"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°44 del 2012

Aggiornamento della settimana

- dal 3 al 9 novembre 2012 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 16 novembre 2012          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 

LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo

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Preghiera dei fedeli




OMELIA 

di P. Gregorio Battaglia
   di P. Aurelio Antista
di P. Alberto Neglia

 
N. B. La Lectio, la Preghiera dei fedeli e l'Omelia vengono aggiornate appena disponibili 
         (di norma rispettivamente il sabato sera, la domenica e il lunedì)



NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 






Aggiornato il 13/10/2012




I NOSTRI TEMPI


(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)


4 NOVEMBRE - La guerra è sempre morte! - L'appello ‘Eroi per la pace o vittime della guerra?’


 4 novembre, Festa dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate.

“Grazie ragazzi!” dice così il video per il 4 novembre, Festa dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate. Le immagini sono commoventi, la gente applaude dalle finestre… sembra davvero una passerella di ‘eroi’ in un clima da festa per una medaglia olimpica. Forse sarebbe giusto anche ricordare il motivo per cui si celebra il 4 novembre: la fine della prima guerra mondiale (alcuni la chiamano ancora vittoria!) che ha visto, solo tra gli italiani: 650.000 morti, 947.000 feriti, mutilati e invalidi, 600.000 prigionieri e dispersi. 
Forse si dovrebbero ricordare le parole di papa Benedetto XV, del 1 agosto 1917: “Questa guerra, un’inutile strage” (don Renato Sacco)

   "Grazie ragazzi..."

   Il testo integrale dell'appello



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Iniziative nonviolente in tutta Italia, il 4 novembre, anniversario della “vittoria” nella prima guerra mondiale e Giornata delle Forze armate, quest’anno festeggiata in sordina, senza la tradizionale faraonica esposizione di armi e mezzi militari al Circo Massimo di Roma

   Luca Kocci:   L’ALTRO 4 NOVEMBRE. CONTRO LA RETORICA MILITARISTA LE INIZIATIVE DEI PACIFISTI


Ma come possiamo continuare a festeggiare la morte di 650mila persone e le disgrazie di un milione di feriti e mutilati? Il Collettivo di Pax Christi, di fronte al ripetersi del tristissimo ricordo di questa guerra assurda, ricorda che anche gli storici affermano che i territori conquistati si potevano ottenere anche senza l’entrata in guerra e lo stesso Benedetto XV definì una “inutile strage” ciò che stava accadendo in quel periodo.

   PAX CHRISTI:  Sarà sempre “un’inutile strage”


Nello stagno ovattato di una discussione concentrata su fondi, solidarietà (con incorporato il ritorno economico) e regole della nuova cooperazione, le parole del professore e “africanista” Gianpaolo Calchi Novati minano granitiche certezze: « La guerra istituzionalizzata ha messo fuori gioco la cooperazione».

   Gianni Ballarini:  La guerra ha sostituito la cooperazione


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Si sa. Il premio Nobel per la pace fa spesso discutere. Con l’eccezione di alcuni casi come per il premio a Madre Teresa di Calcutta o all’arcivescovo anglicano Desmond Tutu, dove ci fu unanime consenso nell’opinione pubblica sulla pertinenza dell’attribuzione del prestigioso riconoscimento, in molti altri casi questo Nobel ha suscitato polemiche, opponendo sostenitori e detrattori. Così è stato anche il 12 ottobre scorso quando il Nobel per la pace è stato conferito all’Unione europea (Ue).

   NIGRIZIA: Ogni giorno pace


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Combattere la crisi e riscoprire i valori
 

"Zone di gratuità" e "Todmorden" due idee per combattere la crisi e riscoprire valori già diventate realtà segnalate da Tonio Dell'Olio in Mosaico dei giorni

«È tutto veramente gratuito?», chiede un bambino incredulo. Nella rue de Montreuil, Seine-Saint-Denis (Francia), un centinaio di persone conversano mentre passeggiano ed esplorano gli oggetti accatastati su una dozzina di tavoli. Villiers Street è stata dichiarata «zone de gratuité» (area franca, area della gratuità) per l’intero pomeriggio. Sui tavoli ci sono abiti, scarpe, libri e dvd, piatti, computer, scalda biberon… Qui, ognuno porta quello che vuole e prende ciò che vuole. Tutti hanno libero accesso. Questo non è un mercato delle pulci o per «svuotare le soffitte», ma uno spazio temporaneo di non-mercato.
Questo progetto è nato alcuni anni fa...
Nessuno baratto, nessun obbligo di reciprocità, né carità, la zona di gratuità è un modo utile per ridurre il volume dei rifiuti e per riciclare oggetti. Ma anche un modo per recuperare spazio pubblico aperto a tutti, in strada, per creare convivialità con i vicini. Un affronto per la società dei consumi. È uno spazio sottratto alle relazioni di mercato, che mette in discussione le idee di regalo, di denaro, di beni. «I valori dell’acquistare/gettare sono sostituiti dalla gioia del dare/raccogliere», spiegano i promotori.
Questo sciame di zone libere si diffonde in tutta la Francia e in tutto il mondo...
Luoghi che invitano a rovesciare il nostro rapporto di proprietà e di consumo. Rispondendo a un bisogno urgente e concreto in questi tempi di crisi...

   Spazi di non-mercato

Sembrerebbe un’utopia, una cittadina immaginaria inventata da qualche sociologo per descrivere la comunità ideale, eppure è tutto vero. A Todmorden, un comune dell’Inghiliterra, gli abitanti coltivano i propri ortaggi in ogni luogo pubblico che lo permette con l’obiettivo di diventare completamente autosufficienti nel giro di pochi anni. Nessun camion o treno merci trasporterà verdura a Todmorden ma soprattutto nessun cittadino raccoglie più di quello di cui ha bisogno, tutti danno una mano curando ogni giorno i vari spazi coltivati.
Per un orticoltore visitare Todmorden è una gioia per gli occhi, una città tappezzata di aiuole e spazi verdi dai quali si può ammirare la crescita giorno dopo giorno di carote, cavoli, lattuga, cipolle, patate e ortaggi di ogni genere e varietà, ma anche frutta e erbe aromatiche come lamponi, fragole, albicocche, rosmarino, basilico e tante altre…
Il progetto si chiama Incredible Edible (incredibilmente commestibile) e ha come obiettivo principale quello di rendere Todmorden autosufficiente in frutta e verdura entro il 2018! Ciò che colpisce di più, oltre all’idea dell’autosufficienza è l’armonia con cui va avanti il progetto, nessun raccoglie più di quanto ha bisogno, prima di tutto perché non ne avrebbe il motivo (se si dovesse prende troppo raccolto si rischierebbe poi di farlo andare a male) e secondo perché come ha spiegato la co-fondatrice del progetto Mary Clear: «semplicemente questo non accade, abbiamo fiducia nelle persone, noi crediamo e siamo testimoni di questo, le persone sono oneste».

   Città autosufficenti in frutta e verdura


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Notizie dal mondo



Laura Boldrini, portavoce dell'Unhcr, racconta la drammatica situazione dei profughi siriani. Il suo appello.

  Laura BoldriniSiria: 700 mila profughi, nessun aiuto

... Ebbene, noi ci occupiamo del Gabon. Non è uno sfizio per dire che Unimondo è capace di occuparsi anche dei luoghi più riposti del mondo: questa attenzione nasce dalla consapevolezza che l’Africa sia un continente laboratorio, dalle mille sorprese e contraddizioni. Da lì arriva il nuovo. Ogni paese africano è un micro cosmo di ciò che sarebbe possibile se non dilagasse la corruzione, se al potere non ci fossero despoti, se le potenze internazionali non pensassero ad altro se non a depredare le risorse ambientali ed energetiche. Ci occupiamo di Gabon per capire l’Africa...

  Domenico PatassiniOmbre cinesi in rete

Un gruppo ribelle ha aperto le ostilità contro il governo, denunciando che dal 2010 centinaia di ex guerriglieri hutu sono stati uccisi dalle forze di sicurezza. Associazioni umanitarie confermano la gravità della situazione. Sullo sfondo il tentativo del presidente Nkurunziza di puntare al terzo mandato.

  Francois MisserPace a rischio

Da 23 anni non ha mai visto un cambio di governo, è soffocato da corruzione e criminalità organizzata. E' per cambiare questo Montenegro che lotta Vanja Ćalović, direttrice dell'ong MANS. Le elezioni del 14 ottobre aprono spazi al cambiamento, ma bisogna fare di più, UE compresa.

  Francesco MartinoMontenegro, un paese da cambiare



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SCUOLA

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Scuola, ma quale casta dei docenti.
"...Forse è giunto il momento in cui sulla scuola bisognerebbe incominciare a investire, sul serio, non a parole. E a motivare i professionisti che la abitano, anziché rendere la loro vita sempre più difficile. ..." (Famiglia Cristiana)

  Scuola: gli insegnanti non sono una casta

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"Basta con la favola delle 18 ore settimanali: io ne faccio 40". "Questa è una scuola per vecchi, non c'è spazio per i giovani". E soprattutto "per la dignità della scuola pubblica" gli insegnanti degli istituti Besta, Natta, Molinari e Maxwell sono scesi in via Don Calabria, a Milano, e in segno di protesta hanno corretto i compiti in classe in strada con gli studenti. Suonata la campanella, con riassunti, temi e compiti di algebra insegnanti e studenti hanno cominciato la protesta-correzione invadendo la strada con fogli protocollo e penna rossa alla mano per la seconda manifestazione organizzata a Milano ("e ce ne saranno molte altre", hanno spiegato i docenti, "perché la situazione è drammatica"). Fra le richieste più urgenti messe in evidenza, "con la biro rossa, come con gli errori", il ritiro della disegno di legge sull'innalzamento delle ore di insegnamento a 24, la riapertura della contrattazione per salari e scatti di anzianità e la ricerca di una soluzione per i tanti precari

  REPUBBLICAMilano, gli insegnanti protestano correggendo i compiti per strada (10 foto)

Gli studenti non fermano la protesta contro i tagli alla scuola e il ddl Aprea e in vista del corteo di sabato e della manifestazione di mercoledi', giornata dello sciopero generale europeo, intensificano iniziative e occupazioni.

  AGIRoma, sale il numero di scuole occupate

La Scuola pubblica italiana si dibatte da molto tempo in difficoltà enormi, ben conosciute dagli utenti. Gli ultimi anni di governo hanno prodotto il drammatico taglio ai finanziamenti destinati alle scuole pubbliche per il funzionamento degli Istituti con  riduzione dei fondi che servono ad esempio per acquistare la carta igienica, quella per le fotocopie, i prodotti per la pulizia, le spese di telefono o le strumentazioni  necessarie per far funzionare i laboratori.
Dopo i risparmi degli ultimi cinque anni  stimati inotto miliardi e mezzo di euro le ultime proposte riguardano la cosiddetta informatizzazione forzata che già  prevede registro, pagelle e iscrizioni on line. Questi cambiamenti dovranno essere attuati “con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Insomma, niente soldi in più per le scuole per la “rivoluzione on line”, solo belle parole…

  Luciano CasolariSenza carta (igienica) ma con i tablet

Settembre volgeva al termine quando il nostro ministro dell’istruzione, forse ignaro di quale tasto andava a toccare, partoriva l’idea di cambiare l’ora di religione nella nostra scuola divenuta multiculturale. Intimorito dalle reazioni, cercava di rimediare dichiarando nel giro di poche ore che non intendeva modificare alcuna norma o patto al riguardo. Oggi, poco più d’un mese dopo, l’eco s’è rarefatta, ma al tempo il chiasso è stato enorme. Ed è il caso di chiedersi se – shakespearianamente – tanto rumore sia stato sollevato per nulla…

  Elio DamianoInsegnamento della religione tanto rumore per nulla?





LOTTA ALLA MAFIA


Presentato il rapporto dell'Osservatorio: in sei anni sono stati minacciati circa 1200 giornalisti

   LIBERA INFORMAZIONE:   Ossigeno: «In Italia clima di intimidazione, limitata la libertà di stampa»

“Nella storia delle indagini antimafia degli ultimi anni, questa è di certo una delle più sentite, perché ha costituito il momento più alto del contributo che la Procura di Palermo ha offerto alla ricerca della verità sulla stagione”stragista di Cosa nostra. Così i magistrati Lia Sava, Antonino Di Matteo, Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia, coordinati dal procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, descrivono l'indagine sulla “scellerata” trattativa Stato – mafia nella “Memoria a sostegno della richiesta di rinvio a giudizio” presentata ieri in vista dell'udienza preliminare che si terrà il prossimo 15 novembre a Palermo.

   LIBERA INFORMAZIONE:   Trattativa Stato-mafia, un'amnesia collettiva durata vent'anni


A colloquio con il magistrato Antonio Ingroia, in partenza per il Guatemala

   Santo Della Volpe:  "Ora parto, poi si vedrà"

C'è una forte tendenza a collocare la data di nascita della corruzione, in Italia, al 1992. Vent'anni fa, quando l'inchiesta di “Mani pulite” fece esplodere lo scandalo di una corruzione  così radicata nella politica, nell'amministrazione e nell'imprenditoria  da costringerci a coniare una nuova parola ( corruzione “sistemica”) per poterne delineare l'ampiezza e le implicazioni. Ma anche prima di Tangentopoli ci sono stati, in Italia, gravissimi scandali ricollegabili a fenomeni di corruzione diffusa: Italcasse, fondi neri IRI, Lockheed, babane e petroli, Teardo, Zampini, Longo e Nicolazzi. Dunque, la corruzione è una triste realtà del nostro Paese, si potrebbe dire da sempre. 

   Gian Carlo Caselli:  Corruzione e anticorruzione Il Dna di Tangentopoli

In questo articolo vogliamo raccontarvi il volto della Puglia che si ribella al cliché di culla della Sacra corona unita, prendendo spunto da una serie di iniziative che si sono svolte sul territorio nel corso di questi ultimi mesi.

   Marika Demaria:  Quando l'antimafia parla pugliese

Da qualche anno vado ripetendo che non viviamo in un paese “normale”. Intendendo riferirmi, con questa locuzione, al nostro assetto politico-democratico-istituzionale, centrale e periferico, che è gravemente compromesso dagli inquinamenti delle mafie. Siamo l’unico paese dell’Unione europea che subisce, da decenni, i pesanti condizionamenti nella vita pubblica e nell’economia di almeno tre potenti, radicate e ramificate organizzazioni criminali, tra cui la ’ndrangheta, inserita dal governo americano, da oltre un paio di anni, tra le mafie più pericolose al mondo

   Piero Innocenti:  Reggio Calabria: la democrazia sepolta

Come ha fatto un periodico piccolo e squattrinato come il quindicinnale La Civetta di Minerva di Siracusa ad alzare il sipario, in modo che non si potesse più fingere di non sapere, su una clamorosa vicenda di appalti e di imprese in cui risultano coinvolti in modo poco chiaro potenti personaggi (noti penalisti, magistrati in servizio e loro familiari ed affini). Come ha fatto la piccola Civetta a superare un muro di ostilità e di isolamento? Come è nata l’inchiesta che ha fatto tremare Siracusa, ha diviso i giornalisti e, alla fine di luglio,  ha terremotato la Procura con il trasferimento d’ufficio del procuratore della Repubblica e di due sostituti, chiesto dal ministro della Giustizia Paola Severino e disposto d’urgenza dal CSM per ragioni cautelari?

   Alberto Spampinato:  Il giorno della Civetta, quando un piccolo giornale svela la corruzione siracusana

Un siciliano su due non è andato a votare per le elezioni regionali. Anzi di più, perché i votanti si sono fermati al 47,42%. Poco più di 2.200.000 elettori dei 4.426.754 aventi diritto. A Palermo ha votato solo il 46,28%. Nelle elezioni precedenti era andato alle urne il 66% degli aventi diritto. Ma allora si votava anche di lunedì. Nel 2006, quando si votò solo di domenica, la percentuale di votanti sfiorò il 60%. In questa gigantesca disaffezione elettorale il vincitore sembra essere Beppe Grillo con le sue liste del Movimento 5 stelle. Oppure no, il vincitore – secondo alcuni – è la mafia.

   Matteo Zola:  La mafia dietro l'astensionismo siciliano?


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FEDE E
SPIRITUALITA'





“E Dio vide che era cosa buona”

Meravigliarsi

HOREB n. 62 - 2/2012


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

Il cactus è lì con i suoi fiori aperti, bellissimi. È uno spettacolo che si ripete e ogni volta sorprende, stupisce. Meraviglia che questa pianta, cresce anche in luoghi aridi, e raggiunge quattro metri di altezza e spesso anche di più, tutta tronco, totalmente ricoperta di spine, se la tocchi in modo maldestro ti lascia il segno, riesca a produrre fiori così luminosi, che in certo senso fanno luce alla notte.

Il fiore del cactus la possiamo considerare cifra di una bellezza nascosta negli anfratti della vita. Nei volti che ci scivolano addosso o perché andiamo di corsa perché abbiamo premura o perché ci fanno paura e ci chiudiamo in un autismo sociale, in una nicchia dorata che ci soffoca. È bellezza nascosta nelle relazioni quotidiane, che comunque viviamo, ma che spesso rimangono superficiali e strettamente tecniche, professionali, negli avvenimenti quotidiani che diamo sempre per scontati, perché spinosi, e per questo non riusciamo a cogliere questa bellezza e non ci meravigliamo di niente.

Il fatto che non ci meravigliamo più è un brutto segnale, è come se stessimo di fronte a un mondo impoverito, defraudato

Eppure, nella notte di questa vita, se stiamo attenti, vigilanti, c’è sempre un fiore, degli sprazzi di luce, lì dove meno ce lo aspettiamo, che ci  aprono in modo nuovo al cammino della vita.

Se ne incrociato nelle periferie di città, che strutturalmente hanno del disumano, ma lì si incontrano persone che ti stupiscono per la loro umanità. Se ne incontrano in ospedale tra gli ammalati che ti meravigliano perché vivono con grande dignità il dolore, la precarietà, il limite e l’esperienza della morte.

Crediamo che ritorneremo a meravigliarci se, come ci ricorda l’apostolo Pietro, lasceremo esplodere “l’umano nascosto nel cuore”; e questo sarà possibile se impareremo a rischiare uscendo da noi stessi ma anche dal coro abituale per sentire le voci che ci sono fuori, sono tante, bellissime, uniche e ricche di mistero. Questo chiede di liberarci da ogni certezza e di metterci al servizio della vita, di ciò che viene, accettando di essere sempre in qualche misura ignoranti, alla ricerca, con tanta sete di imparare dagli altri.

Se faremo questo esodo facilmente ritorneremo ad osservare e a restare stupiti per un filo d’erba che stranamente riesce a farsi strada e a nascere nel cemento.

È questa la prospettiva in cui vogliamo collocare la monografia del presente quaderno...  (EDITORIALE)



   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)



E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto
I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ 2012
LA CHIESA SI FA DIALOGO A 50 anni dal Concilio Vaticano II



Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto 

I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ 2012

Dal 24 Ottobre al 5 Dicembre presso la sala del convento dalle ore 20.00 alle ore 21.00
 
LA CHIESA 
SI FA DIALOGO
A 50 anni dal Concilio Vaticano II


Leggi il calendario degli incontri (pdf)


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"Libertà di coscienza e autorità religiosa" di Silvano Fausti


"Libertà di coscienza e autorità religiosa" di Silvano Fausti

È giusto davanti a Dio obbedire a voi più che a Dio? (leggi Atti 4,1-22)

"Nessuna buona azione resta impunita. Pietro, con Giovanni, ha guarito l’uomo nel nome di Gesù ed evangelizza il popolo. Ma i due, come il loro Maestro finito in croce due mesi prima, non sono autorizzati a insegnare. Così le supreme autorità religiose li mettono in carcere, facendoli testimoni della pietra scartata dai costruttori e diventata pietra angolare. Proprio in faccia a loro annunciano che quel Gesù, da loro crocifisso, è il Salvatore degli uomini. Nel frattempo, solo a Gerusalemme, i discepoli sono già 5mila.
L’autorità legittima è irritata dalla franchezza e sfacciataggine con cui parlano i due apostoli. Questi illetterati popolani pretendono di insegnare ai grandi che dettano legge! Unica loro autorizzazione è la realtà, che dà loro ragione. I potenti vogliono negare il miracolo avvenuto, ma non possono: lo storpio guarito sta lì, attaccato ai due, quasi corpo di reato. Inoltre il fatto è noto in Gerusalemme. Importante che non si divulghi o si ripeta! Per questo vietano loro di parlare di Gesù. Se Pietro avesse obbedito all’autorità religiosa costituita e non alla coscienza, il cristianesimo non sarebbe mai nato. 
A divieto aperto, sfida aperta: non è «giusto davanti a Dio obbedire a voi più che a Dio»: «Noi non possiamo tacere ciò che abbiamo visto e ascoltato» (At 4,19s). Appena liberati, trasgrediscono l’ordine di tacere e parlano subito con libertà. Di nuovo Pietro è arrestato, e con lui tutti gli apostoli. Al Sommo sacerdote che ordinerà nuovamente di tacere, ribatterà: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini» (At 5,29). La supremazia della coscienza e dell’evidenza su ogni autorità è, per ogni uomo, principio di libertà e responsabilità. ..."

   "Libertà di coscienza e autorità religiosa" di Silvano Fausti


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  Solo chi...
  Alla fine della vita...
  I beni...
  Il Signore...
  Quando le cose...
  Amare il Signore...
  Quando la miseria...
  Gesù non viene...
  A ogni credente...
  Dio non si compra...


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La Bibbia in un frammento
Le pietre d'inciampo del Vangelo




"Essere gettati nella Geenna 
dove il loro verme non muore 
e il fuoco non si estingue. 
Ognuno sarà salato col fuoco".


(Marco 9,47-49)


  Gianfranco RavasiIl verme che non muore


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Il Teologo risponde

Una mia conoscente, amante della montagna, ha espresso nel suo testamento il desiderio che le sue ceneri siano sparse su un preciso monte. È possibile?

  Silvano Sirboni: È lecito disperdere le ceneri?

Nell’episodio della torre di Babele (Gen 11,1-9), Dio confonde le lingue: come mai lui che vuole l’unione tra i popoli e l’accoglienza dello straniero, immette nel mondo una delle cause più rilevanti di divisione?

  Giuseppe Pulcinelli: Babele e il caos: è Dio che divide?

Che differenza c’è tra fede e religione? Basta osservare certe regole per essere religiosi? Ci può essere religiosità senza fede?

  Pino Lorizio: Una religione senza fede?

Alla luce del passo del Vangelo dove Gesù parla di generazione «incredula e perversa» (Lc 9,41), che rapporto c’è tra incredulità e perversione.

  Giuseppe Pulcinelli: Incredulità e perversione

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"Il Vangelo non è l'annuncio di un codice di leggi, è l'annuncio di una vita. Ed è in nome di questa vita, concreta e dolorante, che dobbiamo aiutare i poveri." (Giorgio La Pira)
Ricordiamo Giorgio La Pira, vero uomo di Dio, morto il 5 novembre 1977

  LA DIMENSIONE POLITICA DELLA CARITA' L'esempio di Giorgio La Pira di P. Alberto Neglia. ocam

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La tenerezza responsabile di Felice Scalia


La tenerezza responsabile di P. Felice Scalia SJ

"Parliamo di tenerezza responsabile mentre un autore contemporaneo, Musil, dice che la responsabilità è soltanto una evanescenza nell’uomo di oggi, che è uomo senza qualità, parliamo di tenerezza in un mondo che, ad essere appena prudenti e saggi, ha bisogno di sicurezza, richiede armi di difesa e non certo tenerezza.
C’è una frase del vangelo di Giovanni che mi ha affascinato, sedotto e perfino rovinato: e la vita era la luce degli uomini. Mi ha fatto capire dove dovevo cercare il senso di Dio, mi ha fatto vedere quante cose nella chiesa, nel mondo e nella società non sono dirette alla vita ma vanno in senso opposto.
Tutte le contraddizioni che ho sentito durante la mia esistenza si racchiudono in questa frase che è stata la mia gioia ma anche il mio tormento, la mia spinta a cercare oltre, a tentare di vedere se oltre alle soluzioni ufficiali non potessero esserci soluzioni altre, evangeliche.
Per parlare di tenerezza non possiamo non partire dalla passione per la vita. La passione in sé non ha un oggetto, è una facoltà come il vedere, il camminare, il sentire, il parlare. Se ami la vita non amerai solo questa vita, amerai ogni vita, se non la ami ma la usi, ti servirai di quelle vite che ti sono utili e allontanerai le altre.
Passione per la vita è la facoltà di amare tutto e tutti – non posso dimenticare una bambina che diceva mia mamma ama tutto e aiuta tutti. Se ami la vita ti accorgi di avere dentro di te la facoltà di donare per amore a tutto e a tutti. Una facoltà che abbiamo senza averla cercata né meritata, come tutte le cose dell’esistenza: ci meritiamo gli occhi? il cuore? il cervello? l’aspirazione alla bellezza?
La passione per la vita non è soltanto un istinto di sopravvivenza, ma qualcosa di molto più profondo che tocca le radici dell’anima, slancia verso il domani, adora in amore, dona splendore, vede perle preziose nel mondo. Senza passione per la vita non si vive, non si ha neppure il coraggio di smuovere una foglia, di togliere da terra un pezzo di carta che qualcuno ha gettato.
Senza passione per la vita non ci si affida neppure a un seno caldo di madre, non si ha il coraggio di baciare un volto amato, di alzarci al mattino, senza di essa si muore oppure si cade nelle forme di morte che si curano con i farmaci.
La passione per la vita nel nostro mondo boccheggia. Siamo chiamati a vivere da umani in un mondo disumano: siamo chiamati a vivere da cristiani in un mondo non cristiano, siamo chiamati a vivere da amanti del Cristo e del vangelo in una chiesa che sembra lontana dal Cristo e dal Vangelo. ..." (Felice Scalia)

   La tenerezza responsabile di Felice Scalia


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“Il Concilio Vaticano II tra memoria e profezia”, Convegno Catanzaro 20-10-2012



Il Concilio Vaticano II tra memoria e profezia”  Convegno promosso dalla Diocesi di Catanzaro - Squillace   20-10-2012

Tra i relatori illustri della giornata anche mons. Luigi Bettazzi, classe 1923, vescovo emerito di Ivrea, uno degli ultimi sette “padri conciliari” italiani ancora in vita, che ha proposto una riflessione sul tema: «I giorni del Concilio tra sorpresa ed entusiasmo». Il Concilio per Mons. Bettazzi «è stato una grande grazia che il Signore ha fatto alla Chiesa del secolo ventesimo» con un rinnovamento pastorale per l’evangelizzazione. Il prelato, raccontando la propria esperienza alla luce anche dei vari documenti del Concilio con le quattro costituzioni, ha ribadito con forza che «in un mondo frammentario e in un’umanità individualista, la prima testimonianza e il primo impulso a cui è chiamata la comunità cristiana è quello della comunione, della solidarietà e della pace». «Nella Chiesa - ha detto Bettazzi – i pastori delle anime hanno ancora un compito pressoché esclusivo nei confronti del popolo di Dio, promuovendo nella bellezza della diversità la vera comunione in Cristo Gesù». Secondo mons. Bettazzi «i cinquant’anni dall’inizio del Concilio possono diventare un’opportunità per valutare quanto si è temuto di fare dopo l’inizio fiducioso e quindi per ripartire con nuovo impegno e nuova fiducia per ridare vitalità alla Chiesa e all’umanità».

"I GIORNI DEL CONCILIO TRA SORPRESA ED ENTUSIASMO" di Mons. Luigi BETTAZZI

   L'INTERVENTO (audio)
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"La parola di Dio nella vita della chiesa e la sua ricezione: dalla Dei Verbum alla Verbum Domini" di mons. Giuseppe Lorizio, docente nella Pontificia Università Lateranense di Roma

   L'INTERVENTO

   SINTESI
(PDF)                          
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LA LITURGIA TRA RINNOVAMENTO E CONTINUITÀ: UN CAMMINO SIGNIFICATIVO
del Prof. Andrea GRILLO, Pontificio Ateneo S. Anselmo

   L'INTERVENTO

   SINTESI
(PDF)    
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L’ATTUALITÀ DELL’ECCLESIOLOGIA DEL VATICANO II 
di Don Giacomo CANOBBIO, Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale

   L'INTERVENTO

   SINTESI
(PDF)     

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LA PARROCCHIA NEL VATICANO II: ORGANISMI DI PARTECIPAZIONE E CORRESPONSABILITÀ di P. Gianfranco GHIRLANDA, Pontificia Università Gregoriana

   L'INTERVENTO

   SINTESI
(PDF)    

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VEDI ANCHE IL NOSTRO POST PRECEDENTE:
  • "Una Chiesa povera, una Chiesa dei poveri. Per uno stile credibile dell’essere cristiani oggi" di Gianni Mazzillo


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OREUNDICI - IL QUADERNO DI NOVEMBRE 2012: L'AMICO E GLI AMICI - "LE SFIDE DEL PRESENTE" di Arturo Paoli e L'EDITORIALE di Mario De Maio


IL QUADERNO DI NOVEMBRE 2012 L'AMICO E GLI AMICI

L'EDITORIALE di Mario De Maio
L'amicizia è un sacramento usava dire sorella Maria di Campello. Fratel Arturo Paoli, che a fine novembre compirà i cento anni di vita, nella sua lunga esistenza ha coniugato questa affermazione in tutte le sue espressioni. L’Amico è il termine che pronuncia, con la dolcezza e la confidenza che si usa verso chi ci è veramente prossimo, per parlare di Gesù, il “Modello Unico” cui ha ispirato la sua vita. E ora che si trova “all’epilogo” come ripete spesso, di fronte alla morte afferma con semplice certezza. “Perché devo preoccuparmene? C’è un Amico che mi aspetta, se ricevi un invito sei felice di incontrare la persona che ti accoglie non ti preoccupi di cosa ti offrirà da mangiare o da bere.”. 
Tra le tante parole pronunciate da Gesù nei vangeli, una di quelle che più hanno ispirato fratel Arturo, e continuano a ispirarne la predicazione e gli scritti, è quella del vangelo di Giovanni: “Non vi chiamo più servi ma amici”. L’amicizia è il sentimento di relazione tra noi che condividiamo l’esperienza della vita, è il legame che dice la qualità del rapporto con Gesù che ha vissuto la vita esprimendone le massime potenzialità di amore e di fiducia nel bene. Il grande desiderio e messaggio di Gesù, secondo fratel Arturo, è quello di “amorizzare il mondo”, ovvero trasformarlo in un mondo dove regni l’amicizia che non è soltanto relazione interpersonale ma dinamica dei rapporti a tutti i livelli, familiare, sociale, politico, economico, religioso. “Cercate prima di tutto il Regno di Dio” ovvero impegnatevi per realizzarlo a tutti i livelli. Se le nostre relazioni di coppia, di famiglia, di lavoro non si strutturano sull’amicizia, sono fragili. Senza le solide basi dell’amicizia il mondo diventa disumano e rischia di autodistruggersi. 
Le parole e lo sguardo accogliente fanno di fratel Arturo il fratello di tutti, ma in particolare dei poveri e dei giovani, per i quali non finisce mai di appassionarsi e trovare nuove ragioni di speranza

LE SFIDE DEL PRESENTE attenti a quello che “si crede di credere” di Arturo Paoli
Le parole che fratel Arturo pronuncia ogni domenica a commento del vangelo contengono il messaggio che sente urgente e importante trasmettere per il tempo presente. Di seguito riportiamo il testo delle omelie delle domeniche 23 e 30 settembre
Marco 9,30-37 (domenica 23 settembre) 
Il momento storico che stiamo vivendo presenta delle ombre ma anche delle sfide sia per il mondo politico sia per quello religioso. Che fare? Io penso che i momenti che provocano reazioni di scoraggiamento, quando i tempi che viviamo non corrispondono alle nostre attese, sono per le persone serie un argomento di sfida, purificazione, speranza. Il centro della speranza per me, e credo per tutti i cristiani, è il Cristo. La speranza non è qualcosa di aereo e fumoso, è una virtù forte, che richiede energia, scelte coscienti e soprattutto la consapevolezza sempre più certa di avere scelto il Modello Unico...
Mc 9,38-48 (domenica 30 settembre)
Il vangelo, in tutte le sue immagini e in tutte le sue parole, presenta un’importanza particolare. Il cristianesimo entrando nel mondo occidentale ha trovato un terreno molto fertile e si sono sviluppate riflessioni teologiche molto intelligenti. Posso confessare di essere stato un appassionato di queste letture che parlavano all’intelligenza usando un linguaggio filosofico molto serio, ma a un certo punto mi sono reso conto che coltivando queste letture si crea una sproporzione enorme tra quello che uno razionalmente “crede di credere” e la sua vita. Che cosa è più importante, la vita che coinvolge tutto l’essere, la sua moralità, la sua etica, la sua forma di amare o la ragione?...

   LE SFIDE DEL PRESENTE attenti a quello che “si crede di credere” di Arturo Paoli

Il volto dell’altro ci parla e ci invita a una relazione che non ha misura.  Emmanuel Lévinas


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JESUS Novembre 2012 - Intervista a ROWAN WILLIAMS e ENZO BIANCHI


INTERVISTA a ROWAN WILLIAMS e ENZO BIANCHI

Conversazioni seriali a Bose di Vittoria Prisciandaro

Metti una chiacchierata intorno a un tavolo. Come vecchi amici che si incontrano in un momento importante della loro vita. Rowan Williams, 104˚ arcivescovo di Canterbury, sta per lasciare lo scranno più alto e scomodo della Chiesa d'Inghilterra. È stato primate della Comunione anglicana per oltre dieci anni (fu eletto nel 2002). Prima di terminare il suo mandato, proprio mentre una apposita commissione anglicana sta per scegliere il suo successore, passa a salutare le sorelle e i fratelli della comunità monastica di Bose. Lo accompagna il figlio sedicenne, Philip. Sono rimaste a casa l'altra figlia e la moglie Jane, teologa, che gli è sempre stata vicina nelle decisioni difficili, compresa quella del marzo scorso, quando ha deciso di dare le dimissioni da arcivescovo e tornare all'insegnamento, antico mestiere che riprenderà dal gennaio 2013 in qualità di direttore del Magdalene College di Cambridge.
Nonostante i tanti impegni di fine mandato, dunque, Williams ha voluto fare una puntata in Piemonte, il 15 e il 16 settembre, per salutare, ancora in veste di primate, la comunità che tante volte lo ha accolto. «Ma ritornerò anche in futuro», chiosa. Nella pausa di tempo tra l'incontro riservato con monache e monaci, il sabato sera, e il saluto più ampio con un centinaio di amici della comunità della domenica, Rowan Williams e il priore di Bose, Enzo Bianchi, si confrontano faccia a faccia sui problemi che oggi attraversano le Chiese cristiane, influendo sul dibattito interno a ciascuna confessione e condizionando le relazioni ecumeniche: la gestione dell'autorità, i «temi sensibili», il primato petrino. Spesso, mentre uno parla, l'altro annuisce con il capo, aggiunge qualcosa, sorride in silenzio.

   Conversazioni seriali a Bose di Vittoria Prisciandaro


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CHIESA E SOCIETA' /

 interventi ed opinioni

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"Una Chiesa povera, una Chiesa dei poveri. Per uno stile credibile dell’essere cristiani oggi" di Gianni Mazzillo


"Una Chiesa povera, una Chiesa dei poveri. Per uno stile credibile dell’essere cristiani oggi" di Gianni Mazzillo
Relazione al Convegno “Il Concilio Vaticano II tra memoria e profezia”, Catanzaro 20-10-2012

Il titolo è ampiamente giustificato sui due versanti menzionati: Chiesa povera e Chiesa dei poveri. Giovanni XXIII, un mese prima dell’apertura del Concilio, in un radiomessaggio diceva: «Altro punto luminoso. In faccia ai paesi sottosviluppati la chiesa si presenta quale è e vuol essere, come la Chiesa di tutti, e particolarmente la Chiesa dei poveri»

1. Ma una Chiesa dei poveri non è anche una Chiesa di poveri? Sebbene questa seconda espressione non si trovi letteralmente formulata, è tuttavia presente come idea collegata alla ecclesia semper purificanda e allo spessore storico ed esistenziale di due grandi punti dottrinali del Vaticano II: l’assimilazione a Cristo e la solidarietà con gli infelici. Ciò scaturisce anche dalla e porta ad ulteriore rinunzia a privilegi, anche a quelli acquisiti, appena questi entrino in conflitto con la trasparenza della testimonianza
2. In ogni caso la povertà diventa un valore e un punto di riferimento irrinunciabile per la Chiesa non per amore della povertà in quanto tale, ma per amore di Cristo, dei poveri e come  adesione totale a Dio e non a mammona
3 . Quattro punti: 1) Il dettato conciliare della Lumen gentium; 2) I soggetti  chiamati in causa per riportare la Chiesa sulle orme di Cristo; 3) I poveri segno concreto della presenza di Cristo; 4)  Annotazioni teologiche
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  "Una Chiesa povera, una Chiesa dei poveri. Per uno stile credibile dell’essere cristiani oggi" di Gianni Mazzillo


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JESUS, novembre 2012 - "Caro Diogneto - 47" di Enzo Bianchi


JESUS, novembre 2012 Caro Diogneto - 47 Rubrica di ENZO BIANCHI

Oggi noi cristiani, consapevoli di essere diventati una minoranza nella società occidentale o di rappresentare solo un’istanza culturale e antropologica periferica, siamo colti da timori, forse anche da paure; di conseguenza siamo tentati non solo di assumere posizioni difensive e di asserragliarci in nome di un’identità ostentata come una bandiera, ma anche di finire per giudicare in modo negativo la società e il mondo – cioè gli uomini e le donne non cristiani in mezzo ai quali abitiamo e viviamo – a volte con venature di disprezzo, come se fossero corpi estranei. Così ci si esercita in letture ossessive dei mali e si ripetono litanie in cui gli “ismi” indicanti il male si susseguono: soggettivismo, individualismo, relativismo, nichilismo, libertarismo, consumismo... forse senza neanche la convinzione di essere abilitati a esercitare il ministero di profeti di sventura.
È vero, la società attuale – lo denunciano i sociologi – sembra essere incamminata verso la barbarie, percorre un cammino di disumanizzazione: è una società che tutti dicono “in crisi” etica, sociale, politica, oltre che economica e finanziaria. Eppure, proprio in nome di una speranza non frutto di un facile ottimismo umano, ma originata dalla rivelazione di un Dio che in Gesù Cristo ha mostrato il suo amore folle e infinito per noi uomini e per il nostro mondo, dovremmo cercare di avere uno sguardo conseguente alla nostra fede...

  Caro Diogneto - 47 di Enzo Bianchi


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«Non stranieri ma concittadini e familiari di Dio» Lettera pastorale di mons. Cesare Nosiglia dedicata a Rom e Sinti che vivono nelle nostre città - «Vogliamo vivere insieme» libretto elaborato da associazioni che si occupano di nomadi


È una Lettera pastorale coraggiosa, la prima del genere per i vescovi italiani, quella che monsignor Cesare Nosiglia ha dedicato «ai Rom e ai Sinti che vivono con noi», ma anche ai rappresentanti delle istituzioni politiche e civili, alle comunità cristiane della diocesi. Un documento nel solco della «Camminare Insieme» del cardinale Pellegrino per coraggio e aderenza al Vangelo. «Non stranieri ma concittadini e familiari di Dio», presentata al Seminario Metropolitano, arriva dopo due anni di impegno da parte dell’arcivescovo con visite nei campi, di incontri con operatori e volontari, dopo l’avvio in Diocesi di un gruppo di lavoro. La Lettera chiede impegno per «dare pari diritti a un piccolo popolo con molti bambini» e per «superare la vergogna di campi più o meno autorizzati che sono al di sotto della soglia di vivibilità, in cui cresce la violenza e la delinquenza». Un impegno che l’arcivescovo rende concreto, a beneficio dei cristiani e in generale dei cittadini, con la parola «adozione»: adottare una famiglia rom o sinta «per accompagnarla nel cercare una casa, lavoro, sostenere la scuola dei bambini, curare la salute, condividere gioie e dolori». 

  Nosiglia: “I rom e i sinti non sono stranieri ma concittadini”

  video 

... mons. Cesare Nosiglia ha presentato la Lettera pastorale «Non stranieri ma concittadini e familiari di Dio» dedicata dall’Arcivescovo ai popoli nomadi (Rom, Sinti) che vivono nelle nostre città...
Insieme con la Lettera pastorale è stato pubblicato un breve documento, elaborato e firmato da alcuni dei gruppi che a Torino sono impegnati con i nomadi (Comunità di Sant’Egidio, Terra del fuoco e Migrantes). Il documento si intitola «Vogliamo vivere insieme» ed è stato presentato al Prefetto di Torino, al sindaco, ai presidenti di Provincia e Regione nonché ai responsabili delle Asl, dell’Ufficio scolastico regionale e ai presidenti delle Fondazioni bancarie. Intende essere uno «strumento operativo» per indicare che cosa si può fare concretamente per avviare a soluzioni i problemi di chi vive nei «campi»...

  «Non stranieri ma concittadini e familiari di Dio»: Lettera pastorale ai Rom e ai Sinti

  Testo integrale della Lettera pastorale di mons. Cesare Nosiglia «Non stranieri ma concittadini e familiari di Dio» indirizzata ai nomadi della città, Torino 24 ottobre 2012 (pdf, 2 Mb)

  Testo integrale del libretto «Vogliamo vivere insieme» elaborato da associazioni cittadine che si occupano di nomadi, Torino 24 ottobre 2012 (pdf, 225 Kb)


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"Libera la domenica" la campagna di Confesercenti e Conferenza Episcopale Italiana per ritrovare il valore della festa


Lavoro, mai più di domenica
Negozi aperti nelle feste: la polemica continua. Iniziativa della Confesercenti. La posizione della Chiesa. «Rischio salute, famiglia e amici»: parla chi è costretto a lavorare.

  «Adesso basta», si muovono i commercianti

  «Difendiamo le imprese e la qualità del vivere»

  Rivogliamo la famiglia

  Le Regioni all'attacco

  Bregantini: «L'apertura domenicale dev'essere l'eccezione»

Uno stop all’apertura domenicale dei negozi. Lo hanno chiesto Confesercenti e Conferenza Episcopale Italiana, lanciando la campagna “Libera la domenica”, per chiedere l’abolizione dell’apertura degli esercizi commerciali introdotta dal decreto ‘Salva-Italia’ meno di un anno fa. Domenica 25 novembre si darà il via, sui sagrati delle chiese italiane, alla raccolta di firme da inviare in Parlamento. Le domeniche aperte, denuncia Marco Venturi, presidente di Confesercenti, non hanno incentivato i consumi, inoltre hanno favorito la grande distribuzione penalizzando gli esercizi piccoli e medi. In questo modo, denuncia mons. Giancarlo Bregantini, presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro, un’intera dimensione antropologica e sociale viene ad essere compromessa. Francesca Sabatinelli di Radio Vaticana lo ha intervistato

  Cei e Confesercenti unite: stop all'apertura domenicale dei negozi (audio)

Presentata la campagna di raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare relativa alle aperture domenicali dei negozi. Il vescovo Bregantini: «Mettere al centro la persona e la famiglia»

  Da Confesercenti arriva "Libera la domenica"

  il sito ufficiale della Campagna

  L’intervento del Presidente di Confesercenti, Marco Venturi: “Aperture domenicali, necessario cambiare. No alla desertificazione delle città italiane" 

  L’intervento dell’Arcivescovo Bregantini: “Apertura domenicale sia eccezione e non regola”

«Ogni festa nasce dalla concorrenza di due fattori: un evento importante da vivere e il bisogno di ritrovarsi per celebrarlo gioiosamente insieme. Tale è anche la domenica del cristiano». L’evento, così decisivo «da meritare di essere commemorato e celebrato ogni settimana», è la Risurrezione. Che, «per sua natura, e per espressa volontà di Cristo», non può «che essere vissuto comunitariamente».
Poggia su questo pilastro introduttivo la nota della Conferenza episcopale italiana, Il Giorno del Signore, datata 15 luglio 1984. Si tratta di uno dei documenti più interessanti del corposo magistero Cei dedicato al tema "Custodire la domenica"

  «Un giorno da non sacrificare all’economia»

“Giorno del Signore” e “signore dei giorni” (come lo definisce un sermone del secolo V), la domenica è il giorno in cui la Chiesa, per una tradizione che “trae origine dallo stesso giorno della risurrezione” (Sacrosanctum Concilium 106) celebra attraverso i secoli il mistero pasquale di Cristo, sorgente e causa di salvezza per l'uomo. (Nota Pastorale CEI 1984) 
Troppo spesso la "Messa della Domenica" è l'unico modo per celebrare il Giorno del Signore. Per questo la si celebra in tutti gli orari possibili, dal mattino presto alla sera tardi: facciamo in modo che 'soddisfino il precetto'. E' vero che il Giorno del Signore trova nellaCelebrazione Eucaristica il suo apice, ma dobbiamo aiutare tutti a comprendere che non si esaurisce in essa. 
La sezione vuole riprendere e rilanciare questa preoccupazione pastorale.

  Domenica: giorno del Signore

Non ha dubbi Giancarlo Bregantini. L’arcivescovo di Campobasso-Boiano – che presiede la Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace – sostiene con la consueta passione la battaglia per impedire che anche la domenica finisca nell’elenco delle festività scippate alle famiglie.
 
  Bregantini: il lavoro dà dignità e benessere Ma deve sposarsi alla gratuità della festa


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“L’utopia” di Balducci e Turoldo nel ventennale della loro scomparsa - convegno nazionale “L’utopia planetaria” Milano 9-10 Novembre


Oggi e domani Milano ricorderà due importanti figure nel ventennale della loro scomparsa: Ernesto Balducci e David Maria Turoldo. Il loro pensiero, sul quale si rifletterà durante il convegno “L’utopia planetaria”, è ancora oggi di straordinaria attualità, in particolare in campo politico. Tanti amministratori locali nei decenni passati sono cresciuti grazie alle idee e alle intuizioni di questi uomini: tra tutti, Giorgio La Pira a Firenze, solo per fare l’esempio più importante.
È un ricordo che, purtroppo, cozza con la realtà che stiamo vivendo

  L’attualità di Balducci e Turoldo

Il 9 e il 10 novembre a Milano, due giorni di convegni per riflettere su queste importanti figure, a vent'anni dalla loro scomparsa.

  “L'utopia planetaria” per ricordare Ernesto Balducci e David Maria Turoldo

  LOCANDINA Convegno Balducci e Turoldo.pdf

  Depliant Convegno Balducci - Turoldo.pdf


Vedi anche i nostri precedenti post:
  • Il ricordo di padre Ernesto Balducci /1
  • Il ricordo di padre Ernesto Balducci /2 - "Siate ragionevoli, chiedete l'impossibile"
  • Il ricordo di padre Ernesto Balducci /3: Le sfide del tempo con Enzo Bianchi
  • Ricordando padre David Maria Turoldo a 20 anni dalla sua morte - "Il Nulla e la Parola" di Gianfranco Ravasi
  • Ricordando padre David Maria Turoldo a 20 anni dalla sua morte (2) - "QUANTO CI MANCHI, FRATELLO!" di Ettore Masina
  • Ricordando padre David Maria Turoldo a 20 anni dalla sua morte (3) - "Appello ai giovani:nuova aurora di pace"
  • Ricordando padre David Maria Turoldo a 20 anni dalla sua morte (4) - "SPERARE E' PIU' DIFFICILE CHE CREDERE. AIUTIAMOCI A SPERARE!"
  • Padre David Maria Turoldo nel ricordo di don Tonino Bello e di Francesco Comina


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 BENEDETTO XVI
 



      Angelus/Regina Cæli - 4 novembre 2012

      Udienza - 7 novembre 2012, L'Anno della fede. Il desiderio di Dio

     Omelia - 3 novembre 2012: Santa Messa in suffragio dei Cardinali e Vescovi defunti nel corso dell'anno

     Discorso - Ai partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze (8 novembre 2012)

    Discorso - Ai partecipanti alla 81ª Assemblea Generale dell'INTERPOL (9 novembre 2012)


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Angelus di Benedetto XVI - 04 novembre 2012


Cari fratelli e sorelle! 

Il Vangelo di questa domenica (Mc 12,28-34) ci ripropone l’insegnamento di Gesù sul più grande comandamento: il comandamento dell’amore, che è duplice: amare Dio e amare il prossimo. I Santi, che abbiamo da poco celebrato tutti insieme in un’unica festa solenne, sono proprio coloro che, confidando nella grazia di Dio, cercano di vivere secondo questa legge fondamentale. In effetti, il comandamento dell’amore lo può mettere in pratica pienamente chi vive in una relazione profonda con Dio, proprio come il bambino diventa capace di amare a partire da una buona relazione con la madre e il padre. San Giovanni d’Avila, che ho da poco proclamato Dottore della Chiesa, così scrive all’inizio del suo Trattato dell’amore di Dio: «La causa - dice - che maggiormente spinge il nostro cuore all’amore di Dio è considerare profondamente l’amore che Egli ha avuto per noi… Questo, più dei benefici, spinge il cuore ad amare; perché colui che rende ad un altro un beneficio, gli dà qualcosa che possiede; ma colui che ama, dà se stesso con tutto ciò che ha, senza che gli resti altro da dare» (n. 1). Prima di essere un comando - l’amore non è un comando - è un dono, una realtà che Dio ci fa conoscere e sperimentare, così che, come un seme, possa germogliare anche dentro di noi e svilupparsi nella nostra vita. ...

  il testo integrale dell'Angelus

  VIDEO


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  1) La newsletter è settimanale;

 

  2) Il servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:

      http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm

 

  3) Il  servizio omelia di P. Gregorio on-line (mp3) alla pagina

            http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm