"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°36 del 2013

Aggiornamento della settimana

- dal 31 agosto al 6 settembre 2013 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 13 settembre 2013          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 


LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo




OMELIA 

    di P. Gregorio Battaglia
  di P. Aurelio Antista
  di P. Alberto Neglia

 
N. B. La Lectio viene sospesa nel periodo estivo



NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 




7 SETTEMBRE 2013
GIORNATA DI DIGIUNO E DI PREGHIERA
PER LA PACE



  (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)


Il grido di Francesco: "Vogliamo un mondo di pace!" - Drammatico appello del Papa all'Angelus - Testo e video


1° settembre 2013

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Quest’oggi, cari fratelli e sorelle, vorrei farmi interprete del grido che sale da ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno, dall’unica grande famiglia che è l’umanità, con angoscia crescente: è il grido della pace! E’ il grido che dice con forza: vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace, vogliamo che in questa nostra società, dilaniata da divisioni e da conflitti, scoppi la pace; mai più la guerra! Mai più la guerra! La pace è un dono troppo prezioso, che deve essere promosso e tutelato.
Vivo con particolare sofferenza e preoccupazione le tante situazioni di conflitto che ci sono in questa nostra terra, ma, in questi giorni, il mio cuore è profondamente ferito da quello che sta accadendo in Siria e angosciato per i drammatici sviluppi che si prospettano. Rivolgo un forte Appello per la pace, un Appello che nasce dall’intimo di me stesso! Quanta sofferenza, quanta devastazione, quanto dolore ha portato e porta l’uso delle armi in quel martoriato Paese, specialmente tra la popolazione civile e inerme! Pensiamo: quanti bambini non potranno vedere la luce del futuro! Con particolare fermezza condanno l’uso delle armi chimiche! Vi dico che ho ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini dei giorni scorsi!C’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire! Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza!
Con tutta la mia forza, chiedo alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria coscienza, di non chiudersi nei propri interessi, ma di guardare all’altro come ad un fratello e di intraprendere con coraggio e con decisione la via dell’incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione. Con altrettanta forza esorto anche la Comunità Internazionale a fare ogni sforzo per promuovere, senza ulteriore indugio, iniziative chiare per la pace in quella Nazione, basate sul dialogo e sul negoziato, per il bene dell’intera popolazione siriana.
Non sia risparmiato alcuno sforzo per garantire assistenza umanitaria a chi è colpito da questo terribile conflitto, in particolare agli sfollati nel Paese e ai numerosi profughi nei Paesi vicini. Agli operatori umanitari, impegnati ad alleviare le sofferenze della popolazione, sia assicurata la possibilità di prestare il necessario aiuto.
Che cosa possiamo fare noi per la pace nel mondo? Come diceva Papa Giovanni: a tutti spetta il compito di ricomporre i rapporti di convivenza nella giustizia e nell’amore (cfr Lett. enc. Pacem in terris [11 aprile 1963]: AAS 55 [1963], 301-302). Una catena di impegno per la pace unisca tutti gli uomini e le donne di buona volontà! 
E’ un forte e pressante invito che rivolgo all’intera Chiesa Cattolica, ma che estendo a tutti i cristiani di altre Confessioni, agli uomini e donne di ogni Religione e anche a quei fratelli e sorelle che non credono: la pace è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene di tutta l’umanità.

...

Il 7 settembre in Piazza San Pietro - qui - dalle ore 19.00 alle ore 24.00, ci riuniremo in preghiera e in spirito di penitenza per invocare da Dio questo grande dono per l’amata Nazione siriana e per tutte le situazioni di conflitto e di violenza nel mondo. 

L’umanità ha bisogno di vedere gesti di pace e di sentire parole di speranza e di pace! 

Chiedo a tutte le Chiese particolari che, oltre a vivere questo giorno di digiuno, organizzino qualche atto liturgico secondo questa intenzione.

A Maria chiediamo di aiutarci a rispondere alla violenza, al conflitto e alla guerra, con la forza del dialogo, della riconciliazione e dell’amore. Lei è madre: che Lei ci aiuti a trovare la pace; tutti noi siamo i suoi figli! Aiutaci, Maria, a superare questo difficile momento e ad impegnarci a costruire ogni giorno e in ogni ambiente un’autentica cultura dell’incontro e della pace. Maria, Regina della pace, prega per noi!

   video


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Da tutto il mondo adesioni all'appello di Papa Francesco per un giorno di digiuno e preghiera per la pace / 1


Suggerimenti e proposte per la giornata di digiuno e preghiera del 7 settembre 2013 indetta dal Santo Padre Francesco per la pace in Siria, nel Medio oriente e nel mondo intero.

   Le indicazione della Cei per la giornata di sabato (Pdf)

L’Azione cattolica italiana, come tutte le Ac del mondo riunite nel Forum internazionale di Azione cattolica (Fiac), condivide “il grido della pace” di cui Papa Francesco si è fatto interprete nel corso dell’Angelus di domenica 1 settembre e rinnova il proprio impegno a essere un anello di quella grande catena di donne e uomini di speranza, di dialogo e di solidarietà che considerano la pace un bene prezioso che supera ogni barriera, da promuovere e tutelare sempre...

   Preghiera e digiuno per la pace, l'Ac risponde all'appello di Francesco

Il prossimo 7 settembre i quasi 2 milioni di cattolici dell'India saranno con papa Francesco, e la Chiesa universale pregherà e digiunerà per le sofferenze del popolo siriano. Quella gente sta attraversando una situazione di grande pericolo, che potrebbe avere conseguenze devastanti. In qualunque luogo e momento, la guerra e violenza non sono mai una risposta. La violenza genera solo violenza e tutti noi sappiamo che a fare le spese di queste catastrofi causate dall'uomo sono gli innocenti, i poveri e gli emarginati. Il dialogo è l'unica via e i negoziati di pace sono l'unica speranza per evitare una crisi umanitaria ben peggiore di quella attuale...

   Card. Gracias: Milioni di bambini indiani in preghiera col papa per la Siria

I leader cristiani delle Chiese orientali accolgono e rilanciano l’accorato appello per la pace in Siria, lanciato da Papa Francesco nell’Angelus di ieri, 1° settembre. Come ribadiscono a Fides diversi leader cristiani in Medio Oriente, l’appello “ha fatto breccia nei cuori a tutti i livelli, nei Vescovi e nei semplici fedeli. Le comunità cristiane in Siria, in Medio Oriente e nella diaspora sono felici e di preparano a unirsi al digiuno e alla preghiera”.
Ieri il Patriarca maronita di Beirut, Card. Bechara Rai, ha fatto visita al Patriarca greco ortodosso di Antiochia, Youhanna Yazigi, e i due leader si sono detti “profondamente confortati e dall’appello del Papa”, impegnandosi a sensibilizzare le rispettive comunità per la comune preghiera...

   Patriarchi e leader cristiani in Medio Oriente: insieme con il Papa, nella preghiera per la pace

Il Gran mufti di Siria, Ahmad Badreddin Hassou, leader spirituale dell'islam sunnita in Siria, è profondamente colpito dall’appello del Papa per la pace in Siria, pronunciate dell’Angelus di ieri e ha espresso il desiderio di essere presente in San Pietro per la veglia di preghiera per la pace in Siria, annunciata da Papa Francesco per sabato 7 settembre... Anche se, per ragioni logistiche o di altro genere, questa eventualità non si verificherà, il mufti ha detto alla sua comunità a Damasco di “accogliere l’appello, esteso da Papa a tutte le religioni, a pregare per la pace in Siria”. I musulmani siriani saranno invitati a pregare per la pace il 7 settembre, in comunione e simultaneamente al Papa, nelle moschee a Damasco e in tutto il territorio nazionale...

   Il Gran mufti desidera essere a San Pietro a pregare col Papa per la pace in Siria: musulmani e altri gruppi si uniscono all’appello


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Da tutto il mondo adesioni all'appello di Papa Francesco per un giorno di digiuno e preghiera per la pace / 2



"La comunità francescana del sacro convento ha accolto l'invito del Papa, consapevole che le armi della preghiera e del digiuno sono la strada che permettono di sminare il cuore dell'uomo". Lo riferisce all'Adnkronos padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del convento di Assisi, all'indomani dell'invito di papa Francesco a una giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria, indetta per sabato 7 settembre.
"Il digiuno è un piccolo gesto, molto semplice ma allo stesso tempo con un significato molto profondo - riferisce padre Fortunato - il digiuno aiuta a dominare gli egoismi dell'uomo. Rinunciando a qualcosa aiutiamo a far uscire il male dalla nostra vita". "In questi giorni, oltre al digiuno - spiega - in comunione con la diocesi comunicheremo anche gli atti liturgici che organizzeremo per la pace in Siria". "L'auspicio che abbiamo - conclude padre Fortunato - è che San Francesco illumini i cuori di coloro che devono garantire la pace e la giustizia del mondo". (Adnkronos) 

... “Come ha detto Papa Francesco” prosegue padre Hani Bakhoum, segretario del patriarcato di Alessandria dei copti cattolici. “Non sarà mai un intervento armato a aprire la via verso una pace autentica. La guerra chiama guerra, il sangue chiama sangue. Ogni azione di quel genere non fa altro che peggiorare la situazione”. 
Anche in Egitto i cristiani si preparano alla giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria convocata da Papa Francesco per sabato 7 settembre...

   Il Patriarcato copto cattolico: nessuno giustifichi la guerra con il pretesto di difendere i cristiani

Per il patriarca di Antiochia, la giornata di preghiera indetta dal papa "conferma l'amore di Francesco per questa terra martoriata". In tutte le parrocchie della Siria e del Medio Oriente sono già iniziati i preparativi per la veglia. Pellegrinaggi e messe speciali nei santuari mariani di Saidnaya (Damasco) e del Libano. Le chiese resteranno aperte fino a mezzanotte anche in Siria nonostante i bombardamenti e le azioni di guerra.

   Gregorio III: La Siria e il Medio Oriente uniti in preghiera con Francesco per la pace

L'appello di papa Francesco per la pace in Siria "è saggio e condivisibile, e noi cinesi siamo con lui. Non vogliamo più vedere conflitti in Medio Oriente, siamo contrari all'attacco proposto dagli Stati Uniti contro il governo di Damasco. Come dice il pontefice 'la guerra chiama la guerra e la violenza chiama la violenza'. Papa Francesco, ti ringraziamo per questo intervento". A parlare sono due alti funzionari del governo cinese...

   La Cina ringrazia il Papa per l’appello a favore della pace in Siria

La Comunità di Sant’Egidio accoglie “con riconoscenza e totale sostegno” l’invito di papa Francesco alla preghiera e al digiuno per la pace in Siria e per il superamento di tutte le situazioni di conflitto e di violenza nel mondo.

   La Comunità di Sant'Egidio in preghiera con il papa per la pace in Siria


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Da tutto il mondo adesioni all'appello di Papa Francesco per un giorno di digiuno e preghiera per la pace / 3


Per una teologia della nonviolenza
di Tonio Dell'Olio

Né consueta e tantomeno scontata l’esortazione di Papa Francesco nell’Angelus di ieri (domenica 1/9/2013) a favore della pace in Siria e per “le tante situazioni di conflitto che ci sono in questa nostra terra”. C’è l’esclusione radicale dell’uso della forza e del ricorso alla violenza e alla guerra. C’è l’indicazione chiara e inequivocabile a percorrere piuttosto le vie del dialogo, del negoziato e dell’incontro. C’è il valore dato alla forza della preghiera e del digiuno. L’unica citazione riportata è dalla Pacem in terris di Giovanni XXIII. Pur senza un riferimento esplicito, la nonviolenza trova in quelle parole un fondamento saldo nella teologia e nella ragione umana. E chissà che la profonda spiritualità e la viva intelligenza di Francesco Papa non giungerà a riprendere i fili dell’ultima riflessione organica sul tema della pace, la Pacem in terris appunto, per spingere più avanti la comunità cristiana sul tema evangelico della pace nonviolenta. D’altra parte, il santo di cui ha preso il nome, nel 1219 si recò, in pieno clima di guerra e crociate, dal sultano Mâlik al-Kâmil e, secondo i racconti, fu accolto benevolmente. “Ripeto a voce alta: - ha concluso il Pontefice - non è la cultura dello scontro, la cultura del conflitto quella che costruisce la convivenza nei popoli e tra i popoli, ma questa: la cultura dell’incontro, la cultura del dialogo; questa è l’unica strada per la pace”. (fonte: Mosaico dei giorni)

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Quella del 7 settembre sarà una giornata importante. E spero che ci saremo tutti. Ciascuno a suo modo, con il suo credo e le sue convinzioni.
Sarà la prima grande manifestazione di pace contro la guerra in Siria e “i drammatici sviluppi che si prospettano.” L’ha indetta ieri con grande forza e coraggio Papa Francesco rompendo il silenzio e l’inazione generale che da lungo tempo circonda questa tragedia. Non c’è spazio per nessun distinguo. Chi vuole sinceramente la pace non può che partecipare.
Papa Francesco invita tutti a una giornata di preghiera e di digiuno. La preghiera per i credenti. Il digiuno per tutti. Il digiuno è, prima ancora che un atto di rinuncia materiale al cibo, un gesto di vicinanza a tutti quei bambini, quelle donne e quegli uomini che sono precipitati nell’inferno della guerra “in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero”. Vicinanza, condivisione, solidarietà contro lontananza, indifferenza, menefreghismo...

   Il 7 settembre ci dobbiamo essere tutti!

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Diffondi la lettera che il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani ha inviato ai Comuni, Province e Regioni invitandoli ad aderire alla giornata del 7 settembre.

   7.9: appello agli Enti Locali


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Il grido di Francesco per la pace - riflessioni e commenti di Marina Corradi, Alberto Melloni e Andrea Tornielli


Il grido di Francesco per la pace in Siria

«Ho ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini dei giorni scorsi. C’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni, a cui non si può sfuggire».
Ci eravamo abituati al tono sempre caldo, cordiale, del Papa. Domenica nell’ascoltarlo qualcuno di noi ha sussultato: per la prima volta forse abbiamo sentito un Francesco severo; nell’accento, e in quel suo volto ormai familiare. A fronte del ricordo delle terribili immagini da Goutha, di uomini e bambini agonizzanti nei gas lanciati – dal regime di Assad o dai ribelli, ma comunque, pare ormai, veramente lanciati dai siriani sul loro stesso popolo – il Papa ha cambiato voce e tono. Lui, che dal suo primo giorno a San Pietro ci ha parlato della misericordia immensa di Dio, davanti alle immagini di quei bambini lividi, e al disperato contrarsi dei loro piccoli toraci nel tentativo di respirare, è stato preso dallo sdegno di chi assiste al massacro di un indifeso. Quelle immagini, ha detto, gli si sono fissate nella mente e nel cuore - e con la mano si è toccato il petto, a indicare un groppo di dolore, duro, che gli è rimasto dentro, dal 21 agosto, giorno della strage di Goutha. 
C’è, un giudizio di Dio sulle nostre azioni, ci ha ricordato Francesco. E quest’uomo che da subito ci ha chiamati fratelli e sorelle, e sempre ci è apparso sorridente, domenica si è mostrato grave. Eppure, anche questa sua gravità ci ha confortati: perchè ha segnato la misura di una indignazione umana e santa di fronte al male assoluto; di un non poter tollerare, o consolarsi, delle facce, degli occhi di quei bambini.
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Ci ha fatto bene, la faccia del Papa per una volta severa. Come in una casa fa bene ai figli, sapere che un padre buono si può anche arrabbiare. Che c’è il bene e c’è il male, e la scelta non è indifferente. Che una strage di indifesi rimane col suo scandalo aperta, davanti a Dio, come una lacerazione che non si rimargina. 
E noi? Noi non possiamo restare indifferenti, ma possiamo caricarci un poco di quell’immane peso. 
Pregando: per le vittime, e perfino per gli assassini: perchè aprano gli occhi, e si fermino. Digiunando, come faremo sabato. Certi di un disegno in cui il non - senso non esiste, e ogni capello del capo è contato. Ci è stato molto caro, Francesco, anche nell’improvviso oscurarsi del suo sorriso; anzi forse di più, come quando sulla faccia di un padre riconosciamo il dolore.

   Quel richiamo al giudizio di Dio da un padre buono di Marina Corradi

Il modo in cui papa Francesco s'è fatto voce della tragedia di Siria e il gesto che ha annunciato per sabato hanno un significato che sarebbe riduttivo incasellare nella sequenza delle «rivoluzioni» bergogliane. Nell'Angelus di domenica ci sono infatti due citazioni teologicamente impegnative sia per chi le ha fatte sia per chi le ha ascoltate. 
«IL GRIDO CHE SALE» - Il Papa ha supplicato di porgere l'orecchio al «grido che sale» dalla terra: un movimento che, nella Scrittura, è quello che porta verso Dio la voce d'Israele in Mizraim (Egitto).
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ha scelto come cifra di riferimento quella del grido che è una citazione dell'Esodo e insieme una citazione del messaggio con cui Giovanni XXIII nell'ottobre 1962 scongiurò la deflagrazione atomica ai tempi della crisi di Cuba. Una scelta che dice come Francesco non abbia in mente una rituale deplorazione, ma voglia andare oltre. 
IL DIGIUNO - E l'oltre è indicato dall'altra citazione biblica del Vangelo di Marco che disegna il gesto annunciato per sabato 7. Francesco ha invitato al digiuno e alla preghiera i cristiani - e i capi delle grandi chiese dovranno prendere posizione. Ma si è rivolto allo stesso titolo anche ai non cristiani (per gli ebrei è l'indomani di Rosh Hashana, il Capodanno) e agli atei, invitati non in un cortile per esclusi, ma in una piazza che vuol essere icona dell'unità della famiglia umana in una lotta escatologica contro la guerra.
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VISIONE GLOBALE - Francesco dovrà dimostrare di avere una lettura piena e globale di una serie di crisi che la diplomazia vede come episodi separati e che le comunità cristiane, alla luce della loro minorità, sanno invece essere l'una il destino dell'altra. 
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Trovare il filo politico di questa lettura globale non è il mestiere del Papa: ma se il Papa trova il filo spirituale può darsi che qualcuno si accorga che quello che lega le terre dei figli di Abramo è un filo unico. Unico e insanguinato. 

   Da Gregorio Magno a Karol Wojtyla il «dovere» di parlare contro l'orrore di Alberto Melloni

Che avesse in animo di fare un annuncio grave e importante lo si era capito già in mattinata: il testo dell'Angelus del Papa non era stato preventivamente divulgato ai giornalisti con embargo. Il testo dell'appello pronunciato da Francesco per la pace in Siria, probabilmente soppesato fino all'ultimo minuto in ogni sua parola, è stato conosciuto da tutti solo al momento in cui il Papa ha cominciato a parlare. Per ritrovare dichiarazioni papali così gravi e drammatiche sulla guerra bisogna risalire alle parole pronunciate da Giovanni Paolo II all'Angelus di domenica 16 marzo 2003, alla vigilia dell'attacco occidentale all'Irak.
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La voce di Papa Francesco, domenica scorsa era partecipe, emozionata, grave e al tempo stesso ferma. Bergoglio ha parlato da padre, da pastore, da vescovo, non da politico. Ha tenuto conto di tutti gli elementi in campo. Ha condannato con fermezza l'orrore dell'uso delle armi chimiche. Ha fatto capire come l'aggiunta di violenza di guerra alla violenza e alla guerra già esistenti non rappresenta la soluzione ma rischia di aggravare un quadro già drammatico le cui conseguenze sono patite soprattutto dall'inerme popolazione civile.
Il monito di Francesco è stato quello di un padre che condivide l'angoscia di tanti suoi figli e dà voce agli «uomini e donne di pace» di ogni parte del mondo. Non ci sono tattiche o considerazioni geopolitiche. E anche per questo ogni lettura dell'appello papale finalizzata a capire se ce l'avesse più con il regime di Assad o con l'ipotesi di un attacco americano, appare forzata e inadeguata. Non erano e non sono, le parole di Francesco, da leggere con il bilancino della diplomazia. È del tutto evidente, oggi come in passato, che al Papa e ai Papi, non interessano innanzitutto le strategie geopolitiche quanto il destino concreto delle popolazioni civili. Il cuore dell'appello di domenica scorsa e l'attenzione e la vicinanza a coloro che soffrono e che pagano le conseguenze della guerra. Come pure colpiscono i tanti passaggi dell'appello nei quali Bergoglio ha parlato in prima persona, a mostrare tangibilmente quanto si senta in gioco, personalmente coinvolto
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La giornata di digiuno e preghiera di sabato 7 settembre, è un invito che Francesco rivolge ben al di là dei confini della Chiesa, del mondo cristiano, del mondo dei credenti di altre religioni. È un invito universale a tutti coloro che hanno a cuore le sorti dell'umanità. Pregare se si crede, o comunque digiunare, è un modo per partecipare e per costruire la pace a partire dall'impegno concreto di ciascuno. Il momento è più drammatico di quanto potrebbe apparire, come traspare dalle parole preoccupate del vescovo Mario Toso, segretario del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace, che ieri ha evocato lo spettro di un conflitto mondiale a partire dalla crisi siriana.
Anche per questo il Papa ripete le invocazioni alla Madonna, «Regina della pace». Vedendo ciò che è accaduto negli ultimi decenni, c'è davvero da augurarsi che la voce inerme del vescovo di Roma questa volta venga ascoltata. 

   Le parole del Papa contro la guerra di Andrea Tornielli


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Pax Christi Italia: “Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza!”


Pax Christi Italia: 
“Guerra chiama guerra, 
violenza chiama violenza!”

Pax Christi Italia esprime piena e cordiale adesione alla forte richiesta di Papa Francesco per la pace, pronunciata all’Angelus di domenica scorsa, 1 settembre: “vogliamo … che scoppi la pace; mai più la guerra! Mai più la guerra! La pace è un dono troppo prezioso, che deve essere promosso e tutelato.”

Invita aderenti, simpatizzanti, punti pace, gruppi e singole persone ad assumersi l’impegno della divulgazione dei contenuti del discorso.

In particolare incoraggia la partecipazione e la promozione di iniziative di preghiera che verranno proposte per sabato 7 settembre da diocesi e parrocchie, portando la propria collaborazione nell’organizzazione, con il contributo di riflessioni, testimonianze e testi e adatti a sostenere la preghiera, in dialogo con tutti i credenti di ogni religione e con le persone di buona volontà, con la coscienza che le tematiche relative alla pace chiedono attenzione e condivisione.

Le espressioni usate dal Papa nell’appello di domenica, “Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza!” contengono evidenti richiami alla nonviolenza, come valore da proporre e scelta di campo a cui educare per mezzo di itinerari formativi che sono sempre più necessari nella cultura violenta e contrappositiva di cui siamo partecipi.
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Da tutto il mondo adesioni all'appello di Papa Francesco per un giorno di digiuno e preghiera per la pace / 4


È un appello fortissimo alla preghiera e all'impegno per la pace quello che Papa Francesco ha rivolto oggi all'Angelus, con il «cuore profondamente ferito da quello che sta accadendo in Siria e angosciato per i drammatici sviluppi che si prospettano»... 
Papa Francesco ha rivolto però anche una domanda importante: «Che cosa possiamo fare noi per la pace nel mondo?», si è chiesto. Sì perché in mezzo a tanti dibattiti di questi giorni si tende sempre a puntare il dito contro qualcuno: le armi chimiche, Assad, Obama, i ribelli, al Qaida, i grandi interessi... Si fanno analisi geopolitiche. Ma c'è un livello che rischiamo sempre di evitare: quello del nostro coinvolgimento personale nella costruzione della pace.
Ed è proprio questo il senso della giornata di digiuno e preghiera che Papa Francesco ha convocato per sabato 7 settembre. Lui stesso ha annunciato che presiederà un momento pubblico in piazza San Pietro dalle 19 alle 24. Una preghiera che vuole essere anche una strada per far sì che «il grido della pace si levi alto perché giunga al cuore di tutti e tutti depongano le armi e si lascino guidare dall’anelito di pace».
Un gesto e un impegno del genere - se vogliamo che sia davvero un'assunzione personale di responsabilità sul dramma della Siria - non può che scandire tutta la settimana che oggi si apre. Per questo ci permettiamo di proporre un gesto semplice: prepariamoci alla giornata di sabato 7 settembre facendo nostra ogni giorno la preghiera che riportiamo qui sotto. È stata scritta secoli fa da sant'Efrem, grande padre della tradizione siriaca. È una preghiera che parlava già nel IV secolo di «terre devastate» e «chiese incendiate», a dimostrazione di come il Male nel cuore dell'uomo sia sempre lo stesso. Ma già allora affidava la speranza nelle mani di Dio, Re della Pace. «Come ha fatto, così farà», sono le ultime parole. Una professione di fede nel mezzo della tribolazione. Lo sguardo con cui vogliamo guardare anche oggi a questa Siria da troppo tempo ferita e sfigurata.
SALVA LA NOSTRA TERRA...

   L'appello del Papa e la nostra preghiera

"La Giornata di preghiera per la Siria indetta dal papa è fondamentale per aprire le porte a una soluzione pacifica, invece di azioni di guerra che aumenterebbero ancora di più le sofferenze del popolo siriano e libanese". È quanto afferma ad AsiaNewsRidwan Al-Sayyd, musulmano ed esperto di islam per la rivista al-Ijtihad e in passato docente di studi islamici nelle università di Harvard e Chicago (Stati Uniti). "I musulmani libanesi - continua - sono grati al papa per il suo impegno in favore della pace. La nostra speranza è che la Giornata di preghiera del 7 settembre e gli appelli di Francesco contro la guerra possano fermare la crisi in Siria e in Libano". Lo studioso sottolinea che i musulmani aderiranno all'iniziativa e faranno di tutto per diffonderla...

   Intellettuale musulmano: Pregheremo con il Papa per la pace in Siria

Una lettera indirizzata a tutti i vescovi italiani per rilanciare l'appello del Papa in occasione della giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo intero, indetta per il 7 settembre.
L'ha inviata il vescovo Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana (Cei), ricordando che con questa iniziativa s'intende "invocare da Dio" il "grande dono" della pace "per l'amata nazione siriana e per tutte le situazioni di conflitto e di violenza nel mondo"...

   La Chiesa italiana insieme al Papa per la pace

“Sabato prossimo vivremo insieme una speciale giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero”. Così il Papa a conclusione dell’udienza generale in piazza San Pietro. “Anche per la pace nei nostri cuori, perché la pace incomincia nel cuore. Rinnovo l`invito a tutta la Chiesa a vivere intensamente questo giorno, e, sin d`ora, esprimo riconoscenza agli altri fratelli cristiani, ai fratelli delle altre religioni e agli uomini e donne di buona volontà che vorranno unirsi, nei luoghi e nei modi loro propri, a questo momento. Esorto in particolare i fedeli romani e i pellegrini a partecipare alla veglia di preghiera, qui, in Piazza San Pietro alle ore 19.00, per invocare dal Signore il grande dono della pace. Si alzi forte in tutta la terra il grido della pace!”.
ECCO CHI PREGHERA' PER LA PACE COL PAPA NELLA GIORNATA DI DIGIUNO
LA COMUNITA' EBRAICA DI ROMA - Sabato prossimo anche le preghiere della comunità ebraica di Roma si uniranno a quelle del Papa, che ha indetto una giornata di digiuno per la pace in Siria. Lo annuncia il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, a ridosso dell’inizio di importanti festività ebraiche (oggi è il primo giorno di Capodanno, cui seguiranno Yom Kippur e Sukkot).
GRAN MUFTI' DI SIRIA - Il gran muftì di Siria, Ahmad Badreddin Hassou, ha scritto una lettera a papa Francesco aderendo all’appello pro-Siria e annunciando che sarà in Piazza San Pietro - se possibile - o nella moschea di Damasco in preghiera e digiuno sabato prossimo. Il muftì- riferisce Fides - propone al Vaticano di organizzare un meeting interreligioso.
UCOII: PER LA PACE - “Siamo molto felici che Papa Francesco, la massima autorità religiosa del mondo cattolico, sia intervenuto con un accorato appello alla pace e invitando i credenti ad un giorno di digiuno per sabato 7 settembre”. Lo afferma il presidente dell’Ucoii (Unione delle comunità islamiche in Italia) Izzedin Elzir. ”. ...

   L'appello del Papa: "Sabato digiuno per la pace" E piovono le adesioni alla giornata di preghiera


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Tutto è perduto con la guerra - Dialogo e riconciliazione le proposte della Santa Sede come alternativa al conflitto armato.


Tutto è perduto con la guerra 

La Santa Sede propone dialogo e riconciliazione perché si fermi il rumore delle armi", in una guerra tra fratelli che ha visto il moltiplicarsi di stragi e di atti atroci.

Il Pontefice e la Santa Sede sono seriamente preoccupati per quanto sta accadendo e potrebbe accadere in Siria. Per questo motivo sta dando vita ad una mobilitazione straordinaria di “diplomazia per la pace”. In questo contesto, il Segretario per i Rapporti con gli Stati, monsignor Dominique Mamberti, ha invitato e incontrato 71 ambasciatori accreditati in Vaticano per spiegare il senso e le finalità della Giornata di preghiera e digiuno promossa per sabato prossimo da Papa Francesco per la pace in Siria, Medio Oriente e nel mondo...
Commentando l’intervento del Segretario per i Rapporti con gli Stati, padre Federico Lombardi, nel corso del briefing con la stampa, ha dichiarato: “Mons. Mamberti ha reinsistito sull’importanza che il Papa attribuisce proprio al momento specifico di preghiera, al momento spirituale: la Giornata di sabato è il cuore di questo impegno che il Papa propone per la pace attraverso la preghiera e il digiuno: non bisogna dimenticare questa dimensione”. Il portavoce vaticano ha poi informaot che fin dalle 17.00 ci saranno circa cinquanta confessori sotto le colonne del braccio di Carlomagno, in Piazza san Pietro. (fonte: Zenit)

Il discorso del «ministro degli Esteri» vaticano Mamberti consegnato agli ambasciatori è un «non-paper». Ma Oltretevere sperano che i governi ne tengano conto

Il termine tecnico è «non-paper», cioè un non documento, un testo informale, che non ha la valenza di proposta ufficiale anche se rappresenta la posizione della Santa Sede. È questo il valore del discorso del «ministro degli Esteri» vaticano, l'arcivescovo Dominique Mamberti, ha consegnato questa mattina ai 71 ambasciatori riuniti nell'aula vecchia del Sinodo.
Il fatto che il documento non abbia il valore di un testo ufficiale non significa che il Vaticano non lo consideri importante. Ma è evidente a tutti che la Santa Sede è un'entità sui generis, uno Stato-non-Stato, la cui forza - unicamente morale - non risiede nel suo potere statuale, ma nel fatto di essere una voce rappresentativa del mondo cattolico e più in generale cristiano. È ovvio dunque che Oltretevere si augurano che le varie iniziative messe in atto in questa «offensiva di pace» - l'appello del Papa; la giornata di preghiera e digiuno che tante adesioni, anche inaspettate, sta registrando; il lavoro della diplomazia - possano fare breccia, nonostante la situazione drammaticamente incancrenita...

   Siria, il tentativo diplomatico della Santa Sede

Pubblichiamo di seguito l’intervento che S.E. Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati, ha pronunciato nel corso dell’Incontro con gli Ambasciatori svoltosi in Vaticano

   INTERVENTO DEL SEGRETARIO PER I RAPPORTI CON GLI STATI ALL’INCONTRO CON GLI AMBASCIATORI IN VATICANO


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GLOBALIZZIAMO LA PACE! di Alex Zanotelli



GLOBALIZZIAMO LA PACE!
di Alex Zanotelli

“NO alla guerra!”, ha gridato Papa Francesco per bloccare l’attacco militare alla Siria e ha indetto per il 7 settembre una giornata di preghiera e di digiuno, per scongiurare il flagello di un’altra guerra che potrebbe diventare mondiale .
Il nostro è un NO secco alla guerra in Siria. Dovremmo aver capito dalle guerre in Iraq, Afghanistan, Libia e Mali che questi interventi armati, che hanno costato la vita a milioni di civili innocenti, donne e bambini, non hanno risolto nulla. Basta con la GUERRA! “L’intervento americano in Siria nasce nell’illusione di una ‘guerra lampo’- ha scritto il massimo poeta arabo, il siriano Adonis. Rischia invece di sfuggire di mano, di aizzare il conflitto e di ripetere il peccato mortale in cui sono scivolati sia l’opposizione armata, sia il regime siriano. La guerra è un’attrazione demoniaca.” Per questo ascoltiamo il grido accorato di Papa Francesco: “Con tutta la mia forza, chiedo alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria coscienza, di non chiudersi nei propri interessi, ma di guardare all’altro come a un fratello e di intraprendere con coraggio e con decisione la via dell’incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione.” Ed esorta la comunità internazionale “a fare ogni sforzo per promuovere, senza ulteriore indugio, iniziative chiare per la pace in Siria, basate sul dialogo e sul negoziato, per il bene dell’intera popolazione siriana.”
Anche noi oggi ci uniamo a Papa Francesco e a tutti gli uomini/donne di buona volontà per dire NO a un attacco militare contro la Siria che mieterebbe altre vittime innocenti oltre i centomila morti e i sei milioni di rifugiati siriani. “Troppi interessi di parte –ha scritto il Papa a Putin- hanno impedito finora l’inutile massacro!”
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La Pace può e deve sbocciare sulla faccia della Terra.
Alex Zanotelli
Napoli, 6 settembre 2013


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Per la giornata di sabato 7 SETTEMBRE 2013, Papa Francesco ha indetto una GIORNATA DI DIGIUNO E DI PREGHIERA per la Pace in Siria, in Medio Oriente e per tutte le situazioni di conflitto e di violenza nel mondo. 
"L'umanità ha bisogno di vedere gesti di pace. Chiederemo a Dio il Dono della Pace. A Maria chiediamo di aiutarci a rispondere alla violenza del conflitto e della guerra con al forza del dialogo e della riconciliazione dell'Amore. Lei è Madre, Lei ci aiuti a ritrovare la Pace" Papa Francesco.

  ... Vogliamo un mondo di PACE...
  Che cosa possiamo fare...
   L'umanità ha bisogno...

Questa preghiera è stata scritta secoli fa da sant'Efrem, grande padre della tradizione siriaca. È una preghiera che parlava già nel IV secolo di «terre devastate» e «chiese incendiate», a dimostrazione di come il Male nel cuore dell'uomo sia sempre lo stesso. Ma già allora affidava la speranza nelle mani di Dio, Re della Pace. «Come ha fatto, così farà», sono le ultime parole. Una professione di fede nel mezzo della tribolazione. Lo sguardo con cui vogliamo guardare anche oggi a questa Siria da troppo tempo ferita e sfigurata.

  SALVA LA NOSTRA TERRA...

  Sabato prossimo...

Lettera del S. Padre al Presidente della Federazione Russa, S.E. il Sig. Vladimir Putin, in occasione del Vertice del G20 di San Pietroburgo
... I leader degli Stati del G20 non rimangano inerti di fronte ai drammi che vive già da troppo tempo la cara popolazione siriana e che rischiano di portare nuove sofferenze ad una regione tanto provata e bisognosa di pace. A tutti loro, e a ciascuno di loro, rivolgo un sentito appello perché aiutino a trovare vie per superare le diverse contrapposizioni e abbandonino ogni vana pretesa di una soluzione militare. Ci sia, piuttosto, un nuovo impegno a perseguire, con coraggio e determinazione, una soluzione pacifica attraverso il dialogo e il negoziato tra le parti interessate con il sostegno concorde della comunità internazionale. Inoltre, è un dovere morale di tutti i Governi del mondo favorire ogni iniziativa volta a promuovere l’assistenza umanitaria a coloro che soffrono a causa del conflitto dentro e fuori dal Paese...

  Lettera al Presidente della Federazione Russa, S.E. il Sig. Vladimir Putin, in occasione del Vertice del G20 di San Pietroburgo

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Un nuovo forte appello contro l’intervento militare in Siria è stato rivolto dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti questa volta direttamente al presidente Barack Obama. In una lettera indirizzata alla Casa Bianca e firmata dal cardinale Timothy Dolan, presidente dell’organismo episcopale, e dal vescovo Richard E. Pates, presidente della Commissione episcopale Giustizia e Pace, si fa riferimento agli appelli contro la guerra lanciati dal «successore di San Pietro, Papa Francesco», e «dai nostri fratelli vescovi sofferenti delle venerabili e antiche comunità cristiane del Medio Oriente».

  L'OSSERVATORE ROMANO:  I vescovi statunitensi scrivono a Obama

Sulla crisi siriana risuonano in queste ore due appelli contrastanti, pur di diversa autorevolezza morale, e due logiche sembrano drammaticamente contrapporsi. La voce levata alta e forte dal Papa invoca la pace e la trattativa diplomatica, con una mobilitazione delle coscienze che trova espressione non solo simbolica nel digiuno e nella preghiera di domani. La "realpolitik" della deterrenza e della dimostrazione di forza, sebbene ammantata anche da motivazioni umanitarie, chiama invece a un’azione bellica "punitiva", con in testa gli Stati Uniti di Barack Obama e altri governi nelle ultime ore sempre più esitanti.

  Andrea Lavazza:  Il seme e la spada

Preghiera e digiuno per rilanciare la forza della pace, messaggio centrale per la Chiesa. Usa toni pacati e fermi - come sua consuetudine - il vescovo di Pavia Giovanni Giudici, presidente di Pax Christi, e ricorda che domani sarà una giornata da ricordare per i cristiani e le persone di buona volontà

  Paolo Lambruschi:  Giudici: «Un richiamo forte per tutti Scomodiamoci per la pace»



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I NOSTRI TEMPI

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"Lezioni siriane" di Tonio Dell'Olio - Vita che dona vita.


Lezioni siriane
di Tonio Dell'Olio

49 anni sposata e madre di due figli. Infermiera professionale a Damasco. Costretta dalla guerra a fuggire con la sua famiglia. Non c'è altro modo di farlo se non quello di imbarcarsi clandestinamente per cercare speranza sulle coste italiane. Purtroppo non ce la fa. Quando giunge sulle sponde siciliane del Mediterraneo è ormai in fin di vita sotto gli occhi atterriti dei suoi familiari. Non rimane che il trasporto d'urgenza nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Siracusa ma, due giorni dopo, ai medici non resta che decretare la morte cerebrale. A questo punto il marito non ha alcuna esitazione e decide l'espianto e la donazione degli organi della moglie. Il suo fegato rivive oggi in un paziente palermitano che attendeva il trapianto dal 2009 e anche i reni hanno ripreso a funzionare per ridare vita ad altre due persone. Vita che dona vita.
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Era fuggita alla guerra che sta martoriando la sua terra per inseguire la speranza di trovare una nuova vita sull'altra sponda del Mediterraneo. Ma all'agognata salvezza, che immaginava per lei, suo marito e i suoi due figli, non è mai arrivata. Il sogno si è spezzato su un barcone al largo delle coste siciliane. Lavorava come infermiera professionale a Damasco la donna siriana morta in un disperato tentativo di sbarco a Siracusa. Martedì il sogno della donna si è trasformato nella speranza per qualcun altro: il marito, anche travalicando i limiti imposti dalla sua religione, ha infatti assentito all'espianto degli organi.
Un gesto d'amore che ha ricevuto il plauso, sentito, del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin...

  IL MATTINO:  Profuga muore subito dopo lo sbarco il marito dona gli organi Lorenzin: «Commovente gesto d'amore»

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Siria - testimonianza delle suore trappiste
"...La gente qui è davanti alla televisione, con gli occhi e le orecchie tesi: «Si attende solo una parola di Obama»!!!! Una parola di Obama?? Il premio Nobel per la pace, farà cadere su di noi la sua sentenza di guerra? Aldilà di ogni giustizia, di ogni buon senso, di ogni misericordia, di ogni umiltà, di ogni saggezza?
...
Domani, dunque (o domenica ? bontà loro…) altro sangue.
Noi, come cristiani, possiamo almeno offrirlo alla misericordia di Dio, unirlo al sangue di Cristo che in tutti coloro che soffrono porta a compimento la redenzione del mondo. Cercano di uccidere la speranza, ma noi a questo dobbiamo resistere con tutte le nostre forze.
A chi ha un vero amore per la Siria (per l’uomo, per la verità…) chiediamo tanta preghiera… tanta, accorata, coraggiosa…

  Testimonianza dalla Siria

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Alessandro D'Avenia, Erri De Luca e Ilvo Diamanti parlano di futuro...


Nella città in cui vivo, alla velocità di una bicicletta, su un muro costellato da sfoghi, ho letto: “Il futuro non è più quello di una volta”. Ho immaginato chi, complice la notte, ha verniciato quel tormento, lo stesso racchiuso nelle migliaia di lettere che ricevo dai lettori dei miei romanzi. La parola che vorrei salvare è proprio “futuro”. Ripetiamo ossessivamente le parole di quel che perdiamo. La parola futuro è sulla bocca di tutti, proprio perché forse tra un po' ce ne resterà solo il suono. E senza questa parola ne sparisce un'altra che ci illudiamo sia più al sicuro: presente. Il presente è in realtà il luogo e il tempo in cui si realizza ciò che ci rappresentiamo come futuro. Se il futuro sparisce, evapora anche il presente...
Il padre è l'immagine del futuro, colui che è capace di provocare la nostalgia di futuro di cui ogni giovane ha bisogno per affrontare il presente. Padri sono i padri di famiglia, spesso assenti; padri sono i maestri a scuola e all’università, spesso padrini; padri sono i politici, spesso padroni; padri sono gli uomini delle agenzie educative (dalla chiesa alla tv), spesso patrigni. Padri sono tutti coloro a cui sono affidate le vite di altri, che padri diventano se si pongono al servizio di quella vita che non è loro e di cui dovranno rendere conto alla storia. Se i padri non servono le vite dei figli, ma le divorano, niente è più sul punto di essere. L'Italia del dopoguerra era di padri. Lo sarà quella di questa crisi, che non è sicuramente peggio di una guerra? 
Ogni uomo può sperare perché è atteso nello sguardo di un altro. Non controllato, non divorato. Lo so perché ho la fortuna di avere un padre: mio padre. Ho avuto la fortuna di conoscere grandi padri: M. Franchina e Padre Puglisi, rispettivamente professore di lettere e di religione del mio liceo, e poi Paolo Borsellino, vicino di casa. Da loro ho ricevuto il futuro e quindi il presente. E se oggi posso provare ad essere l'inizio di qualcosa, magari un buon padre, è perché quei padri con i loro sguardi mi hanno reso un buon figlio. A loro devo il mio futuro, cioè il mio presente. 

   "Futuro. Se non guardi avanti il presente evapora" di Alessandro D'Avenia

C’è un Mediterraneo del Sud che brulica di nascite e di gioventù. Ne trabocca fino a noi, che dobbiamo al loro contributo un miglioramento nel saldo tra decessi e nuove vite. Non foss’altro che per riconoscenza, un qualunque governo italiano dovrebbe conferire honoris causa la cittadinanza a chi, nascendo qua, ripopola il nostro sfoltimento.
Quando la gioventù si accorge di essere maggioranza, ha l’impulso di prendere la parola...
L’Italia di dopoguerra si riscattava dall’analfabetismo. Ecco i buoni ingredienti di una gioventù in rivolta: il numero e la consapevolezza.
Gli esorcisti venuti dopo e quelli che si sono dissociati da se stessi parlano di quel tempo come di ubriacatura. Si è trattato invece di una lucida e intransigente sobrietà di massa. La riconosco nelle rivolte del Sud da dove arriva l’alta marea del futuro. Anche gli innumerevoli di Rio in ascolto di un uomo che vuole chiamarsi Francesco, anche loro partecipano del fervore di una nuova gioventù, maggioranza del mondo.
In Egitto, in Turchia, in Brasile, in India si svolge la storia maggiore che sempre punta sull’energia rinnovabile di chi ha dalla sua il tempo e la nuova età di ragione.

   "2013 il mondo giovane si prende la parola" di Erri De Luca

C'era una volta il futuro. Oggi è scomparso. Una parola inutile, comunque inutilizzata. Il futuro. Illuminava l'orizzonte sociale e personale...

   "Prigionieri del presente. C'era una volta il futuro" di Ilvo Diamanti



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Per fare una splendida lezione scolastica non serve avere una vita morale altrettanto splendida. Ma se si scopre un professore ad approfittare del suo fascino per mescolarsi a studentesse minorenni c’è materia a sufficienza per riempire le nostre orecchie assetate di scandali e i nostri cuori affamati di capri espiatori.
La notizia fa ancora più notizia proprio perché si tratta di un professore e la sua professione è di quelle in cui pubblico e privato tendono a coincidere, come tutte le professioni grazie alle quali delle vite «in formazione» sono affidate ad altri. Vale tanto per il politico a cui ne sono affidate migliaia quanto per l’insegnante a cui ne sono affidate alcune decine. Ma non per questo vale la pena parlarne, niente di nuovo sotto il sole.
Colpevole o no dei fatti di cui è incriminato (e non voglio entrare nel merito perché non sta a me giudicare) la credibilità professionale del docente è finita. Perché?

  Alessandro D'Avenia:  La funzione educativa dimenticata


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FEDE E
SPIRITUALITA'





DA UNA CHIESA TRIONFANTE

AD UNA CHIESA MENDICANTE

A 50 ANNI DAL CONCILIO VATICANO II

HOREB n. 64 - 1/2013


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

"Sono passati 50 anni dall’inizio del Concilio ecumenico Vaticano II ed è importante fare memoria, cioè far presente quell’evento per riviverlo, perché può accadere che, passata la generazione di coloro che vi hanno partecipato o che hanno vissuto da vicino la svolta epocale da esso avviata per la vita della Chiesa, la sua memoria venga meno e si dimentichino gli orientamenti e le prospettive da esso offerti.
Il Vaticano II, infatti, pur essendo in piena continuità con la fede e la vita della Chiesa è stato certamente un evento che ha risposto con le sue scelte ad attese importanti presenti nella comunità cristiana e nel mondo.
Il Vaticano II, dopo duemila anni nel corso dei quali il cristianesimo si era sostanzialmente identificato con la cultura europea, apriva la Chiesa a una piena incarnazione nella vita e nella cultura di tutti i popoli, restituendole un’autentica cattolicità e rendendola veramente universale: piena continuità con il passato, con la fede apostolica trasmessaci attraverso le diverse generazioni, e insieme nuovi decisivi orientamenti nei confronti degli ebrei, dei cristiani non cattolici, dei credenti delle altre religioni, ma anche all’interno della comunità cristiana per quanto concerne la liturgia, la centralità della Scrittura, la collegialità e la sinodalità come forma e stile di governo, il riconoscimento del valore e della centralità della persona umana e della sua coscienza.
Gli orientamenti e le decisioni del Concilio Vaticano II, sebbene accolti abbastanza pacificamente all’interno della comunità ecclesiale, purtroppo non sono stati conosciuti e meditati a sufficienza, in questi cinquant’anni nelle varie comunità cristiane.
La riflessione che proponiamo a più voci, nel presente quaderno, vuole essere l’occasione provvidenziale per riprendere in mano quei documenti e cercare di recepire, nello “spirito del Concilio”, un’immagine di Chiesa a noi frati carmelitani più consona: quella “mendicante”, dove è fondamentale vivere uno stile di vita povero, fraterno, itinerante, accogliente e di condivisione della vita del popolo. Si tratta di riattualizzare il sogno di Papa Giovanni di una Chiesa “che si fa  popolo”: «La Chiesa Cattolica – affermava in una omelia del 13 novembre 1960 – non è un museo di archeologia. Essa è l’antica fontana del villaggio che dà l’acqua alle generazioni di oggi, come la diede a quelle del passato»...  (EDITORIALE)


   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)


E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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  La legge consiste...
  Custodiamo Cristo...
  Gesù ha annunciato...
  Datemi tempi...
  Gesù rivela...
  Duc in altum...
  Essere liberi...



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  SAN GREGORIO MAGNO (video)

  Donami un cuore...

  BEATA TERESA DI CALCUTTA (video)

  La santità...
  Quando ho fame...


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L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha voluto fissare la Giornata internazionale della carità, che si celebra quest'anno per la prima volta, nella data della sua morte avvenuta nel 1997, il 5 settembre: d'altra parte chi più di madre Teresa di Calcutta è diventata paradigma per il mondo dell'amore senza preclusioni verso il prossimo? Il 2013 segna anche il decennale della beatificazione della religiosa fondatrice delle Missionarie della carità, proclamata beata da Giovanni Paolo II il 19 ottobre del 2003. Dello straordinario carisma di questa piccola suora Aleteia ha parlato con Franca Zambonini, che è stata vice direttore del settimanale Famiglia cristiana e ha conosciuto da vicino madre Teresa descrivendola nel libro "La matita di Dio", l'espressione con cui amava definirsi.

  Chiara Santomiero:    Madre Teresa di Calcutta: mistica e manager



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Lettera scritta da Madre Teresa nel 1991 poco prima dell'inizio della «Guerra del Golfo»


Lettera scritta da Madre Teresa, ma rimasta inascoltata, nel 1991 quando, in tempi non sospetti, poco prima dell'inizio della «Guerra del Golfo», e inviata sia a George Bush senior sia a Saddam Hussein, mettendoli sullo stesso piano e sollecitandoli a farsi operatori di pace piuttosto che distruttori.

LA LETTERA

"Cari presidente Bush e presidente Saddam Hussein, mi rivolgo a voi con le lacrime agli occhi e l'amore di Dio nel cuore per supplicarvi a nome dei poveri e di coloro che diventeranno tali se scoppierà la guerra a cui tutti guardiamo con paura e orrore. Vi supplico con tutto il cuore di prodigarvi per la pace di Dio e per la vostra riconciliazione. Tutti e due avete le vostre ragioni da far valere e il vostro popolo a cui badare, ma vi prego prima di prestare ascolto a Colui che venne al mondo per insegnarci la pace. Voi avete il potere e la forza di distruggere la presenza di Dio e la sua immagine. I suoi uomini, le sue donne, i suoi bambini. Vi prego, ascoltate la volontà di Dio. Ci ha creati perché ci amassimo attraverso di Lui e non perché ci distruggessimo con l'odio. È probabile che a breve termine ci saranno vincitori e vinti in questa guerra a cui tutti guardiamo con timore, ma nulla può, né potrà mai, giustificare le sofferenze, il dolore e le perdite causate dalle vostre armi. Mi rivolgo a voi nel nome di Dio, quel Dio che tutti amiamo e che è uno solo, per supplicarvi di risparmiare gli innocenti, i nostri poveri e quelli che diventeranno tali a causa della guerra. Molti soffriranno in particolar modo perché privi di vie di scampo. Vi prego in ginocchio per loro. Soffriranno, e quando questo avverrà, sarà nostra la colpa per non avere fatto tutto ciò che era in nostro potere per proteggerli e amarli. Vi supplico per coloro che resteranno orfani, vedovi e soli perché i loro genitori, i loro sposi, i loro fratelli e bambini saranno stati uccisi. Vi prego salvateli. Vi supplico per coloro che resteranno invalidi e sfigurati. Sono figli di Dio. Vi supplico per coloro che rimarranno senza casa, senza cibo e senza amore. Vi prego, pensate a loro come ai vostri figli. In ultimo, vi supplico per coloro a cui verrà tolto il dono più prezioso di Dio, la vita. Vi imploro di salvare i nostri fratelli e le nostre sorelle, che ci sono stati dati da Dio perché li amassimo e ne avessimo cura. Non è per distruggerli che ci sono stati dati. Vi imploro, vi imploro, fate che la vostra mente e la vostra volontà divengano la mente e la volontà del Signore.
...


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RUBRICA 
Un cuore che ascolta - lev shomea' 
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male"  (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino

Vangelo: Lc 14,1.7-14

Non darti arie davanti al re e non metterti al posto dei grandi, perché è meglio sentirsi dire: «Sali quassù», piuttosto che essere umiliato davanti a uno più importante." (Pr 25,6-7)

Gesù fa riferimento al libro dei Proverbi nel narrare la parabola, riprendendo quei commensali che facevano a gara per avere i primi posti al banchetto dove anche lui è invitato.
Egli cita quasi alla lettera il passo tratto dai Ketubim (gli scritti Sapienziali) proprio per sottolineare che la Parola stessa ci invita ad aprire gli occhi sulla strada da intraprendere per la costruzione del Regno.
Il centro della storia, della vita, non possiamo essere noi, il nostro io, al centro deve stare l'altro perché così è nel cuore di Dio.
Scegliere sempre il bene dell'altro e non per falsa modestia, ma per amore.
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Omelia di don Angelo Casati nella 22ª Domenica del Tempo Ordinario



21ª Domenica del Tempo Ordinario anno C 1 settembre 2013
omelia di don Angelo Casati

Sir 3, 17-18.20.28-29 
Sal 67 
Eb 12, 18-19.22-24a 
Lc 14, 1.7-14

Il capitolo quattordicesimo del vangelo di Luca, che oggi in parte abbiamo ascoltato, sembra quasi costituire uno stacco dentro capitoli che raccontano il viaggio, lo stacco, l'intermezzo del banchetto: è questo il tema dell'intero capitolo.
E c'è - vorrei iniziare da qui - c'è un incrociarsi di sguardi: lo sguardo dei farisei, lo sguardo di Gesù.
C'è modo e modo di guardare la vita, le persone, ciò che sta accadendo, c'è modo e modo di guardare un banchetto.
C'è il modo di guardare dei farisei: di loro, più che della folla, secondo il testo greco, è detto che guardavano Gesù. È un guardare sospettoso, è come se lo spiassero. Purtroppo il taglio dei versetti, operato dalla liturgia, non permette di capire. Era di sabato! C'era un uomo malato. Come si sarebbe comportato Gesù? Non dicono niente. Nell'episodio non viene registrata una sola parola dei farisei, ma Gesù sente il loro sguardo, pieno di preconcetti, di pregiudizi, sguardo indagatore, accusatore. Ed è lui che li porta allo scoperto, li stana con la sua domanda: "È lecito di sabato curare o no?".
È come se Gesù denunciasse un'incongruenza nel banchetto: ma come? ci invitiamo per sostenerci con il pane, nella vita, e con le vostre regole negate a uno dei presenti la possibilità di una vita che sia vita? Chiamate alla festa e a uno dite: tu non fare festa?
E Gesù, prendendolo per mano, lo guarì e lo lasciò andare.
È la condanna dello sguardo pieno di sospetti, di pregiudizi, di preclusioni.
E c'è lo sguardo di Gesù che osserva ciò che avviene al banchetto: "notando come sceglievano i primi posti", è scritto.
È un osservatore attento della vita, di ciò che accade, Gesù. Non è risucchiato dagli eventi, conserva uno sguardo lucido, sapiente. E ne ricava insegnamento.
"Una mente saggia" - diceva oggi il libro del Siracide - "medita le parabole, un orecchio attento è quanto desidera il saggio".
L'attenzione alla vita ti consentirà di ricavare dalla vita stessa parabole, insegnamenti, come faceva Gesù. Fa' parlare la vita.Gesù fa parlare la vita, osservando nel banchetto prima gli invitati e poi colui che invita...

  omelia di don Angelo nella 22ª Domenica del Tempo Ordinario


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Papa Francesco: il cardinale Martini è stato un Padre della Chiesa.


Papa Francesco: il cardinale Martini è stato un Padre della Chiesa

«La memoria dei padri è un atto di giustizia. E Martini è stato un padre per tutta la Chiesa. Anche “noi alla fine del mondo” facevamo gli esercizi con i suoi testi». 
Con queste parole Papa Francesco si è rivolto a padre Carlo Casalone, provinciale d'Italia della Compagnia di Gesù, e a un gruppo di gesuiti e animatori della Fondazione Carlo Maria Martini. L'incontro è avvenuto ieri, 30 agosto 2013, presso la “Domus Sanctae Marthae” alla vigilia del primo anniversario della morte del cardinale Martini, arcivescovo emerito di Milano. 
La Fondazione, nata a Torino, ha come scopo la promozione del pensiero e delle riflessioni religiose del porporato, in particolare tra i giovani candidati al sacerdozio.

  VIDEO

Guarda il sito:

  Fondazione Carlo Maria Martini

Vedi anche il nostro post precedente:
  • Martini un anno dopo...
  • la pagina speciale di TEMPO PERSO Cardinale Carlo Maria Martini PROFETA DEI NOSTRI TEMPI


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31 agosto - primo anniversario della morte del Card. Carlo Maria Martini

  Tu sei la mia luce...

  Spirito Santo, Dio...

  "Prendi il largo"...

  O Signore tu ci scruti...

  Un tempo avevo sogni...


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A un anno dalla scomparsa del cardinal Martini, ne ricordiamo l’eredità feconda, capace di aiutare questa fase della vita della Chiesa inaugurata da papa Francesco.

  Giacomo Costa:   L’eredità di Martini nella Chiesa di papa Francesco

È già passato un anno dalla morte di Carlo M. Martini e molti sono quelli che lo ricordano. Chissà perché, leggendo le parole che il card. Scola gli dedica osservando il suo ritratto appeso in Arcivescovado (1), mi è venuto in mente il mito della caverna di Platone.

  Mirella Camera:   31 agosto

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"Si può amare anche senza essere amati" di Enzo Bianchi


L’amore è l’esperienza umana più coinvolgente e più decisiva nella nostra vita. Forse è l’unica esperienza in cui ci sentiamo un po’ redenti, in cui sentiamo di salvare le nostre povere vite. Per questo cerchiamo l’amore, lo attendiamo, lo bramiamo, e quando si accende la possibilità della storia d’amore tutte le nostre attenzioni sono trascinate nel suo nascere, sbocciare, crescere… Vorrebbe essere eterno l’amore, ed è vero che, solo se è amore fino alla fine e nonostante il rifiuto, vince la morte; ma in realtà a noi umani non è possibile un amore portato a pienezza.
L’amore di fatto conosce, anche se non lo vogliamo, tante contraddizioni: difficoltà, conflitti, deperimenti, infedeltà e forse anche – ma non ne sono sicuro – la morte. Per questo l’amore non coinvolge nessuno senza esporlo al dolore e senza che debbano consumarsi perdite di se stessi; nell’amore c’è la sofferenza, il dolore per queste contraddizioni ma anche per le inadeguatezze, per la nostra incapacità di amare: quanta disciplina occorre per amare in modo autentico, per amare di desiderio sì, ma in una relazione sinfonica e piena di rispetto l’uno per l’altro, senza diffidenza tra gli amanti, accettandosi reciprocamente, tesi verso un rapporto che renda entrambi più buoni, più umanizzati.
Nell’amore, soprattutto nella fase dell’innamoramento, c’è qualcosa di adolescenziale che sempre si rinnova a ogni inizio: si desidera la fusione che chiede di stare sempre insieme, di pensare le stesse cose, di gioire insieme delle stesse realtà; in una parola, di non lasciare all’altro la distanza che gli è necessaria per essere altro e se stesso, di fronte a me. L’amore dunque richiede una lotta perché, quando amiamo, in noi si fa prepotente il desiderio di possesso, di vantare pretese sull’altro. C’è una difficoltà, quasi un’impossibilità dell’amore autentico: più amiamo, più desideriamo, e più desideriamo, più siamo tentati di disporre dell’altro, fino a farne un nostro possesso...

  Si può amare anche senza essere amati di Enzo Bianchi


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Una "sorpresa di Dio" per mons. Pietro Parolin la sua nomina a Segretario di Stato


DICHIARAZIONE DI S.E. 
MONS. PIETRO PAROLIN
IN OCCASIONE DELLA SUA NOMINA A 
SEGRETARIO DI STATO

Nel momento in cui viene resa pubblica la nomina a Segretario di Stato, desidero esprimere profonda e affettuosa gratitudine al Santo Padre Francesco, per l’immeritata fiducia che sta dimostrando nei miei confronti, e manifestarGli rinnovata volontà e totale disponibilità a collaborare con Lui e sotto la Sua guida per la maggior gloria di Dio, il bene della Santa Chiesa e il progresso e la pace dell’umanità, affinché essa trovi ragioni per vivere e sperare.

Sento viva la grazia di questa chiamata, che, ancora una volta, costituisce una sorpresa di Dio nella mia vita e, soprattutto, ne sento l’intera responsabilità, perché essa mi affida una missione impegnativa ed esigente, di fronte alla quale le mie forze sono deboli e povere le mie capacità. Per questo mi affido all’amore misericordioso del Signore, dal quale nulla e nessuno potrà mai separarci, e alle preghiere di tutti. Tutti ringrazio, fin d’ora, per la comprensione e per l’aiuto che, in qualsiasi forma, mi vorranno prestare nello svolgimento del nuovo incarico.
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Raggiunto da una telefonata in Nunziatura a Caracas, il Segretario di Stato scelto da Papa Francesco, si racconta a un settimanale cattolico

  VATICAN INSIDER:   Parolin: “Il mondo non è dei violenti. Diamo spazio alle persone buone”


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Una lezione sull'umiltà di Benedetto XVI nella prima omelia "pubblica" dopo la sua rinuncia.


Rimarrò «nascosto per il mondo». Aveva detto così Benedetto XVI ai preti romani lo scorso 14 febbraio, due settimane prima di lasciare il pontificato. Ma questo «nascondimento» al mondo, anche a motivo dell’affetto e degli inviti del successore Francesco, non è stato totale. Ieri, per la prima volta dal momento della rinuncia, il «Papa emerito» vestito di bianco, ha celebrato messa per gli ex allievi che annualmente si riuniscono per qualche giorno a fine estate, e i passaggi salienti della sua omelia, tenuta a braccio in tedesco, sono stati tradotti e divulgati da Radio Vaticana.
Omelia in sintonia con le parole di Bergoglio, dato che Ratzinger ha commentato il Vangelo in cui Gesù invita all’umiltà e a scegliere gli ultimi posti. Omelia resa pubblica, che conferma come quel «nascondimento» non sia totale né corrisponda a una clausura, nonostante l’anziano Pontefice emerito risieda in un ex convento...

  Benedetto XVI, la risorsa in più di Francesco

Leggi e ascolta il servizio di Radio Vaticana:

  "Il posto giusto per noi è quello vicino a Cristo che scende per servire". Così Benedetto XVI nella Messa con i suoi ex-allievi



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 FRANCESCO
 


     Angelus/Regina Cæli - Angelus, 1° settembre 2013

    Discorso - Al pellegrinaggio dei giovani della Diocesi di Piacenza-Bobbio (28 agosto 2013)

    Discorso - A S.S. Moran Baselios Marthoma Paulose II, Catholicos della Chiesa ortodossa sira malankarese (5 settembre 2013)

     Udienza - 4 settembre 2013

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31 agosto 2013:

  Chiediamo a Maria...


01/09/2013:

  Preghiamo per la pace...


02/09/2013:

  Mai più la guerra...

  Vogliamo un mondo di pace...

  Quanta sofferenza...

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03/09/2013:

  Gesù, venendo...

  Vogliamo che...

  Con particolare fermezza...

04/09/2013:

  Si alzi forte...

05/09/2013:

  Con tutta la mia forza...

  Non esiste un Cristianesimo...


06/09/2013:

  La pace è un bene...

  Cari giovani...


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - la maldicenza uccide  (video e testo) 


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 
2 settembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: La minaccia del pettegolezzo

È profonda la riflessione proposta da Papa Francesco nell'omelia della messa celebrata nella cappella della Domus Sanctae Marthae, consuetudine ripresa questa mattina, lunedì 2 settembre.
La lingua, le chiacchiere, il pettegolezzo sono armi che ogni giorno insidiano la comunità umana, seminando invidia, gelosia e bramosia del potere. Con esse si può arrivare ad uccidere una persona. Perciò parlare di pace significa anche pensare a quanto male è possibile fare con la lingua.
Il Papa ha preso spunto dal racconto del ritorno di Gesù a Nazareth, così come proposto da Luca (4, 16-30) in uno dei brani del Vangelo tra i più «drammatici», nel quale – ha detto il Pontefice – «si può vedere com'è la nostra anima» e come il vento può farla girare da una parte all'altra...

Dunque «perché sia pace in una comunità, in una famiglia, in un Paese, nel mondo, dobbiamo cominciare a essere con il Signore. E dov'è il Signore non c'è l'invidia, non c'è la criminalità, non ci sono le gelosie. C'è fratellanza. Chiediamo questo al Signore: mai uccidere il prossimo con la nostra lingua e essere con il Signore come tutti noi saremo nel cielo».

  La minaccia del pettegolezzo

  video


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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 
3 settembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
La grazia della luce ci salva

“Sempre dove è Gesù c’è umiltà, mitezza e amore”. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha messo l’accento sulla distinzione tra la “luce tranquilla” di Gesù che parla al nostro cuore e la luce del mondo, una “luce artificiale” che ci rende superbi e orgogliosi.
L’identità cristiana è “un’identità della luce non delle tenebre”. Papa Francesco ha svolto la sua omelia muovendo dalle parole di San Paolo rivolte ai primi discepoli di Gesù: “Voi fratelli non siete nelle tenebre, siete tutti figli della Luce”. Questa Luce, ha osservato il Papa, “non è stata ben voluta dal mondo”. Ma Gesù, ha detto, è venuto proprio per salvarci dal peccato, “la sua Luce ci salva dalle tenebre”. D’altro canto, ha soggiunto, oggi “si può pensare che ci sia la possibilità” di avere la luce “con tante cose scientifiche e tante cose dell’umanità”:
“Si può conoscere tutto, si può avere scienza di tutto e questa luce sulle cose. Ma la luce di Gesù è un’altra cosa. Non è una luce dell’ignoranza, no! E’ una luce di sapienza e di saggezza, ma è un’altra cosa che la luce del mondo. La luce che ci offre il mondo è una luce artificiale, forse forte - più forte è quella di Gesù, eh! - forte come un fuoco d’artificio, come un flash della fotografia. Invece, la luce di Gesù è una luce mite, è una luce tranquilla, è una luce di pace, è come la luce nella notte di Natale: senza pretese”.
E’, ha detto ancora il Papa, una luce che “si offre e dà pace”. La luce di Gesù, ha proseguito, “non fa spettacolo, è una luce che viene nel cuore”...
“Quanti credono di vivere nella luce e sono nelle tenebre, ma non se ne accorgono. Come è la luce che ci offre Gesù? La luce di Gesù possiamo conoscerla, perché è una luce umile, non è una luce che si impone: è umile. E’ una luce mite, con la fortezza della mitezza. E’ una luce che parla al cuore ed è anche una luce che ti offre la Croce. Se noi nella nostra luce interiore siamo uomini miti, sentiamo la voce di Gesù nel cuore e guardiamo senza paura la Croce: quella è luce di Gesù”...

 
Gesù non ha bisogno di eserciti per vincere il male, la sua forza è l'umiltà

  video


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Papa Francesco: UDIENZA GENERALE Piazza San Pietro Mercoledì, 4 settembre 2013 - testo e video


Non vedeva l’ora, Papa Francesco, di condividere con la folla di fedeli le sue impressioni, le sue gioie, i suoi ricordi, della Giornata Mondiale della Gioventù di luglio in Brasile. Ai pellegrini (più numerosi che mai), riuniti in Piazza San Pietro per la prima udienza generale del mercoledì dopo la pausa estiva, il Santo Padre ha fatto un riassunto del suo viaggio, perché – ha spiegato – anche se “è passato più di un mese, ritengo che sia importante ritornare su questo evento, e la distanza di tempo permette di coglierne meglio il significato”...
Se si dovesse, dunque, riassumere in tre key-words questa prima Giornata mondiale di Bergoglio, la prima sarebbe proprio “Accoglienza”. La seconda “Festa”: “La GMG è sempre una festa – ha affermato il Papa - perché quando una città si riempie di ragazzi e ragazze che girano per le strade con le bandiere di tutto il mondo, salutandosi, abbracciandosi, questa è una vera festa. È un segno per tutti, non solo per i credenti”.
Oltre a questo, c’è “una festa più grande”: “la festa della fede”, che si realizza quando “insieme si loda il Signore, si canta, si ascolta la Parola di Dio, si rimane in silenzio di adorazione”. Il “culmine della GMG” insomma, che si vive in modo particolare “nella grande Veglia del sabato sera e nella Messa finale” e che è possibile vivere “solo con il Signore!”.
Non c’è due senza tre: è “Missione” la terza parola-chiave di questa GMG permeata di missionarietà già dal tema «Andate e fate discepoli tutti i popoli». “È il mandato di Cristo Risorto ai suoi discepoli” ha ricordato il Pontefice...
E quando si parla di giovani, ormai si sa, al Papa argentino scatta un naturale impeto a volerli incoraggiare, per vederli felici, attivi, carichi di speranza per il futuro. Durante la catechesi, si è infatti instaurato un dialogo spontaneo tra il Vescovo di Roma e la moltitudine di ragazzi e ragazze (la maggior parte italiani) presenti a San Pietro. Il Papa ha chiesto loro “con forza” se desiderano essere realmente “una speranza” per Dio, per se stessi, per la Chiesa, perché “questo – ha detto – è il vostro compito”. I giovani hanno risposto urlando un “Si!” di cuore...

  Prima udienza del mercoledì dopo l'estate: Bergoglio racconta ai giovani la sua GMG

Papa Francesco: "Dalla Gmg per trasformarsi in speranza"

  video

UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 4 settembre 2013

    il testo integrale

Catechesi di Papa Francesco 

  video

"Si alzi forte in tutta la Terra il grido della pace"

  video


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - Scorgere il Signore che passa e aprire il nostro cuore - (video e testo)



S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 
5 settembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
La missione, con Cristo al centro della nostra vita

Quando il Signore passa nella nostra vita, ci dice sempre una parola e ci fa una promessa. Ma ci chiede anche di spogliarci di qualcosa e ci affida una missione. Lo ha ricordato Papa Francesco durante la messa celebrata questa mattina, giovedì 5 settembre, nella cappella della Domus Sanctae Marthae.
Commentando l'episodio della «pesca miracolosa» narrato da Luca (5, 1-11) nel brano evangelico proclamato durante la liturgia, il Pontefice ha ricordato sant'Agostino, il quale «ripete una frase che mi ha sempre colpito. Dice: “Ho paura quando passa il Signore”. Perché? “Perché ho paura che passi e io non me ne accorga”. E il Signore passa nella nostra vita come è accaduto qui, nella vita di Pietro, di Giacomo, di Giovanni».
In questo caso il Signore è passato nella vita dei suoi discepoli con un miracolo. Ma, ha puntualizzato il Papa, «non sempre Gesù passa nella nostra vita con un miracolo». Anche se, ha aggiunto, «si fa sempre sentire. Sempre. E quando il Signore passa, sempre succede quello che è accaduto qui: ci dice qualcosa, ci fa sentire qualcosa, poi ci dice una parola, che è una promessa; ci chiede qualcosa nel nostro modo di vivere, di lasciare qualcosa, di spogliarci di qualcosa. E poi ci dà una missione».
Questi tre aspetti del passaggio di Gesù nella nostra vita – ci dice «una parola che è una promessa», ci chiede «di spogliarci di qualcosa», ci affida «una missione» – sono ben rappresentati dal brano di Luca...

  Ascolto, rinuncia e missione

  video


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - Gioia e fedeltà - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 
6 settembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
La vita cristiana è gioiosa

Essere cristiano significa avere la gioia di appartenere totalmente a Cristo, «unico sposo della Chiesa», e andare incontro a lui così come si va ad una festa di nozze. Dunque la gioia e la consapevolezza della centralità di Cristo sono i due atteggiamenti che i cristiani devono coltivare nella quotidianità. Lo ha ricordato Papa Francesco nell'omelia della messa celebrata questa mattina, venerdì 6 settembre, nella cappella della Domus Sanctae Marthae.
La riflessione di Papa Francesco ha tratto spunto dall'episodio evangelico proposto dalla liturgia, nel quale l'evangelista Luca narra il confronto tra Gesù, i farisei e gli scribi sul fatto che i discepoli che sono con lui mangiano e bevono mentre gli altri fanno digiuno (Luca 5, 33-39). Il Pontefice ha spiegato ciò che Gesù, nella sua risposta agli scribi, vuol far capire. Egli si presenta come sposo: «Lui è lo sposo. La Chiesa è la sposa. E nel Vangelo – ha precisato il Papa – tante volte questa immagine ritorna: le vergini prudenti che aspettano lo sposo con le lampade accese; la festa che fa il padre per le nozze del figlio». Con la sua risposta agli scribi, ha precisato il Pontefice, «il Signore dice che quando si è sposo non si può digiunare, non si può essere triste. Il Signore qui ci fa vedere il rapporto tra lui e la Chiesa come nozze». Da qui, ha spiegato, «il motivo più profondo per cui la Chiesa custodisce tanto il sacramento del matrimonio. E lo chiama sacramento grande perché è proprio l'immagine dell'unione di Cristo con la Chiesa». Quindi quando si parla di nozze «si parla di festa, si parla di gioia; e questo indica a noi cristiani un atteggiamento»: quando trova Gesù Cristo e incomincia a vivere secondo il vangelo, il cristiano deve farlo con gioia. Una gioia «perché è una grande festa».
Il cristiano è fondamentalmente gioioso...
Dunque il primo atteggiamento del cristiano che incontra Gesù, ha ripetuto il Papa, è simile a quello della Chiesa che si unisce come sposa a Gesù. «E alla fine del mondo – ha aggiunto – sarà la festa definitiva, quando la nuova Gerusalemme sarà vestita come una sposa».
Per spiegare il secondo atteggiamento il Santo Padre ha richiamato la parabola delle nozze del figlio del re (Matteo 22,1-14; Luca 14, 16-24)...
E dunque se il primo atteggiamento del cristiano «è la festa, il secondo atteggiamento – ha precisato – è riconoscerlo come unico. E quello che non lo riconosce non ha la veste per andare alla festa, per andare alle nozze». Se Gesù ci chiede questo riconoscimento è perché lui come sposo «è fedele, sempre fedele. E ci chiede la fedeltà»...

  La grazia della gioia

  video


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            http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm