"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°42 del 2012

Aggiornamento della settimana

- dal 20 al 26 ottobre 2012 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 2 novembre 2012          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 

LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo

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Preghiera dei fedeli




OMELIA 

 di P. Gregorio Battaglia
    di P. Aurelio Antista
di P. Alberto Neglia

 
N. B. La Lectio a cura di Fr. Egidio Palumbo sarà sospesa e riprenderà in Ottobre
 
La Preghiera dei fedeli e l'Omelia vengono aggiornate appena disponibile (di norma rispettivamente la domenica e il lunedì)


NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 






Aggiornato il 13/10/2012




I NOSTRI TEMPI


(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)


Don Patriciello scrive al Prefetto di Napoli: "Ha voluto mortificare il prete o il volontario impegnato sul dramma dei roghi tossici? Ha voluto mettermi a tacere?..."



Don Patriciello scrive al Prefetto di Napoli:

"Ha voluto mortificare il prete o il volontario impegnato sul dramma dei roghi tossici? ... Ha voluto mettermi a tacere?..."

Durante un incontro in prefettura per denunciare l'allarme dei rifiuti tossici in Campania il parroco di Caivano Don Maurizio Patriciello viene duramente ammonito dal prefetto di Napoli Andrea De Martino per essersi rivolto al prefetto di Caserta, Carmela Pagano, chiamandola semplicemente "signora" e non "signora prefetto". "Bisogna avere rispetto per le istituzioni. Così ci offende", ha commentato De Martino 

   video

«In mezzo a tanti problemi, mentre nei nostri paesi tanta gente scoraggiata non crede più a niente e a nessuno, mentre la camorra ancora ci fa sentire il suo fiato puzzolente sul collo, mentre i roghi tossici continuano a bruciare come se niente fosse, il signor Prefetto di Napoli mette alla berlina un prete perché anziché dire "signora prefetto" ha detto semplicemente "signora"»; è la conclusione della lettera che don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, ha inviato al prefetto di Napoli Andrea De Martino poche ore dopo l'audizione di mercoledì scorso in prefettura a Napoli aveva rimproverato aspramente il sacerdote. 

   Lettera di don Maurizio Patriciello al Prefetto di Napoli

Don Maurizio Patriciello a RaiNews

   video

E sulla vicenda è intervenuto Roberto Saviano: "Il prefetto di Napoli Andrea De Martino si scusi con don Maurizio Patriciello o bisognerà chiedere le sue dimissioni immediate". "Da anni don Maurizio è presidio di legalità e umanità in terre difficilissime. Don Maurizio - conclude Saviano - è lo Stato in quel territorio".

   Chiediamo al Sig.PREFETTO ANDREA DE MARTINO di scusarsi pubblicamente. Per iscriversi cliccare quì sopra



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«Signora, anziché prefetto? Sì, molte volte, nella mia lunga carriera prefettizia, mi hanno chiamato anche così. E non me la sono mai presa, anzi mi è sembrato ugualmente rispettoso. Non sono i titoli a determinare la qualità delle persone. Ma sul punto, vorrei dire una cosa: il prefetto Andrea De Martino ha sbagliato, ha esagerato e usato toni eccessivi. Ma di ciò, lui stesso si è profondamente pentito e scusato. Ed è giusto pretendere delle scuse, ma non intonare il crucifige. Io stessa ho contattato don Maurizio Patriciello: lo incontrerò (l’incontro è stato poi fissato per venerdì pomeriggio a Roma, ndr), per domandare scusa a nome delle istituzioni e assicurare tutta l’attenzione possibile del Viminale alle emergenze della sua terra». È sera. Il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri siede nel suo ufficio, al secondo piano del Viminale.

   Vincenzo R. Spagnolo: Cancellieri: «Roghi tossici, in Campania lo Stato c'è»

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CRISI E SACRIFICI PER LE FAMIGLIE, MA I CACCIABOMBARDIERI F35 COSTERANNO IL DOPPIO
 

I cacciabombardieri d’attacco F-35 di produzione internazionale costeranno più del previsto, ma soprattutto molto di più (almeno il doppio, valutando le stime) di quello che era stato dichiarato dal Ministero della Difesa in un’audizione ufficiale alla Camera dei Deputati nello scorso febbraio. Il dato non stupisce la Rete Italiana per il Disarmo (promotrice della campagna “Taglia le ali alle armi” dedicata al caccia JSF ed al tema delle spese militari) che da sempre sostiene una forte e sospetta sottostima dei costi dichiarati dal nostro Governo per l’acquisto di questi aerei.
Quello che stupisce è che oggi l’ammissione viene direttamente dal Generale De Bertolis (Segretario Generale della Difesa cioè responsabile delle acquisizioni di armamenti per il nostro paese) che lo ha dichiarato in unalunga intervista al magazine Analisi Difesa. Per la sola configurazione standard (quindi con tutta una serie di elementi ancora da aggiungere) si parla di un costo tra i 100 e i 107 milioni di euro, cioè oltre il 25% in più di quanto dichiarato a Febbraio 2012 dagli stessi esponenti della Difesa.
“L’ammissione avviene quindi per bocca dello stesso Generale che pochi mesi fa, insieme ad altri esponenti dell’Aeronautica, aveva cercato di gettare acqua sul fuoco delle polemiche e delle richieste di chiarimento provenienti in particolare dalla nostra Campagna – afferma Francesco Vignarca coordinatore di Rete Disarmo– questo ci spinge ancora una volta a richiedere un confronto diretto con il Governo e una riflessione forte sul tema delle spese militari. In questo periodo di crisi e sacrifici siamo sicuri che siano il miglior modo per spendere i soldi pubblici?”

   F-35: le bugie volano basse.

La Difesa ammette un consistente aumento di costi. Ogni aereo viene oltre 40 milioni di dollari in più rispetto a quanto dichiarato tra febbraio e marzo al Parlamento e ai giornali.
L'aumento è notevole: da 80 a 127,3 milioni di dollari per aereo. Se va bene. Perché in una variante più sofisticata si arriva a 137,1 milioni per velivolo. Mica poco in tempo di spending review. Gli F-35 sono aerei prodotti dal colosso statunitense Lockheed Martin. Chi li costruisce e chi li compra li definisce pudicamente mezzi multiruolo. In realtà sono aerei versatili che possono sia difendere (comportandosi dunque da caccia) che attaccare (alla stregua di veri e propri bombardieri; magari portando anche ordigni nucleari). Soprattutto sono pozzi senza fondo. Costano un occhio della testa.

   Armi: F-35, bugie d'alta quota

Cacciabombardieri, corazzate, bombe, munizioni. Tutte le armi distruttive vengono spostate nella contabilità del Pil, da un capitolo all’altro: e nel passaggio, acquistano valore. Così sale il Pil dei paesi più armati. Parola di Eurostat
Metti un turbo nel Pil. Le nuove direttive statistiche internazionali, con l’aggiornamento dei manuali a cui si attengono i sistemi nazionali di statistica in tutto il mondo, porteranno dal 2014 una sorpresa, cambiando i metodi di contabilizzazione delle spese militari. A essere “premiati”, con un salto in avanti del prodotto interno lordo, saranno soprattutto i paesi con maggior produzione di armamenti di tipo puramente offensivo; cioè quelle armi che si distruggono nel loro uso bellico, non appena raggiungono l’obiettivo per cui sono state costruite: ammazzare e distruggere.

   Il Pil decollerà assieme agli F35


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24-30 Ottobre, Settimana internazionale per il Disarmo. Se vuoi la pace prepara la pace


24-30 Ottobre Settimana internazionale per il Disarmo. 

Se vuoi la pace prepara la pace

Tutti gli anni le Nazioni Unite celebrano dal 24 al 30 ottobre la "Settimana per il disarmo". La giornata di avvio della Settimana non è casuale ma è il giorno in cui cade l'anniversario della fondazione delle stesse Nazioni Unite, il 24 ottobre 1945. La "Settimana per il disarmo" è stata istituita dal'Assemblea Generale nel 1978, con un documento (Risoluzione S-10/2) nel quale si richiama l'attenzione di tutti gli Stati sull'estrema pericolosità della corsa agli armamenti e si incoraggiano a compiere gli sforzi per porvi fine e a sensibilizzare l'opinione pubblica sull'urgenza del disarmo. 10 Tesi per il Disarmo (e un'appendice importante).
Oggi la corsa agli armamenti è di gran lunga più grave e accelerata del 1978 e le spese militari globali hanno raggiunto la somma astronomica di oltre 1.700 miliardi di dollari annui – cifra mai raggiunta, in termini reali, nella storia dell’umanità – che corrisponde a più di 4,6 miliardi di dollari al giorno, "somma che da sola è quasi il doppio del bilancio delle Nazioni Unite di un anno”, ha denunciato, inascoltato, Ban Ki Moon Segretario generale dell'ONU lo scorso 30 agosto.
Il disarmo oggi è, dunque, ancora più urgente di quando la Settimana fu istituita ed essa non può esaurirsi in mero pretesto per dichiarazioni retoriche, ma – se vogliamo davvero costruire la pace - deve diventare la settimana dell'impegno di tutti per il disarmo. A ciascuno di fare qualcosa.
10 Tesi per il Disarmo
(e un'appendice importante)

A ciascuno di fare qualcosa, dovunque c'è qualcosa da fare

     24-30 Ottobre, Settimana internazionale per il Disarmo. Se vuoi la pace prepara la pace


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La commissione Difesa del Senato emenda il progetto di riforma del ministro Di Paola: introduce più trasparenza e controlli. E il divieto alle "stellette" di vendere sistemi d'arma.

   Flavio Lotti: Generali sì, mercanti d'armi no

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"Quei cristiani dietro le sbarre" di don Virgilio Balducchi


Quei cristiani dietro le sbarre di don Virgilio Balducchi (Ispettore generale dei cappellani delle carceri)

Da sempre, la società civile s’interroga sulla questione criminale e su quale sia la risposta giusta alla violazione delle leggi penali compiuta dai suoi membri. Nel pensiero cristiano e nella cultura teologica, nel corso della storia, si sono determinati complessi rapporti tra asserzioni teologiche e giustificazioni delle modalità punitive statuali, specie con riferimento all’idea di pena come “retribuzione” della colpa. 
Credo che la modalità ordinaria di concepire il rapporto colpa/pena, cioè la modalità retributiva, sia radicalmente agli antipodi del messaggio cristiano, perché l’idea che possa nascere un bene ritorcendo il male mi pare esattamente il contrario del concetto di giustizia che emerge dalla Bibbia nel suo insieme.
Amare, non punire 
Pensiamo al racconto drammatico di Abele e Caino: entrambi fanno l’esperienza del male e, a prescindere da qualsiasi pena, sperimentano che il male non costruisce. Spesso si veicola il messaggio che il male non si deve fare perché c’è Dio che punisce o perché un giudice ti mette in galera, ma in realtà il male non si deve fare perché di per sé non ti realizza come uomo. 
Che cosa fa Dio di fronte all’omicidio, a quest’uomo che si è posto in una condizione d’estraniazione da se stesso? Lo va a cercare, fa il primo passo verso di lui, gli fa prendere coscienza del male commesso, ma poi difende l’omicida dalla vendetta degli uomini. Per i credenti diventa giusto e produce giustizia chi, come Dio, ripete questo passo gratuito. 
Qui cogliamo l’aspetto più profondo del cristianesimo, quello che leggiamo sulla croce, nell’abisso del male: fare fino in fondo la volontà del Padre, cioè amare anche il proprio persecutore. Questo è fonte di giustizia e di salvezza: Dio libera dal male con il bene, amando non punendo. 
Ebbene, se il cuore del cristianesimo sta proprio in questo “sappi che è blasfemo pensare di produrre il bene con il male, sappi che l’unica fecondità sta nel bene”, allora, quando pensiamo alle forme giuridiche per intervenire sul male commesso, noi cristiani dobbiamo per primi chiederci non quale sia la pena che ritorce adeguatamente il male, ma quale sia la strada per trovare, di fronte al grave problema della criminalità, strumenti non vendicativi. 
Non possiamo rinunciare a domandarci come siano proponibili, anche alla cultura giuridica, le esigenze evangeliche dell’amore e del perdono.

   Quei cristiani dietro le sbarre di Virgilio Balducchi


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226 migranti salvati questa notte dalla guardia costiera in acque libiche grazie alla richiesta di aiuto raccolta e rilanciata da Don Mosè Zerai


"Venite a prenderci, stiamo affondando" La guardia costiera salva 226 migranti

Le motovedette sono intervenute in acque libiche dopo un messaggio lanciato da un barcone con un telefono satellitare e raccolto da Don Mosè Zerai, il sacerdote eritreo responsabile dell'agenzia Habeshia

Duecentoventisei migranti di origine subsahariana (tra loro anche un bambino e 37 donne, di cui due in stato di gravidanza), a bordo di due diversi gommoni, sono stati soccorsi e salvati dalla Guardia costiera italiana in acque libiche. A raccogliere le richieste di aiuto, giunte via satellitare, nella serata di ieri erano stati Don Mosè Zerai, il sacerdote eritreo responsabile dell'agenzia Habeshia, e suor Grazia di Bari.
L'sos era arrivato con una chiamata da un telefono satellitare. Da un barcone in difficoltà carico di profughi al largo delle coste libiche. "Veniteci a prendere, stiamo per affondare...". Don Mosè Zerai, il sacerdote eritreo responsabile dell'agenzia Habeshia che si occupa di migranti e richiedenti asilo, ha girato l'allarme alle autorità: "Mi hanno detto che sono in mare da venerdì scorso e che le condizioni del mare stanno peggiorando. Non possiamo assistere inermi a una nuova tragedia del mare".
Il primo sos, quello raccolto da padre Mose, è arrivato intorno alle 21: "Venite a prenderci, stiamo per affondare"; arrivava da un'imbarcazione con 111 persone a bordo, che avrebbe preso il mare venerdì scorso e che è stata individuata a circa 30 miglia da Tripoli. Un'ora più tardi, la seconda richiesta di aiuto, da un'imbarcazione con altri 115 migranti, a circa 60 miglia da Tripoli. Le capitanerie di porto hanno immediatamente dirottato in area il rimorchiatore "Asso 30". Concluse tutte le operazioni di trasbordo di tutti i passeggeri le motovedette della Guardia costiera hanno ripreso la rotta verso Lampedusa. (fonte: Repubblica)

Devo dire veramente grazie alla Guardia Costiera Italiana, che ha fatto lo sforzo fino alle acque libiche 35 miglia, per salvare le vite umane, l'operazione di salvataggio è stata fatta congiuntamente con quella libica, queste informazioni che mi e stato fornito dalla Capitaneria di porto. La presenza di un altro barcone con altri centinaia di persone a circa 60 miglia anche loro soccorsi dall'Italia. Doveroso dire grazie a quelli uomini della guardia costiera che hanno lavorato tutta la notte per salvare tutte queste vite umane. Che Dio gli renda il merito. (fonte: pagina Fb di Abba Mussie Zerai)


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Diamo voce e sostegno ai 70 disabili gravi e gravissimi in sciopero della fame


"Sono saliti a 70 i disabili gravi e gravissimi in sciopero della fame da quattro giorni. E tutto nel silenzio più assoluto del nostro governo e nell'indifferenza della classe politica. E' una cosa vergognosa". E' l'accorato sfogo di Mariangela Lamanna, vicepresidente del Comitato 16 novembre onlus che ha indetto lo sciopero della fame per i malati come forma estrema per richiamare l'attenzione sulla mancanza del Piano per l'autosufficienza."Noi non ci fermiamo. Cosa voglio il morto? Se continua così lo avranno".

     Crescono malati Sla in sciopero fame, politica ci aiuti

Sono già in 70, tutti gravi, e aumentano. Protestano contro la scarsa attenzione delle istituzioni. Il problema dell'assistenza 24 ore su 24. "Vogliamo il ripristino del fondo non-autosufficienti azzerato dal governo Berlusconi". "Le nostre famiglie sono distrutte, c'è chi ha dovuto lasciare il lavoro per assisterci in casa". Un movimento nato "comunicando con gli occhi"Lo sciopero della fame per fare sentire la propria voce. Per richiamare l'attenzione del premier Mario Monti hanno deciso di ridurre progressivamente la loro alimentazione. Sono più di 70 pazienti, tutti in condizioni gravi e gravissime, tracheotomizzati e allettati, che hanno deciso di accendere i riflettori sulla loro condizione per chiedere il diritto ad una vita decorosa. Perché quando si convive con patologie neurodegenerative progressive, come Sla, distrofia muscolare e sclerosi multipla, serve assistenza a ogni ora del giorno.

     "Sostegni bloccati, il governo si muova"

Lettera aperta al presidente Monti di uno dei 42 malati di Sla, in questi giorni in digiuno di protesta contro i tagli al welfare a loro destinato

Dal 21 ottobre 2012, 42 disabili gravissimi hanno cominciato uno sciopero della fame per indurre il Governo Monti all'ascolto delle istanze che, da molto tempo, vengono rivendicate. Lo scopo della protesta è quello di chiedere al Governo il ripristino del fondo non-autosufficienze azzerato dal governo Berlusconi. Da aprile a luglio ci sono stati dei sit-in di protesta che hanno indotto il Governo allo stanziamento di 658 milioni di euro nel Ddl spending review, vanificato a tutt'oggi dalla mancanza assoluta di un piano organico per la non autosufficienza, che garantirebbe a tutti i disabili gravissimi il diritto all'assistenza.
Leggi tutto: Con tenacia e dignità: i disabili in sciopero della fame
Come si può farlo, di fronte a quelle decine di persone con gravissime disabilità che stanno attuando lo sciopero della fame, mettendo a rischio la loro vita, per avere soprattutto garanzie sul rifinanziamento del Fondo Nazionale per la Non Autosufficienza? E per raggiungere il pareggio di bilancio, si possono bellamente ignorare le norme nazionali e internazionali che tutelano i diritti umani?

     Come si può restare indifferenti?



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Nei giorni scorsi sono stati resi pubblici due importanti documenti che fotografano la situazione della povertà del nostro paese. Dalla Caritas è giunto l’abituale rapporto annuale, mentre dall’ISTAT è uscita una ricerca inedita, una sorta di mappatura e di censimento dei “senza fissa dimora” . La crisi aumenta la povertà, il disagio, il senso di frustrazione. È una malattia che contagia i nuclei famigliari e che sgretola modelli di benessere da cui sembrava non si potesse tornare indietro.

   UNIMONDO: Italia, aumenta la povertà e il disagio



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Ricordando Gianni Rodari


Gianni Rodari nasceva il 23 ottobre 1920...
noi lo ricordiamo così

“La fantasia fa parte di noi
come la ragione:
guardare dentro la fantasia
è un modo come un altro
per guardare dentro noi stessi”.

Fantasia, immaginazione, fiaba … tutte parole che, oltre a risuonare in ogni sua pagina, in ogni sua filastrocca, acquisiscono con Rodari un significato così importante da provocare quella piccola rivoluzione che ci permette oggi di considerare questo scrittore un testimone di pace … 
Gianni Rodari è, nel nostro panorama letterario, il più importante tra gli scrittori per bambini.
La sua importanza però non è data dalla quantità dei suoi scritti, dal numero delle sua filastrocche, ma dalla qualità del contenuto che trasmette a questi piccoli uomini...
Se, comunque, si pensa a Rodari come ad un autore rivolto esclusivamente ad una specifica fascia d’età il suo messaggio rischia di perdersi: noi adulti dovremmo provare a fantasticare, ad immaginare, dovremmo tornare bambini, a quel periodo della nostra vita in cui pensavamo di poter cambiare tutto, di poter trovare una soluzione “fantastica” alle cose che non ci piacevano … Chissà, potremmo davvero cambiare il mondo...

  
Testimone di Pace Gianni Rodari (pdf)
 
   Alcuni suoi versi


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Notizie dal mondo


Secondo stime attendibili il costo della corruzione nell’Unione Europea equivale ogni anno pressappoco all’intero budget dell’Unione: 120 miliardi di euro. In Italia, secondo la Corte dei Conti, raggiunge i 60 miliardi. Le cifre parlano chiaro: siamo “i più corrotti dell’Occidente”.

  Pietro PolitoIl Paese più corrotto

Nell’indifferenza dell’opinione pubblica europea, e soprattutto italiana, al di là dell’Adriatico si stanno giocando in questi giorni il futuro dei Balcani meridionali e la definitiva normalizzazione dell’intricata vicenda del Kosovo.

  Piergiorgio CattaniKosovo, ai confini dell'Europa

Il miglioramento delle condizioni economiche in molti paesi africani sta facendo crescere, lentamente, una vera e propria middle class all’americana. Una fascia di popolazione che ha un lavoro, un reddito e una capacità di spesa tra i 2 e i 20 dollari al giorno. Secondo gli ultimi dati dell’African development bank, tra il 2000 e il 2010 sono diminuiti i poveri, a favore della classe media che si è allargata. Un trend in ascesa.

  Riccardo BallaamE' tempo di shopping

Tanti nella Siria in guerra civile vorrebbero tornare alle relazioni esistenti in passato mentre ora si trovano in bilico tra le comunità avverse.

  Eleonora VioSiria, Zahraa e Nubl villaggi simbolo dello scontro sunniti-sciiti


Hanno voglia di parlare i rifugiati siriani, di far sapere al mondo quello che sta succedendo nel loro paese. Raccontano storie drammatiche, accorate, una galleria di orrori che ognuno di loro ha vissuto in venti mesi di violenza e conflitto.
Sono donne e uomini  traumatizzati e terrorizzatiche in presenza di fotografi e telecamere non vogliono mostrare il loro volto per timore di rappresaglie contro i familiari rimasti ancora lì. Ma non per questo rinunciano a raccontare e denuncire. Madri che spesso hanno visto morire i propri figli o da mesi non ne hanno più notizie. Ragazze violentate. Giovani rimasti mutilati. Famiglie distrutte per sempre.

  Laura BoldriniIl coraggio di parlare

Qui, nel sud del mondo, la gente deve sopravvivere e lo fa in tutti i modi, ma sempre con un sorriso sulle labbra. Se ti dicono che è “pericoloso” girare per lo “slum” da soli è perché chi non ha niente ti chiede, certo anche con la violenza, di avere da te quello che ostenti, anche senza rendertene conto. Come a Milano e a Roma e a Parigi e a New York.
La miseria umana non ha limiti.

  Paolo MerloNairobi, gli "slums", la miseria

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SCUOLA


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Porta a scuola i tuoi sogni

   video

"Abbiamo visto il prodotto finito e ci è piaciuto. Non sapevamo dove lo avrebbero girato, abbiamo affidato il tutto a un curatore esterno che ha scelto la scuola". Rispondono così dal ministero dell'Istruzione, il Miur, alle polemiche che si sono scatenate in rete dopo la pubblicazione dello spot sulla scuola girato nella scuola tedesca di Milano, come anticipato da Repubblica.it. "La scuola statale in ogni caso comprende la scuola pubblica e la privata parificata - aggiungono da viale Trastevere - E quella tedesca rientra nella scuola italiana. Si tratta di polemiche prive di fondamento".
Una retta da 5.400 euro. Il video è stato pubblicato l'11 ottobre sul sito del Miur. Uno spot in cui per un minuto la voce fuori campo del cantautore Roberto Vecchioni spiega il valore dell'istituzione della "nostra scuola". Compaiono classi spaziose con poco più di quindici studenti in tutto, file di banchi disposti su gradinate in stile universitario. E poi biblioteche per studiare nel pomeriggio, tablet estratti dagli zaini come se fossero quaderni, campi di pallacanestro nel verde. Ma il tutto è stato è stato girato nella Deutsche Schule Mailand, la scuola tedesca di Milano in cui i mille studenti iscritti, dalle materne alle superiori, pagano circa 5.400 euro all'anno di retta per poter frequentare l'istituto. Una scelta che ha scatenato le ire del popolo del web, che giudica la mossa "scandalosa", "ipocrita", "quantomeno inopportuna".

   Lo spot privato per la scuola pubblica Rete scatenata, il ministero minimizza

Gentile Ministro Profumo, 
sono un insegnante di Matematica e Fisica di un Liceo del profondo Sud . Uno dei tanti. Questa mattina mi sono svegliato e, da bravo matematico, mi è venuta la travolgente voglia di fare due calcoli (la mia, purtroppo, è una mania irrefrenabile). Ho pensato che forse questa mia digressione algebrica avrebbe potuto esserle d'aiuto nel momento in cui dovrà giustificare, in un giorno spero non troppo lontano, la sua proposta circa l'aumento delle ore di lezione frontale dei docenti, da 18 a 24.
Come tutti ben sanno, i docenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado (medie e superiori) sono una categoria super privilegiata: hanno tantissimi giorni di ferie e, quelle poche volte che lavorano, lo fanno solo per 18 ore settimanali.
A questo punto entra in gioco la mia indole freddamente calcolatrice.
Dunque ho cercato di capire se faccio qualche altra cosa per la mia scuola e per i miei studenti, aldilà di queste 18 misere ore. Ecco cosa, con mio grandissimo stupore, ho scoperto.

   Lettera aperta del prof. Vito Fumai

Centinaia di professori hanno organizzato il 21 ottobre a Roma un flash mob di protesta davanti al ministero dell'Istruzione contro l'aumento a 24 ore dell'orario previsto dalla legge di stabilità. Senza simboli politici o di sindacati i docenti si sono radunati sulla scalinata del ministero con cartelli che spiegano come le ore di lezione sono solo una parte del lavoro svolto. Non sono mancate le «carote di protesta» a ricordare la manifestazione degli studenti.
La protesta è continuata per circa mezz'ora senza alcuno slogan politico né bandiere di sindacati. L'iniziativa, hanno spiegato alcuni docenti è stata convocata in maniera spontanea per «sensibilizzare tutti sulla difficoltà del nostro lavoro, che non è fatto solo di ore in classe, ma di tante attività che si devono svolgere a casa durante tutta la settimana, sabato e domenica compresi».
MANIFESTAZIONE ANCHE DOMENICA 28 OTTOBRE. 

   Istruzione, flash mob dei professori a Roma

Quello a cui stiamo assistendo in queste ore a proposito dell’ipotizzato aumento dell’orario di insegnamento settimanale dei docenti di medie e superiori è l’ennesimo, stucchevole teatrino politico. Un gioco delle parti, in cui i diversi attori recitano il proprio ruolo e in cui a essere penalizzati saranno, come sempre, i soggetti più deboli, cioè i lavoratori.
La proposta, prevista nella bozza della cosiddetta “legge di stabilità”, di innalzare da 18 a 24 il numero delle ore settimanali di docenza per i professori della scuola secondaria (inferiore e superiore) ha destato, com’era prevedibile, reazioni negative e proteste accese. Non solo presso gli operatori della scuola, ma anche tra le stesse forze politiche che sostengono il governo.
I principali due partiti di maggioranza hanno espresso contrarietà a questa norma. Prima il Pd e poi il Pdl hanno sostenuto le ragioni degli insegnanti. D’altra parte si sa che si tratta di una categoria professionale numericamente non irrilevante e dunque, in termini di consenso elettorale (anche in vista delle prossime consultazioni), è bene tenersela buona.
Nessuno sapeva nulla?
Questa, insomma, è l’impressione generale. E viene da chiedersi se è davvero possibile che il “governo tecnico” sia così tecnico da ipotizzare provvedimenti tanto impopolari senza alcuna consultazione previa con le forze politiche che gli garantiscono la maggioranza parlamentare. Ma la cosa ancora più fastidiosa è il sospetto che si sia voluto puntare in alto, le 24 ore settimanali, sapendo già in partenza che si sarebbe ottenuto qualcosa di meno: le 21 ore di cui ora si parla.
Se ciò accadrà, i partiti si potranno vantare di avere scongiurato un aumento eccessivo del carico di lavoro dei docenti, i quali dovranno pure ringraziarli che l’aumento degli impegni didattici sarà “soltanto” di 3 ore a settimana (anziché le 6 inizialmente previste). Gli insegnanti dovranno essere grati che, a parità di stipendio (e gli stipendi dei docenti italiani sono tra i più bassi nell’area dei Paesi economicamente avanzati), insegneranno 3 ore in più a settimana.
Il che significa, in termini pratici, avere una classe in più. In tal modo l’incremento del carico di lavoro non sarà di sole 3 ore: a queste andranno aggiunte tutte quelle necessarie alla preparazione delle lezioni, alla formulazione delle verifiche, alla correzione dei compiti in classe, al ricevimento dei genitori.

   Insegnanti, il teatrino di Pd e Pdl


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... Rispondendo a un'interrogazione parlamentare del 17 ottobre scorso, il ministro per i rapporti con il parlamento, Dino Piero Giarda, ha fatto sapere che il governo è disposto a emendare il ddl purché i risparmi strutturali non vengano toccati. I prof intanto hanno già alzato gli scudi. Una petizione lanciata da un docente siciliano su Internet ha fatto 24 mila firma in soli 4 giorni, mentre assistiamo al sorgere di una primavera della scuola, con flash mob, raduni organizzati in rete e consumati in presenza, davanti al ministero. Internet, si sa, fa miracoli... 

   Giovanni Brusio:  Le iniquità che si nascondono dietro le ore in più. Monta la protesta via web

Il ministro dell'Istruzione, Profumo, ha inserito nell'ultima legge di stabilità l'aumento, a parità di stipendio, dell'orario di lavoro per professori di scuola. La legge prevede il passaggio da 18 ore settimanali a 24. In cambio i professori otterrebbero 15 giorni di vacanze in più all'anno.
Si tratta di una buona proposta. Ed è precisamente per questo motivo che essa non passerà. Il coro dei contrari è unanime: dai professori ai sindacati. Dal Pd al Pdl. In un momento in cui a tutti è chiesto un grande sacrificio, la casta delle nostre scuole non ci sta. Appoggiata dalla politica che la considera, proprio per la sua numerosità, un bacino elettorale da non contrariare.

   Nicola Porro:  Se i Prof si inchinano ai ricatti della scuola

La vicenda delle 24 ore di lezione è, ormai da due settimane, al centro dell'attenzione e del dibattito. Dopo le robuste proteste, si parla ora di revoca, retromarcia, dietrofront (1) da parte del ministro e del governo. Però conviene stare attentissimi e ben vigili perché il governo potrebbe fare una retromarcia solo per prendere meglio la ricorsa! Non è affatto escluso un papocchio imposto d'autorità e da battezzare poi "compromesso" con SOLO 19 o 23 ore di lezione settimanali! Magari con un Pd e i soliti sindacati a fare le condoglianze e cercare di consolare con: "abbiamo fatto proprio il massimo possibile, ma vista la situazione non si poteva proprio ottenere niente di più! Però nel 2013 rimedieremo di sicuro ....".

   Vincenzo Pascuzzi:  I prof, le 24 ore settimanali e la Satira Estrema de "Il Giornale"

... Dunque, ora non si dovrà solo pretendere la cancellazione di quella norma che incrementa l'orario di lavoro a 24 ore, ma l'intera revisione della disciplina, pretendendo 18 ore per tutti e tutte, in tutti gli ordini e gradi di scuole con uno stipendio non inferiore alla media europea.
Se questa rivendicazione verrà condivisa, l'intera categoria sarà unità ed ogni azione di lotta e di massa sarà legittima e legittimata. Parità di trattamento, parità di orario, e lavoro ai precari.
Se vuoi, puoi.
A noi la scelta. 

   Marco Barone:  18 ore per tutte e tutti

Da troppo tempo, ormai, i governi italiani mostrano di avere scarsa considerazione della scuola: i numerosi proclami di investimento e sostegno alla scuola pubblica per dare un futuro ai nostri giovani cadono nel vuoto, soppiantati da leggi spietate che l’hanno immiserita.
Il governo tecnico, dal quale ci si poteva aspettare un atteggiamento diverso, si è mosso in perfetta continuità con i precedenti esecutivi, peggiorando ulteriormente la situazione di degrado della scuola italiana, scaricando sugli alunni, sulle loro famiglie e sui docenti i costi della crisi.
Le proposte nella legge di stabilità si aggiungono ad aggravare una situazione già critica e richiedono una risposta da parte di chi nella scuola ci lavora con impegno, credendo veramente (non come fingono di fare certi politici) che essa costituisca un elemento nevralgico della società, soprattutto quella democratica.

   ORIZZONTESCUOLA:  Smantellamento scuola pubblica e licenziamenti di massa: ecco cosa vedono i docenti nei provvedimenti del Governo

Non è finita qui la protesta dei prof sull’orario. Anzi, è appena iniziata. L’aumento di ore settimanali da 18 a 24 è stato ufficialmente archiviato ma gli insegnanti hanno capito un’amara verità: tanti, troppi italiani pensano che il loro lavoro si riduca a 18 ore la settimana e quindi bisogna continuare la protesta per correggere quest’informazione sbagliata. Le iniziative saranno numerose nei prossimi giorni e di diverso tipo.

   Flavia Amabile:  La battaglia dei prof sull’orario “Non è vero che lavoriamo solo 18 ore”


Un'ennesima serie di ricorsi potrebbe fermare il reclutamento dei docenti dopo 13 anni dall’ultimo concorso. In atto un aspro scontro tra interessi, con un eccesso di litigiosità.

   Roberto Carnero:  Insegnanti, il concorso è a rischio




LOTTA ALLA MAFIA

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Per ricordare Pasquale Romano che ... "non era nel posto sbagliato nel momento sbagliato"... e per gridare: "Noi siamo più forti della camorra!!!"


Mi chiedo che Paese siamo diventati. Che Paese è quello in cui un ragazzo va a salutare la propria fidanzata prima di una partita a calcetto, scende di casa e viene massacrato da una sventagliata di mitra. Che Paese è quello in cui i media considerano questa, tutto sommato, una notizia che può esser data in coda alle altre, e non la notizia principale, da dare per prima. Una delle tante. Quel ragazzo si chiamava Pasquale Romano: lo chiamavano Lino, ma nessuno ricorda già più il suo nome. 
Come è stato possibile assuefarsi a tutto questo? Forse si pensa che se accade lì, in terre di clan, è "normale"? È così? La democrazia nel mezzogiorno italiano è morta il 15 ottobre 2012, insieme a Lino Romano, e insieme a lui è stata seppellita ieri, dopo i funerali. Ed è morta non solo perché Lino è caduto innocente, ma perché per urlare che si trattava dell'ennesimo ragazzo innocente ucciso a sangue freddo e senza motivo, si è aspettato di capire a che famiglia appartenesse, chi fossero i suoi parenti. Ma perché - mi domando - se avesse avuto un lontano parente affiliato o coinvolto in fatti di camorra, sarebbe stato forse meno innocente? 
Ma è così che vincono le mafie: facendo credere che nessuno è innocente. Il messaggio che i clan vogliono far passare è che tutto appartiene a loro in maniera diretta o indiretta. Tutti fanno parte della loro logica, nessuno può dirsi immacolato. Tutti hanno un parente, un concittadino, un vicino di casa, tutti hanno fatto un lavoro per loro o hanno un amico che fa parte del Sistema. E allora magari nascere a Cardito, crescere a Secondigliano, andare a casa della propria fidanzata a Marianella, tutto sommato, diventa, nella coscienza nazionale, una sorta di colpa. Il retropensiero è: "Beh, però è normale che se vivi lì queste cose possano accadere". 
E invece non è così, non è naturale ed è un'aberrazione ragionare in questo modo. Lino Romano era una persona per bene.
Leggi tutto: Con quel ragazzo ucciso a Napoli è morta anche la democrazia di Roberto Saviano

"... Non era nel posto sbagliato nel momento sbagliato..."

   video

Una domenica sera diversa, oltre 2000 le fiaccole che hanno attraversato il quartiere, oltre 2000 le voci che hanno gridato alla camorra “Noi non abbiamo paura. Giustizia per Lino”. Così i parroci di Piscinola, Scampia, Marianella e Chiaiano in prima fila al fianco di Rosanna Ferrigno, promessa sposa di Pasquale, hanno voluto rispondere ai colpi di pistola, che lunedì scorso hanno spezzato la vita del giovane Romano. Una risposta pacifica, fatta di parole, di denunce, di voglia di riscatto. Prima gli applausi poi le parole, forti, di chi vuole cambiare. Ci ha pensato il decano Don Francesco Minervino che ha voluto ribadire con forza che” noi non abbiamo paura di chi semina il terrore” e ha proseguito lanciando un duro monito alla politica che da molti anni nonostante le denunce “qui non cambia nulla, qui la campagna elettorale è sempre accesa, ogni politico locale cerca palcoscenici”. Ma non solo, Don Minervino ha tirato in ballo anche “l’altra Napoli” quella parte di popolazione insensibile ai temi di questa periferia sventrata ma che utilizza “per compare la droga. Questa zona è ferita. Lo diciamo anche a quei professionisti che in qualche modo vengono qui a sostenere la camorra: liberateci da questa piaga. Noi, anche quando le fiaccole si saranno spente, saremo ancora qui”. 

   In ricordo di Pasquale Romano

"Noi siamo più forti della camorra!"

   video

Pasquale Romano, lo abbiamo ucciso noi tutti.
Noi indifferenti; noi che paghiamo il pizzo ai camorristi; noi che ci comportiamo da sudditi e pensiamo che il Diritto sia un favore; noi che lecchiamo il sedere ai politici collusi con la camorra in cambio di 50 euro o che elemosiniamo l'aiutino di questi ultimi per costruire abusivamente; noi omertosi; noi che ci candidiamo in liste costruite ad hoc, per portare voti ai camorristi (lasciando che s'impossessino delle nostre città); noi che facciamo finta che la camorra non esista e ci giriamo dall'altra parte.
NOI CHE CONSENTIAMO ALLA CAMORRA DI ESISTERE. Noi che ci teniamo "in casa" i latitanti che comandano sulla vita e sulla morte di tutti, che non è mai una "guerra tra altri".
Nella fiaccolata che si è tenuta il 18 ottobre in piazza Marianella si è gridato ancora una volta e sempre più forte: 

"FUORI, LA CAMORRA!!!
QUESTA TERRA NON VI APPARTIENE!!!

   video


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Se davvero "oggi è peggio di tangentopoli" – come lamenta la Ministra della Giustizia Severino per sollecitare l’approvazione del Ddl anticorruzione che ristagna da anni in Parlamento, allora è il caso di ripensare anche agli effetti di quel brodino annacquato del disegno di legge anticorruzione, nel quale per giunta galleggiano alcuni bocconi avvelenati. 

   Alberto Vannucci:  Anticorruzione di facciata

Il match fixing è un fenomeno globalizzato come il doping nello sport

   Daniele Poto:  L'ombra dei clan nel business delle partite truccate

A Casal di Principe, a pochi passi dal luogo sacro, una discarica a cielo aperto

   Antonio Maria Mira:  Il santuario assediato dai rifiuti (testo+video)


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FEDE E
SPIRITUALITA'





“E Dio vide che era cosa buona”

Meravigliarsi

HOREB n. 62 - 2/2012


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

Il cactus è lì con i suoi fiori aperti, bellissimi. È uno spettacolo che si ripete e ogni volta sorprende, stupisce. Meraviglia che questa pianta, cresce anche in luoghi aridi, e raggiunge quattro metri di altezza e spesso anche di più, tutta tronco, totalmente ricoperta di spine, se la tocchi in modo maldestro ti lascia il segno, riesca a produrre fiori così luminosi, che in certo senso fanno luce alla notte.

Il fiore del cactus la possiamo considerare cifra di una bellezza nascosta negli anfratti della vita. Nei volti che ci scivolano addosso o perché andiamo di corsa perché abbiamo premura o perché ci fanno paura e ci chiudiamo in un autismo sociale, in una nicchia dorata che ci soffoca. È bellezza nascosta nelle relazioni quotidiane, che comunque viviamo, ma che spesso rimangono superficiali e strettamente tecniche, professionali, negli avvenimenti quotidiani che diamo sempre per scontati, perché spinosi, e per questo non riusciamo a cogliere questa bellezza e non ci meravigliamo di niente.

Il fatto che non ci meravigliamo più è un brutto segnale, è come se stessimo di fronte a un mondo impoverito, defraudato

Eppure, nella notte di questa vita, se stiamo attenti, vigilanti, c’è sempre un fiore, degli sprazzi di luce, lì dove meno ce lo aspettiamo, che ci  aprono in modo nuovo al cammino della vita.

Se ne incrociato nelle periferie di città, che strutturalmente hanno del disumano, ma lì si incontrano persone che ti stupiscono per la loro umanità. Se ne incontrano in ospedale tra gli ammalati che ti meravigliano perché vivono con grande dignità il dolore, la precarietà, il limite e l’esperienza della morte.

Crediamo che ritorneremo a meravigliarci se, come ci ricorda l’apostolo Pietro, lasceremo esplodere “l’umano nascosto nel cuore”; e questo sarà possibile se impareremo a rischiare uscendo da noi stessi ma anche dal coro abituale per sentire le voci che ci sono fuori, sono tante, bellissime, uniche e ricche di mistero. Questo chiede di liberarci da ogni certezza e di metterci al servizio della vita, di ciò che viene, accettando di essere sempre in qualche misura ignoranti, alla ricerca, con tanta sete di imparare dagli altri.

Se faremo questo esodo facilmente ritorneremo ad osservare e a restare stupiti per un filo d’erba che stranamente riesce a farsi strada e a nascere nel cemento.

È questa la prospettiva in cui vogliamo collocare la monografia del presente quaderno...  (EDITORIALE)



   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)



E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto
I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ 2012
LA CHIESA SI FA DIALOGO A 50 anni dal Concilio Vaticano II



Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto 

I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ 2012

Dal 24 Ottobre al 5 Dicembre presso la sala del convento dalle ore 20.00 alle ore 21.00
 
LA CHIESA 
SI FA DIALOGO
A 50 anni dal Concilio Vaticano II


Leggi il calendario degli incontri (pdf)


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XXIX Domenica - Tempo Ordinario - Anno B - Commenti al Vangelo "L’indignazione e la testimonianza" di don Tonino Lasconi e "Verso il basso per andare in alto" di don Giovanni Berti


XXIX Domenica - Tempo Ordinario - Anno B
LETTURE: Is 53,10-11; Sal 32; Eb 4,14-16; Mc 10,35-45

Questo brano di vangelo è di quelli che abbiamo ascoltato e riascoltato chissà quante volte. Perciò è a rischio del micidiale: “Questa la so”. Cerchiamo di accoglierlo in modo non usuale, entrando dentro ai sentimenti che il racconto non descrive ma lascia immaginare.
“Si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo”.
Quel “si avvicinarono” ci fa intuire un comportamento che conosciamo bene: un insieme complesso di movimenti astuti e circospetti per cogliere il momento opportuno, l’occasione furba per arrivare prima degli altri a chi può fare un favore, senza che gli altri se ne accorgano. È il percorso della raccomandazione (nell’evangelista Matteo, questo è anche più chiaro, perché i due mandano avanti la madre, Mt 20,20). Gesù aveva annunciato ciò che gli sarebbe capitato a Gerusalemme. I Dodici non avevano capito e non volevano capire. I figli di Zebedeo, però, avevano intuito che, comunque, stava per succedere qualcosa di grosso, di definitivo, e che la loro vicenda stava per arrivare alla conclusione. Adesso era il momento di intervenire. Si avvicinano e Gesù e cosa chiedono? “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”.
L’esperienza quotidiana ci mette continuamente davanti agli occhi, sia nei media, sia nel nostro vissuto quotidiano, persone che sgomitano, che sgambettano, che cercano vie tortuose per scavalcare la fila. Tutti i giorni i giornali e i telegiornali ci informano di gente disposta a tutto pur di arrivare a conquistare una poltrona “alla destra o alla sinistra” di qualcuno che conta. Comprendiamo perciò al volo cosa si agita nel cuore dei figli di Zebedeo: è la ricerca del potere, l’ansia di arrivare prima degli altri, più in alto degli altri, in modo da poterli guardare dall’alto in basso.

   L’indignazione e la testimonianza di don Tonino Lasconi

Qualche giorno fa ho incontrato un ragazzo che mi ha raccontato di una esperienza molto forte che lo ha segnato: il cammino di Santiago.
Lui si definisce credente ma non praticante, e dicendolo quasi si scusava con me, come se avesse vergogna di dirlo ad un prete. Mi ha colpito il racconto che lui ha fatto di questo pellegrinaggio a piedi durato circa un mese e mezzo e che lo ha portato da Verona a Santiago di Compostela, luogo che fin dal medioevo è meta di milioni di pellegrini, che intraprendono un viaggio che è fisico e spirituale insieme.
Questo giovane di 27 anni mi ha descritto la fatica del lungo viaggio fatto in solitaria, reso ancora più difficoltoso dalle condizioni meteorologiche non amiche e anche da problemi fisici che appesantivano ancora di più il cammino. Eppure, nonostante tutto questo, conserva il ricordo di una esperienza spirituale profondissima, avendo toccato fino in fondo la propria fragilità umana e insieme la pace interiore che, secondo lui, solo da Dio poteva venirgli.
Posso dire che questa sua esperienza ha toccato anche me, e mi ha fatto capire ancora di più la pagina del Vangelo di questa domenica.
Qui i discepoli Giovanni e Giacomo, manifestano tutta la loro incapacità di capire veramente cosa significa stare con Gesù. Per loro, stare dalla parte di Gesù Messia significa gloria e potere. Gesù invece li riporta alla realtà della sua esperienza. Stare con lui è scendere da ogni possibile piedistallo e sicurezza che noi o altri ci possono mettere, e iniziare un cammino di abbassamento che porta al servizio, al dare la vita e persino a perdere la vita (il calice da bere è la sofferenza e il battesimo di cui parla Gesù è il suo martirio sulla croce).
Stare con Gesù non è salire in alto, ma scendere in basso. Ma proprio in questo scendere fino dove siamo più fragili e fin dove l’umanità è fragile e debole, proprio li incontriamo Dio.

   Verso Il Basso Per Andare In Alto di don Giovanni Berti


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  C'è bisogno...
  La gioia dipende...
  Il credente...
  Saremmo chiamati...
  La mia vita...
  Solo chi vive...
  Vivere nell'attesa...
  Camminiamo...
  Signore Gesù...


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Il teologo risponde

Perché Satana non capisce che la sua battaglia contro gli uomini, e quindi contro Dio, è vana, e che il suo seminare zizzania non gli procurerà nulla di concreto? 

  Pino LorizioPerchè Saatana attacca sempre?

La masturbazione è un peccato capitale? Come si distingue dal vizio capitale della lussuria?

  Giordano MuraroMasturbazione peccato capitale?

Come mai Gesù parla di sé come “Figlio dell’uomo”? Lui è Figlio di Dio mentre siamo noi a essere figli dell’uomo. 

  Giuseppe PulcinelliGesù, Figlio dell'uomo


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Oggi (26 ottobre) si festeggia nel mondo musulmano la “ festa del sacrificio” o Eid al-Adha, nel mese lunare islamico di Dhū l Hijja, mese in cui ha luogo il pellegrinaggio alla Mecca. E’ una festa molto importante e per questo viene anche chiamata Eid al-Kabir (festa grande). Ma sono molti i nomi che le vengono attribuiti, tra questi Eid al-Nahr (festa dello sgozzamento) o Eid al-Qurbān (festa dell’offerta a Dio). Con questa celebrazione si commemora il sacrificio del montone fatto da Abramo al posto del sacrificio di suo figlio Ismaele, inizialmente richiestogli da Dio per mettere alla prova la sua fede e la sua obbedienza.

 
Auguri a tutti i musulmani che oggi festeggiano la “ festa del sacrificio” o Eid al-Adha


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  Eid al-Adha nel mondo

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"FARE LA DIFFERENZA Un cristianesimo per la vita buona" di Ugo Sartorio - Recensioni di Enzo Bianchi "Il Concilio che fa la differenza" e di Francesco Jori "Fare la differenza, contro l’esodo dalla cristianità"


Il concilio Vaticano II, come evento intenzionalmente pastorale, non ha aggiunto verità da credere, ma ha riflettuto sulla globalità della vicenda cristiana nel mondo contemporaneo. Per attivare un cristianesimo vivibile, comunicativo, credibile». Così Ugo Sartorio chiude l'introduzione a Fare la differenza. Un cristianesimo per la vita buona, con un rimando esplicito al concilio di cui il prossimo ottobre ricorre il cinquantesimo dell'apertura. Un rimando che è anche la chiave di lettura di queste pagine, volte a ripensare la presenza cristiana nella realtà postmoderna. L'autore, francescano conventuale, ha una rara capacità divulgativa: già docente di teologia fondamentale, dirige sia la rivista Credere oggi che il mensile cattolico, Il Messaggero di Sant'Antonio...

   Il Concilio che fa la differenza di Enzo Bianchi

... L’interrogativo che fa da sottofondo al presente saggio, se cioè il cristianesimo è ancora in grado di indicare la bellezza e la bontà dell’esistenza, trova una sua possibile risposta nella capacità di fare la differenza. Compito entusiasmante e non più procrastinabile, se si intende aiutare la contemporaneità a non programmarsi secondo parametri chiusi alla novità del vangelo. Non è facile, però, sintonizzarsi su tale istanza. È richiesta l’assunzione di nuovi stili di vita, di uno sguardo profetico e di un linguaggio creativo, perché il cristianesimo porta con sé il paradosso di un progetto audace nella promozione della vita. Come afferma Sartorio: «Anche oggi, ogni volta che i cristiani hanno il coraggio di fare un passo avanti, di impastare la propria identità con i grandi e piccoli eventi della vita, si accende la scintilla del kairos evangelico». (Carmelo Dotolo)

   la prefazione IL VANGELO, PROFEZIA DI SIGNIFICATO e l'indice  del libro "FARE LA DIFFERENZA Un cristianesimo per la vita buona" (pdf)

... Una vita buona, è lo scenario prospettato nel libro di Sartorio. Come contribuire da cristiani a realizzarla? Facendo la differenza, è la sua risposta: che non significa essere differenti, i primi sul banco del tempio, ma ripensare il Vangelo alla luce delle urgenze del presente. Con un linguaggio che sappia parlare a tutti gli uomini, con un annuncio capace di cambiare la vita. E che non può prescindere da quanto suggeriva padre Turoldo, partendo dalla parabola del buon samaritano: «L’uomo, chiunque esso sia, quando è braccato e rapinato, e spogliato, e lasciato pieno di ferite, mezzo morto ai margini di una strada, ecco, è sempre lo stesso uomo che agonizza sulla strada di Gerico. E’ uno da salvare, comunque e dovunque».

   Fare la differenza, contro l’esodo dalla cristianità di Francesco Jori


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"LA FEDE DI DANTE - IL CANTO XXIV DEL PARADISO" - Gianfranco Ravasi


"LA FEDE DI DANTE - IL CANTO XXIV DEL PARADISO - "

Venerdì 12 Ottobre 2012, nella Rettoria del SS. Nome di Gesù all’Argentina, Piazza del Gesù – Roma, si è tenuta la serata a tema La Fede di Dante – Il Canto XXIV del Paradiso, promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura.

L’evento è stato organizzato in occasione dell’inizio dell’Anno della Fede e del Sinodo dei Vescovi. Il tema scelto, infatti, ha fatto sì che la serata dantesca si inserisca pienamente nella programmazione dell’Anno della Fede, mettendo in luce proprio il legame vitale che lega la figura di Dante Alighieri, e la sua opera, con la Fede cristiana.
Il programma della serata ha previsto la lettura del Canto XXIV del Paradiso, nel quale Dante professa il suo Credo, a cura di Gabriele Lavia, Attore e Direttore del Teatro di Roma.
Hanno commentato il Canto S. Em. il Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e della Casa di Dante in Roma e il Prof. Luca Azzetta, della Università Cattolica di Milano.
"Joseph Ratzinger nell’Introduzione al Cristianesimo, la sua opera più nota prima di diventare Benedetto XVI, evoca un particolare ritratto di Dante, quello che è delineato nella «commovente conclusione della Divina Commedia, allorché egli, contemplando il mistero di Dio, scorge con estatico rapimento la propria immagine, un volto umano, al centro dell’abbagliante cerchio di fiamme formate da “l’Amor che move il sole e l’altre stelle”».
In realtà il passo a cui si fa cenno («dentro da sé, del suo colore stesso / mi parve pinta de la nostra effige; / per che ’l mio viso in lei tutto era messo», Paradiso XXXIII, 130-132) rimanda all’Incarnazione di Cristo e quella «nostra effige» è il volto umano di Gesù, che è contemplata dal nostro «viso», cioè dalla nostra visione, dal nostro sguardo. Sta di fatto, però, che in questi versi, citati da Ratzinger, si ha anche il profilo ideale autentico del poeta e della sua fede. ..."

   L'ESAME DI FEDE DI DANTE del Cardinal Gianfranco Ravasi

"L’esperienza misteriosa della fede nella vita di un uomo non è mai circoscrivibile a un solo episodio o a un solo momento biografico. Così è per ogni uomo, così è anche per Dante. C’è tuttavia un luogo in cui Dante ha tracciato alcune linee di sintesi rispetto alla propria fede cristiana: si tratta del canto XXIV del Paradiso. Giunto nell’VIII cielo, quello delle Stelle Fisse, il poeta è chiamato a rispondere alle domande dell’apostolo Pietro così da dare testimonianza di come nella vita egli abbia vissuto la prima delle virtù teologali. Nei due canti seguenti Dante risponderà alle domande degli apostoli Giacomo (sulla speranza) e Giovanni (sulla carità). Non è un caso che proprio questi siano i nomi che Dante diede ai suoi tre figli maschi. ..."

   LA FEDE DI DANTE IN 'PARADISO XXIV del Prof. Luca Azzetta- Università Cattolica di Milano


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Giornata Missionaria Mondiale 2012. "Ho creduto perciò ho parlato"


L’Ottobre missionario rappresenta il momento privilegiato per fare memoria dell’impegno ad gentes e la Giornata missionaria mondiale (Gmm) costituisce l’apice di un cammino di fede che trova nell’Eucarestia la sua sorgente inesauribile di Salvezza. La posta in gioco è alta se si considera che a duemila anni dalla venuta del Redentore «la messe è molta – parafrasando le parole di Gesù nel Vangelo di Luca - ma gli operai sono pochi!» (10,2). La fede, d’altronde, quella edificante e verace dei santi, non è tanto una questione aritmetica ma di qualità della vita. Basterebbe che un manipolo di credenti, davvero convinti come i dodici apostoli, s’impegnassero ad annunciare e testimoniare il Verbo, in quanto Parola forte di Dio, che inevitabilmente s’innescherebbero quei cambiamenti di cui la società postmoderna ha davvero urgente bisogno. 
E per quanto sia evidente il deficit di testimonianza nei comportamenti più quotidiani, in parte per l’immobilismo di alcune tradizionali agenzie educative – dalla scuola alla famiglia, passando per le nostre stesse comunità cristiane – vi è davvero un bisogno impellente di promuovere un sussulto di missionarietà, nella consapevolezza che essa rappresenta l’antidoto nei confronti dei processi devastanti della mondializzazione, nelle sue molteplici articolazioni, che penalizzano fortemente l’uomo e dunque lo stesso dettato evangelico. Ecco perché occorre riflettere sull’evangelizzazione nel segno del Concilio Vaticano II, vivendo intensamente l’Anno della fede che è iniziato l’11 ottobre scorso, a 50 anni dall’apertura dell’assise conciliare. 
Leggi tutto: Testimoni sulle strade del mondo

Un’importante occasione di preghiera e riflessione sui temi della vocazione missionaria di ogni cristiano. E’ questa la profonda essenza dell’ottobre missionario che culmina proprio nell’odierna Giornata Missionaria Mondiale. Sull’importanza della dimensione missionaria della vita cristiana e sul mese di ottobre dedicato proprio alla missione, Federico Piana ha intervistato don Gianni Cesena, direttore dell’Ufficio Cei per la cooperazione fra le chiese

   l'intervista (audio)

   il testo integrale del MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2012

Video per la Giornata Missionaria Mondiale 2012. "Ho creduto perciò ho parlato"( 2 Cor 4, 13-14) è l'icona biblica che accompagnerà le nostre parrocchie nell'ottobre missionario e lungo l'Anno della Fede. Padre Giulio Albanese, direttore delle riviste di Missio, organismo pastorale della Cei,ci conduce nel brano dell'annunciazione, la scelta di maria, prima missionaria del Nuovo Testamento nello scenario della basilica di Loreto. I temi del brano evangelico di Luca sono scanditi da altrettante testimonianze di missionari italiani: "la chiamata" con p. Dino De Zan, medico camilliano, da 42 anni a Bogotà; "il turbamento" con p. Riccardo Maria Ricciardi, che lavora a Morogoro in Tanzania; i "segni " con p. Giacomo Palagi, comboniano nel nord del Mozambico.

   video


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Ospite di Maurizio di Schino, nella rubrica dedicata all'"Ottobre missionario", all'interno dello spazio Azzurro di "Nel cuore dei giorni", padre Paolo Dall'Oglio, gesuita, espulso dalla Siria. Negli anni '80 ha rifondato il monastero cattolico siriaco Deir Mar Musa al-Habashi, nel deserto a nord di Damasco, accogliendo anche ortoddosi. Impegnato anche nel dialogo interreligioso con i musulmani. Dall'inizio della guerra in Siria (marzo 2011) ha sempre denunciato i massacri e i soprusi perpetrati dal regime di Bashar al Assadche lo ha espulso dalla Siria: espulsione eseguita il 12 giugno 2012.

  TV2000: Ottobre missionario - Padre Paolo Dall'Oglio (video)


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"Nell'era dell'incertezza diamo spazio alla riflessione" di mons. Bruno Forte


Nell'era dell'incertezza diamo spazio alla riflessione di mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto

L'11 ottobre scorso, cinquantesimo anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II, Benedetto XVI, circondato dai rappresentanti dei vescovi di tutto il mondo partecipanti al Sinodo sulla nuova evangelizzazione, ha aperto l"'anno della Fede". Si tratta di un anno che egli ha voluto totalmente dedicato ad approfondire, riscoprire e annunciare con nuovo slancio i contenuti e l'esperienza della fede. Proprio così, un anno che ritengo possa interessare tutti credenti e non credenti. Per mostrarne le ragioni, parto da un'osservazione di fondo: la condizione della finitudine, che ci accomuna tutti, è avvertita specialmente in questa stagione post-moderna, seguita al tramonto dei "grandi racconti" ideologici e dell'ottimismo che essi ispiravano. L'assenza di senso, la mancanza di un orizzonte comune rispetto a cui orientare le scelte, sono ampiamente presenti alle coscienze nell'attuale cosiddetta "società liquida" (Zygmunt Bauman), dove di verità sembra ce ne siano troppe, ognuno presumendo di assolutizzare la propria. Vengono così a mancare le ragioni collettive di vita e di speranza e si fa strada un senso di addio da ogni certezza, per cui valga la pena di vivere. Questa fragilità costituisce il luogo in cui tanti, credenti e non credenti, eredi dell'ideologia, critici o orfani di essa, si ritrovano spiazzati dalla crisi che stiamo vivendo. Il senso di smarrimento, l'assenza di patria" (secondo l'espressione di Heidegger: "Heimatlosigkeit"), la percezione di una sorta di inarrestabile declino, possono essere evasi o nascosti: si può tentare di non essere pensanti, negligenti di fronte al naufragio di ogni certezza comune. Ma nel momento in cui si pensa, la lama di questo disagio non può non interrogarci, rendendoci più aperti alla ricerca, più accomunati nell'esperienza e nel bisogno di un Altro, che aiuti ad uscire dalla prigionia dei nostri frammenti.

   Nell'era dell'incertezza diamo spazio alla riflessione di Bruno Forte (pdf)


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Don Oreste Benzi è stato vicino agli ultimi ma anche capace di una visione profetica che non può non coinvolgere la politica. Per questo come ha notato la vicepresidente della Camera, Rosy Bindi, è significativo che sia avvenuto nella sala stampa di Montecitorio l’annuncio del convegno internazionale che si terrà a Rimini a partire da venerdì e che culminerà sabato sera con la richiesta al vescovo della diocesi Francesco Lambiasi di iniziare la causa di beatificazione del fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII. «I santi sono di tutti ed è bello – ha detto la Bindi – che si inizi questo percorso per la beatificazione in una sede laica per il massimo rispetto che don Oreste aveva della laicità, anche se non ha mai fatto mancare la sua parola, anche dura, che ci ha richiamati alla nostra missione, al senso vero delle istituzioni». L’auspicio della presidente del Pd è che «il governo e la politica tutta legga nelle sue parole, soprattutto rivolte ai giovani, un vero programma».

  Pier Luigi Fornari:   «Diventi beato». Parte la richiesta per don Benzi

«Che lavoro faccio?». Ci pensa un po’ a rispondere, cerca le parole per un mestiere inusuale. «Organizzo gruppi di persone che vanno a vivere dove ci sono guerre, per abbassare l’odio, proteggere la gente, fermare i conflitti senza usare la forza». Si chiama Operazione Colomba e lui, Alberto Capannini, 46 anni, riminese, una moglie e tre bambini, è stato uno dei primi a partire fin dal 1992, esattamente vent’anni fa, quando nella Comunità Papa Giovanni XXIII nacque il corpo civile di pace

  Lucia Bellaspiga:   «L’ho incontrato e mi ha folgorato Da vent’anni nelle guerre, senza armi»

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Una Chiesa attenta alle gioie e ai tormenti. Di tutti.
Presentato il Messaggio conclusivo del Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione: "mea culpa" per i peccati della Chiesa che pesano sulla credibilità dell'annuncio.

  Sinodo, dire Dio alle coppie a pezzi

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CHIESA E SOCIETA' /

 interventi ed opinioni

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"Le formiche e i giganti" di Giovanni Mazzillo


Le formiche e i giganti di Giovanni Mazzillo (Teologo)

Impegno intelligente per la pace significa operare per la giustizia.
I come impegno, come intelligenza. 
Impegno naturalmente per la giustizia e, pertanto, per la pace. Appunto, un impegno intelligente, che non solo intuisca gli ambiti dove è urgente intervenire, ma legga anche più in profondità le cose e gli avvenimenti. Ne ripercorra le nervature intime e strutturali che li sorreggono. Insomma, uno sforzo continuo di intelligenza, conformemente all’etimologia della parola che è intus-legere, cioè leggere dentro, cogliere i nessi, andando più in profondità. Alla stessa capacità non solo di penetrare il senso profondo, ma di stabilire rapporti tra le cose si arriva anche da chi, per altri versi, fa derivare l’etimo da inter-legere, cioè porre in relazione.

  Le formiche e i giganti di Giovanni Mazzillo


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Un convegno all’Università della Santa Croce ha esaminato l’obbligo della Chiesa di rendere conto ai fedeli sull’uso dei propri beni.

  Alessandro Speciale"La nuova evangelizzazione passa dalla trasparenza economica"

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POLITICA

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ELEZIONI REGIONALI IN SICILIA: da questo voto dipende il futuro dell'Italia! (Le riflessioni dei Vescovi, il servizio di Report e l'intervista al segretario CISL)


AMATE LA GIUSTIZIA, VOI CHE GOVERNATE SULLA TERRA
Riflessioni dei vescovi di Sicilia sulla situazione sociale e politica

Lo sguardo verso la realtà siciliana, l’attenzione verso i bisogni assai gravi delle fasce più deboli della popolazione, l’ascolto delle voci preoccupate per la situazione della regione, il giudizio che come pastori siamo chiamati a dire e a dare ci hanno convinti che in questo momento non possiamo tacere.
Con animo accorato, perciò, desideriamo dar voce ai fedeli cristiani affidando, nello stesso tempo, queste riflessioni a quanti sono disponibili a condividerne ansie e prospettive e particolarmente a coloro che saranno chiamati a responsabilità legislative e di governo.
"...Intendiamo fare appello a tutte le coscienze affinché la partecipazione al voto sia ampia, piena, consapevole, libera da occulti e fuorvianti condizionamenti, soprattutto di natura criminale, e affrancata da logiche clientelari o di mera tutela di rendite parassitarie o privilegi prevaricanti. 
Le elezioni non sono un passaggio taumaturgico, ma costituiscono un vincolo democraticamente insuperabile, e quindi qualificante e decisivo. Per questo bisogna prepararsi seriamente, mostrando risultati concreti per il Paese e un rinnovamento reale e intelligente delle formazioni politiche aperto al dinamismo propositivo della società e chiuso alla penetrazione degli interessi di ogni tipo di “casta”. ... (I Vescovi di Sicilia)

  il documento completo: Amate la giustizia, voi che governate sulla terra

ELECTION TEST  Servizio di REPORT - RAI  puntata del 21 ottobre 2012

Il prossimo 28 ottobre in Sicilia si vota per scegliere il futuro presidente della Regione. Il voto siciliano è però anche un test a cui guarda il resto d'Italia. Chi vince nell'isola potrebbe mettere sul piatto della bilancia delle prossime elezioni politiche un bottino di voti che potrebbe risultare determinante per governare il Paese. E' il primo test elettorale della Terza Repubblica e osservare cosa accade nel laboratorio politico che da sempre è la Sicilia aiuterà a capire quali nuovi equilibri si stanno mettendo in piedi nel Paese. Intanto chi vincerà, avrà l'arduo compito di salvare la Sicilia dai suoi debiti, che ammontano a 5 miliardi e 300 milioni di euro, tutti i candidati parlano nei comizi di rivoluzione, rinnovamento e legalità. Ma qual è l'offerta che presentano effettivamente ai cittadini?

  IL VIDEO DEL SERVIZIO INTEGRALE: ELECTION TEST - Servizio di REPORT - RAI puntata del 21 ottobre 2012

“La Sicilia cambierà solo quando si toglierà alla politica il potere di intimidire l’economia”
La Sicilia cambierà solo quando si toglierà alla politica il potere di intimidire l’economia. Maurizio Bernava, segretario regionale della Cisl non ha dubbi e a poche ore dal voto, pure lui, come le principali voci intellettuali dell’isola, sa che anche questa volta nulla cambierà. Anche lui sa che la Regione, dopo cinque o sei mesi, si troverà nuovamente ingessata. Nel frattempo altro tempo – che per l’orologio dell’economia globale è una vita – sarà stato bruciato. 
Il paradosso che si ripete a ogni competizione è la valanga di candidati, liste e movimenti a supporto. Un calcolo approssimato per difetto indica 1.600 persone pronte ad entrare in Assemblea regionale per 90 seggi disponibili, circa 50 simboli e 11 aspiranti Presidenti. La parola legalità – declinata nelle voci antimafia, anticorruzione e trasparenza – a parole è proclamata da tutti ma nei programmi, spiega Bernava, non c’è alcun approfondimento concreto. ...

  Maurizio Bernava (Cisl): “La Sicilia cambierà solo quando si toglierà alla politica il potere di intimidire l’economia”

SI VOTA SOLO DOMENICA 28 OTTOBRE Dalle ore dalle 8.00 alle 22.00

  COME SI VOTA


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Colloquio con il ministro per la Cooperazione internazionale, l'integrazione e le politiche e la famiglia che presenta gli interventi del governo. E ragiona sul tema cattolici e politica in campo aperto

  Davide DemichelisRiccardi: "Società stressata per colpa della crisi"

Gent.ma Dott.ssa Fornero,
eccomi qua. Sono una come tante, una delle tante; forse di lettere come questa ne avrà già ricevute a bizzeffe, ma solo perché qualcuno l’ha fatto prima di me non vuol dire che io debba lasciarmi condizionare o fermarmi.
Vede? Questa è una delle caratteristiche di alcuni giovani della mia generazione: nonostante tutto, e dopo tutto, troviamo ancora il coraggio di non lasciarci fermare. Sia chiaro: non intendo generalizzare in alcun modo, né in un senso né nell’altro. Ritengo solo doveroso fornire la mia personale testimonianza tra tante, consapevole che di sicuro una larga fetta di miei coetanei potrà rispecchiarsi in quello che ho da dire.

  Dalila Coviello“Caro Ministro Fornero…c’è chi accetta anche lavori disgustosi”

ROTTAMAZIONE, dice il vocabolario, è l'azione che si compie quando si demoliscono oggetti fuori uso: specie automobili. Vengono triturati, per riutilizzare le parti metalliche. A volte, ottieni sconti sulla nuova vettura. Applicata alle persone e al ricambio di dirigenti politici, è una delle parole più maleducate e violente che esistano oggi in Italia.
I rottamatori sono fieri di chiamarsi così, e quando l'operazione riesce esibiscono le spoglie del vinto: "La rottamazione comincia a produrre i primi frutti", ripeteva Matteo Renzi, domenica in un'intervista in tv.
La lotta per l'avvicendamento ai vertici della politica ha sue ragioni, e lo stile brutale risponde a un'ansia, enorme e autentica, di cambiamento: si vorrebbe azzerare l'esistente, e come nella poesia di Rimbaud ci si professa "assolutamente moderni". È un conflitto legittimo, anche necessario: che va portato alla luce perché nell'ombra degenera o ammutolisce. È il grande merito del sindaco di Firenze, come di Grillo. Impressionante è la campagna di quest'ultimo in Sicilia: lunga, martellante, è rifiuto del mutismo. Da due settimane è nell'isola; nessuno s'era messo per tanto tempo in ascolto delle sue collere.
Ma la parola rottamazione, anche se Renzi intende cambiamento, resta ustionante e parecchi la prendono alla lettera. L'avversario-rivale è trattato alla stregua di arnese metallico.

  Barbara SpinelliLa mala rottamazione

Nella due giorni di Todi gli organizzatori hanno parlato in maniera esplicita di come presentarsi agli elettori. L' obiettivo è una nuova legge elettorale senza nominati. Il nemico da sconfiggere sono i populisti di destra e di sinistra. Ma il confronto con il voto democratico è ineludibile.

  Goffredo De MarchisDai cattolici di Todi addio al Pdl l' obiettivo ora è il listone per Monti

Il manifesto in favore di una nuova stagione di riforme intorno al premier Monti. Tra i firmatari Montezemolo, Riccardi, Olivero, Bonanni.

  FAMIGLIA CRISTIANAVerso la Terza Repubblica

Per non essere travolte da un comune destino, destra e sinistra provano a rimettersi in carreggiata con un escamotage senza precedenti nella storia delle demo crazie euro pee.  Affidare a milioni di elettori la scelta dei nuovi capi. Il primo effetto è stato quello di spiazzare i leader posizionati al centro

  Fabio MartiniLe primarie che invecchiano il centro

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 BENEDETTO XVI
 



      Angelus/Regina Cæli - 21 ottobre 2012

 
    Udienza - 24 ottobre 2012, L'Anno della fede. Che cosa è la fede?

   Omelia - 21 ottobre 2012: Santa Messa e Canonizzazione dei Beati Giacomo Berthieu, Pedro Calungsod, Giovanni Battista Piamarta, Maria del Monte
                       Carmelo Sallés y Barangueras, Marianna Cope, Caterina Tekakwitha, Anna Schäffer

      Discorso - Conferimento del "Premio Ratzinger" 2012 (20 ottobre 2012)

      Discorso - Proiezione del film documentario "Arte e Fede" (25 ottobre 2012)

 
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La sfida del Papa scuote lo scetticismo

Vivere senza paura perché affidati a un Altro

Si può vivere senza avere paura? La maggior parte di noi risponderebbe di no. Potremmo fare una lunga lista delle nostre ragionevolissime paure. Paura per il lavoro che viene a mancare, e, anche, per un certo vento amaro e rabbioso che sentiamo soffiare su questo Paese. Paura per i nostri figli; e di mali che i medici non sanno curare. Di chi incrociamo, per strada, di notte. Paura comunque dell’ultimo atto, che inesorabilmente ci separerà da chi amiamo. 
Il Papa invece dice che è possibile vivere senza avere paura. Dice, lo ha detto ieri, che la fede in Dio è il fondamento per vivere senza paura. Nulla di nuovo, certo, per chi è cresciuto cristiano; ma colpisce come, nell’inizio dell’Anno della Fede, Benedetto XVI sembri tornare a dire il fondamento del cristianesimo, non dando nulla per scontato; ricominciando da capo, prendendo per mano i lontani, gli ignari – e forse, e soprattutto, gli abituati. Parla di noi il Papa, quando dice di una generazione educata a muoversi «solo nell’orizzonte delle cose, a credere solo in ciò che si vede e si tocca con le proprie mani». Parla con noi, quando propone «una scommessa di vita come un esodo, un uscire da se stessi, dalle proprie sicurezze e schemi mentali», per affidarsi a Dio.

  Vivere senza paura perché affidati a un Altrodi Marina Corradi

  il testo integrale dell'udienza generale di Benedetto XVI del 24 ottobre 2012 "L'Anno della fede. Che cosa è la fede?"

Il Papa all'udienza generale

  video


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Vittorio V. Alberti -  professore di Filosofia a Roma presso la Pontificia Università Lateranense, e direttore della rivista on line “Sintesi Dialettica“ - cita Kierkegaard per sottolineare come l'infinita possibilità del tempo attuale abbia due facce: la libertà e l'angoscia. L'angoscia si connota come la risulta della condizione di libertà, di infinite possibilità: lo scarto dall’una all’altra è dato dalla capacità di discernimento. Kierkegaard afferma  che l'angoscia è pericolosa per lo smidollato proprio perché questi non possiede il discernimento.

  Vittorio AlbertiPaura e libertà (testo+video)

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I seminari potrebbero passare dal dicastero dell’Educazione cattolica a quello del Clero, che a sua volta perderà la competenza sulla catechesi, affidata al Consiglio per la Nuova evangelizzazione

  Andrea TornielliCuria, il Papa rimescola le competenze

Ad un giorno dall'annuncio di Benedetto XVI si comprende la strategia in funzione di una più equilibrata composizione del collegio

  Marco TosattiSorpresa contenuta per le nuove nomine cardinalizie


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   AVVISI: 

  1) La newsletter è settimanale;

 

  2) Il servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:

      http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm

 

  3) Il  servizio omelia di P. Gregorio on-line (mp3) alla pagina

            http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm