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N.
B. La Lectio viene sospesa nel periodo estivo
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
SENZA PAROLE...
video
"... non posso
non ricordare con grande dolore le numerose vittime dell'ennesimo
tragico naufragio avvenuto oggi al largo di Lampedusa. Mi viene la
parola vergogna!
E' una vergogna!
Preghiamo
insieme Dio per chi ha perso la vita: uomini, donne, bambini, per i
familiari e per tutti i profughi. Uniamo i nostri sforzi perché non si
ripetano simili tragedie! Solo una decisa collaborazione di tutti può
aiutare a prevenirle..."
Papa Francesco
(Dal
discorso pronunciato dal Papa durante l'udienza di oggi in Vaticano ai
partecipanti all’incontro promosso del Pontificio Consiglio della
Giustizia e della Pace, nel 50° anniversario della “Pacem in terris”,
promulgata dal Beato Giovanni XXIII l’11 aprile 1963)
video
Basta!
Basta
piagnistei, Basta titoli dei giornali, Basta reportage, Basta racconti
dei sopravvissuti, Basta papa, Basta funerali, Basta con quei corpi
messi lì come balene suicide, soli e semplicemente morti. BASTA perdio.
E’ peggio di una guerra, è “nella spiaggia di casa”, è quotidiano e martellante.
Oggi si parla di 80 morti, oltre 200 dispersi, non ce la faccio nemmeno a leggere.
E
ne siamo responsabili, tutti infinitamente responsabili, tutti noi con
le mani sporche del sangue di centinaia centinaia centinaia e migliaia
di uomini e donne che muoiono senza che nessuno senta il loro grido di
disperazione, mai.
Quindi basta chiacchiere, ammettiamo di essere degli assassini oppure sarebbe meglio TACERE...
I morti di Lampedusa: siamo tutti ASSASSINI
Guarda anche i nostri post precedenti: - L'ennesima strage degli immigrati non può lasciarci indifferenti, non possiamo far finta di non vedere e di non sapere!
- La fine del mondo. Il nostro - Dove sono sguardo e voce d'Europa?
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Se voi avete il diritto...
E' una vergogna...
Le parole pronunciate da Papa
Francesco a Lampedusa solo tre mesi fa debbono risuonare forti anche in
questi tristi momenti...
Lampedusa 3/10/2013: È una strage senza precedenti quella che si
consuma a largo di Lampedusa: più di cento i corpi di uomini, donne e
bambini recuperati, ma il bilancio è drammaticamente provvisorio, il
numero delle vittime è destinato a salire di ora in ora, i 155
superstiti parlano di centinaia di vittime (sull'imbarcazione sembra
fossero 500!)
Chi è responsabile di questa strage?
Chi è il responsabile...
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
SPEZZATI IN QUATTRO
PER LA PACE
di
don Tonino Bello
Prega
per la pace. La pace vera, quella totale, completa, è un dono di Dio.
Non è solo frutto degli sforzi umani. Se tu la implorerai come dono di
Dio, la pace diventerà anche storicamente possibile, politicamente
raggiungibile e diplomaticamente realizzabile.
Allenati
al dialogo. Fin da ora. Con i genitori. Con gli educatori. Con i
compagni. Con chi non la pensa come te. Combatti contro la corsa alle
armi. Grida a tutti che è una cosa ingiusta fabbricare armi mentre la
gente muore di fame.
Cambia
il tuo cuore. È dal cuore vecchio che nasce la guerra. Chiedi al
Signore che ti tolga il cuore di pietra e te ne dia uno di carne.
Educati
alla pace. Si, perché la pace è anche un’arte che si impara. Non basta
lo slogan. Non basta una marcia. Non basta un cartello. Ci vuole lo
studio. Occorre il confronto. Occorre soffrire. Ti sarà necessario
anche prendere posizione: l’equilibrismo non è il modo giusto per
difendere la pace.
Per la pace fatti in quattro pure tu! Ce la farai!
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"Il coraggio della speranza:
religioni e culture in dialogo"
Comunità di Sant'Egidio - Roma -
Incontro Internazionale per la Pace
Dal
29 settembre al 1 ottobre 2013 centinaia di leader di tutte le
religioni e personalità del mondo della cultura e della politica, da
più di 60 Paesi.
Papa
Francesco ha ricevuto in udienza il 30 settembre 2013 i membri della
Comunità di Sant’Egidio e i rappresentanti delle Chiese, delle comunità
ecclesiali e delle grandi religioni presenti a Roma per il 27° Incontro
per la pace, organizzato annualmente da Sant’Egidio e quest’anno dal
titolo “Il coraggio della speranza”.
Nel filmato alcuni estratti del discorso di Papa Francesco
video
il testo integrale del DISCORSO
DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI ALL'INCONTRO INTERNAZIONALE
PER LA PACE PROMOSSO DALLA COMUNITÀ DI SANT'EGIDIO
Nel sito della Comunità di Sant'Egidio ampia documentazione con testi degli interventi, foto, video e rassegna stampa.
Visita la pagina ROMA 2013 Religioni e Culture: Dialogo e Pace
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Si è concluso a Roma, con
l'appello finale dalla piazza del Campidoglio, l'incontro
internazionale promosso dalla Comunità di Sant'Egidio: "Preghiera e
dialogo crescono o deperiscono insieme. Noi, uomini e donne di
religioni diverse, da Roma, vogliamo impegnarci a far crescere questo
grande movimento per la pace". Le testimonianze del giornalista
Domenico Quirico e dell'eritrea Alganesh Fessaha
Maria Chiara Biagioni: Opporre alla violenza e al terrorismo la pace delle religioni
... Lo ha detto in tutti i modi
il pastore di Molfetta durante la sua esistenza, lo ha ribadito ogni
giorno con la forza e la mitezza della sua fede e della sua vita. E
c’è, nel suo ricordo, il gusto di qualcosa di antico e insieme di nuovo
che porta dritti al Vangelo, alle sue pagine, ai suoi sentieri: quello
che va da Gerusalemme a Gerico è forse il più indicato per centrarne la
testimonianza. E oggi, nel tempo di papa Francesco, si può cogliere una
felice consonanza di stile e di temi. Il grido di don Tonino di fronte
agli eventi bellici di fine Novecento fa un tutt’uno con le
implorazioni che papa Francesco rivolge ai potenti della terra...
Giancarlo Piccinni: La pace di don Tonino Bello e di ogni uomo di buona volontà
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
2 ottobre per il disarmo:
Se vuoi la pace prepara la pace. Con la difesa nonviolenta
Le
Nazioni Unite, che l'hanno istituita nel 2007, intendono celebrare in
questo modo l'anniversario della nascita di M.K. Gandhi.
Vogliamo
rilanciare questa Giornata in Italia, come appuntamento comune di
iniziative e mobilitazione diffuse sul teritorio per promuovere la
cultura e la pratica della nonviolenza, con particolare attenzione al
decisivo tema del disarmo.
Per
noi la Giornata del 2 ottobre assume il valore di affermazione di un
nuovo orientamento politico, di rifiuto della guerra come condizione
preliminare per una nuova società, ispirata all’insegnamento di Gandhi:
“O l'umanità distruggerà gli armamenti, o gli armamenti distruggeranno
l'umanità”.
Quest’anno il 2 ottobre cade in un momento particolarmente delicato:
l’ossessiva ricerca di maggiori finanziamenti per gli armamenti da parte del governo;
la
difficoltà dello stesso parlamento ad abolire il programma dei caccia
F-35, come chiede con forza gran parte dell'opinione pubblica italiana;
il veto del consiglio supremo di difesa al parlamento rispetto alla sua sovranità decisionale sulle spese militari;
lo
stato di sofferenza del Servizio Civile Nazionale, vero strumento di
difesa civile, non armata e nonviolenta della patria ma che riceve
fondi irrisori rispetto alla difesa militare;
la preparazione del Consiglio europeo di dicembre sulla difesa comune;
la riproposizione e il rifinanziamento da parte del governo della cosiddetta mini-naja.
Il
motto bellicista dell’attuale ministro della difesa italiano è “per
amare la pace, bisogna armare la pace”. E' così che il ministero della
difesa diventa il ministero della preparazione della guerra. Infatti
l'esperienza storica ci insegna che “se armi la pace, ami la guerra”.
E’
necessario ribaltare questa concezione arcaica, ancorché contraria allo
spirito ed alla lettera della Costituzione italiana, nel suo contrario: se vuoi la pace prepara la pace, attraverso il disarmo e la costruzione di una vera difesa civile, non armata e nonviolenta.
Con
le risorse liberate da un vero processo di disarmo può essere costruito
un nuovo modello di difesa italiano ed europeo, a partire dal
riconoscimento, economico ed organizzativo, della piena dignità del
Servizio Civile Nazionale come forma di difesa non armata della Patria
alternativa a quella militare. Una modello che abbia al centro la
costruzione della pace con mezzi pacifici sul piano internazionale e la
difesa delle istituzioni democratiche costituzionali sul piano
nazionale.
La
sicurezza di tutti si costruisce attraverso il riconoscimento dei
diritti civili e sociali delle popoli, non attraverso minacciosi
programmi di riarmo militare degli Stati.
“Non esiste una via alla pace, la pace è la via” diceva Gandhi.
Questo
2 ottobre - in sua memoria e come promemoria per ciascuno di noi -
celebriamo in tutto il Paese la Giornata della nonviolenza.
Organizziamo dovunque iniziative politiche, culturali e simboliche,
ispirate alla nonviolenza, per il disarmo e la difesa nonviolenta.
Movimento
Nonviolento, Rete Italiana Disarmo, CNESC (Conferenza nazionale Enti di
Servizio Civile), Tavolo Interventi Civili di Pace, Movimento
Internazionale Riconciliazione, Pax Christi, Arci Servizio Civile,
Amesci (Associazione mediterranea per la promozione e lo sviluppo del
servizio civile), Un ponte per..., Emmaus Italia, Associazione
Obiettori Nonviolenti, Associazione per la Pace, AssopacePalestina,
Gavci, Arci, AISEC (Associazione Italiana Servizio Civile)
*****
Mercoledì
2 ottobre SocialTime onlus, in occasione della Giornata internazionale
della NonViolenza promuove il blogging day #NonViolenza
Una
data tutt'altro che casuale: il 2 ottobre,Giornata internazionale della
NonViolenza, coincide con la nascita dell'uomo che ha fatto simbolo di
questa "battaglia", il Mahatma Ghandi. Celebrazione voluta
dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2007 al fine di
"divulgare il messaggio della nonviolenza, anche attraverso
l'informazione e la consapevolezza pubblica" e riaffermare "la
rilevanza internazionale del desiderio di assicurare una cultura di
pace, tolleranza, comprensione e nonviolenza". Insomma, una giornata
speciale per dare concretezza alle ultime parole di Ghandi "La
noviolenza è la più grande forza a disposizione del genere umano. È più
potente della più potente arma di distruzione che il genere umano possa
concepire"...
I SOCIAL NETWORK, IL BRACCIO ARMATO DELLA NONVIOLENZA
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Le
Nazioni Unite hanno istituito nel 2007 la Giornata Internazionale della
Nonviolenza per celebrare l'anniversario della nascita di Mohandas
Karamchand Gandhi, detto il Mahatma (in sanscrito महात्मा, "grande
anima") Gandhi (2 ottobre 1869).
Non credere alla possibilità di una pace permanente...
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Gridavano aiuto, gridavano
dicendo di non sapere nuotare ma gli scafisti non hanno avuto pietà. Li
hanno bastonati, frustati con delle cime e minacciati con i coltelli
costringendoli a buttarsi in mare. E chi resisteva attaccandosi a
qualsiasi cosa veniva preso e gettato in acqua. Così sono morti quei 13
disperati extracomunitari, quasi tutti eritrei o somali, che si
trovavano a bordo di una imbarcazione di legno di poco più di otto
metri di lunghezza che si è arenata sulla spiaggia di "Manna razza"
vicino la località balneare di Sampieri, in provincia di Ragusa. Sono
stati gli scafisti a farli morire e due di loro, per fortuna, sono
stati individuati e fermati da polizia e carabinieri.
Gridavano aiuto, gridavano
dicendo di non sapere nuotare ma gli scafisti non hanno avuto pietà. Li
hanno bastonati, frustati con delle cime e minacciati con i coltelli
costringendoli a buttarsi in mare. E chi resisteva attaccandosi a
qualsiasi cosa veniva preso e gettato in acqua. Così sono morti quei 13
disperati extracomunitari, quasi tutti eritrei o somali, che si
trovavano a bordo di una imbarcazione di legno di poco più di otto
metri di lunghezza che si è arenata sulla spiaggia di "Manna razza"
vicino la località balneare di Sampieri, in provincia di Ragusa. Sono
stati gli scafisti a farli morire e due di loro, per fortuna, sono
stati individuati e fermati da polizia e carabinieri...
- Sbarco tragico a Ragusa, 13 morti "Costretti a tuffarsi dagli scafisti"
- Il racconto del carabiniere-eroe
- ''Migranti bastonati da scafisti''
- ''Disperati si aiutavano per raggiungere la riva''
- La spiaggia della tragedia
- Polchi: ''Dall'88 diciottomila morti''
- La mappa
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La fine del mondo. Il nostro
di Fabrizio Gatti
Non è solo la morte di tredici eroi che mi sconvolge.
Tredici
eroi che arrivati alla fine del viaggio, davanti a una spiaggia
siciliana, sono stati frustati, buttati in acqua e lasciati
annegare.
La
frusta, che in Africa può essere una corda, un tubo di gomma o un cavo
elettrico, è uno strumento che ogni giorno accompagna la lunga marcia
verso l’Europa. Ti frustano i militari per rapinarti una mancia di
diecimila franchi, quindici euro. Ti frustano gli autisti dei camion
che attraversano il Sahara, per obbligarti a salire in fretta. Ti
frustano gli scafisti, per recuperare ogni millimetro disponibile sulle
barche sovraccariche. Nel percorso da Agadez in Niger, l’ultima città
dell’Africa nera dove termina la strada asfaltata, a Tripoli in Libia,
dove appare il mare Mediterraneo, capita di essere frustati, torturati,
rapinati dodici, quindici volte. Era così nel 2003, nel 2005, nel 2009,
ogni volta che sono tornato al di là del mare a raccontare quel
viaggio.
Ma
ciò che più mi sconvolge stamattina è vedere sul sito del Corriere
della sera che il 38 per cento delle persone che hanno letto la notizia
si dichiara soddisfatto. Il sito dava loro la possibilità di cliccare
su indignato, triste o preoccupato. Invece hanno mosso il cursore per
selezionare l’icona con il volto allegro e sorridente.
Soddisfatti dei morti annegati, delle frustate, della fine. La nostra.
*****
...
E pare che allo stillicidio di naufragi la gente europea si sia
abituata e rassegnata. Occorreva un uomo venuto da un altro Continente
per farci ritrovare, di fronte a queste morti, sbalordimento e
angoscia: lo sguardo del Papa su Lampedusa ha richiamato l’Europa al
dramma che percorre il suo confine meridionale. E però accade ancora,
accade ogni notte, che un vecchio legno stracarico tenti la sorte,
verso l’Italia, verso l’Europa. Solo in questo 2013 secondo Migrantes
sono morti in almeno 200 – che vuol dire uno al giorno.
E
noi qui, davanti alla tv che mostra quei morti allineati – morti veri,
non come quelli del commissario Montalbano – fatichiamo a capire come
ci si possa imbarcare in un viaggio così, su quelle carrette sfasciate,
con dei bambini, poi, o, molte donne, incinte. Noi non capiamo, ma chi
arriva vivo dal Corno d’Africa, dal deserto, dai campi profughi in
Libia, spiega che è meglio sfidare la morte che semplicemente
aspettarla, là da dove si è partiti. Che, almeno, il mare concede
qualche possibilità di salvezza, mentre il restare, no.
Allora,
noi taciamo. Forse impotenti, davanti a un flusso migratorio da cui,
senza magari ammetterlo, ci sentiamo minacciati. Oppure distratti dai
nostri guai – un governo in bilico, un Paese pieno di guai, e l’Imu
poi, e l’Iva, che aumenta.
Eppure
tutti questi nostri problemi sembrano da poco, se solo ci sforziamo di
immaginare il viaggio di quelle barche nel buio. Pigiati in duecento,
fra il pianto dei bambini, sotto il sole a picco e poi nella notte
scura, la bocca secca di sete, e il mare attorno, sconosciuto e
immenso. Davvero inevitabili, queste sciagure? Le associazioni che
assistono chi sbarca invocano corridoi umanitari nel Mediterraneo,
perché almeno i profughi delle guerre possano arrivare vivi. «L’Europa
dei popoli, se c’è, faccia sentire la sua voce», ha detto ieri
accoratamente padre La Manna del Centro Astalli, dove profughi e
migranti vengono accolti. Sembra, però, che l’Europa sia in altre
faccende affaccendata. Oppure, nicchia: che effetto avrebbe proteggere
i migranti, se non di aumentare il numero di quelli che premono alle
nostre porte? E il flusso che sfida il Mediterraneo assume
silenziosamente i connotati di una migrazione epocale, di una pressione
inesorabile dal mondo della fame e della guerra al mondo in cui,
comunque, si vive.
Anche
questi ultimi tredici morti, sono il prezzo di un non voler vedere
collettivo. L’Europa si stringe in sé, come una fortezza assediata, e
guarda altrove. Ma la pressione non si ferma, come non si ferma, in
natura, il flusso tra due vasi comunicanti e diversamente pieni...
Ancora morte alle porte di casa. Dove sono sguardo e voce d'Europa? di Marina Corradi
***** “Ancora
una volta il mare è stato un palcoscenico umano di angoscia, dolore e
morte. Il Mediterraneo, culla delle civiltà, si è ormai trasformato in
un cimitero".Così la ministra per l’Integrazione, Cécile Kyenge, ha
commentato la tragedia di Scicli. "Stiamo assistendo - ha detto - ad
una tragedia umana che interpella tutti i paesi d’Europa. Papa
Francesco ha parlato di “globalizzazione dell’indifferenza” ma le sue
parole sembrano inascoltate come la disperazione che accompagna queste
morti”. “Non possiamo più sottovalutare questa situazione. Dobbiamo
superare la logica dell'emergenza continua. Il Fenomeno
dell’immigrazione non riguarda soltanto l’Italia. Siamo di fronte ad un
disastro umanitario e l’Europa deve intervenire. Dobbiamo cooperare,
parliamo di vite umane. I governi devono attivarsi al più presto,
devono lavorare insieme per trovare una soluzione che ponga fine ad una
dramma che non conosce più confini”. (fonte: Stranieri in Italia)
Leggi anche il nostro post precedente:
- L'ennesima strage degli immigrati non può lasciarci indifferenti, non possiamo far finta di non vedere e di non sapere!
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2 Ottobre
Festa dei nonni veri e propri "angeli custodi"
«Che
il Signore benedica i nostri nonni... Sono importanti nella vita della
famiglia per comunicare quel patrimonio di umanità e di fede che è
essenziale per ogni società». Sono le parole di Papa Francesco
pronunciate in Brasile durante la Giornata mondiale della gioventù,
dove ha poi parlato di un tesoro da coltivare e alimentare: «Il dialogo
tra le generazioni».
Queste
parole hanno sottolineato quanto è ormai chiaro a tutte le famiglie.
Non a caso nel 2005 in Italia è stata istituita una nuova festività
civile: è la festa dei nonni per i quali è stata scelta come data il
due ottobre, giorno in cui la Chiesa ricorda gli Angeli custodi che
proprio come i nonni curano e proteggono i bambini. Ma non solo. Sono
anche un fondamentale aiuto per i genitori per i quali rappresentano un
vero e proprio tesoro: e non solo metaforicamente parlando...
NONNI: BENEDETTI ANCHE DAL PAPA
Sono
oltre 12 milioni i nonni italiani: over65 che 'coprono' circa il 20%
della popolazione e che, oltre al loro bagaglio di esperienza e ai
legami affettivi con figli e nipoti, offrono alla società e alla
famiglia un sostegno fondamentale, ancor più in tempo di crisi
economica. Recenti dati Istat parlano di anziani italiani che
contribuiscono ogni anno con circa 4 miliardi di euro dalle loro
pensioni per sostenere figli e nipoti. Somma alla quale bisogna
aggiungere le ore di spese nell'attività' di baby sitter. Considerando
una tariffa di 7 euro all'ora, si può stimare che questo lavoro non
retribuito valga circa 24 miliardi di euro...
Nonni, vera risorsa per le famiglie
Abbiamo bisogno di nonni pieni di speranza
E ora Jesolo aspetta i nonni
A.A.A. Nonni cercano nipotini
Ecco i nonni dell'anno
Quell'alleanza con i genitori
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A terra due persone morte, una uccisa a coltellate, l’altra investita
da un’auto scagliata contro di loro a tutta velocità. Intorno, vari
feriti e gente in fuga.
Di
fronte a questo scenario, il primo e unico istinto di un Carabiniere,
giunto sul luogo per fare i rilievi della sciagura, è rubare a una
donna ferita la sua borsetta, appropriarsi del bancomat e correre a
giocare in due sale slot. È l’ennesimo raccapricciante risvolto, emerso
in queste ore, della già immane tragedia di Chiuduno (Bergamo), nella
quale domenica 8 settembre ha perso la vita la dottoressa Eleonora
Cantalamessa. Un martirio che ha commosso l’Italia, quello della
giovane ginecologa, che non ha esitato a fermare l’auto su cui
viaggiava e prestare soccorso a uno sconosciuto riverso sull’asfalto,
l’indiano Baldev Kumar, accoltellato durante una rissa tra una dozzina
di connazionali.
Avrebbe
potuto non vedere, la velocità o il buio sarebbero stati un alibi
perfetto per tirare dritto di fronte a quel corpo sdraiato... Per
chiunque, ma non per la dottoressa, da sempre appassionata nel vivere
la medicina come un chinarsi verso il fratello più debole: Eleonora
assisteva gratuitamente nel proprio studio le donne immigrate, sentiva
come obbligo morale quello di restare medico anche dopo l’orario di
lavoro, indossava il camice bianco come una pelle che non si sveste mai
(lo stesso camice che il fratello le ha posto sulla bara nel giorno
delle esequie). Non è morta per una fatalità, ma in conseguenza di un
sì ripetuto quotidianamente fin dal giorno in cui giurò sulle parole di
Ippocrate. Il suo gesto è stato quello del buon Samaritano, ha
ricordato Papa Francesco. Anche D.T., 35 anni, aveva prestato
giuramento all’Arma e aveva scelto di difendere il prossimo, di
indossare una divisa che non si sveste mai, di stare sempre dalla parte
giusta, ad ogni costo e a rischio della vita.
Di
seguire, per vocazione, l’esempio del Samaritano. Per questo è proprio
il suo essere Carabiniere a rendere più incredibile e ingiustificabile
la sua condotta: come ha potuto anche solo pensare di approfittare
della tragedia, del dolore e della morte? Come ha potuto rubare, e a
una donna ferita? (una barista rumena che si era fermata a prestare
soccorso)...
L’esiguità
stessa del furto, così sproporzionata rispetto all’enormità del gesto,
così futile rispetto al disonore, non ne attenua la colpa, anzi, la
rende più nera in contrasto con l’eroismo civile della dottoressa, la
generosità della donna rumena, il senso del dovere dei colleghi
dell’Arma inflessibili nel fare giustizia. Il militare è denunciato e
sospeso, ma il mandante, cioè lo Stato biscazziere, non lo ha ancora
arrestato nessuno. Così in questa Italia allo sbando ognuno si salva
come può...
Se lo Stato biscazziere «corrompe» i suoi servitori
Vedi anche il nostro post precedente:
- MORIRE DA SAMARITANI - Ricordiamo Eleonora Cantamessa perché non muoia l’Italia dei piccoli grandi gesti quotidiani
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LA VITA CRISTIANA COME CAMMINO
HOREB n. 65 - 2/2013
TRACCE
DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
È sempre
bello partecipare della gioia di un bambino che, dopo aver gattonato
per settimane, finalmente, tenuto per mano dai genitori, riesce a stare
in piedi e a muovere i primi passi. Gli brillano gli occhi e grida di
gioia, poi, quando scopre che può camminare da solo, da quel momento si
sente libero di esplorare le cose che lo circondano.
Il camminare è davvero un’esperienza connaturale all’uomo, egli è un
essere itinerante, “homo viator”, secondo l'espressione di G. Marcel.
Sempre in cammino non solo in senso geografico spaziale, desideroso,
cioè, di lasciare un determinato luogo per raggiungere e conoscere
nuove realtà, ma in cammino verso il raggiungimento della sua pienezza.
Il bambino è chiamato gradualmente a crescere a misurarsi con i piccoli
e grandi eventi, a prendere decisioni a confrontarsi con gli altri, a
diventare adulto. Nel tessuto del mondo, la vita dell'uomo è una grande
avventura, che conosce percorsi agevoli, lieti ma anche momenti di
perplessità, arresti, crisi, desiderio di tornare indietro, ma proprio
attraverso queste fasi egli cresce negli anni, e anche matura
umanamente e spiritualmente.
Il camminare, esigenza fondamentale dell’uomo, è già evidenziata dalla
Bibbia che, prima di tutto, ci mostra lo stesso Dio in cammino e, poi,
evidenzia che il Vivente coinvolge l’uomo nel suo cammino.
Il profeta Michea, per esempio, annota che camminare umilmente con Dio
è una delle dimensioni inseparabili che configurano l’esperienza umana
e spirituale dell’uomo: «Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e
ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la
pietà, camminare umilmente con il tuo Dio» (Mi 6,8).
Il “camminare con Dio” esprime sia il dinamismo dell’esistenza umana
sia il fondamento dell’esperienza di fede, cioè la conoscenza e
l’esperienza di Dio.
E Dio, in Gesù, si è fatto umano, compagno di viaggio di ogni uomo che
lo accoglie. Lui, la “Via”, ci educa ad uscire dalla caverna egoica che
rende ciechi e immobili, ci strappa da una logica mondana e di potere,
ci apre orizzonti sempre nuovi e scopriamo che il viaggio della vita
non lo facciamo da soli, ma assieme a tante altre persone che non sono
nemici o estranei, ma fratelli. Essi sono la soglia dove ogni uomo
comincia veramente a vivere. ...
Questo l'incipit dell'Editoriale di
Horeb, Quaderni di riflessione e formazione per quanti desiderano
coltivare una spiritualità che assuma e valorizzi il quotidiano.
Editoriale (pdf)
Sommario (pdf)
E' possibile richiedere
copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it
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Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto
I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ - 2013
Dal 16 Ottobre al 4 Dicembre
Sala del Convento
dalle h. 20.00 alle h. 21.00
IL SANGUE DEI MARTIRI
SEME DI NUOVI CRISTIANI
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Abbracciare, abbracciare...
Nulla è tuo...
Se manca la memoria di Dio...
Il catechista allora...
Un mosaico di solidarietà...
Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII...
Non guardare se la via...
L'angelo ci invita...
Anche la pace...
Signore fa' di me...
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Il 28 Settembre 1978 moriva dopo soli 33 giorni di pontificato Giovanni Paolo I
Noi siamo oggetto da parte di Dio...
Il 28 Settembre 1978 moriva dopo soli 33 giorni di pontificato Giovanni Paolo I
Signore, prendimi come sono...
La mia vocazione è...
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“Non
c’è membro della Chiesa – scriveva Thomas Merton – che non debba
qualcosa al Carmelo”, e Papa Francesco – a tal proposito – non nasconde
la sua particolare devozione proprio per una delle figure più
significative della spiritualità carmelitana: Teresa di Gesù Bambino.
Anche dal punto di vista carismatico – si potrebbe dire – Papa
Bergoglio è il pontefice delle sorprese: gesuita per vocazione, sceglie
il nome Francesco come aspetto programmatico del suo ministero petrino
e si dice devoto alla piccola carmelitana di Lisieux.
Michelangelo Nasca: "Le voglio tanto bene"
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LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO
"Io do la mia vita per riprenderla di nuovo... Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo" (Giovanni 10, 17-18)
Gianfranco Ravasi: Dare e riprendere la vita
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RUBRICA Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi
al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo
popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino
Vangelo: Lc 16,19-31
Ritorna ancora il tema della ricchezza, della "mammona di ingiustizia",
e questa volta nella parabola Luca mette di fronte due personaggi: il
primo è un uomo ricco, senza nome, cioè senza identità, senza futuro,
mentre il secondo è un povero, un pitocco (in greco: ptochòs, che
traduce l'ebraico "anaw" che significa "oppresso, schiacciato"), un
personaggio che - unica volta nelle parabole del Vangelo di Luca - ha
un nome cioè ha una identità e si chiama Lazzaro che significa: "Il Signore è il mio aiuto".
Il ricco, come sempre, fa affidamento solo sui suoi beni e, nella sua
stupidità e cecità, non si accorge di chi sta alla sua porta a
mendicare le briciole che cadono dalla sua mensa. "Quando Signore ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo servito?" (Mt 25,44)
...
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26ª Domenica del Tempo Ordinario anno C
29 settembre 2013
omelia di don Angelo Casati
Am 6,1.4-7
Sal 14
1 Tm 6,11-16
Lc 16,19-31
Tra
le due parabole, quella della scorsa domenica -la parabola
dell'amministratore astuto e questa del ricco e del povero Lazzaro-,
c'è una notazione di Luca che fa quasi da cerniera: "I farisei" -è
scritto- "che erano attaccati al denaro, ascoltava- no tutte queste
cose e si burlavano di lui. Egli disse: "voi vi ritenete giusti davanti
agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli
uomini è cosa detestabile davanti a Dio".
Noi,
ma forse no, non ci beffiamo di Gesù, non arriviamo al punto di
deriderlo. Però è proprio così vero che noi non esaltiamo ricchi e
potenti? Non è forse vero che sono loro a fare notizia, loro ad avere
giullari e cortigiani, loro circondati di deferenza, quasi una sacra
deferenza? Loro hanno un nome. Condanniamo i farisei che si facevano
beffa di Gesù. Però nei nostri criteri, quelli correnti che riguardano
la vita di tutti i giorni, diciamo sì "beati i poveri", però il culto
lo diamo ai ricchi. I ricchi che dispongono già di una corte: anche il
ricco del vangelo. Il povero - Lazzaro - non ha nessuno, solo come un
cane e vegliato dai cani. I ricchi hanno un nome, i poveri no. Che è
proprio il contrario di quello che vuole Dio. Per Lui il nome l'hanno i
poveri. Non per nulla nella parabola il ricco che ha tutto -è nella
casa, veste di porpora, ha amici con cui banchetta- ha tutto. Non ha un
nome, per Dio non ha nome. Al contrario ha un nome quel povero che non
ha niente, non ha casa, non ha soldi, non ha salute, non ha amici.
Eppure ha un nome: Lazzaro, dall'antico El'azar) che significa "Dio ha
aiutato". Ha un nome per Dio. E per me? -mi chiedo-, chi ha un nome per
me? Sono i poveri o i ricchi ad avere un nome per me?
omelia di don Angelo nella 26ª Domenica del Tempo Ordinario
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Uno
degli aspetti oggi più disattesi nell’etica e nella cultura è
certamente quello della lotta spirituale, elemento fondamentale in
vista dell’edificazione di una personalità umana, salda e matura. Il
nichilismo etico e l’imperante cultura dell’et-et, che fanno sognare la
possibilità di uno stile di vita esente dal rischio e dalla fatica
della scelta sembrano rendere “fuori luogo” e “fuori tempo” la
riflessione sulla necessità della lotta interiore. Eppure per ogni
essere umano, questa è più che mai essenziale: è ilcombattimento
invisibile in cui ciascuno oppone resistenza al male e lotta per non
essere vinto da pulsioni e suggestioni che sonnecchiano nel profondo
del suo cuore, ma che sovente si destano ed emergono con una prepotenza
aggressiva, fino ad assumere il volto di tentazioni seducenti. Davvero,
secondo l’acuta sintesi di Origene, “la tentazione rende l’uomo un
martire o un idolatra” (Esortazione al martirio 32,4-5).
Ora,
non è possibile l’edificazione di una personalità umana e spirituale
robusta senza la lotta interiore, senza un esercizio al discernimento
tra bene e male, in modo da giungere a dire dei “sì” convinti e dei
“no” efficaci: “sì” a quello che possiamo essere e fare per vivere una
vita umana degna di questo nome; “no” alle pulsioni idolatriche ed
egocentriche che ci alienano e contraddicono i nostri rapporti con noi
stessi, con gli altri e con le cose e, per chi crede, con Dio: rapporti
chiamati a essere contrassegnati da libertà e amore.
In questo senso vorrei analizzare tre dominanti fondamentali che agiscono sulle sfere umane dell’amare, dell’avere e del volere: la dominante dell’eros (libido amandi), la dominante del possesso (libido possidendi), la dominante del potere e dell’affermazione di sé (libido dominandi)...
"Contro le tre libido: resistere" di Enzo Bianchi
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Giovanni
Paolo II e Giovanni XXIII saranno proclamati santi lo stesso giorno di
primavera. Lo ha annunciato papa Francesco nel corso del Concistoro per
la canonizzazione dei due beati
Giacomo Galeazzi: 27 aprile il giorno di Wojtyla e Roncalli, i papi santi
La commovente reazione dopo l'annuncio della canonizzazione del prossimo 27 aprile
Marek Lehenert: Le lacrime di gioia del cardinale Dziwisz
Ogni tanto un'idea riparte, non
si sa bene da dove, e fa una fiammata improvvisa di "novità"
(apparente, perché, in realtà, ciclicamente riproposta). Mi sono però
stupito un tantino nel leggere oggi il pezzo della competentissima
prof. Lucetta Scaraffia. A mio avviso scritto un po' di getto,
certamente col cuore: ha ragione da vendere nel mostrare come le donne
non siano sufficientemente ascoltate "di diritto" ai piani alti della
Chiesa, ma eccede nell'ottimismo nel pensare che la nomina di donne
cardinale: "avrebbe il grande vantaggio di essere possibile, senza
implicare il problema spinoso dell’ordinazione sacerdotale femminile".
CANTUALE ANTONIANUM: Sui desideri di "quote rosa" nel collegio cardinalizio ovvero dei "Cardinali laici"
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CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni
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Colloquio tra papa Francesco
e Eugenio Scalfari
Il Papa: così cambierà la Chiesa
... L’incontro con papa
Francesco è avvenuto martedì scorso nella sua residenza di Santa Marta,
in una piccola stanza spoglia, un tavolo e cinque o sei sedie, un
quadro alla parete. Era stato preceduto da una telefonata che non
dimenticherò finché avrò vita.
Erano le due e mezza del
pomeriggio. Squilla il mio telefono e la voce alquanto agitata della
mia segretaria mi dice: «Ho il Papa in linea glielo passo
immediatamente ».
Resto allibito mentre già la voce di Sua Santità dall’altro capo del filo dice:
«Buongiorno, sono papa Francesco».
Buongiorno Santità — dico io e poi — sono sconvolto non m’aspettavo mi chiamasse.
«Perché sconvolto? Lei mi ha
scritto una lettera chiedendo di conoscermi di persona. Io avevo lo
stesso desiderio e quindi son qui per fissare l’appuntamento. Vediamo
la mia agenda: mercoledì non posso, lunedì neppure, le andrebbe bene
martedì?».
Rispondo: va benissimo.
«L’orario è un po’ scomodo, le 15, le va bene? Altrimenti cambiamo giorno».
Santità, va benissimo anche l’orario.
«Allora siamo d’accordo: martedì 24 alle 15. A Santa Marta. Deve entrare dalla porta del Sant’Uffizio».
Non so come chiudere questa telefonata e mi lascio andare dicendogli: posso abbracciarla per telefono?
«Certamente, l’abbraccio anch’io. Poi lo faremo di persona, arrivederci ».
Ora son qui. Il Papa entra e mi dà la mano, ci sediamo. Il Papa sorride e mi dice:
«Qualcuno dei miei collaboratori che la conosce mi ha detto che lei tenterà di convertirmi»
È una battuta gli rispondo. Anche i miei amici pensano che sia Lei a volermi convertire. Ancora sorride e risponde:
«Il proselitismo è una
solenne sciocchezza, non ha senso. Bisogna conoscersi, ascoltarsi e far
crescere la conoscenza del mondo che ci circonda. A me capita che dopo
un incontro ho voglia di farne un altro perché nascono nuove idee e si
scoprono nuovi bisogni. Questo è importante: conoscersi, ascoltarsi,
ampliare la cerchia dei pensieri. Il mondo è percorso da strade che
riavvicinano e allontanano, ma l’importante è che portino verso il
Bene».
Il Papa: così cambierà la Chiesa - colloquio tra papa Francesco e Eugenio Scalfari
Vedi anche i nostri post precedenti: - Papa Francesco scrive a Repubblica: La verità non è mai assoluta - Eugenio Scalfari: La pecora smarrita
- Commenti e riflessioni sulla lettera di Papa Francesco a Eugenio Scalfari / 4 : Spadaro, Küng, Repole, Biondi
(nell'ultimo post i link a quelli precedenti)
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La telefonata di Bergoglio per
fissare un appuntamento. La stanza spoglia a Santa Marta. La
schiettezza del dialogo. E la promessa di parlarsi ancora. Il fondatore
di Repubblica racconta il suo pomeriggio speciale con il pontefice
Eugenio Scalfari: "Il mio incontro con Papa Francesco" (video)
"Per troppo tempo i vescovi
hanno cercato voti e consensi. Basta con la caccia al potere, la
durezza dei concetti espressi da Bergoglio ha qualcosa di leggero e
salutare"
Paolo Rodari: Intervista Scalfari al papa, Don Ciotti: "Addio a interferenze tra gerarchie e politica"
Io credo che sia un evento di
grande valore e di cui rallegrarsi moltissimo, il fatto che il dialogo
tra Papa Francesco ed Eugenio Scalfari non sia terminato con un
epistolario, ma sia continuato con un'intervista. Quella pubblicata
ieri su Repubblica è il documento straordinario di un incontro da uomo
a uomo con un'intensa e profonda volontà reciproca di proseguire e
approfondire il dialogo.
Hans Kung: Francesco, Scalfari e l'arte del dialogo
... Molti dei temi ripresi
nelle risposte sono uno sviluppo di precedenti affermazioni papali:
basti pensare alla preoccupazione per la disoccupazione e per la
cultura dello “scarto” che elimina vecchi e giovani; alla “corte” e
alla “cortigianeria”; al clericalismo; alla Curia troppo
Vaticano-centrica. Ma leggendo con attenzione l’intervista ci
sono dei particolari che non tornano ...
Andrea Tornielli: I dubbi sull'intervista a Scalfari
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La Pira
e
le parole vuote di questi giorni
di Marco Pappalardo
Di
fronte allo spettacolo a cui stiamo assistendo riascoltiamo le parole
estremamente concrete di un uomo che visse sempre la politica con il
Vangelo in mano.
«Ho
un solo alleato: la giustizia fraterna quale il Vangelo la presenta;
ciò significa: lavoro per chi ne manca, casa per chi ne è privo,
assistenza per chi ne necessita, libertà spirituale e politica per
tutti, vocazione artistica e spirituale di Firenze nel quadro
universale della civiltà cristiana ed umana. Non mi servo dei comuni
metodi di meccanica parlamentare e partitica: a Firenze c'è posto per
tutti gli uomini di buona volontà che hanno come obiettivo di azione i
punti sopra indicati».
Queste
parole sembrano a prima vista quelle di un sacerdote o di un vescovo, e
non certo di un politico; eppure sono le parole di Giorgio La Pira, il
laico "sindaco santo" di Firenze, che tanto stridono per profondità,
bellezza e praticità con quelle spesso superficiali, irresponsabili,
volgari e propagandistiche di una certa classe politica che purtroppo
ben conosciamo...
La Pira e le parole vuote di questi giorni
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Quelli della Via si
associa alla richiesta di "Popoli" e, aspettando il suo ritorno, chiede
una preghiera per Padre Paolo Dall'Oglio
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Del padre gesuita
Dall'Oglio non si hanno più notizie certe dal 12 agosto, l'attesa si
sta trasformando in una agoscia per i suoi familiari, i confratelli e
tutti coloro che hanno conosciuto e conoscono il grande cuore di
"Abuna".
Luca Rolandi: Dramma Dall'Oglio, le sue parole per non dimenticarlo
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Angelus/Regina Cæli - Angelus, 29 settembre 2013
Omelia - 29 settembre 2013: Santa Messa per la Giornata dei Catechisti
Omelia - 4 ottobre 2013: Santa Messa nella Piazza San Francesco di Assisi
Discorso - Ai Partecipanti all'incontro Internazionale per la Pace promosso dalla Comunità di Sant'Egidio (30 settembre 2013)
Discorso - Ai partecipanti all’incontro promosso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, nel 50° anniversario della “Pacem in terris” (3 ottobre 2013)
Discorso - Ai bambini disabili e ammalati dell'Istituto Serafico (4 ottobre 2013)
Discorso - Incontro
con il Clero, Persone di Vita Consacrata e Membri di Consigli Pastorali
della Diocesi nella Cattedrale di San Rufino (Assisi, 4 ottobre 2013)
Discorso - Incontro con i Giovani dell'Umbria nel Piazzale della Basilica di Santa Maria degli Angeli (4 ottobre 2013)
Udienza - 2 ottobre 2013
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28/09/2013:
30/09/2013:
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
28 settembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
lo sguardo di Gesù ti cambia
Chiedere
la grazia di non fuggire la Croce: questa la preghiera del Papa durante
la Messa di stamane a Santa Marta. L’omelia ha preso lo spunto dal
Vangelo del giorno in cui Gesù annuncia ai discepoli la sua
passione.
“Il
Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini”:
queste parole di Gesù –afferma il Papa – gelano i discepoli che
pensavano a un cammino trionfante. Parole che “restavano per loro così
misteriose che non ne coglievano il senso” e “avevano timore di
interrogarlo su questo argomento”: per loro era “meglio non parlare”,
era “meglio non capire che capire la verità” che Gesù diceva:
“Avevano
paura della Croce, avevano paura della Croce. Lo stesso Pietro, dopo
quella confessione solenne nella regione della Cesarea di Filippo,
quando Gesù un’altra volta dice questo, rimprovera il Signore: ‘No,
mai, Signore! Questo no!’. Aveva paura della Croce. Ma non solo i
discepoli, non solo Pietro, lo stesso Gesù aveva paura della Croce! Lui
non poteva ingannarsi, Lui sapeva. Tanta era la paura di Gesù che
quella sera del giovedì ha sudato il sangue; tanta era la paura di Gesù
che quasi ha detto lo stesso di Pietro, quasi… ‘Padre, toglimi questo
calice. Si faccia la tua volontà!’. Questa era la differenza!”...
Il Papa conclude la sua omelia con una preghiera a Maria:
“Vicinissima
a Gesù, nella Croce, era sua madre, la sua mamma. Forse oggi, il giorno
che noi la preghiamo, sarà buono chiederle la grazia non di togliere il
timore – quello deve venire, il timore della Croce… - ma la grazia di
non spaventarci e fuggire dalla Croce. Lei era lì e sa come si deve
stare vicino alla Croce”.
Chiedere la grazia di non fuggire la Croce: così il Papa a Santa Marta
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
30 settembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
pace e gioia è l'aria della Chiesa
Non
un'organizzazione e una programmazione perfette, ma “pace e gioia” sono
il segno della presenza di Dio nella Chiesa: è quanto ha affermato il
Papa nella Messa di stamani a Santa Marta commentando le letture del
giorno.
I
discepoli erano entusiasti, facevano programmi, progetti per il futuro
sull’organizzazione della Chiesa nascente, discutevano su chi fosse il
più grande e impedivano di fare il bene in nome di Gesù a quanti non
appartenevano al loro gruppo. Ma Gesù – spiega il Papa – li sorprende,
spostando il centro della discussione dall’organizzazione ai bambini:
“Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi – dice - questi è grande!”.
Così, nella Lettura del profeta Zaccaria si parla dei segni della presenza di Dio:
non “una bella organizzazione” né “un governo che vada avanti, tutto
pulito e tutto perfetto”, ma gli anziani che siedono nelle piazze e i
fanciulli che giocano. Il rischio è quello di scartare sia gli anziani
che i bambini. E duro è il monito di Gesù verso chi scandalizza i più
piccoli:
“Il
futuro di un popolo è proprio qui e qui, nei vecchi e nei bambini. Un
popolo che non si prende cura dei suoi vecchi e dei suoi bambini non ha
futuro, perché non avrà memoria e non avrà promessa! I vecchi e i bambini sono
il futuro di un popolo! Quanto è comune lasciarli da parte, no? I
bambini, tranquillizzarli con una caramella, con un gioco: ‘Fai, fai;
Vai, vai’. E i vecchi non lasciarli parlare, fare a meno del loro
consiglio: ‘Sono vecchi, poveretti’…”...
Dunque,
la “vitalità della Chiesa” non è data da documenti e riunioni “per
pianificare e far bene le cose”: queste sono realtà necessarie, ma non
sono “il segno della presenza di Dio”:
“Il
segno della presenza di Dio è questo, così disse il Signore: ‘Vecchi e
vecchie siederanno ancora nelle piazze di Gerusalemme, ognuno con il
bastone in mano per la loro longevità. E le piazze della città
formicoleranno di fanciulli e fanciulle che giocheranno sulle sue
piazze’. Gioco ci fa pensare a gioia: è la gioia del Signore. E questi anziani, seduti col bastone in mano, tranquilli, ci fanno pensare alla pace. Pace e gioia: questa è l’aria della Chiesa!”.
Il Papa: pace e gioia, non l'organizzazione, segno della presenza di Dio nella Chiesa
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
1 ottobre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco: testimonianza vera spinta alla Chiesa
Papa
Francesco ha concelebrato la Messa di stamani alla Casa Santa Marta con
i porporati del “Consiglio di cardinali” che, da oggi, si riunisce con
il Papa in Vaticano fino al 3 ottobre. Nell’omelia, il Pontefice ha
auspicato che queste riunioni rendano tutti più umili e fiduciosi di
Dio, affinché la Chiesa possa dare una bella testimonianza alla gente.
Gesù
rimprovera i due Apostoli che volevano che scendesse fuoco dal cielo
sopra a quanti non volevano accoglierli. Papa Francesco ha svolto la
sua omelia muovendo dal Vangelo odierno e subito ha rilevato che quella
del cristiano non è “una strada di vendetta”. La via del cristiano è
quella dell’umiltà, della mitezza. E, ha aggiunto, nella ricorrenza
odierna di Santa Teresa di Gesù Bambino, “ci farà bene pensare a questo
spirito di umiltà, di tenerezza, di bontà”. Uno spirito mite, ha
aggiunto, che il Signore “vuole da tutti noi”. Dov’è dunque la forza
“che ci porta a questo spirito”? Proprio “nell’amore – è la risposta
del Papa – nella carità, nella consapevolezza che noi siamo nelle mani
del Padre”. “Quando si sente questo”, ha osservato, “non viene di fare
scendere fuoco dal cielo”:
“Viene
l’altro spirito, quello di quella carità che tutto soffre, tutto
perdona, che non si vanta, che è umile, che non cerca se stesso...
“La Chiesa - ci diceva Benedetto XVI - non cresce per proselitismo, cresce per attrazione, per testimonianza. E
quando la gente, i popoli vedono questa testimonianza di umiltà, di
mitezza, di mansuetudine, sentono il bisogno che dice il profeta
Zaccaria: ‘Vogliamo venire con voi!’. La gente sente quel bisogno
davanti alla testimonianza della carità, di questa carità umile, senza
prepotenza, non sufficiente, umile, che adora e serve”.
“E’ semplice la carità: adorare Dio e servire gli altri!
E questa testimonianza – ha affermato il Papa - fa crescere la Chiesa”.
Ecco perché una suora “tanto umile, ma tanto fiduciosa in Dio”, come
Santa Teresa di Gesù Bambino, “è stata nominata Patrona delle Missioni,
perché il suo esempio” fa sì “che la gente dica ‘Vogliamo venire con
voi!’”. Papa Francesco ha dunque concluso la sua omelia con un pensiero
speciale alle riunioni che da oggi si terranno in Vaticano con il
“Consiglio di cardinali” da lui voluto per aiutarlo nel governo della
Chiesa:
“Oggi,
qui, in Vaticano incomincia la riunione con i cardinali consultori, che
stanno concelebrando nella Messa. Chiediamo al Signore che il nostro
lavoro di oggi ci faccia a tutti più umili, più miti, più pazienti, più
fiduciosi di Dio, perché così la Chiesa possa dare una bella
testimonianza alla gente e vedendo il Popolo di Dio, vedendo la Chiesa,
sentano la voglia di venire con noi!”.
Il Papa a Santa Marta con i cardinali consultori: il nostro lavoro ci facia più umili per dare una bella testimonianza di Chiesa
video
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"E' un mondo più bello
quello in cui puoi abbracciare un Papa. Per me è stato come parlare a
un amico". A ricevere la telefonata a sorpresa di Papa Francesco è
Carlo Petrini, scrittore e fondatore di Slow Food. Venti minuti a
parlare di ambiente, immigrazione, e degli umili del mondo.
Michela Scacchioli: Petrini: "La mia telefonata con il Papa Piemonte, migranti e umili del mondo"
In coscienza devo rompere il
coro cortigiano, composto da nomi laici ed ecclesiastici fin troppo
conosciuti, che accompagna da mesi gli interventi pubblici di papa
Jorge Mario Bergoglio, per segnalare solo alcune delle reiterate
approssimazioni in cui cade il suo eloquio.
Pietro De Marco: Un messaggio allo stato liquido
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Il vescovo di Amman conferma
che Francesco è atteso in Giordania in primavera. E ipotizza una tappa
anche nel campo profughi di Zaatari
Giorgio Bernardelli: «Potremmo portare il Papa tra i rifugiati siriani»
La Provvidenza ha fatto in modo
che nello stesso giorno, questo primo di ottobre in cui la Chiesa
ricorda Santa Teresa di Lisieux, due campioni del giornalismo laico
italiano dedicassero al personaggio Bergoglio intere pagine dei
rispettivi quotidiani: si tratta di Eugenio Scalfari, recatosi a
dialogo con il Pontefice fin dentro le mura leonine del Vaticano, e di
Giuliano Ferrara, più restio al confronto diretto ma pur sempre attento
osservatore degli uomini e degli eventi.
Alfonso M. Bruno: Chi è Papa Francesco?
Ho letto con attenzione
il discorso del Papa ai catechisti e ho ascoltato in diretta
l'omelia della Messa in occasione del loro incontro mondiale
nell'Anno della fede. E poi ho cercato di mettere questi due discorsi
sullo sfondo di tutto il dibattito intra-ecclesiale (anche su questo
blog) sulla nuova evangelizzazione. E ho visto che a farmi pensare non
sono tanto le cose che il papa dice, ma quelle che non dice.
Gilberto Borghi: Quello che il Papa non dice
Io
credo che più si definisce il percorso di papa Francesco e più si
chiarisce la sua forza innovativa e la sua capacità di cambiamento.
Ecco, la definisco davvero così, vivacità di cambiamento. E’ talmente
ricca di candore, di parole e concetti semplici e diretti che spesso
molti dimenticano che siamo di fronte
a un gesuita colto, duro, autoritario, come lui stesso ha dichiarato
qualche tempo fa ricordando la sua esperienza di Provinciale in
Argentina, conservatore
ma non di destra, mi riferisco sempre a sue affermazioni.
Mi sto convincendo che inoltrandosi nella sua nuova vita di pastore e
guida di più di un miliardo di fedeli, si avvicini sempre più a San
Francesco, predicando fraternità e povertà. E offrendo non solo ai
cristiani un modello di vita reale e non astratti concetti, l’umiltà
della forza, il coraggio della povertà e della fede, la tutela degli
oppressi. Lo sguardo aperto e sincero su chi non crede e su chi vive la
propria fede in altre religioni gli permette il Dialogo...
Franco Scaglia: Il destino di Papa Francesco si sta modellando su quello dell’uomo di Assisi
Questa prima settimana di ottobre è
caratterizzata da due eventi di grande portata per cogliere l’impronta
che papa Francesco sta dando al suo modo di esercitare il primato
petrino: la riunione degli otto cardinali che il vescovo di Roma ha
voluto come suoi consiglieri per aiutarlo nel governo della Chiesa
universale e nella riforma della Curia, e il pellegrinaggio, assieme a
loro, ad Assisi.
Enzo Bianchi: Così cambia il primato di Pietro
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Dodici aprile 1207: quel giorno era segnato. Faceva freddo. Ad Assisi
era tempo di mercato, un giovedì qualsiasi. Apparentemente. Perché la
data avrebbe scatenato un cambiamento radicale nella Chiesa. Lo stesso
cambiamento che Papa Francesco sogna di imprimere alla barca di
Pietro.
LA STORIA
E
chissà se anche nel suo cuore è rimbombato lo stesso imperativo giunto
a San Francesco dal crocifisso di San Damiano: «Ripara la mia casa che
cade in rovina». Quel 12 aprile messer Pietro Bernardone e il figlio
Francesco, nel cortiletto del vescovado, si sfidavano l’uno di fronte
all’altro, l’uno contro l’altro. La contesa era sui beni terreni, il
padre che reclamava al figlio considerato pazzo la restituzione del
denaro, poiché aveva venduto tutto per darlo ai poveri e girava per le
viuzze della cittadina vestito di stracci, sporco e ribelle. Nel
cortiletto non c’era più un posto in piedi, l’evento era rimbalzato di
bocca in bocca, fino ad arrivare al Laterano, a Roma, dove risiedeva il
Signor Papa. Il giovane in piedi rispondeva al genitore: «Monsignore
non solo il denaro è cosa sua, ma anche il vestito che mi ha dato gli
voglio allegramente restituire!». Poi svelto usciva per rientrare pochi
minuti dopo nudo, con solo un cilizio, il panno ruvido dei poveri,
deponendo a terra il mucchietto di vesti e dei soldi. In quel
cortiletto salirono al cielo parole di scandalo: «Udite udite ed
intendete. Fino ad ora ho chiamato Pietro di Bernardone mio padre, ma
siccome ho fatto proposito di servire Dio, gli rendo il denaro per il
quale era turbato e tutti i vestiti che ebbi da lui, così da qui
innanzi potrò dire con pieno diritto: Padre nostro che sei nei cieli. E
non padre Pietro Bernardone».
La Storia ha registrato il vento della novità, la follia di un Santo straordinario, il potere di un gesto di rottura.
IL MESSAGGIO
Il
4 ottobre prossimo, festa di San Francesco, quel gesto, in
quell’edificio, nella Sala della Spoliazione di Assisi, così chiamata
per richiamare all’essenzialità dei beni terreni, Papa Bergoglio
abbraccerà un gruppo di poveri assistiti dalla Caritas. Vuole parlare
solo a loro, e attraverso loro traccerà le linee operative della sua
Chiesa. Niente autorità, niente pomposità, niente orpelli. Il Vangelo
nudo e crudo farà da traccia per evocare l'esempio del Santo.
Significativo che in quella sala ci saranno anche gli otto cardinali
reduci dalla prima riunione operativa per ridisegnare la curia.
Il
pellegrinaggio ad Assisi di Papa Francesco fa dire al vescovo di
Perugia, Bassetti che «dal 5 ottobre la Chiesa mondiale potrebbe non
essere più la stessa».
LO SCENARIO
Cosa
bolle in pentola? «Sicuramente in questa epoca di cambiamenti Bergoglio
sembra avere colto nel profondo e vuole tracciare ufficialmente la
nuova rotta». Annuncerà probabilmente qualcosa a proposito dei beni
della Chiesa, dell’uso distorto che ne viene fatto come hanno
tristemente messo in luce gli scandali legati allo Ior e le carte
legate ai Vatileaks. Abolirà forse tutti i titoli onorifici.
Voci che si rincorrono...
La nuova chiesa di Francesco di Franca Giansoldati
Vedi anche il nostro post precedente:
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C’è
una grande attesa per quello che dirà domani Papa Francesco dalla città
di Assisi. L’attenzione è rivolta alla messa che si terrà in piazza san
Francesco alle 11.00 in diretta televisiva e alle parole che pronuncerà
nel corso della giornata. Ma Papa Francesco ha già detto (quasi) tutto.
Lo ha fatto con il linguaggio più chiaro e universale: il linguaggio
dei segni. In una
lunghissima giornata (in tutto non meno di tredici ore) il Papa va
incontro a san Francesco visitando tutti i luoghi principali della sua
vita in Assisi. Ma il primo degli incontri il Papa “venuto da lontano”
lo vuole fare con l’umanità che soffre e che spesso la nostra società
si rifiuta persino di vedere, di riconoscere, di considerare e
sostenere. E’ l’incontro con “gli ultimi”, possiamo dire...
Quello che ci ha già detto Papa Francesco
Cresce
l’attesa per l’incontro con papa Francesco, il pontefice che ha messo
fin dalla scelta del suo nome la “visione” del santo d’Assisi al centro
del suo mandato. Nella cittadina umbra tutto è pronto per il 4 ottobre.
Con particolare emozione vivono questa attesa due delle realtà che il
papa visiterà: l’Istituto Serafico per la riabilitazione di ragazzi con
disabilità grave e pluridisabilità, prima tappa della visita alle 8 del
mattino, e la Caritas diocesana di Assisi dove il papa si fermerà a
pranzo con i poveri.
La visita al Serafico è
in qualche modo la risposta ad un invito, quello che la presidente
dell’Istituto Francesca di Maolo ha potuto fare a Bergoglio lo scorso
12 giugno durante un’udienza papale. “Gli ho consegnato una lettera in
cui lo invitavo ufficialmente a farci visita il 4 ottobre. Il nostro
colloquio, seppure breve, è stato più lungo di quanto mi aspettassi –
racconta Di Maolo -, forse pensavo di avere appena la possibilità di
salutarlo, invece per lunghi minuti mi ha tenuto le mani strette nelle
sue, mi guardava negli occhi con un sorriso che riscaldava il cuore”.
Ora che “il suo primo discorso ad Assisi sarà per i nostri ragazzi”,
loro lo attendono con un entusiasmo speciale. Saranno in 150: i 70
giovani residenti, i 30 semiresidenti e le 60 persone che usufruiscono
da esterne dei servizi. A loro il papa si rivolgerà nel suo discorso, a
loro saranno dedicate le sue parole e il suo sguardo...
Alla Caritas diocesana di Assisi lo
attendono “come uno di famiglia”. Papa Francesco arriverà poco prima
delle 13 nel Centro, situato a pochi passi dalla stazione ferroviaria
di Santa Maria degli Angeli, ai piedi di Assisi. E pranzerà con i
poveri e con i senza dimora, incontrando le tante fragilità che ogni
giorno bussano a quelle stanze, che - appena ieri - hanno ospitato i
giovani profughi curdi, siriani e pakistani trovati in stato di
abbandono nelle campagne umbre e richiedenti asilo. “Saremo una
sessantina a tavola” ci dice padre Vittorio Viola, il francescano
direttore della Caritas diocesana...
“C’è
emozione e gioia – riferisce la voce pacata di padre Vittorio -, ma i
gesti del papa di questi mesi fanno percepire a tutti la cosa come
naturale, lo aspettano come se si trattasse di uno di famiglia. E
ciascuno, in cuor suo, ha qualcosa da dirgli”.
Assisi, cresce l’attesa per l’incontro con papa Francesco
Nell’itinerario
con cui Papa Francesco ripercorrerà la vicenda spirituale di san
Francesco di Assisi non poteva mancare una sosta nella basilica di
Santa Chiara, la chiesa che dal 1260 custodisce sotto l’altare maggiore
le sacre spoglie della“pianticella” di Francesco. Non poteva davvero
mancare, perché la santità di Francesco non è completa senza la santità
di Chiara. Nella forma della vita claustrale, in povertà e fraternità,
Chiara ha espresso in una modalità tutta femminile e mariana la
conoscenza di Gesù povero appresa da Francesco, assumendo il Vangelo
come “forma di vita”.
Alla presenza di Chiara
Sono
migliaia le richieste di partecipazione dei giovani umbri all’incontro
con Papa Francesco in programma nel pomeriggio del 4 ottobre sul grande
piazzale antistante alla basilica di Santa Maria degli Angeli in
Assisi, ma per motivi di sicurezza solo dodicimila sono state quelle
accolte...
Di
seguito riportiamo un’ampia intervista a don Marcello Cruciani,
coordinatore regionale della Commissione per la Pastorale giovanile,
rilasciata a «Umbria Radio», emittente che seguirà in diretta (dalle
ore 7.15 alle 20.00), nel giorno della festa del Santo Patrono
d’Italia, tutti gli eventi delle celebrazioni francescane che vedranno
in Assisi Papa Francesco...
I giovani umbri incontrano Papa Francesco
"Dal
luogo dove San Francesco si spogliò dei vestiti e di tutti i beni
materiali, voglio spiegare come la Chiesa oggi si deve spogliare delle
sue ricchezze per stare più vicina ai poveri e ai bisognosi". E' questo
il "segno" più forte che arriverà durante la visita di papa Francesco
venerdì prossimo, 4 ottobre, ad Assisi. Un segno che uscirà da un
"discorso forte, incisivo, senza precedenti, su Chiesa e Sorella
povertà" - preannunciato nei giorni scorsi dallo stesso Pontefice ai
frati e al vescovo di Assisi - già carico di attese da parte di
credenti e non credenti, in particolare i milioni di giovani che da
tutto il mondo lo hanno già eletto a loro guida paterna e spirituale.
Una elezione codificata anche da un inedito sondaggio ad hoc fatto in
vista del viaggio papale ad Assisi dall'Istituto Toniolo
dell'Università Cattolica di Milano, presieduto dal cardinale Angelo
Scola, da cui emerge che l'86,7 per cento dei giovani apprezza
l'impegno del Papa per poveri e disagiati; e l'84,2 per cento condivide
le sue parole a favore della pace, "proprio come ci ha insegnato San
Francesco"...
Papa lancerà mesaggio forte da Assisi: "La Chiesa si spogli delle sue ricchezze"
Vedi anche i nostri post precedenti:
- Francesco a casa di Francesco - il Papa pellegrino ad Assisi il 4 Ottobre
- In attesa del pellegrinaggio ad Assisi di Papa Francesco...
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Francesco. Si è capito subito, fin dal primo momento dopo l’annuncio,
che non era solo un nome, ma un programma pastorale. La magna charta di
un pontificato racchiusa in tre sillabe, che però per la storia della
Chiesa valgono più dei volumi di un’intera biblioteca. Si è capito cioè
che Papa Bergoglio, assumendo quel nome (coraggiosamente, perché nessun
Pontefice aveva "osato" farlo prima di lui), stava indicando a se
stesso e al mondo una direzione di marcia. E ora che dal 13 marzo sono
passati quasi sette mesi sappiamo anche che sulla strada di san
Francesco il Papa venuto «quasi dalla fine del mondo» si è incamminato
con decisione. Oggi, tra l’altro, in senso anche letterale, dato che
giunge ad Assisi nel giorno in cui la Chiesa fa memoria del Patrono
d’Italia.
Nel
clima di raccoglimento della giornata di lutto nazionale per la
tragedia di Lampedusa, la visita odierna infatti conferma e rilancia.
Conferma quanto ha detto e fatto il Papa in questo primo scorcio del
suo pontificato. Rilancia, perché – significativamente – Francesco
porta con sé il "Consiglio dei cardinali" che devono aiutarlo nella
riforma della Curia e nel governo della barca di Pietro. In sostanza è
come se dicesse loro: "Venite con me a vedere la Chiesa come io la
intendo"...
Il giorno di Francesco
Alle 7.30 l'elicottero con a bordo Papa Francesco e'
atterrato ad Assisi. Ad accoglierlo il presidente del Senato, Pietro
Grasso. Papa Francesco si e' subito recato nella cappella dell'Istituto
Seraphicum, dove ha sostato qualche minuto in preghiera. Poi ha
iniziato a salutare i giovani ospiti del centro, che assiste bambini
disabili. Per ognuno ha avuto una parola, a ciascuno ha dato un bacio e
una carezza. Sono circa 60 i giovani pluriminorati attualmente
assistiti nella casa fondata dal beato Ludovico da Casoria il 17
settembre 1871, in ricordo delle stimmate ricevute da San Francesco,
segno della sofferenza di Gesu' che si protrae nelle sofferenze dei
ragazzi. Al Seraphicum, Papa Francesco e' stato accolto dal nunzio in
Italia, monsignor Adriano Bernardini, e dal vescovo di Assisi,
monsignor Domenico Sorrentino, che gli e' poi rimasto accanto durante
tutto il tempo, oltre mezz'ora, dedicato a salutare gli ospiti. Alcuni
infermieri, mentre Francesco continuava a intrattenersi con i giovani,
hanno srotolato un piccolo striscione con scritto "Francesco ripara la
mia casa", che e' l'invito che fu rivolto al Poverello dal Crocifisso
di San Damiano. Gli otto cardinali del Consiglio istituito da Papa
Francesco per aiutarlo nel governo della Chiesa Universale, sono
accanto al Pontefice nell'incontro con i giovani, seduti ai due lati
del presbiterio. L'americano Shean O'Malley, arcivescovo di Boston che
viene dall'ordine dei cappuccini, indossa il saio francescano. "Questi
ragazzi ogni giorno vengono accolti e, soprattutto, abbracciati. Anche
le sue parole ci abbracciano come l'abbraccio di un padre che cerca di
insegnare a noi figli la strada giusta". Con queste parole Claudio
Ricci, sindaco di Assisi, si rivolge a Papa Francesco.
"L'accompagneremo durante la giornata e verremo a salutarla alla
conclusione - ha detto il sindaco - quando Assisi non sara' piu' la
stessa perche' lei avra' donato nuove parole con le quali la citta'
dovra' parlare all'umanita". Un pensiero il sindaco l'ha poi rivolto
alla tragedia di Lampedusa chiedendosi "come noi tutti possiamo
risarcire l'identita' e la dignita' a questi uomini". Hanno atteso
tutta la notte in una sorta di veglia per prendere il posto in prima
fila in piazza del Comune, davanti alle transenne che affacciano sulla
piazza della Basilica superiore di San Francesco. Qui Papa Bergoglio
arrivera' invece intorno alle 10.30 ma c'e' chi lo aspetta fin dall'una
di notte. "Non voglio perdermi questo evento", dice Daniela, una donna
abruzzese. Percorrendo le strade che salgono da Santa Maria degli
Angeli verso Assisi e' una processione di pellegrini: alcuni sono
arrivati con i pullman da molto lontano, dalla Sicilia, dal Trentino.
Hanno il sorriso sul volto: "Andiamo a incontrare Francesco". Ma c'e'
chi ci tiene a ricordare la tragedia di ieri a Lampedusa: "Siamo venuti
anche a pregare per i morti e per i sopravvissuti", dice un ragazzo di
30 anni. L'attesa a un certo punto viene bagnata da alcune gocce di
pioggia, ma nessuno sembra accorgersene. Dentro Assisi molti bar e
negozi sono rimasti aperti tutta la notte: "Ci sono pellegrini qua
fuori dall'una - spiega il barista del bar San Francesco, dirimpetto
alla basilica - noi abbiamo fatto la notte come loro". Si aspetta
l'alba e e si scruta il cielo in attesa dell'elicottero che alle 7.45
portera' il Pontefice da Roma. (AGI) .
Saluto al Papa del Sindaco di Assisi Claudio Ricci (sintesi)
Saluto al Santo Padre della Presidente dell'Istituto Serafico, Francesca Di Maolo
testo integrale: INCONTRO CON I BAMBINI DISABILI E AMMALATI OSPITI DELL'ISTITUTO SERAFICO DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
video
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Seconda tappa della visita
del Papa ad Assisi è stata la Chiesa di San Damiano. In questo luogo,
San Francesco, pregando davanti al crocifisso, lo sente parlare e
chiedergli di "riparare la sua casa". Questo evento segnerà
profondamente Francesco. Sempre qui, negli ultimi anni della sua vita,
compose il Cantico delle Creature. Il crocifisso di San Damiano ha gli
occhi aperti e non mostra sofferenza. Risale al 1100 circa.
Il
Papa si è poi recato al vescovado, nella Sala della spoliazione di San
Francesco, dove ha incontrato i poveri assistiti dalla Caritas. Anche
in questo caso ha aprlato a braccio, dicendo che in questi giorni i
giornali ipotizzavano quanto avrebbe detto in questo luogo: “Il Papa
andrà a spogliare la Chiesa, lì!”, “spoglierà gli abiti dei vescovi,
dei cardinali; spoglierà se stesso…”. “Questa – ha detto - è una buona
occasione per fare un invito alla Chiesa a spogliarsi. Ma la Chiesa
siamo tutti, eh! Tutti! Dal primo battezzato, tutti siamo Chiesa. E
tutti dobbiamo andare per la strada di Gesù, che ha fatto una strada di
spogliazione, lui stesso. E’ diventato servo, servitore; ha voluto
essere umiliato, fino alla Croce. E se noi vogliamo essere cristiani
non c’è un’altra strada. 'Ma non possiamo fare un cristianesimo un po’
più umano?' dicono: senza Croce, senza Gesù, senza spogliazione. E
diventeremo cristiani di pasticceria, come belle torte, come belle cose
dolci… Bellissimo, ma non cristiani davvero! Qualcuno dirà: ‘Ma di che
cosa deve spogliarsi la Chiesa?’...
La Chiesa si spogli del cancro della mondanità: così il Papa nell'incontro con i poveri
testo integrale del discorso del Santo Padre durante l'incontro con i
poveri assistiti dalla Caritas nella Sala della Spoliazione del
Vescovado di Assisi (4 ottobre 2013)
video
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Terminato l’incontro al Vescovado, Papa Francesco si è recato a piedi
nella vicina Chiesa di Santa Maria Maggiore. Poi si è trasferito in
auto nella Basilica superiore di San Francesco dove c'era il presidente
del Consiglio Enrico Letta ad attenderlo.
Dopo
aver salutato i tanti fedeli presenti in piazza, il Pontefice ha
parlato in modo cordiale col premier. Quindi si è recato nella Cripta
per la venerazione della tomba di San Francesco, dove ha pregato in
ginocchio per qualche minuto. Alle 11.00 circa è iniziata la Messa in
Piazza San Francesco.
*****
Bergoglio
non è incline ai sentimentalismi della fede perciò il suo grido di pace
suona come un accorato monito a cambiare vita. "Mai più guerra, in
questo nostro mondo ci sia armonia". Il Pontefice cita il Cantico di
San Francesco e ammonisce: "L'uomo è chiamato a custodire e proteggere
tutto ciò che Dio ha creato". Quindi occorre "rispettare ogni essere
umano" affinché "cessino i conflitti armati che insanguinano la terra,
tacciano le armi e dovunque l'odio ceda il posto all'amore, l'offesa al
perdono e la discordia all'unione". La pace autentica è quella che
impegna ciascuno e cambia in profondità il cuore di ogni uomo.
Basta,
dunque, con un irenismo ideologico da sventolare come una bandiera ma
che non scende davvero nelle coscienze. Bergoglio predica una vera
conversione che pacifichi realmente gli animi, non una pace "di
facciata", impastata di retorica, esteriore. Il Papa esorta tutti gli
uomini di buona volontà a "sentire il grido di coloro che piangono,
soffrono e muoiono a causa della violenza, del terrorismo o della
guerra in Terra Santa, tanto amata da San Francesco, in Siria,
nell'intero Medio oriente, nel mondo". La Chiesa di Bergoglio come
quella di San Francesco vuole spogliarsi di "una vita agiata" per
"sposare Madonna povertà" e per "imitare Cristo in modo radicale".
Un'omelia che è il programma del pontificato, una messa che è simbolo del magistero degli ultimi.
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Prima tappa del viaggio del Papa ad Assisi:
incontro con i bambini disabili e ammalati dell'Istituto Serafico di
Assisi. Il Santo Padre mette da parte il discorso preparato e
improvvisa...
Seconda tappa del viaggio del Papa ad Assisi:
discorso ai poveri assistiti dalla Caritas nella sala della Spoliazione
del Vescovado. Anche in questo incontro il Santo Padre mette da parte
il discorso preparato e improvvisa...
Discorso pronunciato
nell’incontro con il clero, le persone di Vita Consacrata e i membri
dei consigli pastorali della diocesi nella Cattedrale di San Rufino,
dove Francesco e Chiara furono battezzati.
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Venerdì per la prima volta un pontefice con il nome Francesco arriverà
nella terra in cui nacque il santo col saio. Sono attesi oltre 100mila
pellegrini. Una visita che è quasi un manifesto per il nuovo corso
della Chiesa: su ambiente, pace, povertà. Parlano l'ex ministro
generale dei frati minori, chiamato da Bergoglio in curia, e i
religiosi del Sacro convento
Andrea Gualtieri: "Il Papa ad Assisi saprà sorprenderci" I francescani e un viaggio simbolico
Le lasagne di Annarita saranno
servite su un tavolaccio di legno, lo stesso su cui ogni giorno
pranzano i senza tetto che bussano alla porta della Caritas. Sarà un
pranzo da Papa, quello che Bergoglio ha deciso di consumare il 4
ottobre: seduto tra disoccupati ed ex carcerati, ragazze madri e
giovani con mille problemi. Francesco d’Assisi avrebbe mangiato qui e
Francesco ad Assisi farà lo stesso. Arriverà da solo nel centro di
prima accoglienza, dopo la Messa sul piazzale inferiore della basilica.
La casetta rosa si trova in Piazza Donegani. Zona industriale di Santa
Maria degli Angeli, a qualche centinaio di metri dalla Porziuncola: le
fabbriche non ci sono più ma è rimasto chi tira la cinghia e chi
s’arrangia.
Paolo Viana: Un pranzo da Papa con i poveri
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3)
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Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm
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