"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
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NEWSLETTER n°20 del 2013
Aggiornamento della settimana -
dall'11 al 17 maggio 2013 -
Prossima NEWSLETTER prevista per il 24 maggio 2013 |
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N. B. La Lectio viene aggiornata appena disponibile (di norma il sabato sera)
SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"DIVENTARE UMANI PER COSTRUIRE SPERANZA
"Buongiorno, mi chiamo Gabriele Francesco. Sono nato a Novara l’11 aprile 2013 e oggi avrei un mese, se fossi ancora vivo. Invece sono morto lo stesso giorno in cui sono nato. ..." Massimo Gramellini: Ci sono ancora --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Vivere per un altro
Ripensare la maternità come risorsa per tutti
La
maternità è un’esperienza squisitamente femminile, eppure viene
celebrata maggiormente dagli uomini. Un po’ perché le donne temono di
essere ridotte al ruolo materno, che è altro dalla maternità, un po’
perché la festa della mamma cede spesso a toni retorici che non toccano
la reale esperienza delle donne. Non parliamo poi del sentire sociale
italiano – e purtroppo spesso anche ecclesiale – che è ben disposto a
elogiare le madri, purché non abbiano la pretesa di parlare della
maternità come di una questione sociale. Mi sembra quindi più proficuo,
piuttosto che celebrare la festa della mamma, riflettere
sull’esperienza materna e sul valore che essa ha per tutti.
"Vivere per un altro" di Simona Segoloni Ruta
-------------------------------------------- Il nuovo diritto ai social network e la necessaria educazione al web
Intervento di Roberto Saviano sulla questione degli insulti tramite i social network. Spunto della riflessione è stato la scelta del giornalista Enrico Mentana di abbandonare Twitter.
"...Ma questa è una degenerazione del mezzo, perché Twitter nasce per comunicare: è una piattaforma che mette in connessione chiunque con chiunque. Tutto è aperto. Puoi seguire chi vuoi, puoi leggere cosa scrive Obama, Lady Gaga o il tuo collega, quello che ha la scrivania di fronte alla tua. La capacità di poter assistere in tempo reale a ciò che accade nel quotidiano e comprendere i punti di vista degli altri, condividerne le conoscenze. Retwitti se trovi interessante una notizia e credi valga la pena sottoporla alla tua comunità. Crei dei topic, e puoi farlo chiunque tu sia. Poi ti capita di essere retwittato da chi ha centinaia di migliaia di follower e il tuo pensiero inizia a viaggiare. Ma può anche accadere che in una piazza affollata, se si è a corto di contenuti o manca la capacità di sintesi (la regola su Twitter consiste nel mantenersi nei 140 caratteri, l'sms di un tempo), si urla per essere ascoltati. Quando il pensiero si semplifica e si riduce al grado zero, a volte c'è posto solo per l'espressione radicale o la battuta estrema. La serietà è banale, il ragionare scontato. Dunque ecco l'insulto. Chi ti insulta su Facebook non riesce a fare lo stesso, però, quando ti incontra di persona perché non ha il coraggio di mettere la faccia su uno sfogo personale che si alimenta di luoghi comuni e leggende metropolitane. Ho letto che se un post presenta un certo numero di commenti negativi, chi leggerà quel post sarà naturalmente influenzato da quei commenti. Le critiche sono sempre benvenute, gli insulti no. Dipende da noi dargli o meno diritto di cittadinanza. Facebook e Twitter consentono di poter eliminare l'insulto, bannandolo, cioè mettendolo al bando. Fa parte delle regole del gioco. Non credo sia corretto escludere chi fa un ragionamento diverso da quello proposto, chi critica con linguaggio rispettoso è una risorsa. Ma è giusto bannare chi usa i commenti per fare propaganda, chi ripete sempre lo stesso concetto quasi a fare stalking, chi - ad esempio - dice di conservare una bottiglia di champagne da aprire il giorno della mia morte, chi dice di avermi visto a bordo di una Twingo rossa o una Panda verde a Caivano o a Maddaloni sottintendendo che non è vero che vivo sotto protezione. Agli estremisti della rete che obiettano: "ma questa è censura", rispondo che chi vuole può aprire una sua pagina per insultarmi, ha l'intero infinito web per farlo. È che in realtà l'insultatore vuole vivere della luce riflessa dell'insultato. Eppure è semplice comprendere come non ci sia nulla di più dannoso dell'insulto: nulla garantisce più sicurezza al potere, inteso nel senso più ampio, se tutto il linguaggio della critica si riduce al turpiloquio, alla cosiddetta "shit storm", alla tempesta di merda di messaggi senza contenuto rilevante. Ecco perché la necessità di regole non può passare per censura. Comprendo che la libertà della rete non può essere strozzata da vincoli, comprendo che i vincoli possono diventare pericolosi perché pericolosa è la valutazione: cosa è legittima critica o cosa è diffamazione? Ma la gestione delle regole non è un vincolo, è funzionale al mezzo, alla sua sopravvivenza, all'interesse che gli utenti continueranno o meno a nutrire. Per questo Enrico Mentana credo si sbagli quando dice che o sei dentro o fuori e che non si banna. Bannare è decidere di dare un'impronta al proprio spazio: è esercitare un proprio diritto. L'educazione nel web, anzi l'educazione al web, sta ancora nascendo. Scegliere di usare un linguaggio piuttosto che un altro è fondamentale ..."
"Fuori i bulli dal nostro Twitter" di Roberto Saviano
La scelta di Enrico Mentana di abbandonare Twitter. Enrico
Mentana, direttore del telegiornale di La7, si è molto lamentato degli
insulti ricevuti sui social network dopo lo speciale dedicato alla
morte di Giulio Andreotti successivo alla trasmissione del film Il Divo. Mentana lascia Twitter, dice... Non è vivibile una comunità in cui i sentimenti prevalenti sono quelli di ostilità. Nessuno o quasi di coloro che rendono irrespirabile tanta parte di Twitter ha un nome e cognome. Il loro unico «coraggio» sta nella violenza delle parole, la loro viltà nel nickname, lo pseudonimo col quale firmano le loro ribalderie... Mentana: la realtà non si esaurisce in un tweet -------------------------------------------- Spesso coperto dall'anonimato,
la sigla che richiama qualcosa di battagliero o qualcosa di grevemente
scurrile, l'insultatore professionale, il violento seriale che certo
non sa che farsene delle generose esortazioni del presidente Napolitano
a moderare le parole per non infiammare una platea vulnerabile ai
richiami della guerra civile, ha trovato in Twitter il suo paradiso
dell'oltraggio purificatore.
Pierluigi Battista: Se Twitter diventa la piazza dell'oltraggio Laura Boldrini e Roberto Saviano si lamentano, Enrico Mentana se ne va. M’insultano ergo sum?
Francesco Longo: Come facevamo a insultarci quando non c’era Twitter? ---------------------------------------------------------------
DA UNA CHIESA TRIONFANTE AD UNA CHIESA MENDICANTE A 50 ANNI DAL CONCILIO VATICANO II HOREB n. 64 - 1/2013TRACCE
DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI "Sono
passati 50 anni dall’inizio del Concilio ecumenico Vaticano II ed è
importante fare memoria, cioè far presente quell’evento per riviverlo,
perché può accadere che, passata la generazione di coloro che vi hanno
partecipato o che hanno vissuto da vicino la svolta epocale da esso
avviata per la vita della Chiesa, la sua memoria venga meno e si
dimentichino gli orientamenti e le prospettive da esso offerti. Il
Vaticano II, infatti, pur essendo in piena continuità con la fede e la
vita della Chiesa è stato certamente un evento che ha risposto con le
sue scelte ad attese importanti presenti nella comunità cristiana e nel
mondo. Il
Vaticano II, dopo duemila anni nel corso dei quali il cristianesimo si
era sostanzialmente identificato con la cultura europea, apriva la
Chiesa a una piena incarnazione nella vita e nella cultura di tutti i
popoli, restituendole un’autentica cattolicità e rendendola veramente
universale: piena continuità con il passato, con la fede apostolica
trasmessaci attraverso le diverse generazioni, e insieme nuovi decisivi
orientamenti nei confronti degli ebrei, dei cristiani non cattolici,
dei credenti delle altre religioni, ma anche all’interno della comunità
cristiana per quanto concerne la liturgia, la centralità della
Scrittura, la collegialità e la sinodalità come forma e stile di
governo, il riconoscimento del valore e della centralità della persona
umana e della sua coscienza. Gli
orientamenti e le decisioni del Concilio Vaticano II, sebbene accolti
abbastanza pacificamente all’interno della comunità ecclesiale,
purtroppo non sono stati conosciuti e meditati a sufficienza, in questi
cinquant’anni nelle varie comunità cristiane. La
riflessione che proponiamo a più voci, nel presente quaderno, vuole
essere l’occasione provvidenziale per riprendere in mano quei documenti
e cercare di recepire, nello “spirito del Concilio”, un’immagine di
Chiesa a noi frati carmelitani più consona: quella “mendicante”, dove è
fondamentale vivere uno stile di vita povero, fraterno, itinerante,
accogliente e di condivisione della vita del popolo. Si tratta di
riattualizzare il sogno di Papa Giovanni di una Chiesa “che si fa
popolo”: «La Chiesa Cattolica – affermava in una omelia del 13
novembre 1960 – non è un museo di archeologia. Essa è l’antica fontana
del villaggio che dà l’acqua alle generazioni di oggi, come la diede a
quelle del passato»...
(EDITORIALE)
Editoriale (pdf)
Sommario (pdf) E' possibile richiedere
copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)FRATERNITÀ CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO
INCONTRI PER L’ESTATE – 2013
17-22 LUGLIO
Lettere di Giacomo, Giuda e 1Pietro
con p. Pino Stancari sj *****
"DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO" il programma degli INCONTRI PER L’ESTATE – 2013 della FRATERNITÀ CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO --------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"La Sacra Scrittura... Ci si apre alla fede... Che il Signore ci dia... Il cuore di una madre... L'Ascensione di Gesù... Non protestare... Lo Spirito Santo è... Una volta che la Parola... O Signore, prendi... In questi giorni di attesa... A volte basta... A generare l'attaccamento... I vescovi e i preti... Gesù è la Verità... Non si è cristiani... Dovete formare... Anche ci sono... Non si può essere... La maturità della fede... Un uomo grande... --------------------------------------------------------------- Beata Vergine di Fatima (video) Francesco consacra il suo pontificato alla Madonna di Fatima San Mattia Apostolo (video) --------------------------------------------------------------- Le pietre d'inciampo del Vangelo "Essi narrarono
ciò che era accaduto lunga la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane." (Luca 24,35) Gianfranco Ravasi: Lo spezzare il pane --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)RUBRICA Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9) Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino
ASCENSIONE DEL SIGNORE (ANNO C)
Vangelo: Lc 24,46-53
Nel Vangelo di Luca il Nome del Messia è "Misericordia".
La misericordia è il filo rosso" che unisce ed illumina ogni versetto di quel "resoconto ordinato" che l'evangelista ha scritto per il suo "illustre Teofilo", l'amico di Dio, perché possa consolidarsi nella Fede che ha ricevuto... --------------------------------------- ASCENSIONE DEL SIGNORE (C-2013) Riflessione del Card. Gianfranco Ravasi 12 maggio 2013 Letture: At 1,1-11 Sal 46 Eb 9,24-28;10,19-23 Lc 24,46-53 video --------------------------------------- LA “DEI VERBUM” E LA CENTRALITÀ DELLA PAROLA DI DIO NELLA VITA DELLA CHIESA A CINQUANT’ANNI DAL CONCILIO
di Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto (Ancona, 18 Aprile 2013)
"Per
comprendere in tutta la sua portata la “primavera” del Concilio
Vaticano II occorre far riferimento al contesto in cui si situava
l’assise conciliare. Nell’epoca moderna, anche in reazione alla
Riforma, che aveva accentuato con forza il ruolo della Parola di Dio
nella vita della fede fino a definire la Chiesa tutta come “creatura
Verbi”, creazione sempre nuova della Parola di Dio, la grande
maggioranza dei cattolici era stata raramente educata a un
contatto diretto e personale con la Parola di Dio. I testi della Bibbia
venivano spesso tradotti soltanto dal latino della Vulgata e non
dalle lingue originali e i fedeli dovevano chiedere addirittura
l’autorizzazione ai presbiteri per poter leggere alcune parti della
Bibbia. È in questo contesto che il Vaticano II ripropone la
rivelazione non semplicemente come comunicazione di verità
dottrinali, ma come auto-comunicazione dell’Eterno: “Piacque a Dio
nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e far conoscere il
mistero della sua volontà (cf. Ef 1,9), mediante il quale gli
uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo
hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura (cf.
Ef 2,18; 2 Pt 1,4). Con questa rivelazione infatti Dio invisibile
(cf. Col 1,15; 1 Tim 1,17) nel suo immenso amore parla agli
uomini come ad amici (cf. Es 33,11; Gv 15,14-15) e si intrattiene
con essi (cf. Bar 3,38), per invitarli e ammetterli alla comunione con
sé” (cf. Costituzione sulla Divina Rivelazione Dei Verbum 2).
Alla luce di questo carattere personale e non puramente noetico della rivelazione contenuta nelle Sacre Scritture, il Concilio metterà in evidenza la centralità della Parola per la vita cristiana e per la vita della Chiesa. Continuamente generata dalla fede suscitata dalla Parola di Dio, che è Cristo stesso che si comunica nei segni delle sue parole, la Chiesa vive e opera nella forza dello Spirito: “A Dio che rivela è dovuta l'obbedienza della fede (cf. Rom 16, 26; cf. Rom 1,5; 2 Cor 10,5-6), con la quale l'uomo si abbandona tutto a Dio liberamente, prestando il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà a Dio che rivela e assentendo volontariamente alla rivelazione data da lui. Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità” (ib., 5). ...La
Parola di Dio è, dunque, la buona novella contro la solitudine! Lo è
perfino nella forma del silenzio divino, di cui è piena la Scrittura.
Lo aveva ben compreso uno dei grandi scrittori cristiani dell’epoca
moderna, Søren Kierkegaard, dandone testimonianza nel suo Diario con
queste parole: “Non permettere che dimentichiamo: Tu parli anche quando
taci. Donaci questa fiducia: quando siamo in attesa della Tua
venuta, Tu taci per amore e per amore parli. Così è nel silenzio,
così è nella parola:
Tu
sei sempre lo stesso Padre, lo stesso cuore paterno e ci guidi con la
Tua voce e ci elevi con il Tuo silenzio...”. Il Dio che parla
colma le nostre solitudini, perfino quando la Sua è la parola del
silenzio: perciò, l’ascolto della rivelazione, vissuto con
radicale apertura e disponibilità, è ascolto che salva. La Parola
di Dio si presenta come buona novella per tutte le solitudini, perché
in essa ci è offerta come dono gratuito e liberante la possibilità
dell’alleanza con Dio: certo, all’“auto-donazione” divina occorre che
corrisponda - in una forma inevitabilmente asimmetrica - la “donazione”
del cuore all’Eterno (cf. DV 5). Accogliendo la Parola entrata nella
storia la creatura umana si schiude al Mistero santo, e ne sperimenta
la prossimità e
l’inesauribile
bellezza nell’amore. L’accoglienza operosa della Parola trasforma
l’uomo nel profondo, lo libera dalla sua solitudine, lo fa discepolo
del Signore nella compagnia dei discepoli resi liberi dalla
verità (cf. Gv 8,31s.). L’“esistenza accolta”, propria di Gesù, Verbo
incarnato, si fa “esistenza accolta”, e perciò donata, del discepolo
che, accogliendo la Parola nella donazione di sé a Dio e agli uomini,
si lascia “dire” dal Padre nel Figlio come vivente parola della
carità rivolta all’umile concretezza delle situazioni della storia.
L’accoglienza della Parola prepara e anticipa così nel tempo penultimo
la città celeste, quel tempo ultimo in cui le parole scompariranno,
accolte nell’unica Parola, perché Dio sia tutto in tutti e ogni
solitudine sia vinta nella gioia senza fine del Suo amore. ..." (Bruno Forte)
LA “DEI VERBUM” E LA CENTRALITÀ DELLA PAROLA DI DIO NELLA VITA DELLA CHIESA A CINQUANT’ANNI DAL CONCILIO (PDF)
--------------------------------------- Il Credo nei mosaici di Monreale
- terza puntata - 8/05/13
Programma
di TV2000 "Il Credo nei mosaici di Monreale", di Sandro Magister e
padre Innocenzo Gargano, monaco camaldolese. In dodici puntate come i
dodici apostoli, di mezz'ora ciascuna.
La
trama è il "Credo", l'abc della fede cristiana, con le forme, i colori,
la luce di quel capolavoro unico al mondo che sono i mosaici di
Monreale.La storica dell'arte Sara Magister ne illustrerà la "lettera"
mentre padre Innocenzo ne svelerà lo "spirito", accompagnandoci
all'interno stesso del duomo. Un'avventura senza eguali, dai primordi
della creazione, all'avvento di Gesù, alla celeste Gerusalemme. Il
programma è una produzione Run To Me Film per Tv2000. La cura è di
Francesca Romana Pozzonelli. La regia dei filmati realizzati nel Duomo
di Monreale è di Davide Gambino per la Run To Me Film; la regia di
studio è di Edoardo Pacchiarotti per Tv2000.
Il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria vergineNella terza puntata lo sguardo muove dall'immagine di Eva prima del peccato originale a quello di Maria, la nuova Eva, "tutta immacolata", raffigurata al centro dell'abside in vesti regali, con Gesù in grembo. Il Figlio di Dio che nasce in lei le è annunciato dall'Angelo, le è salutato dal sussulto nel grembo gravido di Elisabetta. Nella natività il parto è descritto con realismo e raffigurato come profezia della morte e risurrezione. VIDEO
la prima puntata
la seconda puntata
--------------------------------------- Il Credo nei mosaici di Monreale - quarta puntata - 13/05/13
Programma di TV2000 "Il Credo nei mosaici di Monreale", di Sandro Magister e padre Innocenzo Gargano, monaco camaldolese. In dodici puntate come i dodici apostoli, di mezz'ora ciascuna. La trama è il "Credo", l'abc della fede cristiana, con le forme, i colori, la luce di quel capolavoro unico al mondo che sono i mosaici di Monreale.La storica dell'arte Sara Magister ne illustrerà la "lettera" mentre padre Innocenzo ne svelerà lo "spirito", accompagnandoci all'interno stesso del duomo. Un'avventura senza eguali, dai primordi della creazione, all'avvento di Gesù, alla celeste Gerusalemme. Il programma è una produzione Run To Me Film per Tv2000. La cura è di Francesca Romana Pozzonelli. La regia dei filmati realizzati nel Duomo di Monreale è di Davide Gambino per la Run To Me Film; la regia di studio è di Edoardo Pacchiarotti per Tv2000. "Patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto"Nella quarta puntata il tradimento di Giuda si incrocia con la "traditio", con la volontaria consegna che Gesù fa di sé nell'ultima cena, nella lavanda dei piedi, nell'agonia nell'orto, nella cattura, nel processo davanti a Pilato. Sul Calvario la croce prima è vuota, incombente, è poi è riempita dal corpo nudo, torturato di Gesù. Ma prima che sia deposto nel sepolcro, il centurione già riconosce in lui il Figlio di Dio. VIDEO
--------------------------------------- JESUS, maggio 2013 Caro Diogneto - 53
Rubrica di ENZO BIANCHI
Un'altra primavera?
Per
me, per la mia generazione, resta innegabile l’avvento di una grazia
che ha segnato la vita cristiana e umana: la grazia di una primavera
per la chiesa. Non ho mai dimenticato quell’annuncio profetico fatto da
Pio XII all’Azione cattolica italiana nel maggio del 1958. Ero là in
piazza san Pietro ad ascoltarlo, ero giovanissimo e tornai a casa
impressionato: cosa sarà questa primavera di cui il papa ci avverte?
Poco dopo venne quell’uomo che, diventato papa, assunse il nome di
Giovanni, ed ecco, a cento giorni dalla sua elezione, l’annuncio di un
concilio ecumenico... Non solo ci fu un’attesa carica di speranza, ma
subito cominciò a crescere in tutta la chiesa una consapevolezza
dell’essere cristiani, soprattutto da parte dei cristiani quotidiani
che – con il loro sensus fidei, con quel fiuto spirituale molto più
acuto di quanto venga loro riconosciuto – si sentirono partecipi della
vita ecclesiale. Era il nascere di una nuova stagione: la primavera,
come ebbe a dire anche papa Giovanni. Si voleva una primavera per la
chiesa, un aggiornamento, un rinnovamento della fede, ed ecco avvenire
questo mutamento di clima, di atteggiamento...
Un'altra primavera? di Enzo Bianchi
--------------------------------------- Da mezzogiorno alle tre di Giovanni Mazzillo (Teologo)
La
croce è, per tutti, collocazione provvisoria. Dopo le tre ci sarà la
rimozione forzata di tutte le croci. Risuona ancora forte il monito di
don Tonino: la speranza della Resurrezione è per tutti.
R come Resurrezione, o meglio ancora, come Risorto.
Mi
dico, non senza una certa trepidazione: devo cercare di scrivere
qualcosa di sensato non tanto su un evento, quanto su una Persona, che
è assolutamente determinante per ogni discorso cristiano sulla pace,
perché è determinante per la stessa esistenza della fede cristiana. È
determinante per me, come per chiunque consideri Cristo ragione della
sua vita e non mero punto di riferimento culturale. Insomma per chi si
dica cristiano e – spero - cerchi almeno di comportarsi come tale, e
non si consideri semplicemente “cristianista”, alla stessa stregua di
chi conosca culturalmente e studi l’Islam, senza essere per questo
necessariamente un islamico.
Oltre le lacrime
Per
don Tonino Bello il Risorto era la ragione fondamentale della sua vita,
della sua profezia, la quale di solito diventava canto, ma lo era anche
della sua passione per la pace e del suo amore sempre sorgivo per gli
sconfitti del mondo. Nel Risorto trovava le mille e più ragioni per
continuare a sperare e a operare, affinché il mondo dei trafitti e dei
vinti della terra, quello degli scantinati della storia, mostrasse
finalmente la luce, similmente a quell’“altare scomodo, ma carico di
gioia” dal quale benediceva il suo popolo e tutto il popolo della pace.
“Vi benedico da un altare coperto da penombre, ma carico di luce...
circondato da silenzi, ma risonante di voci”, per concludere: “Sono le
grazie, le luci, le voci dei mondi / dei cieli e delle terre nuove che,
/ con la Resurrezione, / irrompono nel nostro mondo vecchio e lo
chiamano a tornare giovane” (Pasqua di Resurrezione, 1993). A queste
formule di benedizione episcopale vera e propria, che sono anche
attestazione solenne e sofferta dalla sua ultima cattedra, si
potrebbero affiancare molti altri testi. E tuttavia anche quel buio,
emblematico delle tre ore precedenti la morte di Gesù, non era che
provvisorio e delimitava un orizzonte oltre il quale c’era la vita e il
recupero di tutto il valore delle lacrime del mondo. Sicché troviamo
ancora “Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fece buio su
tutta la terra. Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Ecco le sponde
che delimitano il fiume delle lacrime umane” (Il parcheggio del
calvario).
Pertanto
don Tonino avrebbe di certo sottoscritto che con la Resurrezione sta in
piedi la nostra fede e senza la Resurrezione essa non ha ragione di
essere. Ma in più ha affermato e dimostrato con le parole e i fatti,
che la Resurrezione è pur sempre la meta mentre il calvario è sempre e
solo un passaggio. Così diventa comprensibile ed è teologicamente
esatto quanto egli scrive a proposito del Crocifisso, per la cui
sistemazione era stato scritto, “collocazione provvisoria”. Ribadisce
che si tratta di collocazione provvisoria, che deve restare tale perché
tale è in realtà e che tale provvisorietà esprime al meglio, fino a
definirne l’intima natura, la Croce: “La mia, la tua croce, non solo
quella di Cristo”...
Da mezzogiorno alle tre di Giovanni Mazzillo --------------------------------------- Quando ha sentito papa
Francesco che, appena eletto, sottolineava il suo essere “vescovo di
Roma, la chiesa che presiede nella carità”, il patriarca ecumenico
Bartholomeos I non ha avuto esitazione e ha deciso che si sarebbe
recato a Roma – primo arcivescovo di Costantinopoli a farlo dopo la
separazione del 1054 – alla liturgia di inizio del pontificato. E così
è stato, offrendo ai cristiani e al mondo un segno tangibile di come la
carità fraterna possa superare diffidenze, calcoli di opportunità,
antichi motivi di attrito. Ho avuto il dono di poter parlare a lungo
personalmente con il patriarca Bartholomeos a Roma, prima di
partecipare alla messa in piazza San Pietro e di essere poi ricevuti da
papa Francesco: il comune sentire, la sofferenza condivisa per il
ritardo nel ristabilire l’unità visibile dei cristiani, la speranza di
una rinnovata stagione di dialogo e di fraternità hanno segnato quei
momenti, così come hanno animato le ore trascorse dal patriarca a Bose
in un pomeriggio di grazia per la mia comunità e per quanti hanno
voluto condividere la gioia e la preghiera di quel momento.
Nel
suo incontro con papa Francesco, Bartholomeos I ha usato parole che
esprimono una sintesi di tutto il ministero patriarcale esercitato da
ventidue anni e che vede l’unità delle Chiese cristiane come «la prima
e la più importante delle nostre preoccupazioni» e «sicuramente uno dei
presupposti fondamentali affinché la nostra testimonianza cristiana
possa essere credibile agli occhi dei vicini e dei lontani». D’altro
canto, anche l’accoglienza riservatagli da papa Francesco è andata al
di là della forma protocollare – come ormai abbiamo imparato essere
prassi costante del nuovo papa – per rivolgersi al patriarca in tutta
spontaneità con l’appellativo di «mio caro fratello Andrea»,
riconoscendo così pubblicamente il legame fraterno che, nell’unica fede
apostolica, unisce la sede dell’Antica Roma a quella di Costantinopoli,
“Nuova Roma”.
In
una stagione in cui, nonostante tutti i sinceri sforzi da parte di
molti cristiani di buona volontà appartenenti a diverse confessioni, il
dialogo ecumenico sembrava irrimediabilmente raffreddato da molteplici
segni che contraddicevano il cammino verso la comunione, questi eventi
recentissimi risvegliano la speranza di una nuova primavera...
Francesco e Bartholomeos. La primavera ecumenica di Enzo Bianchi Santità amatissima,
Venerabili Metropoliti Apòstolos di Dèrchon e Ghennàdios d’Italia e Malta
Amati
vescovi di Biella Gabriele Mana, di Pinerolo Piergiorgio Debernardi,
Luigi Bettazzi emerito di Ivrea, Carlo Ghidelli emerito di
Lanciano-Ortona ed Erminio De Scalzi ausiliare di Milano
Archimandriti e reverendi padri, Amici ed ospiti, fratelli e sorelle,
CHRISTÒS ANÈSTI! ALITHÒS ANÈSTI!
CRISTO È RISORTO! È VERAMENTE RISORTO!
È
con sentimenti di profonda commozione e di gratitudine verso il Signore
che ancora una volta – in questa vigilia della solennità di san Pacomio
il grande, come lo chiama la liturgia bizantina, padre della vita
monastica – accogliamo sua Santità Bartholomeos, Arcivescovo di
Costantinopoli e Patriarca ecumenico, con la sua delegazione, nel
nostro Monastero, in seno alla nostra povera e piccola comunità che
tanto ama Lei e le sante Chiese ortodosse. Qui, in questa nostra
chiesa, dove ogni giorno cerchiamo di innalzare al Signore inni di lode
e invocazioni in favore di tutti gli uomini e della creazione intera,
vogliamo oggi ripetere ancora una volta il segno posto da san
Benedetto, il quale nella Regola chiede che l’abate all’arrivo
dell’ospite dica le parole del Salmista: «Abbiamo ricevuto la tua
misericordia, o Dio, in mezzo al tuo tempio!» (Sal 47,10; RB 53).
Sì,
padre amatissimo, questa sua visita tra di noi è un rinnovato segno
della misericordia del Signore, un dono che non meritiamo, ma che
accogliamo nello stupore e nel ringraziamento, coscienti della nostra
indegnità. Come disse una volta abba Orsiesi, il successore di san
Pacomio, all’arcivescovo Teofilo che lodava la vita dei monaci: «Noi
siamo laici senza importanza». Questa è anche da sempre la coscienza
che abbiamo di noi stessi in seno alle Chiesa: tutto ciò che siamo,
tutto ciò che facciamo e tutto ciò che riceviamo lo dobbiamo solo al
Signore e alla sua misericordia. Siamo solo suoi servi, al servizio
dellaκοινωνία! ...
Discorso di accoglienza del Patriarca Bartholomeos I a Bose ...
«L'incontro è stato molto bello e molto intenso», spiega Bartolomeo,
«sono rimasto commosso e spero davvero che si realizzi il
pellegrinaggio comune del successore dell'apostolo Pietro e del
successore dell'apostolo Andrea, suo fratello, a Gerusalemme, il
prossimo gennaio». Il patriarca di Costantinopoli ha infatti invitato
Francesco in Terra Santa: «Vogliamo commemorare il cinquantesimo
anniversario dell'abbraccio tra il Papa Paolo VI e il patriarca
Atenagora, avvenuto nel gennaio 1964. Anche il patriarca di Gerusalemme
è d'accordo». Ma Bartolomeo ha invitato Papa Bergoglio anche a
Istanbul, per la festa di sant'Andrea, il 30 novembre: «Lo abbiamo
invitato per quest'anno o per l'anno prossimo».
Il
patriarca spiega poi di considerare molto importanti per il dialogo
ecumenico i primi passi di Francesco. «Siamo molto contenti
dell'accento da lui posto sul suo essere innanzitutto "vescovo di
Roma". E siamo anche contenti della sua decisione di nominare otto
cardinali incaricati di consigliarlo: una scelta che va nella direzione
della sinodalità, caratteristica della nostra Chiesa»...
Bartolomeo I: «Commosso da Papa Francesco»di Andrea Tornielli Vedi il nostro precedente post:
L'incontro di papa Francesco con i rappresentanti delle Chiese e Comunità Ecclesiali, del mondo ebraico e di altre religioni --------------------------------------- Il patriarca in visita nel capoluogo lombardo per una serie di incontri con la comunità ortodossa e la Chiesa ambrosiana
video «Vi accolgo come dono del Signore in questa visita alla Chiesa di Dio che è in Milano. Siate i benvenuti nelle terre di Ambrogio, in cui già vivono molti fedeli della Vostra Chiesa, il Santo venerato dai fedeli delle nostre Chiese, sia in Oriente sia in Occidente, come Padre della Chiesa e Maestro della comune fede cristiana»: così l’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, ha accolto in Curia il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e la delegazione ortodossa da lui guidata Bartolomeo I a Milano, «un dono del Signore» La
lectio a due voci tra il cardinale Scola e il Patriarca Bartolomeo
culmine delle celebrazioni dei 1700 anni dall’Editto di Costantino.
Papa Francesco: «Sia ovunque rispettato il diritto all’espressione
pubblica della propria fede»
Un cammino comune per la promozione della libertà religiosa L'intervento del Patriarca
L'intervento del card. Scola
Le
parole di Bartolomeo I al termine della preghiera ortodossa in Santa
Maria Podone alla presenza dell’Arcivescovo, che il Patriarca ecumenico
di Costantinopoli ha invitato prossimamente a Istanbul
«Aiutiamoci in amicizia per il bene della Chiesa» Un
momento di alta intensità spirituale, una preghiera comune in un luogo,
la Basilica di Sant’Ambrogio, in cui la Parola parla anche attraverso
la bellezza e la storia, in cui la venerazione delle reliquie dei santi
della Chiesa indivisa diventa il momento più forte del comune sentire
le stesse radici. Si è svolta con questo spirito, questa mattina, la
celebrazione ecumenica che ha unito cattolici e ortodossi, presieduta
da Sua Santità il Patriarca Bartolomeo I e dall’Arcivescovo di Milano,
cardinale Angelo Scola...
Bartolomeo e Scola, una preghiera per l'unità Vedi anche il nostro post precedente:
Francesco e Bartholomeos - Pietro e Andrea - La primavera ecumenica - Il patriarca Bartholomeos a Bose --------------------------------------- In occasione dell'incontro in
Vaticano con Papa Francesco, Sua Santità Tawadros II, Papa di
Alessandria e Patriarca della Chiesa copta ortodossa, ha rilasciato
un'intervista al sito web della Chiesa di Alessandria dei Copti
cattolici in Egitto (coptcatholic.net). Pubblichiamo il testo integrale
dell'intervista.
OSSERVATORE ROMANO: Un incontro singolare e magnifico E' l'appello lanciato dal patriarca ecumenico nella lectio magistralis tenuta a Milano insieme al cardinale Scola
Giorgio Bernardelli: Il grido di Bartolomeo: "Libertà per la fede" |
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