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N. B. La Lectio, la Preghiera dei fedeli e l'Omelia vengono aggiornate appena disponibili
(di norma rispettivamente il sabato sera, la domenica e il lunedì)
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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Speciale
Pagina in continuo aggiornamento
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
«Il
diritto alla vita è il più basilare di tutti. Perché senza vita non ci
sono altri diritti». Andrea Riccardi non usa giri di parole. Nella sala
della Protomoteca in Campidoglio, il ministro per la Cooperazione e
l’Integrazione, con delega alla Famiglia, apre così la V edizione del
Premio europeo per la vita «Madre Teresa di Calcutta», istituito nel
2008 dal Movimento per la vita. Un riconoscimento che, quest’anno, in
contemporanea con la consegna del Premio Nobel per la pace alla Ue, va
alle madri d’Europa. Tre maternità eroiche rappresentative di tutte...
Storie
di eccezionale eroismo quotidiano, quello delle tre mamme premiate.
Come quella di Chiara Corbella Petrillo, che a 28 anni ha scelto di
perdere la sua vita per non compromettere con le cure antitumorali
quella del figlio Francesco in arrivo. Una vicenda che le parole del
marito Enrico, che riceve il premio in nome della moglie, fanno
rivivere, commuovendo la sala. Premiata anche Sabrina Pietrangeli
Palussi, presidente di Quercia Millenaria, l’associazione che aiuta le
famiglie di concepiti con diagnosi di malformazioni a difendere queste
vite preziose e più difficili. E premiata, 71 anni e seimila figli
dopo, è anche Mamma Irene di Nomadelfia, che a 18 anni intraprese la
missione di "mamma per vocazione", accogliendo nella sua vita bambini
(e adulti) che bussavano alla porta della comunità di don Zeno...
Il premio Madre Teresa alle mamme d'Europa
video
«Emozionato
ho partecipato oggi in Campidoglio al ricordo di Chiara Corbello
Petrillo, un’occasione unica per fare memoria di una santità a ‘misura
di famiglia’. Ho avuto l’opportunità di essere uno degli amici vicini a
Chiara e a suo marito Enrico, un privilegio che ha segnato e segnerà la
mia vita nei prossimi anni. Nei giorni della nascita in cielo di Chiara
ho ricevuto ringraziamenti – immeritati – per aver fatto conoscere la
loro storia. Molto semplicemente sono stato il primo a raccontarla sul
mio profilo di Facebook. Una mezza paginetta sintetica e senza fronzoli
che raccontava la cronaca degli ultimi quattro anni di vita di Chiara.
Non ho alcun merito per questo. L’unico privilegio è stato quello di
aver vissuto la loro fede, il loro sorriso e le loro famiglie”. Così
l’Assessore alla Famiglia, all’Educazione e ai Giovani di Roma Capitale
Gianluigi De Palo, intervenendo oggi alla cerimonia in Campidoglio del
Premio europeo per la vita “Madre Teresa di Calcutta”, assegnato dal
Movimento per la Vita a Chiara Corbello Petrillo, a sei mesi dalla
scomparsa.
Chiara Corbella: Una santità a misura di famiglia
In
occasione della Giornata mondiale dei diritti umani, al Campidoglio è
stato consegnato il Premio europeo per la vita “Madre Teresa di
Calcutta” alle madri d’Europa. Tre i riconoscimenti assegnati dal
Movimento per la vita... Toccante la testimonianza di Enrico Petrillo, marito di Chiara Corbella...
Consegnato a Roma il Premio europeo per la vita "Madre Teresa di Calcutta"
Vi
chiediamo di sostenere e di far conoscere questa iniziativa, stampando
l'articolo, o inviandolo agli amici via mail, o tramite facebook,
twitter, con i vostri rapporti personali... La forza di questa
iniziativa siamo noi, tutti noi...
Chiara Corbella: «Uomo dell'anno 2012»
Vedi anche i nostri precedenti post su Chiara Corbella:
- Una storia di ordinaria santità: il coraggio di Chiara Corbella che rinvia le cure e muore per far nascere il suo bimbo!
- Una storia di ordinaria santità - Chiara Corbella ed Enrico Petrillo ci mostrano che anche oggi il Vangelo può essere vissuto.
- Una storia di ordinaria santità - Chiara Corbella, la regola delle 3P e le testimonianze in rete
- "Il nostro amore speciale": il ricordo di Chiara Corbella nelle parole del marito Enrico Petrillo
- Ricordiamo Chiara Corbella Petrillo e la sua lezione di vita raccontata dal padre.
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Mi dispiace ma non sono d’accordo. E non mi serve di invocare le
ragioni del pacifismo. Mi basta prendere atto del reale. La riforma
delle forze armate che sta per essere votata anche dal Partito
Democratico fa male all’Italia. E’ frutto di un’idea vecchia,
pericolosa e insostenibile. Aumenta le spese militari e la spesa
pubblica. E chi sta pensando di cambiare e ricostruire il nostro paese
non può non saperlo...
E’
stato detto che questa riforma era improcrastinabile. Falso! Le Forze
Armate hanno già subìto un taglio strutturale del 10% imposto da Monti
per aggiustare i conti dello stato e gli effetti della riforma Di Paola
potranno dispiegarsi solo dopo il 2015. C’era dunque tutto il tempo per
mettere a punto una riforma vera ed efficace, fatta nel rispetto delle
persone e per il bene del paese.
Si
è preferito invece seguire la strada imposta con straordinaria
caparbietà dall’ammiraglio Di Paola. Sotto la sua pressione molte
schiene si sono piegate e molte bocche si sono cucite. Ora però bisogna
impedire che oltre al danno ci sia anche la beffa e che sia lo stesso
Di Paola a scrivere i decreti attuativi della riforma nel mezzo della
campagna elettorale...
Non sono d'accordo!
«Chiediamo
all'unisono e a gran voce che il Parlamento fermi l'approvazione del
disegno di legge relativo alla riforma dello strumento militare».
Questo appello non arriva da associazioni pacifiste ma dal cuore delle
Forze armate. I Cocer (Consigli centrali di rappresentanza)
dell'Esercito italiano, della Marina militare e dell'Aeronautica
militare fanno sapere di essere contrari al provvedimento...
Riforma Difesa: il no dei militari
Ecco di cosa si
tratta, cosa prevede la legge, quali saranno gli effetti della delega,
cosa ha fatto e cosa non ha fatto il Parlamento. La scheda a cura di
Flavio Lotti, Coordinatore nazionale della Tavola della pace.
Riforma Difesa: la posta in gioco
La crisi non ferma i generali e gli acquisti di armi. Alla vigilia del
voto parlamentare sulla legge che delega il Governo a riformare le
Forze armate (la Camera dovrebbe esprimersi definitivamente martedì 11
dicembre), si scopre che nel corso dell’anno che sta per finire i
vertici delle nostre Forze armate sono riusciti ad aumentare la spesa
per gli armamenti di altri 1.300 milioni di euro portando la quota
destinata ai sistemi d'arma dal 18 al 28% del totale della "funzione
difesa" messa a bilancio, al netto degli stipendi e delle spese
d'esercizio (addestramento, munizioni, ecc.). Non solo. Il ministro
della Difesa, Giampaolo Di Paola, ha già ordinato l’acquisto di tre
cacciabombardieri F-35 impegnando altri 270 milioni.
Spese militari, non c'è crisi che tenga
Alla
vigilia del voto, la Tavola della pace, Sbilanciamoci, Rete italiana
per il disarmo hanno rivolto un nuovo appello ai deputati invitandoli a
non votare la legge delega. Perché “quella legge non è più
necessaria..."
«Non votate quella riforma». L'appello di Tavola della pace, Sbilanciamoci e Rete disarmo
Guarda anche alcuni dei nostri precedenti post:
- Mailbombing contro il DDL Di Paola - Appello di Flavio Lotti (Coordinatore Nazionale della Tavola della pace)
- CRISI E SACRIFICI PER LE FAMIGLIE, MA I CACCIABOMBARDIERI F35 COSTERANNO IL DOPPIO
- Più soldi agli ospedali, meno alle armi - C’è un’Italia che non ne può più e dice basta.
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La legge di revisione delle Forze armate voluta dal ministro Di Paola è
da ieri legge dello Stato. Blanda, durante il dibattito (unica
eccezione Turco), l'opposizione del Pd che, ignorando le richieste
della piazza (e di Vendola), ha votato a favore. Contro l'Idv, che si è
battuto strenuamente (Di Stanislao). Tutti gli altri han detto si (295)
salvo, oltre a Idv e Radicali, pochi contrari (25) in ordine sparso
(Pezzotta, ad esempio, Terzo Polo), oppure (53) astenuti (Sarubbi Pd).
E' il primo paradosso del Monti a fine corsa: il Pd vota a favore per
responsabilità e la destra vota compatta, nonostante abbia appena
bocciato il governo (la Lega si è astenuta).
Tutto
adesso è nelle mani del prossimo esecutivo e dei decreti attuativi su
cui ci sono 60 giorni di tempo perché il futuro parlamento dica la sua.
La legge autorizza le Forze armate a riorganizzarsi in proprio in 12
anni con una delega per ora in bianco. Potranno rivedere modello
organizzativo e infrastrutture e chiedere il pagamento delle attività
di protezione civile. Ma introduce anche il principio dell’invarianza
della spesa: i risparmi (taglierà posti di lavoro) resteranno alla
Difesa con una “flessibilità gestionale” che l'autorizza spendere come
vuole. Si prevede in armamenti.
La
pressione sul parlamento è stata, nei giorni e nei mesi scorsi,
costante. Ed è culminata ieri mattina in una sit in davanti a
Montecitorio. Non masse oceaniche ma perlomeno quasi tutti i
responsabili di molte associazioni della società civile (da Legambiente
a Libera) o “testimoni” della battaglia pacifista (da Zanotelli a Fofi)
oltre, chiaramente, agli organizzatori della campagna contro la legge e
della manifestazione di ieri: Flavio Lotti, Tavola della pace,
Francesco Vignarca, Rete disarmo, Giulio Marcon, Sbilanciamoci! (che ha
appena pubblicato un Rapporto sulla spesa pubblica)
ITALIA ARMATA, IL DDL DI PAOLA E' LEGGE DELLO STATO
Il
Parlamento ha perso l’occasione di bloccare l’azione di chi vuole
sempre più soldi per le armi e di rimettere al centro di una
discussione comune e partecipata (sia in ambito istituzionale che nella
società civile) il modello di difesa e di sicurezza più utile ai
cittadini italiani. Prima di qualsiasi revisione dello strumento
militare. Le realtà promotrici di “Taglia le ali alle armi” vigileranno
ora il percorso dei decreti delegati nell’ambito della prossima
legislatura per attutire i problemi previsti da questo provvedimento.
Tavola
della Pace, Rete Disarmo e Sbilanciamoci! cercheranno da subito di
portare nella discussione che si svilupperà prima delle elezioni
politiche il tema delle spese militari, portando avanti la posizione
(che riteniamo maggioritaria nel paese reale) di chi le vuole diminuire
a vantaggio di maggiori investimenti per welfare, sanità, scuola,
lavoro.
Un
presidio partecipato, colorato e forte, con la grande bandiera della
Pace che di solito apre la Marcia Perugia-Assisi. Con questa presenza
davanti alla Camera dei Deputati i rappresentanti delle tre
organizzazioni promotrici della campagna "Taglia le ali alle armi"
(Sbilanciamoci, Tavola della Pace, Rete Italiana per il Disarmo) hanno
lanciato un ultimo appello ai deputati affinché non approvino la
legge-delega che affida al Governo la revisione e la riforma dello
strumento militare.
Un'occasione
d'oro per dimostrare che il Parlamento ha a cuore i problemi veri del
paese e non la difesa degli interessi dell'industria militare, ma che
non è stata accolta dall'Aula della Camera che approvando a maggioranza
(294 s’, 53 astenuti e solo 25 no) il provvedimento ha invece coronato
l'intenzione del Ministro Di Paola. Che è stato capace di ottenere
questa riforma in poco più di sei mesi.
La più brutta riforma
Ieri
sera il Parlamento ha approvato la legge che delega al prossimo governo
la riforma delle Forze Armate. Ho ascoltato le ultime battute di questa
vicenda seduto accanto alle donne che si portano sulle spalle il peso
intero di una famiglia che non ce la fa, a quelle che fanno due/tre
lavori per arrivare a fine mese, agli uomini disperati a cui è stato
tolto il lavoro e che oggi si sentono uno zero, ai dipendenti e
artigiani che stanno lottando con le unghie e con i denti per difendere
il proprio lavoro, ai nuovi poveri che fanno la fila alle mense della
Caritas e provano vergogna per quello che non avevano mai immaginato di
dover fare, ai giovani che trovano le porte chiuse dell'università e
del mondo del lavoro, alle famiglie di anziani che stanno sempre
peggio, a quelle che sostengono delle persone con disabilità e sono
state lasciate sole. E oggi sono ancora qui, seduto accanto a loro, a
cercar di dare un senso a quello che è successo. Ma un senso non c'è.
Seduto accanto alle donne…
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Nei mesi scorsi il ministro
della Difesa e ammiraglio della Marina, Giampaolo Di Paola, ha
rivendicato le scelte del governo italiano di investimento nella difesa
come una particolare forma di “keynesismo militare”. Spendere nei
prossimi anni 14 miliardi di euro per 90 cacciabombardieri F35 e oltre
200 miliardi per la nuova riforma delle Forze armate, così come
disegnata dal disegno di legge governativo presentato nella scorsa
primavera, farebbe ripartire l’economia, darebbe nuove opportunità alle
imprese, creerebbe nuovi posti di lavoro.
Di Paola non è un “liberal”, né – probabilmente – un attento lettore di
Stiglitz e Krugman, né tanto meno di Keynes, che nei libri delle
accademie militari è difficile trovare citato. È semplicemente il
difensore degli interessi spiccioli di una corporazione – forse si può
definire “casta” – quella dei militari. Una corporazione che in questi
anni, nonostante la crisi, è stata a malapena sfiorata dai tagli alla
spesa pubblica.
Nel quadro dell’iniziativa
pubblica di presentazione degli Atti del Convegno di Vicenza del 3-5
Giugno 2011, tenuto alla presenza, tra gli altri, di Johan
Galtung, massimo esponente vivente della ricerca per la pace e
fondatore della “Transcend University”, per la soluzione costruttiva e
la trasformazione nonviolenta dei conflitti, iniziativa tenuta a
Vicenza il 28 Novembre 2012, con i contributi, tra gli altri,
di Alberto L’Abate, presidente onorario
di IPRI (Istituto Italiano di Ricerca per la Pace) - Rete dei
Corpi Civili di Pace, e di Mao Valpiana, presidente
del Movimento Nonviolento, il Consiglio Nazionale della IPRI -
Rete CCP, con il contributo di alcune tra le più importanti
organizzazioni attive in Italia nel lavoro di pace, per la nonviolenza,
i diritti umani, la giustizia internazionale e la prevenzione dei
conflitti, dal Movimento Nonviolento alMovimento Internazionale
Riconciliazione, dal Centro Studi “Sereno Regis” ai “Berretti
Bianchi”, dagli “Operatori di Pace – Campania” al Comitato “Danilo
Dolci”, ha inteso individuare e proporre a tutte le forze politiche e
sociali, in vista dell’imminente scadenza elettorale e della prossima
legislatura nazionale, alcuni punti dirimenti, ai fini della
realizzazione di una sincera politica di pace, nonviolenza e per i
diritti da parte del nostro Paese, pertanto raccolti e sintetizzati nel
seguente mini decalogo per la Pace.
Riforma Difesa, un voto che divide
La Camera ha approvato la legge, con 294 sì, 53 astenuti e solo 25 no.
Un provvedimento da un Governo e un ministro dimissionari. Inascoltati
i pressanti appelli della società civile.
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
«È
un problema dimenticato. Sembra che a nessuno importi della loro sorte.
Eppure decine di persone continuano a morire, a essere torturate, a
essere violentate». Abba Mussie Zerai, sacerdote eritreo, è, allo
stesso tempo, sconsolato e irritato dall’insensibilità che
organizzazioni internazionali, Egitto, Israele e Stati Uniti hanno
dimostrato nei confronti del dramma che i profughi eritrei ed etiopi
vivono nella penisola del Sinai. Lui, insieme a un gruppo di operatori
umanitari e giornalisti, denuncia il problema e chiede interventi per
evitare nuove morti, ma ricevendo risposte interlocutorie.
«Attualmente
- spiega abba Mussie - sappiamo che nel Sinai ci sono tra i 250 e i 300
profughi eritrei ed etiopi. Sono stati sequestrati dalle bande di
beduini. Quegli stessi trafficanti che contrabbandano armi, cibo e
droga verso Israele e Gaza. Li tengono negli scantinati delle ville che
si sono costruiti con i lucrosi proventi delle loro attività illecite.
Li picchiano, li torturano. Le ragazze sono violentate e talvolta
rimangono incinte». Questi profughi sono quasi tutti giovani scappati
dal loro Paese per fuggire alla miseria e alla guerra. Dopo essere
transitati per il Sudan arrivano in Egitto. Da qui, cercando di
raggiungere Israele, sono costretti ad affidarsi ai beduini per
attraversare il Sinai. Questi appartengono a grandi clan che vivono di
traffici illeciti e solitamente li rapiscono chiedendo un ingente
riscatto per il rilascio.
«Due
anni fa - ricorda abba Mussie - chiedevano fino a 8mila dollari a
persona. Oggi il riscatto medio si aggira sui 60mila dollari a persona.
Nel Sinai eritrei ed etiopi continuano a morire
Oltre
mezzo milione di profughi. È questa la cifra, tutt’ora per difetto
secondo l’ONU, di persone che sono dovute riparare dalla Siria nei
paesi vicini o che comunque hanno abbandonato le proprie case per
cercare scampo da combattimenti e bombardamenti.
Oltre 3000 al giorno arrivano nelle strutture costruite in Turchia, Iraq e Libano che sono ormai al collasso.
Siria: superata la soglia “ufficiale” dei 500.000 profughi (video)
... «Non ho sentito un lamento. Anzi, quando il capo scout ha
detto all’uomo che bruciava la plastica che prima sarebbe andato da chi
non aveva neppure quella, lui ha abbassato la testa per dire di sì.
Pensavo a quanto mi è dato e di cui non mi accorgo e pensavo ai miei
no, alla mia ribellione davanti a circostanze molto meno dure».
Per
questo motivo vale la pena condividere il bisogno di questa gente,
anche donando un solo centesimo, che qui è tantissimo: «Vedendo gente
così bisognosa di tutto e umile nell’accogliere anche solo uno sguardo
mi ha ricordato ancora come vale la pena vivere: domandando e
accogliendo. Proprio come la Madonna a cui avevo chiesto aiuto per fare
qualcosa e che invece mi rispondeva così. Che la vita e il mondo sono
salvati da un progetto, ma dal sì di quell’uomo che bruciava la
plastica, della donna incinta a piedi nudi. Lo stesso sì che genera il
Natale del nostro Salvatore nudo in una capanna».
Fra le tende dei profughi siriani, senza scarpe e cibo, arriva il Natale. C’è speranza
Dohu
è appoggiato al bancone di un piccolo alimentari nell'androne del primo
piano. In vendita espone dentifrici e pomodori, tessere telefoniche e
cipolle, accostati con lo stesso caos policromo e pulsante dei mercati
africani: «Ci vedi? Tutti noi qui siamo sbarcati a Lampedusa, poi siamo
passati per qualche CARA (Centri di accoglienza richiedenti asilo, ndr)
in giro per l'Italia, e ora ci ritroviamo in questo palazzo. Viviamo
alla giornata», e indica gruppetti di gente intorno a lui, sparpagliati
in giro per il primo piano. Dohu vive insieme ad altre ottocento
persone in un edificio occupato nella periferia sudorientale di Roma,
che un tempo ospitava una sede dell'Università di Tor Vergata e che
oggi tutti chiamano Palace Selam. Gli inquilini sono di quattro
nazionalità: somali, sudanesi, eritrei, etiopi. Gente arrivata in
Italia attraverso gli sbarchi disperati a Lampedusa. Tutti hanno in
mano un permesso di soggiorno per motivi umanitari: «Veniamo da paesi
in guerra. Appena arrivati nei CARA ci hanno concesso la richiesta di
protezione internazionale, poi però la nostra odissea non è mai finita.
Quando ci hanno mandato fuori, dove potevamo andare?»
Lo scandalo di Palazzo Selam a Roma: 800 migranti (in regola con il permesso) abbandonati dalle istituzioni
Gli
ultimi dati diffusi dall'UNHCR sono allarmanti: ogni giorno ci sono
3200 nuovi profughi. E mentre l'Unione Europea stanzia altri 30 milioni
di euro in loro aiuto, nei campi ci si batte per una coperta
Siria: viaggio nel dramma del campo profughi (video)
Segnaliamo:
- il sito Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo
- la pagina Fb Per la liberazione dei prigionieri nel Sinai
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Le foto dell'accampamento vicino ad Azaz dove hanno trovato rifugio migliaia di persone in fuga dalla guerra civile
Appena rientrato da un viaggio
a Damasco e Homs, Victor Assouad, superiore dei gesuiti del Medio
Oriente, riprende alcuni elementi di riflessione già espressi lo scorso
anno di fronte alla tragedia della guerra civile in Siria e alla
crescente disgregazione delle relazioni tra comunità etniche e
religiose.
La capitale è ora teatro degli scontri più violenti. Nel Paese
scarseggiano perfino gli alimenti (il pane ad Aleppo sta diventando
introvabile). Intanto i gesuiti continuano a impegnarsi nei soccorsi,
soprattutto grazie al sostegno del Jrs.
Zakaria Mohamed Ali è un
giovane giornalista somalo sbarcato a Lampedusa come richiedente asilo
insieme a Dagmawi Yimer e Federico Triulzi. Quattro anni dopo i tre
sono tornati sull'isola da uomini liberi e hanno realizzato un video,
"To whom it may concern", un intenso "diario del ritorno" rievocando la
permanenza nel Cie e andando alla ricerca delle memorie perdute. Il
corto è stato realizzato per promuovere la nascita della Ramm, la Rete
di Archivi delle Memorie Migranti per la conservazione delle
memorie degli altri nel patrimonio archivistico e bibliotecario italiano
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L'inchiesta
di Nunzia Penelope "Ricchi e poveri" denuncia forti squilibri nella
distribuzione delle risorse. Casa, scuola e sanità sono un lusso per un
numero crescente di italiani.
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Nel
dicembre 1992, la "marcia dei 500" (tra cui monsignor Tonino Bello e
Luigi Bettazzi) si mise di mezzo tra le parti in conflitto. Il ritorno
in Bosnia di Beati i costruttori di pace.
Pace, a Serajevo vent'anni dopo
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SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
"Da decenni stiamo assistendo ad una demolizione dell'ISTRUZIONE e della CULTURA che sembra scientemente pianificata.
L'evento di oggi, CADAVERI ECCELLENTI #01, ideato da allievi, ex
allievi ed insegnanti del Liceo Artistico e realizzato da tutti in
qualità di cittadini consapevoli, si ispira ad un'opera di Maurizio
Cattelan e rappresenta il grido di dolore di coloro che non intendono
piegare la testa ed arrendersi allo scempio che si sta compiendo.
Colpi mortali si stanno abbattendo in queste ore sulla scuola pubblica,
sull'università e sulla cultura. Questi settori sembrano rappresentare
per lo stato italiano capitoli di "spese superflue".
Flash mob istruzione culturam 8 dicembre 2012 (video)
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Dopo i ragazzi delle medie,
anche i più piccoli tornano indietro nella graduatoria internazionale
sull'apprendimento. La valutazione al termine di un decennio di riforme
(Moratti e Gelmini) che hanno riguardato l'istruzione primaria
Chiamiamo ignoranza
arrogante quell’ignoranza che porta a essere arroganti e
quell’arroganza che sbocca nell’ignoranza. Presa dalla follia
dell’ignoranza arrogante, la scuola italiana sragiona, stressata com’è
dall’incubo ricorrente della privatizzazione: una sorta di ombra di
Banco che la perseguita da troppo tempo. Ma si tratta, appunto, di
un’ombra; mentre la realtà è affatto diversa. Basterebbe osservarla
inforcando gli occhiali che fanno vedere quanto nuovo e variegato sia
nel mondo il panorama dei modelli educativi che si stanno affermando in
questi anni verdi del XXI secolo. Sono questi i modelli che qualche
autorità ministeriale dovrebbe farsi carico di studiare prima e
illustrare poi in tutte le scuole del paese.
Tantissime le parole astruse
negli oltre 1.200 test di comprensione verbale per il concorsone.
Precari sul piede di guerra. "Il quizzone fallo tu", lo slogan diretto
al ministro Profumo
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“Ecco faccio una cosa nuova”
HOREB n. 63 - 3/2012
TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
"Il
termine conversione oggi sembra essere fuori dal lessico comune dei
cristiani. Eppure la conversione è esperienza che dovrebbe qualificare
l’intera esistenza cristiana. Essa è un riconoscersi peccatori, ma
accorgersi, nello stesso tempo, di essere avvolti e amati dallo sguardo
di Dio che in tutto il discorso biblico si manifesta come Padre-Madre
amante, e il suo amore si fa gesto che raccoglie, guarisce, nutre,
accarezza, accompagna.
«Bruna
sono, ma bella» (Cant 1,5), confida la creatura nel Cantico dei
Cantici. È la confessione di chi sta vivendo una situazione di
smarrimento e di avvilimento, di inaridimento interiore, di drammatico
oscuramento, provocato nella sua vita dal peccato.
Eppure
confida che non c’è oscurità che le sottragga quella bellezza di cui in
un passato ancora più remoto, di quello che è stato segnato dal suo
fallimento, qualcuno l’ha guardata e l’ha amata.
Dall’oscurità
del suo peccato, intravede nella misericordia di Dio un raggio di luce
che la sta tirando fuori da una situazione di morte e la sta facendo
rinascere come persona nuova. Per questo si dichiara anche “bella”
perché coltiva una incrollabile fiducia che chi l’ha creata ancora la
guarda con straordinario affetto, l’abbraccia e la rende partecipe
della sua bellezza.
Convertirsi,
per chiunque, è accorgersi di questo sguardo di Dio che si manifesta in
Cristo Gesù, nel suo mistero di amore. Convertirsi è sentirsi amati e
tirati fuori da un io che si affaccia alla vita come rinchiuso entro
l’ambizione di possedere persone e cose a proprio vantaggio, è sentirsi
liberati dell’illusoria volontà di fondare il senso del proprio
esistere in se stessi. Nello stesso tempo, è accoglienza dello Spirito
del Signore Gesù che chiede alla creatura la libera decisione di
consegnarsi alla sua Parola fatta carne, e di consentire che essa si
incida nella sua esistenza e determini la sua storia.
Convertirsi
è partecipare al mistero pasquale, che introduce alla vita nuova dei
figli di Dio, apre a relazioni di gratuità nella chiesa e nella
società, e proietta verso un avvenire imprevedibile.
Da questo orizzonte muove l’articolarsi della monografia .... (EDITORIALE)
Editoriale (pdf)
Sommario (pdf)
E' possibile richiedere copie-saggio gratuite: CONVENTO DEL CARMINE 98051 BARCELLONA P.G. (ME) E-mail: horeb.tracce@alice.it
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Non Temere di Marco Frisina (video)
Nostra Signora di Guadalupe (video)
Santa Lucia (video)
San Giovanni della Croce (video)
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Questa
solennità liturgica è per tutti, così come ricordava Papa Benedetto XVI
l’8 dicembre 2010: “Lo sguardo di Maria è lo sguardo di Dio su
ciascuno. Lei ci guarda con l’amore stesso del Padre e ci benedice. […]
Anche se tutti parlassero male di noi, lei, la Madre, direbbe bene,
perché il suo cuore immacolato è sintonizzato con la misericordia di
Dio. Così lei vede la Città: non come un agglomerato anonimo, ma come
una costellazione dove Dio conosce tutti personalmente per nome, ad uno
ad uno, e ci chiama a risplendere della sua luce. E quelli che agli
occhi del mondo sono i primi, per Dio sono gli ultimi; quelli che sono
piccoli, per Dio sono grandi. La Madre guarda noi come Dio ha guardato
lei, umile fanciulla di Nazareth, insignificante agli occhi del mondo,
ma scelta e preziosa per Dio. Riconosce in ciascuno la somiglianza con
il suo Figlio Gesù, anche se noi siamo così differenti!”.
La solennità dell'Immacolata è per tutti
Con l’Immacolata Concezione la Madonna partecipa alla santità e alla grazia della Chiesa
La
Concezione Immacolata della Vergine non è merito, ma “arbitrio” e
favore divino, non è esigenza e necessità, ma “fantasia” e libertà
dello Spirito Santo. Si comprende questo carisma di Maria nella
successione della creazione dell’uomo, che Dio decide di ideare a
partire dal suo Figlio, dall’umanità del Verbo fatto carne. Il
“privilegio” quindi dell’Immacolata Concezione, concesso in virtù dei
meriti della croce e già a immagine della Risurrezione, non distanzia
Maria dall’umanità, ma la rende prossima adesso e più operosamente
vicina: dalla sua esistenza, e anzitutto dalla sua fede, passa il
Figlio di Dio salvatore.
Un privilegio che la rende più umana
L’Immacolata
Concezione è così eccezionale che Maria prende la grazia che le è stata
data come suo nome: “Io sono l’Immacolata Concezione”. Il giorno
dell’Annunciazione, quando l’angelo del Signore si rivolge a lei, non
l’ha chiamata con il suo nome abituale, “Maria”. Eppure era un bel
nome, che ricorda Miriam, sorella di Mosè. Nel Vangelo secondo San
Luca, l’angelo usa una parola che non si trova in nessuna altra parte
nel Nuovo Testamento e che noi traduciamo normalmente con “piena di
grazia”. Sarebbe più corretto dire: “perla di grazia”, “capolavoro
della grazia”. Questo è il suo nome. Maria non è la grazia. Non è lei
che dà la grazia: “La grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù
Cristo”, dice San Giovanni nel Prologo del Vangelo. Ma lei è
completamente abitata dalla grazia, come il Tempio lo era dalla gloria
di Dio. In queste condizioni, non è sorprendente che la Grazia viene in
lei per incarnarsi.
Attraverso
il privilegio dell’Immacolata Concezione, Dio ha “preparato una degna
dimora per il suo Figlio” (orazione e prefazio dell’8 dicembre). C’è
dunque un legame tra l’Immacolata Concezione e la sua missione di
essere la Madre di Dio. Non nel senso comune, che confonde l’Immacolata
Concezione di Maria e la concezione verginale del bambino Gesù. Se
Maria ha beneficiato di un privilegio unico, non è stato per suo
profitto personale ma affinché potesse liberamente accettare la
missione, umanamente incredibile, che le era stata chiesta.
"IO SONO L'IMMACOLATA CONCEZIONE"
In
occasione della festività liturgica della Beata Concezione di Maria è
bello, in quest’Anno della Fede, ricordare alcune espressioni di amore
a Maria di Benedetto XVI e Giovanni Paolo II.
- MARIA, STELLA DELLA PRIMA E DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE (PRIMA PARTE)
- MARIA, STELLA DELLA PRIMA E DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE (SECONDA PARTE)
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Il sigillo dell'ottimismo di Dio
L'inizio
e la fine della vita terrena di Maria, pur non avendo nessun riscontro
nei Vangeli, corrispondono al compimento del progetto che Dio ha
sull'umanità.
Creati
a immagine e somiglianza di Dio (Gen 2,26), e chiamati a diventare suoi
figli (Gv 1,12), gli uomini realizzano questa somiglianza nella vita
terrena mediante la pratica di un amore che somigli a quello del Padre
(Lc 6,35), e proseguono presso il Signore la loro esistenza
oltrepassando la soglia della morte (Gv 11,25-26).
La
Chiesa, presentando Maria come modello perfetto di questo itinerario di
figliolanza e di somiglianza, ne celebra l'ingresso nell'esistenza
terrena con l'Immacolata e quello nella sfera di Dio con l'Assunta.
Queste verità, che pur non avendo alcun riferimento nel Nuovo
Testamento appartengono al patrimonio di fede del popolo cristiano,
sono nate dall'intuito della gente più che dalla speculazione teologica.
Per
“Immacolata” la Chiesa intende che quel groviglio di colpe che
impedisce la piena comunicazione di vita tra Dio e l'umanità non pesa
su Maria. Questa condizione non è statica, data una volta per sempre,
bensì dinamica: la creatura è invitata a collaborare attivamente al
dono del Creatore, sintonizzando il suo amore sulla stessa lunghezza
d'onda di quello di Dio, “che ci ha scelti prima della creazione del
mondo per essere santi ed immacolati per mezzo della carità” (Ef 1,4).
Maria
viene presentata dagli evangelisti come il segno tangibile di quel che
Dio può realizzare con ogni creatura che non metta ostacoli alla
potenza del suo amore e si lasci colmare dal suo Spirito. L’Immacolata
è il sigillo dell'ottimismo di Dio sull'umanità, il segno di quanto
stimi l'uomo, di come abbia bisogno di ogni persona per portare a
compimento la sua creazione ed essere Padre per tutti gli uomini (2 Cor
6,18).
Maria, la fantasia di Dio di Alberto Maggi
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Santa Lucia di Antonio Savone
La festa di S. Lucia evoca il nostro bisogno di vedere, di non
conoscere l’esperienza della cecità. Noi, infatti, la invochiamo come
patrona della vista degli occhi.
Tuttavia,
mi pare, abbiamo bisogno di chiedere la sua intercessione per un altro
tipo di cecità di cui siamo affetti un po’ tutti. Ci mancano, infatti,
occhi nuovi. Siamo convinti di vedere ma in realtà siamo ciechi. Magari
foste ciechi, ripeterà Gesù ai farisei. Ma siccome dite di vedere il
vostro peccato rimane (Gv 9,41).
Ci
acceca l’invidia, la superbia, l’odio. Non abbiamo occhi per vedere
chi, magari, alla porta di casa nostra o, nella nostra stessa casa,
attende il gesto di un’attenzione: la cecità provocata dal nostro
egoismo ci fa stare a contatto con non poche situazioni di disagio
senza sentirci interpellati.
Abbiamo
bisogno di occhi nuovi che guardino le cose e le persone nella giusta
luce: lo sguardo impuro finisce per idolatrare o disprezzare ciò che
invece va accostato con rispetto e venerazione.
Abbiamo
bisogno di occhi nuovi capaci di guardare lontano: oltre la sofferenza
che ci affligge, oltre il dolore che ci metta alla prova, oltre il
fallimento che ci umilia, oltre la morte che ci fa credere che nulla
abbia più la luce di un senso.
Abbiamo
bisogno di occhi nuovi capaci di valutare con sapienza i beni della
terra nella continua ricerca dei beni del cielo.
Abbiamo bisogno di occhi nuovi capaci di stupore davanti alle meraviglie che la misericordia di Dio suscita continuamente.
Abbiamo bisogno di occhi nuovi che si lascino purificare dal pianto...
S. Lucia di Antonio Savone
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Rallegrati Maria...
La parola di Dio...
In una storia...
Una fede che...
Il vero miracolo è...
Un tempo pensavo...
La peggiore malattia...
Imparate da me...
C'è bisogno...
Affrontare le prove...
Tacere di sè...
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La Bibbia in un frammento
Le pietre d'inciampo del Vangelo
"Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?»".
(Luca 1,34)
"Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’alloggio."
(Luca 1,34)
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Il Teologo risponde
È vero che il matrimonio
cristiano impegna gli sposi a santificarsi a vicenda? Ne abbiamo
parlato tra amici e ci pare un impegno eccessivo.
Sono cristiano-ortodossa, ma
volevo che le mie figlie seguissero la religione cattolica. Una, però,
non ha potuto accedere alla prima Comunione poiché prima io dovevo
diventare cattolica, l’altra per lo stesso motivo non ha ancora
ricevuto il dono del Battesimo. È lecito tutto ciò?
Possono un divorziato e la sua convivente far battezzare il proprio bambino?
Il male esiste e spesso l’uomo
ne è il migliore interprete, ma che l’uomo ne sia unico responsabile
con il peccato originale mi riesce difficile da accettare.
In che modo si deve comprendere il concetto di “meriti” secondo il quale ciascuno avrà il premio o la pena eterna?
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n.1 di Santino Coppolino
NUOVA RUBRICA
Un cuore che ascolta - lev shomea'
"Concedi
al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo
popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino
II DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C) Vangelo Lc 3,1-6
Non
è nella forza e nella potenza dei dominatori del tempo che si manifesta
la Parola del Signore, ma nella debolezza impotente e disarmata
del Battista. Non nello sfarzo dei palazzi del potere di Roma o di
Gerusalemme ma nella nuda aridità del deserto. E questa Parola-Evento
esige un cambiamento di mentalità (metànoia), un modo totalmente
differente di vedere la vita.
“Ogni
monte e colle sarà abbassato ed ogni burrone sarà riempito” (Is 40). E’
necessario che la giustizia di Dio si compia in chi possiede troppo
(monte) e chi nulla (burrone). Solo allora potremo contemplare “LA
GLORIA DEL SIGNORE” che è salvezza e liberazione per ogni uomo.
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JESUS, dicembre 2012 Caro Diogneto - 48 Rubrica di ENZO BIANCHI
Negli
ultimi anni si odono sempre di più voci ecclesiastiche che imputano
all’evento concilio i mali di cui ha sofferto e soffre ancora la
chiesa: riduzione della pratica cultuale, mancanza di vocazione
religiose e presbiterali con conseguente invecchiamento delle forze
pastorali e delle figure testimoniali, collocazione periferica delle
voci culturali cattoliche... Questa accusa contrappone la “crisi” a
situazioni migliori e meno precarie negli ambienti cattolici che hanno
rifiutato il concilio e mostra di voler colpire anche il messaggio
espresso dagli stessi testi conciliari. Eppure ci appare un’accusa non
munita di discernimento.
È
vero, la crisi si è manifestata negli anni della realizzazione del
concilio, ma non è stata indotta da quell’evento bensì dalla
rivoluzione culturale antropologica avvenuta alla fine degli anni
sessanta nei confronti della quale, anzi, il concilio ha rappresentato
già un avvio di risposta profetica. Con ogni probabilità, se il
concilio non avesse iniziato a ridare dinamica alla vita della chiesa,
data la stagnazione che durava da decenni, la ricaduta di quello
sconvolgimento epocale avrebbe pesato molto di più. Quelli che imputano
al concilio la crisi, dovrebbero domandarsi come mai altre chiese che
non hanno avuto un concilio – come la comunione anglicana, la chiesa
ortodossa greca, diverse chiese della riforma – si trovano in
situazioni più critiche di quella della chiesa cattolica. La
percentuale di coloro che vivono e celebrano alla domenica la propria
vocazione battesimale in quelle chiese è inferiore a quella
riscontrabile nei paesi europei di tradizione cattolica.
In
verità, il volto della chiesa è mutato in questi cinquant’anni e molte
sono le positività emerse da questo mutamento. Vogliamo provare a
delinearle?...
Caro Diogneto - 48 di Enzo Bianchi
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Avarizia, schiavi del dio denaro
Il
rapporto deformato con i soldi e le cose nelle riflessioni del monaco
Enzo Bianchi. E in diversi capolavori, frutto di artisti come Giotto,
Caravaggio, Masaccio, van Eyck, Rembrandt.
Quando
affronta il vizio capitale dell’avarizia – il rapporto deformato con il
denaro e con le cose in genere – la pittura rappresenta soprattutto tre
soggetti: i cambiavalute, gli uomini del banco dei pegni e gli esattori
delle tasse. Si procede in ordine sparso.
Avarizia, schiavi del dio denaro
Avarizia - Il rapporto deformato con le cose e il denaro - Enzo Bianchi
video
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Insieme - 11 rubrica di ENZO BIANCHI Rocca, dicembre 2012
UN BAMBINO DIO FORTE
L’Avvento
ci prepara al tempo sempre nuovo della venuta di Gesù nella carne, ci
chiama alla vigilanza nell’attesa del ritorno glorioso del Signore
risorto e lo fa guidando il nostro sguardo e il nostro cuore verso un
bambino, verso il debole per eccellenza, la creatura fragile che non ha
nessun potere: un bambino è colui che è in-fante, che non è in grado di
parlare, è senza parola e senza forza. Un bambino è in ogni situazione
un povero perché ha veramente bisogno di altri e da solo non può nulla,
fosse anche il figlio di un re, fosse anche un figlio di ricchi. Ma
questo bambino di cui il profeta Isaia annuncia la nascita è proclamato
«Dio forte, Padre per l’eternità, Principe della pace, Consigliere
meraviglioso». Come è possibile dare il nome di «Dio forte» a un
bambino, a un figlio di uomo, a un figlio di Adamo? Eppure il profeta
ha il coraggio di dire che quel bambino è chiamato «Dio forte» e che la
nascita di questa creatura cambia radicalmente la situazione di
tenebra, di oppressione, di inimicizia.
UN BAMBINO DIO FORTE
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"CERCATORI DI SENSO E DI VITA PIENA NEL MARE DELLA PRECARIETA'. Il coraggio di educare oggi."
Frammento video dell'incontro dell'11.12.2012 ore 18.30, tenuto a
Barcellona P.G. dal Prof.Giuseppe Savagnone, grande esperto nell'ambito
della formazione e dell'educazione, presso il teatro "Vittorio Currò" -
Oratorio Salesiano e promosso dalla Pastorale Giovanile del Vicariato
di Barcellona P.G. - Diocesi di Messina
"Il Vangelo é messaggio di felicità!" - Giuseppe Savagnone (video)
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CHIESA
E SOCIETA'
/
interventi
ed opinioni |
VENTITRÉ nomi dispersi nei
sentieri della memoria, ventitré donne delle quali in pochi nella
Chiesa cattolica conoscono la storia. Rimossa, archiviata, nonostante
siano state le prime rappresentanti femminili presenti in un concilio
ecumenico, il Vaticano II (1962-1965). Dalla suora americana Mary Luke
Tobin alla francese Marie-Louise Monnet, dieci religiose e tredici
laiche che papa Paolo VI, a sorpresa, nominò uditrici dell'assemblea
episcopale.
Giovanni Panettiere: I fantasmi del Vaticano II, le ventitré madri che cambiarono la storia della Chiesa
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Angelo Scola è un cardinale vicino a Benedetto XVI, come è stato vicino
a Giovanni Paolo II durante il suo pontificato, vescovo di una delle
diocesi più importanti, teologo in vista, papabile. Insomma, una
personalità di primo piano nella gerarchia cattolica. In un'occasione
come il discorso di S. Ambrogio, che tradizionalmente è
un'interlocuzione con la città e le sue autorità, quello che
l'arcivescovo di Milano dice ha un valore pubblico molto forte.
E, dopo il discorso di quest'anno, le reazioni non sono mancate
per come Scola ha definito la laicità come una sorta di velo a una
ostilità di fatto verso il fenomeno religioso che lo vuole
marginalizzare nella dimensione pubblica
Christian Albini: Chiesa e polis: il discorso del cardinale
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POLITICA
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Il discorso che vorremmo ascoltare da ogni politico.
Il Presidente dell'Uruguay Josè "Pepe" Mujica al G20 in Brasile, giugno
2012, tocca i cuori con la sua semplice, inoppugnabile, coraggiosa
verità.
E' l'uomo che governa il mercato o il mercato che governa l'uomo?
Povero
non è chi possiede poco, ma veramente povero è chi necessita
infinitamente tanto, e desidera, desidera, e desidera, e desidera
sempre di più...
Un discorso da ascoltare per riflettere.
Il miglior discorso del mondo (video)
Per conoscere meglio José Alberto Mujica...
Non
ha la scorta né un conto in banca, e per il fisco uruguaiano è un
“nullatenente”. José Alberto Mujica Cordano è da due anni il presidente
dell’Uruguay. Dei 250mila pesos (circa 10 mila euro) del suo stipendio
da Capo di Stato, Mujica trattiene per sé soltanto 800 euro, e devolve
il resto al Fondo Raúl Sendic, un'istituzione che aiuta lo sviluppo
delle zone più povere del Paese. Dice: «questi soldi, anche se sono
pochi, mi devono bastare perché la maggior parte degli uruguaiani vive
con molto meno»
La scelta del presidente dell’Uruguay: vivere con 800 euro al mese
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L'Europa ha reagito stupita e
indignata al "ritorno in campo" di Berlusconi. Ma tanto stupore
stupisce. I lamenti hanno qualcosa di ipocrita: se il fenomeno
Berlusconi ha potuto nascere, e durare, è perché l'Europa della moneta
unica lo ha covato, protetto. Una moneta priva di statualità comune, di
politica, di fiato democratico, finisce col dare questi risultati.
Barbara Spinelli: Lo spirito del tempo
Controlli deboli e scarsa trasparenza, al di sotto della sufficienza
nella classifica di Trasparency International. Non solo un dramma
etico, ma un disastro economico
Sirio Valent: Corruzione, l’Italia 72esima: peggio del Ghana
Nella stanza del vertice le “primarie” in cui il Cavaliere è stato liquidato
Luciano Scalettari: Cortesia e sgambetti
Due
cose non s’erano mai viste in una campagna elettorale. Non s’era mai
vista una così esplicita ingerenza (chiamiamo le cose con il loro nome)
estera sul voto italiano, e non s’era mai visto il leader di un partito
che indica come candidato premier il premier che ha appena
sfiduciato.
Michele Brambilla: Monti rischia un appoggio eccessivo
Certo
che non ci piacerebbe vedere Mario Monti candidato contro Bersani alla
guida di una coalizione che va da La Russa a Bonanni, da Brunetta a
Olivero, da Montezemolo alla Santanché, sotto la regia di Silvio
Berlusconi.
Non ci piacerebbe, crediamo che piacerebbe poco anche al professor
Monti, e siamo sicuri che molte cose possono accadere, ma questa
mostruosità non diventerà proposta elettorale
Stefano Menichini: Non c'è ancora una destra "montiana"
La
rimonta elettorale a cui si appresta Silvio Berlusconi è un'impresa
forse disperata che egli affronterà adoperando tutti gli strumenti, si
può essere sicuri. Ma forse dentro di sé l'ex premier conta soprattutto
su qualcosa che non dipende da lui. Conta sull'aiuto dei suoi
avversari: aiuto che ogni volta gli è puntualmente arrivato e che anche
stavolta sembra sul punto di non mancare.
Ernesto Galli Della Loggia: Il riflesso condizionato
"Abrogare
le leggi del privilegio. Introdurre il reato di ostruzione alla
giustizia. Premiare l'economia della legalità. Confiscare i patrimoni
illeciti. Solo così l'Italia potrà liberarsi da cricche, caste e mafie.
Lo potrà e lo vorrà fare davvero la compagine governativa che vuole
guidare, caro Bersani, al contrario di quanto non si sia fatto in
passato?". Con una lettera aperta Antonio Ingroia chiede al candidato
premier del centrosinistra di prendere posizione sui temi della
giustizia.
Antonio Ingroia: "Caro Bersani, farete piazza pulita delle leggi ad personam?"
De Magistris: Ingroia premier “arancione”. Il pm: “Valuto la candidatura”
Il sindaco di Napoli in una intervista a Micromega si augura che il
magistrato diventi l'uomo di punta del Movimento. E nello stesso giorno
l'ex procuratore di Palermo non ha escluso una sua discesa in campo. Il
primo cittadino campano ha anche preso le distanze dal Pd
IL FATTO QUOTIDIANO: De Magistris: Ingroia premier "arancione". Il pm: "Valuto la candidatura"
Beppe
Grillo ha meriti politici enormi, in primo luogo perché senza di lui la
rabbia sarebbe incanalata verso derive fasciste e naziste. Il suo
ruolo, oggi, è ancora decisivo. Proprio per questo, certi suoi
clamorosi errori possono vanificare il molto (non tutto) di buono che
c’è dentro il M5S.
Andrea Scanzi: Grillo, lo sfogo e gli autogol
OPINIONI E COMMENTI
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Il
12 dicembre, verso mezzogiorno - per gli aspiranti cabalisti: le 12 del
12/12/12 Benedetto XVI invierà il suo primo messaggio su Twitter.
A quasi 86 anni, Benedetto XVI, un Pontefice tedesco cresciuto fra la
musica classica e i sacri testi di teologia, che non usa il computer ma
scrive i suoi discorsi a mano, anzi spesso con la matita firmandoli in
calce "B XVI", sbarcherà su Twitter con un proprio account. «@pontifex.
Il nome è buono. Significa "Papa", ma anche "costruttore di ponti". E
il Pontefice vuole arrivare a raggiungere tutti». Se la Chiesa tenta di
cambiare la propria immagine anche con la sostanza, ieri ha battuto su
questo fronte un doppio colpo.
L' hashtag di Dio / Il Papa in 14Q caratteri
L'annunciato esordio di Benedetto XVI su Twitter, uno dei
social-network più frequentati al mondo che incarna meglio le nuove
dinamiche orizzontali della comunicazione digitale 2.0, è un evento
mediatico senz'altro incoraggiante per il futuro della Chiesa. Allo
stesso tempo, però, mette in luce alcuni punti deboli del pensiero
cattolico contemporaneo.
È
confortante perché dimostra, nonostante le ricorrenti accuse di
oscurantismo, l'immutata capacità della Chiesa di intuire i segni dei
tempi e farsi presente nei nuovi luoghi di comunicazione, non per
svolgere mera propaganda ma per incontrare l'uomo. Lo è ancor di più
per la formula rischiosa adottata dal Vaticano per i primi tweet
papali, quella delle risposte alle domande sulla fede che arriveranno
dal variegato popolo della rete. Una dinamica che sembra invertire
quella ecclesialmente consuetudinaria della predica "dal pulpito
all'assemblea" per sposare quella della condivisione dei contenuti
attraverso le relazioni tipica del web 2.0. C'è da augurarsi che non si
tratti solo di un fuoco d'artificio inaugurale ma che l'account
@Pontifex sia utilizzato anche in futuro per stabilire un contatto
reale e non solo per elargire perle di indubbia saggezza pastorale e
spirituale.
Il papa su Twitter: sostanza non moda
video
La
scelta di usare Twitter si pone comunque come un chiaro segnale di
apertura nei confronti delle possibilità offerte dai media sociali
per il magistero della Chiesa con lo scopo di
ottenere l’attenzione di fedeli e interlocutori.
Nel
presentare l’iniziativa i rappresentanti vaticani hanno dichiarato che
la presenza del Papa su Twitter è una concreta espressione della
convinzione che la Chiesa debba essere presente
nell’arena digitale. Il profilo papale su Twitter è solo la punta
dell’iceberg della riflessione sull’importanza che il vertice
della Chiesa cattolica annette alla cultura dei nuovi media.
Sarà
possibile anche porre direttamente domande al Pontefice, utilizzando
l’hashtag #askpontifex. Il profilo potrà fornire le risposte alle
domande che riterrà più opportuno accogliere, sebbene resti chiaro
che non saranno prese di posizione ex cathedra.
Aspettando @pontifex. Chiesa e nuovi media
La
strada che il social media team di Benedetto XVI ha scelto per esordire
su Twitter è la più impervia che si potesse immaginare: presenta alcuni
rischi di gestione del profilo appena varato e porta il Papa a
commettere almeno un errore fondamentale rispetto al tipo di
piattaforma...
...
Il fatto è che la vita reale e la vita digitale non sono due cose
separate, ma sono una legata all'altra. Non puoi pensare di comunicare
da un pulpito inaccessibile nella vita reale e invece non avere nessun
filtro in rete, perché a quel punto la distanza che hai creato con il
resto del mondo nella vita reale si trasforma in una pressione rabbiosa
una volta che stai sul web. Prevedo alcuni aggiustamenti in corsa.
Quel pulpito inaccessibile che in rete non avrà filtri
A
tre giorni dall’apertura dell’account di Benedetto XVI su Twitter, i
followers del Papa hanno superato quota 700 mila. Tantissimi i
tweet.
Ascolta
l'intervista di Philippa Hitchen, per Radio Vaticana, a mons. Claudio
Maria Celli, presidente del dicastero delle Comunicazioni Sociali: Twitter. Oltre 700 mila i followers del Papa, forse un milione a Natale. Mons. Celli: ma non è questione di cifre (audio)
Non
si arresta il boom di contatti sull'account @Pontifex e il traguardo
del milione di follower sembra sempre più vicino. Su questa iniziativa
del Papa che ha destato grande interesse in tutto il mondo
ascoltiamo padre Federico Lombardi, nel suo editoriale
per Octava Dies,(audio) il settimanale informativo del Centro
Televisivo Vaticano in cui tra l'altro racconta la "parabola del nuovo
twittatore"
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SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
Dal momento in cui il Papa ha
aperto il suo account Twitter si sono avute reazioni di segno diverso e
opposto: alcune di grande entusiasmo, altre di preoccupazione. In
particolare sono stati sollevati alcuni dubbi che è interessante e
importante affrontare perché ci fanno capire meglio la scelta di
Benedetto XVI di essere presente nell’ambiente digitale. (Antonio
Spadaro S.I.)
Risposta a 4 dubbi sulla presenza del Papa su Twitter
Ecco i primi post di Benedetto XVI
"Cari amici, è con gioia che mi unisco a voi via twitter. Grazie per la vostra generosa risposta. Vi benedico tutti di cuore"
"Come possiamo vivere meglio l'Anno della fede nel nostro quotidiano?" e
"Dialoga con Gesù nella preghiera, ascolta Gesù che ti parla nel Vangelo, incontra Gesù presente in chi ha bisogno".
Papa Benedetto XVI: ecco i primi cinguettii su Twitter
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Titolo: «Se l'Osservatore Romano dice
che diventeremo tutti hikikomori». Svolgimento: e allora come la
mettiamo, pure Benedetto XVI, che ha promosso la presenza della Chiesa
in Rete e si prepara a debuttare su Twitter - stamattina l'annuncio -,
potrebbe diventarne vittima o promuovere la sindrome giapponese di chi
si isola dal mondo, un «hikikomori» alienato dalla realtà? La domanda,
ironica, trapela dall'articolo che il padre gesuita Antonio Spadaro,
direttore della Civiltà Cattolica nonché studioso della Rete,
ha scritto sul suo blog cyberteologia.it (e rilanciato su Twitter) per
replicare ad una critica apparsa sull'Osservatore.
Gian Guido Vecchi: Gesuiti contro Osservatore Romano
Cyberspazio, primi tweet del Papa
Alle 12 di oggi il Papa ha cominciato il dialogo con i follower. La
cronaca dell'evento e le riflessioni del direttore di Civiltà Cattolica
e del nostro esperto, don Marco Sanavio.
Annachiara Valle: I follower di @pontifex hanno già superato il milione
Antonio Spadaro: "Twitter è un elogio della brevità, come i Salmi"
Annachiara Valle: Con Twitter si entra nella logica del simbolo e non più dell’alfabeto
... La Chiesa va in cerca,
anche oggi, dell’uomo, per stargli vicino e per parlargli di Dio,
ovunque egli sia. Con il linguaggio di un tweet si può indicare proprio
in questo aspetto il dato fondamentale di questo pontificato. L’enfasi
non è di Papa Benedetto, e sarà bene tenere alla larga toni
trionfalistici per un evento che tuttavia segna un capitolo importante
nella storia delle comunicazioni del Vaticano. Le nuove tecnologie sono
entrate ormai a vele spiegate nel piccolo Stato. Anche i social-network
hanno fatto il loro ingresso dalla porta principale, quella del Papa,
come avvenne per Radio Vaticana inaugurata da un messaggio in diretta
di Pio XI. Il lancio di tweet era forse l’ultimo diaframma da
abbattere, per un assetto che, pur messo a dura prova, ha mostrato di
saper recuperare anche il tempo perduto.
Angelo Scelzo: Parlare di Dio all'uomo ovunque egli sia
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1)
La
newsletter è settimanale;
2) Il
servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm
3) Il servizio omelia di P.
Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm
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