"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°46 del 2013

Aggiornamento della settimana

- dal 9 al 15 novembre 2013 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 22 novembre 2013          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 


LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo




OMELIA 

    di P. Gregorio Battaglia
  di P. Aurelio Antista
  di P. Alberto Neglia

 
N. B. La Lectio viene sospesa nel periodo estivo



NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 





TIFONE HAIYAN
emergenza umanitaria

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  Desidero assicurare la mia vicinanza...


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La catastrofe delle Filippine - Un abbraccio nella preghiera, ma anche una solidarietà concreta e persino straordinaria.



In termini di devastazione e di morte, la catastrofe delle Filippine rimanda ai giorni terribili dello tsunami di nove anni fa nel Sud dell’Asia. Ma lì c’era il turismo, ci furono molte vittime europee e americane, l’impatto mediatico in Occidente fu enorme e duraturo, negli anni successivi su quell’onda spaventosa vennero scritti libri, girati film.
Nelle Filippine invece ci sono “solamente” i filippini, pochissimo turismo, ed è assai possibile che in pochi giorni il tifone Hayan diventi, da questa parte del mondo, solamente un ricordo da archiviare. A meno che – accadono anche i miracoli – si allarghi il piccolo grande varco che alcuni media hanno aperto sulla numerosa, silenziosa, discretissima comunità filippina in Italia. Persone che lavorano tanto, parlano poco, puliscono le nostre case, badano ai nostri vecchi e alle quali in questi giorni molti domandano, spesso per la prima volta, notizie di casa loro, delle loro famiglie lontane, delle loro case forse scoperchiate, di una città cancellata dal vento, come se solo nell’emergenza ci accorgessimo che le persone sono sempre persone, le case sempre case, le vite sempre vite. 
(fonte: L'amaca di Michele Serra - “la Repubblica” 12 novembre 2013)


... In presenza di eventi drammatici come il passaggio di un tifone, un terremoto, uno tsunami, non ha senso distinguere tra popoli di serie A e serie B. «Ogni uomo è mio fratello», tuonava Raoul Follereau decenni fa. Tuttavia, per le ragioni dette poc’anzi, è evidente che il disastro di Tacloban ci interpella in modo particolare, come qualcosa che ci riguarda da vicino. E ci deve muovere, oltre che a un abbraccio nella preghiera, a una solidarietà concreta e persino straordinaria.
Non soltanto a motivo dell’entità dell’accaduto, che pure fa tremare i polsi (620 mila sfollati, senza accesso a cibo, acqua e medicine, 9,5 milioni di persone colpite dall’emergenza umanitaria, di cui 4 milioni di bambini). Ma anche per quello speciale filo rosso che lega i destini di noi italiani (missionari compresi, alcuni dei quali hanno dato la vita del popolo delle Filippine) e gli abitanti di quelle isole. Così lontane, e da ieri, così improvvisamente vicine.

  Così lontani, così vicini

... Papa Francesco è spiritualmente e concretamente al fianco delle popolazioni messe in ginocchio dalla terribile tempesta. E le sue ripetute esortazioni («preghiamo per questi nostri fratelli e sorelle e cerchiamo di far giungere ad essi anche il nostro aiuto concreto», aveva detto all’Angelus) sono state prontamente raccolte.

  L'appello del Papa Il mondo si muove

​Cosa fare, ma ancora prima, cosa pensare... O forse nemmeno a pensare si riesce. Dove, come organizzare una riflessione? Forse più giù nella gola o dove si forma il magone, nel cuore, si riesce a muovere qualcosa che non sia solo un atterrito guardare. Cosa fare o pensare dinanzi alla immane catastrofe di Tacloban, dove cause naturali, inadempienze e disattenzioni portano morte e panico in mole così sterminata? Ci sono modi diversi di reagire. Ci sono modi diversi di affrontare quanto accade, specie quando accadono cose, come questa, nelle Filippine, che colpiscono l’attenzione di tutti. Sì, ci sono tanti modi. Ma quello più giusto è chiedersi: e ora quale è la mia parte? In questo teatro strano e drammatico che è il mondo quale è la mia parte?

  Oltre l'atterrito guardare: qual è la nostra parte?


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  REPUBBLICA:   Haiyan, Filippine: prima e dopo il tifone (foto)

... la provincia di Samar orientale e Leyte sono notoriamente zone povere. Le vittime sono morte annegate all’improvviso, tutto è accaduto in due minuti...

  Patrizia Caiffa:   In soli due minuti il tifone Haiyan ha mietuto le vite

La presidenza della Cei, che ha già stanziato tre milioni di euro dall'otto per mille, ha promosso una raccolta speciale, domenica primo dicembre, in tutte le parrocchie italiane. La Caritas italiana sostiene l'iniziativa e in accordo con la Chiesa filippina programma interventi capillari.

  Annachiara Valle:   Colletta straordinaria nelle chiese italiane

Qui sotto l’elenco dei conti correnti e dei canali ufficiali che, al momento, raccolgono le donazioni in favore dei sopravvissuti aldevastante tifone Haiyan, nelle Filippine .

  Emergenza Filippine, come fare donazioni per aiutare le persone colpite dal tifone Haiyan


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Papa Francesco
al Quirinale



La prima visita ufficiale di Papa Francesco al Quirinale (testi, foto e video)


Il senso della prima visita al Quirinale del Papa giunto «dalla fine del mondo» sta in quelle battute personali, sussurrate quasi all’orecchio, che i due anziani leader si sono scambiati al termine del saluto di Napolitano. Francesco, colpito dalle parole affettuose che il Presidente gli aveva appena rivolte riconoscendo la novità del pontificato e l’entusiasmo che sta suscitando, ha detto: «Grazie per la generosità!». «Convinta...», ha replicato commosso Napolitano. 
Visita ufficiale, certo, ma con una cordialità che è stata davvero capace di superare ogni formalità e protocollo. Come lo stesso Presidente aveva voluto puntualizzare nel suo intervento: «Non vorrei che la solennità formale di questa cerimonia appannasse i sentimenti di genuino affetto che la sua figura ha suscitato». Mostrando così un’ammirazione sincera per quanto Bergoglio sta suscitando fuori e dentro la Chiesa, anche nel dialogo con i non credenti. 
Il Presidente, parlando della politica italiana, della corruzione e dell’incapacità di dialogo, ha riconosciuto che in questo momento, proprio grazie al messaggio del Papa, la Chiesa cattolica sta offrendo un grande insegnamento. Gli ha praticamente detto: la politica dovrebbe imparare da lei. 
Francesco ha ricordato la crisi e la mancanza del lavoro, l’importanza dell’impegno in questo senso. E ha anche ricordato la centralità della famiglia e la necessità che venga sostenuta...

  Quelle parole quasi sussurrate tra il Presidente della Repubblica e il Papa venuto dalla fine del mondo

Papa Francesco al Quirinale: la Chiesa è con l'Italia

  video

Protocollo sobrio e grande attenzione ai temi della crisi che sta attraversando l’Italia. Papa Francesco al Quirinale incontra il Presidente Giorgio Napolitano e chiede più sforzi contro la crisi e per il lavoro. Il Presidente, in un discorso molto articolato, ribadisce che le critiche sulla politica sono fondate. Bergoglio è arrivato a bordo della Ford Focus blu senza scorta di corazzieri, percorrendo le vie di Roma dal Vaticano senza lampeggianti e neppure il traffico è stato bloccato per il passaggio del piccolo corteo papale. 
Nel cortile del Quirinale è stato accolto da Napolitano con un picchetto d’onori militari, mentre la bandiera vaticana veniva issata accanto a quella italiana sul Torrino. Poi il colloquio riservato e quindi lo scambio dei discorsi ufficiali...

  IL PAPA: «PIÙ SFORZI CONTRO LA CRISI»

... RendendoLe visita in questo luogo così carico di simboli e di storia, vorrei idealmente bussare alla porta di ogni abitante di questo Paese, dove si trovano le radici della mia famiglia terrena, e offrire a tutti la parola risanatrice e sempre nuova del Vangelo...

  testo integrale del discorso del Papa al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante la visita ufficiale al Quirinale

  video

  testo integrale del Papa ai dipendenti del Quirinale

  video integrale della visita ufficiale di Papa Francesco al Quirinale


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  RendendoLe visita in questo luogo...

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L’incontro tra due messaggeri di speranza. Ecco ciò che è stato l’abbraccio tra papa Francesco e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

  Franco Miano:  Due messaggeri di speranza

Papa Francesco arriva al Quirinale e il presidente si confessa. È una visita singolare e segna una pagina completamente nuova nel modo di rapportarsi tra i due sovrani, che convivono nella città Roma. Il pontefice archivia i “principi non negoziabili”, chiodo fisso del suo predecessore, e si presenta col desiderio di “bussare idealmente alla porta di ogni abitante l’Italia”. Compito primario della Chiesa, annuncia, è “testimoniare la misericordia di Dio” e generare solidarietà per dar speranza al futuro. GIORGIO NAPOLITANO, rappresentante di un Paese in ginocchio quanto a diffusione di valori, non può fare altro che rendere ripetutamente “omag – gio” (due volte impiega la parola) alla personalità del nuovo papa. E non potendo presentare un’Italia, che abbia qualcosa da dire, si abbandona a uno sfogo, quasi una confessione.

  Marco Politi:  Omaggi e amarezze, Napolitano s’inchina al Papa

L’aspetto più inedito dell’incontro di ieri al Quirinale con papa Francesco è stato il tono drammatico delle parole di Giorgio Napolitano. Politicamente, il riferimento del presidente della Repubblica a un’Italia «stravolta da esasperazioni di parte in un clima avvelenato e destabilizzante» ha colpito più del protocollo ridotto all’osso; del cerimoniale stravolto dall’affabilità informale del Pontefice nell’abbraccio ai figli dei dipendenti; e del contenuto dei colloqui ufficiali. D’altronde, mai forse come in questa fase sono diminuiti i condizionamenti reciproci fra le due sponde del Tevere. Non c’è solo un papa argentino, ma un modello sudamericano di Chiesa cattolica, che tende a ridisegnare dalle fondamenta i rapporti con le istituzioni e i poteri del nostro Paese dopo venti anni di intrecci e ingerenze controverse.

  Massimo Franco:  I toni allarmati mostrano un Paese incapace di dialogo

Diverse sono le chiavi di lettura della visita di Papa Francesco al presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano nel palazzo del Quirinale, ma due parole possono riassumerne il significato: amicizia ed essenzialità. Tratti che hanno colpito nello svolgimento dell’incontro e sono riconoscibili nei discorsi pronunciati, ma che più in generale segnano oggi i rapporti e le preoccupazioni comuni tra i due colli più alti di Roma.

  Giovanni Maria Vian:  Essenzialità e amicizia

Semplicità e concordia. E’ il binomio che ha contraddistinto la visita di Papa Francesco, ieri, al Quirinale. Forte anche il richiamo alla speranza che ha accomunato il discorso del Pontefice e del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
- Sui tratti salienti e anche originali dell’incontro di ieri, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Francesco Malgeri, storico dell’Istituto Luigi Sturzo
- Sul richiamo di Papa Francesco alla concordia, in un tempo segnato da particolarismi specie in politica, si sofferma il prof. Agostino Giovagnoli, storico della Cattolica di Milano, intervistato daAlessandro De Carolis

  RADIO VATICANA: Semplicità e concordia. Gli storici Malgeri e Giovagnoli sulla visita di Papa Francesco al Quirinale

... Il papa, così poco monarca e poco addossato alla politica, ha ribadito l'interesse peculiare della Chiesa e suo per l'Italia. Ha confermato, parlando al Quirinale, il quadro tradizionale (sereno dei rapporti tra le due rive del Tevere, ma ha anche manifestato il senso simbolico della visita al palazzo del presidente: «Vorrei idealmente bussare alla porta di ogni abitante di questo Paese, dove si trovano le radici della mia famiglia terrena, e offrire a tutti la parola risanatrice e sempre nuova del Vangelo». Gli italiani sono importanti per il papa. Egli li guarda con gli occhi del vescovo di Roma e del primate d'Italia. L'Italia credente e quella laica gli interessano. Viene al Quirinale come un grande leader religioso, ma anche come un vescovo del nostro Paese...

  Andrea Riccardi: La lezione laica sulla cultura dell'incontro

Con la sua prima visita al Quirinale, Papa Francesco ha voluto «bussare alla porta di ogni abitante» del nostro Paese per offrire a ciascuno la parola sempre nuova del Vangelo. Il suo discorso, e quello del Presidente della Repubblica, si sono intrecciati, quasi rincorsi nel donarsi amicizia, nel confermare i legami millenari che uniscono l’Italia alla Cattedra di Pietro.

  Carlo Cardia: Sintonia speciale

... Basterebbe la scena dell’umile berlina blu, una Ford Focus di cinque anni, che entra nel cortile del Quirinale e ne esce il papa in “ordinario” abito talare bianco e nient’altro perché questa visita sia ricordata come un evento a sé, a parte.
Se così è avvenuto, è anche per come il capo dello stato ha voluto e saputo mettersi in sintonia con Francesco e con il suo temperamento, e connettersi con quanto egli rappresenta e suggerisce nel mondo d’oggi, anche al di fuori del perimetro cattolico.
Sì, tutto si è svolto in modo semplice e cordiale, ieri al Quirinale, dal cerimoniale all’insegna del quanto basta al finale dell’incontro con le famiglie e i figli dei dipendenti del Quirinale, che ha trasformato il Palazzo in un gioioso palazzo di “gente normale” in un giorno di festa...

  Guido Moltedo: Il presidente e il papa, un sobrio incontro storico


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I NOSTRI TEMPI


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"CARO Nino Di Matteo, devi sapere che non sei solo, che tutti voi a Palermo, e in ogni angolo d`Italia, non sarete mai più soli. Dalla stagione delle stragi è cresciuta nel nostro paese la consapevolezza che la questione delle mafie non è solo di natura criminale"..."

  IL PAESE È CAMBIATO, CARO NINO NON SEI SOLO di Luigi Ciotti - Libera

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C'è chi contrae un mutuo in banca per metter su casa, chi per comprare la macchina oppure concedersi una bella vacanza. Ma a Modena c'è anche chi, in questo caso una coppia, ha stipulato un mutuo con Emil Banca per adottare un bambino all'estero. "Stavamo cercando su internet un finanziamento per adottare il nostro bambino e ci siamo imbattuti in Emil Banca, che offre 'ad8', un mutuo per le adozioni internazionali - raccontano Michele e la moglie Libera, pugliesi trapiantati a Modena per lavoro - non ci sembrava vero, anzi eravamo convinti che si trattasse di uno specchietto per le allodole".
Con sorpresa la coppia scopre non solo che Emil Banca offre effettivamente un finanziamento molto agevolato (tasso 0,30%), ma ottiene anche il prestito in tempi rapidi. Libera e Michele hanno già adottato un bambino africano che oggi ha cinque anni - Vincenzo - e possono così procedere nel percorso verso l'adozione di un secondo bambino...

  Modena, il mutuo in banca per adottare un bambino

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Le foto e i nomi delle decine di minori siriani morti nel barcone affondato l'11 ottobre a 60 miglia da Lampedusa. La protesta dei familiari. Che lanciano una petizione: "Recuperate i corpi e aprite un'inchiesta". Ma i capi dei governi Ue hanno deciso di rimandare la discussione a giugno 2014

  Fabrizio Gatti:  I bimbi annegati lasciati in pasto ai pesci L'Europa rinvia: se ne parla fra otto mesi

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FEDE E
SPIRITUALITA'

 

LA VITA CRISTIANA COME CAMMINO

HOREB n. 65 - 2/2013


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

È sempre bello partecipare della gioia di un bambino che, dopo aver gattonato per settimane, finalmente, tenuto per mano dai genitori, riesce a stare in piedi e a muovere i primi passi. Gli brillano gli occhi e grida di gioia, poi, quando scopre che può camminare da solo, da quel momento si sente libero di esplorare le cose che lo circondano. 

Il camminare è davvero un’esperienza connaturale all’uomo, egli è un essere itinerante, “homo viator”, secondo l'espressione di G. Marcel. Sempre in cammino non solo in senso geografico spaziale, desideroso, cioè, di lasciare un determinato luogo per raggiungere e conoscere nuove realtà, ma in cammino verso il raggiungimento della sua pienezza. 

Il bambino è chiamato gradualmente a crescere a misurarsi con i piccoli e grandi eventi, a prendere decisioni a confrontarsi con gli altri, a diventare adulto. Nel tessuto del mondo, la vita dell'uomo è una grande avventura, che conosce percorsi agevoli, lieti ma anche momenti di perplessità, arresti, crisi, desiderio di tornare indietro, ma proprio attraverso queste fasi egli cresce negli anni, e anche matura umanamente e spiritualmente. 

Il camminare, esigenza fondamentale dell’uomo, è già evidenziata dalla Bibbia che, prima di tutto, ci mostra lo stesso Dio in cammino e, poi, evidenzia che il Vivente coinvolge l’uomo nel suo cammino. 

Il profeta Michea, per esempio, annota che camminare umilmente con Dio è una delle dimensioni inseparabili che configurano l’esperienza umana e spirituale dell’uomo: «Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio» (Mi 6,8). 

Il “camminare con Dio” esprime sia il dinamismo dell’esistenza umana sia il fondamento dell’esperienza di fede, cioè la conoscenza e l’esperienza di Dio. 

E Dio, in Gesù, si è fatto umano, compagno di viaggio di ogni uomo che lo accoglie. Lui, la “Via”, ci educa ad uscire dalla caverna egoica che rende ciechi e immobili, ci strappa da una logica mondana e di potere, ci apre orizzonti sempre nuovi e scopriamo che il viaggio della vita non lo facciamo da soli, ma assieme a tante altre persone che non sono nemici o estranei, ma fratelli. Essi sono la soglia dove ogni uomo comincia veramente a vivere. ...


Questo l'incipit dell'Editoriale di Horeb, Quaderni di riflessione e formazione per quanti desiderano coltivare una spiritualità che assuma e valorizzi il quotidiano.



   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)


E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto

I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ - 2013


Dal 16 Ottobre al 4 Dicembre

Sala del Convento
dalle h. 20.00 alle h. 21.00

IL SANGUE DEI MARTIRI

SEME DI NUOVI CRISTIANI

   Programma (pdf)

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  L'uomo che si mette al servizio...
  Cercate sempre di essere sguardo...
  Ciò che vince la morte...
  L'amore di Dio è eterno...
  Ai bambini bisogna accostarsi...
  Perdonare è accettare...
  Nel nostro servizio non contano...
  "Inutile" in questo passo sembra avere...
  Una fede dietro le quinte...
  E' riconoscente colui che...
  Ringraziare è gioia...
  Condividere discretamente...
  La Sapienza è il dono...
  Dio preferisce a tutte le parole...
  Come Noè anche noi...


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  SAN MARTINO DI TOURS (video)


  SANT'ALBERTO MAGNO (video)



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LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO

"Uno dei discepoli, 
quello che Gesù amava, 
si trovava a tavola 
 al fianco di Gesù" 
 (Giovanni 13, 23)



  Gianfranco Ravasi:     Il discepolo amato figura del vero credente in Cristo



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RUBRICA 
Un cuore che ascolta - lev shomea' 
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male"  (1Re 3,9)

Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino

Vangelo: Lc 20,27-38

"Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta ma trasformata".
Così recita il Canone dei defunti perché così Gesù ci rivela nel suo Vangelo.
Non così la pensano i Sadducei, importante e dominante corrente spirituale presente in Palestina fin dal II secolo a.C. annientata dai rivoltosi ebrei che li accusavano di collaborazionismo con gli occupanti Romani durante la distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C. Dalle loro fila provenivano gran parte dei sacerdoti del tempio e dell'aristocrazia ebraica, essi non credevano all'esistenza dell'aldilà, né all'esistenza dell'anima, né a quella degli angeli, né alla resurrezione dai morti; tutto si giocava in questa vita, dove Dio premiava con le ricchezze e la salute coloro che si comportavano secondo i dettami della Torah, il Pentateuco, il solo libro da loro ritenuto ispirato. Ed ecco un gruppo di loro si avvicina a Gesù rivolgendogli una domanda riguardante la resurrezione dei morti, chiedendo il suo parere a riguardo. La domanda non è fatta per apprendere da Gesù una qualche lezione sulla Legge, ma solo per metterlo in difficoltà, per screditarlo mettendolo in ridicolo davanti alle folle presso cui il Rabbi di Nazareth ha un grande seguito.
...


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Omelia di don Angelo Casati nella 32ª Domenica del Tempo Ordinario


Omelia di don Angelo Casati 
nella 32ª Domenica del Tempo Ordinario

Anno C - 10 novembre 2013

2 Mac 7,1-2.9-14 
Sal 16
2Ts 2,16-3,5 
Lc 20,27-38

La Bibbia - qualche volta lo si dimentica - conosce al suo interno un cammino, un cammino che conduce ad approfondimenti nella verità, a intuizioni ulteriori e successive: si va di svelamento in svelamento.
Anche la fede nell'immortalità e nella risurrezione si fa strada poco a poco, nel libro della Bibbia, e quello che oggi abbiamo letto, dal libro dei Maccabei, è forse uno dei testi più espliciti di questa fede.
E vorrei subito dire che, al contrario di quanto a volte si è pensato, la fede nella risurrezione non ci rende né pavidi né rassegnati, ma ci restituisce forza e coraggio indomiti. Il coraggio della resistenza, della resistenza al tiranno di turno, che vuol essere adorato nei suoi pensieri e nelle sue decisioni e che vede sempre con pericolo qualcuno che abbia una fede sincera, e non una fede di corte, perché la fede, quella vera in Dio, toglie ogni assolutezza del potere: tu non sei il mio assoluto, le tue leggi non sono per me un assoluto, perché il mio assoluto è Dio. E solo le sue leggi - non le tue - sono per me un assoluto.
E' la storia della madre dei Maccabei e dei suoi sette figli, storia oggi decurtata dalla lettura liturgica, storia che andrebbe letta nella sua totalità, storia di una fierezza che nasce dalla fede in Dio, da cui si attende l'adempimento della promessa.
Storia di una madre che univa tenerezza femminile a coraggio virile e che così esortava il suo ultimo figlio, il minore di tutti, dopo aver visto trucidare gli altri sei barbaramente: "Non temere questo carnefice, ma mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli, nel giorno della misericordia" (2Mac 7, 29).
Da chi viene questa fede, che diventa fedeltà e fierezza, capacità di opposizione e di resistenza? Ce lo ricorda oggi Paolo nella lettera ai Tessalonicesi: "E' lo stesso nostro Signore Gesù Cristo, Dio Padre nostro che ci ha amati e ci ha dato per grazia una consolazione eterna e una buona speranza". Una consolazione eterna e una buona speranza. Ebbene "Il Signore conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene".

Nel Vangelo Gesù, come è solito fare quando lo si vuole imprigionare nelle controversie, che sempre sono operazioni di corto respiro, sfugge. Come se volesse sfuggire all'accerchiamento, come se volesse respirare aria aperta. E, come sempre, dilata l'orizzonte.
Dilata anche l'orizzonte della risurrezione finale, che non può essere impoverito nelle casistiche e nelle strettoie umane. Sarebbe impoverente trasferire modelli mondani, così come sono, nell'aldilà, quasi fosse la risurrezione niente più che una rianimazione di cadaveri. Dilatate la visione, sembra dire Gesù. Non si può pensare la risurrezione dentro le categorie di una semplice trasposizione o di una pallida ripetizione...

  omelia di don Angelo nella 32ª Domenica del Tempo Ordinario


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Vangelo di Luca 20,27-38 - Riflessione del Card.G.Ravasi


Vangelo di Luca 20,27-38 

Riflessione del Card. Gianfranco Ravasi

10 novembre 2013

In questa interessante riflessione il Card. Ravasi  ricorda che queste parole di Gesù (Lc 20, 27-38) avevano conquistato quel grande filosofo e scienziato credente che fu Blaise Pascal. A partire dal 1654 fino alla morte (1662) egli portò sempre con sé un foglio, cucito nella fodera del farsetto, intitolato “Fuoco”, e scoperto alla morte del pensatore da un domestico. 
Eccone il testo modulato sulle parole di Gesù, commentate liberamente da Pascal: «Dio d’Abramo, Dio d’Isacco, Dio di Giacobbe, non dei filosofi e dei dotti. Certezza, certezza. Sentimento. Gioia. Pace. Dio di Gesù Cristo. Dio mio e Dio vostro. Il tuo Dio sarà il mio Dio. Oblio del mondo e di tutto fuorché di Dio. Egli non si trova se non per le vie indicate dal Vangelo».

  video integrale


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"La spiritualità cristiana: la preghiera" di Alberto Neglia, ocarm (VIDEO integrale del 23 ottobre 2013)


"La spiritualità cristiana: la preghiera"
di Alberto Neglia, ocarm 
(video)

I Mercoledì della Spiritualità 2013
 Incontro del 23 ottobre 2013

"È difficile pregare perché l’uomo che tende ad idolatrare la propria autorealizzazione, ad affermare l’autonomia del suo agire e delle sue scelte in ogni campo del vissuto fa fatica ad accettare la dimensione di povertà che la preghiera, soprattutto quella di domanda, comporta. 
L'uomo imbevuto di efficientismo, che tende a leggere tutte le dimensioni dell’esistenza e i comportamenti umani con la categoria del produttivo, farà fatica ad aprirsi al gratuito, a quella singolare perdita di tempo che è il pregare. 
L'uomo incapace di silenzio, tuffato completamente nella estroversione, che non sa dare alcuna configurazione al proprio mondo interiore, farà difficoltà a percepire il significato di una preghiera personale, capace di silenzio e di solitudine. 
Anche le distrazioni che inevitabilmente turbano l’orante possono ingenerare scoraggiamento e abbandono della preghiera: il credente cercherà di integrarle alla preghiera, trasformarle in preghiera, tendendo così a un'unificazione sempre più profonda di sé davanti a quella presenza di Dio che sola libera dalle distrazioni e dagli sguardi su se stessi. 
Dio, ‘dona la preghiera a chi prega’ 
Però, per chi persevera nella preghiera, Dio stesso lo educa a saper pregare. Ci ricorda Evagrio Pontico: «Se vuoi pregare hai bisogno di Dio, ‘che dona la preghiera a chi prega’. Invocalo dunque dicendo: ‘Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno’, cioè lo Spirito Santo e il tuo Figlio unigenito. Questo, infatti, il suo insegnamento, quando ha detto di 'adorare il Padre in spirito e verità'» (Evagrio Pontico, De oratione 58). ...
  video

Guarda anche:
  il primo incontro del 16 ottobre 2013


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JESUS, novembre 2013 Caro Diogneto - 59 di ENZO BIANCHI - La cenere e il fuoco



JESUS, novembre 2013
Caro Diogneto - 59
Rubrica di ENZO BIANCHI

La cenere e il fuoco

Fuoco e cenere non sono due elementi estranei: uno è strettamente legato all’altro. Il fuoco, bruciando, produce la cenere e la cenere testimonia che c’è stato il fuoco. Anzi, la cenere è capace di conservare a lungo la brace, in modo che il fuoco possa di nuovo accendersi, ardere, essere ravvivato. Proprio perché ho vissuto a lungo con un camino in cella, proprio perché, mancando di luce elettrica per tredici anni, soprattutto alla sera stavo presso il camino a meditare e a pregare, ho coniato questa immagine della chiesa quale cenere e del Vangelo quale fuoco-brace. D’altronde, Gesù stesso ha parlato del Vangelo quale fuoco che egli è venuto a portare sulla terra, fuoco che desiderava tanto veder ardere (cf. Lc 12,49).
La chiesa, costituita da noi uomini e donne, la chiesa evidente nei papi, nei vescovi e nei fedeli, religiosi o laici, la chiesa che i non cristiani vedono è una realtà sovente misera, inadempiente rispetto alla sua vocazione, ma è una necessità per il Vangelo...
Ma tutto questo la chiesa lo fa più o meno bene, e a volte contraddicendo proprio il Vangelo che custodisce, trasmette e insegna. Soprattutto il potere, la ricchezza di cui la chiesa si ammanta, fanno sì che il fuoco del Vangelo nella comunità cristiana produca cenere più che fiamma… Perché il fuoco può essere fiamma che risplende, illumina, sfavilla, fiamma ardente, oppure può diventare un consumarsi fumoso del legno. C’è infatti la possibilità che la legna non bruci bene, che si consumi a poco a poco senza fare fuoco, e allora la cenere si accumula e seppellisce la brace.
Sì, è proprio così: la chiesa può seppellire, nascondere il Vangelo. Il Vangelo resta in essa, non viene meno ma si occulta, e la cenere aumenta, cresce, finché diventa difficile non solo scorgere un bagliore di fuoco, ma addirittura percepire il tepore della brace sepolta. Ma la brace nascosta rimane...
Sì, il Vangelo nella chiesa resta sempre, non viene meno. E anche quando la cenere fosse una montagna, sotto di essa il fuoco non finisce; attende piuttosto qualcuno che lo cerchi, lo disseppellisca e gli permetta di ardere. Nella mia vita ho visto la cenere, poi un’ora in cui risplendeva il fuoco come in una novella Pentecoste, con Giovanni XXIII e il concilio, poi di nuovo cenere, tanta cenere, fino a far dubitare qualcuno della permanenza del fuoco. E ora nuovamente un po’ di cenere è rimossa… Rimuovere la cenere è compito di ogni cristiano, se cerca il fuoco, se cerca il Vangelo. Ma oggi c’è qualcuno come papa Francesco che chiama, che invita i cristiani a farlo e lo fa lui stesso con autorevolezza: dobbiamo dunque esultare!

  La cenere e il fuoco di Enzo Bianchi



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CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni

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Una riflessione sul senso dell’elemosina e sulla sua pratica nella vita della Chiesa.


Alcuni recenti gesti di Papa Francesco hanno alimentato una riflessione sul senso dell’elemosina e sulla sua pratica nella vita della Chiesa. La questione, in realtà, è sempre stata viva, perché aspetto essenziale del più ampio problema relativo al rapporto del cristiano con la ricchezza e i beni temporali, temi sui quali Gesù ha insistito con forza. I Padri della Chiesa espressero la convinzione che Dio avesse destinato i beni della terra a tutti gli uomini, non solo ad alcuni; per questo, molti di loro ritennero che il superfluo dei pochi fosse stato in qualche modo sottratto alle necessità dei molti...

  Il superfluo è un furto


Da tempo, durante i miei spostamenti quotidiani da una parte all’altra della città, mi imbatto sempre più di frequente in mendicanti, barboni e zingari che chiedono l’elemosina per strada. E questo è un fatto che si pone non solo per chi cammina a piedi ma anche per chi, in auto, si ferma al semaforo. Sono sempre le stesse facce, sempre le stesse persone che oramai si sono stanziate nelle nostre città «spartendosi» le diverse zone. Dinanzi a chi chiede, anche con insistenza, denaro, la prima reazione è quella del fastidio e dell’indifferenza. Ma mi domando quale in questi casi dovrebbe essere l’atteggiamento corretto da tenere almeno per una persona che si professa cristiana. Esistono delle «regole» nei confronti della carità e dell’elemosina?
Risponde don Leonardo Salutati, docente di Teologia Morale

  Come comportarsi con chi chiede l’elemosina?



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"Una «her-story» del Vangelo" di Gianfranco Ravasi



«Trovo che amara più della morte è la donna: essa è tutta lacci, una rete il suo cuore, catene le sue braccia. Chi è gradito a Dio la sfugge, ma chi fallisce ne resta catturato». L'acida misoginia del Qohelet-Ecclesiaste (7,26) non è che la spia accesa e rovente di un contesto socio-culturale patriarcale e maschilista che assedia le Scritture sacre ebraiche e che conferma quanto la parola divina sia "incarnata" ed esiga, perciò, una sana ermeneutica per evitare di precipitare nella soffocante palude del fondamentalismo. Queste coordinate così rigide sono state spezzate dall'irruzione del cristianesimo? Le Scritture sacre greche cristiane segnano al riguardo una svolta radicale? A rispondere al quesito si sono dedicati vari esegeti e teologi, soprattutto quando le discipline sacre – per secoli appannaggio del ceto maschile – hanno registrato la cospicua presenza di donne, a tal punto da dare origine a una teologia femminista militante, pronta a ritrascrivere la his-story sacra in una her-story della salvezza. Agli interrogativi sopra evocati risponde anche un  apprezzato teologo domenicano, docente nella canadese Carleton University di Ottawa, Michel Gourgues. Il titolo rimanda a un lapidario asserto paolino: «Non c'è più giudeo né greco, non c'è più schiavo né libero, non c'è più né maschio né femmina perché voi tutti siete uno solo in Cristo» (Galati 3,28).Studiato anche nel suo contesto letterario, l'assioma rivela la sua qualità di memoria della primigenia tradizione gesuanica su questo tema. Il Gesù storico, infatti, è indubbiamente in distonia con l'eredità giudaica e Gourgues si premura di allestire nel primo capitolo del suo saggio il dossier di un tale atteggiamento inedito «in opere e in parole», rubricandolo sotto l'appello che Gesù rivolge a due donne: «Coraggio, figlia mia!» (Marco 5,34.41). Anche il Jesus remembered, ossia il Cristo descritto dagli evangelisti (per usare una locuzione dell'esegeta americano James D. G. Dunn), manifesta questa apertura, sia pure con qualche ombra, come quando il più "femminista" degli evangelisti, Luca, ricorda che Gesù era accompagnato da varie donne – tra le quali anche un'aristocratica come Giovanna moglie di Cuza sovrintendente alle finanze del re Erode Antipa – e che esse «servivano coi loro beni» sia lui sia gli apostoli (Luca 8,1-3). In realtà, questo verbo del servizio, che è ripreso anche nel caso della suocera di Pietro (Marco 1,37) e in quello di Marta, la sorella di Lazzaro e Maria, amici di Gesù (Luca 10,40), riflette una prassi normale nell'orizzonte storico di allora (e non solo…), ma è pure applicato ai maschi discepoli ai quali si ricorda che, per essere primi nel regno di Dio, bisogna "servire" come ha fatto lo stesso Cristo (Marco 9,35; 10,42-45). Il verbo, in greco, è diakonéo e avrà nel linguaggio neotestamentario una connotazione spirituale ulteriore (donde il nostro "diacono")...

  "Una «her-story» del Vangelo" di Gianfranco Ravasi


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OREUNDICI - IL QUADERNO DI NOVEMBRE 2013: RINASCERE - "IL POVERO CHE STA ALLA PORTA quale fede rende testimoni di amore?" di Arturo Paoli - L'EDITORIALE di Mario De Maio -


OREUNDICI
IL QUADERNO DI NOVEMBRE 2013

RINASCERE

L'EDITORIALE 
di MARIO DE MAIO

Come può un uomo nascere quando è vecchio?” (Gv 3,4). Questa domanda paradossale può essere l’inizio, per “i vecchi di tutte le età”, di un cambiamento di prospettiva nella vita. Rinascere! Nonostante non ne siamo sempre consapevoli, intorno a noi e dentro di noi si svolge il dinamismo potente della vita. Siamo circondati da viventi: non sono solo gli esseri umani, ma tutte le creature in cui la vita si esprime in mille sfaccettature. La terra che calpestiamo, le piante e gli alberi che arricchiscono il nostro paesaggio, l’infinita varietà di animali che ci circonda, tutto, silenziosamente, ci parla di vita. Ma nel nostro animo non sempre albergano sentimenti uguali. Spesso ci sentiamo bloccati in realtà impossibili, qualche volta ci sentiamo imprigionati in situazioni in cui non vediamo via di uscita. Addirittura qualcuno può vivere momenti difficili e avere pensieri che parlano solo di morte. La domanda evangelica ci spalanca la finestra della speranza. Parla di una qualità di vita, che per la sua profondità non potrà finire nel tempo. E’ la proposta difficile ma sempre affascinate di Gesù. Come collegarsi con questa fonte di vita prorompente e farla diventare quotidiana attualità? Come far emergere tutta la creatività che l’accompagna, per investirla nei numerosi problemi che nella vita personale, ecclesiale e sociale ci bloccano e preoccupano? Come uscire da questa difficoltà?...

  L'EDITORIALE DI MARIO DE MAIO

IL POVERO CHE STA ALLA PORTA
quale fede rende testimoni di amore?
di ARTURO PAOLI

Proponiamo due omelie di fratel Arturo, recentemente tenute nella chiesa di San Martino in Vignale a Lucca.

Domenica 29 settembre 2013 – Vangelo di Luca 16, 19 – 31

Credo che il nostro papa Francesco abbia avuto una ispirazione particolare dallo Spirito Santo, come del resto io credo che i pontefici che hanno la guida del popolo di Dio siano sempre ispirati dallo Spirito. La fede può avere un doppio risultato: può essere dottrina, dogma, verità e allora qualunque persona può essere molto erudita in questa materia ma può darsi che non viva la fede, e di fatto accade. La verità non impegna direttamente a una coerenza di vita, invece la fede come amore ha la necessità di andare incontro alle vittime che sono state trascurate, offese dall’amore, particolarmente i poveri, gli umiliati, i traditi da vicende dolorose della vita. Il Papa evidentemente ha capito, ispirato dallo Spirito Santo, che la sua vita privata non poteva svolgersi in un grande palazzo, servito da molte persone come un gran signore perché il povero che sta alla porta invoca non tanto di poterlo visitare, ma che il Papa lo aiuti in qualche modo a uscire dal suo tormento, che migliori un po’ la sua vita, che sollevi un po’ la sua sofferenza...

Domenica 6 ottobre – Vangelo di Luca 17, 5 – 10 

Gesù ci parla di fede: che cos’è questa fede? E' una forza interna, che ci aiuta a vivere non spensieratamente senza un progetto, ma nella verità. Ognuno di noi che viene al mondo è una persona, un essere, una forza sulla quale dio conta. Una forza che va verso l’amore. Noi siamo chiamati oggi a collaborare a una forza di carità sia perché questo mondo ci presenta molte miserie, molte sofferenze, molti vuoti, sia perché il papa ci dà l’esempio scendendo sulla strada come guida verso coloro che soffrono...

  "IL POVERO CHE STA ALLA PORTA quale fede rende testimoni di amore?" di Arturo Paoli 

L’amore sa aspettare,
aspettare a lungo,
fino all’estremo.
Non diventa mai impaziente,
non mette fretta a nessuno
e non impone nulla.
Conta sui tempi lunghi
Dietrich Bonhoeffer


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Quello scandalo della doppia vita di Enzo Bianchi



Quello scandalo della doppia vita
di Enzo Bianchi

Cos’è il peccato? 
Cos’è lo scandalo? 
C’è sempre perdono da parte di Dio? 
A queste domande ha cercato di rispondere Gesù, e papa Francesco commentando il vangelo ne attualizza le parole, applicando il pensiero di Gesù alle situazioni odierne nella chiesa e nella società. Tutti ormai hanno compreso che per papa Francesco è urgente la predicazione della misericordia di Dio, del suo amore che non ha mai bisogno di essere meritato, del perdono rinnovato all’infinito – settanta volte sette! – al peccatore.
Ma il papa ricorda questa verità con dei distinguo precisi, ricorrenti nella sua parola. Il peccato è caduta, fallimento dell’uomo che sceglie non il bene che vuole ma il male che non vorrebbe fare, come ricorda l’Apostolo Paolo: male contro l’altro, contro gli esseri umani e tutte le creature di questo mondo, male che contraddice la volontà di Dio il quale chiede tra noi uomini amore reciproco, comunione, pienezza di vita… In questo senso la Scrittura ci ricorda che “il giusto pecca sette volte al giorno”: siamo tutti peccatori o, secondo un altro termine usato da Gesù, siamo tutti “cattivi”.
È difficile riconoscere questo nostro acconsentire al male che non appartiene solo alla nostra fragilità, ma dipende dalla nostra volontà, dalle nostre scelte, dunque dalla nostra responsabilità. I padri monastici insistevano nel ripetere che “riconoscere i propri peccati è miracolo più grande del risuscitare i morti!”. Allora, al cristiano compete una lotta senza tregua contro le pulsioni che non rispettano la dignità degli altri, che spingono a vivere senza gli altri o addirittura contro di loro, che chiedono accaparramento di denaro e di beni senza regole e senza giustizia. Sì, al cristiano è chiesto di combattere e di tentare sempre di dominare queste pulsioni e, quando non ci si riesce, di riconoscere il proprio peccato...

Papa Francesco predica sì la misericordia, ma non persegue alcuna eresia “bonaria”: annuncia la grazia caro prezzo, le esigenze radicali del vangelo. Certo, non è tentato dall’intransigenza contro la società e il mondo attuale, perché sa che Dio ama questo mondo-umanità tanto quanto condanna il mondo come assetto di potere, ingiustizia, falsità...

  "Quello scandalo della doppia vita" di Enzo Bianchi


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Luca Diotallevi, il sociologo della CEI: «Tutti devono fare la loro parte seguendo Francesco e l'agenda del Concilio Vaticano II»
  Andrea Tornielli:   «L'impatto del Papa è positivo. Ma ora tocca a pastori e credenti»

... Non è facile questa revisione evangelica della vita comunitaria, implica schiettezza nelle relazioni e correzione fraterna, mentre in ogni ambiente religioso può infiltrarsi il tarlo della maldicenza o della superiorità. Eppure è già ben incarnata in tante realtà italiane o missionarie, anche in piccole comunità in cui ci capita talvolta di vedere - esemplarmente - il superiore fare il portinaio o provvedere alla corvee in cucina.
E noi laici? Non è che questa "rivoluzione" nel modo d'intendere l'autorità debba essere applicata anche alle nostre relazioni di gruppo...
  Diego Andreatta:   Un nuovo modello di autorità


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 FRANCESCO
 



     Angelus/Regina Cæli - Angelus, 10 novembre 2013

   Omelia - 4 novembre 2013: Santa Messa in suffragio dei Cardinali e Vescovi defunti nel corso dell’anno

    Udienza - 13 novembre 2013

    Discorso - Ai partecipanti al pellegrinaggio dell'U.N.I.T.A.L.S.I. [Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari
                           Internazionali] (9 novembre 2013)


    Discorso - Visita Ufficiale al Presidente della Repubblica Italiana al Palazzo del Quirinale (14 novembre 2013)

    Discorso - Ai dipendenti del Quirinale (14 novembre 2013)

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SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"



09/11/2013:

  La nostra vita dev'essere...


11/11/2013:

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11/11/2013:

  Ricordiamo le Filippine...


14/11/2013:

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15/11/2013:

  Cari giovani, siate sempre...


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Angelus del 10 novembre 2013 - Testo e video


Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il Vangelo di questa domenica ci presenta Gesù alle prese con i sadducei, i quali negavano la risurrezione. Ed è proprio su questo tema che essi rivolgono una domanda a Gesù, per metterlo in difficoltà e ridicolizzare la fede nella risurrezione dei morti. Partono da un caso immaginario: “Una donna ha avuto sette mariti, morti uno dopo l’altro”, e chiedono a Gesù: “Di chi sarà moglie quella donna dopo la sua morte?”. Gesù, sempre mite e paziente, per prima cosa risponde che la vita dopo la morte non ha gli stessi parametri di quella terrena. La vita eterna è un’altra vita, in un’altra dimensione dove, tra l’altro, non ci sarà più il matrimonio, che è legato alla nostra esistenza in questo mondo. I risorti – dice Gesù – saranno come gli angeli, e vivranno in uno stato diverso, che ora non possiamo sperimentare e nemmeno immaginare. E così Gesù spiega.
Ma poi Gesù, per così dire, passa al contrattacco. E lo fa citando la Sacra Scrittura, con una semplicità e un’originalità che ci lasciano pieni di ammirazione per il nostro Maestro, l’unico Maestro! La prova della risurrezione Gesù la trova nell’episodio di Mosè e del roveto ardente (cfr Es 3,1-6), là dove Dio si rivela come il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Il nome di Dio è legato ai nomi degli uomini e delle donne con cui Lui si lega, e questo legame è più forte della morte. E noi possiamo dire anche del rapporto di Dio con noi, con ognuno di noi: Lui è il nostro Dio! Lui è il Dio di ognuno di noi! Come se Lui portasse il nostro nome. Piace a Lui dirlo, e questa è l’alleanza. Ecco perché Gesù afferma: «Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui» (Lc 20,38). E questo è il legame decisivo, l’alleanza fondamentale, l’alleanza con Gesù: Lui stesso è l’Alleanza, Lui stesso è la Vita e la Risurrezione, perché con il suo amore crocifisso ha vinto la morte. In Gesù Dio ci dona la vita eterna, la dona a tutti, e tutti grazie a Lui hanno la speranza di una vita ancora più vera di questa. La vita che Dio ci prepara non è un semplice abbellimento di questa attuale: essa supera la nostra immaginazione, perché Dio ci stupisce continuamente con il suo amore e con la sua misericordia.
Pertanto, ciò che accadrà è proprio il contrario di quanto si aspettavano i sadducei...

  testo integrale dell'Angelus

  video


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Papa Francesco UDIENZA GENERALE 13 novembre 2013 - testo e video


Piazza San Pietro
Mercoledì, 13 novembre 2013

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Nel Credo, attraverso il quale ogni domenica facciamo la nostra professione di fede, noi affermiamo: «Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati». Si tratta dell’unico riferimento esplicito a un Sacramento all’interno del Credo. In effetti il Battesimo è la “porta” della fede e della vita cristiana. Gesù Risorto lasciò agli Apostoli questa consegna: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato» (Mc16,15-16). La missione della Chiesa è evangelizzare e rimettere i peccati attraverso il sacramento battesimale. Ma ritorniamo alle parole del Credo. L’espressione può essere divisa in tre punti: «professo»; «un solo battesimo»; «per la remissione dei peccati».
1. «Professo». Cosa vuol dire questo? È un termine solenne che indica la grande importanza dell’oggetto, cioè del Battesimo. In effetti, pronunciando queste parole noi affermiamo la nostra vera identità di figli di Dio. Il Battesimo è in un certo senso la carta d’identità del cristiano, il suo atto di nascita, e l’atto di nascita alla Chiesa. Tutti voi conoscete il giorno nel quale siete nati e festeggiate il compleanno, vero? Tutti noi festeggiamo il compleanno. Vi faccio una domanda, che ho fatto altre volte, ma la faccio ancora: Chi di voi si ricorda la data del proprio Battesimo? Alzi la mano: sono pochi (e non domando ai Vescovi per non far loro provare vergogna…). Ma facciamo una cosa: oggi, quando tornate a casa, domandate in quale giorno siete stati battezzati, cercate, perché questo è il secondo compleanno. Il primo compleanno è quello della nascita alla vita e il secondo compleanno è quello della nascita alla Chiesa. Farete questo? È un compito da fare a casa: cercare il giorno in cui io sono nato alla Chiesa, e ringraziare il Signore perché nel giorno del Battesimo ci ha aperto la porta della sua Chiesa. Al tempo stesso, al Battesimo è legata la nostra fede nella remissione dei peccati. Il Sacramento della Penitenza o Confessione è, infatti, come un “secondo battesimo”, che rimanda sempre al primo per consolidarlo e rinnovarlo. In questo senso il giorno del nostro Battesimo è il punto di partenza di un cammino bellissimo, un cammino verso Dio che dura tutta la vita, un cammino di conversione che è continuamente sostenuto dal Sacramento della Penitenza. Pensate a questo: quando noi andiamo a confessarci delle nostre debolezze, dei nostri peccati, andiamo a chiedere il perdono di Gesù, ma andiamo pure a rinnovare il Battesimo con questo perdono. E questo è bello, è come festeggiare il giorno del Battesimo in ogni Confessione. Pertanto la Confessione non è una seduta in una sala di tortura, ma è una festa. La Confessione è per i battezzati! Per tenere pulita la veste bianca della nostra dignità cristiana!...

  testo integrale

  video

Anche questa settimana la piazza era gremita di fedeli e Papa Francesco ha fatto un lungo giro salutando tutti e baciando tanti bambini...

  video

Al termine della catechesi sono stati particolarmente rapidi i saluti ai vescovi presenti sul sagrato della Basilica, perché il Pontefice ha riservato tempo ed energie ai malati presenti in Piazza San Pietro. All'udienza hanno infatti partecipato oltre 3 mila persone affette da malattie rare riunite in una delegazione coordinata dall'associazione culturale "Giuseppe Dossetti: i Valori - sviluppo e tutela dei diritti" e accompagnate dal presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, l'arcivescovo Zygmunt Zimowski.
Così sulla piazza si è svolta questo singolare e straordinario incontro personale di papa Francesco che ha abbracciato ciascuno dei tremila malati, accompagnati dai loro familiari. Centinaia - in particolare - erano i bambini, alcuni piccolissimi, in braccio ai genitori che piangendo li hanno affidati per un istante alle braccia del Papa. Momenti di grande tenerezza e commozione, con Francesco che baciando i piccoli ha tentato di consolare i grandi, mentre anche i collaboratori del Santo Padre faticavano in certi momenti a trattenere le lacrime. (fonte: Avvenire)


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Papa Francesco incontra l'Unitalsi: "mossi dall’amore per Cristo di fronte alla sofferenza non voltate la faccia dall’altra parte"


Papa Francesco incontra i membri dell’Unitalsi (persone malate e disabili, volontari, assistenti ecclesiastici, responsabili di sezione e il Presidente nazionale) ricevuti stamattina in udienza in Aula Paolo VI, in occasione dei 110 anni di fondazione dell’ente.

  video

Papa Francesco al Verano: la speranza allarga l'anima

 
video

La malattia ha più spesso un volto anziano e un colore che è un non colore. Ma l’ingresso di Papa Francesco in Aula Paolo VI, in un turbine di abbracci e baci al nugolo di bambini che gli corre incontro e poi gli chiede una firma su un cartellone che è un arcobaleno di allegria, tra acclamazioni e applausi a scroscio dei settemila presenti, moltissimi dei quali infermi, tutto racconta di un incontro e di uno spirito che intende malattia e disabilità un’esperienza che possiede anch’essa dei colori suoi e vividi, quelli della solidarietà e della consolazione. 
E Papa Francesco, che nutre per i malati un amore particolare, pone subito di fronte il chiaro e lo scuro dell’anima cristiana e dello spirito del mondo, quando la salute che declina mette a nudo i sentimenti umani...

  Il Papa all'Unitalsi: il mondo scarta i malati, voi siate per loro abbraccio di Gesù

  il testo integrale del DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AGLI ASSOCIATI DELL'UNITALSI NELL'ANNIVERSARIO DEI 110 ANNI DALLA FONDAZIONE

  video

“Non ci crederai ma” nel ritratto “sei venuto pure bene”. E’ quanto detto al Papa da una bambina che partecipa all’udienza dell’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali), nell’aula Paolo VI, e che gli ha presentato un libro di disegni dedicati alla raffigurazione del Pontefice. La piccola, intervenuta sul palco, è riuscita a strappare un sorriso a Papa Francesco, che si è alzato e le ha porto un bacio sulla guancia. (fonte: QN)

Incontro di Papa Francesco l'Unitalsi in occasione dei 110 anni dalla fondazione nell'Aula Paolo VI. Il Pontefice è stato accolto dall'ovazione della sala, gremita da oltre seimila persone tra cui 1.500 malati e disabili - 600 dei quali in carrozzina - e duemila volontari.Francesco ha salutato uno per uno i disabili, che ha abbracciato e baciato. Nell'ultimo tratto, Bergoglio ha ricevuto da una disabile in carrozzina uno zucchetto bianco: se l'è subito messo sul capo mettendo il suo sulla testa della malata. (fonte: ANSA)


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - Peccatori, sì. Corrotti, no - (video e testo)



S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 
11 novembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco:
"Dio perdona chi si pente non chi finge di essere cristiano"

Chi non si pente e “fa finta di essere cristiano” fa tanto male alla Chiesa. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha ribadito che tutti dobbiamo dirci “peccatori”, ma dobbiamo guardarci dal diventare “corrotti”. Chi è benefattore della Chiesa ma ruba allo Stato, ha aggiunto, è “un ingiusto” che conduce una “doppia vita”.

Gesù “non si stanca di perdonare e ci consiglia” di fare lo stesso. Papa Francesco si è soffermato, nell’omelia, sull’esortazione del Signore a perdonare il fratello pentito, di cui parla il Vangelo odierno. Quando Gesù chiede di perdonare sette volte al giorno, ha osservato, “fa un ritratto di se stesso”. Gesù, ha proseguito, “perdona” ma in questo brano evangelico dice anche “Guai a colui a causa del quale vengono gli scandali”. Non parla di peccato, ma di scandalo che è un’altra cosa. E aggiunge che “è meglio per lui che gli venga messa al collo una macina di mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli”. Ma che differenza c’è dunque, si chiede il Papa, “tra peccare e scandalizzare”?
“La differenza è che chi pecca e si pente, chiede perdono, si sente debole, si sente figlio di Dio, si umilia, e chiede proprio la salvezza da Gesù. Ma di quell’altro che scandalizza, che cosa scandalizza? Che non si pente. Continua a peccare, ma fa finta di essere cristiano: la doppia vita. E la doppia vita di un cristiano fa tanto male, tanto male. ‘Ma, io sono un benefattore della Chiesa! Metto la mano in tasca e do alla Chiesa’. Ma con l’altra mano, ruba: allo Stato, ai poveri … ruba. E’ un ingiusto. Questa è doppia vita. E questo merita – dice Gesù, non lo dico io – che gli mettano al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Non parla di perdono, qui”...

“Una putredine verniciata: questa è la vita del corrotto. E Gesù semplicemente non diceva: 'peccatori' a questi, diceva loro: 'ipocriti'. E che bello, quell’altro, no? ‘Se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: ‘Sono pentito, sono peccatore’, tu gli perdonerai’. E’ quello che Lui fa con i peccatori. Lui non si stanca di perdonare, soltanto alla condizione di non voler fare questa doppia vita, di andare da Lui pentiti: ‘Perdonami, Signore, sono peccatore!’. ‘Ma, vai avanti, vai avanti: io lo so’. E così è il Signore. Chiediamo oggi la grazia allo Spirito Santo che fugge da ogni inganno, chiediamo la grazia di riconoscerci peccatori: siamo peccatori. Peccatori, sì. Corrotti, no”.

  Il Papa: ingiusto essere benefattore della Chiesa e rubare allo Stato, no ai cristiani dalla doppia vita

  video


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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 
12 novembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco:
"le mani di Dio ci accompagnano"

Affidiamoci a Dio come una bambino si affida alle mani del suo papà. E’ quanto affermato da Papa Francesco alla Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha ribadito che il Signore mai ci abbandona e ha sottolineato che anche quando ci rimprovera, Dio non ci dà uno schiaffo ma una carezza.

“Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità”, ma “per l’invidia del diavolo è entrata la morte nel mondo”. Papa Francesco ha svolto la sua omelia soffermandosi sulla Prima Lettura, un passo del Libro della Sapienza che ricorda la nostra creazione. L’invidia del diavolo, ha affermato il Papa, ha fatto sì che iniziasse questa guerra, “questa strada che finisce con la morte”. Quest’ultima, ha ribadito, “è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono”. E’ un esperienza che tutti facciamo:
“Tutti dobbiamo passare per la morte, ma una cosa è passare per questa esperienza con una appartenenza al diavolo e un’altra cosa è passare per questa esperienza dalla mano di Dio. E a me piace sentire questo: ‘Siamo nelle mani di Dio dall’inizio’. La Bibbia ci spiega la Creazione, usando una immagine bella: Dio che, con le sue mani ci fa dal fango, dalla terra a Sua immagine e somiglianza. Sono state le mani di Dio che ci hanno creato: il Dio artigiano, eh! Come un artigiano ci ha fatto. Queste mani del Signore… Le mani di Dio, che non ci hanno abbandonato”.
La Bibbia, ha proseguito, narra che il Signore dice al suo popolo: “Io ho camminato con te, come un papà con suo figlio, portandolo per mano”. Sono proprio le mani di Dio, ha soggiunto, “che ci accompagnano nel cammino”:
“Nostro Padre, come un Padre con suo figlio, ci insegna a camminare. Ci insegna ad andare per la strada della vita e della salvezza. Sono le mani di Dio che ci carezzano nei momenti del dolore, ci confortano. E’ nostro Padre che ci carezza! Ci vuole tanto bene. E anche in queste carezze, tante volte, c’è il perdono. Una cosa che a me fa bene pensarla. Gesù, Dio, ha portato con sé le sue piaghe: le fa vedere al Padre. Questo è il prezzo: le mani di Dio sono mani piagate per amore! E questo ci consola tanto”...

  Il Papa: anche quando ci rimprovera, Dio ci accarezza e mai ci ferisce

  video


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - Lo spirito della Sapienza di Dio e lo spirito di curiosità - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 
14 novembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco:
vi invito a vivere nella Sapienza

Lo spirito di curiosità genera confusione e ci allontana dallo Spirito della sapienza che, invece, ci dà pace: è quanto ha affermato stamani il Papa nella Messa celebrata nella Cappella di Casa Santa Marta, in Vaticano.

L’omelia del Papa inizia con il commento sulla prima lettura, tratta dal Libro della Sapienza, dove si descrive “lo stato d’animo dell’uomo e della donna spirituale”, del vero cristiano e della vera cristiana che vivono "nella sapienza dello Spirito Santo. E questa sapienza li porta avanti con questo spirito intelligente, santo, unico, molteplice, sottile”:
“Questo è camminare nella vita con questo spirito: lo spirito di Dio, che ci aiuta a giudicare, a prendere decisioni secondo il cuore di Dio. E questo spirito ci dà pace, sempre! E’ lo spirito di pace, lo spirito d’amore, lo spirito di fraternità. E la santità è proprio questo. Quello che Dio chiede ad Abramo - 'Cammina nella mia presenza e sii irreprensibile' - è questo: questa pace. Andare sotto la mozione dello Spirito di Dio e di questa saggezza. E quell’uomo e quella donna che camminano così, si può dire che sono un uomo e una donna saggia. Un uomo saggio e una donna saggia, perché si muovono sotto la mozione della pazienza di Dio”.
Ma nel Vangelo – sottolinea il Papa – “ci troviamo davanti ad un altro spirito, contrario a questo della sapienza di Dio: lo spirito di curiosità”:
“E’ quando noi vogliamo impadronirci dei progetti di Dio, del futuro, delle cose; conoscere tutto, prendere in mano tutto… I farisei domandarono a Gesù: ‘Quando verrà il Regno di Dio?’. Curiosi! Volevano conoscere la data, il giorno… Lo spirito di curiosità ci allontana dallo Spirito della sapienza, perché soltanto interessano i dettagli, le notizie, le piccole notizie di ogni giorno. O come si farà questo? E’ il come: è lo spirito del come! E lo spirito di curiosità non è un buono spirito: è lo spirito di dispersione, di allontanarsi da Dio, lo spirito di parlare troppo. E Gesù anche va a dirci una cosa interessante: questo spirito di curiosità, che è mondano, ci porta alla confusione”...

  Il Papa: lo spirito di curiosità ci allontana dalla sapienza e dalla pace di Dio

  video


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Papa Francesco incontra Noemi, malata di SMA, ed è vicino alla famiglia, i nostri politici...


Noemi ha 16 mesi e la Sma, una malattia inguaribile per la quale i genitori chiedono il ricorso al metodo Stamina, che fino ad oggi le è stato negato. La famiglia di Noemi ha ricevuto la telefonata del Papa ed è anche stata ricevuta nella residenza del Santo Padre in un incontro privato. La scena è stata ripresa con la macchina fotografica da una suora e mandata in onda da "Le Iene" nella puntata di martedì 12 Novembre.

  il video del servizio di Golia 

Nella puntata de Le Iene andata in onda il 12 novembre Giulio Golia torna sul metodo Stamina, la cui sperimentazione è stata bloccata dal ministero della Salute in base alle conclusioni del Comitato scientifico e poi a quelle dell’avvocatura dello Stato. Gli esperti avevano parlato di «potenziali rischi», «inadeguata descrizione» e «insufficiente definizione del prodotto». E tratta il caso di Noemi, una bambina affetta da Sma. Lei e la sua famiglia sono stati accolti da Papa Francesco in persona, al quale il padre della bimba ha ribadito come, secondo lui, l’unica speranza che ha di salvare sua figlia è sottoporla alla tanto discussa cura Stamina...

  Le Iene e il video di Papa Francesco che incontra Noemi, la bimba del caso Stamina

Mercoledì 30 ottobre il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin (PdL), ha partecipato al “question time” della Camera, rispondendo tra le altre cose a un’interrogazione sul cosiddetto “metodo” Stamina, il trattamento con cellule staminali di cui si è parlato molto negli ultimi mesi e che è stato al centro di un dibattito politico e nella comunità scientifica molto intenso, con dure critiche nei confronti dei suoi ideatori. A inizio ottobre Lorenzin ha deciso di cancellare l’annunciata sperimentazione del “metodo” Stamina in seguito a ulteriori approfondimenti sul trattamento e sulla sua potenziale pericolosità. Nel corso del “question time” ha spiegato nuovamente come sono andate le cose, chiarendo perché non ci sarà la sperimentazione...

  Lorenzin e il “metodo” Stamina

"La migliore cura palliativa per Noemi va cercata nei luoghi dove sono in corso sperimentazioni sulla sua malattia. Il problema del metodo stamina e' che non avendo mai iniziato la fase sperimentale non puo' essere considerato cura palliativa". Cosi' spiega il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ospite questa sera di Tv2000, rispondendo alla richiesta di accesso al metodo Stamina che i genitori della piccola Noemi hanno rivolto alle istituzioni. "Spero che avremo presto una parola di chiarezza definitiva su questo metodo - continua - perche' non si alimentino false speranze.
Ho chiesto l'acquisizione delle cartelle cliniche di tutti i casi trattati con questo metodo perche' vengano valutate dall'Istituto Superiore di Sanita', dal Centro Nazionale Trapianti, dall'Aifa, dai maggiori esperi per una comparazione scientifica che dia tranquillita' nel giudizio che e' stato dato". Il Ministro sottolinea che "il caso e' stato affrontato senza superficialita' ne' pregiudizio" ribadendo che "quando la scienza ti dice "no" la politica non puo' sostituirsi al medico". "Ce la mettero' tutta - conclude - per modificare la norma sulla sperimentazione e per trattare le malattie rare in modo piu' efficace e in tempi brevissimi, superando i tempi della burocrazia che non sono quelli della malattia. Dobbiamo costruire per i malati rari una diversa rete territoriale".(fonte: AGI) 

Caro Papa Francesco, alcune famiglie in attesa di poter ottenere le cure compassionevoli con il metodo stamina hanno ricevuto una Sua telefonata. Questa Sua chiamata, oltre a sottolineare una grande attenzione per chi soffre, ha acceso le speranze in chi è stato abbandonato dalla medicina ufficiale.
Lei ha detto "non fatevi rubare la speranza" e proprio questo sta avvenendo, sotto i suoi occhi, per queste famiglie già provate da grandi difficoltà, ma cariche di amore per i loro cari e di dignità.

  il testo integrale della lettera aperta a Papa Francesco di Davide Vannoni

«Cartelle cliniche che non sono cartelle cliniche, miglioramenti enfatizzati, stabilità minimizzate (dopo diverse infusioni)». Questo il resoconto di un minuzioso fact-checking operato dal medico e blogger Salvo Di Grazia sul suo blog MedBunker. L'oggetto sono gli ultimi servizi della trasmissione Le Iene Show su Stamina, il discusso metodo a base di cellule staminali del midollo osseo che, a detta dell'ideatore Davide Vannoni, una volta iniettate in pazienti colpiti da malattie neurodegenerative andrebbero a rigenerare i neuroni malati. Un'opinione condivisa quasi esclusivamente dai titolari della stessa Stamina Foundation, dato che non è ancora disponibile alcuna descrizione ufficiale del metodo né alcuna pubblicazione scientifica dove ne risulti l'efficacia... 

  Stamina, ecco perché i documenti usati dalle Iene non dimostrano nulla

Vedi anche il nostro precedente post:

  Papa Francesco UDIENZA GENERALE 6 novembre 2013 - testo e video


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 SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"

In un'intervista al Fatto Quotidiano, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria plaude al tentativo di Bergoglio di fare pulizia nella Chiesa. Ma avverte che le cosche si stanno innervosendo: "Se i boss potessero fargli uno sgambetto, non esiterebbero"

 
Papa Francesco, il pm Gratteri: “La sua pulizia preoccupa la mafia”


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Banda della Magliana. Loggia P2. Mafia. E ora la 'ndrangheta che minaccia il papa. Gli affari sporchi con la Chiesa.

  Marco Mostallino:   Vaticano, i rapporti con mafia e criminalità


Nelle ultime settimane ha acquistato visibilità mediatica un coro di dissensi per l’approccio pastorale e i contenuti stessi degli interventi di papa Francesco. Questo coro proviene dalle ristrette fila del tradizionalismo cattolico e da ambienti politici conservatori...

  Antonio Rizzolo:  Quel coro di dissensi verso il Papa

Un'ultima considerazione: a Gnocchi e Palmaro non piace questo Papa? Peccato! A noi e a moltissimi altri, cattolici e non cattolici, invece piace. Ma farne questione di diversità di gusti — come fanno i due «autorevoli» tradizionalisti — non sarà già di per sé indizio del contagio di quel (presunto) relativismo morale e religioso che essi tanto aborrono?

  Maria Cristina Bartolomei:  A proposito di tradizionalisti cui non piace papa Francesco (pdf)

Bocciato in catechismo. Quanto alla teologia, è meglio non parlarne. Papa Francesco sconcerta atei devoti e cattolici tradizionalisti, ultrapapisti di ieri e dubbiosi di oggi. Volano parole irate, insinuazioni ridicole sulla presunta impulsività di Jorge Mario Bergoglio e sulla suaortodossia. Il Papa venuto dalla fine del mondo scompiglia gli schemi, sovverte regole non scritte.

  Piero Pisarra:  Il mal-pancismo anti-Francesco dei cattolici come la moglie di Lot (pdf)

... Si dice (qualcuno lo dice) che Papa Bergoglio rincorre l'acclamazione delle folle grazie ad affermazioni «populiste». Si sostiene che talune sue prese di posizione blandiscono un po' troppo l'intellighentia «laica». Ebbene, a me sembra che in questo caso sia stata invece l'omissione di tanta gerarchia italiana a «blandire» i potenti, evitando di chiamare col suo nome un malcostume morale pesante ed evidentissimo. Se oggi fanno colpo le parole di Papa Francesco contro la «dea tangente», dunque, è anche perché nella Chiesa italiana nessuno aveva osato dirle prima...

  Roberto Beretta:  Il tabù della «dea tangente»

Caro direttore, lo stupore leggendo l’articolo di Vittorio Messori (Corriere, 10 novembre) mi spinge a esprimere un parere. Messori considera l’attività pastorale di papa Francesco (insieme al suo sforzo di fare ordine nella Curia) alla stregua di un «movimento» che sarebbe spiazzante per le Istituzioni della Chiesa . Lo paragona al movimento di Beppe Grillo considerato pericoloso per le Istituzioni dello Stato. Trovo l’idea francamente inaccettabile... (Liliana Cavani)
Cavani ma sono io che mi stupisco per un tale fraintendimento del mio pensiero da non sapere, davvero, come replicare . Forse la sua lettura del mio articolo di domenica è stata affrettata o forse è stata condizionata da un pregiudizio infondato... (Vittorio Messori)

  IL CORRIERE DELLA SERA: La semplicità di papa Francesco che sa conquistare le piazze

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