|
N.
B. La Lectio viene sospesa nel periodo estivo
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
|
Papa Francesco a Cagliari
|
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
La
sua mano è indurita dal morbo ma è ancora più duro stringerla, perché
la lebbra fa paura. Raoul Follerau, madre Teresa... purtroppo la
santità non è moneta così corrente. Il paziente, informano i medici,
non è contagioso, eppure io esito e Antonio lo avverte.
«Ho
pregato tanto e continuo a pregare per quelli che non capiscono»: il
morbo di Hansen gli ha rubato anche la vista, tuttavia sembra che ci
veda benissimo, non appena lo sfioro. Antonio Aste domenica abbraccerà
il Papa nel Santuario di Bonaria dove si ripeterà il famoso gesto del
santo di Assisi, probabilmente con la medesima commozione per entrambi.
«Io sono un lebbroso – racconta Antonio, seduto nel reparto hanseniani
dell’Ospedale Santissima Trinità di Cagliari – ma domenica sarò un uomo
libero». Per comprendere il senso di questa libertà bisogna cogliere il
dolore estremo della solitudine, come ha fatto l’arcivescovo di
Cagliari, Arrigo Miglio. Quando l’ha incontrato gli ha preso le mani
nelle mani «e non le ha mai tolte – racconta Antonio – per venti lunghi
minuti".
Il
lebbroso di Cagliari è uno dei malati che abbracceranno papa Francesco
nel corso della visita cagliaritana. Un abbraccio che spezza antiche
catene: «È duro vedere andare via gli amici... Io li ho visti andare
via quando mi hanno internato». Antonio è stato ricoverato nel 1950, il
morbo di Hansen era più diffuso di oggi e gli ospedali erano
decisamente un’altra cosa...
Compirà
90 anni a fine ottobre. Il corpo, benché tradito dal bacillo e piegato
dall’età, è ancora quello di un uomo forte, che poteva saltare il muro
di cinta e buttarlo giù a pugni, ma non superarlo. Il vigore gli è
tornato invece con questo Papa: «Quando l’ho sentito parlare – spiega –
ho pensato che poteva capire e abbracciare chi è emarginato. Ho
condiviso il suo no alla guerra: per anni, riflettendo qui dentro, mi
sono chiesto perché gli uomini gettano soldi nelle armi invece di
studiare malattie come la mia. Non capiscono a cosa stanno rinunciando.
Il Papa lo ha capito e quando lo abbraccerò gli dirò: io sono un
lebbroso, ma oggi sono un uomo libero, scelgo di uscire e di mostrarmi
per chi sono». Una lucidità prodigiosa per un ex minatore del Sulcis,
sepolto vivo dal disprezzo altrui...
«Io, lebbroso, da Francesco» Domenica abbraccerà il Papa
programma della VISITA PASTORALE A CAGLIARI (22 settembre 2013)
Visita anche:
- Chiesa di Cagliari » Il Papa in Sardegna
- Papa Francesco e la Sardegna
- Il Papa in Sardegna
Don
Giulio Madeddu, responsabile dell'organizzazione della visita a
Cagliari di Papa Francesco racconta i dettagli della giornata del 22
settembre.
Questa è la visita del Papa a tutta la Sardegna (video)
La visita pastorale di Papa Francesco a Cagliari. L'attesa della comunità ecclesiale della Sardegna
video
---------------------------------------
Il Papa si reca davanti al simulacro della Madonna di Bonaria e pronuncia l’atto di affidamento.
Beatissima Vergine e Nostra Signora di Bonaria, a te, con tanta fiducia, consacro ognuno dei tuoi figli. Tu ci conosci e noi sappiamo che ci vuoi molto bene. Oggi, dopo aver adorato il tuo Figlio Gesù Cristo, nostro fratello maggiore e nostro Dio, ti chiedo di volgere il tuo sguardo su tutti e su ognuno.
...
---------------------------------------
Nell'incontro con i giovani, prima della benedizione, Papa Francesco:
"...
Oggi, in Pakistan, per una scelta sbagliata, di odio, di guerra, è
stato fatto un attentato e sono morte 70 persone. Questa strada non va,
non serve. Soltanto la strada della pace, che costruisce un mondo
migliore! Ma se non lo fate voi, se non lo fate voi, non lo farà un
altro! Questo è il problema, e questa è la domanda che io vi lascio:
“Sono disposto, sono disposta a prendere una strada per costruire un
mondo migliore?”. Soltanto questo. E preghiamo un Padre Nostro per
tutte queste persone che sono morte in questo attentato del Pakistan.
Padre Nostro…
Che
la Madonna ci aiuti sempre a lavorare per un mondo migliore, a prendere
la strada della costruzione, la strada della pace, e mai la strada
della distruzione e la strada della guerra..."
Per approfondire la notizia:
Il
sangue cristiano bagna ancora la terra del Pakistan. Mai, prima d'ora,
un attentato di queste proporzioni aveva sfregiato la comunità
cristiana. E’ infatti di oltre 78 morti e un centinaio di feriti il
bilancio delle vittime dell'attacco compiuto da due kamikaze in una
chiesa di Peshawar, nella parte nord occidentale del Paese, durante la
funzione in una chiesa anglicana. Un bilancio, come avviene in questi
casi, drammaticamente provvisorio tenendo conto che la maggioranza dei
feriti versano in gravi condizioni. Il capo della polizia di Peshawar
ha dichiarato che «nell'attacco in chiesa sono stati usati dai 6 agli 8
chili di esplosivo». I due uomini-bomba hanno atteso che i fedeli
uscissero dalla messa, scelta accuratamente perché una delle più
affollate, e poi si sono fatti esplodere sulla piazza tra la folla. Da
una prima ricostruzione della polizia, è emerso che le due esplosioni
si sono verificate a circa 30 secondi l'una dall'altra...
Pakistan, strage dei kamikaze in chiesa
Le FOTO choc della strage nella chiesa in Pakistan
---------------------------------------
Papa Francesco è partito dall'aeroporto di Ciampino su di un piccolo Falcon: l'arrivo a Elmas puntuale alle 8.15 ad
accoglierlo sotto la scaletta dell'aereo tra gli altri l'arcivescovo di
Cagliari, Arrigo Miglio, il ministro della giustizia Anna Maria
Cancellieri, il governatore Ugo Cappellacci, l'ambasciatore d'Italia
presso la Santa Sede Francesco Maria Greco, il nunzio apostolico
Adriano Bernardini. In prima fila una decina di disabili. Papa
Francesco si è avvicinato alla loro postazione a bordo di una Ford blu
e dal finestrino aperto ha salutato con un sorriso le persone che lo
acclamavano. Poi l'auto si è diretta versa il Cpa, Centro prima
accoglienza immigrati, struttura all'interno dell'aeroporto che
attualmente accoglie circa 150 ospiti. Il Papa è stato acclamato dagli
ospiti - un'ottantina - della struttura e il pontefice ha
contraccambiato con calore. L'auto con il Santo Padre padre ha
rallentato nel passaggio davanti alla struttura che accoglie gli
immigrati richiedenti asilo, la maggior parte di fede musulmana. Subito
è scattato l'applauso.
Alle 8.45 Incontro con il mondo del lavoro in Largo Carlo Felice di Cagliari
Il
primo lavoratore a salire sul palco per rivolgere un saluto a Papa
Francesco è stato poco dopo le 9 Francesco Mattana, operaio della
Sardinia Green Island, in cassa integrazione...
Mattana
ha quindi concluso il suo intervento, prima di essere abbracciato
affettuosamente dal Papa, con un appello al Pontefice: "Io, a nome di
ogni lavoratore, le chiedo di farsi portavoce del nostro grido di
dolore presso chi rappresenta le istituzioni, come Mosè portò dinanzi a
Dio le sofferenze del popolo di Israele". (Leggi
tutto: Operaio Green Island parla al Papa: "Accogli il nostro
grido di dolore")
A
rappresentare il mondo del lavoro sardo davanti al Papa, questa mattina
a Cagliari, non solo i tanti dipendenti delle aziende in crisi e i
disoccupati, ma anche un esempio di successo. Maria Grazia Patrizi,
presidente della cooperativa Primavera 83 ha raccontato al Pontefice
l'esperienza di una impresa nata trent'anni fa per iniziativa
dell'assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Cagliari...
"...
Santo Padre le chiediamo di benedire tutte le realtà imprenditoriali
della nostra isola, dalle grandi industrie alle più piccole società. La
sua presenza e soprattutto la sua preghiera - ha concluso
l'imprenditrice -
ci sono di grande incoraggiamento per continuare con fiducia e
determinazione il nostro lavoro imprenditoriale. Grazie
Santità". (Leggi tutto: Imprenditrice sarda a Papa Francesco:
"Benedici le realtà lavorative dell'Isola")
"Papa
Francesco grazie soprattutto per aver scelto di cominciare questa
giornata proprio incontrando gli uomini e le donne del mondo del
lavoro, che vivono una stagione di gravissima crisi, ma che coltivano
la speranza di superare le difficoltà". Con queste parole un pastore di
Dorgali (Nuoro), Luciano Utzeri Bacchitta, ha salutato papa Francesco
"Il lavoro delle campagne - ha detto il pastore - un tempo era
l'attività principale dei nostri territori al punto che tutti gli
abitanti sperimentano un naturale senso di appartenenza a questa
categoria. Eravamo un popolo di pastori e agricoltori, ma da diversi
anni questo lavoro è anche accompagnato dalla precarietà,
dall'incertezza del futuro e da una condizione di evidente ingiustizia.
Ci sono tanti problemi, le malattie distruggono le nostre greggi, gli
incendi bruciano i nostri raccolti. Santità, noi la riconosciamo come
nostro buon pastore e le chiediamo di benedire il nostro lavoro, la
nostra terra, le nostre speranze". Al termine l'allevatore sardo ha
consegnato al Pontefice una bisaccia (sa bertula, in sardo) utilizzata
dai pastori e dai contadini e simbolo della lotta alle povertà. (fonte: Tiscali)
Sono
bastate poche parole di Bergoglio per far commuovere gli operai: "Dove
non c’è lavoro manca la dignità". Una frase che ha raccolto gli
applausi di tutti, mentre i volti dei lavoratori vicini al palco si
sono bagnati di lacrime. Dalla folla si è levato il coro "lavoro,
lavoro".
video
il testo
integrale del discorso pronunciato dal Papa a braccio e quello
scritto e consegnato all'arcivescovo di Cagliari
video
9,45 Saluto delle Autorità nel Piazzale antistante il Santuario di Nostra Signora di Bonaria di Cagliari.
Saluto dei malati nella Basilica di Nostra Signora di Bonaria di Cagliari.
Sono
1.600 i malati che assisteranno alla Messa davanti al sacrato della
basilica di Bonaria. Cento di loro, malati in barella e gravi, lo hanno
salutato personalmente all'interno della basilica prima della
celebrazione liturgia. Dopo il Pontefice si è fermato a pregare
all'interno del Santuario assieme ai padri mercedari, custodi del
simulacro della Vergine di Bonaria, alle suore mercedarie e al
terz'Ordine mercedario.
10,30 Santa Messa nel Piazzale antistante il Santuario di Nostra Signora di Bonaria di Cagliari. E’
tutta dedicata allo sguardo di Maria, l’omelia della Messa celebrata da
Papa Francesco sul piazzale del Santuario di Nostra Signora di Bonaria,
davanti a molte migliaia di fedeli che con entusiasmo e commozione
hanno partecipato alla celebrazione eucaristica. Questo l'incipit dell'omelia di Papa Francesco: "Sa paghe ‘e Nostru Segnore siat sempre chin bois"
video
Il
Papa ha anche concluso con un saluto in lingua sarda la sua omelia
nella messa sul sagrato del santuario di Bonaria: "Bonaria bos
acumpanzet sempre in sa vida".
il testo integrale dell'omelia
Al
termine della Messa celebrata sul piazzale del Santuario di Nostra
Signora di Bonaria, a Cagliari, oggi 22 settembre 2013, Papa Francesco
ha rivolto un atto diaffidamento alla Vergine
video
Al
termine della Messa al santuario di Nostra Signora di Bonaria, il Papa
prima della recita dell'Angelus ha voluto salutare e ringraziare
con affetto, in particolare i vescovi della Sardegna.
il testo integrale dell'Angelus
video
Concluse
le celebrazioni liturgiche, Francesco ha portato un saluto ad ogni
malato all'interno della Basilica e ha scattato una foto con dei
giovanissimi pellegrini di Settimo San Pietro, in provincia di
Cagliari: sono le tappe di papa Francesco sul sagrato di Bonaria.
Fermato più volte dentro la Basilica, il Santo Padre si è intrattenuto
con diversi fedeli e malati fino a quando un bambino e una bambina di
circa 13 anni, davanti all'altare, gli hanno chiesto di fare una foto
con l'Iphone. Papa Francesco ha preso il telefono e lo ha consegnato a
una guardia della Gendarmeria vaticana per poi mettersi in posa
sorridente accanto ai due ragazzini. Dopo il passaggio in Basilica, il
Pontefice si è diretto nel Santuario, che custodisce il simulacro della
Vergine, per pregare qualche minuto insieme con la comunità dei
Mercedaria. Quindi la deposizione di un mazzo di fiori sull'altare e la
consegna dei doni da parte dei Mercedari: il parroco di Bonaria gli ha
donato una medaglia d'argento mentre il Terz'Ordine lo "scatolare", un
paramento liturgico. Al termine il Papa è salito su una Ford Focus per
recarsi al Seminario dove lo attendevano i vescovi sardi per il pranzo. (fonte: Ansa)
---------------------------------------
Una corsa nel cuore della città per il Papa dopo la conclusione della
messa a Bonaria per arrivare al Seminario arcivescovile per
il pranzo.
Un
po' di delusione alla partenza da Bonaria quando Francesco, anziché
salire sulla Papamobile, si è accomodato sul sedile posteriore della
Ford Focus azzurra che lo aveva accompagnato in città dall'aeroporto.
Al suo fianco c'era l'arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio. Molti
cagliaritani delusi perché, tra la folla, è stato molto difficile
scorgere il Papa. L'auto con il Pontefice ha attraversato via Dante per
poi imboccare via dei Giudicati e via Campania. Poi giù in via Cadello,
sino al Seminario, in un percorso durato poco meno di dieci minuti.
Il Santo Padre è arrivato in via monsignor Cogoni poco prima delle 13:
pasto veloce a base di culurgionis ogliastrini di Lanusei (tipici
ravioli sardi), accompagnato da un bicchiere di Cannonau di Jerzu,
perché il programma prevede subito un nuovo appuntamento, in
Cattedrale.
IN CATTEDRALE L'INCONTRO CON POVERI E DETENUTI
Alle
15 Papa Francesco, dopo essersi fermato per un rapido saluto
davanti alla chiesa dei Cappuccini, in viale Fra Ignazio, è
giunto in Cattedrale. Qui il Pontefice, accompagnato
dall'Arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio ha dato vita ad un
altro momento toccante, ha incontrato i poveri assistiti dalla
Caritas e alcuni detenuti del carcere di Sassari e di Cagliari e
dell'istituto Minorile di Quartucciu (Cagliari).
Il
Pontefice ha anche ricevuto un cesto con i prodotti tipici sardi donati
dai detenuti delle tre colonie penali della Sardegna, Isili, Mamone e
Is Arenas, e una lettera scritta da un ergastolano. Il detenuto ha
chiesto al Santo Padre di intercedere e aprire il cuore ai governanti e
ai parlamentari affinché dall’ordinamento nazionale sparisca "la
tortura dell’ergastolo". Nella stessa missiva c'era anche una poesia
dal titolo “Fine pena mai”.
il testo integrale del discorso del Santo Padre
video
BREVE INCONTRO CON LE SUORE DI CLAUSURA
"Alle suore di clausura un saluto speciale, perché voi siete il
sostegno della Chiesa, il sostegno spirituale della Chiesa. Andate
avanti con questa certezza. Il Signore vi ha chiamate per sostenere la
Chiesa, con la preghiera, con la grande preghiera. Vi benedico tutte:
in nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Pregate per me e
grazie tante".
Il Papa, una volta salito sulla papamobile davanti alla cattedrale, è
stato protagonista di un piccolo fuori-programma: è sceso dall'auto e
ha salutato fedeli e bambini che lo aspettavano davanti a un asilo in
via Martini, a Castello.
L'INCONTRO COL MONDO DELLA CULTURA
Alle 16 Francesco ha incontrato il mondo della cultura alla
Facoltà teologica. E' stato accolto dal rettore, padre Maurizio Teani.
Ha preso la parola dopo l'intervento del rettore dell'Università di
Sassari, Attilio Mastino.
il testo integrale del discorso del Santo Padre
video
Durante il tragitto per raggiungere il luogo dell'ultimo appuntamento
della giornata, l'incontro con i giovani, ha baciato i bambini. Sono
stati gli stessi uomini della scorta a portarglieli perché potesse
rivolgere loro il gesto di affetto paterno. La "confidenza" dei
cagliaritani nei confronti di Francesco è stata riassunta da un
cartello scritto da un residente nella zona di piazza Yenne: "Checco
sali a prendere un caffè". All'arrivo nel largo è esplosa la festa.
Canti e inni di gioia per gli ultimi momenti di permanenza del Santo
Padre nel capoluogo.
video
LA FESTA DEI GIOVANI Il Papa ha raggiunto il palco allestito nel
largo Carlo Felice e ascoltato il messaggio dei giovani sardi.
"Francesco, puoi contare su di noi", ha detto una ragazza dopo averlo
salutato con un affettuoso "ciao".
Davanti ai giovani il Papa ha fatto una sintesi della giornata
trascorsa nell'Isola. "Grazie di essere venuti in tanti. E' stata una
festa della fede che riempie di gioia. Pregate spesso per la Madonna: è
una buona mamma". Poi è entrato nel merito delle questioni che i
giovani, che si sono alternati sul palco, gli hanno presentato: "Alcune
delle vostre "pregunte"", ha detto il Papa incorrendo in uno scivolone
linguistico. Poi, sorridendo, si è corretto ("Anche io parlo il
dialetto, eh") e ha fatto ricorso alle parole del Vangelo per parlare
dell'esperienza del fallimento, comune a tutti i giovani: "Simone
prendi il largo e getta le reti, disse Gesù. Ha chiesto una prova
perché Simone e gli altri erano appena rientrati da una battuta andata
male. Avevano vissuto l'esperienza del fallimento, la stessa che è
tornata nelle vostre domande e che voi giovani sperimentate". "La
giovinezza è speranza", ha sottolineato, "un giovane senza gioia e
speranza, che sente la sfiducia della vita, è preoccupante. Non è un
giovane". "Guardatevi da chi approfitta del vostro pessimismo per
vendervi la morte. Io non vi vendo illusioni: fidatevi di Gesù. Non
smettete mai di mettervi in gioco come dei buoni sportivi, non
scoraggiatevi di fronte ai fallimenti. Gettate le vostre reti
fiduciosi. No alle lamentele e alla rassegnazione". Il Santo Padre ha
anche portato la sua esperienza personale: "Dopo tanti anni da quando
ho sentito la vocazione accanto al Signore non mi sono pentito, perché
mi sento forte, ma voi pensate che io sia Tarzan? No, mi sento forte
perché nei momenti più bui, nel peccato, nella fragilità, ho guardato
Gesù e lui non mi ha lasciato da solo, fidatevi di lui che non vi
delude mai. Siate sempre uomini di fede e di speranza. Pregate per me.
La Madonna vi accompagni".
il testo integrale del discorso
Il
messaggio che il Papa ha voluto lanciare ai giovani era anche riassunto
da una grande scritta sul palco, in italiano e in sardo, alle spalle
del Papa: "Non fatevi rubare la speranza". Dopo i canti e i balli
tradizionali Francesco ha ripreso la parola per far riflettere i
giovani sulla gravità del momento storico che il mondo sta vivendo:
"Oggi in Pakistan c'è stata una strage con 72 morti. La strada della
pace costruisce un mondo migliore. Se non lo fate voi non lo farà un
altro. Questo è il problema e la domanda che io vi lascio: "sono
disposto a prendere la strada per costruire un mondo migliore?". Poi ha
invitato a pregare il Padre nostro e ha concluso nel consueto modo:
"Pregate per me e arrivederci".
video
Sullo
stesso palco in cui sono saliti i giovani rappresentanti della comunità
sarda, Francesco ha anche incontrato e abbracciato i calciatori
rossoblù e i loro bambini.
*******
È
stata una grande festa. Un tripudio di gioia e buoni sentimenti. Di
impegni, esortazioni, promesse e (forse) troppo facili illusioni.
Papa
Francesco è riuscito ad anestetizzare il proverbiale disincanto dei
sardi, è vero. Lo ha fatto con il suo ineguagliabile carisma,
l’autorevolezza del pastore di uomini, la semplicità del saggio e la
sincerità del giusto...
...
Francesco ha ancora una volta parlato da indiscusso leader carismatico
di questo difficile tempo moderno. I partecipanti alle oceaniche
adunate e i protagonisti della vita sociale ed economica mostrano
sempre più di essere soggiogati. Insomma, fa il suo. E i fedeli
entusiasti che fanno? Anzi, cosa faranno da oggi in poi? Si
ricorderanno delle sue parole e proveranno ad applicarle alla loro vita
o basterà loro aver partecipato al grande rito collettivo, aver
ottenuto la foto accanto all’uomo vestito di bianco o avergli fatto
baciare il proprio figlio? E i politici?
Si
ricorderanno, nell’agire quotidiano, dei loro discorsi, dei loro
impegni, dei loro commoventi propositi? E gli uomini di Chiesa,
seguiranno l’invito alla sobrietà e al servizio? La partita (e il
bilancio della giornata), se ci pensate, si gioca tutta qua.
LA FESTA È FINITA, ORA CHI SEGUIRÀ FRANCESCO?
Vedi anche il nostro precedente post:
- 22 settembre 2013 VISITA DEL PAPA A CAGLIARI - Un abbraccio alla città lungo dieci ore - cronaca con testi e video (prima parte)
---------------------------------------
SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA
NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
Nel suo primo discorso a
Cagliari Papa Francesco ha voluto rivolgersi al mondo del lavoro
rispondendo ai problemi, alle attese ed alle speranze davanti alla
crisi occupazionale che sta attraversando la Sardegna. Lo ha fatto
leggendo solo la prima parte del suo discorso, poi visibilmente
commosso per le testimonianze di un operaio disoccupato, di una
imprenditrice e di un lavoratore della campagna, ha parlato a braccio.
Il Papa a Cagliari si rivolge al mondo del lavoro
Guardate, è facile dire non perdete la speranza...
Si scartano i nonni e si scartano i giovani...
Signore Dio guardaci...
---------------------------------------------------------------
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Ogni
anno, il 21 settembre, le Nazioni Unite celebrano la «Giornata
Internazionale della Pace», ed il Consiglio Ecumenico delle Chiese si
appella ai suoi membri affinché in tale giorno preghino per la
pace. Invito
i cattolici di tutto il mondo ad unirsi agli altri cristiani per
continuare ad implorare da Dio il dono della pace nei luoghi più
tormentati del nostro pianeta.Possa la pace, dono di Gesù, abitare
sempre nei nostri cuori e sostenere i propositi e le azioni dei
responsabili delle Nazioni e di tutti gli uomini di buona volontà.
Impegniamoci tutti a incoraggiare gli sforzi per una soluzione
diplomatica e politica dei focolai di guerra che ancora preoccupano. Il
mio pensiero va specialmente alla cara popolazione siriana, la cui
tragedia umana può essere risolta solo con il dialogo e la trattativa,
nel rispetto della giustizia e della dignità di ogni persona,
specialmente i più deboli e indifesi.
Papa Francesco
al termine dell'Angelus 18/9/2013
Messaggio del Segretario Generale in Occasione della Giornata internazionale della pace,
21 settembre 2013
La
Giornata internazionale della pace è un momento di riflessione, un
giorno in cui possiamo riaffermare la nostra fiducia
nella non-violenza e sollecitare un cessate il fuoco
mondiale. Chiediamo ai popoli di tutto il mondo di osservare un
minuto di silenzio, a mezzogiorno dell’ora locale, per onorare le
vittime dei conflitti e i sopravvissuti che convivono quotidianamente
con il trauma e il dolore.
Il
tema su cui vogliamo porre l’attenzione quest'anno è “Istruzione per la
Pace”. L’istruzione è fondamentale per rafforzare il senso di
cittadinanza globale e costruire una società pacifica.
A
giugno, Malala Yousafzai, la studentessa pachistana bersaglio dei
Talebani per la sua campagna a favore del diritto all’istruzione, è
venuta qui alle Nazioni Unite. Malala ha detto: “Un insegnante, un
libro, una penna possono cambiare il mondo”. Sono queste le nostre armi
più potenti.
Ecco
perché, lo scorso anno, ho lanciato l’iniziativa “Global Education
First”. Ogni ragazza e ogni ragazzo meritano di ricevere un’istruzione
di qualità e acquisire quei valori che li aiuteranno a vedere sé stessi
come parte di una comunità globale.
Governi
e partner per lo sviluppo stanno lavorando per dare ad ogni bambino la
possibilità di andare a scuola e prepararlo alla vita del XXI secolo.
C’è nuovo slancio nei paesi maggiormente in difficoltà, come quelli
interessati da conflitti, che ospitano la metà dei bambini senza
accesso all’istruzione. Dobbiamo fare di più – molto di più.
Cinquantasette milioni di bambini si vedono ancora privati del diritto
all’istruzione e milioni di altri hanno bisogno di un’istruzione di
miglior livello.
Istruire
i bambini più poveri e marginalizzati richiederà una guida politica
audace e un maggiore impegno finanziario. Eppure, è la prima volta in
dieci anni che le risorse dedicate all’istruzione sono diminuite.
Dobbiamo invertire questo declino, forgiare nuove collaborazioni e
puntare l’attenzione alla qualità dell’istruzione.
Per
questa Giornata internazionale della pace, impegniamoci a insegnare ai
nostri bambini il valore della tolleranza e del rispetto reciproco.
Investiamo in scuole e insegnanti in grado di costruire un mondo equo e
inclusivo che accolga la diversità. Combattiamo per la pace e
difendiamola con tutte le nostre forze.
Ban Ki-moon
La
Giornata internazionale della Pace si celebra il 21 settembre in tutto
il mondo: 24 ore per dire basta alle guerre, alla violenza, al
bullismo. L’ideatore è stato, anni fa, l’inglese Jeremy Gilley,
fondatore dell’organizzazione no-profit Peace One Day. Che oggi
promuove due mega show a L’Aia, in Olanda, e a Medellin, in Colombia,
da seguire in diretta sul sito peaceoneday.org Quest’anno, lo slogan è: “Who will you make peace with? Con chi farai pace?”. E voi, con chi volete fare pace?
Giornata internazionale della Pace: parla l’inventore, Jeremy Gilley
---------------------------------------
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
TRACCE
DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
È sempre
bello partecipare della gioia di un bambino che, dopo aver gattonato
per settimane, finalmente, tenuto per mano dai genitori, riesce a stare
in piedi e a muovere i primi passi. Gli brillano gli occhi e grida di
gioia, poi, quando scopre che può camminare da solo, da quel momento si
sente libero di esplorare le cose che lo circondano.
Il camminare è davvero un’esperienza connaturale all’uomo, egli è un
essere itinerante, “homo viator”, secondo l'espressione di G. Marcel.
Sempre in cammino non solo in senso geografico spaziale, desideroso,
cioè, di lasciare un determinato luogo per raggiungere e conoscere
nuove realtà, ma in cammino verso il raggiungimento della sua pienezza.
Il bambino è chiamato gradualmente a crescere a misurarsi con i piccoli
e grandi eventi, a prendere decisioni a confrontarsi con gli altri, a
diventare adulto. Nel tessuto del mondo, la vita dell'uomo è una grande
avventura, che conosce percorsi agevoli, lieti ma anche momenti di
perplessità, arresti, crisi, desiderio di tornare indietro, ma proprio
attraverso queste fasi egli cresce negli anni, e anche matura
umanamente e spiritualmente.
Il camminare, esigenza fondamentale dell’uomo, è già evidenziata dalla
Bibbia che, prima di tutto, ci mostra lo stesso Dio in cammino e, poi,
evidenzia che il Vivente coinvolge l’uomo nel suo cammino.
Il profeta Michea, per esempio, annota che camminare umilmente con Dio
è una delle dimensioni inseparabili che configurano l’esperienza umana
e spirituale dell’uomo: «Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e
ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la
pietà, camminare umilmente con il tuo Dio» (Mi 6,8).
Il “camminare con Dio” esprime sia il dinamismo dell’esistenza umana
sia il fondamento dell’esperienza di fede, cioè la conoscenza e
l’esperienza di Dio.
E Dio, in Gesù, si è fatto umano, compagno di viaggio di ogni uomo che
lo accoglie. Lui, la “Via”, ci educa ad uscire dalla caverna egoica che
rende ciechi e immobili, ci strappa da una logica mondana e di potere,
ci apre orizzonti sempre nuovi e scopriamo che il viaggio della vita
non lo facciamo da soli, ma assieme a tante altre persone che non sono
nemici o estranei, ma fratelli. Essi sono la soglia dove ogni uomo
comincia veramente a vivere. ...
Questo l'incipit dell'Editoriale di
Horeb, Quaderni di riflessione e formazione per quanti desiderano
coltivare una spiritualità che assuma e valorizzi il quotidiano.
Editoriale (pdf)
Sommario (pdf)
E' possibile richiedere
copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it
---------------------------------------
Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto
I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ - 2013
Dal 16 Ottobre al 4 Dicembre
Sala del Convento
dalle h. 20.00 alle h. 21.00
IL SANGUE DEI MARTIRI
SEME DI NUOVI CRISTIANI
---------------------------------------------------------------
SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA
NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
Cos'è la misericordia?...
Servirci del denaro...
Dio non odia il buio...
Se noi custodiremo...
Quando nel nostro cuore...
C'è un criterio...
Occorre cercare...
Chi è Gesù...
Non si può conoscere...
---------------------------------------------------------------
Venne ucciso dalla mafia il 21
settembre 1990 il giudice Rosario Livatino "Martire della giustizia e
indirettamente della Fede" (Giovanni Paolo II)
Il giudice di ogni tempo...
Per ricordare il giudice
Rosario Livatino ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990. Giovanni
Paolo II defini il giudice Rosario Livatino "Martire della giustizia e
indirettamente della Fede"
Non ci sarà chiesto...
Sii amante e praticante della semplicità...
Semina la gioia...
Ogni giorno è un giorno...
La nostra vocazione...
---------------------------------------------------------------
LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO
"Se qualcuno ha sete,
venga a me, e beva
chi crede in me. Come
dice la Scrittura: «Dal suo
grembo sgorgheranno
fiumi d’acqua viva».
(Giovanni 7, 37-38)
Gianfranco Ravasi: Fiumi di acqua viva
---------------------------------------------------------------
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
RUBRICA Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi
al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo
popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino
Vangelo: Lc 16,1-13
L'insegnamento
che l'evangelista vuole dare, anche se il brano è di difficile
comprensione, è molto chiaro: il denaro non è fine ma strumento, e
strumento per gli altri.
Chi,
invece di usarlo "per farsi degli amici", per condividere il bene, lo
accumula sottraendolo al circolo della vita, si fa amico del denaro e
invece di servirsene prima o poi ne diventa servo.
Chi
costruisce la propria esistenza sulla ricchezza, sulla "solidità" dei
beni (questo è il significato del termine "Mammona" presente nel testo
greco e tradotto con "Ricchezza"), fa dei beni stessi un idolo a cui
prestare "servizio", nel senso di prestare culto e adorazione.
...
---------------------------------------
25ª Domenica del Tempo Ordinario anno C
22 settembre 2013
omelia di don Angelo Casati
Am 8,4-7
Sal 112
1 Tm 2,1-8
Lc 16,1-13
La parabola dell'amministratore astuto crea in noi un certo disagio: è imbarazzante.
È
la storia -diremmo oggi- di un consigliere delegato corrottissimo che,
nell'imminenza di una incandescente seduta del consiglio di
amministrazione, non esita a falsificare i bilanci pur di conservare la
sua poltrona.
Bisogna
porre attenzione: Cristo non loda la corruzione, non esalta, certo, gli
imbrogli. Dio non può lodare questa sfrontata violazione di ogni norma
morale.
Anche
oggi, capita di osservare con amarezza come vanno le cose: quelli che
imbrogliano, che corrompono, che tradiscono, escono spesso da tutto ciò
con onore, con dignità, a volte addirittura con riconoscimenti.
Ma Dio non loda la corruzione.
La
parabola loda invece questa capacità di cogliere al volo una
situazione, questa acutezza nell'affrontarla, la genialità
nell'escogitare lì per lì, sui due piedi, un rimedio.
Luca
vorrebbe che i discepoli del Signore mettessero la stessa prontezza, la
stessa lucidità, la stessa radicalità, la stessa fantasia, a servizio
dei valori del Regno.
La
venuta di Cristo, il suo vangelo ha creato una situazione nuova, ha
capovolto una mentalità: ebbene, il discepolo deve avere occhi per
cogliere questa novità, deve avere immaginazione e fantasia per
inventare le strade nuove.
E qui sorge una domanda: in che misura abbiamo per il passato intuito che il vangelo era un fermento nuovo?
E ancora, fino a che punto siamo pronti a cogliere le realtà nuove, le nuove situazioni emergenti?
omelia di don Angelo nella 25ª Domenica del Tempo Ordinario
---------------------------------------
AMARSI
di Don Tonino Bello
Ai ragazzi
Voi
siete testimoni di tutto quello che sta succedendo oggi. Immagino che
anche nel vostro cuore c’è tanta tristezza perché vedete questa
sofferenza del mondo. Però ricordatevi... il fatto più tragico non è la
guerra ma tutto ciò che ha preceduto la guerra.
E
io vi vorrei.., felici di vivere, capaci di innamorarsi delle cose
belle della vita, del cielo, della terra, del mare, delle persone che
vi attraversano la strada, quelli che camminano insieme con voi, poveri
e ricchi, quelli che abitano nel vostro condominio e quelli che sono
lontani.
Amate
la gente senza chiedere nulla in contraccambio. Anche quando l’altro
non vi potrà dare nulla di buono, amatelo. Non vogliate bene ai vostri
compagni soltanto perché sono bravi, perché scambiano con voi tante
cose; vogliate bene anche a coloro che non vi danno nulla...
...
Ricordatevi sempre: AMARSI.
+ Don Tonino Bello
---------------------------------------
Ama i poveri di Giovanni Mazzillo
U come ultimo, o meglio ultimi, ma anche come Unico, cioè l’Unico Dio.
Ogni
riflessione sulla pace passa attraverso la riconsiderazione degli
ultimi (umanamente) come i primi (teologicamente). Scrivo mentre papa
Francesco è in procinto di incontrare, a Lampedusa, alcuni di quegli
“ultimi” che, quando riescono a scampare alle insidie del mare,
affrontato su gommoni o carcasse galleggianti, raramente riescono a
sopravvivere alle procedure di respingimenti e di rigetto. E quando non
si tratta di respingimenti militari, non è detto che manchino i
“respingimenti”… mentali. Anche da parte di alcuni “cristiani” (spero
davvero che siano pochi) e persino da qualcuno che è stato battezzato
da un Papa, in pompa magna e sotto i riflettori di mezzo mondo. Parlo
di Magdi Allam, che, avendo già espresso, dopo l’elezione di papa
Bergoglio, il suo volontario auto-allontanamento dalla Chiesa
cattolica, sembra non riesca oggi ad accettare nemmeno la scelta di
Lampedusa come prima tappa di un itinerario di un altro Papa, che tra i
suoi punti programmatici ricorrenti pone la preferenza per le periferie
dell’esistenza e s’intende anche per quelle della società in cui
viviamo.
Al di sopra di tutto
Rileggendo
le dichiarazioni del fratello Magdi cristiano del 25 marzo 2013, mi
colpisce e mi affascina tuttavia una sua professione di fede e d’amore
in Cristo, al punto che egli scrive: “Continuerò a credere nel Gesù che
ho sempre amato e a identificarmi orgogliosamente con il cristianesimo
come la civiltà che più di altre avvicina l’uomo al Dio che ha scelto
di diventare uomo”. Tuttavia la mia immediata contro domanda è in tutta
umiltà e fraternità, in spirito autentico di pace: “Ma come si può
amare Cristo senza non amare quelli che egli ama?”.
Non
sembra una risposta valida quella espressa dallo stesso autore in data
odierna (7 luglio 2013), che, pur professando il suo amore per Cristo,
aggiunge che “prima dell’amore per il prossimo viene l’amore per se
stesso”, convinzione che “i relativisti, i buonisti, i globalisti e gli
immigrazionisti vorrebbero toglierci, obbligandoci a rispettare solo la
prima parte ‘ama il prossimo tuo’”. In realtà se c’è uno che ha amato
gli altri più di se stesso, questi è proprio Cristo, altrimenti non
sarebbe morto sulla croce. E inoltre, l’amore vero –- da quello di una
mamma a quello di una qualsiasi persona verso un altro essere umano,
come Massimiliano Kolbe (che in un campo di concentramento offrì la sua
vita al posto di un altro) – se è amore vero, non fa le sue
ponderazioni sul bilancino del farmacista, su quale sia l’amore da
privilegiare: quello di se stesso o quello del prossimo. Ama e si dona.
Ama e offre la sua vita, non per amore della morte, e nemmeno per amore
dell’amore, ma per amore dell’altro.
Senza
questa “realtà” non potrei mai capire Cristo, né i suoi martiri, né
quanti danno la vita per lui e per gli altri, e – giacché ci siamo –
nemmeno qualcosa come il celibato. Perché anche questo ha senso solo se
è offerta di sé per un amore più grande, che almeno inizialmente va
contro l’amore di sé e, pur nelle gratificazioni di un amore purificato
e sublimato, resta sostanzialmente sempre lotta contro il puro e
semplice amore di sé.
Cristo e i poveri
Sì,
Cristo e i poveri, identificati negli ultimi, non sono cristianamente
scindibili. E quanto a Dio, adorato e da adorare come Unico e solo, non
è pensabile al di fuori di un binomio che qualcuno ha formulato in
questi termini: Dio il primo: da adorare e da amare, ma in forza
dell’amore verso di Lui non è separabile da questo l’amore verso i
poveri, a partire dagli ultimi, perché proprio essi sono criterio e
garanzia di un amore che, diversamente, rischia sempre di scadere
nell’esaltazione mistificatoria, più che mistica. L’enciclica
pubblicata recentemente da papa Francesco ce lo ricorda, unendo
indissolubilmente, come sempre deve essere, l’amore alla fede. Se la
fede è senza amore, non solo il misticismo autoreferenziale, ma anche
il fondamentalismo è a portata di mano.
Solo
se è abitata dall’amore e abita la regione del dono di sé, la fede non
costituisce un pericolo per gli altri, per le “diversità”, per
l’umanità...
"Ama i poveri" di Giovanni Mazzillo
---------------------------------------
Il testo integrale dell''articolo del quotidiano spagnolo El País del 23 Settembre 2013:
"Pope Francis contemplates appointing a female cardinal"
Uno
scherzo? Niente affatto. "E' qualcosa che è passato per la testa di
papa Francesco". Così il quotidiano spagnolo El País comincia il suo
articolo - firmato da Juan Arias, giornalista e scrittore con un
passato da sacerdote, corrispondente da Roma per 18 anni e oggi
residente in Brasile - intitolato "Una donna cardinale?". Una domanda
forte, spiazzante, dirompente, che apre una serie di scenari ancora più
dirompenti. "Questo Papa, che non sembra un Papa", scrive Arias, che si
occupa soprattutto di temi religiosi, "è arrivato a Roma dalla
periferia della Chiesa con un programma molto concreto: cambiare non
soltanto l'apparato arrugginito della macchina ecclesiale, ma anche far
rinascere il cristianesimo delle origini".
Secondo
il principale quotidiano di Madrid, insomma, il Pontefice starebbe
pensando seriamente a una riforma della Chiesa che comporti il
cardinalato aperto alle donne. Prova ne sarebbe la recente intervista
rilasciata a Civiltà cattolica, nella quale papa Bergoglio dichiara che
"la Chiesa non può stare lei stessa senza la donna". Un'utopia? No:
perché, ricorda il giornalista, "secondo il diritto canonico, oggi ci
possono essere cardinali che non siano sacerdoti, basta che siano
diaconi"...
EL PAÍS: DONNE CARDINALI? SI PUÒ FARE
Sull'ipotesi
di creare donne cardinali il dibattito nella Chiesa è aperto. Nel '94 a
lanciare la proposta fu il vescovo del Congo Ernest Kombo, gesuita come
papa Francesco, e nel '97 il cardinale Martini.
DA MONS. KOMBO A MARTINI, SE NE DISCUTE DA TEMPO
«L’ipotesi
di nominare cardinale una donna non è nuova. Nella Chiesa se ne discute
da tempo e la proposta fu avanzata già nel corso del Sinodo nel
1987».
Così
don Alessandro Giraudo, docente di Diritto canonico alla Facoltà
Teologica dell’Italia Settentrionale di Torino, commenta la proposta
lanciata dal quotidiano spagnolo El Paìs.
Don Alessandro ci aiuti a capire. Cosa prevede la normativa attuale? ...
«OGGI NON SI PUÒ MA IL PAPA PUÒ CAMBIARE LE NORME»
«La questione della situazione delle donne nella Chiesa va affrontata dicendo cose concrete».
Lucetta
Scaraffia, storica, docente di Storia contemporanea alla Sapienza di
Roma ed editorialista dell’Osservatore romano va subito al punto dopo
la proposta lanciata dal quotidiano spagnolo El Paìs di nominare
cardinale una donna.
Professoressa, con papa Francesco cambierà qualcosa?
«Che
le donne siano trascurate nella Chiesa e che bisogna dare loro più
importanza l’avevano già detto sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI.
Adesso, invece, Bergoglio ha parlato di due cose molto concrete: la
prima è l’annuncio della ripresa degli studi teologici sul posto della
donna proponendo un superamento della “teologia della complementarietà”
che era quella di papa Wojtyla e su cui la Chiesa è ferma da decenni.
La seconda è che ha detto che mancano donne nei posti direttivi. Sono
due cose molto chiare e concrete, non generiche»...
SCARAFFIA: «DARE PIÙ POTERE ALLE DONNE È GIÀ POSSIBILE»
Nominare
una donna cardinale: l’ipotesi-proposta del Paìs non è del tutto nuova.
Altre voci si sono alzate, negli anni – personalmente voglio ricordare
la grande antropologa inglese Mary Douglas, cattolica – per indicare
questa via maestra per dare autorità e quindi aumentare l’autorevolezza
delle donne nella Chiesa. La nomina avrebbe infatti il grande vantaggio
di essere possibile, senza implicare il problema spinoso
dell’ordinazione sacerdotale femminile. Costituirebbe un atto di
cambiamento forte, significativo, di quelli che ormai siamo abituati ad
aspettarci da Papa Francesco. E non stupirebbe poi molto, in fondo,
dopo avere ascoltato le frasi impegnative che ha pronunciato
recentemente il Papa sul ruolo delle donne nella Chiesa.
Certo,
sarebbe una rivoluzione così forte da scuotere la posizione di
diffidenza e di disinteresse che gran parte del clero assume nei
confronti delle donne, religiose e laiche, perché è ormai chiaro che le
esortazioni a tenere conto in modo diverso della presenza femminile –
avanzate sia da Giovanni Paolo II che da Benedetto XVI – non hanno dato
che modesti frutti. Papa Francesco ha parlato senza mezzi termini di
donne in posizioni importanti, ma non è facile realizzare in modo
decisivo questa riforma. Certo, a tutti – cioè al mondo al di fuori
delle gerarchie ecclesiastiche – sembra molto strano, e in particolare
chiaramente sbagliato, che non ci siano donne in posizioni direttive
all’interno di organismi decisionali come i Pontifici Consigli che
trattano di temi che le coinvolgono in prima persona: non ci sono
donne, infatti, nell’istituzione che regola i problemi dei Religiosi –
anche se le donne costituiscono i due terzi del numero totale dei
religiosi –; nel Pontificio Consiglio per i laici, che ovviamente
almeno per metà sono donne; nel Pontificio Consiglio della famiglia,
dove la loro presenza dovrebbe essere ovvia. Ma anche nell’istituto che
regola l’assistenza sanitaria, in gran parte gestita - e bene - da
congregazioni femminili. E non dobbiamo poi dimenticare che le donne
dovrebbero partecipare alle decisioni di tipo culturale, o a quelle che
riguardano le comunicazioni. In entrambi questi ambiti, al di fuori
della Chiesa, ma in parte anche all’interno, le donne ormai ricoprono
ruoli importanti, dando prova di grandi capacità.
E
ancora: perché nelle congregazioni che precedono il conclave i
cardinali elettori non hanno avuto modo di ascoltare neppure una donna,
religiosa o laica? Oggi le donne si rifiutano di essere rappresentate
da uomini in qualsiasi occasione, ed esigono, giustamente, di essere
ascoltate. Quello che manca alla Chiesa è proprio questo: la
disponibilità ad ascoltare le donne, considerate solo come obbedienti
esecutrici di direttive altrui, o fornitrici di servizi domestici.
Una donna cardinale: Papa Francesco alle prese con l’ultimo tabù
---------------------------------------
Tra tutti
i segreti svelati da Papa Francesco nella lunga intervista a Civiltà
Cattolica, una frase è passata quasi inascoltata: “La Chiesa non può
essere sé stessa senza la donna”. Jorge Bergoglio ha chiarito
che tra tutti i temi da risolvere c’è anche quello dell’apertura “al
genio femminile”.
Rossana Miranda: Papa Francesco punta a una donna cardinale
A rilanciare l'idea è stato un
teologo gesuita americano, padre James Keenan, che sul suo profilo
Facebook ha proposto un cambiamento epocale nella struttura della
Chiesa cattolica, con la nomina di donne nel collegio dei cardinali, il
«club» più esclusivo del mondo al quale da secoli è conferito il potere
di eleggere il Papa. L'ipotesi è stata ripresa da Juan Arias sulle
colonne del quotidiano spagnolo «El País», accompagnata
dall'attribuzione di un «pensiero» in questo senso a Papa Francesco.
Andrea Tornielli: Donne cardinale e «machismo in gonnella»
Ogni tanto un'idea riparte, non
si sa bene da dove, e fa una fiammata improvvisa di "novità"
(apparente, perché, in realtà, ciclicamente riproposta). Mi sono però
stupito un tantino nel leggere oggi il pezzo della competentissima
prof. Lucetta Scaraffia. A mio avviso scritto un po' di getto,
certamente col cuore: ha ragione da vendere nel mostrare come le donne
non siano sufficientemente ascoltate "di diritto" ai piani alti della
Chiesa, ma eccede nell'ottimismo nel pensare che la nomina di donne
cardinale: "avrebbe il grande vantaggio di essere possibile, senza
implicare il problema spinoso dell’ordinazione sacerdotale femminile".
CANTUALE ANTONIANUM: Sui desideri di "quote rosa" nel collegio cardinalizio ovvero dei "Cardinali laici"
---------------------------------------------------------------
CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni
|
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
“Chi
è Jorge Mario Bergoglio?”, “Io sono un peccatore. Questa è la
definizione più giusta. E non è un modo di dire, un genere letterario.
Sono un peccatore”. Così si presenta papa Francesco e sentiamo subito
che questo suo dire non è retorica ma espressione della verità: la
verità di chi è stato umiliato dal peccato e lo confessa ai fratelli
come propria vera identità davanti a Dio. Un’operazione di autenticità
per nulla facile. Per questo i padri del deserto dicevano: “Chi
riconosce il suo peccato è più grande di chi risuscita un morto!”.
Bergoglio – la domanda riguardava l’uomo Jorge Mario, non ancora il
papa – si riconosce dunque uomo debole e fragile, peccatore, che
tuttavia confida nell’amore di Dio, dono che non necessita di essere
meritato.
Questa
prima risposta fornisce la chiave d’ingresso all’intera intervista
concessa ad Antonio Spadaro. Ed è sull’essere confratelli gesuiti che i
due interlocutori prendono slancio nel dialogo, perché papa Bergoglio è
un gesuita in tutte le sue fibre: non a caso i riferimenti presenti
nell’intervista sono quasi tutti a uomini della Compagnia di Gesù...
Papa
Francesco mostra di non avere e di non volere un programma prefissato
di pontificato, ma di essere deciso a percorrere la strada
dell’adesione alla realtà che gli si presenta giorno dopo giorno,
cercando nel Vangelo le scelte da inverare. Dalla sua esperienza
personale cerca di trarre istruzione per non ripetere errori commessi
in passato: così confessa che nel suo esercizio di giovane provinciale
della Compagnia, zelante e con poca esperienza, ha governato in modo
piuttosto autoritario. Anche per questo motivo, Bergoglio sente la
consultazione “reale, non formale” come una grazia e un aiuto:
ascoltare gli altri, ascoltarli in profondità, raccogliere i pensieri
di tutti e poi fare discernimento per poter decidere nella preghiera,
sotto la guida dello Spirito santo, per quanto è possibile a un uomo
che si esercita nell’obbedienza alla parola di Dio e nella retta
intenzione.
Rilevate queste sfaccettature sull’uomo, il cristiano e il vescovo Bergoglio, che dire della chiesa di papa Francesco? ...
"Il camminare insieme del papa" di Enzo Bianchi
Vedi anche il nostro post precedente:
- L'intervista a Papa Francesco di padre Antonio Spadaro direttore di Civiltà Cattolica
--------------------------------------------
Alle
ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala
Stampa della Santa Sede, ha avuto luogo la Conferenza Stampa di
presentazione del Messaggio del Santo Padre Francesco per la prossima
Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (19 gennaio 2014) sul tema: "Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore".
Intervengono:
l’Em.mo Card. Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio
della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti; S.E. Mons. Joseph
Kalathiparambil, Segretario del Dicastero, e il Rev.do P. Gabriele
Bentoglio, C.S., Sotto-Segretario del medesimo Pontificio Consiglio.
Riportiamo di seguito gli interventi dei conferenzieri e i dati statistici:
- INTERVENTO DEL CARD. ANTONIO MARIA VEGLIÒ
- INTERVENTO DI S.E. MONS. JOSEPH KALATHIPARAMBIL
- INTERVENTO DEL REV.DO P. GABRIELE BENTOGLIO, C.S.
- DATI STATISTICI
Ascolta il servizio di Radio Vaticana:
Messaggio Migranti. Il card. Vegliò: promuoviamo la cultura dell'incontro. Il Papa preoccupato per la Siria (mp3)
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA GIORNATA MONDIALE
DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 2014
“Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore”
Cari fratelli e sorelle!
Le
nostre società stanno sperimentando, come mai è avvenuto prima nella
storia, processi di mutua interdipendenza e interazione a livello
globale, che, se comprendono anche elementi problematici o negativi,
hanno l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita della famiglia
umana, non solo negli aspetti economici, ma anche in quelli politici e
culturali. Ogni persona, del resto, appartiene all’umanità e condivide
la speranza di un futuro migliore con l’intera famiglia dei popoli. Da
questa constatazione nasce il tema che ho scelto per la Giornata
Mondiale del Migrante e del Rifugiato di quest’anno: “Migranti e
rifugiati: verso un mondo migliore”...
il testo integrale del messaggio
--------------------------------------------
Ill.mo
Signor Professore Odifreddi, (...) vorrei ringraziarLa per aver cercato
fin nel dettaglio di confrontarsi con il mio libro e così con la mia
fede; proprio questo è in gran parte ciò che avevo inteso nel mio
discorso alla Curia Romana in occasione del Natale 2009. Devo
ringraziare anche per il modo leale in cui ha trattato il mio testo,
cercando sinceramente di rendergli giustizia.
Il mio giudizio circa il Suo libro nel suo insieme è, però, in se
stesso piuttosto contrastante. Ne ho letto alcune parti con godimento e
profitto. In altre parti, invece, mi sono meravigliato di una certa
aggressività e dell'avventatezza dell'argomentazione. (...)
Più volte, Ella mi fa notare che la teologia sarebbe fantascienza. A
tale riguardo, mi meraviglio che Lei, tuttavia, ritenga il mio libro
degno di una discussione così dettagliata. Mi permetta di proporre in
merito a tale questione quattro punti...
Ill. mo Signor Professore, la mia critica al Suo libro in parte è dura.
Ma del dialogo fa parte la franchezza; solo così può crescere la
conoscenza. Lei è stato molto franco e così accetterà che anch'io lo
sia. In ogni caso, però, valuto molto positivamente il fatto che Lei,
attraverso il Suo confrontarsi con la mia Introduzione al
cristianesimo, abbia cercato un dialogo così aperto con la fede della
Chiesa cattolica e che, nonostante tutti i contrasti, nell'ambito
centrale, non manchino del tutto le convergenze.
Con cordiali saluti e ogni buon auspicio per il Suo lavoro.
Ratzinger: "Caro Odifreddi le racconto chi era Gesù" di Joseph Ratzinger
Pochissime
persone al mondo, ed Eugenio Scalfari è una di queste, possono
comprendere completamente la sorpresa e l’emozione che si provano nel
ricevere direttamente a casa propria un’inaspettata lettera di un Papa.
Una sorpresa e un’emozione che non vengono scalfite dal fatto di essere
dei miscredenti, perché l’ateismo riguarda la ragione, mentre le
personalità e i simboli del potere agiscono sui sentimenti.
A
me questa sorpresa e quest’emozione sono capitate il 3 settembre
scorso, quando il postino mi ha recapitato una grande busta sigillata,
contenente 11 pagine protocollo datate 30 agosto, nelle quali Benedetto
XVI rispondeva al mio Caro papa, ti scrivo (Mondadori, 2011). Una
risposta sorprendente, che infatti mi ha sorpreso, per due ragioni.
Anzitutto, perché un Papa ha letto un libro che, fin dalla copertina,
veniva presentato come una “luciferina introduzione all’ateismo”. E
poi, perché l’ha voluto commentare e discutere.
Poco
dopo le dimissioni di Ratzinger, avevo approfittato di un amico comune
per chiedere all’arcivescovo Georg Gänswein se fosse possibile
recapitare all’ormai Papa emerito una copia del mio libro, nella
speranza che lo potesse vedere, e magari sfogliare. E in seguito, in un
paio di occasioni, mi era stato detto dapprima che l’aveva ricevuto, e
poi che lo stava leggendo. Ma che potesse rispondermi, e addirittura
commentarlo in profondità, era al di là delle ragionevoli speranze.
Aprire
la busta e trovarci dentro 11 fitte pagine, che iniziavano con una
richiesta di scuse per il ritardo nella risposta, e un’offerta di
ringraziamenti per la lealtà della trattazione, era la realizzazione
del massimo delle aspettative possibili, in un mondo che di solito non
ne realizza che il minimo. Ed era anche la soddisfazione di veder
finalmente presi sul serio e non rimossi, benché ovviamente non
condivisi, i miei argomenti a favore dell’ateismo e contro la religione
in generale, e il cattolicesimo in particolare.
D’altronde,
non era certo un caso che avessi indirizzato la mia lettera aperta a
Ratzinger. Dopo aver letto la sua Introduzione al Cristianesimo,
suggeritami dal compagno di strada Sergio Valzania lungo il Cammino di
Santiago del 2008, avevo capito che la fede e la dottrina di Benedetto
XVI, a differenza di quelle di altri, erano sufficientemente salde e
agguerrite da poter benissimo affrontare e sostenere attacchi frontali.
Un dialogo con lui, benché allora immaginato soltanto a distanza,
poteva dunque rivelarsi un’impresa stimolante e non banale, da
affrontare a testa alta.
Scrivendo
il mio libro come un commento al suo, avevo cercato di favorire la pur
remota possibilità che un giorno il destinatario potesse effettivamente
riceverlo. Avevo dunque abbassato i toni sarcastici di altri saggi,
scegliendo uno stile di scambio tra professori “alla pari”, ovviamente
nel senso accademico dell’espressione. E mi ero concentrato sugli
argomenti intellettuali che potevo sperare avrebbero mantenuta viva la
sua attenzione, pur senza rinunciare ad affrontare di petto i problemi
interni della fede e i suoi rapporti esterni con la scienza.
L’approccio
evidentemente non era sbagliato, visto che ha raggiunto il suo scopo:
che, ovviamente, non era cercare di “sconvertire il Papa”, bensì
esporgli onestamente le perplessità, e a volte le incredulità, di un
matematico qualunque sulla fede. Analogamente, la lettera di Benedetto
XVI non cerca di “convertire l’ateo”, ma gli ritorce contro onestamente
le proprie simmetriche perplessità, e a volte le incredulità, di un
credente molto speciale sull’ateismo.
Il
risultato è un dialogo tra fede e ragione che, come Benedetto XVI nota,
ha permesso a entrambi di confrontarci francamente, e a volte anche
duramente, nello spirito di quel Cortile dei Gentili che lui stesso
aveva voluto nel 2009. Se ho atteso qualche settimana a rendere
pubblica la sua partecipazione al dialogo, è perché volevo essere
sicuro che egli non volesse mantenerla privata.
Ora
che ne ho ricevuto la conferma, anticipo qui una parte della sua
lettera, che è comunque troppo lunga e dettagliata per essere riportata
integralmente, soprattutto nelle sezioni filosofiche iniziali...
Il postino del Papa suona due volte di Piergiorgio Odifreddi
--------------------------------------------
Il cortile dei gentili si apre ai giornalisti e diventa forum su fede e ragione nell'era della comunicazione "global"
I
protagonisti sono i direttori dei principali quotidiani italiani
(Ferruccio De Bortoli, Ezio Mauro, Mario Calabresi, Roberto Napoletano,
Virman Cusenza, Marco Tarquinio) e il fondatore di "Repubblica",
Eugenio Scalfari. Il padrone di casa è il cardinale Gianfranco Ravasi,
presidente del Pontificio Consiglio che al dialogo tra credenti e atei
ha dedicato un'apposita istituzione.
La
sede del confronto a Roma è il millenario Tempio di Adriano. "Un limite
nel rapporto tra la Chiesa e i mass media è stato quello di avere
un'agenda comune- afferma il direttore della Stampa, Mario Calabresi-.
E' un errore dei giornali analizzare la chiesa con le stesse coordinate
della politica. E così il Papa è di sinistra se la domenica parla degli
immigrati e diventa di destra se il mercoledì condanna l'aborto o
ribadisce i principi non negoziabili della bioetica.
Tutti
ci aspettavamo un monito del Pontefice contro le nozze gay in Francia e
invece non è arrivato. Francesco non si fa dettare i temi dalla
politica e così la Chiesa esce dalla logica del "botta e risposta"
quotidiano e torna ai suoi tempi naturali. Del resto, fede e ragione
convivono nelle persone...
Una
mattinata di confronto tra personalità significative del mondo del
giornalismo con l’intento di stabilire un dialogo fra i protagonisti
dell’informazione credenti e non credenti attorno a temi importanti
come "etica della società ed etica della comunicazione" e "giornalismo,
cultura e fede. credere e comunicare’’. I lavori sono stati aperti da
Ravasi e Scalfari che hanno dialogato su fede, società, comunicazione e
giornalismo...
"L'agenda della Chiesa non è quella della politica e dei media"
Qualcuno
li ha chiamati “il cardinale laico” e “il cardinale cattolico”. Il
fondatore di un giornale che si dichiara non credente ma “innamorato”
di Gesù, e rivela di aver appreso “forzatamente” dai gesuiti non la
fede, ma l’arte di ragionare. Il presidente di un dicastero pontificio
che loda pubblicamente il suo interlocutore, per aver dichiarato che è
l’incarnazione, e dunque la Crocifissione di Cristo, l’elemento
“capitale” del cristianesimo. Ma - aggiunge spiegando a un non credente
il legame indissolubile, per il cristiano, tra Croce e Risurrezione -
che “non c’è amore più grande di colui che dà la vita per la persona
che ama”. È cominciato con un dialogo tra il cardinale Gianfranco
Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, ed Eugenio
Scalfari, fondatore de “La Repubblica”, il “Cortile dei Giornalisti”,
la giornata del Cortile dei Gentili (www.cortiledeigentili.com)
dedicata agli operatori della comunicazione. Nei due dibattiti
successivi, i direttori dei principali quotidiani nazionali italiani si
sono confrontati e interrogati su temi come il rapporto tra
responsabilità e libertà, obiettività e verità nel mondo dei media -
con i suoi “vizi” e le sue “virtù” - e le possibili interazioni tra
fede e ragione. Il tutto a partire dalle straordinarie novità
introdotte da Papa Francesco, nel modo di comunicare della Chiesa...
Il Cortile dei giornalisti Per capirsi non per convertirsi
Ascolta
la sintesi proposta da Fabio Colagrande di Radio Vaticana: Cortile
dei Gentili dedicato ai giornalisti: gli interventi di Ravasi e Scalfari (mp3)
Vatican
Insider ha intervistato padre Laurent Mazas, direttore esecutivo del
Cortile, francese, dottore in Filosofia, aiutante di studio al
Pontificio Consiglio della Cultura dal 2000; è anche esperto della
Santa Sede al Consiglio d'Europa e all'Unesco per le questioni
culturali.
Perché questo incontro? Quali sono gli obiettivi specifici del Cortile dei Giornalisti?...
Mazas: «Francesco e Ravasi parlano al mondo laico con sincerità ed empatia»
il programma dettagliato del "Cortile dei Giornalisti"
'Cortile dei Giornalisti', anche Gesù lanciava i tweet...
video
--------------------------------------------
Quanto sia importante la
fede, o la mancanza di fede, nella vita dell' uomo è un concetto chiaro
a tutti. Ma quanto può essere efficace l' uso di semplici parole
religiose nella pratica di tutti i giorni? Moltissimo, spiega il
cardinale Gianfranco Ravasi, che non è soltanto il ministro della
Cultura vaticano, ma un teologo finissimo. «È curioso notare - rivela
infatti questo instancabile propulsore di iniziative di dialogo a
cavallo di più mondi - come il linguaggio informatico abbia mutuato i
termini di noi teologi: icona, convert, justify ». E allora perché non
tentare di abbattere quelle barriere che ancora esistono tra
informazione e religione, sfruttando proprio il piano della
comunicazione? Chi sta cominciando a farlo con padronanza del mezzo è
Papa Francesco. «È una figura rivoluzionaria. Temo non ci sarà un
Francesco II», ha detto ieri Eugenio Scalfari. La recente lettera del
Pontefice al fondatore di Repubblica e l' intervista a La Civiltà
Cattolica aprono un fronte nuovo, corroborato l' altro giorno dalla
lunga risposta inviata dal suo predecessore Benedetto XVI allo
scienziato ateo Piergiorgio Odifreddi...
Marco Ansaldo: È UN PAPA RIVOLUZIONARIO NON CI SARÀ UN FRANCESCO II
---------------------------------------------------------------
...
Francesco non si adegua al mondo - come qualcuno erroneamente pensa -
ma incarna l'amore di Dio nel mondo. Non diventa 'del mondo', ma si
apre 'al mondo'. Una differenza che Benedetto XVI spiegò mirabilmente,
il 25 settembre 2011, in un celebre discorso a Friburgo, in Germania.
Solo, infatti, aprendosi 'al mondo', cogliendone le sofferenze,
inquietudini, insoddisfazioni, il cristiano può offrire l'incontro con
Cristo come percorso (e non ultima parola) di verità. E solo così è poi
possibile rilanciare adeguatamente i 'principi non negoziabili' come
diretta conseguenza dell'antropologia cristiana. Senza illudersi di
riuscire a imporre per legge i valori cattolici come la sacralità della
vita, l'indissolubilità del matrimonio, la famiglia fondata sul
matrimonio tra un uomo e una donna. Non è con l'ingerenza spirituale
nelle vite altrui che seguiamo Cristo, ma portando la sua parola di
speranza e salvezza per tutti, senza risparmiare critiche al mondo,
come fa Papa Francesco.
Non c'è un cedimento al relativismo, ma la rinnovata consapevolezza che
la Chiesa è una madre misericordiosa che vuole abbracciare l'umanità,
non un club esclusivo, a numero chiuso, di santi e intellettuali,
amanti del bello e del giusto, che aborre i cedimenti alla modernità e
l'ingresso di nuovi soci. Le stesse reazioni perplesse di molti alle
parole del Papa, ci fanno capire che molti la Chiesa la concepiscono
ancora così. E allora si correggono le parole di Francesco per
togliergli mordente...
Fabio Colagrande: Arretra? No, chiede di osare di più
Insomma... come laico
battezzato e sposo essere associati quali pecore da pascere o pesci da
pescare non mi pare uno stato ed una prospettiva propriamente
"stimolante"! Ed è evidente che molto deve essere colto, da me per
primo, sul significato profondo che si cela dietro queste due immagini
simboliche.
Nel tentativo di portare il mio contributo alla riflessione, che spero
possa continuare anche da queste pagine, provo a tratteggiare
brevissimamente, con "occhi di famiglia", le suggestioni suscitate
dalle figure del pastore e pescatore.
Francesco Fabrini: L'odore di pecora e quello di pesce
---------------------------------------------------------------
Angelus/Regina Cæli - Angelus, 22 settembre 2013 Cagliari
Omelia - 22
settembre 2013: Visita Pastorale a Cagliari - Santa Messa nel
Piazzale antistante il Santuario di Nostra Signora di Bonaria
Discorso - Ai partecipanti all'Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali (21 settembre 2013)
Discorso - Incontro con il mondo del lavoro in Largo Carlo Felice di Cagliari (22 settembre 2013)
Discorso - Incontro con i poveri e i detenuti nella Cattedrale di Cagliari (22 settembre 2013)
Discorso - Saluto alle suore di Clausura a Cagliari (22 settembre 2013)
Discorso - Incontro con i giovani al termine dell’evento "Getta le tue reti" in Largo Carlo Felice di Cagliari (22 settembre 2013)
Udienza - 25 settembre 2013
---------------------------------------------------------------
SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA
NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
Era il 21 settembre del ‘53. Aveva quasi 17 anni.
Un giorno fondamentale nella vita di Jorge Mario Bergoglio. Lo stesso
Papa Francesco ha raccontato più volte quel momento cruciale. In Piazza
San Pietro, durante la Veglia di Pentecoste con i movimenti, il 18
maggio scorso, ne ha parlato così...
---------------------------------------------------------------
23/09/2013:
24/09/2013:
26/09/2013:
---------------------------------------------------------------
27/09/2013:
---------------------------------------------------------------
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
21 settembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
lo sguardo di Gesù ti cambia
«Uno
sguardo che ti porta a crescere, ad andare avanti; che ti incoraggia,
perché ti fa sentire che lui ti vuole bene»; che dà il coraggio
necessario per seguirlo. È stata incentrata sugli sguardi di Gesù la
meditazione di Papa Francesco durante la messa a Santa Marta di questa
mattina, sabato 21 settembre. È una data fondamentale nella biografia
di Jorge Mario Bergoglio, perché al giorno della festa liturgica di San
Matteo di sessant’anni fa – era il 21 settembre 1953 – egli fa risalire
la propria scelta di vita. Forse anche per questo, commentando il
racconto della conversione dell’evangelista (Matteo, 9, 9-13), il
Pontefice ha sottolineato il potere degli sguardi di Cristo, capaci di
cambiare per sempre la vita di coloro sui quali si posano.
Proprio
com’è accaduto per l’esattore delle tasse divenuto suo discepolo: «Per
me è un po’ difficile capire come Matteo abbia potuto sentire la voce
di Gesù», che in mezzo a tantissima gente gli dice «seguimi». Anzi, il
vescovo di Roma non è certo che il chiamato abbia sentito la voce del
Nazareno, ma ha la certezza che egli abbia «sentito nel suo cuore lo
sguardo di Gesù che lo guardava. E quello sguardo è anche un volto»,
che «gli ha cambiato la vita. Noi diciamo: lo ha convertito». C’è poi
un’altra azione descritta nella scena: «Appena sentito nel suo cuore
quello sguardo, egli si alzò e lo seguì». Per questo il Papa ha fatto
notare che «lo sguardo di Gesù ci alza sempre; ci porta su», ci
solleva; mai ci «lascia lì» dov’eravamo prima di incontrarlo. Né
tantomeno toglie qualcosa: «Mai ti abbassa, mai ti umilia, ti invita ad
alzarti», e facendo sentire il suo amore dà il coraggio necessario per
poterlo seguire.
Ecco
allora l’interrogativo del Papa: «Ma come era questo sguardo di Gesù»?
La risposta è che «non era uno sguardo magico», poiché Cristo «non era
uno specialista in ipnosi», ma ben altro. Basti pensare a «come
guardava i malati e li guariva» o a «come guardava la folla che lo
commuoveva, perché la sentiva come pecore senza pastore». E soprattutto
secondo il Santo Padre per avere una risposta all’interrogativo
iniziale occorre riflettere non solo su «come guardava Gesù», ma anche
su «come si sentivano guardati» i destinatari di quegli sguardi. Perché
— ha spiegato — «Gesù guardava ognuno» e «ognuno si sentiva guardato da
lui», come se egli chiamasse ciascuno con il proprio nome.
Per questo lo sguardo di Cristo «cambia la vita»...
Come un soffio sulla brace
video
--------------------------------------------
S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta,
Vaticano 24 settembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
Dio cammina con noi ci aspetta sempre
Gesù
ci aspetta sempre, questa è l’umiltà di Dio. E’ quanto affermato da
Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa,
che ha preso spunto dal Salmo “Andremo con gioia alla Casa del
Signore”, ha sottolineato che il Sacramento non è un rito magico, ma
l’incontro con Gesù che ci accompagna nella vita.
“Andremo
con gioia alla Casa del Signore”. Papa Francesco ha preso spunto dal
Salmo di oggi, recitato dopo la Prima Lettura, per soffermarsi sulla
presenza del Signore nella nostra vita. Una presenza che accompagna.
Nella storia del Popolo di Dio, ha osservato il Papa, ci sono “momenti
belli che danno gioia” e anche momenti brutti “di dolore, di martirio,
di peccato”:
“E
sia nei momenti brutti, sia nel momenti belli una cosa sempre è la
stessa: il Signore è là, mai abbandona il Suo popolo! Perché il
Signore, quel giorno del peccato, del primo peccato, ha preso una
decisione, ha fatto una scelta: fare Storia con il Suo popolo. E Dio,
che non ha Storia, perché è eterno, ha voluto fare Storia, camminare
vicino al Suo popolo. Ma di più: farsi uno di noi e come uno di noi,
camminare con noi, in Gesù. E questo ci parla, ci dice dell’umiltà di
Dio”.
Ecco allora che la grandezza di Dio, ha soggiunto, è proprio la sua umiltà:
“Ha voluto camminare con il suo Popolo”. E quando il suo Popolo “si
allontanava da Lui con il peccato, con l’idolatria”, “Lui era lì” ad
aspettare. E anche Gesù, ha detto, viene con “questo atteggiamento di
umiltà”. Vuole “camminare con il Popolo di Dio, camminare con i
peccatori; anche camminare con i superbi”. Il Signore, ha affermato, ha
fatto tanto “per aiutare questi cuori superbi dei farisei”...
“Dio,
Padre, Figlio e Spirito Santo – ha ribadito Papa Francesco
– sono compagni di cammino, fanno Storia con noi”. E questo, ha
proseguito, la Chiesa lo celebra “con tanta gioia, anche nella
Eucaristia”...
Il Papa: il Sacramento non è un rito magico, è l'incontro con Gesù che ci aspetta
video
--------------------------------------------
S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
25 settembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
Vergogna, preghiera e digiuno
La
vergogna dinanzi a Dio, la preghiera per implorare la misericordia
divina e la piena fiducia nel Signore. Sono questi i cardini della
riflessione proposta da Papa Francesco questa mattina, mercoledì 25
settembre, durante la messa nella cappella di Santa Marta concelebrata
con i cardinali Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le
Chiese Orientali, e Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei
Maroniti, insieme a un gruppo di vescovi maroniti venuti dal Libano,
dalla Siria, dalla Terra Santa e da diversi altri Paesi di ogni
continente.
Nel
commentare le letture della liturgia (Esdra 9,5-9; Luca 9, 1-6), il
Santo Padre ha detto che, in particolare, il brano tratto dal libro di
Esdra gli ha fatto pensare ai vescovi maroniti e, come di consueto, ha
riassunto il suo pensiero intorno a tre concetti.
Innanzitutto l’atteggiamento di vergogna e confusione di
Esdra davanti a Dio, fino al punto da non poter alzare gli occhi verso
di lui. Vergogna e confusione di tutti noi per i peccati commessi, che
ci hanno portato alla schiavitù poiché abbiamo servito idoli che non
sono Dio.
La preghiera è
il secondo concetto. Seguendo l’esempio di Esdra, che in ginocchio alza
le mani verso Dio implorando misericordia, così dobbiamo fare noi per i
nostri innumerevoli peccati. Una preghiera che, ha detto il Papa,
bisogna elevare anche per la pace in Libano, in Siria e in tutto il
Medio Oriente. È la preghiera sempre e comunque, ha precisato, la
strada che dobbiamo percorrere per affrontare i momenti difficili, come
le prove più drammatiche e il buio che talora ci avvolge in situazioni
imprevedibili. Per trovare la via di uscita da tutto ciò, ha
sottolineato il Pontefice, bisogna incessantemente pregare.
Infine, fiducia assoluta in Dio che mai ci abbandona.
È il terzo concetto proposto dal Santo Padre. Siamo certi, ha detto,
che il Signore è con noi e, pertanto, il nostro camminare deve farsi
perseverante grazie alla speranza che infonde fortezza. La parola dei
pastori diventerà rassicurante per i fedeli: il Signore non ci
abbandonerà mai...
Pregare incessantemente per la pace in Siria, Libano e Medio Oriente: così il Papa a Santa Marta
--------------------------------------------
S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
26 settembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
Gesù si conosce con il dialogo con Lui
Per
conoscere Gesù, bisogna coinvolgersi con Lui. E’ quanto sottolineato da
Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha
affermato che Gesù non si può conoscere in “prima classe”, ma nella
vita quotidiana di tutti i giorni. Quindi, ha indicato i tre linguaggi
necessari per conoscere Gesù: “della mente, del cuore e dell’azione”
Chi
è costui, da dove viene? Papa Francesco ha svolto la sua omelia
muovendo dalla domanda che Erode si pone su Gesù. Un interrogativo, ha
detto, che in realtà pongono tutti coloro che incontrano Gesù. E’ una
domanda, ha affermato, “che si può fare per curiosità” o si “può fare
per sicurezza”. E osserva che, leggendo il Vangelo, vediamo che “alcuni
incominciano a sentire paura di questo uomo, perché li può portare a un
conflitto politico con i romani”. “Ma chi è questo che fa tanti
problemi?”, ci si chiede. Perché davvero, ha detto il Papa, “Gesù fa
problemi”:
“Non
si può conoscere Gesù senza avere problemi. E io oserò dire: ‘Ma se tu
vuoi avere un problema, vai per la strada di conoscere Gesù. Non uno,
tanti ne avrai!’. Ma è la strada per conoscere Gesù! Non si può
conoscere Gesù in prima classe! Gesù si conosce nell’andare quotidiano
di tutti i giorni. Non si può conoscere Gesù nella tranquillità,
neppure nella biblioteca… Conoscere Gesù!”...
“Non
si può conoscere Gesù senza coinvolgersi con Lui, senza scommettere la
vita per Lui. Quando tanta gente - anche noi - si fa questa domanda ‘Ma
chi è questo?’, la Parola di Dio ci risponde: ‘Tu vuoi conoscere chi
sia questo? Leggi quello che la Chiesa ti dice di Lui, parla
con Lui nella preghiera e cammina sulla sua strada con Lui.
Così, tu conoscerai chi è quest’uomo’. Questa è la strada! Ognuno deve
fare la sua scelta!”.
Papa Francesco: non si può conoscere Gesù in prima classe, bisogna coinvolgersi con Lui
video
--------------------------------------------
S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
27 giugno 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
il vero cristiano porta la Croce nella sua vita
La
scelta è se «essere cristiani del benessere» o «cristiani che seguono
Gesù». I cristiani del benessere sono quelli che pensano di avere tutto
se hanno la Chiesa, i sacramenti, i santi... Gli altri sono i cristiani
che seguono Gesù sino in fondo, sino all'umiliazione della croce, e
sopportano serenamente questa umiliazione. È in sintesi la riflessione
proposta da Papa Francesco questa mattina, venerdì 27 settembre,
all'omelia della messa celebrata nella cappella di Santa Marta.
Il
Santo Padre si è riallacciato a quanto aveva detto ieri a proposito dei
diversi modi per conoscere Gesù: «Con l'intelligenza — ha oggi
ricordato — con il catechismo, con la preghiera e nella sequela». E ha
ricordato la domanda all'origine di questa ricerca del conoscere Gesù:
«Ma chi è costui ?». Oggi però «è Gesù che fa la domanda», così come
narrato da Luca nell’odierno brano del Vangelo (9,18-22). Quella di
Gesù, ha notato il Pontefice, è una domanda che da generale — «le folle
chi dicono che io sia?» — si trasforma in una domanda rivolta
particolarmente a persone specifiche, in questo caso agli apostoli: «Ma
voi chi dite che io sia?». Questa domanda, ha proseguito «è rivolta
anche a noi in questo momento, nel quale il Signore è fra noi, in
questa celebrazione, nella sua Parola, nell'Eucaristia sull'altare, nel
suo sacrificio. E oggi a ognuno di noi chiede: ma per te chi sono io?
...»...
Quello
che manca per essere cristiano davvero è «l'unzione della croce,
l'unzione dell'umiliazione. Lui umiliò se stesso fino alla morte e alla
morte di croce. Questa è la pietra di paragone, la verifica della
nostra realtà cristiana...
«...
Tutti vogliamo risorgere il terzo giorno. È buono, è buono, dobbiamo
volere questo». Ma non tutti, ha detto il Papa, per raggiungere
l'obiettivo, sono disposti a seguire questa strada, la strada di Gesù:
ritengono sia uno scandalo se gli viene fatto qualcosa che essi
ritengono si tratti di un torto, e se ne lamentano . Il segno
dunque per capire «se un cristiano è un cristiano davvero» è «la sua
capacità di portare con gioia e con pazienza le umiliazioni». Questa è
«una cosa che non piace», ha infine sottolineato Papa Francesco; eppure
«ci sono tanti cristiani che guardando il Signore chiedono umiliazioni
per assomigliare di più a lui».
Sulla strada di Gesù
video
--------------------------------------------
Sei
interessato a
ricevere la nostra newsletter
ma non
sei iscritto ?
Iscriversi
è facile e gratuito.
ISCRIZIONE ALLA NEWSLETTER
riceverai la newsletter di
"TEMPO PERSO", ogni settimana, direttamente nella
casella di posta elettronica.
|
AVVISI:
1)
La
newsletter è settimanale;
2) Il
servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm
3)
Il servizio omelia di P.
Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm
|
|