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N.
B. La Lectio è temporaneamente sospesa
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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TIFONE HAIYAN
emergenza umanitaria
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Papa Francesco ha incontrato, in Vaticano presso l'Altare della
Confessione, i pellegrini filippini giunti a Roma da diverse parti del
mondo, guidati dall'arcivescovo di Manila cardinale Luis Antonio Tagle,
in occasione della benedizione del mosaico di San Pedro Calungsod,
Santo filippino canonizzato lo scorso anno da Benedetto XVI.
«Nel
momento della prova ci chiediamo perché succedono queste cose, e non si
può spiegare», ha detto Papa Francesco ieri pomeriggio durante
l’incontro, nella basilica di San Pietro, con la comunità filippina di
Roma. «In questi momenti di sofferenza non stancatevi di chiedere il
perché, cosi attirerete la tenerezza del Padre».
L'arcivescovo
di Manila, il cardinale Luis Tagle, presente nell’incontro, si è
commosso ricordando il dolore portato dal tifone «Haiyan», così subito
dopo il Papa ha preso la parola. Francesco ha offerto una meditazione
di alcuni minuti, a braccio, su come affrontare la sofferenza arrecata
da eventi come il tifone. L'incontro, - in agenda per la benedizione di
un mosaico raffigurante san Pedro Calungsod, un catechista filippino
martire del diciassettesimo secolo, canonizzato da papa Ratzinger il 21
ottobre 2012 - ha avuto presente la sofferenza indotta dal tifone che
ha devastato le isole asiatiche. (fonte: VATICAN INSIDER)
le parole pronunciate a braccio dal Santo Padre
“Nei momenti di dolore, non stancatevi di chiedere “perché” al Signore”
video
Rinascere
dalle macerie causate dal super-tifone Haiyan - ribattezzato Yolanda
nel Paese - potrebbe essere una lotta impari per molti, "ma non per il
popolo filippino" che non dimentica mai "di invocare il Signore" in
momenti di "sconforto e disperazione". È quanto ha sottolineato il
vescovo di Manila card Luis Antonio Tagle, nel corso di una veglia di
preghiera e di adorazione eucaristica per le vittime del disastro che
ha colpito le Filippine l'8 novembre scorso. Il porporato invita i
fedeli alla continua ricerca di Dio, nella ricostruzione delle loro
vite. "Miei cari fratelli e sorelle - ha aggiunto il cardinale - il
Signore vi ha ascoltati, perché nel cuore di Gesù sono racchiusi tutti
i vostri dolori e le sofferenze. [...] C'è una risposta a tutte le
vostre preghiere. Perché attraverso Gesù, il Signore vi ascolterà"...
Card Tagle: la fede in Dio vince “sconforto e disperazione” causate dal tifone Haiyan
Guarda anche il nostro precedente post:
La catastrofe delle Filippine - Un abbraccio nella preghiera, ma anche una solidarietà concreta e persino straordinaria.
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«Gente di Pasqua» si intitola
il suo libro pubblicato in italiano dalle edizioni Emi. Ma quella che
il cardinale Luis Antonio Gokim Tagle, arcivescovo di Manila, porta in
Italia in questi giorni è la voce di gente che dal 7 novembre sta
vivendo sul Calvario, da quando le Filippine sono state colpite dal
tifone Haiyan, il più potente registrato nella storia del Paese.
Andrea Galli: Il cardinale Tagle: la fede dei filippini vince sulle rovine
Sale la conta delle vittime del tifone Haiyan abbattutosi ormai due
settimane fa sulle Filippine centrali. Secondo l'agenzia nazionale per
le calamità, i morti superano quota 5.200, record per Manila nella
storia dei disastri naturali...
Secondo Eduardo del Rosario, direttore generale del consiglio nazionale
per la riduzione e la gestione del rischio calamità, sono 23.500 i
feriti e ancora 1.600 i dispersi.
Gli sfollati sono oltre quattro milioni, mentre i danni a coltivazioni
e infrastrutture ammontano a 12 miliardi di pesos, pari a 274 milioni
di dollari.
Secondo i funzionari dell'agenzia, il bilancio delle vittime potrebbe
salire ancora, dal momento che poco più della metà della città di
Tacloban è stata liberata dai detriti. (fonte: Reuters)
*****
Il Tifone Haiyan che
ha colpito negli ultimi giorni le Filippine, ha lasciato dietro di
sé, secondo fonti Caritas, decine di migliaia di morti,
feriti, dispersi,
probabilmente con numeri molto superiori alle stime attuali. Il
disastro si configura pertanto come “un’emergenza umanitaria di massa”,
di altissimo livello per devastazione e complessità, vista l’alta
densità della popolazione e la vastità del territorio colpito.
Moltissime regioni interne non sono ancora state raggiunte dai
soccorritori, cosa che fa pensare e rafforza la probabilità che il
numero delle vittime e l’entità dei danni siano destinati a crescere...
Domenica 1 dicembre 2013 in tutte le chiese d’Italia si terrà una colletta nazionale indetta dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana a
sostegno delle popolazioni colpite. Le offerte raccolte verranno
inviate a Caritas Italiana che si è prontamente mobilitata accanto alla
Caritas locale, in collegamento con la rete
internazionale, mettendo subito a disposizione100.000 euro e attivando una raccolta fondi a sostegno degli interventi nelle zone colpite. La Presidenza della Cei ha inoltre già stanziato tre milioni di euro
dai fondi derivanti dall’otto per mille, da destinarsi alla prima
emergenza, sottolineando l'attivazione di Caritas Italiana e le parole
del Direttore don Francesco Soddu, circa «l’importanza di un aiuto concreto e immediato».
CARITAS ITALIA: Tifone Haiyan: un'emergenza umanitaria
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22 novembre lutto nazionale in ricordo delle vittime dell’alluvione che ha colpito la Sardegna il 18 novembre
Il
Consiglio dei ministri ha deciso di rinviare a domani 22 novembre il
lutto nazionale in ricordo delle vittime dell'alluvione che ha colpito
la Sardegna. Lo riferiscono fonti di governo.
Mentre
la Sardegna conta i morti e la macchina dei soccorsi cerca di riportare
la situazione alla normalità il Consiglio dei ministri ha proclamato,
per oggi 21 novembre, il lutto nazionale in ricordo delle vittime
dell’alluvione che ha colpito l’Isola il 18 novembre 2013. Almeno 16
morti, di cui due bambini, ancora un disperso e danni
incalcolabili. Tutto questo ha causato il ciclone
Cleopatra. Dolore, disperazione e distruzione. Olbia la città più
colpita. Oltre 1.749 il numero degli sfollati in Sardegna. Frane, danni
a negozi e abitazioni inondati da oltre un metro e mezzo d’acqua. C’è
chi ha perso tutto. Circa 20 milioni le risorse stanziate destinate
alla ricostruzione. Il premier Enrico Letta ha parlato di “tragedia
nazionale” e il Consiglio dei Ministri ha “dichiarato lo stato
d’emergenza”...
Sardegna, lutto nazionale in ricordo delle vittime dell’alluvione
È
il giorno del lutto. Olbia si ferma e piange i suoi morti, ma con lei
si ferma tutta la Sardegna. In questa immane tragedia, provocata dal
ciclone Cleopatra, che ha fatto 16 vittime, tutta l’isola si è stretta
in un unico abbraccio e ha riscoperto quella solidarietà che, talvolta,
ha bisogno di momenti eccezionali per essere attivata.
Qui,
in Sardegna, il lutto è stato sempre vissuto da tutta la comunità. In
questi due giorni c’è stata davvero una gara per aiutare, per andare
incontro a chi aveva perso tutto o aveva visto la sua casa trasformata
in un accumulo di fango e detriti. Le famiglie degli sfollati hanno
trovato un posto per dormire, oltre che negli alberghi, nelle case
messe a disposizione dai parenti e dagli amici, pronti a non far
mancare nulla, ma soprattutto a dare conforto, calore umano e speranza.
In questo momento le famiglie colpite più che di beni materiali hanno
bisogno di sostegno, vicinanza, affetto...
Come potrò dimenticare i visi innocenti dei bimbi?
...
Il colpo ricevuto in questi giorni è forte. Brutale come l’acqua che si
trasforma in fango, micidiale come un fiume che si trasforma in un
cimitero. Anche le difese umane sono state vinte dalla mostruosità di
una forza invincibile e tremenda. L’immagine di un bambino che perde la
vita insieme a suo padre, quando tutt’intorno tutto crolla, è il
racconto non solo di un abbraccio, ma anche di una "consegna" senza
alternative alla furia della natura.
Questo
sguardo, è vero, invita alla delusione, oltre che alla commozione e al
dolore. Ma è proprio ora, davanti a quello che accade inopinatamente e
non senza responsabilità dell’uomo che la testardaggine di noi sardi sa
riemergere prepotentemente. Non solo dicendo "basta!" a incurie e
deturpamento dell’ambiente, ma anche ricominciando ad amare – di più,
molto di più – tutto quello che ci appartiene: la terra insieme alle
persone e il futuro insieme alla speranza. La nostra caparbietà, che
talvolta rimane quasi velata per eccesso di discrezione, è la nostra
carta da giocare. Fino in fondo...
La nostra carta
Si
piangono i morti, si scava nel fango, si pensa già alla ricostruzione.
La Sardegna è terra troppo orgogliosa per piangersi addosso. Ma le
polemiche restano...
QUELLE SEDICI CROCI PIANTATE NEL FANGO
ALLUVIONE: LA CHIESA PER LA SARDEGNA
MURGIA: "DOPO L'EMERGENZA, LE RESPONSABILITÀ"
La
madre con la sua piccolina di soli due anni. Il padre morto abbracciato
al figlio. L'intera famiglia rimasta intrappolata nello scantinato. E
poi le donne anziane che non sono riuscite a fuggire, il poliziotto
precipitato dal ponte... La loro colpa è stata solo quella di trovarsi
nel posto sbagliato al momento sbagliato
Alluvione in Sardegna: dopo la tragedia, il lutto. Ecco chi sono le 16 vittime e le loro storie
In
un telegramma al presidente della Conferenza Episcopale sarda, il
Pontefice "auspica che non venga meno la solidarietà e il necessario
aiuto" in questo momento difficile
Il cordoglio del Papa per le vittime dell'alluvione in Sardegna
Nel
pomeriggio di ieri, ad Olbia, l'Arcivescovo Angelo Becciu, Sostituto
della Segreteria di Stato, ha partecipato ai funerali delle vittime
dell'alluvione in Sardegna. Il Presule, originario dell'isola, è
intervenuto al termine della liturgia esequiale con queste parole:
"Come figlio di questa terra, mi unisco con profondo affetto alla
preghiera di suffragio per questi fratelli e sorelle strappati ai loro
familiari da una morte crudele. (...) In questo momento di dolore, il
Santo Padre vuole manifestare, attraverso di me, la Sua solidale
presenza e l’espressione della Sua accorata partecipazione a questa
sciagura che ha colpito la nostra cara terra di Sardegna".
FUNERALI PER LE VITTIME DELL'ALLUVIONE IN SARDEGNA
A
Olbia, Tempio Pausania, Uras e Torpè le esequie di 15 delle vittime. Il
Cdm proclama il lutto nazionale. Il ministro Kyenge: «Dal governo
vicinanza morale ed economica».
Funerali dell'alluvione in Sardegna, il vescovo: «Mano dell'uomo nel disastro»
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«La mano dell’uomo non è estranea a questa catastrofe. Bisogna imparare
a rispettare il creato, le sue leggi e i suoi ritmi. Far tesoro della
storia che gli eventi ci stanno consegnando». È uno dei passaggi più
intesi dell’omelia pronunciata a Olbia dal vescovo di Tempio-Ampurias,
Sebastiano Sanguinetti, ai funerali per le vittime dell’alluvione.
Giornata di dolore e di commozione, quella di ieri. La Sardegna si è
fermata per ricordare i suoi morti.
AVVENIRE: «In questa catastrofe c’è la mano dell’uomo»
“Non
siamo soli”, aveva detto ieri la presidente del Consiglio regionale
della Sardegna, Claudia Lombardo. E a conferma di cio’, gia’ da ieri,
quando sono apparse chiaramente le dimensioni senza precedenti della
tragedia abbattutasi sull’isola, sono state attivate iniziative di
solidarieta’ per le popolazioni colpite e raccolte di fondi.
Peppe Caridi: Alluvione Sardegna, scatta la gara di solidarietà: ecco come aiutare le popolazioni colpite
La Cei destina un milione di euro dai fondi dell'8xmille
CEI: Alluvione in Sardegna, la solidarietà della Chiesa
La Sardegna è in ginocchio e la popolazione deve fare gli amari conti con la devastazione lasciata dal ciclone Cleopatra.
Mentre il Consiglio dei Ministri annuncia lo stato di emergenza e lo
stanziamento immediato di 20 milioni di euro, sul web e sui social
scatta la solidarietà.
La pagina Facebook “Apriamo le case ai nostri concittadini”,
creata da una cittadina di Olbia, pubblica le offerte di chi mette a
disposizione degli sfollati la propria casa. Tra gli utenti scatta la
gara di solidarietà e così c’è anche chi mette a disposizione mezzi di
soccorso o beni di prima necessità, dai vestiti alle coperte.
Sul web gara di solidarietà
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
“L’umanità deve all’infanzia il meglio di ciò che ha da offrire“ Queste
le parole pronunciate a New York, il 20 novembre 1989, dall’allora
Segretario Generale Kofi A. Annan, di fronte al’Assemblea delle Nazioni
Unite, nel giorno che decretò l’approvazione della Convenzione
Internazionale sui Diritti dell’Infanzia.Una decisione storica, eppure
solo un piccolo tassello nel lento e graduale cammino verso il
riconoscimento dei diritti umani dell’infanzia...
Leggi tutto: Giornata Mondiale del bambino 2013: perché rubare il futuro ai bambini significa rubarlo al paese
Forse
non tutti lo sanno o lo immaginano, ma in Italia vivono oltre un
milione di minorenni di origine straniera, e più della metà di loro
sono nati nel nostro Paese. Chi si occupa di questi ragazzi? Chi
difende i loro diritti, spesso non riconosciuti al pari dei coetanei di
origine italiana? Per tenere viva la voglia di rispondere a queste
domande e per festeggiare il 24° anniversario della Convenzione sui
diritti dell'infanzia si celebra, il 20 novembre, la giornata nazionale
per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza...
Giornata nazionale per l'infanzia: l'Italia dalla parte dei bambini
Stretti
in un forte abbraccio, tra urla e pianti inconsolabili. Li hanno
recuperati così i tre piccolissimi fratellini siriani scampati alla
tragedia di Lampedusa dell’11 ottobre scorso. I loro genitori non ci
sono più e alla società spetta il compito di occuparsene, garantendo i
loro diritti di base: l’accoglienza in una comunità, la possibilità di
essere adottati e di vivere all’interno di una famiglia con un padre e
una madre, ricevere un’adeguata istruzione e un’attenta cura sanitaria,
poter usufruire dei servizi di assistenza e di ricreazione per lo
sviluppo sociale. Queste sono le garanzie fondamentali per cui oggi si
celebra la Giornata mondiale per i diritti dell’infanzia e adolescenza.
Uno sguardo sull’attualità ci aiuta a fare il punto sulla condizione
infantile e adolescenziale e a sottolineare quanto spesso, ai nostri
giorni, i diritti dei più piccoli vengano puntualmente disattesi...
DIRITTI DEI BAMBINI. ANCORA OGGI DISATTESI
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Editoriale di "Aggiornamenti Sociali"
Novembre 2013
"E'
in vigore dal 16 ottobre scorso la legge sul fenomeno noto come
“femminicidio”. È impossibile non salutarla come un passo avanti di
grande importanza nella promozione e nella tutela della vita e dei
diritti delle donne, pur con quel fondo di amarezza derivante dal fatto
che vorremmo vivere in un mondo e in un Paese dove leggi di questo
genere non fossero necessarie.
Dobbiamo
riconoscere che invece non è così: l’approvazione di questa legge pone
all’attenzione collettiva il fatto che abbiamo un problema grave (la
violenza di genere) e ci addita un bene a cui tendere (la sua
eliminazione), adempiendo così anche alla propria funzione pedagogica.
Ci dice anche – e questa è la parte confortante – che abbiamo delle
risorse per trattare questo problema e la volontà di utilizzarle.
Proprio a questi aspetti dedicheremo le riflessioni che seguono, senza
commentare in dettaglio il testo della nuova legge né approfondire il
fenomeno della violenza di genere e le sue cause. Ci interessa
piuttosto mettere in luce che cosa un processo concreto di
determinazione di strumenti di policy ci dice sulla società in cui
viviamo, sulle sue fatiche e sulle sue risorse, e sul modo in cui è
possibile affrontare i problemi sociali. ...
È
innegabile come il messaggio biblico contenga una visione della
irriducibile diversità e originalità dell’uomo e della donna, nella
identica dignità di creature di Dio, come co-protagonisti di un unico
progetto ...È però altrettanto vero che la mentalità ecclesiale (ed
ecclesiastica) è stata ed è tuttora condizionata dai costumi delle
società patriarcali al cui interno si è dipanata la storia della
salvezza, portatori di una visione di subordinazione della donna
all’uomo, esattamente come contemplavano l’esistenza della schiavitù.
Ma se rispetto a quest’ultima la mentalità è radicalmente cambiata, per
quanto riguarda le relazioni di genere un ancoraggio acritico a quel
mondo, anche nell’approccio alla Scrittura, occulta i problemi e ne
ostacola il superamento. Allo stesso tempo il Vangelo non è sempre
riuscito a trasformare in profondità le culture in cui si è radicato,
spesso anch’esse intrise di una visione della donna limitata o
svilente. ...
Per
molte ragioni, poi, le istanze di rivalutazione, liberazione ed
emancipazione della donna si sono scontrate, almeno in alcune
espressioni, con la viva resistenza della Chiesa cattolica. Rileggendo
questa vicenda con il dovuto discernimento, vi si possono però scorgere
anche delle analogie con quanto avvenuto per i diritti umani e la
libertà religiosa: molti di quei valori sono il frutto di semi
evangelici che la Chiesa ha gettato nel mondo e che può oggi riscoprire
tramite l’apporto di coloro che li hanno fatti fruttificare al suo
esterno e talvolta persino contro di lei. La Chiesa potrà
riappropriarsene e rigenerarli solo riscoprendone la provenienza
evangelica e accogliendo i frutti che essi produrranno anche al suo
interno, scoprendo come il riconoscimento effettivo della ricchezza
della femminilità e della autentica complementarità dei generi diventi
un terreno di annuncio del Vangelo. Inevitabilmente questo cammino
investirà anche la questione della condivisione delle responsabilità in
seno alla Chiesa, cercando anche con creatività di sciogliere l’ambiguo
rapporto che la storia ci consegna tra potere, sesso maschile e sacro:
«Il genio femminile è necessario nei luoghi in cui si prendono le
decisioni importanti ...
"Contro il femminicidio: una legge dello Stato, un impegno per la società" di Giacomo Costa
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«Che senso ha officiare funerali di
Stato per le vittime, se non celebriamo con altrettanta passione la
vita dei superstiti. Questi nei campi di accoglienza sono trattati da
criminali e sono stipati in più di mille in rifugi con solo 250 letti».
È lo sfogo di monsignor Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento,
durante un incontro organizzato il 7 novembre scorso presso il
Parlamento europeo da Aiuto alla Chiesa che Soffre.
Marta Petrosillo: Lampedusa: il mare è nostro le vittime degli altri
Dopo la tragedia di Lampedusa,
l’ambasciatore eritreo Tekle e i suoi collaboratori hanno cercato di
raccogliere e schedare i nomi dei sopravvissuti, cercando di venire a
conoscenza anche dei nomi dei defunti. Per creare un dossier da inviare
tempestivamente in Eritrea, dove vige il regime politico di Isaias
Afewerki, presidente da venti anni, che limita ogni libertà: un regime
totalitario, sanguinario, che ha fatto guadagnare al Paese il non
raccomandabile titolo di “Nord Corea africana”.
I migranti eritrei, sopravvissuti e morti nel drammatico trasbordo del
3 ottobre sono proprio scappati dal regime di Afewaerki: per questo
motivo tutti i superstiti hanno comprensibilmente rifiutato qualsiasi
incontro con il diplomatico, che fingeva di mostrare solidarietà.
Celeste Costantino: Lampedusa, interpellanza alla ministra Kienge: i sopravvissuti eritrei sono stati schedati?
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Da
Angeli si sono trasformati poi in Vescovi: sono 4 ex Angeli del Fango
che nel novembre 1966, seminaristi o sacerdoti, che chiesero ed
ottennero dai loro superiori di lasciare le proprie città dove
studiavano per andare ad aiutare Firenze alluvionata, e che oggi sono
diventati Vescovi di importanti città, uno è addirittura diventato
Cardinale.
Franco Mariani: 4 Vescovi ex Angeli del fango
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LA VITA CRISTIANA COME CAMMINO
HOREB n. 65 - 2/2013
TRACCE
DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
È sempre
bello partecipare della gioia di un bambino che, dopo aver gattonato
per settimane, finalmente, tenuto per mano dai genitori, riesce a stare
in piedi e a muovere i primi passi. Gli brillano gli occhi e grida di
gioia, poi, quando scopre che può camminare da solo, da quel momento si
sente libero di esplorare le cose che lo circondano.
Il camminare è davvero un’esperienza connaturale all’uomo, egli è un
essere itinerante, “homo viator”, secondo l'espressione di G. Marcel.
Sempre in cammino non solo in senso geografico spaziale, desideroso,
cioè, di lasciare un determinato luogo per raggiungere e conoscere
nuove realtà, ma in cammino verso il raggiungimento della sua pienezza.
Il bambino è chiamato gradualmente a crescere a misurarsi con i piccoli
e grandi eventi, a prendere decisioni a confrontarsi con gli altri, a
diventare adulto. Nel tessuto del mondo, la vita dell'uomo è una grande
avventura, che conosce percorsi agevoli, lieti ma anche momenti di
perplessità, arresti, crisi, desiderio di tornare indietro, ma proprio
attraverso queste fasi egli cresce negli anni, e anche matura
umanamente e spiritualmente.
Il camminare, esigenza fondamentale dell’uomo, è già evidenziata dalla
Bibbia che, prima di tutto, ci mostra lo stesso Dio in cammino e, poi,
evidenzia che il Vivente coinvolge l’uomo nel suo cammino.
Il profeta Michea, per esempio, annota che camminare umilmente con Dio
è una delle dimensioni inseparabili che configurano l’esperienza umana
e spirituale dell’uomo: «Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e
ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la
pietà, camminare umilmente con il tuo Dio» (Mi 6,8).
Il “camminare con Dio” esprime sia il dinamismo dell’esistenza umana
sia il fondamento dell’esperienza di fede, cioè la conoscenza e
l’esperienza di Dio.
E Dio, in Gesù, si è fatto umano, compagno di viaggio di ogni uomo che
lo accoglie. Lui, la “Via”, ci educa ad uscire dalla caverna egoica che
rende ciechi e immobili, ci strappa da una logica mondana e di potere,
ci apre orizzonti sempre nuovi e scopriamo che il viaggio della vita
non lo facciamo da soli, ma assieme a tante altre persone che non sono
nemici o estranei, ma fratelli. Essi sono la soglia dove ogni uomo
comincia veramente a vivere. ...
Questo l'incipit dell'Editoriale di
Horeb, Quaderni di riflessione e formazione per quanti desiderano
coltivare una spiritualità che assuma e valorizzi il quotidiano.
Editoriale (pdf)
Sommario (pdf)
E' possibile richiedere
copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it
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Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto
I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ - 2013
Dal 16 Ottobre al 4 Dicembre
Sala del Convento
dalle h. 20.00 alle h. 21.00
IL SANGUE DEI MARTIRI
SEME DI NUOVI CRISTIANI
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SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA
NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
La preghiera non è qualcosa di statico...
La preghiera: forza dell'uomo...
Prima di essere una speranza...
La "Misericordina"...
Il cieco desidera dal Signore...
Se tu hai un peso sulla tua coscienza...
Lasciamoci anche noi chiamare per nome...
Signore Gesù, mia vita...
La vita di ognuno di noi...
Il tesoro nascosto nel campo della Bibbia...
Dio prende con tanta serietà la libertà dell'uomo...
Ogni essere spirituale è...
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21 novembre - Presentazione della Beata Vergine Maria (video)
SANTA CECILIA (video)
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LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO
"Quando sarà venuto, il Paraclito dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio". (Giovanni 16,8)
Gianfranco Ravasi: La venuta del Paraclito "Spirito di verità" e difensore dei credenti
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
RUBRICA Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi
al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo
popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino
Vangelo: Lc 21, 5-19
Mentre
nella "piccola apocalisse"(Lc 17,20-37) Luca ci parla della "nostra"
storia, del destino personale di ciascuno di noi, nella "grande
apocalisse"(Lc 21,5-36) è trattata la storia e "il fine" (non "la
fine") dell'umanità intera. La parola "Apocalisse"; significa
"Rivelazione"; cioè "togliere il velo", fare chiarezza, spiegare i
fatti che avvengono e preannunciano la presenza del Signore in
questa storia di dolore e di morte.
...
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Omelia di don Antonio Savone
nella 33ª Domenica del Tempo Ordinario
Anno C - 17 novembre 2013
L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è agitarci
Ml 3,19-20 Sal 97 2Ts 3,7-12 Lc 21,5-19
L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è agitarci.
A
dircelo non è chissà quale neurologo di fiducia ma lo stesso Gesù il
quale, a chi esaltava compiaciuto la bellezza e la ricchezza del tempio
di Gerusalemme, dichiara che di tutto quello che stavano ammirando non
sarebbe rimasto pietra su pietra. E non c’è da agitarsi di fronte
all’annuncio della distruzione di una struttura religiosa che per
Israele rappresentava ciò che costituiva l’identità del suo essere il
popolo che Dio aveva scelto? Non c’è da agitarsi di fronte ad eventi
(terremoti, carestie, guerre) che segnano inesorabilmente il corso
della storia? Non c’è da agitarsi di fronte a relazioni (persino quelle
familiari) che invece di essere aperte al riconoscimento e
all’accoglienza diventano grembo di sfiducia e di tradimento?
No, sembra dire Gesù, non c’è da agitarsi.
È
venuto il tempo, infatti, in cui Dio non abita più in un tempio fatto
da mani d’uomo ma nel cuore e nella storia di ognuno di noi. Possono
cadere tutte le strutture pure preposte ad essere segno di Dio in un
certo tempo e in un certo luogo ma l’amicizia e il legame di Dio con
l’umanità non viene meno. Il crollo di un tempio, di un mondo o di
determinate relazioni segna, infatti, l’inizio di un mondo nuovo
all’interno del quale per i cultori del nome di Dio sorgerà il sole di
giustizia (Ml 3,20). Dunque: non state sulla difensiva, ci ammonisce il
Signore Gesù. Si sa: lo stare sulla difensiva è l’atteggiamento che ci
assale tutte le volte in cui sentiamo che qualcosa di noi non è al
sicuro. Ma la domanda è d’obbligo: che cosa di noi non è al sicuro? E
come mai non lo è? Solo per dei probabili attacchi esterni?
Non
c’è da agitarsi, ripete Gesù. Neppure un capello del vostro capo
perirà: bella l’immagine di un Dio che custodisce persino i nostri
capelli...
L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è agitarci
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"Etty Hillesum.
(1914-1943) martire del nazismo. Diventare più umani"
di Aurelio Antista
I Mercoledì della Spiritualità 2013
Incontro del 30 ottobre 2013
“Dio,
prendimi per mano, ti seguirò gentilmente senza nessuna resistenza; non
mi sottrarrò a nessuna delle tempeste che cadranno su di me in questa
vita; sosterrò sempre l’urto con la mie forze migliori. Solo, tu donami
di tanto in tanto un breve istante di pace. Amo il calore e la
sicurezza, ma non mi ribellerò quando dovrò affrontare il freddo perché
Tu mi prenderai per mano. Andrò dovunque con Te che tieni la mia mano e
cercherò di non aver paura. Dovunque sarò, cercherò di irradiare un po’
d’amore, quel vero amore del prossimo che nutro in me” (Etty Hillesum
-25. XI . 1941)
video integrale
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"DON PINO PUGLISI:
UN UOMO DI FEDE CHE STAVA CON PASSIONE
IN QUESTO MONDO"
di P.Gregorio Battaglia, ocarm
(VIDEO)
Estratto dell'incontro del 13 ottobre 2013 - "Don Pino Puglisi (1937-1993) martire della mafia. Non Cosa Nostra ma Padre Nostro"
I Mercoledì della Spiritualità 2013 - dell Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto
GUARDA IL VIDEO
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Il Padre che fa luce nell'inferno siriano
di Enzo Bianchi
Un
tweet in francese – «Papa Francesco: i siriani hanno bisogno del suo
sostegno per ottenere la libertà. Firmate qui la petizione» – un altro
paio di messaggi per denunciare la propaganda proregime siriano di
certi ambienti cristiani, poi più nulla. Dopo il 25 luglio non si hanno
più notizie di padre Paolo Dall’Oglio,
gesuita italiano presente da più di 30 anni in Siria, fondatore di una
comunità insediata nel ricostruito monastero di Mar Musa, espulso nel
2012 dal governo di Bashar al-Asad per il suo sostegno all’opposizione.
Rapito dopo essere rientrato clandestinamente in Siria per tentare una
mediazione e ottenere la liberazione di altri religiosi ostaggi? Ma da
chi? E che ne è di lui?
Un
silenzio angosciante avvolge la sua vita – domani (ndr. 17/11/2013) è
il suo 59° compleanno... – così come l’ignavia di troppi sta avvolgendo
il dramma siriano, così come lampi di notizie contraddittorie
illuminano la sorte di due vescovi cristiani e di altri ostaggi, per
poi far ripiombare nel buio più tetro le vicende di un intero popolo
martoriato.
Vale allora la pena di leggere Collera e luce. Un prete nella rivoluzione siriana (EMI,
pp. 171, € 12,90), il libro che p. Dall’Oglio ha scritto con l’amica
giornalista francese Églantine Gabaix-Hialé, la cui versione italiana,
con apposita postfazione dello stesso Dall’Oglio, risulta «finita di
stampare nel mese di agosto 2013», cioè quando il suo autore era appena
scomparso. È un libro che, come il precedente Innamorato dell’islam,
credente in Gesù, ci parla di un popolo, di passione per il dialogo, di
sete di libertà, di rabbia di indignazione, ma anche e proprio per
questo, di lotta per la giustizia, di attesa di luce, di speranza che
non muore.
Padre
Paolo non cerca il consenso universale, non persegue compromessi, non
si lascia moderare dalla prudenza di questo mondo: parla e scrive per
scuotere coscienze, perché il mondo sappia cosa sta succedendo, capisca
un po’ di più il dramma di una lotta per la libertà che finisce
soffocata nel sangue e nell’indifferenza...
Il Padre che fa luce nell'inferno siriano di Enzo Bianchi
un estratto di “Collera e Luce” il
libro scritto dal prete gesuita, ancora nelle mani dei suoi rapitori in
Siria e dalla giornalista francese Églantine Gabaix-Hialé.
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Buon compleanno Abuna Paolo
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Papa Francesco ha nominato
nuovo vescovo della diocesi di Latina il segretario generale uscente
della Conferenza episcopale, monsignor Mariano Crociata. «In questa
circostanza», ha detto, «si fa più avvertita in me la percezione che
quelli che viviamo sono tempi di grandi cambiamenti per la Chiesa. La
figura di papa Francesco ha impresso un’accelerazione e una nuova
direzione»
Antonio Sanfrancesco: Crociata dalla CEI alla diocesi di Latina
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CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni |
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"La Chiesa di tutti. L’altra Chiesa:
esperienze ecclesiali di frontiera, gruppi di base,
movimenti e comunità, preti e laici “non allineati”
- Altreconomia edizioni, Milano, 2013 -
di Luca Kocci – Valerio Gigante
Introduzione
"Vista
dall’esterno, la Chiesa cattolica appare come una struttura unitaria e
un blocco monolitico. Ma attenzione. Se per Chiesa intendiamo la
gerarchia e l’istituzione ecclesiastica, l’affermazione regge. Se
invece consideriamo la Chiesa nella sua accezione più autentica, ossia
come «popolo di Dio», allora le cose stanno diversamente.
A
partire dal pontificato di papa Wojtyla, la presenza della gerarchia
cattolica sui media e nella società è diventata infatti molto più
pervasiva ed invadente, e l’influenza della Conferenza episcopale
italiana e del Vaticano nel determinare gli indirizzi del Paese –
soprattutto dopo la fine della Democrazia cristiana, quando in
particolare la Cei guidata dal cardinal Camillo Ruini ha deciso di
intervenire direttamente nel campo politico, ritirando la delega e
facendo a meno della mediazione dei laici – è cresciuta a dismisura.
Parallelamente la Chiesa diffusa, le comunità sparse sul territorio, le
tante associazioni e i gruppi ecclesiali che dal basso vivono
concretamente le contraddizioni del tempo presente, continuamente in
ascolto e sintonia con i tempi che mutano, operando nel concreto a
fianco dei migranti, degli emarginati, dei malati, dei senza voce, sono
di fatto scomparsi dalla scena pubblica. In maniera inversamente
proporzionale alla visibilità e all’interventismo dei vertici
ecclesiastici, si sono infatti ristretti gli spazi dentro e fuori la
Chiesa per quelle realtà del cattolicesimo di base che talvolta
criticano o che comunque vivono con disagio alcune posizioni del
magistero e i pronunciamenti dei pontefici, del Vaticano e della Cei.
Sono voci spesso fuori dal coro che non hanno pressoché nessuna
cittadinanza sui mezzi di informazione istituzionali della Chiesa. Ma
che esistono. E si moltiplicano. La distanza dal magistero su questioni
come la contraccezione e le convivenze; l’insofferenza verso alcuni
privilegi economici di cui godono gli enti ecclesiastici; il caso di
Eluana Englaro, come quello di Piergiorgio Welby; il crescente disagio
per i comportamenti personali e pubblici dell’ex presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi a lungo sostenuto dalle gerarchie
ecclesiastiche parlano chiaro: i cattolici non hanno capito, o non
hanno condiviso, le scelte dei loro vertici. Ma di questo dissenso, sui
media ufficiali non compare quasi nessun cenno. ...
Sembra
la realizzazione della “profezia” che don Lorenzo Milani scrisse in
Esperienze pastorali, un volume pubblicato dalla Libreria editrice
fiorentina nel lontano 1957 e ritirato dal commercio perché giudicato
«inopportuno» dal Sant’Uffizio: «Per un prete quale tragedia più grossa
di questa potrà mai venire? Essere liberi, avere in mano i sacramenti,
Camera, Senato, stampa, radio, campanili, pulpiti e scuole e con tutte
questa dovizia di mezzi divini e umani raccogliere il bel frutto di
essere derisi dai poveri, odiati dai più deboli, amati dai più forti.
Avere la chiesa vuota. Vedersela vuotare ogni giorno di più. Sapere che
presto sarà finita la fede dei poveri. Vien persino da domandarsi se la
persecuzione potrà essere peggio di questo».
In
questi tempi, durante i quali l’istituzione ecclesiastica ha
privilegiato l’asse con i gruppi e i settori ecclesiali più
conservatori e ha brandito i cosiddetti «principi non negoziabili» come
una clava per tenere sotto tutela i “cattolici adulti” – come del resto
ha riconosciuto lo stesso papa Bergoglio nella lunga intervista a
Civiltà cattolica del 19 settembre 2013 («Non possiamo insistere solo
sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei
metodi contraccettivi») – l’insofferenza nella base ecclesiale è
cresciuta e continua a crescere. Rilanciando, a 50 anni dal suo
svolgimento, il Concilio Vaticano II con le sue dirompenti affermazioni
sulla «Chiesa povera e dei poveri», sull’ecumenismo, sul ruolo dei
laici e delle donne, sul rapporto con il mondo laico, sulla sinodalità
e la collegialità nella Chiesa, sulla verità che non si dà una volta
per tutte ma che si cerca faticosamente di raggiungere (e comunque
sempre in maniera provvisoria). Il Concilio allora, nonostante tutte le
«ermeneutiche della continuità» tese a depotenziare le sue istanze,
resta l’elemento di maggiore contraddizione rispetto al mantenimento
dello stato di cose presenti, proprio perché esso costituisce la prova
che è possibile una Chiesa intesa come «popolo di Dio in cammino», in
ascolto dei «segni dei tempi». Alla luce di questo, un numero sempre
più consistente di credenti chiede una Chiesa meno lobby politica e più
impegnata nella difesa dei diritti, degli ultimi, della giustizia
sociale, nella promozione di una società più partecipata e solidale, di
una Chiesa in cui i teologi, laici, le donne, possano tornare a
discutere liberamente e, perché no, anche deliberare, riappropriandosi
della autonomia e della responsabilità che proprio il Concilio
attribuisce loro nella sfera temporale.
...
Vista dal basso è tutta un’altra Chiesa
Prefazione di don Paolo Farinella. Il sogno concreto di una Chiesa dal basso: le storie di persone e di gruppi che hanno scelto di passare dalla “porta stretta”
Questo
libro racconta - in un momento di cambiamento epocale - l’altra Chiesa,
un vero e proprio “popolo di Dio in cammino”, plurale e non allineato.
Gruppi ed esperienze di base inseriti nel tessuto ecclesiale ma critici
verso le posizioni del Vaticano e della Cei. Movimenti che hanno
ereditato dal Concilio Vaticano II un punto di vista ribelle sulle
questioni - per le gerarchie - “non negoziabili”, come la famiglia, il
fine vita, l’orientamento sessuale, il ruolo delle donne e che chiedono
alla Chiesa un profondo rinnovamento. Un compendio inedito di realtà
“carsiche” - dalle Comunità di base agli omossessuali credenti, dai
preti operai alle tante associazioni impegnate per la pace e la
giustizia sociale - che scorrono nelle profondità della Chiesa
cattolica.
Scrive
nell’intensa prefazione don Paolo Farinella, “prete dal cuore laico”:
«È tempo che “l’altra Chiesa” (...) torni a sperare perché l’alba è
cominciata e ‘il Regno di Dio è dentro di voi’ (Lc 10,9)». Per una
Chiesa di tutti e dei poveri.
La recensione di Giancarla Codrignani
La
scrittrice e giornalista italiana, già presidente della Lega Obiettori
di Coscienza, cattolica ed esponente di spicco del movimento
nonviolento, ha letto il volume di Luca Kocci e Valerio Gigante
"È
un libro che raccomando davvero: nemmeno io mi rendevo conto di quanta
presenza costruttiva abbia circolato e circoli nell'ancora suprema
indifferenza di tanta parte della nostra Chiesa".
La recensione di Giancarla Codrignani
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Si svolgerà
a Roma tra il 5 il 19 ottobre 2014. Sarà un'assemblea straordinaria dei
vescovi e verrà dedicata all'analisi della «famiglia nel contesto della
nuova evangelizzazione». Papa Jorge Mario Bergoglio l'aveva in qualche
modo anticipato (e promesso) parlando con i giornalisti, di ritorno
dalla Gmg di Rio de Janeiro...
DIVORZIATI E RISPOSATI, NE PARLERÀ IL SINODO
Dopo
l’annuncio di un sinodo straordinario che si terrà nell’ottobre del
2014 sulla pastorale della famiglia, si sono succeduti interventi
diversi, in particolare circa la questione dei fedeli divorziati
risposati. Per approfondire con serenità il tema, che è sempre più
urgente, dell’accompagnamento pastorale di questi fedeli in coerenza
con la dottrina cattolica, pubblichiamo un ampio contributo dell’arcivescovo prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Lo
studio della problematica dei fedeli che hanno contratto un nuovo
legame civile dopo un divorzio non è nuovo ed è sempre stato condotto
con grande serietà dalla Chiesa con l’intento di aiutare le persone
coinvolte, dal momento che il matrimonio è un sacramento che raggiunge
in maniera particolarmente profonda la realtà personale, sociale e
storica dell’uomo. Dato il crescente numero di persone coinvolte nei
Paesi di antica tradizione cristiana si tratta di un problema pastorale
di vasta portata. Oggi i credenti si chiedono molto seriamente: non può
la Chiesa consentire, a determinate condizioni, l’accesso ai sacramenti
per i fedeli divorziati risposati? Rispetto a tale questione la Chiesa
ha le mani legate per sempre? I teologi hanno davvero considerato tutte
le implicazioni e le conseguenze in merito a questa materia?...
La forza della grazia
Un
documento del prefetto della dottrina conferma il no alla comunione e
corregge gli equivoci su "coscienza" e "misericordia". Gelate le
aspettative di cambiamento. Ma torna in campo una "ipotesi Ratzinger"...
Divorziati risposati. Müller scrive, Francesco detta Nel
clima rinnovato, promosso da papa Francesco, è possibile tornare a
discutere questioni che molti credenti vivono, come quella dei
divorziati risposati. Una lettera aperta richiede, con rispetto e
franchezza, la revisione della disciplina. L'atteggiamento
contradditorio e farisaico dell'attuale disciplina ecclesiatica, che
afferma per un verso che il divorziato risposato è appartenente alla
comunità cristiana a tutti gli effetti, ma è escluso dalla comunione e
dall'esercitare diversi ruoli laicali. La radicalità della proposta
evangeliche e le necessarie mediazioni che tengano conto della
complessa e fragile realtà umana. Si "invita la chiesa a ricuperare i
valori evangelici della comprensione e della compassione, della
misericordia e del perdono". La legge è per l'uomo...
Divorziati risposati, una questione riaperta (pdf)
testo integrale del Documento
preparatorio per la III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei
Vescovi, dal tema "Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto
dell’evangelizzazione", che si svolgerà in Vaticano
dal 5 al 19 ottobre 2014 (nel documento è contenuto il questionario
con le trentotto domande, più una per eventuali proposte, allo
scopo di chiedere ai fedeli di tutto il mondo di esprimersi sui temi
riguardanti l’oggi delle famiglie, compresi unioni gay, contraccezione,
sacramenti ai divorziati e risposati).
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Trentotto domande per
un sondaggio, più una per eventuali proposte, allo scopo di
chiedere ai fedeli di tutto il mondo di esprimersi sui temi riguardanti
l’oggi delle famiglie, compresi unioni gay, contraccezione, sacramenti
ai divorziati e risposati.
È la grande novità voluta da papa Francesco in preparazione della terza
assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi sul tema, «Le
sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione», in
programma dal 5 al 19 ottobre 2014.
Antonio Martino: Un questionario sulla famiglia, lo stimolo di Francesco alla corresponsabilità
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Circa
600 leader religiosi rappresentanti delle diverse tradizioni di fede
sono riuniti a Vienna per affrontare il crescente clima di ostilità
verso “l’altro” che si registra nel mondo. “Accogliere l’altro” è
infatti il tema della IX Assemblea mondiale di “Religions for Peace”,
la più ampia coalizione mondiale delle religioni alla quale fanno parte
delegati baha’i, buddhisti, cristiani, ebrei, giainisti, hindù,
religioni aborigeni e tradizionali, musulmani, sikh, shintoisti e
zoroastriani. Tra i numerosi partecipanti figurano il pastore luterano
Olav Fykse Tveit, segraterio generale del Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec); il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I; il
pastore riformato Thomas Wipf, moderatore della sezione europea di
Religions for Peace; Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari.
È presente anche il cardinale John Onaiyekan, arcivescovo di Abuja
(Nigeria). Nella lista dei relatori figura anche il metropolita Mar
Gregorios Yohanna Ibrahim, arcivescovo della Chiesa siro-ortodossa di
Aleppo, rapito in Siria il 22 aprile insieme al vescovo Paul Yazigi,
arcivescovo della Chiesa Greco-Ortodossa di Aleppo. Per i due vescovi e
per la Siria, il segretario generale di Religions for peace William
Vendlay ha chiesto ai delegati membri di pregare.
Nel
corso dei lavori sono previste sessioni plenarie sulla prevenzione dei
conflitti e i processi di riconciliazione, sulla protezione delle
minoranza religiose, le migrazioni e la coesione sociale ed sulla lotta
alla povertà. L’Assemblea si è aperta ieri con un messaggio del
segretario generale delle Nazioni Unite Ban-ki Moon che ha sottolineato
l’importanza dell’impegno delle religioni per i diritti umani. “Il
potere delle religioni di promuovere la riconciliazione attraverso il
perdono - ha detto - può favorire in modo significativo il nostro
lavoro per affrontare le cause profonde dei conflitti e raggiungere una
pace duratura”. Ed ha subito aggiunto: “Mentre mi congratulo per
l’enorme progresso compiuto grazie alle religioni e alle persone di
fede, dobbiamo anche riconoscere che sussistono conflitti inquietanti
all’interno e tra le comunità religiose. Queste divisioni minacciano la
sicurezza per la quale stiamo lavorando”. Ban-ki Moon ha assicurato i
leader religiosi del sostegno delle Nazioni Unite per tutti gli sforzi
che saranno compiuti per “migliorare la comprensione tra le culture e
le religioni” ed ha concluso: “Insieme metteremo a frutto l’enorme
potenziale delle religioni per favorire la vera pace”. (fonte: SIR)
È
stato firmato questa mattina (ndr. 21/11/2013), a Vienna, nell'ambito
di un incontro di Religions for Peace, un documento redatto dai leader
delle principali religioni sul tema dell'accoglienza dei migranti, in
particolari di coloro che fuggono da guerre e carestie. Pubblichiamo il
testo integrale del documento e un'intervista alla persona che, per il Jesuit refugee service, ha partecipato alla sua elaborazione.
Un valore centrale della mia fede è
accogliere lo straniero, il rifugiato, lo sfollato, l’altro. Io
tratterò loro come vorrei essere trattato io stesso. E inviterò gli
altri, compresi i leader della mia comunità religiosa, a fare lo stesso.
Insieme
con le autorità religiose, con le organizzazioni confessionali e le
comunità di coscienza del mondo affermo: Io accoglierò lo straniero.
La mia fede insegna che
la compassione, la misericordia, l’amore e l’ospitalità sono per tutti:
chi è nato nel mio Paese e lo straniero, il membro della mia comunità e
chi è appena arrivato...
Accogliere lo straniero, nel nome dell'unico Dio
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Il testo integrale dell'intervento di Maria Voce, Presidente Movimento dei Focolari
Maria Voce: Accogliere l’Altro – una Visione Multireligiosa di Pace (pdf)
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Un'inchiesta delle Iene
svela che il grado di ufficiale per i cappellani militari comporta
spesa da 17 milioni. E Marcianò, appena nominato ordinario militare con
stipendio da 10mila euro ammette: «Sono troppi, io li verso su un
fondo ma lo Stato dovrebbe tagliare»
IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA: Il vescovo calabrese ammette: «Sono troppi i 17 milioni per i cappellani militari»
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Angelus/Regina Cæli - Angelus, 17 novembre 2013
Udienza - 20 novembre 2013
Omelia - 15 novembre 2013: Ordinazione
Episcopale di S.E. Mons. Fernando Vérgez Alzaga, L.C., Segretario
Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano
Omelia - 21 novembre 2013: Celebrazione dei Vespri con la Comunità delle Monache Benedettine Camaldolesi nel Monastero di Sant'Antonio Abate all'Aventino
Discorso - Incontro con i Patriarchi delle Chiese Orientali Cattoliche e gli Arcivescovi Maggiori (21 novembre 2013)
Discorso - Ai partecipanti alla Plenaria della Congregazione per le Chiese Orientali (21 novembre 2013)
Discorso - Incontro con la comunità filippina in occasione della Benedizione del mosaico di San Pedro Calungsod (21 novembre 2013)
Discorso - Ai Dirigenti e agli Atleti delle Nazionali di Rugby di Argentina e Italia (22 novembre 2013)
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17 novembre 2013
Cari fratelli e sorelle buongiorno,
il
Vangelo di questa domenica (Lc 21,5-19) consiste nella prima parte di
un discorso di Gesù: quello sugli ultimi tempi. Gesù lo pronuncia a
Gerusalemme, nei pressi del tempio; e lo spunto gli è dato proprio
dalla gente che parlava del tempio e della sua bellezza. Perché era
bello quel tempio. Allora Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di
quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra» (Lc 21,6).
Naturalmente gli chiedono: quando accadrà questo?, quali saranno i
segni? Ma Gesù sposta l’attenzione da questi aspetti secondari – quando
sarà?, come sarà? – la sposta alle vere questioni. E sono due. Primo:
non lasciarsi ingannare dai falsi messia e non lasciarsi paralizzare
dalla paura. Secondo: vivere il tempo dell’attesa come tempo della
testimonianza e della perseveranza. E noi siamo in questo tempo
dell’attesa, dell’attesa della venuta del Signore.
Questo
discorso di Gesù è sempre attuale, anche per noi che viviamo nel XXI
secolo. Egli ci ripete: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti
infatti verranno nel mio nome» (v. 8). E’ un invito al discernimento,
questa virtù cristiana di capire dove è lo spirito del Signore e dove è
il cattivo spirito. Anche oggi, infatti, ci sono falsi “salvatori”, che
tentano di sostituirsi a Gesù: leader di questo mondo, santoni, anche
stregoni, personaggi che vogliono attirare a sé le menti e i cuori,
specialmente dei giovani. Gesù ci mette in guardia: «Non andate dietro
a loro!». “Non andate dietro a loro!”
E
il Signore ci aiuta anche a non avere paura: di fronte alle guerre,
alle rivoluzioni, ma anche alle calamità naturali, alle epidemie, Gesù
ci libera dal fatalismo e da false visioni apocalittiche.
Il
secondo aspetto ci interpella proprio come cristiani e come Chiesa:
Gesù preannuncia prove dolorose e persecuzioni che i suoi discepoli
dovranno patire, a causa sua. Tuttavia assicura: «Nemmeno un capello
del vostro capo andrà perduto» (v. 18). Ci ricorda che siamo totalmente
nelle mani di Dio! Le avversità che incontriamo per la nostra fede e la
nostra adesione al Vangelo sono occasioni di testimonianza; non devono
allontanarci dal Signore, ma spingerci ad abbandonarci ancora di più a
Lui, alla forza del suo Spirito e della sua grazia.
In
questo momento penso, e pensiamo tutti. Facciamolo insieme: pensiamo a
tanti fratelli e sorelle cristiani, che soffrono persecuzioni a causa
della loro fede. Ce ne sono tanti. Forse molti di più dei primi secoli.
Gesù è con loro. Anche noi siamo uniti a loro con la nostra preghiera e
il nostro affetto. Anche abbiamo ammirazione per il loro coraggio e la
loro testimonianza. Sono i nostri fratelli e sorelle, che in tante
parti del mondo soffrono a causa dell’essere fedeli a Gesù Cristo. Li
salutiamo di cuore e con affetto.
Alla fine, Gesù fa una promessa che è garanzia di vittoria...
Dopo l'Angelus: ... Anche
vorrei adesso a tutti voi consigliarvi una medicina. Ma qualcuno pensa:
“Il Papa fa il farmacista adesso?” E’ una medicina speciale per
concretizzare i frutti dell’Anno della Fede, che volge al termine. Ma è
una medicina di 59 granelli intracordiali. Si tratta di una “medicina
spirituale” chiamata Misericordina. Una scatolina di 59 granelli
intracordiali. In questa scatoletta è contenuta la medicina e alcuni
volontari la distribuiranno a voi mentre lasciate la Piazza.
Prendetela! C’è una corona del Rosario, con la quale si può pregare
anche la “coroncina della Misericordia”, aiuto spirituale per la nostra
anima e per diffondere ovunque l’amore, il perdono e la fraternità. Non
dimenticatevi di prenderla, perché fa bene, eh? Fa bene al cuore,
all’anima e a tutta la vita!
A tutti voi un cordiale augurio di Buona Domenica. Arrivederci e buon pranzo!
testo integrale dell'Angelus
video
Sono
state distribuite in piazza san Pietro, oggi, migliaia e migliaia di
scatolette contenenti una corona del rosario con le indicazioni per
recitare la "coroncina della Misericordia" di Santa Faustina! Ma non è
una trovata di "marketing" come qualcuno ha subito sibilato, quanto
piuttosto un adattarsi al linguaggio - certo mediaticamente allettante
- dei nostri giorni. Magari Papa Francesco riuscisse a rilanciare in
maniera globale la "moda" del pregare! Anche questi mezzi semplici e
nati dalla fantasia devota di un seminarista (non di un'agenzia
pubblicitaria) possono aiutare.(fonte: Cantuale Antonianum)
“Misericordina”
(misericordium) 59 granuli per il cuore. 50% Corona Divinae
Misericordiae e 50% Imago Iesu Misericordis. La scatoletta è bianca con
il disegno di un cuore umano con le spine e una diagramma dei batti del
cuore. Dentro il foglio con le istruzioni per l’uso. Così, in forma di
medicina e’ stato riproposto dai seminaristi di Danzica, in Polonia il
messaggio sulla Divina Misericordia. E stamattina all’Angelus in Piazza
San Pietro la “medicina polacca” e’ stata distribuita ai fedeli. E’ una
iniziativa alla vigilia della chiusura dell’Anno della Fede con un
invito a rivolgersi per i problemi del mondo al Signore...
Misericordina, la “medicina” per avere un evangelico cuore nuovo
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Non è un farmaco che è
possibile trovare in farmacia e non è prescrivibile dal medico! La
“Misericordina” – afferma Papa Francesco – “è una medicina speciale per
concretizzare i frutti dell’Anno della Fede, che volge al termine”. “Si
tratta – prosegue il Pontefice, lasciando a bocca aperta migliaia di
fedeli presenti in Piazza San Pietro per l’Angelus domenicale – di una
«medicina spirituale» chiamata Misericordina. Una scatolina di 59
granelli intracordiali. In questa scatoletta è contenuta la medicina e
alcuni volontari la distribuiranno a voi mentre lasciate la Piazza.
Prendetela! C’è una corona del Rosario, con la quale si può pregare
anche la «coroncina della Misericordia», aiuto spirituale per la nostra
anima e per diffondere ovunque l’amore, il perdono e la fraternità”.
Potrebbe sembrare l’espressione romantica e sdolcinata di una fede
antica e fuori moda per i nostri tempi. In realtà, con questa semplice
iniziativa – che Papa Francesco non ha esitato a patrocinare dal
balcone del Palazzo Apostolico – viene rilanciato il significato
cristiano e il valore teologico della preghiera, attraverso la recita
del Rosario e – nel caso specifico del nuovo “farmaco” – della
“coroncina della Misericordia”.
Michelangelo Nasca: Un nuovo “farmaco” per la cura delle anime, la Divina Misericordi di Santa Faustina
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Piazza San Pietro
Mercoledì, 20 novembre 2013
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Mercoledì
scorso ho parlato della remissione dei peccati, riferita in modo
particolare al Battesimo. Oggi proseguiamo sul tema della remissione
dei peccati, ma in riferimento al cosiddetto “potere delle chiavi”, che
è un simbolo biblico della missione che Gesù ha dato agli
Apostoli.
Anzitutto
dobbiamo ricordare che il protagonista del perdono dei peccati è lo
Spirito Santo. Nella sua prima apparizione agli Apostoli, nel cenacolo,
Gesù risorto fece il gesto di soffiare su di loro dicendo: «Ricevete lo
Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non
li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20,22-23). Gesù,
trasfigurato nel suo corpo, ormai è l’uomo nuovo, che offre i doni
pasquali frutto della sua morte e risurrezione. Quali sono questi doni?
La pace, la gioia, il perdono dei peccati, la missione, ma soprattutto
dona lo Spirito Santo che di tutto questo è la sorgente. Il soffio di
Gesù, accompagnato dalle parole con le quali comunica lo Spirito,
indica il trasmettere la vita, la vita nuova rigenerata dal perdono.
Ma
prima di fare il gesto di soffiare e donare lo Spirito, Gesù mostra le
sue piaghe, nelle mani e nel costato: queste ferite rappresentano il
prezzo della nostra salvezza. Lo Spirito Santo ci porta il perdono di
Dio “passando attraverso” le piaghe di Gesù. Queste piaghe che Lui ha
voluto conservare; anche in questo momento Lui in Cielo fa vedere al
Padre le piaghe con le quali ci ha riscattato. Per la forza di queste
piaghe, i nostri peccati sono perdonati: così Gesù ha dato la sua vita
per la nostra pace, per la nostra gioia, per il dono della grazia nella
nostra anima, per il perdono dei nostri peccati. È molto bello guardare
così a Gesù!
E
veniamo al secondo elemento: Gesù dà agli Apostoli il potere di
perdonare i peccati. È un po’ difficile capire come un uomo può
perdonare i peccati, ma Gesù dà questo potere. La Chiesa è depositaria
del potere delle chiavi, di aprire o chiudere al perdono. Dio perdona
ogni uomo nella sua sovrana misericordia, ma Lui stesso ha voluto che
quanti appartengono a Cristo e alla Chiesa, ricevano il perdono
mediante i ministri della Comunità. Attraverso il ministero apostolico
la misericordia di Dio mi raggiunge, le mie colpe sono perdonate e mi è
donata la gioia. In questo modo Gesù ci chiama a vivere la
riconciliazione anche nella dimensione ecclesiale, comunitaria. E
questo è molto bello. La Chiesa, che è santa e insieme bisognosa di
penitenza, accompagna il nostro cammino di conversione per tutta la
vita. La Chiesa non è padrona del potere delle chiavi, ma è serva del
ministero della misericordia e si rallegra tutte le volte che può
offrire questo dono divino...
testo integrale
Nonostante la pioggia battente, si è tenuta come sempre l'udienza generale del mercoledì.
Prima
della lettura del Vangelo e del suo intervento, papa Jorge Mario
Bergoglio ha compiuto il tradizionale giro a bordo della jeep bianca
scoperta, dalla quale, dopo aver chiesto all'autista di fermarsi, è
sceso per salutare con affetto una donna anziana.
video
Anche
questa settimana la piazza era gremita di fedeli e Papa Francesco ha
fatto un lungo giro salutando tutti e baciando tanti bambini...
video
Al
termine della catechesi sono stati particolarmente rapidi i saluti ai
vescovi presenti sul sagrato della Basilica, perché il Pontefice ha
riservato tempo ed energie ai malati presenti in Piazza San Pietro.
All'udienza hanno infatti partecipato oltre 3 mila persone affette da
malattie rare riunite in una delegazione coordinata dall'associazione
culturale "Giuseppe Dossetti: i Valori - sviluppo e tutela dei diritti"
e accompagnate dal presidente del Pontificio Consiglio per gli
Operatori Sanitari, l'arcivescovo Zygmunt Zimowski.
Così
sulla piazza si è svolta questo singolare e straordinario incontro
personale di papa Francesco che ha abbracciato ciascuno dei tremila
malati, accompagnati dai loro familiari. Centinaia - in particolare -
erano i bambini, alcuni piccolissimi, in braccio ai genitori che
piangendo li hanno affidati per un istante alle braccia del Papa.
Momenti di grande tenerezza e commozione, con Francesco che baciando i
piccoli ha tentato di consolare i grandi, mentre anche i collaboratori
del Santo Padre faticavano in certi momenti a trattenere le lacrime. (fonte: Avvenire)
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
16 novembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Il Papa ai Canonici Regolari:
pregare Dio, sempre
La
preghiera dell’uomo è la debolezza di Dio: è quanto ha affermato il
Papa durante la Messa presieduta stamani a Santa Marta. Erano presenti
i canonici del Capitolo della Basilica di San Pietro.
Al
centro dell’omelia, il Vangelo in cui Gesù invita a pregare senza
stancarsi, raccontando la parabola della vedova che chiede con
insistenza a un giudice iniquo che gli venga fatta giustizia. Così -
afferma il Papa - “Dio fa e farà giustizia ai suoi eletti, che gridano
giorno e notte verso di Lui”, come è accaduto con Israele guidato da
Mosè fuori dall’Egitto:
“Quando
chiama Mosè gli dice: ‘Ho sentito il pianto, il lamento del mio
popolo’. Il Signore ascolta. E nella prima Lettura abbiamo ascoltato
quello che ha fatto il Signore, quella parola onnipotente: ‘Dal Cielo
viene come un guerriero implacabile’. Quando il Signore prende la
difesa del suo popolo è così: è un guerriero implacabile e salva il suo
popolo. Salva, rinnova tutto: ‘Tutto il Creato fu modellato di nuovo
nella propria natura come prima’. ‘Il Mar Rosso divenne una strada
senza ostacoli … e coloro che la tua mano proteggeva, passarono con
tutto il popolo’”.
Il
Signore – prosegue il Papa - “ha sentito la preghiera del suo popolo,
perché ha sentito nel suo cuore che i suoi eletti soffrivano” e lo
salva in modo potente:
“Questa
è la forza di Dio. E qual è la forza degli uomini? Qual è la forza
dell’uomo? Questa della vedova: bussare al cuore di Dio, bussare,
chiedere, lamentarsi di tanti problemi, tanti dolori e chiedere al
Signore la liberazione da questi dolori, da questi peccati, da questi
problemi. La forza dell’uomo è la preghiera e anche la preghiera dell’uomo umile è la debolezza di Dio. Il Signore è debole soltanto in questo: è debole in confronto alla preghiera del suo popolo”...
Il Papa: La preghiera dell'uomo è la debolezza di Dio
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
18 novembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Il Papa Francesco:
no allo spirito mondano, sì a Dio
Il
Signore ci salvi dallo “spirito mondano che negozia tutto”, non solo i
valori ma anche la fede. E’ quanto affermato stamani da Papa Francesco
nella Messa alla Casa Santa Marta. Il Papa ha quindi avvertito che
bisogna stare in guardia da una “globalizzazione dell’uniformità
egemonica”, frutto della mondanità.
Il
Popolo di Dio preferisce allontanarsi dal Signore davanti ad una
proposta di mondanità. Papa Francesco ha preso spunto dalla Prima
Lettura, un passo del Libro dei Maccabei, per soffermarsi sulla “radice
perversa” della mondanità. Le guide del popolo, sottolinea il Papa, non
vogliono più che Israele sia isolato dalle altre nazioni e così,
abbandonano le proprie tradizioni, per andare a trattare con il re.
Vanno a “negoziare” e sono entusiasti per questo. E’ come, annota, se
dicessero “siamo progressisti, andiamo con il progresso dove va tutta
la gente”. Si tratta, avverte, dello “spirito del progressismo
adolescente” che “si crede che andare avanti in qualsiasi scelta è
meglio che rimanere nelle abitudini della fedeltà”. Questa gente,
dunque, negozia con il re “la fedeltà al Dio sempre fedele”. “Questo –
è il monito del Papa – si chiama apostasia”, “adulterio”. Non stanno,
infatti, negoziando alcuni valori, evidenzia, “negoziano proprio
l’essenziale del suo essere: la fedeltà al Signore”.
“E
questa è una contraddizione: non negoziamo i valori ma negoziamo la
fedeltà. E questo è proprio il frutto del demonio, del principe di
questo mondo, che ci porta avanti con lo spirito di mondanità. E poi,
accadono le conseguenze. Hanno preso le abitudini dei pagani, poi un
passo avanti: il re prescrisse in tutto il suo regno che tutti
formassero un solo popolo e ciascuno abbandonasse le proprie usanze.
Non è la bella globalizzazione dell’unità di tutte le Nazioni, ma,
ognuna con le proprie usanze ma unite, ma è la globalizzazione
dell’uniformità egemonica, è proprio il pensiero unico. E questo
pensiero unico è frutto della mondanità”.
E
dopo questo, rammenta, “tutti i popoli si adeguarono agli ordini del
re; accettarono anche il suo culto, sacrificarono agli idoli e
profanarono il sabato”. Passo dopo passo, “si va avanti su questa
strada”. E alla fine, rammenta il Papa, “il re innalzò sull’altare un
abominio di devastazione”:
“Ma, Padre, questo succede anche oggi? Sì...
Oggi,
avverte il Papa, si pensa che “dobbiamo essere come tutti, dobbiamo
essere più normali, come fanno tutti, con questo progressismo
adolescente”. E poi, osserva amaramente, “segue la storia”: “le
condanne a morte, i sacrifici umani”. “Ma voi – è l’interrogativo del
Papa – pensate che oggi non si facciano, i sacrifici umani? Se ne fanno
tanti, tanti! E ci sono delle leggi che li proteggono”:
“Ma
quello che ci consola è che davanti a questo cammino che fa lo spirito
del mondo, il principe di questo mondo, il cammino di infedeltà, sempre
rimane il Signore che non può rinnegare se stesso, il Fedele: Lui
sempre ci aspetta, Lui ci ama tanto e Lui ci perdona quando noi,
pentiti per qualche passo, per qualche piccolo passo in questo spirito
di mondanità, andiamo da Lui, il Dio fedele davanti al Suo popolo che
non è fedele. Con lo spirito di figli della Chiesa preghiamo il Signore
perché con la Sua bontà, con la Sua fedeltà ci salvi da questo spirito
mondano che negozia tutto; che ci protegga e ci faccia andare avanti,
come ha fatto andare avanti il suo popolo nel deserto, portandolo per
mano, come un papà porta il suo bambino. Alla mano del Signore andremo
sicuri”.
Il Papa: Dio ci salvi dallo spirito mondano che negozia tutto e dal pensiero unico
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
19 novembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Il Papa Francesco:
"Un popolo che non rispetta i nonni, non ha futuro"
Un popolo che “non rispetta i
nonni” è senza memoria e dunque senza futuro. È l’insegnamento offerto
stamattina da Papa Francesco all’omelia della Messa celebrata in Casa
S. Marta. Il Papa ha commentato la vicenda biblica dell’anziano
Eleàzaro, che scelse il martirio per coerenza con la sua fede in Dio e
per dare una testimonianza di rettitudine ai giovani.
Scegliere
la morte, anziché scamparla con l’aiuto di amici compiacenti, pur di
non tradire Dio e anche per non mostrare ai giovani che in fondo
l’ipocrisia può tornare utile, anche se si tratta di rinnegare la
propria fede. C’è tutto questo nella vicenda del nobile Eleàzaro,
figura biblica del Libro dei Maccabei proposta dalla liturgia del
giorno, che agli aguzzini che volevano costringerlo all’abiura
preferisce il martirio, il sacrificio della vita piuttosto che una
salvezza strappata con l'ipocrisia. “Quest’uomo – osserva Papa
Francesco – di fronte alla scelta fra l’apostasia e la fedeltà non
dubita”, rifiutando “quell’atteggiamento del fingere, del fingere
pietà, del fingere religiosità…”. Anzi, invece di badare a sé “pensa ai
giovani”, a quello che il suo atto di coraggio potrà lasciare loro in
ricordo: “La
coerenza di quest’uomo, la coerenza della sua fede, ma anche la
responsabilità di lasciare un’eredità nobile, un’eredità vera. Noi
viviamo in un tempo nel quale gli anziani non contano. E’ brutto dirlo,
ma si scartano, eh? Perché danno fastidio. Gli anziani sono quelli che
ci portano la storia, che ci portano la dottrina, che ci portano la
fede e ce la danno in eredità. Sono quelli che, come il buon vino
invecchiato, hanno questa forza dentro per darci un’eredità nobile”. E qui Papa Francesco ricorda una storiella ascoltata da piccolo... “Questa
storia mi ha fatto tanto bene, tutta la vita. I nonni sono un tesoro.
La Lettera agli ebrei ... ci dice: ‘Ricordatevi dei vostri capi, che vi
hanno predicato, quelli che vi hanno predicato la Parola di Dio. E
considerando il loro esito, imitatene la fede’. La memoria dei nostri
antenati ci porta all’imitazione della fede. Davvero la vecchiaia tante
volte è un po’ brutta, eh? Per le malattie che porta e tutto questo, ma
la sapienza che hanno i nostri nonni è l’eredità che noi dobbiamo
ricevere. Un popolo che non custodisce i nonni, un popolo che non
rispetta i nonni, non ha futuro, perché non ha memoria, ha perso la
memoria”. “Ci farà bene – è il commento finale di Papa Francesco – pensare a tanti anziani e anziane, tanti che sono nelle case di riposo, e anche tanti – è brutta la parola, ma diciamola – abbandonati dai loro. Sono il tesoro della nostra società”: “Preghiamo per i nostri nonni, le nostre nonne. ... "
Il Papa: Dio ci insegni a rispettare i nonni, nella loro memoria c'è il futuro di un popolo
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
22 novembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Il Papa Francesco:
ritroviamo il senso dell'adorazione
Il
tempio è un luogo sacro in cui ciò che più importa non è la ritualità,
ma “adorare il Signore”. Lo ha affermato Papa Francesco all’omelia
della Messa celebrata questa mattina a Casa S. Marta. Il Papa ha posto
l’accento anche sull’essere umano che in quanto “tempio dello Spirito
Santo” è chiamato ad ascoltare dentro di sé Dio, a chiederGli perdono e
a seguirlo.
Il
Tempio è la casa di pietra dove un popolo custodisce la sua anima
davanti a Dio. Ma Tempio sacro è anche il corpo di un singolo
individuo, in cui Dio parla e il cuore ascolta. Papa Francesco sviluppa
l’omelia su queste due dimensioni, che corrono parallele nella vita
cristiana. Lo spunto è venuto dal brano liturgico dell’Antico
Testamento, in cui Giuda Maccabeo riconsacra il Tempio distrutto dalle
guerre. “Il Tempio – osserva il Papa – come un luogo di riferimento
della comunità, un luogo di riferimento del popolo di Dio”, dove ci si
reca per molti motivi uno dei quali – spiega – supera tutti gli altri:
“Il
Tempio è il luogo dove la comunità va a pregare, a lodare il Signore, a
rendere grazie, ma soprattutto ad adorare: nel Tempio si adora il
Signore. E questo è il punto più importante. Anche, questo è valido per
le cerimonie liturgiche: in questa cerimonia liturgica, cosa è più
importante? I canti, i riti – belli, tutto…? Più importante è
l’adorazione: tutta al comunità riunita guarda l’altare dove si celebra
il sacrificio e adora. Ma, io credo – umilmente lo dico – che noi
cristiani forse abbiamo perso un po’ il senso della adorazione, e
pensiamo: andiamo al Tempio, ci raduniamo come fratelli – quello è
buono, è bello! – ma il centro è lì dove è Dio. E noi adoriamo Dio”.
Dall’affermazione
scaturisce la domanda, diretta: “I nostri templi – si chiede Papa
Francesco – sono luoghi di adorazione, favoriscono l’adorazione? Le
nostre celebrazioni favoriscono l’adorazione?”. Gesù – ricorda il Papa,
citando il Vangelo odierno – scaccia gli “affaristi” che avevano preso
il Tempio per un luogo di traffici piuttosto che di adorazione. Ma c’è
un altro “Tempio” e un’altra sacralità da considerare nella vita di
fede:
“San Paolo ci dice che noi siamo templi dello Spirito Santo. Io sono un tempio...
Che il Signore ci conceda questo vero senso del Tempio, per potere andare avanti nella nostra vita di adorazione e di ascolto della Parola di Dio”.
Papa Francesco: nel tempio non si va a celebrare un rito ma ad adorare Dio
Guarda il video
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Il
Papa ai partecipanti alla Plenaria della Congregazione per le Chiese
Orientali: «Non mi rassegno a un Medio Oriente senza cristiani»
Questa
mattina Papa Francesco ha incontrato i patriarchi e gli arcivescovi
maggiori delle Chiese cattoliche dei riti orientali, presenti a Roma
per partecipare alla plenaria della Congregazione per le Chiese
orientali dedicata alla ricezione del Concilio. I presenti sono
intervenuti per descrivere la situazione dei cristiani nel Medio
Oriente, in Europa orientale, in India e nelle rispettive comunità
della diaspora.
Prima di ascoltare i contributi dei capi delle Chiese orientali, Papa Francesco li ha salutati con un breve discorso...
Sempre
nella giornata di oggi, alle 12, nella Sala Clementina del Palazzo
Apostolico Vaticano, il Santo Padre ha poi ricevuto in udienza tutti i
partecipanti alla Plenaria della Congregazione per le Chiese Orientali.
«Questa Sessione – ha detto il Papa - intende riappropriarsi della
grazia del Concilio Vaticano II e del successivo magistero sull’Oriente
cristiano».
Il
Pontefice ha quindi rivolto il suo pensiero al Medio Oriente, «terra
benedetta in cui Cristo è vissuto, morto e risorto. In essa – l’ho
avvertito anche oggi dalla voce dei Patriarchi presenti – la luce della
fede non si è spenta, anzi risplende vivace. Ogni cattolico ha perciò
un debito di riconoscenza verso le Chiese che vivono in quella regione.
Da esse possiamo, fra l’altro, imparare la fatica dell’esercizio
quotidiano di spirito ecumenico e dialogo interreligioso»...
Il Papa: «Non mi rassegno a un Medio Oriente senza cristiani»
video
il testo integrale del discorso di Papa Francesco:
- Incontro con i Patriarchi delle Chiese Orientali Cattoliche e gli Arcivescovi Maggiori
- Ai partecipanti alla Plenaria della Congregazione per le Chiese Orientali
"Non mi rassegno ad un Medio Oriente senza cristiani"
video
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La libertà religiosa è colpita quasi
ovunque nel mondo, specie a danno dei cristiani, con più livelli di
gravità. E con coinvolgente dolore e invito alla solidarietà e alla
preghiera Papa Francesco ricorda a noi tutti che in questo nuovo
millennio – dopo le grandi persecuzioni dei totalitarismi del Novecento
contro ebrei, cattolici e cristiani d’ogni denominazione – c’è un nuovo
martirologio, di persone e luoghi, che continua a crescere. Frutto di
una globalizzazione violenta.
Carlo Cardia: L'infinito martirio
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Maria è la madre della speranza e da Lei nasce l’insegnamento a
guardare al domani con speranza, e a non fermarsi all’oggi. E’ il
messaggio che Papa Francesco ha consegnato ieri pomeriggio (ndr. 21/11/2013) alle
Monache benedettine camaldolesi all’Aventino, in occasione della sua
visita al monastero di Sant’Antonio Abate, nella Giornata delle
Claustrali, dedicata a tutte le comunità di contemplativi. Ad
accoglierlo, l’abbadessa suor Michela Porcellato. Dopo la celebrazione
dei Vespri, il Papa ha avuto un colloquio privato con le monache.
Il Papa alle Benedettine: Maria, icona più espressiva della speranza cristiana
Il Papa alle Claustrali: Maria madre della speranza
video
Contempliamo
colei che ha conosciuto e amato Gesù come nessun’altra creatura. Il
Vangelo che abbiamo ascoltato mostra l’atteggiamento fondamentale con
il quale Maria ha espresso il suo amore per Gesù: fare la volontà di
Dio. «Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per
me fratello, sorella e madre» (Mt 12,50). Con queste parole Gesù lascia
un messaggio importante: la volontà di Dio è la legge suprema che
stabilisce la vera appartenenza a Lui. Perciò Maria instaura un legame
di parentela con Gesù prima ancora di darlo alla luce: diventa
discepola e madre del suo Figlio nel momento in cui accoglie le parole
dell’Angelo e dice: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo
la tua parola» (Lc 1,38). Questo “avvenga” non è solo accettazione, ma
anche apertura fiduciosa al futuro. Questo “avvenga” è speranza!
Maria è la madre della speranza, l’icona più espressiva della speranza cristiana...
il testo integrale del discorso del Papa durante la celebrazione dei Vespri con la comunità delle Monache Benedettine
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Dopo la celebrazione dei Vespri, il Papa ha avuto un colloquio privato con le monache.
Rivedi l'intera visita di Papa Francesco al monastero delle Benedettine Camaldolesi
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Nella Giornata delle
Claustrali, dedicata a tutte le comunità di clausura, Papa Francesco si
reca al Monastero di Sant’Antonio Abate delle Monache Benedettine
Camaldolesi, situato sul colle Aventino a Roma. La visita inizia alle
17, durerà circa un'ora, e comprenderà una sosta di preghiera con le
monache ed un colloquio privato con la comunità. Ma quale clima si
respira nel Convento alla vigilia di questo evento carico di
attese? Roberta Gisottilo ha chiesto all’abbadessa, madre
Michela Porcellato
RADIO VATICANA: L'abbadessa: claustrali dentro la storia dei nostri giorni
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Sincerità, semplicità, sobrietà:
ecco Francesco
di mons. Bruno Forte
arcivescovo di Chieti-Vasto
L'onda
di simpatia, suscitata da Papa Francesco nella Chiesa e nel mondo, è
oggetto di valutazioni diverse, perfino di un "conflitto delle
interpretazioni”, come mostra il recente dialogo a distanza tra
Vittorio Messoti e Liliana Cavani sulle pagine del Corriere della Sera.
C'è chi coglie nel messaggio di questo Papa, e nell'entusiasmo che
accende, i sintomi di una rinnovata primavera della fede, c'è chi vede
emergere nostalgie ingenue e rischiose di pauperismo evangelico. C'è
chi riconosce nel consenso che diversi manifestano i rigurgiti di un
mai sopito "affetto antiromano", pronto a identificare nel Vescovo di
Roma, «venuto quasi dalla fine del mondo», soprattutto il promotore di
una riforma radicale della macchina curiale.
Personalmente
mi sento in sintonia con chi legge nel pontificato di Francesco uno
straordinario tempo di grazia e di speranza per tutti, in continuità
con ciò che era stato preparato dalla riforma spirituale voluta da
Benedetto XVI, anche se con caratteristiche differenti. Tre elementi mi
sembrano entrare in gioco nel modo di essere e di agire di Jorge Mario
Bergoglio - Papa Francesco, tali da fargli raggiungere ampiamente e in
profondità il cuore di tutti: la sincerità, la semplicità e la
sobrietà...
Papa
Francesco ama essere il parroco del mondo, non per smania di
originalità, ma per amore del suo popolo e in obbedienza allo stile di
vita e di azione del Maestro e Signore cui ha consegnato il cuore e la
vita, il Signore Gesù. Proprio così, ciò che fa e dice ha sapore di
Vangelo e fa intuire il potere di trasformazione e di salvezza per
tutti delle parole pronunciate e vissute in prima persona dal Nazareno:
«Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio» (Luca 6,20).
Sincerità, semplicità, sobrietà: ecco Francesco di Bruno Forte
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Qualche “tradizionalista” ante-litteram mentre stavo cenando mi chiama
per dirmi, commosso, una cosa che ha commosso anche me. E ha suscitato
la mia gratitudine verso il papa, confermato il mio amore verso la
Chiesa nostra madre. Siano benedetti quei gesti, quelle parole, quei
fatti che nella loro misericordia e pietà sono così eminentemente
cattolici e universali – poiché votati al “tutto” e che tutte le
barriere scavalcano, perché per tutti nella Chiesa c’è spazio – tanto
da trasformarsi in contemplazione e preghiera, unità nell’amore. Dentro
la comunità cattolica. La misericordia è l’unico idioma che è compreso
da tutti gli abitanti di Babilonia: perché è universale, non ha
frontiere, barriere, limiti.
Quella commovente telefonata di Francesco allo scrittore "tradizionalista" malato
Sono
sicuro che nessuno dei due interessati vorrebbe che si sapesse, e per
nobili ragioni che rispetto. Epperò io faccio il giornalista... e le
notizie - se le ho - le devo pur dare. Soprattutto quando sono notizie
che fanno onore ad ambedue i protagonisti.
Papa
Bergoglio ha telefonato a Mario Palmaro. Si sa che papa Francesco ama
fare di queste sorprese telefoniche. Ma stavolta l'evento ha un sapore
un po' diverso, perché Palmaro (insieme al co-autore Alessandro Gnocchi
con cui fa coppia fissa) è anche il firmatario dell'articolo «Questo Papa non ci piace» che a partire dalla prima pagina del «Foglio» di qualche settimana fa ha suscitato una ridda di reazioni un po' dappertutto...
Francesco ha telefonato a Mario Palmaro
"Prima
gli ho baciato la mano, mentre lui con l’altra mi carezzava il capo e
le ferite. Poi mi ha attirato a sé, abbracciandomi forte e baciandomi
il viso. Avevo la testa contro il suo petto, le sue braccia che mi
avvolgevano. E lui mi teneva stretto stretto, come coccolandomi, non si
staccava più. Ho cercato di parlare, di dirgli qualcosa, non ci sono
riuscito: l’emozione era troppo forte. E’ durato poco più di un minuto,
ma a me è sembrata un’eternità. Dopo, mi sono girato verso la zia e le
ho detto: Qua ghe aso le pene, Qui ci lascio le penne".
E’
timido e parla in vicentino stretto Vinicio, la voce poco più di un
sussurro per via di un’operazione alla gola. Ma l’emozione con cui
racconta la carezza di Papa Francesco, in Piazza San Pietro, qualche
giorno fa, risuona come le campane della chiesa di Isola, il piccolo
paese in provincia di Vicenza dove vive con la sorella minore Morena in
una casetta del Comune, luminosa e ben tenuta.
Cinquantatré
anni, Vinicio, che di cognome fa Riva, è affetto dalmorbo di von
Recklinghausen. Una malattia molto rara, nota come neurofibromatosi di
tipo 1, che provoca dolorose escrescenze (lui li chiama "gnocchi", per
via della forma e grandezza – ma alcune sono ben più grosse) su tutto
il corpo. Anche Morena, 46 anni, soffre dalla stessa malattia.
Ma
mentre la sua è una forma lieve, quella di Vinicio è la più estrema. Le
escrescenze gli coprono tutta la testa e il viso, tranne che per la
guancia sinistra, che è invece deturpata come fosse passata attraverso
il fuoco. La pelle di Vinicio ha perso tutta l’elasticità e si ripiega
sul volto, coprendogli un occhio e allungandogli il mento. I piedi sono
deformati e devastati dalle piaghe. Le escrescenze prudono moltissimo,
specie sulla schiena. Non grattarsi è impossibile, e ogni mattina
Vinicio si sveglia con la maglia di cotone zuppa di sangue. "I primi
segni si sono manifestati dopo i quindici anni", racconta. "Mi avevano
detto che sarei morto a trenta. Invece sono ancora qui"...
Lui
intanto racconta: "Le mani del Papa sono così morbide… Morbide e
bellissime. E il suo sorriso limpido e aperto. Ma la cosa che più mi ha
colpito è che non sia stato lì a pensarci se abbracciarmi o meno. Io
non sono contagioso, ma lui non lo sapeva. Però l’ha fatto e basta: mi
ha accarezzato tutto il viso, e mentre lo faceva sentivo solo amore"...
Parla Vinicio, l'uomo sfigurato baciato da Francesco
«Qui
è il Paradiso» ha esclamato semplicemente Vinicio, con occhi sognanti,
dopo l'abbraccio col Papa la settimana scorsa in Vaticano durante
un'udienza organizzata per celebrare i 110 anni di Unitalsi. Nessuno lo
aveva mai fatto prima, a parte la sorella Morena e la zia Caterina che
si sono prese cura dei due «ragazzi» fin da quando erano piccoli e quei
bitorzoli cominciavano a comparire.
Oggi
a 53 anni Vinicio ne è ricoperto dalla testa ai piedi. Grossi foruncoli
scuri che non si limitano a deturparlo ma gli si conficcano nel corpo
creandogli dolore, prurito e piaghe. Ha fatto il giro del mondo
l'immagine di papa Francesco che gli cinge le spalle, lo avvicina a sé
e lo bacia con tenerezza anche dove le protuberanze sono più carnose.
«Pensavo
non lo avrebbe più lasciato andare», racconta Caterina, che quel giorno
era piantata al suo fianco, fiera e commossa nel vedere il nipote
estasiato. Un uomo offeso duramente da una malattia rara di origine
genetica, la neurofibromatosi, forma tumorale benigna che ricopre il
corpo di cisti anche interne e su di lui si è espressa alla massima
potenza...
L’ABBRACCIO DEL SANTO PAPA - L’“ELEPHANT MAN” RACCONTA LA SUA EMOZIONE: “ERA IL PARADISO”
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Nel giro di pochi giorni
papa Francesco ha corretto o fatto correggere alcuni tratti rilevanti
della sua immagine pubblica. Almeno tre.
Sandro Magister: Anche il papa fa autocritica. E corregge tre errori
Da
più parti del mondo arrivano riscontri su quello che è ormai conosciuto
come l'effetto Francesco: il riavvicinarsi alla chiesa cattolica e alla
pratica religiosa di molte persone attratte dalla figura di papa
Bergoglio
Christian Albini: L'effetto Francesco e l'ansia del controllo (1)
Christian Albini: L'effetto Francesco e l'ansia del controllo (2)
In questi ultimi
mesi si è accentuata nella chiesa la discussione sullo stile di Papa
Francesco. Credo sia necessario riflettere sulle scelte che egli sta
compiendo perché esse tracciano un cammino checoinvolge la comunità ecclesiale e richiedono da tutti i credenti risposte adeguate
Carlo Molari: Lo stile di papa Francesco (pdf)
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1)
La
newsletter è settimanale;
2) Il
servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm
3)
Il servizio omelia di P.
Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm
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