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N.
B. La Lectio è temporaneamente sospesa
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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Ricordando
Nelson Mandela
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Nelson Mandela è morto. Ne ha dato notizia il presidente del Sudafrica Jacob Zuma in un messaggio in diretta alla nazione.
‘’Voglio ricordare con semplici parole la sua umiltà, la sua grande
umanità per la quale il mondo intero avrà grande gratitudine per
sempre’’.
La morte è inevitabile...
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Le cerimonia a Soweto per commemorare il padre della lotta all'apartheid, morto all'età di 95 anni. In Sudafrica riuniti i leader mondiali.
L’ultimo saluto a Nelson Mandela
Continua il lungo saluto a Nelson Mandela, scomparso giovedì scorso all’età di 95 anni... Molti
leader mondiali, dal presidente statunitense Barack Obama al leader
cubano Raul Castro, dal premier italiano Enrico Letta al premier
britannico David Cameron, si sono uniti oggi a tutti i sudafricani, per
rendere omaggio a colui che, grazie alla sua capacità di costruire un
ponte tra nemici, riuscì a superare le differenze politiche e
razziali. Nonostante
la pioggia battente, una grandissima folla ha lentamente riempito lo
stadio (lo stesso in cui si tenne la finale dei Mondiali di calcio del
2010, nella quale Mandela fece la sua ultima apparizione in pubblico)
che contiene quasi 100 mila persone. In attesa del via ufficiale alla
cerimonia e mentre arrivavano capi di Stato e di governo di tutto il
mondo, i «fan» di Madiba hanno ballato e cantato per ore, in omaggio
all’amato leader...
Madiba unisce il mondo. L'ultimo saluto a Nelson Mandela
Arancione,
rosso, blu, verde, viola e ovviamente bianco e nero. Gli spalti del Fnb
Stadium di Soweto, a Johannesburg, si sono tinti ieri di un crogiolo di
colori. La sintesi visiva perfetta dell’arcobaleno sudafricano. «A
Mandela sarebbe piaciuto», ha detto il vice-presidente dell’African
National Congress, Cyril Ramaphosa. Anche se l’esplosione cromatica era
dovuta alle decine di migliaia di ombrelli aperti per ripararsi al
diluvio che ha accompagnato l’intera cerimonia di addio a Madiba. La
prima in attesa dei funerali nel villaggio natale di Qunu di domenica.
«Ma Nelson avrebbe voluto la pioggia», ha aggiunto Ramaphosa. Nella
tradizione africana, quest’ultima simboleggia l’apertura del cielo per
accogliere lo spirito del defunto. Non solo. Lo scrittore di
Johannesburg, Bryce Courtenay racconta, nel più famoso dei suoi
romanzi, “La forza del singolo”, come il capo in grado di unire le
varie tribù sudafricane sia chiamato, dai locali, il “mago della
pioggia”. Perché – spiega – il desiderio dell’acqua nelle savane
assolate accomuna i differenti popoli. Qualcuno ci ha pensato mentre la
musica accompagnava i balli frenetici degli 80mila che hanno voluto
rendere omaggio al primo presidente nero di Pretoria, morto giovedì
scorso.
Persone comuni, stelle dello spettacolo, oltre 90 leader mondiali...
Il mondo saluta Mandela
«...
Mandela ha indicato ad altri popoli le vie della liberazione da
praticare. In questo, è stato il più grande leader globale che il mondo
ha conosciuto e amato. E lo ha fatto con la forza delle idee che ha
praticato e non certo con le armate che non ha mai posseduto.
Mandela
è stato un combattente per le libertà, ma un combattente che non ha mai
preteso di imporre un suo modello ideologico, una sua visione politica.
Sta anche in questa la sua inarrivabile grandezza. E per questo la sua
lotta resterà impressa nella nostra memoria collettiva. Mandela è stato
un sognatore che ha saputo realizzare il sogno della sua vita: liberare
la sua gente dalle catene dell’apartheid»
«Madiba ci ha insegnato cosa significhi dignità e giustizia» intervista a Rigoberta Menchù
...
In mezzo ai leader del mondo riuniti dal ricordo dell’”ultimo gigante
della Storia” l’istinto di Obama lo porta a compiere un capolavoro che
diventa l’evento del giorno, con una platea di vip e leader più o meno
presentabili. Approfitta della Storia per crearne un’altra, da ora
possibile. Il più bello è fatto, resta da compiere il più difficile.
Commemorazione Mandela: tra Obama e Castro la mano della Storia, complice Madiba
Dopo
la cerimonia di ieri, durante la quale Mandela ha fatto un altro
piccolo "miracolo" (la stretta di mano tra Obama e Castro), oggi la
salma di Madiba è stata portata nella camera ardente allestita negli
Union Buildings di Pretoria, la sede del governo sudafricano, dove
resterà esposta fino a venerdì. La bara, avvolta nella bandiera
nazionale, ha lasciato l'ospedale militare a bordo di un carro funebre
nero con grandi vetri ed è stata portata in processione lungo le strade
della capitale, scortata da 16 motoclisti. Lungo il tragitto, percorso
in un'ora e che ha compreso anche il carcere in cui Madiba fu rinchiuso
nel 1962, migliaia di persone hanno reso omaggio al leader della lotta
all'apartheid scomparso giovedì scorso all'età di 95 anni.
La
bara è stata poi presa in consegna da otto militari in alta uniforme in
rappresentanza di tutti i rami delle forze armate sudafricane che
l'hanno portata all'interno del palazzo in cui Mandela giurò come primo
presidente nero del Sudafrica. Il feretro era seguito dal nipote del
premio Nobel per la Pace, Mandla Mandela.
La
bara aperta di Mandela è stata poi piazzata su una piattaforma cubica
nell'anfiteatro del palazzo, dove per tre giorni potrà essere vista dai
familiari, dai leader stranieri e dal pubblico. Ad ogni ingresso sono
schierati due soldati in alta uniforme bianca con le spade. (fonte: L'Huffington Post)
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«L’esempio del
presidente», titola in prima pagina l’Osservatore Romano uscito
nel pomeriggio di venerdì a Roma. C’è una grande foto con il volto
sorridente di Nelson Mandela che quasi si affaccia a sinistra
nella pagina del quotidiano della Santa Sede. Accanto il testo del
telegramma dipapa Francesco, triste per la morte di Mandela, con
l’omaggio al suo impegno per la riconciliazione.
Alberto Bobbio: IL PAPA: «MANDELA SPRONI A VIVERE CON GIUSTIZIA»
"Ora il
problema di fondo è che tutti adesso stanno piangendo colui che è stato
il leader del primo segmento del III Millennio. I primi a commuoversi
sono i grandi statisti, che però piangono lacrime di coccodrillo,
perchè non si fanno scalfire da quello che è stato il suo messaggio e
la sua testimonianza. Per cui ho la sensazione è che oggi ad onorare la
memoria di Mandela sia qualcosa che tocca il cuore, però dovremmo avere
il coraggio di metterci in discussione e passare dalle parole ai fatti".
Francesca Baldini: PADRE ALBANESE: "NO ALLE LACRIME DI COCCODRILLO"
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Diritti umani, già pensionati?
di Renato Sacco
del 10 dicembre 2013
Sono passati 65 anni da quel 10 dicembre 1948, giorno in cui l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò e proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Secondo la riforma Fornero, 65 anni non sono ancora sufficienti per andare in pensione… Eppure
oggi, 10 dicembre 2013, sfogliando alcuni tra i quotidiani italiani più
autorevoli, La Stampa, Corriere della Sera, La Repubblica non ho
trovato neanche una riga sulla Dichiarazione dei Diritti Umani. Forse
ho letto un po’ troppo velocemente, non vorrei che siano già stati
mandati in pensione.
Eppure sulla violazione di questi diritti ce ne sarebbe da scrivere!
Ce lo chiede la grande figura di Nelson Mandela, ce lo chiedono tante vittime anonime di ogni angolo della terra.
Il
rischio è di pensare che i diritti umani siano scontati: si sa, è
normale che si è una sola famiglia umana! E invece rischiano di essere
scontati, nel senso dello ‘spaccaprezzi’!
E
così sembrano normali, ‘scontate’ le affermazioni dell’attuale
segretario della Lega Nord Matteo Salvini, riportate ieri nel Mosaico
dei giorni (1) di
Tonio Dell’Olio: “Senti che puzza, scappano anche i cani. Sono arrivati
i napoletani… Son colerosi e terremotati… Con il sapone non si sono mai
lavati…” (Festa di Pontida, 2008). “Nel nostro programma chiediamo che
sui vagoni della metropolitana di Milano siano previsti posti riservati
ai soli milanesi (Piazza della Scala, 6 maggio 2009).”
...
Vedi anche:
- (1) I florilegi di Salvini
- (2) Mosaico di pace, dossier febbraio 2012: Il mondo della dignità violata
.
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Chi sono, cosa fanno e come
vivono i cinesi immigrati in Italia. Viaggio dal Piemonte alla
Campania, passando dalla Toscana e da Prato che ancora piange i morti
dell'ultima sciagura.
FAMIGLIA CRISTIANA: Il dragone inquieto
«La
protezione del bambino è un bene irrinunciabile». Così Dario Merlino,
presidente del Cismai (Coordinamento italiano dei servizi contro il
maltrattamento e l’abuso all’infanzia) ha spiegato l’obiettivo degli
“Stati generali sul mal-trattamento all’infanzia in Italia”, che si
sono aperti ieri mattina a Torino e si concluderanno questa sera. Un
momento di confronto e approfondimento per psicologi, psicoterapeuti,
assistenti sociali, insegnanti e quanti a vario titolo sono impegnati
nella tutela dell’infanzia per evidenziare il problema della violenza
sui minori. «Ma soprattutto – prosegue Merlino – per ragionare in
un’ottica di prevenzione e protezione».
Federica Bello: 900mila bambini a rischio abusi
Nelle
fabbriche della cinatown più grande d’Europa, i cinesi ci vivono. Sono
luoghi inaccessibili per gli altri. Monitorati dall’esterno da
telecamere a circuito chiuso. Se bussate non risponde nessuno. Eppure
si sente il lavorio frenetico delle persone. Se bussate con più
insistenza i macchinari rallentano o, comunque, diminuisce il rumore.
Dalle spalle vedete spuntare un gruppo di due o tre cinesi. Non
riuscite a capire da dove. Non fanno niente, vi osservano. E
continuano ad osservarvi finché non andate via. In alcuni casi vi
seguono e vi scortano per un po’ di strada finché non siete lontani
abbastanza.
INFERNO E CONTANTI - Partecipiamo a un blitz notturno del comando provinciale della Guardia di Finanza di Prato...
Da lì non si esce. Mai. Nemmeno la luce del sole si vede.
Mai. Le vetrate sono ricoperte da strati di cellophane nero.
Dall’esterno non si deve vedere niente. Anche le finestre sono sempre
chiuse, d’estate come d’inverno. Bisogna fare il minimo rumore.
Nell’aria sale e scende la fuliggine provocata dal cotone che
incessantemente passa sotto i macchinari. Sembra neve. Se ne trova a
batuffoli sulle cucitrici, per terra, sugli abiti. Ma anche nei capelli
degli operai, sulla loro pelle. La respirano 24 ore.
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LA VITA CRISTIANA COME CAMMINO
HOREB n. 65 - 2/2013
TRACCE
DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
È sempre
bello partecipare della gioia di un bambino che, dopo aver gattonato
per settimane, finalmente, tenuto per mano dai genitori, riesce a stare
in piedi e a muovere i primi passi. Gli brillano gli occhi e grida di
gioia, poi, quando scopre che può camminare da solo, da quel momento si
sente libero di esplorare le cose che lo circondano.
Il camminare è davvero un’esperienza connaturale all’uomo, egli è un
essere itinerante, “homo viator”, secondo l'espressione di G. Marcel.
Sempre in cammino non solo in senso geografico spaziale, desideroso,
cioè, di lasciare un determinato luogo per raggiungere e conoscere
nuove realtà, ma in cammino verso il raggiungimento della sua pienezza.
Il bambino è chiamato gradualmente a crescere a misurarsi con i piccoli
e grandi eventi, a prendere decisioni a confrontarsi con gli altri, a
diventare adulto. Nel tessuto del mondo, la vita dell'uomo è una grande
avventura, che conosce percorsi agevoli, lieti ma anche momenti di
perplessità, arresti, crisi, desiderio di tornare indietro, ma proprio
attraverso queste fasi egli cresce negli anni, e anche matura
umanamente e spiritualmente.
Il camminare, esigenza fondamentale dell’uomo, è già evidenziata dalla
Bibbia che, prima di tutto, ci mostra lo stesso Dio in cammino e, poi,
evidenzia che il Vivente coinvolge l’uomo nel suo cammino.
Il profeta Michea, per esempio, annota che camminare umilmente con Dio
è una delle dimensioni inseparabili che configurano l’esperienza umana
e spirituale dell’uomo: «Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e
ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la
pietà, camminare umilmente con il tuo Dio» (Mi 6,8).
Il “camminare con Dio” esprime sia il dinamismo dell’esistenza umana
sia il fondamento dell’esperienza di fede, cioè la conoscenza e
l’esperienza di Dio.
E Dio, in Gesù, si è fatto umano, compagno di viaggio di ogni uomo che
lo accoglie. Lui, la “Via”, ci educa ad uscire dalla caverna egoica che
rende ciechi e immobili, ci strappa da una logica mondana e di potere,
ci apre orizzonti sempre nuovi e scopriamo che il viaggio della vita
non lo facciamo da soli, ma assieme a tante altre persone che non sono
nemici o estranei, ma fratelli. Essi sono la soglia dove ogni uomo
comincia veramente a vivere. ...
Questo l'incipit dell'Editoriale di
Horeb, Quaderni di riflessione e formazione per quanti desiderano
coltivare una spiritualità che assuma e valorizzi il quotidiano.
Editoriale (pdf)
Sommario (pdf)
E' possibile richiedere
copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it
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Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto
I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ - 2013
Dal 16 Ottobre al 4 Dicembre
Sala del Convento
dalle h. 20.00 alle h. 21.00
IL SANGUE DEI MARTIRI
SEME DI NUOVI CRISTIANI
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Una volta che la Parola di Dio...
O Signore prendi questo cuore...
Vieni Signore Gesù...
Maria, madre di Gesù...
In questa festa...
Una fede che non si fa carico...
Eloquente è la parabola della pecorella smarrita...
Per te ci hai fatti...
Una cosa Gesù mi chiede...
Il Signore ci dia la grazia...
Alla superficie, le acque dei mari...
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SANT'AMBROGIO (video)
NOSTRA SIGNORA DI GUADALUPE (video)
SANTA LUCIA (video)
S. Lucia (riflessioni di Antonio Savone)
La festa di S. Lucia evoca il nostro bisogno di vedere, di non
conoscere l’esperienza della cecità. Noi, infatti, la invochiamo come
patrona della vista degli occhi. Tuttavia, mi pare, abbiamo bisogno di
chiedere la sua intercessione per un altro tipo di cecità di cui siamo
affetti un po’ tutti. Ci mancano, infatti, occhi nuovi. Siamo convinti
di vedere ma in realtà siamo ciechi... Abbiamo bisogno di occhi nuovi
che guardino le cose e le persone nella giusta luce... Gli occhi
di Lucia sono occhi luminosi per la fede, radiosi per la santità, sono
occhi impavidi nel martirio, occhi limpidi nella verginità e amorevoli
nell’attenzione ai poveri. Lucia ci attesta che chi accoglie nella sua
vita il Signore Gesù non cammina nelle tenebre ma ha la luce della vita
(Gv 8,12)... Gli occhi della fede sono quelli che ci consentono di
riconoscere come il disegno di Dio si manifesti attraverso le vicende
anche contorte della nostra storia personale e attraverso gli incontri
personali che sempre ci interpellano...
S. LUCIA (riflessioni di Antonio Savone)
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Pubblichiamo di seguito il testo integrale della Preghiera del Papa all’Immacolata in Piazza di Spagna:
Vergine Santa e Immacolata,
a Te, che sei l’onore del nostro popolo
e la custode premurosa della nostra città,
ci rivolgiamo con confidenza e amore.
Tu sei la Tutta Bella, o Maria!
Il peccato non è in Te.
Suscita in tutti noi un rinnovato desiderio di santità:
nella nostra parola rifulga lo splendore della verità,
nelle nostre opere risuoni il canto della carità,
nel nostro corpo e nel nostro cuore abitino purezza e castità,
nella nostra vita si renda presente tutta la bellezza del Vangelo.
Tu sei la Tutta Bella, o Maria!
La Parola di Dio in Te si è fatta carne.
Aiutaci a rimanere in ascolto attento della voce del Signore:
il grido dei poveri non ci lasci mai indifferenti,
la sofferenza dei malati e di chi è nel bisogno non ci trovi distratti,
la solitudine degli anziani e la fragilità dei bambini ci commuovano,
ogni vita umana sia da tutti noi sempre amata e venerata.
...
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Messaggio di Papa Francesco all’America
per la festa della Madonna di Guadalupe
Domani
(n.d.r. Oggi per chi legge - 12/12/2013) è la festa di Nostra Signora
di Guadalupe, Patrona di tutta l’America. Colgo questa occasione per
salutare i fratelli e le sorelle di quel Continente, e lo faccio
pensando alla Vergine di Tepeyac.
Quando
apparve a san Juan Diego, il suo volto era quello di una donna meticcia
e le sue vesti erano piene di simboli della cultura indigena. Seguendo
l’esempio di Gesù, Maria sta accanto ai suoi figli, accompagna come
madre premurosa il loro cammino, condivide le gioie e le speranze, le
sofferenze e le angosce del Popolo di Dio, del quale sono chiamati a
far parte tutti i popoli della terra.
L’apparizione
dell’immagine della Vergine sulla tilma [mantello] di Juan Diego fu un
segno profetico di un abbraccio, l’abbraccio di Maria a tutti gli
abitanti delle vaste terre americane, a quanti erano già lì e a quanti
sarebbero arrivati in seguito.
Questo
abbraccio di Maria indicò il cammino che sempre ha caratterizzato
l’America: essere una terra dove possono convivere popoli diversi, una
terra capace di rispettare la vita umana in tutte le sue fasi, dal
grembo materno fino alla vecchiaia, capace di accogliere gli emigranti,
come pure i popoli e i poveri e gli emarginati di tutte le epoche.
L’America è una terra generosa.
Questo
è il messaggio di Nostra Signora di Guadalupe, e questo è anche il mio
messaggio, il messaggio della Chiesa. Incoraggio tutti gli abitanti del
Continente americano a tenere le braccia aperte come la Vergine Maria,
con amore e con tenerezza. Prego per tutti voi, cari fratelli e sorelle
dell’intera America, e anche voi pregate per me. Che la gioia del
Vangelo sia sempre nei vostri cuori! Il Signore vi benedica e la
Vergine vi accompagni.
Per saperne di più sulla Nostra Signora di Guadalupe consigliamo:
SANTA
MARIA DI GUADALUPE - LE APPARIZIONI E IL MIRACOLO DELL’IMMAGINE DI
“MADRE INCINTA DI TRE MESI” STAMPATASI SUL MANTELLO DI SAN JUAN DIEGO
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Riporto con piacere un estratto
di una conferenza di Alberto Maggi "Apparizioni no grazie", analisi
certamente critica del proliferare di apparizioni mariane, soprattutto
relativamente al messaggio che queste apparizioni portano, che
non sempre corrisponde al messaggio evangelico. ...
Concludo poi con una riflessione di Emilio Grasso, che riflette su come la
presenza della Vergine Maria a Guadalupe non è un tranquillante
per la conservazione della pace. "Essa, al contrario, è stimolante e dà
energia, significato, dignità e speranza agli emarginati e alle vittime
della società attuale. La sua presenza è la nuova forza dei deboli per
trionfare sulla violenza dei potenti".
PROFEZIA E LIBERAZIONE: Nostra Signora di Guadalupe: da Maria conquistatrice a Maria liberatrice dei poveri
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LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO
"Per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità". (Giovanni 17,19)
Gianfranco Ravasi: «Consacrare nella verità»: cosa significa?
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RUBRICA Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi
al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo
popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino
"Convertitevi, perché il Regno dei Cieli è vicino".
La
conversione proclamata da Giovanni non riguarda un ritorno alle
pratiche religiose, ma è l'invito ad aderire ad un progetto di
vita nuovo, a valori che hanno una ricaduta sugli atteggiamenti da
tenere con gli altri, ad orientare diversamente la vita, a "cambiare mentalità", questo il significato del verbo greco: METANOEITE.
E
come segno visibile di ciò, Giovanni propone al popolo un battesimo,
un'immersione, che simboleggia e sintetizza la morte dell'uomo vecchio
e la rinascita di quello nuovo, il nuovo Adamo, quello uscito dalle
mani e dalle viscere di Dio. La novità che il Battista col suo annuncio
ci porta, è che il Regno non giungerà agli uomini per un intervento
miracolistico, quasi una magia da parte di Dio, ma la sua
realizzazione richiede la collaborazione attiva degli uomini.
...
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Omelia di don Angelo Casati
nella 2ª Domenica di Avvento Anno A - 8 dicembre 2013
Is 11, 1-10Sal 71Rm 15, 4-9Mt 3, 1-12
Nel
tempo dell'attesa ogni anno incrociamo la figura del Battista. Lui
fiaccola dell'attesa, fiaccola con la sua parola rovente, ma, ancor
prima, con la sua vita non accomodata ai modelli mondani. Oggi
ce ne parlava Matteo. E il fascino era subito nell'incipit della sua
narrazione, un fascino impallidito dal fatto che noi da piccoli ne
abbiamo sentito il racconto e se n'è attenuata la sorpresa. Perché
parlo di sorpresa? Perché ancora una volta assistiamo, come spesso ci
accade leggendo le Scritture Sacre, a una sorta di dirottamento. Ci
saremmo aspettati qualcosa di diverso. Viene il Messia, è alle porte il
regno di Dio. Dove il luogo della preparazione dell'attesa? "Comparve
Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea". La
preparazione spirituale è dirottata dai luoghi sacri, il tempio, al
deserto. Sto pensando che se in qualche misura le nostre chiese, questa
nostra chiesa, non fossero angoli di deserto, non sarebbero, nonostante
la loro pretesa, luoghi dell'attesa. Sarebbero luoghi del frastuono,
del frastuono religioso, e non delle parole del sottovoce, che si
ritraggono e si annullano davanti al mistero, alla venuta di Dio. Il
deserto, nell'assenza di voci, è il luogo dell'esperienza di Dio, del
faccia a faccia con Dio. E,
lasciatemi dire questo, lo dico a me prima che a voi: se non c'è questo
silenzio della Presenza, non succede niente. Usciamo da celebrazioni
scenografiche, ma non accade niente. Penso che questa, del deserto, sia
una condizione perché accada qualcosa anche a Natale e non sia il
Natale di quest'anno un Natale da aggiungere a quelli in cui non è
accaduto niente. Le cose vere accadono nel deserto. Ma dove lo troviamo oggi il deserto? ...
omelia di don Angelo nella 2ª Domenica di Avvento
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Omelia di don Antonio Savone
Immacolata Concezione
Affidàti
Gen 3,9-15.20
Sal 97
Ef 1,3-6.11-12
Lc 1,26-38
Un
diverso modo di narrare la storia: una storia di sospetto, paura,
nascondimento e fuga da parte dell’uomo, una storia di misericordia da
parte di Dio. Così la storia di ciascuno di noi.
Ci
narra di questo l’Immacolata Concezione. Ci narra di un Dio che per
pura sovrabbondanza – non ne avremmo avuto, infatti, alcun diritto –
realizza un gesto di misericordia allorquando comunica la vita all’uomo
e alla donna facendoli a sua immagine e somiglianza. Per pura gratuità
d’amore.
E, tuttavia, la prima risposta dell’uomo al gesto di misericordia del Padre è un gesto di orgoglio e di appropriazione.
...
Una
storia di misericordia. Nel cuore del dramma Dio pensa già un possibile
riscatto. Già pensava Dio, sin da allora, già concepiva una zolla di
terra che non soccombesse alla potenza del male. Attraverso una
creatura, Maria, capace di vera maternità perché da sempre libera da
ogni concentrazione su se stessa. Non preoccupata di sé Maria non esce
mai dall’affidamento tanto da lasciare a Dio, agli eventi, alla storia
di fare di lei ciò che lei non ha mai pensato di fare di se stessa. La
Chiesa crede che questa disponibilità non si improvvisi ma radichi
nell’eternità.
Finalmente
una creatura umana, per la prima volta, crede fino in fondo che la sua
libertà possa trovare compimento solo nelle mani di Dio, in un gesto di
affidamento totale e responsabile.
Noi
guardiamo a lei perché quanto Dio ha compiuto in lei vuol farlo anche
in noi, chiamati a diventare per vocazione ciò che Maria è per grazia:
santi e immacolati nell’amore.
L’immacolatezza
equivale al sogno di Dio sull’umanità, su ciascuno di noi,
sogno-progetto a cui Dio non ha mai rinunciato. E questo sogno non
riguarda soltanto un aspetto della vita morale (noi l’abbiamo legato
soltanto alla sfera sessuale), ma riguarda tutta l’esistenza: se ciò
che vivo, ciò che penso, ciò che sento è secondo l’amore, è secondo il
sogno di Dio.
Affidàti
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CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni |
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JESUS, dicembre 2013
Caro Diogneto - 60
Rubrica di ENZO BIANCHI
Non
posso dimenticare che uno dei miei primi interventi pubblici con una
certa risonanza avvenne durante un convegno organizzato da p. Balducci
e p. Turoldo a Firenze, nel primo post-concilio, e divenne poi un
articolo pubblicato su Rocca. Era la stagione dell’entusiasmo dovuto
alla primavera inaugurata da papa Giovanni e dal Vaticano II: stagione
della “vittoria” di un nuovo modo di vivere la chiesa e di edificarla
da parte di tutti i cristiani; stagione di “riforma” contrassegnata da
un’atmosfera di fervore e di impazienza; stagione sulla quale io
avvertivo però tanta presunzione, circa gli sviluppi possibili di
quella straordinaria svolta.
Sorprendendo
non poco gli amici con i quali si dialogava intensamente di riforma
liturgica, allora ancora allo studio, di vita ecclesiale in stato di
conversione per una conformità più profonda alla chiesa come il Signore
l’aveva voluta e di dialogo nella mitezza e nella povertà dei mezzi con
l’umanità contemporanea, io misi in guardia da un facile ottimismo.
...
Oggi
è nuovamente in atto per la chiesa una primavera, inaugurata da papa
Francesco. L’entusiasmo è molto: non voglio certo spegnerlo, ma ancora
una volta sento il dovere di mettere in guardia me stesso e i miei
fratelli e sorelle nella fede. Siamo disposti a bere il calice che Gesù
ha bevuto (cf. Mc 10,38; Mt 20,22)? Ogni riforma della chiesa, se è
evangelica, è a caro prezzo: per tutti e anche per il successore di
Pietro che non potrà attendersi, almeno dall’interno della chiesa, dai
suoi, dalla sua casa, facile riconoscimento e facile obbedienza. Sarà
più facile che lo ascoltino – come è avvenuto per il Battista e per
Gesù – “pubblicani e prostitute” (cf. Mt 21,2; Lc 7,34; 15,1),
“samaritani e stranieri” (cf. Lc 17,38; Gv 4,39-40).
Queste
ipotesi turbano e non vorremmo sentirle; eppure, se è accaduto a Gesù,
al Signore, c’è forse un discepolo che è più grande del maestro (cf. Mt
10,24; Lc 6,40; Gv 15,20)? O un un successore di Pietro che non conosca
la passione e la tentazione di sfuggirla rinnegando il Signore e il
Vangelo? È ora più che mai di pregare per Pietro, non per una gloria
mondana che non può essere sua, ma perché, consolato dal suo Signore,
resti saldo e possa confermare noi suoi fratelli (cf. Lc 22,31-32) nel
faticoso cammino verso il Regno.
Caro Diogneto - 60 di Enzo Bianchi
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È
raro vedere Fiorello spiazzato. Per questo è tanto più bello e godibile
che sia successo con un fuori programma sui canti di Chiesa grazie alla
verve di Laura Pausini. Rilanciato a più non posso grazie alla forza
della Rete. La cantante, ospite dell’edicola più famosa d’Italia, ha intonato a sorpresa “Servo per amore”,
un classico della musica parrocchiale. E non solo la Pausini, ma tutti
i presenti hanno cantato in coro a più riprese, senza incertezze e con
allegria, tra lo sconcerto sorridente di Fiorello che non si capacitava
della prontezza con cui a poche note è subito seguito un canto unanime,
spontaneo e gioioso.
I
canti parrocchiali hanno segnato la crescita di tutti e sono radicati
indelebilmente nella nostra memoria, per riaffiorare in un attimo anche
se ci si è allontanati per un po’ dalla pratica della Messa. Basta
fare un rapido test tra amici e conoscenti. Provate a intonare a
trenta/quarantenni “Tu sei la mia vita” e immediatamente risponderanno
“altro io non ho”, perché Symbolum è il primo degli evergreeen. Oppure
rilanciate con “Mentre trascorre la vita”, seguirà un convinto “solo tu
non sei mai”, perché la Madonna ci accompagna in ogni cammino. E che
dire di “Resta qui con noi, il sole scende già” ovvero di “Io lo so
Signore, che vengo da lontano”.
Peggio di Battisti/Mogol: bastano le prime due note e parte il coro in automatico. Certo,
l’oratorio, i campi estivi e le celebrazioni in montagna, hanno
cementato sane tradizioni canterine, però è bello quando anche in un
contesto insolito e decisamente poco “istituzionale” perfetti
sconosciuti intonano insieme e senza paura il segno di un’appartenenza
a una comunità di credenti. Chi l’ha detto che i canti di Chiesa non sono rock? (fonte: SIR)
Laura Pausini: "le canzoni di Chiesa sono avanti anni luce...!"
video
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Una
spessa grata di ferro giallo con piccoli fori, per parlarsi come in un
confessionale. Ma non è un confessionale, è quasi una prigione. Dietro
quella grata vi sono oggi 700 vite sospese, in “detenzione preventiva”.
Come quella di Ahmed, siriano, 20 anni, fuggito dalle bombe di Homs e
arrivato a Malta con un vecchio barcone due mesi fa dall’Egitto e poi
dalla Libia, pagando 3mila dollari ai trafficanti. La sua famiglia non
sa più dove sia, che fine abbia fatto. Né lui sa se i suoi sono ancora
vivi. All’arrivo le forze dell’ordine maltesi hanno requisito tutto,
compresi soldi e cellulare. Occhi profondi e scuri come i capelli e la
barba, è addolorato e sfiduciato. Quello che intravedo di Ahmed,
attraverso i fori della grata, è una sconfinata desolazione. Siamo nel
centro “chiuso” di Hal Safi, vicino all’aeroporto della capitale La
Valletta, un complesso di ex baracche militari dell’esercito inglese
gestito dalle forze armate maltesi. In alto e intorno tutte sbarre e
filo spinato. Le condizioni igienico-sanitarie e gli standard di
vivibilità sono impossibili da verificare perché ai visitatori del
momento è concesso solo di restare nell’atrio. Niente foto, né video,
né block notes. Siamo con una piccola delegazione dei responsabili
della pastorale dei migranti delle Conferenze episcopali europee
guidata dal cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio
Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, riuniti in
questi giorni a Malta per un convegno sulla pastorale dei migranti e
rifugiati organizzato dal Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali
europee). In attesa del riconoscimento, o meno, come richiedenti asilo,
i migranti devono rimanere qui per un periodo che può durare fino a 18
mesi, senza mai poter uscire....
Malta, una prigione a cielo aperto per gli immigrati
La
“chiamata all’amore e alla solidarietà” nei confronti dei migranti “è
responsabilità di tutti” ma c’è “una responsabilità maggiore per tutti
quelli che occupano una posizione di amministrazione e di governo,
perché li impegna a prendersi cura particolarmente dei più deboli”.
È
l’appello lanciato a La Valletta, a Malta dal card. Antonio Maria
Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei
migranti e dei rifugiati, nel suo intervento in apertura del convegno
“La pastorale per i migranti e i rifugiati tra integrazione e
inclusione” organizzato dalla Commissione “Caritas in veritate”,
sezione migrazioni del Consiglio delle Conferenze episcopali europee...
Vegliò: "Solidarietà e responsabilità sul tema dell'immigrazione"
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Cari fratelli e care sorelle, oggi
sono lieto di annunziarvi la
“Campagna contro la fame nel mondo”
lanciata dalla nostra Caritas Internationalis e comunicarvi che intendo dare tutto il mio appoggio. ...
Siamo
di fronte allo scandalo mondiale di circa un miliardo, un miliardo di
persone che ancora oggi soffrono la fame. Non possiamo girarci
dall’altra parte e far finta che questo non esista. Il cibo a
disposizione nel mondo basterebbe a sfamare tutti.
La
parabola della moltiplicazione dei pani e dei pesci ci insegna proprio
questo: che se c’è volontà, quello che abbiamo non finisce, anzi ne
avanza e non va perso.
Perciò, cari fratelli e care sorelle, vi invito a fare posto nel vostro cuore a questa urgenza, rispettando questo
diritto dato da Dio a tutti di poter avere accesso ad una alimentazione adeguata.
Condividiamo quel che abbiamo nella carità cristiana con chi è costretto ad affrontare numerosi ostacoli per soddisfare
un bisogno così primario e al tempo stesso facciamoci promotori di
un’autentica cooperazione con i poveri, perché attraverso i frutti del
loro e del nostro lavoro possano vivere una vita dignitosa.
testo integrale del videomessaggio del Santo Padre Francesco per la “Campagna contro la fame nel mondo” lanciata dalla Caritas Internationalis (pdf)
video
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Il 10 dicembre, in concomitanza
della Giornata mondiale dei Diritti Umani, il lancio della
campagna internazionale sul diritto al cibo promossa da Caritas
Internationalis, che ha per titolo “Una sola famiglia umana - Cibo per tutti”.
CARITAS: Campagna sul diritto al cibo
Il ruggito è stato evocato da
Papa Francesco nel videomessaggio a sostegno dell'iniziativa "Una sola
famiglia, cibo per tutti". "Non possiamo girarci dall'altra parte e far
finta che questo non esista - ha detto il Pontefice -. Il cibo a
disposizione nel mondo basterebbe a sfamare tutti". In preghiera anche
a Roma per questa campagna globale
Patrizia Caiffa: Per battere la fame un "ruggito" e un'onda di preghiera
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Il Papa e l'universo femminile
Nella
storia della Chiesa, le donne hanno già mosso molto. Hanno mosso
vescovi e papi e sono certamente in grado di farlo anche con le
conferenze episcopali. Molte grandi sante donne sono riuscite a fare
questo nella storia della Chiesa. Sull’esempio di Maria di Magdala,
apostola apostolorum, che la mattina di Pasqua ha svegliato gli
apostoli dal loro letargo e li ha messi in moto». Così asseriva il
cardinale Walter Kasper in una conferenza tenuta nel febbraio di
quest’anno sul tema «La collaborazione tra uomini e donne nella
Chiesa». Sono parole che anticipano e concorrono nella direzione
indicata da papa Francesco nei suoi reiterati interventi riguardo alla
questione femminile e al ruolo delle donne nella Chiesa. Dei suoi nove
mesi di pontificato non uno è trascorso senza un pronunciamento
riguardante le donne, e con dichiarazioni a dir poco incisive,
sorprendenti, spiazzanti. In
modo inaudito è il Papa che si sta facendo lealmente interprete delle
istanze più profonde e vitali dell’universo femminile. Si sta
interrogando e sta interpellando le donne per quello che riguarda il
loro destino presente e futuro nella Chiesa. ... Cinquant’anni
fa nell’enciclica Pacem in terris Giovanni XXIII annoverava tra i segni
dei tempi la partecipazione effettiva della donna nella vita pubblica.
È possibile che a cinquant’anni di distanza l’unico risultato compiuto
negli organismi centrali della Chiesa sia una concessione spesso
simbolica e discutibile di "quote rosa"? Un contesto tutt’altro che
roseo se persino il termine "valorizzazione" delle donne è stato spesso
inteso come "concessione" alle donne. «Io
soffro, dico la verità», afferma Papa Francesco, «quando vedo nella
Chiesa o in alcune organizzazioni, che il ruolo di servizio – che tutti
noi abbiamo e dobbiamo avere – il ruolo di servizio della donna scivola
verso un ruolo di servitù». Più volte ha rimarcato questo aspetto e più
volte ha chiesto: «Quale presenza ha la donna nella Chiesa?».
Alla luce delle parole del Papa, a
questo punto, si prospettano due strade. La prima è quella di un
«approfondimento teologico che potrebbe aiutare a meglio riconoscere il
possibile ruolo della donna lì dove si prendono decisioni importanti,
nei diversi ambiti della Chiesa», come afferma nell’Evangelii gaudium.
«Da qui – dice Francesco – dobbiamo ripartire per quel lavoro di
approfondimento e di promozione che già più volte ho avuto modo di
auspicare» e che potrebbe anche contemplare un atto magisteriale. Del
resto, la Mulieris dignitatem, il primo documento del magistero
pontificio dedicato interamente al tema e nel quale Giovanni Paolo II
si sofferma sulla pari dignità della donna, offre ulteriori ambiti di
indagine e di sviluppo; in particolare per quel che riguarda il
concetto di "complementarietà", non del tutto chiarito.
La seconda strada, conseguente
o parallela alla prima, è quella della presenza e della collocazione
effettiva della donna in quanto tale nell’ambito degli apparati
ecclesiali. Strada che si presenta difficile, in assenza ancora di un
chiaro pronunciamento magisteriale in questo senso.
... Il
crinale storico nel quale attualmente ci troviamo interpella tutti, e
un dato è certo: se la Chiesa vuole correre avanti nel segno dei tempi
non può lasciare indietro le donne. Semplicemente non può permetterselo
Con Francesco le donne muoveranno la Chiesa di Stefania Falasca
Vedi anche il nostro precedente post
Le donne nella Chiesa: la parola a Maria Voce e Giancarla Codrignani
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UDIENZA AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA
DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI, 07.12.2013
Signori Cardinali,
cari fratelli Vescovi e Sacerdoti,
fratelli e sorelle!
È
per me una gioia incontrare il Pontificio Consiglio per i Laici riunito
in Assemblea plenaria. Come amava ricordare il beato Giovanni Paolo II,
con il Concilio è "scoccata l’ora del laicato", e ne danno conferma
sempre di più gli abbondanti frutti apostolici. Ringrazio il Cardinale
per le parole che mi ha rivolto.
...
Per
questa Plenaria avete scelto un tema molto attuale: «Annunciare Cristo
nell’era digitale». Si tratta di un campo privilegiato per l’azione dei
giovani, per i quali la "rete" è, per così dire, connaturale. Internet
è una realtà diffusa, complessa e in continua evoluzione, e il suo
sviluppo ripropone la questione sempre attuale del rapporto tra la fede
e la cultura. Già durante i primi secoli dell’era cristiana, la Chiesa
volle misurarsi con la straordinaria eredità della cultura greca. Di
fronte a filosofie di grande profondità e a un metodo educativo di
eccezionale valore, intrisi però di elementi pagani, i Padri non si
chiusero al confronto, né d’altra parte cedettero al compromesso con
alcune idee in contrasto con la fede. Seppero invece riconoscere e
assimilare i concetti più elevati, trasformandoli dall’interno alla
luce della Parola di Dio. Attuarono quello che chiede san Paolo:
«Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono» (1 Ts 5,21). Anche tra le
opportunità e i pericoli della rete, occorre «vagliare ogni cosa»,
consapevoli che certamente troveremo monete false, illusioni pericolose
e trappole da evitare. Ma, guidati dallo Spirito Santo, scopriremo
anche preziose opportunità per condurre gli uomini al volto luminoso
del Signore...
il testo integrale del discorso del Santo Padre
Nell’affrontare
la grande sfida della nuova evangelizzazione, la Chiesa deve tener
conto dei nuovi scenari socioculturali del mondo globalizzato, tra i
quali lo sviluppo vertiginoso dei mezzi digitali di comunicazione
occupa un posto di particolare rilievo. È un fenomeno che non va
ridotto solo alle nuove tecnologie di comunicazione. Si tratta
piuttosto di una potente corrente, di una vera e propria “cultura
digitale”, di cui indiscussi protagonisti sono le giovani generazioni,
i cosiddetti “nativi digitali”. È un mondo molto complesso che suscita
tanto interesse, perché apre davanti a noi orizzonti completamente
nuovi e opportunità inedite. Secondo il Papa Francesco, esso può
diventare uno strumento prezioso per costruire un mondo più fraterno e
più solidale. Ma, purtroppo, non mancano anche dei seri rischi, che non
vanno sottovalutati...
Plenaria dei laici. Card. Rylko: le reti digitali, grande campo di missione
È
vero che il Papa ha richiamato alla pazienza, contro la fretta di
internet. Ma è anche vero che le notizie e i commenti devono essere
espressi con tempestività, altrimenti, in questo mondo «in corsa» si
rischia di «perdere il treno». E poi è anche vero che della Madonna si
dice che «andò in fretta» a trovare la cugina Elisabetta, rispondendo
alle indicazioni dell’Angelo.
Così
ho deciso, dopo avere scritto a vari giornali, di pubblicare il mio
commento a quanto il Papa ha detto alla UDIENZA AI PARTECIPANTI ALLA
PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI perché mi pare un utile
contributo alla riflessione di tutti, nella speranza di favorire un
dialogo con tutti coloro che guardano ad internet con una passione e
preoccupazione educativa.
Annunciare Cristo nell’era digitale
...
Papa Francesco, oggi, intuendo che qualcosa dentro questa rete non è
esattamente ciò che vorrebbe farci credere, ci dice di essere prudenti
e di stare molto attenti alle “monete false”. E questa, a mio parere,
non è una di quelle notizie che deve scorrere nei fiumi di cose che
scompaiono nella cronaca, bensì uno spunto che da oggi in poi dovremo
riflettere sempre più e sempre meglio ogni giorno, per il bene dei
nostri giovani in via di formazione e per tutelare quella libertà di
scelta e di pensiero che oggi potrebbe essere seriamente condizionata e
compromessa da chi gestisce i motori attraverso i quali cerchiamo
quotidianamente notizie in rete...
Internet: tutti ne parlano, ma…… veramente pochi sanno dove sta andando
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SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA
NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
Quando
Papa Benedetto XVI lanciò il primo tweet, era pienamente consapevole
dell’importanza di quel momento. Posso confidare che quel giorno gli
dissi proprio: “Padre Santo, mentre lei lanciava il primo tweet, io
pensavo a ciò che fece il suo predecessore Pio XI, quando per la prima
volta alla Radio Vaticana lanciava il suo primo messaggio”. E il Papa
mi guardò sorridendo e mi disse: “Sa che ci ho pensato anch’io?” Il che
vuol dire che Papa Benedetto era pienamente consapevole dell’importanza
di questa sua presenza in uno dei linguaggi, come quello di Twitter,
più utilizzati, specialmente in campo giovanile. E oggi, con Papa
Francesco, tutti siamo consapevoli che quella decisione, presa un anno
fa, fu lungimirante, positiva. Oggi, abbiamo ormai 11 milioni di
follower, ma quello che a noi più interessa è che almeno 60 milioni di
persone, attraverso il "retwittaggio" ricevono una parola del Papa,
questo breve messaggio, in una situazione di desertificazione
spirituale, come diceva Papa Benedetto. Anche una goccia di acqua
fresca, dunque, qual è un tweet - 140 caratteri - ha una sua valenza,
una sua importanza.
Un anno di @Pontifex. Mons. Celli: lungimirante la scelta di Benedetto XVI
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La Bibbia al centro della vita.
"Per questo", dice don Perego, "all'utente della nostra app proproniamo
una sfida: leggere tutta la Bibbia in un anno".
FAMIGLIA CRISTIANA: DON PEREGO: "BIBBIA DIGITALE, UN PROGETTO E UNA SFIDA"
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Le radici della "Evangelii gaudium"
Quando papa Francesco parla della povertà, elogia la povertà, invita
alla povertà, esortando a guardare con amore ai poveri e ad esser loro
vicini, innanzitutto spiritualmente, lo fa con passione. Addirittura
scrive una "esortazione nell’esortazione", perché ben 15 paragrafi (dal
186 al 201) sono tanti. Ed è una passione che richiama e riscrive una
tradizione consolidata, nella Chiesa italiana e in quella universale.
Umberto Folena: Il Concilio della povertà
È un passaggio breve, nella lunghissima esortazione Evangelii gaudium.
Papa Francesco accenna al ruolo del movimenti ecclesiali nella Chiesa.
Esprime apprezzamento per quella «ricchezza della Chiesa», per il loro
«fervore evangelizzatore». Poi aggiunge: «Ma è molto salutare che non
perdano il contatto con questa realtà tanto ricca della parrocchia del
luogo, e che si integrino con piacere nella pastorale organica della
Chiesa particolare. Questa integrazione eviterà che rimangano solo con
una parte del Vangelo e della Chiesa, o che si trasformino in nomadi
senza radici». E lo ripete una seconda volta, più avanti, negli stessi
termini.
Lorenzo Biondi: La svolta di papa Francesco sui movimenti
Il destino di molti documenti
ecclesiali è quello di restare chiusi nei cassetti, senza essere
conosciuti e attuati. Non è detto che sia sempre un male: sono in
numero eccessivo e spesso ridondanti. Non così per l’esortazione
apostolica “Evangelii Gaudium” (EG) di papa Francesco, in cui è
disegnato un volto di chiesa che deve prendere corpo. Un gruppo di
preti e laici con cu mi ritrovo da alcuni anni, in un’esperienza di
amicizia e fraternità, mi ha chiesto di tenere una breve presentazione
del testo per uno scambio tra di noi. Condivido questi miei appunti
nella speranza di offrire un servizio per far conoscere questo
importante testo e farne cogliere la portata.
Christian Albini: Evangelii Gaudium: guida alla lettura 1
Christian Albini: Evangelii Gaudium: guida alla lettura 2
Christian Albini: Evangelii Gaudium: guida alla lettura 3
Christian Albini: Evangelii Gaudium: guida alla lettura 4
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Fraternità, Fondamento e Via per la Pace
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
FRANCESCO
PER LA CELEBRAZIONE DELLA
XLVII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
1° GENNAIO 2014
FRATERNITÀ,
FONDAMENTO E VIA PER LA PACE
1.
In questo mio primo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace,
desidero rivolgere a tutti, singoli e popoli, l’augurio di un’esistenza
colma di gioia e di speranza. Nel cuore di ogni uomo e di ogni donna
alberga, infatti, il desiderio di una vita piena, alla quale appartiene
un anelito insopprimibile alla fraternità, che sospinge verso la
comunione con gli altri, nei quali troviamo non nemici o concorrenti,
ma fratelli da accogliere ed abbracciare.
Infatti,
la fraternità è una dimensione essenziale dell’uomo, il quale è un
essere relazionale. La viva consapevolezza di questa relazionalità ci
porta a vedere e trattare ogni persona come una vera sorella e un vero
fratello; senza di essa diventa impossibile la costruzione di una
società giusta, di una pace solida e duratura. E occorre subito
ricordare che la fraternità si comincia ad imparare solitamente in seno
alla famiglia, soprattutto grazie ai ruoli responsabili e complementari
di tutti i suoi membri, in particolare del padre e della madre. La
famiglia è la sorgente di ogni fraternità, e perciò è anche il
fondamento e la via primaria della pace, poiché, per vocazione,
dovrebbe contagiare il mondo con il suo amore.
Il
numero sempre crescente di interconnessioni e di comunicazioni che
avviluppano il nostro pianeta rende più palpabile la consapevolezza
dell’unità e della condivisione di un comune destino tra le Nazioni
della terra. Nei dinamismi della storia, pur nella diversità delle
etnie, delle società e delle culture, vediamo seminata così la
vocazione a formare una comunità composta da fratelli che si accolgono
reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri. Tale vocazione è
però ancor oggi spesso contrastata e smentita nei fatti, in un mondo
caratterizzato da quella “globalizzazione dell’indifferenza” che ci fa
lentamente “abituare” alla sofferenza dell’altro, chiudendoci in noi
stessi...
il testo integrale per la XLVII Giornata Mondiale della Pace 2014: Fraternità, fondamento e via per la pace
Papa
Francesco ha un progetto per l’umanità. Quello di riportarla alla sua
«dimensione essenziale», alla «fratellanza». E indica un punto preciso
da cui iniziare il cammino: la famiglia, «sorgente primaria di ogni
fraternità» e dunque anche «fondamento» e «via primaria della pace».
Appare perciò naturale che il messaggio per la giornata mondiale della
pace 2014 sia incentrato sulla declinazione della fraternità in tutti i
suoi aspetti. Ed è in questo senso significativo che l’immagine
iniziale proposta sia quella di Caino e Abele, testimoni a un tempo del
fatto che «l’umanità porta iscritta in sé una vocazione alla
fraternità» ma anche la «possibilità drammatica del suo tradimento».
Con tutto il suo bagaglio di «egoismo quotidiano» che è alla base di
«tante guerre e tante ingiustizie».
L’analisi
del Pontefice prosegue ribadendo il radicamento della fratellanza nella
paternità di Dio: non una «paternità generica» specifica il Papa, ma
fondata «sull’amore personale, puntuale e concreto di Dio per ciascun
uomo». Ed è questo ciò che impedisce di «rimanere indifferenti davanti
alla sorte dei fratelli». Oggi invece siamo costretti ad assistere «con
preoccupazione — nota il Santo Padre — alla crescita di diversi tipi di
disagio» e a sempre nuove forme di povertà per superare le quali
sarebbero sufficienti «politiche efficaci che promuovano il principio
di fraternità» e non lo scarto.
Ma
l’affermarsi della fraternità, aggiunge il Pontefice, dipende anche
altri fattori, non ultima la scelta di vivere «stili di vita sobri ed
essenziali» da parte di chi può scegliere di condividere con gli altri
i propri beni...
Fraternità, fondamento e via per la pace
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La fraternità come “dimensione
essenziale dell’uomo”, che s’impara in famiglia e c’insegna a vedere
gli altri come “fratelli da accogliere e da abbracciare”, e non come
“nemici e concorrenti”. La fraternità come antidoto all’egoismo
individuale e collettivo, alla “globalizzazione dell’indifferenza” che
“ci fa lentamente abituare alla sofferenza dell’altro”, alla “mentalità
dello scarto” grazie alla quale la convivenza umana diventa solo un “do
ut des”. La fraternità come via per la pace, che in politica chiede la
cessazione del “clima perenne di conflitto” a favore di “politiche
efficaci” che sappiano ridurre la “sperequazione del reddito”,
contrastare la “povertà relativa” e il disagio, eliminare la corruzione
e la criminalità organizzata, migliorare le condizioni disumane delle
carceri. Sono questi alcuni temi del primo messaggio di Papa
Francesco per la Giornata mondiale della pace, che si celebrerà il
1° gennaio sul tema: “Fraternità, fondamento e via per la pace”. Nel
testo, il Papa lancia un doppio appello: a fermare la guerra,
“esperienza dilaniante che costituisce una grave e profonda ferita
inferta alla fraternità”, e a favorire il disarmo “da parte di tutti, a
cominciare dal disarmo nucleare e chimico”...
Michela Nicolais: La globalizzazione della fraternità costruisce la pace
Il primo messaggio di papa
Francesco per la Giornata mondiale della pace dell’1 gennaio
è un discorso di taglio prevalentemente politico
e saldamente ancorato alla Bibbia.
I tanti temi economico-sociali affrontati sono infatti posti
all’attenzione soprattutto dei «poteri civili» e tutti
interpretati con la chiave di lettura della «fraternità»
(«fondamento e via per la pace»), un’immagine a cui
Bergoglio attribuisce forti connotati biblici ed evangelici.
E alla politica è rivolto un appello perché agisca «in
modo trasparente e responsabile», creando «un equilibrio fra
libertà e giustizia» e «fra bene dei singoli e bene
comune», rinunciando agli «interessi di parte» che si incuneano fra
cittadini e istituzioni. Inoltre, in linea con la condotta
comunicativa adottata finora, il papa da un lato conferma
l’abbandono dei toni da crociata sui «principi non negoziabili» —
onnipresenti nei messaggi di Ratzinger, che lo scorso anno, per
esempio, identificò gli «operatori di pace» con gli oppositori
della «liberalizzazione dell’aborto» e i difensori della
«struttura naturale del matrimonio» -, dall’altro ribadisce la
sfiducia nelle «etiche contemporanee», «incapaci di produrre
vincoli autentici di fraternità», perché «priva del riferimento
ad un Padre comune».
Luca Kocci: L’uomo dell’anno e delle carceri
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Angelus/Regina Cæli - Angelus, 8 dicembre 2013
Udienza - 11 dicembre 2013
Discorso - Ai Presuli della Conferenza Episcopale dei Paesi Bassi, in visita "ad Limina Apostolorum" (2 dicembre 2013)
Discorso - Ai membri della Commissione Teologica Internazionale (6 dicembre 2013)
Discorso - Ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici (7 dicembre 2013)
Discorso - A una Delegazione dell'Istituto Dignitatis humanae (7 dicembre 2013)
Discorso - Atto
di venerazione alla Madonna in Piazza di Spagna in occasione della
Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria (8
dicembre 2013)
Discorso - Ad un gruppo di Ambasciatori in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali (12 dicembre 2013)
Discorso - Al pellegrinaggio dalla Baviera, per il dono dell'Albero di Natale in Piazza San Pietro (13 dicembre 2013)
Esortazione Apostolica - Evangelii Gaudium : Esortazione Apostolica sull'annuncio del Vangelo nel mondo attuale (24 novembre 2013)
Messaggio - XLVII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 1° GENNAIO 2014 - FRATERNITÀ, FONDAMENTO E VIA PER LA PACE
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7/12/2013:
9/12/2013:
10/12/2013:
12/12/2013:
13/12/2013:
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Dopo 44 anni lo stesso sorriso, lo stesso sguardo... la stessa voglia di trasmettere la gioia del Signore!!!
Auguri di cuore Papa Francesco!
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Piazza San Pietro
8 dicembre 2013
Cari fratelli e sorelle, buongiorno,
questa
seconda domenica di Avvento cade nel giorno della festa dell’Immacolata
Concezione di Maria, e allora il nostro sguardo è attratto dalla
bellezza della Madre di Gesù, la nostra Madre! Con grande gioia la
Chiesa la contempla «piena di grazia» (Lc 1,28), e cominciando con
queste parole la salutiamo tutti assieme: “piena di grazia”. Tre volte
diciamo: “Piena di grazia!” Tutti: Piena di grazia! Piena di grazia!
Piena di grazia!E così Dio l’ha guardata fin dal primo istante nel suo
disegno d’amore. L’ha guardata bella, piena di grazia. E’ bella la
nostra Madre!Maria ci sostiene nel nostro cammino verso il Natale,
perché ci insegna come vivere questo tempo di Avvento nell’attesa del
Signore. Perché questo tempo di Avvento è un’attesa del Signore, che ci
visiterà tutti nella festa, ma anche, ognuno, nel nostro cuore. Il
Signore viene! Aspettiamolo!
Il
Vangelo di san Luca ci presenta Maria, una ragazza di Nazareth, piccola
località della Galilea, nella periferia dell’impero romano e anche
nella periferia di Israele. Un paesino. Eppure su di lei, quella
ragazza di quel paesino lontano, su di lei, si è posato lo sguardo del
Signore, che l’ha prescelta per essere la madre del suo Figlio. In
vista di questa maternità, Maria è stata preservata dal peccato
originale, cioè da quella frattura nella comunione con Dio, con gli
altri e con il creato che ferisce in profondità ogni essere umano. Ma
questa frattura è stata sanata in anticipo nella Madre di Colui che è
venuto a liberarci dalla schiavitù del peccato. L’Immacolata è
inscritta nel disegno di Dio; è frutto dell’amore di Dio che salva il
mondo...
testo integrale dell'Angelus
video
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Piazza San Pietro
Mercoledì, 11 dicembre 2013
Cari fratelli e sorelle, buongiorno.
Oggi
vorrei iniziare l’ultima serie di catechesi sulla nostra professione di
fede, trattando l’affermazione «Credo la vita eterna». In particolare
mi soffermo sul giudizio finale. Ma non dobbiamo avere paura: sentiamo
quello che dice la Parola di Dio. Al riguardo, leggiamo nel vangelo di
Matteo: Allora Cristo «verrà nella sua gloria, con tutti i suoi angeli…
E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli
uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le
pecore alla sua destra e i capri alla sinistra… E se ne andranno,
questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna» (Mt
25,31-33.46). Quando pensiamo al ritorno di Cristo e al suo giudizio
finale, che manifesterà, fino alle sue ultime conseguenze, il bene che
ognuno avrà compiuto o avrà omesso di compiere durante la sua vita
terrena, percepiamo di trovarci di fronte a un mistero che ci sovrasta,
che non riusciamo nemmeno a immaginare. Un mistero che quasi
istintivamente suscita in noi un senso di timore, e magari anche di
trepidazione. Se però riflettiamo bene su questa realtà, essa non può
che allargare il cuore di un cristiano e costituire un grande motivo di
consolazione e di fiducia...
video della catechesi
APPELLO
Ieri
la Caritas ha lanciato una campagna mondiale contro la fame e lo spreco
del cibo, col motto: “Una sola famiglia umana, cibo per tutti”. “Una
sola famiglia umana, cibo per tutti”: lo ricordiamo? Lo ripetiamo
insieme? “Una sola famiglia umana, cibo per tutti”. Lo scandalo per i
milioni di persone che soffrono la fame non deve paralizzarci, ma
spingerci ad agire, tutti, singoli, famiglie, comunità, istituzioni,
governi, per eliminare questa ingiustizia. Il Vangelo di Gesù ci mostra
la strada: fidarsi della provvidenza del Padre e condividere il pane
quotidiano senza sprecarlo. Incoraggio la Caritas a portare avanti
questo impegno, e invito tutti ad unirsi a questa “onda” di solidarietà. (nel video integrale dal minuto 1:19:00)
testo integrale dell'Udienza generale
video integrale
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
9 dicembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
Cristo vince le paralisi dell’umanità
Si
metta fine alle divisioni e alle inimicizie in Terra Santa e Medio
Oriente. E’ l’appello levato stamani da Papa Francesco, a Casa Santa
Marta. La Messa è stata concelebrata dal Patriarca di Alessandria dei
Copti Cattolici, Ibrahim Isaac Sidrak, in occasione della
manifestazione pubblica della “comunione ecclesiastica” con il
Successore di Pietro. Il Papa ha ribadito la sua vicinanza ai cristiani
che in Egitto sperimentano insicurezza e violenza, quindi ha rinnovato
un appello per la libertà religiosa in tutto il Medio Oriente.
video Papa Francesco: pace per il Medio Oriente; no a divisioni e inimicizie
Il
Vescovo di Roma e il Patriarca d’Alessandria insieme, in segno di
comunione ecclesiale e in preghiera per la pace in Medio Oriente. A
Casa Santa Marta si è vissuto, stamani, un momento di grande intensità
spirituale. Nella sua omelia, Papa Francesco ha subito voluto rivolgere
il pensiero ai fedeli copti, riprendendo le parole del Profeta Isaia,
nella Prima Lettura, che parlano di un risveglio dei cuori nell’attesa
del Signore:
“L’incoraggiamento
'agli smarriti di cuore' lo sentiamo rivolto a quanti nella vostra
amata terra egiziana sperimentano insicurezza e violenza, talora a
motivo della fede cristiana. 'Coraggio: non temete!': ecco le
consolanti parole che trovano conferma nella fraterna solidarietà. Sono
grato a Dio per questo incontro che mi dà modo di rafforzare la vostra
e la nostra speranza, perché è la stessa”.
Il
Vangelo, ha proseguito, presenta “Cristo che vince le paralisi
dell’umanità”. E del resto, ha osservato, “le paralisi delle coscienze
sono contagiose”. “Con la complicità delle povertà della storia e del
nostro peccato – ha soggiunto – possono espandersi ed entrare nelle
strutture sociali e nelle comunità fino a bloccare popoli interi”. Ma,
è stato il suo incoraggiamento, “il comando di Cristo può ribaltare la
situazione: 'Alzati e cammina!'”: “Preghiamo con fiducia perché in
Terra Santa e in tutto il Medio Oriente la pace possa sempre rialzarsi
dalle soste troppo ricorrenti e talora drammatiche. Si fermino, invece,
per sempre l’inimicizia e le divisioni. Riprendano speditamente le
intese di pace spesso paralizzate da contrapposti e oscuri interessi.
Siano date finalmente reali garanzie di libertà religiosa a tutti,
insieme al diritto per i cristiani di vivere serenamente là dove sono
nati, nella patria che amano come cittadini da duemila anni, per
contribuire come sempre al bene di tutti”...
“E
andiamo sempre avanti, cercando il Signore, cercando nuove strade,
nuove vie per avvicinarci al Signore. E se fosse necessario aprire un
buco sul tetto per avvicinarci tutti al Signore, che la
nostra immaginazione creativa della carità ci porti a questo: a trovare
e a fare strade di incontro, strade di fratellanza, strade di pace”...
Il Papa celebra con il Patriarca Sidrak: pace e libertà religiosa in Medio Oriente, basta divisioni
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
10 dicembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
Dio è tenerezza
Quando
Gesù si avvicina a noi, sempre apre le porte e ci dà speranza. E’
quanto affermato da Papa Francesco, stamani, nella Messa alla Casa
Santa Marta. Il Papa ha ribadito che non dobbiamo avere paura della
consolazione del Signore, ma anzi dobbiamo chiederla e cercarla. Una
consolazione che ci fa sentire la tenerezza di Dio.
“Consolate,
consolate il mio popolo”. Papa Francesco ha iniziato la sua omelia
soffermandosi su un passo del Libro del Profeta Isaia, Libro della
consolazione d’Israele. Il Signore, ha osservato, si avvicina al suo
popolo per consolarlo, “per dargli pace”. E questo “lavoro di
consolazione” è così forte che “rifà tutte le cose”. Il Signore compie
una vera ri-creazione...
Questo
“rifare del Signore”, ha detto il Papa, ha due dimensioni che è
importante sottolineare. “Quando il Signore si avvicina – ha affermato
– ci dà speranza; il Signore rifà con la speranza; sempre apre una
porta. Sempre”. Quando il Signore si avvicina a noi, ha tenuto a
ribadire, “non chiude le porte, le apre”. Il Signore “nella sua
vicinanza – ha soggiunto – ci dà la speranza, questa speranza che è una
vera fortezza nella vita cristiana. E’ una grazia, è un dono”:
“Quando
un cristiano dimentica la speranza, o peggio perde la speranza, la sua
vita non ha senso. E’ come se la sua vita fosse davanti ad un muro:
niente. Ma il Signore ci consola e ci rifà, con la speranza, andare
avanti. E anche lo fa con una vicinanza speciale a ognuno, perché il
Signore consola il suo popolo e consola ognuno di noi. Bello come il
brano di oggi finisce: ‘Come un pastore egli fa pascolare il gregge, e
con il suo braccio lo raduna, porta gli agnellini sul petto e conduce
dolcemente le pecore madri’. Quell’immagine di portare gli agnellini
sul petto e portare dolcemente le madri: questa è la tenerezza. Il Signore ci consola con tenerezza”.
Dio
che è potente, ha proseguito, "non ha paura della tenerezza". "Lui si
fa tenerezza, si fa bambino, si fa piccolo”. Nel Vangelo, ha osservato,
Gesù stesso lo dice: “Così è la volontà del Padre, che neanche uno di
questi piccoli si perda”. Agli occhi del Signore, ha aggiunto, “ognuno
di noi è molto, molto importante. E Lui si dà con tenerezza”. E così ci
fa “andare avanti, dandoci speranza”...
Il Papa: la porta del Signore è sempre aperta, il cristiano non perda mai la speranza
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
12 dicembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
Dio ha il linguaggio di un padre
Preparandoci
al Natale ci farà bene fare un po’ di silenzio per ascoltare Dio che ci
parla con la tenerezza di un papà e di una mamma: è questo, in sintesi,
quanto ha detto oggi Papa Francesco nella Messa presieduta a Santa
Marta in questo secondo giovedì del Tempo di Avvento.
Prendendo
spunto dalla lettura tratta dal profeta Isaia, il Papa sottolinea non
tanto “quello che dice il Signore”, ma “come lo dice”. Dio ci parla
come fanno un papà e una mamma con il loro bambino:
“Quando
il bambino fa un brutto sogno, si sveglia, piange … papà va e dice: non
temere, non temere, ci sono io, qui. Così ci parla il Signore. ‘Non
temere, vermiciattolo di Giacobbe, larva di Israele’. Il Signore ha
questo modo di parlarci: si avvicina … Quando guardiamo un papà o una
mamma che parlano al loro figliolo, noi vediamo che loro diventano
piccoli e parlano con la voce di un bambino e fanno gesti di bambini.
Uno che guarda dal di fuori può pensare: ma questi sono ridicoli! Si
rimpiccioliscono, proprio lì, no? Perché l’amore del papà e della mamma
ha necessità di avvicinarsi, dico questa parola: di abbassarsi proprio
al mondo del bambino. Eh sì: se papà e mamma gli parlano normalmente,
il bambino capirà lo stesso; ma loro vogliono prendere il modo di
parlare del bambino. Si avvicinano, si fanno bambini. E così è il
Signore”.
I
teologi greci – ricorda il Papa – spiegavano questo atteggiamento di
Dio con “una parola ben difficile: la synkatábasi”, ovvero “la
condiscendenza di Dio che discende a farsi come uno di noi”:
“E
poi, il papà e la mamma dicono anche cose un po’ ridicole al bambino:
‘Ah, amore mio, giocattolo mio …’, e tutte queste cose. Anche il
Signore lo dice: ‘Vermiciattolo di Giacobbe’, ‘tu sei come un
vermiciattolo per me, una cosina piccolina, ma ti amo tanto’. Questo è il linguaggio del Signore, il linguaggio d’amore di padre, di madre...
Papa Francesco: verso il Natale nel silenzio, per ascoltare la tenerezza di Dio
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
13 dicembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
"Lo scandalo della predicazione ci apre allo Spirito Santo".
I
cristiani allergici ai predicatori hanno sempre qualcosa da criticare,
ma in realtà hanno paura di aprire la porta allo Spirito Santo e
diventano tristi: lo ha affermato il Papa stamani nella Messa
presieduta a Santa Marta.
Nel
Vangelo del giorno, Gesù paragona la generazione del suo tempo a quei
bambini sempre scontenti “che non sanno giocare con felicità, che
sempre rifiutano l’invito degli altri: se suonano, non ballano; se
cantano un canto di lamento, non piangono … nessuna cosa gli va bene”.
Papa Francesco spiega che quella gente “non era aperta alla Parola di
Dio”. Il loro rifiuto “non è al messaggio, è al messaggero”. Rifiutano
Giovanni Battista, che “non mangia e non beve” ma dicono che “è un
indemoniato!”. Rifiutano Gesù, perché dicono che “è un mangione, un
beone, amico di pubblicani e peccatori”. Hanno sempre un motivo per
criticare il predicatore ... “Questi
cristiani che sono chiusi, che sono ingabbiati, questi cristiani tristi
… non sono liberi. Perché? Perché hanno paura della libertà dello
Spirito Santo, che viene tramite la predicazione. E questo è lo
scandalo della predicazione, del quale parlava San Paolo: lo scandalo
della predicazione che finisce nello scandalo della Croce. Scandalizza
che Dio ci parli tramite uomini con limiti, uomini peccatori:
scandalizza! E scandalizza di più che Dio ci parli e ci salvi tramite
un uomo che dice che è il Figlio di Dio ma finisce come un criminale.
Quello scandalizza”. “Questi
cristiani tristi – afferma il Papa - non credono nello Spirito Santo,
non credono in quella libertà che viene dalla predicazione, che ti
ammonisce, ti insegna, ti schiaffeggia, pure; ma è proprio la libertà
che fa crescere la Chiesa”: “Vedendo
questi bambini che hanno paura di ballare, di piangere, paura di tutto,
che chiedono sicurezza in tutto, penso a questi cristiani tristi che
sempre criticano i predicatori della Verità, perché hanno paura di aprire la porta allo Spirito Santo.
Preghiamo per loro, e preghiamo anche per noi, che non diventiamo
cristiani tristi, tagliando allo Spirito Santo la libertà di venire a
noi tramite lo scandalo della predicazione”. Il Papa: i cristiani allergici ai predicatori criticano sempre, ma sono chiusi allo Spirito
Guarda il video
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Ha scritto quattromila mail
e lettere a politici, uomini di cultura, giornalisti, presentatori,
case editrici, critici e grandi lettori. Ha provato a sensibilizzarli
sul dramma degli albini africani, mutilati, seviziati e barbaramente
uccisi in un delirio di razzismo e superstizione. Solo un uomo gli ha
risposto. Il Papa. Papa Francesco.
Cristiano Gentili -
40 anni, grossetano, funzionario internazionale per i paesi del sud del
mondo e scrittore - si era rivolto a lui per lo sconforto di non aver
trovato aiuto, ma non avrebbe mai pensato che il Pontefice, colpito
dalla sua storia e dal dramma degli albini africani, sarebbe stato
l’unico a cercarlo per avere lumi su quel che succede in Africa. Non
solo. Oltre ad avergli risposto il Papa gli ha fatto un regalo. Ha
letto alcune frasi del romanzo di Gentili sugli albini africani e si è
fatto registrare la voce in un nastro per un progetto i cui fondi sono
in beneficenza. È stato il suo modo concreto per offrire aiuto, facendo
viaggiare lontano i sogni e le parole.
Amos Oz, il grande scrittore
israeliano, dice che «una storia, più parla di un piccolo mondo, più è
universale». Più parla del particolare e della vita umana, più condensa
storie esemplari come questa - terribile - iniziata anni fa in
Tanzania. Gentili vi arriva un giorno dal Sudan dopo aver preso
un’aspettativa non retribuita: vuol rendersi conto di persona se le
voci che ha sentito sugli albini siano vere. Chiede aiuto a Josephat
Torner, un albino africano col quale viaggia in lungo e largo, visita
centri d’accoglienza e ospedali e si sofferma lungo le selvagge sponde
del lago Vittoria, dove scopre situazioni oltre l’immaginazione. «Avevo
visto tante cose orrende in giro per il mondo - racconta - ma niente di
così atroce». Gli albini, che per uno scherzo della natura nascono
bianchi anziché neri, sono perseguitati, mutilati e uccisi perché si
crede che i loro arti, le mani e i genitali portino ricchezza e
fertilità. È una sorta di Olocausto perpetuo che affonda le radici
nella mentalità comune africana, e nell’indifferenza dell’Occidente.
Quando
Gentili scopre questo resta così sconvolto che vuol fare qualcosa:
raccontare tutto al mondo può essere un’arma contro la tolleranza
silenziosa del male. Nascono da qui un reportage e poi un romanzo,
“Ombra bianca”, che narrano storie vere. Ma non basta: serve un’eco più
ampia. Così a luglio-agosto Cristiano si mette a scrivere lettere ed
email. Ne spedisce quattromila, e nessuno gli risponde. A ottobre
riceve una telefonata. È monsignor Karcher, cerimoniere di Papa
Francesco, che gli dice. «Buongiorno, la stiamo cercando dal Vaticano.
Il Santo Padre ha letto la
sua lettera ed è rimasto colpito. Conosce il dramma degli albini,
benedice quello che sta facendo e ha il suo interessamento per lei».
Il Santo padre ha letto la
sua lettera ed è rimasto colpito. Conosce il dramma degli albini,
benedice quello che sta facendo e ha il suo interessamento per lei»...
Bergoglio vorrebbe fare la
sua conoscenza, e lo invita per tre giorni a Santa Marta nell’alloggio
semplice dove abita fin dall’insediamento...
Invia 4mila mail per pubblicare un libro sul dramma degi albini africani: gli risponde solo il Papa
Per saperne di più:
Guarda la scheda del libro "Ombra bianca". Romanzo tratto da una realtà africana di Cristiano Gentili
Visita il sito http://www.ombrabianca.com/
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“La cosa non stupisce, data la risonanza e l’attenzione vastissima
dell’elezione del Papa Francesco e dell’inizio del nuovo pontificato.
E’ un segno positivo che uno dei riconoscimenti più prestigiosi
nell’ambito della stampa internazionale sia attribuito a chi annuncia
nel mondo valori spirituali, religiosi e morali e parla efficacemente
in favore della pace e di una maggiore giustizia. Quanto al Papa, per
parte sua, non cerca fama e successo, perché fa il suo servizio per
l’annuncio del Vangelo dell’amore di Dio per tutti. Se questo attrae
donne e uomini e dà loro speranza, il Papa è contento. Se questa scelta
“dell’uomo dell’anno” significa che molti hanno capito – almeno
implicitamente – questo messaggio, egli certamente se ne rallegra.
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Vincenzo
Bertolone, arcivescovo di Catanzaro e postulatore della causa di don
Puglisi, analizza la figura del Papa come esempio nella lotta ai clan
Giacomo Galeazzi: «Francesco ci indica la strada per combattere la mafia»
“The Atlantic” è un’istituzione
giornalistica e culturale americana. Nata nel 1857, la rivista ha
ospitato scrittori come Mark Twain e, nel 1862, poesie e ballate
destinate a diventare celebri pezzi di storia come “The battle Hymn of
Republic”. Nel suo ultimo numero online si occupa di Francesco: e lo
accusa di pessimismo, per la sua esortazione apostolica “Evangelii
Gaudium” in un articolo di Marian Tupy.
Marco Tosatti: The Atlantic critica il Papa: il mondo non va così male come dice
Il
capo dei gendarmi vaticani Giani racconta ciò che accadde in Brasile
quando il corteo papale sbagliò strada. È uno degli inediti contenuti
del Tg2 Dossier su Francesco in onda sabato 14 dicembre alle 23.30
Andrea Tornielli: «L'auto era bloccata nel traffico e il Papa voleva proseguire a piedi»
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1)
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newsletter è settimanale;
2) Il
servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm
3)
Il servizio omelia di P.
Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm
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