"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
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NEWSLETTER n°37 del 2013
Aggiornamento della settimana -
dal 6 al 13 settembre 2013 -
Prossima NEWSLETTER prevista per il 20 settembre 2013 |
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N. B. La Lectio viene sospesa nel periodo estivo
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Sabato
7 settembre 2013, dalle ore 19 alle ore 23, sul Sagrato della Basilica
Vaticana, il Santo Padre Francesco presiederà una Veglia di preghiera
in occasione della giornata di digiuno e preghiera per la pace da lui
indetta in tutta la Chiesa Cattolica.
Padre Federico Lombardi ha presentato lo schema della preghiera per la pace in Siria che animerà piazza San Pietro
Tutti con il Papa, la preghiera e il digiuno per la pace
Il libretto della veglia di preghiera per la pace con Papa Francesco (pdf)
Il
“popolo” della pace si riunirà questa sera in Piazza San Pietro per
condividere con Papa Francesco la Veglia di preghiera per la crisi in
Siria. Dalle
16.30, i varchi della Piazza saranno aperti all’afflusso di chi vorrà
partecipare, mentre la Veglia inizierà alle 19 e durerà fino alle 23. Nel servizio di Radio Vaticana Alessandro De Carolis spiega i momenti che scandiranno l’evento. Le parole dell'anima per disarmare i cannoni (mp3) --------------------------------------- Papa Francesco ha indetto per
tutta la Chiesa, sabato 7 settembre, vigilia della ricorrenza della
Natività di Maria, Regina della Pace, una giornata di digiuno e di
preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero.
La
Conferenza Episcopale Italiana ha rilanciato l'appello in tutte le
diocesi, mettendo a disposizione suggerimenti e proposte. Anche Caritas
Italiana accoglie l'iniziativa e fornisce ulteriori spunti per la
riflessione e la preghiera. ⇒ Vai alla sezione
Di seguito le iniziative di alcune diocesi rilanciate dalle rispettive Caritas...
Sabato 7 settembre 2013, Giornata di digiuno e preghiera per la pace: così alcune diocesi Suggerimenti
e Proposte per la Giornata di Digiuno e Preghiera indetta dal Santo
Padre Francesco per la pace in Siria, nel Medio oriente e nel mondo
intero
Giornata di digiuno e di preghiera Il
digiuno e la preghiera per la Siria non sono solo cose "per grandi".
Anche i piccoli possono partecipare all'invito del Papa, che si
trasforma così in una straordinaria possibilità di educazione in
famiglia. E' il senso della lettera che monsignor Vincenzo Paglia,
presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, ha inviato a tutte
le famiglie (LEGGI), offrendo piccoli suggerimenti utili per
vivere questa giornata, sabato 7 settembre, con semplicità e nello
stesso tempo con impegno. I genitori sono incoraggiati a non tenere di
proporre ai figli "un pranzo austero e minimo" e davanti a un piatto di
pasta scondita o di riso in bianco si può parlare di ciò che accade nel
mondo e di come questi fatti non possono lasciare indifferenti nessuno.
Il digiuno è un modo per dimostrare che non siamo indifferenti. Ma
monsignor Paglia è un pastore, e proprio come un buon padre consiglia
di non mostrare solo le cose brutte bensì di far cogliere anche "la
speranza della pace offerta da Gesù risorto che ha riconciliato il
mondo non con gesti violenti e vendicativi ma con il dono di sé"...
Genitori e figli, ecco come partecipare alla giornata per la pace Vedi anche i nostri precedenti post:
--------------------------------------- “È
alieno dalla ragione pensare che nell’era atomica la guerra possa
essere utilizzata come strumento di giustizia”. Queste le parole di
papa Giovanni nella Pacem in terris, l’enciclica indirizzata per la
prima volta anche a “tutti gli uomini di buona volontà”. Poche
settimane dopo Giovanni XXIII sarebbe morto e solo pochi mesi prima un
suo intervento personale aveva scongiurato che la “guerra fredda” tra
USA e URSS divampasse in conflitto nucleare a motivo delle tensioni
attorno a Cuba. Oggi, a cinquant’anni di distanza, papa Francesco
decide risolutamente di porre in gioco a sua volta tutta
l’autorevolezza acquisita in pochi mesi di pontificato per fermare i
venti di guerra che si addensano pericolosi sulla Siria.
L’appello
per una giornata di preghiera e di digiuno per la pace in Medio Oriente
e in tutto il mondo, i ripetuti vigorosi richiami per scongiurare la
guerra, la convocazione del corpo diplomatico accreditato in Vaticano
per spiegare le ragioni del dialogo e l’irragionevolezza della
violenza, la lettera inviata al presidente Putin e ai partecipanti al G
20 a San Pietroburgo, i contatti discreti avviati dalla rete
diplomatica vaticana: papa Francesco non sta lasciando nulla di
intentato per fermare la corsa all’irreparabile. Papa Francesco si è
posto come vero “intercessore” - da inter-cedere, “fare un passo tra” -
perché si è messo tra le parti in conflitto, disarmato, senza difendere
interessi propri, per chiedere la pace, offrendo così l’icona
dell’autentica preghiera cristiana che si leva a Dio ma vuole essere al
contempo efficace responsabilità tra gli uomini...
"Come papa Giovanni" di Enzo Bianchi
--------------------------------------- La "chiamata" del Papa a una Giornata di preghiera e digiuno per la Siria, sabato 7 settembre, sta raccogliendo adesioni in tutto il mondo. Dalle Filippine all'America Latina, dal Nord Europa al Medio Oriente, sono ormai decine le organizzazioni, religiose e non, che hanno aderito all'appuntamento per dire, con le parole del Papa, "Mai più guerra! Mai più guerra!"... Preghiera per la Siria, cristiani con musulmani ed ebrei “Noi
andiamo ad Assisi”, ha dichiarato Flavio Lotti coordinatore della
Tavola della pace. “Sabato 7 settembre ci uniremo alla Veglia di
preghiera convocata da Papa Francesco per scongiurare l’estensione
della guerra in Siria e in Medio Oriente, perché alla guerra non si
aggiunga altra guerra devastando il mondo intero.
Andiamo
ad Assisi portando la grande bandiera della pace con i colori
dell’arcobaleno che ha accompagnato tante marce Perugia-Assisi. Una
bandiera che è il simbolo di tutte quelle donne, quegli uomini e quelle
istituzioni che da lungo tempo cercano con ostinata determinazione di
operare per la pace...
L’arcobaleno deve sventolare prima della tempesta! Il 7 settembre con San Francesco e la bandiera della PerugiAssisi Più
di un italiano su quattro (28%) è pronto ad aderire sabato 7 settembre
alla giornata di digiuno e di preghiera indetta da papa Francesco per
la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo intero.
È
quanto emerso da un sondaggio realizzato dall'Istituto Swg in
esclusiva per Agorà Estate, su RaiTre. Ad aderire all'appello di
Bergoglio è oltre la metà dei cattolici praticanti (55%).
DIGIUNO
PER 14 MILIONI DI ITALIANI. I numeri parlano chiaro: 14 milioni gli
italiani sono decisi a seguire l'indicazione del pontefice.
A
questi si aggiungono altri 11 milioni di italiani che non hanno ancora
deciso, ma che sono suggestionati dalla proposta di Francesco e la
stanno prendendo seriamente in considerazione.
Vedi anche i nostri precedenti post:
In quest'ultimo post anche i link ai post precedenti
--------------------------------------- ... La giornata di preghiera e di digiuno indetta da Papa Francesco
è diventata così, oltre il suo significato religioso, il punto di
raccolta dell’umanità che dice no alla guerra. Anzi, che vuole dire sì
alla pace. Che vuole farsi costruttrice di pace. Nel mondo globalizzato
la politica sta diventando sempre più impotente, sempre più sottomessa
alle logiche di potenza, siano esse dettate dalla finanza, dai mercati,
dalle forze militari e strategiche, dalle centrali terroristiche. È
arrivato il tempo di invertire la rotta. Di ricostruire la sovranità
degli uomini e delle comunità. Di spezzare la spirale della guerra.
Solo il dialogo, la convivenza, il diritto, la soluzione politica sono
compatibili con la vita e il futuro delle donne e degli uomini. Anche
in Siria si deve imboccare la strada della soluzione politica, non
quella militare.
Ciò non vuol dire, in alcun modo, tollerare o sottovalutare lo sterminio compiuto con i gas tossici. È stato un atto di barbarie. Un delitto contro l’umanità. Pensare alla morte di tanti innocenti è una ferita che sanguina in ciascuno di noi. Quell’atto va sanzionato, punito. Ma ripristinando il diritto internazionale, non sommando uno strappo a un altro strappo. Le Nazioni Unite restano la speranza di un governo mondiale. Non possono essere ridotte all’inerzia, svuotate, abbandonate ai margini della politica di potenza. Può
una giornata di digiuno invertire la rotta? Può avere tanto valore? Il
realismo dice di no. Ma è la speranza che porta a dire di sì. Spes
contra spem, ripeteva Giorgio La Pira. La politica degli uomini è
orientata al cambiamento. E la politica è possibile solo sperando
contro le aspettative realistiche. La verità è che la politica contiene
in sé una trascendenza. Uno sguardo al futuro migliore che si vuole
costruire, ad un domani che non riguarda solo noi stessi, ma i nostri
figli e nipoti. Dobbiamo costruire la pace. E vigilare su di essa.
Ricostruirla quando va in crisi. E mettere in gioco noi stessi, il
nostro essere popolo, e nazione, ed Europa quando la pace è a rischio.
L’appello
del Papa, al quale hanno aderito donne e uomini di tutte le fedi,
credenti e non credenti, sarà oggi un atto di riscossa per fermare le
guerre. Per dare voce ai sentimenti più profondi. Per gridare la pace.
Per cominciare un cambiamento da noi stessi. C’è una dimensione
spirituale del digiuno – preghiera comune di tante religioni – ma c’è
anche una dimensione civile, laica, anch’essa molto forte nelle società
democratiche. È più di una protesta. È un modo per dire: io ci sto, io
voglio contare, io sono disposto a cambiare, io lavorerò per tessere
una rete di solidarietà, di fraternità, di uguaglianza...
"Il realismo della speranza" di Claudio Sardo
--------------------------------------- Oggi
è il giorno del silenzio. E del grido di pace. Quel grido di pace che
il Papa spera si alzi da tutto il mondo. Senza manifestazioni
eclatanti, senza roboanti iniziative. Un grido nel silenzio, un grido
che si fa innanzitutto preghiera, perché la pace è un dono di Dio.
Un
giorno di digiuno, dunque di sacrificio e di distacco, perché la pace
dipende anche dal cuore di ciascuno, dal cambiamento di ciascuno,
dall'impegno di ciascuno. È per questo che annunciando la giornata di
preghiera per la Siria e la veglia in piazza San Pietro, Francesco ha
sottolineato che l'invito a costruire la pace è rivolto non soltanto ai
cattolici o ai cristiani, non soltanto ai credenti delle altre
religioni, ma anche a chi non crede...
Il mondo in preghiera per la pace «Il
primo digiuno è quello di non mangiare gli altri». Un grande teologo e
biblista come il padre gesuita Silvano Fausti arriva subito
all'essenziale. Milioni di persone si preparano ad aderire oggi alla
giornata planetaria di «preghiera e digiuno» per la pace «in Siria, in
Medio Oriente e nel mondo intero» che dalle 19 alle 23 avrà al centro
la veglia in San Pietro e la meditazione del Papa.Bergoglio si è
rivolto anche ai cristiani non cattolici, ai fedeli di altre religioni
e ai non credenti, fioccano le adesioni da tutto il mondo perché «la
pace è un bene che supera ogni barriera, un bene di tutta l'umanità»
come ripeteva ieri il Pontefice attraverso il profilo Twitter
@Pontifex: «Una catena di impegno per la pace unisca tutti gli uomini e
le donne di buona volontà!». Ai responsabili di Sant'Egidio ieri ha
confidato: «Non è una mia idea, me l'ha ispirata il Signore nella
preghiera».
Non
si tratta semplicemente di non mangiare né può esistere una casistica
delle cose da fare. «Il digiuno è sempre simbolico, è una purificazione
- spiega padre Fausti - i nostri cinque sensi ingurgitano tutto, si
tratta di digerire e creare uno spazio di interiorità, di trovare in sé
la propria libertà interiore, di non divorare ma entrare in una
relazione corretta e libera con le cose e con gli altri: ciascuno
decide in coscienza ciò da cui astenersi, le cose che lo rendono
schiavo o con le quali rende schiavi gli altri...»...
Milioni per il digiuno con Francesco Vedi anche i nostri precedenti post:
In quest'ultimo post anche i link ai post precedenti
--------------------------------------- Una responsabilità comune
di mons. Luigi Bettazzi
Invitando a pregare per la pace Papa Francesco realizza più che mai la missione del successore di Pietro, così evidente nei Pontefici del Novecento, come profeti e missionari di pace. Da san Pio X stroncato dalla prima guerra mondiale all’appello di Benedetto XV di fronte all’«inutile strage». Dalle encicliche di Pio XI contro le dittature foriere di guerre a Pio XII che alla vigilia della seconda guerra mondiale grida «nulla è perduto con la pace». Da Giovanni XXIII durante la crisi di Cuba e con la Pacem in terris a Paolo VI con la Populorum progressio (il nuovo nome della pace è lo sviluppo dei popoli). Da Giovanni Paolo II con la Sollicitudo rei socialis (pace è solidarietà) e le insistenze perché non si giungesse alle guerre in Medio oriente, fino a Benedetto XVI che, nella Caritas in veritate propone la non violenza attiva, questa missione del Papa diventa sempre più incisiva. Il Pontefice ripete oggi un forte appello alla pace, scongiurando di rinunciare all’intervento armato in Siria, sollecitando le forze politiche e i Governi perché col dialogo e con i negoziati si ottenga la fine della violenza che sconvolge quel Paese e minaccia di estendersi. La passione con cui Papa Francesco vive questo momento drammatico e lo spinge a cercare tutte le strade per salvare la pace è testimonianza evangelica, testimonianza che impegna tutta la Chiesa e ogni fedele a farsene promotore. Lo stesso Gandhi, tradizionale patrocinatore della non violenza attiva, affermava di averla appresa pure dal vangelo. L’appello di Papa Francesco ha trovato nel mondo un ampio riscontro anche al di fuori della Chiesa cattolica, perché giunge alla parte più profonda delle coscienze umane e al realismo delle persone più attente, richiamando la responsabilità di tutti nel cammino verso la pace. Questo aspetto viene ancora più confermato dall’invito rivolto a tutta la Chiesa — e condiviso da molte altre comunità religiose — a una preghiera collettiva, accompagnata dal digiuno, per invocare da Dio il dono della pace. ... + Luigi Bettazzi, Vescovo emerito di Ivrea
--------------------------------------- "La violenza non è mai la via della pace!" Papa Francesco
veglia per la pace a San Pietro
(07.09.2013)
«Vorrei
chiedere al Signore che ogni uomo e donna di buona volontà gridasse con
forza: la violenza non è mai la via della pace!»
Davanti
a più di centomila fedeli Papa Francesco, dopo la recita del Santo
Rosario, ha pronunciato la sua omelia. «In ogni violenza e in ogni
guerra facciamo rinascere Caino». La risposta di Dio è la croce. «Nel
silenzio della Croce tace il fragore delle armi e parla il linguaggio
della riconciliazione, del perdono, del dialogo, della pace». La Veglia è proseguita con preghiere, canti, straordinari e prolungati momenti di silenzio. In conclusione il Papa ha salutato tutti con l'oramai consueto «Buona notte e buon riposo» aggiungendo «Buona domenica per domani» e «Continuiamo a pregare tutti per la pace». In 100mila con il papa per la pace GUARDA IL SERVIZIO DEL TG DI LA7
video "La pace è possibile per tutti se diciamo il nostro sì"
l'omelia di Papa Francesco
"...Proprio in questo caos è quando Dio chiede alla coscienza dell’uomo: «Dov’è Abele tuo fratello?». E Caino risponde: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9). Anche a noi è rivolta questa domanda e anche a noi farà bene chiederci: Sono forse io il custode di mio fratello? Sì, tu sei custode di tuo fratello! Essere persona umana significa essere custodi gli uni degli altri! E invece, quando si rompe l’armonia, succede una metamorfosi: il fratello da custodire e da amare diventa l’avversario da combattere, da sopprimere. Quanta violenza viene da quel momento, quanti conflitti, quante guerre hanno segnato la nostra storia! Basta vedere la sofferenza di tanti fratelli e sorelle. Non si tratta di qualcosa di congiunturale, ma questa è la verità: in ogni violenza e in ogni guerra noi facciamo rinascere Caino. Noi tutti! E anche oggi continuiamo questa storia di scontro tra i fratelli, anche oggi alziamo la mano contro chi è nostro fratello. Anche oggi ci lasciamo guidare dagli idoli, dall’egoismo, dai nostri interessi; e questo atteggiamento va avanti: abbiamo perfezionato le nostre armi, la nostra coscienza si è addormentata, abbiamo reso più sottili le nostre ragioni per giustificarci. Come se fosse una cosa normale, continuiamo a seminare distruzione, dolore, morte! La violenza, la guerra portano solo morte, parlano di morte! La violenza e la guerra hanno il linguaggio della morte! ...."
omelia integrale
GUARDA IL VIDEO DELL'OMELIA INTEGRALE
video Musulmani
e cristiani insieme che pregano in piazza San Pietro, ognuno con le
parole della propria religione. Per molti è «il miracolo» nato
dall'appello ecumenico di Papa Francesco alla veglia e il digiuno per
la pace: quattro ore oltre i confini delle fedi, contro la guerra in
Siria. A San Pietro, dal tardo pomeriggio, centomila persone sono
accorse per accogliere l'appello del pontefice. Una cerimonia
silenziosa, con le bandiere ai margini della piazza: da quella siriana
a quella con i colori dell'arcobaleno della pace, passando per quella
cinese e dell'Argentina, il Paese di Bergoglio. ...
Cristiani-musulmani pregano insieme: è «miracolo Papa» --------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"PERDONO DIALOGO RICONCILIAZIONE... --------------------------------------------------------------- Una stupenda serata
romana di fine estate ha fatto da perfetta cornice alla veglia per la
pace di sabato sera in piazza San Pietro, senza dubbio un momento forte
del pontificato di Papa Francesco, anche perché si è svolta in
contemporanea con eventi analoghi in tanti Paesi del mondo. E questo
irradiamento mondiale si sentiva, ampliando l’eco delle preghiere ma
soprattutto dei silenzi.
Sono stati i lunghi momenti di silenzio, infatti, a far sentire la forza di questo incontro: momenti durante i quali veramente non si sentiva volare una mosca, anche se gremita era non solo la piazza, ma anche via della Conciliazione fino al Tevere, da persone che hanno resistito per tutte le quattro ore della veglia, compattamente. Soprattutto il tempo dedicato alla muta adorazione del Santissimo è stato intenso, e si è sentita, anzi quasi toccata la potenza della preghiera, la forza della richiesta di pace da parte di tanti credenti riuniti a Roma e nel mondo... Lucetta Scaraffia: La forza del silenzio Perché
il papa ha posto al centro della veglia per la pace la più venerata
immagine della Madre di Dio conservata a Roma. Una storia di fede che
risale a Gregorio Magno. Il commento di padre Innocenzo Gargano
Sandro Magister: Francesco e il miracolo dell'icona ---------------------------------------------------------------
SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Domenico Quirico è stato liberato
L’inviato de La Stampa, rapito in Siria lo scorso 9 aprile, è in volo verso l’Italia. Domenico Quirico è stato liberato --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)La
carezza di Emma Bonino è quella che tutti avremmo voluto dare a
Domenico Quirico al suo rientro dopo i 152 giorni della sua durissima
prigionia...
Oggi sulla Stampa, Domenico Quirico racconta in uno straordinario articolo i suoi mesi di prigionia.
Descrive
il rapimento, i suoi carnefici, le torture e i tentativi di fuga, fino
alla liberazione. L’articolo sul quotidiano è molto lungo e qui ne
riportiamo solo alcuni brevi stralci.
La
notte era dolce come il vino: l’8 aprile ad al Qusayr, Siria, per
raccontare un altro capitolo della guerra siriana, dove la Primavera
della rivoluzione sembrava poter durare per sempre e capovolgere il
mondo. E invece sono stati 152 giorni di prigionia, piccole camere buie
dove combattere contro il tempo e la paura e le umiliazioni, la fame,
la mancanza di pietà, due false esecuzioni, due evasioni fallite, il
silenzio; di Dio, della famiglia, degli altri, della vita. Ostaggio in
Siria, tradito dalla rivoluzione che non è più ed è diventata fanatismo
e lavoro di briganti. L’ostaggio piange e qui tutti ridono del suo
dolore, considerato come prova di debolezza. La Siria è il Paese del
Male; dove il Male trionfa, lavora, inturgidisce come gli acini
dell’uva sotto il sole d’Oriente. E dispiega tutti i suoi stati;
l’avidità, l’odio, il fanatismo, l’assenza di ogni misericordia, dove
persino i bambini e i vecchi gioiscono ad essere cattivi. I miei
sequestratori pregavano il loro Dio stando accanto a me, il loro
prigioniero dolente, soddisfatti, senza rimorsi e attenti al rito: cosa
dicevano al loro Dio?...
In
tutta questa esperienza c’è molto Dio. Pierre Piccinin è un credente.
Io sono un credente. La mia è una fede molto semplice, la fede delle
preghiere di quando ero bambino, dei preti che quando andavo a trovare
mia nonna in campagna incrociavo mentre raggiungevano in bicicletta
delle piccole parrocchie con gli scarponi da operaio e la borsa
attaccata alla canna della bici, e portavano estreme unzioni,
benedivano le case, con la fede dei preti di Bernanos, semplice ma
profonda.
La
mia fede è darsi, io non credo che Dio sia un supermercato, non vai al
discount a chiedere la grazia, il perdono, il favore. Questa fede mi ha
aiutato a resistere. È la storia di due cristiani nel mondo di Maometto
e del confronto di due diverse fedi: la mia fede semplice, che è darsi,
è amore, e la loro fede che è rito...
Quirico racconta i suoi cinque mesi in Siria. «Ho incontrato il Male. Mi ha sostenuto la fede»
video
Quirico, la festa in redazione per il suo ritorno (video)
--------------------------------------- Domenico è un giornalista che
quando lavora su una notizia ha bisogno di sentirla fino in fondo, di
viverla: occorre calarsi in ogni piega della storia se si vogliono
tradurre e comprendere i fatti. Per lui, raccontare significa
condividere e non solo con la testimonianza dei propri occhi.
Claudio Monici: «Andare là dove la gente soffre È la mia idea di giornalismo» Domenico Quirico ha raccontato sulla "Stampa" una piccola parte della sua prigionia...
Nelle ultime righe, quasi con pudore, il giornalista scrive: la fede mi ha aiutato a resistere. La fede semplice, dice, imparata da bambino in campagna, da poveri preti che in bicicletta portavano i Sacramenti. Quella fede che Quirico definisce, semplicemente, un "darsi". Soltanto un darsi: uno spendersi per l’altro, in un desiderio di bene. Ma che luce viene da questa unica parola, in un reportage dall’inferno. Non ogni cosa, dunque, quel mare di Male ha inghiottito. Nel buio, la memoria di un altro sguardo e una antica, ereditata speranza hanno tenuto. E anche questo dovremmo farlo leggere ai nostri figli; perché sappiano, perché ricordino, ancora. Marina Corradi: Il male della (e nella) guerra --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)È morta mentre prestava soccorso a un uomo ferito in una rissa, vittima degli aggressori che l'hanno investita deliberatamente. È successo ieri sera nel Bergamasco, a Chiuduno, e la vittima è Eleonora Cantamessa, una ginecologa. Il medico si era fermato per soccorrere un indiano ferito nel corso di una rissa fra immigrati... "Eleonora
non poteva non fermarsi: era fatta così, ha sempre fatto di tutto per
gli altri". Mariella Cantamessa, la mamma di Eleonora è stata tra le
prime persone giunte sul luogo della tragedia a Chiuduno. La mamma
della ginecologa, straziata dal dolore, ha voluto evidenziare lo
spirito altruista di Eleonora. "Qui a Trescore aveva fatto nascere
tantissimi bambini - ricordano alcuni residenti -. Il suo ambulatorio
era sempre pieno di mamme, italiane e straniere, senza nessuna differenza".
"Dopo
aver ricevuto le mamme per la visita - aggiunge Mariella Cantamessa -,
il suo ambulatorio spesso rimaneva aperto anche per le ragazze
straniere che visitava gratuitamente e che avevano bisogno di un
consulto. Non ha mai chiuso la porta in faccia a nessuno" (fonte: Avvenire)
Morire da samaritani soccorrendo un ferito
di Francesco Merlo
Il
grande eroismo del piccolo gesto è costato la vita a una di noi, una
dolce signora di Bergamo, che è morta nella guerra a bassa
intensità che ogni giorno si combatte nelle strade d’Italia.
Animali travestiti da uomini, per finire un uomo già finito, hanno
infatti ucciso anche lei che lo stava soccorrendo come appunto
avrebbe fatto ciascuno di noi.
Non
il buon Samaritano della parabola o san Francesco, ma chiunque si fosse
trovato a passare di lì e avesse visto quell’indiano steso per
terra, straziato dalle sprangate, boccheggiante e rantolante.
Eleonora
Cantamessa era una ginecologa di 44 anni, un medico. E dunque non era
mossa soltanto dalla pietà ma anche dalla fedeltà al giuramento di
Ippocrate, dalla competenza, dall’abitudine a soccorrere. Il
medico si mette sempre di traverso davanti alla morte, cerca di
fermarla, di ritardarla, di renderla meno dolorosa. Eleonora
Cantamessa per professione aveva dichiarato morte alla morte.
Ma
quattro bestie a bordo di una Golf sono tornate indietro, non come i
killer freddi che seguono una logica, ma come furie appunto,
travolgendo tutti quelli che, nonostante l’ora, si erano fermati
ad aiutare il ferito, un’auto che passava, qualsiasi ostacolo che
intralciava la loro corsa verso quel corpo da finire. Sono questi
i nuovi mostri che perdono i controlli e picconano i passanti come
a Milano, sparano in pizzeria come a Pozzuoli, penetrano nelle
case come a Perugia e uccidono chiunque si metta di mezzo, si
accaniscono a coltellate come a Bari. È una nuova antropologia
che ha ormai invaso le nostre strade, non più luogo di incontro e
di passaggio ma discarica di frustrazioni, aggressività, malumori,
spietatezza.
Che
si tratti di indiani non ha molta importanza, perché la macelleria non
è un appannaggio né razziale né etnico ma è il prodotto più
visibile dell’imbarbarimento generale che non conosce meticciati e
transnazionalità, melting pot e incroci. Sappiamo già, prima ancora di
sentirli, di cosa stanno straparlando i leghisti che vanno avanti
a meccanismi pavloviani perché sono il rovescio, l’uguale
contrario dei cattivi immigrati, che certo ci sono, perché la sola
democrazia che al mondo funziona perfettamente è la distribuzione
in dosi uguali di stupidità e di ferocia. Ma le strade italiane
sono trincee e percorsi di guerra come in America, come in Inghilterra,
come in Francia, senza il bilancino milligrammato delle
nazionalità: non ci sono razze più stupide e più feroci di
altre ma ci sono uomini più stupidi e più feroci in tutte le razze.
La
foto della dottoressa Cantamessa ci mostra una faccia piena di luce,
predisposta al sorriso. E vale la pena correre il rischio della
retorica e mettere sotto la lente di ingrandimento l’Italia che
la dottoressa rappresenta, la stessa che a Lampedusa, a Ragusa, a
Catania accorre ad aiutare i disperati che sbarcano dalle carrette
del mare.
... --------------------------------------- ITALIA. La crisi non é per tutti! Il
10 per cento degli italiani, infatti, possiede il 50 per cento di tutta
la ricchezza privata del Paese. E per loro niente "sacrifici"!
Puntata di "Presa Diretta" trasmessa il 02.09.2013 su Raitre
L’
Italia è il paese dove è più grande la ricchezza privata, più della
Francia, più della Germania. Secondo uno studio di Bankitalia la somma
di case, soldi cash nei conto correnti e soldi investiti in titoli e
azioni assommerebbe alla cifra di 9mila miliardi di euro, quasi cinque
volte il debito pubblico italiano.
Con
questo rapporto tra debito e patrimonio se l’Italia fosse un’azienda
nessuno la darebbe per fallita, ma il punto è che il debito è di tutti
mentre la ricchezza privata è di pochi. Il 10 per cento degli italiani,
infatti, possiede il 50 per cento di tutta la ricchezza privata del
Paese. Eppure in questo momento di drammatica emergenza questa
ricchezza è rimasta intatta e ai ricchi e super ricchi italiani non è
stato chiesto alcun sacrificio.
Non
c’è la patrimoniale e anzi la pressione fiscale sui patrimoni è
diminuita negli ultimi dieci anni dal 9,8 al 5,9 per cento. Con “RICCHI
E POVERI” vi porteremo dentro il mondo dei ricchi e super ricchi
italiani, vi faremo vedere la vita che fanno, le case dove abitano,
dove e come investono i loro soldi e le enormi possibilità che hanno di
investire nel futuro dei loro figli. Mentre continua ad allargarsi la
platea delle italiane e degli italiani che non riescono a vivere
dignitosamente, anche dove meno te lo aspetti.
Pochi
sanno che la città più povera del nord è Torino, capitale di una
Regione che ha un milione di poveri. Vi racconteremo le ragioni del
declino di Torino, la crisi industriale, le tante imprese che chiudono
e la vita e la storia dei 40mila cassa integrati della città. Una cifra
spaventosa che ha ridotto la capacità di consumo dei torinesi di due
milioni di euro al giorno.
RICCHI E POVERI
è un racconto di Alessandro Macina ed Elena Stramentinoli
GUARDA LA PUNTATA COMPLETA
video
--------------------------------------- Il bene esiste, ma è spesso nascosto. Aiutiamo i giovani a scoprirlo!
Alcuni
mezzi di comunicazione, oggi, tendono a dipingere il mondo a tinte
scure, come se fosse irrimediabilmente corrotto. Nell’aria c’è un
sentimento di rassegnazione e di pessimismo diffuso, che spinge i
ragazzi a considerare la vita una specie di giungla in cui trionfano i
più forti.
Molti
giovani sono sfiduciati. Non credono più nella famiglia, nella
politica, nella religione, nell’amore, nell’onestà, nella lealtà, nella
legalità. Alcuni si chiedono: “Perché dovrei comportarmi bene, se tutto
il mondo è malato e cattivo? Chi me lo fa fare? E’ meglio essere furbi
ed adeguarsi ai tempi”.
Questo
tipo di ragionamento rischia di rovinare il futuro delle nuove
generazioni, spesso deluse e disilluse, a volte rinchiuse in un guscio
di oscurità e di disfattismo autolesionista.
Il
bene viene spesso nascosto. Ha poco spazio rispetto alle tonnellate di
carta di giornale e di servizi televisivi dedicati al male: corruzione,
omicidi, pornografia, violenze e brutalità di ogni genere.
Eppure
basterebbe guardarsi intorno per accorgersi che esistono tante
bellissime storie che possono aiutarci a ritrovare fiducia nel domani.
Sono testimonianze di gente comune, che ha saputo illuminare il mondo
con un gesto d’amore, offerto lungo il cammino della vita quotidiana...
Un gesto d'amore può illuminare il mondo
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Sono i giorni del rientro in classe, dei libri intonsi e dei grembiulini immacolati, del più intenso traffico in città. Per tutti è l’inizio di un altro anno che servirà a formare e far crescere un pezzo importante di società, quella del futuro: per questo i problemi dell’istruzione interessano tutti e non solo studenti e insegnanti. Questa volta sul banco ci si è messo anche il Governo affrontando un tema tanto ampio quanto di difficile soluzione, il rilancio della scuola. Già dal titolo - "L’istruzione riparte" -
dato al decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri si dichiara
l'intenzione da parte del ministero dell'Istruzione di dare una spinta
per crescere nuovamente. Con l’inizio del nuovo anno scolastico si
segna anche l’avvio di una politica di intervento per cercare di
risolvere - o almeno non peggiorare - le vecchie grane della
formazione, dalla mancanza di risorse alla necessità di un reale
sostegno per insegnanti e famiglie. Un provvedimento che è un primo
passo, ma che necessita di una continuità per portare avanti i buoni
propositi che contiene...
L'ISTRUZIONE È UN LIBRO APERTO (ANCHE USATO) Per saperne di più:
MIUR: “l’istruzione riparte”, varato pacchetto per scuola, università e ricerca
E'
una novità anche questa: il ministro conclude tra gli applausi degli
studenti l'intervento per l'apertura dell'anno scolastico: "Ragazzi,
siate ribelli e non accettate le cose come sono. Cambiate questo mondo,
è lì che vi aspetta. Da queste aule escono le persone che ci salveranno
dalla crisi e ricostruiranno l'Italia".
E
dopo aver lanciato agli studenti questo monito rivoluzionario, Carrozza
non dimentica di parlare agli insegnanti. Durante un'intervista a Radio
Anch'io ha sottolineato l'importanza per i docenti di seguire "la
rivoluzione digitale" in atto nella società e il loro dovere di stare
al passo con i tempi.
"Io
credo - ha spiegato il Ministro - che gli insegnanti vogliano
aggiornarsi. Il problema è che non ci sono opportunità, già lo
stipendio è molto basso e quindi sembra chiedere troppo. Dovremo quindi
offrire strumenti per l'aggiornamento accessibili a tutti e compatibili
con la vita degli insegnanti". "Secondo me - ha detto Carrozza
concludendo il suo intervento - si andrà verso un aggiornamento
obbligatorio però deve essere fatto nel modo opportuno e adeguato al
sistema scolastico"....
Carrozza agli studenti: "Siate ribelli". Il ministro incita: cambiate il mondo A scuola la continuità didattica è
un valore, ma in Italia è messa a dura prova. Cominciamo dal balletto
dei supplenti che avviene nei primi mesi in molti istituti. Il gioco al
ribasso condotto dal ministeri dell’Istruzione (dietro il quale si
celavano le direttive del ministero dell’Economia, ovvero la “spending
review”) aveva già portato a drastici tagli con la concessione di poco
più di 11.200 immissioni in ruolo per il 2013. Ma il ministero ha
deciso di spostare duemila cattedre di là da venire, e così ancora una
volta la scuola italiana è vittima della discrepanza tra i posti messi
a concorso e quelli che effettivamente vengono assegnati ai ruoli. E se
genitori e studenti pensano che il problema sia confinato a docenti e
precari e in fondo non li riguarda, si sbagliano di grosso...
INIZIA LA SCUOLA, SPERIAMO CHE SE LA CAVA --------------------------------------- Le prove invalsi, per i licei
la polemica sul bonus università, e poi il rebus dei libri di testo
(digitali o cartacei?) e il problema del gap tecnologico nelle aule.
Dai "bes" - il sostegno ai ragazzi in difficoltà che sta facendo
impazzire le scuole - al caos del dopo concorsone. Fino ad arrivare
alla W dei week-end di chiusura ormai quasi istituzionalizzata e algli
zaini troppo pesanti
Salvo Intravaia: Compito in classe dalla A alla Z: l'alfabeto del nuovo anno scolastico Mentre
milioni di giovani tornano a scuola, diamo la parola ad alcuni
insegnanti che testimoniano la possibilità di costruire e di
riaccendere il desiderio nei cuori e nelle menti. Misurandosi anzitutto
con domande troppo spesso eluse e che rimangono capitali: cosa vuol
dire insegnare? Come accompagnare i giovani a conoscere la realtà e ad
acquisire gli strumenti per diventare protagonisti della loro vita e
della società?
Giorgio Paolucci: La battaglia dell'educazione Un detto urdu, diffuso in India
e in Pakistan, ricorda che ognuno ha due padri, il genitore biologico e
il proprio maestro. Mentre le scuole, in questi giorni, riaprono le
loro porte, risulta utile riflettere su tale paternità "didattica". Nei
prossimi nove mesi i docenti italiani, uomini e donne, saranno chiamati
a un lavoro fatto di professionalità e competenze, ma anche a
esercitare con serietà e passione quella paternità e maternità di cui
centinaia di migliaia di ragazzi e di ragazze sono assetati, più di
quanto possa sembrare all’occhio distratto di chi li guarda con
superficialità.
La scuola ha un’anima paterna e materna. Marco Impagliazzo: Il maestro come un padre Per trasmettere una visione ---------------------------------------------------------------
DA UNA CHIESA TRIONFANTE AD UNA CHIESA MENDICANTE A 50 ANNI DAL CONCILIO VATICANO II HOREB n. 64 - 1/2013TRACCE
DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI "Sono
passati 50 anni dall’inizio del Concilio ecumenico Vaticano II ed è
importante fare memoria, cioè far presente quell’evento per riviverlo,
perché può accadere che, passata la generazione di coloro che vi hanno
partecipato o che hanno vissuto da vicino la svolta epocale da esso
avviata per la vita della Chiesa, la sua memoria venga meno e si
dimentichino gli orientamenti e le prospettive da esso offerti. Il
Vaticano II, infatti, pur essendo in piena continuità con la fede e la
vita della Chiesa è stato certamente un evento che ha risposto con le
sue scelte ad attese importanti presenti nella comunità cristiana e nel
mondo. Il
Vaticano II, dopo duemila anni nel corso dei quali il cristianesimo si
era sostanzialmente identificato con la cultura europea, apriva la
Chiesa a una piena incarnazione nella vita e nella cultura di tutti i
popoli, restituendole un’autentica cattolicità e rendendola veramente
universale: piena continuità con il passato, con la fede apostolica
trasmessaci attraverso le diverse generazioni, e insieme nuovi decisivi
orientamenti nei confronti degli ebrei, dei cristiani non cattolici,
dei credenti delle altre religioni, ma anche all’interno della comunità
cristiana per quanto concerne la liturgia, la centralità della
Scrittura, la collegialità e la sinodalità come forma e stile di
governo, il riconoscimento del valore e della centralità della persona
umana e della sua coscienza. Gli
orientamenti e le decisioni del Concilio Vaticano II, sebbene accolti
abbastanza pacificamente all’interno della comunità ecclesiale,
purtroppo non sono stati conosciuti e meditati a sufficienza, in questi
cinquant’anni nelle varie comunità cristiane. La
riflessione che proponiamo a più voci, nel presente quaderno, vuole
essere l’occasione provvidenziale per riprendere in mano quei documenti
e cercare di recepire, nello “spirito del Concilio”, un’immagine di
Chiesa a noi frati carmelitani più consona: quella “mendicante”, dove è
fondamentale vivere uno stile di vita povero, fraterno, itinerante,
accogliente e di condivisione della vita del popolo. Si tratta di
riattualizzare il sogno di Papa Giovanni di una Chiesa “che si fa
popolo”: «La Chiesa Cattolica – affermava in una omelia del 13
novembre 1960 – non è un museo di archeologia. Essa è l’antica fontana
del villaggio che dà l’acqua alle generazioni di oggi, come la diede a
quelle del passato»...
(EDITORIALE)
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98051 BARCELLONA P.G. (ME)
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SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Una parola ci libera... Dio vuole una sola cosa... La ricerca della pace... Gesù inaugura... Quando noi supplichiamo... Beati coloro che... La Chiesa ci dona... Il perdono sia... Il Cristiano è un uomo a cui Dio... --------------------------------------------------------------- 8 settembre: Natività della Beata Vergine Maria
Gesù è il sole, Maria è... Per la lettura dell'Icona della Natività della Madre di Dio:
Icona della Natività di Maria Oggi si fa memoria del SANTISSIMO NOME DI MARIA
SANTISSIMO NOME DI MARIA (video)La Chiesa e la Vergine Maria...--------------------------------------------------------------- SAN GIOVANNI CRISOSTOMO (video) --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Nel giorno in cui la liturgia celebra il Santissimo Nome di Maria proponiamo questo interessante dossier apparso sul periodico di divulgazione scientifica Airone, firmato da Isabella Vergara. È
la donna più famosa di tutti i tempi. Su di lei sono stati scritti
oltre 200 mila libri. A quasi duemila anni dalla sua morte, la ragazza
di Nazareth continua ad attirare decine di milioni di fedeli nei
santuari di tutto il mondo. Il network a lei dedicato, Radio Maria,
segna ascolti da record (1 milione 871 mila fedeli al giorno solo in
Italia).
Ma chi era davvero la mamma di Gesù? La parola agli storici...
Il grande mistero della Madonna: tutto su Maria di Nazareth --------------------------------------- MARIA Donna dei nostri giorni
Maria, donna feriale
di Don Tonino Bello
...
Santa Maria, donna feriale, forse tu sola puoi capire che questa nostra
follia di ricondurti entro i confini dell'esperienza terra terra, che
noi pure viviamo, non è il segno di mode dissacratorie.
Se per un attimo osiamo toglierti l'aureola, è perché vogliamo vedere quanto sei bella a capo scoperto.
Se
spegniamo i riflettori puntati su di te, è perché ci sembra di misurare
meglio l'onnipotenza di Dio, che dietro le ombre della tua carne ha
nascosto le sorgenti della luce.
Sappiamo
bene che sei stata destinata a navigazioni di alto mare. Ma se ti
costringiamo a veleggiare sotto costa, non è perché vogliamo ridurti ai
livelli del nostro piccolo cabotaggio. È perché, vedendoti così vicina
alle spiagge del nostro scoraggiamento, ci possa afferrare la coscienza
di essere chiamati pure noi ad avventurarci, come te, negli oceani
della libertà...
Maria, donna feriale di Don Tonino Bello
--------------------------------------- Il 12 settembre la Chiesa fa
tradizionalmente memoria del “nome” di Maria, principalmente sulla scia
di un motivo squisitamente biblico e storico-salvifico. Nel racconto
delle Scritture, il “nome” indica la persona e, in diversi casi, la
“missione” che provvidenzialmente Dio affida per il bene del popolo.
Infatti, la persona è inseparabile dalla comunità cui appartiene. Il
“nome” rappresenta perciò come un luogo d’incontro tra l’individuo, la
famiglia che lo ha generato, il popolo cui tale famiglia appartiene.
È già passato un anno dalla
morte di Carlo M. Martini e molti sono quelli che lo ricordano.
Chissà perché, leggendo le parole che il card. Scola gli dedica
osservando il suo ritratto appeso in Arcivescovado (1), mi è venuto in
mente il mito della caverna di Platone.
Salvatore M. Perrella: Il nome di Maria --------------------------------------------------------------- LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO Giudei si misero a discutere aspramente tra loro:« Come può costui darci la sua carne da mangiare?»". (Giovanni 6, 52) Gianfranco Ravasi: Carne da mangiare --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)RUBRICA
Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9) Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino "Chi non solleva la propria croce e viene dietro di me, non può essere mio discepolo". Non
si può seguire Gesù senza prendere sopra di sé la croce, è
condizione necessaria per potersi dire discepoli. Ma cosa è stata per
Gesù la croce, cosa è per noi?
Mai
la croce nei Vangeli riguarda la sofferenza umana, i momenti
dolorosi che inevitabilmente incontriamo nella vita, come le
malattie, le tragedie, i lutti e la sofferenza, mai per Gesù
la croce assume questo significato, altrimenti non sapremmo
spiegare tutte guarigioni e i miracoli compiuti da lui.
"Sollevare la croce" significa
accettare il disprezzo della gente per chi veniva condannato a
questo infamante supplizio, significa essere considerato la feccia
della società.
In particolare Gesù fa riferimento al momento in cui il condannato, caricato del"patibulum" -l'asse
orizzontale della croce- doveva dirigersi verso il luogo
dell'esecuzione attraversando due ali di folla, per la quale era
un dovere religioso insultare, malmenare, oltraggiare e dileggiare
il condannato a morte.
... --------------------------------------- Spiazzati da un gesto che non si può banalizzare
Spiazzati
un’altra volta, verrebbe da dire dopo aver letto per l’intera settimana
le reazioni degli opinion leader e dei giornali sull’invito al digiuno
di Papa Francesco. C’è chi non capisce il nesso con l’imminente
minaccia di una guerra, come Vittorio Feltri sul Giornale (ma non
capire può anche voler dire che mancano categorie di lettura...) e chi
invece punta sul discorso della dieta, confondendo i piani. E riducendo
al piccolo orizzonte di se stessi.
Curiosa
è poi l’associazione digiuno uguale protesta, quasi che Pannella, con i
bagni mediatici di questi anni abbia dettato la linea, esattamente come
la detta Bruno Vespa quando fa una delle sue trasmissioni dedicate alle
diete che sortiscono l’effetto di non chiarire mai le idee. Ma quella
del Papa è davvero un’altra cosa, che implica innanzitutto un desiderio
di seguirlo per capire più a fondo cosa voglia dire questo momento
storico. Seguirlo nel gesto del digiuno significa cercare un centro,
affidarsi a un’idea di distacco che alla fine incide sulla coscienza di
ciascuno più che sull’adipe, come hanno ironizzato alcuni. Ciò che,
infatti, manca in questo tempo è una coscienza comune rispetto a ciò
che vale veramente.
E
il digiuno apre una domanda proprio a questo: cosa vale, per cui
conviene "rinunciare" a posizioni personali che possono condurre
addirittura a dei conflitti?
Il digiuno ci insegna ciò che vale davvero di Paolo Massobrio Il messaggio di forza del digiuno
di Enzo Bianchi
La riflessione del Priore della Comunità Monastica di Bose
Il
digiuno è una pratica ascetica comune a tutte le religioni, una prassi
vissuta già da Israele, riproposta da Cristo, accolta dalla tradizione
ecclesiale e che svolge la funzione basilare di farci sapere qual è la
nostra fame, di cosa viviamo, di cosa ci nutriamo.
Con
il digiuno noi impariamo a conoscere e a ordinare i nostri tanti
appetiti attraverso la moderazione dell’appetito fondamentale e vitale:
la fame. Impariamo così a disciplinare le nostre relazioni con gli
altri, con la realtà esterna e con Dio, relazioni sempre tentate di
voracità. Il digiuno è ascesi del bisogno ed educazione del desiderio.
Quando
digiuniamo siamo spinti a discernere la qualità del nostro agire, le
conseguenze dei nostri atti, la violenza che immettiamo nei nostri
rapporti. Per il cristiano, poi, è confessione di fede fatta con il
corpo, pedagogia che porta la totalità della persona all’adorazione di
Dio, memoria immessa nel proprio corpo del non vivere di solo pane, ma
di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Per questo, in ore
particolarmente decisive e critiche, la chiesa esorta i cristiani a
digiunare per «pensare davanti a Dio» le vicende quotidiane, per
purificare le proprie convinzioni e convertirsi, così da scegliere
sempre in favore della vita. (fonte: VATICAN INSIDER)
--------------------------------------- Oltre alla preghiera, il digiuno:
sono questi gli elementi della veglia proposta da Papa Francesco il 7
settembre per invocare la pace in Siria e in tutti i luoghi di
conflitto. Non solo i cattolici e nemmeno solo i cristiani, ma gli
appartenenti a tutte le Religioni e gli uomini e le donne di buona
volontà anche se non credenti sono stati invitati dal pontefice a
unirsi a un gesto che ha una valenza simbolica di tipo universale.
Il digiuno è uno dei grandi archetipi universali. Chiara Santomiero: Il digiuno: distacco dal superfluo, segno politico in senso alto Domenica scorsa, nel corso
dell’Angelus, papa Francesco ha lanciato un appello universale contro
ogni intervento militare in Siria e ha annunciato per sabato 7
settembre una giornata di digiuno e di preghiera per la pace.
All’iniziativa hanno aderito numerose organizzazioni di matrice
cattolica (da Cl alle Acli, dai Focolarini alla Comunità di
Sant’Egidio, dalla Caritas all’Unitalsi), enti pubblici, uomini
politici laici e cattolici. L’appello al digiuno per la pace ha però
avuto anche una forte eco in altre confessioni religiose, assumendo un
valore ecumenico e interreligioso.
Enrico Casale: E il digiuno diventa interreligioso --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)L'ultima Parola
Silvano Fausti
Gesuita, biblista e scrittore
Cristiani a parole o con i fatti?
«Enea, alzati e rifatti il letto! (...) Tabità, alzati» (leggi Atti 9,32-43)
Dopo
la conversione di Paolo (cfr Popoli n. 6-7/2013), l’attenzione torna su
Pietro. Questi, fin dall’inizio, subisce con Giovanni un arresto (At
4,1-22). Ne segue un secondo, insieme a tutto il collegio apostolico,
che finisce con una liberazione miracolosa e un ulteriore arresto con
fustigazione. La difesa di Gamaliele ferma le persecuzioni contro gli
apostoli (At 5, 17-42). Quelle successive sono contro Stefano e gli
Ellenisti, perché aprono la fede cristiana a chi non va al Tempio.
Invece
gli apostoli stanno tranquilli, fino a quando arriva Paolo. La sua
predicazione scatena una nuova persecuzione. Allora i fratelli lo
conducono a Cesarea e lo spediscono a casa sua, a Tarso. Finalmente
torna un periodo di pace per la Chiesa. Pietro ora può muoversi. Visita
e incoraggia le nuove comunità, che vanno aumentando e moltiplicandosi.
In questa visita pastorale il suo «palazzo apostolico» sarà la casa di
Simone il conciatore. Qui, a fiuto, lo potranno trovare anche gli
inviati del centurione Cornelio, per «tradurlo» nella casa di un
pagano. La tradizione dice che Pietro rimase circa 12 anni a
Gerusalemme. I suoi precedenti «palazzi» sono stati il Cenacolo, il
tribunale e il carcere, dove tornerà prima di scomparire
definitivamente dalla scena (At 12,1-17). Da allora sarà come Gesù,
Signore suo e dell’universo, che non aveva «sovranità territoriale»
neppure su un sasso dove posare il capo.
L’iconografia
presenta Pietro e Paolo per lo più insieme. Sono i protagonisti degli
Atti. L’intreccio tra le due figure sottolinea la loro unità e
complementarietà. Hanno doni diversi...
Cristiani a parole o con i fatti?
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CHIESA E SOCIETA' Interventi ed opinioni |
FRANCESCO |
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1) La newsletter è settimanale;
2) Il servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm
3) Il servizio omelia di P. Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm