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N. B. La Lectio, la Preghiera dei fedeli e l'Omelia vengono aggiornate appena disponibili
(di norma rispettivamente il sabato sera, la domenica e il lunedì)
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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Aggiornato il 13/10/2012
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
4 novembre, Festa dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate.
“Grazie
ragazzi!” dice così il video per il 4 novembre, Festa dell’Unità
Nazionale e Giornata delle Forze Armate. Le immagini sono commoventi,
la gente applaude dalle finestre… sembra davvero una passerella di
‘eroi’ in un clima da festa per una medaglia olimpica. Forse sarebbe
giusto anche ricordare il motivo per cui si celebra il 4 novembre: la
fine della prima guerra mondiale (alcuni la chiamano ancora vittoria!)
che ha visto, solo tra gli italiani: 650.000 morti, 947.000 feriti,
mutilati e invalidi, 600.000 prigionieri e dispersi.
Forse
si dovrebbero ricordare le parole di papa Benedetto XV, del 1 agosto
1917: “Questa guerra, un’inutile strage” (don Renato Sacco)
"Grazie ragazzi..."
Il testo integrale dell'appello
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Iniziative nonviolente in tutta
Italia, il 4 novembre, anniversario della “vittoria” nella prima guerra
mondiale e Giornata delle Forze armate, quest’anno festeggiata in
sordina, senza la tradizionale faraonica esposizione di armi e mezzi
militari al Circo Massimo di Roma
Luca Kocci: L’ALTRO 4 NOVEMBRE. CONTRO LA RETORICA MILITARISTA LE INIZIATIVE DEI PACIFISTI
Ma come possiamo continuare a
festeggiare la morte di 650mila persone e le disgrazie di un milione di
feriti e mutilati? Il Collettivo di Pax Christi, di fronte al ripetersi
del tristissimo ricordo di questa guerra assurda, ricorda che anche gli
storici affermano che i territori conquistati si potevano ottenere
anche senza l’entrata in guerra e lo stesso Benedetto XV definì una
“inutile strage” ciò che stava accadendo in quel periodo.
PAX CHRISTI: Sarà sempre “un’inutile strage”
Nello stagno ovattato di una
discussione concentrata su fondi, solidarietà (con incorporato il
ritorno economico) e regole della nuova cooperazione, le parole del
professore e “africanista” Gianpaolo Calchi Novati minano granitiche
certezze: « La guerra istituzionalizzata ha messo fuori gioco la
cooperazione».
Gianni Ballarini: La guerra ha sostituito la cooperazione
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Si sa. Il premio Nobel per la pace fa
spesso discutere. Con l’eccezione di alcuni casi come per il premio a
Madre Teresa di Calcutta o all’arcivescovo anglicano Desmond Tutu, dove
ci fu unanime consenso nell’opinione pubblica sulla pertinenza
dell’attribuzione del prestigioso riconoscimento, in molti altri casi
questo Nobel ha suscitato polemiche, opponendo sostenitori e
detrattori. Così è stato anche il 12 ottobre scorso quando il Nobel per
la pace è stato conferito all’Unione europea (Ue).
NIGRIZIA: Ogni giorno pace
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
"Zone
di gratuità" e "Todmorden" due idee per combattere la crisi e
riscoprire valori già diventate realtà segnalate da Tonio Dell'Olio in
Mosaico dei giorni
«È
tutto veramente gratuito?», chiede un bambino incredulo. Nella rue de
Montreuil, Seine-Saint-Denis (Francia), un centinaio di persone
conversano mentre passeggiano ed esplorano gli oggetti accatastati su
una dozzina di tavoli. Villiers Street è stata dichiarata «zone de
gratuité» (area franca, area della gratuità) per l’intero pomeriggio.
Sui tavoli ci sono abiti, scarpe, libri e dvd, piatti, computer, scalda
biberon… Qui, ognuno porta quello che vuole e prende ciò che vuole.
Tutti hanno libero accesso. Questo non è un mercato delle pulci o per
«svuotare le soffitte», ma uno spazio temporaneo di non-mercato.
Questo progetto è nato alcuni anni fa...
Nessuno
baratto, nessun obbligo di reciprocità, né carità, la zona di gratuità
è un modo utile per ridurre il volume dei rifiuti e per riciclare
oggetti. Ma anche un modo per recuperare spazio pubblico aperto a
tutti, in strada, per creare convivialità con i vicini. Un affronto per
la società dei consumi. È uno spazio sottratto alle relazioni di
mercato, che mette in discussione le idee di regalo, di denaro, di
beni. «I valori dell’acquistare/gettare sono sostituiti dalla gioia del
dare/raccogliere», spiegano i promotori.
Questo sciame di zone libere si diffonde in tutta la Francia e in tutto il mondo...
Luoghi
che invitano a rovesciare il nostro rapporto di proprietà e di consumo.
Rispondendo a un bisogno urgente e concreto in questi tempi di crisi...
Spazi di non-mercato
Sembrerebbe
un’utopia, una cittadina immaginaria inventata da qualche sociologo per
descrivere la comunità ideale, eppure è tutto vero. A Todmorden, un
comune dell’Inghiliterra, gli abitanti coltivano i propri ortaggi in
ogni luogo pubblico che lo permette con l’obiettivo di diventare
completamente autosufficienti nel giro di pochi anni. Nessun camion o
treno merci trasporterà verdura a Todmorden ma soprattutto nessun
cittadino raccoglie più di quello di cui ha bisogno, tutti danno una
mano curando ogni giorno i vari spazi coltivati.
Per
un orticoltore visitare Todmorden è una gioia per gli occhi, una città
tappezzata di aiuole e spazi verdi dai quali si può ammirare la
crescita giorno dopo giorno di carote, cavoli, lattuga, cipolle, patate
e ortaggi di ogni genere e varietà, ma anche frutta e erbe aromatiche
come lamponi, fragole, albicocche, rosmarino, basilico e tante altre…
Il
progetto si chiama Incredible Edible (incredibilmente commestibile) e
ha come obiettivo principale quello di rendere Todmorden
autosufficiente in frutta e verdura entro il 2018! Ciò che colpisce di
più, oltre all’idea dell’autosufficienza è l’armonia con cui va avanti
il progetto, nessun raccoglie più di quanto ha bisogno, prima di tutto
perché non ne avrebbe il motivo (se si dovesse prende troppo raccolto
si rischierebbe poi di farlo andare a male) e secondo perché come ha
spiegato la co-fondatrice del progetto Mary Clear: «semplicemente
questo non accade, abbiamo fiducia nelle persone, noi crediamo e siamo
testimoni di questo, le persone sono oneste».
Città autosufficenti in frutta e verdura
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Laura Boldrini, portavoce dell'Unhcr, racconta la drammatica situazione dei profughi siriani. Il suo appello.
... Ebbene, noi ci occupiamo
del Gabon. Non è uno sfizio per dire che Unimondo è capace di occuparsi
anche dei luoghi più riposti del mondo: questa attenzione nasce dalla
consapevolezza che l’Africa sia un continente laboratorio, dalle mille
sorprese e contraddizioni. Da lì arriva il nuovo. Ogni paese africano è
un micro cosmo di ciò che sarebbe possibile se non dilagasse la
corruzione, se al potere non ci fossero despoti, se le potenze
internazionali non pensassero ad altro se non a depredare le risorse
ambientali ed energetiche. Ci occupiamo di Gabon per capire
l’Africa...
Un
gruppo ribelle ha aperto le ostilità contro il governo, denunciando che
dal 2010 centinaia di ex guerriglieri hutu sono stati uccisi dalle
forze di sicurezza. Associazioni umanitarie confermano la gravità della
situazione. Sullo sfondo il tentativo del presidente Nkurunziza di
puntare al terzo mandato.
Da 23 anni non ha mai visto un
cambio di governo, è soffocato da corruzione e criminalità organizzata.
E' per cambiare questo Montenegro che lotta Vanja Ćalović,
direttrice dell'ong MANS. Le elezioni del 14 ottobre aprono spazi
al cambiamento, ma bisogna fare di più, UE compresa.
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SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
Scuola, ma quale casta dei docenti.
"...Forse è giunto il momento in cui sulla scuola bisognerebbe
incominciare a investire, sul serio, non a parole. E a motivare i
professionisti che la abitano, anziché rendere la loro vita sempre più
difficile. ..." (Famiglia Cristiana)
Scuola: gli insegnanti non sono una casta
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"Basta con la favola delle 18
ore settimanali: io ne faccio 40". "Questa è una scuola per vecchi, non
c'è spazio per i giovani". E soprattutto "per la dignità della scuola
pubblica" gli insegnanti degli istituti Besta, Natta, Molinari e
Maxwell sono scesi in via Don Calabria, a Milano, e in segno di
protesta hanno corretto i compiti in classe in strada con gli studenti.
Suonata la campanella, con riassunti, temi e compiti di algebra
insegnanti e studenti hanno cominciato la protesta-correzione invadendo
la strada con fogli protocollo e penna rossa alla mano per la seconda
manifestazione organizzata a Milano ("e ce ne saranno molte altre",
hanno spiegato i docenti, "perché la situazione è drammatica"). Fra le
richieste più urgenti messe in evidenza, "con la biro rossa, come con
gli errori", il ritiro della disegno di legge sull'innalzamento delle
ore di insegnamento a 24, la riapertura della contrattazione per salari
e scatti di anzianità e la ricerca di una soluzione per i tanti precari
Gli studenti non fermano la
protesta contro i tagli alla scuola e il ddl Aprea e in vista del
corteo di sabato e della manifestazione di mercoledi', giornata dello
sciopero generale europeo, intensificano iniziative e occupazioni.
La Scuola pubblica
italiana si dibatte da molto tempo in difficoltà enormi, ben
conosciute dagli utenti. Gli ultimi anni di governo hanno prodotto il
drammatico taglio ai finanziamenti destinati alle scuole
pubbliche per il funzionamento degli Istituti con riduzione
dei fondi che servono ad esempio per acquistare la carta igienica,
quella per le fotocopie, i prodotti per la pulizia, le spese di
telefono o le strumentazioni necessarie per far funzionare i
laboratori.
Dopo i risparmi degli ultimi cinque anni stimati inotto miliardi
e mezzo di euro le ultime proposte riguardano la
cosiddetta informatizzazione forzata che già prevede
registro, pagelle e iscrizioni on line. Questi cambiamenti dovranno
essere attuati “con le risorse umane, strumentali e finanziarie
disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a
carico della finanza pubblica”. Insomma, niente soldi in più per le
scuole per la “rivoluzione on line”, solo belle parole…
Settembre volgeva al termine
quando il nostro ministro dell’istruzione, forse ignaro di quale tasto
andava a toccare, partoriva l’idea di cambiare l’ora di religione nella
nostra scuola divenuta multiculturale. Intimorito dalle reazioni,
cercava di rimediare dichiarando nel giro di poche ore che non
intendeva modificare alcuna norma o patto al riguardo. Oggi, poco più
d’un mese dopo, l’eco s’è rarefatta, ma al tempo il chiasso è stato
enorme. Ed è il caso di chiedersi se – shakespearianamente – tanto
rumore sia stato sollevato per nulla…
Presentato il rapporto dell'Osservatorio: in sei anni sono stati minacciati circa 1200 giornalisti
LIBERA INFORMAZIONE: Ossigeno: «In Italia clima di intimidazione, limitata la libertà di stampa»
“Nella storia delle indagini antimafia degli ultimi anni, questa è di
certo una delle più sentite, perché ha costituito il momento più alto
del contributo che la Procura di Palermo ha offerto alla ricerca della
verità sulla stagione”stragista di Cosa nostra. Così i magistrati Lia
Sava, Antonino Di Matteo, Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia,
coordinati dal procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia,
descrivono l'indagine sulla “scellerata” trattativa Stato – mafia
nella “Memoria a sostegno della richiesta di rinvio a
giudizio” presentata ieri in vista dell'udienza preliminare che si
terrà il prossimo 15 novembre a Palermo.
LIBERA INFORMAZIONE: Trattativa Stato-mafia, un'amnesia collettiva durata vent'anni
A colloquio con il magistrato Antonio Ingroia, in partenza per il Guatemala
Santo Della Volpe: "Ora parto, poi si vedrà"
C'è una forte
tendenza a collocare la data di nascita della corruzione, in Italia, al
1992. Vent'anni fa, quando l'inchiesta di “Mani pulite” fece esplodere
lo scandalo di una corruzione così radicata nella politica,
nell'amministrazione e nell'imprenditoria da costringerci a
coniare una nuova parola ( corruzione “sistemica”) per poterne
delineare l'ampiezza e le implicazioni. Ma anche prima di Tangentopoli
ci sono stati, in Italia, gravissimi scandali ricollegabili a fenomeni
di corruzione diffusa: Italcasse, fondi neri IRI, Lockheed, babane e
petroli, Teardo, Zampini, Longo e Nicolazzi. Dunque, la corruzione è
una triste realtà del nostro Paese, si potrebbe dire da sempre.
Gian Carlo Caselli: Corruzione e anticorruzione Il Dna di Tangentopoli
In questo articolo vogliamo
raccontarvi il volto della Puglia che si ribella al cliché di culla
della Sacra corona unita, prendendo spunto da una serie di iniziative
che si sono svolte sul territorio nel corso di questi ultimi mesi.
Marika Demaria: Quando l'antimafia parla pugliese
Da qualche anno vado ripetendo
che non viviamo in un paese “normale”. Intendendo riferirmi, con questa
locuzione, al nostro assetto politico-democratico-istituzionale,
centrale e periferico, che è gravemente compromesso dagli inquinamenti
delle mafie. Siamo l’unico paese dell’Unione europea che subisce, da
decenni, i pesanti condizionamenti nella vita pubblica e nell’economia
di almeno tre potenti, radicate e ramificate organizzazioni criminali,
tra cui la ’ndrangheta, inserita dal governo americano, da oltre un
paio di anni, tra le mafie più pericolose al mondo
Piero Innocenti: Reggio Calabria: la democrazia sepolta
Come ha fatto un periodico
piccolo e squattrinato come il quindicinnale La Civetta di
Minerva di Siracusa ad alzare il sipario, in modo che non si
potesse più fingere di non sapere, su una clamorosa vicenda di appalti
e di imprese in cui risultano coinvolti in modo poco chiaro potenti
personaggi (noti penalisti, magistrati in servizio e loro familiari ed
affini). Come ha fatto la piccola Civetta a superare un muro di
ostilità e di isolamento? Come è nata l’inchiesta che ha fatto
tremare Siracusa, ha diviso i giornalisti e, alla fine
di luglio, ha terremotato la Procura con il trasferimento
d’ufficio del procuratore della Repubblica e di due sostituti, chiesto
dal ministro della Giustizia Paola Severino e disposto d’urgenza
dal CSM per ragioni cautelari?
Alberto Spampinato: Il giorno della Civetta, quando un piccolo giornale svela la corruzione siracusana
Un siciliano su due non è
andato a votare per le elezioni regionali. Anzi di più, perché i
votanti si sono fermati al 47,42%. Poco più di 2.200.000 elettori dei
4.426.754 aventi diritto. A Palermo ha votato solo il 46,28%. Nelle
elezioni precedenti era andato alle urne il 66% degli aventi diritto.
Ma allora si votava anche di lunedì. Nel 2006, quando si votò solo di
domenica, la percentuale di votanti sfiorò il 60%. In questa gigantesca
disaffezione elettorale il vincitore sembra essere Beppe Grillo con le
sue liste del Movimento 5 stelle. Oppure no, il vincitore – secondo
alcuni – è la mafia.
Matteo Zola: La mafia dietro l'astensionismo siciliano?
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“E Dio vide che era cosa buona”
HOREB n. 62 - 2/2012
TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
Il
cactus è lì con i suoi fiori aperti, bellissimi. È uno spettacolo che
si ripete e ogni volta sorprende, stupisce. Meraviglia che questa
pianta, cresce anche in luoghi aridi, e raggiunge quattro metri di
altezza e spesso anche di più, tutta tronco, totalmente ricoperta di
spine, se la tocchi in modo maldestro ti lascia il segno, riesca a
produrre fiori così luminosi, che in certo senso fanno luce alla notte. Il
fiore del cactus la possiamo considerare cifra di una bellezza nascosta
negli anfratti della vita. Nei volti che ci scivolano addosso o perché
andiamo di corsa perché abbiamo premura o perché ci fanno paura e ci
chiudiamo in un autismo sociale, in una nicchia dorata che ci soffoca.
È bellezza nascosta nelle relazioni quotidiane, che comunque viviamo,
ma che spesso rimangono superficiali e strettamente tecniche,
professionali, negli avvenimenti quotidiani che diamo sempre per
scontati, perché spinosi, e per questo non riusciamo a cogliere questa
bellezza e non ci meravigliamo di niente. Il fatto che non ci meravigliamo più è un brutto segnale, è come se stessimo di fronte a un mondo impoverito, defraudato Eppure,
nella notte di questa vita, se stiamo attenti, vigilanti, c’è sempre un
fiore, degli sprazzi di luce, lì dove meno ce lo aspettiamo, che
ci aprono in modo nuovo al cammino della vita. Se
ne incrociato nelle periferie di città, che strutturalmente hanno del
disumano, ma lì si incontrano persone che ti stupiscono per la loro
umanità. Se ne incontrano in ospedale tra gli ammalati che ti
meravigliano perché vivono con grande dignità il dolore, la precarietà,
il limite e l’esperienza della morte. Crediamo
che ritorneremo a meravigliarci se, come ci ricorda l’apostolo Pietro,
lasceremo esplodere “l’umano nascosto nel cuore”; e questo sarà
possibile se impareremo a rischiare uscendo da noi stessi ma anche dal
coro abituale per sentire le voci che ci sono fuori, sono tante,
bellissime, uniche e ricche di mistero. Questo chiede di liberarci da
ogni certezza e di metterci al servizio della vita, di ciò che viene,
accettando di essere sempre in qualche misura ignoranti, alla ricerca,
con tanta sete di imparare dagli altri. Se
faremo questo esodo facilmente ritorneremo ad osservare e a restare
stupiti per un filo d’erba che stranamente riesce a farsi strada e a
nascere nel cemento. È questa la prospettiva in cui vogliamo collocare la monografia del presente quaderno... (EDITORIALE)
Editoriale (pdf)
Sommario (pdf)
E' possibile richiedere copie-saggio gratuite: CONVENTO DEL CARMINE 98051 BARCELLONA P.G. (ME) E-mail: horeb.tracce@alice.it
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Fraternità
Carmelitana di Pozzo di Gotto
I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ 2012
LA CHIESA SI FA DIALOGO A 50 anni dal Concilio Vaticano II
Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto
I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ 2012
Dal 24 Ottobre al 5 Dicembre presso la sala del convento dalle ore 20.00 alle ore 21.00 A 50 anni dal Concilio Vaticano II
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
"Libertà di coscienza e autorità religiosa" di Silvano Fausti
È giusto davanti a Dio obbedire a voi più che a Dio? (leggi Atti 4,1-22)
"Nessuna
buona azione resta impunita. Pietro, con Giovanni, ha guarito l’uomo
nel nome di Gesù ed evangelizza il popolo. Ma i due, come il loro
Maestro finito in croce due mesi prima, non sono autorizzati a
insegnare. Così le supreme autorità religiose li mettono in carcere,
facendoli testimoni della pietra scartata dai costruttori e diventata
pietra angolare. Proprio in faccia a loro annunciano che quel Gesù, da
loro crocifisso, è il Salvatore degli uomini. Nel frattempo, solo a
Gerusalemme, i discepoli sono già 5mila. L’autorità
legittima è irritata dalla franchezza e sfacciataggine con cui parlano
i due apostoli. Questi illetterati popolani pretendono di insegnare ai
grandi che dettano legge! Unica loro autorizzazione è la realtà, che dà
loro ragione. I potenti vogliono negare il miracolo avvenuto, ma non
possono: lo storpio guarito sta lì, attaccato ai due, quasi corpo di
reato. Inoltre il fatto è noto in Gerusalemme. Importante che non si
divulghi o si ripeta! Per questo vietano loro di parlare di Gesù. Se
Pietro avesse obbedito all’autorità religiosa costituita e non alla
coscienza, il cristianesimo non sarebbe mai nato. A
divieto aperto, sfida aperta: non è «giusto davanti a Dio obbedire a
voi più che a Dio»: «Noi non possiamo tacere ciò che abbiamo visto e
ascoltato» (At 4,19s). Appena liberati, trasgrediscono l’ordine di
tacere e parlano subito con libertà. Di nuovo Pietro è arrestato, e con
lui tutti gli apostoli. Al Sommo sacerdote che ordinerà nuovamente di
tacere, ribatterà: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini»
(At 5,29). La supremazia della coscienza e dell’evidenza su ogni
autorità è, per ogni uomo, principio di libertà e responsabilità. ..."
"Libertà di coscienza e autorità religiosa" di Silvano Fausti
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Solo chi...
Alla fine della vita...
I beni...
Il Signore...
Quando le cose...
Amare il Signore...
Quando la miseria...
Gesù non viene...
A ogni credente...
Dio non si compra...
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La Bibbia in un frammento
Le pietre d'inciampo del Vangelo
"Essere gettati nella Geenna dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Ognuno sarà salato col fuoco".
(Marco 9,47-49)
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Il Teologo risponde
Una mia conoscente, amante
della montagna, ha espresso nel suo testamento il desiderio che le sue
ceneri siano sparse su un preciso monte. È possibile?
Nell’episodio della torre di
Babele (Gen 11,1-9), Dio confonde le lingue: come mai lui che vuole
l’unione tra i popoli e l’accoglienza dello straniero, immette nel
mondo una delle cause più rilevanti di divisione?
Che differenza c’è tra fede e
religione? Basta osservare certe regole per essere religiosi? Ci può
essere religiosità senza fede?
Alla luce del passo del Vangelo
dove Gesù parla di generazione «incredula e perversa» (Lc 9,41), che
rapporto c’è tra incredulità e perversione.
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"Il
Vangelo non è l'annuncio di un codice di leggi, è l'annuncio di una
vita. Ed è in nome di questa vita, concreta e dolorante, che dobbiamo
aiutare i poveri." (Giorgio La Pira)
Ricordiamo Giorgio La Pira, vero uomo di Dio, morto il 5 novembre 1977
LA DIMENSIONE POLITICA DELLA CARITA' L'esempio di Giorgio La Pira di P. Alberto Neglia. ocam
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
La tenerezza responsabile di P. Felice Scalia SJ
"Parliamo
di tenerezza responsabile mentre un autore contemporaneo, Musil, dice
che la responsabilità è soltanto una evanescenza nell’uomo di oggi, che
è uomo senza qualità, parliamo di tenerezza in un mondo che, ad essere
appena prudenti e saggi, ha bisogno di sicurezza, richiede armi di
difesa e non certo tenerezza. C’è una frase del vangelo di Giovanni
che mi ha affascinato, sedotto e perfino rovinato: e la vita era la
luce degli uomini. Mi ha fatto capire dove dovevo cercare il senso di
Dio, mi ha fatto vedere quante cose nella chiesa, nel mondo e nella
società non sono dirette alla vita ma vanno in senso opposto. Tutte
le contraddizioni che ho sentito durante la mia esistenza si
racchiudono in questa frase che è stata la mia gioia ma anche il mio
tormento, la mia spinta a cercare oltre, a tentare di vedere se oltre
alle soluzioni ufficiali non potessero esserci soluzioni altre,
evangeliche. Per parlare di tenerezza non possiamo non partire dalla
passione per la vita. La passione in sé non ha un oggetto, è una
facoltà come il vedere, il camminare, il sentire, il parlare. Se ami la
vita non amerai solo questa vita, amerai ogni vita, se non la ami ma la
usi, ti servirai di quelle vite che ti sono utili e allontanerai le
altre. Passione per la vita è la facoltà di amare tutto e tutti –
non posso dimenticare una bambina che diceva mia mamma ama tutto e
aiuta tutti. Se ami la vita ti accorgi di avere dentro di te la facoltà
di donare per amore a tutto e a tutti. Una facoltà che abbiamo senza
averla cercata né meritata, come tutte le cose dell’esistenza: ci
meritiamo gli occhi? il cuore? il cervello? l’aspirazione alla bellezza? La
passione per la vita non è soltanto un istinto di sopravvivenza, ma
qualcosa di molto più profondo che tocca le radici dell’anima, slancia
verso il domani, adora in amore, dona splendore, vede perle preziose
nel mondo. Senza passione per la vita non si vive, non si ha neppure il
coraggio di smuovere una foglia, di togliere da terra un pezzo di carta
che qualcuno ha gettato. Senza passione per la vita non ci si affida
neppure a un seno caldo di madre, non si ha il coraggio di baciare un
volto amato, di alzarci al mattino, senza di essa si muore oppure si
cade nelle forme di morte che si curano con i farmaci. La passione
per la vita nel nostro mondo boccheggia. Siamo chiamati a vivere da
umani in un mondo disumano: siamo chiamati a vivere da cristiani in un
mondo non cristiano, siamo chiamati a vivere da amanti del Cristo e del
vangelo in una chiesa che sembra lontana dal Cristo e dal Vangelo. ..."
(Felice Scalia)
La tenerezza responsabile di Felice Scalia
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Il
Concilio Vaticano II tra memoria e profezia” Convegno
promosso dalla Diocesi di Catanzaro - Squillace
20-10-2012
Tra
i relatori illustri della giornata anche mons. Luigi Bettazzi, classe
1923, vescovo emerito di Ivrea, uno degli ultimi sette “padri
conciliari” italiani ancora in vita, che ha proposto una riflessione
sul tema: «I giorni del Concilio tra sorpresa ed entusiasmo». Il
Concilio per Mons. Bettazzi «è stato una grande grazia che il Signore
ha fatto alla Chiesa del secolo ventesimo» con un rinnovamento
pastorale per l’evangelizzazione. Il prelato, raccontando la propria
esperienza alla luce anche dei vari documenti del Concilio con le
quattro costituzioni, ha ribadito con forza che «in un mondo
frammentario e in un’umanità individualista, la prima testimonianza e
il primo impulso a cui è chiamata la comunità cristiana è quello della
comunione, della solidarietà e della pace». «Nella Chiesa - ha detto
Bettazzi – i pastori delle anime hanno ancora un compito pressoché
esclusivo nei confronti del popolo di Dio, promuovendo nella bellezza
della diversità la vera comunione in Cristo Gesù». Secondo mons.
Bettazzi «i cinquant’anni dall’inizio del Concilio possono diventare
un’opportunità per valutare quanto si è temuto di fare dopo l’inizio
fiducioso e quindi per ripartire con nuovo impegno e nuova fiducia per
ridare vitalità alla Chiesa e all’umanità».
"I GIORNI DEL CONCILIO TRA SORPRESA ED ENTUSIASMO" di Mons. Luigi BETTAZZI
L'INTERVENTO (audio)
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"La
parola di Dio nella vita della chiesa e la sua ricezione: dalla Dei
Verbum alla Verbum Domini" di mons. Giuseppe Lorizio, docente
nella Pontificia Università Lateranense di Roma
L'INTERVENTO
SINTESI (PDF)
__________________________________________________
LA LITURGIA TRA RINNOVAMENTO E CONTINUITÀ: UN CAMMINO SIGNIFICATIVO
del Prof. Andrea GRILLO, Pontificio Ateneo S. Anselmo
L'INTERVENTO
SINTESI (PDF)
__________________________________________________
L’ATTUALITÀ DELL’ECCLESIOLOGIA DEL VATICANO II di Don Giacomo CANOBBIO, Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale
L'INTERVENTO
SINTESI (PDF)
__________________________________________________ LA
PARROCCHIA NEL VATICANO II: ORGANISMI DI PARTECIPAZIONE E
CORRESPONSABILITÀ di P. Gianfranco GHIRLANDA, Pontificia
Università Gregoriana
L'INTERVENTO
SINTESI (PDF)
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VEDI ANCHE IL NOSTRO POST PRECEDENTE:
- "Una Chiesa povera, una Chiesa dei poveri. Per uno stile credibile dell’essere cristiani oggi" di Gianni Mazzillo
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IL QUADERNO DI NOVEMBRE 2012 L'AMICO E GLI AMICI
L'EDITORIALE di Mario De Maio
L'amicizia è un sacramento usava dire sorella Maria di Campello. Fratel
Arturo Paoli, che a fine novembre compirà i cento anni di vita, nella
sua lunga esistenza ha coniugato questa affermazione in tutte le sue
espressioni. L’Amico è il termine che pronuncia, con la dolcezza e la
confidenza che si usa verso chi ci è veramente prossimo, per parlare di
Gesù, il “Modello Unico” cui ha ispirato la sua vita. E ora che si
trova “all’epilogo” come ripete spesso, di fronte alla morte afferma
con semplice certezza. “Perché devo preoccuparmene? C’è un Amico che mi
aspetta, se ricevi un invito sei felice di incontrare la persona che ti
accoglie non ti preoccupi di cosa ti offrirà da mangiare o da
bere.”.
Tra le tante parole pronunciate da Gesù nei vangeli, una di quelle che
più hanno ispirato fratel Arturo, e continuano a ispirarne la
predicazione e gli scritti, è quella del vangelo di Giovanni: “Non vi
chiamo più servi ma amici”. L’amicizia è il sentimento di relazione tra
noi che condividiamo l’esperienza della vita, è il legame che dice la
qualità del rapporto con Gesù che ha vissuto la vita esprimendone le
massime potenzialità di amore e di fiducia nel bene. Il grande
desiderio e messaggio di Gesù, secondo fratel Arturo, è quello di
“amorizzare il mondo”, ovvero trasformarlo in un mondo dove regni
l’amicizia che non è soltanto relazione interpersonale ma dinamica dei
rapporti a tutti i livelli, familiare, sociale, politico, economico,
religioso. “Cercate prima di tutto il Regno di Dio” ovvero impegnatevi
per realizzarlo a tutti i livelli. Se le nostre relazioni di coppia, di
famiglia, di lavoro non si strutturano sull’amicizia, sono fragili.
Senza le solide basi dell’amicizia il mondo diventa disumano e rischia
di autodistruggersi.
Le parole e lo sguardo accogliente fanno di fratel Arturo il fratello
di tutti, ma in particolare dei poveri e dei giovani, per i quali non
finisce mai di appassionarsi e trovare nuove ragioni di speranza
LE SFIDE DEL PRESENTE attenti a quello che “si crede di credere” di Arturo Paoli Le
parole che fratel Arturo pronuncia ogni domenica a commento del vangelo
contengono il messaggio che sente urgente e importante trasmettere per
il tempo presente. Di seguito riportiamo il testo delle omelie delle
domeniche 23 e 30 settembre
Marco 9,30-37 (domenica 23 settembre)
Il momento storico che stiamo vivendo presenta delle ombre ma anche
delle sfide sia per il mondo politico sia per quello religioso. Che
fare? Io penso che i momenti che provocano reazioni di scoraggiamento,
quando i tempi che viviamo non corrispondono alle nostre attese, sono
per le persone serie un argomento di sfida, purificazione, speranza. Il
centro della speranza per me, e credo per tutti i cristiani, è il
Cristo. La speranza non è qualcosa di aereo e fumoso, è una virtù
forte, che richiede energia, scelte coscienti e soprattutto la
consapevolezza sempre più certa di avere scelto il Modello Unico...
Mc 9,38-48 (domenica 30 settembre) Il vangelo, in tutte le sue
immagini e in tutte le sue parole, presenta un’importanza particolare.
Il cristianesimo entrando nel mondo occidentale ha trovato un terreno
molto fertile e si sono sviluppate riflessioni teologiche molto
intelligenti. Posso confessare di essere stato un appassionato di
queste letture che parlavano all’intelligenza usando un linguaggio
filosofico molto serio, ma a un certo punto mi sono reso conto che
coltivando queste letture si crea una sproporzione enorme tra quello
che uno razionalmente “crede di credere” e la sua vita. Che cosa è più
importante, la vita che coinvolge tutto l’essere, la sua moralità, la
sua etica, la sua forma di amare o la ragione?...
LE SFIDE DEL PRESENTE attenti a quello che “si crede di credere” di Arturo Paoli
Il volto dell’altro ci parla e ci invita a una relazione che non ha misura. Emmanuel Lévinas
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INTERVISTA a ROWAN WILLIAMS e ENZO BIANCHI
Conversazioni seriali a Bose di Vittoria Prisciandaro
Metti
una chiacchierata intorno a un tavolo. Come vecchi amici che si
incontrano in un momento importante della loro vita. Rowan Williams,
104˚ arcivescovo di Canterbury, sta per lasciare lo scranno più alto e
scomodo della Chiesa d'Inghilterra. È stato primate della Comunione
anglicana per oltre dieci anni (fu eletto nel 2002). Prima di terminare
il suo mandato, proprio mentre una apposita commissione anglicana sta
per scegliere il suo successore, passa a salutare le sorelle e i
fratelli della comunità monastica di Bose. Lo accompagna il figlio
sedicenne, Philip. Sono rimaste a casa l'altra figlia e la moglie Jane,
teologa, che gli è sempre stata vicina nelle decisioni difficili,
compresa quella del marzo scorso, quando ha deciso di dare le
dimissioni da arcivescovo e tornare all'insegnamento, antico mestiere
che riprenderà dal gennaio 2013 in qualità di direttore del Magdalene
College di Cambridge.
Nonostante
i tanti impegni di fine mandato, dunque, Williams ha voluto fare una
puntata in Piemonte, il 15 e il 16 settembre, per salutare, ancora in
veste di primate, la comunità che tante volte lo ha accolto. «Ma
ritornerò anche in futuro», chiosa. Nella pausa di tempo tra l'incontro
riservato con monache e monaci, il sabato sera, e il saluto più ampio
con un centinaio di amici della comunità della domenica, Rowan Williams
e il priore di Bose, Enzo Bianchi, si confrontano faccia a faccia sui
problemi che oggi attraversano le Chiese cristiane, influendo sul
dibattito interno a ciascuna confessione e condizionando le relazioni
ecumeniche: la gestione dell'autorità, i «temi sensibili», il primato
petrino. Spesso, mentre uno parla, l'altro annuisce con il capo,
aggiunge qualcosa, sorride in silenzio.
Conversazioni seriali a Bose di Vittoria Prisciandaro
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CHIESA
E SOCIETA'
/
interventi
ed opinioni |
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
"Una Chiesa povera, una Chiesa dei poveri. Per uno stile credibile dell’essere cristiani oggi" di Gianni Mazzillo
Relazione al Convegno “Il Concilio Vaticano II tra memoria e profezia”, Catanzaro 20-10-2012
Il
titolo è ampiamente giustificato sui due versanti menzionati: Chiesa
povera e Chiesa dei poveri. Giovanni XXIII, un mese prima
dell’apertura del Concilio, in un radiomessaggio diceva: «Altro punto
luminoso. In faccia ai paesi sottosviluppati la chiesa si presenta
quale è e vuol essere, come la Chiesa di tutti, e particolarmente la
Chiesa dei poveri»
1.
Ma una Chiesa dei poveri non è anche una Chiesa di poveri? Sebbene
questa seconda espressione non si trovi letteralmente formulata, è
tuttavia presente come idea collegata alla ecclesia semper purificanda
e allo spessore storico ed esistenziale di due grandi punti dottrinali
del Vaticano II: l’assimilazione a Cristo e la solidarietà con gli
infelici. Ciò scaturisce anche dalla e porta ad ulteriore rinunzia a
privilegi, anche a quelli acquisiti, appena questi entrino in conflitto
con la trasparenza della testimonianza
2.
In ogni caso la povertà diventa un valore e un punto di riferimento
irrinunciabile per la Chiesa non per amore della povertà in quanto
tale, ma per amore di Cristo, dei poveri e come adesione totale a
Dio e non a mammona
3 .
Quattro punti: 1) Il dettato conciliare della Lumen gentium; 2) I
soggetti chiamati in causa per riportare la Chiesa sulle orme di
Cristo; 3) I poveri segno concreto della presenza di Cristo; 4)
Annotazioni teologiche
...
"Una Chiesa povera, una Chiesa dei poveri. Per uno stile credibile dell’essere cristiani oggi" di Gianni Mazzillo
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
JESUS, novembre 2012 Caro Diogneto - 47 Rubrica di ENZO BIANCHI
Oggi
noi cristiani, consapevoli di essere diventati una minoranza nella
società occidentale o di rappresentare solo un’istanza culturale e
antropologica periferica, siamo colti da timori, forse anche da paure;
di conseguenza siamo tentati non solo di assumere posizioni difensive e
di asserragliarci in nome di un’identità ostentata come una bandiera,
ma anche di finire per giudicare in modo negativo la società e il mondo
– cioè gli uomini e le donne non cristiani in mezzo ai quali abitiamo e
viviamo – a volte con venature di disprezzo, come se fossero corpi
estranei. Così ci si esercita in letture ossessive dei mali e si
ripetono litanie in cui gli “ismi” indicanti il male si susseguono:
soggettivismo, individualismo, relativismo, nichilismo, libertarismo,
consumismo... forse senza neanche la convinzione di essere abilitati a
esercitare il ministero di profeti di sventura.
È
vero, la società attuale – lo denunciano i sociologi – sembra essere
incamminata verso la barbarie, percorre un cammino di disumanizzazione:
è una società che tutti dicono “in crisi” etica, sociale, politica,
oltre che economica e finanziaria. Eppure, proprio in nome di una
speranza non frutto di un facile ottimismo umano, ma originata dalla
rivelazione di un Dio che in Gesù Cristo ha mostrato il suo amore folle
e infinito per noi uomini e per il nostro mondo, dovremmo cercare di
avere uno sguardo conseguente alla nostra fede...
Caro Diogneto - 47 di Enzo Bianchi
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È
una Lettera pastorale coraggiosa, la prima del genere per i vescovi
italiani, quella che monsignor Cesare Nosiglia ha dedicato «ai Rom e ai
Sinti che vivono con noi», ma anche ai rappresentanti delle istituzioni
politiche e civili, alle comunità cristiane della diocesi. Un documento
nel solco della «Camminare Insieme» del cardinale Pellegrino per
coraggio e aderenza al Vangelo. «Non stranieri ma concittadini e
familiari di Dio», presentata al Seminario Metropolitano, arriva dopo
due anni di impegno da parte dell’arcivescovo con visite nei campi, di
incontri con operatori e volontari, dopo l’avvio in Diocesi di un
gruppo di lavoro. La Lettera chiede impegno per «dare pari diritti a un
piccolo popolo con molti bambini» e per «superare la vergogna di campi
più o meno autorizzati che sono al di sotto della soglia di vivibilità,
in cui cresce la violenza e la delinquenza». Un impegno che
l’arcivescovo rende concreto, a beneficio dei cristiani e in generale
dei cittadini, con la parola «adozione»: adottare una famiglia rom o
sinta «per accompagnarla nel cercare una casa, lavoro, sostenere la
scuola dei bambini, curare la salute, condividere gioie e dolori».
Nosiglia: “I rom e i sinti non sono stranieri ma concittadini”
video
...
mons. Cesare Nosiglia ha presentato la Lettera pastorale «Non stranieri
ma concittadini e familiari di Dio» dedicata dall’Arcivescovo ai popoli
nomadi (Rom, Sinti) che vivono nelle nostre città...
Insieme
con la Lettera pastorale è stato pubblicato un breve documento,
elaborato e firmato da alcuni dei gruppi che a Torino sono impegnati
con i nomadi (Comunità di Sant’Egidio, Terra del fuoco e Migrantes). Il
documento si intitola «Vogliamo vivere insieme» ed è stato presentato
al Prefetto di Torino, al sindaco, ai presidenti di Provincia e Regione
nonché ai responsabili delle Asl, dell’Ufficio scolastico regionale e
ai presidenti delle Fondazioni bancarie. Intende essere uno «strumento
operativo» per indicare che cosa si può fare concretamente per avviare
a soluzioni i problemi di chi vive nei «campi»...
«Non stranieri ma concittadini e familiari di Dio»: Lettera pastorale ai Rom e ai Sinti
Testo
integrale della Lettera pastorale di mons. Cesare Nosiglia «Non
stranieri ma concittadini e familiari di Dio» indirizzata ai
nomadi della città, Torino 24 ottobre 2012 (pdf, 2 Mb)
Testo
integrale del libretto «Vogliamo vivere insieme» elaborato da
associazioni cittadine che si occupano di nomadi, Torino 24 ottobre 2012 (pdf, 225 Kb)
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Lavoro, mai più di domenica
Uno stop all’apertura
domenicale dei negozi. Lo hanno chiesto Confesercenti e Conferenza
Episcopale Italiana, lanciando la campagna “Libera la domenica”, per
chiedere l’abolizione dell’apertura degli esercizi commerciali
introdotta dal decreto ‘Salva-Italia’ meno di un anno fa. Domenica 25
novembre si darà il via, sui sagrati delle chiese italiane, alla
raccolta di firme da inviare in Parlamento. Le domeniche aperte,
denuncia Marco Venturi, presidente di Confesercenti, non hanno
incentivato i consumi, inoltre hanno favorito la grande distribuzione
penalizzando gli esercizi piccoli e medi. In questo modo, denuncia
mons. Giancarlo Bregantini, presidente della Commissione Cei per i
problemi sociali e il lavoro, un’intera dimensione antropologica e
sociale viene ad essere compromessa. Francesca Sabatinelli di Radio
Vaticana lo ha intervistato
Cei e Confesercenti unite: stop all'apertura domenicale dei negozi (audio)
Presentata
la campagna di raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa
popolare relativa alle aperture domenicali dei negozi. Il vescovo
Bregantini: «Mettere al centro la persona e la famiglia»
Da Confesercenti arriva "Libera la domenica"
il sito ufficiale della Campagna
L’intervento
del Presidente di Confesercenti, Marco Venturi: “Aperture domenicali,
necessario cambiare. No alla desertificazione delle città
italiane"
L’intervento dell’Arcivescovo Bregantini: “Apertura domenicale sia eccezione e non regola”
«Ogni
festa nasce dalla concorrenza di due fattori: un evento importante da
vivere e il bisogno di ritrovarsi per celebrarlo gioiosamente insieme.
Tale è anche la domenica del cristiano». L’evento, così decisivo «da
meritare di essere commemorato e celebrato ogni settimana», è la
Risurrezione. Che, «per sua natura, e per espressa volontà di Cristo»,
non può «che essere vissuto comunitariamente». Poggia
su questo pilastro introduttivo la nota della Conferenza episcopale
italiana, Il Giorno del Signore, datata 15 luglio 1984. Si tratta di
uno dei documenti più interessanti del corposo magistero Cei dedicato
al tema "Custodire la domenica"
«Un giorno da non sacrificare all’economia»
“Giorno
del Signore” e “signore dei giorni” (come lo definisce un sermone del
secolo V), la domenica è il giorno in cui la Chiesa, per una tradizione
che “trae origine dallo stesso giorno della risurrezione” (Sacrosanctum
Concilium 106) celebra attraverso i secoli il mistero pasquale di
Cristo, sorgente e causa di salvezza per l'uomo. (Nota Pastorale CEI
1984) Troppo spesso la
"Messa della Domenica" è l'unico modo per celebrare il Giorno del
Signore. Per questo la si celebra in tutti gli orari possibili, dal
mattino presto alla sera tardi: facciamo in modo che 'soddisfino il
precetto'. E' vero che il Giorno del Signore trova nellaCelebrazione
Eucaristica il suo apice, ma dobbiamo aiutare tutti a comprendere che
non si esaurisce in essa. La sezione vuole riprendere e rilanciare questa preoccupazione pastorale.
Domenica: giorno del Signore
Non
ha dubbi Giancarlo Bregantini. L’arcivescovo di Campobasso-Boiano – che
presiede la Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro, la
giustizia e la pace – sostiene con la consueta passione la battaglia
per impedire che anche la domenica finisca nell’elenco delle festività
scippate alle famiglie. Bregantini: il lavoro dà dignità e benessere Ma deve sposarsi alla gratuità della festa
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Oggi e domani Milano ricorderà due importanti figure nel ventennale
della loro scomparsa: Ernesto Balducci e David Maria Turoldo. Il loro
pensiero, sul quale si rifletterà durante il convegno “L’utopia
planetaria”, è ancora oggi di straordinaria attualità, in particolare
in campo politico. Tanti amministratori locali nei decenni passati sono
cresciuti grazie alle idee e alle intuizioni di questi uomini: tra
tutti, Giorgio La Pira a Firenze, solo per fare l’esempio più
importante.
È un ricordo che, purtroppo, cozza con la realtà che stiamo vivendo
L’attualità di Balducci e Turoldo
Il
9 e il 10 novembre a Milano, due giorni di convegni per riflettere su
queste importanti figure, a vent'anni dalla loro scomparsa.
“L'utopia planetaria” per ricordare Ernesto Balducci e David Maria Turoldo
LOCANDINA Convegno Balducci e Turoldo.pdf
Depliant Convegno Balducci - Turoldo.pdf
Vedi anche i nostri precedenti post:
- Il ricordo di padre Ernesto Balducci /1
- Il ricordo di padre Ernesto Balducci /2 - "Siate ragionevoli, chiedete l'impossibile"
- Il ricordo di padre Ernesto Balducci /3: Le sfide del tempo con Enzo Bianchi
- Ricordando padre David Maria Turoldo a 20 anni dalla sua morte - "Il Nulla e la Parola" di Gianfranco Ravasi
- Ricordando padre David Maria Turoldo a 20 anni dalla sua morte (2) - "QUANTO CI MANCHI, FRATELLO!" di Ettore Masina
- Ricordando padre David Maria Turoldo a 20 anni dalla sua morte (3) - "Appello ai giovani:nuova aurora di pace"
- Ricordando
padre David Maria Turoldo a 20 anni dalla sua morte (4) - "SPERARE E'
PIU' DIFFICILE CHE CREDERE. AIUTIAMOCI A SPERARE!"
- Padre David Maria Turoldo nel ricordo di don Tonino Bello e di Francesco Comina
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Cari fratelli e sorelle!
Il
Vangelo di questa domenica (Mc 12,28-34) ci ripropone l’insegnamento di
Gesù sul più grande comandamento: il comandamento dell’amore, che è
duplice: amare Dio e amare il prossimo. I Santi, che abbiamo da poco
celebrato tutti insieme in un’unica festa solenne, sono proprio coloro
che, confidando nella grazia di Dio, cercano di vivere secondo questa
legge fondamentale. In effetti, il comandamento dell’amore lo può
mettere in pratica pienamente chi vive in una relazione profonda con
Dio, proprio come il bambino diventa capace di amare a partire da una
buona relazione con la madre e il padre. San Giovanni d’Avila, che ho
da poco proclamato Dottore della Chiesa, così scrive all’inizio del suo
Trattato dell’amore di Dio: «La causa - dice - che maggiormente spinge
il nostro cuore all’amore di Dio è considerare profondamente l’amore
che Egli ha avuto per noi… Questo, più dei benefici, spinge il cuore ad
amare; perché colui che rende ad un altro un beneficio, gli dà qualcosa
che possiede; ma colui che ama, dà se stesso con tutto ciò che ha,
senza che gli resti altro da dare» (n. 1). Prima di essere un comando -
l’amore non è un comando - è un dono, una realtà che Dio ci fa
conoscere e sperimentare, così che, come un seme, possa germogliare
anche dentro di noi e svilupparsi nella nostra vita. ...
il testo integrale dell'Angelus
VIDEO
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1)
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newsletter è settimanale;
2) Il
servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm
3) Il servizio omelia di P.
Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm
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