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N. B. La Lectio, la Preghiera dei fedeli e l'Omelia vengono aggiornate appena disponibili
(di norma rispettivamente il sabato sera, la domenica e il lunedì)
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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Aggiornato il 13/11/2012
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Un
mese fa un gruppo di talebani ha tentato di uccidere Malala Yousafai,
la quindicenne che con il suo blog sul sito della BBC è diventata uno
dei simboli delle giovani donne che in tutto il mondo lottano per i
propri diritti.
Nel
suo caso, il diritto delle ragazze a ricevere un’istruzione come accade
per i coetanei maschi. I talebani che le hanno sparato sono gli stessi
uomini che qualche anno prima nella valle di Swat, dopo aver vietato
alle ragazze di andare a scuola, ne distrussero 150 per chiarire meglio
il concetto. Poco dopo la valle fu ripulita dalle Forze di sicurezza
pakistane e Malala tornò a scuola insieme alle sue amiche, almeno fino
a un mese fa.
L’ex
premier britannico Gordon Brown, inviato speciale delle Nazioni Unite
per l’istruzione, ha dichiarato il 10 novembre ‘Malala Day’, giorno in
cui si ricorderanno le ragazze di tutto il mondo che ancora lottano per
potersi sedere dietro un banco di scuola. Brown ha anche consegnato al
presidente pakistano un milione di firme raccolte in segno solidarietà
per Malala e per incoraggiarlo a garantire nel Paese il diritto di
studio alle ragazze.
Ma se nella regione c’è chi distrugge le scuole, c’è anche chi ne ha costruite ben ottantuno.
Il ‘Malala Day’ a Herat
Il
presidente pachistano Asif Ali Zardari ha detto che Malala Yousufzai,
la pacifista di 15 anni ferita dai talebani, è "il simbolo di tutto
quello che abbiamo di buono" e che coloro che l'hanno attaccata
"volevano uccidere il Pakistan e non solo questa "figlia del Pakistan"
che rappresenta "il coraggio delle nostre ragazze e donne". E' quanto
si legge in un messaggio diffuso dal suo ufficio in occasione del
"Malala Day" che si celebra oggi in tutto il mondo a sostegno della
ragazza divenuta un simbolo della lotta per il diritto all'istruzione
delle bambine in Pakistan...
video
Decine
di migliaia di persone in tutto il mondo hanno sottoscritto una
petizione on-line, che chiede di candidare al Nobel per la pace Malala
Yousafzai, la 15enne attivista pakistana ferita in modo grave dai
talebani per la sua lotta a favore dello studio femminile. Intanto su
iniziativa del segretario generale Onu Ban Ki-moon si celebra oggi
(ndr. 10/11/2012) il Malala Day, una giornata dedicata alla giovane che
- secondo gli ultimi bollettini medici - sta lentamente recuperando
dagli interventi chirurgici ai quali è stata sottoposta per salvarle la
vita. A 30 giorni esatti dall'attacco dei fondamentalisti (avvenuto il
9 ottobre scorso), il massimo esponente delle Nazioni Unite ha voluto
rendere onore alla ragazza quale "fonte di ispirazione per l'istruzione
femminile in tutto il mondo".
Malala Day: una petizione per assegnare il Nobel per la pace a Malala Yousafzai
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13 novembre 'Giornata mondiale della gentilezza ' per un mondo migliore
Un'occasione per chiunque di fare piccoli gesti 'gentili' e cominciare a guardare il mondo con occhi diversi
"La
gentilezza, come un virus, coinvolge chiunque ne venga a contatto. Il
13 novembre è l'occasione perfetta per diffonderla". E' uno degli
slogan, scelti da 'Gentletude' - associazione che si batte "per un
mondo migliore depurato dall'aggressività, dall'arroganza e dalla
maleducazione" - per lanciare la Giornata Mondiale della Gentilezza.
Un'occasione per chiunque di fare piccoli gesti 'gentili' e cominciare
a guardare il mondo con occhi diversi.
Una
data "non scelta a caso - spiega l'associazione - ma che coincide con
la giornata d'apertura della Conferenza del 'World Kindness Movement' a
Tokyo nel 1997 che si è chiusa con la firma della Dichiarazione della
Gentilezza.
L'obiettivo
di questa giornata è di "guardare oltre noi stessi, oltre i confini dei
diversi paesi, oltre le nostre culture, etnie e religioni. Insomma, di
renderci conto che siamo cittadini del mondo e che, in quanto tali,
abbiamo spazi e presenze da condividere, abbiamo dei luoghi pubblici da
curare, degli animali da proteggere, un sistema da conservare e uomini
da accogliere e valorizzare. Se vogliamo dare avvio a un miglioramento,
se vogliamo raggiungere l'obiettivo di una coesistenza non solo
pacifica ma anche di crescita, dobbiamo focalizzare la nostra
attenzione e le nostre cure su quello che abbiamo in comune. Solo così
possiamo essere parte di un mondo migliore", spiega l'associazione.
In
particolare, Gentletude, facendo proprio il suo stesso obiettivo, vivrà
questa giornata mettendosi in gioco con tutte le sue forze, con lo
scopo di coinvolgere il maggior numero di persone nell'ondata di
gentilezza.
Fra
le iniziative, messe a punto da Gentletude , per la giornata di domani,
dei bigliettini sui quali, a fianco alla data del 13 novembre si legge
"Ci sono giorni che non sono uguali agli altri. Facciamo di tutto per
ritrovare il piacere di essere gentili. Grazie". I bigliettini,
disponibili sul sito, potranno essere scaricati e stampati da chiunque,
aziende o privati, vorrà celebrare la giornata con un gesto concreto.
Potranno così essere esposti in bar, ristoranti, hotel e negozi; sui
tavolini, nelle camere, o consegnati direttamente con le consumazioni,
gli acquisti. Nelle aziende, per esempio, sulle scrivanie dei
dipendenti magari con un dolcetto o una caramella, nelle sale riunioni,
negli spazi comuni. "E' un gesto che non costa nulla, sia in termini di
fatica che in termini economici ma può donare tanto a chi lo riceve",
ricorda Gentletude. (fonte Adnkronos)
Sul
sito GENTLETUDE sono riportate le iniziative pensate per l’occasione e
sono disponibili alcuni bigliettini, come quello mostrato nell’immagine.
13 NOVEMBRE, GIORNATA MONDIALE DELLA GENTILEZZA
video
Manifesto della Gentilezza
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Prima che sia troppo tardi!!! - Allarme e preoccupazione per la ripresa dello sciopero della fame dei malati di SLA
Prima che sia troppo tardi
Sui
malati di Sla che - 200 milioni ripristinati dal governo oppure no -
non vanno lasciati soli. Non possiamo parlarne soltanto: dobbiamo
esserci
Fermiamoli. Evitiamo che succeda l'irreparabile.
Perché
se uno solo dei malati di sla che da mercoledì 14 novembre hanno deciso
di riprendere lo sciopero della fame dovesse morire sarebbe una
tragedia per tutti. Tutti. E tutti ne saremmo responsabili. La politica
in primis, che non ha capito che gli interlocutori che ha di fronte non
hanno nulla da perdere. Che hanno fretta di avere risposte perché in
quelle regioni dove la sanità è in piano di rientro il fondo per
l'autosufficienza, cancellato dal precedente governo, ripristinato ieri
con 200 milioni - ritenuti da piu' parti non solo dai sostenitori della
protesta non sufficienti - è l'unico strumento di supporto per essere
assistiti...
In queste ore non mi do pace. Perché vedo attorno a me troppo silenzio.
Sottovalutazione
del rischio: un malato di sla o un qualsiasi disabile grave, alimentato
artificialmente, ventilato meccanicamente che smette di nutrirsi anche
solo per quarantotto ore va incontro a danni gravissimi. E anche se
sospende lo sciopero non è detto che si riprenda.
Vogliamo questo?...
Vorrei
allora che questo post possa essere in qualche modo una chiamata a
raccolta di quelli che in questi giorni hanno già fatto qualcosa (e ci
sono) e quelli che lo faranno nelle prossime ore.
Associazioni, politici, semplici cittadini. Tutti, c'è bisogno di tutti...
Costruire
la speranza laddove ora c'è solo buio e disperazione. La politica, la
società, la parrocchia, chi crede e chi non crede. Chiedetevi dove sono
attorno a voi queste persone disperate, cercatele, conoscetele, fatevi
aprire le porte di casa. Non dobbiamo parlarne soltanto. Dobbiamo
esserci.
Ci state?
Forza, non abbiamo molto tempo.
Prima che sia troppo tardi di Francesca Lozito
«Siamo
molto preoccupati per i malati di Sla. Se si dovesse ripetere un altro
sciopero della fame, alcuni di loro potrebbero morire». Pietro
Barbieri, presidente della Fish, Federazione italiana per il
superamento dell’handicap, comprende le ragioni della protesta e lancia
l’allarme per la situazione drammatica dell’assistenza. Soprattutto
quella che riguarda i disabili più gravi. Se però la situazione non
cambierà, i responsabili delle associazioni che raggruppano le persone
malate non nascondono le loro preoccupazioni.
Le associazioni: «Sla, lo sciopero è rischio mortale»
C’è
una svolta drammatica nel dibattito sulla Legge di stabilità. Rischia
infatti di prendere la strada più estrema la protesta degli ammalati di
Sla riuniti nel “Comitato 16 Novembre”. “Moriremo in diretta tv”, dice
senza mezzi termini Salvatore Usala, uno dei protagonisti della
protesta contro il mancato stanziamento di fondi congrui per le
disabilità gravi e gravissime.
Morire
in diretta tv vuol dire che il 21 novembre, davanti al ministero
dell’Economia, alcuni ammalati di Sla potrebbero presentarsi senza il
ventilatore polmonare di scorta, necessario a sostituire quello
principale che si esaurisce dopo cinque ore. E in questo modo
suicidarsi davanti alle telecamere.
C’è
da ribadire per l’ennesima volta che la protesta vuole tutelare non
solo gli ammalati di Sindrome laterale amiotrofica, ma in generale
tutti di disabili in gravi condizioni che, senza adeguati contributi,
non possono essere curati adeguatamente presso la propria abitazione.
Disabili pronti al suicidio in diretta tv
il comunicato del “Comitato 16 Novembre”: I disabili allettati sono un peso: lasciamoli morire!
Lui è Alberto Damilano, il medico fossanese affetto da SLA che fa parte del Comitato 16 Novembre Onlus.
Domani
(ndr. 14/11/2012), insieme alla sua famiglia e a tutti i membri del
Comitato e alle loro famiglie riprenderanno lo sciopero della fame
graduale fino al 21 Novembre. In tale data, si presenteranno tutti con
le loro barelle, a Roma, davanti alla sede del Ministero dell’Economia
con il solo respiratore a batteria che esaurita ne favorirà la morte.
Non
è una provocazione del Comitato 16 Novembre o del Dott. Alberto
Damilano è dignità e richiesta disperata del diritto alla vita, anche
se in condizioni di grave immobilità.
Ecco le motivazioni della loro protesta:
I
disabili gravissimi non hanno ricevuto risposte concrete dopo lo
sciopero della fame, solo vaghe promesse dal Ministro Grilli. Non è
accettabile continuare a sentire che i malati SLA avranno i fondi. Il
Comitato 16 Novembre lotta per tutti i gravi disabili, siamo in
maggioranza malati SLA. Ma ci sono anche altre patologie che portano
alla tracheostomia.
Nel
fondo Catricalà (art. 8, comma 21, disegno di legge di stabilità) non
c'è nulla di definito, c'è di tutto e di più, vogliamo certezze, una
cifra definita.
E'
stato quasi soppresso il fondo Letta (art 23, comma 8, legge 135/2012,
detta spending review) portando il fondo da 658 milioni a poco più di
56 (art. 8 comma 18, disegno di legge di stabilità).
Dal giorno 14 novembre riprenderemo lo sciopero della fame alimentandoci al 50% del fabbisogno calorico.
Vedi anche il nostro post precedente:
Diamo voce e sostegno ai 70 disabili gravi e gravissimi in sciopero della fame
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Pronti a lasciarsi morire soffocati
in diretta Tv, arrivando davanti al ministero dell’Economia il 21
novembre senza ventilatore polmonare di scorta. Prende corpo, in modo
drammatico, l’azione estrema gia’ ventilata nei giorni scorsi dai
malati di sclerosi laterale amiotrofica. L’obiettivo rimane quello di
ottenere risposte concrete dal governo, colpevole, secondo le parole
del segretario dell’associazione 16 novembre Salvatore Usala, di avere
liquidato con una ‘elemosina’ il problema delle risorse per i malati di
Sla.
GIORNALETTISMO: "Noi malati di Sla pronti a morire in diretta tv"
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Anticipazione del libro con cui la madre di "Vik" Arrigoni racconta il
sogno del pacifista italiano assassinato a Gaza. «Era innamorato di
Handala, il bambino palestinese creato dalla matita di Naji Ali che
gira le spalle al mondo perché il mondo volta le spalle a lui. Se l'era
fatto tatuare sul braccio»
Il suo «battesimo» come scudo umano, nel primo viaggio in Palestina, fu
proprio con i piccoli. Fuori dalle scuole ad attenderli non c'erano i
genitori ma i carri armati e Vittorio, con altri internazionali, a
frapporsi fra di loro. Quei soldati aspettavano solo il lancio di una
pietra per puntargli i cannoni addosso. Quando ci sentivamo per
telefono, da Gaza, udivo spesso un gran frastuono di sottofondo. Erano
i bambini. «Se tu sapessi, mamma, quanti bambini ci sono a Gaza! Sono
qui sotto che mi stanno chiamando perché mi vedono affacciato alla
finestra e vogliono che vada da loro.»
Era un'affinità spirituale, intima, quasi mistica, quella che Vittorio
aveva con i ragazzini. Era la gioia nel riconoscersi simili,
l'innocenza ritrovata. Ancora adesso, quando mi invitano nelle scuole
per parlare di lui, mi accorgo di come i bambini mi seguano con occhi
incantati.
«L'estate scorsa a Nablus mi sono reso conto, puntando gli occhi in
aria, di quale potenza di suggestione abbia la fantasia dei bambini.
Chiusa da mesi e mesi, le strade semideserte, le piazze ridotte a un
cumulo di macerie, in aria si scorgeva la sfida dei bambini. Guardata
verso l'alto, Nablus appariva come una città in festa, centinaia e
centinaia di aquiloni ne coloravano il cielo in vortici di volo, come a
dichiarare al mondo un segno di libertà a cui tutti questi uomini in
miniatura agognano. I soldati sparano spesso contro gli aquiloni, sono
il primo bersaglio dopo i lampioni per strada di notte. Ma ad ogni
aquilone distrutto, il giorno dopo se ne presentano di nuovi più belli
e colorati. "Possono rinchiuderci, toglierci il cibo, l'acqua e anche
la luce, ma non potranno mai privarci dell'aria, del cielo e della
nostra voglia di sognare", mi mormora un bambino impegnato a sciogliere
la matassa dei suoi sogni incastrati su un'insegna arrugginita».
(Vittorio, Nablus, estate 2003)
Quei bambini, il bersaglio più comodo. «Sfilano timorosi con gli occhi
rivolti in alto, arresi ad un cielo che piove su di loro terrore e
morte; timorosi della terra che continua a tremare sotto ogni passo,
che crea crateri dove prima c'erano le case, le scuole, le università,
i mercati, gli ospedali, seppellendo per sempre le loro vite».
(Vittorio, Gaza City, 7 gennaio 2009)...
... Vittorio si era innamorato di Handala, questo bambino palestinese
creato dalla matita di Naji Ali che gira le spalle al mondo perché il
mondo volta le spalle a lui. Se l'era fatto tatuare su un braccio e
raccontava dell'entusiasmo che aveva suscitato fra i palestinesi del
campo profughi di Beddawi, in Libano. Tutti conoscevano la storia di
Handala. Che un ragazzo italiano lo portasse con sé, forse significava
che Handala aveva trovato un amico e aveva finalmente deciso di
girarsi. Dopo la morte di Vittorio il disegnatore brasiliano Carlos
Latuff li unì in un disegno. Un'immagine che è diventata universale.
Vittorio, con la sua pipa e il berretto da marinaio, si gira sorridendo
verso Handala tenendolo per mano; il bambino, ancora di spalle, alza
però il braccio a indicare la «V». «V» di vittoria e «V» di
Vittorio?....
Così Vittorio RESTÒ UMANO
«Non
è un eroe né un martire, solo un ragazzo che credeva nei diritti umani.
Eravamo lontani, ma più che mai vicini. Come ora, con la sua presenza
viva che ingigantisce di ora in ora, come un vento che da Gaza, dal suo
amato mar Mediterraneo, soffiando impetuoso ci consegni le sue speranze
e il suo amore per i senza voce, per i deboli, per gli oppressi,
passando il testimone. Restiamo umani.»
Egidia Beretta Arrigoni racconta "Il viaggio di Vittorio" (video)
Il ricavato delle vendite sarà interamente devoluto dalla Signora Egidia Arrigoni alla Fondazione «Vittorio Arrigoni-Vik Utopia»
IL VIAGGIO DI VITTORIO
Vedi anche i nostri precedenti post:
- Nel ricordo di Vittorio Arrigoni "restiamo umani"
- 29° Seminario nazionale della Tavola della pace - Assisi 15-16-17 Aprile
- Una Pasqua per “restare umani”
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... quando ho visto e sentito quell'immenso abbraccio, ho toccato con
mano che si può e si deve aver fiducia nell'uomo, nonostante tutto.
Perché sono ancora tantissime le persone che si indignano per le
ingiustizie, che siano piccole o grandi, che siano a casa nostra o
altrove. Anche se la giustizia si è spesso dimostrata una parola vuota,
sono persone che non lasciano perdere, che non si voltano dall'altra
parte. A tutta questa umanità integra che quotidianamente affronta a
testa alta la vita, per sé, per i propri figli e per gli altri, qui a
fianco a tutti voi e laggiù lontano dai vostri occhi, voglio dire
grazie. Voglio dire grazie alla mia Sardegna, isola che non mi ha
dimenticato e che non ho mai dimenticato. Grazie a tutti i fratelli
sardi, italiani, saharawi, algerini, spagnoli, latinoamericani, tutti:
grazie per i vostri pensieri per me, per le energie positive, per la
vicinanza, per le vostre lacrime e i vostri sorrisi, per le vostre
azioni e reazioni... Grazie...
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La Custodia di Terra Santa segue con
apprensione l’evolversi della situazione nella Striscia di Gaza, frutto
di un conflitto complesso che da moltissimo tempo fatica a trovare
soluzioni adeguate, e si unisce alla preghiera delle altre Chiese di
Gerusalemme per le vittime di questa escalation di violenza che ancora
una volta sta insanguinando la Terra Santa.
Allo stesso modo, il Patriarcato latino di Gerusalemme esprime la sua
profonda inquietudine e solidarieta’ alle vittime, pregando che tutti
coloro che hanno responsabilita’ in questa situazione non cedano
all’odio, e ricordando che la violenza non porta nessuna utilita’ in
questa crisi.
Ancora violenza... La Chiesa di Terra Santa prega (video)
"...L'operazione "Cloud Pillar"
(Colonna di nuvole) lanciata dall'aviazione israeliana. Non ha nessuna
giustificazione soprattutto se si fa il computo delle vittime innocenti
che Israele annovera come danni collaterali. All'Europa chiediamo
un'interposizione diplomatica, un intervento coordinato a livello di
Nazioni Unite perché non saranno certo la violenza, le bombe, i morti e
i feriti a favorire la convivenza tra i due popoli..."
Europa da Nobel del silenzio
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Come sempre sono i civili a pagare la follia guerresca dei politici
L'escalation Hamas-Israele sullo sfondo della crisi siriana
L'assassinio
del capo militare di Hamas Ahmed al Jabari e di altre 14 persone, tra
cui tre bambini, avrà ripercussioni sugli equilibri di tutta l'area.
A spiegare l’impennata dei
consensi per la destra conservatrice, sostengono gli analisti, basta
una parola: paura. Dell’atomica iraniana, che potrebbe essere ultimata
per l’estate 2013. Della crisi siriana, che potrebbe tracimare oltre
confine.
E allora, inevitabilmente, la campagna elettorale si giocherà sulla questione sicurezza...
Poco meno delle tre ore
programmate, è durata stamattina la visita del premier egiziano Hishm
Qandil a Gaza. Il tempo necessario per farsi vedere dentro la
Striscia di Gaza. Una notizia, già di per sé, che segna dal punto di
vista dell’immaginario la discontinuità con l’era Mubarak. Qandil ha
dunque varcato il valico di Rafah, oggetto anche di molte tensioni tra
la Gaza di Hamas e l’Egitto a guida islamista. È andato al
grande ospedale di Shifa, per visitare i feriti nelle centinaia e
centinaia di raid israeliani delle ultime 48 ore su Gaza. Ha fatto
un’affollata conferenza stampa circondato da guardie del corpo con
giubbotto antiproiettile, accanto al premier di Hamas Ismail Haniyeh,
nell’atrio dell’ospedale. E ha detto che gli egiziani sono accanto ai
palestinesi, che tutto quello che sta succedendo è inaccettabile, che i
palestinesi debbono riconciliarsi al proprio interno.
Questa, in sintesi, la parte visibile della visita di Hisham Qandil. La
parte meno visibile la si può solo ipotizzare, tra le pieghe di quello
che Qandil ha detto.
APPELLO
“C’è urgente bisogno di aiuti. Sono necessari medicinali, ci sono
feriti da curare e case da ricostruire”. Così Claudette Habesch,
direttrice di Caritas Gerusalemme, descrive la situazione a Gaza.
Incontrando a Roma il direttore di Caritas Italiana, don Francesco
Soddu, la signora Habesch ha espresso profonda preoccupazione per il
crescente numero di vittime e per la prospettiva sempre più remota di
un cessate il fuoco tra palestinesi e israeliani...
Per sostenere gli interventi in corso si possono inviare offerte a
Caritas Italiana tramite C/C POSTALE N. 347013 specificando nella
causale: “Terra Santa”
Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui:
UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206
000011063119
Banca Prossima, via Aurelia 796, Roma – Iban: IT 06 A 03359 01600
100000012474
Intesa Sanpaolo, via Aurelia 396/A, Roma – Iban: IT 95 M 03069 05098
100000005384
Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 29 U 05018 03200
000000011113
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Gli occhi del pianeta si sono
concentrati sui 50 stati federali che conformano quella che viene
definita la più grande democrazia del mondo. Talmente concentrati che
non hanno avuto modo di gettare un’occhiata a qualche centinaio di
chilometri a sud della Florida, dove si trova Portorico.
Un paese di cui si parla poco o niente, Portorico. già definirlo non é
facile: non é uno stato indipendente, non é una colonia; é uno stato
libero associato, definizione che giuridicamente nemmeno esiste.
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Xi Jinping ha sofferto per le
violenze durante la Rivoluzione culturale; Yu Zhengsheng ha visto
morire sei membri della sua famiglia, ma il nuovo capo esalta con
orgoglio i risultati del Partito in questi anni. Ha promesso lotta alla
corruzione e al formalismo, ma pare aver dimenticato tutti i consigli
per una democrazia interna, maggiore diffusione della ricchezza,
sostegno al capitale privato. Ma la sua elezione è frutto del potere
della "cricca di Shanghai", difensore degli interessi dei "principini"
e dei monopoli industriali.
Il padre della democrazia in
Cina, ora esule negli Stati Uniti, dopo decenni di prigione, analizza
il raduno del Pcc, dominato dagli oligarchi e dai vecchi del Partito.
Le riforme sono congelate, per salvare gli interessi della classe
dirigente e il capitalismo di Stato, ma la Cina ha bisogno di virare
verso un'economia di pieno mercato. Ma il mondo libero è interessato a
una Cina democratica?
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Le strategiche nuove tecnologie
di comunicazione e informazione hanno catalizzato investimenti cinesi
per 4 miliardi dollari in 10 anni. Riscontri positivi per l’Africa, ma
non meno per le imprese di Pechino, anche in termini di acquisizioni
societarie.
Ancora combattimenti nella
provincia orientale congolese del Nord Kivu. Questa mattina esercito e
movimento M23 hanno rotto la tregua nei pressi di Goma, mentre da
Masisi il Servizio dei gesuiti per i rifugiati denuncia le violenze
contro i civili, rimasti senza protezione. AUDIO – l’intervista a padre
Loris Cattani, Rete pace per il Congo
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Cara scuola,
hanno detto che è guerra, che come ai tempi degli indiani il soldato
blu dovrebbe osare un atto rivoluzionario, hanno anche detto, e
giustamente, che non c'è stata guerra, che la maggioranza dei
manifestanti ha sfilato pacifica a sostenere le sue ragioni, guerra o
non guerra, una cosa è certa, questa guerra non ci appartiene, non fa
parte di quello che viviamo ogni giorno dentro le aule scolastiche, tra
i banchi e davanti alle LIM...
... Ma è inutile prendersela con l’attuale Ministro: il problema scuola viene da lontano...
Noi
tutti insegnanti della scuola pubblica La vogliamo sentitamente
ringraziare per l’attenzione accordataci in questi ultimi mesi. E’
infatti grazie alle Sue proposte riguardo il nostro orario di lavoro,
le nostre mansioni e la nostra retribuzione che siamo stati finalmente
in grado di spiegare all’opinione pubblica che un insegnante svolge
un’importantissima funzione sociale.
Studenti e docenti manifestano
due volte nel giro di dieci giorni, oggi e il 24 novembre, contro i
tagli ma anche contro il ddl ex Aprea e il concorsone
Nel confronto organizzato
da Sky Tg24 tra i candidati alle primarie del centro
sinistra una domanda sulla scuola non c’è stata. Ecco
allora cinque quesiti a Matteo Renzi, Nichi
Vendola, Laura Puppato, Pierluigi Bersanie Bruno
Tabacci, dopo aver letto attentamente la parte che riguarda
l’istruzione nei loro programmi scaricati dai siti
ufficiali dei candidati.
Per consentire le attività
pomeridiane che ampliano l'offerta formativa. Non ancora comunicati i
finanziamenti 2012/2013 per i cosiddetti fondi d'istituto. E i
versamenti volontari dei genitori assumono un'importanza strategica.
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“E Dio vide che era cosa buona”
HOREB n. 62 - 2/2012
TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
Il
cactus è lì con i suoi fiori aperti, bellissimi. È uno spettacolo che
si ripete e ogni volta sorprende, stupisce. Meraviglia che questa
pianta, cresce anche in luoghi aridi, e raggiunge quattro metri di
altezza e spesso anche di più, tutta tronco, totalmente ricoperta di
spine, se la tocchi in modo maldestro ti lascia il segno, riesca a
produrre fiori così luminosi, che in certo senso fanno luce alla notte. Il
fiore del cactus la possiamo considerare cifra di una bellezza nascosta
negli anfratti della vita. Nei volti che ci scivolano addosso o perché
andiamo di corsa perché abbiamo premura o perché ci fanno paura e ci
chiudiamo in un autismo sociale, in una nicchia dorata che ci soffoca.
È bellezza nascosta nelle relazioni quotidiane, che comunque viviamo,
ma che spesso rimangono superficiali e strettamente tecniche,
professionali, negli avvenimenti quotidiani che diamo sempre per
scontati, perché spinosi, e per questo non riusciamo a cogliere questa
bellezza e non ci meravigliamo di niente. Il fatto che non ci meravigliamo più è un brutto segnale, è come se stessimo di fronte a un mondo impoverito, defraudato Eppure,
nella notte di questa vita, se stiamo attenti, vigilanti, c’è sempre un
fiore, degli sprazzi di luce, lì dove meno ce lo aspettiamo, che
ci aprono in modo nuovo al cammino della vita. Se
ne incrociato nelle periferie di città, che strutturalmente hanno del
disumano, ma lì si incontrano persone che ti stupiscono per la loro
umanità. Se ne incontrano in ospedale tra gli ammalati che ti
meravigliano perché vivono con grande dignità il dolore, la precarietà,
il limite e l’esperienza della morte. Crediamo
che ritorneremo a meravigliarci se, come ci ricorda l’apostolo Pietro,
lasceremo esplodere “l’umano nascosto nel cuore”; e questo sarà
possibile se impareremo a rischiare uscendo da noi stessi ma anche dal
coro abituale per sentire le voci che ci sono fuori, sono tante,
bellissime, uniche e ricche di mistero. Questo chiede di liberarci da
ogni certezza e di metterci al servizio della vita, di ciò che viene,
accettando di essere sempre in qualche misura ignoranti, alla ricerca,
con tanta sete di imparare dagli altri. Se
faremo questo esodo facilmente ritorneremo ad osservare e a restare
stupiti per un filo d’erba che stranamente riesce a farsi strada e a
nascere nel cemento. È questa la prospettiva in cui vogliamo collocare la monografia del presente quaderno... (EDITORIALE)
Editoriale (pdf)
Sommario (pdf)
E' possibile richiedere copie-saggio gratuite: CONVENTO DEL CARMINE 98051 BARCELLONA P.G. (ME) E-mail: horeb.tracce@alice.it
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Fraternità
Carmelitana di Pozzo di Gotto
I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ 2012
LA CHIESA SI FA DIALOGO A 50 anni dal Concilio Vaticano II
Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto
I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ 2012
Dal 24 Ottobre al 5 Dicembre presso la sala del convento dalle ore 20.00 alle ore 21.00 A 50 anni dal Concilio Vaticano II
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San Martino di Tours (video)
Sant'Alberto Magno (video)
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
"IL REGNO DI DIO È VICINO" di P. Felice Scalia SJ
"Leggere
nella fede l’espressione di Marco, non è semplice. Prendo, assieme ad
alcuni amici, quella affermazione fondamentale che fa parte del nucleo
centrale del messaggio di Gesù, nel senso che il Regno è possibile,
accessibile all’uomo, dato che Dio si è messo all’opera e non cessa mai
di “lavorare” per la sua realizzazione. Alla luce del significativo
abbandono della stessa parola “Regno” nel linguaggio ecclesiastico, e
di quanto capita ai nostri giorni nella chiesa e nella società, mi
sembra arduo pensare ad una prossima, “vicina” realizzazione del Regno
o di un deciso cammino verso di esso. Resta la promessa, resta la
certezza della sua possibilità come verità ultima dell’individuo e
della storia, ma spiragli di realistica speranza se ne vedono
pochi.
Punto
fondamentale: la chiesa di oggi e il Dio che essa presenta, aiutano la
creazione di una ambito di libertà che permetta una crescita dell’uomo
e di tutto l’uomo in dignità e fratellanza? O la ostacolano? Liberano
l’uomo o lo imprigionano? Lo preparano ad essere libero figlio di un
Dio innamorato dell’uomo, o figlio della paura e necessariamente nemico
di ogni altro uomo? In altri termini: aiutano od ostacolano la venuta
del Regno? Sono segno del Regno di Dio o fanno pensare alla
sacralizzazione del regno degli uomini?
Mi
sembra di potere affermare che l’invocazione ad una “verità che
libera”, il richiamo ad un regime di “grazia” e di libertà profonda
fatto da Paolo, una liberazione dai legami della Legge, cose come
queste, furono presto dimenticate dai cristiani e dalla stessa chiesa
gerarchica.
A
partire dalla “svolta costantiniana” la chiesa non se la sente più di
condannare il potere-dominio esercitato dai re e imperatori che si
proclamavano cristiani. Nei secoli successivi non condannerà neppure
l’assolutismo. Non le sarà mai facile ridimensionare il potere
dell’uomo sulla donna, la società patriarcale e maschilista. Non tirerà
mai le conseguenze pratiche del valore della coscienza come criterio
ultimo-pratico delle scelte nella vita. La chiesa condanna solo
dettagli, eccessi, ma sostiene il sistema. In fondo, forse, era
impossibilitata a farlo, dato che essa stessa ben presto era passata
dal potere-servizio (essenziale clima del Regno) che costava sangue e
vite umane, al potere-dominio portatore di privilegi, denaro, splendore
di guardie armate, infallibilità, immunità, sotto la protezione di
imperatori a tutto interessati eccetto che al vangelo ed al suo
annunzio di liberazione totale.
Non
mi pare esistano storici giunti ad affermare che la chiesa, custode del
potere-servizio, non abbia mai ceduto alla seduzione del
potere-dominio. Tentativi di ieri e di oggi di “contestualizzare” gli
avvenimenti, ce ne sono. Apologisti che si imbarcano in imprese
perdute, pure. Del resto il lavoro di questi ultimi consiste
nell’esporre il contesto storico e nell’evidenziare gli aspetti
positivi anche di certi papati oscuri. Il fatto incontestabile che la
tentazione del potere-dominio, del “primariato”, della grandezza,
accompagna la chiesa fin dal suo primo vagito, anzi si annida perfino
in Gesù di Nazareth, alle prese con satana nel deserto, con Pietro a
Cesarea di Filippo, con la folla dopo la condivisione dei pani, questo
fatto meticolosamente registrato dai Vangeli non può indurci a
giustificare la libido dominandi presente nella chiesa di eri e di
oggi. Non dice che le cose devono andare nel senso del cedimento alla
tentazione, ma ci avverte che là andremo a finire se non si
“vigila”...
"IL REGNO DI DIO È VICINO" di P. Felice Scalia SJ
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IL VANGELO CHE ABBIAMO RICEVUTO
Uno spazio libero di comunione, confronto e ricerca sinodale
QUINTO INCONTRO NAZIONALE
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Nessun servitore...
Che cos'hai...
E ricominciamo...
Sulla bilancia...
Da dove...
Accresci...
Dormivo e sognavo...
Semplicemente servi...
Grazie...
Cosa significa...
La vita...
La possibilità...
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La Bibbia in un frammento
Le pietre d'inciampo del Vangelo
"Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?".
(Marco 10,38)
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Il Teologo risponde
Perché il «Verbo si è fatto carne», come dice san Giovanni, in un uomo (Gesù) e non in una donna?
Nella
liturgia ambrosiana, spostare l’Ascensione al giovedì non è una scelta
che considera più la tradizione della partecipazione della comunità?
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L'ultima preghiera di Martini
Parla don Claudio Burgio, autore di una composizione musicale su testo
scritto dal cardinale, eseguita dopo la Comunione ai funerali del 3
settembre scorso e ora pubblicata.
Carlo Maria Martini: Le sue parole diventano musica
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
"Mettere al primo posto l'esperienza dell'amore fraterno" di mons. Bruno Forte
Ho
partecipato al Sinodo dei vescovi, da poco tenutosi in Vaticano,
dedicato al tema della nuova evangelizzazione per la trasmissione della
fede cristiana. Ero uno dei 262 Padri sinodali, in rappresentanza di
114 Conferenze episcopali di tutto il mondo, oltre che della Curia
romana, raccolti intorno a Benedetto XVI, che questo Sinodo ha voluto,
partecipandovi con assiduità e contributi molto significativi. Ho
capito più che mai, dal vivo, perché Paolo VI aveva istituito questa
forma di collegialità al servizio della Chiesa intera: essa doveva far
rivivere a scadenze regolari qualcosa della straordinaria esperienza
che fu il Concilio Vaticano II, vera Pentecoste dei tempi moderni. Nel
Sinodo tante sono state le voci ascoltate: oltre 400 gli interventi,
compresi quelli degli invitati, dei delegati di altre Chiese e comunità
ecclesiali, e quelli fatti durante la discussione libera, voluta
proprio dal Papa teologo, dotato di una singolare capacità di ascolto,
esercitata in anni di riflessione sui temi della fede e sulle grandi
domande del cuore umano. Lo spirito del Vaticano II ha aleggiato con
dovizia sui lavori, con punte di creatività feconda. Mi fermo a
evidenziare tre aspetti, che hanno reso specialmente viva e attuale la
memoria dei cinquant'anni trascorsi dall'apertura del
Concilio... (Bruno Forte)
"Mettere al primo posto l'esperienza dell'amore fraterno" di Bruno Forte
Una voce dal Sinodo: “La Chiesa si penta”
"Sotto la
pelle del pontificato ratzingeriano c’è una gran voglia di nuova
Chiesa. Il Sinodo degli oltre 250 vescovi, venuti da tutto il mondo a
Roma a ottobre per discutere della “nuova evangelizzazione”, ha aperto
una finestra sul cattolicesimo del XXI secolo e ha indicato temi, che
saranno al centro del futuro conclave. I mass media se ne sono occupati
poco. Non c’è da meravigliarsi: il Sinodo non ha poteri decisionali e i
suoi documenti sono generici e annacquati.
Ma è come
durante le gravidanze. Le contrazioni rivelano che il nascituro è già
in cammino, anche se il parto non è imminente. Al Sinodo le
“contrazioni” si sono manifestate sotto forma di richieste insistenti
per una Chiesa umile, credibile, che dia finalmente un ruolo alle
donne, che stia dalla parte dei poveri e combatta le ingiustizie. “La
Chiesa deve farsi in tutta onestà un esame di coscienza sul modo di
vivere la fede”, ha dichiarato monsignor Carlos Aguiar Retes,
presidente dell’episcopato latino-americano" ....(Marco Politi)
Una voce dal Sinodo: “La Chiesa si penta” di Marco Politi
Il testo integrale dell'intervento al Sinodo di
S. E. R. Mons. Carlos AGUIAR RETES, Arcivescovo di Tlalnepantla,
Presidente della Conferenza Episcopale, Presidente del Consiglio
Episcopale Latinoamericano (C.E.L.AM.) (MESSICO)
pagina con tutti gli interventi
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Papa Giovanni, il concilio e il regno di Massimo Toschi
“….Papa
Giovanni … ha convocato il concilio per guarire le cicatrici prodotte
dalla immane tragedia della seconda guerra mondiale .Dunque il concilio
come risposta di pace come consegna del vangelo della pace ai popoli
della terra e delle terre.
Di
fronte ai popoli del sud del mondo ha consegnato alla chiesa la sua
vocazione:la chiesa è e vuole essere la chiesa di tutti e in
particolare la chiesa dei poveri..
Ha
preferito la medicina della misericordia al bastone della severità
perché tutte le persone da ogni angolo della terra si sentissero
avvolte dalla tenerezza di Dio.
Ha
preso le distanze dai profeti di sventura per chiedere ai credenti di
essere profeti di speranza e di riconoscere nei segni dei tempi la
potenza della resurrezione di Gesù, che costantemente opera nella
storia.
….
Di fronte ai pessimismi dei deserti spirituali e alle preoccupazioni di
tornare indietro,dobbiamo ricordare che per la grazia di papa Giovanni
e del concilio ,la chiesa dei poveri e la chiesa della pace sono
diventate le chiese dei martiri:da mons.Romero ai sette monaci della
chiesa algerina ,alle testimonianze della chiesa sud africana,alla
piccolezza della comunità credente in Myammar,alla chiesa crocifissa
della Siria e di quelle del medio Oriente. Il martirio e’ tornato al
centro della vita della chiesa, dono di Dio per la sua fedeltà e suo
giudizio per la sua tiepidezza… (Massimo Toschi)
Papa Giovanni,il concilio e il regno di Massimo Toschi
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CHIESA
E SOCIETA'
/
interventi
ed opinioni |
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
A Napoli venerdì 8 novembre 2012 si è svolta la FIACCOLATA ECUMENICA PER LE VITTIME INNOCENTI DELLA CRIMINALITÀ
Il Card. Sepe contro i clan Camorristi "mai in chiesa, neanche da morti!"
"...
voi, seminatori di violenza e di morte..., Siete i veri sconfitti.
Siete cadaveri che camminano, condannati a morte certa da voi stessi,
sapendo che chi semina vento raccoglie tempesta. Sappiate che da parte
nostra non ci può essere alcuna indulgenza. Siamo su sponde distinte e
distanti, finché rimanete sotto il tunnel della violenza e della morte.
Questa Napoli, questa società, questa umanità non vi appartiene, perché
voi siete altro, avete scelto di stare contro i vostri fratelli, contro
l'umanità, contro la legge, contro quei valori che sono alla base di
ogni persona umana e della nostra stessa civiltà. Chi
semina morte raccoglierà solo morte. Se gli uomini dei clan non si
pentono, così ho detto ai miei sacerdoti, non potranno entrare in
chiesa neanche da morti". (Card. Crescenzio Sepe)
Intervento conclusivo del Cardinale Crescenzio Sepe (PDF)
VIDEO
L'opinione di don Giorgio De Capitani
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Nell'anno della Fede, per comunicare, con i linguaggi di oggi, i contenuti della Fede cristiana: "CREDO"
film d'arte e di nuova evangelizzazione.
Un'opera che reinterpreta il Simbolo della Fede in chiave moderna
Promo CREDO (video)
Il sito ufficiale Il Credo
La pagina Facebook IL CREDO
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Libertà e lavoro di Giovanni Mazzillo(Teologo)
Il
lavoro è al centro della creazione e mezzo insopprimibile della
partecipazione umana alla vita del creato. Lavoro e libertà sono
intrinsecamente legati tra loro. Per mezzo della verità.
L come libertà e come lavoro.
Non fraintendetemi. La frase “Arbeit macht frei”, cioè il lavoro rende
liberi, è normalmente associata ai sinistri campi di concentramento
nazisti, in particolar modo ad Auschwitz, sul cui cancello campeggia
ancora in ferro battuto. Sembra che a voler collocare lì quell’insegna
sia stato il maggiore Rudolph Höss, comandante del campo.
Contrariamente a quel che appare, non era stata intesa come una beffa o
una sorta di dichiarazione di condanna definitiva e inappellabile, come
l’altrettanto celebre cartello dell’inferno dantesco. Nel misticismo
delirante e mistificante del suo ideatore nazionalsocialista, doveva
suonare come una sorta di “massima eterna” sugli effetti benefici di un
sacrificarsi in maniera illimitata, che alla fine avrebbe arrecato
un’intima libertà spirituale. E tuttavia di fronte a quel che lì
succedeva e sarebbe successo, persino l’insegna dantesca sembra
riduttiva: “Per me si va nella città dolente, per me si va nell’eterno
dolore, per me si va tra la perduta gente…. Lasciate ogni speranza voi
ch’entrate” (Inferno, canto III).
Non
ci sono dubbi che quel campo sia stato un concentrato di inferno su
questa nostra terra e che, se non si possono pensare esempi storici più
orrendi e perversamente lesivi della libertà, Auschwitz, Dachau e gli
altri luoghi simili sono certamente quelli nei quali l’aberrazione e la
disumanità hanno toccato il fondo.
Ripartiamo,
tuttavia, dall’assunto che congiunge libertà e lavoro, per indicare ciò
che ne sostiene, positivamente, la plausibilità, e che è la chiave non
tanto del discorso, ma della realtà di ciò che si vuole affermare. Il
punto di avvio può essere un’altra frase, che probabilmente è stata
l’associazione di partenza, distorta e piegata ai propri interessi
propagandistici e pseudo-mistici del nazismo, alla stessa stregua del
motto Gott mit uns (Dio è con noi), utilizzato in maniera blasfema
sulle uniformi delle famigerate SS. Sì, davvero mancanza di verità,
anzi stravolgimento totale della verità!
La
frase da cui muovere è allora: “La verità vi farà liberi” e la troviamo
pronunciata da Gesù nel Vangelo di Giovanni (Gv 8,32). La verità.
Appunto ciò che mancava e che manca in ogni sistema oppressivo, che nel
suo delirio di onnipotenza, crede di piegarla al proprio arbitrio, come
fa degli esseri umani.
Libertà e lavoro
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Mosaico di Pace Editoriale di Novembre
Purificare l'aria di Sergio Paronetto (Vicepresidente di Pax Christi)
Tante
notizie politico-giudiziarie provenienti da ogni dove, in particolare
dalla Lombardia, confermano la diffusione di una “questione immorale”
che sta inquinando la politica, la democrazia, la laicità, la dignità
umana e l’identità ecclesiale. Il primo ottobre scorso, il dossier
presentato da Libera affermava che la corruzione è diventata “una
metastasi silenziosa e invasiva”, “una tangentopoli infinita” che scava
voragini nell’economia e nella democrazia, avvelenando tutto e rubando
il futuro.
Ferisce
la nostra sensibilità di cittadini credenti il coinvolgimento nelle
indagini lombarde di persone che amano esibire la loro appartenenza
cattolica. Non vogliamo esprimere valutazioni penali (che non ci
competono) davanti a un’indagine aperta (ci auguriamo, ovviamente, che
le persone indagate risultino estranee ai fatti loro imputati), ma è
nostro dovere di cittadini fedeli alla Costituzione (carta del bene
comune) e di credenti innamorati del Cristo povero e disarmato,
dichiarare la nostra indignazione per il degrado in atto, per la
degenerazione privatistica del sistema politico (che sta aprendo le
porte a realtà mafiose distruttive e velenose). Anche in ambito
associativo ed ecclesiale, c’è qualcosa di oscuro. Coscienti che tutti
dobbiamo sempre vigilare e convertirci, riteniamo salutare un’aperta
autocritica, che si sta avviando nel mondo cattolico (forse anche nella
realtà ciellina, economicamente assai ramificata), circa il rapporto
Vangelo-povertà-potere, l’uso del denaro e il rischio di fenomeni di
corruzione dovuti all’intreccio perverso tra economia e politica,
contrario sia alla profezia cristiana che a un’economia civile.
Pensiamo che la comunione con il Vangelo richieda la liberazione da
logiche di potere basate magari sulla pretesa di cristianizzare con
ogni mezzo la società. In ogni luogo, l’integralismo è un buco nero che
può assorbire spiritualismo (apparente) e affarismo (reale) separando
dichiarazioni e azioni, vita privata e vita pubblica, preghiere e
kermesse.
Purificare l'aria di Sergio Paronetto
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Sulla
citazione di don Julián Carrón nella lettera scritta a Cl all'indomani
del Sinodo. E sul bisogno di andare oltre le caricature per
confrontarci davvero sul rapporto tra fede e vita concreta
... Per chi non lo ricordasse,infatti, «scelta religiosa»
era l'espressione con cui dopo il Concilio, nello Statuto del 1969,
l'Azione cattolica aveva riplasmato il proprio cammino, tagliando il
cordone ombelicale rispetto a una parte della sua storia (quella di
Luigi Gedda e dei baschi verdi, tanto per intenderci). «Scelta
religiosa» voleva dire mettere al primo posto l'impegno per la
formazione dei laici in un ambito ecclesiale che rimanesse distinto da
quello dell'azione politica. Senza escludere quest'ultimo, ovviamente,
ma chiamando ciascuno a giocarcisi dentro con la propria
responsabilità, senza collateralismi. Anche perché - e questo era il
grande terreno di scontro con Cl - nell'Azione cattolica si diceva che
la società era il campo della «mediazione culturale», dove occorreva
portare sì la propria identità cristiana, ma senza rinunciare a
dialogare con ogni uomo e ogni donna, per far sì che il bene comune
fosse esperienza di tutti...
Giorgio Bernardelli: Il ritorno della «scelta religiosa»
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POLITICA
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Il fenomeno politico Formigoni e il movimento ecclesiale di "Comunione e Liberazione"
"Roberto
Formigoni, il presidente di Regione più longevo d’Italia, cade dopo
quasi diciott’anni di governo ininterrotto perché un’onda giudiziaria
senza precedenti travolge lui, la sua giunta e il Consiglio. È
l’epilogo di una legislatura sciagurata, nata con lo scandalo delle
firme false per la presentazione della lista Formigoni e che in soli
due anni e mezzo è riuscita a offrire un compendio davvero variegato di
inchieste e accuse di reato, «una sorta di olimpiade della corruzione,
o comunque della malversazione e della cattiva politica», per usare le
parole del consigliere di opposizione Civati. Ma la fine dell’ennesima
legislatura formigoniana segna anche l’epilogo dell’uomo politico?
Oppure Formigoni è già pronto per una nuova stagione? Magari con un
nuovo partito? L’inchiesta «Il Papa Re» racconta il fenomeno
politico Formigoni, tornando alle origini del movimento ecclesiale di
Comunione e Liberazione fondato da Don Giussani e racconta il suo
braccio politico, il Movimento Popolare creato proprio da Formigoni.
Parla dei rapporti poco noti tra CL e Berlusconi, con testimonianze
inedite. Racconta gli sviluppi delle nuove inchieste che lo riguardano
o lo sfiorano, ritorna su quelle chiuse del recente passato. Perché «Il
Papa Re» indaga anche sull’entourage di Formigoni, sugli uomini del
Presidente che erano indagati ieri e sono indagati oggi; esplora il
riservato e misterioso mondo dei memores domini, l’associazione di
monaci laici a cui da 42 anni appartiene Formigoni e che raggruppa i
ciellini dedicati totalmente a Dio, nel rispetto della promessa di
obbedienza, povertà e verginità.
L’inchiesta di Report in onda domenica 4 novembre, realizzata da
Alberto Nerazzini, indaga su un sistema politico e di potere che supera
i confini della Lombardia, con le sue ramificazioni nel sistema
economico, nell’educazione, e con la sua decennale trasversalità. Con
interviste inedite, per esempio, svela i protagonisti dell’ultima
inchiesta della Procura di Milano che coinvolge i vertici della
Compagnia delle Opere di Bergamo e, ancora una volta, sfiora il «Papa
Re». - (Report-Raitre)
la puntata integrale di Report: "Il Papa Re" - trasmesso il 4 novembre 2012 (video)
"Il Papa Re" - trasmesso il 4 novembre 2012 (PDF)
"...la puntata di Report del 4 novembre scorso, si Rai3, apre scenari
di notevole interesse, essendo riuscita a parlare, come raramente si è
potuto fare in questi anni, del movimento fondato da don Luigi Giussani
e dei suoi correlati politico-affaristici. Ne è affiorato un quadro
prevedibile, sempre che si volesse prevedere, invece per anni abbiamo
vissuto in'imperdonabile complicità collettiva, proprio nella ricca
Lombardia, dove quasi era proibito eccepire su questa poderosa mistura
di religione, politica e affari, infiltratasi prepotentemente in tutti
i pori della società, nel silenzio opportunistico dell'alleato
leghista, che certo non si è sottratto alla spartizione. Una
sistematica operazione di colonizzazione, pronta a traslocare su tutto
il territorio nazionale, usando sempre il potente facilitatore
religioso, sennonchè proprio gli scandali lombardi potrebbero avere
chiuso per sempre i sogni di gloria politici di questa contraddittoria
espressione del mondo cattolico. ...." (Domenico Barrillà)
Truffe in nome del padre di Domenico Barrilà
Altre reazioni alla puntata di Report:
Valentini e Palmisano contro la trasmissione Report su Formigoni e Cl
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Il cattolico?Se votasse oggi,
si terrebbe lontano dalle urne. Tra i cattolici praticanti la
propensione all’astensionismo è più alta che nel resto della
popolazione (il 56 per cento dichiara che andrà a votare contro il
58 della stima nazionale). Il sondaggio condotto da Swg per conto
dei Cristiano sociali analizza il rapporto tra i cattolici e la
politica e indaga anche il giudizio sul Governo Monti.
Annachiara Valle: Cattolici, la priorità è il lavoro
... E inizia a raccontare del
passato, del presente, delle donne della sua vita, dei cardinali. Del
vero significato del Vangelo e di quel Gesù che dovremmo far rinascere
ogni giorno nei piccoli gesti della quotidianità. Ma anche della
attualità politica più stretta. Da Beppe Grillo («un amico da tanti
anni») a Nichi Vendola («il mio candidato » ).
Angela Iantosca: Don Gallo: «Io e Vauro coppia di fatto nel nome del Vangelo»
... una politica degna di
questo nome dovrà coniugare la tenacia coerente e intransigente degli
interventi capillari con dei modelli di governo di alto profilo e di
profonda portata. In questo senso molto mi ha colpito il riferimento di
Bersani a papa Giovanni XXIII e di Vendola al cardinale Martini. Il
fatto che due massimi esponenti di una forza di grandi tradizioni
laiche e di sinistra abbiano ravvisato un modello ispiratore in due
figure della chiesa cattolica non va però equivocato. Non si tratta, a
mio avviso, di sottolineare il riferimento alla istituzione
ecclesiastica o a un generico cristianesimo. Al contrario, proprio le
due figure prese a riferimento incarnano agli occhi di tutti momenti di
rottura con una istituzione immobilista e reazionaria, esempi di una
quotidiana apertura al nuovo e all’essenziale rispetto a una tradizione
inaridita, nonché il sogno di un ritorno alle origini rivoluzionarie di
quella tradizione stessa...
Carlo Sini: Il senso di Roncalli e di Martini (pdf)
MOLTO presto si è capito,
guardando il dibattito tra i candidati alle primarie del
centrosinistra, che qualcosa di essenziale mancava. Che il palcoscenico
occupato dagli attori era simile a una sfera, di cui potevi ammirare o
non ammirare la superficie, ma privata di centro. Non abbiamo
contemplato il vuoto. Non era assente la voglia di fare politica: anche
se voglia parecchio neghittosa, perché restituire alla politica
l'importanza perduta implicherebbe riconoscere peccati di omissione non
indifferenti, passati e presenti. La bussola c'era, nella sua sferica
forma: quel che l'occhio non percepiva era il perno che fissa l'ago
magnetico, e che gli dà la sua linea di forza.
Barbara Spinelli: Un Pantheon senza bussola
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OPINIONI E COMMENTI
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
È
arrivato senza nascondere i suoi 85 anni, da anziano in mezzo ai suoi
“coetanei”, appoggiandosi anche al suo bastone al momento di scendere
dal palco. Ma per il Benedetto XVI che questa mattina (ndr. ieri 12/11)
ha visitato una casa per anziani della Comunità di Sant’Egidio, a Roma,
la terza età è tutto tranne che il momento di ‘tirare i remi in barca’.
“È
bello essere anziani”, perché “vivere è bello anche alla nostra età,
nonostante qualche ‘acciacco’ e qualche limitazione”, ha detto papa
Ratzinger agli ospiti della casa “Viva gli anziani”, nel quartiere
romano del Gianicolo: “Voi siete una ricchezza per la società, anche
nella sofferenza e nella malattia”, ha aggiunto, per poi confessare al
momento di andarsene di sentirsi “ringiovanito”.
Eppure,
quella degli anziani è una ricchezza che la maggior parte delle società
non ha ancora imparato a riconoscere e mettere a frutto, e gli over-65
sono a rischio di esclusione, solitudine e abbandono.
Non
si tratta di un problema marginale: in un Paese come l’Italia la
speranza di vita alla nascita è tra le più alte al mondo, 79,2 anni per
gli uomini e 84,6 per le donne; in tutto il mondo, gli
ultra-sessantacinquenni crescono al ritmo di quasi un milione al mese,
e sono già 700 milioni nei soli Paesi più ricchi.
Il Papa: "Gli anziani sono i più colpiti dalla crisi"
VIDEOSINTESI: L'ARRIVO E IL DISCORSO DI PAPA BENEDETTO XVI (video)
UN
TÈ COL PAPA - Prima di andare, al secondo piano Benedetto XVI è stato
invitato a prendere un tè da due signore, Giovanna e Marisa. Il Papa si
è concesso un pasticcino e un bicchiere di succo d’arancia, mentre
ascoltava le loro storie. Alla fine, uscendo, ha sorriso: «Esco
ringiovanito e rafforzato da questa visita!», ed elogiato i volontari,
moltissimi dei quali sono ragazzi: «Ci sono angeli visibili che aiutano
gli altri». Del resto, «gli anziani sono un valore per la società,
soprattutto per i giovani», aveva ripetuto Benedetto XVI: «Non ci può
essere vera crescita umana ed educazione senza un contatto fecondo con
gli anziani, perché la loro stessa esistenza è come un libro aperto nel
quale le giovani generazioni possono trovare preziose indicazioni per
il cammino della vita». Un «dono» per tutti: «Pregate per la Chiesa,
anche per me, per i bisogni del mondo, per i poveri, perché nel mondo
non ci sia più violenza. La preghiera degli anziani può proteggere il
mondo, aiutandolo forse in modo più incisivo che l’affannarsi di tanti».
Il Papa: «Vivere è bello anche da anziani»
L'incontro di Papa Benedetto XVI con gli anziani nella casa della Comunità di Sant'Egidio (video)
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Nell'udienza di mercoledì il
Papa ha parlato della necessità di imparare o re-imparare il gusto
delle gioie della vita. Proviamo a confrontarci su come riuscirci
VINO NUOVO: Per una pedagogia del desiderio
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La prossima Giornata Mondiale
della Gioventù, in programma a Rio de Janeiro dal 23 al 28 luglio 2013,
si terrà durante l’Anno della Fede: questa coincidenza coinvolge più
che mai i giovani nello “slancio missionario”. Lo ha detto papa
Benedetto XVI nel messaggio inviato ai giovani di tutto il mondo, in
vista della GMG brasiliana.
Il Santo Padre ha ricordato che il contributo missionario dei giovani
cattolici nel corso della storia della Chiesa è costante e abbraccia
ogni epoca.
Luca Marcolivio: "Siate voi il cuore e le braccia di Gesù"
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1)
La
newsletter è settimanale;
2) Il
servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm
3) Il servizio omelia di P.
Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm
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