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N.
B. La Lectio viene sospesa nel periodo estivo
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Non
si ferma l'ondata di sbarchi sulle nostre coste: seicento immigrati
sono stati tratti in salvo a Ferragosto in Calabria e Sicilia; tra loro
anche diverse donne e bambini. Ma insieme ai nuovi arrivi cresce anche
la solidarietà: come quella di un gruppo di bagnanti che nel siracusano
ha aiutato la guardia costiera a trarre in salvo 160 migranti, tra cui
diverse donne incinte e una cinquantina di bambini, quasi tutti sotto i
tre anni. Un gesto molto apprezzato dal Capo dello Stato, che dopo aver
visto le riprese televisive di quel salvataggio, ha parlato di immagini
che ''fanno onore all'Italia''.
Bagnanti soccorrono migranti
video
«Le
immagini trasmesse ieri dalla Tv delle decine di bagnanti, sulla
spiaggia di Morghella - Pachino, che si sono spinti generosamente in
mare per aiutare profughi provenienti dalla Siria, in gran parte
bambini, a raggiungere la riva mettendosi in salvo, sono di quelle che
fanno onore all'Italia». È quanto scrive il presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, in una nota diffusa all'indomani dello
sbarco di 160 profughi sulla spiaggia del siracusano.
Scene
che rendono onore al nostro Paese, prosegue Napolitano nella
dichiarazione diffusa dal Quirinale, «perchè mostrano come, di fronte
alla tragedia, quotidianamente vissuta a Lampedusa e altrove, di quanti
cercano asilo fuggendo da guerre e persecuzioni, prevalga negli
italiani un senso di umanità e solidarietà più forte di ogni
pregiudizio e paura».
Complessivamente
nella giornata di Ferragosto sono stati soccorsi circa 600 immigrati
(tra cui molte donne e bambini) tra Sicilia e Calabria...
Napolitano:«Immagini di Siracusa fanno onore all'Italia»
Troppe
volte abbiamo visto le foto di bagnanti che condividono la spiaggia con
il corpo senza vita di qualche disperato che attende soltanto l’estrema
unzione “laica” del medico legale per essere portato via. Tutte le
volte ci siamo indignati per l’indifferenza di quei vacanzieri che sono
rimasti lì nient’affatto turbati. Nel giorno di Ferragosto, sulla
spiaggia di Morghella, a Pachino (Siracusa), un gruppo di persone ha
dimostrato che non tutti i bagnanti sono uguali. Davanti a un barcone
carico di donne e bambini in fuga dalla schiavitù del terzo mondo, si
sono subito dati da fare per portarli a riva dando supporto alla
Guardia costiera...
La rivincita dei bagnanti solidali e accoglienti
Tre
bambini in tenerissima età, undici donne di cui due in stato
interessante e poi 86 uomini originari di Nigeria, Ghana, Pakistan,
Afghanistan. Sono arrivati a Trapani e sono stati alloggiati le donne e
i bambini nel Cara di Salinagrande, gli uomini nella palestra di una
scuola elementare nei pressi del Porto peschereccio. Sono in buone
condizioni di salute, certo il loro è stato un viaggio lunghissimo...
Cento migranti arrivati a Trapani nel gruppo donne incinte e bambini
«Questo
popolo ha dato un esempio di comprensione e di solidarietà umana ad
un’Europa dove ancora ci sono molti pregiudizi nei confronti
dell’immigrazione e di quello che rappresenta». Mario Vargas Llosa il
Nobel per la letteratura ce lo ha in tasca da tre anni. E ieri lo
scrittore peruviano si è unito a quanti invocano il premio per la Pace
all’isola di Lampedusa.
Intanto,
continuano a sbarcare. E a Lampedusa (come a Siracusa, a Catania, ad
Agrigento e nella Locride), c’è chi ormai veglia le coste sapendo che,
presto o tardi, ci sarà da sfidare l’alta marea per portare a riva
quanti rischiano di spiaggiarsi per sempre. Una dozzina i morti solo
nella scorsa settimana; ventimila negli ultimi dieci anni...
Nobel a Lampedusa, Vargas Llosa d’accordo
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Non
si arrestano gli sbarchi di migranti sulle coste siciliane: sono già
633 le persone soccorse oggi nelle acque siciliane dove ieri erano
approdate più di 400 persone. Per un totale di oltre mille arrivi nelle
ultime 24 ore.
Il
gruppo più consistente (336 persone, tutte di origine eritrea)
viaggiava su un barcone raggiunto al largo di Porto Empedocle
(Agrigento) da due motovedette della Guardia costiera e una della
Guardia di finanza. Altri 233 profughi, compresi donne e bambini, erano
su un secondo barcone, abbordato dalla nave "Foscari" della Marina
Militare a 50 miglia da Lampedusa dove hanno poi operato anche da unità
della Guardia costiera cui sono stati imbarcati i migranti. Infine,
sulla spiaggia di Ognina, a Siracusa, sono stati rintracciati 67
uomini, che hanno detto di essere siriani e pakistani.
E
nell'isola esplode l'emergenza minori non accompagnati. Sono 154 i
minori stranieri sbarcati nelle scorse settimana in Sicilia e Calabria
e ancora in attesa di una comunità che li possa accogliere. Il problema
è che le comunità non danno la loro disponibilità perché non c'è
certezza su chi pagherà la retta giornaliera. È quanto denuncia l'ong
Save the children. «I comuni hanno diffidato le comunità - spiega
Viviana Valastro, responsabile dei progetti sui minori -. I sindaci non
hanno intenzione di sostenere i costi. E allo stesso tempo il fondo
nazionale per l'accoglienza dei minori non accompagnati è privo di
risorse per il 2013»...
Sicilia, mille sbarchi in 24 ore Emergenza per i minori
video
Più
di 300 immigrati sbarcano in Sicilia (fra Lampedusa, Favignana, Catania
e Siracusa) mentre si apprende della chiusura del Cie di Isola Capo
Rizzuto, dichiarato inagibile prima di Ferragosto, dopo una rivolta
causata (anche) dal decesso di un giovane di origine marocchina. Le
persone sbarcate provengono – o dichiarano di provenire – soprattutto
dalla Siria e dall’Egitto. Quella del Cie di Isola di Capo Rizzuto, le
cui pessime condizioni erano già state denunciate e dove domani
arriverà il ministro per l’integrazione Cecile Kyenge, è l’ennesima
rivolta in un Centro di identificazione (appenai qualche giorno fa
analoghe proteste a Gradisca).
Dunque riparte il pressing dalla sponda sud del Mediterraneo mentre una
parte importante – e contestata – del sistema italiano di gestione
dell’immigrazione mostra ancora una volta i suoi limiti, come
ribadiscono Sel e il Pd con Livia Turco.
Questa l’istantanea di un giorno di mezza estate all’indomani
dell’annuncio di Kyenge sulla modifica della Bossi-Fini. Ancora ieri,
da Reggio Calabria, il ministro sottolineava che il tavolo si farà e
dovrà coinvolgere tutti...
La Bossi-Fini non è più intoccabile. Kyenge prova a giocare una partita difficile
Condizioni di vita disumane, abusi e violenze. L'ultimo caso di
Gradisca riporta in primo piano la condizione degli immigrati rinchiusi
nei Centri di identificazione ed espulsione. Diritti negati anche per
18 mesi.
IMMIGRATI: ORRORE CIE
Proponiamo anche un'analisi del fenomeno migratorio di Chiara Saraceno pubblicata nei giorni scorsi.
Le drammatiche immagini degli sbarchi a Lampedusa, la tragedia di ieri
a Catania, lo stillicidio dei dispersi in mare, le facce scoraggiate di
coloro che sono ammassati nei centri di accoglienza - tutto questo
continua ad alimentare nel nostro paese una visione pressoché solo
emergenziale dei migranti. Eppure, senza negare per nulla la
drammaticità di questi fenomeni, da anni il flusso di cittadini
stranieri nel nostro Paese non è solo questo: non lo è né per il modo
in cui le persone arrivano (per lo più via terra o in aereo, con visti
turistici), né per i modi della loro permanenza. Continuare a
considerare solo l'emergenza può contribuire alla retorica politica,
non alla comprensione e, soprattutto, alla elaborazione di strategie di
inclusione efficaci...
GLI STRANIERI D'ITALIA TRA DRAMMI E INTEGRAZIONE
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Ormai sono 270 i casi
documentati che formano il dossier degli scomparsi: partiti dalla
Tunisia, durante la primavera araba, da due anni se ne sono perse le
tracce. Le madri continuano a cercarli. E chiedono la collaborazione
delle istituzioni italiane.
Stefano Pasta: I desaparecidos del Mediterraneo
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Quasi non passa giorno che non
si senta un insulto personale al Ministro Kyenge, o un attacco al suo
Ministero e ai suoi obiettivi. Devo dire apertamente che io sono
contenta di ciò: finalmente, risulta chiara a tutti la politica che
alcune persone perseguono dalla nascita del loro movimento. Solo che
prima tali attenzioni si rivolgevano agli extracomunitari, alle
religioni, alle abitudini di individui che, magari con una istruzione
limitata, dovendo pensare a non perdere il lavoro per la sopravvivenza
della loro famiglia, non si potevano difendere...
Renata Rusca Zargar: La Lega va alle Crociate ... contro Kyenge e il suo Ministero
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Dove le parole non arrivano
Massimo Gramellini
Vi
chiediamo scusa per l’intrusione. È estate, i tempi sono già abbastanza
duri e da un giornale si pretende, giustamente, un alito di speranza.
Ma la speranza si nutre di consapevolezza e invece intorno a noi
avvengono cose che ci rimbalzano addosso. Abbiamo imparato a difenderci
dalle parole: svuotandole, rendendole innocue. Solo le immagini hanno
ancora il potere di svegliarci. Sbattendoci in faccia la vita in ogni
sua espressione, anche inaccettabile, tanto da non potere più fare
finta che non esista o che non ci riguardi.
Ieri,
durante la riunione del mattino, al giornale è planata la notizia che,
secondo l’opposizione, le truppe di Assad avevano compiuto una strage
nei sobborghi di Damasco utilizzando gas nervino. Cento, duecento,
mille caduti. Il collega degli Esteri riportava l’incerta contabilità
senza suscitare reazioni particolari: atrofizzata in una statistica, la
morte di massa non fa scalpore. Poi sono arrivate le foto e il clima è
cambiato. I numeri sono diventati volti. E corpi, serrati dentro i
lenzuoli. L’assenza di ferite d’arma da fuoco, quindi di sangue,
rendeva i cadaveri quasi metafisici: sembravano angeli, specie i
bambini. Il
governo siriano nega l’uso dei gas, che le immagini parrebbero invece
suggerire. Ma al di là di ogni interpretazione o speculazione di parte,
le foto di quei bimbi, e di quelle madri, sono lì per ricordarci che
qualcosa di indicibile sta avvenendo da troppo tempo a non troppa
distanza da noi. Qualcosa che si è inghiottito anche il nostro inviato
Domenico Quirico, che era andato lì per raccontarlo. Prenderne
finalmente coscienza è un esercizio doloroso, ma forse non del tutto
vano. (fonte: La Stampa - 22/8/2013)
Il mondo guarda attonito ed esterrefatto alle immagini che
vengono dalla Siria, dove un attacco con armi chimiche ha provocato la
morte di oltre 1200 persone, molti dei quali bambini e donne.
L’operazione è avvenuta ieri nell’oasi di Ghouta, a sud-est di Damasco.
Da parte degli insorti si punta il dito contro il regime di Assad, che
invece respinge ogni accusa e parla di manipolazione mediatica. L’Onu
chiede più chiarezza sui fatti, mentre Stati Uniti e Russia tornano su
posizioni opposte: Washington è certa che Damasco abbia utilizzato il
gas, mentre Mosca rilancia l’accusa nei confronti dell’opposizione
siriana.
Ascolta da Radio Vaticana:
- il servizio di Marina Calculli (audio)
- quello di Manuella Affejee con l’accorato appello di pace del nunzio a Damasco, mons. Mario Zenari (audio)
- E
intanto in Siria si fa sempre più preoccupante la situazione
umanitaria. Migliaia le persone che si stanno riversando nel Kurdistan
iracheno, una zona non attrezzata a gestire un flusso così imponente.
Nel suo servizio Benedetta Capelli ne ha parlato conGiacomo Guerrera, presidente di Unicef Italia (audio)
Nel servizio di seguito riportato immagini e video sconvolgenti:
Siria, gli attivisti: « Attacco con gas nervino» L'Onu convoca il Consiglio di sicurezza
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Il giornalista Gian
Micalessin firma questo reportage nel campo profughi di Marj
El Coq: 150 tende, più di 1000 persone scappate
dalla Siria che hanno trovato un rifugio nel Sud
del Libano. Le condizioni per i profughi sono a dir poco
critiche. Fondazione Avsi, presente da 17 anni in Libano,
presta assistenza umanitaria agli ospiti del campo
FAMIGLIA CRISTIANA: SCHEGGE DELLA TRAGEDIA SIRIANA (video)
Sono state le forze governative
a fare macelleria con il gas nervino che possiedono, e ciò senza tenere
conto che proprio in questi giorni è in corso una ispezione dell’Onu
sull’utilizzo delle armi chimiche in Siria?
Franco Venturini: Le vittime e il potere atroci delle immagini
... Non accadeva, fino a pochi
anni fa, che un massacro potesse arrivare quasi in diretta sotto ai
nostri occhi. I nostri padri, delle atrocità peggiori dell’ultima
guerra, hanno potuto dire: noi non sapevamo, noi non vedevamo. Ciò che
accade alla periferia di Damasco invece ce lo hanno fatto vedere (solo
una piccola parte, se si pensa che i morti in Siria sono ormai
centomila, e milioni i profughi). Il dovere morale di guardare, senza
voltare la testa. Altrimenti quell’inerzia che in tanti rimproveriamo
all’Onu e alla comunità internazionale è solo uno specchio della nostra
collettiva inerzia di occidentali, che a parole amano la pace ma,
soprattutto, la loro. Perché il giorno che si saprà esattamente che
cosa è successo il 21 agosto 2013 a Goutha, all’alba, noi non potremo
dire: non sapevamo. Quei bambini rantolanti, quei giovani inerti a
braccia spalancate come Cristo in croce li abbiamo visti anche noi. E
anche quella bambina di due anni a capo chino, immota – come una povera
bambola rotta.
Marina Corradi: Guardiamo quelle immagini accade in Siria, ora e ancora
Con il terzo anno di guerra in
Siria, il numero di bambini siriani costretti ad abbandonare la propria
terra come rifugiati è ora salito ad un milione.
UNHCR: Crisi in Siria: raggiunto il vergognoso traguardo di un milione di bambini rifugiati
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L'incendio
delle chiese in Egitto non ha impedito ai fedeli ed al prete copto di
celebrare una messa nella loro chiesa incendiata dagli islamisti.
Uomini disposti dietro all'altare mostravano questa scritta:
"MIO CARO FRATELLO ESTREMISTA, IO SONO VENUTO QUI OGGI PER PREGARE PER TE"
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.. La mia è una lettera, come
dire ‘preventiva’... Spero che non ci sia qualcuno che vada a tirar
fuori le radici cristiane o faccia qualche citazione inopportuna, tipo
‘la guerra è il suicidio dell’umanità’, oppure ‘fede e violenza sono
incompatibili’ o richiami una riflessione sull’attuale modello di
Difesa, sui grandi interessi delle lobby delle armi o, peggio ancora,
vada a tirar in ballo addirittura il Vangelo e Gesù Cristo. No, a
Rimini si parla di pace e di educazione. E sarà sicuramente un
dibattito serio: abile, arruolato!
d. Renato Sacco – Coordinatore nazionale di Pax Christi - 21 agosto 2013
Rimini: abile, arruolato!
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Una volta ero a Budrio, dove c'è il laboratorio che mi fa le protesi.
Alla fine vado in un bar, si parla come al solito di auto, di Ferrari,
tutti giù a offrirmi caffè. E vedo un uomo, alla finestra, con una
bambina in braccio, che piange.
Allora mi avvicino e mi accorgo che la bambina è senza gambe...
Non dire che sei uno sfigato...
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DA UNA CHIESA TRIONFANTE
AD UNA CHIESA MENDICANTE
A 50 ANNI DAL CONCILIO VATICANO II
HOREB n. 64 - 1/2013
TRACCE
DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
"Sono
passati 50 anni dall’inizio del Concilio ecumenico Vaticano II ed è
importante fare memoria, cioè far presente quell’evento per riviverlo,
perché può accadere che, passata la generazione di coloro che vi hanno
partecipato o che hanno vissuto da vicino la svolta epocale da esso
avviata per la vita della Chiesa, la sua memoria venga meno e si
dimentichino gli orientamenti e le prospettive da esso offerti.
Il
Vaticano II, infatti, pur essendo in piena continuità con la fede e la
vita della Chiesa è stato certamente un evento che ha risposto con le
sue scelte ad attese importanti presenti nella comunità cristiana e nel
mondo.
Il
Vaticano II, dopo duemila anni nel corso dei quali il cristianesimo si
era sostanzialmente identificato con la cultura europea, apriva la
Chiesa a una piena incarnazione nella vita e nella cultura di tutti i
popoli, restituendole un’autentica cattolicità e rendendola veramente
universale: piena continuità con il passato, con la fede apostolica
trasmessaci attraverso le diverse generazioni, e insieme nuovi decisivi
orientamenti nei confronti degli ebrei, dei cristiani non cattolici,
dei credenti delle altre religioni, ma anche all’interno della comunità
cristiana per quanto concerne la liturgia, la centralità della
Scrittura, la collegialità e la sinodalità come forma e stile di
governo, il riconoscimento del valore e della centralità della persona
umana e della sua coscienza.
Gli
orientamenti e le decisioni del Concilio Vaticano II, sebbene accolti
abbastanza pacificamente all’interno della comunità ecclesiale,
purtroppo non sono stati conosciuti e meditati a sufficienza, in questi
cinquant’anni nelle varie comunità cristiane.
La
riflessione che proponiamo a più voci, nel presente quaderno, vuole
essere l’occasione provvidenziale per riprendere in mano quei documenti
e cercare di recepire, nello “spirito del Concilio”, un’immagine di
Chiesa a noi frati carmelitani più consona: quella “mendicante”, dove è
fondamentale vivere uno stile di vita povero, fraterno, itinerante,
accogliente e di condivisione della vita del popolo. Si tratta di
riattualizzare il sogno di Papa Giovanni di una Chiesa “che si fa
popolo”: «La Chiesa Cattolica – affermava in una omelia del 13
novembre 1960 – non è un museo di archeologia. Essa è l’antica fontana
del villaggio che dà l’acqua alle generazioni di oggi, come la diede a
quelle del passato»...
(EDITORIALE)
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Raoul Follereau, l’apostolo dei lebbrosi, è nato 110 anni fa...
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A 110 anni dalla sua nascita,
il mondo ricorda il "vagabondo della carità" e "apostolo dei lebbrosi"
che dedicò la vita alla cura di chi era affetto dalla lebbra nel corpo
e nell'anima
Salvatore Cemuzio: "Vivere è aiutare gli altri a vivere!": la testimonianza di Raoul Follereau
L’apostolo dei lebbrosi nato
110 anni fa; una testimonianza evangelica a servizio degli altri, in
particolare dei poveri ed emarginati
Maria Teresa Pontara Pederiva: Raoul Follereau: una vita per la giustizia
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In
ottobre la statua della Madonna lascerà il Portogallo per arrivare a
Roma: il Papa vuole consacrare il mondo al cuore di Maria
Andrea Tornielli: Francesco e Fatima
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Le pietre d'inciampo del Vangelo
"Dio è spirito
e quelli che
lo adorano
devono
adorare in
spirito e verità"
(Giovanni 4,24)
Gianfranco Ravasi: Spirito e verità
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RUBRICA Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi
al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo
popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino
Vangelo: Lc 12,49-53
"Fuoco e divisione", sembra proprio di ascoltare il Battista.
Dov'è il Dio mostratoci nel volto del Padre misericordioso
che veglia nell'attesa del ritorno del figlio prodigo?
Dov'è il Dio che, nel Samaritano, si piega sulle nostre ferite e se ne prende cura?
Dov'è il Pastore Bello che si fa carico della pecora chi si è allontanata dal Pastore?
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20ª Domenica del Tempo Ordinario anno C 18 agosto 2013
omelia di don Angelo Casati
Ger 38, 4-6.8-10;
Eb 12, 1-4;
Lc 12, 49-57
Il brano del Vangelo di Luca
che ora abbiamo ascoltato, è tutt'altro che un brano di riposo. Lo
troviamo scomodo, a tratti duro, un po' fuori luogo, fuori tempo in
questi giorni di ferragosto. Ma sarebbe grave, molto grave, se noi
censurassimo le pagine scomode del Vangelo e ci costruissimo un Vangelo
a nostra immagine e somiglianza.
Cerchiamo dunque di
interpretare, così come ci è possibile, questa pagina del Vangelo di
Luca, pagina non facile, che può ricevere luce da altre pagine della
Bibbia.
"Sono venuto a portare il fuoco
sulla terra e come vorrei che fosse già acceso". Sono parole che
bruciano nelle mani. Anche perché il fuoco che un po' tutti in questi
giorni abbiamo negli occhi è quello che incendia terre di incanto di
questo nostro paese. E certo non potremmo non provare disagio per un
Signore che prendesse la figura di un piromane. Ma di quale fuoco si tratta? ...
omelia di don Angelo nella 20ª Domenica del Tempo Ordinario
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La richiesta di un nuovo concilio è stata avanzata da Leonardo Boff. Ma è dal 1977 che si spera in una nuova assise
Leonardo
Boff, l'ex francescano, l'esponente più in vista dal punto di vista
mediatico di quel che rimane della Teologia della Liberazione, è stato
soltanto l'ultimo in ordine di tempo a chiedere un nuovo concilio, un
Vaticano III. La ha fatto dalle colonne del «Jornal do Brasil»,
prendendo spunto dai cinquant’anni dalla morte di Giovanni XXIII: «Le
categorie del Vaticano secondo non bastano più per dar conto della
nuova realtà».
Secondo Boff dovrebbe
trattarsi di un concilio di tutta la cristianità, e dovrebbe
«identificare il tipo di collaborazione che possiamo offrire nella
linea di una nuova coscienza del rispetto, della venerazione, della
cura di tutti gli ecosistemi».
È
curioso notare che di un Vaticano III si vagheggia da ben trentasei
anni. L’idea fu infatti lanciata per la prima volta nell’estate 1977,
quando i teologi della rivista «Concilium» si riunirono nella Notre
Dame University negli Usa. C’erano, tra gli altri, lo svizzero Hans
Küng e l’olandese Edward Schillebeeckx, gli italiani Giuseppe Alberigo
e Rosino Gibellini. La riunione di teologi e storici progressisti fissò
gli obiettivi del futuro concilio: dimissioni del Papa a 75 anni,
Sinodo dei vescovi non più consultivo ma deliberativo, abolizione del
celibato dei preti, equiparazione della donna nella vita della Chiesa,
compreso il sacerdozio femminile.
Ma
si sbaglierebbe chi pensasse che la proposta venga rilanciata di tanto
in tanto solo dagli ambienti progressisti, intenzionati a premere
sull'acceleratore delle riforme. Agli inizi degli anni Novanta, a
sorpresa, della proposta si sono infatti appropriati ambienti
conservatori di provata fede wojtyliana. A rilanciare l’idea, dalle
colonne del mensile americano «Catholic World Report», era stato lo
storico inglese Paul Johnson. Dall'Italia gli aveva fatto eco il
filosofo Rocco Buttiglione, amico e collaboratore di Giovanni Paolo II,
che in un’intervista aveva accennato alla preparazione di «materiali
per un nuovo grande concilio». Tra i sostenitori dell’idea, all'epoca
andava annoverato anche il vescovo austriaco ultraconservatore Kurt
Krenn. Il Vaticano III vagheggiato dai wojtyliani più ortodossi era,
nelle intenzioni, all’opposto di quello chiesto da Küng nel 1977.
Si
voleva infatti un concilio restauratore che rimettesse in riga i
progressisti e gli indisciplinati e frenasse il tentativo di alcune
conferenze episcopali di attribuirsi poteri e competenze...
A
riparlarne, questa volta nuovamente dal fronte riformista, era stato
nel 1999, durante un Sinodo, il cardinale Carlo Maria Martini, del
quale ricorre tra qualche giorno il primo anniversario della morte.
L'arcivescovo di Milano presentò la sua richiesta sotto forma di
«sogno», auspicando «un’esperienza di confronto universale tra i
vescovi che valga a sciogliere» qualche nodo dottrinale e disciplinare
della Chiesa. Martini chiedeva «uno strumento collegiale più universale
e autorevole» che coinvolga «tutti i vescovi» in un «confronto
collegiale» che ripeta “quella esperienza di comunione e di
collegialità che i loro predecessori hanno compiuto nel Vaticano II».
Un’assemblea
dove possano essere affrontati «con libertà» problemi quali la mancanza
di sacerdoti, la posizione della donna nella Chiesa, i ministeri, la
sessualità, al disciplina del matrimonio, la prassi penitenziale, i
rapporti ecumenici. La proposta martiniana fu fatta cadere, anche
perché Giovanni Paolo II aveva già detto un anno prima, in occasione
del concistoro del febbraio 1998 che «il Vaticano II attende ancora di
giungere alla sua piena estate»...
Quelli che sognano il Vaticano III di Andrea Tornielli
...
E le categorie del Vaticano II non sono più sufficienti per dar conto
della nuova realtà, aggiunge il teologo. Ecco perché serve che il Papa
segua l’esempio di Giovanni XXIII e si affretti a convocare una nuova
grande assise ecumenica. Eppure, chiarisce Boff, “non può essere come
il precedente”. La differenza è che ora “non basterà convocare
solamente i vescovi della chiesa cattolica”. Servirà qualcosa di più, è
tempo che “i cristiani si scrollino di dosso tante differenze e
polemiche” e si uniscano “in vista di una unica missione salvifica”. E
l’unico che può riunire tutte le confessioni cristiane è Francesco, il
Pontefice preso quasi alla fine del mondo...
Come e perché si intensificano gli appelli per un Concilio Vaticano III
''Da questo Papa mi aspetto un Concilio che chiarisca
la posizione delle Chiesa in questo momento critico della sua storia.
Per ridefinirne il ruolo non basta un Papa riformatore, ma deve
adoperarsi tutta la comunità cristiana''. La "Lettera a Francesco" di
Lucio Caracciolo
Guarda il video: "E' l'ora di un Concilio Vaticano III"
video
«Siamo
indotti a interrogarci se, quaranta anni dopo l'indizione del Vaticano
II, non stia a poco a poco maturando, per il prossimo decennio, la
coscienza dell'utilità e quasi della necessità di un confronto
collegiale e autorevole tra tutti i vescovi su alcuni dei temi nodali
emersi in questo quarantennio». Era l'ottobre del 1999 e questo era il
«sogno» di un nuovo Concilio che il cardinale di Milano, Carlo Maria
Martini, aveva raccontato al Sinodo dei vescovi per l'Europa nel suo
intervento. Un intervento pensato proprio durante i lavori del Sinodo,
diverso da quello originariamente programmato, con il quale
probabilmente il cardinale aveva ritenuto opportuno farsi portavoce, se
non di precise richieste, quanto meno di un'esigenza constatata
ascoltando i confratelli europei. E un intervento che, per la sua
dirompenza, fu “censurato” in Sala Stampa vaticana (non venne incluso
tra i materiali consegnati quotidianamente ai giornalisti) e il cui
testo Adista riuscì ad ottenere in esclusiva...
Concilio Vaticano III: sogno di Martini, incubo della Chiesa
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Benedetto XVI per tre ore a Castel Gandolfo tra passeggiata, rosario e concerto
A
distanza di sei mesi, la decisione di "nascondersi al mondo" fa ancora
riflettere. Ma la verità, come ha affermato il Papa emerito in una
visita privata, è che questa scelta è stata frutto di una "esperienza
mistica" con Dio
Forse
aveva bisogno di respirare un'aria diversa da quella dei Giardini
Vaticani, o forse, sul finire della stagione, voleva rivedere quella
villa che per otto estati l'ha accolto e godere della vista del lago di
Albano. Sta di fatto che, ieri pomeriggio (ndr. 18 agosto),
Benedetto XVI si è concesso una breve gita a Castel Gandolfo, nella
villa che è residenza estiva dei Pontefici fin da Urbano VIII e che
l'ha ospitato per i primi due mesi dopo la rinuncia al ministero
petrino.
Il
Papa emerito - secondo quanto riferito da fonti vaticane - ha trascorso
nella cittadina laziale circa tre ore, passeggiando nei giardini del
palazzo, recitando il rosario e assistendo ad un concerto di pianoforte
di musica classica. Ha poi fatto ritorno in serata in Vaticano, nel
monastero Mater Ecclesiae, dove ha deciso di vivere "nascosto al mondo"
dopo la storica decisione dell'11 febbraio.
......
“Me l’ha detto Dio”
è stata la risposta del Pontefice emerito alla domanda sul perché abbia
rinunciato al Soglio di Pietro. Ha poi subito precisato che non si è
trattato di alcun tipo di apparizione o fenomeno del genere; piuttosto
è stata “un’esperienza mistica” in cui il Signore ha fatto nascere nel
suo cuore un “desiderio assoluto” di restare solo a solo con Lui,
raccolto nella preghiera.
Quello
di Benedetto XVI, dunque, non è stato un fuggire dal mondo, ma un
rifugiarsi in Dio e vivere del suo amore. Lo stesso Ratzinger – ha
rivelato la fonte che preferisce rimanere anonima – ha dichiarato che
questa “esperienza mistica” si è protratta lungo tutti questi mesi,
aumentando sempre di più quell’anelito di un rapporto unico e diretto
con il Signore. Inoltre, il Papa emerito ha rivelato che più osserva il
"carisma" di Francesco, più capisce quanto questa sua scelta sia stata
"volontà di Dio".
(fonte: Zenit)
Proponiamo 2 dei nostri numerosi post precedenti:
BENEDETTO XVI SI DIMETTE!
Saluto di Benedetto XVI al Collegio cardinalizio - testo integrale e video
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«Me l'ha detto Dio»: queste le parole attribuite a Benedetto XVI da una fonte anonima. Precisazioni su coscienza e mistica
Gianni Gennari: La rinuncia di Ratzinger al di là degli equivoci
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La “Lumen fidei”
Luce della fede, ragione e ricerca
di mons. Bruno Forte Arcivescovo di Chieti-Vasto
La
prima lettera enciclica di Papa Francesco, dedicata al tema della fede,
s’intitola Lumen fidei, “la luce della fede” (datata 29 Giugno
2013). L’Enciclica è indirizzata “ai vescovi, ai presbiteri, ai
diaconi, alle persone consacrate e a tutti i fedeli laici”.
Colpisce nell’indicazione dei destinatari la mancanza
di un’espressione che si trovava ad esempio nell’intestazione
della Caritas in veritate di Benedetto XVI e in altre lettere
(anche se non nella due precedenti encicliche del Papa emerito): “e a
tutti gli uomini di buona volontà”. Quest’assenza non sta a
indicare una chiusura nei confronti di coloro che non hanno
il dono della fede, ma vuol evidenziare onestamente che un
discorso sulla fede è comprensibile e fecondo solo se di essa si
ha una qualche esperienza, in forma di vissuto credente o almeno di
desiderio e di ricerca. Al tempo stesso, l’assenza indica il
rispetto e la delicatezza che Papa Francesco mostra nei confronti
di quanti non credono e ai quali la fede può essere solo proposta, mai
imposta. A credere s’impara credendo, nell’esercizio pieno della
libertà e nel rischio dell’amore! Il Dio della fede non
è l’oggetto di una dimostrazione matematica o di una prova
scientifica legata a ciò che si vede: nell’atto di credere, il
“cogito ergo sum” di René Descartes - “penso, dunque sono” - cede il
posto al “cogitor ergo sum” - “sono pensato, dunque sono” - e
ancor più all’ “amor, ergo sum” - “ci sono, perché sono amato”.
Quando si parla di fede bisogna capovolgere l’ordine consueto della
ricerca: l’oggetto deve divenire soggetto e il soggetto deve
accettare di lasciarsi interrogare, sfidare, turbare, dalla sovranità
e dalla trascendenza dell’Oggetto puro (come lo chiamava il grande
teologo evangelico Karl Barth), che è il Dio vivente.
La
fede - esordisce l’Enciclica - è luce: “Chi crede, vede; vede con una
luce che illumina tutto il percorso della strada, perché viene a
noi da Cristo risorto, stella mattutina che non tramonta” (n. 1).
Non
si tratta, dunque, di una luce di questo mondo, paragonabile al sole
che illumina ogni cosa, ma non arriva a scrutare le profondità dei
cuori e gli abissi misteriosi del reale: la luce della fede viene da
altrove, dall’alto di Dio, che nel Suo Figlio incarnato è venuto a
illuminare le nostre tenebre perché - raggiunti da questo “lumen”
- gli uomini vedessero oltre il buio della morte e aprissero così il
cuore alla speranza dell’eternità, non come vaga attesa, ma come
sicura promessa...
Luce della fede, ragione e ricerca di Bruno Forte (pdf)
intervista all'Arcivescovo di Franca Giansoldati sulla prima enciclica di papa Francesco "Lumen Fidei" (pdf)
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La
fede è l’incontro personale con la persona vivente di Gesù: è
accoglierlo come Signore, come Liberatore. Gesù è il Pedagogo e la
Pedagogia: è via, verità e vita. La pedagogia della fede sarà anche
istruzione sulle verità rivelate e credute, ma prima ancora è adesione
a Gesù-via (al suo Insegnamento-via) e dunque cristoconformazione:
innesto personale e vivente in Gesù-vita.
Papa
Francesco, sulla scorta della Parola e della grande Tradizione
cristiana, presenta così la fede sia come cammino (Gesù-via) sia come
luce che illumina quel cammino (Gesù-verità): ma il cammino non si può
sperimentare se non camminando, cioè realizzando nella propria vita
l’incontro e l’abbraccio d’assenso con la Persona di Gesù (Gesù-vita).
Un rapporto dialettico
Il
rapporto tra luce e cammino è un rapporto dialettico, secondo una
struttura temporale sincronica: non nella logica della diacronia (pur
distendendosi nella diacronia e qualificandolacome ‘vita di fede’,
sequela di Cristo e cioè ‘storia di salvezza’). Scrive il papa
Francesco: “La fede è, inoltre, conoscenza legata al trascorrere del
tempo, di cui la parola ha bisogno per pronunciarsi: è conoscenza che
s’impara solo in un cammino di sequela” (Lumen fidei, n. 29). Ma
l’aspetto pedagogico è tutto sul cammino, che la luce rende possibile e
abilita. Non si può insegnare la luce, si può insegnare il cammino:
mostrandolo. Mostrare al buio non porta a nulla, mostrare alla luce
indica una condizione di possibilità reale.
La
luce non appartiene alla struttura naturale dell’essere umano, è donata
soprannaturalmente da Dio: fa vedere il cammino (vedere i nn. 4 e 7).
La risposta libera del credente è incamminarsi per quella via. “La
fede, che riceviamo da Dio come dono soprannaturale, appare come luce
per la strada, luce che orienta il nostro cammino nel tempo”. “La fede
ci apre il cammino e accompagna i nostri passi nella storia”. “È per
questo che, se vogliamo capire che cosa è la fede, dobbiamo raccontare
il suo percorso, la via degli uomini credenti” (nn. 4 e 8)...
LUMEN FIDEI LA FEDE COME CAMMINO di Fulvio De Giorgi
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CHIESA E SOCIETA' /
interventi ed opinioni |
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«Io
continuo sulla mia strada, non mi fermano. Sono solo un prete, non un
eroe. E le mie porte sono aperte a tutti, anche a loro. Ma questa terra
deve cambiare, non solo terra di camorra, ma di don Peppe Diana e della
tante vittime innocenti». Così don Stefano Giaquinto, parroco di Santa
Maria della Vittoria a Casagiove si rivolge agli autori dell’ennesima
intimidazione. Nella notte di Ferragosto qualcuno ha ammassato rifiuti
ingombranti e speciali accanto al centro "Il Nazareno" che si occupa di
tossicodipendenti e di altre situazioni difficili. Meno di due mesi fa
lo stesso centro parrocchiale, fondato 15 anni fa dal giovane
sacerdote, era stato danneggiato: distrutte le fioriere e il piccolo
monumento ai "martiri per la pace" e imbrattata l’edicola della
Madonna. Don Stefano, piccolo (ma solo di statura...) e combattivo
sacerdote casertano alle minacce c’è abituato. Anche quelle di chi è
entrato con le pistole nella chiesa. Una chiesa che ogni domenica
ospita cinque Messe affollatissime e che per la festività dell’Assunta
non è stata sufficiente. Messa in piazza con più di mille fedeli. E il
parroco all’omelia ha pronunciato parole molto forti. «Ho ricordato che
nella città si spaccia droga, si chiede il pizzo, che c’è tanta
illegalità».
Parole
di denuncia ma accompagnate anche da altre non meno importanti. «Qui
c’è tanto impegno, c’è tanta speranza. Ho ricordato quello che ha detto
Papa Francesco: "Non lasciatevi rubare la speranza"». É quello che don
Stefano ripete ai tantissimi giovani che partecipano alle iniziative
parrocchiali...
Il parroco parla chiaro La camorra lo minaccia
Ha
coniato una nuova definizione di Gesù di Nazareth: il primo diffidato
della storia. Come a sottolinearne la volontà di ribellione rispetto al
malcostume di quell’ epoca. Don Stefano Giaquinto, parroco a Casagiove,
ieri sera ha fatto di nuovo ricorso a quella definizione nel corso
della funzione religiosa celebrata in piazza nel giorno di Ferragosto
dedicata all’Assunta ed è tornato a parlare di “antimafia sociale”, a
richiamare i cittadini ad assumere un atteggiamento fermo di condanna
contro l’illegalità.Don Stefano Giaquinto ha ringraziato i suoi giovani
dall’altare (“il pilastro della mia vita”) e qualche minuto dopo la
fine della funzione religiosa ha postato sul suo profilo di Facebook
l’ennesimo atto di sfida alla criminalità: “Noi siamo + forti della
camorra”. Ma qualche ora dopo, secondo la ricostruzione dello stesso
sacerdote alle 3.30 della notte, qualcuno ha inteso lanciargli un
messaggio dando fuoco a masserizie e rifiuti ammassati in fretta e
furia in piazzale Montecupo, poco distante dalla sua chiesa:
“Vergognatevi… – ha attaccato don Stefano – agite sempre all’ oscuro…
Questo è lo spettacolo di stanotte” ha scritto postando le foto
dell’incendio. Concludendo così: “Vado x la mia strada… Non siete
nessuno!!!”...
Grave Atto intimidatorio rivolto al parroco don Stefano Giaquinto all’indomani del suo messaggio antimafia.
video
Don
Stefano è un prete. Non un prete anticamorra, il prete anticamorra non
esiste. Un prete, cioè un uomo che vive tra gli uomini, veste come
loro, mangia come loro, lavora come loro, Un uomo, però, affascinato,
ammaliato, sedotto da Cristo. Non è il desiderio di fare il bene o
l’impegno a favore dei derelitti a fare il cristiano. No, si è
cristiani perché credenti e innamorati del Dio fatto uomo. La lotta tra
il bene e il male ha radici antiche. A prima vista sembra che il male
vinca. L’egoismo umano spinge gli uomini a farsi furbi, a non andare
per il sottile, a mentire, a rubare per aver di più. I cristiani sanno
che le cose stanno all’esatto opposto. Tra loro c’è chi avverte un
richiamo particolare, una voce che gli altri non possono sentire e che
li invita a percorrere la strada del sacerdozio.
All’inizio:
sconcerto, imbarazzo, paura. Poi scelgono. Vanno. Con un pizzico di
incoscienza e un coraggio che non sapevano di avere. Vanno per strade
sconosciute, sapendo di dover fare i conti con le loro fragilità.
Qualche volta ha paura, il prete. Altre volte, invece, sente dentro una
forza che lo fa più forte di Sansone. E parla un linguaggio chiaro.
Trasparente. Bello da sentire. Tocca le corde più profonde dell’essere
umano e lo trasforma. Lo converte. La vita del prete è un’avventura
unica. Stupenda. Meravigliosa. Parola di prete. Provare per credere...
Un prete che va dritto per la sua strada
Pubblichiamo,
di seguito, la lettera aperta ad un camorrista che il parroco della
chiesa di Santa Maria della Vittoria, don Stefano Giaquinto, ha diffuso
durante le festività pasquali. (Pasqua 2010)
Lettera aperta di don Stefano Giaquinto ad un camorrista
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L'American
Bible Society lancia il progetto dei siti “.bible”: dal 2015 aiuteranno
a rintracciare in rete tutto ciò che parla della Sacra Scrittura
Giorgio Bernardelli: Un dominio ad hoc per i siti sulla Bibbia
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Angelus/Regina Cæli - Angelus, 18 agosto 2013
Discorso - Agli
Studenti e ai Professori del Collegio Seibu Gakuen Bunri Junior
High School di Saitama, Tokyo [Giappone] (21 agosto 2013)
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SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA
NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA" 17 agosto 2013:
19/08/2013:
21/08/2013:
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23/08/2013:
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
18 agosto 2013
Cari fratelli e sorelle, buongiorno! nella
Liturgia di oggi ascoltiamo queste parole della Lettera agli Ebrei:
«Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo
fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a
compimento» (Eb 12,1-2). E’ un’espressione che dobbiamo sottolineare in
modo particolare in questo Anno della fede. Anche noi, durante tutto
questo anno, teniamo lo sguardo fisso su Gesù, perché la fede, che è il
nostro “sì” alla relazione filiale con Dio, viene da Lui, viene da
Gesù. E’ Lui l’unico mediatore di questa relazione tra noi e il nostro
Padre che è nei cieli. Gesù è il Figlio, e noi siamo figli in Lui.
Ma
la Parola di Dio di questa domenica contiene anche una parola di Gesù
che ci mette in crisi, e che va spiegata, perché altrimenti può
generare malintesi. Gesù dice ai discepoli: «Pensate che io sia venuto
a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione» (Lc 12,51).
Che cosa significa questo?...
La fede comporta scegliere Dio come criterio-base della vita, e Dio non
è vuoto, Dio non è neutro, Dio è sempre positivo, Dio è amore, e
l’amore è positivo! Dopo che Gesù è venuto nel mondo non si può fare
come se Dio non lo conoscessimo. Come se fosse una cosa astratta,
vuota, di referenza puramente nominale; no, Dio ha un volto concreto,
ha un nome: Dio è misericordia, Dio è fedeltà, è vita che si dona a
tutti noi. Per questo Gesù dice: sono venuto a portare divisione; non
che Gesù voglia dividere gli uomini tra loro, al contrario: Gesù è la
nostra pace, è la nostra riconciliazione! Ma questa pace non è la pace
dei sepolcri, non è neutralità, Gesù non porta neutralità, questa pace
non è un compromesso a tutti i costi. Seguire Gesù comporta rinunciare
al male, all’egoismo e scegliere il bene, la verità, la giustizia,
anche quando ciò richiede sacrificio e rinuncia ai propri interessi. E
questo sì, divide; lo sappiamo, divide anche i legami più stretti. Ma
attenzione: non è Gesù che divide! Lui pone il criterio: vivere per se
stessi, o vivere per Dio e per gli altri; farsi servire, o servire;
obbedire al proprio io, o obbedire a Dio. Ecco in che senso Gesù è
«segno di contraddizione» (Lc 2,34)...
il testo integrale dell'Angelus
video
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L'opzione per i poveri, per gli
ultimi, per i senza nome né diritti, auspicata dal Vaticano II,
comincia a prendere piede e si apre il cammino verso un'altra realtà
ecclesiale e sociale. Il viaggio apostolico di papa Francesco, il primo
al di là del mare, anche se brevissimo (cinque ore in tutto) ha questa
connotazione. Savonarola nell'Avvento del 1493 predicava con fede e
parresia: «Nei primi periodi della Chiesa i calici erano di legno e i
prelati d'oro; oggi invece la Chiesa ha calici d'oro e prelati di
legno». Il calice di legno, che il falegname lampedusano Franco Tuccio
ha ricavato dal legno delle barche arrivate con i migranti, papa
Francesco lo ha alzato nella sua Messa feriale celebrata sulla barca
con lo scafo tricolore come una bandiera. I gesti semplici di Francesco
illuminati dal faro della luce evangelica acquistano l'incanto e lo
stupore dei segni-gesti di Gesù diventando riti antichi ed efficaci
della liturgia della vita...
Antonio Tarzia: Il simbolo del calice di legno
... Bambini non siamo
certamente rimasti tutti noi che, come annota padre Arnaldo nella
lettera indirizzata a Francesco che riporto alla fine, siamo
meritoriamente giunti a parlare di povertà e aspiriamo a stare vicino a
chi ne subisce il suo potere nefasto. Poi però non siamo ancora giunti
a discutere su quali siano e come si possano cambiare ‘le strutture di
peccato’, cosa che già turbava il ‘comunista’ dom Helder Camara.
Io credo che come Parsifal dobbiamo soltanto imparare a porci la domanda giusta.
Non siamo chiamati a dare risposte, spesso basate su interessi personali o di parte...
PAX CHRISTI: Perché?
Ogni Papa mette al servizio
della Chiesa i propri talenti personali. «Gesù Cristo», ricorda San
Paolo, «è lo stesso: ieri, oggi e sempre» (Eb 13,8). Il suo Vangelo, la
“buona notizia”, non cambia. I modi per annunciarlo e metterlo in
pratica sì. Sono infiniti, sorprendenti e originali come gli uomini.
Quello di papa Francesco è cominciato la sera del 13 marzo 2013, cinque
mesi fa, con un semplice «buonasera» e con la richiesta ai fedeli di
pregare per lui. È proseguito con gli appelli a non ridurre la Chiesa
ad una «Ong pietosa», con l’invito alle suore (e non solo a loro) ad
essere «madri e non zitelle», con i viaggi a Lampedusa e a Rio de
Janeiro per la Giornata mondiale della gioventù.
Difficile tracciare un bilancio. Meno arduo, forse, isolare alcune parole chiave di questo pontificato. Eccole...
Antonio Sanfrancesco: Festa Cinque mesi di Papa Francesco nelle sue parole chiave
...
In realtà, prima ancora che lo diventi per gli storici, già ora Papa
Francesco è oggetto di conflitti interpretativi. Nessuna critica
esplicita nei confronti di un personaggio così popolare. Tuttavia
affiora qua e là il fastidio di apologeti di lungo corso del papato,
che non riescono a nascondere il proprio disappunto nei confronti di
questo Papa in carne ed ossa: non è come lo avrebbero voluto loro...
Gian Luca Potestà: Chi banalizza papa Francesco (pdf)
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2) Il
servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
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3)
Il servizio omelia di P.
Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm
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