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N. B. La Lectio a cura di Fr. Egidio Palumbo sarà sospesa e riprenderà in Ottobre
La Preghiera dei fedeli e l'Omelia vengono aggiornate appena disponibile (di norma rispettivamente la domenica e il lunedì)
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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Aggiornato il 13/10/2012
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Don
Patriciello scrive al Prefetto di Napoli: "Ha voluto mortificare il
prete o il volontario impegnato sul dramma dei roghi tossici? Ha voluto
mettermi a tacere?..."
Don Patriciello scrive al Prefetto di Napoli:
"Ha voluto mortificare il prete o il volontario impegnato sul dramma dei roghi tossici? ... Ha voluto mettermi a tacere?..."
Durante
un incontro in prefettura per denunciare l'allarme dei rifiuti tossici
in Campania il parroco di Caivano Don Maurizio Patriciello viene
duramente ammonito dal prefetto di Napoli Andrea De Martino per essersi
rivolto al prefetto di Caserta, Carmela Pagano, chiamandola
semplicemente "signora" e non "signora prefetto". "Bisogna avere
rispetto per le istituzioni. Così ci offende", ha commentato De
Martino
video
«In
mezzo a tanti problemi, mentre nei nostri paesi tanta gente scoraggiata
non crede più a niente e a nessuno, mentre la camorra ancora ci fa
sentire il suo fiato puzzolente sul collo, mentre i roghi tossici
continuano a bruciare come se niente fosse, il signor Prefetto di
Napoli mette alla berlina un prete perché anziché dire "signora
prefetto" ha detto semplicemente "signora"»; è la conclusione della
lettera che don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, ha inviato al
prefetto di Napoli Andrea De Martino poche ore dopo l'audizione di
mercoledì scorso in prefettura a Napoli aveva rimproverato aspramente
il sacerdote.
Lettera di don Maurizio Patriciello al Prefetto di Napoli
Don Maurizio Patriciello a RaiNews
video
E
sulla vicenda è intervenuto Roberto Saviano: "Il prefetto di Napoli
Andrea De Martino si scusi con don Maurizio Patriciello o bisognerà
chiedere le sue dimissioni immediate". "Da anni don Maurizio è presidio
di legalità e umanità in terre difficilissime. Don Maurizio - conclude
Saviano - è lo Stato in quel territorio".
Chiediamo al Sig.PREFETTO ANDREA DE MARTINO di scusarsi pubblicamente. Per iscriversi cliccare quì sopra
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«Signora, anziché prefetto? Sì,
molte volte, nella mia lunga carriera prefettizia, mi hanno chiamato
anche così. E non me la sono mai presa, anzi mi è sembrato ugualmente
rispettoso. Non sono i titoli a determinare la qualità delle persone.
Ma sul punto, vorrei dire una cosa: il prefetto Andrea De Martino ha
sbagliato, ha esagerato e usato toni eccessivi. Ma di ciò, lui stesso
si è profondamente pentito e scusato. Ed è giusto pretendere delle
scuse, ma non intonare il crucifige. Io stessa ho contattato don
Maurizio Patriciello: lo incontrerò (l’incontro è stato poi fissato per
venerdì pomeriggio a Roma, ndr), per domandare scusa a nome delle
istituzioni e assicurare tutta l’attenzione possibile del Viminale alle
emergenze della sua terra». È sera. Il ministro dell’Interno Anna Maria
Cancellieri siede nel suo ufficio, al secondo piano del Viminale.
Vincenzo R. Spagnolo: Cancellieri: «Roghi tossici, in Campania lo Stato c'è»
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
I
cacciabombardieri d’attacco F-35 di produzione internazionale
costeranno più del previsto, ma soprattutto molto di più (almeno il
doppio, valutando le stime) di quello che era stato dichiarato dal
Ministero della Difesa in un’audizione ufficiale alla Camera dei
Deputati nello scorso febbraio. Il dato non stupisce la Rete Italiana
per il Disarmo (promotrice della campagna “Taglia le ali alle armi”
dedicata al caccia JSF ed al tema delle spese militari) che da sempre
sostiene una forte e sospetta sottostima dei costi dichiarati dal
nostro Governo per l’acquisto di questi aerei.
Quello
che stupisce è che oggi l’ammissione viene direttamente dal Generale De
Bertolis (Segretario Generale della Difesa cioè responsabile delle
acquisizioni di armamenti per il nostro paese) che lo ha dichiarato in
unalunga intervista al magazine Analisi Difesa. Per la sola
configurazione standard (quindi con tutta una serie di elementi ancora
da aggiungere) si parla di un costo tra i 100 e i 107 milioni di euro,
cioè oltre il 25% in più di quanto dichiarato a Febbraio 2012 dagli
stessi esponenti della Difesa.
“L’ammissione
avviene quindi per bocca dello stesso Generale che pochi mesi fa,
insieme ad altri esponenti dell’Aeronautica, aveva cercato di gettare
acqua sul fuoco delle polemiche e delle richieste di chiarimento
provenienti in particolare dalla nostra Campagna – afferma Francesco
Vignarca coordinatore di Rete Disarmo– questo ci spinge ancora una
volta a richiedere un confronto diretto con il Governo e una
riflessione forte sul tema delle spese militari. In questo periodo di
crisi e sacrifici siamo sicuri che siano il miglior modo per
spendere i soldi pubblici?”
F-35: le bugie volano basse.
La
Difesa ammette un consistente aumento di costi. Ogni aereo viene oltre
40 milioni di dollari in più rispetto a quanto dichiarato tra febbraio
e marzo al Parlamento e ai giornali.
L'aumento
è notevole: da 80 a 127,3 milioni di dollari per aereo. Se va bene.
Perché in una variante più sofisticata si arriva a 137,1 milioni per
velivolo. Mica poco in tempo di spending review. Gli F-35 sono aerei
prodotti dal colosso statunitense Lockheed Martin. Chi li costruisce e
chi li compra li definisce pudicamente mezzi multiruolo. In realtà sono
aerei versatili che possono sia difendere (comportandosi dunque da
caccia) che attaccare (alla stregua di veri e propri bombardieri;
magari portando anche ordigni nucleari). Soprattutto sono pozzi senza
fondo. Costano un occhio della testa.
Armi: F-35, bugie d'alta quota
Cacciabombardieri,
corazzate, bombe, munizioni. Tutte le armi distruttive vengono spostate
nella contabilità del Pil, da un capitolo all’altro: e nel passaggio,
acquistano valore. Così sale il Pil dei paesi più armati. Parola di
Eurostat
Metti
un turbo nel Pil. Le nuove direttive statistiche internazionali, con
l’aggiornamento dei manuali a cui si attengono i sistemi nazionali di
statistica in tutto il mondo, porteranno dal 2014 una sorpresa,
cambiando i metodi di contabilizzazione delle spese militari. A essere
“premiati”, con un salto in avanti del prodotto interno lordo, saranno
soprattutto i paesi con maggior produzione di armamenti di tipo
puramente offensivo; cioè quelle armi che si distruggono nel loro uso
bellico, non appena raggiungono l’obiettivo per cui sono state
costruite: ammazzare e distruggere.
Il Pil decollerà assieme agli F35
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24-30 Ottobre Settimana internazionale per il Disarmo.
Se vuoi la pace prepara la pace
Tutti
gli anni le Nazioni Unite celebrano dal 24 al 30 ottobre la "Settimana
per il disarmo". La giornata di avvio della Settimana non è casuale ma
è il giorno in cui cade l'anniversario della fondazione delle stesse
Nazioni Unite, il 24 ottobre 1945. La "Settimana per il disarmo" è
stata istituita dal'Assemblea Generale nel 1978, con un documento
(Risoluzione S-10/2) nel quale si richiama l'attenzione di tutti gli
Stati sull'estrema pericolosità della corsa agli armamenti e si
incoraggiano a compiere gli sforzi per porvi fine e a sensibilizzare
l'opinione pubblica sull'urgenza del disarmo. 10 Tesi per il Disarmo (e
un'appendice importante).
Oggi la corsa agli armamenti è di gran lunga più grave e accelerata del
1978 e le spese militari globali hanno raggiunto la somma astronomica
di oltre 1.700 miliardi di dollari annui – cifra mai raggiunta, in
termini reali, nella storia dell’umanità – che corrisponde a più di 4,6
miliardi di dollari al giorno, "somma che da sola è quasi il doppio del
bilancio delle Nazioni Unite di un anno”, ha denunciato, inascoltato,
Ban Ki Moon Segretario generale dell'ONU lo scorso 30 agosto.
Il disarmo oggi è, dunque, ancora più urgente di quando la Settimana fu
istituita ed essa non può esaurirsi in mero pretesto per dichiarazioni
retoriche, ma – se vogliamo davvero costruire la pace - deve diventare
la settimana dell'impegno di tutti per il disarmo. A ciascuno di fare
qualcosa.
10 Tesi per il Disarmo
(e un'appendice importante)
A ciascuno di fare qualcosa, dovunque c'è qualcosa da fare
24-30 Ottobre, Settimana internazionale per il Disarmo. Se vuoi la pace prepara la pace
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La commissione Difesa del Senato
emenda il progetto di riforma del ministro Di Paola: introduce più
trasparenza e controlli. E il divieto alle "stellette" di vendere
sistemi d'arma.
Flavio Lotti: Generali sì, mercanti d'armi no
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
"Quei cristiani dietro le sbarre" di don Virgilio Balducchi
Quei cristiani dietro le sbarre di don Virgilio Balducchi (Ispettore generale dei cappellani delle carceri)
Da
sempre, la società civile s’interroga sulla questione criminale e su
quale sia la risposta giusta alla violazione delle leggi penali
compiuta dai suoi membri. Nel pensiero cristiano e nella cultura
teologica, nel corso della storia, si sono determinati complessi
rapporti tra asserzioni teologiche e giustificazioni delle modalità
punitive statuali, specie con riferimento all’idea di pena come
“retribuzione” della colpa.
Credo
che la modalità ordinaria di concepire il rapporto colpa/pena, cioè la
modalità retributiva, sia radicalmente agli antipodi del messaggio
cristiano, perché l’idea che possa nascere un bene ritorcendo il male
mi pare esattamente il contrario del concetto di giustizia che emerge
dalla Bibbia nel suo insieme.
Amare, non punire
Pensiamo
al racconto drammatico di Abele e Caino: entrambi fanno l’esperienza
del male e, a prescindere da qualsiasi pena, sperimentano che il male
non costruisce. Spesso si veicola il messaggio che il male non si deve
fare perché c’è Dio che punisce o perché un giudice ti mette in galera,
ma in realtà il male non si deve fare perché di per sé non ti realizza
come uomo.
Che
cosa fa Dio di fronte all’omicidio, a quest’uomo che si è posto in una
condizione d’estraniazione da se stesso? Lo va a cercare, fa il primo
passo verso di lui, gli fa prendere coscienza del male commesso, ma poi
difende l’omicida dalla vendetta degli uomini. Per i credenti diventa
giusto e produce giustizia chi, come Dio, ripete questo passo
gratuito.
Qui
cogliamo l’aspetto più profondo del cristianesimo, quello che leggiamo
sulla croce, nell’abisso del male: fare fino in fondo la volontà del
Padre, cioè amare anche il proprio persecutore. Questo è fonte di
giustizia e di salvezza: Dio libera dal male con il bene, amando non
punendo.
Ebbene,
se il cuore del cristianesimo sta proprio in questo “sappi che è
blasfemo pensare di produrre il bene con il male, sappi che l’unica
fecondità sta nel bene”, allora, quando pensiamo alle forme giuridiche
per intervenire sul male commesso, noi cristiani dobbiamo per primi
chiederci non quale sia la pena che ritorce adeguatamente il male, ma
quale sia la strada per trovare, di fronte al grave problema della
criminalità, strumenti non vendicativi.
Non
possiamo rinunciare a domandarci come siano proponibili, anche alla
cultura giuridica, le esigenze evangeliche dell’amore e del perdono.
Quei cristiani dietro le sbarre di Virgilio Balducchi
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"Venite a prenderci, stiamo affondando" La guardia costiera salva 226 migranti
Le
motovedette sono intervenute in acque libiche dopo un messaggio
lanciato da un barcone con un telefono satellitare e raccolto da Don
Mosè Zerai, il sacerdote eritreo responsabile dell'agenzia Habeshia
Duecentoventisei
migranti di origine subsahariana (tra loro anche un bambino e 37 donne,
di cui due in stato di gravidanza), a bordo di due diversi gommoni,
sono stati soccorsi e salvati dalla Guardia costiera italiana in acque
libiche. A raccogliere le richieste di aiuto, giunte via satellitare,
nella serata di ieri erano stati Don Mosè Zerai, il sacerdote eritreo
responsabile dell'agenzia Habeshia, e suor Grazia di Bari.
L'sos
era arrivato con una chiamata da un telefono satellitare. Da un barcone
in difficoltà carico di profughi al largo delle coste libiche.
"Veniteci a prendere, stiamo per affondare...". Don Mosè Zerai, il
sacerdote eritreo responsabile dell'agenzia Habeshia che si occupa di
migranti e richiedenti asilo, ha girato l'allarme alle autorità: "Mi
hanno detto che sono in mare da venerdì scorso e che le condizioni del
mare stanno peggiorando. Non possiamo assistere inermi a una nuova
tragedia del mare".
Il
primo sos, quello raccolto da padre Mose, è arrivato intorno alle 21:
"Venite a prenderci, stiamo per affondare"; arrivava da un'imbarcazione
con 111 persone a bordo, che avrebbe preso il mare venerdì scorso e che
è stata individuata a circa 30 miglia da Tripoli. Un'ora più tardi, la
seconda richiesta di aiuto, da un'imbarcazione con altri 115 migranti,
a circa 60 miglia da Tripoli. Le capitanerie di porto hanno
immediatamente dirottato in area il rimorchiatore "Asso 30". Concluse
tutte le operazioni di trasbordo di tutti i passeggeri le motovedette
della Guardia costiera hanno ripreso la rotta verso Lampedusa. (fonte: Repubblica)
Devo
dire veramente grazie alla Guardia Costiera Italiana, che ha fatto lo
sforzo fino alle acque libiche 35 miglia, per salvare le vite umane,
l'operazione di salvataggio è stata fatta congiuntamente con quella
libica, queste informazioni che mi e stato fornito dalla Capitaneria di
porto. La presenza di un altro barcone con altri centinaia di persone a
circa 60 miglia anche loro soccorsi dall'Italia. Doveroso dire grazie a
quelli uomini della guardia costiera che hanno lavorato tutta la notte
per salvare tutte queste vite umane. Che Dio gli renda il merito. (fonte: pagina Fb di Abba Mussie Zerai)
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"Sono
saliti a 70 i disabili gravi e gravissimi in sciopero della fame da
quattro giorni. E tutto nel silenzio più assoluto del nostro governo e
nell'indifferenza della classe politica. E' una cosa vergognosa". E'
l'accorato sfogo di Mariangela Lamanna, vicepresidente del Comitato 16
novembre onlus che ha indetto lo sciopero della fame per i malati come
forma estrema per richiamare l'attenzione sulla mancanza del Piano per
l'autosufficienza."Noi non ci fermiamo. Cosa voglio il morto? Se
continua così lo avranno".
Crescono malati Sla in sciopero fame, politica ci aiuti
Sono
già in 70, tutti gravi, e aumentano. Protestano contro la scarsa
attenzione delle istituzioni. Il problema dell'assistenza 24 ore su 24.
"Vogliamo il ripristino del fondo non-autosufficienti azzerato dal
governo Berlusconi". "Le nostre famiglie sono distrutte, c'è chi ha
dovuto lasciare il lavoro per assisterci in casa". Un movimento nato
"comunicando con gli occhi"Lo sciopero della fame per fare sentire la
propria voce. Per richiamare l'attenzione del premier Mario Monti hanno
deciso di ridurre progressivamente la loro alimentazione. Sono più di
70 pazienti, tutti in condizioni gravi e gravissime, tracheotomizzati e
allettati, che hanno deciso di accendere i riflettori sulla loro
condizione per chiedere il diritto ad una vita decorosa. Perché quando
si convive con patologie neurodegenerative progressive, come Sla,
distrofia muscolare e sclerosi multipla, serve assistenza a ogni ora
del giorno.
"Sostegni bloccati, il governo si muova"
Lettera
aperta al presidente Monti di uno dei 42 malati di Sla, in questi
giorni in digiuno di protesta contro i tagli al welfare a loro destinato
Dal 21 ottobre 2012, 42 disabili gravissimi hanno cominciato uno
sciopero della fame per indurre il Governo Monti all'ascolto delle
istanze che, da molto tempo, vengono rivendicate. Lo scopo della
protesta è quello di chiedere al Governo il ripristino del fondo
non-autosufficienze azzerato dal governo Berlusconi. Da aprile a luglio
ci sono stati dei sit-in di protesta che hanno indotto il Governo allo
stanziamento di 658 milioni di euro nel Ddl spending review, vanificato
a tutt'oggi dalla mancanza assoluta di un piano organico per la non
autosufficienza, che garantirebbe a tutti i disabili gravissimi il
diritto all'assistenza.
Leggi tutto: Con tenacia e dignità: i disabili in sciopero della fame
Come si può farlo, di fronte a quelle decine di persone con gravissime
disabilità che stanno attuando lo sciopero della fame, mettendo a
rischio la loro vita, per avere soprattutto garanzie sul
rifinanziamento del Fondo Nazionale per la Non Autosufficienza? E per
raggiungere il pareggio di bilancio, si possono bellamente ignorare le
norme nazionali e internazionali che tutelano i diritti umani?
Come si può restare indifferenti?
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Nei
giorni scorsi sono stati resi pubblici due importanti documenti che
fotografano la situazione della povertà del nostro paese. Dalla
Caritas è giunto l’abituale rapporto annuale,
mentre dall’ISTAT è uscita una ricerca inedita, una sorta di
mappatura e di censimento dei “senza fissa dimora” . La crisi aumenta
la povertà, il disagio, il senso di frustrazione. È una malattia che
contagia i nuclei famigliari e che sgretola modelli di benessere da cui
sembrava non si potesse tornare indietro.
UNIMONDO: Italia, aumenta la povertà e il disagio
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Ricordando Gianni Rodari
Gianni Rodari nasceva il 23 ottobre 1920...
noi lo ricordiamo così
“La fantasia fa parte di noi
come la ragione:
guardare dentro la fantasia
è un modo come un altro
per guardare dentro noi stessi”.
Fantasia, immaginazione, fiaba … tutte parole che, oltre a risuonare in
ogni sua pagina, in ogni sua filastrocca, acquisiscono con Rodari
un significato così importante da provocare quella piccola
rivoluzione che ci permette oggi di considerare questo scrittore
un testimone di pace …
Gianni Rodari è, nel nostro panorama letterario, il più importante tra gli scrittori per bambini.
La sua importanza però non è data dalla quantità dei suoi scritti, dal
numero delle sua filastrocche, ma dalla qualità del contenuto che
trasmette a questi piccoli uomini...
Se, comunque, si pensa a Rodari come ad un autore rivolto
esclusivamente ad una specifica fascia d’età il suo messaggio
rischia di perdersi: noi adulti dovremmo provare a fantasticare,
ad immaginare, dovremmo tornare bambini, a quel periodo della nostra
vita in cui pensavamo di poter cambiare tutto, di poter trovare
una soluzione “fantastica” alle cose che non ci piacevano …
Chissà, potremmo davvero cambiare il mondo...
Testimone di Pace Gianni Rodari (pdf)
Alcuni suoi versi
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Secondo stime attendibili il
costo della corruzione nell’Unione Europea equivale ogni anno
pressappoco all’intero budget dell’Unione: 120 miliardi di euro. In
Italia, secondo la Corte dei Conti, raggiunge i 60 miliardi. Le cifre
parlano chiaro: siamo “i più corrotti dell’Occidente”.
Nell’indifferenza dell’opinione
pubblica europea, e soprattutto italiana, al di là dell’Adriatico si
stanno giocando in questi giorni il futuro dei Balcani meridionali e la
definitiva normalizzazione dell’intricata vicenda del Kosovo.
Il miglioramento delle
condizioni economiche in molti paesi africani sta facendo crescere,
lentamente, una vera e propria middle class all’americana. Una fascia
di popolazione che ha un lavoro, un reddito e una capacità di
spesa tra i 2 e i 20 dollari al giorno. Secondo gli ultimi dati
dell’African development bank, tra il 2000 e il 2010 sono diminuiti i
poveri, a favore della classe media che si è allargata. Un trend in
ascesa.
Tanti nella Siria in guerra
civile vorrebbero tornare alle relazioni esistenti in passato mentre
ora si trovano in bilico tra le comunità avverse.
Hanno voglia di parlare i
rifugiati siriani, di far sapere al mondo quello che sta
succedendo nel loro paese. Raccontano storie drammatiche,
accorate, una galleria di orrori che ognuno di loro ha
vissuto in venti mesi di violenza e conflitto.
Sono donne e uomini traumatizzati e terrorizzatiche in presenza
di fotografi e telecamere non vogliono mostrare il loro volto per
timore di rappresaglie contro i familiari rimasti ancora lì. Ma non per
questo rinunciano a raccontare e denuncire. Madri che spesso hanno
visto morire i propri figli o da mesi non ne hanno più
notizie. Ragazze violentate. Giovani rimasti
mutilati. Famiglie distrutte per sempre.
Qui, nel sud del mondo, la
gente deve sopravvivere e lo fa in tutti i modi, ma sempre con un
sorriso sulle labbra. Se ti dicono che è “pericoloso” girare per lo
“slum” da soli è perché chi non ha niente ti chiede, certo anche con la
violenza, di avere da te quello che ostenti, anche senza rendertene
conto. Come a Milano e a Roma e a Parigi e a New York.
La miseria umana non ha limiti.
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Porta a scuola i tuoi sogni
video
"Abbiamo
visto il prodotto finito e ci è piaciuto. Non sapevamo dove lo
avrebbero girato, abbiamo affidato il tutto a un curatore esterno che
ha scelto la scuola". Rispondono così dal ministero dell'Istruzione, il
Miur, alle polemiche che si sono scatenate in rete dopo la
pubblicazione dello spot sulla scuola girato nella scuola tedesca di
Milano, come anticipato da Repubblica.it. "La scuola statale in ogni
caso comprende la scuola pubblica e la privata parificata - aggiungono
da viale Trastevere - E quella tedesca rientra nella scuola italiana.
Si tratta di polemiche prive di fondamento".
Una
retta da 5.400 euro. Il video è stato pubblicato l'11 ottobre sul sito
del Miur. Uno spot in cui per un minuto la voce fuori campo del
cantautore Roberto Vecchioni spiega il valore dell'istituzione della
"nostra scuola". Compaiono classi spaziose con poco più di quindici
studenti in tutto, file di banchi disposti su gradinate in stile
universitario. E poi biblioteche per studiare nel pomeriggio, tablet
estratti dagli zaini come se fossero quaderni, campi di pallacanestro
nel verde. Ma il tutto è stato è stato girato nella Deutsche Schule
Mailand, la scuola tedesca di Milano in cui i mille studenti iscritti,
dalle materne alle superiori, pagano circa 5.400 euro all'anno di retta
per poter frequentare l'istituto. Una scelta che ha scatenato le ire
del popolo del web, che giudica la mossa "scandalosa", "ipocrita",
"quantomeno inopportuna".
Lo spot privato per la scuola pubblica Rete scatenata, il ministero minimizza
Gentile Ministro Profumo,
sono
un insegnante di Matematica e Fisica di un Liceo del profondo Sud . Uno
dei tanti. Questa mattina mi sono svegliato e, da bravo matematico, mi
è venuta la travolgente voglia di fare due calcoli (la mia, purtroppo,
è una mania irrefrenabile). Ho pensato che forse questa mia digressione
algebrica avrebbe potuto esserle d'aiuto nel momento in cui dovrà
giustificare, in un giorno spero non troppo lontano, la sua proposta
circa l'aumento delle ore di lezione frontale dei docenti, da 18 a 24.
Come
tutti ben sanno, i docenti delle scuole secondarie di primo e secondo
grado (medie e superiori) sono una categoria super privilegiata: hanno
tantissimi giorni di ferie e, quelle poche volte che lavorano, lo fanno
solo per 18 ore settimanali.
A questo punto entra in gioco la mia indole freddamente calcolatrice.
Dunque
ho cercato di capire se faccio qualche altra cosa per la mia scuola e
per i miei studenti, aldilà di queste 18 misere ore. Ecco cosa, con mio
grandissimo stupore, ho scoperto.
Lettera aperta del prof. Vito Fumai
Centinaia
di professori hanno organizzato il 21 ottobre a Roma un flash mob di
protesta davanti al ministero dell'Istruzione contro l'aumento a 24 ore
dell'orario previsto dalla legge di stabilità. Senza simboli politici o
di sindacati i docenti si sono radunati sulla scalinata del ministero
con cartelli che spiegano come le ore di lezione sono solo una parte
del lavoro svolto. Non sono mancate le «carote di protesta» a ricordare
la manifestazione degli studenti.
La
protesta è continuata per circa mezz'ora senza alcuno slogan politico
né bandiere di sindacati. L'iniziativa, hanno spiegato alcuni docenti è
stata convocata in maniera spontanea per «sensibilizzare tutti sulla
difficoltà del nostro lavoro, che non è fatto solo di ore in classe, ma
di tante attività che si devono svolgere a casa durante tutta la
settimana, sabato e domenica compresi».
MANIFESTAZIONE ANCHE DOMENICA 28 OTTOBRE.
Istruzione, flash mob dei professori a Roma
Quello
a cui stiamo assistendo in queste ore a proposito dell’ipotizzato
aumento dell’orario di insegnamento settimanale dei docenti di medie e
superiori è l’ennesimo, stucchevole teatrino politico. Un gioco delle
parti, in cui i diversi attori recitano il proprio ruolo e in cui a
essere penalizzati saranno, come sempre, i soggetti più deboli, cioè i
lavoratori.
La
proposta, prevista nella bozza della cosiddetta “legge di stabilità”,
di innalzare da 18 a 24 il numero delle ore settimanali di docenza per
i professori della scuola secondaria (inferiore e superiore) ha
destato, com’era prevedibile, reazioni negative e proteste accese. Non
solo presso gli operatori della scuola, ma anche tra le stesse forze
politiche che sostengono il governo.
I
principali due partiti di maggioranza hanno espresso contrarietà a
questa norma. Prima il Pd e poi il Pdl hanno sostenuto le ragioni degli
insegnanti. D’altra parte si sa che si tratta di una categoria
professionale numericamente non irrilevante e dunque, in termini di
consenso elettorale (anche in vista delle prossime consultazioni), è
bene tenersela buona.
Nessuno sapeva nulla?
Questa,
insomma, è l’impressione generale. E viene da chiedersi se è davvero
possibile che il “governo tecnico” sia così tecnico da ipotizzare
provvedimenti tanto impopolari senza alcuna consultazione previa con le
forze politiche che gli garantiscono la maggioranza parlamentare. Ma la
cosa ancora più fastidiosa è il sospetto che si sia voluto puntare in
alto, le 24 ore settimanali, sapendo già in partenza che si sarebbe
ottenuto qualcosa di meno: le 21 ore di cui ora si parla.
Se
ciò accadrà, i partiti si potranno vantare di avere scongiurato un
aumento eccessivo del carico di lavoro dei docenti, i quali dovranno
pure ringraziarli che l’aumento degli impegni didattici sarà “soltanto”
di 3 ore a settimana (anziché le 6 inizialmente previste). Gli
insegnanti dovranno essere grati che, a parità di stipendio (e gli
stipendi dei docenti italiani sono tra i più bassi nell’area dei Paesi
economicamente avanzati), insegneranno 3 ore in più a settimana.
Il
che significa, in termini pratici, avere una classe in più. In tal modo
l’incremento del carico di lavoro non sarà di sole 3 ore: a queste
andranno aggiunte tutte quelle necessarie alla preparazione delle
lezioni, alla formulazione delle verifiche, alla correzione dei compiti
in classe, al ricevimento dei genitori.
Insegnanti, il teatrino di Pd e Pdl
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...
Rispondendo a un'interrogazione parlamentare del 17 ottobre scorso, il
ministro per i rapporti con il parlamento, Dino Piero Giarda, ha fatto
sapere che il governo è disposto a emendare il ddl purché i risparmi
strutturali non vengano toccati. I prof intanto hanno già alzato gli
scudi. Una petizione lanciata da un docente siciliano su Internet ha
fatto 24 mila firma in soli 4 giorni, mentre assistiamo al sorgere di
una primavera della scuola, con flash mob, raduni organizzati in rete e
consumati in presenza, davanti al ministero. Internet, si sa, fa
miracoli...
Giovanni Brusio: Le iniquità che si nascondono dietro le ore in più. Monta la protesta via web
Il ministro
dell'Istruzione, Profumo, ha inserito nell'ultima legge di stabilità
l'aumento, a parità di stipendio, dell'orario di lavoro per professori
di scuola. La legge prevede il passaggio da 18 ore settimanali a 24. In
cambio i professori otterrebbero 15 giorni di vacanze in più all'anno.
Si tratta di una buona proposta. Ed è precisamente per questo motivo
che essa non passerà. Il coro dei contrari è unanime: dai professori ai
sindacati. Dal Pd al Pdl. In un momento in cui a tutti è chiesto un
grande sacrificio, la casta delle nostre scuole non ci sta. Appoggiata
dalla politica che la considera, proprio per la sua numerosità, un
bacino elettorale da non contrariare.
Nicola Porro: Se i Prof si inchinano ai ricatti della scuola
La vicenda delle
24 ore di lezione è, ormai da due settimane, al centro dell'attenzione
e del dibattito. Dopo le robuste proteste, si parla ora di revoca,
retromarcia, dietrofront (1) da parte del ministro e del governo. Però
conviene stare attentissimi e ben vigili perché il governo potrebbe
fare una retromarcia solo per prendere meglio la ricorsa! Non è affatto
escluso un papocchio imposto d'autorità e da battezzare poi
"compromesso" con SOLO 19 o 23 ore di lezione settimanali! Magari con
un Pd e i soliti sindacati a fare le condoglianze e cercare di
consolare con: "abbiamo fatto proprio il massimo possibile, ma vista la
situazione non si poteva proprio ottenere niente di più! Però nel 2013
rimedieremo di sicuro ....".
Vincenzo Pascuzzi: I prof, le 24 ore settimanali e la Satira Estrema de "Il Giornale"
... Dunque, ora
non si dovrà solo pretendere la cancellazione di quella norma che
incrementa l'orario di lavoro a 24 ore, ma l'intera revisione della
disciplina, pretendendo 18 ore per tutti e tutte, in tutti gli ordini e
gradi di scuole con uno stipendio non inferiore alla media europea.
Se questa rivendicazione verrà condivisa, l'intera categoria sarà unità
ed ogni azione di lotta e di massa sarà legittima e legittimata. Parità
di trattamento, parità di orario, e lavoro ai precari.
Se vuoi, puoi.
A noi la scelta.
Marco Barone: 18 ore per tutte e tutti
Da troppo tempo,
ormai, i governi italiani mostrano di avere scarsa considerazione della
scuola: i numerosi proclami di investimento e sostegno alla scuola
pubblica per dare un futuro ai nostri giovani cadono nel vuoto,
soppiantati da leggi spietate che l’hanno immiserita.
Il governo tecnico, dal quale ci si poteva aspettare un atteggiamento
diverso, si è mosso in perfetta continuità con i precedenti esecutivi,
peggiorando ulteriormente la situazione di degrado della scuola
italiana, scaricando sugli alunni, sulle loro famiglie e sui docenti i
costi della crisi.
Le proposte nella legge di stabilità si aggiungono ad aggravare una
situazione già critica e richiedono una risposta da parte di chi nella
scuola ci lavora con impegno, credendo veramente (non come fingono di
fare certi politici) che essa costituisca un elemento nevralgico della
società, soprattutto quella democratica.
ORIZZONTESCUOLA: Smantellamento scuola pubblica e licenziamenti di massa: ecco cosa vedono i docenti nei provvedimenti del Governo
Non è finita qui la protesta
dei prof sull’orario. Anzi, è appena iniziata. L’aumento di ore
settimanali da 18 a 24 è stato ufficialmente archiviato ma gli
insegnanti hanno capito un’amara verità: tanti, troppi italiani pensano
che il loro lavoro si riduca a 18 ore la settimana e quindi bisogna
continuare la protesta per correggere quest’informazione sbagliata. Le
iniziative saranno numerose nei prossimi giorni e di diverso tipo.
Flavia Amabile: La battaglia dei prof sull’orario “Non è vero che lavoriamo solo 18 ore”
Un'ennesima serie di ricorsi
potrebbe fermare il reclutamento dei docenti dopo 13 anni dall’ultimo
concorso. In atto un aspro scontro tra interessi, con un eccesso di
litigiosità.
Roberto Carnero: Insegnanti, il concorso è a rischio
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Per
ricordare Pasquale Romano che ... "non era nel posto sbagliato nel
momento sbagliato"... e per gridare: "Noi siamo più forti della
camorra!!!"
Mi
chiedo che Paese siamo diventati. Che Paese è quello in cui un ragazzo
va a salutare la propria fidanzata prima di una partita a calcetto,
scende di casa e viene massacrato da una sventagliata di mitra. Che
Paese è quello in cui i media considerano questa, tutto sommato, una
notizia che può esser data in coda alle altre, e non la notizia
principale, da dare per prima. Una delle tante. Quel ragazzo si
chiamava Pasquale Romano: lo chiamavano Lino, ma nessuno ricorda già
più il suo nome.
Come
è stato possibile assuefarsi a tutto questo? Forse si pensa che se
accade lì, in terre di clan, è "normale"? È così? La democrazia nel
mezzogiorno italiano è morta il 15 ottobre 2012, insieme a Lino Romano,
e insieme a lui è stata seppellita ieri, dopo i funerali. Ed è morta
non solo perché Lino è caduto innocente, ma perché per urlare che si
trattava dell'ennesimo ragazzo innocente ucciso a sangue freddo e senza
motivo, si è aspettato di capire a che famiglia appartenesse, chi
fossero i suoi parenti. Ma perché - mi domando - se avesse avuto un
lontano parente affiliato o coinvolto in fatti di camorra, sarebbe
stato forse meno innocente?
Ma
è così che vincono le mafie: facendo credere che nessuno è innocente.
Il messaggio che i clan vogliono far passare è che tutto appartiene a
loro in maniera diretta o indiretta. Tutti fanno parte della loro
logica, nessuno può dirsi immacolato. Tutti hanno un parente, un
concittadino, un vicino di casa, tutti hanno fatto un lavoro per loro o
hanno un amico che fa parte del Sistema. E allora magari nascere a
Cardito, crescere a Secondigliano, andare a casa della propria
fidanzata a Marianella, tutto sommato, diventa, nella coscienza
nazionale, una sorta di colpa. Il retropensiero è: "Beh, però è normale
che se vivi lì queste cose possano accadere".
E invece non è così, non è naturale ed è un'aberrazione ragionare in questo modo. Lino Romano era una persona per bene.
Leggi tutto: Con quel ragazzo ucciso a Napoli è morta anche la democrazia di Roberto Saviano
"... Non era nel posto sbagliato nel momento sbagliato..."
video
Una
domenica sera diversa, oltre 2000 le fiaccole che hanno attraversato il
quartiere, oltre 2000 le voci che hanno gridato alla camorra “Noi non
abbiamo paura. Giustizia per Lino”. Così i parroci di Piscinola,
Scampia, Marianella e Chiaiano in prima fila al fianco di Rosanna
Ferrigno, promessa sposa di Pasquale, hanno voluto rispondere ai colpi
di pistola, che lunedì scorso hanno spezzato la vita del giovane
Romano. Una risposta pacifica, fatta di parole, di denunce, di voglia
di riscatto. Prima gli applausi poi le parole, forti, di chi vuole
cambiare. Ci ha pensato il decano Don Francesco Minervino che ha voluto
ribadire con forza che” noi non abbiamo paura di chi semina il terrore”
e ha proseguito lanciando un duro monito alla politica che da molti
anni nonostante le denunce “qui non cambia nulla, qui la campagna
elettorale è sempre accesa, ogni politico locale cerca palcoscenici”.
Ma non solo, Don Minervino ha tirato in ballo anche “l’altra Napoli”
quella parte di popolazione insensibile ai temi di questa periferia
sventrata ma che utilizza “per compare la droga. Questa zona è ferita.
Lo diciamo anche a quei professionisti che in qualche modo vengono qui
a sostenere la camorra: liberateci da questa piaga. Noi, anche quando
le fiaccole si saranno spente, saremo ancora qui”.
In ricordo di Pasquale Romano
"Noi siamo più forti della camorra!"
video
Pasquale Romano, lo abbiamo ucciso noi tutti.
Noi
indifferenti; noi che paghiamo il pizzo ai camorristi; noi che ci
comportiamo da sudditi e pensiamo che il Diritto sia un favore; noi che
lecchiamo il sedere ai politici collusi con la camorra in cambio di 50
euro o che elemosiniamo l'aiutino di questi ultimi per costruire
abusivamente; noi omertosi; noi che ci candidiamo in liste costruite ad
hoc, per portare voti ai camorristi (lasciando che s'impossessino delle
nostre città); noi che facciamo finta che la camorra non esista e ci
giriamo dall'altra parte.
NOI
CHE CONSENTIAMO ALLA CAMORRA DI ESISTERE. Noi che ci teniamo "in casa"
i latitanti che comandano sulla vita e sulla morte di tutti, che non è
mai una "guerra tra altri".
Nella
fiaccolata che si è tenuta il 18 ottobre in piazza Marianella
si è gridato ancora una volta e sempre più forte:
"FUORI, LA CAMORRA!!! QUESTA TERRA NON VI APPARTIENE!!!
video
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Se
davvero "oggi è peggio di tangentopoli" – come lamenta la Ministra
della Giustizia Severino per sollecitare l’approvazione del Ddl
anticorruzione che ristagna da anni in Parlamento, allora è il caso di
ripensare anche agli effetti di quel brodino annacquato del disegno di
legge anticorruzione, nel quale per giunta galleggiano alcuni bocconi
avvelenati.
Alberto Vannucci: Anticorruzione di facciata
Il match fixing è un fenomeno globalizzato come il doping nello sport
Daniele Poto: L'ombra dei clan nel business delle partite truccate
A Casal di Principe, a pochi passi dal luogo sacro, una discarica a cielo aperto
Antonio Maria Mira: Il santuario assediato dai rifiuti (testo+video)
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“E Dio vide che era cosa buona”
HOREB n. 62 - 2/2012
TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
Il
cactus è lì con i suoi fiori aperti, bellissimi. È uno spettacolo che
si ripete e ogni volta sorprende, stupisce. Meraviglia che questa
pianta, cresce anche in luoghi aridi, e raggiunge quattro metri di
altezza e spesso anche di più, tutta tronco, totalmente ricoperta di
spine, se la tocchi in modo maldestro ti lascia il segno, riesca a
produrre fiori così luminosi, che in certo senso fanno luce alla notte. Il
fiore del cactus la possiamo considerare cifra di una bellezza nascosta
negli anfratti della vita. Nei volti che ci scivolano addosso o perché
andiamo di corsa perché abbiamo premura o perché ci fanno paura e ci
chiudiamo in un autismo sociale, in una nicchia dorata che ci soffoca.
È bellezza nascosta nelle relazioni quotidiane, che comunque viviamo,
ma che spesso rimangono superficiali e strettamente tecniche,
professionali, negli avvenimenti quotidiani che diamo sempre per
scontati, perché spinosi, e per questo non riusciamo a cogliere questa
bellezza e non ci meravigliamo di niente. Il fatto che non ci meravigliamo più è un brutto segnale, è come se stessimo di fronte a un mondo impoverito, defraudato Eppure,
nella notte di questa vita, se stiamo attenti, vigilanti, c’è sempre un
fiore, degli sprazzi di luce, lì dove meno ce lo aspettiamo, che
ci aprono in modo nuovo al cammino della vita. Se
ne incrociato nelle periferie di città, che strutturalmente hanno del
disumano, ma lì si incontrano persone che ti stupiscono per la loro
umanità. Se ne incontrano in ospedale tra gli ammalati che ti
meravigliano perché vivono con grande dignità il dolore, la precarietà,
il limite e l’esperienza della morte. Crediamo
che ritorneremo a meravigliarci se, come ci ricorda l’apostolo Pietro,
lasceremo esplodere “l’umano nascosto nel cuore”; e questo sarà
possibile se impareremo a rischiare uscendo da noi stessi ma anche dal
coro abituale per sentire le voci che ci sono fuori, sono tante,
bellissime, uniche e ricche di mistero. Questo chiede di liberarci da
ogni certezza e di metterci al servizio della vita, di ciò che viene,
accettando di essere sempre in qualche misura ignoranti, alla ricerca,
con tanta sete di imparare dagli altri. Se
faremo questo esodo facilmente ritorneremo ad osservare e a restare
stupiti per un filo d’erba che stranamente riesce a farsi strada e a
nascere nel cemento. È questa la prospettiva in cui vogliamo collocare la monografia del presente quaderno... (EDITORIALE)
Editoriale (pdf)
Sommario (pdf)
E' possibile richiedere copie-saggio gratuite: CONVENTO DEL CARMINE 98051 BARCELLONA P.G. (ME) E-mail: horeb.tracce@alice.it
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Fraternità
Carmelitana di Pozzo di Gotto
I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ 2012
LA CHIESA SI FA DIALOGO A 50 anni dal Concilio Vaticano II
Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto
I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ 2012
Dal 24 Ottobre al 5 Dicembre presso la sala del convento dalle ore 20.00 alle ore 21.00 A 50 anni dal Concilio Vaticano II
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
XXIX Domenica - Tempo Ordinario - Anno B
LETTURE: Is 53,10-11; Sal 32; Eb 4,14-16; Mc 10,35-45
Questo
brano di vangelo è di quelli che abbiamo ascoltato e riascoltato chissà
quante volte. Perciò è a rischio del micidiale: “Questa la so”.
Cerchiamo di accoglierlo in modo non usuale, entrando dentro ai
sentimenti che il racconto non descrive ma lascia immaginare.
“Si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo”.
Quel
“si avvicinarono” ci fa intuire un comportamento che conosciamo bene:
un insieme complesso di movimenti astuti e circospetti per cogliere il
momento opportuno, l’occasione furba per arrivare prima degli altri a
chi può fare un favore, senza che gli altri se ne accorgano. È il
percorso della raccomandazione (nell’evangelista Matteo, questo è anche
più chiaro, perché i due mandano avanti la madre, Mt 20,20). Gesù aveva
annunciato ciò che gli sarebbe capitato a Gerusalemme. I Dodici non
avevano capito e non volevano capire. I figli di Zebedeo, però, avevano
intuito che, comunque, stava per succedere qualcosa di grosso, di
definitivo, e che la loro vicenda stava per arrivare alla conclusione.
Adesso era il momento di intervenire. Si avvicinano e Gesù e cosa
chiedono? “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e
uno alla tua sinistra”.
L’esperienza
quotidiana ci mette continuamente davanti agli occhi, sia nei media,
sia nel nostro vissuto quotidiano, persone che sgomitano, che
sgambettano, che cercano vie tortuose per scavalcare la fila. Tutti i
giorni i giornali e i telegiornali ci informano di gente disposta a
tutto pur di arrivare a conquistare una poltrona “alla destra o alla
sinistra” di qualcuno che conta. Comprendiamo perciò al volo cosa si
agita nel cuore dei figli di Zebedeo: è la ricerca del potere, l’ansia
di arrivare prima degli altri, più in alto degli altri, in modo da
poterli guardare dall’alto in basso.
L’indignazione e la testimonianza di don Tonino Lasconi
Qualche
giorno fa ho incontrato un ragazzo che mi ha raccontato di una
esperienza molto forte che lo ha segnato: il cammino di Santiago.
Lui
si definisce credente ma non praticante, e dicendolo quasi si scusava
con me, come se avesse vergogna di dirlo ad un prete. Mi ha colpito il
racconto che lui ha fatto di questo pellegrinaggio a piedi durato circa
un mese e mezzo e che lo ha portato da Verona a Santiago di Compostela,
luogo che fin dal medioevo è meta di milioni di pellegrini, che
intraprendono un viaggio che è fisico e spirituale insieme.
Questo
giovane di 27 anni mi ha descritto la fatica del lungo viaggio fatto in
solitaria, reso ancora più difficoltoso dalle condizioni meteorologiche
non amiche e anche da problemi fisici che appesantivano ancora di più
il cammino. Eppure, nonostante tutto questo, conserva il ricordo di una
esperienza spirituale profondissima, avendo toccato fino in fondo la
propria fragilità umana e insieme la pace interiore che, secondo lui,
solo da Dio poteva venirgli.
Posso
dire che questa sua esperienza ha toccato anche me, e mi ha fatto
capire ancora di più la pagina del Vangelo di questa domenica.
Qui
i discepoli Giovanni e Giacomo, manifestano tutta la loro incapacità di
capire veramente cosa significa stare con Gesù. Per loro, stare dalla
parte di Gesù Messia significa gloria e potere. Gesù invece li riporta
alla realtà della sua esperienza. Stare con lui è scendere da ogni
possibile piedistallo e sicurezza che noi o altri ci possono mettere, e
iniziare un cammino di abbassamento che porta al servizio, al dare la
vita e persino a perdere la vita (il calice da bere è la sofferenza e
il battesimo di cui parla Gesù è il suo martirio sulla croce).
Stare
con Gesù non è salire in alto, ma scendere in basso. Ma proprio in
questo scendere fino dove siamo più fragili e fin dove l’umanità è
fragile e debole, proprio li incontriamo Dio.
Verso Il Basso Per Andare In Alto di don Giovanni Berti
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C'è bisogno...
La gioia dipende...
Il credente...
Saremmo chiamati...
La mia vita...
Solo chi vive...
Vivere nell'attesa...
Camminiamo...
Signore Gesù...
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Il teologo risponde
Perché
Satana non capisce che la sua battaglia contro gli uomini, e quindi
contro Dio, è vana, e che il suo seminare zizzania non gli procurerà
nulla di concreto?
La masturbazione è un peccato capitale? Come si distingue dal vizio capitale della lussuria?
Come mai Gesù parla di sé come “Figlio dell’uomo”? Lui è Figlio di Dio mentre siamo noi a essere figli dell’uomo.
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Oggi
(26 ottobre) si festeggia nel mondo musulmano la “ festa del
sacrificio” o Eid al-Adha, nel mese lunare islamico di Dhū l Hijja,
mese in cui ha luogo il pellegrinaggio alla Mecca. E’ una festa molto
importante e per questo viene anche chiamata Eid al-Kabir (festa
grande). Ma sono molti i nomi che le vengono attribuiti, tra questi Eid
al-Nahr (festa dello sgozzamento) o Eid al-Qurbān (festa dell’offerta a
Dio). Con questa celebrazione si commemora il sacrificio del montone
fatto da Abramo al posto del sacrificio di suo figlio Ismaele,
inizialmente richiestogli da Dio per mettere alla prova la sua fede e
la sua obbedienza.
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Eid al-Adha nel mondo
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Il
concilio Vaticano II, come evento intenzionalmente pastorale, non ha
aggiunto verità da credere, ma ha riflettuto sulla globalità della
vicenda cristiana nel mondo contemporaneo. Per attivare un
cristianesimo vivibile, comunicativo, credibile». Così Ugo Sartorio
chiude l'introduzione a Fare la differenza. Un cristianesimo per la
vita buona, con un rimando esplicito al concilio di cui il prossimo
ottobre ricorre il cinquantesimo dell'apertura. Un rimando che è anche
la chiave di lettura di queste pagine, volte a ripensare la presenza
cristiana nella realtà postmoderna. L'autore, francescano conventuale,
ha una rara capacità divulgativa: già docente di teologia fondamentale,
dirige sia la rivista Credere oggi che il mensile cattolico, Il
Messaggero di Sant'Antonio...
Il Concilio che fa la differenza di Enzo Bianchi
...
L’interrogativo che fa da sottofondo al presente saggio, se cioè il
cristianesimo è ancora in grado di indicare la bellezza e la bontà
dell’esistenza, trova una sua possibile risposta nella capacità di fare
la differenza. Compito entusiasmante e non più procrastinabile, se si
intende aiutare la contemporaneità a non programmarsi secondo parametri
chiusi alla novità del vangelo. Non è facile, però, sintonizzarsi su
tale istanza. È richiesta l’assunzione di nuovi stili di vita, di uno
sguardo profetico e di un linguaggio creativo, perché il cristianesimo
porta con sé il paradosso di un progetto audace nella promozione della
vita. Come afferma Sartorio: «Anche oggi, ogni volta che i cristiani
hanno il coraggio di fare un passo avanti, di impastare la propria
identità con i grandi e piccoli eventi della vita, si accende la
scintilla del kairos evangelico». (Carmelo Dotolo)
la
prefazione IL VANGELO, PROFEZIA DI SIGNIFICATO e l'indice
del libro "FARE LA DIFFERENZA Un cristianesimo per la vita
buona" (pdf)
...
Una vita buona, è lo scenario prospettato nel libro di Sartorio. Come
contribuire da cristiani a realizzarla? Facendo la differenza, è la sua
risposta: che non significa essere differenti, i primi sul banco del
tempio, ma ripensare il Vangelo alla luce delle urgenze del presente.
Con un linguaggio che sappia parlare a tutti gli uomini, con un
annuncio capace di cambiare la vita. E che non può prescindere da
quanto suggeriva padre Turoldo, partendo dalla parabola del buon
samaritano: «L’uomo, chiunque esso sia, quando è braccato e rapinato, e
spogliato, e lasciato pieno di ferite, mezzo morto ai margini di una
strada, ecco, è sempre lo stesso uomo che agonizza sulla strada di
Gerico. E’ uno da salvare, comunque e dovunque».
Fare la differenza, contro l’esodo dalla cristianità di Francesco Jori
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"LA FEDE DI DANTE - IL CANTO XXIV DEL PARADISO - "
Venerdì
12 Ottobre 2012, nella Rettoria del SS. Nome di Gesù all’Argentina,
Piazza del Gesù – Roma, si è tenuta la serata a tema La Fede di Dante –
Il Canto XXIV del Paradiso, promossa dal Pontificio Consiglio della
Cultura.
L’evento
è stato organizzato in occasione dell’inizio dell’Anno della Fede e del
Sinodo dei Vescovi. Il tema scelto, infatti, ha fatto sì che la serata
dantesca si inserisca pienamente nella programmazione dell’Anno della
Fede, mettendo in luce proprio il legame vitale che lega la figura di
Dante Alighieri, e la sua opera, con la Fede cristiana.
Il
programma della serata ha previsto la lettura del Canto XXIV del
Paradiso, nel quale Dante professa il suo Credo, a cura di Gabriele
Lavia, Attore e Direttore del Teatro di Roma.
Hanno
commentato il Canto S. Em. il Cardinale Gianfranco Ravasi,
Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e della Casa di Dante
in Roma e il Prof. Luca Azzetta, della Università Cattolica di
Milano.
"Joseph
Ratzinger nell’Introduzione al Cristianesimo, la sua opera più nota
prima di diventare Benedetto XVI, evoca un particolare ritratto di
Dante, quello che è delineato nella «commovente conclusione della
Divina Commedia, allorché egli, contemplando il mistero di Dio, scorge
con estatico rapimento la propria immagine, un volto umano, al centro
dell’abbagliante cerchio di fiamme formate da “l’Amor che move il sole
e l’altre stelle”».
In
realtà il passo a cui si fa cenno («dentro da sé, del suo colore stesso
/ mi parve pinta de la nostra effige; / per che ’l mio viso in lei
tutto era messo», Paradiso XXXIII, 130-132) rimanda all’Incarnazione di
Cristo e quella «nostra effige» è il volto umano di Gesù, che è
contemplata dal nostro «viso», cioè dalla nostra visione, dal nostro
sguardo. Sta di fatto, però, che in questi versi, citati da Ratzinger,
si ha anche il profilo ideale autentico del poeta e della sua fede. ..."
L'ESAME DI FEDE DI DANTE del Cardinal Gianfranco Ravasi
"L’esperienza
misteriosa della fede nella vita di un uomo non è mai circoscrivibile a
un solo episodio o a un solo momento biografico. Così è per ogni uomo,
così è anche per Dante. C’è tuttavia un luogo in cui Dante ha tracciato
alcune linee di sintesi rispetto alla propria fede cristiana: si tratta
del canto XXIV del Paradiso. Giunto nell’VIII cielo, quello delle
Stelle Fisse, il poeta è chiamato a rispondere alle domande
dell’apostolo Pietro così da dare testimonianza di come nella vita egli
abbia vissuto la prima delle virtù teologali. Nei due canti seguenti
Dante risponderà alle domande degli apostoli Giacomo (sulla speranza) e
Giovanni (sulla carità). Non è un caso che proprio questi siano i nomi
che Dante diede ai suoi tre figli maschi. ..."
LA FEDE DI DANTE IN 'PARADISO XXIV del Prof. Luca Azzetta- Università Cattolica di Milano
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L’Ottobre
missionario rappresenta il momento privilegiato per fare memoria
dell’impegno ad gentes e la Giornata missionaria mondiale (Gmm)
costituisce l’apice di un cammino di fede che trova nell’Eucarestia la
sua sorgente inesauribile di Salvezza. La posta in gioco è alta se si
considera che a duemila anni dalla venuta del Redentore «la messe è
molta – parafrasando le parole di Gesù nel Vangelo di Luca - ma gli
operai sono pochi!» (10,2). La fede, d’altronde, quella edificante e
verace dei santi, non è tanto una questione aritmetica ma di qualità
della vita. Basterebbe che un manipolo di credenti, davvero convinti
come i dodici apostoli, s’impegnassero ad annunciare e testimoniare il
Verbo, in quanto Parola forte di Dio, che inevitabilmente
s’innescherebbero quei cambiamenti di cui la società postmoderna ha
davvero urgente bisogno.
E per quanto sia evidente il deficit di testimonianza nei comportamenti
più quotidiani, in parte per l’immobilismo di alcune tradizionali
agenzie educative – dalla scuola alla famiglia, passando per le nostre
stesse comunità cristiane – vi è davvero un bisogno impellente di
promuovere un sussulto di missionarietà, nella consapevolezza che essa
rappresenta l’antidoto nei confronti dei processi devastanti della
mondializzazione, nelle sue molteplici articolazioni, che penalizzano
fortemente l’uomo e dunque lo stesso dettato evangelico. Ecco perché
occorre riflettere sull’evangelizzazione nel segno del Concilio
Vaticano II, vivendo intensamente l’Anno della fede che è iniziato l’11
ottobre scorso, a 50 anni dall’apertura dell’assise conciliare.
Leggi tutto: Testimoni sulle strade del mondo
Un’importante occasione di preghiera e riflessione sui temi della
vocazione missionaria di ogni cristiano. E’ questa la profonda essenza
dell’ottobre missionario che culmina proprio nell’odierna Giornata
Missionaria Mondiale. Sull’importanza della dimensione missionaria
della vita cristiana e sul mese di ottobre dedicato proprio alla
missione, Federico Piana ha intervistato don Gianni Cesena, direttore
dell’Ufficio Cei per la cooperazione fra le chiese
l'intervista (audio)
il testo integrale del MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2012
Video
per la Giornata Missionaria Mondiale 2012. "Ho creduto perciò ho
parlato"( 2 Cor 4, 13-14) è l'icona biblica che accompagnerà le nostre
parrocchie nell'ottobre missionario e lungo l'Anno della Fede. Padre
Giulio Albanese, direttore delle riviste di Missio, organismo pastorale
della Cei,ci conduce nel brano dell'annunciazione, la scelta di maria,
prima missionaria del Nuovo Testamento nello scenario della basilica di
Loreto. I temi del brano evangelico di Luca sono scanditi da
altrettante testimonianze di missionari italiani: "la chiamata" con p.
Dino De Zan, medico camilliano, da 42 anni a Bogotà; "il turbamento"
con p. Riccardo Maria Ricciardi, che lavora a Morogoro in Tanzania; i
"segni " con p. Giacomo Palagi, comboniano nel nord del Mozambico.
video
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Ospite
di Maurizio di Schino, nella rubrica dedicata all'"Ottobre
missionario", all'interno dello spazio Azzurro di "Nel cuore dei
giorni", padre Paolo Dall'Oglio, gesuita, espulso dalla Siria. Negli
anni '80 ha rifondato il monastero cattolico siriaco Deir Mar Musa
al-Habashi, nel deserto a nord di Damasco, accogliendo anche ortoddosi.
Impegnato anche nel dialogo interreligioso con i musulmani. Dall'inizio
della guerra in Siria (marzo 2011) ha sempre denunciato i massacri e i
soprusi perpetrati dal regime di Bashar al Assadche lo ha espulso dalla
Siria: espulsione eseguita il 12 giugno 2012.
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Nell'era dell'incertezza diamo spazio alla riflessione di mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto
L'11
ottobre scorso, cinquantesimo anniversario dell'apertura del Concilio
Vaticano II, Benedetto XVI, circondato dai rappresentanti dei
vescovi di tutto il mondo partecipanti al Sinodo sulla nuova
evangelizzazione, ha aperto l"'anno della Fede". Si tratta di un anno
che egli ha voluto totalmente dedicato ad approfondire, riscoprire e
annunciare con nuovo slancio i contenuti e l'esperienza della fede.
Proprio così, un anno che ritengo possa interessare tutti credenti e
non credenti. Per mostrarne le ragioni, parto da un'osservazione di
fondo: la condizione della finitudine, che ci accomuna tutti, è
avvertita specialmente in questa stagione post-moderna, seguita al
tramonto dei "grandi racconti" ideologici e dell'ottimismo che essi
ispiravano. L'assenza di senso, la mancanza di un orizzonte comune
rispetto a cui orientare le scelte, sono ampiamente presenti alle
coscienze nell'attuale cosiddetta "società liquida" (Zygmunt Bauman),
dove di verità sembra ce ne siano troppe, ognuno presumendo di
assolutizzare la propria. Vengono così a mancare le ragioni collettive
di vita e di speranza e si fa strada un senso di addio da ogni
certezza, per cui valga la pena di vivere. Questa fragilità costituisce
il luogo in cui tanti, credenti e non credenti, eredi dell'ideologia,
critici o orfani di essa, si ritrovano spiazzati dalla crisi che stiamo
vivendo. Il senso di smarrimento, l'assenza di patria" (secondo
l'espressione di Heidegger: "Heimatlosigkeit"), la percezione di una
sorta di inarrestabile declino, possono essere evasi o nascosti: si può
tentare di non essere pensanti, negligenti di fronte al naufragio di
ogni certezza comune. Ma nel momento in cui si pensa, la lama di questo
disagio non può non interrogarci, rendendoci più aperti alla ricerca,
più accomunati nell'esperienza e nel bisogno di un Altro, che aiuti ad
uscire dalla prigionia dei nostri frammenti.
Nell'era dell'incertezza diamo spazio alla riflessione di Bruno Forte (pdf)
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Don Oreste Benzi è stato vicino
agli ultimi ma anche capace di una visione profetica che non può non
coinvolgere la politica. Per questo come ha notato la vicepresidente
della Camera, Rosy Bindi, è significativo che sia avvenuto nella sala
stampa di Montecitorio l’annuncio del convegno internazionale che si
terrà a Rimini a partire da venerdì e che culminerà sabato sera con la
richiesta al vescovo della diocesi Francesco Lambiasi di iniziare la
causa di beatificazione del fondatore della Comunità Papa Giovanni
XXIII. «I santi sono di tutti ed è bello – ha detto la Bindi – che si
inizi questo percorso per la beatificazione in una sede laica per il
massimo rispetto che don Oreste aveva della laicità, anche se non ha
mai fatto mancare la sua parola, anche dura, che ci ha richiamati alla
nostra missione, al senso vero delle istituzioni». L’auspicio della
presidente del Pd è che «il governo e la politica tutta legga nelle sue
parole, soprattutto rivolte ai giovani, un vero programma».
«Che
lavoro faccio?». Ci pensa un po’ a rispondere, cerca le parole per un
mestiere inusuale. «Organizzo gruppi di persone che vanno a vivere dove
ci sono guerre, per abbassare l’odio, proteggere la gente, fermare i
conflitti senza usare la forza». Si chiama Operazione Colomba e lui,
Alberto Capannini, 46 anni, riminese, una moglie e tre bambini, è stato
uno dei primi a partire fin dal 1992, esattamente vent’anni fa, quando
nella Comunità Papa Giovanni XXIII nacque il corpo civile di pace
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Una Chiesa attenta alle gioie e ai tormenti. Di tutti.
Presentato il Messaggio conclusivo del Sinodo dei vescovi sulla nuova
evangelizzazione: "mea culpa" per i peccati della Chiesa che pesano
sulla credibilità dell'annuncio.
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CHIESA
E SOCIETA'
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interventi
ed opinioni |
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Le formiche e i giganti di Giovanni Mazzillo (Teologo)
Impegno intelligente per la pace significa operare per la giustizia.
I come impegno, come intelligenza.
Impegno naturalmente per la giustizia e, pertanto, per la pace. Appunto,
un impegno intelligente, che non solo intuisca gli ambiti dove è
urgente intervenire, ma legga anche più in profondità le cose e gli
avvenimenti. Ne ripercorra le nervature intime e strutturali che li
sorreggono. Insomma, uno sforzo continuo di intelligenza, conformemente
all’etimologia della parola che è intus-legere, cioè leggere dentro,
cogliere i nessi, andando più in profondità. Alla stessa capacità non
solo di penetrare il senso profondo, ma di stabilire rapporti tra le
cose si arriva anche da chi, per altri versi, fa derivare l’etimo da
inter-legere, cioè porre in relazione.
Le formiche e i giganti di Giovanni Mazzillo
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Un
convegno all’Università della Santa Croce ha esaminato l’obbligo della
Chiesa di rendere conto ai fedeli sull’uso dei propri beni.
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POLITICA
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
AMATE LA GIUSTIZIA, VOI CHE GOVERNATE SULLA TERRA
Riflessioni dei vescovi di Sicilia sulla situazione sociale e politica
Lo
sguardo verso la realtà siciliana, l’attenzione verso i bisogni assai
gravi delle fasce più deboli della popolazione, l’ascolto delle voci
preoccupate per la situazione della regione, il giudizio che come
pastori siamo chiamati a dire e a dare ci hanno convinti che in questo
momento non possiamo tacere.
Con
animo accorato, perciò, desideriamo dar voce ai fedeli cristiani
affidando, nello stesso tempo, queste riflessioni a quanti sono
disponibili a condividerne ansie e prospettive e particolarmente a
coloro che saranno chiamati a responsabilità legislative e di governo. "...Intendiamo
fare appello a tutte le coscienze affinché la partecipazione al
voto sia ampia, piena, consapevole, libera da occulti e
fuorvianti condizionamenti, soprattutto di natura criminale, e
affrancata da logiche clientelari o di mera tutela di rendite
parassitarie o privilegi prevaricanti.
Le elezioni non sono un passaggio taumaturgico, ma costituiscono
un vincolo democraticamente insuperabile, e quindi qualificante e
decisivo. Per questo bisogna prepararsi seriamente, mostrando risultati
concreti per il Paese e un rinnovamento reale e intelligente delle
formazioni politiche aperto al dinamismo propositivo della società
e chiuso alla penetrazione degli interessi di ogni tipo di
“casta”. ... (I Vescovi di Sicilia)
il documento completo: Amate la giustizia, voi che governate sulla terra
ELECTION TEST Servizio di REPORT - RAI puntata del 21 ottobre 2012
Il prossimo 28 ottobre in Sicilia si vota per scegliere il futuro
presidente della Regione. Il voto siciliano è però anche un test a cui
guarda il resto d'Italia. Chi vince nell'isola potrebbe mettere sul
piatto della bilancia delle prossime elezioni politiche un bottino di
voti che potrebbe risultare determinante per governare il Paese. E' il
primo test elettorale della Terza Repubblica e osservare cosa accade
nel laboratorio politico che da sempre è la Sicilia aiuterà a capire
quali nuovi equilibri si stanno mettendo in piedi nel Paese. Intanto
chi vincerà, avrà l'arduo compito di salvare la Sicilia dai suoi
debiti, che ammontano a 5 miliardi e 300 milioni di euro, tutti i
candidati parlano nei comizi di rivoluzione, rinnovamento e legalità.
Ma qual è l'offerta che presentano effettivamente ai cittadini?
IL VIDEO DEL SERVIZIO INTEGRALE: ELECTION TEST - Servizio di REPORT - RAI puntata del 21 ottobre 2012
“La Sicilia cambierà solo quando si toglierà alla politica il potere di intimidire l’economia”
La Sicilia cambierà solo quando si toglierà alla politica il potere di
intimidire l’economia. Maurizio Bernava, segretario regionale della
Cisl non ha dubbi e a poche ore dal voto, pure lui, come le principali
voci intellettuali dell’isola, sa che anche questa volta nulla
cambierà. Anche lui sa che la Regione, dopo cinque o sei mesi, si
troverà nuovamente ingessata. Nel frattempo altro tempo – che per
l’orologio dell’economia globale è una vita – sarà stato bruciato.
Il paradosso che si ripete a ogni competizione è la valanga di
candidati, liste e movimenti a supporto. Un calcolo approssimato per
difetto indica 1.600 persone pronte ad entrare in Assemblea regionale
per 90 seggi disponibili, circa 50 simboli e 11 aspiranti Presidenti.
La parola legalità – declinata nelle voci antimafia, anticorruzione e
trasparenza – a parole è proclamata da tutti ma nei programmi, spiega
Bernava, non c’è alcun approfondimento concreto. ...
Maurizio Bernava (Cisl): “La Sicilia cambierà solo quando si toglierà alla politica il potere di intimidire l’economia”
SI VOTA SOLO DOMENICA 28 OTTOBRE Dalle ore dalle 8.00 alle 22.00
COME SI VOTA
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Colloquio con il ministro per
la Cooperazione internazionale, l'integrazione e le politiche e la
famiglia che presenta gli interventi del governo. E ragiona sul tema
cattolici e politica in campo aperto
Gent.ma Dott.ssa Fornero,
eccomi qua. Sono una come tante, una delle tante; forse di lettere come
questa ne avrà già ricevute a bizzeffe, ma solo perché qualcuno l’ha
fatto prima di me non vuol dire che io debba lasciarmi condizionare o
fermarmi.
Vede? Questa è una delle caratteristiche di alcuni giovani della mia
generazione: nonostante tutto, e dopo tutto, troviamo ancora il
coraggio di non lasciarci fermare. Sia chiaro: non intendo
generalizzare in alcun modo, né in un senso né nell’altro. Ritengo solo
doveroso fornire la mia personale testimonianza tra tante, consapevole
che di sicuro una larga fetta di miei coetanei potrà rispecchiarsi in
quello che ho da dire.
ROTTAMAZIONE, dice il
vocabolario, è l'azione che si compie quando si demoliscono oggetti
fuori uso: specie automobili. Vengono triturati, per riutilizzare le
parti metalliche. A volte, ottieni sconti sulla nuova vettura.
Applicata alle persone e al ricambio di dirigenti politici, è una delle
parole più maleducate e violente che esistano oggi in Italia.
I rottamatori sono fieri di chiamarsi così, e quando l'operazione
riesce esibiscono le spoglie del vinto: "La rottamazione comincia a
produrre i primi frutti", ripeteva Matteo Renzi, domenica in
un'intervista in tv.
La lotta per l'avvicendamento ai vertici della politica ha sue ragioni,
e lo stile brutale risponde a un'ansia, enorme e autentica, di
cambiamento: si vorrebbe azzerare l'esistente, e come nella poesia di
Rimbaud ci si professa "assolutamente moderni". È un conflitto
legittimo, anche necessario: che va portato alla luce perché nell'ombra
degenera o ammutolisce. È il grande merito del sindaco di Firenze, come
di Grillo. Impressionante è la campagna di quest'ultimo in Sicilia:
lunga, martellante, è rifiuto del mutismo. Da due settimane è
nell'isola; nessuno s'era messo per tanto tempo in ascolto delle sue
collere.
Ma la parola rottamazione, anche se Renzi intende cambiamento, resta
ustionante e parecchi la prendono alla lettera. L'avversario-rivale è
trattato alla stregua di arnese metallico.
Nella due giorni di Todi gli
organizzatori hanno parlato in maniera esplicita di come presentarsi
agli elettori. L' obiettivo è una nuova legge elettorale senza
nominati. Il nemico da sconfiggere sono i populisti di destra e di
sinistra. Ma il confronto con il voto democratico è ineludibile.
Il manifesto in favore di una
nuova stagione di riforme intorno al premier Monti. Tra i firmatari
Montezemolo, Riccardi, Olivero, Bonanni.
Per non essere travolte da
un comune destino, destra e sinistra provano a rimettersi in
carreggiata con un escamotage senza precedenti nella storia delle
demo crazie euro pee. Affidare a milioni di elettori la
scelta dei nuovi capi. Il primo effetto è stato quello di spiazzare i
leader posizionati al centro
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Angelus/Regina Cæli - 21 ottobre 2012
Udienza - 24 ottobre 2012, L'Anno della fede. Che cosa è la fede?
Omelia - 21 ottobre 2012: Santa Messa e Canonizzazione dei Beati Giacomo Berthieu, Pedro Calungsod, Giovanni Battista Piamarta, Maria del Monte
Carmelo Sallés y Barangueras, Marianna Cope, Caterina Tekakwitha, Anna Schäffer
Discorso - Conferimento del "Premio Ratzinger" 2012 (20 ottobre 2012)
Discorso - Proiezione del film documentario "Arte e Fede" (25 ottobre 2012)
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
La sfida del Papa scuote lo scetticismo
Vivere senza paura perché affidati a un Altro
Si
può vivere senza avere paura? La maggior parte di noi risponderebbe di
no. Potremmo fare una lunga lista delle nostre ragionevolissime paure.
Paura per il lavoro che viene a mancare, e, anche, per un certo vento
amaro e rabbioso che sentiamo soffiare su questo Paese. Paura per i
nostri figli; e di mali che i medici non sanno curare. Di chi
incrociamo, per strada, di notte. Paura comunque dell’ultimo atto, che
inesorabilmente ci separerà da chi amiamo.
Il
Papa invece dice che è possibile vivere senza avere paura. Dice, lo ha
detto ieri, che la fede in Dio è il fondamento per vivere senza paura.
Nulla di nuovo, certo, per chi è cresciuto cristiano; ma colpisce come,
nell’inizio dell’Anno della Fede, Benedetto XVI sembri tornare a dire
il fondamento del cristianesimo, non dando nulla per scontato;
ricominciando da capo, prendendo per mano i lontani, gli ignari – e
forse, e soprattutto, gli abituati. Parla di noi il Papa, quando dice
di una generazione educata a muoversi «solo nell’orizzonte delle cose,
a credere solo in ciò che si vede e si tocca con le proprie mani».
Parla con noi, quando propone «una scommessa di vita come un esodo, un
uscire da se stessi, dalle proprie sicurezze e schemi mentali», per
affidarsi a Dio.
Vivere senza paura perché affidati a un Altrodi Marina Corradi
il testo integrale dell'udienza generale di Benedetto XVI del 24 ottobre 2012 "L'Anno della fede. Che cosa è la fede?"
Il Papa all'udienza generale
video
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Vittorio V. Alberti
- professore di Filosofia a Roma presso la Pontificia
Università Lateranense, e direttore della rivista on line “Sintesi
Dialettica“ - cita Kierkegaard per sottolineare come
l'infinita possibilità del tempo attuale abbia due facce: la libertà e
l'angoscia. L'angoscia si connota come la risulta della
condizione di libertà, di infinite possibilità: lo scarto dall’una
all’altra è dato dalla capacità di discernimento. Kierkegaard afferma
che l'angoscia è pericolosa per lo smidollato proprio perché
questi non possiede il discernimento.
Vittorio Alberti: Paura e libertà (testo+video)
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I seminari potrebbero passare
dal dicastero dell’Educazione cattolica a quello del Clero, che a sua
volta perderà la competenza sulla catechesi, affidata al Consiglio per
la Nuova evangelizzazione
Ad un giorno dall'annuncio di
Benedetto XVI si comprende la strategia in funzione di una più
equilibrata composizione del collegio
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2) Il
servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm
3) Il servizio omelia di P.
Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm
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