"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°34 del 2013

Aggiornamento della settimana

- dal 17 al 23 agosto 2013 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 30 agosto 2013          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 


LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo




OMELIA 

    di P. Gregorio Battaglia
  di P. Aurelio Antista
 
di P. Alberto Neglia

 
N. B. La Lectio viene sospesa nel periodo estivo



NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 




I NOSTRI TEMPI

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Continuano gli sbarchi di immigrati sulle nostre coste, ma cresce anche la solidarietà degli Italiani...


Non si ferma l'ondata di sbarchi sulle nostre coste: seicento immigrati sono stati tratti in salvo a Ferragosto in Calabria e Sicilia; tra loro anche diverse donne e bambini. Ma insieme ai nuovi arrivi cresce anche la solidarietà: come quella di un gruppo di bagnanti che nel siracusano ha aiutato la guardia costiera a trarre in salvo 160 migranti, tra cui diverse donne incinte e una cinquantina di bambini, quasi tutti sotto i tre anni. Un gesto molto apprezzato dal Capo dello Stato, che dopo aver visto le riprese televisive di quel salvataggio, ha parlato di immagini che ''fanno onore all'Italia''.

   Bagnanti soccorrono migranti

   video

«Le immagini trasmesse ieri dalla Tv delle decine di bagnanti, sulla spiaggia di Morghella - Pachino, che si sono spinti generosamente in mare per aiutare profughi provenienti dalla Siria, in gran parte bambini, a raggiungere la riva mettendosi in salvo, sono di quelle che fanno onore all'Italia». È quanto scrive il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una nota diffusa all'indomani dello sbarco di 160 profughi sulla spiaggia del siracusano.
Scene che rendono onore al nostro Paese, prosegue Napolitano nella dichiarazione diffusa dal Quirinale, «perchè mostrano come, di fronte alla tragedia, quotidianamente vissuta a Lampedusa e altrove, di quanti cercano asilo fuggendo da guerre e persecuzioni, prevalga negli italiani un senso di umanità e solidarietà più forte di ogni pregiudizio e paura».
Complessivamente nella giornata di Ferragosto sono stati soccorsi circa 600 immigrati (tra cui molte donne e bambini) tra Sicilia e Calabria...

   Napolitano:«Immagini di Siracusa fanno onore all'Italia»

Troppe volte abbiamo visto le foto di bagnanti che condividono la spiaggia con il corpo senza vita di qualche disperato che attende soltanto l’estrema unzione “laica” del medico legale per essere portato via. Tutte le volte ci siamo indignati per l’indifferenza di quei vacanzieri che sono rimasti lì nient’affatto turbati. Nel giorno di Ferragosto, sulla spiaggia di Morghella, a Pachino (Siracusa), un gruppo di persone ha dimostrato che non tutti i bagnanti sono uguali. Davanti a un barcone carico di donne e bambini in fuga dalla schiavitù del terzo mondo, si sono subito dati da fare per portarli a riva dando supporto alla Guardia costiera...

   La rivincita dei bagnanti solidali e accoglienti

Tre bambini in tenerissima età, undici donne di cui due in stato interessante e poi 86 uomini originari di Nigeria, Ghana, Pakistan, Afghanistan. Sono arrivati a Trapani e sono stati alloggiati le donne e i bambini nel Cara di Salinagrande, gli uomini nella palestra di una scuola elementare nei pressi del Porto peschereccio. Sono in buone condizioni di salute, certo il loro è stato un viaggio lunghissimo...

   Cento migranti arrivati a Trapani nel gruppo donne incinte e bambini

«Questo popolo ha dato un esempio di comprensione e di solidarietà umana ad un’Europa dove ancora ci sono molti pregiudizi nei confronti dell’immigrazione e di quello che rappresenta». Mario Vargas Llosa il Nobel per la letteratura ce lo ha in tasca da tre anni. E ieri lo scrittore peruviano si è unito a quanti invocano il premio per la Pace all’isola di Lampedusa.
Intanto, continuano a sbarcare. E a Lampedusa (come a Siracusa, a Catania, ad Agrigento e nella Locride), c’è chi ormai veglia le coste sapendo che, presto o tardi, ci sarà da sfidare l’alta marea per portare a riva quanti rischiano di spiaggiarsi per sempre. Una dozzina i morti solo nella scorsa settimana; ventimila negli ultimi dieci anni...

   Nobel a Lampedusa, Vargas Llosa d’accordo


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Oltre mille migranti arrivati nelle ultime 24 ore - Allarme di Save the children per minori non accompagnati.



Non si arrestano gli sbarchi di migranti sulle coste siciliane: sono già 633 le persone soccorse oggi nelle acque siciliane dove ieri erano approdate più di 400 persone. Per un totale di oltre mille arrivi nelle ultime 24 ore. 
Il gruppo più consistente (336 persone, tutte di origine eritrea) viaggiava su un barcone raggiunto al largo di Porto Empedocle (Agrigento) da due motovedette della Guardia costiera e una della Guardia di finanza. Altri 233 profughi, compresi donne e bambini, erano su un secondo barcone, abbordato dalla nave "Foscari" della Marina Militare a 50 miglia da Lampedusa dove hanno poi operato anche da unità della Guardia costiera cui sono stati imbarcati i migranti. Infine, sulla spiaggia di Ognina, a Siracusa, sono stati rintracciati 67 uomini, che hanno detto di essere siriani e pakistani. 
E nell'isola esplode l'emergenza minori non accompagnati. Sono 154 i minori stranieri sbarcati nelle scorse settimana in Sicilia e Calabria e ancora in attesa di una comunità che li possa accogliere. Il problema è che le comunità non danno la loro disponibilità perché non c'è certezza su chi pagherà la retta giornaliera. È quanto denuncia l'ong Save the children. «I comuni hanno diffidato le comunità - spiega Viviana Valastro, responsabile dei progetti sui minori -. I sindaci non hanno intenzione di sostenere i costi. E allo stesso tempo il fondo nazionale per l'accoglienza dei minori non accompagnati è privo di risorse per il 2013»...

   Sicilia, mille sbarchi in 24 ore Emergenza per i minori

   video


Più di 300 immigrati sbarcano in Sicilia (fra Lampedusa, Favignana, Catania e Siracusa) mentre si apprende della chiusura del Cie di Isola Capo Rizzuto, dichiarato inagibile prima di Ferragosto, dopo una rivolta causata (anche) dal decesso di un giovane di origine marocchina. Le persone sbarcate provengono – o dichiarano di provenire – soprattutto dalla Siria e dall’Egitto. Quella del Cie di Isola di Capo Rizzuto, le cui pessime condizioni erano già state denunciate e dove domani arriverà il ministro per l’integrazione Cecile Kyenge, è l’ennesima rivolta in un Centro di identificazione (appenai qualche giorno fa analoghe proteste a Gradisca).
Dunque riparte il pressing dalla sponda sud del Mediterraneo mentre una parte importante – e contestata – del sistema italiano di gestione dell’immigrazione mostra ancora una volta i suoi limiti, come ribadiscono Sel e il Pd con Livia Turco.
Questa l’istantanea di un giorno di mezza estate all’indomani dell’annuncio di Kyenge sulla modifica della Bossi-Fini. Ancora ieri, da Reggio Calabria, il ministro sottolineava che il tavolo si farà e dovrà coinvolgere tutti...

   La Bossi-Fini non è più intoccabile. Kyenge prova a giocare una partita difficile

Condizioni di vita disumane, abusi e violenze. L'ultimo caso di Gradisca riporta in primo piano la condizione degli immigrati rinchiusi nei Centri di identificazione ed espulsione. Diritti negati anche per 18 mesi.

   IMMIGRATI: ORRORE CIE

Proponiamo anche un'analisi del fenomeno migratorio di Chiara Saraceno pubblicata nei giorni scorsi.
Le drammatiche immagini degli sbarchi a Lampedusa, la tragedia di ieri a Catania, lo stillicidio dei dispersi in mare, le facce scoraggiate di coloro che sono ammassati nei centri di accoglienza - tutto questo continua ad alimentare nel nostro paese una visione pressoché solo emergenziale dei migranti. Eppure, senza negare per nulla la drammaticità di questi fenomeni, da anni il flusso di cittadini stranieri nel nostro Paese non è solo questo: non lo è né per il modo in cui le persone arrivano (per lo più via terra o in aereo, con visti turistici), né per i modi della loro permanenza. Continuare a considerare solo l'emergenza può contribuire alla retorica politica, non alla comprensione e, soprattutto, alla elaborazione di strategie di inclusione efficaci...

   GLI STRANIERI D'ITALIA TRA DRAMMI E INTEGRAZIONE


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Ormai sono 270 i casi documentati che formano il dossier degli scomparsi: partiti dalla Tunisia, durante la primavera araba, da due anni se ne sono perse le tracce. Le madri continuano a cercarli. E chiedono la collaborazione delle istituzioni italiane.

  Stefano Pasta:  I desaparecidos del Mediterraneo

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Quasi non passa giorno che non si senta un insulto personale al Ministro Kyenge, o un attacco al suo Ministero e ai suoi obiettivi. Devo dire apertamente che io sono contenta di ciò: finalmente, risulta chiara a tutti la politica che alcune persone perseguono dalla nascita del loro movimento. Solo che prima tali attenzioni si rivolgevano agli extracomunitari, alle religioni, alle abitudini di individui che, magari con una istruzione limitata, dovendo pensare a non perdere il lavoro per la sopravvivenza della loro famiglia, non si potevano difendere...

  Renata Rusca Zargar:  La Lega va alle Crociate ... contro Kyenge e il suo Ministero

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Siria: immagini più eloquenti di qualunque discorso...


Dove le parole non arrivano
Massimo Gramellini

Vi chiediamo scusa per l’intrusione. È estate, i tempi sono già abbastanza duri e da un giornale si pretende, giustamente, un alito di speranza. Ma la speranza si nutre di consapevolezza e invece intorno a noi avvengono cose che ci rimbalzano addosso. Abbiamo imparato a difenderci dalle parole: svuotandole, rendendole innocue. Solo le immagini hanno ancora il potere di svegliarci. Sbattendoci in faccia la vita in ogni sua espressione, anche inaccettabile, tanto da non potere più fare finta che non esista o che non ci riguardi. 
Ieri, durante la riunione del mattino, al giornale è planata la notizia che, secondo l’opposizione, le truppe di Assad avevano compiuto una strage nei sobborghi di Damasco utilizzando gas nervino. Cento, duecento, mille caduti. Il collega degli Esteri riportava l’incerta contabilità senza suscitare reazioni particolari: atrofizzata in una statistica, la morte di massa non fa scalpore. Poi sono arrivate le foto e il clima è cambiato. I numeri sono diventati volti. E corpi, serrati dentro i lenzuoli. L’assenza di ferite d’arma da fuoco, quindi di sangue, rendeva i cadaveri quasi metafisici: sembravano angeli, specie i bambini. 
Il governo siriano nega l’uso dei gas, che le immagini parrebbero invece suggerire. Ma al di là di ogni interpretazione o speculazione di parte, le foto di quei bimbi, e di quelle madri, sono lì per ricordarci che qualcosa di indicibile sta avvenendo da troppo tempo a non troppa distanza da noi. Qualcosa che si è inghiottito anche il nostro inviato Domenico Quirico, che era andato lì per raccontarlo. Prenderne finalmente coscienza è un esercizio doloroso, ma forse non del tutto vano. (fonte: La Stampa - 22/8/2013)

Il mondo guarda attonito ed esterrefatto alle immagini che vengono dalla Siria, dove un attacco con armi chimiche ha provocato la morte di oltre 1200 persone, molti dei quali bambini e donne. L’operazione è avvenuta ieri nell’oasi di Ghouta, a sud-est di Damasco. Da parte degli insorti si punta il dito contro il regime di Assad, che invece respinge ogni accusa e parla di manipolazione mediatica. L’Onu chiede più chiarezza sui fatti, mentre Stati Uniti e Russia tornano su posizioni opposte: Washington è certa che Damasco abbia utilizzato il gas, mentre Mosca rilancia l’accusa nei confronti dell’opposizione siriana. 

   Ascolta da Radio Vaticana:
  • il servizio di Marina Calculli  (audio)
  • quello di Manuella Affejee con l’accorato appello di pace del nunzio a Damasco, mons. Mario Zenari  (audio)
  • E intanto in Siria si fa sempre più preoccupante la situazione umanitaria. Migliaia le persone che si stanno riversando nel Kurdistan iracheno, una zona non attrezzata a gestire un flusso così imponente. Nel suo servizio Benedetta Capelli ne ha parlato conGiacomo Guerrera, presidente di Unicef Italia (audio)

Nel servizio di seguito riportato immagini e video sconvolgenti:

   Siria, gli attivisti: « Attacco con gas nervino» L'Onu convoca il Consiglio di sicurezza



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Il giornalista Gian Micalessin firma questo reportage nel campo profughi di Marj El Coq: 150 tende, più di 1000 persone scappate dalla Siria che hanno trovato un rifugio nel Sud del Libano. Le condizioni per i profughi sono a dir poco critiche. Fondazione Avsi, presente da 17 anni in Libano, presta assistenza umanitaria agli ospiti del campo

  FAMIGLIA CRISTIANA:  SCHEGGE DELLA TRAGEDIA SIRIANA (video)

Sono state le forze governative a fare macelleria con il gas nervino che possiedono, e ciò senza tenere conto che proprio in questi giorni è in corso una ispezione dell’Onu sull’utilizzo delle armi chimiche in Siria?

  Franco Venturini:  Le vittime e il potere atroci delle immagini

... Non accadeva, fino a pochi anni fa, che un massacro potesse arrivare quasi in diretta sotto ai nostri occhi. I nostri padri, delle atrocità peggiori dell’ultima guerra, hanno potuto dire: noi non sapevamo, noi non vedevamo. Ciò che accade alla periferia di Damasco invece ce lo hanno fatto vedere (solo una piccola parte, se si pensa che i morti in Siria sono ormai centomila, e milioni i profughi). Il dovere morale di guardare, senza voltare la testa. Altrimenti quell’inerzia che in tanti rimproveriamo all’Onu e alla comunità internazionale è solo uno specchio della nostra collettiva inerzia di occidentali, che a parole amano la pace ma, soprattutto, la loro. Perché il giorno che si saprà esattamente che cosa è successo il 21 agosto 2013 a Goutha, all’alba, noi non potremo dire: non sapevamo. Quei bambini rantolanti, quei giovani inerti a braccia spalancate come Cristo in croce li abbiamo visti anche noi. E anche quella bambina di due anni a capo chino, immota – come una povera bambola rotta.

  Marina Corradi:  Guardiamo quelle immagini accade in Siria, ora e ancora

Con il terzo anno di guerra in Siria, il numero di bambini siriani costretti ad abbandonare la propria terra come rifugiati è ora salito ad un milione.

  UNHCR:  Crisi in Siria: raggiunto il vergognoso traguardo di un milione di bambini rifugiati


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L'incendio delle chiese in Egitto non ha impedito ai fedeli ed al prete copto di celebrare una messa nella loro chiesa incendiata dagli islamisti. Uomini disposti dietro all'altare mostravano questa scritta:

  "MIO CARO FRATELLO ESTREMISTA, IO SONO VENUTO QUI OGGI PER PREGARE PER TE"

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.. La mia è una lettera, come dire ‘preventiva’... Spero che non ci sia qualcuno che vada a tirar fuori le radici cristiane o faccia qualche citazione inopportuna, tipo ‘la guerra è il suicidio dell’umanità’, oppure ‘fede e violenza sono incompatibili’ o richiami una riflessione sull’attuale modello di Difesa, sui grandi interessi delle lobby delle armi o, peggio ancora, vada a tirar in ballo addirittura il Vangelo e Gesù Cristo. No, a Rimini si parla di pace e di educazione. E sarà sicuramente un dibattito serio: abile, arruolato!
d. Renato Sacco – Coordinatore nazionale di Pax Christi - 21 agosto 2013

  Rimini: abile, arruolato!

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Una volta ero a Budrio, dove c'è il laboratorio che mi fa le protesi.
Alla fine vado in un bar, si parla come al solito di auto, di Ferrari, tutti giù a offrirmi caffè. E vedo un uomo, alla finestra, con una bambina in braccio, che piange.
Allora mi avvicino e mi accorgo che la bambina è senza gambe...

  Non dire che sei uno sfigato...


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FEDE E
SPIRITUALITA'





DA UNA CHIESA TRIONFANTE

AD UNA CHIESA MENDICANTE

A 50 ANNI DAL CONCILIO VATICANO II

HOREB n. 64 - 1/2013


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

"Sono passati 50 anni dall’inizio del Concilio ecumenico Vaticano II ed è importante fare memoria, cioè far presente quell’evento per riviverlo, perché può accadere che, passata la generazione di coloro che vi hanno partecipato o che hanno vissuto da vicino la svolta epocale da esso avviata per la vita della Chiesa, la sua memoria venga meno e si dimentichino gli orientamenti e le prospettive da esso offerti.
Il Vaticano II, infatti, pur essendo in piena continuità con la fede e la vita della Chiesa è stato certamente un evento che ha risposto con le sue scelte ad attese importanti presenti nella comunità cristiana e nel mondo.
Il Vaticano II, dopo duemila anni nel corso dei quali il cristianesimo si era sostanzialmente identificato con la cultura europea, apriva la Chiesa a una piena incarnazione nella vita e nella cultura di tutti i popoli, restituendole un’autentica cattolicità e rendendola veramente universale: piena continuità con il passato, con la fede apostolica trasmessaci attraverso le diverse generazioni, e insieme nuovi decisivi orientamenti nei confronti degli ebrei, dei cristiani non cattolici, dei credenti delle altre religioni, ma anche all’interno della comunità cristiana per quanto concerne la liturgia, la centralità della Scrittura, la collegialità e la sinodalità come forma e stile di governo, il riconoscimento del valore e della centralità della persona umana e della sua coscienza.
Gli orientamenti e le decisioni del Concilio Vaticano II, sebbene accolti abbastanza pacificamente all’interno della comunità ecclesiale, purtroppo non sono stati conosciuti e meditati a sufficienza, in questi cinquant’anni nelle varie comunità cristiane.
La riflessione che proponiamo a più voci, nel presente quaderno, vuole essere l’occasione provvidenziale per riprendere in mano quei documenti e cercare di recepire, nello “spirito del Concilio”, un’immagine di Chiesa a noi frati carmelitani più consona: quella “mendicante”, dove è fondamentale vivere uno stile di vita povero, fraterno, itinerante, accogliente e di condivisione della vita del popolo. Si tratta di riattualizzare il sogno di Papa Giovanni di una Chiesa “che si fa  popolo”: «La Chiesa Cattolica – affermava in una omelia del 13 novembre 1960 – non è un museo di archeologia. Essa è l’antica fontana del villaggio che dà l’acqua alle generazioni di oggi, come la diede a quelle del passato»...  (EDITORIALE)


   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)


E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
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98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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Raoul Follereau, l’apostolo dei lebbrosi, è nato 110 anni fa...

  E' tempo di porre fine...

  Vivere è aiutare...

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A 110 anni dalla sua nascita, il mondo ricorda il "vagabondo della carità" e "apostolo dei lebbrosi" che dedicò la vita alla cura di chi era affetto dalla lebbra nel corpo e nell'anima

  Salvatore Cemuzio:  "Vivere è aiutare gli altri a vivere!": la testimonianza di Raoul Follereau

L’apostolo dei lebbrosi nato 110 anni fa; una testimonianza evangelica a servizio degli altri, in particolare dei poveri ed emarginati

  Maria Teresa Pontara Pederiva:  Raoul Follereau: una vita per la giustizia


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  BEATA VERGINE MARIA REGINA (video)


  SANTA ROSA DA LIMA (video)


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In ottobre la statua della Madonna lascerà il Portogallo per arrivare a Roma: il Papa vuole consacrare il mondo al cuore di Maria

  Andrea Tornielli:   Francesco e Fatima


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Le pietre d'inciampo del Vangelo

"Dio è spirito
e quelli che
lo adorano
devono
adorare in
spirito e verità"
(Giovanni 4,24)


  Gianfranco Ravasi: Spirito e verità



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RUBRICA 
Un cuore che ascolta - lev shomea' 
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male"  (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino

Vangelo: Lc 12,49-53

"Fuoco e divisione", sembra proprio di ascoltare il Battista.
Dov'è il Dio mostratoci nel volto del Padre misericordioso
che veglia nell'attesa del ritorno del figlio prodigo?
Dov'è il Dio che, nel Samaritano, si piega sulle nostre ferite e se ne prende cura?
Dov'è il Pastore Bello che si fa carico della pecora chi si è allontanata dal Pastore?
...


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Omelia di don Angelo Casati nella 20ª Domenica del Tempo Ordinario



20ª Domenica del Tempo Ordinario anno C 18 agosto 2013
omelia di don Angelo Casati

Ger 38, 4-6.8-10; 
Eb 12, 1-4; 
Lc 12, 49-57


Il brano del Vangelo di Luca che ora abbiamo ascoltato, è tutt'altro che un brano di riposo. Lo troviamo scomodo, a tratti duro, un po' fuori luogo, fuori tempo in questi giorni di ferragosto. Ma sarebbe grave, molto grave, se noi censurassimo le pagine scomode del Vangelo e ci costruissimo un Vangelo a nostra immagine e somiglianza.

Cerchiamo dunque di interpretare, così come ci è possibile, questa pagina del Vangelo di Luca, pagina non facile, che può ricevere luce da altre pagine della Bibbia.

"Sono venuto a portare il fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso". Sono parole che bruciano nelle mani. Anche perché il fuoco che un po' tutti in questi giorni abbiamo negli occhi è quello che incendia terre di incanto di questo nostro paese. E certo non potremmo non provare disagio per un Signore che prendesse la figura di un piromane.
Ma di quale fuoco si tratta? ...

  omelia di don Angelo nella 20ª Domenica del Tempo Ordinario


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Vaticano III - sogno o possibilità reale?


La richiesta di un nuovo concilio è stata avanzata da Leonardo Boff. Ma è dal 1977 che si spera in una nuova assise
Leonardo Boff, l'ex francescano, l'esponente più in vista dal punto di vista mediatico di quel che rimane della Teologia della Liberazione, è stato soltanto l'ultimo in ordine di tempo a chiedere un nuovo concilio, un Vaticano III. La ha fatto dalle colonne del «Jornal do Brasil», prendendo spunto dai cinquant’anni dalla morte di Giovanni XXIII: «Le categorie del Vaticano secondo non bastano più per dar conto della nuova realtà».
Secondo Boff dovrebbe trattarsi di un concilio di tutta la cristianità, e dovrebbe «identificare il tipo di collaborazione che possiamo offrire nella linea di una nuova coscienza del rispetto, della venerazione, della cura di tutti gli ecosistemi».
È curioso notare che di un Vaticano III si vagheggia da ben trentasei anni. L’idea fu infatti lanciata per la prima volta nell’estate 1977, quando i teologi della rivista «Concilium» si riunirono nella Notre Dame University negli Usa. C’erano, tra gli altri, lo svizzero Hans Küng e l’olandese Edward Schillebeeckx, gli italiani Giuseppe Alberigo e Rosino Gibellini. La riunione di teologi e storici progressisti fissò gli obiettivi del futuro concilio: dimissioni del Papa a 75 anni, Sinodo dei vescovi non più consultivo ma deliberativo, abolizione del celibato dei preti, equiparazione della donna nella vita della Chiesa, compreso il sacerdozio femminile. 
Ma si sbaglierebbe chi pensasse che la proposta venga rilanciata di tanto in tanto solo dagli ambienti progressisti, intenzionati a premere sull'acceleratore delle riforme. Agli inizi degli anni Novanta, a sorpresa, della proposta si sono infatti appropriati ambienti conservatori di provata fede wojtyliana. A rilanciare l’idea, dalle colonne del mensile americano «Catholic World Report», era stato lo storico inglese Paul Johnson. Dall'Italia gli aveva fatto eco il filosofo Rocco Buttiglione, amico e collaboratore di Giovanni Paolo II, che in un’intervista aveva accennato alla preparazione di «materiali per un nuovo grande concilio». Tra i sostenitori dell’idea, all'epoca andava annoverato anche il vescovo austriaco ultraconservatore Kurt Krenn. Il Vaticano III vagheggiato dai wojtyliani più ortodossi era, nelle intenzioni, all’opposto di quello chiesto da Küng nel 1977.
Si voleva infatti un concilio restauratore che rimettesse in riga i progressisti e gli indisciplinati e frenasse il tentativo di alcune conferenze episcopali di attribuirsi poteri e competenze...

A riparlarne, questa volta nuovamente dal fronte riformista, era stato nel 1999, durante un Sinodo, il cardinale Carlo Maria Martini, del quale ricorre tra qualche giorno il primo anniversario della morte. L'arcivescovo di Milano presentò la sua richiesta sotto forma di «sogno», auspicando «un’esperienza di confronto universale tra i vescovi che valga a sciogliere» qualche nodo dottrinale e disciplinare della Chiesa. Martini chiedeva «uno strumento collegiale più universale e autorevole» che coinvolga «tutti i vescovi» in un «confronto collegiale» che ripeta “quella esperienza di comunione e di collegialità che i loro predecessori hanno compiuto nel Vaticano II».
Un’assemblea dove possano essere affrontati «con libertà» problemi quali la mancanza di sacerdoti, la posizione della donna nella Chiesa, i ministeri, la sessualità, al disciplina del matrimonio, la prassi penitenziale, i rapporti ecumenici. La proposta martiniana fu fatta cadere, anche perché Giovanni Paolo II aveva già detto un anno prima, in occasione del concistoro del febbraio 1998 che «il Vaticano II attende ancora di giungere alla sua piena estate»...

  Quelli che sognano il Vaticano III di Andrea Tornielli

... E le categorie del Vaticano II non sono più sufficienti per dar conto della nuova realtà, aggiunge il teologo. Ecco perché serve che il Papa segua l’esempio di Giovanni XXIII e si affretti a convocare una nuova grande assise ecumenica. Eppure, chiarisce Boff, “non può essere come il precedente”. La differenza è che ora “non basterà convocare solamente i vescovi della chiesa cattolica”. Servirà qualcosa di più, è tempo che “i cristiani si scrollino di dosso tante differenze e polemiche” e si uniscano “in vista di una unica missione salvifica”. E l’unico che può riunire tutte le confessioni cristiane è Francesco, il Pontefice preso quasi alla fine del mondo...

  Come e perché si intensificano gli appelli per un Concilio Vaticano III

''Da questo Papa mi aspetto un Concilio che chiarisca la posizione delle Chiesa in questo momento critico della sua storia. Per ridefinirne il ruolo non basta un Papa riformatore, ma deve adoperarsi tutta la comunità cristiana''. La "Lettera a Francesco" di Lucio Caracciolo
Guarda il video:  
"E' l'ora di un Concilio Vaticano III"

  video

«Siamo indotti a interrogarci se, quaranta anni dopo l'indizione del Vaticano II, non stia a poco a poco maturando, per il prossimo decennio, la coscienza dell'utilità e quasi della necessità di un confronto collegiale e autorevole tra tutti i vescovi su alcuni dei temi nodali emersi in questo quarantennio». Era l'ottobre del 1999 e questo era il «sogno» di un nuovo Concilio che il cardinale di Milano, Carlo Maria Martini, aveva raccontato al Sinodo dei vescovi per l'Europa nel suo intervento. Un intervento pensato proprio durante i lavori del Sinodo, diverso da quello originariamente programmato, con il quale probabilmente il cardinale aveva ritenuto opportuno farsi portavoce, se non di precise richieste, quanto meno di un'esigenza constatata ascoltando i confratelli europei. E un intervento che, per la sua dirompenza, fu “censurato” in Sala Stampa vaticana (non venne incluso tra i materiali consegnati quotidianamente ai giornalisti) e il cui testo Adista riuscì ad ottenere in esclusiva...

  Concilio Vaticano III: sogno di Martini, incubo della Chiesa



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“Me l’ha detto Dio” - Un’esperienza mistica alla base della scelta di Benedetto XVI di vivere nel nascondimento.



Benedetto XVI per tre ore a Castel Gandolfo tra passeggiata, rosario e concerto

A distanza di sei mesi, la decisione di "nascondersi al mondo" fa ancora riflettere. Ma la verità, come ha affermato il Papa emerito in una visita privata, è che questa scelta è stata frutto di una "esperienza mistica" con Dio

Forse aveva bisogno di respirare un'aria diversa da quella dei Giardini Vaticani, o forse, sul finire della stagione, voleva rivedere quella villa che per otto estati l'ha accolto e godere della vista del lago di Albano. Sta di fatto che, ieri pomeriggio (ndr. 18 agosto), Benedetto XVI si è concesso una breve gita a Castel Gandolfo, nella villa che è residenza estiva dei Pontefici fin da Urbano VIII e che l'ha ospitato per i primi due mesi dopo la rinuncia al ministero petrino.
Il Papa emerito - secondo quanto riferito da fonti vaticane - ha trascorso nella cittadina laziale circa tre ore, passeggiando nei giardini del palazzo, recitando il rosario e assistendo ad un concerto di pianoforte di musica classica. Ha poi fatto ritorno in serata in Vaticano, nel monastero Mater Ecclesiae, dove ha deciso di vivere "nascosto al mondo" dopo la storica decisione dell'11 febbraio.

......

 “Me l’ha detto Dio” è stata la risposta del Pontefice emerito alla domanda sul perché abbia rinunciato al Soglio di Pietro. Ha poi subito precisato che non si è trattato di alcun tipo di apparizione o fenomeno del genere; piuttosto è stata “un’esperienza mistica” in cui il Signore ha fatto nascere nel suo cuore un “desiderio assoluto” di restare solo a solo con Lui, raccolto nella preghiera.
Quello di Benedetto XVI, dunque, non è stato un fuggire dal mondo, ma un rifugiarsi in Dio e vivere del suo amore. Lo stesso Ratzinger – ha rivelato la fonte che preferisce rimanere anonima – ha dichiarato che questa “esperienza mistica” si è protratta lungo tutti questi mesi, aumentando sempre di più quell’anelito di un rapporto unico e diretto con il Signore. Inoltre, il Papa emerito ha rivelato che più osserva il "carisma" di Francesco, più capisce quanto questa sua scelta sia stata "volontà di Dio".
(fonte: Zenit)

Proponiamo 2 dei nostri numerosi post precedenti:
BENEDETTO XVI SI DIMETTE!
Saluto di Benedetto XVI al Collegio cardinalizio - testo integrale e video



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«Me l'ha detto Dio»: queste le parole attribuite a Benedetto XVI da una fonte anonima. Precisazioni su coscienza e mistica

  Gianni Gennari:   La rinuncia di Ratzinger al di là degli equivoci




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LUMEN FIDEI - il commento di Bruno Forte: "Luce della fede, ragione e ricerca"


La “Lumen fidei”
Luce della fede, ragione e ricerca

di mons. Bruno Forte Arcivescovo di Chieti-Vasto

La prima lettera enciclica di Papa Francesco, dedicata al tema della fede, s’intitola Lumen fidei, “la luce della fede” (datata 29 Giugno 2013). L’Enciclica è indirizzata “ai vescovi, ai presbiteri, ai diaconi, alle persone consacrate e a tutti i fedeli laici”. Colpisce nell’indicazione dei destinatari la mancanza di un’espressione che si trovava ad esempio nell’intestazione della Caritas in veritate di Benedetto XVI e in altre lettere (anche se non nella due precedenti encicliche del Papa emerito): “e a tutti gli uomini di buona volontà”. Quest’assenza non sta a indicare una chiusura nei confronti di coloro che non hanno il dono della fede, ma vuol evidenziare onestamente che un discorso sulla fede è comprensibile e fecondo solo se di essa si ha una qualche esperienza, in forma di vissuto credente o almeno di desiderio e di ricerca. Al tempo stesso, l’assenza indica il rispetto e la delicatezza che Papa Francesco mostra nei confronti di quanti non credono e ai quali la fede può essere solo proposta, mai imposta. A credere s’impara credendo, nell’esercizio pieno della libertà e nel rischio dell’amore! Il Dio della fede non è l’oggetto di una dimostrazione matematica o di una prova scientifica legata a ciò che si vede: nell’atto di credere, il “cogito ergo sum” di René Descartes - “penso, dunque sono” - cede il posto al “cogitor ergo sum” - “sono pensato, dunque sono” - e ancor più all’ “amor, ergo sum” - “ci sono, perché sono amato”. Quando si parla di fede bisogna capovolgere l’ordine consueto della ricerca: l’oggetto deve divenire soggetto e il soggetto deve accettare di lasciarsi interrogare, sfidare, turbare, dalla sovranità e dalla trascendenza dell’Oggetto puro (come lo chiamava il grande teologo evangelico Karl Barth), che è il Dio vivente.
La fede - esordisce l’Enciclica - è luce: “Chi crede, vede; vede con una luce che illumina tutto il percorso della strada, perché viene a noi da Cristo risorto, stella mattutina che non tramonta” (n. 1).
Non si tratta, dunque, di una luce di questo mondo, paragonabile al sole che illumina ogni cosa, ma non arriva a scrutare le profondità dei cuori e gli abissi misteriosi del reale: la luce della fede viene da altrove, dall’alto di Dio, che nel Suo Figlio incarnato è venuto a illuminare le nostre tenebre perché - raggiunti da questo “lumen” - gli uomini vedessero oltre il buio della morte e aprissero così il cuore alla speranza dell’eternità, non come vaga attesa, ma come sicura promessa...

  Luce della fede, ragione e ricerca di Bruno Forte (pdf)

  intervista all'Arcivescovo di Franca Giansoldati sulla prima enciclica di papa Francesco "Lumen Fidei" (pdf)


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LUMEN FIDEI LA FEDE COME CAMMINO di Fulvio De Giorgi


La fede è l’incontro personale con la persona vivente di Gesù: è accoglierlo come Signore, come Liberatore. Gesù è il Pedagogo e la Pedagogia: è via, verità e vita. La pedagogia della fede sarà anche istruzione sulle verità rivelate e credute, ma prima ancora è adesione a Gesù-via (al suo Insegnamento-via) e dunque cristoconformazione: innesto personale e vivente in Gesù-vita.
Papa Francesco, sulla scorta della Parola e della grande Tradizione cristiana, presenta così la fede sia come cammino (Gesù-via) sia come luce che illumina quel cammino (Gesù-verità): ma il cammino non si può sperimentare se non camminando, cioè realizzando nella propria vita l’incontro e l’abbraccio d’assenso con la Persona di Gesù (Gesù-vita).

Un rapporto dialettico
Il rapporto tra luce e cammino è un rapporto dialettico, secondo una struttura temporale sincronica: non nella logica della diacronia (pur distendendosi nella diacronia e qualificandolacome ‘vita di fede’, sequela di Cristo e cioè ‘storia di salvezza’). Scrive il papa Francesco: “La fede è, inoltre, conoscenza legata al trascorrere del tempo, di cui la parola ha bisogno per pronunciarsi: è conoscenza che s’impara solo in un cammino di sequela” (Lumen fidei, n. 29). Ma l’aspetto pedagogico è tutto sul cammino, che la luce rende possibile e abilita. Non si può insegnare la luce, si può insegnare il cammino: mostrandolo. Mostrare al buio non porta a nulla, mostrare alla luce indica una condizione di possibilità reale.
La luce non appartiene alla struttura naturale dell’essere umano, è donata soprannaturalmente da Dio: fa vedere il cammino (vedere i nn. 4 e 7). La risposta libera del credente è incamminarsi per quella via. “La fede, che riceviamo da Dio come dono soprannaturale, appare come luce per la strada, luce che orienta il nostro cammino nel tempo”. “La fede ci apre il cammino e accompagna i nostri passi nella storia”. “È per questo che, se vogliamo capire che cosa è la fede, dobbiamo raccontare il suo percorso, la via degli uomini credenti” (nn. 4 e 8)...

  LUMEN FIDEI LA FEDE COME CAMMINO di Fulvio De Giorgi


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CHIESA E SOCIETA' /

 interventi ed opinioni


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Don Stefano Giaquinto: non un eroe, non un prete anticamorra, ma... un prete!


«Io continuo sulla mia strada, non mi fermano. Sono solo un prete, non un eroe. E le mie porte sono aperte a tutti, anche a loro. Ma questa terra deve cambiare, non solo terra di camorra, ma di don Peppe Diana e della tante vittime innocenti». Così don Stefano Giaquinto, parroco di Santa Maria della Vittoria a Casagiove si rivolge agli autori dell’ennesima intimidazione. Nella notte di Ferragosto qualcuno ha ammassato rifiuti ingombranti e speciali accanto al centro "Il Nazareno" che si occupa di tossicodipendenti e di altre situazioni difficili. Meno di due mesi fa lo stesso centro parrocchiale, fondato 15 anni fa dal giovane sacerdote, era stato danneggiato: distrutte le fioriere e il piccolo monumento ai "martiri per la pace" e imbrattata l’edicola della Madonna. Don Stefano, piccolo (ma solo di statura...) e combattivo sacerdote casertano alle minacce c’è abituato. Anche quelle di chi è entrato con le pistole nella chiesa. Una chiesa che ogni domenica ospita cinque Messe affollatissime e che per la festività dell’Assunta non è stata sufficiente. Messa in piazza con più di mille fedeli. E il parroco all’omelia ha pronunciato parole molto forti. «Ho ricordato che nella città si spaccia droga, si chiede il pizzo, che c’è tanta illegalità». 
Parole di denuncia ma accompagnate anche da altre non meno importanti. «Qui c’è tanto impegno, c’è tanta speranza. Ho ricordato quello che ha detto Papa Francesco: "Non lasciatevi rubare la speranza"». É quello che don Stefano ripete ai tantissimi giovani che partecipano alle iniziative parrocchiali...

  Il parroco parla chiaro La camorra lo minaccia

Ha coniato una nuova definizione di Gesù di Nazareth: il primo diffidato della storia. Come a sottolinearne la volontà di ribellione rispetto al malcostume di quell’ epoca. Don Stefano Giaquinto, parroco a Casagiove, ieri sera ha fatto di nuovo ricorso a quella definizione nel corso della funzione religiosa celebrata in piazza nel giorno di Ferragosto dedicata all’Assunta ed è tornato a parlare di “antimafia sociale”, a richiamare i cittadini ad assumere un atteggiamento fermo di condanna contro l’illegalità.Don Stefano Giaquinto ha ringraziato i suoi giovani dall’altare (“il pilastro della mia vita”) e qualche minuto dopo la fine della funzione religiosa ha postato sul suo profilo di Facebook l’ennesimo atto di sfida alla criminalità: “Noi siamo + forti della camorra”. Ma qualche ora dopo, secondo la ricostruzione dello stesso sacerdote alle 3.30 della notte, qualcuno ha inteso lanciargli un messaggio dando fuoco a masserizie e rifiuti ammassati in fretta e furia in piazzale Montecupo, poco distante dalla sua chiesa: “Vergognatevi… – ha attaccato don Stefano – agite sempre all’ oscuro… Questo è lo spettacolo di stanotte” ha scritto postando le foto dell’incendio. Concludendo così: “Vado x la mia strada… Non siete nessuno!!!”...

  Grave Atto intimidatorio rivolto al parroco don Stefano Giaquinto all’indomani del suo messaggio antimafia.

  video

Don Stefano è un prete. Non un prete anticamorra, il prete anticamorra non esiste. Un prete, cioè un uomo che vive tra gli uomini, veste come loro, mangia come loro, lavora come loro, Un uomo, però, affascinato, ammaliato, sedotto da Cristo. Non è il desiderio di fare il bene o l’impegno a favore dei derelitti a fare il cristiano. No, si è cristiani perché credenti e innamorati del Dio fatto uomo. La lotta tra il bene e il male ha radici antiche. A prima vista sembra che il male vinca. L’egoismo umano spinge gli uomini a farsi furbi, a non andare per il sottile, a mentire, a rubare per aver di più. I cristiani sanno che le cose stanno all’esatto opposto. Tra loro c’è chi avverte un richiamo particolare, una voce che gli altri non possono sentire e che li invita a percorrere la strada del sacerdozio. 

All’inizio: sconcerto, imbarazzo, paura. Poi scelgono. Vanno. Con un pizzico di incoscienza e un coraggio che non sapevano di avere. Vanno per strade sconosciute, sapendo di dover fare i conti con le loro fragilità. Qualche volta ha paura, il prete. Altre volte, invece, sente dentro una forza che lo fa più forte di Sansone. E parla un linguaggio chiaro. Trasparente. Bello da sentire. Tocca le corde più profonde dell’essere umano e lo trasforma. Lo converte. La vita del prete è un’avventura unica. Stupenda. Meravigliosa. Parola di prete. Provare per credere...

  Un prete che va dritto per la sua strada

Pubblichiamo, di seguito, la lettera aperta ad un camorrista che il parroco della chiesa di Santa Maria della Vittoria, don Stefano Giaquinto, ha diffuso durante le festività pasquali. (Pasqua 2010)

  Lettera aperta di don Stefano Giaquinto ad un camorrista


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L'American Bible Society lancia il progetto dei siti “.bible”: dal 2015 aiuteranno a rintracciare in rete tutto ciò che parla della Sacra Scrittura

  Giorgio Bernardelli:   Un dominio ad hoc per i siti sulla Bibbia

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 FRANCESCO
 


     Angelus/Regina Cæli - Angelus, 18 agosto 2013

    Discorso - Agli Studenti e ai Professori del Collegio Seibu Gakuen Bunri Junior High School di Saitama, Tokyo [Giappone] (21 agosto 2013)


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SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"


17 agosto 2013:

  Non possiamo dormire...


19/08/2013:

  Non possiamo essere cristiani part-time...


21/08/2013:

  Un ottimo programma...

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23/08/2013:

  Signore, insegnaci...

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Angelus del 18 agosto 2013 -Testo e video


18 agosto 2013

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
nella Liturgia di oggi ascoltiamo queste parole della Lettera agli Ebrei: «Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (Eb 12,1-2). E’ un’espressione che dobbiamo sottolineare in modo particolare in questo Anno della fede. Anche noi, durante tutto questo anno, teniamo lo sguardo fisso su Gesù, perché la fede, che è il nostro “sì” alla relazione filiale con Dio, viene da Lui, viene da Gesù. E’ Lui l’unico mediatore di questa relazione tra noi e il nostro Padre che è nei cieli. Gesù è il Figlio, e noi siamo figli in Lui.
Ma la Parola di Dio di questa domenica contiene anche una parola di Gesù che ci mette in crisi, e che va spiegata, perché altrimenti può generare malintesi. Gesù dice ai discepoli: «Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione» (Lc 12,51). Che cosa significa questo?...
La fede comporta scegliere Dio come criterio-base della vita, e Dio non è vuoto, Dio non è neutro, Dio è sempre positivo, Dio è amore, e l’amore è positivo! Dopo che Gesù è venuto nel mondo non si può fare come se Dio non lo conoscessimo. Come se fosse una cosa astratta, vuota, di referenza puramente nominale; no, Dio ha un volto concreto, ha un nome: Dio è misericordia, Dio è fedeltà, è vita che si dona a tutti noi. Per questo Gesù dice: sono venuto a portare divisione; non che Gesù voglia dividere gli uomini tra loro, al contrario: Gesù è la nostra pace, è la nostra riconciliazione! Ma questa pace non è la pace dei sepolcri, non è neutralità, Gesù non porta neutralità, questa pace non è un compromesso a tutti i costi. Seguire Gesù comporta rinunciare al male, all’egoismo e scegliere il bene, la verità, la giustizia, anche quando ciò richiede sacrificio e rinuncia ai propri interessi. E questo sì, divide; lo sappiamo, divide anche i legami più stretti. Ma attenzione: non è Gesù che divide! Lui pone il criterio: vivere per se stessi, o vivere per Dio e per gli altri; farsi servire, o servire; obbedire al proprio io, o obbedire a Dio. Ecco in che senso Gesù è «segno di contraddizione» (Lc 2,34)...

  il testo integrale dell'Angelus

  video


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L'opzione per i poveri, per gli ultimi, per i senza nome né diritti, auspicata dal Vaticano II, comincia a prendere piede e si apre il cammino verso un'altra realtà ecclesiale e sociale. Il viaggio apostolico di papa Francesco, il primo al di là del mare, anche se brevissimo (cinque ore in tutto) ha questa connotazione. Savonarola nell'Avvento del 1493 predicava con fede e parresia: «Nei primi periodi della Chiesa i calici erano di legno e i prelati d'oro; oggi invece la Chiesa ha calici d'oro e prelati di legno». Il calice di legno, che il falegname lampedusano Franco Tuccio ha ricavato dal legno delle barche arrivate con i migranti, papa Francesco lo ha alzato nella sua Messa feriale celebrata sulla barca con lo scafo tricolore come una bandiera. I gesti semplici di Francesco illuminati dal faro della luce evangelica acquistano l'incanto e lo stupore dei segni-gesti di Gesù diventando riti antichi ed efficaci della liturgia della vita...

  Antonio Tarzia:  Il simbolo del calice di legno


... Bambini non siamo certamente rimasti tutti noi che, come annota padre Arnaldo nella lettera indirizzata a Francesco che riporto alla fine, siamo meritoriamente giunti a parlare di povertà e aspiriamo a stare vicino a chi ne subisce il suo potere nefasto. Poi però non siamo ancora giunti a discutere su quali siano e come si possano cambiare ‘le strutture di peccato’, cosa che già turbava il ‘comunista’ dom Helder Camara.
Io credo che come Parsifal dobbiamo soltanto imparare a porci la domanda giusta.
Non siamo chiamati a dare risposte, spesso basate su interessi personali o di parte...

  PAX CHRISTI:   Perché?

Ogni Papa mette al servizio della Chiesa i propri talenti personali. «Gesù Cristo», ricorda San Paolo, «è lo stesso: ieri, oggi e sempre» (Eb 13,8). Il suo Vangelo, la “buona notizia”, non cambia. I modi per annunciarlo e metterlo in pratica sì. Sono infiniti, sorprendenti e originali come gli uomini. Quello di papa Francesco è cominciato la sera del 13 marzo 2013, cinque mesi fa, con un semplice «buonasera» e con la richiesta ai fedeli di pregare per lui. È proseguito con gli appelli a non ridurre la Chiesa ad una «Ong pietosa», con l’invito alle suore (e non solo a loro) ad essere «madri e non zitelle», con i viaggi a Lampedusa e a Rio de Janeiro per la Giornata mondiale della gioventù.
Difficile tracciare un bilancio. Meno arduo, forse, isolare alcune parole chiave di questo pontificato. Eccole...

  Antonio Sanfrancesco:   Festa Cinque mesi di Papa Francesco nelle sue parole chiave

... In realtà, prima ancora che lo diventi per gli storici, già ora Papa Francesco è oggetto di conflitti interpretativi. Nessuna critica esplicita nei confronti di un personaggio così popolare. Tuttavia affiora qua e là il fastidio di apologeti di lungo corso del papato, che non riescono a nascondere il proprio disappunto nei confronti di questo Papa in carne ed ossa: non è come lo avrebbero voluto loro...

  Gian Luca Potestà:   Chi banalizza papa Francesco (pdf)

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