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N. B. La Lectio, la Preghiera dei fedeli e l'Omelia vengono aggiornate appena disponibili
(di norma rispettivamente il sabato sera, la domenica e il lunedì)
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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O
Gesù, che ti sei fatto Bambino per venire a cercare e chiamare per nome
ciascuno di noi, tu che vieni ogni giorno e che vieni a noi in questa
notte, donaci di aprirti il nostro cuore.
Noi
vogliamo consegnarti la nostra vita, il racconto della nostra storia
personale, perché tu lo illumini, perché tu ci scopra il senso ultimo
di ogni sofferenza, dolore, pianto, oscurità.
Fa’
che la luce della tua notte illumini e riscaldi i nostri cuori, donaci
di contemplarti con Maria e Giuseppe, dona pace alle nostre case, alle
nostre famiglie, alla nostra società! Fa’ che essa ti accolga e gioisca
di te e del tuo amore.
(Card. Carlo Maria Martini)
BUON NATALE!
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Speciale
Pagina in continuo aggiornamento
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Tre eroine. Sono loro le tre eroine della strage di Newtown. E oggi in tutta l’America il messaggio è “abbraccia un insegnante”
Preside e maestre, le eroine di Newtown si sono sacrificate per salvare i bambini
Brevi
profili della maestra che ha protetto la classe di bambini di prima
elementare e pagato con la vita il gesto; della preside, appassionata
pedagoga e freddata dal killer e della psicologa, prossima ad andare in
pensione e morta anche lei nel massacro.
Le donne della strage in America
...
Maryrose Kristopik, la maestra di musica, ha salvato venti bambini di
‘quarta’ chiudendoli negli armadi per gli strumenti musicali e
barricando la porta... anche Kaitlin Roig aveva barricato i suoi bimbi
di ‘prima’ nel bagno della classe e chiuso la porta a chiave...
Strage Newtown: Adam Lanza, le armi in casa e le maestre eroine
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Questa volta si è capito subito
– pure in un Paese purtroppo abituato agli scoppi di follia omicida,
alla facilità di ottenere armi da fuoco – che nella cittadina del
Connecticut si era entrati in un’altra scala. Per il numero dei
morti, subito indicato come spaventoso. Per la sede del
crimine, una scuola elementare in mezzo alla natura in una ricca
cittadina alle porte di New York; e soprattutto per la età delle
vittime: bambini tra i 5 e i 10anni. Così dopo appena un’ora dalle
prime notizie, arrivava la conferma mediatica.
Col passare delle ore, comincia
a delinearsi con maggiore chiarezza il quadro di una delle peggiori
tragedie della follia nella storia degli Stati Uniti,
anche se le autorità giudiziarie continuano a diffondere informazioni
con estrema cautela a un Paese che, sotto shock, vuole risposte e
spiegazioni, seppure spiegazioni per un eccidio di
bambini non possono esserci.
È stata una notte di
atroce dolore: una notte passata in preghiera, mentre nelle aule
macchiate di sangue procedeva l'identificazione dei piccoli cadaveri
che oggi sono stati trasferiti nell'ufficio del medico legale. Dentro
la chiesa cattolica di Santa Rosa, una delle congregazioni che hanno
offerto asilo agli abitanti in lutto, in centinaia si sono assiepati
sulle panche, altre centinaia fuori con i volti bagnati di lacrime,
tenendosi per mano. Sull'altare erano state disposte 26 candele: una
per ciascuna delle vittime del folle gesto di Adam Lanza, lo sparatore
malato di Asperger: il figlio maledetto di questo villaggio finora
quasi perfetto
Un'intera naziona impietrita
dal dolore. Obama in Tv annuncia misure per limitare l'uso delle armi
da parte dei privati. Ma sarà quasi impossibile ostacolare le lobby dei
produttori.
Il diritto al possesso delle
armi è sancito dalla Costituzione che risale però al 1791. Dopo il
massacro è guerra tra i lobbisti che chiedono "più armi per difendersi
anche nelle scuole" e chi invoca una "legge per limitarne la vendita".
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Il
fenomeno della migrazione internazionale cresce di giorno in giorno e
può contribuire positivamente allo sviluppo dei paesi d’origine e di
destinazione, se supportato dalle giuste politiche.
Allo
stesso tempo, il rispetto per i diritti umani e la libertà di tutti i
migranti sono essenziali per assicurarsi i benefici della migrazione e
a tale scopo è necessario rafforzare la cooperazione sul tema della
migrazione a livello bilaterale, regionale e globale.
È
questo il messaggio alla base della Giornata Internazione del Migrante
di quest’anno, 18 dicembre, che dal 2000 segna l’impegno delle Nazioni
Unite a celebrare tutte le persone che hanno lasciato il proprio Paese
alla ricerca di una vita migliore o più sicura e che spesso si
ritrovano ad affrontare battaglie ancora più grandi, comprese
violazioni dei diritti umani, povertà e discriminazione.
Giornata Internazionale del Migrante, 18 dicembre 2012
Il
Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della
Giornata Internazionale del Migrante, in un messaggio ha rivolto "un
caloroso saluto ai molti che vivono con fatica questa esperienza e a
coloro che la intraprendono come un'opportunità.
"Gli immigrati in Italia costituiscono una componente essenziale e vitale della società"
18 dicembre 2012: Giornata d’azione globale
MIGRARE PER VIVERE! FERMIAMO LA STRAGE!
Migrare
è una scelta per la vita: per sfuggire alla miseria o alla guerra, per
costruire un futuro per sé e per i propri famigliari.
Tuttavia,
purtroppo, attraversare le frontiere, terrestri o marittime, vuol dire
spesso vivere situazioni pericolose e rischiare la vita. Le rotte
migratorie nel mondo sono punteggiate di fosse comuni e di tombe. Sono
anche luoghi in cui migliaia di persone scompaiono nel nulla ogni anno,
lasciando i loro famigliari nell’angoscia dell’incertezza...
Vorremo
che questo 18 dicembre 2012 si trasformi nuovamente in uno spazio
unitario che amplifichi le voci di tutti coloro che dicono “MIGRARE È
VITA! FERMIAMO LA STRAGE”.
Una
giornata per contrastare le strutture e le politiche anti-immigrati
degli Stati, i primi responsabili di questa tragedia. Una giornata per
affermare il diritto a migrare e a non migrare, il diritto a stabilirsi
e a non essere sfollato forzatamente e alla libertà di circolazione.
Una giornata un cui ricordare che gli uomini e le donne morti nelle
rotte migratorie avevano invece scelto la vita e sognavano un mondo
migliore per se e per i propri cari. Una giornata in cui esigere
notizie certe sulla migliaia di migranti scomparsi in queste stesse
rotte. Una giornata per affermare che finché c’è un migrante scomparso,
ci sarà una madre, un padre, una sorella, un amico, una compagna che lo
cercheranno.
VIVI SONO PARTITI, VIVI LI VOGLIAMO!
APPELLO
L'Italia
deve rivedere le politiche che contribuiscono allo sfruttamento dei
lavoratori migranti e che violano il loro diritto a condizioni di
lavoro giuste e favorevoli e all'accesso alla giustizia.
Lo
ha dichiarato oggi Amnesty International, pubblicando un rapporto sullo
sfruttamento dei lavoratori migranti nel settore agricolo italiano. Il
rapporto si concentra su gravi forme di sfruttamento dei lavoratori
migranti provenienti da paesi dell'Africa subsahariana, dell'Africa del
Nord e dell'Asia, impiegati in lavori poco qualificati, spesso
stagionali o temporanei, per lo più nel settore agricolo delle province
di Latina e Caserta.
Il rapporto sottolinea comunque che lo sfruttamento dei lavoratori migranti è diffuso in tutto il paese.
Italia: rapporto di Amnesty International sullo sfruttamento dei lavoratori migranti nell'agricoltura
Cari Fratelli e Sorelle!
Annunciare
Gesù Cristo unico Salvatore del mondo “costituisce la missione
essenziale della Chiesa, compito e missione che i vasti e profondi
mutamenti della - società attuale non rendono meno urgenti” (Esort. ap.
Evangelii nuntiandi, 14). Anzi, oggi avvertiamo l’urgenza di
promuovere, con nuova forza e rinnovate modalità, l’opera di
evangelizzazione in un mondo in cui l’abbattimento delle frontiere e i
nuovi processi di globalizzazione rendono ancora più vicine le persone
e i popoli, sia per lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, sia per la
frequenza e la facilità con cui sono resi possibili spostamenti di
singoli e di gruppi. In questa nuova situazione dobbiamo risvegliare in
ognuno di noi l’entusiasmo e il coraggio che mossero le prime comunità
cristiane ad essere intrepide annunciatrici della novità evangelica,
facendo risuonare nel nostro cuore le parole di san Paolo: “Annunciare
il Vangelo non è per me un vanto; perché è una necessità che mi si
impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!” (1Cor 9,16).
Il
tema che ho scelto quest’anno per la Giornata Mondiale del Migrante e
del Rifugiato – “Migrazioni e nuova evangelizzazione” – nasce da questa
realtà.
MESSAGGIO
DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA GIORNATA MONDIALE DEL
MIGRANTE E DEL RIFUGIATO (2012) "Migrazioni e nuova
evangelizzazione"
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La legge (non) è uguale per tutti
In Italia, in ogni aula di tribunale, si trova scritto: «La legge è
uguale per tutti». Ma è davvero così? In realtà la legge non è uguale
per tutti e non può esserlo. È obbligata a fare distinzioni: vi sono
però differenziazioni ragionevoli e inique discriminazioni. È
ragionevole quella legge che impone a chi ha di più di dare di più alla
collettività attraverso tasse più alte, ma sono ingiuste quelle norme
che privano una brillante studentessa come Kindi della possibilità di
proseguire gli studi, che ingiungono di rapire Said e chiuderlo in un
Cie il giorno delle sue nozze, che rubano la libertà ad Andrea e Senad,
due fratelli nati su suolo italico ma di nazionalità incerta. E per il
semplice fatto che le origini di Kindi, Said, Andrea e Senad non sono
italiane.
In
questo documentario vengono raccontate tre storie di razzismo
istituzionale: ossia quando la legge non è – come dovrebbe – la forza
dei deboli, ma costituisce l’arma, l’arroganza e la miopia dei forti.
Tre storie che valgono per milioni di episodi di discriminazione ai
danni della popolazione immigrata di cui è responsabile lo Stato. Ma
sono anche tre storie in cui la determinazione di giovani migranti,
l’impegno delle associazioni e i legami d’affetto tra persone che non
si giudicano in ragione di un passaporto sono riusciti a renderci tutti
un po’ più uguali
video
Caro Presidente,
mi chiamo Amir e sono un rapper che più volte nelle sue canzoni ha dato voce ai ragazzi di seconda generazione.
Nonostante
io abbia la cittadinanza da sempre (mia madre è italiana), molte volte
sono stato considerato uno straniero per via delle mie origini
egiziane. Il problema oltre ad essere legislativo è culturale, dovrebbe
cambiare la percezione di come è fatto un Italiano nel 2012: non è
necessariamente "bianco" ma può essere di carnagione scura, avere occhi
a mandorla, avere capelli afro...
Di
fatto però non sono cittadini italiani i nati in Italia da genitori di
origine straniera. È cittadino solo chi è nato da italiani, mentre il
bambino che nasce in Italia da due stranieri viene iscritto
all’anagrafe come straniero. I bambini e i ragazzi che vivono questa
situazione sono oltre mezzo milione in Italia.
Vorrei
chiederle, Presidente Giorgio Napolitano, di porre questa questione
durante il suo discorso di fine anno a reti unificate, sollecitando la
politica a mettere questo tema tra le priorità da risolvere nel 2013...
A
Giorgio Napolitano Presidente, nel suo discorso di fine anno parli
di noi, figli di stranieri nati e cresciuti in Italia. #caropresidente
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La Rosarno di tre anni
fa, quella della rivolta e delle denunce per i diritti calpestati
di chi lavora, esiste ancora. Non è cambiato niente. Anzi, il virus
dello sfruttamento si è diffuso in tutto il Paese. "Quando non hai i
documenti ti danno solo lavoro nero, che è mal pagato". Le
testimonianze è raccolte da Amnesty International. Come quella
di Jean-Baptiste: "Se non ti pagano cosa puoi fare senza
documenti?"
Intorno alla Giornata
Internazionale dei Migranti in tutta la regione ci saranno iniziative e
mobilitazioni per rivendicare il diritto ad essere cittadini e non più
profughi, per un’Europa solidale e includente e per un Mediterraneo che
sia luogo di pace e libero da frontiere.
Sottopagati, senza diritti e in
una sola parola: sfruttati. Queste sono le condizioni dei braccianti
migranti nel nostro Paese secondo il rapporto di Amnesty International.
Francesca Pizzutelli, ricercatrice e autore del dossier: "Le autorità
italiane dovrebbero modificare le politiche in materia d’immigrazione
concentrandosi prima e soprattutto sui diritti dei lavoratori migranti,
indipendentemente dal loro status migratorio, garantendo loro un
efficace accesso alla giustizia"
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Si
diffonde nel mondo la psicosi da fine del mondo legata ad una
interpretazione del calendario Maya, che avrebbe come ultimo giorno il
21 dicembre 2012. C'è chi si
arricchisce, triplicando il fatturato di vendite di fornelli a gas,
candele o prodotti alimentari a lunga conservazione. E ci sono anche
posti sconosciuti e dimenticati da Dio che dalla profezia, di cui
parlano giornali, media e social network da qualche anno, dovrebbero
trarre vantaggio: è il caso di Bugarach, piccolo paesino dei Pirenei
nel sud ovest della Francia, dove secondo le profezie la fine del mondo
non avverrà. Il motivo? Gli alieni avrebbero scelto la località come
rifugio.
«Il 21 dicembre finisce il mondo» Cresce la psicosi dell'Apocalisse
La
profezia dei Maya sul 21 dicembre 2012. “Altrevoci” dunque, voci che
vengono da lontano e che, anche sul piano sociale, stanno scatenando
nel “qui e ora” un vero e proprio sussulto. E allora come ci possiamo
preparare a questo appuntamento e soprattutto come difenderci dalla
paura del futuro? In studio con Luce Tommasi, Sabrina Mugnos, geologa e
divulgatrice scientifica. Interviene a Diritti anche Padre Alberto
Maggi, fondatore del Centro Studi Biblici “Giovanni Vannucci” di
Montefano, in provincia di Macerata, che ha dedicato la home page del
suo sito alla fine del mondo.
La fine del mondo tra scienza e fede (video)
Che ci sia la fine del mondo, per molti è indiscutibile, perché l’ha
dichiarato più volte Gesù; si tratta solo di sapere quando
avverrà. È dall’anno Mille in poi che puntualmente
giungono predizioni certissime su questa fine, di volta in volta
rimandata a causa di un ripensamento del Padreterno, o per merito
delle preghiere, delle penitenze e dei digiuni dei suoi figli migliori.
Attualmente
la fine è stata fissata, salvo proroghe o ripensamenti del Signore, per
il 21 dicembre 2012. Ne fanno fede calendari maya, profezie,
visioni certe e affidabili. Disastri naturali, quali sconvolgenti
terremoti e spaventosi tsunami, sono solo un piccolo anticipo di quel
che accadrà con l’imminente fine del mondo.
Se
è così, conviene prepararsi in tempo all’avvenimento, che non trovi gli
uomini sprovveduti, come consigliava un uomo del calibro di San
Paolo, che, pienamente convinto della fine imminente, cercò,
inascoltato, di allertare le comunità cristiane: “Il tempo si è fatto
breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non
l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli
che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se
non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non
li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!”
(1 Cor 7,29-31).
Eh,
sì, Paolo ne era più che certo: “Passa la figura di questo mondo!”.
Invece ha fatto in tempo a passare Paolo, sono passati i
destinatari dei suoi avvertimenti, e sono passati tutti
quelli che, convinti o meno, hanno annunciato, sperato o temuto la
fine del mondo.
Chi
non è passato è Gesù. E il suo messaggio, la buona notizia, si conferma
più valido e attuale che mai. Appunto perché buona notizia, il suo
insegnamento è tutto indirizzato alla felicità degli uomini,
perché questa è la volontà del Padre, che tutti siano felici, qui, in
questa esistenza terrena. E la buona notizia contiene anche gli
elementi di una piena felicità: essa consiste in quel che si fa
per gli altri, e ciò è possibile a tutti (“Si è più beati nel dare che
nel ricevere!”, At 20,35).
La
buona notizia di Gesù non contiene minacce di catastrofi o di fine
imminente del mondo, bensì il contrario. In nessun brano del
vangelo si annunzia o profetizza una fine del mondo. Anzi!
LA FINE DEL MONDO (pdf) di Aberto Maggi
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Valga
per tutti il lapidario commento di Sandra Noble, direttrice della
Fondazione studi mesoamericani della Florida: «Profezia maya? Fine del
mondo? Un’invenzione assoluta. E un’opportunità per molte persone di
fare profitto».
A questo punto possiamo pure parlarne, della fine del mondo attesa per
domani, purché non pretendiamo da noi stessi di essere sempre
irrimediabilmente seri. La materia non lo consente.
In
verità non sembra che, qui in Italia, si prenda troppo sul serio la
profezia dei Maya. Ne senti sì parlare, ma per gioco. Si discute
scherzosamente se convenga o no pagare la rata del mutuo, o prenotare
il tacchino per Natale, se poi domani finisce il mondo. Altrove c’è chi
ha preparato bunker e scorte per la sopravvivenza; ma non appartiene a
noi questa sorta di millenarismo cupo, questa attesa di un destino
oscuro e annichilente.
Forse è perché nel sangue, nella memoria almeno dei nostri vecchi,
abbiamo altro; l’Apocalisse, lo sappiamo, è annunciata e il Giudizio
anche, e però ci è stato anche assicurato che abbiamo «un avvocato
presso il Padre», ed è uno bravo.
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ORRORE IN PAKISTAN
In quei vaccini in grado di salvare le vite da un male che è ormai
sradicato in quasi tutto il mondo, loro vedono invece lo strumento di
una macchinazione: per colpire i musulmani, per renderli addirittura
sterili. Una macchinazione ordita dalla Cia o dall’intero mondo
occidentale. E così hanno scatenato di nuovo una guerra nella guerra.
Nel mirino sono finiti gli operatori sanitari, la cui unica colpa è
somministrare i vaccini contro la poliomielite nel Paese.
Ieri hanno impiegato una manciata di minuti per portare a termine il
loro piano di morte. Quattro attacchi mirati e coordinati, studiati in
ogni dettaglio, consumati in appena venti minuti. Sono morti così,
nelle città di Karachi e di Peshawar, sei volontari pachistani: cinque
erano donne.
Negli ultimi 6 anni in Messico
sono scomparse 25 mila persone fra le quali parecchi bambini. I
dati sono stati resi noti alla fine del mandato del presidente Felipe
Calderon, dall’avvocato generale delloStato che ha anche quantificato,
per lo stesso periodo, a circa 100 mila le vittime della violenza
collegata al traffico di droga che ha scatenato la guerra fra gang di
strada e mafia.
A quasi due anni dalla caduta
di Mubarak, l’Egitto continua ad attraversare una crisi politica e
istituzionale gravissima, come hanno dimostrato gli scontri di piazza
in diverse città negli ultimi mesi.
L’uscita di scena – negoziata – dei militari, l’estate scorsa dopo
l’elezione del presidente Mohamed Morsi, esponente del movimento dei
Fratelli musulmani (Fm), sembrava l’inizio delle riforme politiche,
sociali ed economiche per risollevare la sorte del popolo egiziano.
Invece no!
Lo tsunami politico che ha
travolto i paesi del Nordafrica non ha causato danni rilevanti al
regime regnante in Algeria, dove i militari sono ancora i padroni, né a
quello in Marocco, dove la monarchia è tutt’oggi assoluta.
Quello che distingue la Libia
dagli altri paesi nordafricani è l’assenza di un partito islamico forte
e ramificato a livello nazionale. Vi sono diverse correnti islamiste
locali spesso in contrapposizione tra loro. Il che rende la situazione
politica ancor più complicata.
Nel dicembre 2010 i primi
focolai di rivolta a Sidi Bouzid e il gesto disperato mortale di
Mohamed Bouazizi; nel novembre 2012 violenti scontri tra manifestanti e
forze dell’ordine; migliaia di tunisini in piazza a chiedere giustizia
sociale e condizioni di vita dignitose. Questa volta la città
protagonista è Siliana: è cambiato il nome della città ma le
rivendicazioni sono sempre le stesse; è cambiato il regime ma i segnali
di transizione democratica sono ambigui.
Mons. Mario Zenari, nunzio
vaticano a Damasco, descrive l'attività delle parrocchie impegnate
nella preparazione del Natale, nonostante le bombe e l'odio
interconfessionale. In un istituto cattolico della periferia della
capitale, decine di bambini ritagliano con gioia le figure del presepe.
Nei saloni parrocchiali giovani cristiani e musulmani distribuiscono
migliaia di pasti caldi senza distinzione di fede, fazione o etnia.
Madri della Eastern Province
mantengono da sole i propri familiari: non hanno lavoro; vivono in case
senza porte e bagni; non possono mandare i figli a scuola. I mariti
sono morti in guerra, o scomparsi nelle mani della polizia.
Il ministero del Turismo
israeliano prevede un flusso di 75mila persone per il periodo
natalizio. Alla chiesa della Natività code chilometriche per visitare
la grotta della mangiatoia. Musulmani e cristiani festeggiano insieme
la nascita di Gesù. Il conflitto fra israeliani e palestinesi assume
sempre di più i contorni dell'estremismo religioso e schiaccia le
comunità cristiane.
Cari
allievi, oggi il vostro maestro è stato bocciato. Sì, avete
letto bene: il Ministero della Pubblica istruzione, al Concorsone, mi ha rimandato.
Il maestro, che ogni anno entra in classe insegnando storia, geografia,
musica, educazione all’immagine, informatica, scienze, dopo aver
passato un concorso e ottenuto l’abilitazione nel 1999, non ha
passato il test di preselezione che è stato costretto a fare per
tentare di non essere più precario.
Un personal computer, non una persona, in cinquanta minuti ha deciso
che io non potrò continuare a essere il vostro maestro ogni anno ma
sarò destinato ancora a girare come le giostre da un paese
all’altro.
Con me sono stati bocciati sei su dieci che hanno provato...
Nel silenzio generale hanno inizio oggi i quiz preselettivi del concorso per insegnanti voluto
dal ministro dell’Istruzione, università e ricerca. Chi ha avuto modo
di verificare il tenore dei quesiti è rimasto a dir poco sorpreso. Si
tratta di domande di carattere logico di ambito parte linguistico parte
matematico che ricordano molto da vicino l’enigmistica e che
comprendono anche nozioni di informatica (oltre a una lingua straniera). Domande
che sarebbero forse discutibili in un test di ammissione a una facoltà
universitaria e che sono del tutto fuori luogo per verificare la
preparazione di docenti che in molti casi insegnano già nella
scuola da anni, come precari, in discipline molto diverse le une dalle
altre (sebbene vi siano tra gli oltre 320.000 iscritti al concorso
anche persone che attualmente lavorano in altri ambiti o sono
disoccupate).
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“Ecco faccio una cosa nuova”
HOREB n. 63 - 3/2012
TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
"Il
termine conversione oggi sembra essere fuori dal lessico comune dei
cristiani. Eppure la conversione è esperienza che dovrebbe qualificare
l’intera esistenza cristiana. Essa è un riconoscersi peccatori, ma
accorgersi, nello stesso tempo, di essere avvolti e amati dallo sguardo
di Dio che in tutto il discorso biblico si manifesta come Padre-Madre
amante, e il suo amore si fa gesto che raccoglie, guarisce, nutre,
accarezza, accompagna.
«Bruna
sono, ma bella» (Cant 1,5), confida la creatura nel Cantico dei
Cantici. È la confessione di chi sta vivendo una situazione di
smarrimento e di avvilimento, di inaridimento interiore, di drammatico
oscuramento, provocato nella sua vita dal peccato.
Eppure
confida che non c’è oscurità che le sottragga quella bellezza di cui in
un passato ancora più remoto, di quello che è stato segnato dal suo
fallimento, qualcuno l’ha guardata e l’ha amata.
Dall’oscurità
del suo peccato, intravede nella misericordia di Dio un raggio di luce
che la sta tirando fuori da una situazione di morte e la sta facendo
rinascere come persona nuova. Per questo si dichiara anche “bella”
perché coltiva una incrollabile fiducia che chi l’ha creata ancora la
guarda con straordinario affetto, l’abbraccia e la rende partecipe
della sua bellezza.
Convertirsi,
per chiunque, è accorgersi di questo sguardo di Dio che si manifesta in
Cristo Gesù, nel suo mistero di amore. Convertirsi è sentirsi amati e
tirati fuori da un io che si affaccia alla vita come rinchiuso entro
l’ambizione di possedere persone e cose a proprio vantaggio, è sentirsi
liberati dell’illusoria volontà di fondare il senso del proprio
esistere in se stessi. Nello stesso tempo, è accoglienza dello Spirito
del Signore Gesù che chiede alla creatura la libera decisione di
consegnarsi alla sua Parola fatta carne, e di consentire che essa si
incida nella sua esistenza e determini la sua storia.
Convertirsi
è partecipare al mistero pasquale, che introduce alla vita nuova dei
figli di Dio, apre a relazioni di gratuità nella chiesa e nella
società, e proietta verso un avvenire imprevedibile.
Da questo orizzonte muove l’articolarsi della monografia .... (EDITORIALE)
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Sommario (pdf)
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L'amore non si arresta...
Viene uno più forte...
Sofonia profetizza...
Se non puoi essere...
Dio è eterno...
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Nè per Maria...
Non dobbiamo diventare...
Ci presentano la Santissima Vergine...
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In ogni incontro...
Appena la voce...
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La Bibbia in un frammento
Le pietre d'inciampo del Vangelo
"Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama."
(Luca 2,14)
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Il Teologo risponde
Il male esiste e spesso l’uomo
ne è il migliore interprete, ma che l’uomo ne sia unico responsabile
con il peccato originale mi riesce difficile da accettare.
In che modo si deve comprendere il concetto di “meriti” secondo il quale ciascuno avrà il premio o la pena eterna?
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n.2 di Santino Coppolino
NUOVA RUBRICA
Un cuore che ascolta - lev shomea'
"Concedi
al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo
popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino
III DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C) - GAUDETE Vangelo Lc 3,10-18
Alle
folle che lo interrogano su "che fare"? Giovanni non dice nulla che si
riferisca al culto o alla religione, solo specifica che senso dare a
quel BATTESIMO DI CONVERSIONE che egli sta proclamando e cioè:
GIUSTIZIA E CONDIVISIONE. Con il Battista inizia un nuovo modo di
rapportarsi con Dio, che Gesù porterà a pienezza, e muta anche il senso
del peccato che gli Ebrei avevano. Il peccato non è tanto una offesa
fatta a Dio, ma all'uomo, ed è nei rapporti con i fratelli che si misura
la fedeltà a Dio ...
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Torna
il Natale! Si ripete il rito degli auguri. Può sembrare semplice oltre
che gradevole scambiare gli auguri natalizi. Ma non è così.
Il
significato del Natale è talmente straordinario e coinvolgente che non
è facile ridurlo in formule di rito. Natale è la festa dello stupore,
dell’incontro, della scoperta, dell’amore, del silenzio e della
contemplazione. È la festa del cielo e anche della terra. È la festa di
Dio e anche dell’uomo. Da Betlemme, Dio e l’uomo, diventano
protagonisti di una storia che, partita da lontano, si proietta e
costruisce già da ora un futuro carico di aspettative positive in cui,
come dice la Sacra Scrittura, “scaturiranno acque nel deserto,
scorreranno torrenti nella steppa. La terra bruciata diventerà una
palude, il suolo riarso si muterà in sorgenti di acque … Felicità
perenne splenderà sul loro capo, gioia e felicità li seguiranno e
fuggiranno tristezza e pianto”.
L’arco
di guerra, l’arcobaleno, appeso da Dio lassù in segno di pace è il
ponte che unisce cielo e terra. Ora è il tempo dell’incontro tra Dio
che si fa uomo e l’uomo che diventa come Dio. Da Betlemme le cose ormai
non sono più quelle di prima...
... Auguri. A tutti un cuore nuovo e uno sguardo nuovo!
Buon Natale !!!!
+ don Franco, Vescovo
Santo Natale e Felice Anno 2013
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Vizi capitali: quell'ira funesta
Sfigura. Porta addirittura a uccidere. Le riflessioni di Enzo Bianchi. E le opere di decine di artisti. Da Giotto a Leonardo...
La
collera è uno di quei vizi che, come si dice, “si leggono in faccia”.
Il volto di chi ne è preda si sfigura. Come scrive il monaco Enzo
Bianchi, priore della comunità di Bose, questo stato d’animo – diverso
e peggiore rispetto a una sana indignazione – produce effetti
psicosomatici. Fa venire il “fiatone”. Provoca senso di
soffocamento...
L’ira
è un sentimento pericoloso che può portare a conseguenze estreme. Si
può arrivare a uccidere. Il primo omicidio della storia si è consumato
tra due fratelli. Per colpa della collera. L’immagine di Caino che
ammazza Abelepercorre tutta la storia dell’arte, dai mosaici di
Monreale del XII secolo ai grandi interpreti di scene bibliche, dal
Rinascimento al Settecento, da Tizianoa Tintoretto. I Padri della
Chiesa insegnano che occorre governare l’ira prima che diventi odio e
generi vendetta...
C’è
anche una “santa collera”: per esempio quella del Cristo giudice della
Sistinadi Michelangelo. Una giusta indignazione l’esprimono pure i
profeti, primo tra tutti Mosè, che davanti al tradimento del popolo che
adora un vitello d’oro spezza le tavole dei Dieci Comandamenti...
Vizi capitali: quell'ira funesta
Collera - Cammino di Avvento 2012 con Enzo Bianchi (video)
Vedi anche i nostri precedenti post:
- Avarizia, schiavi del dio denaro - Il rapporto deformato con le cose e il denaro - Enzo Bianchi (video)
- Lussuria, se l'amore diventa vizio - Il rapporto deformato con il corpo e la sessualità - Enzo Bianchi (video)
- Vizi capitali, presi per la gola - Il rapporto
deformato con il cibo nella riflessione di Enzo Bianchi e in secoli di
storia dell’arte.
- "Se questa vita ha senso" Un percorso di riflessione
per l'avvento di Enzo Bianchi per Famiglia Cristiana - Vizi capitali,
se li conosci li vinci -
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Un sentimento triste e
infelice, come l’invidia, è tutt’altro che un sentimento debole.
Possiede in verità una forza tutta speciale, sebbene solo di segno
negativo: al punto di massima espansione, non conosce ragioni o
motivazioni, diventa furia cieca, perseguimento sistematico, violenza
distruttiva e infine omicida. Il bene dell’altro è così insopportabile
che l’unica strada d’uscita, per l’invidioso, appare essere quella
della distruzione dell’altro.
Armando Matteo: Le mille facce dell'invidia
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La vita straordinaria di un
profeta che ha superato i cento anni di vita. Da pochi giorni è uscita
la ristampa del suo testamento spirituale, “Dialogo della liberazione”,
un libro che anticipò la teologia della liberazione: “Non vi fermate
ragazzi, non ascoltate i nostri consigli di prudenza. Fateci
ringiovanire!”.
Francesco Comina: La piuma e il peso
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Che senso ha discutere di
carrozzeria, accessori e colori quando si è appena fuso il
motore? Il rapporto sulla fede di Vittorio Messori parte da una
metafora automobilistica.«Dentro la Chiesa», spiega, «da decenni si
litiga sulla maggiore o minore fedeltà al Concilio, fermandosi al
contenitore, cioè a come si struttura l’istituzione ecclesiastica con
più o meno collegialità, più o meno latino, più o meno morale
tradizionale o impegno politico; peccato che nel frattempo la
ricerca d’assoluto e il senso di Dio si siano affievoliti fin quasi a
spegnersi».
Alberto Chiara e Fulvio Scaglione: Messori: la fede, Maria, il Concilio
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CHIESA
E SOCIETA'
/
interventi
ed opinioni |
Il presepe di piazza San
Pietro è stato offerto quest’anno dalla regione della Basilicata. L’ha
ideato il maestro Francesco Artese. Ed è
stato presentato alla stampa, in Vaticano, il 13 dicembre,
festa di santa Lucia.
Si sa che ambienterà la nascita di Gesù fra i Sassi di Matera. Ma in
che modo non è stato mostrato. Le transenne chiudono la vista
sull’allestimento dell’opera, che sarà svelata al pubblico la vigilia
di Natale.
Se però si sfoglia l’ultimo numero del mensile “Radici Cristiane”
diretto dal professor Roberto de Mattei, si trova un’intervista al
maestro Artese nella quale egli anticipa più in dettaglio come sarà il
presepe da lui creato.
A lui la parola...
Un
presepe choc allestito in una tenda nel nome di Olga, donna incinta di
otto mesi morta di stenti in quella che era la su di tenda, ciò che per
lei era casa, collocata vicina ai binari della stazione di Avenza. Un
presepe fuori da ogni schema allestito proprio in una tenda nella
Piazza Duomo di Carrara. Un presepe che arriva diritto al cuore di chi
lo vede. Che non lascia spazio a fantasie e sogni natalizi. Anzi.
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POLITICA
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
L'atto penitenziale dei cattolici in politica di Giuseppe Savagnone
Si
parla molto, ormai da più di un anno, del ritorno dei cattolici sulla
scena politica. E si guarda al loro rinnovato impegno come a una
prospettiva di speranza e di rilancio della vita pubblica italiana, in
questa fase in cui il bilancio della Seconda Repubblica si presenta
fallimentare dal punto di vista non solo finanziario ed economico, ma
soprattutto etico e politico.
Quello
che non si sente dire, però, negli ambienti del mondo cattolico dove
questo ritorno viene fortemente caldeggiato, è che esso non può
risultare credibile se non viene preceduto da un serio momento di
riflessione sugli errori e le colpe commessi in questi anni. Perché noi
cattolici non siamo innocenti di quanto è accaduto. Abbiamo anche noi
contribuito, con le nostre azioni e soprattutto con le nostre
omissioni, al deterioramento del clima pubblico del nostro Paese. E se
è vero che l'impegno nel mondo si configura agli occhi del credente
come un prolungamento della liturgia celebrata in chiesa, anzi è esso
stesso una liturgia, all'inizio di questa nuova fase non possiamo
omettere, come in ogni buona liturgia, un atto penitenziale. Non per
masochismo o per complessi di inferiorità rispetto ad altri, che hanno
evidentemente anch'essi le loro responsabilità (forse maggiori delle
nostre), ma per rispetto nei confronti della verità e per comprendere
che cosa, nel nostro approccio, deve profondamente cambiare, se
vogliamo davvero inaugurare una stagione differente della vita pubblica.
L'atto penitenziale dei cattolici in politica di Giuseppe Savagnone
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Sullo
scaricamento di Berlusconi e la nuova «scelta cattolica» a favore di
Monti. Con l'intervista di Bagnasco al «Corriere» e buona pace delle
responsabilità dei laici
Ma i cattolici sanno fare politica? Ancora prima di aver letto
qui l'intervento del professor Savagnone - e i commenti
allegati - mi stavo facendo proprio questa domanda. E mi davo pure una
risposta: no. Al massimo i cattolici sanno fare del lobbismo.
Roberto Beretta: L'eterno vizio di fare lobby
Mario Monti ha iniziato alla
Fiat di Melfi la sua campagna elettorale. Lo ha fatto assieme ad una
pletora di suoi ministri per ricevere il pubblico sostegno di
Marchionne.
Mentre la FIOM gli ricorda che la Fiat non rispetta la sentenza della
magistratura che impone il reintegro di tre lavoratori licenziati per
rappresaglia e mentre i lavoratori subiscono angherie e cassa
integrazione continue, il presidente del Consiglio benedice il padrone
più bugiardo d’Italia.
La cosa ha una sua logica, Monti ha fatto al paese quello che
Marchionne ha fatto alla Fiat. Entrambi hanno avuto a cuore solo gli
interessi e gli utili degli azionisti di riferimento, in parte gli
stessi, promettendo un radioso futuro e intanto realizzando
disoccupazione e super sfruttamento. Ora entrambi spiegano e
spiegheranno che la causa di questi danni collaterali è il mancato
completamento delle riforme. Si dice che il presidente del Consiglio
abbia paragonato la sua azione a quella di una trivella che abbia
scavato per trenta metri, mentre si dovrà arrivare a trecento. Ci vorrà
l’intervento di Greenpeace!
Giorgio Cremaschi: Monti è più pericoloso di Berlusconi
Due
milanesi tornano a occupare prepotentemente la scena a pubblica. Monti
sembra decisamente alternativo al Cavaliere, ma è proprio così? Non
saranno entrambi diversamente affetti da quell'allergia allo Stato
tipica di molta borghesia milanese?
Barbara Spinelli: Monti, Berlusconi e la società senza stato
La
domanda a Raffaele Bonanni è diretta: un lavoratore con uno stipendio
da mille euro al mese può mettersi nelle mani di Mario Monti? Il leader
della Cisl non risponde con un sì e nemmeno con un no. Lo fa invece
sferrando l’attacco a quelle che sono le proposte politiche alternative
a quella che in queste ore sta provando a strutturare il Professore.
«Sicuramente quel lavoratore non dovrà fare l’errore di mettersi nelle
mani dei populisti di destra e di sinistra. Con loro non si esce dal
pantano, con loro le difficoltà possono solo trasformarsi in dramma».
Bonanni punta deciso su Monti
Michele Brambilla: Bonanni: «Solo Monti può tagliare le tasse»
Sala
gremita nell'ex storico cinema della capitale. Il magistrato scioglie
la riserva sulla candidatura: Sono disponibile, ma i leader delle
formazioni della Sinistra facciano un passo indietro". "Siamo l'unico
polo alternativo al montismo e al berlusconismo", dice ancora
Ingroia
Stella Cervasio: Ingroia: "Disponibile a candidarmi leader Sinistra facciano passo indietro"
La presa di coscienza laica di
una «emergenza antropologica» supera le contrapposizioni degli
schieramenti politici e al contempo trova «una legittimazione
teologica», proponendosi sempre più come «una una nuova alleanza tra
credenti e non credenti». Lo ha rilevato Giuseppe Vacca uno
degli estensori dell’omonimo documento dei cosiddetti «marxisti
raztingeriani», che ieri è stato posto a tema del convegno «Fede
teologale e la modernità» tenutosi a Roma nella sede della Civiltà
Cattolica.
Pierluigi Fornari: Destra e sinistra unite dal «pensiero forte»
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Benigni riesce a rendere travolgente anche la Costituzione italiana. A
suo modo, un po’ guascone irriverente coi politici e un po’ prof
appassionato dedito a rinfrescare la memoria degli italiani, come già
aveva fatto con l’Inno di Mameli. E ieri sera, nell’immenso Teatro 5 di
Cinecittà addobbato dalla scenografia in legno di Gaetano e Chiara
Castelli, in oltre due ore di diretta su Raiuno Benigni ha voluto
attorniarsi di giovani, per spiegare quanto la nostra Costituzione sia
La più bella del mondo
Benigni show tra satira e politica
Si
è tenuto ieri sera (ndr. 17 Dicembre) quello che diventerà sicuramente
un altro momento storico della televisione italiana: lo spettacolo La
più bella del mondo, che, con oltre 12,6 milioni di spettatori, ha
registrato uno share del 43,94%. Perché si sa, quando passa Roberto
Benigni lascia il segno. L’attore
ha dedicato, in diretta su Rai 1 dal Teatro 5 di Cinettà, un’intero
spettacolo a uno degli orgogli del paese italiano: la nostra
costituzione, scritta nel 1947; considerata da Benigni, ma non solo,
appunto “la più bella del mondo”. In
poco più di 130 minuti di spettacolo, senza nemmeno un’interruzione
pubblicitaria, lo showman toscano ha fatto un’esegesi sui principi
fondamentali della costituzione italiana (i primi 12), apprezzando e
vantando, con a volte quasi l’ingenuità di un bambino, le parole con il
quale racchiudono pensieri perfetti e esemplari, ma che sembrano sempre
più utopici.
Benigni: Costituzione meravigliosa, quando entrerà in vigore mondo bellissimo
Si
usa affermare che Mozart, con il suo genio, avrebbe potuto mettere in
musica anche la lista della spesa. Qualcosa di simile ha tentato ieri
sera Roberto Benigni, decantando per due ore e senza intervalli, su
Raiuno, le bellezze della Costituzione italiana. Impresa nobile e
insieme temeraria, prestazione atletica, sudori da riempire una
batteria di fazzoletti, tanto da far pensare che, dopo tutto, Mozart
avrebbe avuto vita più facile. In
effetti, malgrado l’inventiva e il carisma del comico, il proposito di
trasformare in show una sfilza di articoli poteva indurre alla fuga
anche lo spettatore meglio disposto. Ovvio che Benigni era il primo a
rendersene conto. Così, per divertire e tenersi stretto il pubblico, ha
dedicato tutta la prima mezz’ora alla satira politica.
Benigni: la Costituzione è poesia
Riprendiamo
l’articolo, apparso su Jesus di dicembre, scritto quando Roberto
Benigni, alcune settimane fa, ha annunciato il suo show sulla
Costituzione italiana (“La più bella del mondo”), andato poi in onda la
sera del 17 dicembre In
una sua irruzione al TgUno delle 20, Benigni si è espresso così: «La
Costituzione della Repubblica italiana è un libro straordinario, molto
conosciuta da tutti e anche da alcuni politici (?!). Io che ho studiato
il cielo dantesco dico che qui siamo nel cielo degli uomini, in uno dei
punti più alti mai raggiunti. E ora che ci stiamo sperdendo dobbiamo
cercare la strada, illuminando la via con i suoi dodici principi
fondamentali. Questi principi sono belli e vivi, semplici da seguire,
una delle più belle Costituzioni del mondo, viva come la cupola del
Brunelleschi». Sono
convinto che si possa fare affidamento sul genio di Roberto Benigni nel
fare conoscere e apprezzare agli italiani la nostra Costituzione. La
più bella del mondo, come titola il programma tv da lui annunciato in
quella circostanza. Così come gli è riuscita egregiamente la difficile
impresa di illustrare e commentare da par suo, al grande pubblico,
compreso quello meno erudito, la Divina Commedia. Benigni è la persona,
l’artista più adatto. È uomo colto, dispone di una efficacia
comunicativa senza eguali, sa divertire e, insieme, stimolare a
riflettere e persino commuovere, evocando quel senso dell’universale
umano che fa vibrare le corde profonde dell’animo di tutti e di
ciascuno. Ve n’è un disperato bisogno nel tempo del disincanto,
dell’accidia, del cinismo.
Benigni, la Costituzione e i principi della Casa comune
Roberto Benigni in: "La Più Bella Del Mondo" (video)
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In
una sua irruzione al TgUno delle 20, Benigni si è espresso così: «La
Costituzione della Repubblica italiana è un libro straordinario, molto
conosciuta da tutti e anche da alcuni politici (?!). Io che ho studiato
il cielo dantesco dico che qui siamo nel cielo degli uomini, in uno dei
punti più alti mai raggiunti. E ora che ci stiamo sperdendo dobbiamo
cercare la strada, illuminando la via con i suoi dodici principi
fondamentali. Questi principi sono belli e vivi, semplici da seguire,
una delle più belle Costituzioni del mondo, viva come la cupola del
Brunelleschi». Sono convinto che si possa fare affidamento sul genio di
Roberto Benigni nel fare conoscere e apprezzare agli italiani la nostra
Costituzione. La più bella del mondo, come titola il programma tv dalui annunciato in quella circostanza
Franco Monaco: Benigni, la Costituzione e i principi della Casa comune (pdf)
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OPINIONI E COMMENTI
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
BEATI GLI OPERATORI DI PACE
Ogni
anno nuovo porta con sé l’attesa di un mondo migliore. In tale
prospettiva, prego Dio, Padre dell’umanità, di concederci la concordia
e la pace, perché possano compiersi per tutti le aspirazioni di una
vita felice e prospera.
A
50 anni dall’inizio del Concilio Vaticano II, che ha consentito di
rafforzare la missione della Chiesa nel mondo, rincuora constatare che
i cristiani, quale Popolo di Dio in comunione con Lui e in cammino tra
gli uomini, si impegnano nella storia condividendo gioie e speranze,
tristezze ed angosce, annunciando la salvezza di Cristo e promuovendo
la pace per tutti.
In
effetti, i nostri tempi, contrassegnati dalla globalizzazione, con i
suoi aspetti positivi e negativi, nonché da sanguinosi conflitti ancora
in atto e da minacce di guerra, reclamano un rinnovato e corale impegno
nella ricerca del bene comune, dello sviluppo di tutti gli uomini e di
tutto l’uomo.
il
testo integrale del MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO
XVI PER LA CELEBRAZIONE DELLA XLVI GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 1°
GENNAIO 2013 BEATI GLI OPERATORI DI PACE
"Potremmo
leggere questo Messaggio del Papa come un approfondimento della sua più
recente enciclica, la Caritas in Veritate. Si tratta infatti di un
appello a inverare la pace, a darle concretezza. Per essere realmente
'operatori di pace', non basta 'dire la pace', occorre operare a 360°
per renderla possibile, non solo sul versante dei conflitti bellici, ma
anche su quello della verità dell'uomo e della verità del bene". Lo
ricorda, ai microfoni di Radio Vaticana, don Mauro Cozzoli, teologo
morale della Pontificia Università Lateranese, commentando alcuni
passaggi del Messaggio di Benedetto XVI per la 46ma Giornata Mondiale
della Pace. Interviene su un altro aspetto del Messaggio per la
Giornata Mondiale della Pace 2013 Antonio Onorati, presidente della ONG
Centro Internazionale Crocevia, responsabile del coordinamento del
Comitato Internazionale per la Sovranità Alimentare.
Ascolta l'ampio servizio: Messaggio del Papa, non basta dire la pace, bisogna operare nel concreto (audio)
“Questi principi non sono verità di fede. Essi sono inscritti nella
natura umana stessa, riconoscibili con la ragione, e quindi sono comuni
a tutta l’umanità”.
Questo scrive Benedetto XVI nel messaggio per la giornata della pace
che si celebrerà il prossimo Capodanno, reso pubblico il 14
dicembre.
Pace per tutti. Un messaggio senza confini
Nel
messaggio per la Giornata Mondiale della Pace (che sarà celebrata il
primo gennaio 2013), il Papa esorta a ricercare la pace, diffondendo i
diritti fondamentali dell'uomo, quali quello al lavoro e alla libertà
religiosa, e difendendo i valori della vita e della famiglia. "Chi
vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la vita",
dice Benedetto XVI...
Benedetto XVI: "Leggi su eutanasia e aborto sono reali minacce per pace"
Le economie di rapina minano la pace
Riflessioni
teologiche e severi moniti contro consumismo, finanza senza scrupoli,
relativismo etico (aborto, eutanasia): il messaggio del Papa per la
Giornata della pace 2013
A 50 anni dalla Pacem in terris
Basta agli egoismi, occorrono nuovi modelli di sviluppo
«Chi vuole la pace non può tollerare attentati contro la vita»
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Ecco la traduzione italiana dell'articolo scritto da Benedetto XVI per il FINANCIAL TIMES (20/12/12)
L’articolo
del Papa per il “Financial Times” (20 dicembre 2012) nasce da una
richiesta venuta dalla redazione del “Financial Times” stesso, che,
prendendo spunto dalla pubblicazione dell’ultimo libro del Papa
sull’infanzia di Gesù, ha chiesto un suo commento in occasione del
Natale.
Nonostante si trattasse di una richiesta insolita, il Santo Padre ha accettato con disponibilità.
Forse
è giusto ricordare la disponibilità con cui il Papa aveva risposto
anche in passato ad alcune richieste fuori del comune, ad esempio la
richiesta di intervento alla BBC, proprio in occasione del Natale
alcuni mesi dopo il viaggio nel Regno Unito, o la richiesta di
intervista televisiva per il programma “A sua immagine” della RAI,
rispondendo a domande in occasione del Venerdì Santo.
Si
è trattato anche allora di occasioni per parlare di Gesù e del suo
messaggio ad un ampio uditorio, nei momenti salienti dell’anno
liturgico cristiano.
Tempo di impegno nel mondo per i cristiani
“Rendi
a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio” fu la risposta
di Gesù quando gli fu chiesto ciò che pensava sul pagamento delle
tasse. Quelli che lo interrogavano, ovviamente, volevano tendergli una
trappola. Volevano costringerlo a prendere posizione nel dibattito
politico infuocato sulla dominazione romana nella terra di Israele. E
tuttavia c’era in gioco ancora di più: se Gesù era realmente il Messia
atteso, allora sicuramente si sarebbe opposto ai dominatori romani.
Pertanto la domanda era calcolata per smascherarlo o come una minaccia
per il regime o come un impostore.
La
risposta di Gesù porta abilmente la questione ad un livello superiore,
mettendo con finezza in guardia nei confronti sia della
politicizzazione della religione sia della deificazione del potere
temporale, come pure dell’instancabile ricerca della ricchezza. I suoi
ascoltatori dovevano capire che il Messia non era Cesare, e che Cesare
non era Dio. Il regno che Gesù veniva ad instaurare era di una
dimensione assolutamente superiore. Come rispose a Ponzio Pilato: “Il
mio regno non è di questo mondo”.
I
racconti di Natale del Nuovo Testamento hanno lo scopo di esprimere un
messaggio simile. Gesù nacque durante un “censimento del mondo intero”,
voluto da Cesare Augusto, l’imperatore famoso per aver portato la Pax
Romana in tutte le terre sottoposte al dominio romano. Eppure questo
bambino, nato in un oscuro e distante angolo dell’impero, stava per
offrire al mondo una pace molto più grande, veramente universale nei
suoi scopi e trascendente ogni limite di spazio e di tempo.
Gesù
ci viene presentato come erede del re Davide, ma la liberazione che
egli portò alla propria gente non riguardava il tenere a bada eserciti
nemici; si trattava, invece, di vincere per sempre il peccato e la
morte.
La
nascita di Cristo ci sfida a ripensare le nostre priorità, i nostri
valori, il nostro stesso modo di vivere. E mentre il Natale è senza
dubbio un tempo di gioia grande, è anche un’occasione di profonda
riflessione, anzi un esame di coscienza. Alla fine di un anno che ha
significato privazioni economiche per molti, che cosa possiamo
apprendere dall’umiltà, dalla povertà, dalla semplicità della scena del
presepe?
Tempo di impegno nel mondo per i cristiani
Si può leggere l'originale in inglese qui: http://www.ft.com/intl/cms/s/0/099d055e-4937-11e2-9225-00144feab49a.html
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Quasi un’irruzione nel cuore
della City. Inattesa e, di sicuro, sorprendente. Un commento a
firma del Papa su un giornale, infatti, non s’era mai visto, e che
accada per la prima volta sulle austere colonne del Financial
Times, un tempio giornalistico del vorticoso mondo del business
economico-finanziario globale, è qualcosa di davvero siderale.
Fantascienza, si sarebbe detto, da chi e per chi conosce anche solo
superficialmente che razza di club esclusivo siano la City e i suoi
utenti, che ogni giorno aprono il quotidiano economico più letto e
influente del mondo. Eppure, è successo.
Salvatore Mazza: Il Papa che parla ai cuori conquista anche l'intelligenza della City
Le responsabilità assunte
in questi giorni da Papa Benedetto XVI sono la dimostrazione più
evidente della necessità espressa dal Concilio Vaticano II di aprire le
porte alla collegialità, abbandonando le tentazioni dogmatiche a favore
della pastoralità, valore evidentemente superiore.
Definire i matrimoni omosessuali "una grave ferita inflitta alla
giustizia e alla pace" e aborto ed eutanasia "attentati e delitti
contro la vita (che) chi vuole la pace non può tollerare" è una caduta
di stile inaccettabile. La Chiesa ha il diritto di rivolgersi ai suoi
fedeli ricordando la coerenza con i princìpi, ma non di riferirsi al
vincolo della pace, comune a tutti gli umani, in relazione a condizioni
di vita rese drammatiche proprio dai pregiudizi, a cui non è neppure
immaginabile dichiarare guerra. Tanto più che il primo e più grave
delitto e attentato contro la vita è proprio la guerra, che ancora
resta giustificata nel catechismo cattolico.
Giancarla Codrignani: Benedetto XVI e la laicità cattolica
È per lo meno singolare che tra
gli attentati alla pace, alla giustizia e alla dignità umana il Papa
abbia messo ai primi posti l’estensione alle persone omosessuali del
diritto a sposarsi. Era già una forzatura, cui per altro Giovanni Paolo
II ci aveva abituato, equiparare il diritto all’aborto e a chiedere di
essere aiutati a morire alle uccisioni che si effettuano in guerra e ai
genocidi che spesso accompagnano le guerre civili. Perché si confondono
feti con esseri umani già compiuti, vittime con carnefici, la libertà
di disporre di sé con la violenza su altri.
Chiara Saraceno: Il papa, i gay e la guerra
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3) Il servizio omelia di P.
Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm
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