"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
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NEWSLETTER n°36 del 2013
Aggiornamento della settimana -
dal 31 agosto al 6 settembre 2013 -
Prossima NEWSLETTER prevista per il 13 settembre 2013 |
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N. B. La Lectio viene sospesa nel periodo estivo
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)1° settembre 2013
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Quest’oggi,
cari fratelli e sorelle, vorrei farmi interprete del grido che sale da
ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno, dall’unica
grande famiglia che è l’umanità, con angoscia crescente: è il
grido della pace! E’ il grido che dice con forza: vogliamo
un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace, vogliamo che
in questa nostra società, dilaniata da divisioni e da conflitti, scoppi
la pace; mai più la guerra! Mai più la guerra! La pace è un dono
troppo prezioso, che deve essere promosso e tutelato.
Vivo
con particolare sofferenza e preoccupazione le tante situazioni di
conflitto che ci sono in questa nostra terra, ma, in questi giorni, il
mio cuore è profondamente ferito da quello che sta accadendo in Siria e
angosciato per i drammatici sviluppi che si prospettano. Rivolgo
un forte Appello per la pace,
un Appello che nasce dall’intimo di me stesso! Quanta sofferenza,
quanta devastazione, quanto dolore ha portato e porta l’uso delle armi
in quel martoriato Paese, specialmente tra la popolazione civile e
inerme! Pensiamo: quanti bambini non potranno vedere la luce del
futuro! Con particolare fermezza condanno l’uso delle armi
chimiche! Vi dico che ho ancora fisse nella mente e nel cuore le
terribili immagini dei giorni scorsi!C’è
un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni
a cui non si può sfuggire! Non è mai l’uso della violenza che porta
alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza!
Con
tutta la mia forza, chiedo alle parti in conflitto di ascoltare la voce
della propria coscienza, di non chiudersi nei propri interessi, ma di
guardare all’altro come ad un fratello e di intraprendere con coraggio
e con decisione la via dell’incontro e del negoziato, superando la
cieca contrapposizione. Con altrettanta forza esorto anche la
Comunità Internazionale a fare ogni sforzo per promuovere, senza
ulteriore indugio, iniziative chiare per la pace in quella Nazione,
basate sul dialogo e sul negoziato, per il bene dell’intera popolazione
siriana.
Non
sia risparmiato alcuno sforzo per garantire assistenza umanitaria a chi
è colpito da questo terribile conflitto, in particolare agli sfollati
nel Paese e ai numerosi profughi nei Paesi vicini. Agli operatori
umanitari, impegnati ad alleviare le sofferenze della popolazione, sia
assicurata la possibilità di prestare il necessario aiuto.
Che
cosa possiamo fare noi per la pace nel mondo? Come
diceva Papa Giovanni: a tutti spetta il compito di ricomporre i
rapporti di convivenza nella giustizia e nell’amore (cfr Lett. enc.
Pacem in terris [11 aprile 1963]: AAS 55 [1963], 301-302). Una
catena di impegno per la pace unisca tutti gli uomini e le donne di
buona volontà!
E’
un forte e pressante invito che rivolgo all’intera Chiesa Cattolica, ma
che estendo a tutti i cristiani di altre Confessioni, agli uomini e
donne di ogni Religione e anche a quei fratelli e sorelle che non
credono: la pace è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene
di tutta l’umanità.
...
Il
7 settembre in Piazza San Pietro - qui - dalle ore 19.00 alle ore
24.00, ci riuniremo in preghiera e in spirito di penitenza per invocare
da Dio questo grande dono per l’amata Nazione siriana e per tutte le
situazioni di conflitto e di violenza nel mondo.
L’umanità ha bisogno di vedere gesti di pace e di sentire parole di speranza e di pace! Chiedo
a tutte le Chiese particolari che, oltre a vivere questo giorno di
digiuno, organizzino qualche atto liturgico secondo questa intenzione.
A
Maria chiediamo di aiutarci a rispondere alla violenza, al conflitto e
alla guerra, con la forza del dialogo, della riconciliazione e
dell’amore. Lei è madre: che Lei ci aiuti a trovare la pace; tutti
noi siamo i suoi figli! Aiutaci, Maria, a superare questo difficile
momento e ad impegnarci a costruire ogni giorno e in ogni ambiente
un’autentica cultura dell’incontro e della pace. Maria, Regina della
pace, prega per noi!
video --------------------------------------- Suggerimenti
e proposte per la giornata di digiuno e preghiera del 7 settembre 2013
indetta dal Santo Padre Francesco per la pace in Siria, nel Medio
oriente e nel mondo intero.
Le indicazione della Cei per la giornata di sabato (Pdf) L’Azione cattolica italiana,
come tutte le Ac del mondo riunite nel Forum internazionale di Azione
cattolica (Fiac), condivide “il grido della pace” di cui Papa Francesco
si è fatto interprete nel corso dell’Angelus di domenica 1 settembre e
rinnova il proprio impegno a essere un anello di quella grande catena
di donne e uomini di speranza, di dialogo e di solidarietà che
considerano la pace un bene prezioso che supera ogni barriera, da
promuovere e tutelare sempre... Preghiera e digiuno per la pace, l'Ac risponde all'appello di Francesco Il prossimo 7 settembre i quasi 2 milioni di cattolici dell'India saranno
con papa Francesco, e la Chiesa universale pregherà e digiunerà per le
sofferenze del popolo siriano. Quella gente sta attraversando una
situazione di grande pericolo, che potrebbe avere conseguenze
devastanti. In qualunque luogo e momento, la guerra e violenza non sono
mai una risposta. La violenza genera solo violenza e tutti noi sappiamo
che a fare le spese di queste catastrofi causate dall'uomo sono gli
innocenti, i poveri e gli emarginati. Il dialogo è l'unica via e i
negoziati di pace sono l'unica speranza per evitare una crisi
umanitaria ben peggiore di quella attuale... Card. Gracias: Milioni di bambini indiani in preghiera col papa per la Siria Ieri
il Patriarca maronita di Beirut, Card. Bechara Rai, ha fatto visita al
Patriarca greco ortodosso di Antiochia, Youhanna Yazigi, e i due leader
si sono detti “profondamente confortati e dall’appello del Papa”,
impegnandosi a sensibilizzare le rispettive comunità per la comune
preghiera...
Patriarchi e leader cristiani in Medio Oriente: insieme con il Papa, nella preghiera per la pace Il Gran mufti di Siria,
Ahmad Badreddin Hassou, leader spirituale dell'islam sunnita in Siria,
è profondamente colpito dall’appello del Papa per la pace in Siria,
pronunciate dell’Angelus di ieri e ha espresso il desiderio di essere
presente in San Pietro per la veglia di preghiera per la pace in Siria,
annunciata da Papa Francesco per sabato 7 settembre... Anche se, per
ragioni logistiche o di altro genere, questa eventualità non si
verificherà, il mufti ha detto alla sua comunità a Damasco di
“accogliere l’appello, esteso da Papa a tutte le religioni, a pregare
per la pace in Siria”. I musulmani siriani saranno invitati a pregare
per la pace il 7 settembre, in comunione e simultaneamente al Papa,
nelle moschee a Damasco e in tutto il territorio nazionale...
Il Gran mufti desidera essere a San Pietro a pregare col Papa per la pace in Siria: musulmani e altri gruppi si uniscono all’appello --------------------------------------- "La comunità francescana del sacro
convento ha accolto l'invito del Papa, consapevole che le armi della
preghiera e del digiuno sono la strada che permettono di sminare il
cuore dell'uomo". Lo riferisce all'Adnkronos padre Enzo Fortunato,
direttore della sala stampa del convento di Assisi, all'indomani
dell'invito di papa Francesco a una giornata di digiuno e preghiera per
la pace in Siria, indetta per sabato 7 settembre.
"Il digiuno è un piccolo
gesto, molto semplice ma allo stesso tempo con un significato molto
profondo - riferisce padre Fortunato - il digiuno aiuta a dominare gli
egoismi dell'uomo. Rinunciando a qualcosa aiutiamo a far uscire il male
dalla nostra vita". "In questi giorni, oltre al digiuno - spiega - in
comunione con la diocesi comunicheremo anche gli atti liturgici che
organizzeremo per la pace in Siria". "L'auspicio che abbiamo - conclude
padre Fortunato - è che San Francesco illumini i cuori di coloro che
devono garantire la pace e la giustizia del mondo". (Adnkronos)
Anche in Egitto i cristiani si preparano alla giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria convocata da Papa Francesco per sabato 7 settembre... Il Patriarcato copto cattolico: nessuno giustifichi la guerra con il pretesto di difendere i cristiani Per il patriarca di Antiochia, la giornata di preghiera indetta dal papa "conferma l'amore di Francesco per questa terra martoriata". In tutte le parrocchie della Siria e del Medio Oriente sono già iniziati i preparativi per la veglia. Pellegrinaggi e messe speciali nei santuari mariani di Saidnaya (Damasco) e del Libano. Le chiese resteranno aperte fino a mezzanotte anche in Siria nonostante i bombardamenti e le azioni di guerra. Gregorio III: La Siria e il Medio Oriente uniti in preghiera con Francesco per la pace L'appello di papa Francesco per la pace in Siria "è saggio e condivisibile, e noi cinesi siamo
con lui. Non vogliamo più vedere conflitti in Medio Oriente, siamo
contrari all'attacco proposto dagli Stati Uniti contro il governo di
Damasco. Come dice il pontefice 'la guerra chiama la guerra e la
violenza chiama la violenza'. Papa Francesco, ti ringraziamo per questo
intervento". A parlare sono due alti funzionari del governo cinese...
La Cina ringrazia il Papa per l’appello a favore della pace in Siria La Comunità di Sant’Egidio accoglie “con riconoscenza e totale sostegno” l’invito di papa Francesco alla preghiera e al digiuno per la pace in Siria e per il superamento di tutte le situazioni di conflitto e di violenza nel mondo. La Comunità di Sant'Egidio in preghiera con il papa per la pace in Siria --------------------------------------- Per una teologia della nonviolenza
di Tonio Dell'Olio Né consueta e tantomeno scontata l’esortazione di Papa Francesco nell’Angelus di ieri (domenica 1/9/2013)
a favore della pace in Siria e per “le tante situazioni di conflitto
che ci sono in questa nostra terra”. C’è l’esclusione radicale dell’uso
della forza e del ricorso alla violenza e alla guerra. C’è
l’indicazione chiara e inequivocabile a percorrere piuttosto le vie del
dialogo, del negoziato e dell’incontro. C’è il valore dato alla forza
della preghiera e del digiuno. L’unica citazione riportata è dalla
Pacem in terris di Giovanni XXIII. Pur senza un riferimento esplicito,
la nonviolenza trova in quelle parole un fondamento saldo nella
teologia e nella ragione umana. E chissà che la profonda spiritualità e
la viva intelligenza di Francesco Papa non giungerà a riprendere i fili
dell’ultima riflessione organica sul tema della pace, la Pacem in
terris appunto, per spingere più avanti la comunità cristiana sul tema
evangelico della pace nonviolenta. D’altra parte, il santo di cui ha
preso il nome, nel 1219 si recò, in pieno clima di guerra e crociate,
dal sultano Mâlik al-Kâmil e, secondo i racconti, fu accolto
benevolmente. “Ripeto a voce alta: - ha concluso il Pontefice - non è
la cultura dello scontro, la cultura del conflitto quella che
costruisce la convivenza nei popoli e tra i popoli, ma questa: la
cultura dell’incontro, la cultura del dialogo; questa è l’unica strada
per la pace”. (fonte: Mosaico dei giorni)
*****
Quella del 7 settembre sarà una giornata importante. E spero che ci saremo tutti. Ciascuno a suo modo, con il suo credo e le sue convinzioni. Sarà
la prima grande manifestazione di pace contro la guerra in Siria e “i
drammatici sviluppi che si prospettano.” L’ha indetta ieri con grande
forza e coraggio Papa Francesco rompendo il silenzio e l’inazione
generale che da lungo tempo circonda questa tragedia. Non c’è spazio
per nessun distinguo. Chi vuole sinceramente la pace non può che
partecipare.
Papa
Francesco invita tutti a una giornata di preghiera e di digiuno. La
preghiera per i credenti. Il digiuno per tutti. Il digiuno è, prima
ancora che un atto di rinuncia materiale al cibo, un gesto di vicinanza
a tutti quei bambini, quelle donne e quegli uomini che sono precipitati
nell’inferno della guerra “in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo
intero”. Vicinanza, condivisione, solidarietà contro lontananza,
indifferenza, menefreghismo...
Il 7 settembre ci dobbiamo essere tutti! *****
Diffondi
la lettera che il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace
e i Diritti Umani ha inviato ai Comuni, Province e Regioni invitandoli
ad aderire alla giornata del 7 settembre.
7.9: appello agli Enti Locali --------------------------------------- Il grido di Francesco per la pace in Siria «Ho
ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini dei giorni
scorsi. C’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle
nostre azioni, a cui non si può sfuggire».
Ci
eravamo abituati al tono sempre caldo, cordiale, del Papa. Domenica
nell’ascoltarlo qualcuno di noi ha sussultato: per la prima volta forse
abbiamo sentito un Francesco severo; nell’accento, e in quel suo volto
ormai familiare. A fronte del ricordo delle terribili immagini da
Goutha, di uomini e bambini agonizzanti nei gas lanciati – dal regime
di Assad o dai ribelli, ma comunque, pare ormai, veramente lanciati dai
siriani sul loro stesso popolo – il Papa ha cambiato voce e tono. Lui,
che dal suo primo giorno a San Pietro ci ha parlato della misericordia
immensa di Dio, davanti alle immagini di quei bambini lividi, e al
disperato contrarsi dei loro piccoli toraci nel tentativo di respirare,
è stato preso dallo sdegno di chi assiste al massacro di un indifeso.
Quelle immagini, ha detto, gli si sono fissate nella mente e nel cuore
- e con la mano si è toccato il petto, a indicare un groppo di dolore,
duro, che gli è rimasto dentro, dal 21 agosto, giorno della strage di
Goutha.
C’è,
un giudizio di Dio sulle nostre azioni, ci ha ricordato Francesco. E
quest’uomo che da subito ci ha chiamati fratelli e sorelle, e sempre ci
è apparso sorridente, domenica si è mostrato grave. Eppure, anche
questa sua gravità ci ha confortati: perchè ha segnato la misura di una
indignazione umana e santa di fronte al male assoluto; di un non poter
tollerare, o consolarsi, delle facce, degli occhi di quei bambini.
...
Ci
ha fatto bene, la faccia del Papa per una volta severa. Come in una
casa fa bene ai figli, sapere che un padre buono si può anche
arrabbiare. Che c’è il bene e c’è il male, e la scelta non è
indifferente. Che una strage di indifesi rimane col suo scandalo
aperta, davanti a Dio, come una lacerazione che non si rimargina.
E noi? Noi non possiamo restare indifferenti, ma possiamo caricarci un poco di quell’immane peso.
Pregando:
per le vittime, e perfino per gli assassini: perchè aprano gli occhi, e
si fermino. Digiunando, come faremo sabato. Certi di un disegno in cui
il non - senso non esiste, e ogni capello del capo è contato. Ci è
stato molto caro, Francesco, anche nell’improvviso oscurarsi del suo
sorriso; anzi forse di più, come quando sulla faccia di un padre
riconosciamo il dolore.
Quel richiamo al giudizio di Dio da un padre buono di Marina Corradi Il
modo in cui papa Francesco s'è fatto voce della tragedia di Siria e il
gesto che ha annunciato per sabato hanno un significato che sarebbe
riduttivo incasellare nella sequenza delle «rivoluzioni» bergogliane.
Nell'Angelus di domenica ci sono infatti due citazioni teologicamente
impegnative sia per chi le ha fatte sia per chi le ha ascoltate.
«IL GRIDO CHE SALE» -
Il Papa ha supplicato di porgere l'orecchio al «grido che sale» dalla
terra: un movimento che, nella Scrittura, è quello che porta verso Dio
la voce d'Israele in Mizraim (Egitto).
...
ha
scelto come cifra di riferimento quella del grido che è una citazione
dell'Esodo e insieme una citazione del messaggio con cui Giovanni XXIII
nell'ottobre 1962 scongiurò la deflagrazione atomica ai tempi della
crisi di Cuba. Una scelta che dice come Francesco non abbia in mente
una rituale deplorazione, ma voglia andare oltre.
IL DIGIUNO -
E l'oltre è indicato dall'altra citazione biblica del Vangelo di Marco
che disegna il gesto annunciato per sabato 7. Francesco ha invitato al
digiuno e alla preghiera i cristiani - e i capi delle grandi chiese
dovranno prendere posizione. Ma si è rivolto allo stesso titolo anche
ai non cristiani (per gli ebrei è l'indomani di Rosh Hashana, il
Capodanno) e agli atei, invitati non in un cortile per esclusi, ma in
una piazza che vuol essere icona dell'unità della famiglia umana in una
lotta escatologica contro la guerra.
...
VISIONE GLOBALE -
Francesco dovrà dimostrare di avere una lettura piena e globale di una
serie di crisi che la diplomazia vede come episodi separati e che le
comunità cristiane, alla luce della loro minorità, sanno invece essere
l'una il destino dell'altra.
...
Trovare
il filo politico di questa lettura globale non è il mestiere del Papa:
ma se il Papa trova il filo spirituale può darsi che qualcuno si
accorga che quello che lega le terre dei figli di Abramo è un filo
unico. Unico e insanguinato.
Da Gregorio Magno a Karol Wojtyla il «dovere» di parlare contro l'orrore di Alberto Melloni Che
avesse in animo di fare un annuncio grave e importante lo si era capito
già in mattinata: il testo dell'Angelus del Papa non era stato
preventivamente divulgato ai giornalisti con embargo. Il testo
dell'appello pronunciato da Francesco per la pace in Siria,
probabilmente soppesato fino all'ultimo minuto in ogni sua parola, è
stato conosciuto da tutti solo al momento in cui il Papa ha cominciato
a parlare. Per ritrovare dichiarazioni papali così gravi e drammatiche
sulla guerra bisogna risalire alle parole pronunciate da Giovanni Paolo
II all'Angelus di domenica 16 marzo 2003, alla vigilia dell'attacco
occidentale all'Irak.
...
La
voce di Papa Francesco, domenica scorsa era partecipe, emozionata,
grave e al tempo stesso ferma. Bergoglio ha parlato da padre, da
pastore, da vescovo, non da politico. Ha tenuto conto di tutti gli
elementi in campo. Ha condannato con fermezza l'orrore dell'uso delle
armi chimiche. Ha fatto capire come l'aggiunta di violenza di guerra
alla violenza e alla guerra già esistenti non rappresenta la soluzione
ma rischia di aggravare un quadro già drammatico le cui conseguenze
sono patite soprattutto dall'inerme popolazione civile.
Il
monito di Francesco è stato quello di un padre che condivide l'angoscia
di tanti suoi figli e dà voce agli «uomini e donne di pace» di ogni
parte del mondo. Non ci sono tattiche o considerazioni geopolitiche. E
anche per questo ogni lettura dell'appello papale finalizzata a capire
se ce l'avesse più con il regime di Assad o con l'ipotesi di un attacco
americano, appare forzata e inadeguata. Non erano e non sono, le parole
di Francesco, da leggere con il bilancino della diplomazia. È del tutto
evidente, oggi come in passato, che al Papa e ai Papi, non interessano
innanzitutto le strategie geopolitiche quanto il destino concreto delle
popolazioni civili. Il cuore dell'appello di domenica scorsa e
l'attenzione e la vicinanza a coloro che soffrono e che pagano le
conseguenze della guerra. Come pure colpiscono i tanti passaggi
dell'appello nei quali Bergoglio ha parlato in prima persona, a
mostrare tangibilmente quanto si senta in gioco, personalmente coinvolto
...
La
giornata di digiuno e preghiera di sabato 7 settembre, è un invito che
Francesco rivolge ben al di là dei confini della Chiesa, del mondo
cristiano, del mondo dei credenti di altre religioni. È un invito
universale a tutti coloro che hanno a cuore le sorti dell'umanità.
Pregare se si crede, o comunque digiunare, è un modo per partecipare e
per costruire la pace a partire dall'impegno concreto di ciascuno. Il
momento è più drammatico di quanto potrebbe apparire, come traspare
dalle parole preoccupate del vescovo Mario Toso, segretario del
Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace, che ieri ha evocato lo
spettro di un conflitto mondiale a partire dalla crisi siriana.
Anche
per questo il Papa ripete le invocazioni alla Madonna, «Regina della
pace». Vedendo ciò che è accaduto negli ultimi decenni, c'è davvero da
augurarsi che la voce inerme del vescovo di Roma questa volta venga
ascoltata.
Le parole del Papa contro la guerra di Andrea Tornielli --------------------------------------- Pax Christi Italia:
“Guerra chiama guerra,
violenza chiama violenza!”
Pax
Christi Italia esprime piena e cordiale adesione alla forte richiesta
di Papa Francesco per la pace, pronunciata all’Angelus di domenica
scorsa, 1 settembre: “vogliamo … che scoppi la pace; mai più la guerra!
Mai più la guerra! La pace è un dono troppo prezioso, che deve essere
promosso e tutelato.”
Invita
aderenti, simpatizzanti, punti pace, gruppi e singole persone ad
assumersi l’impegno della divulgazione dei contenuti del discorso.
In
particolare incoraggia la partecipazione e la promozione di iniziative
di preghiera che verranno proposte per sabato 7 settembre da diocesi e
parrocchie, portando la propria collaborazione nell’organizzazione, con
il contributo di riflessioni, testimonianze e testi e adatti a
sostenere la preghiera, in dialogo con tutti i credenti di ogni
religione e con le persone di buona volontà, con la coscienza che le
tematiche relative alla pace chiedono attenzione e condivisione.
Le
espressioni usate dal Papa nell’appello di domenica, “Guerra chiama
guerra, violenza chiama violenza!” contengono evidenti richiami alla
nonviolenza, come valore da proporre e scelta di campo a cui educare
per mezzo di itinerari formativi che sono sempre più necessari nella
cultura violenta e contrappositiva di cui siamo partecipi.
... --------------------------------------- È un appello fortissimo alla preghiera e all'impegno per la pace quello che Papa Francesco ha rivolto oggi all'Angelus, con il «cuore profondamente ferito da quello che sta accadendo in Siria e angosciato per i drammatici sviluppi che si prospettano»... Papa
Francesco ha rivolto però anche una domanda importante: «Che cosa
possiamo fare noi per la pace nel mondo?», si è chiesto. Sì perché in
mezzo a tanti dibattiti di questi giorni si tende sempre a puntare il
dito contro qualcuno: le armi chimiche, Assad, Obama, i ribelli, al
Qaida, i grandi interessi... Si fanno analisi geopolitiche. Ma c'è un
livello che rischiamo sempre di evitare: quello del nostro
coinvolgimento personale nella costruzione della pace.
Ed
è proprio questo il senso della giornata di digiuno e preghiera che
Papa Francesco ha convocato per sabato 7 settembre. Lui stesso ha
annunciato che presiederà un momento pubblico in piazza San Pietro
dalle 19 alle 24. Una preghiera che vuole essere anche una strada per
far sì che «il grido della pace si levi alto perché giunga al cuore di
tutti e tutti depongano le armi e si lascino guidare dall’anelito di
pace».
Un
gesto e un impegno del genere - se vogliamo che sia davvero
un'assunzione personale di responsabilità sul dramma della Siria - non
può che scandire tutta la settimana che oggi si apre. Per questo ci
permettiamo di proporre un gesto semplice: prepariamoci alla giornata
di sabato 7 settembre facendo nostra ogni giorno la preghiera che
riportiamo qui sotto. È stata scritta secoli fa da sant'Efrem, grande
padre della tradizione siriaca. È una preghiera che parlava già nel IV
secolo di «terre devastate» e «chiese incendiate», a dimostrazione di
come il Male nel cuore dell'uomo sia sempre lo stesso. Ma già allora
affidava la speranza nelle mani di Dio, Re della Pace. «Come ha fatto,
così farà», sono le ultime parole. Una professione di fede nel mezzo
della tribolazione. Lo sguardo con cui vogliamo guardare anche oggi a
questa Siria da troppo tempo ferita e sfigurata.
SALVA LA NOSTRA TERRA...
L'appello del Papa e la nostra preghiera "La
Giornata di preghiera per la Siria indetta dal papa è fondamentale per
aprire le porte a una soluzione pacifica, invece di azioni di guerra
che aumenterebbero ancora di più le sofferenze del popolo siriano e
libanese". È quanto afferma ad AsiaNewsRidwan Al-Sayyd, musulmano ed
esperto di islam per la rivista al-Ijtihad e in passato docente di
studi islamici nelle università di Harvard e Chicago (Stati Uniti). "I
musulmani libanesi - continua - sono grati al papa per il suo impegno
in favore della pace. La nostra speranza è che la Giornata di preghiera
del 7 settembre e gli appelli di Francesco contro la guerra possano
fermare la crisi in Siria e in Libano". Lo studioso sottolinea che i
musulmani aderiranno all'iniziativa e faranno di tutto per
diffonderla...
Intellettuale musulmano: Pregheremo con il Papa per la pace in Siria Una
lettera indirizzata a tutti i vescovi italiani per rilanciare l'appello
del Papa in occasione della giornata di digiuno e preghiera per la pace
in Siria, in Medio Oriente e nel mondo intero, indetta per il 7
settembre.
L'ha
inviata il vescovo Mariano Crociata, segretario generale della
Conferenza episcopale italiana (Cei), ricordando che con questa
iniziativa s'intende "invocare da Dio" il "grande dono" della pace "per
l'amata nazione siriana e per tutte le situazioni di conflitto e di
violenza nel mondo"...
La Chiesa italiana insieme al Papa per la pace “Sabato
prossimo vivremo insieme una speciale giornata di digiuno e di
preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero”.
Così il Papa a conclusione dell’udienza generale in piazza San Pietro.
“Anche per la pace nei nostri cuori, perché la pace incomincia nel
cuore. Rinnovo l`invito a tutta la Chiesa a vivere intensamente questo
giorno, e, sin d`ora, esprimo riconoscenza agli altri fratelli
cristiani, ai fratelli delle altre religioni e agli uomini e donne di
buona volontà che vorranno unirsi, nei luoghi e nei modi loro propri, a
questo momento. Esorto in particolare i fedeli romani e i pellegrini a
partecipare alla veglia di preghiera, qui, in Piazza San Pietro alle
ore 19.00, per invocare dal Signore il grande dono della pace. Si alzi
forte in tutta la terra il grido della pace!”.
ECCO CHI PREGHERA' PER LA PACE COL PAPA NELLA GIORNATA DI DIGIUNO
LA
COMUNITA' EBRAICA DI ROMA - Sabato prossimo anche le preghiere della
comunità ebraica di Roma si uniranno a quelle del Papa, che ha indetto
una giornata di digiuno per la pace in Siria. Lo annuncia il rabbino
capo di Roma, Riccardo Di Segni, a ridosso dell’inizio di importanti
festività ebraiche (oggi è il primo giorno di Capodanno, cui seguiranno
Yom Kippur e Sukkot).
GRAN
MUFTI' DI SIRIA - Il gran muftì di Siria, Ahmad Badreddin Hassou, ha
scritto una lettera a papa Francesco aderendo all’appello pro-Siria e
annunciando che sarà in Piazza San Pietro - se possibile - o nella
moschea di Damasco in preghiera e digiuno sabato prossimo. Il muftì-
riferisce Fides - propone al Vaticano di organizzare un meeting
interreligioso.
UCOII:
PER LA PACE - “Siamo molto felici che Papa Francesco, la massima
autorità religiosa del mondo cattolico, sia intervenuto con un accorato
appello alla pace e invitando i credenti ad un giorno di digiuno per
sabato 7 settembre”. Lo afferma il presidente dell’Ucoii (Unione delle
comunità islamiche in Italia) Izzedin Elzir. ”. ...
L'appello del Papa: "Sabato digiuno per la pace" E piovono le adesioni alla giornata di preghiera --------------------------------------- Tutto è perduto con la guerra
La
Santa Sede propone dialogo e riconciliazione perché si fermi
il rumore delle armi", in una guerra tra fratelli che ha visto il
moltiplicarsi di stragi e di atti atroci.
Il
Pontefice e la Santa Sede sono seriamente preoccupati per quanto sta
accadendo e potrebbe accadere in Siria. Per questo motivo sta dando
vita ad una mobilitazione straordinaria di “diplomazia per la pace”. In
questo contesto, il Segretario per i Rapporti con gli Stati, monsignor
Dominique Mamberti, ha invitato e incontrato 71 ambasciatori
accreditati in Vaticano per spiegare il senso e le finalità della
Giornata di preghiera e digiuno promossa per sabato prossimo da Papa
Francesco per la pace in Siria, Medio Oriente e nel mondo...
Commentando
l’intervento del Segretario per i Rapporti con gli Stati, padre
Federico Lombardi, nel corso del briefing con la stampa, ha dichiarato:
“Mons. Mamberti ha reinsistito sull’importanza che il Papa attribuisce
proprio al momento specifico di preghiera, al momento spirituale: la
Giornata di sabato è il cuore di questo impegno che il Papa propone per
la pace attraverso la preghiera e il digiuno: non bisogna dimenticare
questa dimensione”. Il portavoce vaticano ha poi informaot che fin
dalle 17.00 ci saranno circa cinquanta confessori sotto le colonne del
braccio di Carlomagno, in Piazza san Pietro. (fonte: Zenit)
Il
discorso del «ministro degli Esteri» vaticano Mamberti consegnato agli
ambasciatori è un «non-paper». Ma Oltretevere sperano che i governi ne
tengano conto
Il
termine tecnico è «non-paper», cioè un non documento, un testo
informale, che non ha la valenza di proposta ufficiale anche se
rappresenta la posizione della Santa Sede. È questo il valore del
discorso del «ministro degli Esteri» vaticano, l'arcivescovo Dominique
Mamberti, ha consegnato questa mattina ai 71 ambasciatori riuniti
nell'aula vecchia del Sinodo.
Il
fatto che il documento non abbia il valore di un testo ufficiale non
significa che il Vaticano non lo consideri importante. Ma è evidente a
tutti che la Santa Sede è un'entità sui generis, uno Stato-non-Stato,
la cui forza - unicamente morale - non risiede nel suo potere statuale,
ma nel fatto di essere una voce rappresentativa del mondo cattolico e
più in generale cristiano. È ovvio dunque che Oltretevere si augurano
che le varie iniziative messe in atto in questa «offensiva di pace» -
l'appello del Papa; la giornata di preghiera e digiuno che tante
adesioni, anche inaspettate, sta registrando; il lavoro della
diplomazia - possano fare breccia, nonostante la situazione
drammaticamente incancrenita...
Siria, il tentativo diplomatico della Santa Sede Pubblichiamo
di seguito l’intervento che S.E. Mons. Dominique Mamberti, Segretario
per i Rapporti con gli Stati, ha pronunciato nel corso dell’Incontro
con gli Ambasciatori svoltosi in Vaticano
INTERVENTO DEL SEGRETARIO PER I RAPPORTI CON GLI STATI ALL’INCONTRO CON GLI AMBASCIATORI IN VATICANO --------------------------------------- GLOBALIZZIAMO LA PACE! di Alex Zanotelli
“NO alla guerra!”,
ha gridato Papa Francesco per bloccare l’attacco militare alla Siria e
ha indetto per il 7 settembre una giornata di preghiera e di digiuno,
per scongiurare il flagello di un’altra guerra che potrebbe diventare
mondiale .
Il
nostro è un NO secco alla guerra in Siria. Dovremmo aver capito dalle
guerre in Iraq, Afghanistan, Libia e Mali che questi interventi armati,
che hanno costato la vita a milioni di civili innocenti, donne e
bambini, non hanno risolto nulla. Basta con la GUERRA! “L’intervento
americano in Siria nasce nell’illusione di una ‘guerra lampo’- ha
scritto il massimo poeta arabo, il siriano Adonis. Rischia invece di
sfuggire di mano, di aizzare il conflitto e di ripetere il peccato
mortale in cui sono scivolati sia l’opposizione armata, sia il regime
siriano. La guerra è un’attrazione demoniaca.” Per questo ascoltiamo il
grido accorato di Papa Francesco: “Con tutta la mia forza, chiedo
alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria coscienza,
di non chiudersi nei propri interessi, ma di guardare all’altro come a
un fratello e di intraprendere con coraggio e con decisione la via
dell’incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione.” Ed
esorta la comunità internazionale “a fare ogni sforzo per promuovere,
senza ulteriore indugio, iniziative chiare per la pace in Siria, basate
sul dialogo e sul negoziato, per il bene dell’intera popolazione
siriana.”
Anche
noi oggi ci uniamo a Papa Francesco e a tutti gli uomini/donne di buona
volontà per dire NO a un attacco militare contro la Siria che
mieterebbe altre vittime innocenti oltre i centomila morti e i sei
milioni di rifugiati siriani. “Troppi interessi di parte –ha scritto il
Papa a Putin- hanno impedito finora l’inutile massacro!”
... La Pace può e deve sbocciare sulla faccia della Terra.
Alex Zanotelli
Napoli, 6 settembre 2013
--------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Per la giornata di sabato 7
SETTEMBRE 2013, Papa Francesco ha indetto una GIORNATA DI DIGIUNO E DI
PREGHIERA per la Pace in Siria, in Medio Oriente e per tutte le
situazioni di conflitto e di violenza nel mondo.
"L'umanità ha bisogno di vedere gesti di pace. Chiederemo a Dio il Dono della Pace. A Maria chiediamo di aiutarci a rispondere alla violenza del conflitto e della guerra con al forza del dialogo e della riconciliazione dell'Amore. Lei è Madre, Lei ci aiuti a ritrovare la Pace" Papa Francesco. ... Vogliamo un mondo di PACE... Che cosa possiamo fare... L'umanità ha bisogno... Questa preghiera è stata
scritta secoli fa da sant'Efrem, grande padre della tradizione siriaca.
È una preghiera che parlava già nel IV secolo di «terre devastate» e
«chiese incendiate», a dimostrazione di come il Male nel cuore
dell'uomo sia sempre lo stesso. Ma già allora affidava la speranza
nelle mani di Dio, Re della Pace. «Come ha fatto, così farà», sono le
ultime parole. Una professione di fede nel mezzo della tribolazione. Lo
sguardo con cui vogliamo guardare anche oggi a questa Siria da troppo
tempo ferita e sfigurata.
SALVA LA NOSTRA TERRA... Sabato prossimo... Lettera
del S. Padre al Presidente della Federazione Russa, S.E. il Sig.
Vladimir Putin, in occasione del Vertice del G20 di San Pietroburgo
... I leader degli Stati del G20 non rimangano inerti di fronte ai drammi che vive già da troppo tempo la cara popolazione siriana e che rischiano di portare nuove sofferenze ad una regione tanto provata e bisognosa di pace. A tutti loro, e a ciascuno di loro, rivolgo un sentito appello perché aiutino a trovare vie per superare le diverse contrapposizioni e abbandonino ogni vana pretesa di una soluzione militare. Ci sia, piuttosto, un nuovo impegno a perseguire, con coraggio e determinazione, una soluzione pacifica attraverso il dialogo e il negoziato tra le parti interessate con il sostegno concorde della comunità internazionale. Inoltre, è un dovere morale di tutti i Governi del mondo favorire ogni iniziativa volta a promuovere l’assistenza umanitaria a coloro che soffrono a causa del conflitto dentro e fuori dal Paese... Lettera al Presidente della Federazione Russa, S.E. il Sig. Vladimir Putin, in occasione del Vertice del G20 di San Pietroburgo --------------------------------------------------------------- Un nuovo forte appello contro
l’intervento militare in Siria è stato rivolto dalla Conferenza
episcopale degli Stati Uniti questa volta direttamente al presidente
Barack Obama. In una lettera indirizzata alla Casa Bianca e firmata dal
cardinale Timothy Dolan, presidente dell’organismo episcopale, e dal
vescovo Richard E. Pates, presidente della Commissione episcopale
Giustizia e Pace, si fa riferimento agli appelli contro la guerra
lanciati dal «successore di San Pietro, Papa Francesco», e «dai nostri
fratelli vescovi sofferenti delle venerabili e antiche comunità
cristiane del Medio Oriente».
L'OSSERVATORE ROMANO: I vescovi statunitensi scrivono a Obama Sulla crisi siriana risuonano
in queste ore due appelli contrastanti, pur di diversa autorevolezza
morale, e due logiche sembrano drammaticamente contrapporsi. La voce
levata alta e forte dal Papa invoca la pace e la trattativa
diplomatica, con una mobilitazione delle coscienze che trova
espressione non solo simbolica nel digiuno e nella preghiera di domani.
La "realpolitik" della deterrenza e della dimostrazione di forza,
sebbene ammantata anche da motivazioni umanitarie, chiama invece a
un’azione bellica "punitiva", con in testa gli Stati Uniti di Barack
Obama e altri governi nelle ultime ore sempre più esitanti.
Andrea Lavazza: Il seme e la spada Preghiera e digiuno per rilanciare la forza della pace, messaggio
centrale per la Chiesa. Usa toni pacati e fermi - come sua consuetudine
- il vescovo di Pavia Giovanni Giudici, presidente di Pax Christi, e
ricorda che domani sarà una giornata da ricordare per i cristiani e le
persone di buona volontà
Paolo Lambruschi: Giudici: «Un richiamo forte per tutti Scomodiamoci per la pace» ---------------------------------------------------------------
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Lezioni siriane
di Tonio Dell'Olio
49
anni sposata e madre di due figli. Infermiera professionale a Damasco.
Costretta dalla guerra a fuggire con la sua famiglia. Non c'è altro
modo di farlo se non quello di imbarcarsi clandestinamente per cercare
speranza sulle coste italiane. Purtroppo non ce la fa. Quando giunge
sulle sponde siciliane del Mediterraneo è ormai in fin di vita sotto
gli occhi atterriti dei suoi familiari. Non rimane che il trasporto
d'urgenza nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Siracusa ma, due
giorni dopo, ai medici non resta che decretare la morte cerebrale. A
questo punto il marito non ha alcuna esitazione e decide l'espianto e
la donazione degli organi della moglie. Il suo fegato rivive oggi in un
paziente palermitano che attendeva il trapianto dal 2009 e anche i reni
hanno ripreso a funzionare per ridare vita ad altre due persone. Vita che dona vita.
... --------------------------------------- Era fuggita alla guerra che sta
martoriando la sua terra per inseguire la speranza di trovare una nuova
vita sull'altra sponda del Mediterraneo. Ma all'agognata salvezza, che
immaginava per lei, suo marito e i suoi due figli, non è mai arrivata.
Il sogno si è spezzato su un barcone al largo delle coste siciliane.
Lavorava come infermiera professionale a Damasco la donna siriana morta
in un disperato tentativo di sbarco a Siracusa. Martedì il sogno della
donna si è trasformato nella speranza per qualcun altro: il marito,
anche travalicando i limiti imposti dalla sua religione, ha infatti
assentito all'espianto degli organi.
Un gesto d'amore che ha ricevuto il plauso, sentito, del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin... IL MATTINO: Profuga muore subito dopo lo sbarco il marito dona gli organi Lorenzin: «Commovente gesto d'amore» --------------------------------------------------------------- SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Siria - testimonianza delle suore trappiste
"...La gente qui è davanti alla televisione, con gli occhi e le orecchie tesi: «Si attende solo una parola di Obama»!!!! Una parola di Obama?? Il premio Nobel per la pace, farà cadere su di noi la sua sentenza di guerra? Aldilà di ogni giustizia, di ogni buon senso, di ogni misericordia, di ogni umiltà, di ogni saggezza? ... Domani, dunque (o domenica ? bontà loro…) altro sangue. Noi, come cristiani, possiamo almeno offrirlo alla misericordia di Dio, unirlo al sangue di Cristo che in tutti coloro che soffrono porta a compimento la redenzione del mondo. Cercano di uccidere la speranza, ma noi a questo dobbiamo resistere con tutte le nostre forze. A chi ha un vero amore per la Siria (per l’uomo, per la verità…) chiediamo tanta preghiera… tanta, accorata, coraggiosa… Testimonianza dalla Siria --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Nella
città in cui vivo, alla velocità di una bicicletta, su un muro
costellato da sfoghi, ho letto: “Il futuro non è più quello di una
volta”. Ho immaginato chi, complice la notte, ha verniciato quel
tormento, lo stesso racchiuso nelle migliaia di lettere che ricevo dai
lettori dei miei romanzi. La parola che vorrei salvare è proprio
“futuro”. Ripetiamo ossessivamente le parole di quel che perdiamo. La
parola futuro è sulla bocca di tutti, proprio perché forse tra un po'
ce ne resterà solo il suono. E senza questa parola ne sparisce un'altra
che ci illudiamo sia più al sicuro: presente. Il presente è in realtà
il luogo e il tempo in cui si realizza ciò che ci rappresentiamo come
futuro. Se il futuro sparisce, evapora anche il presente...
Il
padre è l'immagine del futuro, colui che è capace di provocare la
nostalgia di futuro di cui ogni giovane ha bisogno per affrontare il
presente. Padri sono i padri di famiglia, spesso assenti; padri sono i
maestri a scuola e all’università, spesso padrini; padri sono i
politici, spesso padroni; padri sono gli uomini delle agenzie educative
(dalla chiesa alla tv), spesso patrigni. Padri sono tutti coloro a cui
sono affidate le vite di altri, che padri diventano se si pongono al
servizio di quella vita che non è loro e di cui dovranno rendere conto
alla storia. Se i padri non servono le vite dei figli, ma le divorano,
niente è più sul punto di essere. L'Italia del dopoguerra era di padri.
Lo sarà quella di questa crisi, che non è sicuramente peggio di una
guerra?
Ogni
uomo può sperare perché è atteso nello sguardo di un altro. Non
controllato, non divorato. Lo so perché ho la fortuna di avere un
padre: mio padre. Ho avuto la fortuna di conoscere grandi padri: M.
Franchina e Padre Puglisi, rispettivamente professore di lettere e di
religione del mio liceo, e poi Paolo Borsellino, vicino di casa. Da
loro ho ricevuto il futuro e quindi il presente. E se oggi posso
provare ad essere l'inizio di qualcosa, magari un buon padre, è perché
quei padri con i loro sguardi mi hanno reso un buon figlio. A loro devo
il mio futuro, cioè il mio presente.
"Futuro. Se non guardi avanti il presente evapora" di Alessandro D'Avenia C’è
un Mediterraneo del Sud che brulica di nascite e di gioventù. Ne
trabocca fino a noi, che dobbiamo al loro contributo un miglioramento
nel saldo tra decessi e nuove vite. Non foss’altro che per
riconoscenza, un qualunque governo italiano dovrebbe conferire honoris
causa la cittadinanza a chi, nascendo qua, ripopola il nostro
sfoltimento.
Quando la gioventù si accorge di essere maggioranza, ha l’impulso di prendere la parola...
L’Italia
di dopoguerra si riscattava dall’analfabetismo. Ecco i buoni
ingredienti di una gioventù in rivolta: il numero e la consapevolezza.
Gli
esorcisti venuti dopo e quelli che si sono dissociati da se stessi
parlano di quel tempo come di ubriacatura. Si è trattato invece di una
lucida e intransigente sobrietà di massa. La riconosco nelle rivolte
del Sud da dove arriva l’alta marea del futuro. Anche gli innumerevoli
di Rio in ascolto di un uomo che vuole chiamarsi Francesco, anche loro
partecipano del fervore di una nuova gioventù, maggioranza del mondo.
In
Egitto, in Turchia, in Brasile, in India si svolge la storia maggiore
che sempre punta sull’energia rinnovabile di chi ha dalla sua il tempo
e la nuova età di ragione.
"2013 il mondo giovane si prende la parola" di Erri De Luca C'era
una volta il futuro. Oggi è scomparso. Una parola inutile, comunque
inutilizzata. Il futuro. Illuminava l'orizzonte sociale e personale...
"Prigionieri del presente. C'era una volta il futuro" di Ilvo Diamanti --------------------------------------- Per fare una splendida lezione
scolastica non serve avere una vita morale altrettanto splendida. Ma se
si scopre un professore ad approfittare del suo fascino per mescolarsi
a studentesse minorenni c’è materia a sufficienza per riempire le
nostre orecchie assetate di scandali e i nostri cuori affamati di capri
espiatori.
La notizia fa ancora più notizia proprio perché si tratta di un professore e la sua professione è di quelle in cui pubblico e privato tendono a coincidere, come tutte le professioni grazie alle quali delle vite «in formazione» sono affidate ad altri. Vale tanto per il politico a cui ne sono affidate migliaia quanto per l’insegnante a cui ne sono affidate alcune decine. Ma non per questo vale la pena parlarne, niente di nuovo sotto il sole. Colpevole o no dei fatti di cui è incriminato (e non voglio entrare nel merito perché non sta a me giudicare) la credibilità professionale del docente è finita. Perché? Alessandro D'Avenia: La funzione educativa dimenticata ---------------------------------------------------------------
DA UNA CHIESA TRIONFANTE AD UNA CHIESA MENDICANTE A 50 ANNI DAL CONCILIO VATICANO II HOREB n. 64 - 1/2013TRACCE
DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI "Sono
passati 50 anni dall’inizio del Concilio ecumenico Vaticano II ed è
importante fare memoria, cioè far presente quell’evento per riviverlo,
perché può accadere che, passata la generazione di coloro che vi hanno
partecipato o che hanno vissuto da vicino la svolta epocale da esso
avviata per la vita della Chiesa, la sua memoria venga meno e si
dimentichino gli orientamenti e le prospettive da esso offerti. Il
Vaticano II, infatti, pur essendo in piena continuità con la fede e la
vita della Chiesa è stato certamente un evento che ha risposto con le
sue scelte ad attese importanti presenti nella comunità cristiana e nel
mondo. Il
Vaticano II, dopo duemila anni nel corso dei quali il cristianesimo si
era sostanzialmente identificato con la cultura europea, apriva la
Chiesa a una piena incarnazione nella vita e nella cultura di tutti i
popoli, restituendole un’autentica cattolicità e rendendola veramente
universale: piena continuità con il passato, con la fede apostolica
trasmessaci attraverso le diverse generazioni, e insieme nuovi decisivi
orientamenti nei confronti degli ebrei, dei cristiani non cattolici,
dei credenti delle altre religioni, ma anche all’interno della comunità
cristiana per quanto concerne la liturgia, la centralità della
Scrittura, la collegialità e la sinodalità come forma e stile di
governo, il riconoscimento del valore e della centralità della persona
umana e della sua coscienza. Gli
orientamenti e le decisioni del Concilio Vaticano II, sebbene accolti
abbastanza pacificamente all’interno della comunità ecclesiale,
purtroppo non sono stati conosciuti e meditati a sufficienza, in questi
cinquant’anni nelle varie comunità cristiane. La
riflessione che proponiamo a più voci, nel presente quaderno, vuole
essere l’occasione provvidenziale per riprendere in mano quei documenti
e cercare di recepire, nello “spirito del Concilio”, un’immagine di
Chiesa a noi frati carmelitani più consona: quella “mendicante”, dove è
fondamentale vivere uno stile di vita povero, fraterno, itinerante,
accogliente e di condivisione della vita del popolo. Si tratta di
riattualizzare il sogno di Papa Giovanni di una Chiesa “che si fa
popolo”: «La Chiesa Cattolica – affermava in una omelia del 13
novembre 1960 – non è un museo di archeologia. Essa è l’antica fontana
del villaggio che dà l’acqua alle generazioni di oggi, come la diede a
quelle del passato»...
(EDITORIALE)
Editoriale (pdf)
Sommario (pdf) E' possibile richiedere
copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it
SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"La legge consiste... Custodiamo Cristo... Gesù ha annunciato... Datemi tempi... Gesù rivela... Duc in altum... Essere liberi... --------------------------------------------------------------- SAN GREGORIO MAGNO (video)Donami un cuore...BEATA TERESA DI CALCUTTA (video)La santità...Quando ho fame... --------------------------------------------------------------- L'Assemblea generale delle
Nazioni Unite ha voluto fissare la Giornata internazionale della
carità, che si celebra quest'anno per la prima volta, nella data della
sua morte avvenuta nel 1997, il 5 settembre: d'altra parte chi più di
madre Teresa di Calcutta è diventata paradigma per il mondo dell'amore
senza preclusioni verso il prossimo? Il 2013 segna anche il decennale
della beatificazione della religiosa fondatrice delle Missionarie della
carità, proclamata beata da Giovanni Paolo II il 19 ottobre del 2003.
Dello straordinario carisma di questa piccola
suora Aleteia ha parlato con Franca Zambonini, che è
stata vice direttore del settimanale Famiglia cristiana e ha
conosciuto da vicino madre Teresa descrivendola nel libro "La matita di
Dio", l'espressione con cui amava definirsi.
Chiara Santomiero: Madre Teresa di Calcutta: mistica e manager --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Lettera
scritta da Madre Teresa, ma rimasta inascoltata, nel 1991 quando, in
tempi non sospetti, poco prima dell'inizio della «Guerra del Golfo», e
inviata sia a George Bush senior sia a Saddam Hussein, mettendoli sullo
stesso piano e sollecitandoli a farsi operatori di pace piuttosto che
distruttori.
LA LETTERA
"Cari
presidente Bush e presidente Saddam Hussein, mi rivolgo a voi con
le lacrime agli occhi e l'amore di Dio nel cuore per supplicarvi a nome
dei poveri e di coloro che diventeranno tali se scoppierà la guerra a
cui tutti guardiamo con paura e orrore. Vi supplico con tutto il cuore
di prodigarvi per la pace di Dio e per la vostra riconciliazione. Tutti
e due avete le vostre ragioni da far valere e il vostro popolo a cui
badare, ma vi prego prima di prestare ascolto a Colui che venne al
mondo per insegnarci la pace. Voi avete il potere e la forza di
distruggere la presenza di Dio e la sua immagine. I suoi uomini, le sue
donne, i suoi bambini. Vi prego, ascoltate la volontà di Dio. Ci
ha creati perché ci amassimo attraverso di Lui e non perché ci
distruggessimo con l'odio. È probabile che a breve termine ci
saranno vincitori e vinti in questa guerra a cui tutti guardiamo con
timore, ma nulla può, né potrà mai, giustificare le sofferenze, il
dolore e le perdite causate dalle vostre armi. Mi rivolgo a voi
nel nome di Dio, quel Dio che tutti amiamo e che è uno solo, per
supplicarvi di risparmiare gli innocenti, i nostri poveri e quelli che
diventeranno tali a causa della guerra. Molti soffriranno in particolar
modo perché privi di vie di scampo. Vi prego in ginocchio per loro.
Soffriranno, e quando questo avverrà, sarà nostra la colpa per non
avere fatto tutto ciò che era in nostro potere per proteggerli e
amarli. Vi supplico per coloro che resteranno orfani, vedovi e soli
perché i loro genitori, i loro sposi, i loro fratelli e bambini saranno
stati uccisi. Vi prego salvateli. Vi supplico per coloro che resteranno
invalidi e sfigurati. Sono figli di Dio. Vi supplico per coloro che
rimarranno senza casa, senza cibo e senza amore. Vi prego, pensate a
loro come ai vostri figli. In ultimo, vi supplico per coloro a cui
verrà tolto il dono più prezioso di Dio, la vita. Vi imploro di
salvare i nostri fratelli e le nostre sorelle, che ci sono stati dati
da Dio perché li amassimo e ne avessimo cura. Non è per distruggerli
che ci sono stati dati. Vi imploro, vi imploro, fate che la vostra
mente e la vostra volontà divengano la mente e la volontà del Signore.
... --------------------------------------- RUBRICA Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9) Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino
Vangelo: Lc 14,1.7-14
Non
darti arie davanti al re e non metterti al posto dei grandi, perché è
meglio sentirsi dire: «Sali quassù», piuttosto che essere umiliato
davanti a uno più importante." (Pr 25,6-7)
Gesù
fa riferimento al libro dei Proverbi nel narrare la
parabola, riprendendo quei commensali che facevano a gara per
avere i primi posti al banchetto dove anche lui è invitato.
Egli
cita quasi alla lettera il passo tratto dai Ketubim (gli
scritti Sapienziali) proprio per sottolineare che la Parola stessa
ci invita ad aprire gli occhi sulla strada da intraprendere per la
costruzione del Regno.
Il centro della storia, della vita, non possiamo essere noi, il nostro io, al centro deve stare l'altro perché così è nel cuore di Dio. Scegliere sempre il bene dell'altro e non per falsa modestia, ma per amore.
...
--------------------------------------- 21ª Domenica del Tempo Ordinario anno C 1 settembre 2013
omelia di don Angelo Casati
Sal 67 Eb 12, 18-19.22-24a Lc 14, 1.7-14 Il
capitolo quattordicesimo del vangelo di Luca, che oggi in parte abbiamo
ascoltato, sembra quasi costituire uno stacco dentro capitoli che
raccontano il viaggio, lo stacco, l'intermezzo del banchetto: è questo
il tema dell'intero capitolo.
E c'è - vorrei iniziare da qui - c'è un incrociarsi di sguardi: lo sguardo dei farisei, lo sguardo di Gesù.
C'è modo e modo di guardare la vita, le persone, ciò che sta accadendo, c'è modo e modo di guardare un banchetto.
C'è
il modo di guardare dei farisei: di loro, più che della folla, secondo
il testo greco, è detto che guardavano Gesù. È un guardare sospettoso,
è come se lo spiassero. Purtroppo il taglio dei versetti, operato dalla
liturgia, non permette di capire. Era di sabato! C'era un uomo malato.
Come si sarebbe comportato Gesù? Non dicono niente. Nell'episodio non
viene registrata una sola parola dei farisei, ma Gesù sente il loro
sguardo, pieno di preconcetti, di pregiudizi, sguardo indagatore,
accusatore. Ed è lui che li porta allo scoperto, li stana con la sua
domanda: "È lecito di sabato curare o no?".
È
come se Gesù denunciasse un'incongruenza nel banchetto: ma come? ci
invitiamo per sostenerci con il pane, nella vita, e con le vostre
regole negate a uno dei presenti la possibilità di una vita che sia
vita? Chiamate alla festa e a uno dite: tu non fare festa?
E Gesù, prendendolo per mano, lo guarì e lo lasciò andare.
È la condanna dello sguardo pieno di sospetti, di pregiudizi, di preclusioni.
E c'è lo sguardo di Gesù che osserva ciò che avviene al banchetto: "notando come sceglievano i primi posti", è scritto.
È
un osservatore attento della vita, di ciò che accade, Gesù. Non è
risucchiato dagli eventi, conserva uno sguardo lucido, sapiente. E ne
ricava insegnamento.
"Una mente saggia" - diceva oggi il libro del Siracide - "medita le parabole, un orecchio attento è quanto desidera il saggio".
L'attenzione
alla vita ti consentirà di ricavare dalla vita stessa parabole,
insegnamenti, come faceva Gesù. Fa' parlare la vita.Gesù fa parlare la
vita, osservando nel banchetto prima gli invitati e poi colui che
invita...
omelia di don Angelo nella 22ª Domenica del Tempo Ordinario
--------------------------------------- Papa Francesco: il cardinale Martini è stato un Padre della Chiesa
«La
memoria dei padri è un atto di giustizia. E Martini è stato un padre
per tutta la Chiesa. Anche “noi alla fine del mondo” facevamo gli
esercizi con i suoi testi».
Con queste parole Papa Francesco si è rivolto a padre Carlo Casalone, provinciale d'Italia della Compagnia di Gesù, e a un gruppo di gesuiti e animatori della Fondazione Carlo Maria Martini. L'incontro è avvenuto ieri, 30 agosto 2013, presso la “Domus Sanctae Marthae” alla vigilia del primo anniversario della morte del cardinale Martini, arcivescovo emerito di Milano. La Fondazione, nata a Torino, ha come scopo la promozione del pensiero e delle riflessioni religiose del porporato, in particolare tra i giovani candidati al sacerdozio. VIDEO Guarda il sito:
Fondazione Carlo Maria Martini Vedi anche il nostro post precedente:
--------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"31 agosto - primo anniversario della morte del Card. Carlo Maria Martini
Tu sei la mia luce...Spirito Santo, Dio..."Prendi il largo"...O Signore tu ci scruti...Un tempo avevo sogni...--------------------------------------------------------------- A un anno dalla scomparsa del
cardinal Martini, ne ricordiamo l’eredità feconda, capace di aiutare
questa fase della vita della Chiesa inaugurata da papa Francesco.
Giacomo Costa: L’eredità di Martini nella Chiesa di papa Francesco È già passato un anno dalla
morte di Carlo M. Martini e molti sono quelli che lo ricordano.
Chissà perché, leggendo le parole che il card. Scola gli dedica
osservando il suo ritratto appeso in Arcivescovado (1), mi è venuto in
mente il mito della caverna di Platone.
Mirella Camera: 31 agosto --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)L’amore
è l’esperienza umana più coinvolgente e più decisiva nella nostra vita.
Forse è l’unica esperienza in cui ci sentiamo un po’ redenti, in cui
sentiamo di salvare le nostre povere vite. Per questo cerchiamo
l’amore, lo attendiamo, lo bramiamo, e quando si accende la possibilità
della storia d’amore tutte le nostre attenzioni sono trascinate nel suo
nascere, sbocciare, crescere… Vorrebbe essere eterno l’amore, ed è vero
che, solo se è amore fino alla fine e nonostante il rifiuto, vince la
morte; ma in realtà a noi umani non è possibile un amore portato a
pienezza.
L’amore
di fatto conosce, anche se non lo vogliamo, tante contraddizioni:
difficoltà, conflitti, deperimenti, infedeltà e forse anche – ma non ne
sono sicuro – la morte. Per questo l’amore non coinvolge nessuno senza
esporlo al dolore e senza che debbano consumarsi perdite di se stessi;
nell’amore c’è la sofferenza, il dolore per queste contraddizioni ma
anche per le inadeguatezze, per la nostra incapacità di amare: quanta
disciplina occorre per amare in modo autentico, per amare di desiderio
sì, ma in una relazione sinfonica e piena di rispetto l’uno per
l’altro, senza diffidenza tra gli amanti, accettandosi reciprocamente,
tesi verso un rapporto che renda entrambi più buoni, più umanizzati.
Nell’amore,
soprattutto nella fase dell’innamoramento, c’è qualcosa di
adolescenziale che sempre si rinnova a ogni inizio: si desidera la
fusione che chiede di stare sempre insieme, di pensare le stesse cose,
di gioire insieme delle stesse realtà; in una parola, di non lasciare
all’altro la distanza che gli è necessaria per essere altro e se
stesso, di fronte a me. L’amore dunque richiede una lotta perché,
quando amiamo, in noi si fa prepotente il desiderio di possesso, di
vantare pretese sull’altro. C’è una difficoltà, quasi un’impossibilità
dell’amore autentico: più amiamo, più desideriamo, e più desideriamo,
più siamo tentati di disporre dell’altro, fino a farne un nostro
possesso...
Si può amare anche senza essere amati di Enzo Bianchi
--------------------------------------- DICHIARAZIONE DI S.E.
MONS. PIETRO PAROLIN
IN OCCASIONE DELLA SUA NOMINA A
SEGRETARIO DI STATO
Nel
momento in cui viene resa pubblica la nomina a Segretario di Stato,
desidero esprimere profonda e affettuosa gratitudine al Santo Padre
Francesco, per l’immeritata fiducia che sta dimostrando nei miei
confronti, e manifestarGli rinnovata volontà e totale disponibilità a
collaborare con Lui e sotto la Sua guida per la maggior gloria di Dio,
il bene della Santa Chiesa e il progresso e la pace dell’umanità,
affinché essa trovi ragioni per vivere e sperare.
Sento viva la grazia di questa chiamata, che, ancora una volta, costituisce una sorpresa di Dio nella
mia vita e, soprattutto, ne sento l’intera responsabilità, perché essa
mi affida una missione impegnativa ed esigente, di fronte alla quale le
mie forze sono deboli e povere le mie capacità. Per questo mi affido
all’amore misericordioso del Signore, dal quale nulla e nessuno potrà
mai separarci, e alle preghiere di tutti. Tutti ringrazio, fin d’ora,
per la comprensione e per l’aiuto che, in qualsiasi forma, mi vorranno
prestare nello svolgimento del nuovo incarico.
... --------------------------------------- Raggiunto da una telefonata in
Nunziatura a Caracas, il Segretario di Stato scelto da Papa Francesco,
si racconta a un settimanale cattolico
VATICAN INSIDER: Parolin: “Il mondo non è dei violenti. Diamo spazio alle persone buone” --------------------------------------------------------------- Rimarrò «nascosto per il mondo». Aveva detto così Benedetto XVI ai preti romani lo scorso 14 febbraio, due settimane prima di lasciare il pontificato. Ma questo «nascondimento» al mondo, anche a motivo dell’affetto e degli inviti del successore Francesco, non è stato totale. Ieri, per la prima volta dal momento della rinuncia, il «Papa emerito» vestito di bianco, ha celebrato messa per gli ex allievi che annualmente si riuniscono per qualche giorno a fine estate, e i passaggi salienti della sua omelia, tenuta a braccio in tedesco, sono stati tradotti e divulgati da Radio Vaticana. Omelia
in sintonia con le parole di Bergoglio, dato che Ratzinger ha
commentato il Vangelo in cui Gesù invita all’umiltà e a scegliere gli
ultimi posti. Omelia resa pubblica, che conferma come quel
«nascondimento» non sia totale né corrisponda a una clausura,
nonostante l’anziano Pontefice emerito risieda in un ex convento...
Benedetto XVI, la risorsa in più di Francesco
Leggi e ascolta il servizio di Radio Vaticana:
"Il posto giusto per noi è quello vicino a Cristo che scende per servire". Così Benedetto XVI nella Messa con i suoi ex-allievi
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Angelus/Regina Cæli - Angelus, 1° settembre 2013 Discorso - Al pellegrinaggio dei giovani della Diocesi di Piacenza-Bobbio (28 agosto 2013) Discorso - A S.S. Moran Baselios Marthoma Paulose II, Catholicos della Chiesa ortodossa sira malankarese (5 settembre 2013) Udienza - 4 settembre 2013 --------------------------------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"31 agosto 2013: Chiediamo a Maria...01/09/2013:
Preghiamo per la pace...02/09/2013:
Mai più la guerra...Vogliamo un mondo di pace...Quanta sofferenza...---------------------------------------------------------------
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