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N.
B. La Lectio viene sospesa nel periodo estivo
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Riformare i Cie e rivedere tutta la normativa sull’immigrazione alla luce dell’inclusione.
Per monsignor Giancarlo Perego, direttore della Migrantes, le analisi dei ricercatori colpiscono per vari aspetti.
«Anzitutto
perché i rimpatri sono stati pochi e poi perché le sanatorie dimostrano
che i numeri degli irregolari presenti sul territorio sono sempre alti
e le espulsioni e i rimpatri sono stati pochi, nemmeno 80 mila a fronte
di un miliardo e 600 milioni di spesa pubblica. Quindi la gestione
dell’immigrazione solo attraverso politiche securitarie si è rivelata
troppo costosa e in defintiva fallimentare. Occorre davvero cambiare
rotta, bisogna ragionare in termini di accoglienza e inclusione degli
immigrati: forse ci costerebbe meno e sarebbe più produttivo. Ritorno a
quelle che furono le conclusioni della Commissione De Mistura nel 2007,
cambiare la legge Bossi-Fini. Mi pare che oggi ci sia maggiore serenità
e questi tempi di crisi paradossalmente possono aiutare la politica a
rivedere l’intero sistema dell’immigrazione evitando questi sprechi.
Serve una riforma».
Migrantes: urgente un cambio di rotta
«Siamo
di fronte a un bivio. Possiamo andare avanti su una strada che implica
un sistema migratorio che non rispetta il diritto e la causa dei
diritti umani, oppure possiamo creare una strada diversa che onori
entrambi questi principi».
Con
queste parole l’arcivescovo di Los Angeles José Horacio Gomez,
presidente della Commissione per le migrazioni della Conferenza
episcopale degli Stati Uniti, si rivolge ai membri del Congresso in una
lettera-appello inviata alla vigilia dell’inizio del dibattito al
Senato sulla riforma dell’immigrazione. Tema molto sentito dai
cattolici Usa dove è numericamente sempre più significativa la presenza
dei latinos nelle comunità. Lo stesso Gomez - chiamato nel 2011 da
Benedetto XVI a guidare una delle maggiori arcidiocesi americane - è un
presule nato a Monterrey, in Messico. Si stima siano oltre 11 milioni
gli immigrati illegali negli Stati Uniti; per loro il provvedimento che
arriva ora in discussione in aula ora prevede un lungo percorso verso
il riconoscimento della cittadinanza...
Usa, i vescovi: “Le leggi sull’immigrazione rispettino i diritti umani”
La
Grande Recessione ha cambiato la geografia dell'immigrazione: molti
Paesi hanno vissuto una costante e netta discesa dei livelli di
immigrati permanenti in quattro anni, dal 2007 al 2011: in Italia siamo
a -44% rispetto al 2007; in Spagna e Grecia a -50%, in Iralnda a -77
per cento. Hanno registrato per contro incrementi a doppia cifra la
Germania (25%), l'Australia (14), la Francia (15), l'Olanda (31), il
Belgio (52), la Norvegia (38), la Danimarca (36).
L'Ocse: l'impatto del welfare pagato agli immigrati è quasi irrilevante
Il
quotidiano 'Herald Tribune' (versione europea del 'New York Times')
dedica la sua prima pagina ai centri di detenzione per migranti nel
nostro Paese. Carceri di massima sicurezza, con guardie in tenuta
antisommossa e detenuti allo stremo che non hanno mai commesso alcun
reato: «Strutture inumane, inefficaci e costose»
Cie, lo scandalo italiano
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DIGNITÀ E DIRITTI UMANI
Campagna per tre leggi di civiltà: Tortura, Carcere, Droghe
Con una sentenza all’inizio dell’anno la Corte Europea dei Diritti
Umani ha condannato l’Italia per trattamenti disumani e degradanti, in
relazione allo stato delle carceri. L’Italia ha un anno di tempo per
ripristinare le condizioni dello stato di diritto e l’osservanza della
Costituzione. Il Presidente Napolitano ha definito il sovraffollamento
carcerario una questione di “prepotente urgenza” e di recente ha
rivolto l’ennesimo invito perché siano approvate misure strutturali per
porre fine alle disumane condizioni delle carceri...
APPELLO
Droghe, carcere, Diritti Umani. L'appello di Don Luigi Ciotti
presidente del Gruppo Abele e fondatore di Libera! a sostegno delle 3
leggi di iniziativa popolare per l'introduzione del reato di tortura
nel codice penale italiano, per la salvaguardia dei diritti nelle
carceri e per la riforma della legislazione sulle droghe.
video
Per saperne di più:
Ecco
le norme che introducono il reato di tortura nel Codice Penale
italiano, così come previsto dalle convenzioni internazionali
sottoscritte e ratificate dal nostro paese.
Introduzione del reato di tortura nel codice penale
Ecco
le norme che introducono nel nostro ordinamento la figura del Garante
nazionale dei detenuti, la conversione della pena nel caso mancanza di
posti disponibili nelle carceri, modifica alla recidiva, ai benefici e
all’accesso alle pene alternative.
Per la legalità e il rispetto della Costituzione nelle carceri
Ecco
le norme che prevedono la completa depenalizzazione del consumo di
sostanze, la rimodulazione delle pene, la revisione dei fati di lieve
entità e l’accesso ai programmi di recupero per i detenuti
tossicodipendenti.
Modifiche alla legge sulle droghe: depenalizzazione del consumo e riduzione dell’impatto penale
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20 GIUGNO - GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO
Appello del Papa: i rifugiati hanno bisogno di comprensione e ospitalità
“...
Non possiamo essere insensibili verso le famiglie e verso tutti i
nostri fratelli e sorelle rifugiati: siamo chiamati ad aiutarli,
aprendoci alla comprensione e all’ospitalità. Non manchino in tutto il
mondo persone e istituzioni che li assistano: nel loro volto è impresso
il volto di Cristo!” (Papa Francesco)
IL NUMERO DI RIFUGIATI E SFOLLATI NEL MONDO AI LIVELLI PIÙ ALTI DA 18 ANNI.
Nel
2012 il numero di rifugiati e sfollati interni ha raggiunto i livelli
più alti degli ultimi 18 anni. È quanto emerge dall'ultimo rapporto
annuale Global Trends - sulle tendenze a livello globale in materia di
spostamenti forzati di popolazione - pubblicato oggi dall'Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).
Lo
studio prende in esame le migrazioni forzate avvenute durante il 2012
basandosi su dati prodotti da governi, organizzazioni non governative
partner e dalla stessa Agenzia ONU. Mentre alla fine del 2011 – si
legge nel rapporto – le persone coinvolte in tali situazioni nel mondo
erano 42,5 milioni, un anno dopo erano ben 45,1 milioni. Di queste 15,4
milioni erano i rifugiati, 937mila i richiedenti asilo e 28,8 milioni
gli sfollati, persone cioè costrette ad abbandonare le proprie
abitazioni ma che sono rimaste all'interno del proprio paese.
Le
guerre restano la principale causa alla base della fuga. Il 55% di
tutti i rifugiati presi in esame dal rapporto proviene infatti da
appena 5 paesi colpiti da conflitti: Afghanistan, Somalia, Iraq, Siria
e Sudan. Importanti nuovi flussi si registrano anche in uscita da Mali,
Repubblica Democratica del Congo e dallo stesso Sudan verso Sud Sudan
ed Etiopia.
IL NUMERO DI RIFUGIATI E SFOLLATI NEL MONDO AI LIVELLI PIÙ ALTI DA 18 ANNI
Giornata Mondiale del Rifugiato 2013
video
Migranti, rifugiati, richiedenti asilo:
Il cimitero del Mediterraneo
Il
Mediterraneo da culla di civiltà si è trasformato in un cimitero di
migliaia di migranti: con questa immagine incisiva padre Giovanni La
Manna sj, presidente del Centro Astalli, il Servizio dei Gesuiti per i
rifugiati in Italia, ha spiegato il senso del colloquio “Il mare
unisce, la terra non divida” organizzato il 13 giugno in collaborazione
con la Pontificia Università Gregoriana in occasione della Giornata
mondiale del rifugiato 2013.
Il
Mediterraneo, infatti, nel passato mare che accomunava i popoli dei
Paesi che vi si affacciavano, per i migranti che cercano di arrivare in
Italia rappresenta adesso una barriera d'acqua minacciosa dalla quale è
difficile uscire vivi. “Tutti – ha affermato La Manna – riconoscono il
diritto all'asilo politico, ma nessuno si preoccupa di assicurare le
condizioni per poter arrivare in Italia ed esercitare questo diritto”.
La
proposta del Centro Astalli è quella di creare canali umanitari sicuri
per raggiungere il nostro Paese senza diventare schiavi dei trafficanti
di esseri umani e “dare opportunità oneste e concrete alle persone che
accogliamo” per impedire loro di perdere la speranza di una vita
migliore che è il motivo che li ha spinti a lasciare il proprio di
Paese.
Manca
in Italia un sistema nazionale per l'accoglienza di richiedenti asilo e
rifugiati unitario, integrato e commisurato ai flussi d'arrivo. Nel
2012 le domande d'asilo presentate in Italia sono state 15.700, meno
della metà rispetto all'anno precedente e un numero molto basso, anche
in termini assoluti, rispetto a quelli registrati nei principali paesi
europei. Tuttavia il totale dei pasti distribuiti dalla mensa di via
degli Astalli – oltre 115 mila, con una media giornaliera di oltre 400
unità – è rimasto quasi invariato rispetto al 2011. Un dato che
segnala, per gli operatori del Servizio per i rifugiati, l'incapacità
del sistema italiano di dare risposte anche ai bisogni più immediati.
....
Il cimitero del Mediterraneo
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"Accogliere Cristo nei
rifugiati e nelle persone forzatamente sradicate. Orientamenti
pastorali" è il titolo del documento elaborato dal Pontificio Consiglio
della pastorale per i Migranti e gli Itineranti e dal Pontificio
Consiglio "Cor Unum" presentato nella Sala Stampa della Santa Sede dal
Cardinale Antonio Maria Vegliò e dal Cardinale Robert Sarah, Presidenti
rispettivamente dell'uno e dell'altro Dicastero.
"Accogliere Cristo nei rifugiati e nelle persone forzatamente sradicate. Orientamenti pastorali" (video)
Un
documento invita gli Stati ad aprire le frontiere a chi fugge da guerre
e lavoro forzato e condanna la piaga vergognosa del traffico di esseri
umani
Chiara Santomiero: Vaticano sui migranti forzati: accoglienza e solidarietà non respingimenti
Il 20 giugno ricorre la
Giornata mondiale del rifugiato. Un'occasione per riflettere sul
sistema dell'accoglienza in Italia e nel mondo: come funziona e come
invece dovrebbe funzionare
Francesco Rosati: Rifugiati, sopravvissuti ai nostri tempi
Giornata mondiale per i rifugiati. Il documento presentato in Vaticano parla di 100 milioni di profughi nel mondo.
Annachiara Valle: Esiliati e invisibili
Migliaia di detenuti in celle sporche e sovraffollate. Polmonite, dissenteria, scabbia. Pestaggi brutali.
Nella Libia di Gheddafi la detenzione e la tortura dei “migranti clandestini e illegali” (così li chiamava,
perché per lui i rifugiati non esistevano) provenienti dall’Africa
subsahariana erano la prassi. L’Europa aiutava generosamente. Nella
Libia post-Gheddafi, tutto questo continua.
Riccardo Noury: Diritti umani violati in Libia con l'aiuto dell'Unione europea
Veglia di preghiera a Santa
Maria in Trastevere per ricordare 19mila vittime dei "viaggi della
speranza". Il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio
Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti: "Favorevole
allo 'ius soli' però a certe condizioni: non basta nascere in Italia ma
anche studiare e conoscere la lingua e la cultura. Quindi sarebbe
meglio una sorta di 'ius culturae'"
SIR: La speranza che non muore con la morte
Respingere, espellere e
rimpatriare ha un costo. Oltre all’incalcolabile costo morale e
all’arbitraria scelta di battezzare come “irregolare” il diritto di
viaggio di migliaia di persone verso i confini della Fortezza
Europa, secondo il dossier “Costi disumani” (.pdf) presentato il 30
maggio dall’associazione Lunariae realizzato con il sostegno
di Open Society Foundations, ammontano ad almeno 1 miliardo e
668 milioni di euro le risorse nazionali e comunitarie spese tra
il 2005 e il 2012 per il programmadi contrasto dell’immigrazione
“irregolare” in Italia. In una fase nella quale l’ossessione per il
contenimento della spesa pubblica induce a considerare con maggiore
attenzione il tema della spending review, è utile approfondire
l’analisi delle politiche connesse al governo di queste “politiche del
rifiuto” e dei loro costi, proprio perché in Italia sono in pochi a
parlarne.
Alessandro Graziadei: Italia: i costi disumani del contrasto all'immigrazione
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Duecentosessantamila persone,
quanto una città italiana di media grandezza: sono le vittime
dell’emergenza alimentare che ha colpito la Somalia tra il 2010 e il
2012. Ma la più grave carestia africana dell’ultimo quarto di secolo
non ha bucato il video né mobilitato la società civile, come accaduto
altre volte in passato.
Forse anche per questa ragione ieri, nel discorso all’assemblea della
Fao, Papa Francesco ha parlato della necessità di affrontare la
questione della fame nel mondo alla radice, con «un’opera di
ricostruzione».
Gerolamo Fazzini: Ricostruire le fondamenta
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DA UNA CHIESA TRIONFANTE
AD UNA CHIESA MENDICANTE
A 50 ANNI DAL CONCILIO VATICANO II
HOREB n. 64 - 1/2013
TRACCE
DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
"Sono
passati 50 anni dall’inizio del Concilio ecumenico Vaticano II ed è
importante fare memoria, cioè far presente quell’evento per riviverlo,
perché può accadere che, passata la generazione di coloro che vi hanno
partecipato o che hanno vissuto da vicino la svolta epocale da esso
avviata per la vita della Chiesa, la sua memoria venga meno e si
dimentichino gli orientamenti e le prospettive da esso offerti.
Il
Vaticano II, infatti, pur essendo in piena continuità con la fede e la
vita della Chiesa è stato certamente un evento che ha risposto con le
sue scelte ad attese importanti presenti nella comunità cristiana e nel
mondo.
Il
Vaticano II, dopo duemila anni nel corso dei quali il cristianesimo si
era sostanzialmente identificato con la cultura europea, apriva la
Chiesa a una piena incarnazione nella vita e nella cultura di tutti i
popoli, restituendole un’autentica cattolicità e rendendola veramente
universale: piena continuità con il passato, con la fede apostolica
trasmessaci attraverso le diverse generazioni, e insieme nuovi decisivi
orientamenti nei confronti degli ebrei, dei cristiani non cattolici,
dei credenti delle altre religioni, ma anche all’interno della comunità
cristiana per quanto concerne la liturgia, la centralità della
Scrittura, la collegialità e la sinodalità come forma e stile di
governo, il riconoscimento del valore e della centralità della persona
umana e della sua coscienza.
Gli
orientamenti e le decisioni del Concilio Vaticano II, sebbene accolti
abbastanza pacificamente all’interno della comunità ecclesiale,
purtroppo non sono stati conosciuti e meditati a sufficienza, in questi
cinquant’anni nelle varie comunità cristiane.
La
riflessione che proponiamo a più voci, nel presente quaderno, vuole
essere l’occasione provvidenziale per riprendere in mano quei documenti
e cercare di recepire, nello “spirito del Concilio”, un’immagine di
Chiesa a noi frati carmelitani più consona: quella “mendicante”, dove è
fondamentale vivere uno stile di vita povero, fraterno, itinerante,
accogliente e di condivisione della vita del popolo. Si tratta di
riattualizzare il sogno di Papa Giovanni di una Chiesa “che si fa
popolo”: «La Chiesa Cattolica – affermava in una omelia del 13
novembre 1960 – non è un museo di archeologia. Essa è l’antica fontana
del villaggio che dà l’acqua alle generazioni di oggi, come la diede a
quelle del passato»...
(EDITORIALE)
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INCONTRI PER L’ESTATE – 2013
della FRATERNITÀ CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO
FRATERNITÀ CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO
INCONTRI PER L’ESTATE – 2013
17-22 LUGLIO
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NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
Se dovessi scrivere...
E' impossibile esprimere...
Come il peccato è...
Amavo...
La Chiesa sia sempre...
Potreste chiedere...
Chi accoglie l'Amore...
Condividere discretamente...
Come il Padre vostro...
Possediamo davvero...
Il Dio di Gesù...
Signore Gesù...
A chi gli chiede...
Dio che ama...
Inquieto è...
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Dialogo con il mondo, fiducia
nell’umanità, sforzo di una Chiesa aperta che esce per incontrare
l’altro, primato della Parola. A cinquant’anni dalla elezione al soglio
pontificio, avvenuta il 21 giugno 1963, l’eredità di Paolo VI è ben
viva.
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«Un uomo capace di grandi
finezze verso i suoi collaboratori ma anche un raffinato intellettuale.
Un uomo più gioioso e meno malinconico di come lo descrivevano i media
del tempo e capace di sorridere e ridere anche negli incontri
ufficiali».
Filippo Rizzi: Da Grech: «Vi racconto il Paolo VI della gioia»
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
RUBRICA Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi
al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo
popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino
Vangelo: Lc 7,36-8,3
Una prostituta.
Non
può esserci categoria di persone peggiore delle prostitute. I Farisei
asseriscono che è per causa loro che il Regno di Dio tarda ad arrivare.
Insieme ai pubblicani ed ai pastori, fanno parte di quella genia per la
quale è inutile pregare perché si convertano, in quanto è impossibile a
causa dei loro inenarrabili molti peccati.
"Se trovi uno di essi in un fosso e lo aiuti ad uscire, tu salvi un idolatra".
Così
recita il Talmud, libro sacro per gli Ebrei, ma con il quale Gesù in
questo caso non è d'accordo. Il Padre che Lui è venuto a rivelare, è
perdono e accoglienza, a partire proprio da coloro che sono i più
lontani, perché il Padre, Amore senza limiti, non guarda i meriti ma i
bisogni.
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Mi
è caro nelle storie sacre il dettaglio dei piedi. Il primo gesto di
ospitalità era di procurare al viandante acqua per lavarli, olio per
ristorarli. Nell’Antico e nel Nuovo Testamento la premura verso la
parte più umile del corpo mostra l’importanza del resto, della presenza
fisica. Il tatto, l’imposizione delle mani, scatenano l’energia dei
miracoli. Gesù tocca e risana, tocca e moltiplica. Quando deve
consegnare la sua eredità ai discepoli, lo fa a una tavola imbandita,
dividendo pane e vino.
Perché
la pietanza, la bevanda, sono opere da onorare attraverso il gusto che
permette di apprezzarle. Nel deserto di Sinai piove manna, scaturisce
acqua, arrivano pure le proteine sotto forma di enormi stormi di
quaglie.
E
il naso ha la sua parte: nel libro Esodo/Shmot è detto con insistenza
che dai sacrifici prescritti sull’altare si leva un profumo gradito
alle narici del Creatore. Ma il più prestigioso senso della Scrittura
Sacra è l’udito. I profeti ricevono in ascolto i discorsi divini da
riportare nel mondo e nessuno di loro prende appunti, chiede una
ripetizione. Essi semplicemente ricordano tutto, non per prodigio, ma
perché le parole a quel tempo avevano un peso e s’incidevano nella
membrana acustica dei presenti. Gesù non lascia scritto, lascia detto e
questo basta e avanza a produrre quattro Vangeli, più altri apocrifi,
scritti a distanza di tempo da chi, venuto dopo, ha raccolto e
custodito i racconti a voce...
L’occhio vuole la sua parte (ma forse gliene diamo troppa…) di Erri De Luca
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"Papa Francesco ci insegna quanto può valere la povertà" di mons. Bruno Forte Arcivescovo di Chieti-Vasto
«Non
ti dimenticare dei poveri!»: fu questo l'invito che un amico fraterno,
il cardinale francescano Claudio Hummes, fece a Jorge Mario Bergoglio
al momento dell'elezione a vescovo di Roma e successore di Pietro. Papa
Francesco non ha dimenticato quell'invito, ne ha fatto anzi una delle
priorità del magistero della parola e della vita, che offre con fedeltà
quotidiana alla Chiesa. Mi sembra che valga la pena riflettere su
questo richiamo, che rivela una caratteristica tutt'altro che
secondaria del pontificato di questo Papa «venuto dalla fine del
mondo». In particolare mi pare importante considerare tre aspetti della
povertà: il suo volto negativo, quale si esprime nella miseria che
affligge una larghissima parte dell'umanità, posta sotto i riflettori
dei media; la povertà come valore e come scelta di vita; e, infine, la
solidarietà che l'attenzione ai poveri esige, con le forme in cui è
chiamata a tradursi per essere vera ed efficace...
"Papa Francesco ci insegna quanto può valere la povertà" di Bruno Forte
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Giovedì 13 Giugno 2013 alle ore 17.00, a un anno dalla salita in cielo
di Chiara è stata celebrata la Santa Messa. a Roma al Santuario del
Divino Amore
Chiara Corbella ci mostra, ancora oggi, che si può trasformare il dolore in un'opera d'arte, in un capolavoro. (Gigi De Palo)
video
(13 Giugno 2013, da papà e mamma)
Cara Chiara,
vorrei
averti ancora seduta sulle mie ginocchia come facevi spesso alla fine
del pranzo, quel gesto semplice mi riempiva di gioia mi faceva sentire
che mi volevi bene e che potevo essere per te un punto di appoggio...
La
tua eccezionalità è stata nell’arrivare fino in fondo preoccupandoti
degli altri quando chiunque si sarebbe adagiato nell’autocommiserazione
cercando conforto che tu hai al contrario dato a tutti noi. Al ritorno
dal tuo funerale eravamo orgogliosi di una figlia come te ma anche
felici e questo non è normale, ma è stato normale per noi perché tu ci
hai accompagnato e preparato...
Lettera a Chiara..
Enrico
Petrillo racconta la vita di sua moglie Chiara Corbella, il
13 ottobre a soli 4 mesi dalla sua "salita al cielo", in una
bellissima testimonianza ai giovani della Comunità Gesù Risorto durante
il Corso Giovani 2012 a Fiuggi.
Testimonianza di Enrico e Chiara Corbella Petrillo
Ve ne proponiamo un estratto
"Vi racconto Chiara"
video
Per saperne di più rivedi i nostri precedenti post:
- Una storia di ordinaria santità: il coraggio di Chiara Corbella che rinvia le cure e muore per far nascere il suo bimbo!
- Una storia di ordinaria santità - Chiara Corbella ed Enrico Petrillo ci mostrano che anche oggi il Vangelo può essere vissuto.
- Una storia di ordinaria santità - Chiara Corbella, la regola delle 3P e le testimonianze in rete
- "Il nostro amore speciale": il ricordo di Chiara Corbella nelle parole del marito Enrico Petrillo
- Ricordiamo Chiara Corbella Petrillo e la sua lezione di vita raccontata dal padre.
- Alle madri d’Europa il Premio europeo per la vita
«Madre Teresa di Calcutta» Consegnato simbolicamente a mamma Irene di
Nomadelfia, all’associazione La quercia millenaria, e alla memoria di
Chiara Corbella.
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“Chiara è tutti noi”: così don
Fabio Rosini, direttore del servizio vocazioni della diocesi di Roma,
ha ricordato ad un anno dalla sua scomparsa la giovane mamma romana di
28 anni, nel corso della Messa, giovedì, nel Santuario del Divino
Amore. Migliaia di persone hanno preso parte alla celebrazione ed hanno
ricordato Chiara Corbella nel suo sorriso gioioso. Tra i presenti anche
il marito Enrico ed il figlio Francesco di due anni, nato poco dopo la
scoperta della malattia di Chiara e la sua decisione di sospendere le
cure. Si trattava della terza gravidanza: Maria Grazia Letizia e Davide
Giovanni erano, infatti, morti poco dopo la nascita a causa di gravi
malformazioni. Benedetta Capelli ha intervistato il
marito Enrico Petrillo
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CHIESA E SOCIETA' /
interventi ed opinioni |
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
“Che siano matrimoni gay o divorzio, la religione maggioritaria non imponga la sua etica a tutti”
Non
ci sarà mai uno scontro di civiltà come profetizzato alla fine degli
anni ’90, tra Islam e cristianesimo, ad esempio. Piuttosto, «uno
scontro di etiche interno alle stesse comunità». Ne è convinto Enzo
Bianchi, priore della comunità di Bose. Il monaco parla dal palco della
conferenza organizzata da Reset Dialogues all’interno di un ciclo di
incontri dedicato al dialogo tra culture (Parole e idee per un mondo plurale).
«Uno
scontro tra etiche è già in corso da tempo in Italia e ne portiamo il
peso». Il riferimento è all’ultimo dei temi su cui il Paese dibatte: le
unioni tra persone dello stesso sesso. Il priore di Bose, noto per
avere posizioni a volte contrastanti rispetto alla Chiesa di Roma, non
usa il palco per dire quello che è giusto o meno giusto fare.
Tutt’altro. Suggerisce piuttosto il modo in cui crede che questo
scontro vada affrontato. E il modo è un monito alla stessa Chiesa di
cui è parte.
Enzo Bianchi, “I vescovi stiano fuori dalla politica” di Silvia Favasuli
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La
rete è un ambiente in cui viviamo ormai parecchio tempo delle nostre
giornate. E - anche senza accorgercene - dentro vi portiamo tanti
nostri atteggiamenti. In maniera simpatica Pierre Durieux - direttore
del Servizio della comunicazione della diocesi di Lione - aiuta in
questo articolo a guardarsi un po' allo specchio, rileggendo in questa
chiave il tema dei sette vizi capitali. L'articolo è stato pubblicato
qualche giorno fa nel blog che Durieux tiene sul sito del settimanale
cattolico francese La Vie e lo proponiamo qui in una nostra
traduzione (clicca qui per leggere l'originale in francese).
Qualche
tempo fa era chic parlare dei social network solamente in termini di
rischi e minacce. Bastava uno scandalo mediatico a dare credito a una
tesi abbastanza inconsistente che mascherava in maniera molto maldestra
l'ignoranza riguardo a questi mezzi e la mancanza di voglia di
"metterci la testa".
Più
recentemente, quasi come un controbilanciamento - movimento per di più
benedetto da papa Benedetto XVI - è diventato chiaro che Facebook e
Twitter sono mezzi "in-di-spen-sa-bi-li" per la nuova evangelizzazione
e cruciali per essere all'ascolto delle "gioie e le speranze, le
tristezze e le angosce degli uomini d'oggi" del nostro paese e del
mondo.
In
effetti, tra queste due prospettive - una troppo fosca e l'altra troppo
ottimista - e dato che queste reti ci sono diventate sempre più
familiari, occorre dire grazie per tutto il bene che ci hanno fatto, a
cominciare dal fatto che hanno avvicinato un po' di più le persone tra
loro, senza nascondersi le tentazioni che comportano e i sette
peccatori capitali che vi imperversano...
I sette vizi capitali dei social network di Pierre Durieux
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... Sembrerebbe il germogliare
di una teologia della tecnologia di taglio radicalmente nuovo, tesa a
leggere nella tecnica non più un farmaco per assopire - o allucinare -
le tensioni trascendenti, ma un elisir per risvegliarle; una teologia
desiderosa di approfondire (con uno speciale esercizio di
"inculturazione") le innegabili propensioni spirituali della tecnologia
e che, su questa base, si senta di consigliare - sulla falsariga del
frequente invito «cristiani, entrate in politica» - un inusuale
«cristiani, entrate in tecnologia!». Anche per rimarcare che la
"trascendenza immanente" è unacontradictio in terminis o, più
poeticamente, un evocativo ossimoro, che per sua natura è efficace solo
se delocalizza la ragione e rimanda altrove.
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...
Il Papa ha citato il racconto evangelico del pastore che lascia 99
pecore nell'ovile per cercare l'unica pecora che si è persa, per
esortare: "Ma fratelli e sorelle, abbiamo una (pecora), ce ne mancano
99, dobbiamo uscire da loro! In questa cultura, diciamoci la verità, ne
abbiamo soltano una. Siamo minoranza. Sentiamo lo zelo apostolico di
trovare le altre 99?".
Aprendo il convegno diocesano di Roma in Vaticano, Bergoglio ha detto:
"È più facile restare a casa con quell'unica pecorella. Pettinarla,
carezzarla... ma il Signore ci vuole pastori, non pettinatori di
pecorelle!"...
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Angelus/Regina Cæli - Angelus, 16 giugno 2013
Udienza - 19 giugno 2013
Discorso - Alla Comunità degli Scrittori de "La Civiltà Cattolica" (14 giugno 2013)
Discorso - Alla Delegazione di Parlamentari Francesi del Gruppo di Amicizia Francia-Santa Sede (15 giugno 2013)
Discorso - Al Convegno Ecclesiale della Diocesi di Roma (17 giugno 2013)
Discorso - Ai partecipanti alla 38a Sessione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura [FAO] (20 giugno 2013)
Discorso - Ai partecipanti all'Assemblea della Riunione delle Opere per l'Aiuto alle Chiese Orientali [R.O.A.C.O.] (20 giugno 2013)
Discorso - Ai partecipanti alle Giornate dedicate ai Rappresentanti Pontifici (21 giugno 2013)
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Omelie a Santa Marta:
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 15 giugno 2013 inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco: "La vita cristiana è sulla strada, nella vita"
Vita cristiana non è “stare in pace fino al Cielo”, ma andare per il
mondo ad annunciare Gesù che “si è fatto peccato” per riconciliare gli
uomini con il Padre. Lo ha ribadito Papa Francesco all’omelia della
Messa di questa mattina in casa S. Marta.
La
vita cristiana non è stare in un angolo a ritagliarsi una strada che
porta comodamente in cielo, ma è un dinamismo che spinge a stare “sulla
strada” ad annunciare che Cristo ci ha riconciliati con Dio, facendosi
peccato per noi. Con il consueto argomentare profondo e diretto, Papa
Francesco si sofferma sul brano della Lettera ai Corinzi, proposto
dalla liturgia di oggi, nel quale in poche righe un San Paolo
insistente, quasi “di fretta”, usa per ben cinque volte il termine “riconciliazione”.
E lo fa, osserva il Papa, alternando “forza” e “tenerezza”, prima
esortando e poi quasi in ginocchio, “Vi supplichiamo in nome di Cristo:
lasciatevi riconciliare con Dio”...
“...
i filosofi dicono che la pace è una certa tranquillità nell’ordine:
tutto ordinato e tranquillo… Quella non è la pace cristiana! La pace cristiana è una pace inquieta,
non è una pace tranquilla: è una pace inquieta, che va avanti per
portare avanti questo messaggio di riconciliazione. La pace cristiana
ci spinge ad andare avanti. Questo è l’inizio, la radice dello zelo
apostolico. Lo zelo apostolico non è andare avanti per fare proseliti e
fare statistiche: quest’anno sono cresciuti i cristiani in tal Paese,
in tal movimenti… Le statistiche sono buone, aiutano, ma non è quello
che Dio vuole da noi, fare proseliti… Quello che il Signore vuole da
noi è proprio l’annunzio di questa riconciliazione, che è il nucleo
proprio del suo messaggio”.
Le
ultime parole dell’omelia ricalcano l’ansia interiore di Paolo. Papa
Francesco ripete in modo incalzante quello che definisce il “pilastro”
della vita cristiana, e cioè che “Cristo si è fatto peccato per me! E i
miei peccati sono là, nel suo Corpo, nella sua Anima! Questo – esclama
il Papa – è da pazzi, ma è bello, è la verità! Questo è lo scandalo della Croce!...”
Il Papa: il cristiano non pensa alla sua pace, ma va sulle strade ad annunciare quella di Cristo
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 17 giugno 2013 inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco: superiamo gli egoismi - Gesù è tutto
Per
il cristiano, Gesù è “il tutto” e da qui deriva la sua magnanimità. E’
quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa
Santa Marta. Il Papa ha ribadito che la giustizia che porta Gesù è
superiore a quella degli scribi, all’occhio per occhio, dente per dente.
“Il
cristiano è una persona che allarga il suo cuore, con questa
magnanimità, perché ha il ‘tutto’, che è Gesù Cristo. Le altre cose
sono il ‘nulla’. Sono buone, servono, ma nel momento del confronto
sceglie sempre il ‘tutto’, con quella mitezza, quella mitezza cristiana
che è il segno dei discepoli di Gesù: mitezza e magnanimità. E vivere
così non è facile, perché davvero ti danno degli schiaffi, eh?, te li
danno! E su tutte e due le guance. Ma, il cristiano è mite, il
cristiano è magnanimo: allarga il suo cuore. Ma quando noi troviamo
questi cristiani con il cuore ridotto, con il cuore rimpicciolito, che
non vanno… questo non è cristianesimo: questo è egoismo, mascherato da
cristianesimo”. “Il Regno di Dio è il ‘tutto’, l’altro è secondario,
non è principale. E tutti gli sbagli cristiani, tutti gli sbagli della
Chiesa, tutti i nostri sbagli nascono di qua, quando noi diciamo al
‘nulla’ che è il ‘tutto’ e al ‘tutto’ che, mah, sembra che non conti...
Seguire Gesù non è facile, non è facile. Ma neppure è difficile, perché
nella strada dell’amore il Signore fa le cose in un modo che noi
possiamo andare avanti; lo stesso Signore ci allarga il cuore”...
“Quando
uno fa un’opzione per il ‘nulla’, da quella opzione nascono gli scontri
in una famiglia, nelle amicizie, con gli amici, nella società, anche;
gli scontri che finiscono con la guerra: per il ‘nulla’! Il ‘nulla’ è
seme di guerre, sempre. Perché è seme d’egoismo. Il ‘tutto’ è quello
grande, è Gesù. Chiediamo al Signore che allarghi il nostro cuore, che
ci faccia umili, miti e magnanimi, perché noi abbiamo il ‘tutto’ in
Lui; e che ci difenda dal fare problemi quotidiani attorno al ‘nulla’”.
Il Papa: è Gesù il segreto della magnanimità del cristiano
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 18 giugno 2013 inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco: "L'amore per i nemici ci fa poveri come Gesù"
Amare
i nemici è difficile, ma è quello che ci chiede Gesù: è quanto
affermato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa
Marta. Il Papa ha sottolineato che per perdonare i nostri nemici, è
fondamentale pregare per loro, pregare il Signore che cambi il loro
cuore.
Come
possiamo amare i nostri nemici? Nella sua omelia, Papa Francesco ha
posto delle domande lancinanti, menzionando alcuni drammi dell’umanità.
Come si possono amare, si è chiesto, quanti “prendono la decisione di
fare un bombardamento e ammazzare tante persone”? E ancora, come si
“possono amare quelli che per amore dei soldi non lasciano che le
medicine arrivino agli anziani e li lasciano morire”? O quelli che
cercano soltanto “il proprio interesse, il proprio potere e fanno tanto
male”? “Sembra una cosa difficile da fare amare il nemico”, ha
osservato, ma Gesù ce lo chiede. La liturgia di questi giorni, ha
proseguito, ci propone proprio questo “aggiornamento della legge che fa
Gesù”, dalla legge del Monte Sinai alla Legge del Monte della
Beatitudini. Ed ha sottolineato che tutti noi abbiamo nemici, ma
infondo noi stessi possiamo diventare nemici degli altri:
“Anche
noi tante volte diventiamo nemici di altri: non vogliamo loro bene. E
Gesù ci dice che noi dobbiamo amare i nemici! E questo non è facile!
Non è facile… Anche pensiamo che Gesù ci chiede troppo! Lasciamo questo
per le suore di clausura, che sono sante; lasciamo questo per qualche
anima santa, ma per la vita comune questo non va. E questo deve andare!
Gesù dice: ‘No, dobbiamo fare questo! Perché al contrario voi siete
come i pubblicani, come i pagani. Non siete cristiani’”.
Come possiamo dunque amare i nostri nemici? Gesù, ha detto Papa Francesco, "ci dice due cose"...
Il Papa: perdonare i nemici ci fa assomigliare a Gesù
video
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"Non dobbiamo avere paura della libertà che ci dà lo Spirito Santo"
Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta (video e testo) - 19 giugno 2013
Papa Francesco: ipocrisia, peccato contro lo Spirito
Il
cristianesimo non è una “casistica” di precetti: questa concezione
impedisce di comprendere e vivere che Dio è gioia e magnanimità. Papa
Francesco lo ha ribadito alla Messa celebrata stamattina in Casa S.
Marta.
Gli
ipocriti che “portano il popolo di Dio su una strada senza uscita”:
sono costoro i protagonisti del Vangelo di oggi e dell’omelia di Papa
Francesco. Il Pontefice riflette sul celebre brano di Matteo che
presenta il contrasto tra il comportamento di scribi e farisei – che si
pavoneggiano in pubblico quando fanno l’elemosina, la preghiera e il
digiuno – e quello che invece Gesù indica ai discepoli come il giusto
atteggiamento da assumere nelle medesime circostanze, e cioè il
“segreto”, la discrezione gradita e premiata da Dio. In particolare,
oltre alla vanità di scribi e farisei, Papa Francesco stigmatizza il
loro imporre ai fedeli “tanti precetti”. Li definisce “ipocriti della
casistica”, “intellettuali senza talento” che “non hanno l’intelligenza
di trovare Dio, di spiegare Dio con intelligenza”, e così facendo
impediscono a se stessi e agli altri l’ingresso nel Regno di Dio...
“Ma
tutti noi abbiamo pure la grazia, la grazia che viene da Gesù Cristo:
la grazia della gioia; la grazia della magnanimità, della larghezza.
L’ipocrita non sa cosa sia gioia, non sa cosa sia larghezza, non sa
cosa sia magnanimità”.
Il Papa ai cristiani: non siate ipocriti e moralisti, ma magnanimi e larghi di cuore
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
20 giugno 2013 inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco: "Non si può pregare con nemici nel cuore"
Per
pregare il Padre Nostro dobbiamo avere il cuore in pace con i nostri
fratelli. E’ quanto affermato, stamani, da Papa Francesco nella Messa
alla Casa Santa Marta. Il Papa ha sottolineato che noi crediamo in un
Dio che è Padre, è “vicinissimo” a noi, non è anonimo, non è “un Dio
cosmico”.
La
preghiera non è magia, ma affidarsi all’abbraccio del Padre. Papa
Francesco ha incentrato la sua omelia sulla preghiera del “Padre
Nostro” insegnata da Gesù ai discepoli, di cui narra il Vangelo
odierno. Gesù, ha detto, ci dà subito un consiglio nella preghiera:
“non sprecare parole, non fare rumore”, “il rumore della mondanità, i
rumori della vanità”. Ed ha avvertito che la “preghiera non è una cosa
magica, non si fa magia con la preghiera”. Qualcuno, ha proseguito, mi
dice che quando uno va da uno “stregone” gli dice tante parole per
guarirlo. Ma quello “è pagano”. Noi, ci insegna Gesù, “non dobbiamo
andare con tante parole da Lui”, perché “Lui sa tutto”. E aggiunge: la
prima parola è “Padre”, questa “è la chiave della preghiera”. “Senza
dire, senza sentire questa parola – ha avvertito – non si può
pregare”...
“Abbiamo
un Padre. Vicinissimo, eh!, che ci abbraccia … Tutti questi affanni,
preoccupazioni che noi possiamo avere, lasciamoli al Padre: Lui sa di
cosa abbiamo bisogno. Ma, Padre, che? Padre mio? No: Padre nostro!
Perché io non sono figlio unico, nessuno di noi, e se io non posso
essere fratello, difficilmente potrò diventare figlio di questo Padre,
perché è un padre di tutti. Mio, sicuro, ma anche degli altri, dei miei
fratelli. E se io non sono in pace con i miei fratelli, non posso dire
‘Padre’ a Lui”...
Il Papa ai cristiani: non possiamo pregare il Padre, se abbiamo nemici nel nostro cuore
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 21 giugno 2013 inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco: "le vere ricchezze dentro di noi"
Chiedere
a Dio la grazia di un cuore che sappia amare e non si lasci sviare da
tesori inutili. È la sostanza dell’omelia tenuta questa mattina da Papa
Francesco a Casa S. Marta.
La
caccia all’unico tesoro che si può portare con sé nella vita dopo la
vita è la ragion d’essere di un cristiano. È la ragion d’essere che
Gesù spiega ai discepoli, nel brano riportato oggi nel Vangelo di
Matteo: “Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore”. Il problema,
spiega Papa Francesco, sta nel non confondere le ricchezze. Ci sono
“tesori rischiosi” che seducono “ma che dobbiamo lasciare”, quelli
accumulati durante la vita e che la morte vanifica. Constata con lieve
ironia il Papa: “Io non ho mai visto un camion da trasloco dietro un
corteo funebre, mai”. Ma c’è anche un tesoro che “possiamo portare con
noi”, un tesoro che nessuno può rapinare, che non è – afferma – “quello
che hai risparmiato per te”, ma “quello che hai dato agli altri”...
Il Papa: il Signore ci aiuti ad accumulare tesori che ci salvano il cuore
video
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... "Il grandissimo interesse
suscitato dalle brevi omelie del Papa nel corso delle messe
celebrate al mattino nella cappella della Casa Santa Marta fa sì
che si sia posta e si continui a porre spesso, da diverse parti, la
domanda sulla possibilità di accedere a tale celebrazione o a tale
omelia in modo completo e non solo tramite le sintesi pubblicate ogni
giorno da Radio Vaticana e Osservatore Romano.
La domanda è comprensibile ed è stata più volte presa in considerazione
e fatta oggetto di una riflessione approfondita, e merita una
risposta chiara...
Alberto Bobbio: Il Papa, Santa Marta e il Web
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SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA
NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
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Oggi (17 giugno), nuovo tweet del Papa:
“Siamo arrabbiati con qualcuno? Preghiamo per quella persona. Questo è amore cristiano.” Nuovo tweet di Papa Francesco, lanciato oggi (19 giugno), dal suo account @Pontifex:
“Un cristiano è pronto ad annunciare il Vangelo perché non può trattenere in sé la gioia che nasce dalla conoscenza di Cristo.”Nuovo tweet di oggi (21 giugno):
“Non dimentichiamo mai che è il Signore che guida la Chiesa. E' Lui a rendere fecondo il nostro apostolato.”
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GIORNATA "EVANGELIUM VITAE" - Piazza San Pietro - Domenica 16 giugno 2013
"Diciamo sì all'amore e no all'egoismo, diciamo sì alla vita e no alla
morte, diciamo sì alla libertà e no alla schiavitù dei tanti idoli del
nostro tempo" Papa Francesco
"Cari fratelli e sorelle,
questa celebrazione ha un nome molto bello: il Vangelo della Vita. Con
questa Eucaristia, nell’Anno della fede, vogliamo ringraziare il
Signore per il dono della vita, in tutte le sue manifestazioni; e nello
stesso tempo vogliamo annunciare il Vangelo della Vita.
Partendo dalla Parola di Dio che abbiamo ascoltato vorrei proporvi tre
semplici spunti di meditazione per la nostra fede: anzitutto, la Bibbia
ci rivela il Dio Vivente, il Dio che è Vita e fonte della vita; in
secondo luogo, Gesù Cristo dona la vita, e lo Spirito Santo ci mantiene
nella vita; terzo, seguire la via di Dio conduce alla vita, mentre
seguire gli idoli conduce alla morte.
...
Il Signore è il Vivente, è misericordioso.
Cari fratelli e sorelle, guardiamo a Dio come al Dio della vita,
guardiamo alla sua legge, al messaggio del Vangelo come a una via di
libertà e di vita. Il Dio Vivente ci fa liberi! Diciamo sì all’amore e
no all’egoismo, diciamo sì alla vita e no alla morte, diciamo sì alla
libertà e no alla schiavitù dei tanti idoli del nostro tempo; in una
paroladiciamo sì a Dio, che è amore, vita e libertà, e mai delude (cfr
1Gv 4,8; Gv 11,25; Gv 8,32), a Dio che è il Vivente e il
Misericordioso. Solo la fede nel Dio Vivente ci salva; nel Dio che in
Gesù Cristo ci ha donato la sua vita con il dono dello Spirito Santo e
fa vivere da veri figli di Dio con la sua misericordia. Questa fede ci
rende liberi e felici. Chiediamo a Maria, Madre della Vita, che ci
aiuti ad accogliere e testimoniare sempre il “Vangelo della Vita”. Così
sia.
Omelia Papa Francesco - 16.06.2013
VIDEO
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Cento
giorni che hanno entusiasmato e scaldato il mondo: la ricorrenza cade
proprio domani, il 21 giugno, ed è propizia per tracciare un primo
bilancio dell'attività del Pontefice "venuto dalla fine del mondo". A
partire dal "dizionario della fede", abbozzata dall'agenzia di stampa
Adnkroos.
Dalla
A di "Accoglienza" alla B di "Buonasera", la prima parola che Bergoglio
ha pronunciato da Papa la sera del 13 marzo, affacciandosi dalla loggia
del Palazzo Apostolico. Da allora, il Pontefice utilizza questaformula
familiare del saluto, spesso con l'aggiunta di "buon pranzo", in un
dialogo tutto suo con i fedeli...
i primi 100 giorni di papa Francesco: da Accoglienza a Zitelle ecco le "sue" parole
... Vengono
in mente una serie infinita di gesti naturali compiuti da papa
Francesco in questi 100 giorni di pontificato: ritirare i bagagli in
albergo, pagare il conto, scambiare zucchetto con un pellegrino, fare
il gesto del pollice in su, telefonare all'edicolante in argentina,
stringere la mano alle guardie svizzere e ai gendarmi, camminare tra i
fedeli sotto la pioggia, lavare e baciare i piedi ai detenuti,
collegarsi via webcam sulla tomba di San Francesco d'Assisi e inviare
una preghiera tramite tablet...
100 da Papa, Francesco e il pontificato dei gesti
Ancora
un'azione 'fuori protocollo' di Papa Francesco: nel corso del giro
sulla papamobile al termine dell'udienza generale in piazza San Pietro,
il Pontefice ha invitato un ragazzo Down che indossava la maglia della
nazionale di calcio dell'Argentina a salire a bordo della papamobile.
Il giovane ha preso posto proprio sulla poltrona papale della jeep
bianca scoperta, coronando così la sua richiesta subito esaudita dal
Papa, fra gli applausi dei fedeli.
video
Una
rivoluzione nel linguaggio, oltre che nei gesti. Fin dal primo discorso
- in cui si presenta come "venuto dalla fine del mondo" e chiede una
preghiera ai fedeli - Bergoglio rompe con la tradizione. Puntando
sempre più spesso sui temi sociali: "Le banche? Crisi è chi muore di
fame"
"Buonasera", "Chiesa povera", "Periferie": le parole chiave del pontificato di Francesco
A
cento giorni dalla fumata bianca nella piovosa serata del 13 marzo,
continua la «luna di miele» tra papa Francesco e i fedeli di tutto il
mondo. Le parole semplici e i gesti spontanei del Papa affascinano
credenti e non. Anche perchè, Francesco si comporta come un «pastore»,
il vescovo di Roma, e dal primo giorno ha eliminato le zavorre del
protocollo pontificio. E anche per questo, come dimostra un sondaggio
realizzato dall'Istituto Demopolis, Papa Francesco ha già conquistato
la fiducia dell'85% degli italiani...
Papa Bergoglio, i primi 100 giorni tra riforma della curia e bagni di folla
In
appena 100 giorni dall’elezione al Soglio Pontificio, Papa Francesco ha
già conquistato la fiducia dell’85% degli italiani: è uno dei dati più
significativi che emerge dall’indagine condotta dall’Istituto
Demopolis, diffusa in anteprima dal Tg2 e dal Corriere della Sera.
100 giorni di Pontificato: la fiducia degli italiani in Papa Francesco
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A
Santa Marta Bergoglio dice cose che sembrano non provenire da un papa.
Avendo affianco l’ordinario castrense afferma che la guerra è il
suicidio dell’umanità, con pari schiettezza afferma che una chiesa
ricca è vecchia e che San Pietro non aveva conti in banca, inoltre
parla di corruzione e di lobby. Discorso analogo vale per l’udienza
privata in cui ha ricevuto i vertici della Clar (Confederazione
latinoamericana dei religiosi), Francesco avrebbe detto loro: «Anche se
vi arriverà una lettera della Congregazione per la dottrina della fede,
affermando che avete detto questo o quello, non preoccupatevi. Spiegate
quello che dovete spiegare, però andate avanti. Aprite porte, facendo
qualcosa là dove la vita vi chiama. Preferisco una Chiesa che si
sbaglia per fare qualcosa, che una che si ammala per rimanere
rinchiusa».
Con
il passare delle settimane lo stile comunicativo orale e libero di papa
Bergoglio non muta; tuttavia il contesto in cui cade cambia
inesorabilmente...
La
gratitudine nei confronti di papa Francesco e dello stile da lui
assunto trova riscontro in un’enorme popolarità nel cui seno fremono
sentimenti e speranze profonde e che sarebbe errato etichettare solo
come espressione di una moda. Si tratta di un patrimonio da guidare, da
indirizzare e da difendere (anche da impropri usi mass-mediatici). Per
farlo occorre che papa Francesco apra presto il capitolo delle
decisioni impegnative.
SANTA MARTA di Piero Stefani
Un
salotto (un paio di poltrone e un divano) con una scrivania, alle
spalle un austero crocifisso, una libreria a vetri, un tappeto a
disegni persiani. Molto (troppo?) uso di neon. Quindi camera da letto,
un frigorifero, un disimpegno e un bagno. Un parquet industriale
lucidato a specchio, soprattutto quel letto di legno scuro rendono gli
ambienti molto freddi. Ma l'inquilino non si lamenta. L'uomo è austero,
la sveglia di solito suona alle 4.45, un quarto d'ora dopo è già in
preghiera e ci resterà per un'ora, meditando sulle scritture della
Messa quotidiana. La
mappa dei centri dei Grandi Poteri del mondo da qualche settimana è
cambiata. Il nuovo Pontefice della chiesa cattolica guida i suoi fedeli
(un miliardo e 214 milioni, secondo l'ultimo Annuario Pontificio)
dall'appartamento 201 al secondo piano di Casa Santa Marta. Bergoglio
usa un altro nome. La chiama «Convitto»: 106 suite, 22 stanze singole e
un appartamento. Si
trova benissimo, ormai è impensabile che torni ad abitare nell'immenso
Appartamento papale del Palazzo apostolico. Lo ha spiegato durante
l'udienza alle scuole italiane dei gesuiti: «Io ho necessità di vivere
fra la gente, e se io vivessi solo, forse un po' isolato, non mi
farebbe bene»...
Nella casa del Papa a Santa Marta sveglia all'alba e visite dei potenti di Paolo Conti
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Garbata
nei modi, dura nella sostanza: quand’è arrivata in redazione, la mail –
datata 31 maggio - non ha stupito più di tanto. In Internet si legge di
peggio: contro Francesco si sono levate le prime voci critiche. Quella
scritta da un lettore di Famiglia Cristiana è un’osservazione fatta con
buona creanza e partendo da un affetto dichiarato verso Jorge Mario
Bergoglio.
PAPA FRANCESCO, NON STATE ESAGERANDO?
«...
Questo Papa ci dà molte più occasioni di Benedetto e per questo forse
possiamo cadere nell’accusa di amplificare di più il Pontificato
attuale. Ma non è una scelta della stampa, è dovuto alla quantità di
notizie e di modalità di comunicazione che questo Papa ci fornisce. Se
non lo raccontassimo verremmo meno al nostro dovere».
«NESSUNA SOVRAESPOSIZIONE, SOLO CRONACA»
«Ogni
Pontefice va considerato in se stesso e non sempre nel paragone con
altri. Si rischia di non avere le categorie corrette per la
comprensione. Nello stesso tempo la differenza di stile, legata alla
formazione e alla esperienza non basta per comprendere a fondo la
radice comune del pontificato di Benedetto e di quello di Francesco. La
verità, a mio avviso, consiste nel fatto che tra i due papi c’è stato
non un salto ma un passaggio di testimone. Benedetto ha sentito la
necessità di porre una sfida positiva alla Chiesa desiderando un
successore capace di esprime vigore di corpo e di anima per affrontare
i rapidi cambiamenti del mondo contemporaneo e le sfide di maggior peso
per la fede. Francesco ha raccolto questa sfida da pastore e da uomo di
governo. E ne stiamo vedendo gli effetti».
NON CI SAREBBE FRANCESCO SENZA BENEDETTO
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Ricorda,
Chiesa, come si muove il Corpo del Signore. E fa’ lo stesso. La lezione
di ecclesiologia dei primi cento giorni è questa.
Le novità di Francesco, i suoi messaggi più importanti, i cambiamenti già in atto
Andrea Tornielli: 100 giorni del Papa, la realtà e le attese
Ancora
oggi “ci sono milioni di persone che muoiono di fame”: “un vero
scandalo”, ha denunciato questa mattina Papa Francesco, ricevendo in
Vaticano i partecipanti alla Conferenza della Fao, l’organizzazione
dell’Onu per l’agricoltura e l’alimentazione, in corso a Roma.
Roberta Gisotti: Papa Francesco alla Fao: la fame è uno scandalo, no alla speculazione sul prezzo degli alimenti
«... Questo Papa
ci dà molte più occasioni di Benedetto e per questo forse possiamo
cadere nell’accusa di amplificare di più il Pontificato attuale. Ma non
è una scelta della stampa, è dovuto alla quantità di notizie e di
modalità di comunicazione che questo Papa ci fornisce. Se non lo
raccontassimo verremmo meno al nostro dovere».
Fabio Zavattaro: «NESSUNA SOVRAESPOSIZIONE, SOLO CRONACA»
Certamente
papa Francesco ha imposto uno stile, che ad alcuni, i più vecchi, ha
ricordato le novità del pontificato di Giovanni XXIII,
nell’affermazione di una semplicità non recitata e bensì immediata,
istintiva, che è sembrata in Jorge Mario Bergoglio praticata da così
tanto tempo da apparire, semplicemente, come un modo d’essere...
Goffredo Foti: Sa dire e sa fare
Nessun testo formale né parole
di circostanza: solo dei «semplici pensieri» per dire qualcosa che
«viene dal di dentro», che «mi sta a cuore». Inizia così Papa Francesco
il suo discorso ai rappresentanti pontifici riuniti a Roma
per vivere insieme due giornate di preghiera e di riflessione
nell’ambito delle celebrazioni per l’Anno della fede.
L'OSSERVATORE ROMANO: Familiari di Cristo con la valigia in mano
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2) Il
servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
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3)
Il servizio omelia di P.
Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm
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