"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°49 del 2012

Aggiornamento della settimana

- dall'8 al 14 dicembre 2012 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 21 dicembre 2012          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 

LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo

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Preghiera dei fedeli




OMELIA 

 di P. Gregorio Battaglia
 
di P. Aurelio Antista
di P. Alberto Neglia

 
N. B. La Lectio, la Preghiera dei fedeli e l'Omelia vengono aggiornate appena disponibili 
         (di norma rispettivamente il sabato sera, la domenica e il lunedì)



NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 






 
Speciale


Pagina in continuo aggiornamento







I NOSTRI TEMPI


(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)


Alle madri d’Europa il Premio europeo per la vita «Madre Teresa di Calcutta» Consegnato simbolicamente a mamma Irene di Nomadelfia, all’associazione La quercia millenaria, e alla memoria di Chiara Corbella.


«Il diritto alla vita è il più basilare di tutti. Perché senza vita non ci sono altri diritti». Andrea Riccardi non usa giri di parole. Nella sala della Protomoteca in Campidoglio, il ministro per la Cooperazione e l’Integrazione, con delega alla Famiglia, apre così la V edizione del Premio europeo per la vita «Madre Teresa di Calcutta», istituito nel 2008 dal Movimento per la vita. Un riconoscimento che, quest’anno, in contemporanea con la consegna del Premio Nobel per la pace alla Ue, va alle madri d’Europa. Tre maternità eroiche rappresentative di tutte...
Storie di eccezionale eroismo quotidiano, quello delle tre mamme premiate. Come quella di Chiara Corbella Petrillo, che a 28 anni ha scelto di perdere la sua vita per non compromettere con le cure antitumorali quella del figlio Francesco in arrivo. Una vicenda che le parole del marito Enrico, che riceve il premio in nome della moglie, fanno rivivere, commuovendo la sala. Premiata anche Sabrina Pietrangeli Palussi, presidente di Quercia Millenaria, l’associazione che aiuta le famiglie di concepiti con diagnosi di malformazioni a difendere queste vite preziose e più difficili. E premiata, 71 anni e seimila figli dopo, è anche Mamma Irene di Nomadelfia, che a 18 anni intraprese la missione di "mamma per vocazione", accogliendo nella sua vita bambini (e adulti) che bussavano alla porta della comunità di don Zeno...

   Il premio Madre Teresa alle mamme d'Europa

   video

«Emozionato ho partecipato oggi in Campidoglio al ricordo di Chiara Corbello Petrillo, un’occasione unica per fare memoria di una santità a ‘misura di famiglia’. Ho avuto l’opportunità di essere uno degli amici vicini a Chiara e a suo marito Enrico, un privilegio che ha segnato e segnerà la mia vita nei prossimi anni. Nei giorni della nascita in cielo di Chiara ho ricevuto ringraziamenti – immeritati – per aver fatto conoscere la loro storia. Molto semplicemente sono stato il primo a raccontarla sul mio profilo di Facebook. Una mezza paginetta sintetica e senza fronzoli che raccontava la cronaca degli ultimi quattro anni di vita di Chiara. Non ho alcun merito per questo. L’unico privilegio è stato quello di aver vissuto la loro fede, il loro sorriso e le loro famiglie”. Così l’Assessore alla Famiglia, all’Educazione e ai Giovani di Roma Capitale Gianluigi De Palo, intervenendo oggi alla cerimonia in Campidoglio del Premio europeo per la vita “Madre Teresa di Calcutta”, assegnato dal Movimento per la Vita a Chiara Corbello Petrillo, a sei mesi dalla scomparsa.

   Chiara Corbella: Una santità a misura di famiglia

In occasione della Giornata mondiale dei diritti umani, al Campidoglio è stato consegnato il Premio europeo per la vita “Madre Teresa di Calcutta” alle madri d’Europa. Tre i riconoscimenti assegnati dal Movimento per la vita... 
Toccante la testimonianza di Enrico Petrillo, marito di Chiara Corbella... 

   Consegnato a Roma il Premio europeo per la vita "Madre Teresa di Calcutta"

Vi chiediamo di sostenere e di far conoscere questa iniziativa, stampando l'articolo, o inviandolo agli amici via mail, o tramite facebook, twitter, con i vostri rapporti personali... La forza di questa iniziativa siamo noi, tutti noi...

   Chiara Corbella: «Uomo dell'anno 2012»

Vedi anche i nostri precedenti post su Chiara Corbella:
  • Una storia di ordinaria santità: il coraggio di Chiara Corbella che rinvia le cure e muore per far nascere il suo bimbo!
  • Una storia di ordinaria santità - Chiara Corbella ed Enrico Petrillo ci mostrano che anche oggi il Vangelo può essere vissuto.
  • Una storia di ordinaria santità - Chiara Corbella, la regola delle 3P e le testimonianze in rete
  • "Il nostro amore speciale": il ricordo di Chiara Corbella nelle parole del marito Enrico Petrillo
  • Ricordiamo Chiara Corbella Petrillo e la sua lezione di vita raccontata dal padre.



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Riforma Difesa, ma chi è d'accordo? - «Non votate quella riforma». L'appello di Tavola della pace, Sbilanciamoci e Rete disarmo


Mi dispiace ma non sono d’accordo. E non mi serve di invocare le ragioni del pacifismo. Mi basta prendere atto del reale. La riforma delle forze armate che sta per essere votata anche dal Partito Democratico fa male all’Italia. E’ frutto di un’idea vecchia, pericolosa e insostenibile. Aumenta le spese militari e la spesa pubblica. E chi sta pensando di cambiare e ricostruire il nostro paese non può non saperlo...
E’ stato detto che questa riforma era improcrastinabile. Falso! Le Forze Armate hanno già subìto un taglio strutturale del 10% imposto da Monti per aggiustare i conti dello stato e gli effetti della riforma Di Paola potranno dispiegarsi solo dopo il 2015. C’era dunque tutto il tempo per mettere a punto una riforma vera ed efficace, fatta nel rispetto delle persone e per il bene del paese. 
Si è preferito invece seguire la strada imposta con straordinaria caparbietà dall’ammiraglio Di Paola. Sotto la sua pressione molte schiene si sono piegate e molte bocche si sono cucite. Ora però bisogna impedire che oltre al danno ci sia anche la beffa e che sia lo stesso Di Paola a scrivere i decreti attuativi della riforma nel mezzo della campagna elettorale...

   Non sono d'accordo!

«Chiediamo all'unisono e a gran voce che il Parlamento fermi l'approvazione del disegno di legge relativo alla riforma dello strumento militare». Questo appello non arriva da associazioni pacifiste ma dal cuore delle Forze armate. I Cocer (Consigli centrali di rappresentanza) dell'Esercito italiano, della Marina militare e dell'Aeronautica militare fanno sapere di essere contrari al provvedimento...

   Riforma Difesa: il no dei militari

Ecco di cosa si tratta, cosa prevede la legge, quali saranno gli effetti della delega, cosa ha fatto e cosa non ha fatto il Parlamento. La scheda a cura di Flavio Lotti, Coordinatore nazionale della Tavola della pace.

   Riforma Difesa: la posta in gioco

La crisi non ferma i generali e gli acquisti di armi. Alla vigilia del voto parlamentare sulla legge che delega il Governo a riformare le Forze armate (la Camera dovrebbe esprimersi definitivamente martedì 11 dicembre), si scopre che nel corso dell’anno che sta per finire i vertici delle nostre Forze armate sono riusciti ad aumentare la spesa per gli armamenti di altri 1.300 milioni di euro portando la quota destinata ai sistemi d'arma dal 18 al 28% del totale della "funzione difesa" messa a bilancio, al netto degli stipendi e delle spese d'esercizio (addestramento, munizioni, ecc.). Non solo. Il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, ha già ordinato l’acquisto di tre cacciabombardieri F-35 impegnando altri 270 milioni.

   Spese militari, non c'è crisi che tenga

Alla vigilia del voto, la Tavola della pace, Sbilanciamoci, Rete italiana per il disarmo hanno rivolto un nuovo appello ai deputati invitandoli a non votare la legge delega. Perché “quella legge non è più necessaria..."

   «Non votate quella riforma». L'appello di Tavola della pace, Sbilanciamoci e Rete disarmo
 
Guarda anche alcuni dei nostri precedenti post:
  • Mailbombing contro il DDL Di Paola - Appello di Flavio Lotti (Coordinatore Nazionale della Tavola della pace)
  • CRISI E SACRIFICI PER LE FAMIGLIE, MA I CACCIABOMBARDIERI F35 COSTERANNO IL DOPPIO
  • Più soldi agli ospedali, meno alle armi - C’è un’Italia che non ne può più e dice basta.


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40 anni fa il Parlamento approvava la legge sull’obiezione di coscienza. Ieri un altro Parlamento ha approvato una legge di segno opposto...


La legge di revisione delle Forze armate voluta dal ministro Di Paola è da ieri legge dello Stato. Blanda, durante il dibattito (unica eccezione Turco), l'opposizione del Pd che, ignorando le richieste della piazza (e di Vendola), ha votato a favore. Contro l'Idv, che si è battuto strenuamente (Di Stanislao). Tutti gli altri han detto si (295) salvo, oltre a Idv e Radicali, pochi contrari (25) in ordine sparso (Pezzotta, ad esempio, Terzo Polo), oppure (53) astenuti (Sarubbi Pd). E' il primo paradosso del Monti a fine corsa: il Pd vota a favore per responsabilità e la destra vota compatta, nonostante abbia appena bocciato il governo (la Lega si è astenuta).
Tutto adesso è nelle mani del prossimo esecutivo e dei decreti attuativi su cui ci sono 60 giorni di tempo perché il futuro parlamento dica la sua. La legge autorizza le Forze armate a riorganizzarsi in proprio in 12 anni con una delega per ora in bianco. Potranno rivedere modello organizzativo e infrastrutture e chiedere il pagamento delle attività di protezione civile. Ma introduce anche il principio dell’invarianza della spesa: i risparmi (taglierà posti di lavoro) resteranno alla Difesa con una “flessibilità gestionale” che l'autorizza spendere come vuole. Si prevede in armamenti.
La pressione sul parlamento è stata, nei giorni e nei mesi scorsi, costante. Ed è culminata ieri mattina in una sit in davanti a Montecitorio. Non masse oceaniche ma perlomeno quasi tutti i responsabili di molte associazioni della società civile (da Legambiente a Libera) o “testimoni” della battaglia pacifista (da Zanotelli a Fofi) oltre, chiaramente, agli organizzatori della campagna contro la legge e della manifestazione di ieri: Flavio Lotti, Tavola della pace, Francesco Vignarca, Rete disarmo, Giulio Marcon, Sbilanciamoci! (che ha appena pubblicato un Rapporto sulla spesa pubblica)

   ITALIA ARMATA, IL DDL DI PAOLA E' LEGGE DELLO STATO

Il Parlamento ha perso l’occasione di bloccare l’azione di chi vuole sempre più soldi per le armi e di rimettere al centro di una discussione comune e partecipata (sia in ambito istituzionale che nella società civile) il modello di difesa e di sicurezza più utile ai cittadini italiani. Prima di qualsiasi revisione dello strumento militare. Le realtà promotrici di “Taglia le ali alle armi” vigileranno ora il percorso dei decreti delegati nell’ambito della prossima legislatura per attutire i problemi previsti da questo provvedimento.
Tavola della Pace, Rete Disarmo e Sbilanciamoci! cercheranno da subito di portare nella discussione che si svilupperà prima delle elezioni politiche il tema delle spese militari, portando avanti la posizione (che riteniamo maggioritaria nel paese reale) di chi le vuole diminuire a vantaggio di maggiori investimenti per welfare, sanità, scuola, lavoro.
Un presidio partecipato, colorato e forte, con la grande bandiera della Pace che di solito apre la Marcia Perugia-Assisi. Con questa presenza davanti alla Camera dei Deputati i rappresentanti delle tre organizzazioni promotrici della campagna "Taglia le ali alle armi" (Sbilanciamoci, Tavola della Pace, Rete Italiana per il Disarmo) hanno lanciato un ultimo appello ai deputati affinché non approvino la legge-delega che affida al Governo la revisione e la riforma dello strumento militare.
Un'occasione d'oro per dimostrare che il Parlamento ha a cuore i problemi veri del paese e non la difesa degli interessi dell'industria militare, ma che non è stata accolta dall'Aula della Camera che approvando a maggioranza (294 s’, 53 astenuti e solo 25 no) il provvedimento ha invece coronato l'intenzione del Ministro Di Paola. Che è stato capace di ottenere questa riforma in poco più di sei mesi. 

   La più brutta riforma

Ieri sera il Parlamento ha approvato la legge che delega al prossimo governo la riforma delle Forze Armate. Ho ascoltato le ultime battute di questa vicenda seduto accanto alle donne che si portano sulle spalle il peso intero di una famiglia che non ce la fa, a quelle che fanno due/tre lavori per arrivare a fine mese, agli uomini disperati a cui è stato tolto il lavoro e che oggi si sentono uno zero, ai dipendenti e artigiani che stanno lottando con le unghie e con i denti per difendere il proprio lavoro, ai nuovi poveri che fanno la fila alle mense della Caritas e provano vergogna per quello che non avevano mai immaginato di dover fare, ai giovani che trovano le porte chiuse dell'università e del mondo del lavoro, alle famiglie di anziani che stanno sempre peggio, a quelle che sostengono delle persone con disabilità e sono state lasciate sole. E oggi sono ancora qui, seduto accanto a loro, a cercar di dare un senso a quello che è successo. Ma un senso non c'è.

   Seduto accanto alle donne…


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Nei mesi scorsi il ministro della Difesa e ammiraglio della Marina, Giampaolo Di Paola, ha rivendicato le scelte del governo italiano di investimento nella difesa come una particolare forma di “keynesismo militare”. Spendere nei prossimi anni 14 miliardi di euro per 90 cacciabombardieri F35 e oltre 200 miliardi per la nuova riforma delle Forze armate, così come disegnata dal disegno di legge governativo presentato nella scorsa primavera, farebbe ripartire l’economia, darebbe nuove opportunità alle imprese, creerebbe nuovi posti di lavoro.
Di Paola non è un “liberal”, né – probabilmente – un attento lettore di Stiglitz e Krugman, né tanto meno di Keynes, che nei libri delle accademie militari è difficile trovare citato. È semplicemente il difensore degli interessi spiccioli di una corporazione – forse si può definire “casta” – quella dei militari. Una corporazione che in questi anni, nonostante la crisi, è stata a malapena sfiorata dai tagli alla spesa pubblica.

  Leopoldo Nascia:   Disarmare l'economia, costruire la pace: l'analisi e la ricetta di Sbilanciamoci

Nel quadro dell’iniziativa pubblica di presentazione degli Atti del Convegno di Vicenza del 3-5 Giugno 2011, tenuto alla presenza, tra gli altri, di Johan Galtung, massimo esponente vivente della ricerca per la pace e fondatore della “Transcend University”, per la soluzione costruttiva e la trasformazione nonviolenta dei conflitti, iniziativa tenuta a Vicenza il 28 Novembre 2012, con i contributi, tra gli altri, di Alberto L’Abate, presidente onorario di IPRI (Istituto Italiano di Ricerca per la Pace) - Rete dei Corpi Civili di Pace, e di Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento, il Consiglio Nazionale della IPRI - Rete CCP, con il contributo di alcune tra le più importanti organizzazioni attive in Italia nel lavoro di pace, per la nonviolenza, i diritti umani, la giustizia internazionale e la prevenzione dei conflitti, dal Movimento Nonviolento alMovimento Internazionale Riconciliazione, dal Centro Studi “Sereno Regis” ai “Berretti Bianchi”, dagli “Operatori di Pace – Campania” al Comitato “Danilo Dolci”, ha inteso individuare e proporre a tutte le forze politiche e sociali, in vista dell’imminente scadenza elettorale e della prossima legislatura nazionale, alcuni punti dirimenti, ai fini della realizzazione di una sincera politica di pace, nonviolenza e per i diritti da parte del nostro Paese, pertanto raccolti e sintetizzati nel seguente mini decalogo per la Pace.

  UNIMONDO:   Mini decalogo politico per la Pace

Riforma Difesa, un voto che divide
La Camera ha approvato la legge, con 294 sì, 53 astenuti e solo 25 no. Un provvedimento da un Governo e un ministro dimissionari. Inascoltati i pressanti appelli della società civile.

  Savino Pezzotta:   Perchè ho votato no

  Luciano Scalettari:   "Taglia le ali alle armi"  annuncia battaglia


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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)


Lo scandalo dei profughi e noi, complice il silenzio dei media, che facciamo? non stiamo nemmeno a guardare...


«È un problema dimenticato. Sembra che a nessuno importi della loro sorte. Eppure decine di persone continuano a morire, a essere torturate, a essere violentate». Abba Mussie Zerai, sacerdote eritreo, è, allo stesso tempo, sconsolato e irritato dall’insensibilità che organizzazioni internazionali, Egitto, Israele e Stati Uniti hanno dimostrato nei confronti del dramma che i profughi eritrei ed etiopi vivono nella penisola del Sinai. Lui, insieme a un gruppo di operatori umanitari e giornalisti, denuncia il problema e chiede interventi per evitare nuove morti, ma ricevendo risposte interlocutorie. 
«Attualmente - spiega abba Mussie - sappiamo che nel Sinai ci sono tra i 250 e i 300 profughi eritrei ed etiopi. Sono stati sequestrati dalle bande di beduini. Quegli stessi trafficanti che contrabbandano armi, cibo e droga verso Israele e Gaza. Li tengono negli scantinati delle ville che si sono costruiti con i lucrosi proventi delle loro attività illecite. Li picchiano, li torturano. Le ragazze sono violentate e talvolta rimangono incinte». Questi profughi sono quasi tutti giovani scappati dal loro Paese per fuggire alla miseria e alla guerra. Dopo essere transitati per il Sudan arrivano in Egitto. Da qui, cercando di raggiungere Israele, sono costretti ad affidarsi ai beduini per attraversare il Sinai. Questi appartengono a grandi clan che vivono di traffici illeciti e solitamente li rapiscono chiedendo un ingente riscatto per il rilascio.
«Due anni fa - ricorda abba Mussie - chiedevano fino a 8mila dollari a persona. Oggi il riscatto medio si aggira sui 60mila dollari a persona.

   Nel Sinai eritrei ed etiopi continuano a morire

Oltre mezzo milione di profughi. È questa la cifra, tutt’ora per difetto secondo l’ONU, di persone che sono dovute riparare dalla Siria nei paesi vicini o che comunque hanno abbandonato le proprie case per cercare scampo da combattimenti e bombardamenti. 
Oltre 3000 al giorno arrivano nelle strutture costruite in Turchia, Iraq e Libano che sono ormai al collasso.

   Siria: superata la soglia “ufficiale” dei 500.000 profughi (video)

... «Non ho sentito un lamento. Anzi, quando il capo scout ha detto all’uomo che bruciava la plastica che prima sarebbe andato da chi non aveva neppure quella, lui ha abbassato la testa per dire di sì. Pensavo a quanto mi è dato e di cui non mi accorgo e pensavo ai miei no, alla mia ribellione davanti a circostanze molto meno dure».
Per questo motivo vale la pena condividere il bisogno di questa gente, anche donando un solo centesimo, che qui è tantissimo: «Vedendo gente così bisognosa di tutto e umile nell’accogliere anche solo uno sguardo mi ha ricordato ancora come vale la pena vivere: domandando e accogliendo. Proprio come la Madonna a cui avevo chiesto aiuto per fare qualcosa e che invece mi rispondeva così. Che la vita e il mondo sono salvati da un progetto, ma dal sì di quell’uomo che bruciava la plastica, della donna incinta a piedi nudi. Lo stesso sì che genera il Natale del nostro Salvatore nudo in una capanna».

   Fra le tende dei profughi siriani, senza scarpe e cibo, arriva il Natale. C’è speranza

Dohu è appoggiato al bancone di un piccolo alimentari nell'androne del primo piano. In vendita espone dentifrici e pomodori, tessere telefoniche e cipolle, accostati con lo stesso caos policromo e pulsante dei mercati africani: «Ci vedi? Tutti noi qui siamo sbarcati a Lampedusa, poi siamo passati per qualche CARA (Centri di accoglienza richiedenti asilo, ndr) in giro per l'Italia, e ora ci ritroviamo in questo palazzo. Viviamo alla giornata», e indica gruppetti di gente intorno a lui, sparpagliati in giro per il primo piano. Dohu vive insieme ad altre ottocento persone in un edificio occupato nella periferia sudorientale di Roma, che un tempo ospitava una sede dell'Università di Tor Vergata e che oggi tutti chiamano Palace Selam. Gli inquilini sono di quattro nazionalità: somali, sudanesi, eritrei, etiopi. Gente arrivata in Italia attraverso gli sbarchi disperati a Lampedusa. Tutti hanno in mano un permesso di soggiorno per motivi umanitari: «Veniamo da paesi in guerra. Appena arrivati nei CARA ci hanno concesso la richiesta di protezione internazionale, poi però la nostra odissea non è mai finita. Quando ci hanno mandato fuori, dove potevamo andare?»

   Lo scandalo di Palazzo Selam a Roma: 800 migranti (in regola con il permesso) abbandonati dalle istituzioni

Gli ultimi dati diffusi dall'UNHCR sono allarmanti: ogni giorno ci sono 3200 nuovi profughi. E mentre l'Unione Europea stanzia altri 30 milioni di euro in loro aiuto, nei campi ci si batte per una coperta

  
Siria: viaggio nel dramma del campo profughi
(video)

Segnaliamo:
  • il sito Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo  
  • la pagina Fb Per la liberazione dei prigionieri nel Sinai


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Le foto dell'accampamento vicino ad Azaz dove hanno trovato rifugio migliaia di persone in fuga dalla guerra civile

  POSTCom'è fatto un campo profughi siriano

Appena rientrato da un viaggio a Damasco e Homs, Victor Assouad, superiore dei gesuiti del Medio Oriente, riprende alcuni elementi di riflessione già espressi lo scorso anno di fronte alla tragedia della guerra civile in Siria e alla crescente disgregazione delle relazioni tra comunità etniche e religiose.
La capitale è ora teatro degli scontri più violenti. Nel Paese scarseggiano perfino gli alimenti (il pane ad Aleppo sta diventando introvabile). Intanto i gesuiti continuano a impegnarsi nei soccorsi, soprattutto grazie al sostegno del Jrs.

  POPOLII gesuiti mediorentali: contro le violenze in Siria, diritti, unità e pluralismo

Zakaria Mohamed Ali è un giovane giornalista somalo sbarcato a Lampedusa come richiedente asilo insieme a Dagmawi Yimer e Federico Triulzi. Quattro anni dopo i tre sono tornati sull'isola da uomini liberi e hanno realizzato un video, "To whom it may concern", un intenso "diario del ritorno" rievocando la permanenza nel Cie e andando alla ricerca delle memorie perdute. Il corto è stato realizzato per promuovere la nascita della Ramm, la Rete di Archivi delle Memorie Migranti  per la conservazione delle memorie degli altri nel patrimonio archivistico e bibliotecario italiano

  REPUBBLICA TVRitorno a Lampedusa, il racconto di Zakaria (video)


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L'inchiesta di Nunzia Penelope "Ricchi e poveri" denuncia forti squilibri nella distribuzione delle risorse. Casa, scuola e sanità sono un lusso per un numero crescente di italiani.

  Giorgio Trichilo:   Un Paese ricco abitato da poveri

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Nel dicembre 1992, la "marcia dei 500" (tra cui monsignor Tonino Bello e Luigi Bettazzi) si mise di mezzo tra le parti in conflitto. Il ritorno in Bosnia di Beati i costruttori di pace.


  Pace, a Serajevo vent'anni dopo

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SCUOLA

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"Da decenni stiamo assistendo ad una demolizione dell'ISTRUZIONE e della CULTURA che sembra scientemente pianificata.
L'evento di oggi, CADAVERI ECCELLENTI #01, ideato da allievi, ex allievi ed insegnanti del Liceo Artistico e realizzato da tutti in qualità di cittadini consapevoli, si ispira ad un'opera di Maurizio Cattelan e rappresenta il grido di dolore di coloro che non intendono piegare la testa ed arrendersi allo scempio che si sta compiendo.
Colpi mortali si stanno abbattendo in queste ore sulla scuola pubblica, sull'università e sulla cultura. Questi settori sembrano rappresentare per lo stato italiano capitoli di "spese superflue".

  Flash mob istruzione culturam 8 dicembre 2012 (video)

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Dopo i ragazzi delle medie, anche i più piccoli tornano indietro nella graduatoria internazionale sull'apprendimento. La valutazione al termine di un decennio di riforme (Moratti e Gelmini) che hanno riguardato l'istruzione primaria

  Salvo Intravaia:   Scuola, nella classifica del rendimento scivolano i bimbi delle elementari italiane

Chiamiamo ignoranza arrogante quell’ignoranza che porta a essere arroganti e quell’arroganza che sbocca nell’ignoranza. Presa dalla follia dell’ignoranza arrogante, la scuola italiana sragiona, stressata com’è dall’incubo ricorrente della privatizzazione: una sorta di ombra di Banco che la perseguita da troppo tempo. Ma si tratta, appunto, di un’ombra; mentre la realtà è affatto diversa. Basterebbe osservarla inforcando gli occhiali che fanno vedere quanto nuovo e variegato sia nel mondo il panorama dei modelli educativi che si stanno affermando in questi anni verdi del XXI secolo. Sono questi i modelli che qualche autorità ministeriale dovrebbe farsi carico di studiare prima e illustrare poi in tutte le scuole del paese.

  IL DENARO:   Scuola, 4 idee per svecchiare le nostre aule

Tantissime le parole astruse negli oltre 1.200 test di comprensione verbale per il concorsone. Precari sul piede di guerra. "Il quizzone fallo tu", lo slogan diretto al ministro Profumo

  Salvo Intravaia:   Che cos'è un monopsonio? E un carter? Se non lo sai non puoi insegnare

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FEDE E
SPIRITUALITA'





“Ecco faccio una cosa nuova”

Convertirsi

HOREB n. 63 - 3/2012


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

"Il termine conversione oggi sembra essere fuori dal lessico comune dei cristiani. Eppure la conversione è esperienza che dovrebbe qualificare l’intera esistenza cristiana. Essa è un riconoscersi peccatori, ma accorgersi, nello stesso tempo, di essere avvolti e amati dallo sguardo di Dio che in tutto il discorso biblico si manifesta come Padre-Madre amante, e il suo amore si fa gesto che raccoglie, guarisce, nutre, accarezza, accompagna.
«Bruna sono, ma bella» (Cant 1,5), confida la creatura nel Cantico dei Cantici. È la confessione di chi sta vivendo una situazione di smarrimento e di avvilimento, di inaridimento interiore, di drammatico oscuramento, provocato nella sua vita dal peccato. 
Eppure confida che non c’è oscurità che le sottragga quella bellezza di cui in un passato ancora più remoto, di quello che è stato segnato dal suo fallimento, qualcuno l’ha guardata e l’ha amata.
Dall’oscurità del suo peccato, intravede nella misericordia di Dio un raggio di luce che la sta tirando fuori da una situazione di morte e la sta facendo rinascere come persona nuova. Per questo si dichiara anche “bella” perché coltiva una incrollabile fiducia che chi l’ha creata ancora la guarda con straordinario affetto, l’abbraccia e la rende partecipe della sua bellezza.
Convertirsi, per chiunque, è accorgersi di questo sguardo di Dio che si manifesta in Cristo Gesù, nel suo mistero di amore. Convertirsi è sentirsi amati e tirati fuori da un io che si affaccia alla vita come rinchiuso entro l’ambizione di possedere persone e cose a proprio vantaggio, è sentirsi liberati dell’illusoria volontà di fondare il senso del proprio esistere in se stessi. Nello stesso tempo, è accoglienza dello Spirito del Signore Gesù che chiede alla creatura la libera decisione di consegnarsi alla sua Parola fatta carne, e di consentire che essa si incida nella sua esistenza e determini la sua storia. 
Convertirsi è partecipare al mistero pasquale, che introduce alla vita nuova dei figli di Dio, apre a relazioni di gratuità nella chiesa e nella società, e proietta verso un avvenire imprevedibile.
Da questo orizzonte muove l’articolarsi della monografia ....  (EDITORIALE)


   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)



E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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  Non Temere di Marco Frisina (video)

  Nostra Signora di Guadalupe (video)

  Santa Lucia (video)

  San Giovanni della Croce (video)


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IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA



Questa solennità liturgica è per tutti, così come ricordava Papa Benedetto XVI l’8 dicembre 2010: “Lo sguardo di Maria è lo sguardo di Dio su ciascuno. Lei ci guarda con l’amore stesso del Padre e ci benedice. […] Anche se tutti parlassero male di noi, lei, la Madre, direbbe bene, perché il suo cuore immacolato è sintonizzato con la misericordia di Dio. Così lei vede la Città: non come un agglomerato anonimo, ma come una costellazione dove Dio conosce tutti personalmente per nome, ad uno ad uno, e ci chiama a risplendere della sua luce. E quelli che agli occhi del mondo sono i primi, per Dio sono gli ultimi; quelli che sono piccoli, per Dio sono grandi. La Madre guarda noi come Dio ha guardato lei, umile fanciulla di Nazareth, insignificante agli occhi del mondo, ma scelta e preziosa per Dio. Riconosce in ciascuno la somiglianza con il suo Figlio Gesù, anche se noi siamo così differenti!”.

  La solennità dell'Immacolata è per tutti

Con l’Immacolata Concezione la Madonna partecipa alla santità e alla grazia della Chiesa
La Concezione Immacolata della Vergine non è merito, ma “arbitrio” e favore divino, non è esigenza e necessità, ma “fantasia” e libertà dello Spirito Santo. Si comprende questo carisma di Maria nella successione della creazione dell’uomo, che Dio decide di ideare a partire dal suo Figlio, dall’umanità del Verbo fatto carne. Il “privilegio” quindi dell’Immacolata Concezione, concesso in virtù dei meriti della croce e già a immagine della Risurrezione, non distanzia Maria dall’umanità, ma la rende prossima adesso e più operosamente vicina: dalla sua esistenza, e anzitutto dalla sua fede, passa il Figlio di Dio salvatore.

  Un privilegio che la rende più umana

L’Immacolata Concezione è così eccezionale che Maria prende la grazia che le è stata data come suo nome: “Io sono l’Immacolata Concezione”. Il giorno dell’Annunciazione, quando l’angelo del Signore si rivolge a lei, non l’ha chiamata con il suo nome abituale, “Maria”. Eppure era un bel nome, che ricorda Miriam, sorella di Mosè. Nel Vangelo secondo San Luca, l’angelo usa una parola che non si trova in nessuna altra parte nel Nuovo Testamento e che noi traduciamo normalmente con “piena di grazia”. Sarebbe più corretto dire: “perla di grazia”, “capolavoro della grazia”. Questo è il suo nome. Maria non è la grazia. Non è lei che dà la grazia: “La grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo”, dice San Giovanni nel Prologo del Vangelo. Ma lei è completamente abitata dalla grazia, come il Tempio lo era dalla gloria di Dio. In queste condizioni, non è sorprendente che la Grazia viene in lei per incarnarsi.
Attraverso il privilegio dell’Immacolata Concezione, Dio ha “preparato una degna dimora per il suo Figlio” (orazione e prefazio dell’8 dicembre). C’è dunque un legame tra l’Immacolata Concezione e la sua missione di essere la Madre di Dio. Non nel senso comune, che confonde l’Immacolata Concezione di Maria e la concezione verginale del bambino Gesù. Se Maria ha beneficiato di un privilegio unico, non è stato per suo profitto personale ma affinché potesse liberamente accettare la missione, umanamente incredibile, che le era stata chiesta.

  "IO SONO L'IMMACOLATA CONCEZIONE"

In occasione della festività liturgica della Beata Concezione di Maria è bello, in quest’Anno della Fede, ricordare alcune espressioni di amore a Maria di Benedetto XVI e Giovanni Paolo II.
  • MARIA, STELLA DELLA PRIMA E DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE (PRIMA PARTE)
  • MARIA, STELLA DELLA PRIMA E DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE (SECONDA PARTE)


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Maria, la fantasia di Dio di Alberto Maggi



Il sigillo dell'ottimismo di Dio
L'inizio e la fine della vita terrena di Maria, pur non avendo nessun riscontro nei Vangeli, corrispondono al compimento del progetto che Dio ha sull'umanità.
Creati a immagine e somiglianza di Dio (Gen 2,26), e chiamati a diventare suoi figli (Gv 1,12), gli uomini realizzano questa somiglianza nella vita terrena mediante la pratica di un amore che somigli a quello del Padre (Lc 6,35), e proseguono presso il Signore la loro esistenza oltrepassando la soglia della morte (Gv 11,25-26).
La Chiesa, presentando Maria come modello perfetto di questo itinerario di figliolanza e di somiglianza, ne celebra l'ingresso nell'esistenza terrena con l'Immacolata e quello nella sfera di Dio con l'Assunta. Queste verità, che pur non avendo alcun riferimento nel Nuovo Testamento appartengono al patrimonio di fede del popolo cristiano, sono nate dall'intuito della gente più che dalla speculazione teologica.
Per “Immacolata” la Chiesa intende che quel groviglio di colpe che impedisce la piena comunicazione di vita tra Dio e l'umanità non pesa su Maria. Questa condizione non è statica, data una volta per sempre, bensì dinamica: la creatura è invitata a collaborare attivamente al dono del Creatore, sintonizzando il suo amore sulla stessa lunghezza d'onda di quello di Dio, “che ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi ed immacolati per mezzo della carità” (Ef 1,4).
Maria viene presentata dagli evangelisti come il segno tangibile di quel che Dio può realizzare con ogni creatura che non metta ostacoli alla potenza del suo amore e si lasci colmare dal suo Spirito. L’Immacolata è il sigillo dell'ottimismo di Dio sull'umanità, il segno di quanto stimi l'uomo, di come abbia bisogno di ogni persona per portare a compimento la sua creazione ed essere Padre per tutti gli uomini (2 Cor 6,18).

  Maria, la fantasia di Dio di Alberto Maggi 


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Santa Lucia di Antonio Savone


La festa di S. Lucia evoca il nostro bisogno di vedere, di non conoscere l’esperienza della cecità. Noi, infatti, la invochiamo come patrona della vista degli occhi. 
Tuttavia, mi pare, abbiamo bisogno di chiedere la sua intercessione per un altro tipo di cecità di cui siamo affetti un po’ tutti. Ci mancano, infatti, occhi nuovi. Siamo convinti di vedere ma in realtà siamo ciechi. Magari foste ciechi, ripeterà Gesù ai farisei. Ma siccome dite di vedere il vostro peccato rimane (Gv 9,41). 
Ci acceca l’invidia, la superbia, l’odio. Non abbiamo occhi per vedere chi, magari, alla porta di casa nostra o, nella nostra stessa casa, attende il gesto di un’attenzione: la cecità provocata dal nostro egoismo ci fa stare a contatto con non poche situazioni di disagio senza sentirci interpellati. 
Abbiamo bisogno di occhi nuovi che guardino le cose e le persone nella giusta luce: lo sguardo impuro finisce per idolatrare o disprezzare ciò che invece va accostato con rispetto e venerazione.
Abbiamo bisogno di occhi nuovi capaci di guardare lontano: oltre la sofferenza che ci affligge, oltre il dolore che ci metta alla prova, oltre il fallimento che ci umilia, oltre la morte che ci fa credere che nulla abbia più la luce di un senso. 
Abbiamo bisogno di occhi nuovi capaci di valutare con sapienza i beni della terra nella continua ricerca dei beni del cielo. 
Abbiamo bisogno di occhi nuovi capaci di stupore davanti alle meraviglie che la misericordia di Dio suscita continuamente. 
Abbiamo bisogno di occhi nuovi che si lascino purificare dal pianto...

  S. Lucia di Antonio Savone


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  Rallegrati Maria...
  La parola di Dio...
  In una storia...
  Una fede che...
  Il vero miracolo è...
  Un tempo pensavo...
  La peggiore malattia...
  Imparate da me...
  C'è bisogno...
  Affrontare le prove...
  Tacere di sè...


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La Bibbia in un frammento
Le pietre d'inciampo del Vangelo




"Maria disse all'angelo: 
«Come avverrà questo, 
poiché non conosco uomo?
»".

(Luca 1,34)


  Gianfranco Ravasi«Non conosco uomo»



"Diede alla luce il suo figlio primogenito, 
lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, 
perché non c’era posto per loro nell’alloggio."

(Luca 1,34)


  Gianfranco RavasiIl bue, l'asino e la grotta di Betlemme



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Il Teologo risponde

È vero che il matrimonio cristiano impegna gli sposi a santificarsi a vicenda? Ne abbiamo parlato tra amici e ci pare un impegno eccessivo.

  Giordano Muraro: Santificarsi a vicenda nel matrimonio

Sono cristiano-ortodossa, ma volevo che le mie figlie seguissero la religione cattolica. Una, però, non ha potuto accedere alla prima Comunione poiché prima io dovevo diventare cattolica, l’altra per lo stesso motivo non ha ancora ricevuto il dono del Battesimo. È lecito tutto ciò?

  Mario Bonsignori: Quei sacramenti negati

Possono un divorziato e la sua convivente far battezzare il proprio bambino?

  Silvano Sirboni: Conviventi e Battesimo

Il male esiste e spesso l’uomo ne è il migliore interprete, ma che l’uomo ne sia unico responsabile con il peccato originale mi riesce difficile da accettare.

  Luigi Lorenzetti: Il male e il peccato originale

In che modo si deve comprendere il concetto di “meriti” secondo il quale ciascuno avrà il premio o la pena eterna? 

  Giordano Frisini:   I "meriti" e la salvezza eterna


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"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n.1 di Santino Coppolino



NUOVA RUBRICA 
Un cuore che ascolta - lev shomea'
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male"  (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino

II DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C) Vangelo  Lc 3,1-6

Non è nella forza e nella potenza dei dominatori del tempo che si manifesta la Parola del Signore, ma nella debolezza impotente e disarmata del Battista. Non nello sfarzo dei palazzi del potere di Roma o di Gerusalemme ma nella nuda aridità del deserto. E questa Parola-Evento esige un cambiamento di mentalità (metànoia), un modo totalmente differente di vedere la vita. 
“Ogni monte e colle sarà abbassato ed ogni burrone sarà riempito” (Is 40). E’ necessario che la giustizia di Dio si compia in chi possiede troppo (monte) e chi nulla (burrone). Solo allora potremo contemplare “LA GLORIA DEL SIGNORE” che è salvezza e liberazione per ogni uomo. 


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JESUS, dicembre 2012 - "Caro Diogneto - 48" di Enzo Bianchi


JESUS, dicembre 2012 Caro Diogneto - 48 Rubrica di ENZO BIANCHI

Negli ultimi anni si odono sempre di più voci ecclesiastiche che imputano all’evento concilio i mali di cui ha sofferto e soffre ancora la chiesa: riduzione della pratica cultuale, mancanza di vocazione religiose e presbiterali con conseguente invecchiamento delle forze pastorali e delle figure testimoniali, collocazione periferica delle voci culturali cattoliche... Questa accusa contrappone la “crisi” a situazioni migliori e meno precarie negli ambienti cattolici che hanno rifiutato il concilio e mostra di voler colpire anche il messaggio espresso dagli stessi testi conciliari. Eppure ci appare un’accusa non munita di discernimento.
È vero, la crisi si è manifestata negli anni della realizzazione del concilio, ma non è stata indotta da quell’evento bensì dalla rivoluzione culturale antropologica avvenuta alla fine degli anni sessanta nei confronti della quale, anzi, il concilio ha rappresentato già un avvio di risposta profetica. Con ogni probabilità, se il concilio non avesse iniziato a ridare dinamica alla vita della chiesa, data la stagnazione che durava da decenni, la ricaduta di quello sconvolgimento epocale avrebbe pesato molto di più. Quelli che imputano al concilio la crisi, dovrebbero domandarsi come mai altre chiese che non hanno avuto un concilio – come la comunione anglicana, la chiesa ortodossa greca, diverse chiese della riforma – si trovano in situazioni più critiche di quella della chiesa cattolica. La percentuale di coloro che vivono e celebrano alla domenica la propria vocazione battesimale in quelle chiese è inferiore a quella riscontrabile nei paesi europei di tradizione cattolica.
In verità, il volto della chiesa è mutato in questi cinquant’anni e molte sono le positività emerse da questo mutamento. Vogliamo provare a delinearle?...

  Caro Diogneto - 48 di Enzo Bianchi



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Avarizia, schiavi del dio denaro - Il rapporto deformato con le cose e il denaro - Enzo Bianchi (video)


Avarizia, schiavi del dio denaro
Il rapporto deformato con i soldi e le cose nelle riflessioni del monaco Enzo Bianchi. E in diversi capolavori, frutto di artisti come Giotto, Caravaggio, Masaccio, van Eyck, Rembrandt.
Quando affronta il vizio capitale dell’avarizia – il rapporto deformato con il denaro e con le cose in genere – la pittura rappresenta soprattutto tre soggetti: i cambiavalute, gli uomini del banco dei pegni e gli esattori delle tasse. Si procede in ordine sparso.

  Avarizia, schiavi del dio denaro

Avarizia - Il rapporto deformato con le cose e il denaro - Enzo Bianchi

  video


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UN BAMBINO DIO FORTE - "Insieme - 11" di Enzo Bianchi - Rocca, dicembre 2012


Insieme - 11 rubrica di ENZO BIANCHI Rocca, dicembre 2012
UN BAMBINO DIO FORTE

L’Avvento ci prepara al tempo sempre nuovo della venuta di Gesù nella carne, ci chiama alla vigilanza nell’attesa del ritorno glorioso del Signore risorto e lo fa guidando il nostro sguardo e il nostro cuore verso un bambino, verso il debole per eccellenza, la creatura fragile che non ha nessun potere: un bambino è colui che è in-fante, che non è in grado di parlare, è senza parola e senza forza. Un bambino è in ogni situazione un povero perché ha veramente bisogno di altri e da solo non può nulla, fosse anche il figlio di un re, fosse anche un figlio di ricchi. Ma questo bambino di cui il profeta Isaia annuncia la nascita è proclamato «Dio forte, Padre per l’eternità, Principe della pace, Consigliere meraviglioso». Come è possibile dare il nome di «Dio forte» a un bambino, a un figlio di uomo, a un figlio di Adamo? Eppure il profeta ha il coraggio di dire che quel bambino è chiamato «Dio forte» e che la nascita di questa creatura cambia radicalmente la situazione di tenebra, di oppressione, di inimicizia. 

  UN BAMBINO DIO FORTE


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"CERCATORI DI SENSO E DI VITA PIENA NEL MARE DELLA PRECARIETA'. Il coraggio di educare oggi."
Frammento video dell'incontro dell'11.12.2012 ore 18.30, tenuto a Barcellona P.G. dal Prof.Giuseppe Savagnone, grande esperto nell'ambito della formazione e dell'educazione, presso il teatro "Vittorio Currò" - Oratorio Salesiano e promosso dalla Pastorale Giovanile del Vicariato di Barcellona P.G. - Diocesi di Messina

  "Il Vangelo é messaggio di felicità!" - Giuseppe Savagnone (video)


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CHIESA E SOCIETA' /

 interventi ed opinioni


VENTITRÉ nomi dispersi nei sentieri della memoria, ventitré donne delle quali in pochi nella Chiesa cattolica conoscono la storia. Rimossa, archiviata, nonostante siano state le prime rappresentanti femminili presenti in un concilio ecumenico, il Vaticano II (1962-1965). Dalla suora americana Mary Luke Tobin alla francese Marie-Louise Monnet, dieci religiose e tredici laiche che papa Paolo VI, a sorpresa, nominò uditrici dell'assemblea episcopale.

   Giovanni Panettiere:   I fantasmi del Vaticano II, le ventitré madri che cambiarono la storia della Chiesa

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Angelo Scola è un cardinale vicino a Benedetto XVI, come è stato vicino a Giovanni Paolo II durante il suo pontificato, vescovo di una delle diocesi più importanti, teologo in vista, papabile. Insomma, una personalità di primo piano nella gerarchia cattolica. In un'occasione come il discorso di S. Ambrogio, che tradizionalmente è un'interlocuzione con la città e le sue autorità, quello che l'arcivescovo di Milano dice ha un valore pubblico molto forte.
E, dopo il discorso di quest'anno, le reazioni non sono mancate per come Scola ha definito la laicità come una sorta di velo a una ostilità di fatto verso il fenomeno religioso che lo vuole marginalizzare nella dimensione pubblica

   Christian Albini: Chiesa e polis: il discorso del cardinale

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POLITICA

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Il discorso che vorremmo ascoltare da ogni politico.


Il Presidente dell'Uruguay Josè "Pepe" Mujica al G20 in Brasile, giugno 2012, tocca i cuori con la sua semplice, inoppugnabile, coraggiosa verità. 
E' l'uomo che governa il mercato o il mercato che governa l'uomo? 
Povero non è chi possiede poco, ma veramente povero è chi necessita infinitamente tanto, e desidera, desidera, e desidera, e desidera sempre di più...
Un discorso da ascoltare per riflettere.

  Il miglior discorso del mondo (video)

Per conoscere meglio José Alberto Mujica...
Non ha la scorta né un conto in banca, e per il fisco uruguaiano è un “nullatenente”. José Alberto Mujica Cordano è da due anni il presidente dell’Uruguay. Dei 250mila pesos (circa 10 mila euro) del suo stipendio da Capo di Stato, Mujica trattiene per sé soltanto 800 euro, e devolve il resto al Fondo Raúl Sendic, un'istituzione che aiuta lo sviluppo delle zone più povere del Paese. Dice: «questi soldi, anche se sono pochi, mi devono bastare perché la maggior parte degli uruguaiani vive con molto meno»

  La scelta del presidente dell’Uruguay: vivere con 800 euro al mese


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L'Europa ha reagito stupita e indignata al "ritorno in campo" di Berlusconi. Ma tanto stupore stupisce. I lamenti hanno qualcosa di ipocrita: se il fenomeno Berlusconi ha potuto nascere, e durare, è perché l'Europa della moneta unica lo ha covato, protetto. Una moneta priva di statualità comune, di politica, di fiato democratico, finisce col dare questi risultati.

   Barbara Spinelli:   Lo spirito del tempo

Controlli deboli e scarsa trasparenza, al di sotto della sufficienza nella classifica di Trasparency International. Non solo un dramma etico, ma un disastro economico

   Sirio Valent:   Corruzione, l’Italia 72esima: peggio del Ghana

Nella stanza del vertice le “primarie” in cui il Cavaliere è stato liquidato
   Luciano Scalettari:   Cortesia e sgambetti

Due cose non s’erano mai viste in una campagna elettorale. Non s’era mai vista una così esplicita ingerenza (chiamiamo le cose con il loro nome) estera sul voto italiano, e non s’era mai visto il leader di un partito che indica come candidato premier il premier che ha appena sfiduciato. 

   Michele Brambilla:   Monti rischia un appoggio eccessivo

Certo che non ci piacerebbe vedere Mario Monti candidato contro Bersani alla guida di una coalizione che va da La Russa a Bonanni, da Brunetta a Olivero, da Montezemolo alla Santanché, sotto la regia di Silvio Berlusconi.
Non ci piacerebbe, crediamo che piacerebbe poco anche al professor Monti, e siamo sicuri che molte cose possono accadere, ma questa mostruosità non diventerà proposta elettorale

   Stefano Menichini:   Non c'è ancora una destra "montiana"

La rimonta elettorale a cui si appresta Silvio Berlusconi è un'impresa forse disperata che egli affronterà adoperando tutti gli strumenti, si può essere sicuri. Ma forse dentro di sé l'ex premier conta soprattutto su qualcosa che non dipende da lui. Conta sull'aiuto dei suoi avversari: aiuto che ogni volta gli è puntualmente arrivato e che anche stavolta sembra sul punto di non mancare.

   Ernesto Galli Della Loggia:   Il riflesso condizionato

"Abrogare le leggi del privilegio. Introdurre il reato di ostruzione alla giustizia. Premiare l'economia della legalità. Confiscare i patrimoni illeciti. Solo così l'Italia potrà liberarsi da cricche, caste e mafie. Lo potrà e lo vorrà fare davvero la compagine governativa che vuole guidare, caro Bersani, al contrario di quanto non si sia fatto in passato?". Con una lettera aperta Antonio Ingroia chiede al candidato premier del centrosinistra di prendere posizione sui temi della giustizia.

   Antonio Ingroia:   "Caro Bersani, farete piazza pulita delle leggi ad personam?"

De Magistris: Ingroia premier “arancione”. Il pm: “Valuto la candidatura”
Il sindaco di Napoli in una intervista a Micromega si augura che il magistrato diventi l'uomo di punta del Movimento. E nello stesso giorno l'ex procuratore di Palermo non ha escluso una sua discesa in campo. Il primo cittadino campano ha anche preso le distanze dal Pd

   IL FATTO QUOTIDIANO:   De Magistris: Ingroia premier "arancione". Il pm: "Valuto la candidatura"

Beppe Grillo ha meriti politici enormi, in primo luogo perché senza di lui la rabbia sarebbe incanalata verso derive fasciste e naziste. Il suo ruolo, oggi, è ancora decisivo. Proprio per questo, certi suoi clamorosi errori possono vanificare il molto (non tutto) di buono che c’è dentro il M5S.

   Andrea Scanzi:   Grillo, lo sfogo e gli autogol



 BENEDETTO XVI
 



      Angelus/Regina Cæli - 9 dicembre 2012

      Udienza - 12 dicembre 2012, L'Anno della Fede. Le tappe della Rivelazione

     Discorso - Atto di venerazione alla Madonna in Piazza di Spagna in occasione della Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria  (8 dicembre 2012)
     Discorso - Ai partecipanti al Congresso Internazionale promosso dalla Pontificia Commissione per l’America Latina (9 dicembre 2012)

     Discorso - Ai nuovi Ambasciatori non-residenti accreditati presso la Santa Sede (13 dicembre 2012)

     Discorso - Alla delegazione del Comune di Pescopennataro (Isernia), per il dono dell'albero di Natale in Piazza San Pietro (14 dicembre 2012)


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OPINIONI E COMMENTI

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Il 12 dicembre il primo «tweet» di Benedetto XVI



Il 12 dicembre, verso mezzogiorno - per gli aspiranti cabalisti: le 12 del 12/12/12 Benedetto XVI invierà il suo primo messaggio su Twitter.
A quasi 86 anni, Benedetto XVI, un Pontefice tedesco cresciuto fra la musica classica e i sacri testi di teologia, che non usa il computer ma scrive i suoi discorsi a mano, anzi spesso con la matita firmandoli in calce "B XVI", sbarcherà su Twitter con un proprio account. «@pontifex. Il nome è buono. Significa "Papa", ma anche "costruttore di ponti". E il Pontefice vuole arrivare a raggiungere tutti». Se la Chiesa tenta di cambiare la propria immagine anche con la sostanza, ieri ha battuto su questo fronte un doppio colpo.

  L' hashtag di Dio / Il Papa in 14Q caratteri

L'annunciato esordio di Benedetto XVI su Twitter, uno dei social-network più frequentati al mondo che incarna meglio le nuove dinamiche orizzontali della comunicazione digitale 2.0, è un evento mediatico senz'altro incoraggiante per il futuro della Chiesa. Allo stesso tempo, però, mette in luce alcuni punti deboli del pensiero cattolico contemporaneo.
È confortante perché dimostra, nonostante le ricorrenti accuse di oscurantismo, l'immutata capacità della Chiesa di intuire i segni dei tempi e farsi presente nei nuovi luoghi di comunicazione, non per svolgere mera propaganda ma per incontrare l'uomo. Lo è ancor di più per la formula rischiosa adottata dal Vaticano per i primi tweet papali, quella delle risposte alle domande sulla fede che arriveranno dal variegato popolo della rete. Una dinamica che sembra invertire quella ecclesialmente consuetudinaria della predica "dal pulpito all'assemblea" per sposare quella della condivisione dei contenuti attraverso le relazioni tipica del web 2.0. C'è da augurarsi che non si tratti solo di un fuoco d'artificio inaugurale ma che l'account @Pontifex sia utilizzato anche in futuro per stabilire un contatto reale e non solo per elargire perle di indubbia saggezza pastorale e spirituale.

  Il papa su Twitter: sostanza non moda

  video

La scelta di usare Twitter si pone comunque come un chiaro segnale di apertura nei confronti delle possibilità offerte dai media sociali per il magistero della Chiesa con lo scopo di ottenere l’attenzione di fedeli e interlocutori.
Nel presentare l’iniziativa i rappresentanti vaticani hanno dichiarato che la presenza del Papa su Twitter è una concreta espressione della convinzione che la Chiesa debba essere presente nell’arena digitale. Il profilo papale su Twitter è solo la punta dell’iceberg della riflessione sull’importanza che il vertice della Chiesa cattolica annette alla cultura dei nuovi media.
Sarà possibile anche porre direttamente domande al Pontefice, utilizzando l’hashtag #askpontifex. Il profilo potrà fornire le risposte alle domande che riterrà più opportuno accogliere, sebbene resti chiaro che non saranno prese di posizione ex cathedra.

  Aspettando @pontifex. Chiesa e nuovi media

La strada che il social media team di Benedetto XVI ha scelto per esordire su Twitter è la più impervia che si potesse immaginare: presenta alcuni rischi di gestione del profilo appena varato e porta il Papa a commettere almeno un errore fondamentale rispetto al tipo di piattaforma...
... Il fatto è che la vita reale e la vita digitale non sono due cose separate, ma sono una legata all'altra. Non puoi pensare di comunicare da un pulpito inaccessibile nella vita reale e invece non avere nessun filtro in rete, perché a quel punto la distanza che hai creato con il resto del mondo nella vita reale si trasforma in una pressione rabbiosa una volta che stai sul web. Prevedo alcuni aggiustamenti in corsa.

  Quel pulpito inaccessibile che in rete non avrà filtri

A tre giorni dall’apertura dell’account di Benedetto XVI su Twitter, i followers del Papa hanno superato quota 700 mila. Tantissimi i tweet. 
Ascolta l'intervista di Philippa Hitchen, per Radio Vaticana, a mons. Claudio Maria Celli, presidente del dicastero delle Comunicazioni Sociali: Twitter. Oltre 700 mila i followers del Papa, forse un milione a Natale. Mons. Celli: ma non è questione di cifre (audio)

Non si arresta il boom di contatti sull'account @Pontifex e il traguardo del milione di follower sembra sempre più vicino. Su questa iniziativa del Papa che ha destato grande interesse in tutto il mondo ascoltiamo padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies,(audio) il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano in cui tra l'altro racconta la "parabola del nuovo twittatore"


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Dal momento in cui il Papa ha aperto il suo account Twitter si sono avute reazioni di segno diverso e opposto: alcune di grande entusiasmo, altre di preoccupazione. In particolare sono stati sollevati alcuni dubbi che è interessante e importante affrontare perché ci fanno capire meglio la scelta di Benedetto XVI di essere presente nell’ambiente digitale. (Antonio Spadaro S.I.)

 
Risposta a 4 dubbi sulla presenza del Papa su Twitter

Ecco i primi post di Benedetto XVI
"Cari amici, è con gioia che mi unisco a voi via twitter. Grazie per la vostra generosa risposta. Vi benedico tutti di cuore"
"Come possiamo vivere meglio l'Anno della fede nel nostro quotidiano?" e 
"Dialoga con Gesù nella preghiera, ascolta Gesù che ti parla nel Vangelo, incontra Gesù presente in chi ha bisogno".

  Papa Benedetto XVI: ecco i primi cinguettii su Twitter


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Titolo: «Se l'Osservatore Romano dice che diventeremo tutti hikikomori». Svolgimento: e allora come la mettiamo, pure Benedetto XVI, che ha promosso la presenza della Chiesa in Rete e si prepara a debuttare su Twitter - stamattina l'annuncio -, potrebbe diventarne vittima o promuovere la sindrome giapponese di chi si isola dal mondo, un «hikikomori» alienato dalla realtà? La domanda, ironica, trapela dall'articolo che il padre gesuita Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica nonché studioso della Rete, ha scritto sul suo blog cyberteologia.it (e rilanciato su Twitter) per replicare ad una critica apparsa sull'Osservatore. 

  Gian Guido Vecchi:   Gesuiti contro Osservatore Romano

Cyberspazio, primi tweet del Papa
Alle 12 di oggi il Papa ha cominciato il dialogo con i follower. La cronaca dell'evento e le riflessioni del direttore di Civiltà Cattolica e del nostro esperto, don Marco Sanavio.

  Annachiara Valle:   I follower di @pontifex hanno già superato il milione

  Antonio Spadaro:   "Twitter è un elogio della brevità, come i Salmi"

  Annachiara Valle:   Con Twitter si entra nella logica del simbolo e non più dell’alfabeto

... La Chiesa va in cerca, anche oggi, dell’uomo, per stargli vicino e per parlargli di Dio, ovunque egli sia. Con il linguaggio di un tweet si può indicare proprio in questo aspetto il dato fondamentale di questo pontificato. L’enfasi non è di Papa Benedetto, e sarà bene tenere alla larga toni trionfalistici per un evento che tuttavia segna un capitolo importante nella storia delle comunicazioni del Vaticano. Le nuove tecnologie sono entrate ormai a vele spiegate nel piccolo Stato. Anche i social-network hanno fatto il loro ingresso dalla porta principale, quella del Papa, come avvenne per Radio Vaticana inaugurata da un messaggio in diretta di Pio XI. Il lancio di tweet era forse l’ultimo diaframma da abbattere, per un assetto che, pur messo a dura prova, ha mostrato di saper recuperare anche il tempo perduto.

  Angelo Scelzo:   Parlare di Dio all'uomo ovunque egli sia


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  1) La newsletter è settimanale;

 

  2) Il servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:

      http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm

 

  3) Il  servizio omelia di P. Gregorio on-line (mp3) alla pagina

            http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm