 1984: “Insieme alla sequela di Cristo sul passo degli
ultimi”...
Un vescovo secondo Concilio di Tonio Dell'Olio e Renato Sacco
la scheda del libro “Don Tonino Vescovo secondo il Concilio”
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Gesù indignato di Juan José Tamayo
Il
movimento degli Indignati non è estraneo al cristianesimo, anzi vi è
molto vicino poiché l’indignazione è una delle caratteristiche più
importanti della figura del suo fondatore, Gesù di Nazareth. Mi
concentrerò sul potere economico, perché è proprio in questo ambito che
il conflitto del Nazareno si fa più radicale e senza compromessi nel
ritenere che la ricchezza genera povertà, la vera rivale di Dio, e i
ricchi, con il loro stile di vita arrogante, dimostrano grande
insensibilità nei confronti dei poveri. È per questo che Gesù
stabilisce l’incompatibilità totale tra Dio e l’accumulo di beni.
Vediamo come si manifesta la sua resistenza e indignazione verso i
poteri economici.
Quello di Gesù è uno stile di vita povero, distaccato, itinerante, non
legato alla ricchezza. Le tradizioni evangeliche lo ritraggono come una
persona priva di stabilità: a) non ha fissa dimora, non possiede una
casa stabile e ai suoi più stretti seguaci chiede di lasciare case e
fattorie per seguirlo e condividere il suo stile di vita; b) non è
legato alla famiglia. È artefice di un cambiamento nella concezione dei
rapporti di parentela: questi non si basano su legami di sangue, ma
nell’ascolto e nella pratica della parola di Dio e nella possibilità
per gli esclusi; c) vive senza possedimenti, non ha soldi in tasca, e
così può sfidare il potere economico e rimproverargli la sua condotta
sleale; d) rinuncia alla sicurezza personale. Vive senza protezione e
si sente indifeso di fronte alle continue aggressioni di cui è oggetto.
La mancanza di protezione lo porta all’arresto, alla condanna e
all’esecuzione.
Gesù indignato di Juan José Tamayo
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Oggi mi trovo qui come unico
testimone italiano del Concilio. Ritengo che questo sia un fatto
importante perché, quando parliamo del Vaticano II, va rimarcato che
molte cose non si trovano né nei verbali né nei documenti ufficiali. Le
troviamo invece negli atteggiamenti, nelle reazioni, financo nei
commenti al bar di vescovi, abati e delegati apostolici, che solo chi
c’era può raccontare. Procederò quindi per brevi suggestioni
riguardanti alcuni dei temi che sono stati sollevati anche oggi e che
ritengo tuttora attuali. Nel fare ciò, racconterò anche alcuni episodi.
...
Dunque c’è un ruolo dei discepoli nella formazione e nell’incremento
della tradizione apostolica. E siccome il Vaticano II è stato un
momento privilegiato nella storia di questa Tradizione ecclesiale, la
domanda è quale parte noi discepoli abbiamo avuto nel Concilio e quale
ruolo abbiamo adesso nella sua ricezione e trasmissione. La nostra
assemblea nasce da qui...
Una
lezione comunque che abbiamo ricevuto da questo Concilio è che la
tradizione non equivale alla fissazione del passato, bensì, secondo
l’etimologia (tradere è trasmettere, tradizione è trasmissione), è
«aggiornare», secondo la formulazione di papa Giovanni, è dire le
verità di sempre in modo adatto al giorno d’oggi.
Diceva padre Congar – poi diventato cardinale – che un Concilio ottiene
i frutti più pieni dopo cinquant’anni. Preghiamo il Signore che sia
proprio così!
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CHIESA
E SOCIETA'
/
interventi
ed opinioni |
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Un grande e inedito tema per la 47ª Giornata mondiale delle comunicazioni
Le
«reti sociali» proprio no, non erano mai apparse nel titolo di un
documento papale; e forse anche per questo il tema di questa 47ª
Giornata mondiale – "Reti sociali: porte di verità e di fede; nuovi
spazi di evangelizzazione" – riporta in mente un altro termine che poco
meno di cinquant’anni fa apparve per la prima volta nel vocabolario già
allora specialistico di stampa e dintorni: comunicazioni sociali.
Il
tempo era quello del Concilio, il documento il primo in assoluto di
tutta la produzione dei padri, l’Inter Mirifica, la carta costitutiva
del sistema comunicazione messo in piedi dalla Chiesa. C’è insieme aria
di Concilio e di futuro nel messaggio che dà il via alle diverse fasi
di una Giornata che parte dal tema, prosegue con il testo del messaggio
– il 24 gennaio – e si conclude nella celebrazioni di maggio. Un
itinerario che somiglia alla trama di un racconto, per dire che si è
giunti forse a un’altra svolta, proprio come quella conciliare. Le
comunicazioni sociali di allora e le reti sociali di oggi: mezzo secolo
di distanza, rivoluzioni alle spalle, muri e barriere abbattuti, e gli
"strumenti" un tempo sussidiari della comunicazione saliti
imperiosamente in cattedra.
Nelle «reti sociali», sulla soglia delle nuove case dell’uomo
Sarà
uno dei fenomeni più significativi nell’orizzonte dei media digitali,
quello delle reti sociali, a occupare il cuore della riflessione della
prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si terrà il
12 maggio 2013 (domenica che precede la Pentecoste) nel segno del tema
«Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di
evangelizzazione».
Tema,
che, come di consueto, è stato reso noto dal Pontificio Consiglio delle
comunicazioni sociali nel giorno della festa liturgica degli arcangeli
Michele, Gabriele e Raffaele. In questo modo di fatto il cammino di
preparazione all’evento s’intreccia con il cammino pastorale di tutto
l’anno e avrà il suo culmine con la pubblicazione del messaggio del
Papa, diffuso nel giorno di san Francesco di Sales, patrono dei
giornalisti, il 24 gennaio.
In
una nota del Pontificio Consiglio, inoltre, si sottolinea che il tema
della Giornata (l’unica istituita dal Concilio Vaticano II) è stato
scelto dal Papa «nel contesto dell’Anno della Fede». Un’indicazione,
scrive il Dicastero vaticano, che ricorda come «una tra le sfide più
significative dell’evangelizzazione oggi sia quella che emerge
dall’ambiente digitale»
Sulle reti sociali la Giornata delle comunicazioni 2013
Nel
contesto dell’Anno della Fede, Benedetto XVI quest’anno, formulando il
tema della 47.a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali invita a
riflettere sui networks sociali, usando le splendide metafore della
“porta” e dello “spazio” e collegando ad esse la verità, la fede e
l’evangelizzazione. Il gesto è sorprendente. Il tema infatti è: ”Reti
Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di
evangelizzazione”.
Perché? Qual è il significato profondo di questo messaggio?
Primo commento al tema del Messaggio del Papa per la 47a Giornata Mondiale delle Comunicazoni Sociali (2013)
Il
gesuita p. Antonio Spadaro, direttore di "La Civiltà Cattolica", spiega
quali enormi potenzialità e quali insidie presenti all'uomo e al
cristianesimo la grande Rete.
La chiave è il discernimento.
È gesuita ma ha il web come vocazione seconda al quale ha dedicato
numerosi studi, un blog molto cliccato e svariati libri. L’ultimo
s’intitola Cyberteologia. Pensare il Cristianesimo ai tempi della Rete.
Padre Antonio Spadaro, 45 anni, dall'ottobre scorso è anche direttore
de La Civiltà Cattolica, la prestigiosa rivista che da 162 anni viene
pubblicata con l’imprimatur della Segreteria di Stato vaticana. È su
Facebook e su Twitter.
Il suo approccio al mondo della Rete rovescia molti luoghi comuni: «Si
tratta di capire», dice, «non tanto come Internet può aiutare la Chiesa
ma come la fede può aiutare e comprendere meglio il significato
profondo della Rete, il suo ruolo nella storia dell’umanità».
In che modo la comunicazione tecnologica può incoraggiare il Cristianesimo a creare una coscienza comune?
Spadaro: Internet ci porta a Dio di Antonio Spadaro
dal sito della Santa Sede: TEMA DELLA GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI 2013
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Già Pio XII notava che le
invenzioni tecniche, «benché frutti dell’ingegno e del lavoro umano,
sono tuttavia doni di Dio, nostro creatore, dal quale proviene ogni
opera buona: “Egli, infatti, non solo ha dato l’esistenza al creato, ma
lo stesso creato conserva e sviluppa”». Il Pontefice nel 1957
dunque inquadrava le applicazioni tecnologiche della comunicazione tra
i doni che Dio elargisce per lo sviluppo della creazione.
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2) Il
servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm
3) Il servizio omelia di P.
Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm
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