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N. B. La Lectio, la Preghiera dei fedeli e l'Omelia vengono aggiornate appena disponibili
(di norma rispettivamente il sabato sera, la domenica e il lunedì)
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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Aggiornato il 13/11/2012
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Maltrattamenti,
percosse, botte: in sei anni sono più che triplicati i casi di abuso
fisico segnalati alla linea 114 "Emergenza infanzia" gestita da
Telefono Azzurro per il Dipartimento per le Pari opportunità.
Nel
2006 le richieste d'aiuto per violenza erano il 5,2% del totale, oggi
arrivano al 17,1% (+ 3,9% rispetto al 2011): quasi una denuncia su
cinque, dunque, è per abuso fisico. Una situazione "amplificata" dalla
crisi, perchè, osserva il presidente di Telefono Azzurro, Ernesto
Caffo, "in tutto il mondo, e quindi anche in Italia, quando c'è una
crisi economica aumentano gli abusi sui bambini, soprattutto in
famiglia".
L'allarme
sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza nel nostro paese è
stato lanciato in Senato, durante la presentazione dei dati raccolti
dal 114 tra gennaio 2006 e agosto 2012. "È un dovere di tutti noi - ha
avvertito il presidente del Senato, Renato Schifani - mantenere sempre
alta l'attenzione sui diritti e sulle libertà dei bambini": "sono il
nostro futuro ma anche la parte più fragile della nostra società. Le
minacce alla loro serena crescita sono molte e spesso subdole".
Allarme minori, maltrattamenti triplicati
Nonostante
gli sforzi e la maggiore sensibilità, i minori sono sempre più vittime
di violenze e abusi che dal 2006 ad oggi sono triplicati. Quali sono le
ragioni di questa escalation?
Perché aumentano gli abusi sui minori?
"Non
si possono tagliare dai bilanci dello Stato risorse destinate ai
bambini. Occorrono strumenti adatti e risorse adeguate: se non ci sono
i servizi, i bambini non possono chiedere aiuto e nelle situazioni di
emarginazione, violenza e devianza si interviene con difficoltà e in
ritardo". Interviene così il presidente di Sos Telefono Azzurro Onlus,
Ernesto Caffo, durante la presentazione del 'Dossier 2012
sull'Emergenza Infanzia in Italia e nel mondo' da cui è emerso che dal
2006 a oggi, i casi sono più che triplicati. In 6 anni, infatti, le
richieste d'aiuto per percosse e maltrattamenti sono passate dal 5,2
per cento al 1 per cento. E solo nei primi otto mesi del 2012 sono
aumentate del 3,9 per cento. Il 63 per cento delle emergenze si
registra tra mura domestiche. "È indispensabile cogliere immediatamente
i segnali di sofferenza dei minori e unire le forze all'interno della
comunità di riferimento tra servizi pubblici e privato sociale".
"L'aumento dei casi di abuso fisico - ha concluso Caffo - nasce dalla
fragilità delle famiglie, ora accentuata dalla crisi economica e
dall'assenza dei servizi di sostegno". Un
appello cui ha risposto in un messaggio inviato al presidente di 'S.O.S
Telefono Azzurro' Caffo, il presidente del Senato, Renato Schifani, che
ha espresso il suo apprezzamento per l'iniziativa che "pone
l'attenzione su un tema di estrema importanza e attualità come la
condizione dei minori". "I bambini sono il nostro futuro ma anche la
parte più fragile e indifesa della nostra società - ha affermato
Schifani - le minacce alla loro serena crescita sono molte e spesso
subdole. È un dovere quindi di tutti noi mantenere sempre alta
l'attenzione sui loro diritti e le loro libertà".
Infanzia: Caffo, "non si possono tagliare dai bilanci dello Stato risorse destinate ai bambini"
Il 17 e 18 novembre oltre
6.000 volontari saranno in 1.300 piazze di tutt’Italia, per offrire le
tradizionali candele azzurre in cambio di un contributo. Si
tratta di una candela speciale. Perché chi la sceglie sostiene Telefono
Azzurro. Perché chi l’accende illumina, simbolicamente, la vita di un
bambino. Con
i fondi raccolti, si potranno sostenere con ancora più forza i progetti
di ascolto e intervento dell’associazione: dal supporto telefonico alla
presenza nelle scuole, dall’attivazione in contesti d’emergenza ai
progetti speciali nelle carceri. “Accendi
l’Azzurro” è ormai un appuntamento fisso: da oltre dieci anni, in
occasione della Giornata Mondiale dei Diritti dei Bambini, i volontari
dell’associazione sfidano il freddo e scendono in piazza. Perché hanno
a cuore l’infanzia, e sanno che per continuare a proteggerla c’è
bisogno dell’aiuto di tutti.
Per
trovare la piazza più vicina tramite Google
Maps clicca qui oppure puoi chiamare il numero
verde 800 090 335 .
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Il
20 novembre del 1989 l’Assemblea Generale dell’Onu approvò
all’unanimità la Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo.
Trent’anni prima, esattamente nello stesso giorno, l’Organizzazione
aveva adottato un’omonima, ma non vincolante, Dichiarazione. La scelta
di questa data come Giornata internazionale per i diritti
dell’infanzia, dunque, appare obbligata, a rimarcare sia i progressi
raggiunti che il molto lavoro da fare.
L’introduzione
di una specifica cornice di tutela per i bambini è il risultato di un
percorso né facile né rettilineo, a dispetto dell’attenzione che sin
dalla fine della seconda guerra mondiale la comunità internazionale
aveva rivolto agli stessi, con l’istituzione dell’Unicef, il Fondo
delle Nazioni Unite per l’infanzia
“Education First” nella Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia
Oggi
è la Giornata mondiale dei diritti del bambino. Provate a ripetere
mentalmente 'diritti del bambino', mentre ancora scorrono sullo schermo
le immagini dei piccoli straziati dalle bombe; provate a risentire le
parole che l’assemblea generale dell’Onu scrisse 23 anni fa nel
Preambolo della Convenzione, l’unico testo giuridico al mondo, per
quanto io sappia, che contenga la parola 'amore'. Lasciatele scorrere
in sottotitolo sul panorama d’immagini che scandisce in piano-sequenza
infinito il dolore innocente che ha fatto atroce la storia di oggi e di
ieri; le bombe di Gaza e i massacri di Siria, i milioni di bimbi dal
ventre gonfio e le mosche sul viso che muoiono di stenti, gli
infanticidi selettivi del subcontinente indiano, le violenze e lo
sfruttamento e persino la tratta, e il picco d’orrore dei bambini
soldato. E dite infine se c’è una spiegazione, accanto alla tenerezza
che suscita 'il profilo del cucciolo' sull’emozione e l’istinto, la
presenza di una crudeltà che si sfoga sull’essere umano indifeso e
inoffensivo, fragile e supplice, senza che il pensiero affondi in un
misterioso dominio di male.
Abbiamo le parole giuste ma il cuore ancora duro
Raggiunti
negli ultimi vent’anni i livelli massimi di disuguaglianza a discapito
dei bambini più poveri, denuncia il nuovo rapporto “Nati Uguali” di
Save the Children diffuso in occasione della Giornata Mondiale per
l’Infanzia.
Una
condizione che influisce drammaticamente sulla loro salute, la loro
educazione e le possibilità di sopravvivenza, esponendoli maggiormente
alle malattie, al ritardo fisico o mentale, e all’abbandono
scolastico.
Secondo
il nuovo rapporto dell’Organizzazione, che raccoglie i dati relativi a
32 paesi (1), il gap tra i bambini poveri e quelli ricchi a livello
globale è cresciuto del 35% rispetto al 1990 – un aumento doppio
rispetto a quello riscontrato per gli adulti – con la conseguenza che
in alcuni paesi la mortalità infantile sotto i 5 anni per i bambini
poveri è doppia rispetto a quella dei più ricchi. In linea generale, il
rapporto dimostra che i bambini che nascono con maggiori possibilità
economiche hanno 35 volte le possibilità di accedere alle risorse
rispetto a quelli più poveri e questo riguarda ad esempio l’accesso
all’educazione, alle cure sanitarie, ma anche una minore possibilità di
dover lavorare in tenera età.
Giornata
Mondiale dell’Infanzia: Save the Children, cresciuta del 35% la
disuguaglianza tra bambini ricchi e poveri nel mondo. Gravi conseguenze
su salute, sopravvivenza e accesso all’istruzione.
Entro
il 2050 una persona su tre che nascerà sarà africana, come lo sarà
anche un bambino su tre al di sotto dei 18 anni. Cento anni prima, il
rapporto di nati nell’Africa Subsahariana era soltanto di uno su 10.
In
occasione della Giornata mondiale dell'infanzia, l'UNICEF ha pubblicato
“Generazione 2025 e oltre: l'importanza critica di comprendere le
tendenze demografiche per i bambini del 21 ° secolo” una nuova ricerca
che evidenzia i cambiamenti demografici globali previsti per la
prossima generazione di bambini che rappresentano grandi sfide per i
responsabili e i leader politici.
UNICEF: nella Giornata mondiale dell’infanzia lanciata ricerca “Generazione 2025”
la pagina UNICEF dedicata alla giornata dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza
video: Tutti uguali davanti alla vita
I diritti dei bambini in parole semplici (pdf)
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SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
"E' una notizia bellissima". Nonostante i segni della Sla, negli occhi
di Salvatore Usala, uno dei protagonisti della protesta per i fondi per
la non autosufficienza, si legge chiaramente la soddisfazione per
l'esito della manifestazione, riassunta nelle poche parole che la
moglie Giuseppina traduce dai suoi sguardi a una lavagna con delle
lettere. Usala e gli altri disabili gravissimi che da quasi un mese
sono in sciopero della fame ora ricominceranno ad alimentarsi, ma era
pronto anche ad arrivare alle conseguenze estreme...
Malati di Sla: il governo raddoppia fondi, stop allo sciopero della fame
Facciamo nostre le parole del senatore Marino che, al termine
dell'incontro, si è detto "profondamente umiliato nel vedere che in un
paese civile persone in queste condizioni debbano ricorrere a queste
forme di protesta per esprimere i propri bisogni". Riproponiamo il
nostro post:
Prima che sia troppo tardi!!! - Allarme e preoccupazione per la ripresa dello sciopero
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C’è qualcosa che non
funziona in un Paese che costringe i propri malati a scendere in piazza
per non essere abbandonati al loro destino...
... Che non fosse un Paese per vecchi si sapeva, che neanche i bambini
ci si trovino alla grande è un dato di fatto, da ieri si ha la
sensazione che non sia un bel posto neanche per i disabili. Troppo
facile essere un Paese per soli sani, possibilmente
benestanti.
SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
In un’editoriale apparso su
Gush Shalom (Blocco di pace), il giornalista israeliano Uri Avnery
commenta la crisi di Gaza, che continua a mietere vittime sul fronte
israeliano e palestinese. Per l’attivista, quanto sta accadendo fa
parte della “continua catena di eventi” che coinvolge i due Paesi. Ma
per mettere fine ai bombardamenti, “la pace con il popolo palestinese è
l’unica risposta.
Attivista israeliano: Un'altra guerra superflua
Appello ai giornalisti italiani di We are all on the Freedom Flotilla 2
Gaza. Bombardata la torre dei giornalisti
... Di fronte alle notizie
drammatiche di queste ore il Parents Circle è tornato a far sentire la
sua voce: «Come famiglie israeliane e palestinesi ferite, che hanno
perso membri della propria famiglia a causa di questo incessante
circolo vizioso - hanno scritto in un appello - chiediamo la fine
immediata di questa violenza. Vogliamo essere l'esempio della reale
possibilità di un processo di riconciliazione e della sua necessità per
superare gli ostacoli che si oppongono a un futuro pacifico e
sostenibile»......
il rabbino Kronish « noi continuiamo dal basso il nostro lavoro per la
costruzione della pace, continuando a riunire insieme ebrei, cristiani
e musulmani nelle iniziative di dialogo e nei nostri programmi che
coinvolgono giovani, donne, leader religiosi ed educatori. Alla fine la
pace ci assicurerà più sicurezza della guerra e della violenza
ricorrenti. Shalom»
Medio Oriente, quando ebrei e arabi pregano gli uni per gli altri - Vatican Insider
... Proprio mentre avveniva
questo attentato (e mentre su Gaza avvenivano nuovi raid aerei che
hanno portato i morti a quota 138) da piazza San Pietro il Papa
lanciava il suo appello: «Basta odio e violenza,favorire tregua e
negoziato. Entrambe autorità adottino decisioni coraggiose per
pacificazione»
Intanto anche a Gaza si continua a morire: stamattina le vittime avevano già superato quota 140...
Attentato su un bus a Tel Aviv. Ora cambia tutto
Gaza. E' Tregua dalle 20 italiane
I dettagli dell'accordo tra Israele e Hamas
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
“Dio
non sta con l’esercito potente di uno stato occupante, proteggendolo e
difendendolo con le armi. Quel Dio che ama tutti i suoi figli non sta
assecondando una strage di civili, a Gaza. Non ha ammantato di nuvole
di sicurezza lo scempio di 340 civili feriti e di decine di morti in
soli pochi giorni”. Forte e chiara la denuncia del comunicato di Pax
Christi Italia, da anni impegnata proprio in Palestina e nella “più
grande prigione a cielo aperto” che è Gaza.
Comunicato stampa
Cloud Pillar su Gaza? No. Dio non c’entra
Operazione
Cloud Pillar: colonna di nuvole. Nella Torah e nel libro dell’Esodo
della Bibbia, al capitolo 13, si racconta che Dio ha protetto così il
suo popolo dal nemico egiziano, consentendogli di passare indenne il
mar Rosso.
Ma Dio non sta con l’esercito potente di uno stato occupante,
proteggendolo e difendendolo con le armi. Quel Dio che ama tutti i suoi
figli non sta assecondando una strage di civili, a Gaza...
...
Il
Dio della pace, il Dio di ogni creatura, può solo coprire di un unico
pianto i corpi massacrati di chi quella terra benedetta dal suo amore
per tutti, chiama casa.
Noi,
tutti noi, siamo chiamati a sgomberare il cielo e la terra di Palestina
e Israele da nubi che soffocano la giustizia e da cingolati che
straziano la vita di bambini, uomini e donne.
Pax Christi Italia Firenze, 18 novembre 2012
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Il
parroco di Gaza, padre Jorge Hernandez che si trovava in Argentina per
motivi familiari, ha raggiunto domenica 18 novembre 2012 la sua
parrocchia e i suoi parrocchiani “per non lasciarli soli un giorno in
più”
"Ieri è stata una giornata molto intensa, iniziata la notte quando alle
3.00 sono andato a prendere all’aeroporto di Tel Aviv il parroco di
Gaza, abuna George che stava tornando in Terrasanta, dopo aver visitato
il padre ammalato, per poter rientrare a Gaza e stare vicino alla sua
gente e a tutto il popolo Gazawi. Abuna
George è arrivato con il volto triste per le notizie che i suoi
parrocchiani gli avevano mandato in Argentina. Dal desiderio di non
perdere altro tempo, sarebbe voluto andare direttamente da Tel Aviv ad
Eretz ma dopo una bella discussione l’ho convinto che tanto alle 4 di
notte non lo avrebbero fatto entrare ed allora siamo tornati a BetJala
dove abbiamo “dormito” un paio di ore per poi ripartire alla volta
della Striscia di Gaza... Quello
che sta succedendo è un genocidio fisico che ancora molti non vogliono
vedere ma che non resterà impunito (almeno da DIO). C’e’ una totale
disinformazione su quanto sta accadendo e mi sono convinto anche io che
non importa chi ha iniziato prima o dopo (anche se per amore della
verità sin da agosto Israele ha bombardato la striscia in modo più o
meno continuo…"
Il massacro di Gaza: la mia testimonianza…
AIUTATECI A NON LASCIARE GAZA SOLA. appello degli italiani a Gaza
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Val la pena di essere equanimi?
Era
il titolo di un commento scritto sulla prima fase della guerra dei
Balcani da uno dei miei più cari e mai dimenticati amici, Mauro
Martini, grande slavista, morto nel 2005. Val la pena di essere
equanimi? Val la pena di mettere sullo stesso piano i due contendenti,
insomma, e dire che sono uguali, che hanno uguali colpe e uguali
ragioni?
Eppure
è una domanda cruciale, non solo dal punto di vista meramente politico,
ma dal punto di vista etico. Se valga la pena, oggi, di fronte a quello
che sta succedendo a Gaza, e sottolineo a Gaza, essere equanimi. Non
voglio più fare paragoni. Non voglio più paragonare un razzo sparato da
Gaza con un raid aereo su Gaza. Non voglio più sprecare energia a
soppesare gli oltre 800 razzi sparati da Gaza con gli oltre 1300
“obiettivi” colpiti dai caccia israeliani dentro la Striscia di Gaza.
Non voglio più discutere se la massa della popolazione palestinese di
Gaza, sotto assedio da così tanti anni che ce ne siamo dimenticati, sia
ostaggio del regime di Hamas, in una striscia di terra di 400
chilometri quadrati in cui si è ostaggio solo della propria
disperazione. E della impossibilità di scappare, di scappare in un
rifugio (inesistente) o in un campo profughi...
Val la pena di essere equanimi?
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Primo
lutto nella parrocchia della Sacra Famiglia: Saalem, un uomo che
soffriva di cuore non ha retto alla tensione. Simbolo dei drammi più
nascosti che ogni guerra porta con sé.
Diversi
segnali dicono che la tregua è più vicina, ma ci sono ancora morti e
feriti questa mattina a Gaza e anche in Israele. E ieri ci sono stati
anche due morti in Cisgiordania nelle manifestazioni. Staremo a vedere.
Non è di questo, però, che all'inizio di questa giornata mi preme
parlare, ma dell'ultima notizia arrivata ieri sera dalla parrocchia
latina della Sacra Famiglia a Gaza. L'ha comunicata padre Jorge al
telefono ad Andres Bergamini, del patriarcato di Gerusalemme ed è il
primo lutto della comunità: «Un parrocchiano, fratello di una nostra
cara amica, che soffriva di cuore - scrive Andres nel suo blog -
non ce l’ha fatta a resistere alla tensione dei continui bombardamenti
israeliani. Domani (oggi ndr) ci sarà la preghiera per lui nella chiesa
ortodossa di San Porfirio».
È
il primo morto della comunità cattolica di Gaza. Ma - ancora di più - è
il simbolo di tutte le morti nascoste di questo interminabile
conflitto, quelle che non troveranno mai spazio nelle statistiche
ufficiali. Quelle che non vedremo mai apparire nelle foto truculente
sulle nostre bacheche su Facebook, perché senza sangue non servono alla
causa. Ma anche quelle che con maggiore precisione danno la misura di
quanto sta succedendo a Gaza. Sono le sofferenze dei più deboli, i più
indifesi nel cuore di un conflitto. Quelli per nascondere i quali non
c'è bisogno neppure della retorica sugli attacchi mirati: stanno ai
margini anche nei momenti più drammatici. Sono sicuro che questo
fratello nella fede non finirà neppure nelle liste degli appelli per i
cristiani perseguitati. E ci sarebbe da discutere parecchio sul
perché...
In morte di un cristiano di Gaza
Fermiamo la guerra a Gaza
L'Italia
e l'Europa hanno il dovere di fermare la guerra a Gaza. Lo possono e lo
debbono fare agendo con intelligenza e determinazione nell'interesse
superiore dei diritti umani, della sicurezza internazionale, della
giustizia e della pace. L'Italia, che vanta ottime relazioni sia con
Israele che con i palestinesi, può fare molto. Ma deve cambiare:
smettere di essere di parte, assumere un ruolo attivo, propositivo e
progettuale. Nel Mediterraneo, in Europa e all'Onu. L'Italia deve
essere consapevole dei suoi limiti ma anche delle sue risorse, della
sua prossimità e delle sue responsabilità...
Firma e diffondi subito l'appello "Fermiamo la guerra a Gaza"
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Comunicato
Il
sindacato indipendente WAC – MAAN chiede la fine degli attacchi a Gaza,
la fine dell’occupazione israeliana, e la soluzione dei due stati
basata sui confini del 1967.
Una nuova lettera dalla parrocchia di Gaza sconvolta dalla guerra. «Chi
ci separerà dall'amore di Cristo? La tribolazione, l'angoscia, la
persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la miseria (la guerra, i
missili)?»
Una
tregua precaria, sottile, terribilmente fragile è stata raggiunta ieri
fra Israele e Hamas al Cairo. L’annuncio ufficiale lo ha dato dopo una
giornata convulsa il ministro degli Esteri egiziano Kamel Amr. Il
“format” dell’accordo per il cessate il fuoco era pronto da giorni,
anzi, a ben vedere da quattro anni, visto che le somiglianze con quello
che nel gennaio del 2009 mise fine all’operazione “Cast Lead” sono
innumerevoli: in sintesi, Israele si impegna a cessare per primo le
ostilità seguita da Hamas (formalmente il movimento politico al potere
nella Striscia), quindi dalla Jihad Islamica, dai Comitati di
resistenza popolare e da tutti gli altri gruppi e gruppuscoli
palestinesi che operano a Gaza.
Qualche
volta dimentichiamo. Magari perché se ne parla poco, a margine dei
notiziari. O magari perché torna utile alla nostra tranquillità. Quasi
si trattasse solo di parentesi terribili tra un tregua e l’altra – e
oggi siamo a gioire per una di queste tregue. Però, è un fatto: gli
orrori della guerra, della repressione violenta e sanguinaria tornano
inesorabilmente a inquietarci e a incalzarci, e si dispiegano anche a
due passi da noi: per alcuni giorni di nuovo nella striscia di Gaza e
in Israele, da mesi in tutta la Siria.
Il
racconto di due siciliani e di una abruzzese: si erano trasferiti in
Palestina per aiutare i bambini vittime dei raid. Ora devono
abbandonare quelle zone troppo rischiose.
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Rimsha,
14 anni. Malala, 15. Due adolescenti pachistane con storie diverse, ma
che fanno sperare in un futuro migliore per il loro Paese.
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Cercansi disperatamente genitori per
il rinnovo dei consigli di classe, d’istituto. Ecco anche quest’anno il
disperato appello per trovare qualche mamma o papà che entrino a far
parte dei cosiddetti organismi della partecipazione che in
realtà di partecipativo hanno ben poco. Difficile trovare
genitori che hanno voglia di partecipare: ogni anno noi insegnanti
dobbiamo pregarli perché entrino a far parte dei consigli di classe.
Da ormai troppo tempo la scuola
statale è sotto attacco da parte delle maggioranze governative: non ci
sono mai investimenti, neanche per le strutture, sono stati tagliati
ben oltre 8 mld e quasi 150.000 posti di lavoro, è stato fortemente
aumentato il numero degli alunni per classe, violando anche le norme di
sicurezza e sanitarie, non è garantito il sostegno, e ora si indice un
concorso dispendioso che di fatto nega il diritto all'assunzione dei
precari che da anni lavorano nella scuola.
Sotto il ministero della
Giustizia di via Arenula, con gli ombrelli aperti "per difendersi
dall'eventuale caduta di lacrimogeni", gli studenti romani hanno
annunciato il proprio obiettivo per domani: arrivare in centro, sotto i
palazzi del potere, tra Montecitorio, il Senato e Palazzo Chigi. Una
vera e propria sfida dopo gli scontri della scorsa settimana.
Studenti e docenti manifestano
due volte nel giro di dieci giorni, oggi e il 24 novembre, contro i
tagli ma anche contro il ddl ex Aprea e il concorsone
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“E Dio vide che era cosa buona”
HOREB n. 62 - 2/2012
TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
Il
cactus è lì con i suoi fiori aperti, bellissimi. È uno spettacolo che
si ripete e ogni volta sorprende, stupisce. Meraviglia che questa
pianta, cresce anche in luoghi aridi, e raggiunge quattro metri di
altezza e spesso anche di più, tutta tronco, totalmente ricoperta di
spine, se la tocchi in modo maldestro ti lascia il segno, riesca a
produrre fiori così luminosi, che in certo senso fanno luce alla notte. Il
fiore del cactus la possiamo considerare cifra di una bellezza nascosta
negli anfratti della vita. Nei volti che ci scivolano addosso o perché
andiamo di corsa perché abbiamo premura o perché ci fanno paura e ci
chiudiamo in un autismo sociale, in una nicchia dorata che ci soffoca.
È bellezza nascosta nelle relazioni quotidiane, che comunque viviamo,
ma che spesso rimangono superficiali e strettamente tecniche,
professionali, negli avvenimenti quotidiani che diamo sempre per
scontati, perché spinosi, e per questo non riusciamo a cogliere questa
bellezza e non ci meravigliamo di niente. Il fatto che non ci meravigliamo più è un brutto segnale, è come se stessimo di fronte a un mondo impoverito, defraudato Eppure,
nella notte di questa vita, se stiamo attenti, vigilanti, c’è sempre un
fiore, degli sprazzi di luce, lì dove meno ce lo aspettiamo, che
ci aprono in modo nuovo al cammino della vita. Se
ne incrociato nelle periferie di città, che strutturalmente hanno del
disumano, ma lì si incontrano persone che ti stupiscono per la loro
umanità. Se ne incontrano in ospedale tra gli ammalati che ti
meravigliano perché vivono con grande dignità il dolore, la precarietà,
il limite e l’esperienza della morte. Crediamo
che ritorneremo a meravigliarci se, come ci ricorda l’apostolo Pietro,
lasceremo esplodere “l’umano nascosto nel cuore”; e questo sarà
possibile se impareremo a rischiare uscendo da noi stessi ma anche dal
coro abituale per sentire le voci che ci sono fuori, sono tante,
bellissime, uniche e ricche di mistero. Questo chiede di liberarci da
ogni certezza e di metterci al servizio della vita, di ciò che viene,
accettando di essere sempre in qualche misura ignoranti, alla ricerca,
con tanta sete di imparare dagli altri. Se
faremo questo esodo facilmente ritorneremo ad osservare e a restare
stupiti per un filo d’erba che stranamente riesce a farsi strada e a
nascere nel cemento. È questa la prospettiva in cui vogliamo collocare la monografia del presente quaderno... (EDITORIALE)
Editoriale (pdf)
Sommario (pdf)
E' possibile richiedere copie-saggio gratuite: CONVENTO DEL CARMINE 98051 BARCELLONA P.G. (ME) E-mail: horeb.tracce@alice.it
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Fraternità
Carmelitana di Pozzo di Gotto
I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ 2012
LA CHIESA SI FA DIALOGO A 50 anni dal Concilio Vaticano II
Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto
I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ 2012
Dal 24 Ottobre al 5 Dicembre presso la sala del convento dalle ore 20.00 alle ore 21.00 A 50 anni dal Concilio Vaticano II
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SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
La memoria odierna della
Presentazione della Beata Vergine Maria ha un'importanza notevole, non
solo perchè in essa vien commemorato uno dei misteri della vita di
Colei che Dio ha scelto come Madre del
Suo Figlio e come Madre della Chiesa, nè soltanto perchè in questa
'presentazione' di Maria vien richiamata la 'presentazione' al Padre
celeste di Cristo e, anzi, di tutti i cristiani, ma anche perchè essa
costituisce un gesto concreto di ecumenismo, di dialogo con i nostri
fratelli dell'Oriente.
Presentazione della Beata Vergine Maria
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
"Resistere, lottare, diventare liberi. Per saper amare meglio" Enzo Bianchi
«Vorremmo fare della nostra vita un capolavoro», dice il monaco
Enzo Bianchi. «Spesso, però, il nostro cuore è dominato da rapporti
deformati con le cose, con gli altri e con Dio».
Sembra
una sfida persa in partenza, specialmente in un’epoca come la nostra,
graffiata dal relativismo etico che porta ciascuno a fare quello che
ritiene meglio, fuggendo il più possibile il rischio e la fatica della
scelta. «L’ammetto», esordisce Enzo Bianchi, priore della comunità
monastica di Bose, «parlare oggi di lotta spirituale significa togliere
la polvere a uno degli aspetti più dimenticati e irrisi della vita
cristiana. Eppure, il combattimento interiore è più che mai
essenziale». A monte di tutto c’è un problema. Si chiama ignoranza.
«Ognuno di noi aspira a fare della propria vita un capolavoro»,
sottolinea Bianchi. «C’è un obiettivo correlato: la felicità. Ciò che
si dimentica facilmente è che per riuscire in questo duplice intento
contano i rapporti con le cose (a partire dal cibo, dalla sessualità e
dal denaro), con il tempo, con lo spazio. Insomma, contano le relazioni
che uno ha, non ha o ha deformate, con se stesso con gli altri e, per
chi crede, con Dio. Possiamo dirci davvero liberi oppure no?».
Vizi capitali, se li conosci li vinci
video
Vale la pena lottare contro le tentazioni.
I
cosiddetti vizi capitali – ingordigia, lussuria, avarizia, collera,
tristezza, acedia, vanagloria e orgoglio sono più attuali che
mai. Seducono il nostro animo e deformano il nostro rapporto con la
realtà. In preparazione al Natale e all'anno nuovo, lasciamoci guidare
da Enzo Bianchi in un cammino di liberazione per ristabilire rapporti
autentici con noi stessi, con gli altri e con Dio.
Solo così la nostra vita sarà piena.
SCOPRI LA COLLANA
Dialoga con Enzo Bianchi il 21 novembre alle 15.30
Il
priore della comunità di Bose risponderà in diretta alle domande di chi
si collegherà alla pagina Facebook di Famiglia Cristiana: http://bit.ly/dialogaconenzobianchi
Vedi anche i nostri precedenti post:
- VIZI CAPITALI - 1 "SUPERBIA: Un super-io contro Dio" di mons. Rino Fisichella
- VIZI CAPITALI 2 - "GOLA: il cibo? È condivisione" di mons. ANDREA LONARDO
- VIZI CAPITALI - 3 INVIDIA: la «passione triste del XXI secolo» di mons. VINCENZO PAGLIA
- VIZI CAPITALI 4 - "ACCIDIA: il demone della notte" di mons. PIERANGELO SEQUERI
- VIZI CAPITALI 5 - "LUSSURIA: l'eros senza pienezza" di mons.GIANFRANCO RAVASI
- VIZI CAPITALI - 6 "IRA: il volto ambivalente della collera" di ENZO BIANCHI
- VIZI CAPITALI - 7 "AVARIZIA: Avere, troppo avere questo è il problema" di mons. Renato Boccardo
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Dio non si sbaglia...
Pregare sempre...
Dobbiamo imparare...
Come stare nella storia?...
Seguire Gesù...
Questo è il compito...
La vita si ottiene...
Non c'è nulla...
Il Dio in cui crediamo...
Conservare non è...
Il perdono sia...
Dio prende...
Qual è il "tempio"...
Dio lo si incontra...
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La Bibbia in un frammento
Le pietre d'inciampo del Vangelo
"Seguiva Gesù un ragazzo che aveva addosso solo una sindone. Lo afferrarono, ma egli lasciò cadere la sindone e fuggì via".
(Marco 14,51-52)
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Il Teologo risponde
Da qualche anno il nostro parroco non viene più a benedire la casa. Altri parroci lo fanno ancora. Chi è nel giusto?
I
gruppi New Age hanno lo scopo di allontanare da Dio e creare un nuovo
ordine mondiale con i testimoni di Geova. Perché non ne parlate? Perché
i preti non raccomandano di avvicinarsi alla Bibbia?
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Il “Patto delle Catacombe”, per una chiesa serva e povera
Il 16 novembre del 1965, pochi giorni prima della chiusura del Vaticano
II, una quarantina di padri conciliari hanno celebrato una Eucaristia
nelle catacombe di Domitilla, a Roma, chiedendo fedeltà allo Spirito di
Gesù. Dopo questa celebrazione, hanno firmato il “Patto delle
Catacombe”. Il documento è una sfida ai “fratelli nell’Episcopato” a
portare avanti una “vita di povertà”, una Chiesa “serva e povera”, come
aveva suggerito il papa Giovanni XXIII. I firmatari – fra di essi,
molti brasiliani e latinoamericani, poiché molti più tardi aderirono al
patto – si impegnavano a vivere in povertà, a rinunciare a tutti i
simboli o ai privilegi del potere e a mettere i poveri al centro del
loro ministero pastorale. Il testo ha avuto una forte influenza sulla
Teologia della Liberazione, che sarebbe sorta negli anni seguenti. Uno
dei firmatari e propositori del Patto fu dom Helder Câmara, il cui
centenario della nascita è stato celebrato il 7 febbraio.
Concilio Vaticano II, quell'intuizione rimasta fuori dall'aula di Jon Sobrino
"Il Concilio Vaticano II fu un evento epocale, estremamente radicato
nel modo di essere e di agire di Giovanni XXIII. Un esempio
significativo fu ciò che il papa disse un mese prima dell’apertura del
Concilio: «La Chiesa oggi è soprattutto la Chiesa dei poveri». Questa
concezione della Chiesa, tuttavia, non si affermò in modo generalizzato
nell’aula del Concilio, così che, due mesi dopo il suo inizio, il
cardinale Giacomo Lercaro (arcivescovo di Bologna) si vide obbligato a
dire: «Sentiamo tutti che al Concilio finora è mancato qualcosa». E lo
esplicitò ripetendo le parole di Giovanni XXIII: «Oggi la Chiesa è
soprattutto la Chiesa dei poveri». Su questo desidero proporre alcune
riflessioni. ....
I poveri pongono la Chiesa, con naturalezza e senza scappatoie, di
fronte al Vangelo. E quando essa si erge in loro difesa, soffre
inevitabilmente persecuzione e morte. La Chiesa diventa necessariamente
una Chiesa perseguitata, superando ciò che nel Concilio è affermato
solo genericamente: «La Chiesa prosegue il suo pellegrinaggio fra le
persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio» (Lumen Gentium, 8). E
non si tratta soltanto della persecuzione di vescovi, sacerdoti e
religiose, ma anche di innumerevoli, semplici cristiani e cristiane.
.... (Jon Sobrino)
Concilio Vaticano II, quell'intuizione rimasta fuori dall'aula
Il “Patto delle Catacombe”, per una chiesa serva e povera
Vedi anche il nostro post precedente:
Mosaico di Pace Editoriale di Novembre: "Purificare l'aria" di Sergio Paronetto
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CHIESA
E SOCIETA'
/
interventi
ed opinioni |
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
A Napoli venerdì 8 novembre 2012 si è svolta la FIACCOLATA ECUMENICA PER LE VITTIME INNOCENTI DELLA CRIMINALITÀ
Da
lunedì 19 a giovedì 22 novembre a Roma, presso la Domus Pacis-Torre
Rossa Park Hotel, si tiene il convegno nazionale “La salvezza è sempre
altrove. Educare all’incontro”, organizzato in occasione del 25°
anniversario della nascita della Fondazione Migrantes, al quale
partecipano i direttori regionali, diocesani e i collaboratori dei vari
ambiti pastorali della mobilità umana che fanno capo alla Fondazione
“Educare
all’incontro” per “non cedere alla sfiducia e alla paura”. E’ la
sollecitazione rivolta ieri da mons. Mariano Crociata, segretario
generale della Conferenza episcopale italiana, al Convegno nazionale
della Fondazione Migrantes in corso a Roma e promosso nel suo 25°
anniversario. Fino a domani, vede riuniti i direttori regionali,
diocesani e i collaboratori dei vari ambiti pastorali della mobilità
umana. La migrazione è sentita da molti come una minaccia, ha affermato
mons. Paolo Schiavon, presidente della Migrantes, in apertura dei
lavori, ma “è un'occasione provvidenziale di promozione umana” ed è
“una questione morale che occupa e preoccupa la Chiesa”.
l'intervista di Adriana Masotti (Radio Vativana) a mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione (audio mp3)
“Siamo
invitati a tornare sulla esperienza fondamentale del nostro servizio
ecclesiale verso i migranti – ha detto Mons. Crociata - esaminandolo
mediante la categoria dell’incontro, una categoria molto espressiva per
la nostra fede se solo richiamiamo l’affermazione così pregnante con la
quale papa Benedetto XVI la introduce nella sua prima enciclica:
«All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una
grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che
dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva» (Deus
Caritas est, 1).
Il
Segretario Generale ha proposto una rilettura dei principali documenti
del Vaticano II “secondo una logica di scuola conciliare
dell’incontro”, perché “l’incontro di Dio con noi e di noi con lui ha
aperto gli orizzonti della fraternità e dell’incontro con l’altro”.
il testo integrale dell'intervento di Mons. Mariano Crociata "Educare all'incontro alla scuola del Concilio Vaticano II"
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Il XXII Rapporto
sull’immigrazione riconferma come la migrazione sia spesso una
scelta inevitabile a causa delle crisi politiche ed economiche ma
afferma anche con forza come essa sia un fenomeno in grado di favorire
e produrre una positiva collaborazione tra i popoli.
Fabio Pizzi: Dossier Caritas 2012: migranti come persone, non numeri
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Sempre attuale questo brano in cui Don Tonino spiega quale può essere l'unico stile credibile della nuova evangelizzazione.
Il vescovo e una comunità che annuncia di Tonino Bello
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Insieme - 10 rubrica di ENZO BIANCHI Rocca, novembre 2012
Un
clima sociale sempre più avvelenato e il desiderio di trovare
scorciatoie per uscire dalla crisi esasperano sempre più anche le
contrapposizioni generazionali, come se una data di nascita più recente
fosse di per sé garanzia di maggior facilità nel risolvere i problemi.
La tensione tra giovani e anziani è antica quanto il mondo, ma forse
oggi la stiamo vivendo con aspetti paradossali. Da un lato le nostre
società occidentali sembrano affette da giovanilismo esasperato:
nessuno vuole invecchiare e ogni trucco è buono, dalla cosmesi al
vestiario, dall’esercizio fisico alle diete, dall’aggiornamento
tecnologico ai comportamenti sociali... tutto deve concorrere a
relegare in un futuro indefinito il progressivo invecchiamento, fino a
negarlo contro ogni evidenza. D’altro canto la strenue difesa di quella
che un tempo si chiamava “gerontocrazia” subisce gli attacchi dei più
giovani che, anche verbalmente, considerano gli anziani ferrivecchi da
rottamare, finendo per cosificare gli appartenenti alle generazioni
precedenti. Senza contare poi il tacito disprezzo che si nutre per chi
esce definitivamente dal ciclo produttivo, come se l’unico apporto di
un individuo alla società fosse il suo contributo al prodotto interno
lordo.
Generazioni insieme
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La
diversità delle religioni accompagna da sempre il cammino dell’uomo, ma
oggi sta succedendo qualcosa di inedito rispetto anche al passato più
recente: i confini si sono confusi; i credenti si sono avvicinati fino
a mescolarsi insieme; volenti o nolenti, le religioni sono state
costrette a fare i conti anche con questo effetto, tutt’altro che
secondario, al seguito della globalizzazione.
Guardare al di là del proprio naso
Oggi
i diversamente credenti camminano fianco a fianco, lavorano e
costruiscono gomito a gomito, i loro figli frequentano le stesse scuole
e i matrimoni misti stanno crescendo con una certa celerità nelle
nostre popolazioni. Non c’è più la possibilità di distrarsi e far finta
di non vedere fenomeni tanto diffusi etanto rilevanti. La vita ne
risulta profondamente cambiata ed è destinata a cambiare ancora di più
nel nostro futuro. Anche se non ci piace, dobbiamo prendere atto che
noi stiamo vivendo una situazione che assomiglia molto a quella del
medioevo. Etimologicamente “barbaro” non ha un significato
dispregiativo, significa soltanto “straniero”. In questo senso, i
barbari sono ancora alle porte, anzi sono già entrati in casa. Dal
passato dovremmo imparare a non compiere gli stessi errori. La paura
dell’altro è parte integrante soltanto degli spiriti mediocri, che non
sanno vedere al di là del proprio naso.
SEGNI DEI TEMPI NOSTRI: IL DIALOGO INTERRELIGIOSOdi Giordano Frosini
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La bellezza del nostro Dio
È fatto così: vuole tanto bene a tutti
Ho
predicato la Bibbia ai missionari, l'ho predicata alle suore, l'ho
predicata in clausura. Stranamente, le mie prediche erano uguali.
Perché c'è una spiritualità di fondo, che è il vangelo, e che è per
tutti e che sorregge tutti. Questa spiritualità - che viene dal vangelo
e che è comune a tutti - in pratica si deve poi esprimere nei vari
impegni che ognuno si trova a fare, nei vari ambienti in cui ognuno
vive e deve intervenire.
Questa
è l'unica cosa che posso e che so fare. Io non conosco la tecnica
missionaria né la tecnica della preghiera in clausura. Dovunque e a
tutti io parlo della preghiera di Gesù Cristo. E vedo che va bene. Si
sente dire che le monache di clausura hanno una loro spiritualità, i
missionari ne hanno un'altra e così via.
Io
ho sempre trovato che, se gratti in fondo, la spiritualità è uguale.
Nel mio libretto, "Alle radici della sequela", descrivo la sequela come
una struttura spirituale che è di tutti i cristiani. È chiaro che poi
questa si manifesta in forme diverse. Ma il messaggio di Gesù Cristo è
uguale. Non può essere diversamente.
La bellezza del nostro Dio di mons. Bruno Maggioni
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POLITICA
Con uno sforzo estremo di
semplificazione, le parole pronunciate ieri a Parigi da Giorgio
Napolitano sulla incandidabilità di Mario Monti e sull’eccentricità di
una «Lista per Monti» alle elezioni («Non so che senso avrebbe»)
potrebbero esser tradotte così: partiti, basta tirare la giacca a
Monti. Ma anche: Monti, basta farti tirare la giacca dai partiti.
Federico Geremicca: Il doppio segnale del colle
... E inizia a raccontare del
passato, del presente, delle donne della sua vita, dei cardinali. Del
vero significato del Vangelo e di quel Gesù che dovremmo far rinascere
ogni giorno nei piccoli gesti della quotidianità. Ma anche della
attualità politica più stretta. Da Beppe Grillo («un amico da tanti
anni») a Nichi Vendola («il mio candidato » ).
Cesare Martinetti: L'ulltima brutta legge ad personam
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OPINIONI E COMMENTI
AVVENIRE: Alcuni brani del nuovo libro del Papa
Joseph Ratzinger: A quella domanda il cielo e la terra trattengono il respiro
Joseph Ratzinger: Il canto degli angeli continua sempre sotto nuove forme
Joseph Ratzinger: Ha pensato e imparato in modo umano
Benedetto XVI nel suo ultimo libro «L'infanzia di Gesù» ricostruisce l'iconografia cristiana e natalizia
CORRIERE DELLA SERA: Il Papa: «Con Gesù non c'erano il bue e l'asinello. E i pastori non cantarono»
Il bue e l’asino non c’erano, ma è giusto che siano nel presepe
Gian Guido Vecchi: Benedetto XVI: il Vangelo è storia La verginità di Maria non è un mito
I
racconti dell’infanzia di Gesù, contenuti nei primi capitoli dei
vangeli di Matteo e di Luca, non sono leggende né ricostruzioni
fantasiose. E non sono neanche un «midrash», cioè un’interpretazione
della Scrittura mediante narrazioni tipica della letteratura ebraica.
Sono «storia, storia reale, avvenuta, certamente storia interpretata e
compresa in base alla Parola di Dio». Lo scrive Benedetto XVI nel libro
«L’infanzia di Gesù»
Andrea Tornielli: I vangeli dell’infanzia: racconti credibili, non miti
Una analisi tra analogie e differenze tra Ratzinger e Wojtyla, pontefici scrittori
Wojtyla e Ratzinger, papi scrittori. Con una differenza: nel
“pontificato del gesto” di Giovanni Paolo II la pur ricchissima
produzione letteraria ha prevalentemente un carattere memorialistico,
“accessorio”, laterale, in aggiunta all’azione geopolitica, mentre nel
pontificato della parola di Benedetto XVI è parte fondante del
magistero.
Giacomo Galeazzi: Benedetto racconta l'infanzia di Gesù
Con il volume intitolato
"L’infanzia di Gesù" che arriva oggi in libreria nei principali paesi
del mondo si conclude l’opera complessiva di quasi mille pagine in tre
volumi dedicata da Joseph Ratzinger a Gesù di Nazaret. Con essa egli
intende far tornare i cattolici a identificare narrazione evangelica e
storia reale come avveniva fino a qualche decennio fa, prima dello
sviluppo della moderna esegesi storico- critica. Raggiunge l’autore il
suo obiettivo? A mio avviso no, perché si tratta di una mission
impossible.
Vito Mancuso: Il nuovo Gesù del Papa e la guerra dell'esegesi storica
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2) Il
servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm
3) Il servizio omelia di P.
Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm
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