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N. B. La Lectio, la Preghiera dei fedeli e l'Omelia vengono aggiornate appena disponibili
(di norma rispettivamente il sabato sera, la domenica e il lunedì)
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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Aggiornato il 13/11/2012
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Il
25 novembre si celebra la Giornata internazionale contro la violenza
sulle donne, istituita dalle Nazioni Unite con la risoluzione n. 54/134
del 1999.
La
data è stata scelta dal movimento internazionale delle donne in onore
delle sorelle Mirabal, attiviste della Repubblica Dominicana
assassinate il 25 novembre del 1961 perché si opponevano al regime
dittatoriale del paese. Il coraggio dimostrato e la forza delle sorelle
Mirabal hanno contribuito a renderle delle eroine internazionali. La
loro storia è stata scelta a simbolo della grave violazione dei diritti
umani rappresentata dalla violenza sulle donne.
La
violenza spesso impedisce alle donne di sfuggire alla povertà. Amnesty
International si concentra quest’anno sul legame tra povertà e
violenza, per spezzare questa catena con cui moltissime donne nel mondo
sono costrette a vivere vedendosi violati i loro diritti umani. Le loro
vite sono segnate dalla violenza sessuale, dallo scarso accesso a
un’istruzione adeguata e dalla mancata protezione dai rischi collegati
alla gravidanza e al parto. I loro diritti devono essere protetti e le
loro voci ascoltate.
In
Italia stando agli ultimi dati istituzionali disponibili, forniti da
una ricerca Eures-Ansa nel 2010, le violenze famigliari sono ormai la
prima causa di morte nel nostro Paese. E qui, all'interno delle mura
domestiche, le vittime sono donne nel 70,7% dei delitti. Secondo
l'Istat una italiana su tre subisce molestie fisiche o sessuali nel
corso della vita, il 5% è vittima di stupri o tentati stupri.
*****
In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza
sulle donne 2012, Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura
invita a contare lentamente da 1 a 100. Sono oltre cento le donne
uccise quest'anno da maschi-killer. Stiamo assistendo a un'inaudita
escalation di violenza. Si chiama femminicidio. Violenza per lo più
domestica: i killer sono ex-compagni, mariti, partner, padri. Killer
che odiano, killer che non amano, killer che violentano la parola
"amore". E quante sono le vittime, sempre donne, dei tanti altri tipi
di abusi e violenze sessuali? Contiamo fino a 100, e ben oltre 100,
molto, molto oltre. Barbarie, ignoranza, inciviltà sono violenza.
Chiediamo a voce alta civiltà, cultura, progresso. Contro il
femminicidio, contro il machismo. Contro ogni violenza sulle donne.
100 Morte che non contano - Contro la violenza sulle donne (video)
Presentando
in una conferenza stampa a New York la Giornata mondiale per
l’eliminazione della violenza contro le donne, che si celebra il 25
novembre, i partecipanti hanno evidenziato il ruolo fondamentale che la
collaborazione con una gamma articolata di attori della società civile
, specialmente il settore privato, ha assunto nell’intento di creare
spazi sicuri in cui possano vivere serenamente le ragazze, stabilire
una cultura del rispetto delle donne e porre fine alla violenza
perpetrata nei confronti di donne e ragazze.
Conferenza stampa sulla Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne
Violenze sessuali, violenze fisiche su donne e bambine, violenze
domestiche, femminicidi. Sono tante, tantissime le donne uccise per
mano di uomini respinti. In Italia, ma non solo. Le vittime sono di
ogni età, religione, razza, Paese, classe sociale.
Poi
ci sono quelle uccise da mariti, ex mariti, fidanzati, ex fidanzati,
padri, compagni, ex compagni. È il dramma della violenza legato
all’amore che finisce, la violenza che avviene all’interno di una
relazione sentimentale.
Sono
i cosiddetti delitti passionali come vengono erroneamente definiti
dalla cronaca quasi come fossero questioni di famiglia, questioni
private. La violenza domestica non viene ancora percepita come un
crimine.
Invece questi sono delitti, omicidi di una violenza estrema da parte dell’uomo contro la donna, in quanto donna.
Violenze di genere (pdf) di Cotrina Madaghiele(Presidente Associazione Genere Femminile)
115
sono le donne uccise dall'inizio del 2012 a oggi, vittime di
femminicidio. Una ogni 2-3 giorni! Questo video è per loro e per non
dimenticarle e per dire BASTA A OGNI FORMA DI DISCRIMINAZIONE E
VIOLENZA.
video
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Violenza sulle donne: ora basta
Il 25 novembre è la giornata dedicata alla lotta contro la violenza.
Oltre cento donne uccise in Italia per mano di uomini "amici". Si
studia una legge ad hoc.
Una violenza endemica, nel
mondo, nei rapporti fra uomini e donne. Una violenza incisa
profondamente nelle strutture archetipiche dell’immaginazione e della
cultura a cui apparteniamo, e per questo in qualche modo accettata.
Chiamiamola con il suo nome: guerra. Una guerra sistemica, come quella
che le leggi del profitto senza limite agitano contro i diritti umani
sul pianeta. Una guerra combattuta con sequenze di crudeltà inaudita,
perlopiù al riparo delle mura domestiche. Nella quasi totalità delle
storie conosce una sola direzione: da lui a lei. Una bestialità che si
manifesta con ossessiva scansione di delitti annunciati, talvolta sotto
forma di esecuzioni pubbliche, non di rado davanti ai figli o agli
altri familiari.
Annichilimento? Rabbia?
Vergogna? Qual è il sentimento che monta dinanzi ai dati e alle
testimonianze delle donne vittime di violenza. Impossibile non
rimanerne scalfiti. In queste ultime settimane si sono moltiplicati gli
spot e le manifestazioni di sensibilizzazione sul fenomeno, in adesione
alla Giornata contro la violenza sulle donne che ricorre oggi.
La riflessione che non sia un bel mondo per le donne è ormai condivisa
anche da un nutrito gruppo di uomini che ha avviato negli ultimi anni
iniziative di sensibilizzazione dirette al mondo maschile, spostando
dunque l’attenzione dalle vittime ai carnefici.
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Mailbombing contro il DDL Di Paola
Invia una mail ai deputati della Commissione Difesa e ai Capigruppo della Camera dei Deputati.
Cara amica, caro amico,
Dal 13 novembre 2012 la Camera
dei Deputati sta discutendo il disegno di legge delega di revisione
dello strumento militare presentato dal solo ministro della Difesa
Giampaolo Di Paola che: 1. taglia il personale per comperare i cacciabombardieri F35 e altre armi; 2. trasforma le Forze Armate in uno strumento da guerre ad alta intensità incompatibile con l’articolo 11 della Costituzione; 3. costringerà i comuni alluvionati o colpiti da una catastrofe naturale a pagare il conto dell’intervento dei militari; 4. non prevede alcuna cancellazione degli sprechi e dei privilegi né una vera riqualificazione della spesa militare; 5. impegna 230 miliardi per i prossimi 12 anni senza aumentare di un solo grado la nostra sicurezza; 6. aumenta di fatto la spesa pubblica. I
vertici militari di questo nostro paese vogliono continuare a comprare
armi sempre più moderne e sofisticate e non vogliono rinunciare ai loro
privilegi. Ma, mentre si tagliano i servizi alle persone e agli enti
locali che li devono fornire e milioni di famiglie non ce la fanno più,
queste pretese diventano insopportabili. Per questo è necessario accrescere subito la pressione sui deputati. Invia
subito una mail ai deputati della Commissione Difesa e ai Capigruppo
della Camera dei Deputati. In allegato trovi la lettera tipo e gli
indirizzi. Ti bastano 10 minuti. Fallo ora, prima che sia troppo tardi! E invita i tuoi amici a fare altrettanto! Fallo
per tutti quelli che stanno pagando il prezzo più alto della crisi e
delle decisioni sbagliate di chi ci governa. Questa è una delle
peggiori! Flavio Lotti
Coordinatore Nazionale della Tavola della pace
Tavola
della pace, Libera, Acli, Agesci, Cgil, Arci, Articolo 21, Cipsi,
Focsiv, Pax Christi, Legambiente, Lettera 22, Unione degli
Universitari, Unione degli Studenti, Rete della conoscenza, Link
Coordinamento Universitario, Beati Costruttori di Pace, Emmaus Italia,
Rivista “Terra”, Lega per i diritti e la Liberazione dei Popoli, Centro
per la Pace Forlì-Cesena, Solidarietà internazionale, Associazione
“Voglio Vivere”, Movimento Europeo, Terra del Fuoco, Forum Trentino per
la pace, Coordinamento nazionale comunità di accoglienza.
(fonte: www.perlapace.it)
Lettera per Deputati DDL Di Paola
Mail Presidenti Gruppi Camera
Mail Commissione Difesa Camera
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Coltivare la pace, prevenire la
violenza… Era il titolo del simposio al Virginia Tech di
Blacksburg, Virginia-USA, dal 17 al 19.11.2012. Un esempio della
fiorente ondata di studi per la pace ovunque negli USA;
interdisciplinari e internazionali.
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
La Legge di Stabilità del 2013 si colloca dentro il quadro di una crisi
i cui dati sono noti: quest’anno il Pil diminuisce del 2%, un terzo dei
giovani non ha lavoro, la spesa sociale si è di fatto dimezzata
provocando uno smantellamento del welfare, abbiamo oltre centosessanta
crisi industriali in atto con il rischio di perdere altri trecentomila
posti di lavoro, più di un miliardo di ore di cassa integrazione nel
2012, più di un milione di posti di lavoro persi dall’inizio della
crisi, il potere d’acquisto tornato ai valori di dieci anni fa, oltre
cinquanta comuni di media grandezza che il prossimo anno rischiano il
dissesto finanziario e di non poter pagare più gli stipendi ai propri
dipendenti.
È una crisi tremenda, drammatica.
Noi
proponiamo un “cambio di rotta”: basta con il neoliberismo, basta con
le politiche di austerity, basta con la subalternità ai mercati
finanziari, basta con una politica economica che sta aumentando le
sofferenze sociali e accentuando la depressione e la recessione
dell’economia reale. Basta con una cura da cavallo che sta uccidendo il
cavallo. Si continua a svuotare con il cucchiaino un secchio d’acqua
sempre più colmo, mentre bisognerebbe chiudere il rubinetto che quel
secchio riempie sempre più velocemente. Il cucchiaino sono i tagli alla
spesa pubblica, il rubinetto è la speculazione dei mercati finanziari
che continua ad agire indisturbata. Si continua a lisciare il pelo ai
mercati finanziari, mentre bisognerebbe fargli il contropelo...
Il “cambio di rotta” che vogliamo
Presentato
a Roma, presso la Fondazione Basso in via della Dogana Vecchia 5, il
XIV Rapporto su: “Come usare la spesa pubblica per i diritti,
l’ambiente, la pace”.
Il
Rapporto di quest’anno, 186 pagine di proposte, analisi, soluzioni e
idee concrete per uscire dalla crisi salvaguardando i diritti – oltre
ad analizzare criticamente le politiche del governo italiano e di
Unione e Commissione europea – formula ben 94 proposte specifiche e
dettagliate (in una “manovra” da 29 miliardi di euro) sia per le
entrate e per le uscite, che per le riduzioni della spesa pubblica come
gli stanziamenti per la Difesa o le “grandi opere”.
La
filosofia del Rapporto di quest’anno è opposta a quella delle politiche
neoliberiste e di “austerity”: per fronteggiare la crisi bisogna
investire nel rilancio dell’economia, nella redistribuzione della
ricchezza e in un nuovo modello di sviluppo sostenibile e di qualità.
Per far crescere la torta bisogna prima fare delle fette più eque per
tutti. È ora che i mercati finanziari, i rentiers e le banche si
facciano da parte.
Per Sbilanciamoci! cambiare rotta si può e si deve.
14° Rapporto sulla spesa pubblica…la Controfinanziaria 2013
XIV RAPPORTO DI SBILANCIAMOCI!
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Appello della Fondazione PIME Onlus
«Non facciamo pagare la crisi ai più deboli»
L'appello
del Pime alla presentazione dei dati sull'aiuto alle missioni nel
2011-2012. «La crisi economica chiede agli enti di solidarietà un
surplus di trasparenza, credibilità, efficacia». Per il Natale 2012
lanciato un progetto di sviluppo della Fondazione PIME Onlus in
Brasile, per sottrarre i ragazzi alla droga e alla criminalità: al suo
sostegno ha contribuito anche il trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo
"La
crisi economica non molla la presa e c'è il rischio che anche persone e
famiglie che hanno sempre dato un contributo per i poveri taglino la
voce "solidarietà" del loro bilancio. Ma la risposta alla crisi non può
essere il ripiegamento su di sé, bensì un coraggioso "prendersi carico"
di chi più fatica a sopravvivere e a garantire a se stessi e ai propri
figli i bisogni indispensabili. «Guai se la spending review di casa la
facessimo sulle spalle dei più deboli!»: è l'appello che la Fondazione
PIME Onlus, espressione del Pontificio Istituto Missioni Estere, ha
lanciato oggi, nel corso di una conferenza stampa tenutasi presso la
storica sede di via Mosé Bianchi 94 a Milano.
All'iniziativa
hanno preso parte padre Alberto Caccaro, presidente della Fondazione
PIME Onlus e direttore del Centro missionario PIME di Milano, padre
Sergio Fossati e Fabrizio Carabelli, dell'Ufficio Aiuto Missioni del
PIME e la dr.ssa Cinzia Di Stasio, segretario generale dell'Istituto
Italiano della Donazione.
Con
circa 500 missionari (padri e laici consacrati) sparsi in 18 Paesi del
mondo, il PIME opera per l'evangelizzazione e la promozione umana delle
popolazioni locali. A supportarne l'attività è la Fondazione PIME
Onlus, che garantisce trasparenza, affidabilità ed efficacia alla
raccolta fondi, come testimonia anche l'adesione all'Istituto Italiano
della Donazione.
Nel
corso degli ultimi 10 anni sono transitati dal Pime di Milano alla
volta del Sud del mondo ben 73,9 milioni di euro. Su questa cifra è
stata applicata una trattenuta per le spese di gestione inferiore
all'8%, tra le più basse in assoluto in Italia. ..."
«Non facciamo pagare la crisi ai più deboli»
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Una buona notizia... un comportamento da imitare!
Cucinelli regala l'utile ai suoi dipendenti
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In questo inizio di Avvento credo che a ciascuno di noi sia data la possibilità di scegliere come porsi di fronte alla povertà
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Notizie che non si vorrebbero mai leggere...
Siria, strage di bambini Bomba su campo di calcio
Sud Sudan, crisi dimenticata. Violenza e orrore.
Inaccettabile!!!
"Gettano i bambini nel fuoco"
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Un video agghiacciante ha fatto da buongiorno.
Un
video dove c’è solo un accumularsi di corpi di bimbi, un accatastarsi
di urla di madri private del più grande amore, strappato via nel
sangue e nell’incomprensibilità di un conflitto che ormai è trasceso
nella mattanza, semplice, chiara, palese, mattanza.
I
bimbi di questo video si chiamavano, e per le loro madri continueranno
a chiamarsi, Shahd, Muhammed, Adnan Fateba, Zainab, Iman, Ounoud e
Mamdouh.
Un paese che era gelsomino e pane caldo, ora è un mattatoio, una tonnara, un qualcosa di indescrivibile.
Ed
ora non voglio parlare di quest’abominio, non voglio dirvi quel
che penso dei missili, dei coltelli che sgozzano, dell’areonautica che
lavora bombardando senza sosta dell’esercito di Assad, non voglio
dirvi quel che penso delle truppe mercenarie che si son appropriate di
una rivolta reale che finalmente muoveva mani piedi e voci contro anni
di silenzio forzato, di tortura e carcere.
Ora
come ora parlare di Siria vuol dire vomitare un odio e un disprezzo
infinito per buona parte delle forze in campo: anche se consapevole di
quanta mia Siria è lì a resistere alle truppe di Assad come ai proclami
islamici dei ribelli arrivati da chissà dove, consapevole di
quanto popolo siriano ci sia e ci sia stato nelle strade che urlavano
IRHAL, via via da qui, al regime del partito Baath.
Insomma nessun articolo di racconti di guerra, nessun articolo di sterile geopolitica incapace di parlare del dramma umano.
Quel
che voglio chiedermi in queste righe è PERCHE’, perché a meno di
400 km dalla Palestina si accumulano nei furgoncini corpi di bimbi come
fossero sacchi di farina, perché le urla di quelle mamme non
arrivano alle vostre orecchie, non vengono pubblicate sulle vostre
bacheche facebook che fino a pochi giorni fa erano invase solo da Gaza.
Giuro, non riesco a capirlo...
i quasi 40.000 cadaveri abbandonati, a pochi km dalla Palestina
Attenzione video con immagini shoccanti
video
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La denuncia di mons Mario Zenari. «Non dimentichiamo 1,3 milioni di sfollati». Il contributo della Chiesa? «La nostra presenza»
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ll Medio Oriente è in fiamme.
La Siria è in ginocchio, migliaia di profughi fuggono in Libano, in
Turchia, in Giordania. Tel Aviv mobilita le forze terrestri, aeree,
navali. Minaccia d’intervenire in Golan e di lanciare i suoi missili e
i suoi caccia contro decine di “obiettivi strategici” in Iran. Intanto
cannoneggia la striscia di Gaza e schiera carri armati e blindati alla
frontiera con il Libano. Scenari di guerra che non sembrano intimorire
più di tanto le forze politiche e il governo italiano che trova pure il
tempo d’inviare a Gerusalemme una delegazione d’eccezione, il premier
con sei ministri, per il terzo summit intergovernativo in meno di due
anni. Per rafforzare la partnership politica e militare e moltiplicare
affari e scambi commerciali.
Con 138 si e soli 9 no, l'Assemblea
Generale dell'Onu ha accolto la Palestina come "Stato osservatore non
membro". Il senso di una scelta.
L’Onu
ha fatto ciò che talvolta sa fare, un gesto simbolico che
solo dopo acquisisce un peso storico, e diviene “reale”.
Su
Gaza non piovono più bombe, su Israele non cadono più razzi. Per il
momento. Poi, se tutto resta come adesso (o come gli ultimi 10 anni),
ricomincerà la spirale di violenza. In attesa di un conflitto magari su
larga scala. E la speranza muore. Si attendono nuovi eventi.
La Risoluzione dell’Assemblea
Generale dell’Onu che ha attribuito alla Palestina – per l’esattezza a
Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est, dunque alla situazione geografica
antecedente la Guerra dei Sei Giorni del 1967 – la qualifica di Stato
osservatore non membro, è un passaggio storico e insieme una vittoria
diplomatica per il presidente dell’Anp Abu Mazen, risorto dalle ceneri
di un letargo politico e di un’umiliante messa in mora tributatagli in
egual misura da Israele e dai confratelli di Hamas che durava dal 2007.
Il riconoscimento, per quanto simbolico, è arrivato nella notte con una
larghissima maggioranza dall’Assemblea (fra cui brilla il 'sì' di
Italia, Francia e Spagna – un vero e proprio 'asse latino'– dopo un
faticoso rosario di annunci, smentite, tentennamenti di molte
cancellerie europee che sancisce il principio 'due Stati, due popoli')
e afferma senza equivoci il rientro sulla scena internazionale della
Palestina.
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Più istruzione, meno “blasfemia”. Le minoranze religiose hanno fondato
il Pakistan insieme con la maggioranza islamica. Una ricerca, dopo il
caso di Rimsha Masih offre nuovi spunti.
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Con gli ultimi tre suicidi il
numero di tibetani che si sono immolati per protesta contro il dominio
cinese è salito a 27 nel solo mese di novembre e a 75 dall’inizio
dell’anno (89 complessivamente dal febbraio 2009).
Una situazione che sembra indicare, in un crescendo drammatico, la
disperazione dei tibetani nelle province cinesi in cui è stato
smembrato il Tibet storico dopo l’annessione nel 1959.
Cosa colpisce di più
dell’ultima immolazione in Tibet, avvenuta ieri? Il fatto che a darsi
fuoco sia stato un giovane uomo di 31 anni? O che il totale dei
suicidi salga a 89? O, ancora, il trend – assolutamente allarmante – di
27 immolazioni nel solo mese di novembre?
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C’è gente che va in giro a dire che occupare le scuole non
cambierà le sorti di questo paese, dicono che è solo un modo per
defilarsi da noiose lezioni e pericolosi compiti in classe. C’è
addirittura chi sostiene che sia una pratica dannosa.
Non vi è dubbio che il precedente e l’attuale governo hanno sferrato un pesantissimo attacco frontale alla scuola pubblica.
Monta
sulla rete (ma non solo) la polemica degli insegnanti italiani contro
le dichiarazioni del Presidente del Consiglio rese domenica sera alla
trasmissione tv “Che tempo che fa".
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“Ecco faccio una cosa nuova”
HOREB n. 63 - 3/2012
TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
"Il
termine conversione oggi sembra essere fuori dal lessico comune dei
cristiani. Eppure la conversione è esperienza che dovrebbe qualificare
l’intera esistenza cristiana. Essa è un riconoscersi peccatori, ma
accorgersi, nello stesso tempo, di essere avvolti e amati dallo sguardo
di Dio che in tutto il discorso biblico si manifesta come Padre-Madre
amante, e il suo amore si fa gesto che raccoglie, guarisce, nutre,
accarezza, accompagna.
«Bruna
sono, ma bella» (Cant 1,5), confida la creatura nel Cantico dei
Cantici. È la confessione di chi sta vivendo una situazione di
smarrimento e di avvilimento, di inaridimento interiore, di drammatico
oscuramento, provocato nella sua vita dal peccato.
Eppure
confida che non c’è oscurità che le sottragga quella bellezza di cui in
un passato ancora più remoto, di quello che è stato segnato dal suo
fallimento, qualcuno l’ha guardata e l’ha amata.
Dall’oscurità
del suo peccato, intravede nella misericordia di Dio un raggio di luce
che la sta tirando fuori da una situazione di morte e la sta facendo
rinascere come persona nuova. Per questo si dichiara anche “bella”
perché coltiva una incrollabile fiducia che chi l’ha creata ancora la
guarda con straordinario affetto, l’abbraccia e la rende partecipe
della sua bellezza.
Convertirsi,
per chiunque, è accorgersi di questo sguardo di Dio che si manifesta in
Cristo Gesù, nel suo mistero di amore. Convertirsi è sentirsi amati e
tirati fuori da un io che si affaccia alla vita come rinchiuso entro
l’ambizione di possedere persone e cose a proprio vantaggio, è sentirsi
liberati dell’illusoria volontà di fondare il senso del proprio
esistere in se stessi. Nello stesso tempo, è accoglienza dello Spirito
del Signore Gesù che chiede alla creatura la libera decisione di
consegnarsi alla sua Parola fatta carne, e di consentire che essa si
incida nella sua esistenza e determini la sua storia.
Convertirsi
è partecipare al mistero pasquale, che introduce alla vita nuova dei
figli di Dio, apre a relazioni di gratuità nella chiesa e nella
società, e proietta verso un avvenire imprevedibile.
Da questo orizzonte muove l’articolarsi della monografia .... (EDITORIALE)
Editoriale (pdf)
Sommario (pdf)
E' possibile richiedere copie-saggio gratuite: CONVENTO DEL CARMINE 98051 BARCELLONA P.G. (ME) E-mail: horeb.tracce@alice.it
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Fraternità
Carmelitana di Pozzo di Gotto
I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ 2012
LA CHIESA SI FA DIALOGO A 50 anni dal Concilio Vaticano II
Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto
I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ 2012
Dal 24 Ottobre al 5 Dicembre presso la sala del convento dalle ore 20.00 alle ore 21.00 A 50 anni dal Concilio Vaticano II
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Sant'Andrea apostolo
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Troppo o troppo poco.
Il rapporto
deformato con il cibo nella riflessione di Enzo Bianchi e in secoli di
storia dell’arte da Giotto a Dalí passando da Bosch, noto pittore
fiammingo.
L’invito
a non essere ingordi ce lo sentiamo ripetere fin da quando siamo
bambini. Un invito apparentemente banale. Scontato. Eppure dietro a
questa raccomandazione si nasconde un’antica e saggia preoccupazione:
quella di disciplinare l’istinto, evitando gli eccessi. Il cibo? Né
troppo né troppo poco. È elemento vitale e riguarda l’equilibrio delle
singole persone. Ma, per come è prodotto, per il modo con cui viene
venduto e per la ritualità che ne accompagna il consumo dice molto
anche sul rapporto con la natura, l’economia, il prossimo. Tra
i vizi capitali l’ingordigia s’accompagna a degenerazioni d’altro tipo
come la lussuria, l’avarizia, la collera, l’accidia, l’orgoglio e
l’invidia. Tutti atteggiamenti che indicano un rapporto deformato con
la realtà: la sessualità, il denaro, le cose, il lavoro, il tempo, lo
spazio, noi stessi e il prossimo. Enzo Bianchi, priore della comunità
monastica di Bose, nei libri d’Avvento, usando il linguaggio dei padri
del deserto, riflette su queste “tentazioni” che insidiano la nostra
libertà.
Vizi capitali, presi per la gola
Vedi anche il nostro precedente post:
"Se
questa vita ha senso" Un percorso di riflessione per l'avvento di Enzo
Bianchi per Famiglia Cristiana - Vizi capitali, se li conosci li vinci -
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Se vuoi vivere...
A chi apparterrà...
Il potere di Gesù...
Bisogna essere poveri...
Prendere riempie le mani...
Vivi come se...
Se volete essere...
Siamo chiamati a...
La vita è come...
Ogni vocazione richiede...
Ma che cosa avrà messo...
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La Bibbia in un frammento
Le pietre d'inciampo del Vangelo
"Le donne fuggirono via dal sepolcro, piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno perché erano impaurite".
(Marco 16,8)
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Il Teologo risponde
Da qualche anno il nostro parroco non viene più a benedire la casa. Altri parroci lo fanno ancora. Chi è nel giusto?
I
gruppi New Age hanno lo scopo di allontanare da Dio e creare un nuovo
ordine mondiale con i testimoni di Geova. Perché non ne parlate? Perché
i preti non raccomandano di avvicinarsi alla Bibbia?
Dio ha un nome? È forse Geova?
Perché nelle traduzioni di molte Bibbie il nome proprio di Dio-Geova è
stato sostituito con l’appellativo “Signore” (oppure “Eterno”)?
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Conosciamo bene l’episodio evangelico in cui una donna rompe
un vasetto di alabastro contenente del profumo preziosissimo e lo versa
sul capo di Gesù. Giuda e altri discepoli contestano questo gesto,
accusando la donna di sprecare il profumo: sarebbe stato meglio
venderlo - dicono - e con il ricavato aiutare poveri! Ma Gesù vede in
quell’atto gratuito l’amore profetico per lui, avviato verso la morte,
e non solo lo giustifica ma lega l’annuncio del Vangelo alla memoria di
questa donna (cf. Mc 14,3-9; Mt 26,6-13; Gv 12,1-8). Nel
cristianesimo non c’è posto per il legalismo, ma occorre vivere la
gratuità, la libertà e, al limite, l’eccesso di bellezza. Questo però
non giustifica né l’accumulo di ricchezza né il lusso di chi vuole
imporsi, farsi vedere, ostentare la propria arroganza.
Cristianesimo, bellezza sì lusso e vanagloria no
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30 novembre 1912 - 30 novembre 2012
Fratel Arturo Paoli compie 100 anni!
la biografia e i messaggi di auguri dal sito OREUNDICI
Molti
l’hanno sentito nominare per quel suo libro «Un incontro difficile» che
suscitò tanti consensi e discussioni. Egli tratteggia un «tipo» di
cristiano completamente al di fuori di certi schemi convenzionali ma
finalmente vivo, sensibile al proprio tempo, capace di coglierne i
segni.
Ci
incuriosiva conoscere questo «piccolo fratello del Vangelo» che ci ha
rivelato un cristianesimo così ricco e vitale… e siamo andati a fargli
alcune domande.
Questo «catenaccio» introdusse il primo articolo che Rocca dedicò ad Arturo Paoli.
Fu un’intervista realizzata da Vittorio Messori nell’estate del 1967, esattamente quarantacinque anni fa.
Da allora la serie di articoli firmati da Arturo Paoli per Rocca è ininterrotta e prosegue ancora.
Non
c’è «storia editoriale» più lunga e fedele di questa nella vita di
Arturo, e forse anche in quella di Rocca; ad essa corrisponde una
storia di amicizia, come in tutte le cose che riguardano questo piccolo
fratello che a novembre compirà cento anni.
100 anni di Arturo Paoli. Una lunga storia vissuta in prima linea
Nel
deserto «il Signore mi parlò attraverso una metafora», protagonista un
cammello. Così fratel Arturo Paoli, alla soglia dei cent’anni, ricorda
la svolta decisiva di una vita in prima linea.
Arturo Paoli. La fuga del cammello
Una
vita passata nelle favelas dell’America Latina, nel deserto e tra i
minatori Considerato come un profeta vivente, durante il fascismo salvò
ottocento ebrei
I cento anni di Arturo Paoli il prete che non ama i potenti
Chi desidera inviare personalmente gli auguri può scrivere a:
FRATEL ARTURO PAOLI VIA DELLA PIEVE DI S. STEFANO, 3771 S. MARTINO IN VIGNALE - 55100 LUCCA
Domenica 9 dicembre alle ore 11
nella chiesa di S. Michele in Foro a Lucca centro ci sarà la
CELEBRAZIONE EUCARISTICA di ringraziamento
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Sono diventato grande nelle brevi ore di un pomeriggio d’inverno. Avevo compiuto otto anni quattordici giorni prima.
Comincia
così - nella biografia scritta da Silvia Pettiti - il racconto della
propria vita da parte di Arturo Paoli, sacerdote e missionario, dal
titolo Arturo Paoli. Ne valeva la pena (ed. San Paolo, 2010, con la
Prefazione di Walter Veltroni).
Quello era il pomeriggio del 14 dicembre 1920...
Riflettendo
sul fatto che una vita tanto eccezionale abbia preso le mosse da una
ovvietà (la constatazione, appunto, dell’urgenza e della necessità
dell’amore tra gli uomini), si scopre quanto sia spesso tutt’altro che
banale prendere il coraggio a due mani e mettere in pratica fino in
fondo ciò in cui davvero si crede. Non so se Arturo Paoli sia stato un
eroe, oppure un santo; ciò che emerge da questo bell’acquerello di
Pettiti è semplicemente il ritratto di un uomo che ha saputo fare poche
chiacchiere e molti fatti. Più che un esempio, un monito.
Arturo Paoli. Ne valeva la pena
L'INTRODUZIONE DELL'AUTRICE SILVIA PETTITI
«Scrivere è viaggiare senza il peso delle valigie», disse Emilio Salgari.
Ho
viaggiato, senza il peso delle valigie, per circa dodici mesi: numerosi
gli incontri con Arturo Paoli e con tanti testimoni che hanno condiviso
le sue esperienze dalla sua giovinezza ad oggi. Ho cercato di tessere
insieme ricordi, letture, immagini, parole, tra le migliori vergate da
Arturo stesso nel corso della sua lunghissima vita. Le pagine che ne
sono scaturite compongono un puzzle dal quale emerge l’intreccio delle
storie con la Storia, la freschezza del pensiero, l’originalità
dell’uomo e della sua fede.
Il
libro ha la forma del racconto a due voci: Arturo narra in prima
persona ricordi ed eventi, espone le sue opinioni sulla società, sulla
politica, sulla Chiesa, confida la sua ricerca spirituale ed umana di
uomo sempre in cammino; la voce narrante srotola il filo degli
avvenimenti dentro cui si è svolta la vita di Arturo, attraverso un
secolo di storia, durante il quale è cambiato più volte il mondo, e
attraverso due continenti, l’Europa e l’America Latina. Le parole di
Arturo provengono da fonti diverse, richiamate nelle note
bibliografiche. Ho omesso il riferimento quando sono tratte dalle mie
interviste o da episodi da lui raccontati in situazioni informali.
Molte citazioni non sono letterali, mi sono permessa alcuni adattamenti
per rendere coerente la narrazione.
Man
mano che il lavoro procedeva, cresceva in me la consapevolezza
dell’ardua impresa di “far stare l’oceano in un bicchiere”. Allora,
scusandomi sinceramente con le tante persone importanti per la vita di
Arturo che non sono nominate, per i tanti luoghi da lui amati e
visitati che non ho potuto ricordare, per i tanti fatti che ho dovuto
omettere o raccontare per eccessiva rapidità, voglio sperare che queste
pagine possano costruire ancora legami di amicizia ed essere occasione
di incontro tra quanti hanno a cuore il senso del vivere.
un
estratto dalla prefazione di Walter Veltroni, l'indice e le recensioni
di Carlo Molari e Piergiorgio Camaiani:ARTURO PAOLI «NE VALEVA LA PENA»
Vedi anche alcuni dei nostri post precedenti:
- Auguri ad Arturo Paoli per i suoi 100 anni
- "Dio nella trasparenza dei poveri" il nuovo libro di Arturo Paoli e Dino Biggio
- Arturo Paoli: messaggio ai giovani - Conferenza stampa di presentazione Fondo Documentazione Arturo Paoli
- Arturo Paoli: fede - gioia - amore
- "Mi formavi nel silenzio" di Arturo Paoli e Dino Biggio
- Arturo Paoli, il prete scomodo: "Gli ultimi sono già i primi" - Un'intervista per conoscere di più Padre Arturo
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È diventato un prete spesso "scomodo", che ha cercato di conciliare impegno politico e testimonianza di fede concreta.
Dinanzi alla banalità del male, rispose con l’impegno totale
... Sul risvolto di copertina
di una sua recente pubblicazione, «La Pazienza del Nulla» sta scritto:
«Arturo Paoli compirà 100 anni il prossimo novembre. Sacerdote, Giusto
tra le Nazioni per aver contribuito a salvare centinaia di ebrei
durante la seconda guerra mondiale, dirigente della Gioventù di Azione
Cattolica, cappellano sulle navi dei migranti italiani in Argentina,
Piccolo fratello di Charles de Foucauld. Dopo il noviziato nel deserto
algerino, viene inviato in Sudamerica, dove vivrà per quarantacinque
anni. Un testimone di Dio, un maestro di vita». È la sintesi di una
vita che vale la pena di conoscere nei suoi tratti essenziali per
afferrarne, se così si può dire, il segreto e, soprattutto, il
misterioso «filo rosso» che ha tenuto insieme esperienze diverse ed
anche contrastanti, lo ha esposto alla solitudine del deserto e alla
ribalta della scena mondiale, alla solidarietà con i più poveri e al
confronto con chi detiene il «potere del mondo», alla fedeltà alla
Chiesa e alla forza di criticarla per chiederle il meglio...
Occhi allegri, capelli bianchi
come Chaplin nella vecchiaia: Arturo Paoli compie 100 anni. Ha
attraversato il secolo breve nei gironi dei senza nome. Parla a voce
bassa, ma la voce rimbomba appena l’analisi umilia la vita degli altri.
Batte l’indice sul tavolo per far capire di non sopportare la povertà
dei poveri, spazzatura fastidiosa per la società degli affari. Quasi un
miliardo di ombre.
I cento anni di Padre Arturo Paoli, uno straordinario itinerario umano e spirituale
Una storia umana lunga cento anni. Si potrebbe sintetizzare in questo
modo il traguardo che oggi padre Arturo Paoli raggiunge. Una vita
intensa piena di incontri e sfide, nel segno dell'amore per Dio e
l'uomo.
documentario sul grande missionario lucchese
Intervento di Fratel Arturo Paoli - Auditorium San Romano - 03/12/2011
Interventi del Prof. Luigi Zoja
e di fratel Arturo Paoli in occasione della presentazione del libro di
Arturo Paoli "La pazienza del nulla" svoltasi presso l'Auditorium del
Palazzo della Fondazione Banca del Monte di Lucca il 26 maggio 2012.
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CHIESA
E SOCIETA'
/
interventi
ed opinioni |
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Casa comune o cassa comune? di Tonio Dell'Olio e Renato Sacco
La crisi, l’Europa, la chiusura delle fabbriche, la disoccupazione…
Sono
temi con cui ci confrontiamo oggi e che don Tonino leggeva e
commentava, con uno sguardo che sapeva andare lontano, oltre 20 anni fa.
“Tutti
siamo preoccupati per la recessione, per quello che la lira sta
attraversando, per i problemi che si aprono per la chiusura inesorabile
che nei prossimi mesi vedrà tante fabbriche improduttive chiuse e
quindi tanti lavoratori mandati a casa. Verranno tempi duri: inutile
che ce lo nascondiamo. Dobbiamo dircelo qui, ai piedi della Madre,
perché sia lei a renderli più dolci. Verranno tempi duri per la nostra
vita nazionale. Verranno tempi duri proprio nel momento in cui ci
stiamo preparando a vivere l’esperienza nella casa comune della nuova
Europa, che a me si presenta anche con tristi presagi perché ha più il
sapore di una convivenza economica, di una cassa comune che di una casa
comune. Sembra più l’Europa dei mercanti che l’Europa dei fratelli che
si trovano tutti quanti insieme a vivere la loro identità aperta per
aprirsi anche all’accoglienza degli altri. Tempi duri. L’Unione Europea
sembra svilupparsi non tanto in una convivialità di differenze quanto
attorno al marco e probabilmente attorno a grandi nazioni che
renderanno la nostra vita standardizzata un po’ sulla loro. Verranno
tempi difficili, ma noi li dobbiamo affrontare con grande speranza.
Perché, se ce la mettiamo tutta le cose dovranno cambiare”. (13
settembre 1992)...
Casa comune o cassa comune? di Tonio Dell'Olio e Renato Sacco
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Il coraggio di educare di Giuseppe Savagnone
Il coraggio di educare di Giuseppe Savagnone Giuseppe
Savagnone, direttore del Centro Diocesano per la Pastorale della
Cultura di Palermo. Spunti per costruire un dialogo educativo con le
nuove generazioni a scuola, in famiglia, in parrocchia: nuovi
strumenti, nuove opportunità, nuova pastorale. Incontro promosso dalla
parrocchia S.Antonio-Novara
Siamo sicuri che l'emergenza educativa non dipenda dagli educatori?
E noi, educatori, siamo capaci di metterci davvero in discussione?....
Nelle nostre comunità spesso si evita la discussione e il confronto.... si vuole la conformità...
Le nostre parrocchie spesso sono solo stazioni di servizio dove si va a
prendere il sacramento... nelle parrocchie manca quella elaborazione
culturale che dovrebbe aiutare a vivere i problemi della vita reale ....
Noi viviamo in una società che non ha più il senso del futuro, che sostanzialmente è senza speranza ...
Video I, II e III parte
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Ho riflettuto a lungo come cristiano e come missionario, nonché come
cittadino, sulla crisi economico-finanziaria che stiamo attraversando,
e sono riandato alla riflessione che noi missionari avevamo fatto sul
debito dei paesi impoveriti del Sud. Per noi i debiti del Sud del mondo
erano ‘odiosi’ e ‘illegittimi’ perché contratti da regimi dittatoriali
per l’acquisto di armi o per progetti faraonici , non certo a favore
della gente. E quindi non si dovevano pagare!...
...
Se ci impegniamo, partendo dal basso e mettendoci in rete, a livello
italiano ed europeo, il nuovo può fiorire anche nel vecchio Continente.
Da parte mia rifiuto di accettare un Sistema di mondiale dove il 20%
della popolazione mondiale consuma l’80% delle risorse: un pianeta con
un miliardo di obesi tra i ricchi, e un miliardo di affamati tra gli
impoveriti, e dove ogni minuto si spendono tre milioni di dollari in
armamenti e nello stesso minuto muoiono per fame quindici bambini. Il
mercato, la dittatura della finanza si trasformano allora “ in armi di
distruzione di massa”, dice giustamente J. Stiglitz, premio Nobel
dell’economia. “Il potere economico-finanziario lascia morire – afferma
F. Hinkelammert - e il potere politico esegue….Entrambi sono assassini.”
Diamoci da fare perché vinca invece la vita!
Contro la dittatura della finanza di Alex Zanotelli
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Lo dico con molta franchezza: a me non basta più il discorso sui tanti
bravi e santi preti che il comportamento di alcuni va ad infangare
È
successo ancora. Ho aspettato qualche giorno a scrivere, perché proprio
non ce la facevo. Ma è successo ancora. Ricordate la Preghiera per
l'amico prete caduto nel fango, che ho scritto qualche mese fa? Beh, ho
dovuto riprenderla in mano a lungo in questi giorni. Perché anche don
Alberto Barin, il cappellano di San Vittore finito lui stesso in
carcere con le accuse più infamanti, è un mio amico. Non è
semplicemente uno dei tanti preti che - con il lavoro che faccio - mi è
capitato di incontrare. Lui è stato nella mia parrocchia per dodici
anni, era il prete dell'oratorio negli anni del mio passaggio
dall'adolescenza all'età adulta. Lo avevo rivisto appena un mese fa,
ascoltando da lui parole molto belle...
E
allora la domanda è sempre quella: come è possibile che un prete così,
un uomo dalla spiritualità forte, cada in questa maniera?...
Mi
dico: che cosa possiamo fare perché non vada a finire così? Certo, il
male è all'opera. Ma se il nostro compito è lottare contro il male, non
possiamo accettare situazioni del genere come una fatalità.
A
questo punto balbetto proprio, perché il tema è più grande di me. Ma
questo problema delle vite parallele di troppi preti, di un'umanità che
non trova un equilibrio nel ministero sacerdotale, è un macigno
rispetto alla nostra testimonianza. Aiutiamoli a diventare e a restare
uomini prima ancora che preti. E, vi prego, di tutto questo cominciamo
a parlare davvero. (Giorgio Bernardelli)
Dopo lo shock da San Vittore
Gino Rigoldi: punire chi commette reati, ma riflettere sulla solitudine dei preti
«L'inchiesta
giudiziaria è in corso e se un uomo commette un reato è naturalmente
giusto che risponda del suo comportamento scontando una condanna e una
pena. Senza scuse, senza se e senza ma, con la massima chiarezza. Detto
questo...»: comincia così, don Gino Rigoldi, la sua riflessione
sull'amico e collega don Alberto Barin. Il primo è il cappellano del
carcere minorile Beccaria, da decenni conosciuto in tutta Italia per il
suo impegno sociale accanto agli ultimi. Il secondo è il cappellano
(ormai ex) di San Vittore, altrettanto impegnato su analoghi fronti ma
sconosciuto ai più sino all'altro ieri: quando la notorietà gli è
piovuta addosso con l'arresto e le accuse aggravate di violenza
sessuale nonché concussione nei confronti di almeno sei detenuti.
«Ecco,
detto questo - prosegue don Rigoldi - vorrei solo che questa vicenda
fosse guardata con la pietà che tutte le storie umane meritano. Perché
è una storia che parla soprattutto di solitudine. In primo luogo quella
delle vittime, certo, e in questo caso dei detenuti: forse le persone
più sole della terra, per la loro stessa condizione. Ma qui c'è anche,
vorrei dire, il problema della solitudine dei preti. Che hanno le
stesse debolezze, tentazioni, fragilità di ogni altro essere umano: con
l'aggravante di non poter contare, spesso, su nessuno a cui appoggiarsi
quando ne hai bisogno davvero. Conosco don Alberto. Non so cosa abbia
fatto e ripeto: se ha commesso dei reati ne risponderà. Ma dico pure
che nessun luogo come il carcere è capace di tirar fuori le debolezze
personali anche più misere». Continua: «Non è un'attenuante, è ovvio.
Il cappellano sta lì in galera appunto per darlo, il conforto, non per
chiederlo. Tuttavia gli sbagli, anche i peggiori, li possiamo fare
tutti. L'importante è che questi non devono cancellare il bene che uno
compie. E anche don Alberto, insieme con i suoi eventuali sbagli, di
bene a San Vittore ne ha fatto molto. Quando mi sarà consentito andrò a
trovarlo a Bollate. Penso che ne avrà bisogno»...
«Pietà per le vittime e don Alberto»
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MISSIONE, CHIESA E TEOLOGIA. A 50 ANNI DAL CONCILIO VATICANO II
Il Convegno internazionale si terrà dal 28 al 30 novembre 2012 presso la Gregoriana
«La nuova
evangelizzazione è essenzialmente connessa con la missione ad gentes.
La Chiesa ha il compito di evangelizzare, di annunciare il Messaggio di
salvezza agli uomini che tuttora non conoscono Gesù Cristo [...]
Pertanto occorre pregare lo Spirito Santo affinché susciti nella Chiesa
un rinnovato dinamismo missionario i cui protagonisti siano, in modo
speciale, gli operatori pastorali e i fedeli laici. La globalizzazione
ha causato un notevole spostamento di popolazioni; pertanto, il primo
annuncio si impone anche nei Paesi di antica evangelizzazione»
(Benedetto XVI, Omelia alla S. Messa per la conclusione del Sinodo dei
Vescovi, 28 ottobre 2012).
L’ottantesimo
di fondazione della Facoltà di Missiologia della Pontificia Università
Gregoriana (1932-2012) s’intreccia, per una fortuita coincidenza, con
le celebrazioni per i 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II.
Nel quadro di questi eventi, così significativi, ed in ascolto delle
istanze emerse dal recente Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione, la
Facoltà di Missiologia si accinge dunque a vivere tre impegnative
giornate di studio incentrate sul tema Chiesa, Missione e Teologia. A
cinquant’anni dal Concilio Vaticano II (dal 28 al 30 novembre 2012).
Tra
i numerosi esperti chiamati ad intervenire per la circostanza, figurano
personalità di eccellenza nel mondo accademico ed ecclesiale, come
Mons. Gianni Colzani, il vescovo emerito Peter Henrici S.I., il Prof.
Harvey Cox e il Card. Karl Josef Becker S.I.
MISSIONE, CHIESA E TEOLOGIA. A 50 ANNI DAL CONCILIO VATICANO II
il programma completo della tre giorni di studi
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Un'occasione mancata per i missionari di Gerolamo Fazzini*
Il
Forum del Progetto culturale mette a tema la globalizzazione. Ma tra i
relatori non ci sono missionari, impegnati, negli stessi giorni, in un
altro evento Cei
Vabbé,
ho deciso che mi gioco quanto resta della mia reputazione. Però a me
piace parlare chiaro e dire quel che penso quando vedo cose che, a
parer mio, non funzionano. Mi riferisco all'XI Forum del Progetto
culturale, in programma nel fine settimana a Roma sul tema "Processi di
mondializzazione, opportunità per i cattolici italiani". Tema
stimolante e di grande attualità e, come giustamente spiega il sito del Progetto culturale,
«dopo aver dedicato le più recenti edizioni all'emergenza educativa e
al futuro del Paese, nei 150 anni della sua unità politica, l'orizzonte
della riflessione si allarga ora ai nuovi scenari globali, che pongono
i credenti davanti a un impegno inedito e creativo, certamente molto
vasto e complesso». Parole che suonano come miele per le orecchie mie,
direttore di una rivista missionaria, e di quanti, come me respirano la
dimensione internazionale ogni giorno nel loro lavoro.
Peccato
che poi, scorrendo l'elenco dei relatori, l'entusiasmo subito si
smorzi. A parte l'assenza totale di donne (un errore non più
ammissibile nel 2012, come se non ci fossero esperte di vaglia, da
Simona Beretta della Cattolica a Marta Dassù e via di questo passo...),
ammetterete che il quartetto Bagnasco, Ruini, Secchi e D'Agostino non
sia proprio il massimo rispetto al tema. Va bene l'ex rettore della
Bocconi, ma davvero non c'era in giro di meglio?
E
perché non invitare a un appuntamento del genere anche la realtà
missionaria nel suo complesso? Del resto, i missionari la
globalizzazione la conoscono da vicino, nel bene e nel male: sono,
anzi, essi stessi agenti della "globalizzazione del Vangelo". Risposta:
perché i missionari - nei medesimi giorni - sono da un'altra parte, a
Verona, per prendere parte al Convegno teologico su "Missione ad gentes e nuova evangelizzazione".
Semplice
disguido organizzativo legato a una (infausta) sovrapposizione di date?
Oppure la controprova di un fenomeno che, ahimè, puntualmente si
ripresenta, ossia la "separazione in casa" tra mondo missionario e
Chiesa italiana, una separazione - beninteso - che ha delle
responsabilità da entrambe le parti?
Vorrei che a rispondere fossero le persone coinvolte.
Per
quanto mi riguarda, non cerco stupide polemiche né mi interessano
rivendicazioni tanto urlate quanto sterili. Mi limito a registrare, con
disagio, l'accaduto: l'ennesima occasione persa per veicolare, nelle
vene della nostra Chiesa italiana, quel ricco patrimonio di storie,
vissuto e pensiero che potrebbe contribuire ad allargare il cuore e il
cervello di una Chiesa troppo appiattita sulle cose di casa e che, a
parere di molti, ha perso slancio e smalto di qualche anno/decennio fa
in ordine alla missione.
*Gerolamo Fazzini (Verona, 1962) è direttore del sito MissiOnLine.orge
di Mondo e Missione, testate del PIME. Dal 1985 scrive per il
quotidiano Avvenire; vi ha lavorato dal 1997 al 2001 come responsabile
dell’informazione religiosa. Ha diretto un settimanale locale, Il
Resegone, a lungo voce di Lecco, la città dove abita, insieme con la
moglie e due figli. Viaggia volentieri per raccontare altri popoli,
altre Chiese e altre fedi. Ha scritto alcuni libri; l’ultimo, curato
insieme a p. Angelo Lazzarotto, è «Cattolici in Cina» (San Paolo 2008).
(fonte: www.vinonuovo.it)
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Monsignor Franco Giulio
Brambilla, vescovo di Novara, già preside della Facoltà teologica
dell’Italia settentrionale, parla a tutto campo a «Vatican Insider»
Gianfranco Quaglia: L'impegno dei cattolici nell'epoca della crisi di fede e di sistema
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OPINIONI E COMMENTI
A
Monaco di Baviera annunciata una produzione internazionale sulla vita e
l’opera del Pontefice. La pellicola si baserà sulla biografia scritta
da Peter Seewald e in uscita nel 2014
Mauro Pianta: La vita di Ratzinger diventa un film
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1)
La
newsletter è settimanale;
2) Il
servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm
3) Il servizio omelia di P.
Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm
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