"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°39 del 2013

Aggiornamento della settimana

- dal 21 al 27 settembre 2013 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 4 ottobre 2013          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 


LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo




OMELIA 

    di P. Gregorio Battaglia
  di P. Aurelio Antista
  di P. Alberto Neglia

 
N. B. La Lectio viene sospesa nel periodo estivo



NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 







Papa Francesco a Cagliari


  (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)


22 settembre 2013 VISITA DEL PAPA A CAGLIARI - Domenica al Santuario di Bonaria l'abbraccio di Francesco ad un lebbroso


La sua mano è indurita dal morbo ma è ancora più duro stringerla, perché la lebbra fa paura. Raoul Follerau, madre Teresa... purtroppo la santità non è moneta così corrente. Il paziente, informano i medici, non è contagioso, eppure io esito e Antonio lo avverte. 
«Ho pregato tanto e continuo a pregare per quelli che non capiscono»: il morbo di Hansen gli ha rubato anche la vista, tuttavia sembra che ci veda benissimo, non appena lo sfioro. Antonio Aste domenica abbraccerà il Papa nel Santuario di Bonaria dove si ripeterà il famoso gesto del santo di Assisi, probabilmente con la medesima commozione per entrambi. «Io sono un lebbroso – racconta Antonio, seduto nel reparto hanseniani dell’Ospedale Santissima Trinità di Cagliari – ma domenica sarò un uomo libero». Per comprendere il senso di questa libertà bisogna cogliere il dolore estremo della solitudine, come ha fatto l’arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio. Quando l’ha incontrato gli ha preso le mani nelle mani «e non le ha mai tolte – racconta Antonio – per venti lunghi minuti".
Il lebbroso di Cagliari è uno dei malati che abbracceranno papa Francesco nel corso della visita cagliaritana. Un abbraccio che spezza antiche catene: «È duro vedere andare via gli amici... Io li ho visti andare via quando mi hanno internato». Antonio è stato ricoverato nel 1950, il morbo di Hansen era più diffuso di oggi e gli ospedali erano decisamente un’altra cosa...
Compirà 90 anni a fine ottobre. Il corpo, benché tradito dal bacillo e piegato dall’età, è ancora quello di un uomo forte, che poteva saltare il muro di cinta e buttarlo giù a pugni, ma non superarlo. Il vigore gli è tornato invece con questo Papa: «Quando l’ho sentito parlare – spiega – ho pensato che poteva capire e abbracciare chi è emarginato. Ho condiviso il suo no alla guerra: per anni, riflettendo qui dentro, mi sono chiesto perché gli uomini gettano soldi nelle armi invece di studiare malattie come la mia. Non capiscono a cosa stanno rinunciando. Il Papa lo ha capito e quando lo abbraccerò gli dirò: io sono un lebbroso, ma oggi sono un uomo libero, scelgo di uscire e di mostrarmi per chi sono». Una lucidità prodigiosa per un ex minatore del Sulcis, sepolto vivo dal disprezzo altrui...

   «Io, lebbroso, da Francesco» Domenica abbraccerà il Papa

   programma della VISITA PASTORALE A CAGLIARI (22 settembre 2013)

Visita anche:
  • Chiesa di Cagliari » Il Papa in Sardegna
  • Papa Francesco e la Sardegna
  • Il Papa in Sardegna

Don Giulio Madeddu, responsabile dell'organizzazione della visita a Cagliari di Papa Francesco racconta i dettagli della giornata del 22 settembre.

     Questa è la visita del Papa a tutta la Sardegna (video)

La visita pastorale di Papa Francesco a Cagliari. L'attesa della comunità ecclesiale della Sardegna

   video


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22 settembre 2013 VISITA DEL PAPA A CAGLIARI - Atto di Affidamento a Nostra Signora di Bonaria


Il Papa si reca davanti al simulacro della Madonna di Bonaria e pronuncia l’atto di affidamento. 

Beatissima Vergine e Nostra Signora di Bonaria,
a te, con tanta fiducia, consacro ognuno dei tuoi figli.
Tu ci conosci e noi sappiamo che ci vuoi molto bene.
Oggi, dopo aver adorato il tuo Figlio Gesù Cristo, 
nostro fratello maggiore e nostro Dio, 
ti chiedo di volgere il tuo sguardo su tutti e su ognuno.
...



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La preghiera del Papa per le vittime dell'attentato in Pakistan


Nell'incontro con i giovani, prima della benedizione, Papa Francesco:

"... Oggi, in Pakistan, per una scelta sbagliata, di odio, di guerra, è stato fatto un attentato e sono morte 70 persone. Questa strada non va, non serve. Soltanto la strada della pace, che costruisce un mondo migliore! Ma se non lo fate voi, se non lo fate voi, non lo farà un altro! Questo è il problema, e questa è la domanda che io vi lascio: “Sono disposto, sono disposta a prendere una strada per costruire un mondo migliore?”. Soltanto questo. E preghiamo un Padre Nostro per tutte queste persone che sono morte in questo attentato del Pakistan. Padre Nostro…
Che la Madonna ci aiuti sempre a lavorare per un mondo migliore, a prendere la strada della costruzione, la strada della pace, e mai la strada della distruzione e la strada della guerra..."

Per approfondire la notizia:
Il sangue cristiano bagna ancora la terra del Pakistan. Mai, prima d'ora, un attentato di queste proporzioni aveva sfregiato la comunità cristiana. E’ infatti di oltre 78 morti e un centinaio di feriti il bilancio delle vittime dell'attacco compiuto da due kamikaze in una chiesa di Peshawar, nella parte nord occidentale del Paese, durante la funzione in una chiesa anglicana. Un bilancio, come avviene in questi casi, drammaticamente provvisorio tenendo conto che la maggioranza dei feriti versano in gravi condizioni. Il capo della polizia di Peshawar ha dichiarato che «nell'attacco in chiesa sono stati usati dai 6 agli 8 chili di esplosivo». I due uomini-bomba hanno atteso che i fedeli uscissero dalla messa, scelta accuratamente perché una delle più affollate, e poi si sono fatti esplodere sulla piazza tra la folla. Da una prima ricostruzione della polizia, è emerso che le due esplosioni si sono verificate a circa 30 secondi l'una dall'altra...

   Pakistan, strage dei kamikaze in chiesa

   Le FOTO choc della strage nella chiesa in Pakistan


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22 settembre 2013 VISITA DEL PAPA A CAGLIARI - Un abbraccio alla città lungo dieci ore - cronaca con testi e video (prima parte)


Papa Francesco è partito dall'aeroporto di Ciampino su di un piccolo Falcon: l'arrivo a Elmas puntuale alle 8.15 ad accoglierlo sotto la scaletta dell'aereo tra gli altri l'arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio, il ministro della giustizia Anna Maria Cancellieri, il governatore Ugo Cappellacci, l'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede Francesco Maria Greco, il nunzio apostolico Adriano Bernardini. In prima fila una decina di disabili. Papa Francesco si è avvicinato alla loro postazione a bordo di una Ford blu e dal finestrino aperto ha salutato con un sorriso le persone che lo acclamavano. Poi l'auto si è diretta versa il Cpa, Centro prima accoglienza immigrati, struttura all'interno dell'aeroporto che attualmente accoglie circa 150 ospiti. Il Papa è stato acclamato dagli ospiti - un'ottantina - della struttura e il pontefice ha contraccambiato con calore. L'auto con il Santo Padre padre ha rallentato nel passaggio davanti alla struttura che accoglie gli immigrati richiedenti asilo, la maggior parte di fede musulmana. Subito è scattato l'applauso.

Alle 8.45 Incontro con il mondo del lavoro in Largo Carlo Felice di Cagliari
Il primo lavoratore a salire sul palco per rivolgere un saluto a Papa Francesco è stato poco dopo le 9 Francesco Mattana, operaio della Sardinia Green Island, in cassa integrazione...
Mattana ha quindi concluso il suo intervento, prima di essere abbracciato affettuosamente dal Papa, con un appello al Pontefice: "Io, a nome di ogni lavoratore, le chiedo di farsi portavoce del nostro grido di dolore presso chi rappresenta le istituzioni, come Mosè portò dinanzi a Dio le sofferenze del popolo di Israele". (Leggi tutto: Operaio Green Island parla al Papa: "Accogli il nostro grido di dolore")
A rappresentare il mondo del lavoro sardo davanti al Papa, questa mattina a Cagliari, non solo i tanti dipendenti delle aziende in crisi e i disoccupati, ma anche un esempio di successo. Maria Grazia Patrizi, presidente della cooperativa Primavera 83 ha raccontato al Pontefice l'esperienza di una impresa nata trent'anni fa per iniziativa dell'assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Cagliari...
"... Santo Padre le chiediamo di benedire tutte le realtà imprenditoriali della nostra isola, dalle grandi industrie alle più piccole società. La sua presenza e soprattutto la sua preghiera - ha concluso l'imprenditrice - ci sono di grande incoraggiamento per continuare con fiducia e determinazione il nostro lavoro imprenditoriale. Grazie Santità". (Leggi tutto: Imprenditrice sarda a Papa Francesco: "Benedici le realtà lavorative dell'Isola")
"Papa Francesco grazie soprattutto per aver scelto di cominciare questa giornata proprio incontrando gli uomini e le donne del mondo del lavoro, che vivono una stagione di gravissima crisi, ma che coltivano la speranza di superare le difficoltà". Con queste parole un pastore di Dorgali (Nuoro), Luciano Utzeri Bacchitta, ha salutato papa Francesco "Il lavoro delle campagne - ha detto il pastore - un tempo era l'attività principale dei nostri territori al punto che tutti gli abitanti sperimentano un naturale senso di appartenenza a questa categoria. Eravamo un popolo di pastori e agricoltori, ma da diversi anni questo lavoro è anche accompagnato dalla precarietà, dall'incertezza del futuro e da una condizione di evidente ingiustizia. Ci sono tanti problemi, le malattie distruggono le nostre greggi, gli incendi bruciano i nostri raccolti. Santità, noi la riconosciamo come nostro buon pastore e le chiediamo di benedire il nostro lavoro, la nostra terra, le nostre speranze". Al termine l'allevatore sardo ha consegnato al Pontefice una bisaccia (sa bertula, in sardo) utilizzata dai pastori e dai contadini e simbolo della lotta alle povertà. (fonte: Tiscali)

Sono bastate poche parole di Bergoglio per far commuovere gli operai: "Dove non c’è lavoro manca la dignità". Una frase che ha raccolto gli applausi di tutti, mentre i volti dei lavoratori vicini al palco si sono bagnati di lacrime. Dalla folla si è levato il coro "lavoro, lavoro".

   video

   il testo integrale del discorso pronunciato dal Papa a braccio e quello scritto e consegnato all'arcivescovo di Cagliari

   video

9,45 Saluto delle Autorità nel Piazzale antistante il Santuario di Nostra Signora di Bonaria di Cagliari.
Saluto dei malati nella Basilica di Nostra Signora di Bonaria di Cagliari.

Sono 1.600 i malati che assisteranno alla Messa davanti al sacrato della basilica di Bonaria. Cento di loro, malati in barella e gravi, lo hanno salutato personalmente all'interno della basilica prima della celebrazione liturgia. Dopo il Pontefice si è fermato a pregare all'interno del Santuario assieme ai padri mercedari, custodi del simulacro della Vergine di Bonaria, alle suore mercedarie e al terz'Ordine mercedario. 

10,30 Santa Messa nel Piazzale antistante il Santuario di Nostra Signora di Bonaria di Cagliari.
E’ tutta dedicata allo sguardo di Maria, l’omelia della Messa celebrata da Papa Francesco sul piazzale del Santuario di Nostra Signora di Bonaria, davanti a molte migliaia di fedeli che con entusiasmo e commozione hanno partecipato alla celebrazione eucaristica.
Questo l'incipit dell'omelia di Papa Francesco: "Sa paghe ‘e Nostru Segnore siat sempre chin bois"

   video

Il Papa ha anche concluso con un saluto in lingua sarda la sua omelia nella messa sul sagrato del santuario di Bonaria: "Bonaria bos acumpanzet sempre in sa vida".

   il testo integrale dell'omelia

Al termine della Messa celebrata sul piazzale del Santuario di Nostra Signora di Bonaria, a Cagliari, oggi 22 settembre 2013, Papa Francesco ha rivolto un atto diaffidamento alla Vergine

   video

Al termine della Messa al santuario di Nostra Signora di Bonaria, il Papa prima della recita dell'Angelus ha voluto salutare e ringraziare con affetto, in particolare i vescovi della Sardegna.

   il testo integrale dell'Angelus

   video

Concluse le celebrazioni liturgiche, Francesco ha portato un saluto ad ogni malato all'interno della Basilica e ha scattato una foto con dei giovanissimi pellegrini di Settimo San Pietro, in provincia di Cagliari: sono le tappe di papa Francesco sul sagrato di Bonaria. Fermato più volte dentro la Basilica, il Santo Padre si è intrattenuto con diversi fedeli e malati fino a quando un bambino e una bambina di circa 13 anni, davanti all'altare, gli hanno chiesto di fare una foto con l'Iphone. Papa Francesco ha preso il telefono e lo ha consegnato a una guardia della Gendarmeria vaticana per poi mettersi in posa sorridente accanto ai due ragazzini. Dopo il passaggio in Basilica, il Pontefice si è diretto nel Santuario, che custodisce il simulacro della Vergine, per pregare qualche minuto insieme con la comunità dei Mercedaria. Quindi la deposizione di un mazzo di fiori sull'altare e la consegna dei doni da parte dei Mercedari: il parroco di Bonaria gli ha donato una medaglia d'argento mentre il Terz'Ordine lo "scatolare", un paramento liturgico. Al termine il Papa è salito su una Ford Focus per recarsi al Seminario dove lo attendevano i vescovi sardi per il pranzo. (fonte: Ansa)


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22 settembre 2013 VISITA DEL PAPA A CAGLIARI - Un abbraccio alla città lungo dieci ore - cronaca con testi e video (seconda parte)


Una corsa nel cuore della città per il Papa dopo la conclusione della messa a Bonaria per arrivare al Seminario arcivescovile per il pranzo. 
Un po' di delusione alla partenza da Bonaria quando Francesco, anziché salire sulla Papamobile, si è accomodato sul sedile posteriore della Ford Focus azzurra che lo aveva accompagnato in città dall'aeroporto. Al suo fianco c'era l'arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio. Molti cagliaritani delusi perché, tra la folla, è stato molto difficile scorgere il Papa. L'auto con il Pontefice ha attraversato via Dante per poi imboccare via dei Giudicati e via Campania. Poi giù in via Cadello, sino al Seminario, in un percorso durato poco meno di dieci minuti.
 Il Santo Padre è arrivato in via monsignor Cogoni poco prima delle 13: pasto veloce a base di culurgionis ogliastrini di Lanusei (tipici ravioli sardi), accompagnato da un bicchiere di Cannonau di Jerzu, perché il programma prevede subito un nuovo appuntamento, in Cattedrale. 

IN CATTEDRALE L'INCONTRO CON POVERI E DETENUTI
Alle 15 Papa Francesco, dopo essersi fermato per un rapido saluto davanti alla chiesa dei Cappuccini, in viale Fra Ignazio, è giunto in Cattedrale. Qui il Pontefice, accompagnato dall'Arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio ha dato vita ad un altro momento toccante, ha incontrato i poveri assistiti dalla Caritas e alcuni detenuti del carcere di Sassari e di Cagliari e dell'istituto Minorile di Quartucciu (Cagliari). 
Il Pontefice ha anche ricevuto un cesto con i prodotti tipici sardi donati dai detenuti delle tre colonie penali della Sardegna, Isili, Mamone e Is Arenas, e una lettera scritta da un ergastolano. Il detenuto ha chiesto al Santo Padre di intercedere e aprire il cuore ai governanti e ai parlamentari affinché dall’ordinamento nazionale sparisca "la tortura dell’ergastolo". Nella stessa missiva c'era anche una poesia dal titolo “Fine pena mai”.

   il testo integrale del discorso del Santo Padre

   video

BREVE INCONTRO CON LE SUORE DI CLAUSURA
"Alle suore di clausura un saluto speciale, perché voi siete il sostegno della Chiesa, il sostegno spirituale della Chiesa. Andate avanti con questa certezza. Il Signore vi ha chiamate per sostenere la Chiesa, con la preghiera, con la grande preghiera. Vi benedico tutte: in nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Pregate per me e grazie tante".
Il Papa, una volta salito sulla papamobile davanti alla cattedrale, è stato protagonista di un piccolo fuori-programma: è sceso dall'auto e ha salutato fedeli e bambini che lo aspettavano davanti a un asilo in via Martini, a Castello.

L'INCONTRO COL MONDO DELLA CULTURA
Alle 16 Francesco ha incontrato il mondo della cultura alla Facoltà teologica. E' stato accolto dal rettore, padre Maurizio Teani. Ha preso la parola dopo l'intervento del rettore dell'Università di Sassari, Attilio Mastino.

   il testo integrale del discorso del Santo Padre

   video

Durante il tragitto per raggiungere il luogo dell'ultimo appuntamento della giornata, l'incontro con i giovani, ha baciato i bambini. Sono stati gli stessi uomini della scorta a portarglieli perché potesse rivolgere loro il gesto di affetto paterno. La "confidenza" dei cagliaritani nei confronti di Francesco è stata riassunta da un cartello scritto da un residente nella zona di piazza Yenne: "Checco sali a prendere un caffè". All'arrivo nel largo è esplosa la festa. Canti e inni di gioia per gli ultimi momenti di permanenza del Santo Padre nel capoluogo.

   video

LA FESTA DEI GIOVANI
Il Papa ha raggiunto il palco allestito nel largo Carlo Felice e ascoltato il messaggio dei giovani sardi. "Francesco, puoi contare su di noi", ha detto una ragazza dopo averlo salutato con un affettuoso "ciao". 

Davanti ai giovani il Papa ha fatto una sintesi della giornata trascorsa nell'Isola. "Grazie di essere venuti in tanti. E' stata una festa della fede che riempie di gioia. Pregate spesso per la Madonna: è una buona mamma". Poi è entrato nel merito delle questioni che i giovani, che si sono alternati sul palco, gli hanno presentato: "Alcune delle vostre "pregunte"", ha detto il Papa incorrendo in uno scivolone linguistico. Poi, sorridendo, si è corretto ("Anche io parlo il dialetto, eh") e ha fatto ricorso alle parole del Vangelo per parlare dell'esperienza del fallimento, comune a tutti i giovani: "Simone prendi il largo e getta le reti, disse Gesù. Ha chiesto una prova perché Simone e gli altri erano appena rientrati da una battuta andata male. Avevano vissuto l'esperienza del fallimento, la stessa che è tornata nelle vostre domande e che voi giovani sperimentate". "La giovinezza è speranza", ha sottolineato, "un giovane senza gioia e speranza, che sente la sfiducia della vita, è preoccupante. Non è un giovane". "Guardatevi da chi approfitta del vostro pessimismo per vendervi la morte. Io non vi vendo illusioni: fidatevi di Gesù. Non smettete mai di mettervi in gioco come dei buoni sportivi, non scoraggiatevi di fronte ai fallimenti. Gettate le vostre reti fiduciosi. No alle lamentele e alla rassegnazione". Il Santo Padre ha anche portato la sua esperienza personale: "Dopo tanti anni da quando ho sentito la vocazione accanto al Signore non mi sono pentito, perché mi sento forte, ma voi pensate che io sia Tarzan? No, mi sento forte perché nei momenti più bui, nel peccato, nella fragilità, ho guardato Gesù e lui non mi ha lasciato da solo, fidatevi di lui che non vi delude mai. Siate sempre uomini di fede e di speranza. Pregate per me. La Madonna vi accompagni".

     il testo integrale del discorso

Il messaggio che il Papa ha voluto lanciare ai giovani era anche riassunto da una grande scritta sul palco, in italiano e in sardo, alle spalle del Papa: "Non fatevi rubare la speranza". Dopo i canti e i balli tradizionali Francesco ha ripreso la parola per far riflettere i giovani sulla gravità del momento storico che il mondo sta vivendo: "Oggi in Pakistan c'è stata una strage con 72 morti. La strada della pace costruisce un mondo migliore. Se non lo fate voi non lo farà un altro. Questo è il problema e la domanda che io vi lascio: "sono disposto a prendere la strada per costruire un mondo migliore?". Poi ha invitato a pregare il Padre nostro e ha concluso nel consueto modo: "Pregate per me e arrivederci".

   video

Sullo stesso palco in cui sono saliti i giovani rappresentanti della comunità sarda, Francesco ha anche incontrato e abbracciato i calciatori rossoblù e i loro bambini.

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È stata una grande festa. Un tripudio di gioia e buoni sentimenti. Di impegni, esortazioni, promesse e (forse) troppo facili illusioni.
Papa Francesco è riuscito ad anestetizzare il proverbiale disincanto dei sardi, è vero. Lo ha fatto con il suo ineguagliabile carisma, l’autorevolezza del pastore di uomini, la semplicità del saggio e la sincerità del giusto...
... Francesco ha ancora una volta parlato da indiscusso leader carismatico di questo difficile tempo moderno. I partecipanti alle oceaniche adunate e i protagonisti della vita sociale ed economica mostrano sempre più di essere soggiogati. Insomma, fa il suo. E i fedeli entusiasti che fanno? Anzi, cosa faranno da oggi in poi? Si ricorderanno delle sue parole e proveranno ad applicarle alla loro vita o basterà loro aver partecipato al grande rito collettivo, aver ottenuto la foto accanto all’uomo vestito di bianco o avergli fatto baciare il proprio figlio? E i politici? 
Si ricorderanno, nell’agire quotidiano, dei loro discorsi, dei loro impegni, dei loro commoventi propositi? E gli uomini di Chiesa, seguiranno l’invito alla sobrietà e al servizio? La partita (e il bilancio della giornata), se ci pensate, si gioca tutta qua.

   LA FESTA È FINITA, ORA CHI SEGUIRÀ FRANCESCO?

Vedi anche il nostro precedente post:
  • 22 settembre 2013 VISITA DEL PAPA A CAGLIARI - Un abbraccio alla città lungo dieci ore - cronaca con testi e video (prima parte)


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Nel suo primo discorso a Cagliari Papa Francesco ha voluto rivolgersi al mondo del lavoro rispondendo ai problemi, alle attese ed alle speranze davanti alla crisi occupazionale che sta attraversando la Sardegna. Lo ha fatto leggendo solo la prima parte del suo discorso, poi visibilmente commosso per le testimonianze di un operaio disoccupato, di una imprenditrice e di un lavoratore della campagna, ha parlato a braccio.

  Il Papa a Cagliari si rivolge al mondo del lavoro

  Guardate, è facile dire non perdete la speranza...
  Si  scartano i nonni e si scartano i giovani...
  Signore Dio guardaci...


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I NOSTRI TEMPI




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Giornata internazionale della Pace - “Istruzione per la Pace” - “Who will you make peace with? Con chi farai pace?”


Ogni anno, il 21 settembre, le Nazioni Unite celebrano la «Giornata Internazionale della Pace», ed il Consiglio Ecumenico delle Chiese si appella ai suoi membri affinché in tale giorno preghino per la pace. Invito i cattolici di tutto il mondo ad unirsi agli altri cristiani per continuare ad implorare da Dio il dono della pace nei luoghi più tormentati del nostro pianeta.Possa la pace, dono di Gesù, abitare sempre nei nostri cuori e sostenere i propositi e le azioni dei responsabili delle Nazioni e di tutti gli uomini di buona volontà. Impegniamoci tutti a incoraggiare gli sforzi per una soluzione diplomatica e politica dei focolai di guerra che ancora preoccupano. Il mio pensiero va specialmente alla cara popolazione siriana, la cui tragedia umana può essere risolta solo con il dialogo e la trattativa, nel rispetto della giustizia e della dignità di ogni persona, specialmente i più deboli e indifesi.
Papa Francesco
al termine dell'Angelus 18/9/2013

Messaggio del Segretario Generale in Occasione della Giornata internazionale della pace, 
21 settembre 2013

La Giornata internazionale della pace è un momento di riflessione, un giorno in cui possiamo riaffermare la nostra fiducia nella non-violenza e sollecitare un cessate il fuoco mondiale. Chiediamo ai popoli di tutto il mondo di osservare un minuto di silenzio, a mezzogiorno dell’ora locale, per onorare le vittime dei conflitti e i sopravvissuti che convivono quotidianamente con il trauma e il dolore.
Il tema su cui vogliamo porre l’attenzione quest'anno è “Istruzione per la Pace”. L’istruzione è fondamentale per rafforzare il senso di cittadinanza globale e costruire una società pacifica.
A giugno, Malala Yousafzai, la studentessa pachistana bersaglio dei Talebani per la sua campagna a favore del diritto all’istruzione, è venuta qui alle Nazioni Unite. Malala ha detto: “Un insegnante, un libro, una penna possono cambiare il mondo”. Sono queste le nostre armi più potenti.
Ecco perché, lo scorso anno, ho lanciato l’iniziativa “Global Education First”. Ogni ragazza e ogni ragazzo meritano di ricevere un’istruzione di qualità e acquisire quei valori che li aiuteranno a vedere sé stessi come parte di una comunità globale.
Governi e partner per lo sviluppo stanno lavorando per dare ad ogni bambino la possibilità di andare a scuola e prepararlo alla vita del XXI secolo. C’è nuovo slancio nei paesi maggiormente in difficoltà, come quelli interessati da conflitti, che ospitano la metà dei bambini senza accesso all’istruzione. Dobbiamo fare di più – molto di più. Cinquantasette milioni di bambini si vedono ancora privati del diritto all’istruzione e milioni di altri hanno bisogno di un’istruzione di miglior livello.
Istruire i bambini più poveri e marginalizzati richiederà una guida politica audace e un maggiore impegno finanziario. Eppure, è la prima volta in dieci anni che le risorse dedicate all’istruzione sono diminuite. Dobbiamo invertire questo declino, forgiare nuove collaborazioni e puntare l’attenzione alla qualità dell’istruzione.
Per questa Giornata internazionale della pace, impegniamoci a insegnare ai nostri bambini il valore della tolleranza e del rispetto reciproco. Investiamo in scuole e insegnanti in grado di costruire un mondo equo e inclusivo che accolga la diversità. Combattiamo per la pace e difendiamola con tutte le nostre forze.
Ban Ki-moon

La Giornata internazionale della Pace si celebra il 21 settembre in tutto il mondo: 24 ore per dire basta alle guerre, alla violenza, al bullismo. L’ideatore è stato, anni fa, l’inglese Jeremy Gilley, fondatore dell’organizzazione no-profit Peace One Day. Che oggi promuove due mega show a L’Aia, in Olanda, e a Medellin, in Colombia, da seguire in diretta sul sito peaceoneday.org
Quest’anno, lo slogan è: “Who will you make peace with? Con chi farai pace?”. E voi, con chi volete fare pace?

   Giornata internazionale della Pace: parla l’inventore, Jeremy Gilley



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FEDE E
SPIRITUALITA'

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LA VITA CRISTIANA COME CAMMINO

HOREB n. 65 - 2/2013


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

È sempre bello partecipare della gioia di un bambino che, dopo aver gattonato per settimane, finalmente, tenuto per mano dai genitori, riesce a stare in piedi e a muovere i primi passi. Gli brillano gli occhi e grida di gioia, poi, quando scopre che può camminare da solo, da quel momento si sente libero di esplorare le cose che lo circondano. 

Il camminare è davvero un’esperienza connaturale all’uomo, egli è un essere itinerante, “homo viator”, secondo l'espressione di G. Marcel. Sempre in cammino non solo in senso geografico spaziale, desideroso, cioè, di lasciare un determinato luogo per raggiungere e conoscere nuove realtà, ma in cammino verso il raggiungimento della sua pienezza. 

Il bambino è chiamato gradualmente a crescere a misurarsi con i piccoli e grandi eventi, a prendere decisioni a confrontarsi con gli altri, a diventare adulto. Nel tessuto del mondo, la vita dell'uomo è una grande avventura, che conosce percorsi agevoli, lieti ma anche momenti di perplessità, arresti, crisi, desiderio di tornare indietro, ma proprio attraverso queste fasi egli cresce negli anni, e anche matura umanamente e spiritualmente. 

Il camminare, esigenza fondamentale dell’uomo, è già evidenziata dalla Bibbia che, prima di tutto, ci mostra lo stesso Dio in cammino e, poi, evidenzia che il Vivente coinvolge l’uomo nel suo cammino. 

Il profeta Michea, per esempio, annota che camminare umilmente con Dio è una delle dimensioni inseparabili che configurano l’esperienza umana e spirituale dell’uomo: «Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio» (Mi 6,8). 

Il “camminare con Dio” esprime sia il dinamismo dell’esistenza umana sia il fondamento dell’esperienza di fede, cioè la conoscenza e l’esperienza di Dio. 

E Dio, in Gesù, si è fatto umano, compagno di viaggio di ogni uomo che lo accoglie. Lui, la “Via”, ci educa ad uscire dalla caverna egoica che rende ciechi e immobili, ci strappa da una logica mondana e di potere, ci apre orizzonti sempre nuovi e scopriamo che il viaggio della vita non lo facciamo da soli, ma assieme a tante altre persone che non sono nemici o estranei, ma fratelli. Essi sono la soglia dove ogni uomo comincia veramente a vivere. ...


Questo l'incipit dell'Editoriale di Horeb, Quaderni di riflessione e formazione per quanti desiderano coltivare una spiritualità che assuma e valorizzi il quotidiano.



   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)


E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto

I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ - 2013


Dal 16 Ottobre al 4 Dicembre

Sala del Convento
dalle h. 20.00 alle h. 21.00

IL SANGUE DEI MARTIRI

SEME DI NUOVI CRISTIANI

   Programma (pdf)

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  Cos'è la misericordia?...
  Servirci del denaro...
  Dio non odia il buio...
  Se noi custodiremo...
  Quando nel nostro cuore...
  C'è un criterio...
  Occorre cercare...
  Chi è Gesù...
  Non si può conoscere...

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Venne ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990 il giudice Rosario Livatino "Martire della giustizia e indirettamente della Fede" (Giovanni Paolo II)

Il giudice di ogni tempo...

Per ricordare il giudice Rosario Livatino ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990. Giovanni Paolo II defini il giudice Rosario Livatino "Martire della giustizia e indirettamente della Fede"

Non ci sarà chiesto...

  SAN MATTEO (video)


  SAN PIO DA PIETRALCINA (video)

  Sii amante e praticante della semplicità...
  Semina la gioia...
  Ogni giorno è un giorno...

  SANTI COSMA E DAMIANO  (video)


  SAN VINCENZO DE PAOLI (video)

  La nostra vocazione...

 
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LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO


"Se qualcuno ha sete,
venga a me, e beva
chi crede in me. Come
dice la Scrittura: «Dal suo
grembo sgorgheranno
fiumi d’acqua viva».
(Giovanni 7, 37-38)


  Gianfranco Ravasi:   Fiumi di acqua viva

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RUBRICA 
Un cuore che ascolta - lev shomea' 
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male"  (1Re 3,9)

Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino

Vangelo: Lc 16,1-13

L'insegnamento che l'evangelista vuole dare, anche se il brano è di difficile comprensione, è molto chiaro: il denaro non è fine ma strumento, e strumento per gli altri. 
Chi, invece di usarlo "per farsi degli amici", per condividere il bene, lo accumula sottraendolo al circolo della vita, si fa amico del denaro e invece di servirsene prima o poi ne diventa servo. 
Chi costruisce la propria esistenza sulla ricchezza, sulla "solidità" dei beni (questo è il significato del termine "Mammona" presente nel testo greco e tradotto con "Ricchezza"), fa dei beni stessi un idolo a cui prestare "servizio", nel senso di prestare culto e adorazione.

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Omelia di don Angelo Casati nella 25ª Domenica del Tempo Ordinario


25ª Domenica del Tempo Ordinario anno C
22 settembre 2013
omelia di don Angelo Casati

Am 8,4-7 
Sal 112
1 Tm 2,1-8 
Lc 16,1-13


La parabola dell'amministratore astuto crea in noi un certo disagio: è imbarazzante.
È la storia -diremmo oggi- di un consigliere delegato corrottissimo che, nell'imminenza di una incandescente seduta del consiglio di amministrazione, non esita a falsificare i bilanci pur di conservare la sua poltrona.
Bisogna porre attenzione: Cristo non loda la corruzione, non esalta, certo, gli imbrogli. Dio non può lodare questa sfrontata violazione di ogni norma morale.
Anche oggi, capita di osservare con amarezza come vanno le cose: quelli che imbrogliano, che corrompono, che tradiscono, escono spesso da tutto ciò con onore, con dignità, a volte addirittura con riconoscimenti.
Ma Dio non loda la corruzione.
La parabola loda invece questa capacità di cogliere al volo una situazione, questa acutezza nell'affrontarla, la genialità nell'escogitare lì per lì, sui due piedi, un rimedio.
Luca vorrebbe che i discepoli del Signore mettessero la stessa prontezza, la stessa lucidità, la stessa radicalità, la stessa fantasia, a servizio dei valori del Regno.
La venuta di Cristo, il suo vangelo ha creato una situazione nuova, ha capovolto una mentalità: ebbene, il discepolo deve avere occhi per cogliere questa novità, deve avere immaginazione e fantasia per inventare le strade nuove.
E qui sorge una domanda: in che misura abbiamo per il passato intuito che il vangelo era un fermento nuovo?
E ancora, fino a che punto siamo pronti a cogliere le realtà nuove, le nuove situazioni emergenti?

  omelia di don Angelo nella 25ª Domenica del Tempo Ordinario



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"AMARSI" di Don Tonino Bello


AMARSI
di Don Tonino Bello

Ai ragazzi
Voi siete testimoni di tutto quello che sta succedendo oggi. Immagino che anche nel vostro cuore c’è tanta tristezza perché vedete questa sofferenza del mondo. Però ricordatevi... il fatto più tragico non è la guerra ma tutto ciò che ha preceduto la guerra.
E io vi vorrei.., felici di vivere, capaci di innamorarsi delle cose belle della vita, del cielo, della terra, del mare, delle persone che vi attraversano la strada, quelli che camminano insieme con voi, poveri e ricchi, quelli che abitano nel vostro condominio e quelli che sono lontani.
Amate la gente senza chiedere nulla in contraccambio. Anche quando l’altro non vi potrà dare nulla di buono, amatelo. Non vogliate bene ai vostri compagni soltanto perché sono bravi, perché scambiano con voi tante cose; vogliate bene anche a coloro che non vi danno nulla...
...
Ricordatevi sempre: AMARSI. 
+ Don Tonino Bello


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"Ama i poveri" di Giovanni Mazzillo


Ama i poveri di Giovanni Mazzillo
U come ultimo, o meglio ultimi, ma anche come Unico, cioè l’Unico Dio.

Ogni riflessione sulla pace passa attraverso la riconsiderazione degli ultimi (umanamente) come i primi (teologicamente). Scrivo mentre papa Francesco è in procinto di incontrare, a Lampedusa, alcuni di quegli “ultimi” che, quando riescono a scampare alle insidie del mare, affrontato su gommoni o carcasse galleggianti, raramente riescono a sopravvivere alle procedure di respingimenti e di rigetto. E quando non si tratta di respingimenti militari, non è detto che manchino i “respingimenti”… mentali. Anche da parte di alcuni “cristiani” (spero davvero che siano pochi) e persino da qualcuno che è stato battezzato da un Papa, in pompa magna e sotto i riflettori di mezzo mondo. Parlo di Magdi Allam, che, avendo già espresso, dopo l’elezione di papa Bergoglio, il suo volontario auto-allontanamento dalla Chiesa cattolica, sembra non riesca oggi ad accettare nemmeno la scelta di Lampedusa come prima tappa di un itinerario di un altro Papa, che tra i suoi punti programmatici ricorrenti pone la preferenza per le periferie dell’esistenza e s’intende anche per quelle della società in cui viviamo.
Al di sopra di tutto 
Rileggendo le dichiarazioni del fratello Magdi cristiano del 25 marzo 2013, mi colpisce e mi affascina tuttavia una sua professione di fede e d’amore in Cristo, al punto che egli scrive: “Continuerò a credere nel Gesù che ho sempre amato e a identificarmi orgogliosamente con il cristianesimo come la civiltà che più di altre avvicina l’uomo al Dio che ha scelto di diventare uomo”. Tuttavia la mia immediata contro domanda è in tutta umiltà e fraternità, in spirito autentico di pace: “Ma come si può amare Cristo senza non amare quelli che egli ama?”. 
Non sembra una risposta valida quella espressa dallo stesso autore in data odierna (7 luglio 2013), che, pur professando il suo amore per Cristo, aggiunge che “prima dell’amore per il prossimo viene l’amore per se stesso”, convinzione che “i relativisti, i buonisti, i globalisti e gli immigrazionisti vorrebbero toglierci, obbligandoci a rispettare solo la prima parte ‘ama il prossimo tuo’”. In realtà se c’è uno che ha amato gli altri più di se stesso, questi è proprio Cristo, altrimenti non sarebbe morto sulla croce. E inoltre, l’amore vero –- da quello di una mamma a quello di una qualsiasi persona verso un altro essere umano, come Massimiliano Kolbe (che in un campo di concentramento offrì la sua vita al posto di un altro) – se è amore vero, non fa le sue ponderazioni sul bilancino del farmacista, su quale sia l’amore da privilegiare: quello di se stesso o quello del prossimo. Ama e si dona. Ama e offre la sua vita, non per amore della morte, e nemmeno per amore dell’amore, ma per amore dell’altro. 
Senza questa “realtà” non potrei mai capire Cristo, né i suoi martiri, né quanti danno la vita per lui e per gli altri, e – giacché ci siamo – nemmeno qualcosa come il celibato. Perché anche questo ha senso solo se è offerta di sé per un amore più grande, che almeno inizialmente va contro l’amore di sé e, pur nelle gratificazioni di un amore purificato e sublimato, resta sostanzialmente sempre lotta contro il puro e semplice amore di sé.
Cristo e i poveri 
Sì, Cristo e i poveri, identificati negli ultimi, non sono cristianamente scindibili. E quanto a Dio, adorato e da adorare come Unico e solo, non è pensabile al di fuori di un binomio che qualcuno ha formulato in questi termini: Dio il primo: da adorare e da amare, ma in forza dell’amore verso di Lui non è separabile da questo l’amore verso i poveri, a partire dagli ultimi, perché proprio essi sono criterio e garanzia di un amore che, diversamente, rischia sempre di scadere nell’esaltazione mistificatoria, più che mistica. L’enciclica pubblicata recentemente da papa Francesco ce lo ricorda, unendo indissolubilmente, come sempre deve essere, l’amore alla fede. Se la fede è senza amore, non solo il misticismo autoreferenziale, ma anche il fondamentalismo è a portata di mano. 
Solo se è abitata dall’amore e abita la regione del dono di sé, la fede non costituisce un pericolo per gli altri, per le “diversità”, per l’umanità...

  "Ama i poveri" di Giovanni Mazzillo


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DONNE CARDINALI? utopia o futuro possibile?


Il testo integrale dell''articolo del quotidiano spagnolo El País del 23 Settembre 2013:
  "Pope Francis contemplates appointing a female cardinal" 

Uno scherzo? Niente affatto. "E' qualcosa che è passato per la testa di papa Francesco". Così il quotidiano spagnolo El País comincia il suo articolo - firmato da Juan Arias, giornalista e scrittore con un passato da sacerdote, corrispondente da Roma per 18 anni e oggi residente in Brasile - intitolato "Una donna cardinale?". Una domanda forte, spiazzante, dirompente, che apre una serie di scenari ancora più dirompenti. "Questo Papa, che non sembra un Papa", scrive Arias, che si occupa soprattutto di temi religiosi, "è arrivato a Roma dalla periferia della Chiesa con un programma molto concreto: cambiare non soltanto l'apparato arrugginito della macchina ecclesiale, ma anche far rinascere il cristianesimo delle origini". 
Secondo il principale quotidiano di Madrid, insomma, il Pontefice starebbe pensando seriamente a una riforma della Chiesa che comporti il cardinalato aperto alle donne. Prova ne sarebbe la recente intervista rilasciata a Civiltà cattolica, nella quale papa Bergoglio dichiara che "la Chiesa non può stare lei stessa senza la donna". Un'utopia? No: perché, ricorda il giornalista, "secondo il diritto canonico, oggi ci possono essere cardinali che non siano sacerdoti, basta che siano diaconi"...

  EL PAÍS: DONNE CARDINALI? SI PUÒ FARE

Sull'ipotesi di creare donne cardinali il dibattito nella Chiesa è aperto. Nel '94 a lanciare la proposta fu il vescovo del Congo Ernest Kombo, gesuita come papa Francesco, e nel '97 il cardinale Martini.

  DA MONS. KOMBO A MARTINI, SE NE DISCUTE DA TEMPO

«L’ipotesi di nominare cardinale una donna non è nuova. Nella Chiesa se ne discute da tempo e la proposta fu avanzata già nel corso del Sinodo nel 1987». 
Così don Alessandro Giraudo, docente di Diritto canonico alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Torino, commenta la proposta lanciata dal quotidiano spagnolo El Paìs. 
Don Alessandro ci aiuti a capire. Cosa prevede la normativa attuale? ...

  «OGGI NON SI PUÒ MA IL PAPA PUÒ CAMBIARE LE NORME»

«La questione della situazione delle donne nella Chiesa va affrontata dicendo cose concrete». 
Lucetta Scaraffia, storica, docente di Storia contemporanea alla Sapienza di Roma ed editorialista dell’Osservatore romano va subito al punto dopo la proposta lanciata dal quotidiano spagnolo El Paìs di nominare cardinale una donna. 
Professoressa, con papa Francesco cambierà qualcosa? 
«Che le donne siano trascurate nella Chiesa e che bisogna dare loro più importanza l’avevano già detto sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI. Adesso, invece, Bergoglio ha parlato di due cose molto concrete: la prima è l’annuncio della ripresa degli studi teologici sul posto della donna proponendo un superamento della “teologia della complementarietà” che era quella di papa Wojtyla e su cui la Chiesa è ferma da decenni. La seconda è che ha detto che mancano donne nei posti direttivi. Sono due cose molto chiare e concrete, non generiche»...

  SCARAFFIA: «DARE PIÙ POTERE ALLE DONNE È GIÀ POSSIBILE»

Nominare una donna cardinale: l’ipotesi-proposta del Paìs non è del tutto nuova. Altre voci si sono alzate, negli anni – personalmente voglio ricordare la grande antropologa inglese Mary Douglas, cattolica – per indicare questa via maestra per dare autorità e quindi aumentare l’autorevolezza delle donne nella Chiesa. La nomina avrebbe infatti il grande vantaggio di essere possibile, senza implicare il problema spinoso dell’ordinazione sacerdotale femminile. Costituirebbe un atto di cambiamento forte, significativo, di quelli che ormai siamo abituati ad aspettarci da Papa Francesco. E non stupirebbe poi molto, in fondo, dopo avere ascoltato le frasi impegnative che ha pronunciato recentemente il Papa sul ruolo delle donne nella Chiesa.
Certo, sarebbe una rivoluzione così forte da scuotere la posizione di diffidenza e di disinteresse che gran parte del clero assume nei confronti delle donne, religiose e laiche, perché è ormai chiaro che le esortazioni a tenere conto in modo diverso della presenza femminile – avanzate sia da Giovanni Paolo II che da Benedetto XVI – non hanno dato che modesti frutti. Papa Francesco ha parlato senza mezzi termini di donne in posizioni importanti, ma non è facile realizzare in modo decisivo questa riforma. Certo, a tutti – cioè al mondo al di fuori delle gerarchie ecclesiastiche – sembra molto strano, e in particolare chiaramente sbagliato, che non ci siano donne in posizioni direttive all’interno di organismi decisionali come i Pontifici Consigli che trattano di temi che le coinvolgono in prima persona: non ci sono donne, infatti, nell’istituzione che regola i problemi dei Religiosi – anche se le donne costituiscono i due terzi del numero totale dei religiosi –; nel Pontificio Consiglio per i laici, che ovviamente almeno per metà sono donne; nel Pontificio Consiglio della famiglia, dove la loro presenza dovrebbe essere ovvia. Ma anche nell’istituto che regola l’assistenza sanitaria, in gran parte gestita - e bene - da congregazioni femminili. E non dobbiamo poi dimenticare che le donne dovrebbero partecipare alle decisioni di tipo culturale, o a quelle che riguardano le comunicazioni. In entrambi questi ambiti, al di fuori della Chiesa, ma in parte anche all’interno, le donne ormai ricoprono ruoli importanti, dando prova di grandi capacità.
E ancora: perché nelle congregazioni che precedono il conclave i cardinali elettori non hanno avuto modo di ascoltare neppure una donna, religiosa o laica? Oggi le donne si rifiutano di essere rappresentate da uomini in qualsiasi occasione, ed esigono, giustamente, di essere ascoltate. Quello che manca alla Chiesa è proprio questo: la disponibilità ad ascoltare le donne, considerate solo come obbedienti esecutrici di direttive altrui, o fornitrici di servizi domestici.

  Una donna cardinale: Papa Francesco alle prese con l’ultimo tabù


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Tra tutti i segreti svelati da Papa Francesco nella lunga intervista a Civiltà Cattolica, una frase è passata quasi inascoltata: “La Chiesa non può essere sé stessa senza la donna”. Jorge Bergoglio ha chiarito che tra tutti i temi da risolvere c’è anche quello dell’apertura “al genio femminile”.

  Rossana Miranda:   Papa Francesco punta a una donna cardinale

A rilanciare l'idea è stato un teologo gesuita americano, padre James Keenan, che sul suo profilo Facebook ha proposto un cambiamento epocale nella struttura della Chiesa cattolica, con la nomina di donne nel collegio dei cardinali, il «club» più esclusivo del mondo al quale da secoli è conferito il potere di eleggere il Papa. L'ipotesi è stata ripresa da Juan Arias sulle colonne del quotidiano spagnolo «El País», accompagnata dall'attribuzione di un «pensiero» in questo senso a Papa Francesco.

  Andrea Tornielli:   Donne cardinale e «machismo in gonnella»

Ogni tanto un'idea riparte, non si sa bene da dove, e fa una fiammata improvvisa di "novità" (apparente, perché, in realtà, ciclicamente riproposta). Mi sono però stupito un tantino nel leggere oggi il pezzo della competentissima prof. Lucetta Scaraffia. A mio avviso scritto un po' di getto, certamente col cuore: ha ragione da vendere nel mostrare come le donne non siano sufficientemente ascoltate "di diritto" ai piani alti della Chiesa, ma eccede nell'ottimismo nel pensare che la nomina di donne cardinale: "avrebbe il grande vantaggio di essere possibile, senza implicare il problema spinoso dell’ordinazione sacerdotale femminile".

  CANTUALE ANTONIANUM:   Sui desideri di "quote rosa" nel collegio cardinalizio ovvero dei "Cardinali laici"


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 CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni


  (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)



"Il camminare insieme del papa" di Enzo Bianchi


“Chi è Jorge Mario Bergoglio?”, “Io sono un peccatore. Questa è la definizione più giusta. E non è un modo di dire, un genere letterario. Sono un peccatore”. Così si presenta papa Francesco e sentiamo subito che questo suo dire non è retorica ma espressione della verità: la verità di chi è stato umiliato dal peccato e lo confessa ai fratelli come propria vera identità davanti a Dio. Un’operazione di autenticità per nulla facile. Per questo i padri del deserto dicevano: “Chi riconosce il suo peccato è più grande di chi risuscita un morto!”. Bergoglio – la domanda riguardava l’uomo Jorge Mario, non ancora il papa – si riconosce dunque uomo debole e fragile, peccatore, che tuttavia confida nell’amore di Dio, dono che non necessita di essere meritato. 
Questa prima risposta fornisce la chiave d’ingresso all’intera intervista concessa ad Antonio Spadaro. Ed è sull’essere confratelli gesuiti che i due interlocutori prendono slancio nel dialogo, perché papa Bergoglio è un gesuita in tutte le sue fibre: non a caso i riferimenti presenti nell’intervista sono quasi tutti a uomini della Compagnia di Gesù...

Papa Francesco mostra di non avere e di non volere un programma prefissato di pontificato, ma di essere deciso a percorrere la strada dell’adesione alla realtà che gli si presenta giorno dopo giorno, cercando nel Vangelo le scelte da inverare. Dalla sua esperienza personale cerca di trarre istruzione per non ripetere errori commessi in passato: così confessa che nel suo esercizio di giovane provinciale della Compagnia, zelante e con poca esperienza, ha governato in modo piuttosto autoritario. Anche per questo motivo, Bergoglio sente la consultazione “reale, non formale” come una grazia e un aiuto: ascoltare gli altri, ascoltarli in profondità, raccogliere i pensieri di tutti e poi fare discernimento per poter decidere nella preghiera, sotto la guida dello Spirito santo, per quanto è possibile a un uomo che si esercita nell’obbedienza alla parola di Dio e nella retta intenzione.
Rilevate queste sfaccettature sull’uomo, il cristiano e il vescovo Bergoglio, che dire della chiesa di papa Francesco? ...

  "Il camminare insieme del papa" di Enzo Bianchi

Vedi anche il nostro post precedente:
  • L'intervista a Papa Francesco di padre Antonio Spadaro direttore di Civiltà Cattolica


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“Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore” - MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 2014 - Testo e Conferenza Stampa di presentazione


Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha avuto luogo la Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre Francesco per la prossima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (19 gennaio 2014) sul tema: "Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore".

Intervengono: l’Em.mo Card. Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti; S.E. Mons. Joseph Kalathiparambil, Segretario del Dicastero, e il Rev.do P. Gabriele Bentoglio, C.S., Sotto-Segretario del medesimo Pontificio Consiglio.

Riportiamo di seguito gli interventi dei conferenzieri e i dati statistici:
  • INTERVENTO DEL CARD. ANTONIO MARIA VEGLIÒ
  • INTERVENTO DI S.E. MONS. JOSEPH KALATHIPARAMBIL
  • INTERVENTO DEL REV.DO P. GABRIELE BENTOGLIO, C.S.
  • DATI STATISTICI

Ascolta il servizio di Radio Vaticana:

  Messaggio Migranti. Il card. Vegliò: promuoviamo la cultura dell'incontro. Il Papa preoccupato per la Siria (mp3)

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA GIORNATA MONDIALE 
DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 2014
“Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore”

Cari fratelli e sorelle!
Le nostre società stanno sperimentando, come mai è avvenuto prima nella storia, processi di mutua interdipendenza e interazione a livello globale, che, se comprendono anche elementi problematici o negativi, hanno l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita della famiglia umana, non solo negli aspetti economici, ma anche in quelli politici e culturali. Ogni persona, del resto, appartiene all’umanità e condivide la speranza di un futuro migliore con l’intera famiglia dei popoli. Da questa constatazione nasce il tema che ho scelto per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato di quest’anno: “Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore”...

  il testo integrale del messaggio



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Resa pubblica la lettera di Benedetto XVI a Odifreddi - Dialogo a distanza tra il Papa emerito e il matematico ateo



Ill.mo Signor Professore Odifreddi, (...) vorrei ringraziarLa per aver cercato fin nel dettaglio di confrontarsi con il mio libro e così con la mia fede; proprio questo è in gran parte ciò che avevo inteso nel mio discorso alla Curia Romana in occasione del Natale 2009. Devo ringraziare anche per il modo leale in cui ha trattato il mio testo, cercando sinceramente di rendergli giustizia.
Il mio giudizio circa il Suo libro nel suo insieme è, però, in se stesso piuttosto contrastante. Ne ho letto alcune parti con godimento e profitto. In altre parti, invece, mi sono meravigliato di una certa aggressività e dell'avventatezza dell'argomentazione. (...)
Più volte, Ella mi fa notare che la teologia sarebbe fantascienza. A tale riguardo, mi meraviglio che Lei, tuttavia, ritenga il mio libro degno di una discussione così dettagliata. Mi permetta di proporre in merito a tale questione quattro punti...
Ill. mo Signor Professore, la mia critica al Suo libro in parte è dura. Ma del dialogo fa parte la franchezza; solo così può crescere la conoscenza. Lei è stato molto franco e così accetterà che anch'io lo sia. In ogni caso, però, valuto molto positivamente il fatto che Lei, attraverso il Suo confrontarsi con la mia Introduzione al cristianesimo, abbia cercato un dialogo così aperto con la fede della Chiesa cattolica e che, nonostante tutti i contrasti, nell'ambito centrale, non manchino del tutto le convergenze.
Con cordiali saluti e ogni buon auspicio per il Suo lavoro.

  Ratzinger: "Caro Odifreddi le racconto chi era Gesù" di Joseph Ratzinger

Pochissime persone al mondo, ed Eugenio Scalfari è una di queste, possono comprendere completamente la sorpresa e l’emozione che si provano nel ricevere direttamente a casa propria un’inaspettata lettera di un Papa. Una sorpresa e un’emozione che non vengono scalfite dal fatto di essere dei miscredenti, perché l’ateismo riguarda la ragione, mentre le personalità e i simboli del potere agiscono sui sentimenti.
A me questa sorpresa e quest’emozione sono capitate il 3 settembre scorso, quando il postino mi ha recapitato una grande busta sigillata, contenente 11 pagine protocollo datate 30 agosto, nelle quali Benedetto XVI rispondeva al mio Caro papa, ti scrivo (Mondadori, 2011). Una risposta sorprendente, che infatti mi ha sorpreso, per due ragioni. Anzitutto, perché un Papa ha letto un libro che, fin dalla copertina, veniva presentato come una “luciferina introduzione all’ateismo”. E poi, perché l’ha voluto commentare e discutere.
Poco dopo le dimissioni di Ratzinger, avevo approfittato di un amico comune per chiedere all’arcivescovo Georg Gänswein se fosse possibile recapitare all’ormai Papa emerito una copia del mio libro, nella speranza che lo potesse vedere, e magari sfogliare. E in seguito, in un paio di occasioni, mi era stato detto dapprima che l’aveva ricevuto, e poi che lo stava leggendo. Ma che potesse rispondermi, e addirittura commentarlo in profondità, era al di là delle ragionevoli speranze.
Aprire la busta e trovarci dentro 11 fitte pagine, che iniziavano con una richiesta di scuse per il ritardo nella risposta, e un’offerta di ringraziamenti per la lealtà della trattazione, era la realizzazione del massimo delle aspettative possibili, in un mondo che di solito non ne realizza che il minimo. Ed era anche la soddisfazione di veder finalmente presi sul serio e non rimossi, benché ovviamente non condivisi, i miei argomenti a favore dell’ateismo e contro la religione in generale, e il cattolicesimo in particolare.
D’altronde, non era certo un caso che avessi indirizzato la mia lettera aperta a Ratzinger. Dopo aver letto la sua Introduzione al Cristianesimo, suggeritami dal compagno di strada Sergio Valzania lungo il Cammino di Santiago del 2008, avevo capito che la fede e la dottrina di Benedetto XVI, a differenza di quelle di altri, erano sufficientemente salde e agguerrite da poter benissimo affrontare e sostenere attacchi frontali. Un dialogo con lui, benché allora immaginato soltanto a distanza, poteva dunque rivelarsi un’impresa stimolante e non banale, da affrontare a testa alta.
Scrivendo il mio libro come un commento al suo, avevo cercato di favorire la pur remota possibilità che un giorno il destinatario potesse effettivamente riceverlo. Avevo dunque abbassato i toni sarcastici di altri saggi, scegliendo uno stile di scambio tra professori “alla pari”, ovviamente nel senso accademico dell’espressione. E mi ero concentrato sugli argomenti intellettuali che potevo sperare avrebbero mantenuta viva la sua attenzione, pur senza rinunciare ad affrontare di petto i problemi interni della fede e i suoi rapporti esterni con la scienza.
L’approccio evidentemente non era sbagliato, visto che ha raggiunto il suo scopo: che, ovviamente, non era cercare di “sconvertire il Papa”, bensì esporgli onestamente le perplessità, e a volte le incredulità, di un matematico qualunque sulla fede. Analogamente, la lettera di Benedetto XVI non cerca di “convertire l’ateo”, ma gli ritorce contro onestamente le proprie simmetriche perplessità, e a volte le incredulità, di un credente molto speciale sull’ateismo.
Il risultato è un dialogo tra fede e ragione che, come Benedetto XVI nota, ha permesso a entrambi di confrontarci francamente, e a volte anche duramente, nello spirito di quel Cortile dei Gentili che lui stesso aveva voluto nel 2009. Se ho atteso qualche settimana a rendere pubblica la sua partecipazione al dialogo, è perché volevo essere sicuro che egli non volesse mantenerla privata.
Ora che ne ho ricevuto la conferma, anticipo qui una parte della sua lettera, che è comunque troppo lunga e dettagliata per essere riportata integralmente, soprattutto nelle sezioni filosofiche iniziali...

  Il postino del Papa suona due volte di Piergiorgio Odifreddi


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A Roma "Il cortile dei gentili" diventa "Cortile dei Giornalisti"



Il cortile dei gentili si apre ai giornalisti e diventa forum su fede e ragione nell'era della comunicazione "global"

I protagonisti sono i direttori dei principali quotidiani italiani (Ferruccio De Bortoli, Ezio Mauro, Mario Calabresi, Roberto Napoletano, Virman Cusenza, Marco Tarquinio) e il fondatore di "Repubblica", Eugenio Scalfari. Il padrone di casa è il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio che al dialogo tra credenti e atei ha dedicato un'apposita istituzione.
La sede del confronto a Roma è il millenario Tempio di Adriano. "Un limite nel rapporto tra la Chiesa e i mass media è stato quello di avere un'agenda comune- afferma il direttore della Stampa, Mario Calabresi-. E' un errore dei giornali analizzare la chiesa con le stesse coordinate della politica. E così il Papa è di sinistra se la domenica parla degli immigrati e diventa di destra se il mercoledì condanna l'aborto o ribadisce i principi non negoziabili della bioetica.
Tutti ci aspettavamo un monito del Pontefice contro le nozze gay in Francia e invece non è arrivato. Francesco non si fa dettare i temi dalla politica e così la Chiesa esce dalla logica del "botta e risposta" quotidiano e torna ai suoi tempi naturali. Del resto, fede e ragione convivono nelle persone...
Una mattinata di confronto tra personalità significative del mondo del giornalismo con l’intento di stabilire un dialogo fra i protagonisti dell’informazione credenti e non credenti attorno a temi importanti come "etica della società ed etica della comunicazione" e "giornalismo, cultura e fede. credere e comunicare’’. I lavori sono stati aperti da Ravasi e Scalfari che hanno dialogato su fede, società, comunicazione e giornalismo...

  "L'agenda della Chiesa non è quella della politica e dei media"

Qualcuno li ha chiamati “il cardinale laico” e “il cardinale cattolico”. Il fondatore di un giornale che si dichiara non credente ma “innamorato” di Gesù, e rivela di aver appreso “forzatamente” dai gesuiti non la fede, ma l’arte di ragionare. Il presidente di un dicastero pontificio che loda pubblicamente il suo interlocutore, per aver dichiarato che è l’incarnazione, e dunque la Crocifissione di Cristo, l’elemento “capitale” del cristianesimo. Ma - aggiunge spiegando a un non credente il legame indissolubile, per il cristiano, tra Croce e Risurrezione - che “non c’è amore più grande di colui che dà la vita per la persona che ama”. È cominciato con un dialogo tra il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, ed Eugenio Scalfari, fondatore de “La Repubblica”, il “Cortile dei Giornalisti”, la giornata del Cortile dei Gentili (www.cortiledeigentili.com) dedicata agli operatori della comunicazione. Nei due dibattiti successivi, i direttori dei principali quotidiani nazionali italiani si sono confrontati e interrogati su temi come il rapporto tra responsabilità e libertà, obiettività e verità nel mondo dei media - con i suoi “vizi” e le sue “virtù” - e le possibili interazioni tra fede e ragione. Il tutto a partire dalle straordinarie novità introdotte da Papa Francesco, nel modo di comunicare della Chiesa...

  Il Cortile dei giornalisti Per capirsi non per convertirsi

  Ascolta la sintesi proposta da Fabio Colagrande di Radio Vaticana: Cortile dei Gentili dedicato ai giornalisti: gli interventi di Ravasi e Scalfari (mp3)

Vatican Insider ha intervistato padre Laurent Mazas, direttore esecutivo del Cortile, francese, dottore in Filosofia, aiutante di studio al Pontificio Consiglio della Cultura dal 2000; è anche esperto della Santa Sede al Consiglio d'Europa e all'Unesco per le questioni culturali.
Perché questo incontro? Quali sono gli obiettivi specifici del Cortile dei Giornalisti?...

  Mazas: «Francesco e Ravasi parlano al mondo laico con sincerità ed empatia»

  il programma dettagliato del "Cortile dei Giornalisti"

'Cortile dei Giornalisti', anche Gesù lanciava i tweet...

  video


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Quanto sia importante la fede, o la mancanza di fede, nella vita dell' uomo è un concetto chiaro a tutti. Ma quanto può essere efficace l' uso di semplici parole religiose nella pratica di tutti i giorni? Moltissimo, spiega il cardinale Gianfranco Ravasi, che non è soltanto il ministro della Cultura vaticano, ma un teologo finissimo. «È curioso notare - rivela infatti questo instancabile propulsore di iniziative di dialogo a cavallo di più mondi - come il linguaggio informatico abbia mutuato i termini di noi teologi: icona, convert, justify ». E allora perché non tentare di abbattere quelle barriere che ancora esistono tra informazione e religione, sfruttando proprio il piano della comunicazione? Chi sta cominciando a farlo con padronanza del mezzo è Papa Francesco. «È una figura rivoluzionaria. Temo non ci sarà un Francesco II», ha detto ieri Eugenio Scalfari. La recente lettera del Pontefice al fondatore di Repubblica e l' intervista a La Civiltà Cattolica aprono un fronte nuovo, corroborato l' altro giorno dalla lunga risposta inviata dal suo predecessore Benedetto XVI allo scienziato ateo Piergiorgio Odifreddi...

  Marco Ansaldo:   È UN PAPA RIVOLUZIONARIO NON CI SARÀ UN FRANCESCO II


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... Francesco non si adegua al mondo - come qualcuno erroneamente pensa - ma incarna l'amore di Dio nel mondo. Non diventa 'del mondo', ma si apre 'al mondo'. Una differenza che Benedetto XVI spiegò mirabilmente, il 25 settembre 2011, in un celebre discorso a Friburgo, in Germania. Solo, infatti, aprendosi 'al mondo', cogliendone le sofferenze, inquietudini, insoddisfazioni, il cristiano può offrire l'incontro con Cristo come percorso (e non ultima parola) di verità. E solo così è poi possibile rilanciare adeguatamente i 'principi non negoziabili' come diretta conseguenza dell'antropologia cristiana. Senza illudersi di riuscire a imporre per legge i valori cattolici come la sacralità della vita, l'indissolubilità del matrimonio, la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Non è con l'ingerenza spirituale nelle vite altrui che seguiamo Cristo, ma portando la sua parola di speranza e salvezza per tutti, senza risparmiare critiche al mondo, come fa Papa Francesco.
Non c'è un cedimento al relativismo, ma la rinnovata consapevolezza che la Chiesa è una madre misericordiosa che vuole abbracciare l'umanità, non un club esclusivo, a numero chiuso, di santi e intellettuali, amanti del bello e del giusto, che aborre i cedimenti alla modernità e l'ingresso di nuovi soci. Le stesse reazioni perplesse di molti alle parole del Papa, ci fanno capire che molti la Chiesa la concepiscono ancora così. E allora si correggono le parole di Francesco per togliergli mordente...

  Fabio Colagrande:   Arretra? No, chiede di osare di più

Insomma... come laico battezzato e sposo essere associati quali pecore da pascere o pesci da pescare non mi pare uno stato ed una prospettiva propriamente "stimolante"! Ed è evidente che molto deve essere colto, da me per primo, sul significato profondo che si cela dietro queste due immagini simboliche.
Nel tentativo di portare il mio contributo alla riflessione, che spero possa continuare anche da queste pagine, provo a tratteggiare brevissimamente, con "occhi di famiglia", le suggestioni suscitate dalle figure del pastore e pescatore.

  Francesco Fabrini:   L'odore di pecora e quello di pesce


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 FRANCESCO
 


     Angelus/Regina Cæli - Angelus, 22 settembre 2013 Cagliari

     Omelia - 22 settembre 2013: Visita Pastorale a Cagliari - Santa Messa nel Piazzale antistante il Santuario di Nostra Signora di Bonaria

      Discorso - Ai partecipanti all'Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali (21 settembre 2013)

   Discorso - Intervista a Papa Francesco di padre Antonio Spadaro, direttore della rivista "La Civiltà Cattolica" ("L'Osservatore Romano" del 21 settembre 2013)

    Discorso - Incontro con il mondo del lavoro in Largo Carlo Felice di Cagliari (22 settembre 2013)

    Discorso - Incontro con i poveri e i detenuti nella Cattedrale di Cagliari (22 settembre 2013)

    Discorso - Saluto alle suore di Clausura a Cagliari (22 settembre 2013)

  Discorso - Incontro con il mondo della cultura nell’Aula Magna della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna a Cagliari (22 settembre 2013)
    Discorso - Incontro con i giovani al termine dell’evento "Getta le tue reti" in Largo Carlo Felice di Cagliari (22 settembre 2013)

    Udienza - 25 settembre 2013



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SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"

Era il 21 settembre del ‘53. Aveva quasi 17 anni.
Un giorno fondamentale nella vita di Jorge Mario Bergoglio. Lo stesso Papa Francesco ha raccontato più volte quel momento cruciale. In Piazza San Pietro, durante la Veglia di Pentecoste con i movimenti, il 18 maggio scorso, ne ha parlato così...

  60 anni fa, la vocazione al sacerdozio di J. Mario Bergoglio. Papa Francesco chiede di pregare per lui

  Rispondiamo al suo invito...

 

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23/09/2013:

  La Chiesa non ha altro...


24/09/2013:

  Chiediamo al Signore...


26/09/2013:

  Il perdono di Dio...

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27/09/2013:

  Noi non diventiamo...


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  (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)


Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - "lo sguardo di Gesù sempre ci fa degni, ci dà dignità" - (video e testo)



S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 
21 settembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
lo sguardo di Gesù ti cambia

«Uno sguardo che ti porta a crescere, ad andare avanti; che ti incoraggia, perché ti fa sentire che lui ti vuole bene»; che dà il coraggio necessario per seguirlo. È stata incentrata sugli sguardi di Gesù la meditazione di Papa Francesco durante la messa a Santa Marta di questa mattina, sabato 21 settembre. È una data fondamentale nella biografia di Jorge Mario Bergoglio, perché al giorno della festa liturgica di San Matteo di sessant’anni fa – era il 21 settembre 1953 – egli fa risalire la propria scelta di vita. Forse anche per questo, commentando il racconto della conversione dell’evangelista (Matteo, 9, 9-13), il Pontefice ha sottolineato il potere degli sguardi di Cristo, capaci di cambiare per sempre la vita di coloro sui quali si posano.

Proprio com’è accaduto per l’esattore delle tasse divenuto suo discepolo: «Per me è un po’ difficile capire come Matteo abbia potuto sentire la voce di Gesù», che in mezzo a tantissima gente gli dice «seguimi». Anzi, il vescovo di Roma non è certo che il chiamato abbia sentito la voce del Nazareno, ma ha la certezza che egli abbia «sentito nel suo cuore lo sguardo di Gesù che lo guardava. E quello sguardo è anche un volto», che «gli ha cambiato la vita. Noi diciamo: lo ha convertito». C’è poi un’altra azione descritta nella scena: «Appena sentito nel suo cuore quello sguardo, egli si alzò e lo seguì». Per questo il Papa ha fatto notare che «lo sguardo di Gesù ci alza sempre; ci porta su», ci solleva; mai ci «lascia lì» dov’eravamo prima di incontrarlo. Né tantomeno toglie qualcosa: «Mai ti abbassa, mai ti umilia, ti invita ad alzarti», e facendo sentire il suo amore dà il coraggio necessario per poterlo seguire.
Ecco allora l’interrogativo del Papa: «Ma come era questo sguardo di Gesù»? La risposta è che «non era uno sguardo magico», poiché Cristo «non era uno specialista in ipnosi», ma ben altro. Basti pensare a «come guardava i malati e li guariva» o a «come guardava la folla che lo commuoveva, perché la sentiva come pecore senza pastore». E soprattutto secondo il Santo Padre per avere una risposta all’interrogativo iniziale occorre riflettere non solo su «come guardava Gesù», ma anche su «come si sentivano guardati» i destinatari di quegli sguardi. Perché — ha spiegato — «Gesù guardava ognuno» e «ognuno si sentiva guardato da lui», come se egli chiamasse ciascuno con il proprio nome.
Per questo lo sguardo di Cristo «cambia la vita»... 

  Come un soffio sulla brace

  video




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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - L'umiltà di Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo compagni di cammino - (video e testo)



S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta,
Vaticano 24 settembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
Dio cammina con noi ci aspetta sempre 

Gesù ci aspetta sempre, questa è l’umiltà di Dio. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa, che ha preso spunto dal Salmo “Andremo con gioia alla Casa del Signore”, ha sottolineato che il Sacramento non è un rito magico, ma l’incontro con Gesù che ci accompagna nella vita.

“Andremo con gioia alla Casa del Signore”. Papa Francesco ha preso spunto dal Salmo di oggi, recitato dopo la Prima Lettura, per soffermarsi sulla presenza del Signore nella nostra vita. Una presenza che accompagna. Nella storia del Popolo di Dio, ha osservato il Papa, ci sono “momenti belli che danno gioia” e anche momenti brutti “di dolore, di martirio, di peccato”:
“E sia nei momenti brutti, sia nel momenti belli una cosa sempre è la stessa: il Signore è là, mai abbandona il Suo popolo! Perché il Signore, quel giorno del peccato, del primo peccato, ha preso una decisione, ha fatto una scelta: fare Storia con il Suo popolo. E Dio, che non ha Storia, perché è eterno, ha voluto fare Storia, camminare vicino al Suo popolo. Ma di più: farsi uno di noi e come uno di noi, camminare con noi, in Gesù. E questo ci parla, ci dice dell’umiltà di Dio”.
Ecco allora che la grandezza di Dio, ha soggiunto, è proprio la sua umiltà: “Ha voluto camminare con il suo Popolo”. E quando il suo Popolo “si allontanava da Lui con il peccato, con l’idolatria”, “Lui era lì” ad aspettare. E anche Gesù, ha detto, viene con “questo atteggiamento di umiltà”. Vuole “camminare con il Popolo di Dio, camminare con i peccatori; anche camminare con i superbi”. Il Signore, ha affermato, ha fatto tanto “per aiutare questi cuori superbi dei farisei”...
“Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo – ha ribadito Papa Francesco – sono compagni di cammino, fanno Storia con noi”. E questo, ha proseguito, la Chiesa lo celebra “con tanta gioia, anche nella Eucaristia”...

  Il Papa: il Sacramento non è un rito magico, è l'incontro con Gesù che ci aspetta

  video


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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 
25 settembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.


Papa Francesco: 
Vergogna, preghiera e digiuno

La vergogna dinanzi a Dio, la preghiera per implorare la misericordia divina e la piena fiducia nel Signore. Sono questi i cardini della riflessione proposta da Papa Francesco questa mattina, mercoledì 25 settembre, durante la messa nella cappella di Santa Marta concelebrata con i cardinali Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, e Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti, insieme a un gruppo di vescovi maroniti venuti dal Libano, dalla Siria, dalla Terra Santa e da diversi altri Paesi di ogni continente.

Nel commentare le letture della liturgia (Esdra 9,5-9; Luca 9, 1-6), il Santo Padre ha detto che, in particolare, il brano tratto dal libro di Esdra gli ha fatto pensare ai vescovi maroniti e, come di consueto, ha riassunto il suo pensiero intorno a tre concetti. 
Innanzitutto l’atteggiamento di vergogna e confusione di Esdra davanti a Dio, fino al punto da non poter alzare gli occhi verso di lui. Vergogna e confusione di tutti noi per i peccati commessi, che ci hanno portato alla schiavitù poiché abbiamo servito idoli che non sono Dio.
La preghiera è il secondo concetto. Seguendo l’esempio di Esdra, che in ginocchio alza le mani verso Dio implorando misericordia, così dobbiamo fare noi per i nostri innumerevoli peccati. Una preghiera che, ha detto il Papa, bisogna elevare anche per la pace in Libano, in Siria e in tutto il Medio Oriente. È la preghiera sempre e comunque, ha precisato, la strada che dobbiamo percorrere per affrontare i momenti difficili, come le prove più drammatiche e il buio che talora ci avvolge in situazioni imprevedibili. Per trovare la via di uscita da tutto ciò, ha sottolineato il Pontefice, bisogna incessantemente pregare.
Infine, fiducia assoluta in Dio che mai ci abbandona. È il terzo concetto proposto dal Santo Padre. Siamo certi, ha detto, che il Signore è con noi e, pertanto, il nostro camminare deve farsi perseverante grazie alla speranza che infonde fortezza. La parola dei pastori diventerà rassicurante per i fedeli: il Signore non ci abbandonerà mai...

  Pregare incessantemente per la pace in Siria, Libano e Medio Oriente: così il Papa a Santa Marta


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - Conoscere Gesù con la mente, con il cuore, con l'azione - (video e testo)



S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
26 settembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
Gesù si conosce con il dialogo con Lui 

Per conoscere Gesù, bisogna coinvolgersi con Lui. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha affermato che Gesù non si può conoscere in “prima classe”, ma nella vita quotidiana di tutti i giorni. Quindi, ha indicato i tre linguaggi necessari per conoscere Gesù: “della mente, del cuore e dell’azione”

Chi è costui, da dove viene? Papa Francesco ha svolto la sua omelia muovendo dalla domanda che Erode si pone su Gesù. Un interrogativo, ha detto, che in realtà pongono tutti coloro che incontrano Gesù. E’ una domanda, ha affermato, “che si può fare per curiosità” o si “può fare per sicurezza”. E osserva che, leggendo il Vangelo, vediamo che “alcuni incominciano a sentire paura di questo uomo, perché li può portare a un conflitto politico con i romani”. “Ma chi è questo che fa tanti problemi?”, ci si chiede. Perché davvero, ha detto il Papa, “Gesù fa problemi”:
“Non si può conoscere Gesù senza avere problemi. E io oserò dire: ‘Ma se tu vuoi avere un problema, vai per la strada di conoscere Gesù. Non uno, tanti ne avrai!’. Ma è la strada per conoscere Gesù! Non si può conoscere Gesù in prima classe! Gesù si conosce nell’andare quotidiano di tutti i giorni. Non si può conoscere Gesù nella tranquillità, neppure nella biblioteca… Conoscere Gesù!”...
“Non si può conoscere Gesù senza coinvolgersi con Lui, senza scommettere la vita per Lui. Quando tanta gente - anche noi - si fa questa domanda ‘Ma chi è questo?’, la Parola di Dio ci risponde: ‘Tu vuoi conoscere chi sia questo? Leggi quello che la Chiesa ti dice di Lui, parla con Lui nella preghiera e cammina sulla sua strada con Lui. Così, tu conoscerai chi è quest’uomo’. Questa è la strada! Ognuno deve fare la sua scelta!”.

  Papa Francesco: non si può conoscere Gesù in prima classe, bisogna coinvolgersi con Lui

  video


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - la capacità di portare con gioia e pazienza le umiliazioni - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 
27 giugno 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
il vero cristiano porta la Croce nella sua vita

La scelta è se «essere cristiani del benessere» o «cristiani che seguono Gesù». I cristiani del benessere sono quelli che pensano di avere tutto se hanno la Chiesa, i sacramenti, i santi... Gli altri sono i cristiani che seguono Gesù sino in fondo, sino all'umiliazione della croce, e sopportano serenamente questa umiliazione. È in sintesi la riflessione proposta da Papa Francesco questa mattina, venerdì 27 settembre, all'omelia della messa celebrata nella cappella di Santa Marta. 

Il Santo Padre si è riallacciato a quanto aveva detto ieri a proposito dei diversi modi per conoscere Gesù: «Con l'intelligenza — ha oggi ricordato — con il catechismo, con la preghiera e nella sequela». E ha ricordato la domanda all'origine di questa ricerca del conoscere Gesù: «Ma chi è costui ?». Oggi però «è Gesù che fa la domanda», così come narrato da Luca nell’odierno brano del Vangelo (9,18-22). Quella di Gesù, ha notato il Pontefice, è una domanda che da generale — «le folle chi dicono che io sia?» — si trasforma in una domanda rivolta particolarmente a persone specifiche, in questo caso agli apostoli: «Ma voi chi dite che io sia?». Questa domanda, ha proseguito «è rivolta anche a noi in questo momento, nel quale il Signore è fra noi, in questa celebrazione, nella sua Parola, nell'Eucaristia sull'altare, nel suo sacrificio. E oggi a ognuno di noi chiede: ma per te chi sono io? ...»...
Quello che manca per essere cristiano davvero è «l'unzione della croce, l'unzione dell'umiliazione. Lui umiliò se stesso fino alla morte e alla morte di croce. Questa è la pietra di paragone, la verifica della nostra realtà cristiana...
«... Tutti vogliamo risorgere il terzo giorno. È buono, è buono, dobbiamo volere questo». Ma non tutti, ha detto il Papa, per raggiungere l'obiettivo, sono disposti a seguire questa strada, la strada di Gesù: ritengono sia uno scandalo se gli viene fatto qualcosa che essi ritengono si tratti di un torto, e se ne lamentano . Il segno dunque per capire «se un cristiano è un cristiano davvero» è «la sua capacità di portare con gioia e con pazienza le umiliazioni». Questa è «una cosa che non piace», ha infine sottolineato Papa Francesco; eppure «ci sono tanti cristiani che guardando il Signore chiedono umiliazioni per assomigliare di più a lui».

  Sulla strada di Gesù

  video


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            http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm