"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°20 del 2013

Aggiornamento della settimana

- dall'11 al 17 maggio 2013 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 24 maggio 2013          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 


LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo




OMELIA 

  di P. Gregorio Battaglia
  di P. Aurelio Antista
di P. Alberto Neglia

 
N. B. La Lectio viene aggiornata appena disponibile (di norma il sabato sera)



NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 








I NOSTRI TEMPI


SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"


DIVENTARE UMANI PER COSTRUIRE SPERANZA
"Buongiorno, mi chiamo Gabriele Francesco. Sono nato a Novara l’11 aprile 2013 e oggi avrei un mese, se fossi ancora vivo. Invece sono morto lo stesso giorno in cui sono nato. ..."

  Massimo Gramellini: Ci sono ancora

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Festa della mamma: "Vivere per un altro - Ripensare la maternità come risorsa per tutti" di Simona Segoloni Ruta


Vivere per un altro
 
Ripensare la maternità come risorsa per tutti 

La maternità è un’esperienza squisitamente femminile, eppure viene celebrata maggiormente dagli uomini. Un po’ perché le donne temono di essere ridotte al ruolo materno, che è altro dalla maternità, un po’ perché la festa della mamma cede spesso a toni retorici che non toccano la reale esperienza delle donne. Non parliamo poi del sentire sociale italiano – e purtroppo spesso anche ecclesiale – che è ben disposto a elogiare le madri, purché non abbiano la pretesa di parlare della maternità come di una questione sociale. Mi sembra quindi più proficuo, piuttosto che celebrare la festa della mamma, riflettere sull’esperienza materna e sul valore che essa ha per tutti. 

   "Vivere per un altro" di Simona Segoloni Ruta


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Il nuovo diritto ai social network e la necessaria educazione al web - Interventi di Roberto Saviano e Enrico Mentana


Il nuovo diritto ai social network e la necessaria educazione al web

Intervento di Roberto Saviano sulla questione degli insulti  tramite i social network.
Spunto della riflessione è stato la scelta del giornalista  Enrico Mentana di abbandonare Twitter.

"...Ma questa è una degenerazione del mezzo, perché Twitter nasce per comunicare: è una piattaforma che mette in connessione chiunque con chiunque. Tutto è aperto. Puoi seguire chi vuoi, puoi leggere cosa scrive Obama, Lady Gaga o il tuo collega, quello che ha la scrivania di fronte alla tua. La capacità di poter assistere in tempo reale a ciò che accade nel quotidiano e comprendere i punti di vista degli altri, condividerne le conoscenze. Retwitti se trovi interessante una notizia e credi valga la pena sottoporla alla tua comunità. Crei dei topic, e puoi farlo chiunque tu sia. Poi ti capita di essere retwittato da chi ha centinaia di migliaia di follower e il tuo pensiero inizia a viaggiare.
Ma può anche accadere che in una piazza affollata, se si è a corto di contenuti o manca la capacità di sintesi (la regola su Twitter consiste nel mantenersi nei 140 caratteri, l'sms di un tempo), si urla per essere ascoltati. Quando il pensiero si semplifica e si riduce al grado zero, a volte c'è posto solo per l'espressione radicale o la battuta estrema. La serietà è banale, il ragionare scontato. Dunque ecco l'insulto. Chi ti insulta su Facebook non riesce a fare lo stesso, però, quando ti incontra di persona perché non ha il coraggio di mettere la faccia su uno sfogo personale che si alimenta di luoghi comuni e leggende metropolitane. Ho letto che se un post presenta un certo numero di commenti negativi, chi leggerà quel post sarà naturalmente influenzato da quei commenti. Le critiche sono sempre benvenute, gli insulti no. 
Dipende da noi dargli o meno diritto di cittadinanza. Facebook e Twitter consentono di poter eliminare l'insulto, bannandolo, cioè mettendolo al bando. Fa parte delle regole del gioco. Non credo sia corretto escludere chi fa un ragionamento diverso da quello proposto, chi critica con linguaggio rispettoso è una risorsa. Ma è giusto bannare chi usa i commenti per fare propaganda, chi ripete sempre lo stesso concetto quasi a fare stalking, chi - ad esempio - dice di conservare una bottiglia di champagne da aprire il giorno della mia morte, chi dice di avermi visto a bordo di una Twingo rossa o una Panda verde a Caivano o a Maddaloni sottintendendo che non è vero che vivo sotto protezione. Agli estremisti della rete che obiettano: "ma questa è censura", rispondo che chi vuole può aprire una sua pagina per insultarmi, ha l'intero infinito web per farlo. È che in realtà l'insultatore vuole vivere della luce riflessa dell'insultato. Eppure è semplice comprendere come non ci sia nulla di più dannoso dell'insulto: nulla garantisce più sicurezza al potere, inteso nel senso più ampio, se tutto il linguaggio della critica si riduce al turpiloquio, alla cosiddetta "shit storm", alla tempesta di merda di messaggi senza contenuto rilevante.
Ecco perché la necessità di regole non può passare per censura. Comprendo che la libertà della rete non può essere strozzata da vincoli, comprendo che i vincoli possono diventare pericolosi perché pericolosa è la valutazione: cosa è legittima critica o cosa è diffamazione? Ma la gestione delle regole non è un vincolo, è funzionale al mezzo, alla sua sopravvivenza, all'interesse che gli utenti continueranno o meno a nutrire. Per questo Enrico Mentana credo si sbagli quando dice che o sei dentro o fuori e che non si banna. Bannare è decidere di dare un'impronta al proprio spazio: è esercitare un proprio diritto.
L'educazione nel web, anzi l'educazione al web, sta ancora nascendo. Scegliere di usare un linguaggio piuttosto che un altro è fondamentale ..." 

   "Fuori i bulli dal nostro Twitter" di Roberto Saviano

 La scelta di Enrico Mentana di abbandonare Twitter.

Enrico Mentana, direttore del telegiornale di La7, si è molto lamentato degli insulti ricevuti sui social network dopo lo speciale dedicato alla morte di Giulio Andreotti successivo alla trasmissione del film Il Divo.

   Mentana lascia Twitter, dice...  

... Quando un anno fa sono entrato in Twitter l'ho fatto nel modo che mi sembrava più giusto, senza srotolare dépliant e cercando di dire la mia. Ma soprattutto leggendo i tweet degli altri: e non solo di quanti seguivo per esigenze professionali (come l'ottimo profilo del Corriere , tra gli altri). Chi fa informazione ha centinaia di migliaia di follower: persone con cui non ti puoi confrontare con domande e risposte, affermazioni e repliche. Puoi leggere quasi tutto quel che ti scrivono, però: ed è quel che ho fatto sempre, utilmente. Per questo credo di poter essere un testimone credibile se dico che Twitter rischia di essere schiacciato da una minoranza rumorosa, impegnata nella diffusione di una regressiva volgarità (soprattutto, in modo impressionante, contro donne) e nelle scorribande alla ricerca del bersaglio di turno da demolire: non per le sue tesi, il che magari sarebbe salutare e proficuo, ma per mero sfizio. Quasi sempre, come ha scritto ieri Roberto Saviano su la Repubblica, «in realtà l'insultatore vuole vivere della luce riflessa dell'insultato». 
Non è vivibile una comunità in cui i sentimenti prevalenti sono quelli di ostilità. Nessuno o quasi di coloro che rendono irrespirabile tanta parte di Twitter ha un nome e cognome. Il loro unico «coraggio» sta nella violenza delle parole, la loro viltà nel nickname, lo pseudonimo col quale firmano le loro ribalderie...

   Mentana: la realtà non si esaurisce in un tweet


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Spesso coperto dall'anonimato, la sigla che richiama qualcosa di battagliero o qualcosa di grevemente scurrile, l'insultatore professionale, il violento seriale che certo non sa che farsene delle generose esortazioni del presidente Napolitano a moderare le parole per non infiammare una platea vulnerabile ai richiami della guerra civile, ha trovato in Twitter il suo paradiso dell'oltraggio purificatore.

  Pierluigi Battista: Se Twitter diventa la piazza dell'oltraggio

Laura Boldrini e Roberto Saviano si lamentano, Enrico Mentana se ne va. M’insultano ergo sum?

  Francesco Longo: Come facevamo a insultarci quando non c’era Twitter?


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FEDE E
SPIRITUALITA'





DA UNA CHIESA TRIONFANTE

AD UNA CHIESA MENDICANTE

A 50 ANNI DAL CONCILIO VATICANO II

HOREB n. 64 - 1/2013


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

"Sono passati 50 anni dall’inizio del Concilio ecumenico Vaticano II ed è importante fare memoria, cioè far presente quell’evento per riviverlo, perché può accadere che, passata la generazione di coloro che vi hanno partecipato o che hanno vissuto da vicino la svolta epocale da esso avviata per la vita della Chiesa, la sua memoria venga meno e si dimentichino gli orientamenti e le prospettive da esso offerti.
Il Vaticano II, infatti, pur essendo in piena continuità con la fede e la vita della Chiesa è stato certamente un evento che ha risposto con le sue scelte ad attese importanti presenti nella comunità cristiana e nel mondo.
Il Vaticano II, dopo duemila anni nel corso dei quali il cristianesimo si era sostanzialmente identificato con la cultura europea, apriva la Chiesa a una piena incarnazione nella vita e nella cultura di tutti i popoli, restituendole un’autentica cattolicità e rendendola veramente universale: piena continuità con il passato, con la fede apostolica trasmessaci attraverso le diverse generazioni, e insieme nuovi decisivi orientamenti nei confronti degli ebrei, dei cristiani non cattolici, dei credenti delle altre religioni, ma anche all’interno della comunità cristiana per quanto concerne la liturgia, la centralità della Scrittura, la collegialità e la sinodalità come forma e stile di governo, il riconoscimento del valore e della centralità della persona umana e della sua coscienza.
Gli orientamenti e le decisioni del Concilio Vaticano II, sebbene accolti abbastanza pacificamente all’interno della comunità ecclesiale, purtroppo non sono stati conosciuti e meditati a sufficienza, in questi cinquant’anni nelle varie comunità cristiane.
La riflessione che proponiamo a più voci, nel presente quaderno, vuole essere l’occasione provvidenziale per riprendere in mano quei documenti e cercare di recepire, nello “spirito del Concilio”, un’immagine di Chiesa a noi frati carmelitani più consona: quella “mendicante”, dove è fondamentale vivere uno stile di vita povero, fraterno, itinerante, accogliente e di condivisione della vita del popolo. Si tratta di riattualizzare il sogno di Papa Giovanni di una Chiesa “che si fa  popolo”: «La Chiesa Cattolica – affermava in una omelia del 13 novembre 1960 – non è un museo di archeologia. Essa è l’antica fontana del villaggio che dà l’acqua alle generazioni di oggi, come la diede a quelle del passato»...  (EDITORIALE)


   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)


E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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INCONTRI PER L’ESTATE – 2013 della FRATERNITÀ CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO



FRATERNITÀ CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO

INCONTRI PER L’ESTATE – 2013

  • LECTIO DIVINA 
17-22 LUGLIO

Lettere di Giacomo, Giuda e 1Pietro
con p. Pino Stancari sj


*****

  • SETTIMANA DI SPIRITUALITÀ
5-10 AGOSTO
"DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO"


  il programma degli INCONTRI PER L’ESTATE – 2013 della FRATERNITÀ CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO



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 SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"


  La Sacra Scrittura...
  Ci si apre alla fede...
  Che il Signore ci dia...
  Il cuore di una madre...
  L'Ascensione di Gesù...
  Non protestare...
  Lo Spirito Santo è...
  Una volta che la Parola...
  O Signore, prendi...
  In questi giorni di attesa...
  A volte basta...
  A generare l'attaccamento...
  I vescovi e i preti...
  Gesù è la Verità...
  Non si è cristiani...
  Dovete formare...
  Anche ci sono...
  Non si può essere...
  La maturità della fede...
  Un uomo grande...



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  Beata Vergine di Fatima (video)

  Francesco consacra il suo pontificato alla Madonna di Fatima

  San Mattia Apostolo (video)

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Le pietre d'inciampo del Vangelo

"Essi narrarono
ciò che era accaduto lunga la via
e come l'avevano riconosciuto
nello spezzare il pane."
(Luca 24,35)



  Gianfranco Ravasi: Lo spezzare il pane



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  (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)


"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n. 20 di Santino Coppolino



RUBRICA 
Un cuore che ascolta - lev shomea' 
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male"  (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino

ASCENSIONE DEL SIGNORE (ANNO C)

Vangelo: Lc 24,46-53

Nel Vangelo di Luca il Nome del Messia è "Misericordia". 
La misericordia è il filo rosso" che unisce ed illumina ogni versetto di quel "resoconto ordinato" che l'evangelista ha scritto per il suo "illustre Teofilo", l'amico di Dio, perché possa consolidarsi nella Fede che ha ricevuto...


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ASCENSIONE DEL SIGNORE (C-2013) Riflessione di Gianfranco Ravasi


ASCENSIONE DEL SIGNORE (C-2013)

 Riflessione del Card. Gianfranco Ravasi

12 maggio 2013

Letture:
At 1,1-11 Sal 46 Eb 9,24-28;10,19-23 Lc 24,46-53

  video


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Il Vaticano II e la “riscoperta” della centralità della Parola di Dio nella vita della Chiesa - Bruno Forte


LA “DEI VERBUM” E LA CENTRALITÀ DELLA PAROLA DI DIO NELLA VITA DELLA CHIESA A CINQUANT’ANNI DAL CONCILIO
di Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto (Ancona, 18 Aprile 2013)

"Per comprendere in tutta la sua portata la “primavera” del Concilio Vaticano II occorre far riferimento al contesto in cui si situava l’assise conciliare. Nell’epoca moderna, anche in reazione alla Riforma, che aveva accentuato con forza il ruolo della Parola di Dio nella vita della fede fino a definire la Chiesa tutta come “creatura Verbi”, creazione sempre nuova della Parola di Dio, la grande maggioranza dei  cattolici era stata raramente educata a un contatto diretto e personale con la Parola di Dio. I testi della Bibbia venivano spesso tradotti soltanto dal latino della Vulgata e  non dalle lingue originali e i fedeli dovevano chiedere addirittura l’autorizzazione ai presbiteri per poter leggere alcune parti della Bibbia. È in questo contesto che il Vaticano II ripropone la rivelazione non semplicemente come comunicazione di  verità dottrinali, ma come auto-comunicazione dell’Eterno: “Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e far conoscere il mistero della sua volontà (cf. Ef  1,9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura (cf. Ef  2,18; 2 Pt 1,4). Con questa rivelazione infatti Dio invisibile (cf. Col 1,15; 1 Tim 1,17)  nel suo immenso amore parla agli uomini come ad amici (cf. Es 33,11; Gv 15,14-15)  e si intrattiene con essi (cf. Bar 3,38), per invitarli e ammetterli alla comunione con  sé” (cf. Costituzione sulla Divina Rivelazione Dei Verbum 2).
Alla luce di questo carattere personale e non puramente noetico della  rivelazione contenuta nelle Sacre Scritture, il Concilio metterà in evidenza la centralità della Parola per la vita cristiana e per la vita della Chiesa. Continuamente generata dalla fede suscitata dalla Parola di Dio, che è Cristo stesso che si comunica 
nei segni delle sue parole, la Chiesa vive e opera nella forza dello Spirito: “A Dio che rivela è dovuta l'obbedienza della fede (cf. Rom 16, 26; cf. Rom 1,5; 2 Cor 10,5-6),  con la quale l'uomo si abbandona tutto a Dio liberamente, prestando il pieno ossequio  dell'intelletto e della volontà a Dio che rivela e assentendo volontariamente alla rivelazione data da lui. Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di  Dio che previene e soccorre e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il  cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità” (ib., 5). 
...La Parola di Dio è, dunque, la buona novella contro la solitudine! Lo è perfino nella forma del silenzio divino, di cui è piena la Scrittura. Lo aveva ben compreso uno dei grandi scrittori cristiani dell’epoca moderna, Søren Kierkegaard, dandone testimonianza nel suo Diario con queste parole: “Non permettere che dimentichiamo: Tu parli anche quando taci. Donaci questa fiducia: quando siamo in attesa della Tua  venuta, Tu taci per amore e per amore parli. Così è nel silenzio, così è nella parola: 
Tu sei sempre lo stesso Padre, lo stesso cuore paterno e ci guidi con la Tua voce e ci  elevi con il Tuo silenzio...”. Il Dio che parla colma le nostre solitudini, perfino quando la Sua è la parola del silenzio: perciò, l’ascolto della rivelazione, vissuto con  radicale apertura e disponibilità, è ascolto che salva. La Parola di Dio si presenta come buona novella per tutte le solitudini, perché in essa ci è offerta come dono gratuito e liberante la possibilità dell’alleanza con Dio: certo, all’“auto-donazione” divina occorre che corrisponda - in una forma inevitabilmente asimmetrica - la “donazione” del cuore all’Eterno (cf. DV 5). Accogliendo la Parola entrata nella storia la creatura umana si schiude al Mistero santo, e ne sperimenta la prossimità e 
l’inesauribile bellezza nell’amore. L’accoglienza operosa della Parola trasforma l’uomo nel profondo, lo libera dalla sua solitudine, lo fa discepolo del Signore nella  compagnia dei discepoli resi liberi dalla verità (cf. Gv 8,31s.). L’“esistenza accolta”, propria di Gesù, Verbo incarnato, si fa “esistenza accolta”, e perciò donata, del discepolo che, accogliendo la Parola nella donazione di sé a Dio e agli uomini, si  lascia “dire” dal Padre nel Figlio come vivente parola della carità rivolta all’umile concretezza delle situazioni della storia. L’accoglienza della Parola prepara e anticipa così nel tempo penultimo la città celeste, quel tempo ultimo in cui le parole scompariranno, accolte nell’unica Parola, perché Dio sia tutto in tutti e ogni  solitudine sia vinta nella gioia senza fine del Suo amore. ..." (Bruno Forte)

  LA “DEI VERBUM” E LA CENTRALITÀ DELLA PAROLA DI DIO NELLA VITA DELLA CHIESA A CINQUANT’ANNI DAL CONCILIO (PDF)



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Il Credo nei mosaici di Monreale - puntata dell'8/05/13


Il Credo nei mosaici di Monreale 
- terza puntata - 8/05/13

Programma di TV2000 "Il Credo nei mosaici di Monreale", di Sandro Magister e padre Innocenzo Gargano, monaco camaldolese. In dodici puntate come i dodici apostoli, di mezz'ora ciascuna. 
La trama è il "Credo", l'abc della fede cristiana, con le forme, i colori, la luce di quel capolavoro unico al mondo che sono i mosaici di Monreale.La storica dell'arte Sara Magister ne illustrerà la "lettera" mentre padre Innocenzo ne svelerà lo "spirito", accompagnandoci all'interno stesso del duomo. Un'avventura senza eguali, dai primordi della creazione, all'avvento di Gesù, alla celeste Gerusalemme. Il programma è una produzione Run To Me Film per Tv2000. La cura è di Francesca Romana Pozzonelli. La regia dei filmati realizzati nel Duomo di Monreale è di Davide Gambino per la Run To Me Film; la regia di studio è di Edoardo Pacchiarotti per Tv2000.

Il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria vergine

Nella terza puntata lo sguardo muove dall'immagine di Eva prima del peccato originale a quello di Maria, la nuova Eva, "tutta immacolata", raffigurata al centro dell'abside in vesti regali, con Gesù in grembo. Il Figlio di Dio che nasce in lei le è annunciato dall'Angelo, le è salutato dal sussulto nel grembo gravido di Elisabetta. Nella natività il parto è descritto con realismo e raffigurato come profezia della morte e risurrezione.

  VIDEO

  la prima puntata
  la seconda puntata


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Il Credo nei mosaici di Monreale - puntata del 13/05/13


Il Credo nei mosaici di Monreale
- quarta puntata - 13/05/13

Programma di TV2000 "Il Credo nei mosaici di Monreale", di Sandro Magister e padre Innocenzo Gargano, monaco camaldolese. In dodici puntate come i dodici apostoli, di mezz'ora ciascuna. 
La trama è il "Credo", l'abc della fede cristiana, con le forme, i colori, la luce di quel capolavoro unico al mondo che sono i mosaici di Monreale.La storica dell'arte Sara Magister ne illustrerà la "lettera" mentre padre Innocenzo ne svelerà lo "spirito", accompagnandoci all'interno stesso del duomo. Un'avventura senza eguali, dai primordi della creazione, all'avvento di Gesù, alla celeste Gerusalemme. Il programma è una produzione Run To Me Film per Tv2000. La cura è di Francesca Romana Pozzonelli. La regia dei filmati realizzati nel Duomo di Monreale è di Davide Gambino per la Run To Me Film; la regia di studio è di Edoardo Pacchiarotti per Tv2000.

"Patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto"

Nella quarta puntata il tradimento di Giuda si incrocia con la "traditio", con la volontaria consegna che Gesù fa di sé nell'ultima cena, nella lavanda dei piedi, nell'agonia nell'orto, nella cattura, nel processo davanti a Pilato. Sul Calvario la croce prima è vuota, incombente, è poi è riempita dal corpo nudo, torturato di Gesù. Ma prima che sia deposto nel sepolcro, il centurione già riconosce in lui il Figlio di Dio.

  VIDEO
  • Il Credo nei mosaici di Monreale - puntata del 21/04/13
  • Il Credo nei mosaici di Monreale - puntata del 28/04/13
  • Il Credo nei mosaici di Monreale - puntata dell'8/05/13


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JESUS, maggio 2013 - Caro Diogneto 53 di Enzo Bianchi - Un'altra primavera?


JESUS, maggio 2013 Caro Diogneto - 53
Rubrica di ENZO BIANCHI

Un'altra primavera?

Per me, per la mia generazione, resta innegabile l’avvento di una grazia che ha segnato la vita cristiana e umana: la grazia di una primavera per la chiesa. Non ho mai dimenticato quell’annuncio profetico fatto da Pio XII all’Azione cattolica italiana nel maggio del 1958. Ero là in piazza san Pietro ad ascoltarlo, ero giovanissimo e tornai a casa impressionato: cosa sarà questa primavera di cui il papa ci avverte? Poco dopo venne quell’uomo che, diventato papa, assunse il nome di Giovanni, ed ecco, a cento giorni dalla sua elezione, l’annuncio di un concilio ecumenico... Non solo ci fu un’attesa carica di speranza, ma subito cominciò a crescere in tutta la chiesa una consapevolezza dell’essere cristiani, soprattutto da parte dei cristiani quotidiani che – con il loro sensus fidei, con quel fiuto spirituale molto più acuto di quanto venga loro riconosciuto – si sentirono partecipi della vita ecclesiale. Era il nascere di una nuova stagione: la primavera, come ebbe a dire anche papa Giovanni. Si voleva una primavera per la chiesa, un aggiornamento, un rinnovamento della fede, ed ecco avvenire questo mutamento di clima, di atteggiamento...

  Un'altra primavera? di Enzo Bianchi


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"Da mezzogiorno alle tre" di Giovanni Mazzillo


Da mezzogiorno alle tre di Giovanni Mazzillo (Teologo)

La croce è, per tutti, collocazione provvisoria. Dopo le tre ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. Risuona ancora forte il monito di don Tonino: la speranza della Resurrezione è per tutti.

R come Resurrezione, o meglio ancora, come Risorto. 
Mi dico, non senza una certa trepidazione: devo cercare di scrivere qualcosa di sensato non tanto su un evento, quanto su una Persona, che è assolutamente determinante per ogni discorso cristiano sulla pace, perché è determinante per la stessa esistenza della fede cristiana. È determinante per me, come per chiunque consideri Cristo ragione della sua vita e non mero punto di riferimento culturale. Insomma per chi si dica cristiano e – spero - cerchi almeno di comportarsi come tale, e non si consideri semplicemente “cristianista”, alla stessa stregua di chi conosca culturalmente e studi l’Islam, senza essere per questo necessariamente un islamico.

Oltre le lacrime 
Per don Tonino Bello il Risorto era la ragione fondamentale della sua vita, della sua profezia, la quale di solito diventava canto, ma lo era anche della sua passione per la pace e del suo amore sempre sorgivo per gli sconfitti del mondo. Nel Risorto trovava le mille e più ragioni per continuare a sperare e a operare, affinché il mondo dei trafitti e dei vinti della terra, quello degli scantinati della storia, mostrasse finalmente la luce, similmente a quell’“altare scomodo, ma carico di gioia” dal quale benediceva il suo popolo e tutto il popolo della pace. “Vi benedico da un altare coperto da penombre, ma carico di luce... circondato da silenzi, ma risonante di voci”, per concludere: “Sono le grazie, le luci, le voci dei mondi / dei cieli e delle terre nuove che, / con la Resurrezione, / irrompono nel nostro mondo vecchio e lo chiamano a tornare giovane” (Pasqua di Resurrezione, 1993). A queste formule di benedizione episcopale vera e propria, che sono anche attestazione solenne e sofferta dalla sua ultima cattedra, si potrebbero affiancare molti altri testi. E tuttavia anche quel buio, emblematico delle tre ore precedenti la morte di Gesù, non era che provvisorio e delimitava un orizzonte oltre il quale c’era la vita e il recupero di tutto il valore delle lacrime del mondo. Sicché troviamo ancora “Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra. Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane” (Il parcheggio del calvario). 
Pertanto don Tonino avrebbe di certo sottoscritto che con la Resurrezione sta in piedi la nostra fede e senza la Resurrezione essa non ha ragione di essere. Ma in più ha affermato e dimostrato con le parole e i fatti, che la Resurrezione è pur sempre la meta mentre il calvario è sempre e solo un passaggio. Così diventa comprensibile ed è teologicamente esatto quanto egli scrive a proposito del Crocifisso, per la cui sistemazione era stato scritto, “collocazione provvisoria”. Ribadisce che si tratta di collocazione provvisoria, che deve restare tale perché tale è in realtà e che tale provvisorietà esprime al meglio, fino a definirne l’intima natura, la Croce: “La mia, la tua croce, non solo quella di Cristo”...

  Da mezzogiorno alle tre di Giovanni Mazzillo


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Francesco e Bartholomeos - Pietro e Andrea - La primavera ecumenica - Il patriarca Bartholomeos a Bose


Quando ha sentito papa Francesco che, appena eletto, sottolineava il suo essere “vescovo di Roma, la chiesa che presiede nella carità”, il patriarca ecumenico Bartholomeos I non ha avuto esitazione e ha deciso che si sarebbe recato a Roma – primo arcivescovo di Costantinopoli a farlo dopo la separazione del 1054 – alla liturgia di inizio del pontificato. E così è stato, offrendo ai cristiani e al mondo un segno tangibile di come la carità fraterna possa superare diffidenze, calcoli di opportunità, antichi motivi di attrito. Ho avuto il dono di poter parlare a lungo personalmente con il patriarca Bartholomeos a Roma, prima di partecipare alla messa in piazza San Pietro e di essere poi ricevuti da papa Francesco: il comune sentire, la sofferenza condivisa per il ritardo nel ristabilire l’unità visibile dei cristiani, la speranza di una rinnovata stagione di dialogo e di fraternità hanno segnato quei momenti, così come hanno animato le ore trascorse dal patriarca a Bose in un pomeriggio di grazia per la mia comunità e per quanti hanno voluto condividere la gioia e la preghiera di quel momento. 
Nel suo incontro con papa Francesco, Bartholomeos I ha usato parole che esprimono una sintesi di tutto il ministero patriarcale esercitato da ventidue anni e che vede l’unità delle Chiese cristiane come «la prima e la più importante delle nostre preoccupazioni» e «sicuramente uno dei presupposti fondamentali affinché la nostra testimonianza cristiana possa essere credibile agli occhi dei vicini e dei lontani». D’altro canto, anche l’accoglienza riservatagli da papa Francesco è andata al di là della forma protocollare – come ormai abbiamo imparato essere prassi costante del nuovo papa – per rivolgersi al patriarca in tutta spontaneità con l’appellativo di «mio caro fratello Andrea», riconoscendo così pubblicamente il legame fraterno che, nell’unica fede apostolica, unisce la sede dell’Antica Roma a quella di Costantinopoli, “Nuova Roma”. 
In una stagione in cui, nonostante tutti i sinceri sforzi da parte di molti cristiani di buona volontà appartenenti a diverse confessioni, il dialogo ecumenico sembrava irrimediabilmente raffreddato da molteplici segni che contraddicevano il cammino verso la comunione, questi eventi recentissimi risvegliano la speranza di una nuova primavera...

  Francesco e Bartholomeos. La primavera ecumenica di Enzo Bianchi

Santità amatissima,
Venerabili Metropoliti Apòstolos di Dèrchon e Ghennàdios d’Italia e Malta
Amati vescovi di Biella Gabriele Mana, di Pinerolo Piergiorgio Debernardi, Luigi Bettazzi emerito di Ivrea, Carlo Ghidelli emerito di Lanciano-Ortona ed Erminio De Scalzi ausiliare di Milano
Archimandriti e reverendi padri, Amici ed ospiti, fratelli e sorelle,
CHRISTÒS ANÈSTI! ALITHÒS ANÈSTI! 
CRISTO È RISORTO! È VERAMENTE RISORTO!
È con sentimenti di profonda commozione e di gratitudine verso il Signore che ancora una volta – in questa vigilia della solennità di san Pacomio il grande, come lo chiama la liturgia bizantina, padre della vita monastica – accogliamo sua Santità Bartholomeos, Arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca ecumenico, con la sua delegazione, nel nostro Monastero, in seno alla nostra povera e piccola comunità che tanto ama Lei e le sante Chiese ortodosse. Qui, in questa nostra chiesa, dove ogni giorno cerchiamo di innalzare al Signore inni di lode e invocazioni in favore di tutti gli uomini e della creazione intera, vogliamo oggi ripetere ancora una volta il segno posto da san Benedetto, il quale nella Regola chiede che l’abate all’arrivo dell’ospite dica le parole del Salmista: «Abbiamo ricevuto la tua misericordia, o Dio, in mezzo al tuo tempio!» (Sal 47,10; RB 53). 
Sì, padre amatissimo, questa sua visita tra di noi è un rinnovato segno della misericordia del Signore, un dono che non meritiamo, ma che accogliamo nello stupore e nel ringraziamento, coscienti della nostra indegnità. Come disse una volta abba Orsiesi, il successore di san Pacomio, all’arcivescovo Teofilo che lodava la vita dei monaci: «Noi siamo laici senza importanza». Questa è anche da sempre la coscienza che abbiamo di noi stessi in seno alle Chiesa: tutto ciò che siamo, tutto ciò che facciamo e tutto ciò che riceviamo lo dobbiamo solo al Signore e alla sua misericordia. Siamo solo suoi servi, al servizio dellaκοινωνία! ...

  Discorso di accoglienza del Patriarca Bartholomeos I a Bose

... «L'incontro è stato molto bello e molto intenso», spiega Bartolomeo, «sono rimasto commosso e spero davvero che si realizzi il pellegrinaggio comune del successore dell'apostolo Pietro e del successore dell'apostolo Andrea, suo fratello, a Gerusalemme, il prossimo gennaio». Il patriarca di Costantinopoli ha infatti invitato Francesco in Terra Santa: «Vogliamo commemorare il cinquantesimo anniversario dell'abbraccio tra il Papa Paolo VI e il patriarca Atenagora, avvenuto nel gennaio 1964. Anche il patriarca di Gerusalemme è d'accordo». Ma Bartolomeo ha invitato Papa Bergoglio anche a Istanbul, per la festa di sant'Andrea, il 30 novembre: «Lo abbiamo invitato per quest'anno o per l'anno prossimo».
Il patriarca spiega poi di considerare molto importanti per il dialogo ecumenico i primi passi di Francesco. «Siamo molto contenti dell'accento da lui posto sul suo essere innanzitutto "vescovo di Roma". E siamo anche contenti della sua decisione di nominare otto cardinali incaricati di consigliarlo: una scelta che va nella direzione della sinodalità, caratteristica della nostra Chiesa»...

  Bartolomeo I: «Commosso da Papa Francesco»di Andrea Tornielli

Vedi il nostro precedente post:

  L'incontro di papa Francesco con i rappresentanti delle Chiese e Comunità Ecclesiali, del mondo ebraico e di altre religioni


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Francesco e Bartholomeos - Pietro e Andrea - La primavera ecumenica - Il patriarca Bartholomeos a Milano


Il patriarca in visita nel capoluogo lombardo per una serie di incontri con la comunità ortodossa e la Chiesa ambrosiana

  video

«Vi accolgo come dono del Signore in questa visita alla Chiesa di Dio che è in Milano. Siate i benvenuti nelle terre di Ambrogio, in cui già vivono molti fedeli della Vostra Chiesa, il Santo venerato dai fedeli delle nostre Chiese, sia in Oriente sia in Occidente, come Padre della Chiesa e Maestro della comune fede cristiana»: così l’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, ha accolto in Curia il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e la delegazione ortodossa da lui guidata

  Bartolomeo I a Milano, «un dono del Signore»

La lectio a due voci tra il cardinale Scola e il Patriarca Bartolomeo culmine delle celebrazioni dei 1700 anni dall’Editto di Costantino. Papa Francesco: «Sia ovunque rispettato il diritto all’espressione pubblica della propria fede»

  Un cammino comune per la promozione della libertà religiosa

  L'intervento del Patriarca

  L'intervento del card. Scola

Le parole di Bartolomeo I al termine della preghiera ortodossa in Santa Maria Podone alla presenza dell’Arcivescovo, che il Patriarca ecumenico di Costantinopoli ha invitato prossimamente a Istanbul

  «Aiutiamoci in amicizia per il bene della Chiesa»

Un momento di alta intensità spirituale, una preghiera comune in un luogo, la Basilica di Sant’Ambrogio, in cui la Parola parla anche attraverso la bellezza e la storia, in cui la venerazione delle reliquie dei santi della Chiesa indivisa diventa il momento più forte del comune sentire le stesse radici. Si è svolta con questo spirito, questa mattina, la celebrazione ecumenica che ha unito cattolici e ortodossi, presieduta da Sua Santità il Patriarca Bartolomeo I e dall’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola...

  Bartolomeo e Scola, una preghiera per l'unità

Vedi anche il nostro post precedente:

  Francesco e Bartholomeos - Pietro e Andrea - La primavera ecumenica - Il patriarca Bartholomeos a Bose


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In occasione dell'incontro in Vaticano con Papa Francesco, Sua Santità Tawadros II, Papa di Alessandria e Patriarca della Chiesa copta ortodossa, ha rilasciato un'intervista al sito web della Chiesa di Alessandria dei Copti cattolici in Egitto (coptcatholic.net). Pubblichiamo il testo integrale dell'intervista.

  OSSERVATORE ROMANO: Un incontro singolare e magnifico

E' l'appello lanciato dal patriarca ecumenico nella lectio magistralis tenuta a Milano insieme al cardinale Scola

  Giorgio Bernardelli: Il grido di Bartolomeo: "Libertà per la fede"


Intervista esclusiva con il cardinale Angelo Scola sul dialogo interreligioso. A cura di Annamaria Braccini

  FAMIGLIA CRISTIANA: Scola: "Il dialogo di cui abbiamo bisogno" (video)

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CHIESA E SOCIETÀ
interventi ed opinioni


  (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)


LA SAPIENZA DEL CUORE. OMAGGIO A ENZO BIANCHI / 3


È stato presentato a Torino alla presenza di padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, e di Massimo Cacciari, “La sapienza del cuore”, il libro con cui Einaudi festeggia i 70 anni di fr. Enzo Bianchi, priore della Comunità monastica di Bose, nato a Castel Boglione (AT) il 3 marzo 1943. Nel volume (760 pagine, 28 euro), definito nella presentazione “un autentico liber amicorum”, si trovano più di centotrenta interventi di personalità quali: card. Gianfranco Ravasi, mons. Bruno Forte, mons. Mariano Crociata, Alberto Melloni, ma anche Roberto Bolle, Claudio Magris, Guido Ceronetti, Giovanni Bazoli, Guido Martinetti, Federico Grom, Ferruccio de Bortoli, Ezio Mauro, Michele Serra, Barbara Spinelli.
I comandamenti di Enzo 
Perché «amare il prossimo significa assumere nei suoi confronti un atteggiamento fattivo di giustizia e di fraternità», laddove «con la specificazione "come te stesso" non si intende rinchiudere l'amore in una prospettiva individualistica». Si vuole, al contrario, richiamare un altissimo principio, la «decisiva innovazione compiuta da Gesù» che, facendo convergere il comandamento dell'amore per Dio con quello dell'amore per il prossimo, ha radicalizzato l'ampiezza del precetto e ne ha esteso la validità oltre ogni confine del tempo e dello spazio.
Perciò San Paolo può scrivere (Gal. 5:14) che «tutta la Legge si adempie in una frase sola, questa: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Ma se vi mordete e divorate l'un l'altro, guardatevi, ché potreste giungere a vicendevole distruzione», aggiungendo altrove (Rom. 13: 8-10) che «chi ama gli altri ha adempito pienamente la Legge», e che molti comandamenti «si ricapitolano in questo solo, Amerai il prossimo tuo come te stesso. L'amore non fa danni al prossimo; perciò pienezza della Legge è l'amore»...
L'amore per l'altro, conclude Enzo Bianchi, dev'essere «gratuito e universale», deve corrispondere a una vertiginosa imitatio Dei, cioè «assumere il concreto comportamento di Dio verso gli uomini, i suoi modi», dispensando gratuitamente i nostri piccoli doni com'Egli dispensa il proprio donare infinito: solo così può intendersi lo scandalo del precetto Ama il tuo nemico. In questa tensione spinta all'estremo, l'amore per il prossimo che non ci  è né amico né nemico, che non vediamo e non conosciamo (ad esempio: verso i nostri posteri) appare necessario e scontato. Nasce dalla compassione (da intendersi con pregnanza etimologica), che «ha un senso etico, è la cosa che ha più senso nell'ordine del mondo» (Levinas), perciò necessariamente «prende la forma della responsabilità» (Natoli). Incastonando nel proprio testo queste due ultime citazioni, Enzo Bianchi propone l'alta declinazione del precetto evangelico che gli è cara: la comunione radicale, originaria fra tutti gli esseri umani, la generosità del dono di sé e del  proprio tempo, la capacità di immaginare e prevenire la sofferenza degli altri, una piena assunzione  di responsabilità.

  "I comandamenti di Enzo" di Salvatore Settis (pdf)

L'uso del tempo di Enzo Bianchi
"Della vita monastica so poco. Ma di quel poco, è il diverso rapporto con il tempo ad affascinarmi. Come tanti, vivo il tempo come una risorsa sempre più limitata, ne avverto la scarsità, subisco l’affanno delle scadenze, degli appuntamenti, delle troppe cose da fare. Del tempo, da tempo, non mi sento più padrone, me ne è sfuggito il bandolo.
Il monaco, per me, è prima di tutto un padrone del proprio tempo. Uno che è riuscito a domarlo, a rimanerne in arcione ...
Pensare per la necessità di pensare, per il piacere di poterlo fare senza che costi e ricavi siano immediatamente leggibili, e godersi il proprio sguardo sul mondo, sulle persone, sulle cose, come il dono più prezioso che la vita può consegnarci. Pensare per gratuità, per amore del pensiero, per devozione alla più importante delle facoltà che abbiamo in dote, perché quando si smette di pensare si smette di essere liberi.
Così, quando penso a Enzo, lo penso che pensa. E magari non è vero, sta facendo altro, cose di cucina o di orto o perfino qualcuna delle vili incombenze burocratiche che mangiano il tempo a noi umani. Ma l’idea che mi sono fatto, di lui, è che sia capace di dare custodia — anche per mio conto, visto che non ne sono capace — al tempo di pensare, di leggere e di scrivere. Per quanto ne abbiamo, per quanto ne manca da vivere, il tempo è meno nostro, o più nostro, a seconda dell’uso che siamo capaci di farne. Enzo ne ha fatto buon uso, gli chiederò consiglio, forse non è tardi."

  "L'uso del tempo di Enzo Bianchi" di Michele Serra (pdf)

Guarda anche i nostri post precedenti:
LA SAPIENZA DEL CUORE. OMAGGIO A ENZO BIANCHI / 1
LA SAPIENZA DEL CUORE. OMAGGIO A ENZO BIANCHI / 2


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«Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione». 

Questo il tema della 47a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che si é svolta ieri domenica 12 maggio 2013. Il consueto messaggio del Papa che ogni anno accompagna questa giornata era stato firmato da Papa Benedetto XVI pochi giorni prima di annunciare la conclusione del suo ministero pontificio.
Come ogni anno, questa è un'importante occasione per riflettere sull'uso dei media come mezzi privilegiati per l’evangelizzazione, per la comunione ecclesiale, per il dialogo nella società e per le relazioni solidali tra i popoli. Quest'anno in modo particolare è incentrata sui network sociali (tra i più noti twitter e facebook) il cui uso è sempre più diffuso, anche a livello ecclesiale.
"... I social network, oltre che strumento di evangelizzazione, possono essere un fattore di sviluppo umano. Ad esempio, in alcuni contesti geografici e culturali dove i cristiani si sentono isolati, le reti sociali possono rafforzare il senso della loro effettiva unità con la comunità universale dei credenti. Le reti facilitano la condivisione delle risorse spirituali e liturgiche, rendendo le persone in grado di pregare con un rinvigorito senso di prossimità a coloro che professano la loro stessa fede. Il coinvolgimento autentico e interattivo con le domande e i dubbi di coloro che sono lontani dalla fede, ci deve far sentire la necessità di alimentare con la preghiera e la riflessione la nostra fede nella presenza di Dio, come pure la nostra carità operosa: “se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita” (1 Cor13,1).
Esistono reti sociali che nell’ambiente digitale offrono all’uomo di oggi occasioni di preghiera, meditazione o condivisione della Parola di Dio. Ma queste reti possono anche aprire le porte ad altre dimensioni della fede. Molte persone stanno, infatti, scoprendo, proprio grazie a un contatto avvenuto inizialmente on line, l’importanza dell’incontro diretto, di esperienze di comunità o anche di pellegrinaggio, elementi sempre importanti nel cammino di fede. Cercando di rendere il Vangelo presente nell’ambiente digitale, noi possiamo invitare le persone a vivere incontri di preghiera o celebrazioni liturgiche in luoghi concreti quali chiese o cappelle. Non ci dovrebbe essere mancanza di coerenza o di unità nell’espressione della nostra fede e nella nostra testimonianza del Vangelo nella realtà in cui siamo chiamati a vivere, sia essa fisica, sia essa digitale. Quando siamo presenti agli altri, in qualunque modo, noi siamo chiamati a far conoscere l’amore di Dio sino agli estremi confini della terra. ..."(Benedetto XVI)

  il messaggio integrale:"Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione"

  il testo dell'Ufficio di Comunicazione sociale della Cei: La spiegazione dell'immagine utilizzata dalla giornata (doc)

  PORTE CHE CONNETTONO (video)
"... Alla luce delle riflessioni del Sinodo risulta chiara la sintesi che troviamo nel Messaggio del Papa: «I social networks inoltre non devono essere visti dai credenti semplicemente come uno strumento di evangelizzazione». La Rete è da abitare perché «la vita dell’uomo di oggi si esprime anche nell’ambiente digitale». ...Ecco dunque un altro pilastro portante del Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni: la conferma che la Rete come network sociale è luogo in cui si condividono conoscenza, valori e significati dentro una rete di intelligenze tra loro in relazione aperta. La Rete dunque è un luogo in cui si esprime la ricerca dell’uomo, il suo desiderio di verità e i suoi interrogativi di senso. A questa ricerca, che avviene nel mondo digitale, il Papa aveva dato una interpretazione teologica già nel Messaggio del 2011: «La verità che è Cristo, in ultima analisi, è la risposta piena e autentica a quel desiderio umano di relazione, di comunione e di senso che emerge anche nella partecipazione massiccia ai vari social network»." (P. Antonio Spadaro)

  Aprite quella porta! 


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"La Chiesa che vorrei" - Il regista Ermanno Olmi, racconta la sua visione della Chiesa


“La Chiesa che vorrei”.

Il regista Ermanno Olmi, racconta la sua visione della Chiesa “Le Storie - Diario Italiano" di Corrado Augias del 26.04.2013

Con papa Francesco la Chiesa ha recuperato la gioia! 
… Adesso dobbiamo spogliarci di ciò che siamo, dobbiamo tornare alla nudità, per ricominciare!

  video

Il libro di Ermanno Olmi 

Lettera a una Chiesa che ha dimenticato Gesù (Piemme ora)

Descizione:
Attinge alle emozioni più profonde questa lettera appassionata, e il suo autore, fra i più grandi cineasti viventi, non nasconde che forse disturberà gerarchie e devoti benpensanti, ma nella sincera convinzione che il nostro Occidente e la nostra Italia - sempre più piccola e incapace di grandi slanci - abbiano bisogno di un supplemento d'anima. La Chiesa dell'ufficialità è sempre più lontana dagli uomini di questo tempo, il suo apparato ha esaltato la "liturgia del rito" dimenticando la "liturgia della vita", ha aperto sportelli bancari anziché combattere l'idolatria del superfluo, ha fatto di se stessa un dogma svilendo la sacra libertà della coscienza. Questa progressiva lontananza dall'umanità è coincisa con un allontanamento da quel falegname e rabbi di Nazareth che con la sua vita ha suggerito l'unica strada della gioia: spendere senza sconti il bene prezioso della propria esistenza. Nel rivolgersi alla Chiesa, Olmi chiama in causa anche altre "chiese", che con la loro supponenza si sono allontanate dalla realtà: le "chiese" dei potenti, delle lobbies, degli pseudo-intellettuali e di tutti coloro che vorrebbero condannarci a consumare in perpetuo per sostenere sistemi ed economie che hanno divorato il patrimonio di nostra madre Terra nell'illusione che le sue risorse fossero illimitate.

Cara Chiesa TI SCRIVO
articolo di Ermanno Olmi 
pubblicato da "La Repubblica" il 4 marzo 2013
(prima dell'elezione di papa Francesco)

"Cara Chiesa, non so più a chi rivolgermie anche tu non mi vieni in aiuto. Ci parli di Dio ma sai bene che nessun dio è mai venuto in soccorso dell' umanità. Nella lotta tra bene e male, l' uomo è sempre stato solo. Già nel racconto biblico si comincia con un delitto: «Che hai fatto Caino? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo dove sei nato...» dunque, dio ha udito benissimo il grido del fratello ucciso, ma non ha fatto nulla per trattenere la mano fratricida. E adesso? Cosa sta accadendo a tutti noi? Come abbiamo fatto a ridurci così? troppo spesso ho la sensazione di non sentirmi in relazione con gli altri. Anche con le persone che mi sono più vicine. Mi trovo in uno stato confusionale, come se ognuno parlasse per conto proprio annaspando nel nulla. Cara Chiesa di cristiani smarriti, ho deciso di scriverti non tanto per fede ma perché tu hai più di duemila anni di storia e forse puoi aiutarci a capire i nostri comportamenti. Abbiamo smarrito la via maestra della pacifica convivenza. Ovunque conflitti di religione, separazioni di razze. Chi crede in dio sa bene che il Creatore ha fatto l' uomo e la donna, ma non le razze. E che neppure ha dato di più ad alcuni per farli ricchi perché con il loro denaro umiliassero i poveri. Così ho deciso di scriverti. Perché in questo tempo bastardo anche tu mi deludi, e mi dispiace. Probabilmente sono mosso più dal sentimento che dalla ragione. Del resto, è il sentimento che presiede ogni ragionamento. Voglio credere, Chiesa di Cristo Gesù, che tu abbiai tuoi buoni motivi che io non posso conoscere né sarei in grado di capire: questioni istituzionali, ragioni di Stato ..."

  Cara Chiesa TI SCRIVO di Ermando Olmi

La risposta di Pierangelo Sequeri:

  Caro Olmi, la Chiesa si fa insieme


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 FRANCESCO
 


     Angelus/Regina Cæli - 12 maggio 2013

     Omelia - 12 maggio 2013: Santa Messa e Canonizzazione dei Beati Antonio Primaldo e Compagni, Laura di Santa Caterina da Siena e Maria Guadalupe García Zavala

     Udienza - 15 maggio 2013

     Discorso - Ai nuovi Ambasciatori di Kyrgyzstan, Antigua e Barbuda, Lussemburgo, Botswana accreditati presso la Santa Sede (16 maggio 2013)



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   Omelie a Santa Marta:
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  (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)

Papa Francesco: Pregate per i preti e per i Vescovi! ... Carrierismo e conti in banca fanno male alla Chiesa


Omelia del 15.05.2013 - Domus Santa Marta

CITTÀ DEL VATICANO - "Quando un vescovo, un prete va sulla strada della vanità, entra nello spirito del carrierismo fa tanto male alla Chiesa. E fa il ridicolo, alla fine: si vanta, gli piace farsi vedere, tutto potente. E il popolo non ama quello!". Sono parole di Papa Francesco nell'omelia della messa di questa mattina alla Domus Santa Marta. "San Paolo - ha sottolineato - ricorda di aver lavorato con le sue mani, non aveva un conto in banca, lavorava". "Pregate per noi - ha chiesto il nuovo Papa ai dipendenti di Radio Vaticana per i quali ha celebrato oggi - Perché siamo poveri, perché siamo umili, miti, al servizio del popolo". "Noi - ha aggiunto Francesco - abbiamo bisogno delle vostre preghiere", perché "anche il vescovo e il prete possono essere tentati". "Anche noi - ha ripetuto - siamo uomini e siamo peccatori" e "siamo tentati". Il Pontefice si e' chiesto allora "quali sono le tentazioni del vescovo e del prete?". "Sant'Agostino - ha risposto - commentando il profeta Ezechiele, parla di due: la ricchezza, che può diventare avarizia, e la vanità. E dice: 'Quando il vescovo, il prete si approfitta delle pecore per se stesso, il movimento cambia: non e' il prete, il vescovo per il popolo, ma il prete e il vescovo che prende dal popolo'. Sant'Agostino dice: 'Prende la carne per mangiarla alla pecorella, si approfitta; fa negozi ed e' attaccato ai soldi; diventa avaro e anche tante volte simoniaco. O se ne approfitta della lana per la vanità, per vantarsi'". Così - ha osservato il Papa - "quando un prete, un vescovo va dietro ai soldi, il popolo non lo ama e quello e' un segno. Ma lui stesso finisce male". Dunque "pregate per i preti e i vescovi perché non cedano alla tentazione dei soldi e della vanità ma siano al servizio del popolo di Dio", ha esortato ancora Bergoglio, ricordando però in conclusione che per primi "i vescovi e i preti devono pregare tanto, annunciare Gesù Cristo Risorto e "predicare con coraggio quel messaggio di salvezza"...

   PAPA: CARRIERISMO E CONTI IN BANCA FANNO MALE ALLA CHIESA

Papa Francesco San Paolo non aveva un conto in banca 
Servizio di Lucio Brunelli

   video

   video: Parte dell'omelia



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Papa Francesco: viviamo la tirannia del denaro su di noi e sulle nostre società! Dobbiamo aiutare i poveri!... l'etica dà fastidio a chi adora il denaro, non condividere i beni con i poveri è derubarli ... Basta corruzione e evasione!


Discorso di Papa Francesco ai  nuovi ambasciatori di Kyrgyzstan, Antigua e Barbuda, Lussemburgo, Botswana accreditati presso la santa sede (Sala Clementina - 16 maggio 2013)

"...l’umanità vive in questo momento come un tornante della propria storia, considerati i progressi registrati in vari ambiti. Dobbiamo lodare i risultati positivi che concorrono all’autentico benessere dell’umanità, ad esempio nei campi della salute, dell’educazione e della comunicazione. Tuttavia, va anche riconosciuto che la maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo continuano a vivere in una precarietà quotidiana con conseguenze funeste. Alcune patologie aumentano, con le loro conseguenze psicologiche; la paura e la disperazione prendono i cuori di numerose persone, anche nei Paesi cosiddetti ricchi; la gioia di vivere va diminuendo; l’indecenza e la violenza sono in aumento; la povertà diventa più evidente. Si deve lottare per vivere, e spesso per vivere in modo non dignitoso. Una delle cause di questa situazione, a mio parere, sta nel rapporto che abbiamo con il denaro, nell’accettare il suo dominio su di noi e sulle nostre società. Così la crisi finanziaria che stiamo attraversando ci fa dimenticare la sua prima origine, situata in una profonda crisi antropologica. Nella negazione del primato dell’uomo! Abbiamo creato nuovi idoli. L’adorazione dell’antico vitello d’oro (cfr Es 32,15-34) ha trovato una nuova e spietata immagine nel feticismo del denaro e nella dittatura dell’economia senza volto né scopo realmente umano. ...      
La crisi mondiale che tocca la finanza e l’economia sembra mettere in luce le loro deformità e soprattutto la grave carenza della loro prospettiva antropologica, che riduce l’uomo a una sola delle sue esigenze: il consumo. E peggio ancora, oggi l’essere umano è considerato egli stesso come un bene di consumo che si può usare e poi gettare. Abbiamo incominciato questa cultura dello scarto.Questa deriva si riscontra a livello individuale e sociale; e viene favorita! In un tale contesto, la solidarietà, che è il tesoro dei poveri, è spesso considerata controproducente, contraria alla razionalità finanziaria ed economica. Mentre il reddito di una minoranza cresce in maniera esponenziale, quello della maggioranza si indebolisce. Questo squilibrio deriva da ideologie che promuovono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria, negando così il diritto di controllo agli Stati pur incaricati di provvedere al bene comune. Si instaura una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone unilateralmente e senza rimedio possibile le sue leggi e le sue regole. Inoltre, l’indebitamento e il credito allontanano i Paesi dalla loro economia reale ed i cittadini dal loro potere d’acquisto reale. A ciò si aggiungono, oltretutto, una corruzione tentacolare e un’evasione fiscale egoista che hanno assunto dimensioni mondiali. La volontà di potenza e di possesso è diventata senza limiti...
...Il Papa ama tutti, ricchi e poveri; ma il Papa ha il dovere, in nome di Cristo, di ricordare al ricco che deve aiutare il povero, rispettarlo, promuoverlo. Il Papa esorta alla solidarietà disinteressata e a un ritorno dell’etica in favore dell’uomo nella realtà finanziaria ed economica... 

  Il discorso ai nuovi ambasciatori del 16 maggio 2013

Papa Francesco sulla crisi: "La precarietà ha conseguenze funeste"
Servizio di Lucio Brunelli

  VIDEO

Duro intervento di papa Francesco contro l'attuale sistema economico che crea povertà e cerca solo il profitto: «Occorre una riforma etica della finanza»
 
  Il denaro non deve governare

Ocse, cresce il divario tra ricchi e poveri:
Il reddito dei paperoni è dieci volte superiore
La crisi acuisce le disuguaglianze sociali. Il 10% della popolazione più ricca ha un reddito 9,5 volte più alto di quello del 10% della popolazione più povera, contro le 9 volte del 2007. In Italia il gap è 10,2 volte nel 2010 contro le 8,7 del 2007. 

  Ocse, cresce il divario tra ricchi e poveri:Il reddito dei paperoni è dieci volte superiore


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SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"

Sul suo account @Pontifex, Papa Francesco ha lanciato un nuovo tweet il 16 maggio
I follower dell'account hanno superato alle 12.30 di oggi i 6 milioni e 405 mila (2.505.400 in inglese; 2.355.900 in spagnolo; 734.500 in italiano; 322.700 in portoghese; 137.600 in francese; 104.700 in tedesco; 98.300 in latino; 86.900 in polacco; 59.600 in arabo).

  “Non possiamo essere cristiani ‘part time! Cerchiamo di vivere la nostra fede in ogni momento, ogni giorno”.

Papa Francesco ha scritto anche oggi (17/5/2013) su Twitter sul suo account @Pontifex in nove lingue pone due domande:

  “La nostra vita è veramente animata da Dio? Quante cose metto prima di Dio ogni giorno?”

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Un semplice discorso d’accoglienza è diventato la chiara denuncia di una società che, animata da una “cultura dello scarto”, ha ridotto l’uomo a mero bene di consumo. Papa Francesco approfitta dell’Udienza di questa mattina con gli ambasciatori di Kyrgyzstan, Antigua e Barbuda, Lussemburgo e Botswana, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali, per lanciare un campanello d’allarme al mondo, parlando di una finanza “deforme” che indebolisce i poveri e arricchisce i ricchi; di “corruzione tentacolare” e di una “volontà di potenza e di possesso” che ha superato ogni limite.

  Salvatore Cemuzio:  Governati dall'etica e dalla solidarietà, non dall'idolatria del denaro!

Basta anche solo sentire parroci e commercialisti per capire che il vento Bergoglio, a due mesi dall’elezione al soglio pontificio, continua a soffiare. Gli uni alle prese con un aumento delle confessioni «perché quando il Papa ha detto… io ho sentito che», gli altri a firmare i cud con l’8 per mille alla Chiesa cattolica «perché bisogna aiutare papa Francesco».

  FAMIGLIA CRISTIANA:   Dossier: Due mesi dopo, effetto Bergoglio

La sensazione è che si stia accentuando l’immagine bonaria di Francesco per generare posizioni “aperturiste”. Ma è un’illusione

  Roberto Paglialonga:   La luna di miele tra i media e il Papa

Parole chiare, dirette, Bergoglio non usa mezzi termini, va dritto al problema. 
   Tgcom24:  Le bacchettate di Papa Francesco

Papa Francesco si sta donando tutto a tutti, al mondo, e in particolare ai più deboli, indifesi e sofferenti. Ecco perchè le persone fanno a gara per avvicinarlo. Ed ecco perchè da quando c'è il Pontefice argentino i presenti agli avvenimenti dell'Anno della Fede sono raddoppiati. E poi, la Curia romana ha bisogno di essere riformata perchè il Concilio Vaticano II dice che tutta la Chiesa, e non solo la Curia, deve sempre essere riformata. Tutto questo lo ha detto mons. Salvatore (Rino) Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la nuova Evangelizzazione, ieri al Salone internazionale del Libro di Torino, in un'intervista rilasciata a Vatican Insider a margine della conferenza che ha tenuto su “A che cosa serve la fede?” (a cura dell'Associazione Sant'Anselmo – Progetto culturale della Conferenza episcopale italiana).

  Domenico Agasso Jr:  Fisichella: "Le persone fanno a gara per avvicinare Francesco"

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n. 43 del 2 novembre 2012

n. 46 del 23 novembre 2012

n. 49 del 15 dicembre 2012


n. 2  del 13 gennaio 2012

n. 5  del 3 febbraio 2012

n. 8  del 24 febbraio 2012

n. 11  del 16 marzo 2012

n. 14  del 7 aprile 2012

n. 17  del 4 maggio 2012

n. 20  del 25 maggio 2012

n. 23  del 15 giugno 2012

n. 26  del 6 luglio 2012

n. 29  del 27 luglio 2012

n. 32  del 17 agosto 2012

n. 35  del 7 settembre 2012

n. 38 del 28 settembre 2012

n. 41 del 19 ottobre 2012

n. 44 del 9 novembre 2012

n. 47 del 1° dicembre 2012

n. 50 del 21 dicembre 2012
n. 3  del 20 gennaio 2012

n. 6  del 10 febbraio 2012

n. 9  del 2 marzo 2012

n. 12  del 23 marzo 2012

n. 15  del 20 aprile 2012

n. 18  dell'11 maggio 2012

n. 21  del 1° giugno 2012

n. 24  del 22 giugno 2012

n. 27  del 13 luglio 2012

n. 30  del 2 agosto 2012

n. 33  del 24 agosto 2012

n. 36 del 14 settembre 2012

n. 39 del 5 ottobre 2012

n. 42 del 26 ottobre 2012

n. 45 del 16 novembre 2012

n. 48 dell'8 dicembre 2012

n. 51 del 28 dicembre 2012



Cardinale Carlo Maria Martini
Profeta dei nostri tempi



 
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   AVVISI: 

  1) La newsletter è settimanale;

 

  2) Il servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:

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