"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°50 del 2013

Aggiornamento della settimana

- dal 7 al 13 dicembre 2013 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 20 dicembre 2013          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 


LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo




OMELIA 

    di P. Gregorio Battaglia
  di P. Aurelio Antista
  di P. Alberto Neglia

 
N. B. La Lectio è temporaneamente sospesa



NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 








Ricordando
Nelson Mandela


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Nelson Mandela è morto. Ne ha dato notizia il presidente del Sudafrica Jacob Zuma in un messaggio in diretta alla nazione.
‘’Voglio ricordare con semplici parole la sua umiltà, la sua grande umanità per la quale il mondo intero avrà grande gratitudine per sempre’’.

 
La morte è inevitabile...



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Il saluto ufficiale a Nelson Mandela



Le cerimonia a Soweto per commemorare il padre della lotta all'apartheid, morto all'età di 95 anni. 
In Sudafrica riuniti i leader mondiali. 

  L’ultimo saluto a Nelson Mandela

Continua il lungo saluto a Nelson Mandela, scomparso giovedì scorso all’età di 95 anni...
Molti leader mondiali, dal presidente statunitense Barack Obama al leader cubano Raul Castro, dal premier italiano Enrico Letta al premier britannico David Cameron, si sono uniti oggi a tutti i sudafricani, per rendere omaggio a colui che, grazie alla sua capacità di costruire un ponte tra nemici, riuscì a superare le differenze politiche e razziali. 
Nonostante la pioggia battente, una grandissima folla ha lentamente riempito lo stadio (lo stesso in cui si tenne la finale dei Mondiali di calcio del 2010, nella quale Mandela fece la sua ultima apparizione in pubblico) che contiene quasi 100 mila persone. In attesa del via ufficiale alla cerimonia e mentre arrivavano capi di Stato e di governo di tutto il mondo, i «fan» di Madiba hanno ballato e cantato per ore, in omaggio all’amato leader...

  Madiba unisce il mondo. L'ultimo saluto a Nelson Mandela

Arancione, rosso, blu, verde, viola e ovviamente bianco e nero. Gli spalti del Fnb Stadium di Soweto, a Johannesburg, si sono tinti ieri di un crogiolo di colori. La sintesi visiva perfetta dell’arcobaleno sudafricano. «A Mandela sarebbe piaciuto», ha detto il vice-presidente dell’African National Congress, Cyril Ramaphosa. Anche se l’esplosione cromatica era dovuta alle decine di migliaia di ombrelli aperti per ripararsi al diluvio che ha accompagnato l’intera cerimonia di addio a Madiba. La prima in attesa dei funerali nel villaggio natale di Qunu di domenica. «Ma Nelson avrebbe voluto la pioggia», ha aggiunto Ramaphosa. Nella tradizione africana, quest’ultima simboleggia l’apertura del cielo per accogliere lo spirito del defunto. Non solo. Lo scrittore di Johannesburg, Bryce Courtenay racconta, nel più famoso dei suoi romanzi, “La forza del singolo”, come il capo in grado di unire le varie tribù sudafricane sia chiamato, dai locali, il “mago della pioggia”. Perché – spiega – il desiderio dell’acqua nelle savane assolate accomuna i differenti popoli. Qualcuno ci ha pensato mentre la musica accompagnava i balli frenetici degli 80mila che hanno voluto rendere omaggio al primo presidente nero di Pretoria, morto giovedì scorso. 
Persone comuni, stelle dello spettacolo, oltre 90 leader mondiali...

  Il mondo saluta Mandela

«... Mandela ha indicato ad altri popoli le vie della liberazione da praticare. In questo, è stato il più grande leader globale che il mondo ha conosciuto e amato. E lo ha fatto con la forza delle idee che ha praticato e non certo con le armate che non ha mai posseduto. 
Mandela è stato un combattente per le libertà, ma un combattente che non ha mai preteso di imporre un suo modello ideologico, una sua visione politica. Sta anche in questa la sua inarrivabile grandezza. E per questo la sua lotta resterà impressa nella nostra memoria collettiva. Mandela è stato un sognatore che ha saputo realizzare il sogno della sua vita: liberare la sua gente dalle catene dell’apartheid»

  «Madiba ci ha insegnato cosa significhi dignità e giustizia» intervista a Rigoberta Menchù

... In mezzo ai leader del mondo riuniti dal ricordo dell’”ultimo gigante della Storia” l’istinto di Obama lo porta a compiere un capolavoro che diventa l’evento del giorno, con una platea di vip e leader più o meno presentabili. Approfitta della Storia per crearne un’altra, da ora possibile. Il più bello è fatto, resta da compiere il più difficile.

  Commemorazione Mandela: tra Obama e Castro la mano della Storia, complice Madiba

Dopo la cerimonia di ieri, durante la quale Mandela ha fatto un altro piccolo "miracolo" (la stretta di mano tra Obama e Castro), oggi la salma di Madiba è stata portata nella camera ardente allestita negli Union Buildings di Pretoria, la sede del governo sudafricano, dove resterà esposta fino a venerdì. La bara, avvolta nella bandiera nazionale, ha lasciato l'ospedale militare a bordo di un carro funebre nero con grandi vetri ed è stata portata in processione lungo le strade della capitale, scortata da 16 motoclisti. Lungo il tragitto, percorso in un'ora e che ha compreso anche il carcere in cui Madiba fu rinchiuso nel 1962, migliaia di persone hanno reso omaggio al leader della lotta all'apartheid scomparso giovedì scorso all'età di 95 anni.
La bara è stata poi presa in consegna da otto militari in alta uniforme in rappresentanza di tutti i rami delle forze armate sudafricane che l'hanno portata all'interno del palazzo in cui Mandela giurò come primo presidente nero del Sudafrica. Il feretro era seguito dal nipote del premio Nobel per la Pace, Mandla Mandela.
La bara aperta di Mandela è stata poi piazzata su una piattaforma cubica nell'anfiteatro del palazzo, dove per tre giorni potrà essere vista dai familiari, dai leader stranieri e dal pubblico. Ad ogni ingresso sono schierati due soldati in alta uniforme bianca con le spade. (fonte: L'Huffington Post)


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«L’esempio del presidente», titola in prima pagina l’Osservatore Romano uscito nel pomeriggio di venerdì a Roma. C’è una grande foto con il volto sorridente di Nelson Mandela che quasi si affaccia a sinistra nella pagina del quotidiano della Santa Sede. Accanto il testo del telegramma dipapa Francesco, triste per la morte di Mandela, con l’omaggio al suo impegno per la riconciliazione. 

  Alberto Bobbio:   IL PAPA: «MANDELA SPRONI A VIVERE CON GIUSTIZIA»


"Ora il problema di fondo è che tutti adesso stanno piangendo colui che è stato il leader del primo segmento del III Millennio. I primi a commuoversi sono i grandi statisti, che però piangono lacrime di coccodrillo, perchè non si fanno scalfire da quello che è stato il suo messaggio e la sua testimonianza. Per cui ho la sensazione è che oggi ad onorare la memoria di Mandela sia qualcosa che tocca il cuore, però dovremmo avere il coraggio di metterci in discussione e passare dalle parole ai fatti".

  Francesca Baldini:   PADRE ALBANESE: "NO ALLE LACRIME DI COCCODRILLO"

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I NOSTRI TEMPI



Diritti umani, già pensionati? di Renato Sacco


Diritti umani, già pensionati?
di Renato Sacco
del 10 dicembre 2013

Sono passati 65 anni da quel 10 dicembre 1948, giorno in cui l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò e proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
Secondo la riforma Fornero, 65 anni non sono ancora sufficienti per andare in pensione… Eppure oggi, 10 dicembre 2013, sfogliando alcuni tra i quotidiani italiani più autorevoli, La Stampa, Corriere della Sera, La Repubblica non ho trovato neanche una riga sulla Dichiarazione dei Diritti Umani. Forse ho letto un po’ troppo velocemente, non vorrei che siano già stati mandati in pensione. 
Eppure sulla violazione di questi diritti ce ne sarebbe da scrivere! 
Ce lo chiede la grande figura di Nelson Mandela, ce lo chiedono tante vittime anonime di ogni angolo della terra. 
Il rischio è di pensare che i diritti umani siano scontati: si sa, è normale che si è una sola famiglia umana! E invece rischiano di essere scontati, nel senso dello ‘spaccaprezzi’! 
E così sembrano normali, ‘scontate’ le affermazioni dell’attuale segretario della Lega Nord Matteo Salvini, riportate ieri nel Mosaico dei giorni (1) di Tonio Dell’Olio: “Senti che puzza, scappano anche i cani. Sono arrivati i napoletani… Son colerosi e terremotati… Con il sapone non si sono mai lavati…” (Festa di Pontida, 2008). “Nel nostro programma chiediamo che sui vagoni della metropolitana di Milano siano previsti posti riservati ai soli milanesi (Piazza della Scala, 6 maggio 2009).”
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Vedi anche: 
  • (1) I florilegi di Salvini
  • (2) Mosaico di pace, dossier  febbraio 2012: Il mondo della dignità violata

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Chi sono, cosa fanno e come vivono i cinesi immigrati in Italia. Viaggio dal Piemonte alla Campania, passando dalla Toscana e da Prato che ancora piange i morti dell'ultima sciagura.

  FAMIGLIA CRISTIANA:  Il dragone inquieto

«La protezione del bambino è un bene irrinunciabile». Così Dario Merlino, presidente del Cismai (Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia) ha spiegato l’obiettivo degli “Stati generali sul mal-trattamento all’infanzia in Italia”, che si sono aperti ieri mattina a Torino e si concluderanno questa sera. Un momento di confronto e approfondimento per psicologi, psicoterapeuti, assistenti sociali, insegnanti e quanti a vario titolo sono impegnati nella tutela dell’infanzia per evidenziare il problema della violenza sui minori. «Ma soprattutto – prosegue Merlino – per ragionare in un’ottica di prevenzione e protezione».

  Federica Bello:  900mila bambini a rischio abusi

Nelle fabbriche della cinatown più grande d’Europa, i cinesi ci vivono. Sono luoghi inaccessibili per gli altri. Monitorati dall’esterno da telecamere a circuito chiuso. Se bussate non risponde nessuno. Eppure si sente il lavorio frenetico delle persone. Se bussate con più insistenza i macchinari rallentano o, comunque, diminuisce il rumore. Dalle spalle vedete spuntare un gruppo di due o tre cinesi. Non riuscite a capire da dove. Non fanno niente, vi osservano. E continuano ad osservarvi finché non andate via. In alcuni casi vi seguono e vi scortano per un po’ di strada finché non siete lontani abbastanza.
INFERNO E CONTANTI - Partecipiamo a un blitz notturno del comando provinciale della Guardia di Finanza di Prato...
Da lì non si esce. Mai. Nemmeno la luce del sole si vede. Mai. Le vetrate sono ricoperte da strati di cellophane nero. Dall’esterno non si deve vedere niente. Anche le finestre sono sempre chiuse, d’estate come d’inverno. Bisogna fare il minimo rumore. Nell’aria sale e scende la fuliggine provocata dal cotone che incessantemente passa sotto i macchinari. Sembra neve. Se ne trova a batuffoli sulle cucitrici, per terra, sugli abiti. Ma anche nei capelli degli operai, sulla loro pelle. La respirano 24 ore.

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FEDE E
SPIRITUALITA'

 

LA VITA CRISTIANA COME CAMMINO

HOREB n. 65 - 2/2013


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

È sempre bello partecipare della gioia di un bambino che, dopo aver gattonato per settimane, finalmente, tenuto per mano dai genitori, riesce a stare in piedi e a muovere i primi passi. Gli brillano gli occhi e grida di gioia, poi, quando scopre che può camminare da solo, da quel momento si sente libero di esplorare le cose che lo circondano. 

Il camminare è davvero un’esperienza connaturale all’uomo, egli è un essere itinerante, “homo viator”, secondo l'espressione di G. Marcel. Sempre in cammino non solo in senso geografico spaziale, desideroso, cioè, di lasciare un determinato luogo per raggiungere e conoscere nuove realtà, ma in cammino verso il raggiungimento della sua pienezza. 

Il bambino è chiamato gradualmente a crescere a misurarsi con i piccoli e grandi eventi, a prendere decisioni a confrontarsi con gli altri, a diventare adulto. Nel tessuto del mondo, la vita dell'uomo è una grande avventura, che conosce percorsi agevoli, lieti ma anche momenti di perplessità, arresti, crisi, desiderio di tornare indietro, ma proprio attraverso queste fasi egli cresce negli anni, e anche matura umanamente e spiritualmente. 

Il camminare, esigenza fondamentale dell’uomo, è già evidenziata dalla Bibbia che, prima di tutto, ci mostra lo stesso Dio in cammino e, poi, evidenzia che il Vivente coinvolge l’uomo nel suo cammino. 

Il profeta Michea, per esempio, annota che camminare umilmente con Dio è una delle dimensioni inseparabili che configurano l’esperienza umana e spirituale dell’uomo: «Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio» (Mi 6,8). 

Il “camminare con Dio” esprime sia il dinamismo dell’esistenza umana sia il fondamento dell’esperienza di fede, cioè la conoscenza e l’esperienza di Dio. 

E Dio, in Gesù, si è fatto umano, compagno di viaggio di ogni uomo che lo accoglie. Lui, la “Via”, ci educa ad uscire dalla caverna egoica che rende ciechi e immobili, ci strappa da una logica mondana e di potere, ci apre orizzonti sempre nuovi e scopriamo che il viaggio della vita non lo facciamo da soli, ma assieme a tante altre persone che non sono nemici o estranei, ma fratelli. Essi sono la soglia dove ogni uomo comincia veramente a vivere. ...


Questo l'incipit dell'Editoriale di Horeb, Quaderni di riflessione e formazione per quanti desiderano coltivare una spiritualità che assuma e valorizzi il quotidiano.



   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)


E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto

I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ - 2013


Dal 16 Ottobre al 4 Dicembre

Sala del Convento
dalle h. 20.00 alle h. 21.00

IL SANGUE DEI MARTIRI

SEME DI NUOVI CRISTIANI

   Programma (pdf)

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  Una volta che la Parola di Dio...
  O Signore prendi questo cuore...
  Vieni Signore Gesù...
  Maria, madre di Gesù...
  In questa festa...
  Una fede che non si fa carico...
  Eloquente è la parabola della pecorella smarrita...
  Per te ci hai fatti...
  Una cosa Gesù mi chiede...
  Il Signore ci dia la grazia...
  Alla superficie, le acque dei mari...



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  SANT'AMBROGIO (video)

  NOSTRA SIGNORA DI GUADALUPE (video)

  SANTA LUCIA (video)

S. Lucia (riflessioni di Antonio Savone)
La festa di S. Lucia evoca il nostro bisogno di vedere, di non conoscere l’esperienza della cecità. Noi, infatti, la invochiamo come patrona della vista degli occhi. Tuttavia, mi pare, abbiamo bisogno di chiedere la sua intercessione per un altro tipo di cecità di cui siamo affetti un po’ tutti. Ci mancano, infatti, occhi nuovi. Siamo convinti di vedere ma in realtà siamo ciechi... Abbiamo bisogno di occhi nuovi che guardino le cose e le persone nella giusta luce... Gli occhi di Lucia sono occhi luminosi per la fede, radiosi per la santità, sono occhi impavidi nel martirio, occhi limpidi nella verginità e amorevoli nell’attenzione ai poveri. Lucia ci attesta che chi accoglie nella sua vita il Signore Gesù non cammina nelle tenebre ma ha la luce della vita (Gv 8,12)... Gli occhi della fede sono quelli che ci consentono di riconoscere come il disegno di Dio si manifesti attraverso le vicende anche contorte della nostra storia personale e attraverso gli incontri personali che sempre ci interpellano...

  S. LUCIA (riflessioni di Antonio Savone)


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Preghiera del Papa all’Immacolata in Piazza di Spagna



Pubblichiamo di seguito il testo integrale della Preghiera del Papa all’Immacolata in Piazza di Spagna:

Vergine Santa e Immacolata,
a Te, che sei l’onore del nostro popolo
e la custode premurosa della nostra città,
ci rivolgiamo con confidenza e amore.
Tu sei la Tutta Bella, o Maria!
Il peccato non è in Te.
Suscita in tutti noi un rinnovato desiderio di santità:
nella nostra parola rifulga lo splendore della verità,
nelle nostre opere risuoni il canto della carità,
nel nostro corpo e nel nostro cuore abitino purezza e castità,
nella nostra vita si renda presente tutta la bellezza del Vangelo.
Tu sei la Tutta Bella, o Maria!
La Parola di Dio in Te si è fatta carne.
Aiutaci a rimanere in ascolto attento della voce del Signore:
il grido dei poveri non ci lasci mai indifferenti,
la sofferenza dei malati e di chi è nel bisogno non ci trovi distratti,
la solitudine degli anziani e la fragilità dei bambini ci commuovano,
ogni vita umana sia da tutti noi sempre amata e venerata.
...


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Nostra Signora di Guadalupe - il messaggio di Papa Francesco e la storia di questa straordinaria immagine.


Messaggio di Papa Francesco all’America 
per la festa della Madonna di Guadalupe

Domani (n.d.r. Oggi per chi legge - 12/12/2013) è la festa di Nostra Signora di Guadalupe, Patrona di tutta l’America. Colgo questa occasione per salutare i fratelli e le sorelle di quel Continente, e lo faccio pensando alla Vergine di Tepeyac.

Quando apparve a san Juan Diego, il suo volto era quello di una donna meticcia e le sue vesti erano piene di simboli della cultura indigena. Seguendo l’esempio di Gesù, Maria sta accanto ai suoi figli, accompagna come madre premurosa il loro cammino, condivide le gioie e le speranze, le sofferenze e le angosce del Popolo di Dio, del quale sono chiamati a far parte tutti i popoli della terra.

L’apparizione dell’immagine della Vergine sulla tilma [mantello] di Juan Diego fu un segno profetico di un abbraccio, l’abbraccio di Maria a tutti gli abitanti delle vaste terre americane, a quanti erano già lì e a quanti sarebbero arrivati in seguito.

Questo abbraccio di Maria indicò il cammino che sempre ha caratterizzato l’America: essere una terra dove possono convivere popoli diversi, una terra capace di rispettare la vita umana in tutte le sue fasi, dal grembo materno fino alla vecchiaia, capace di accogliere gli emigranti, come pure i popoli e i poveri e gli emarginati di tutte le epoche. L’America è una terra generosa.

Questo è il messaggio di Nostra Signora di Guadalupe, e questo è anche il mio messaggio, il messaggio della Chiesa. Incoraggio tutti gli abitanti del Continente americano a tenere le braccia aperte come la Vergine Maria, con amore e con tenerezza. Prego per tutti voi, cari fratelli e sorelle dell’intera America, e anche voi pregate per me. Che la gioia del Vangelo sia sempre nei vostri cuori! Il Signore vi benedica e la Vergine vi accompagni.

Per saperne di più sulla Nostra Signora di Guadalupe consigliamo:

  SANTA MARIA DI GUADALUPE - LE APPARIZIONI E IL MIRACOLO DELL’IMMAGINE DI “MADRE INCINTA DI TRE MESI” STAMPATASI SUL MANTELLO DI SAN JUAN DIEGO


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Riporto con piacere un estratto di una conferenza di Alberto Maggi "Apparizioni no grazie", analisi certamente critica del proliferare di apparizioni mariane, soprattutto relativamente al messaggio che queste apparizioni portano,  che non sempre corrisponde al messaggio evangelico. ...
Concludo poi con una riflessione di Emilio Grasso, che riflette su come la presenza della Vergine Maria  a Guadalupe non è un tranquillante per la conservazione della pace. "Essa, al contrario, è stimolante e dà energia, significato, dignità e speranza agli emarginati e alle vittime della società attuale. La sua presenza è la nuova forza dei deboli per trionfare sulla violenza dei potenti".

  PROFEZIA E LIBERAZIONE:    Nostra Signora di Guadalupe: da Maria conquistatrice a Maria liberatrice dei poveri



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LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO

"Per loro io consacro me stesso,
perché siano anch'essi
consacrati nella verità".
(Giovanni 17,19)



  Gianfranco Ravasi:  «Consacrare nella verità»: cosa significa?




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RUBRICA 
Un cuore che ascolta - lev shomea' 
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male"  (1Re 3,9)

Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino


Vangelo: Mt 3,1-12



"Convertitevi, perché il Regno dei Cieli è vicino".
La conversione proclamata da Giovanni non riguarda un ritorno alle pratiche religiose, ma è l'invito ad aderire ad un progetto di vita nuovo, a valori che hanno una ricaduta sugli atteggiamenti da tenere con gli altri, ad orientare diversamente la vita, a "cambiare mentalità", questo il significato del verbo greco: METANOEITE.
E come segno visibile di ciò, Giovanni propone al popolo un battesimo, un'immersione, che simboleggia e sintetizza la morte dell'uomo vecchio e la rinascita di quello nuovo, il nuovo Adamo, quello uscito dalle mani e dalle viscere di Dio. La novità che il Battista col suo annuncio ci porta, è che il Regno non giungerà agli uomini per un intervento miracolistico, quasi una magia da parte di Dio, ma la sua realizzazione richiede la collaborazione attiva degli uomini.
...



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Omelia di don Angelo Casati nella 2ª Domenica di Avvento


Omelia di don Angelo Casati 

nella 2ª Domenica di Avvento
Anno A - 8 dicembre 2013

Is 11, 1-10
Sal 71
Rm 15, 4-9
Mt 3, 1-12


Nel tempo dell'attesa ogni anno incrociamo la figura del Battista. Lui fiaccola dell'attesa, fiaccola con la sua parola rovente, ma, ancor prima, con la sua vita non accomodata ai modelli mondani.
Oggi ce ne parlava Matteo. E il fascino era subito nell'incipit della sua narrazione, un fascino impallidito dal fatto che noi da piccoli ne abbiamo sentito il racconto e se n'è attenuata la sorpresa.
Perché parlo di sorpresa? Perché ancora una volta assistiamo, come spesso ci accade leggendo le Scritture Sacre, a una sorta di dirottamento. Ci saremmo aspettati qualcosa di diverso. Viene il Messia, è alle porte il regno di Dio. Dove il luogo della preparazione dell'attesa? "Comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea". La preparazione spirituale è dirottata dai luoghi sacri, il tempio, al deserto. Sto pensando che se in qualche misura le nostre chiese, questa nostra chiesa, non fossero angoli di deserto, non sarebbero, nonostante la loro pretesa, luoghi dell'attesa. Sarebbero luoghi del frastuono, del frastuono religioso, e non delle parole del sottovoce, che si ritraggono e si annullano davanti al mistero, alla venuta di Dio. Il deserto, nell'assenza di voci, è il luogo dell'esperienza di Dio, del faccia a faccia con Dio.
E, lasciatemi dire questo, lo dico a me prima che a voi: se non c'è questo silenzio della Presenza, non succede niente. Usciamo da celebrazioni scenografiche, ma non accade niente. Penso che questa, del deserto, sia una condizione perché accada qualcosa anche a Natale e non sia il Natale di quest'anno un Natale da aggiungere a quelli in cui non è accaduto niente.
Le cose vere accadono nel deserto. Ma dove lo troviamo oggi il deserto?
... 

  omelia di don Angelo nella 2ª Domenica di Avvento


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Affidàti - Omelia di don Antonio Savone - Immacolata Concezione



Omelia di don Antonio Savone 

Immacolata Concezione 

Affidàti


Gen 3,9-15.20
Sal 97
Ef 1,3-6.11-12
Lc 1,26-38


Un diverso modo di narrare la storia: una storia di sospetto, paura, nascondimento e fuga da parte dell’uomo, una storia di misericordia da parte di Dio. Così la storia di ciascuno di noi.
Ci narra di questo l’Immacolata Concezione. Ci narra di un Dio che per pura sovrabbondanza – non ne avremmo avuto, infatti, alcun diritto – realizza un gesto di misericordia allorquando comunica la vita all’uomo e alla donna facendoli a sua immagine e somiglianza. Per pura gratuità d’amore.
E, tuttavia, la prima risposta dell’uomo al gesto di misericordia del Padre è un gesto di orgoglio e di appropriazione. 
...
Una storia di misericordia. Nel cuore del dramma Dio pensa già un possibile riscatto. Già pensava Dio, sin da allora, già concepiva una zolla di terra che non soccombesse alla potenza del male. Attraverso una creatura, Maria, capace di vera maternità perché da sempre libera da ogni concentrazione su se stessa. Non preoccupata di sé Maria non esce mai dall’affidamento tanto da lasciare a Dio, agli eventi, alla storia di fare di lei ciò che lei non ha mai pensato di fare di se stessa. La Chiesa crede che questa disponibilità non si improvvisi ma radichi nell’eternità.
Finalmente una creatura umana, per la prima volta, crede fino in fondo che la sua libertà possa trovare compimento solo nelle mani di Dio, in un gesto di affidamento totale e responsabile.
Noi guardiamo a lei perché quanto Dio ha compiuto in lei vuol farlo anche in noi, chiamati a diventare per vocazione ciò che Maria è per grazia: santi e immacolati nell’amore.
L’immacolatezza equivale al sogno di Dio sull’umanità, su ciascuno di noi, sogno-progetto a cui Dio non ha mai rinunciato. E questo sogno non riguarda soltanto un aspetto della vita morale (noi l’abbiamo legato soltanto alla sfera sessuale), ma riguarda tutta l’esistenza: se ciò che vivo, ciò che penso, ciò che sento è secondo l’amore, è secondo il sogno di Dio.

  Affidàti


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CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni

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Caro Diogneto - 60 Rubrica di ENZO BIANCHI


JESUS, dicembre 2013

Caro Diogneto - 60
Rubrica di ENZO BIANCHI

Non posso dimenticare che uno dei miei primi interventi pubblici con una certa risonanza avvenne durante un convegno organizzato da p. Balducci e p. Turoldo a Firenze, nel primo post-concilio, e divenne poi un articolo pubblicato su Rocca. Era la stagione dell’entusiasmo dovuto alla primavera inaugurata da papa Giovanni e dal Vaticano II: stagione della “vittoria” di un nuovo modo di vivere la chiesa e di edificarla da parte di tutti i cristiani; stagione di “riforma” contrassegnata da un’atmosfera di fervore e di impazienza; stagione sulla quale io avvertivo però tanta presunzione, circa gli sviluppi possibili di quella straordinaria svolta.
Sorprendendo non poco gli amici con i quali si dialogava intensamente di riforma liturgica, allora ancora allo studio, di vita ecclesiale in stato di conversione per una conformità più profonda alla chiesa come il Signore l’aveva voluta e di dialogo nella mitezza e nella povertà dei mezzi con l’umanità contemporanea, io misi in guardia da un facile ottimismo.
...
Oggi è nuovamente in atto per la chiesa una primavera, inaugurata da papa Francesco. L’entusiasmo è molto: non voglio certo spegnerlo, ma ancora una volta sento il dovere di mettere in guardia me stesso e i miei fratelli e sorelle nella fede. Siamo disposti a bere il calice che Gesù ha bevuto (cf. Mc 10,38; Mt 20,22)? Ogni riforma della chiesa, se è evangelica, è a caro prezzo: per tutti e anche per il successore di Pietro che non potrà attendersi, almeno dall’interno della chiesa, dai suoi, dalla sua casa, facile riconoscimento e facile obbedienza. Sarà più facile che lo ascoltino – come è avvenuto per il Battista e per Gesù – “pubblicani e prostitute” (cf. Mt 21,2; Lc 7,34; 15,1), “samaritani e stranieri” (cf. Lc 17,38; Gv 4,39-40).
Queste ipotesi turbano e non vorremmo sentirle; eppure, se è accaduto a Gesù, al Signore, c’è forse un discepolo che è più grande del maestro (cf. Mt 10,24; Lc 6,40; Gv 15,20)? O un un successore di Pietro che non conosca la passione e la tentazione di sfuggirla rinnegando il Signore e il Vangelo? È ora più che mai di pregare per Pietro, non per una gloria mondana che non può essere sua, ma perché, consolato dal suo Signore, resti saldo e possa confermare noi suoi fratelli (cf. Lc 22,31-32) nel faticoso cammino verso il Regno.

  Caro Diogneto - 60 di Enzo Bianchi


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Laura Pausini all'Edicola di Fiorello: "le canzoni di Chiesa sono avanti anni luce...!"


È raro vedere Fiorello spiazzato. Per questo è tanto più bello e godibile che sia successo con un fuori programma sui canti di Chiesa grazie alla verve di Laura Pausini. Rilanciato a più non posso grazie alla forza della Rete. 
La cantante, ospite dell’edicola più famosa d’Italia, ha intonato a sorpresa “Servo per amore”, un classico della musica parrocchiale. E non solo la Pausini, ma tutti i presenti hanno cantato in coro a più riprese, senza incertezze e con allegria, tra lo sconcerto sorridente di Fiorello che non si capacitava della prontezza con cui a poche note è subito seguito un canto unanime, spontaneo e gioioso.
I canti parrocchiali hanno segnato la crescita di tutti e sono radicati indelebilmente nella nostra memoria, per riaffiorare in un attimo anche se ci si è allontanati per un po’ dalla pratica della Messa. 
Basta fare un rapido test tra amici e conoscenti. Provate a intonare a trenta/quarantenni “Tu sei la mia vita” e immediatamente risponderanno “altro io non ho”, perché Symbolum è il primo degli evergreeen. Oppure rilanciate con “Mentre trascorre la vita”, seguirà un convinto “solo tu non sei mai”, perché la Madonna ci accompagna in ogni cammino. E che dire di “Resta qui con noi, il sole scende già” ovvero di “Io lo so Signore, che vengo da lontano”.
Peggio di Battisti/Mogol: bastano le prime due note e parte il coro in automatico. 
Certo, l’oratorio, i campi estivi e le celebrazioni in montagna, hanno cementato sane tradizioni canterine, però è bello quando anche in un contesto insolito e decisamente poco “istituzionale” perfetti sconosciuti intonano insieme e senza paura il segno di un’appartenenza a una comunità di credenti. 
Chi l’ha detto che i canti di Chiesa non sono rock? (fonte: SIR)

Laura Pausini: "le canzoni di Chiesa sono avanti anni luce...!"

  video


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La “chiamata all’amore e alla solidarietà” nei confronti dei migranti “è responsabilità di tutti” - “La pastorale per i migranti e i rifugiati tra integrazione e inclusione”



Una spessa grata di ferro giallo con piccoli fori, per parlarsi come in un confessionale. Ma non è un confessionale, è quasi una prigione. Dietro quella grata vi sono oggi 700 vite sospese, in “detenzione preventiva”. Come quella di Ahmed, siriano, 20 anni, fuggito dalle bombe di Homs e arrivato a Malta con un vecchio barcone due mesi fa dall’Egitto e poi dalla Libia, pagando 3mila dollari ai trafficanti. La sua famiglia non sa più dove sia, che fine abbia fatto. Né lui sa se i suoi sono ancora vivi. All’arrivo le forze dell’ordine maltesi hanno requisito tutto, compresi soldi e cellulare. Occhi profondi e scuri come i capelli e la barba, è addolorato e sfiduciato. Quello che intravedo di Ahmed, attraverso i fori della grata, è una sconfinata desolazione. Siamo nel centro “chiuso” di Hal Safi, vicino all’aeroporto della capitale La Valletta, un complesso di ex baracche militari dell’esercito inglese gestito dalle forze armate maltesi. In alto e intorno tutte sbarre e filo spinato. Le condizioni igienico-sanitarie e gli standard di vivibilità sono impossibili da verificare perché ai visitatori del momento è concesso solo di restare nell’atrio. Niente foto, né video, né block notes. Siamo con una piccola delegazione dei responsabili della pastorale dei migranti delle Conferenze episcopali europee guidata dal cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, riuniti in questi giorni a Malta per un convegno sulla pastorale dei migranti e rifugiati organizzato dal Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee). In attesa del riconoscimento, o meno, come richiedenti asilo, i migranti devono rimanere qui per un periodo che può durare fino a 18 mesi, senza mai poter uscire....

  Malta, una prigione a cielo aperto per gli immigrati

La “chiamata all’amore e alla solidarietà” nei confronti dei migranti “è responsabilità di tutti” ma c’è “una responsabilità maggiore per tutti quelli che occupano una posizione di amministrazione e di governo, perché li impegna a prendersi cura particolarmente dei più deboli”.
È l’appello lanciato a La Valletta, a Malta dal card. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e dei rifugiati, nel suo intervento in apertura del convegno “La pastorale per i migranti e i rifugiati tra integrazione e inclusione” organizzato dalla Commissione “Caritas in veritate”, sezione migrazioni del Consiglio delle Conferenze episcopali europee...

  Vegliò: "Solidarietà e responsabilità sul tema dell'immigrazione"


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Videomessaggio del Santo Padre Francesco per la “Campagna contro la fame nel mondo” lanciata dalla Caritas Internationalis



Cari fratelli e care sorelle, 
oggi  sono  lieto  di  annunziarvi  la  “Campagna  contro  la  fame  nel  mondo”  lanciata  dalla  nostra  Caritas 
Internationalis e comunicarvi che intendo dare tutto il mio appoggio.  
...
Siamo di fronte allo scandalo mondiale di circa un miliardo, un miliardo di persone che ancora oggi soffrono la fame. Non possiamo girarci dall’altra parte e far finta che questo non esista. Il cibo a disposizione nel mondo basterebbe a sfamare tutti. 
La parabola della moltiplicazione dei pani e dei pesci ci insegna proprio questo: che se c’è volontà, quello che abbiamo non finisce, anzi ne avanza e non va perso. 
Perciò, cari fratelli e care sorelle, vi invito a fare posto nel vostro cuore a questa urgenza, rispettando questo 
diritto dato da Dio a tutti di poter avere accesso ad una alimentazione adeguata. 
Condividiamo quel che abbiamo nella carità cristiana con chi è costretto ad affrontare numerosi ostacoli per soddisfare un bisogno così primario e al tempo stesso facciamoci promotori di un’autentica cooperazione con i poveri, perché attraverso i frutti del loro e del nostro lavoro possano vivere una vita dignitosa. 

  testo integrale del videomessaggio del Santo Padre Francesco per la “Campagna contro la fame nel mondo” lanciata dalla Caritas Internationalis (pdf)

  video


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Il 10 dicembre, in concomitanza della Giornata mondiale dei Diritti Umani, il lancio della campagna internazionale sul diritto al cibo promossa da Caritas Internationalis, che ha per titolo “Una sola famiglia umana - Cibo per tutti”.

 
CARITAS:   Campagna sul diritto al cibo

Il ruggito è stato evocato da Papa Francesco nel videomessaggio a sostegno dell'iniziativa "Una sola famiglia, cibo per tutti". "Non possiamo girarci dall'altra parte e far finta che questo non esista - ha detto il Pontefice -. Il cibo a disposizione nel mondo basterebbe a sfamare tutti". In preghiera anche a Roma per questa campagna globale

  Patrizia Caiffa:   Per battere la fame un "ruggito" e un'onda di preghiera


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Papa Francesco e l'universo femminile



Il Papa e l'universo femminile

Nella storia della Chiesa, le donne hanno già mosso molto. Hanno mosso vescovi e papi e sono certamente in grado di farlo anche con le conferenze episcopali. Molte grandi sante donne sono riuscite a fare questo nella storia della Chiesa. Sull’esempio di Maria di Magdala, apostola apostolorum, che la mattina di Pasqua ha svegliato gli apostoli dal loro letargo e li ha messi in moto». Così asseriva il cardinale Walter Kasper in una conferenza tenuta nel febbraio di quest’anno sul tema «La collaborazione tra uomini e donne nella Chiesa». Sono parole che anticipano e concorrono nella direzione indicata da papa Francesco nei suoi reiterati interventi riguardo alla questione femminile e al ruolo delle donne nella Chiesa. Dei suoi nove mesi di pontificato non uno è trascorso senza un pronunciamento riguardante le donne, e con dichiarazioni a dir poco incisive, sorprendenti, spiazzanti.
In modo inaudito è il Papa che si sta facendo lealmente interprete delle istanze più profonde e vitali dell’universo femminile. Si sta interrogando e sta interpellando le donne per quello che riguarda il loro destino presente e futuro nella Chiesa.
...
Cinquant’anni fa nell’enciclica Pacem in terris Giovanni XXIII annoverava tra i segni dei tempi la partecipazione effettiva della donna nella vita pubblica. È possibile che a cinquant’anni di distanza l’unico risultato compiuto negli organismi centrali della Chiesa sia una concessione spesso simbolica e discutibile di "quote rosa"? Un contesto tutt’altro che roseo se persino il termine "valorizzazione" delle donne è stato spesso inteso come "concessione" alle donne. 
«Io soffro, dico la verità», afferma Papa Francesco, «quando vedo nella Chiesa o in alcune organizzazioni, che il ruolo di servizio – che tutti noi abbiamo e dobbiamo avere – il ruolo di servizio della donna scivola verso un ruolo di servitù». Più volte ha rimarcato questo aspetto e più volte ha chiesto: «Quale presenza ha la donna nella Chiesa?».
Alla luce delle parole del Papa, a questo punto, si prospettano due strade. La prima è quella di un «approfondimento teologico che potrebbe aiutare a meglio riconoscere il possibile ruolo della donna lì dove si prendono decisioni importanti, nei diversi ambiti della Chiesa», come afferma nell’Evangelii gaudium. «Da qui – dice Francesco – dobbiamo ripartire per quel lavoro di approfondimento e di promozione che già più volte ho avuto modo di auspicare» e che potrebbe anche contemplare un atto magisteriale. Del resto, la Mulieris dignitatem, il primo documento del magistero pontificio dedicato interamente al tema e nel quale Giovanni Paolo II si sofferma sulla pari dignità della donna, offre ulteriori ambiti di indagine e di sviluppo; in particolare per quel che riguarda il concetto di "complementarietà", non del tutto chiarito.
La seconda strada, conseguente o parallela alla prima, è quella della presenza e della collocazione effettiva della donna in quanto tale nell’ambito degli apparati ecclesiali. Strada che si presenta difficile, in assenza ancora di un chiaro pronunciamento magisteriale in questo senso.
...
Il crinale storico nel quale attualmente ci troviamo interpella tutti, e un dato è certo: se la Chiesa vuole correre avanti nel segno dei tempi non può lasciare indietro le donne. Semplicemente non può permetterselo

  Con Francesco le donne muoveranno la Chiesa di Stefania Falasca

Vedi anche il nostro precedente post

  Le donne nella Chiesa: la parola a Maria Voce e Giancarla Codrignani



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«Annunciare Cristo nell’era digitale» - In internet "monete false, illusioni pericolose, trappole da evitare ma, guidati dallo Spirito Santo, anche preziose opportunità per condurre gli uomini al volto luminoso del Signore"


UDIENZA AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA 
DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI, 07.12.2013

Signori Cardinali,
cari fratelli Vescovi e Sacerdoti,
fratelli e sorelle!
È per me una gioia incontrare il Pontificio Consiglio per i Laici riunito in Assemblea plenaria. Come amava ricordare il beato Giovanni Paolo II, con il Concilio è "scoccata l’ora del laicato", e ne danno conferma sempre di più gli abbondanti frutti apostolici. Ringrazio il Cardinale per le parole che mi ha rivolto.
...
Per questa Plenaria avete scelto un tema molto attuale: «Annunciare Cristo nell’era digitale». Si tratta di un campo privilegiato per l’azione dei giovani, per i quali la "rete" è, per così dire, connaturale. Internet è una realtà diffusa, complessa e in continua evoluzione, e il suo sviluppo ripropone la questione sempre attuale del rapporto tra la fede e la cultura. Già durante i primi secoli dell’era cristiana, la Chiesa volle misurarsi con la straordinaria eredità della cultura greca. Di fronte a filosofie di grande profondità e a un metodo educativo di eccezionale valore, intrisi però di elementi pagani, i Padri non si chiusero al confronto, né d’altra parte cedettero al compromesso con alcune idee in contrasto con la fede. Seppero invece riconoscere e assimilare i concetti più elevati, trasformandoli dall’interno alla luce della Parola di Dio. Attuarono quello che chiede san Paolo: «Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono» (1 Ts 5,21). Anche tra le opportunità e i pericoli della rete, occorre «vagliare ogni cosa», consapevoli che certamente troveremo monete false, illusioni pericolose e trappole da evitare. Ma, guidati dallo Spirito Santo, scopriremo anche preziose opportunità per condurre gli uomini al volto luminoso del Signore...

  il testo integrale del discorso del Santo Padre

Nell’affrontare la grande sfida della nuova evangelizzazione, la Chiesa deve tener conto dei nuovi scenari socioculturali del mondo globalizzato, tra i quali lo sviluppo vertiginoso dei mezzi digitali di comunicazione occupa un posto di particolare rilievo. È un fenomeno che non va ridotto solo alle nuove tecnologie di comunicazione. Si tratta piuttosto di una potente corrente, di una vera e propria “cultura digitale”, di cui indiscussi protagonisti sono le giovani generazioni, i cosiddetti “nativi digitali”. È un mondo molto complesso che suscita tanto interesse, perché apre davanti a noi orizzonti completamente nuovi e opportunità inedite. Secondo il Papa Francesco, esso può diventare uno strumento prezioso per costruire un mondo più fraterno e più solidale. Ma, purtroppo, non mancano anche dei seri rischi, che non vanno sottovalutati...

  Plenaria dei laici. Card. Rylko: le reti digitali, grande campo di missione

È vero che il Papa ha richiamato alla pazienza, contro la fretta di internet. Ma è anche vero che le notizie e i commenti devono essere espressi con tempestività, altrimenti, in questo mondo «in corsa» si rischia di «perdere il treno». E poi è anche vero che della Madonna si dice che «andò in fretta» a trovare la cugina Elisabetta, rispondendo alle indicazioni dell’Angelo.
Così ho deciso, dopo avere scritto a vari giornali, di pubblicare il mio commento a quanto il Papa ha detto alla UDIENZA AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI perché mi pare un utile contributo alla riflessione di tutti, nella speranza di favorire un dialogo con tutti coloro che guardano ad internet con una passione e preoccupazione educativa.

  Annunciare Cristo nell’era digitale

... Papa Francesco, oggi, intuendo che qualcosa dentro questa rete non è esattamente ciò che vorrebbe farci credere, ci dice di essere prudenti e di stare molto attenti alle “monete false”. E questa, a mio parere, non è una di quelle notizie che deve scorrere nei fiumi di cose che scompaiono nella cronaca, bensì uno spunto che da oggi in poi dovremo riflettere sempre più e sempre meglio ogni giorno, per il bene dei nostri giovani in via di formazione e per tutelare quella libertà di scelta e di pensiero che oggi potrebbe essere seriamente condizionata e compromessa da chi gestisce i motori attraverso i quali cerchiamo quotidianamente notizie in rete...

  Internet: tutti ne parlano, ma…… veramente pochi sanno dove sta andando



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 SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"


Quando Papa Benedetto XVI lanciò il primo tweet, era pienamente consapevole dell’importanza di quel momento. Posso confidare che quel giorno gli dissi proprio: “Padre Santo, mentre lei lanciava il primo tweet, io pensavo a ciò che fece il suo predecessore Pio XI, quando per la prima volta alla Radio Vaticana lanciava il suo primo messaggio”. E il Papa mi guardò sorridendo e mi disse: “Sa che ci ho pensato anch’io?” Il che vuol dire che Papa Benedetto era pienamente consapevole dell’importanza di questa sua presenza in uno dei linguaggi, come quello di Twitter, più utilizzati, specialmente in campo giovanile. E oggi, con Papa Francesco, tutti siamo consapevoli che quella decisione, presa un anno fa, fu lungimirante, positiva. Oggi, abbiamo ormai 11 milioni di follower, ma quello che a noi più interessa è che almeno 60 milioni di persone, attraverso il "retwittaggio" ricevono una parola del Papa, questo breve messaggio, in una situazione di desertificazione spirituale, come diceva Papa Benedetto. Anche una goccia di acqua fresca, dunque, qual è un tweet - 140 caratteri - ha una sua valenza, una sua importanza.

  Un anno di @Pontifex. Mons. Celli: lungimirante la scelta di Benedetto XVI


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La Bibbia al centro della vita. "Per questo", dice don Perego, "all'utente della nostra app proproniamo una sfida: leggere tutta la Bibbia in un anno".

 
FAMIGLIA CRISTIANA:   DON PEREGO: "BIBBIA DIGITALE, UN PROGETTO E UNA SFIDA"



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«Evangelii Gaudium»



Le radici della "Evangelii gaudium"
Quando papa Francesco parla della povertà, elogia la povertà, invita alla povertà, esortando a guardare con amore ai poveri e ad esser loro vicini, innanzitutto spiritualmente, lo fa con passione. Addirittura scrive una "esortazione nell’esortazione", perché ben 15 paragrafi (dal 186 al 201) sono tanti. Ed è una passione che richiama e riscrive una tradizione consolidata, nella Chiesa italiana e in quella universale.

  Umberto Folena:   Il Concilio della povertà

È un passaggio breve, nella lunghissima esortazione Evangelii gaudium. Papa Francesco accenna al ruolo del movimenti ecclesiali nella Chiesa. Esprime apprezzamento per quella «ricchezza della Chiesa», per il loro «fervore evangelizzatore». Poi aggiunge: «Ma è molto salutare che non perdano il contatto con questa realtà tanto ricca della parrocchia del luogo, e che si integrino con piacere nella pastorale organica della Chiesa particolare. Questa integrazione eviterà che rimangano solo con una parte del Vangelo e della Chiesa, o che si trasformino in nomadi senza radici». E lo ripete una seconda volta, più avanti, negli stessi termini.

  Lorenzo Biondi:   La svolta di papa Francesco sui movimenti

Il destino di molti documenti ecclesiali è quello di restare chiusi nei cassetti, senza essere conosciuti e attuati. Non è detto che sia sempre un male: sono in numero eccessivo e spesso ridondanti. Non così per l’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” (EG) di papa Francesco, in cui è disegnato un volto di chiesa che deve prendere corpo. Un gruppo di preti e laici con cu mi ritrovo da alcuni anni, in un’esperienza di amicizia e fraternità, mi ha chiesto di tenere una breve presentazione del testo per uno scambio tra di noi. Condivido questi miei appunti nella speranza di offrire un servizio per far conoscere questo importante  testo e farne cogliere la portata.

 
Christian Albini:   Evangelii Gaudium: guida alla lettura 1

  Christian Albini:   Evangelii Gaudium: guida alla lettura 2

  Christian Albini:   Evangelii Gaudium: guida alla lettura 3

  Christian Albini:   Evangelii Gaudium: guida alla lettura 4

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Fraternità, Fondamento  e Via per la Pace


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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA CELEBRAZIONE DELLA XLVII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 1° GENNAIO 2014 FRATERNITÀ, FONDAMENTO E VIA PER LA PACE



MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
FRANCESCO
PER LA CELEBRAZIONE DELLA 
XLVII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 

1° GENNAIO 2014

FRATERNITÀ, 
FONDAMENTO E VIA PER LA PACE

1. In questo mio primo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, desidero rivolgere a tutti, singoli e popoli, l’augurio di un’esistenza colma di gioia e di speranza. Nel cuore di ogni uomo e di ogni donna alberga, infatti, il desiderio di una vita piena, alla quale appartiene un anelito insopprimibile alla fraternità, che sospinge verso la comunione con gli altri, nei quali troviamo non nemici o concorrenti, ma fratelli da accogliere ed abbracciare.
Infatti, la fraternità è una dimensione essenziale dell’uomo, il quale è un essere relazionale. La viva consapevolezza di questa relazionalità ci porta a vedere e trattare ogni persona come una vera sorella e un vero fratello; senza di essa diventa impossibile la costruzione di una società giusta, di una pace solida e duratura. E occorre subito ricordare che la fraternità si comincia ad imparare solitamente in seno alla famiglia, soprattutto grazie ai ruoli responsabili e complementari di tutti i suoi membri, in particolare del padre e della madre. La famiglia è la sorgente di ogni fraternità, e perciò è anche il fondamento e la via primaria della pace, poiché, per vocazione, dovrebbe contagiare il mondo con il suo amore.
Il numero sempre crescente di interconnessioni e di comunicazioni che avviluppano il nostro pianeta rende più palpabile la consapevolezza dell’unità e della condivisione di un comune destino tra le Nazioni della terra. Nei dinamismi della storia, pur nella diversità delle etnie, delle società e delle culture, vediamo seminata così la vocazione a formare una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri. Tale vocazione è però ancor oggi spesso contrastata e smentita nei fatti, in un mondo caratterizzato da quella “globalizzazione dell’indifferenza” che ci fa lentamente “abituare” alla sofferenza dell’altro, chiudendoci in noi stessi...

  il testo integrale per la XLVII Giornata Mondiale della Pace 2014: Fraternità, fondamento e via per la pace

Papa Francesco ha un progetto per l’umanità. Quello di riportarla alla sua «dimensione essenziale», alla «fratellanza». E indica un punto preciso da cui iniziare il cammino: la famiglia, «sorgente primaria di ogni fraternità» e dunque anche «fondamento» e «via primaria della pace». Appare perciò naturale che il messaggio per la giornata mondiale della pace 2014 sia incentrato sulla declinazione della fraternità in tutti i suoi aspetti. Ed è in questo senso significativo che l’immagine iniziale proposta sia quella di Caino e Abele, testimoni a un tempo del fatto che «l’umanità porta iscritta in sé una vocazione alla fraternità» ma anche la «possibilità drammatica del suo tradimento». Con tutto il suo bagaglio di «egoismo quotidiano» che è alla base di «tante guerre e tante ingiustizie».
L’analisi del Pontefice prosegue ribadendo il radicamento della fratellanza nella paternità di Dio: non una «paternità generica» specifica il Papa, ma fondata «sull’amore personale, puntuale e concreto di Dio per ciascun uomo». Ed è questo ciò che impedisce di «rimanere indifferenti davanti alla sorte dei fratelli». Oggi invece siamo costretti ad assistere «con preoccupazione — nota il Santo Padre — alla crescita di diversi tipi di disagio» e a sempre nuove forme di povertà per superare le quali sarebbero sufficienti «politiche efficaci che promuovano il principio di fraternità» e non lo scarto.
Ma l’affermarsi della fraternità, aggiunge il Pontefice, dipende anche altri fattori, non ultima la scelta di vivere «stili di vita sobri ed essenziali» da parte di chi può scegliere di condividere con gli altri i propri beni...

  Fraternità, fondamento e via per la pace


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La fraternità come “dimensione essenziale dell’uomo”, che s’impara in famiglia e c’insegna a vedere gli altri come “fratelli da accogliere e da abbracciare”, e non come “nemici e concorrenti”. La fraternità come antidoto all’egoismo individuale e collettivo, alla “globalizzazione dell’indifferenza” che “ci fa lentamente abituare alla sofferenza dell’altro”, alla “mentalità dello scarto” grazie alla quale la convivenza umana diventa solo un “do ut des”. La fraternità come via per la pace, che in politica chiede la cessazione del “clima perenne di conflitto” a favore di “politiche efficaci” che sappiano ridurre la “sperequazione del reddito”, contrastare la “povertà relativa” e il disagio, eliminare la corruzione e la criminalità organizzata, migliorare le condizioni disumane delle carceri. Sono questi alcuni temi del primo messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale della pace, che si celebrerà il 1° gennaio sul tema: “Fraternità, fondamento e via per la pace”. Nel testo, il Papa lancia un doppio appello: a fermare la guerra, “esperienza dilaniante che costituisce una grave e profonda ferita inferta alla fraternità”, e a favorire il disarmo “da parte di tutti, a cominciare dal disarmo nucleare e chimico”...

  Michela Nicolais:  La globalizzazione della fraternità costruisce la pace

Il primo mes­sag­gio di papa Fran­ce­sco per la Gior­nata mon­diale della pace dell’1 gen­naio è un discorso di taglio pre­va­len­te­mente poli­tico e sal­da­mente anco­rato alla Bibbia.
I tanti temi economico-sociali affron­tati sono infatti posti all’attenzione soprat­tutto dei «poteri civili» e tutti inter­pre­tati con la chiave di let­tura della «fra­ter­nità» («fon­da­mento e via per la pace»), un’immagine a cui Ber­go­glio attri­bui­sce forti con­no­tati biblici ed evan­ge­lici. E alla poli­tica è rivolto un appello per­ché agi­sca «in modo tra­spa­rente e respon­sa­bile», creando «un equi­li­brio fra libertà e giu­sti­zia» e «fra bene dei sin­goli e bene comune», rinun­ciando agli «inte­ressi di parte» che si incu­neano fra cit­ta­dini e isti­tu­zioni. Inol­tre, in linea con la con­dotta comu­ni­ca­tiva adot­tata finora, il papa da un lato con­ferma l’abbandono dei toni da cro­ciata sui «prin­cipi non nego­zia­bili» — onni­pre­senti nei mes­saggi di Ratzin­ger, che lo scorso anno, per esem­pio, iden­ti­ficò gli «ope­ra­tori di pace» con gli oppo­si­tori della «libe­ra­liz­za­zione dell’aborto» e i difen­sori della «strut­tura natu­rale del matri­mo­nio» -, dall’altro riba­di­sce la sfi­du­cia nelle «eti­che con­tem­po­ra­nee», «inca­paci di pro­durre vin­coli auten­tici di fra­ter­nità», per­ché «priva del rife­ri­mento ad un Padre comune».

  Luca Kocci:  L’uomo dell’anno e delle carceri




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 FRANCESCO
 



     Angelus/Regina Cæli - Angelus, 8 dicembre 2013

    Udienza - 11 dicembre 2013

   Discorso - Ai Presuli della Conferenza Episcopale dei Paesi Bassi, in visita "ad Limina Apostolorum" (2 dicembre 2013)

   Discorso - Ai membri della Commissione Teologica Internazionale (6 dicembre 2013)

    Discorso - Ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici (7 dicembre 2013)

    Discorso - A una Delegazione dell'Istituto Dignitatis humanae (7 dicembre 2013)

    Discorso - Atto di venerazione alla Madonna in Piazza di Spagna in occasione della Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria (8 dicembre 2013)

    Discorso - Ad un gruppo di Ambasciatori in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali (12 dicembre 2013)

    Discorso - Al pellegrinaggio dalla Baviera, per il dono dell'Albero di Natale in Piazza San Pietro (13 dicembre 2013)

    Esortazione Apostolica - Evangelii Gaudium : Esortazione Apostolica sull'annuncio del Vangelo nel mondo attuale (24 novembre 2013)


    Messaggio XLVII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 1° GENNAIO 2014 - FRATERNITÀ, FONDAMENTO E VIA PER LA PACE


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7/12/2013:

  Cari giovani, vi invito...


9/12/2013:

  Se vediamo qualcuno...


10/12/2013:

  Maria, Madre nostra...


12/12/2013:

  Non si può pensare a una Chiesa...


13/12/2013:

  Non temere di accostarti alla Confessione...


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Dopo 44 anni lo stesso sorriso, lo stesso sguardo... la stessa voglia di trasmettere la gioia del Signore!!!
Auguri di cuore Papa Francesco!

  AUGURI

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Angelus dell'8 dicembre 2013 - Testi e video




Piazza San Pietro
8 dicembre 2013


Cari fratelli e sorelle, buongiorno,

questa seconda domenica di Avvento cade nel giorno della festa dell’Immacolata Concezione di Maria, e allora il nostro sguardo è attratto dalla bellezza della Madre di Gesù, la nostra Madre! Con grande gioia la Chiesa la contempla «piena di grazia» (Lc 1,28), e cominciando con queste parole la salutiamo tutti assieme: “piena di grazia”. Tre volte diciamo: “Piena di grazia!” Tutti: Piena di grazia! Piena di grazia! Piena di grazia!E così Dio l’ha guardata fin dal primo istante nel suo disegno d’amore. L’ha guardata bella, piena di grazia. E’ bella la nostra Madre!Maria ci sostiene nel nostro cammino verso il Natale, perché ci insegna come vivere questo tempo di Avvento nell’attesa del Signore. Perché questo tempo di Avvento è un’attesa del Signore, che ci visiterà tutti nella festa, ma anche, ognuno, nel nostro cuore. Il Signore viene! Aspettiamolo!
Il Vangelo di san Luca ci presenta Maria, una ragazza di Nazareth, piccola località della Galilea, nella periferia dell’impero romano e anche nella periferia di Israele. Un paesino. Eppure su di lei, quella ragazza di quel paesino lontano, su di lei, si è posato lo sguardo del Signore, che l’ha prescelta per essere la madre del suo Figlio. In vista di questa maternità, Maria è stata preservata dal peccato originale, cioè da quella frattura nella comunione con Dio, con gli altri e con il creato che ferisce in profondità ogni essere umano. Ma questa frattura è stata sanata in anticipo nella Madre di Colui che è venuto a liberarci dalla schiavitù del peccato. L’Immacolata è inscritta nel disegno di Dio; è frutto dell’amore di Dio che salva il mondo...

  testo integrale dell'Angelus

  video


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Papa Francesco UDIENZA GENERALE 11 dicembre 2013 - testo e video


Piazza San Pietro
Mercoledì, 11 dicembre 2013

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Oggi vorrei iniziare l’ultima serie di catechesi sulla nostra professione di fede, trattando l’affermazione «Credo la vita eterna». In particolare mi soffermo sul giudizio finale. Ma non dobbiamo avere paura: sentiamo quello che dice la Parola di Dio. Al riguardo, leggiamo nel vangelo di Matteo: Allora Cristo «verrà nella sua gloria, con tutti i suoi angeli… E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra… E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna» (Mt 25,31-33.46). Quando pensiamo al ritorno di Cristo e al suo giudizio finale, che manifesterà, fino alle sue ultime conseguenze, il bene che ognuno avrà compiuto o avrà omesso di compiere durante la sua vita terrena, percepiamo di trovarci di fronte a un mistero che ci sovrasta, che non riusciamo nemmeno a immaginare. Un mistero che quasi istintivamente suscita in noi un senso di timore, e magari anche di trepidazione. Se però riflettiamo bene su questa realtà, essa non può che allargare il cuore di un cristiano e costituire un grande motivo di consolazione e di fiducia...

  video della catechesi

APPELLO
Ieri la Caritas ha lanciato una campagna mondiale contro la fame e lo spreco del cibo, col motto: “Una sola famiglia umana, cibo per tutti”. “Una sola famiglia umana, cibo per tutti”: lo ricordiamo? Lo ripetiamo insieme? “Una sola famiglia umana, cibo per tutti”. Lo scandalo per i milioni di persone che soffrono la fame non deve paralizzarci, ma spingerci ad agire, tutti, singoli, famiglie, comunità, istituzioni, governi, per eliminare questa ingiustizia. Il Vangelo di Gesù ci mostra la strada: fidarsi della provvidenza del Padre e condividere il pane quotidiano senza sprecarlo. Incoraggio la Caritas a portare avanti questo impegno, e invito tutti ad unirsi a questa “onda” di solidarietà. (nel video integrale dal minuto 1:19:00)

  testo integrale dell'Udienza generale 

  video integrale


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - la nostra immaginazione creativa della carità ci porti a trovare e a fare strade di incontro, strade di fratellanza, strade di pace - (video e testo)



S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 
9 dicembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
Cristo vince le paralisi dell’umanità

Si metta fine alle divisioni e alle inimicizie in Terra Santa e Medio Oriente. E’ l’appello levato stamani da Papa Francesco, a Casa Santa Marta. La Messa è stata concelebrata dal Patriarca di Alessandria dei Copti Cattolici, Ibrahim Isaac Sidrak, in occasione della manifestazione pubblica della “comunione ecclesiastica” con il Successore di Pietro. Il Papa ha ribadito la sua vicinanza ai cristiani che in Egitto sperimentano insicurezza e violenza, quindi ha rinnovato un appello per la libertà religiosa in tutto il Medio Oriente.

  video Papa Francesco: pace per il Medio Oriente; no a divisioni e inimicizie

Il Vescovo di Roma e il Patriarca d’Alessandria insieme, in segno di comunione ecclesiale e in preghiera per la pace in Medio Oriente. A Casa Santa Marta si è vissuto, stamani, un momento di grande intensità spirituale. Nella sua omelia, Papa Francesco ha subito voluto rivolgere il pensiero ai fedeli copti, riprendendo le parole del Profeta Isaia, nella Prima Lettura, che parlano di un risveglio dei cuori nell’attesa del Signore:
“L’incoraggiamento 'agli smarriti di cuore' lo sentiamo rivolto a quanti nella vostra amata terra egiziana sperimentano insicurezza e violenza, talora a motivo della fede cristiana. 'Coraggio: non temete!': ecco le consolanti parole che trovano conferma nella fraterna solidarietà. Sono grato a Dio per questo incontro che mi dà modo di rafforzare la vostra e la nostra speranza, perché è la stessa”.
Il Vangelo, ha proseguito, presenta “Cristo che vince le paralisi dell’umanità”. E del resto, ha osservato, “le paralisi delle coscienze sono contagiose”. “Con la complicità delle povertà della storia e del nostro peccato – ha soggiunto – possono espandersi ed entrare nelle strutture sociali e nelle comunità fino a bloccare popoli interi”. Ma, è stato il suo incoraggiamento, “il comando di Cristo può ribaltare la situazione: 'Alzati e cammina!'”: “Preghiamo con fiducia perché in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente la pace possa sempre rialzarsi dalle soste troppo ricorrenti e talora drammatiche. Si fermino, invece, per sempre l’inimicizia e le divisioni. Riprendano speditamente le intese di pace spesso paralizzate da contrapposti e oscuri interessi. Siano date finalmente reali garanzie di libertà religiosa a tutti, insieme al diritto per i cristiani di vivere serenamente là dove sono nati, nella patria che amano come cittadini da duemila anni, per contribuire come sempre al bene di tutti”...
“E andiamo sempre avanti, cercando il Signore, cercando nuove strade, nuove vie per avvicinarci al Signore. E se fosse necessario aprire un buco sul tetto per avvicinarci tutti al Signore, che la nostra immaginazione creativa della carità ci porti a questo: a trovare e a fare strade di incontro, strade di fratellanza, strade di pace”...

  Il Papa celebra con il Patriarca Sidrak: pace e libertà religiosa in Medio Oriente, basta divisioni

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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 
10 dicembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
Dio è tenerezza

Quando Gesù si avvicina a noi, sempre apre le porte e ci dà speranza. E’ quanto affermato da Papa Francesco, stamani, nella Messa alla Casa Santa Marta. Il Papa ha ribadito che non dobbiamo avere paura della consolazione del Signore, ma anzi dobbiamo chiederla e cercarla. Una consolazione che ci fa sentire la tenerezza di Dio.

“Consolate, consolate il mio popolo”. Papa Francesco ha iniziato la sua omelia soffermandosi su un passo del Libro del Profeta Isaia, Libro della consolazione d’Israele. Il Signore, ha osservato, si avvicina al suo popolo per consolarlo, “per dargli pace”. E questo “lavoro di consolazione” è così forte che “rifà tutte le cose”. Il Signore compie una vera ri-creazione...
Questo “rifare del Signore”, ha detto il Papa, ha due dimensioni che è importante sottolineare. “Quando il Signore si avvicina – ha affermato – ci dà speranza; il Signore rifà con la speranza; sempre apre una porta. Sempre”. Quando il Signore si avvicina a noi, ha tenuto a ribadire, “non chiude le porte, le apre”. Il Signore “nella sua vicinanza – ha soggiunto – ci dà la speranza, questa speranza che è una vera fortezza nella vita cristiana. E’ una grazia, è un dono”:
“Quando un cristiano dimentica la speranza, o peggio perde la speranza, la sua vita non ha senso. E’ come se la sua vita fosse davanti ad un muro: niente. Ma il Signore ci consola e ci rifà, con la speranza, andare avanti. E anche lo fa con una vicinanza speciale a ognuno, perché il Signore consola il suo popolo e consola ognuno di noi. Bello come il brano di oggi finisce: ‘Come un pastore egli fa pascolare il gregge, e con il suo braccio lo raduna, porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri’. Quell’immagine di portare gli agnellini sul petto e portare dolcemente le madri: questa è la tenerezza. Il Signore ci consola con tenerezza”.
Dio che è potente, ha proseguito, "non ha paura della tenerezza". "Lui si fa tenerezza, si fa bambino, si fa piccolo”. Nel Vangelo, ha osservato, Gesù stesso lo dice: “Così è la volontà del Padre, che neanche uno di questi piccoli si perda”. Agli occhi del Signore, ha aggiunto, “ognuno di noi è molto, molto importante. E Lui si dà con tenerezza”. E così ci fa “andare avanti, dandoci speranza”...

  Il Papa: la porta del Signore è sempre aperta, il cristiano non perda mai la speranza

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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - Il linguaggio del Signore è il linguaggio d’amore di padre, di madre... - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 
12 dicembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
Dio ha il linguaggio di un padre

Preparandoci al Natale ci farà bene fare un po’ di silenzio per ascoltare Dio che ci parla con la tenerezza di un papà e di una mamma: è questo, in sintesi, quanto ha detto oggi Papa Francesco nella Messa presieduta a Santa Marta in questo secondo giovedì del Tempo di Avvento.

Prendendo spunto dalla lettura tratta dal profeta Isaia, il Papa sottolinea non tanto “quello che dice il Signore”, ma “come lo dice”. Dio ci parla come fanno un papà e una mamma con il loro bambino:
“Quando il bambino fa un brutto sogno, si sveglia, piange … papà va e dice: non temere, non temere, ci sono io, qui. Così ci parla il Signore. ‘Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, larva di Israele’. Il Signore ha questo modo di parlarci: si avvicina … Quando guardiamo un papà o una mamma che parlano al loro figliolo, noi vediamo che loro diventano piccoli e parlano con la voce di un bambino e fanno gesti di bambini. Uno che guarda dal di fuori può pensare: ma questi sono ridicoli! Si rimpiccioliscono, proprio lì, no? Perché l’amore del papà e della mamma ha necessità di avvicinarsi, dico questa parola: di abbassarsi proprio al mondo del bambino. Eh sì: se papà e mamma gli parlano normalmente, il bambino capirà lo stesso; ma loro vogliono prendere il modo di parlare del bambino. Si avvicinano, si fanno bambini. E così è il Signore”.
I teologi greci – ricorda il Papa – spiegavano questo atteggiamento di Dio con “una parola ben difficile: la synkatábasi”, ovvero “la condiscendenza di Dio che discende a farsi come uno di noi”:
“E poi, il papà e la mamma dicono anche cose un po’ ridicole al bambino: ‘Ah, amore mio, giocattolo mio …’, e tutte queste cose. Anche il Signore lo dice: ‘Vermiciattolo di Giacobbe’, ‘tu sei come un vermiciattolo per me, una cosina piccolina, ma ti amo tanto’. Questo è il linguaggio del Signore, il linguaggio d’amore di padre, di madre...

  Papa Francesco: verso il Natale nel silenzio, per ascoltare la tenerezza di Dio

  video


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - La paura di aprire la porta allo Spirito Santo - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
13 dicembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
"Lo scandalo della predicazione ci apre allo Spirito Santo".

I cristiani allergici ai predicatori hanno sempre qualcosa da criticare, ma in realtà hanno paura di aprire la porta allo Spirito Santo e diventano tristi: lo ha affermato il Papa stamani nella Messa presieduta a Santa Marta.

Nel Vangelo del giorno, Gesù paragona la generazione del suo tempo a quei bambini sempre scontenti “che non sanno giocare con felicità, che sempre rifiutano l’invito degli altri: se suonano, non ballano; se cantano un canto di lamento, non piangono … nessuna cosa gli va bene”. Papa Francesco spiega che quella gente “non era aperta alla Parola di Dio”. Il loro rifiuto “non è al messaggio, è al messaggero”. Rifiutano Giovanni Battista, che “non mangia e non beve” ma dicono che “è un indemoniato!”. Rifiutano Gesù, perché dicono che “è un mangione, un beone, amico di pubblicani e peccatori”. Hanno sempre un motivo per criticare il predicatore
...
“Questi cristiani che sono chiusi, che sono ingabbiati, questi cristiani tristi … non sono liberi. Perché? Perché hanno paura della libertà dello Spirito Santo, che viene tramite la predicazione. E questo è lo scandalo della predicazione, del quale parlava San Paolo: lo scandalo della predicazione che finisce nello scandalo della Croce. Scandalizza che Dio ci parli tramite uomini con limiti, uomini peccatori: scandalizza! E scandalizza di più che Dio ci parli e ci salvi tramite un uomo che dice che è il Figlio di Dio ma finisce come un criminale. Quello scandalizza”.
“Questi cristiani tristi – afferma il Papa - non credono nello Spirito Santo, non credono in quella libertà che viene dalla predicazione, che ti ammonisce, ti insegna, ti schiaffeggia, pure; ma è proprio la libertà che fa crescere la Chiesa”:
“Vedendo questi bambini che hanno paura di ballare, di piangere, paura di tutto, che chiedono sicurezza in tutto, penso a questi cristiani tristi che sempre criticano i predicatori della Verità, perché hanno paura di aprire la porta allo Spirito Santo. Preghiamo per loro, e preghiamo anche per noi, che non diventiamo cristiani tristi, tagliando allo Spirito Santo la libertà di venire a noi tramite lo scandalo della predicazione”.

  Il Papa: i cristiani allergici ai predicatori criticano sempre, ma sono chiusi allo Spirito

  Guarda il video



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Cristiano Gentili e la risposta di Papa Francesco al dramma degli albini in Africa 


Ha scritto quattromila mail e lettere a politici, uomini di cultura, giornalisti, presentatori, case editrici, critici e grandi lettori. Ha provato a sensibilizzarli sul dramma degli albini africani, mutilati, seviziati e barbaramente uccisi in un delirio di razzismo e superstizione. Solo un uomo gli ha risposto. Il Papa. Papa Francesco.
Cristiano Gentili - 40 anni, grossetano, funzionario internazionale per i paesi del sud del mondo e scrittore - si era rivolto a lui per lo sconforto di non aver trovato aiuto, ma non avrebbe mai pensato che il Pontefice, colpito dalla sua storia e dal dramma degli albini africani, sarebbe stato l’unico a cercarlo per avere lumi su quel che succede in Africa. Non solo. Oltre ad avergli risposto il Papa gli ha fatto un regalo. Ha letto alcune frasi del romanzo di Gentili sugli albini africani e si è fatto registrare la voce in un nastro per un progetto i cui fondi sono in beneficenza. È stato il suo modo concreto per offrire aiuto, facendo viaggiare lontano i sogni e le parole.
Amos Oz, il grande scrittore israeliano, dice che «una storia, più parla di un piccolo mondo, più è universale». Più parla del particolare e della vita umana, più condensa storie esemplari come questa - terribile - iniziata anni fa in Tanzania. Gentili vi arriva un giorno dal Sudan dopo aver preso un’aspettativa non retribuita: vuol rendersi conto di persona se le voci che ha sentito sugli albini siano vere. Chiede aiuto a Josephat Torner, un albino africano col quale viaggia in lungo e largo, visita centri d’accoglienza e ospedali e si sofferma lungo le selvagge sponde del lago Vittoria, dove scopre situazioni oltre l’immaginazione. «Avevo visto tante cose orrende in giro per il mondo - racconta - ma niente di così atroce». Gli albini, che per uno scherzo della natura nascono bianchi anziché neri, sono perseguitati, mutilati e uccisi perché si crede che i loro arti, le mani e i genitali portino ricchezza e fertilità. È una sorta di Olocausto perpetuo che affonda le radici nella mentalità comune africana, e nell’indifferenza dell’Occidente.
Quando Gentili scopre questo resta così sconvolto che vuol fare qualcosa: raccontare tutto al mondo può essere un’arma contro la tolleranza silenziosa del male. Nascono da qui un reportage e poi un romanzo, “Ombra bianca”, che narrano storie vere. Ma non basta: serve un’eco più ampia. Così a luglio-agosto Cristiano si mette a scrivere lettere ed email. Ne spedisce quattromila, e nessuno gli risponde. A ottobre riceve una telefonata. È monsignor Karcher, cerimoniere di Papa Francesco, che gli dice. «Buongiorno, la stiamo cercando dal Vaticano.
Il Santo Padre ha letto la sua lettera ed è rimasto colpito. Conosce il dramma degli albini, benedice quello che sta facendo e ha il suo interessamento per lei».
Il Santo padre ha letto la sua lettera ed è rimasto colpito. Conosce il dramma degli albini, benedice quello che sta facendo e ha il suo interessamento per lei»...
Bergoglio vorrebbe fare la sua conoscenza, e lo invita per tre giorni a Santa Marta nell’alloggio semplice dove abita fin dall’insediamento...

  Invia 4mila mail per pubblicare un libro sul dramma degi albini africani: gli risponde solo il Papa

Per saperne di più:

Guarda la scheda del libro "Ombra bianca". Romanzo tratto da una realtà africana di Cristiano Gentili

Visita il sito http://www.ombrabianca.com/


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SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"

“La cosa non stupisce, data la risonanza e l’attenzione vastissima dell’elezione del Papa Francesco e dell’inizio del nuovo pontificato. E’ un segno positivo che uno dei riconoscimenti più prestigiosi nell’ambito della stampa internazionale sia attribuito a chi annuncia nel mondo valori spirituali, religiosi e morali e parla efficacemente in favore della pace e di una maggiore giustizia. Quanto al Papa, per parte sua, non cerca fama e successo, perché fa il suo servizio per l’annuncio del Vangelo dell’amore di Dio per tutti. Se questo attrae donne e uomini e dà loro speranza, il Papa è contento. Se questa scelta “dell’uomo dell’anno” significa che molti hanno capito – almeno implicitamente – questo messaggio, egli certamente se ne rallegra.

  Papa Francesco, Personaggio dell'Anno di Time. P. Lombardi: segno positivo per l'annuncio del Vangelo

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Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro e postulatore della causa di don Puglisi, analizza la figura del Papa come esempio nella lotta ai clan
  Giacomo Galeazzi:  «Francesco ci indica la strada per combattere la mafia»

“The Atlantic” è un’istituzione giornalistica e culturale americana. Nata nel 1857, la rivista ha ospitato scrittori come Mark Twain e, nel 1862, poesie e ballate destinate a diventare celebri pezzi di storia come “The battle Hymn of Republic”. Nel suo ultimo numero online si occupa di Francesco: e lo accusa di pessimismo, per la sua esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” in un articolo di Marian Tupy.

  Marco Tosatti:  The Atlantic critica il Papa: il mondo non va così male come dice


Il capo dei gendarmi vaticani Giani racconta ciò che accadde in Brasile quando il corteo papale sbagliò strada. È uno degli inediti contenuti del Tg2 Dossier su Francesco in onda sabato 14 dicembre alle 23.30
  Andrea Tornielli:   «L'auto era bloccata nel traffico e il Papa voleva proseguire a piedi»



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